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Curiosità, Cronache di Gara e News dal Mondo Western
0/13 w w w . t e a m p e n n i n g b a s i l i c a t a . I t
Oltre Il Fence Anno 1/ N. 0 in attesa di registrazionePubblicazione mensile / Aprile 2013
RedazioneGiovanna LaguardiaPiero CovielloEmidio FilaceMarta PiantaGiovanni Allegretti
Direttore EditorialePiero Coviello / [email protected]
Direttore ResponsabileGiovanna Laguardia / [email protected]
Progetto GraficoMarta Pianta / [email protected]
FotografiaGiovanni Allegretti / [email protected]
Hanno collaborato a questo numeroMariarosaria ManfredoniaNicola Carlomagno
a g e n d a
Turismo equestre
15/16 giugnoDue giorni a cavallo nel parco nazionale del Cilento e Vallo di DianoTre cavalli equiturismo Pertosa
Equitazione americana15/16 giugnoTeam penning, terza tappa del campionato Centro Nord Sef Italia e Special event Sef Italia ltd 14 punti – gran premio La LunigianiaSilvia Ranch, Pontremoli, Massa Carrara
TECNICA EQUESTRE16 giugnoCorsi di qualificazione e riqualificazione tecnici Sef ItaliaMagione (Perugia)
21-23 giugnoSeminario residenziale intensivo di asana, conoscenza, pranayam, bhajan. Patanjali Yoga Sutra. Celebrazione del solstizio d’estate e della luna piena.Bioagriturismo IL QUERCETO - Marsicovetere
SALTO OSTACOLI
23 giugnoIV tappa CAMPIONATO DEL TIRRENO e IV ediz. TROFEO F.M. TEAM HORSESCentro Ippico FM Team Horses - Pontecagnano
23 giugnoRANCH SORTINGSeconda tappa di Campionato Interregionale Fitetrec-Ante dTrofeo Mechanical Cowhorse. Il team 9punti più veloce si aggiudicherà la mucca meccanica in palio. Pradonico (Piacenza)
EQUITAZIONE AMERICANA
dal 29 al 7 luglioKroton Wild Western ShowTeam Penning e Barrel racingSTAND ENOGASTRONOMICI, RADUNI,ESPOSIZIONE DI ANIMALI, SPETTACOLIRanch La Fazenda Alexandra- Crotone
EQUITAZIONE AMERICANA
7 luglioTerza tappa Campionato regionale Basilicata di team penningForo boario - Calvello
SOMMARIO
EDITORIALE Lavorando insieme si vince sempre
TREkkINGLa magia della maremma Etrusca
I CENTRILa Collinetta,dietro le mura gentilizie,il west
BAREFOOTlibero, selvaggio e... scalzo
BASILICATA WESTERN STORYQuando il barrel volava di valle in valle
Lungo lo stivale con incudine e martello4 chiacchiere con davide perria
VETERINARIALa laminite, se la conosci la eviti
PILLOLE DI HORSMANSHIPLo stupore del giusto linguaggio, incontro con Gigi Pini
RITRATTI WESTER LUCANIIntervista a Donato Punella
CAMPIONATO REGIONALE TEAM PENNING Cronaca prima tappa
COUNTRY MUSIC I cowboys e la luna blu del kentucky
TREkkINGIl sentiero del vento
EDITORIALE
Fin dai suoi primi vagiti in Italia l’equitazione americana ha sofferto per
la mancanza di un unico indirizzo e di un’unica federazione alla quale far
riferimento. E quel proliferare di sigle, Aiew, Fiew, Nbahi, Aitp e chi più
ne ha più ne metta, ha sicuramente rallentato la crescita degli atleti, dei
circoli ippici, degli istruttori, della classe dirigente legata all’equitazione
americana. Col risultato che chi è riuscito ad emergere ha faticato più dei
colleghi degli altri sport ad avere un riconoscimento univoco della propria
carriera sportiva. Una situazione a livello nazionale che ha trovato da
sempre specchio fedele anche in Basilicata (dove per la verità il discorso si
applica alla perfezione anche all’equitazione “inglese”, del tutto divisa, sia
pure sotto l’unica bandiera della Fise). Il team penning, dopo anni di alterne
vicende, aveva trovato una sua unità grazie al paziente lavoro di Piero
Coviello, in seguito coadiuvato da un vero e proprio comitato organizzatore,
nei due campionati organizzati nel 2011 e nel 2012 con la Fise. La diatriba
tra Fise e Fitetrec Ante sull’equitazione americana, risolta in favore di
quest’ultima, ha rischiato di dare un nuovo scossone a questa ritrovata
unità, soprattutto a causa di una nuova federazione poco disponibile
ad ascolatre le ragioni dei cavaleri con stetson e speroni a rotella e a
riconoscere i risultati raggiunti. Ma anche questo “incidente di percorso”
è stato superato ed è stato organizzato il campionato 2013, questa volta
con i colori di Sef Italia, ente di promozione sportiva che sta raccogliendo
ampi consensi da parte dei cavalieri di monta western di tutta Italia. Ora
però occorre fare un ulteriore sforzo di coesione. E soprattutto occorre
che il comitato organizzatore riesca a lavorare davvero in sintonia. Non è
sufficiente che ognuno organizzi al meglio la prorpia tappa. Per far crescere
e prosperare l’equitazione americana in Basilicata, occorre anche che le
Troppe sigle e poca disponibiliTà a lavorare come un organismo unico
Lavorando insieme si vince tuttigli sporT equesTri pagano lo scoTTo dell’anTica piaga dei personalismi
le responsabilità l’organismo muore. Ma se muore
l’organismo non ci saranno più gare, manifestazioni,
incontri. E se non ci saranno più tutti questi motivi di
interesse, una larga parte degli utenti finali, i cavalieri,
si stancherà ed abbandonerà il movimento agonistico o,
magari, l’equitazione. E questo finirà per ripercuotersi
sugli stessi centri, con una diminuzione di allievi ed
utenti. E l’equitazione in Basilicata tornerà all’anno szero.
Meditate!
Giovanna Laguardia
Troppe sigle e poca disponibiliTà a lavorare come un organismo unico
Lavorando insieme si vince tuttigli sporT equesTri pagano lo scoTTo dell’anTica piaga dei personalismi
responsabilità siano condivise. Le difficoltà di ognuno
devono essere affrontate, condivise e risolte insieme,
nell’interesse di tutti i cavalieri tesserati per il campionato
2013. Perchè il bene dei singoli cavalieri equivale al bene
dei vari centri ippici e dell’intero movimento equestre
lucano. Teampenning Basilicata è un organismo. E come
ogni organismo perché possa essere in salute ogni suo
organo deve funzionare al meglio. E soprattutto deve
funzionare insieme agli altri. Altrimenti l’organismo muore.
Forse qualcuno ricorderà, per averlo studiato a scuola,
l’apologo di Menenio Agrippa. Per chi avesse la memoria
un po’ più corta, Menenio Agrippa era un politico romano,
ricordato per aver ricondotto ad una conclusione felice e
pacifica nel 493 a.C. la prima grande rottura fra patrizi e
plebei. Quando questi ultimi entrarono in sciopero Agrippa
spiegò l’ordinamento sociale romano paragonandolo
ad un corpo umano nel quale le parti se collaborano
insieme sopravvivono, se discordano tra loro periscono.
E chese le braccia si rifiutassero di lavorare, lo stomaco
non riceverebbe cibo. In tal modo l’intero organismo
deperirebbe per mancanza di nutrimento. Nel nostro
caso l’organismo è il team penning basilicata e gli organi
sono i centri ippici. Chi proverà a remare contro, per così
dire entrerà in sciopero, deve essere consapevole che se
un organo non lavora ne risente l’intero organismo. E che
se non si coopera, non si collabora e non si condividono
treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG
Acque termali, rovine etrusche, villaggi medioevali, splendidi laghi,
ricche foreste di cerro. Sono questi gli ingredienti che hanno decretato il
successo del trekking di quattro giorni da Saturnia a Civita di Bagno Regio,
tra la maremma laziale e quella toscana, organizzato dall’agriturismo Il
Capannone di Saturnia, valevole come seconda tappa del trofeo nazionale
trekking organizzato per il quarto anno consecutivo dal Cite, Club Italia
trekking equestre. Dalla Basilicata partiamo in quattro per questa
magnifica avventura: con me ci sono Matteo e gli amici trekker Vittorio
e Michele. Circa nove ore di trailer compreso un passaggio sul grande
raccordo anulare proprio all’ora di punta ed alla fine arriviamo a Saturnia,
al Capannone, sotto una pioggerella sottile, giusto per l’ora di cena. Alla
locanda abbracciamo alcuni vecchi amici, compagni di tante avventure
sui sentieri di tutta Italia, e ne conosciamo di nuovi. Ci salutiamo dopo
un’ottima cena e abbondanti libagioni. Ci ritroviamo la mattina dopo alle
scuderie, con un tempo che non promette niente di buono. Indossati trench
ed impermeabili di varia foggia ci mettiamo in sella e partiamo, dopo la foto
di rito. Subito una pioggia sottile e insistente comincia a cadere, rendendo
infidi e sdrucciolevoli alcuni passaggi nel terreno argilloso che ci portano
fino alla valle del fiume Fiora. Risaliamo per qualche chilometro il fiume
per poi uscire proprio nelle vicinanze della zona etrusca di Sovana. Nel
La magia deLLa maremma etrusca Seconda tappa del trofeo nazionale trekking organizzato dal Cite
treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG
frattempo la pioggia ha fortunatamente
smesso di cadere, anche se il tempo
rimane uggioso e freddo. Dopo la sosta
pranzo, in un bell’agriturismo della zona,
si prosegue per le vie cave scavate nel
tufo, che attraversiamo, con qualche
passaggio da brivido dovuto al distacco
di materiale roccioso dalle pareti. Infine,
attraversando i bellissimi vigneti di
Antinori, si raggiunge il centro ippico
Belvedere, a Sorano, dopo aver percorso
circa 35 chilometri. Dopo aver sistemato
i cavalli nei paddock del maneggio,
arriviamo in un piccoolo ma delizioso
agriturismo “bio”, che ci ospiterà per
la cena e per la notte. Il secondo giorno
di trekking il tempo è ancora incerto,
ma la minaccia di pioggia sembra più
lontana e la temperatura è risalita di
qualche grado. Possiamo mettere via
le felpe e gli impermeabili per i cavalli.
Partiamo dal maneggio Belvedere
costeggiando le nuove Terme di Sorano
fino a raggiungere la città etrusca di
Vitozza. Che emozione passare davanti
a quelle grotte e attraverso gli archi delle
antiche mura ormai in rovina! Dalla città
scavata nel tufo ripartiamo per il lago di
Mezzano, nei pressi del quale ci attende
la pausa pranzo. Ripreso il cammino
attraversiamo il passo del bivio di Latera,
il punto più elevato dell’intero percorso,
a circa 600 metri sul livello del mare, e
cominciamo la lenta discesa verso il lago
di Bolsena. Mentre scendiamo un largo
tratturo eccolo apparire in lontananza, in
tutta la sua maestosità. La nostra meta è
il centro ippico Valdilago a Bolsena. Ma
per raggiungerla dobbiamo attraversare
un piccolo braccio di lago. Traversata
resa più complicata dal fatto che il forte
vento ha alzato le onde sulla riva e i
cavalli sono disorientati e confusi. Alla
fine tutto procede senza intoppi, o quasi.
Un cavallo finsce in un avvallamento
e, spaventato, si impenna depositando
il suo cavaliere nelle acque del lago.
Nessun problema, comunque. La meta
è ormai vicina e la sera, dopo aver
percorso circa 46 chilometri, brindiamo
al “bagno” del nostro amico al motto di
“caduta non bevuta, caduta ripetuta”.
Il terzo giorno è quasi di riposo: partenza
dal maneggio Valdilago, percorrendo
i sentieri intorno a Bolsena, con vista
lago, e toccando la città. Dopo circa
4 ore arriviamo all’Agriturismo La
Tenuta a Civita di Bagno Regio. La
giornata è anche dedicata ai giochi di
abiltià e ai conseguenti conteggi che
determineranno il vincitore di tappa,
che verrà proclamato a cena. Campione
della seconda tappa del trofeo nazionale
trekking è proprio Matteo, che nella
stessa sera vince anche l’estrazione
dei gadget del trofeo e un torneo di
tressette, in coppia con il romanaccio
Augusto. Avesse giocato anche al gratta
e vinci...L’ultimo giorno è dedicato alla
visita a Civita di Bagnoregio, la famosa
“Città che scompare”, posta in cima ad
una formazione calanchiva che se la sta
pian piano “mangiando” ed alla quale si
accede soltanto da un ponte pedonale.
L’ultima emozione di un trekking che ci
ha incantato per la varietà e la ricchezza
delle bellezze storiche e naturali della
zona.
Giovanna Laguardia
“ Trekking di quattro giorni da Saturnia a
Civita di Bagnoregio
”
La magia deLLa maremma etrusca Seconda tappa del trofeo nazionale trekking organizzato dal Cite
i centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri centri
dietro Le mura gentiLizie, iL westL’attività del circolo ippico La Collinetta fra trekking, quarter horse e vitelli
Il circolo Ippico La Collinetta di Tito Scalo vanta sicuramente una delle location più
suggestive dell’intero panorama dell’equitazione lucana. Facilmente raggiungibile non
solo da Potenza, ma anche dal resto della Basilicata, posto com’è ad un tiro di schioppo
dallo svincolo Tito Zona Industriale del raccordo autostradale Potenza-Sicignano, la
sua sede è un autentico pezzo di storia. Si tratta, infatti, della storica Masseria Coiro-
Lecaldane, celebrata anche negli scritti sul brigantaggio di Carlo Alianello, autore della
celeberrima “L’eredità della Priora”. La corte interna, l’ampio scalone che conduce
al piano superiore con la sua “cascata” di glicine e la cappella gentilizia ne sono gli
elementi più caratteristici. Dal punto di vista equestre, le scuderie risalgono ai primi anni
‘90 del secolo scorso, mentre il circolo ippico La Collinetta quarter horse è attivo dal
2000, allora sotto la guida di Nicola Pietrafesa. La prima vocazione del circolo è quella
diel turismo equestre e dell’equitazione
di campagna. Alle spalle del circolo
ippico si stendono maestosi boschi di
quercia, sulla dorsale che divide la zona
di Tito Scalo da quella del Pantano di
Pignola. Il centro, poi, è ottima base
di partenza anche per itinerari più
lunghi, ad esempio verso il massiccio
montuoso della Maddalena, Calvello e il
parco nazionale dell’appennino lucano.
A proposito di turismo equestre, nel
2007 La Collinetta è stato fra i centri
che ha collaborato alla organizzazione
del raduno nazionale Fitetrec – Ante,
che quell’anno ebbe come tappa finale
Melfi. La Collinetta fu punto di arrivo
della seconda tappa della tratta tratta più
dura dell’intero raduno: 140 chilometri in
quattro giorni da Montemurro, a Calvello,
a Tito, a Lagopesole e infine a Melfi .Tra
gli organizzatori della tratta, Antonio
Pietrafesa, all’epoca accompagnatore
di turismo equestre e dal 2006 trainer
di equitazione americana del centro. Nel
frattempo, infatti, La Collinetta si è data
una connotazione più western, ed in
particolare si dedica al team penning, che
è possibile praticare grazie alla presenza
dei vitelli sempre in sede. Dal 2007 il
centro, da solo o in collaborazione con
altri centri ippici, ha organizzato diversi
campionati regionali e sociali. Con un
occhio ai cavalieri più giovani, il centro
ha anche organizzato alcuni campionati
di trail horse. Fiorente, infine, l’attività
di addestramento dei cavalli, per team
penning e performance. In tal senso
La Collinetta, in collaborazione con
l’allevamento di Haflinger Italia 3H di
Avigliano è presente da dieci anni alla
Fieracavalli di Verona, alle rassegne
nazionali dell’Aia, ed ha rappresentato
l’Italia alla manifestazione europea
Eurohaflinger di Merano nel 2009.
Giovanna Laguardia
“La sede del centro, attivo dal 2000, è l’antica masseria
Coiro-Lecaldane
”
BareFoot BareFoot BareFoot BareFoot BareFootBareFoot BareFoot BareFoot BareFoot BareFootBareFoot BareFoot BareFoot BareFoot BareFootBareFoot BareFoot BareFoot BareFoot BareFoot “L’esperienza con i mustang
del grande Pete Ramey e di sua moglie Ivy
”
Libero, seLvaggio e... scaLzo
“ Dieta, ambiente e movimento sono gli alleati naturali dei cavalli
allo stato brado
”
Per meglio conoscere quella che è
la filosofia del Barefoot, è importante
considerare come il cavallo viva
allo stato brado, le conoscenze dei
moderni pareggiatori hanno origine
prevalentemente da quelle che sono
le ricerche sui cavalli selvaggi di
Jaime Jackson, Gene Ovnicek e del
Dott. Robert Bowken. Fondamentale,
poi, l’esperienza di Pete Ramey, altro
grande della cultura Barefoot, con il
suo viaggio nell’Ovest degli Stati Uniti
d’America dove ha potuto osservare
alcuni branchi di mustang traendone
delle conclusioni essenziali per chi
crede che l’equilibrio fisico e mentale
del cavallo dipenda prevalentemente
dalla gestione dell’animale, che deve
essere il più possibile vicino a quella
naturale. Pete Ramey, è un cavaliere ed
un uomo di cavalli, che ha lavorato con
i migliori allevatori di cavalli e cavalieri
del mondo, le sue conoscenze del
cavallo e dell’equitazione tradizionale
sono cambiate grazie all’osservazione
dei mustang, portandolo a rivedere
tutto quello che aveva teorizzato in
passato sul modo di allevare e gestire
i cavalli.Il territorio visitato e studiato
da Pete Ramey risulta essere costituito
prevalentemente di roccia solida e da
ciottoli porosi di origine vulcanica, che
si alternavano ad aree fangose dove
la neve si era sciolta da poco. I cavalli
presi in esame, hanno camminato sulla
neve per la maggior parte dell’inverno,
per cui gli zoccoli avrebbero dovuto
essere più molli, doloranti o deformati,
Pete Ramey, decide di fare il suo viaggio
in questo specifico periodo dell’anno,
proprio perché pensava che quello
fosse il momento più critico per i cavalli.
Dopo aver osservato e fotografato più di
sessanta cavalli dal puledro più giovane,
agli esemplari più vecchi, il risultato
stupefacente è stato che i cavalli si
muovevano con disinvoltura, sui ciottoli
ed i sassi, molto meglio di come
presumibilmente avrebbero potuto fare
dei cavalli ferrati.
Dopo il terzo giorno di osservazione Pete
Ramey, racconta che circa un centimetro
e mezzo di neve, ha ricoperto il suolo,
rendendolo estremamente scivoloso,
ma anche in questo caso si è dovuto
ricredere poiché i cavalli non hanno
mai avuto alcuna incertezza sulle pietre
ed inoltre, nessuno dei cavalli presi in
esame presentava zoppie o scheggiature
della muraglia.L’alimentazione dei
cavalli, poi era la cosa più stupefacente,
i cavalli mangiavano piccoli germogli di
nuova erba emergenti dalle fratture dei
sassi, ed inoltre, il fatto più strabiliante
osservato da Ramey, è stato che i cavalli
raramente andavano nelle aree boscose,
con discrete quantità di erba e terreno
morbido ed umido, ma preferivano, gli
spazi aperti e le colline rocciose da dove
potevano guardarsi attorno. La domanda
che Pete Ramey, si pone più volte nel
suo reportage è la seguente: come
erano riuscite le giumente che stavano
partorendo ad alimentarsi durante tutto
l’inverno, visto che l’erba era coperta
dalla neve? Quei cavalli erano l’immagine
della salute, e questo appena la neve si
era sciolta, quando si pensava di trovarli
in condizioni peggiori. Pete e la moglie
decidono, di visitare il centro equestre
della BLM, alcuni cavalli erano arrivati
da circa sei settimane, considerando
che la gestione era pressoché naturale,
le condizioni domestiche li avevano resi
diversi, mantelli più opachi e muscolatura
meno vigorosa, quindi non c’era dubbio
sono la dieta, l’ambiente ed il movimento
che rendono così speciali i mustang.
Pete Ramey nel suo racconto narra
di un’esperienza davvero molto
affascinante. In natura, la gran parte
dei cavalli reagiscono all’uomo proprio
come un cervo, fuggono e tentano di
percorrere un cerchio sottovento, in
modo di poter sentire il nostro odore ed in
modo che noi (il predatore) non possiate
sentire il loro. La loro personalità varia,
ed in ogni branco c’era qualcuno un po’
curioso, ed era proprio questo il leader
del branco, Ivy la moglie di Pete Ramey,
avanzava e indietreggiava in presenza di
questi branchi, e poi sedeva tranquilla
finché le si avvicinavano. La prima volta
che l’ha fatto, lo stallone del branco le
ha girato intorno, eccitato e con le narici
spalancate e soffiando, poi si è piazzato
verso di lei a pochi metri di distanza.
Ivy ha chinato la testa e ha assunto un
atteggiamento di grande sottomissione.
Lui le stava davanti caricato per la
battaglia, con ogni vena visibile sotto la
pelle. Pete Ramey, racconta che lui era
parecchio lontano, e riusciva a vedere
e a sentire Ivy vibrante per una uguale
miscela di entusiasmo e di raggelante
terrore, ma continuava a stare seduta,
e sembrava piccola e vulnerabile; faceva
finta di brucare. Rapidamente il grosso
stallone decise che non costituiva
un pericolo e cominciò a brucarle a
fianco. Dopodiché Pete Ramey, riesce
ad avvicinarsi all’interno del branco
e scattare fotografie e osservarli
liberamente.
L’esperienza di Pete ed Ivy aiuta nella
gestione nella comunicazione con i
cavalli e tanto altro!
L’uomo è stato straordinario nella sua
capacità di forgiare ferri che spezzano
la roccia, di far schizzare in alto le
performances dei cavalli e di curare
malattie “incurabili”. Pete Ramey non
vuole assolutamente sminuire questi
risultati, ma vuol testimoniare che
possiamo offrire ai nostri cavalli molto,
molto di più, e saremo ricompensati da
“super-cavalli” capaci di prestazioni, di
resistenza e di longevità oltre le nostre
più rosee previsioni. Per quanto riguarda
le competizioni, Pete Ramey conclude
con questa massima «Il primo a capirlo,
in ogni attività agonistica, sarà in una
posizione di grande vantaggio. In seguito,
quando ognuno ne avrà imparato la
lezione, il vantaggio sarà dei cavalli».
Emidio Filace
BasiLicata Western storY BasiLicata Western storYBasiLicata WestBasiLicata Western storY BasiLicata Western storYBasiLicata West BasiLicata Western storY BasiLicata Western storYBasiLicata West BasiLicata Western storY BasiLicata Western storYBasiLicata West
tutti insieme, qualche battuta si ride e
si ha soprattutto voglia di fare gruppo.
La scelta della valle è dettata anche
dal fatto che sul fondo di essa, scorre
generalmente un corso d’acqua, ed in
quella di Vitalba vi è il fiume Ofanto.
Ma in questa giornata il sentimento
per i cavalli e la voglia di fare sport è
stato il vero fiume di passione che ha
trascinato tutti alla Valle dei Cavalli.
Si livella il campo, si posizionano i
paletti. La bravissima Maria Giuliano
legge l’ordine di partenza ed è subito
Pole Bending open. Tutti molto bravi,
ma uno in particolare, stupisce ma
non sorprende gli antagonisti: si tratta
del giovane e determinato Donato
Danella ’89, che in sella alla sua Eva,
realizza il miglior tempo della giornata,
un magnifico 23,256.Un campo
pesante, ottimo il fondo sabbioso,
che non regala alcuno sconto ai
concorrenti.Giuseppe Danella e Paco
Quando iL barreL voLava di vaLLe in vaLLeNel 2005 la Basilicata sportiva punta molto in alto con la nascita dell’Ibha
“ E’ l’anno del Potenza
western show e gli
speed event sbarcano
ad Atella
”
E’ l’anno 2005, la Basilicata del Barrel Racing, decide di puntare in alto, costituire
un’associazione che ha l’ambizione di coinvolgere il mondo del Barrel Italiano,
nasce l’IBHA (Italian Barrel Hose Association). Tra i grandi progetti uno Special
Event importante a Potenza e tappe che vedono coinvolti cavalieri, Lucani e le
regioni del Centro Sud Italia. Fra gli appuntamenti del Campionato Regionale
targato IBHA, c’è quello di Atlla, dove quell’anno “sbarca” per la prima volta in
assoluto il barrel racing ad Atella.
Geologicamente per definizione una valle è una forma concava del terreno racchiusa
fra montagne e delimitata da due versanti nel cui fondo scorre generalmente un
corso d’acqua. La IBHA per la sua terza tappa di campionato sceglie ancora una
volta una magica vallelucana. Dopo la Val D’Agri tocca questa volta alla Valle di
Vitalba, il motivo per cui si è scelto ancora una volta un territorio vallivo è semplice:
la valle racchiusa fra montagne avvolge e protegge coloro i quali la vivono. La
valle sa essere ospitale come cordiale è l’agriturismo che ci accoglie, La Valle
dei Cavalli. L’aria che si respira tra i membri ed i soci tutti della IBHA (Italian
Barrel Horse Association) è pura come l’aria che scende dalle pendici del Monte
Vulture che troneggia la splendida struttura agrituristica, dotata di una sfavillante
arena dove tutto è pronto per lo svolgimento di questa terza tappa di campionato,
appuntamento che segue il New Potenza Western Show. Le scuderie della Valle dei
Cavalli sin dalle prime ore del mattino pullulano di gente, i trailer ed i van si sono
posizionati in uno spiazzo antistante la club house. Il giudice i tecnici di campo,
il veterinario di servizio, i cronometristi gli addetti alla sicurezza il maniscalco
di servizio ed i concorrenti tutti, accompagnati per lo più dalle proprie famiglie,
si ritrovano tutti seduti intorno ad un tavolo prima di iniziare le gare, si mangia
si aggiudicano il secondo gradino del
podio della prima divisione, seguiti a
ruota da un indomito Antonio Marmo
che in sella a Jafla con un tempo di
24,216 si aggiudica il terzo posto
della prima divisione. Saverio Giuzio,
il nostro presidente, l’uomo che ama
il pole, in sella alla sua Ohara, con un
24,495 sale sul gradino più alto della
seconda divisione. La terza divisione
invece è del possente Idis, montato
dall’imponente Donato Danella ’88. E’
la volta adesso del Pole Bending Youth:
un solo tempo quello valido ed è il
23,794 di uno sfrenato Donato Danella
’89 che ancora una volta in sella ad Eva
è il protagonista indiscusso. Bravissimi
gli altri concorrenti che hanno dato il
meglio di loro senza risparmiarsi affatto,
giovanissimi che molto sportivamente
hanno siglato tutti un no time perché
per loro l’imperativo era fare il miglior
tempo non aggiudicarsi una divisione
inferiore. Il Pole Bending Novice, è di
Carmelo Votta in sella a Paco, giovane
concorrente che alle sue prime
esperienze che sale sul gradino più
alto del podio con tempo di 24,910.
Il tempo di riporre i paletti sul pick up,
una livellatina al fondo ed è la volta del
Barrel Open.
Tutto pronto il pubblico divertito e
pronto ad incitare i nostri concorrenti,
una segreteria efficientissima che
grazie alla maestria di Francesca
è sempre pronta e puntuale per
classifiche ed ordini di partenza. Al
cancello l’infaticabile Daniele è pronto
a far entrare i concorrenti, mentre
leggo sul volto di Salvatore Summa,
la soddisfazione di aver ospitato nel
Quando iL barreL voLava di vaLLe in vaLLeNel 2005 la Basilicata sportiva punta molto in alto con la nascita dell’Ibha
proprio centro una tappa della IBHA.
E’ la sua giornata senza ombra di
dubbio, Donato Danella ‘89, il giovane
cavaliere della Val d’Agri, oggi ha
dominato la Valle di Vitalba: in sella
alla sua instancabile Eva nel Barrel
Open mette a segno il best time della
giornata 17,548. Un Michele De Luca
che dalla sua ha tanta esperienza nel
mondo delle competizioni western,
ce la mette tutta ma riesce ad
aggiudicarsi il secondo posto della
tanto ambita prima divisione ed in sella
al suo Sire sigla un tempo di 17,864.
Tutti attendono l’arrivo in campo del
iemuto Nicola Russillo, che in sella
al velocissimo Little Fiocco sigla un
17,938 aggiudicandosi così il terzo
posto della prima divisione.La seconda
divisione invece è di un bravissimo Vito
Riviezzi, che in sella a Turbo fa davvero
tre belle girate, cresciuto tecnicamente
e caratterialmente il giovane Vito,
sigla un bellissimo 18,064, tempo di
tutto rispetto per un campo difficile
come questo della Valle dei Cavalli.
Lucky è il cavallo protagonista della
terza divisione e Vincenzo Sassano
il cavaliere che sigla il 18,665.La
quarta divisione è invece di Gennaro
Libretti che in sella a Nevada con un
19,577 si aggiudica il primo posto.
Gennaro, concorrente della Campania,
in ogni gara mostra una crescita
tecnica e diviene sempre più freddo e
determinato in sella. Per non lasciare
alcun dubbio sulla sua determinazione
Donato Danella ’89 si aggiudica
la prima e la seconda divisione,
rispettivamente su Sire con un 17,526
e su Eva con un 17,588. La terza
divisione è invece di un determinato
e freddo Donatello Biscaglia, che fa
letteralmente impazzire di gioia il padre
Vincenzo Biscaglia vice presidente
della IBHA. Nei Novice anche per il
Barrel il protagonista è Carmelo Votta,
che su Eva in un tempo di 18,254 si
aggiudica la prima divisione, mentre
in sella a Paco in un tempo di 18,941
si aggiudica la seconda divisione.
Donato Genovese si aggiudica in sella
a Dakota la terza divisione con un
tempo di 19,291. La valle ora si colora
di sfumature magiche, che dal rosso
tendono al viola e tutto intorno sembra
magico, come magica è stata questa
giornata di sport e divertimento.
Emidio Filace
“ E’ l’anno del Potenza
western show e gli
speed event sbarcano
ad Atella
”
mascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLciamascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLciamascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLciamascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLcia mascaLcia “Dalle arene del reining alla
mascalcia per restare vicino ai cavalli
”
Lungo Lo stivaLe con incudine e marteLLoLa storia di Davide Perria, maniscalco itinerante tra la Basilicata e il Trentino
Quando la passione regala anche lo
spunto per trovare la propria strada
professionale. E’ questa la storia di
Davide Perria, 37 anni, di Oppido
Lucano, che invece di inseguire un posto
fisso in qualche ente pubblico, o magari
un impiego alla Fiat, come molti suoi
coetanei, ha deciso di far rivivere l’antica
arte della ferratura e della forgiatura. Ma
per far questo ha dovuto adattarsi a far
la spola tra il Nord e il Sud dello Stivale,
dalla Basilicata al Trentino Alto Adige,
passando per l’Emilia Romagna.
Come nasce la decisione di
avvicinarsi al mestiere di
maniscalco?
Nasce dalla passione per i cavalli che
ho sempre avuto fortissima fin da
piccolo e che mi ha portato, a vent’anni,
ad acquistare il mio primo cavallo
per dedicarmi al reining, la massima
disciplina di addestramento della
monta americana, che mi ha sempre
appassionato. A quell’epoca lavoravo
come tornitore, ma il mio sogno era un
lavoro che mi consentisse di rimanere
vicino ai cavalli.
In Basilicata, però, in quel periodo
di professionisti del settore dai quali
imparare non ce n’erano poi tanti...
Proprio per questo sono stato costretto
ad andare a Reggio Emilia per
formarmi dove ho lavorato con alcuni
maniscalchi del luogo ed in particolare
con Massimiliano Felicani, che è stato
anche un docente dei corsi militari di
mascalcia a Pinerolo. È stato lui che mi
ha insegnato il mestiere e ha continuato
a seguirmi anche quando ho iniziato a
Lungo Lo stivaLe con incudine e marteLLoLa storia di Davide Perria, maniscalco itinerante tra la Basilicata e il Trentino
lavorare da solo. Il mio sogno, comunque,
era di poter tornare a lavorare nella
mia terra di origine. Così pian piano ho
iniziato a tornare in Basilicata, facendo il
pendolare tra Nord e Sud. Per alcuni anni
sono riuscito a rimanere in pianta stabile
nella mia terra di origine, ma da qualche
tempo sono tornato a fare la spola tra
Nord e Sud. Devo dire purtroppo, infatti,
che qui al Sud i problemi non mancano
per chi vuole fare un lavoro come il mio.
Ad esempio tanti ferrano i cavalli come
secondo lavoro o per hobby, togliendo
spazio a chi lo fa per professione. E
poi non è molto diffusa la cultura di
continuare a curare la ferratura anche
nei mesi in cui magari il cavallo è a
riposo.
Tra gli sport equestri più diffusi
in Basilicata, nell’ambito
dell’equitazione americana, ci sono
da un lato il barrel racing, dall’altro
il team penning. Quali sono le
differenze principali nelle ferrature
per queste discipline?
La ferratura per queste due discipline
non differisce poi tanto ed in ogni caso
dipende soprattutto dal cavallo. In linea
generale, però nel team penning c’è la
necessità di avere un po’ di scivolata nel
posteriore per fare in modo che nel roll
back il cavallo sia sben posizionato sotto
di se con i posteriori per alleggerire di
conseguenza le spalle ed andare in avanti.
Per questo di solito uso per i posteriori
un pro cutter o un pre slider, anche se
questa non è una regola generale. Per
esempio con i cavalli che hanno già il
posteriore molto sotto di se non ce n’è
bisogno. Per quanto riguarda il barrel,
l’unica cosa a cui fare attenzione è che
il cavallo nell’uscita dal bidone, facendo
molta leva sul posteriore deve avere il
giusto grip per non scivolare e andare
a terra. Per questo vengono fatte le
cosiddette “grip”, delle alette particolari
sul ferro posteriore che aiutano a non
scivolare ma senza frenare l’impulso del
cavallo.
Tu che conosci gli ambienti equestri
sia del Sud che del Nord, puoi dirci
quali clienti sono più difficili da
accontentare, i settentrionali o i
meridionali?
Devo dire che sono più difficili i clienti
del Sud, soprattutto perché a volte non
si affidano fino in fondo al professionista,
ma tendono a chiedere tanti pareri in
giro, senza riuscire a farsi un’idea chiara
di quello che vogliono. Per il maniscalco
in questo modo diventa più difficile
accontentarli, anche perché la masclacia
non è una scienza esatta. Quelli del Nord
invece si affidano di più al maniscalco
e cercano di risolvere insieme eventuali
problemi. Al Sud, poi, è più complicato
trovare la giusta collaborazione con il
team che ruotra intorno ad un cavallo
e che dovrebbe essere composto da
maniscalco, allenatore e veterinario. Per
esempio, in caso di problemi, sarebbe
opportuno che maniscalco e veterinario
visionassero le lastre insieme per
decidere il da farsi nell’interesse del
cavallo. Una cosa che al Sud non accade
quasi mai.
Giovanna Laguardia
SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLISOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLISOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLISOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI SOSCAVALLI
La Laminite: se La conosci, La eviti.
Prima di entrare nella trattazione specifica della Laminite che colpisce il piede del cavallo, diamo uno
sguardo alla sua anatomia ed al normale rapporto tra la III falange (detta anche osso triangolare, P3) e lo
zoccolo.
ANATOMIA DEL PIEDE DEL CAVALLO E RAPPORTO NORMALE
TRA LA III FALANGE E LO ZOCCOLO
La laminite è una malattia molto seria
che può compromettere la sopravvivenza
stessa del cavallo e, nella quasi totalità
dei casi, è esclusiva responsabilità del
suo proprietario o di chi se ne occupa.
La laminite o rifondimento è un’affezione
del piede caratterizzata da uno stato
infiammatorio delle lamine epidermiche e
dermiche dello zoccolo. Questa patologia
può comportare perdita del potenziale
atletico o riproduttivo dei cavalli che ne
vengono colpiti, sino a gravi ripercussioni
anatomo-funzionali del piede. Le lamine
sono le strutture all’interno dello zoccolo
che assicurano la terza falange alla
sua parete: uno stato infiammatorio
indebolisce, spesso in modo permanente,
le lamine ed interferisce con il legame
parete/terza falange. In casi gravi, l’osso
e la parete possono addirittura arrivare
a separarsi, causando la rotazione e la
deviazione della terza falange stessa che
può sfondare la suola. La laminite può
interessare uno o tutti gli arti anche se,
generalmente, si presenta su entrambi
gli arti anteriori.
Quando la sospettiamo?
Il cavallo non mangia, assume una
strana posizione, quasi che i posteriori
facessero fatica a sorreggerlo, la testa
è abbassata e se provate a toccare gli
zoccoli, sono bollenti.
Se osservate bene, noterete che gli
zoccoli presentano delle cerchiature ed
PIEDE DEL CAVALLO AFFETTO DA LAMINITE
RAPPORTO TRA LA III FALANGE E LO ZOCCOLO DEL CAVALLO:
COME CAMBIA E PER EFFETTO DI qUALI TRAzIONI IN CORSO DI LAMINITE
hanno una crescita diversa rispetto al
normale, sono un po’ a pantofola.
Il cavallo assume questa posizione
proprio nel tentativo di spostare il peso
sui posteriori, cercando un po’ di sollievo;
la pressione sugli anteriori è il motivo
per cui, se siete abituati a mettergli
il foraggio a terra, con un dolore così
forte agli anteriori, il cavallo, pur di non
gravare su di essi, smette di mangiare.
La crescita a pantofola, invece, è legata
(ed al tempo stesso la testimonia) al
distacco delle lamine dalla III falange per
cui lo zoccolo cresce senza più seguire
l’allineamento con la III falange.
Perché viene la Laminite?
Tra le cause che più frequentemente
provocano la laminite c’è l’eccessivo
consumo di concentrati, l’accesso
a pascoli freschi e rigogliosi e, di
conseguenza, l’obesità equina. In che
modo l’alimentazione può arrivare sino
ai piedi? I foraggi freschi sono molto
ricchi di carboidrati idrosolubili semplici
(glucosio, fruttosio, saccarosio e fruttani);
i cereali contengono grosse quantità
di amido che, una volta nell’intestino,
è degradato in carboidrati semplici. Il
consumo di tali quantità di carboidrati
porta all’incompleta digestione pre
– ileale ed assorbimento dei carboidrati.
Il materiale che rimane indigerito è
rapidamente fermentato nel grosso
intestino. Si accumulano, quindi, grandi
concentrazioni AGV (Acidi Grassi Volatili)
che determinano una rapida caduta del pH
luminale. In queste condizioni di acidità,
è favorita la crescita di quei batteri che
producono acido lattico (principalmente
streptococchi, lattobacilli e Gram +) ed
è depressa la crescita di batteri che
possono utilizzare l’acido lattico che, di
conseguenza, si accumula. Il pH scende
ancora, danneggiando l’epitelio cecale
ed aumentando la concentrazione
di endotossine batteriche. Sono
proprio queste che, oltre a causare
un’alterazione della permeabilità
intestinale, attivano le Metalloproteinasi
(MMP 2 e 9). In cavalli con la laminite
(10 – 16 ore dopo l’ingestione di un
eccesso di carboidrati, prima che
compaiano i segni clinici) per effetto
della serotonina, rilasciata in seguito
ad un eccesso di carboidrati ingeriti, si
sviluppano resistenze post-capillari che,
maggiori di quelle pre-capillari, riducono
il flusso di sangue. Allo stesso tempo,
nel fluido interstiziale laminare, aumenta
la pressione che, comprimendo i
capillari, causa un’ulteriore riduzione
del flusso sanguigno. Il fluido rimane
così intrappolato nel compartimento
laminare, esercitando un’addizionale
pressione tissutale. A questo segue la
formazione di microtrombi nei capillari
della lamina. Istologicamente 12 – 18
ore dopo l’inizio della laminite, noteremo
rigonfiamento dell’endotelio dei capillari
e delle arteriole, edema nello spazio
extra vascolare che, comprimendo i
capillari, determina una riduzione del
flusso sanguigno che si traduce in una
riduzione dello scambio di ossigeno e
nutrienti. Questa risposta infiammatoria
nelle lamine è una diretta conseguenza
dell’attivazione delle MMP che, con la
degenerazione della membrana basale,
creano la separazione tra lo strato
corneo e i capillari. Le MMP degradano
gli elementi della matrice extracellulare,
compreso il collagene, portando perciò
alla separazione delle cellule dalla
membrana basale.
Ma….se l’alimentazione è la causa,
che deve mangiare il cavallo che ha
la Laminite?
Nella fase acuta, il primo passo
da affrontare, alla luce di tutte le
considerazioni fatte, è ristabilire
l’integrità della parete intestinale e
normalizzare la flora batterica. Questo
non solo per prevenire la formazione ed
il rilascio delle endotossine, ma anche
e soprattutto per consentire la normale
assimilazione dei principi nutritivi
necessari per mantenere e/o ripristinare
il benessere dell’animale. Perciò
inizieremo la nostra terapia con l’utilizzo
di pre e probiotici, alimenti, cioè, che
contengono, in numero sufficientemente
elevato, microrganismi probiotici vivi e
attivi, in grado di raggiungere l’intestino
ed il loro substrato nutritivo fermentabile,
stimolando in modo selettivo la crescita
e/o il metabolismo della specie batterica
che ci interessa, si moltiplicano ed
esercitano un’azione di equilibrio
sulla microflora intestinale mediante
colonizzazione diretta. Si tratta, perciò,
di alimenti in grado di promuovere
e migliorare l’equilibrio fisiologico
dell’organismo. Gli organismi più
frequentemente usati sono alcune specie
di Gram+, (Lactobacillus acidophilus, L.
casei, Bifidobacteruim bifidum), lieviti
(Saccaromyces cerevisae). Le funzioni
dei probiotici sono:
• Servire come risorsa di enzimi utili
per il tratto gastro– enterico: producono
vitamine come la biotina e le vitamine del
gruppo B, ad eccezione della vitamina
B12, migliorano la digeribilità di pectine,
emicellulosa e cellulosa, favoriscono
l’assimilazione dei minerali;
• Inibire la crescita di patogeni
intestinali;
L’uso dei probiotici insieme ai prebiotici
riporta il pH e la flora intestinale a livelli
normali.
Se si utilizzano preparazioni umane,
la dose deve essere da 2 a 5 volte
superiore di quella prescritta per l’uomo,
per un periodo di almeno 5 – 10 giorni.
Una volta ristabilito l’equilibrio della
flora batterica, utilizziamo aminoacidi,
quali la glutamina, vera “benzina”
per gli enterociti del piccolo intestino,
migliorando l’immunità cellulo–mediata
e quella mucosale attraverso una
modulazione della risposta infiammatoria
e la conservazione dei livelli di IgA
respiratori ed intestinali. Importanti,
oltre la glutamina, sono anche altri
composti quali la metionina, l’inositolo,
la colina e le vitamine del gruppo B
per la loro azione disintossicante per il
fegato. Per favorire, invece, la crescita
rapida di un’unghia più forte e con
una buona consistenza della muraglia,
sono indispensabili lo zinco (solfato), la
vitamina H (biotina) e la metionina. Sono
presenti in commercio diversi integratori
a base dei principi appena citati, di facile
e pratica somministrazione. Ricordiamo
anche che i casi gravi di laminite che
si accompagnano ad endotossiemia ed
accumulo di acido lattico, sono correlati
ad una perdita di potassio (K) dalle cellule
muscolari nel plasma, diminuendo il
rapporto tra le concentrazioni intra ed
extra cellulare di K. Questo comporta
depolarizzazione delle membrane,
vasocostrizione dei capillari muscolari
con conseguente ischemia locale,
ipossia tissutale, glicolisi anaerobia
ed acidosi metabolica. Importante, di
conseguenza, sarà anche la scelta
di foraggi che ne contengano buone
percentuali. Dopo esserci preoccupati
di ricostituire l’omeostasi cellulare,
attraverso le diverse integrazioni di
aminoacidi, vitamine e sali minerali,
importantissimo diventa calcolare la
razione quotidiana. Durante la fase acuta,
infatti, è consigliabile, soprattutto nei
cavalli obesi, limitare se non addirittura
eliminare (sempre gradualmente) i
concentrati, somministrare foraggi
di prato – pascolo (polifiti). Durante
la fase cronica, pur continuando la
somministrazione di integratori che
facilitino la crescita di uno zoccolo più
forte, possiamo reinserire i concentrati
nella razione quotidiana. Preferiremo la
crusca di frumento (in quantità che non
siano superiori ai 500g al giorno per
animale). Essa deriva dal residuo della
macinazione del grano, è molto ricca di
fibra, carboidrati, proteine e soprattutto
sali minerali e vitamine del gruppo B.
Un po’ di crusca mescolata agli altri
alimenti ed inumidita induce il cavallo
a masticare più lentamente e a digerire
meglio. La farina integrale di orzo (35%),
lo schiacciato di mais (15%) e l’avena
(45%) costituiscono una razione facile
da preparare, a minor contenuto di
zuccheri. Non mi stancherò mai di ribadire
l’importanza non solo della qualità delle
materie prime destinate all’alimentazione
del cavallo, ma anche e soprattutto la
quantità di esse. E non solo per superare
la patologia di cui discutiamo. Consultate
il vostro veterinario perché vi prescriva il
protocollo nutrizionale più adeguato per
il vostro cavallo.
Possiamo prevenirla?
L’obesità è il più importante fattore
predisponente alla Laminite.
Un buon programma alimentare
presuppone la conoscenza dei fabbisogni
nutrizionali e delle caratteristiche
degli alimenti, la conoscenza della
fisiologia digestiva del cavallo e un
costante monitoraggio mediante l’uso
di razionamenti bilanciati. E’ altresì
importante aver chiara la funzione delle
singole sostanze necessarie all’animale,
gli alimenti in cui sono presenti e in
che percentuale, in modo da fornirne
la giusta quantità. Per assicurare al
cavallo il migliore stato di benessere,
si deve prestare la massima attenzione
all’ambiente in cui viene allevato, al lavoro
cui è sottoposto e naturalmente alla sua
alimentazione. La distribuzione della
razione è di importanza fondamentale
nell’ottimizzazione del piano alimentare.
Per le sue caratteristiche anatomo-
fisiologiche, il cavallo dovrebbe
mangiare molto poco ma spesso. Il fieno
va somministrato sempre prima del
concentrato, per ottenere una migliore
digeribilità della razione. I cereali non
dovrebbero essere utilizzati tal quali,
ma nobilitati con trattamenti tecnologici,
quali la schiacciatura, fioccatura ed
ZONE DI ACCUMULO DEL TESSUTO ADIPOSO
estrusione (compressione e vapore ad
elevate temperature), che li rendono
altamente digeribili e facilmente
assimilabili. Questi processi tecnologici
di cottura provocano una pre-digestione
dell’amido contenuto nei cereali, cioè la
sua scissione in zuccheri semplici (mono-
disaccaridi) che sono così più facilmente
attaccabili dagli enzimi dell’apparato
digerente. Gli apporti alimentari vanno
stimati sulla base delle conoscenze dei
fabbisogni del cavallo, che si calcolano
in base ai parametri zootecnici ed al tipo
di lavoro a cui è sottoposto. Un cavallo
al pascolo passerà gran parte del suo
tempo mangiando: l’erba gli fornirà
una buona quota di fibra grezza, acqua,
elettroliti e vitamine che gli consentono,
visto che non lavora, di vivere e star bene.
Il cavallo allevato in stalla, invece, ed in
particolare quello sottoposto a lavoro,
avrà bisogno di una dieta che gli fornisca
oltre l’energia di mantenimento anche
l’energia supplementare utilizzata con il
lavoro svolto. Una dieta equilibrata dovrà
apportare all’organismo dell’animale
mediamente: carboidrati 30-35%, lipidi
3-6%, proteine 11-13% e fibre 50%. I
carboidrati, le proteine e la fibra, sono
le fonti energetiche ed indispensabili
ai processi digestivi, favorendo
anche l’assorbimento delle sostanze
energetiche. La base della alimentazione
per il cavallo è rappresentata dal
foraggio, al quale vanno aggiunti i
concentrati, rappresentati da mangimi
preferibilmente composti, bilanciati
ed integrati. Occorre quindi fornire al
cavallo il giusto contenuto di fibra nella
razione, in modo tale da mantenere il
più possibile inalterate le sue funzioni
organiche di erbivoro e per tenere
impegnata molta parte del suo tempo al
pasto, fondamentale per il suo equilibrio
psichico e per il fisiologico svolgersi
della digestione, ricordando che una
masticazione fine e prolungata porta
alla secrezione di importanti enzimi
digestivi e l’innesco dei riflessi di motilità
gastrointestinale. Il fieno può essere di
graminacee, di prato di trifoglio, di erba
medica. La buona qualità del fieno
dipende dalla natura dei terreni che lo
hanno prodotto e si riconosce dal colore
verdognolo, dall’odore aromatico e dal
sapore gradevole, un po’ dolciastro;
odore e sapore sono dati dalla varietà
delle erbe presenti. La bontà del fieno
dipende soprattutto dal giusto grado di
fermentazione raggiunto dopo il processo
d’essiccamento e dalla idoneità dei locali
in cui è avvenuta la conservazione.
La fermentazione si realizza in una
quarantina di giorni e, se troppo spinta,
dà luogo a un prodotto scadente che,
se consumato, può provocare disturbi
intestinali spesso gravi. Da scartare
anche il fieno ammuffito, quello di
terzo taglio (settembrino) perché poco
nutriente, e quello vecchio, prodotto
cioè da oltre un anno. I rischi della
laminite o la gestione a lungo termine
del danno, se c’è stato, possono, quindi,
essere minimizzati grazie alle maggiori
conoscenze della patologia, dei suoi
sintomi e della sua terapia.
L’alimentazione è un aspetto
fondamentale del benessere del cavallo,
ritenuto troppo spesso, ancora oggi,
irrilevante. E, volendo parafrasare una
celebre invocazione di Oliver Cromwell
“In nome di Dio…smettetela di usare
la carriola per somministrare il cibo ai
vostri cavalli!”.
Mariarosaria Manfredonia
HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP HorsemansHiP
ad ogni cavaLLo La sua “horsenaLity”Lo stupore del giusto linguaggio, incontro con Gigi Pini
E’ stato il sette di Aprile al Danella Ranch di
Pergola di Marsico Nuovo che ho conosciuto
Gigi Pini Istruttore certificato Parelli.
Avevo sentito parlare già di lui ma non
immaginavo di incontrare un uomo di cavalli
preparato e professionale come Gigi. Nipote
di un mulattiere e proveniente da una vita a
contatto con i cavalli è riuscito a stupire tutti
i corsisti presenti al corso della durata di un
giorno e mezzo . La sera della domenica
,reduce da un altro corso a Sapri, Gigi Pini ha
tenuto una sessione teorica in cui ha spiegato
con estrema precisione le horsenality ovvero
le “personalita’” dei cavalli che Pat Parelli ha
codificato in quattro quadranti (destro introverso,
destro estroverso, sinistro introverso, sinistro
estroverso) , e come comunicare con queste
diverse tipologie di “carattere” . Sempre
nella sera della domenica abbiamo parlato di
come le horsenality ci permettono di dedurre
correttamente la giusta personalità del
cavallo, facilitando e accelerando il processo
d’apprendimento dei nostri amici cavalli . Ogni
cavallo va approcciato tenendo conto della sua
horsenality e giocando con le giuste tecniche
si puo’ addirittura arrivare a trasformare un
cavallo che tende per esempio ad essere un
destro introverso a pensare come un cervello
sinistro. La cena della domenica sera è
stata un ulteriore conferma della passione e
della competenza di Gigi ,i suoi aneddoti ci
hanno tenuto compagnia fino a tarda notte.
L’Istruttore Parelli ci ha raccontato delle sue
esperienze in America, nei Savvy Center in
Florida e in Colorado. Il lunedì mattina
siamo stati suddivisi in tre classi, i
novizi che hanno affrontato il discorso
sette giochi e successivamente le
tecniche base del montare in capezza,
Il gruppo dei “praticanti” che hanno
rivisto e rifinito il loro Savvy (conoscenza
equestre) sia da terra che in sella, ed
Il livello avanzato che ha affrontato il
discorso sulla decontrazione del cavallo
e su quelle che sono le tecniche per
ottenere un cavallo calmo, usando
norme da terra che hanno portato
risultati sbalorditivi sia nell’intesa con i
nostri cavalli che nel miglioramento delle
proprie prestazioni. Successivamente
sempre da terra, si è approfondito il
lavoro sugli ingredienti per i cambi di
galoppo sia semplici che al volo, ed è
stata un’esperienza SENSAZIONALE,
non è mancata la sessione di lavoro in
sella davvero ricca di novità che ha tanto
entusiasmato tutti i partecipanti.
La scelta della giusta sella e della
giusta posizione sul dorso del cavallo e
l’uso corretto dell’ innovativo sottosella
Teraflex studiato da Pat Parelli per evitare
inutili e dannosi carichi di pressione
sulla schiena del cavallo. Abbiamo poi
affrontato lo studio dello stretching fatto
da terra la mattina e i pattern giusti per
costruire un dinamiso negli sliding stop!
Molto soddisfatti e carichi di entusiasmo,
abbiamo salutato l’istruttore Parelli, Gigi
Pini, con la promessa che questo saluto
è un arrivederci presto in terra Lucana.
Nicola Carlomagno
“Addestramento etologico, dallo stretching
agli sliding stop
”
ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani ritratti Western Lucani“Dal barrel racing
al team penning con lo stesso impegno e la stessa ironia
”Nell’ambiente dell’equitazione, che ba-
zzica ormai da oltre venti anni, è con-
osciuto per il suo sorriso sornione, per
il sottile umorismo, per la grinta che
dimostra in gara e anche per la pas-
sione con cui cura le attività ludiche che
di solito accompagnano quelle sportive.
Donato Punella è stato tra i padri fon-
datori del team penning in Basilicata.
I primi anni lucani di questa disciplina
lo hanno visto “combattere” al fianco
di Beniamino Straziuso, in qualità di
presidente dell’Associazione Team Pen-
ning Basilicata, per diffondere la cultura
dell’equitazione americana e per portare
al Sud i cavalieri più prestigiosi del set-
tore, attirandoli con eventi magistral-
mente organizzati. I suoi esordi a cavallo,
però, sono stati quasi casuali.
Da quanto tempo vai a cavallo e come ti sei avvicinato all’equitazione?In un certo senso è stata “colpa”
dell’amico Tonino Selvaggi. All’epoca
giocavo a biliardo in maniera piuttosto
seria e con buone prospettive e stavo
quasi sempre rinchiuso nel bar di via
Mazzini gestito proprio da Tonino. Il quale
una volta mi disse: “Basta con le partite
a biliardo, stai sempre al chiuso. Perché
non ti compri un cavallo così prendi un
po’ d’aria?”. Ho seguito il suo consiglio
e da allora mi sono trovato letteralmente
“invischiato”.
Quali sono stati i tuoi esordi?Ho cominciato un po’ come tutti,
facendo passeggiate, ma è durata ab-
bastanza poco, perché l’equitazione di
campagna non mi ha mai attirato. Negli
anni 2000/2001 esplose in Basilicata
la “mania” del barrel racing e del pole
bending e mi avvicinai anche io a queste
discipline, comprando un cavallo che
veniva dagli speed event. La prima gara
a cui ho partecipato, organizzata da Be-
niamino Straziuso e da Saverio Giuzio, è
stata al maneggio La Collinetta, dove ho
tenuto il cavallo per molti anni.
A proposito della tua carriera di bar-rellista, c’è un aneddoto particolare riguardante un cappello e un viag-
donato PuneLLa, daL camPo aL... terzo temPo Tanta grinta con i vitelli, ma senza dimenticare l’aspetto ludico ed umano
donato PuneLLa, daL camPo aL... terzo temPo Tanta grinta con i vitelli, ma senza dimenticare l’aspetto ludico ed umano
gio in America sfumato....Si. Era il 2004 e si disputava il campio-
nato nazionale a Reggio Emilia. I primi di
ogni divisione staccavano il biglietto per i
mondiali in America. L’ultimo ad entrare
in campo fu Alessandro Zanetti, che
fece il miglior tempo. In base alla clas-
sifica stilata tenendo conto del tempo di
Zanetti ero primo della quarta divisione
e stavo già festeggiando la partenza
per l’America, quando Zanetti, preso
dall’entusiasmo della vittoria, lanciò il
cappello in aria e per cercare di ripren-
derlo cadde da cavallo. Come da regola-
mento venne squalificato e la classifica
stravolta. Io finii ultimo della terza di-
visione e Savwerio Giuzio diventò primo
della quarta e andò in America. Magari,
se a Zanetti non fosse caduto il cappello,
il mio destino equestre sarebbe stato un
altro.
Invece hai abbandonato gli speed event e ti sei dato al team pen-ning...Si. Con Beniamino Straziuso ed altri ami-
ci abbiamo fondato l’associazioen Team
Penning Basilicata, sotto la cui bandiera,
nel 2004, abbiamo organizzato credo il
più bel Basilicata Country, al centro ip-
pico La Briglia al Pantano di Pignola. Fu
un lavoraccio, perché l’organizzazione
degli eventi richiede grandissimi sforzi,
ma ricordo con piacere quanto entusi-
asmo c ‘era intorno a questo sport. Il
2004 è stato per me, tra l’altro, un anno
di grandi risultati con la vittoria, sempre
insieme a Beniamino, della Capua Cup,
che allora era considerata una sorta di
Verona del Sud ed attirava tutti i grandi
dell’equitazione americana.
Hai avuto molti cavalli nella tua car-riera agonistica. Qual è quello che ricordi con maggior affetto?Sicuramente Prince, con il quale ho in-
iziato il mio percorso nel team penning.
Era un cavallo dell’allevamento Piazzi
che veniva dal cutting e perciò conosce-
va bene il lavoro con i vitelli. E’ stato il
mio maestro, così come è stato il mae-
stro di molti cavalieri lucani. Devo dire
però che amo cambiare cavallo spesso.
Ogni cavallo per me è una nuova sfida,
per cercare il giusto insieme ed ottenere
buoni risultati in campo gara. Per fare
una battuta potrei dire che non potendo
cambiare moglie, per assaporare sempre
il gusto della novità, cambio i cavalli....
E ora quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?Devo dire che a La Corte Ranch mi trovo
in una situazione particolarmente con-
geniale per il clima che si è venuto a
creare. Ci sono tanti ragazzi nuovi che si
stanno avvicinando all’equitazione amer-
icana ed al team penning ed è bello ve-
derli crescere, vedere la loro grinta ed il
loro entusiasmo ed accompagnarli verso
l’agonismo, senza mai perdere di vista
il gusto del divertimento e dello stare
insieme. Questa è l’arma vincente del
nostro gruppo: potremmo definirlo una
sorta di “terzo tempo” dell’equitazione.
Si cura molto l’aspetto ludico e gastro-
nomico dello stare insieme. Facciamo
anche delle classifiche su ogni pietanza.
L’importante è non perdere di vista la
voglia di stare insieme, di divertirsi, e lo
spirito sportivo che deve accompagnare
sempre ogni esperienza agonistica, altri-
menti alla prima delusione si finisce con
lo scappare.
Giovanna Laguardia
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La Quiete doPo La temPestaIl maltempo costringe ad un trasferimento dal Country Club a La Collinetta
Sono circa le ore 16.00 di sabato 4 maggio,
quando il cielo inizia ad assumere le sfumature
del grigio, in lontananza si avverte il fragore
dei tuoni, che non promettono nulla di buono.
Pochi minuti e si scatena un vero e proprio
nubifragio sul Maneggio Comunale Miglionico
di Satriano di Lucania, sede dell’ASD Country
Club. Domenica 5 Maggio, la prima tappa del
Campionato Regionale di Team Penning, è a
rischio, l’organizzatore Piero Coviello con il
Presidente del Country Club, Nicola Russillo,
cercano di livellare l’arena del campo, l’acqua
all’interno degli interstizi della sabbia, rimossi
dall’erpice non riesce a drenare. Considerato
il campo impraticabile, nonostante gli sforzi
dello staff organizzativo del Country Club, si
decide, con non pochi rammarichi, di trasferire
la location presso La Collinetta, distante dal
Maneggio Miglionico circa una ventina di
chilometri. Si dissellano i cavalli si vanno a
caricare nuovamente i van ed i trailer, si
sposta la mandria e si parte alla volta di Tito
Scalo. I Turn Back, numerano la mandria, si
sistema l’impianto audio ed è tutto pronto
per dare inizio a questa prima tappa del
Campionato Regionale di Team Penning
targato SEF Italia.
Ben 34 i team iscritti, tutti molto agguerriti e
carichi di adrenalina, per questa prima Tappa
del Campionato Regionale Lucano. L’ordine di
partenza viene letto dalla brava speaker Lucia
Buchicchio, la musica country di sottofondo
viene interrotta per consentire ai turn back di
entrare in arena e lavorare la mandria, i giudici
prendono posizione, la segretaria Nicole Dont,
con il suo immancabile notebook è pronta,
ed il Presidente di Giuria Carmine
Buono, invita il primo team ad entrare
in arena. La mandria si presenta subito
ostica, mette a dura prova tutti i team,
composti dai componenti dei centri La
Collinetta di Tito Scalo, la Vaccariccia
Quarter Horse e Paint Horse di San
Chirico Nuovo, l’Horse Point di Forenza,
La Corte Ranch di Anzi ed il Country
Club di Satriano di Lucania. I due go
si svolgono senza grosse difficoltà, ed
un numeroso pubblico, partecipe e
coinvolto, incita i team che spesso vista
anche l’inesperienza e l’emozione, dei
cavalieri neofiti, che si sono aggiunti ai
veterani di questa disciplina, incappano
spesso in no time o errori grossolani,
dimostrando comunque grinta e voglia
d’apprendere. Rocco de Carlo, ne è
un esempio, componente del Team
CAP Russo Ricambi, che in squadra
con Piero Coviello e Fabio Grieco, si è
aggiudicato un bel quarto posto alla sua
prima esperienza da penner. Sul terzo
gradino del podio invece La Corte Ranch
Pampas Argentina, team composto da
Claudio Costanzo, Antonello e Donatello
Biscaglia, che con energia è caparbietà
hanno lottato divertendosi e divertendo.
Il secondo posto invece è appannaggio
del team CAP Petrucco Inerti, composto
dai bravi Piero Coviello, Fabio Grieco
ed Antonio Pietrafesa, dimostrando
competenza, si sono ben disposti in
arena, concedendosi poche sbavature.
Il Team che si è aggiudicato la Prima
Tappa del Campionato Regionale di
Team Penning Lucano, è stato La Corte
Ranch Cugno del Salice, composto
da Donato Punella, che da vero leader
ha saputo gestire un bravo Antonello
Biscaglia, guidando all’esordio nel
mondo del team penning il grintosissimo
Domenico Mussuto, che ha conquistato
il gradino più alto del podio.
Emidio Filace
“Rocambolesco inizio per il campionato regionale di team penning Sef
”
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i cowboys eLa Luna bLu deL kentuckyDalle filastrocche dei pionieri fino al celeberrimo Nashville Sound
“Blue moon of Kentucky keep on shining”. …
cosi cantavano Bill Monroe e la sua band “The
Bluegrass boy” nel 1946 quando la musica rock e
pop non aveva ancora influenzato il genere country,
facendolo diventare quello che adesso negli States
è uno dei generi più popolari ed amati.
Nostalgica come il Blues, dura come il rock e
ritmica come il pop. Questa è la musica country. Ma
quali sono le sue origini e quali influenze musicali
troviamo nel suono vibrante di una steel guitar?
Parallelamente al blues, che era tipica espressione
degli schiavi di origine africana, il country nasce e
si evolve tra gli immigrati di origine europea che
portano con se sonorità tipiche irlandesi, scozzesi,
francesi e italiane. La musica Country o “Hillbilly”,
come veniva definita un tempo, nasce dalla gente,
dalla voglia di esprimere e di conoscere, la stessa
che i primi pionieri portarono in America alla fine
dell’800. Ma andiamo per gradi e ripercorriamo
a ritroso la strada che ci porta nel lontano 1800.
Voce accompagnata dal mandolino o dal banjo:
erano questi gli elementi che caratterizzavano lo
stile “Old Time Country” detto anche “Fiddle-
Music”. Canzoni che fanno parte dell’immaginario
collettivo come “Oh Susanna” e “Tom Dooley”
ne ricalcano a pieno l’espressione. Erano
principalmente filastrocche cantate e suonate a
ritrmo di polka.
E’ negli anni 20 che nasce il Country vero e proprio,
con la formazione dei primi gruppi musicali e con
l’ importante influenza del folk . Jimmy Rogers
e la Carter Family sono i massimi esponenti di
quello che pian piano si codifica come uno dei
primi generi on the road: l’hillbilly. Musiche
e canzoni, accompagnate da stumenti come il
banjo, il violino, la chitarra, ripercorrono la vita
della gente di strada, la vita sociale nei bar. Ballate
folk su temi come divertimento, donne, whiskey,
omicidi, povertà, senza tralasciare i sentimenti
piu intimi e profondi quali l’amore e l’amicizia.
Negli anni 30-40 i film western impazzano nei
cinema e danno la giusta conformazione stilistica
a quello che verrà denominato lo stile “Country
& Western”. È proprio questo il periodo piu
significativo ed espressivo. Il Country si
contamina di sfumature che derivano dalla
musica popolare. Nasce il “Bluessgrass”
(che unisce blues, gospel, musica celtica
e si contraddistingue per i virtuosi assoli
degli strumenti acustici), il “Western
Swing” (che mescola polka, swing e
ballata folcloristica), il “Cajun” (di origine
franco-canadese e basato sull’utilizzo della
fisarmonica), il “Country Yodel” (derivato
dal canto tipico delle alpi svizzero-tedesche)
e “l’Honky Tonk” (dai forti accenti blues
e caratterizzato dall’innovativo suono
della steel guitar). Sia Bill Monroe per il
Buesgrass che Hank William per l’Honky
tonk danno un contributo significativo alla
musica country e a quello che poi, negli
anni 50, diventerà il “Rockabilly”.
Proprio in quegli anni gli strumenti elettrici
diventano i protagonisti ( la telecaster, la
strato,le chitarre semi-acustiche) portando
ad una sorta di declino le precedenti country
band. NASHVILLE diventa la patria della
country music. Gli studi di registrazione
nascono come funghi. Nasce il nuovo
business targato “USA”. Il “Nashville
Sound” si fa strada con arrangiamenti più
“puliti”, spesso con l’aggiunta di archi, per
interesse dei discografici che, capendo le
potenzialità del prodotto, cercano di renderlo
appetibile per un pubblico piu planetario.
Il Nashville Sound può essere considerato,
senza ombra di dubbio, il genere Country
più conosciuto ed apprezzato nel mondo. I
precursori furono Jim Reeves e Eddy Arnold
nel lontano 1950. Ma fu Patsy Cline a farlo
conoscere in tutto il mondo sino agli anni
‘60 . Alla fine degli anni 60 e inizio anni 70
emerge uno stile musicale che ingloba diversi
generi: la Honky Tonk Music, il Southern
Rock e Outlaw Country. Generazioni di
artisti che si sono formati ascoltando Hank
Willlian Sr. Nascono personaggi destinati a
lasciare il segno come Waylon Jennings,
Willie Nelson, Johnny Cash e Merle
Haggard. Gli anni 70 sono il periodo della
contaminazione rock. Alcuni artisti vengono
associati allo stile “Country rock” e lo
stesso rock viene contaminato dalle sonorità
country. Basti pensare ad Elvis Presley.
Arrivano gli anni 80 ed è la volta della
contaminazione pop, che lascia spazio alle
critiche e al disappunto degli appassionati
del genere. Il pop dà al country un
linguaggio musicale piu semplice ma allo
stesso tempo banale, secondo il parere
“Un viaggio a ritroso nel tempo fino alle origini della
country music
”dei più tradizionalisti. “L’Urban Cowboy”
(cosi viene chiamato questo genere) serve
da passaggio per il “New Country” degli
anni 90. Tutto cominciò all’inizio degli anni
80, quando una generazione di grossi
artisti contribuì con questo rinnovamento a
portare i giovani verso la country music. Gli
elementi tradizionali erano e sono tutt’ora, lo
stile vocale, steel-guitar e violino, uniti dagli
strumenti tipici del rock.
Il capitolo “Country Music” potrebbe
non finire mai e potremmo citare artisti
elencandoli uno per uno. Non possiamo fare
questo errore, non possiamo trattare alcuni
senza dargli la giusta importanza. È quello
che cercheremo di fare nelle prossime
puntate, scoprendo i la vita e la carriera dei
protagonisti di questo genere musicale: un
viaggio tra le mille facce del country, dal
carisma di Hank William, alle canzoni di
protesta di Johnny Cash, alla strabiliante
carriera di Willie Nelson…
Alla prossima e buona musica a tutti.
Marta Pianta
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Alcune volte è un sibilo quasi impercettibile, altre volte trasporta con se
suoni lontani, emettendo boati e sbuffi fragorosi, si muove come una
biscia lungo il canyon, pronto ad esplodere in tutto il suo vigore nella
valle, scompigliando gli ordinati campi e le organizzate viuzze, poi, come
il tratto di una spatola, tenuta dalla mano esperta di un bravo pittore,
dipinge ,seguendo la morfologia dolce dei colli e spigolosa dei monti,
filando lungo la rettilinea pianura. Del bosco ne è il principe, lui impetuoso,
trasporta via con se i rami secchi e le foglie, che in un ultimo abbraccio
vengono strappate via dall’albero, il tronco si flette sotto la sua pressione,
quasi in segno di riverente sottomissione, strappa e trasporta con se i
tanti profumi della montagna e della foresta, miscela i pollini dislocandoli
lontano, verso altre terre, è invisibile all’occhio, ma percettibile all’udito, il
vento, ristoratore ma anche devastante, è messaggero di timide piogge o
di gravi perturbazioni. La sua prepotenza soffia via le nubi, rasserenando il
cielo, o come nel nostro caso, trasporta pesanti nuvole grigie, premonitrici
di violenti acquazzoni. Le orecchie della mia cavalla sono tese verso
l’orizzonte, attente scrutano i rumori lontani, i suoi occhi sono vigili,
l’animale predato è sempre molto cauto, il mio orecchio non riesce a
percepire i rumori portati dal vento , la sento irrigidirsi e proseguire ad un
passo molto cauto, di quelli che possono esordire con una bella scartata o
iL sentiero deL vento Dalla torre di Satriano a Campo di Venere sfidando la furia degli elementi
treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG treKKinG
iL sentiero deL vento Dalla torre di Satriano a Campo di Venere sfidando la furia degli elementi
con un galoppo inaspettato, lo fa quando
avverte il pericolo, ho fiducia in lei, sono
concentrato in sella, al mio seguito, altri
escursionisti a cavallo, si proteggono il
volto dalle folate, che risalgono il pendio
in cui è solcato il sentiero, che dalla Torre
di Satriano conduce sino all’agro di Tito,
la quota si aggira intorno ai novecento
metri e considerando che è il mese di
Febbraio, l’aria è rigida e tagliente come
la lama del mio Opinel. Avvertiamo le
prime pesanti gocce d’acqua, cadere
sulle nostre mani, il cielo diviene sempre
più grigio e decidiamo di proseguire
sino a Contrada Isca Pantanelle,
dove cercheremo scampo in qualche
masseria,l’accoglienza delle genti lucane
è una certezza.
Una stalla, un ovile, un fienile provvisto di
una lunga tettoia, l’ideale per ripararci, i
nostri corpi sono infreddoliti, l’acqua ci ha
colti di sorpresa e per circa venti minuti
si è accanita sui nostri impermeabili,
siamo inzuppati, ci invitano ad entrare
al caldo, accettiamo subito e di buon
grado.
Allentiamo le cinghie dei sottopancia,
cerchiamo di asciugare il manto dei
nostri cavalli con della paglia, la tettoia
è al riparo dal vento e dall’acqua, non
ci resta che attendere per proseguire,
un fuoriprogramma inaspettato ma tutto
sommato gradevole, il fuoco gioca nella
bocca della stufa a legna, ci troviamo
stretti intorno a lui cercando di riscaldarci,
gustiamo una tazza di caffé bollente,
offertaci dal proprietario dell’azienda
agricola, la fiamma tirata verso l’alto dal
vento ci spinge in racconti di escursioni
passate, dove un improvviso temporale,
o delle nevicate inaspettate ci hanno
teso un’imboscata. Mi affaccio dalla
piccola finestra del locale foresteria,ed
osservo il vento che spinge verso Sud
le pesanti nubi, trascinando con se
l’inattesa acqua.
Senza perdere ulteriore tempo prezioso,
dopo aver ringraziato per l’ospitalità
resaci, decidiamo di partire alla volta di
località Campo di Venere, asciughiamo
le nostre selle, togliamo le cavezze per
far posto alle imboccature, e dopo aver
dato una stretta ai sottopancia, siamo
di nuovo in sella, percorriamo un breve
tratto di strada asfaltata, decidiamo
poi di immetterci in un tratturo che
costeggia la strada statale, il terreno
è bagnato, pesante, lasciamo bene
impresse nell’argilla le orme degli
zoccoli, le pozzanghere trattengono
l’acqua e calpestate dal ripetersi dei
passi dei nostri cavalli, emettono un
suono simile a quello che producono le
ali del germano reale quando spicca il
volo da uno stagno, costeggiamo alberi
di ulivo, qualche vigna, ma i campi sono
prevalentemente coltivati a foraggio e
cereali, proseguiamo in fila indiana, ed
in religioso silenzio osserviamo una lieve
nebbiolina sollevarsi. In lontananza,
ammiro il verde dei pini, che si contrasta
al grigio contorno del cielo, alti e sfilati,
posti ordinatamente lungo il pendio di un
colle, hanno una forma molto elegante,
ed il vento li fa ancheggiare come
sassofonisti di una jazz band, sembrano
seguire un ritmo dettatogli dal vento, che
accarezzandoli, li attraversa modulando
la frequenza delle oscillazioni dai rami
“ Il fascino del bosco e della campagna
nel rigido inverno
”
della cima a quelli della base, il tutto in una armonia che sembra dettata
da un grande compositore, che io credo essere il Tankaschila.
Giungiamo alla base del versante di un imponente massiccio calcareo,
riusciamo ad intravedere l’abitato di Sant’Angelo le Fratte, sembra quasi
essersi fatto posto tra i pesanti massi, la montagna appare profondamente
spaccata e dissestata, ciò a dimostrazione che Madre Terra è viva, gli
eventi catastrofici come frane e terremoti, fenomeni geologici che hanno
profondamente caratterizzato l’abitato, sono la conferma che ciò che si
trova sotto i nostri piedi si evolve cambia aspetto, nulla può rimanere
eterno, giunti nel paese ammiriamo lo spettacolo unico offertoci dalle
cantine ricavate dagli smottamenti che hanno originato delle gravine,
luogo dove la natura, ha dato il meglio della sua creatività, ci troviamo
immersi in un sito incontaminato qui il silenzio è sovrano, la quiete
viene rotta dal fischio prodotto dal vento che gioca tra le rocce cariate,
continuando con la sua infaticabile costanza ad erodere questi magnifici
testimoni delle passate ere geologiche, le cantine sono il vanto degli
abitanti di questo magnifico paese, in esse sono gelosamente custoditi
salumi formaggi e dell’ottimo vino. Un vecchio sentiero, di quelli utilizzati
ancora oggi, dai pochi pastori e contadini, siamo letteralmente avvolti
dalla potenza generatrice, i colori invernali si fondono ai manti dei nostri
cavalli,avverto le fragranze del faggio e del cerro, l’odore del muschio
calpestato dagli zoccoli delle cavalcature, scorre senza fretta l’acqua
della recente pioggia lungo i solchi, ed io vengo travolto dal rilassante
rumore che essa produce, un sentiero questo dove è possibile ammirare
tutta la bellezza dell’Appennino Lucano, siamo a quota 1300 metri, mi
trovo di fronte ad una distesa a perdita d’occhio, i campi sono seminati,
ma la presenza dell’uomo è pressoché nulla, siamo giunti a Campo di
Venere, regno incontrastato del vento, riesco a vederlo mentre solleva
le foglie, spazza i campi ed i sentieri, la sua voce, riesce a comunicarmi
emozioni che scendono giù sino al mio cuore, un trekking entusiasmante
ricco di piacevoli imprevisti, luoghi che conservano tutto il loro fascino
primordiale, fatti di gente accogliente, capace di vivere rispettando i ritmi
della natura in uno stile di vita quasi arcaico, nel rispetto di Madre Terra,
il modo migliore di conoscere questi sentieri, gustando a pieno la carezza
del vento ed il tocco vellutato dell’acqua, è a cavallo.
Emidio Filace
w w w . t e a m p e n n i n g b a s i l i c a t a . I t