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1 Numero 4 Dicembre 2012 www.ascensionemonza.it

Noi, Numero 4

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Informatore della Comunità Pastorale “Ascensione del Signore” di Monza Parrocchie S.Biagio, S.Pio X e S.Gemma

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Numero 4Dicembre 2012

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I diversi frutti della grazia

entre con l’amico Alfredo, redattore esper-to di questo nostro periodico (a lui il grazie sincero dell’intera comunità), raccoglievo le idee per questo nuovo numero del Noi,

non me ne ero accorto, ma adesso che sto sfogliando le prime bozze già impaginate sono molto colpito da un singolare accostamento, dovuto alla collocazione cronologica di due iniziative pastorali della Comunità. In primo piano possiamo incontrare la figura di madre Fernanda Riva, la madre canossiana di origine sanbia-gina, e più avanti leggiamo il resoconto di una sera-ta speciale organizzata per i giovani con il chitarrista Nando Bonini. Due figure così diverse, due storie di vita così opposte: da un lato una ragazza che fin dall’inizio della sua esistenza ha trovato nella chiesa e nell’oratorio il riferimento del suo cammino, coltivando un desiderio di consacrazione e di santità che l’ha portata ancora molto giovane in missione, come religiosa ed educatri-ce; dall’altro un uomo che per molti anni ha frequentato ambienti anche lontani dalla fede, pienamente immerso nel mondo dello spettacolo, con tutte le contraddizioni morali della cultura contemporanea. Entrambi però ac-comunati dal fascino di Cristo, che ha toccato il loro cuore in momenti diversi della vita, esercitando la stessa attrazione, tanto che la suora come il chitarrista diven-tano per noi due figure che offrono testimonianza della grazia di Dio. E’ giusto ricordarlo proprio in questi giorni nei quali ce-lebriamo il Dio che diventa uomo: Gesù ci insegna cosa significa essere uomini, la sua è l’umanità pienamente realizzata; Gesù è nato e vissuto in un contesto culturale,

politico, geografico molto preciso, ma la sua grazia fa sì che non ci sia uomo o donna, carattere, storia per-sonale, situazione sociale ed economica, culturale che possa risultare a Lui estranea. Tutti, ma veramente tutti!, possiamo (dobbiamo!) imitare la sua umanità, nella cer-tezza che solo in Lui, vero uomo e vero Dio, trovano veramente compimento i nostri desideri e la nostra aspi-razione alla felicità. Noi abbiamo forse perso l’abitudine di leggere le vite dei santi: siamo più interessati a invocare i loro mira-coli e molto meno a conoscere le loro biografie, che invece sono sempre molto istruttive, soprattutto quando fanno emergere nella concretezza le situazioni molto diverse (ambienti, fragilità, caratteri, vicissitudini) nelle quali la loro umanità è stata plasmata dall’incontro con Cristo. Più in generale dovremmo riscoprire l’intera storia della Chiesa: la troveremmo certamente segnata anche dalla fragilità, dal peccato, ma potremmo leggere tante pagine luminose che ci fanno capire come dalla cer-tezza che Dio è entrato nella nostra storia è scaturita una straordinaria attenzione alla dignità dell’uomo e un annuncio di verità che non conosce confini geografici o storici, ma è capace di attraversare qualunque cultura. Come leggiamo nella costituzione conciliare Gaudium et Spes “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo…Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione”.

Editoriale

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Imbiancatura a S. GemmaAule come gemme

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Festa dell’Oratorio di S. Pio XPer una gioia sempre più grande

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Apertura Oratorio S. BiagioJump! Il salto nella fede

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Ottobre MissionarioUn mese pieno di iniziative

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7

Madre Fernanda RivaE’ partita da S.Biagio la missionaria della gioia

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EditorialeI diversi frutti della grazia

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Informatore della Comunità Pastorale “Ascensione del Signore” di MonzaParrocchie S.Biagio, S.Pio X e S.Gemma

Direttore responsabiledon Marco [email protected]

Coordinamento redazionaleAlfredo Rossi

Progetto grafico e stampaePrint - Monzawww.stampamonza.com

Numero 4

Dicembre 2012

In copertina: particolare della Natività, affresco dipinto da Giotto che si trova a Padova nella Cappella degli Scrovegni

Le Conferenze di San VincenzoPiccole storie a lieto fine

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Il gruppo 3-6 anniLa gioia di ritrovare lo stupore di credere

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Un progetto specialeDiamo slancio a chi soffre

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I cinquant’anni del FioccorossoEmozioni e canzoni

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L’ex chitarrista di Vasco RossiUna testimonianza in musica

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14

SommarioIl ritiro spirituale del CPVivere la fedeanche nella debolezza

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12

La Messa concelebrata a S. Pio XUna fraternità che il tempo non cancella

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21Incontro con don Maurizio RollaUn cammino di memoria, speranze e certezze

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www.ascensionemonza.it/noi

Sfoglia questo numero di Noi e i precedenti, visitando il sito:

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uesto che leggete sotto è il decreto con cui madre Fernanda Riva, che è stata missionaria in India, è stata proclamata serva di Dio. Seguendo i tempi canonici, dovrebbe poi di-

ventare beata e infine proclamata santa.

BOMBAYENSISBeatificationis et CanonizationisSERVAE DEI FERDINANDAE RIVASororis professae Instituti Filiarum a Caritate(1920 – 1956)

«Eccomi, manda me!». Così risponde il profeta Isaia all’accorata domanda di Dio, nella quale si svela tutto il Suo divino desiderio d’a-more e di salvezza per l’uomo: «Chi manderò? Chi an-drà per noi?» (Is 6, 8).La risposta entusiasta di Isaia sembra la più adatta a caratterizzare la figura spirituale della serva di Dio Fer-nanda Riva, madre professa dell’Istituto delle figlie della

carità, fondato da santa Maddalena di Canossa e per questo chiamate comunemente Canossiane.

Fernanda, quarta figlia di Gaetano e Giovanna Santina Cambiaghi, nacque a Monza il 17 aprile 1920 e fu battezzata il 21 dello stesso mese nella parrocchia di San Biagio.

Il dolore visitò presto la sua casa: quando aveva soltanto tre mesi, il padre, appena trentatreenne, morì. A questo doloroso evento ne fece seguito un altro: a diciassette mesi di distanza, morì la sorella Erminia di nove anni. Fu duro per la mamma affrontare la vita, così giovane e già con tanto dolore. La sostenne la fede e la speranza, che la rese perseverante nella carità, virtù che trasmise a Fernanda, la quale crebbe sensibile, dolce e rispettosa. Sin da piccola si mostrò fedele ai suoi doveri, sia a scuola, riportando ottimi giudizi nelle classi elementari, sia nella formazione catechistica in vista dei sacramenti: il 26 giugno 1927 ricevette la cresima, il 3 maggio

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Madre Fernanda Riva verso la santità

E’ partita da San Biagio la missionaria della gioia

Madre Fernanda alla Rotonda Monsignor Ennio Apeciti durante la conferenza su madre Riva lo scorso 19 ottobre

1928 la prima comunione. Lo stesso impegno mostrò nei primi tre anni di ginnasio, al termine dei quali, per necessità familiari, dovette interrompere gli studi e lavo-rare come commessa in una merceria.

Cominciò a frequentare l’oratorio femminile della sua parrocchia, retto dalle madri Canossiane. Qui fu coin-volta nella vivacità della vita comune, nei giochi e nelle gite, nella filodrammatica e nella corale. Aiutata dalle suore, imparò a scandire quelle ore di gioia con tempi di intensa e regolare preghiera, con la confessione fre-quente, con i ritiri mensili, che spesso si tenevano pres-so la casa di spiritualità delle Canossiane in Vimercate, sede del noviziato dell’istituto.La certezza della vocazione alla consacrazione religio-sa nella forma della vita missionaria emerse in lei il 5 maggio 1938, durante la celebrazione che si tenne nel duomo di Monza per la consegna del crocifisso ad al-cuni missionari in partenza. La serva di Dio fu come folgorata. Perciò, nonostante le resistenze materne, il 19 marzo 1939 entrò nella comunità delle Canossiane di Vimercate.

Dopo appena sette mesi partì da Venezia per l’India, ove completò la sua formazione religiosa presso il novi-ziato di S. Giuseppe a Belgaum e il 24 dicembre 1941 emise i primi voti. Ottenuta l’abilitazione magistrale e completati gli studi intermedi, si iscrisse alla facoltà di lettere di Mahim (Mumbai), ove si laureò. Il 5 giugno 1947 emise i voti perpetui. Si iscrisse quindi alla facoltà di scienze dell’educazione di Mumbai, conseguendovi

la laurea e il dottorato. Insegnò, quindi, a Mahim, dive-nendo preside della scuola diretta dalle Canossiane e vice-superiora della comunità. All’inizio dell’anno acca-demico 1954-1955 fu nominata responsabile del Col-legio Universitario di Alleppey (Kerala), che era ancora in costruzione. Non si scoraggiò per le difficoltà dell’im-presa e in pochi mesi ne fece uno degli istituti universitari più prestigiosi del Kerala.L’intensa attività della serva di Dio trovava la sua for-za e la sua motivazione in una profonda vita spirituale. La sua fede si nutriva di una costante preghiera: madre Fernanda amava passare il tempo libero ai piedi del ta-bernacolo, per essere sempre capace - così diceva - «di compiere l’adorabile volontà di Dio». Straordinaria era anche la sua devozione alla Vergine Maria, che invoca-va con la quotidiana preghiera del rosario.Questa spiritualità radicata e coerente pervadeva le sue azioni e le sue parole, dalle quali traspariva il suo amo-re per Gesù crocifisso, cui costantemente guardò nelle fatiche dello studio e dell’insegnamento e nella dolorosa malattia che l’accompagnò nell’ultimo scorcio della vita, accettata con serena speranza, nella convinzione che la morte sarebbe stata per lei «un salto nelle braccia del Padre».

Con la stessa intensità madre Fernanda visse la carità verso il prossimo, che amò con sincerità e generosa de-dizione: «I bambini, i poveri, i malati e i più bisognosi sono sempre stati i suoi preferiti, poiché vedeva Cristo in tutti coloro che cercavano il suo aiuto», dissero alcuni

Per dire grazie Don Marco durante la solenne messa di ringraziamento concelebrata con monsignor Apeciti

Tra i fedeli Molte le suore che hanno assistito alla messa. Alcune di loro provenivano dall’India

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testimoni. Con non minore intensità coltivò le virtù, in par-ticolare la prudenza, che la rese apprezzata insegnante e preside a Mahim, e responsabile del polo universitario di Alleppey, suscitando in tutti la stima ammirata per il suo forte senso di giustizia, di lealtà e di rispetto verso chiunque. Brillò anche nell’esercizio della fortezza, che cominciò a coltivare dalla sua infanzia, segnata da pre-coce dolore, e che le permise di affrontare le difficoltà e le fatiche della vita missionaria, spesso in contesti difficili, se non ostili. Praticò con gioiosa disponibilità i consigli evangelici. Visse per tutta la vita con corag-giosa temperanza, dapprima per le precarie condizioni economiche della sua famiglia poi per la scelta della povertà evangelica, da lei ritenuta forma essenziale del-la sua testimonianza missionaria. Fu sempre obbediente ai superiori, vedendo in essi «il volere di Dio», al quale solo tendeva con tutte le sue forze, custodendo il suo cuore verginalmente indiviso per Cristo ed esprimendolo con tale serenità, che venne chiamata «la missionaria della gioia».

In Alleppey consumò le sue ultime energie, lottando con coraggio contro il tumore allo stomaco, che la condusse a morte il 22 gennaio 1956, a neppure trentasei anni, lasciando in tutti il rimpianto di una religiosa, caratteriz-zata da un dolce e mite sorriso, esemplare per l’impe-gno nel servizio dei fratelli per amore di Dio. Ammirata già in vita per le sue virtù, la fama della sua santità si intensificò dopo la morte. Perciò, il vescovo di Alleppey chiese d’istruire la causa di canonizzazione e successivamente l’arcivescovo di Bombay (Mumbai) die-de inizio al processo in vista della beatificazione e cano-nizzazione della serva di Dio. Un analogo processo fu istruito nell’arcidiocesi di Milano, patria d’origine della serva di Dio. Entrambi si svolsero tra il 1994 e il 1998 e la loro validità fu riconosciuta dalla Congregazione dei Santi il 10 febbraio 2000. Completata la Positio, il 17 settembre 2011 nel Congresso Peculiare dei Consultori Teologi si discusse se la serva di Dio avesse esercitato le virtù in modo eroico e l’esito fu unanimemente positivo. I cardinali e vescovi nella sessione ordinaria del 15 mag-gio 2012, presieduta da me, cardinale Angelo Amato, sentita la relazione del proponente della Causa, cardi-nale Velasio De Paolis, espressero voto positivo.

Presentata un’accurata relazione di tutte queste fasi al sommo pontefice Benedetto XVI da parte del sottoscritto, Sua Santità, accogliendo e ratificando i voti della Con-gregazione delle Cause dei Santi, nel giorno odierno ha dichiarato: Constano in grado eroico le virtù teolo-gali della Fede, della Speranza e della Carità sia verso

Dio che verso il prossimo, nonché le virtù cardinali della Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza e quelle ad esse annesse della serva di Dio Fernanda Riva, madre professa dell’Istituto delle Figlie della Carità (Canossia-ne), nel caso e per lo scopo di cui si tratta.Il Sommo Pontefice, inoltre, ha ordinato che questo de-creto sia pubblicato e custodito negli Atti della Congre-gazione delle Cause dei Santi.

Roma, 28 giugno 2012

uest’anno l’ottobre si è presentato come un mese davvero speciale, per la nostra comunità; in sintonia con la Chiesa tutta che cerca di riflettere sul tema della vita della fede e dà il via all’anno giubilare con il convegno sulla Nuova Evangelizzazione a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II che ha dettato le direttive pastorali e morali della chiesa odierna. E la chiesa si riscopre missionaria, non solo verso “le

genti”, ma anche nella domestica dimensione del testimoniare la fede ai vicini, laddove essi siano nostrani oppure originari di altri continenti e fedi. Riscoprendo la gioia di credere.

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Un mese pieno di iniziative (che continuano…)

Parole e suoni Il coro Elikya ha un repertorio musicale di terre di missione, con concertisti di diversi continenti

Cardinale Angelo Amato

Ottobre Missionario

Il coro ElikyaChe bello lo scambio di doni tra chiese sorelle che cantano di gioia per l’annuncio del Vange-lo! A far rivivere la ricchezza delle esperienze missionarie il ritorno tra noi, lo scorso 7 ottobre, del Coro Elikya, del COE, Centro Orientamento

Educativo di Barzio, che vanta un repertorio musicale di terre di missione suonate da strumenti e concertisti di più continenti. Invece di un concerto, è stato scelto di arricchire la liturgia: la messa delle 10 a San Biagio,

cui presenziano le famiglie e i bambini del primo anno dell’iniziazione cristiana e alle 11.30 a S. Pio X.

Non meno prezioso il contributo dei canti dal mondo del Coro Giovani di San Biagio che ogni anno con grande impegno regala momenti di grande suggestione. Grazie!

O Dio nostro Padre, sorgente di ogni bene, hai dato alla tua serva, Madre Fernanda Riva, uno spirito pro-fondo di cartià e di umiltà e l’hai chiamata ad essere educatrice della gioventù e testimonianza credibile di gioioso dono di sè ai fratelli. Degnati di glorificarla, concedendoci le grazie che ti chiediamo per sua inter-cessione. AMEN

Preghiera a Madre Fernanda Riva

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Ottobre MissionarioMicroprogetti di solidarietà a distanza e notizie

Sabato 13 e Domenica 14 a San Biagio, terzo anno della proposta “Adozioni annuali + Adozio-ni scolastiche”: in lieve incremento nonostante la congiuntura sfavorevole che conosciamo.Nei sabati 24 e 31 ottobre, nelle domeniche 25

e 1 novembre, stessa proposta anche a S. Pio X: ci si at-testa quasi agli onorevoli numeri degli anni precedenti, pur con qualche fatica.Un grande grazie alla carità di tante famiglie (oltre il centinaio) che per un intero anno hanno risparmiato pen-sando a quelle foto dei bimbi cui giunge, tramite l’inter-vento delle suore del Pime e Salesiane, tanto generoso contributo. Sarà prezioso ogni importo. Un grazie di

cuore achi ha risparmiato anche giorno per giorno, o ha evitato a volta spese voluttuarie e del parrucchiere per-ché un bambino o una famiglia in condizioni di disagio potessero essere sostenuti.Sabato 27 e domenica 28 ottobre, giornata missiona-ria, a Santa Gemma: qui è continuata la sottoscrizione per l’aiuto all’ospedale in Tanzania, per sostenere il qua-le si cerca di inventare strumenti anche nuovi come, ad esempio, la proiezione di film-documentari del regista e amico dottor Maurizio Bonetti, al Teatro Binario 7, in collaborazione con l’ospedale San Gerardo e l’Assesso-rato alla cultura del comune di Monza.

Eugenio Di Iovine, ospite l’anno scorso alla Roton-da dove ha raccontato l’esperienza di vita in mis-sione in Venezuela con la sua famiglia, pubblica, firmandolo con la moglie Elisabetta Piatti, un libro per la EMI che illustra la dimensione missionaria

familiare di cui ha anche riferito all’VII incontro mondiale della famiglie organizzato a Milano lo scorso giugno. Il ricavato del libro è a favore del Centro Missionario dell’Ordine Francescano.

Una gradita ed eccezionale notizia: Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per la Cau-sa dei Santi a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche della serva di Dio Fernanda Riva, madre delle Canossiane. Monsignor Ennio Ape-

citi, responsabile diocesano per le Cause dei Santi, ne ha riferito alla Rotonda di San Biagio il 19 ottobre, e ha

presieduto, con don Marco, il 28 ottobre, alle 11.30 la Solenne Messa di ringraziamento durante la quale viene proclamato il decreto di Venerabilità (che potete leggere nelle pagine precedenti), che riepiloga la storia dell’eccezionale giovane madre Canossiana. Un esem-pio da venerare e da imitare per la grande motivazione, la scelta eroica della vita consacrata e missionaria.

Se sei minorenne e davvero vuoi leggere, giocare, ascoltare alla GRANDE il mondo delle missioni, visita questi siti o utilizza questi contatti…buon divertimento!!!

www.bandapm.it (PM, Il Piccolo Missionario-Comboniani)www.evai.org (E vai- PIME)il [email protected]@missioitalia.it (Il Ponte d’Oro- Fondazione CEI MISSIO)

Maria Grazia Simoncini

Jump! Il salto nella fedeApertura Oratorio San Biagio

Guarda che squadra! Un grazie a tutti quelli che hanno lavorato per rendere la festa davvero “bella”

ump!” è lo slogan che la nostra diocesi propone per l’itinerario dei ragazzi in oratorio e che ha dato il tema per la nostra festa dell’oratorio. L’ico-na biblica che sta sullo sfondo è quella del cieco

Bartimeo che al passaggio di Gesù grida e implora fino a che questi lo chiama. Allora Bartimeo balza (jump, all’inglese) in piedi e va da Gesù e, con grande fede, domanda di essere guarito, tanto che Gesù stesso loda la profondità di questa fede. Durante la santa Messa delle ore 10, anche noi dell’oratorio abbiamo sentito proclamare questo Vangelo e ci siamo impegnati a ri-motivare la nostra fede; in particolare tutti gli educatori impegnati nei diversi ambiti dell’oratorio hanno ricevuto il “mandato educativo”, cioè la consegna del compito di educare i più giovani alla scuola della fede. E’ sempre bello vedere delle persone che, a nome di una comuni-tà, si impegnano in questo difficile incarico.Poi, dopo il cuore della preghiera, la festa è proseguita in oratorio con diverse attrazioni ed eventi. Innanzitutto il pranzo condiviso con diverse famiglie in una formula rinnovata, a stand, e con un menù davvero variegato, per ogni gusto. Poi la parete di roccia, il calcetto umano, la pista per i monopattini, lo stand della wii, la musica e i balli,

la presenza dei Pionieri della Croce Rossa e altre attività hanno riempito il pomeriggio fortunatamente soleggiato.Ma cosa misura la buona riuscita o meno di una festa? Certamente il numero delle persone che passano, i sor-risi dei grandi e dei piccoli, il clima piacevole che si re-spira. Soprattutto, però, il coinvolgimento delle persone che a diverso titolo si sono rese disponibili; la collabo-razione tra giovani e “veterani” per le diverse proposte; l’accoglienza delle famiglie che hanno meno occasione di frequentare l’oratorio.In questo senso possiamo dire che la festa è andata bene, pur sapendo che ogni cosa può essere migliora-ta. Rimane solo un po’ di rammarico per il sabato sera in cui la forte pioggia ha bloccato gli afflussi; abbiamo rivisto le foto delle vacanze estive in montagna, cenato insieme e ascoltato musica dal vivo. Bene per chi ha po-tuto partecipare, ma sicuramente con un tempo diverso avremmo potuto gustare di più.Un grazie a chi ha lavorato e a chi ha partecipato con affetto e sente l’oratorio come un luogo importante per la crescita dei ragazzi. Al prossimo anno.

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don Alessandro

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i ritorno dalla fiaccolata i nostri ragazzi hanno sempre una spinta in più... Sono carichi come non mai per un nuovo anno in oratorio. E quale momento può giungere più opportuno? La festa

dell’oratorio! La festa dell’oratorio è il momento un cui i ragazzi si ritrovano e si spendono per organizzare una giornata di gioia per tutta la comunità.

E l’animo che li ha guidati in Fiaccolata li unisce anco-ra... quindi i momenti più belli sono state le serate spese a pensare ai giochi, a prepararli e soprattutto a provarli fino agli addobbi finali.

La festa poi è sempre bella (e come potrebbe essere altri-menti?). Usciti da messa ad aspettarci c’era una grande novità...il minigolf!!! La giornata è poi continuata con la mitica “grigliatozza” preparata dai papà: salamelle, würstel e bistecche (costine, purtroppo, n.p., vale a dire “non pervenute”) hanno allietato il pranzo della comuni-tà parrocchiale!

Nel pomeriggio i giochi organizzati dai ragazzi hanno fatto divertire grandi e piccini... e a fine pomeriggio tutti sono tornati nelle proprie case contenti dopo una giorna-ta di gioia, di divertimento e di condivisione. Chi in bici, chi a piedi, chi con un pesciolino rosso in mano vinto proprio durante la festa!

Grazie a tutti coloro che si sono spesi, dai ragazzi ai più grandi, ai genitori: e che la stessa passione e la voglia di stare insieme ci accompagnino durante tutto l’anno e anzi diventi sempre più grande e felice. Come il pescio-lino rosso, che ha trovato una boccia piena d’acqua dove nuotare contento!

Festa dell’Oratorio San Pio X

Per una gioia sempre più grande

Prova giochi Prima dell’arrivo dei ragazzi gli organizzatori provano i giochi e poi si mettono in posa

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Andrea Brivio

Aule come gemmeOperazione imbiancatura a Santa Gemma

Quanti colori Visto che le aule di catechismo andavano pitturate, perché non farle di allegre tonalità?

n nuovo look per le aule di catechismo a Santa Gemma. Serviva imbiancare le aule di cate-chismo e allora abbiamo pensato di renderle più vivaci e colorate. Ma in realtà non è di

questo che vogliamo parlare. Per realizzare questo lavo-ro abbiamo pensato anche di sperimentare un percorso originale. Primo pensiero: dobbiamo imbiancare le aule del cate-chismo, possiamo chiamare una delle tante imprese che si occupano di questi interventi e in questi tempi in cui tutti si lamentano che non c’è lavoro questo potrebbe già essere un piccolo contributo che diamo all’econo-mia in crisi. Secondo pensiero: tra quelli a cui offrire un’opportunità di lavoro certamente ci sono anche tanti che hanno, forse, più bisogno perché un lavoro non ce l’hanno o ne hanno uno che non riesce a dare un red-dito sufficiente. Questo può essere un piccolo contributo che diamo a chi più soffre per la crisi economica che stiamo attraversando. Con l’aiuto della Caritas decanale abbiamo individuato un lavoratore che fosse in grado di offrire un buon servizio e che fosse nelle condizioni di aver bisogno di un sostegno economico.Terzo pensiero: come fare perché questo lavoro sia un

lavoro regolare, non “in nero”? Operare nella legalità continua a essere un valore a cui vogliamo rimanere fe-deli, anche se magari può costare di più; qualche volta ci illudiamo di risparmiare evadendo gli obblighi fiscali e assicurativi, ma questo potrebbe essere solo un rispar-mio a corto respiro. L’idea è: se tutti pagassero le tasse forse quelli che già le pagano potrebbero pagare un po’ meno continua a sembrarci un bella idea.Allora abbiamo fatto ricorso a una opportunità offerta dalla legislazione che regola i rapporti di lavoro occa-sionale. Non è stato tutto facilissimo, ma non è neanche stata un’impresa ciclopica districarsi nella burocrazia: si può fare. Abbiamo acquistato in banca i buoni per il lavoro occasionale, detti anche vaucher, una telefonata al numero verde dell’INPS (o sul sito www.inps.it) per attivarli, basta avere il codice fiscale del committente e quello del lavoratore, dichiarare data di inizio e di termi-ne della prestazione e la cosa è fatta. Alla fine crediamo di aver fatto tante piccole buone azioni e di aver dato tanti piccoli contributi per far andare le cose un po’ me-glio. E come le abbiamo fatte noi forse può farle anche qualcun altro, con qualche buon pensiero e un po’ di buona volontà.

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don Andrea

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te, la tempesta, il sonno di Gesù), ci dice che la chiesa può sempre trovarsi anche in gravi difficoltà, e può sen-tire sopraggiungere la paura, ma non dovrebbe temere nulla, perché guidata dal suo Signore.

Avere fede dunque non significa essere esenti da dubbi; la fede non è un’astratta professione, ma è movimento di adesione a Gesù, che ha vinto la morte per amore dei suoi. La forza di Dio, che si manifesta nella debolezza di Gesù, ci rende consapevoli che anche la nostra fede non va vissuta “nonostante” la debolezza, ma “nella” de-bolezza. Ciò vale per ciascuno e anche per la comunità cristiana. Le cadute e i fallimenti non devono esserci di scandalo ma possono essere occasioni per rinnovare la fede in Gesù.

Dopo questa profonda meditazione sulla Parola, abbia-mo trascorso un momento di silenzio e di personale rifles-sione e preghiera che, grazie al tiepido sole autunnale, abbiamo potuto vivere nella quiete del bel giardino di Villa Annunciata.

Ci siamo poi ritrovati, suddivisi in gruppi più ristretti, per uno scambio di pensieri e osservazioni, liberamente condotto sulla traccia di alcune domande proposte per il lavoro personale e comunitario. Ci siamo chiesti ad esempio “Che cos’è per me/per noi come Consiglio della comunità pastorale la fede? Quali ricadute ha sulla mia vita quotidiana? “. E anche: “Che cosa significa per me, qui ed ora, che nulla è impossibile a chi vive la fede, fede umana e fede in Dio? “; “Che cosa significa

e che cosa comporta accogliere l’esortazione fatta da Gesù sotto forma di domanda ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’”. O ancora: “Quale rapporto sperimento nella mia vita tra le fede e l’amore? “.Le riflessioni e le testimonianze emerse nel lavoro di grup-po si sono fatte preghiera nella celebrazione dell’euca-restia, presieduta da don Marco.Il ritiro spirituale si è infine concluso allegramente con una buona cena tutti insieme, occasione per rinsaldare la nostra conoscenza ed amicizia e per augurarci un anno di proficuo lavoro per la nostra comunità.

abato 20 ottobre, nel pomeriggio, i membri del Consiglio pastorale, “capitanati” da don Mar-co, si sono riuniti presso Villa Annunciata a Ca-saglia di Besana Brianza, per un momento di

riflessione e approfondimento, personale e comunitario, sul tema della fede che quest’anno accompagna tutto il cammino della chiesa.

A condurci nella prima parte del percorso e a fornire importanti spunti per la successiva meditazione, era pre-sente Ludwig, monaco della Comunità di Bose.La sua esposizione si è articolata in tre tappe, risponden-do innanzi tutto alla domanda fondamentale “Che cos’è la fede”, ed introducendoci poi al confronto con il tema della fede nella Scrittura, attraverso il Vangelo di Marco, per concludersi con una lectio divina incentrata sul bra-no di Marco (4, 35-41), quello della tempesta sedata.La nostra guida ha sottolineato come la fede sia anzitutto un dono, ma anche una scelta umana di accoglienza di questo dono, cioè un atto di fiducia e di amore e,

con molti esempi evangelici, ci ha poi mostrato come Gesù viveva e insegnava la fede, suscitandola in chi lo incontrava.

Abbiamo così potuto comprendere come la fede sia la risposta all’iniziativa di Gesù che invita alla conversione, risposta che si manifesta nell’atto di mettersi in cammino con lui e dietro di lui (Mc 1, 14-20); nell’atto di amore concreto verso un amico bisognoso (gli amici che porta-no a Gesù il paralitico, Mc 2, 1-5); nell’atto di credere nella vita anche di fronte a una prova come la malattia o la stessa morte (l’emorroissa, Giàiro, Mc 5, 21-43; il padre del ragazzo epilettico, Mc 9, 22-24). La prova più grande è la morte di Gesù stesso: di fronte a chi, per credere, gli chiede di scendere dalla croce, la vera fede è manifestata dal centurione, che crede a partire proprio dal modo con cui Gesù muore (Mc 15, 39).

Nel racconto della tempesta sedata, infine, Marco, at-traverso molti elementi simbolici (il mare, la barca, la not-

Il ritiro spirituale del Consiglio pastorale

Vivere la fede anche nella debolezza

Con i discepoli In questo bellissimo mosaico Gesù contornato da S.Giovanni e S.Pietro

S

Chiara Maria Valsecchi

Un luogo per meditare Villa Annunciata, che si trova a Casaglia di Besana Brianza, dove si è svolto il ritiro del Consiglio pastorale

Da Bose Ludwig, il monaco della Comunità di Bose, che ha dato gli spunti per la successiva meditazione

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el contesto dell’Anno della Fede, la Pastorale giovanile del decanato di Monza, ha organiz-zato un incontro con un personaggio particola-re: Nando Bonini. Il suo nome, per gli intendi-

tori, è legato a quello più famoso di Vasco Rossi, anche se le loro strade da qualche anno si sono divise e, quella di Nando, ha avuto una vera inversione a u. L’incontro con questo artista è stato davvero interessante soprattutto perché, forse spiazzando qualche attesa, la proposta non è stata tanto legata al raccontare il mondo affa-scinante (agli occhi di molti) che ha lasciato, ma come lui oggi viva la fede. La testimonianza è stata proposta sabato 10 novembre nel nostro teatro a san Biagio e ha visto la partecipazione di circa duecentocinquanta persone, tra adolescenti, giovani e meno giovani. Sul palco si è presentata una piccola band, composta da una cantante, il batterista, il bassista e due chitarre elet-triche; ovviamente la parte del leone l’ha fatta Nando: davvero bravo! Tutti i componenti del gruppo hanno por-tato la loro piccola testimonianza, mentre si alternavano canzoni dei musical composti da loro, brani musicali con assoli di chitarra e il racconto della loro fede. Senza troppe difficoltà sono passate più di due ore ed anche

il pubblico ha avuto modo di intervenire con molte do-mande.Siamo certi che il segno resterà in chi ha ascoltato una testimonianza così originale e genuina. Anche per la nostra comunità pastorale è stata una bella occasione. Il programma per questo anno della Fede prevede anche altri momenti, per cui troverete qualche riga ancora a testimoniare la bellezza di condividere, con intelligenza e cuore, la fede.

N

L’ ex chitarrista di Vasco Rossi

Testimonianza in musica

Nando Bonini È un musicista, sotto con Vasco Rossi, che ha scoperto tardi la gioia della fede

don Alessandro

Emozioni e canzoniI cinquant’anni del Coro Fioccorosso

arlare del coro Fioccorosso mi è molto facile. Io sono “persona informata sui fatti”, come si usa dire di questi tempi. Ero presente infatti il giorno dei S.S. Pietro e Paolo nella chiesa vec-

chia di San Biagio dove il 29 giugno del 1962 celebrò la sua prima S. Messa don Luigi Serenthà. Ero presen-te anche al concerto dei ragazzi del Circolo Giovanile San Biagio, gli stessi che, diretti da Piero Serenthà, mio amico fraterno, avevano cantato il mattino alcuni mottetti durante la S. Messa.I “ragazzi” cantarono molto bene la sera. Certamente cantarono bene anche alla Messa ma, quella mattina, la mia attenzione era tutta per don Luigi, pure lui amico d’infanzia. Fui tra quelli che suggerirono la fondazione del Coro. Avevano una camicia bianca, pantaloni scu-ri e un fiocchetto rosso. Per questo si diedero il nome di Coro Fioccorosso. Quei ragazzi di cinquant’anni fa avevano un sogno: cantare bene, cercare uno stile che li distinguesse dai numerosissimi cori che in quei tempi, seguendo le orme del Coro della SAT, sorgevano un po’ dovunque. Soprattutto avevano una grande passione: esprimere nel canto, nella musica, nel tempo, nei suoni, nell’armonia storie di anime, di luoghi, di fatti, di idee, di sentimenti. Io li ho seguiti in tutto il loro percorso. Li ho seguiti e ascoltati tante volte a San Biagio e anche quan-do sono venuti anche da noi a S. Pio X , rispondendo sempre con generosità alle nostre chiamate. Conosco tanti coristi, che ora non cantano più nel coro perché hanno raggiunto una certa età; ho conosciuto tanti amici che ci hanno lasciato ma che hanno arricchito il coro con la loro voce e la loro passione. So bene cosa signi-fichi essere ancora oggi, dopo cinquant’anni, un cori-sta del Coro Fioccorosso. Per i miei amici del coro che ancora spesso frequento e che, appena posso, vado ad ascoltare significa essere capaci di trovarsi due sere la settimana a provare e riprovare, con i governi che vanno e vengono, gli amici che muoiono, i figli che cre-scono, le storie che si intrecciano e si confondono con le stesse storie dei canti. Significa essere responsabili e comprendere che il tempo, la storia, la tradizione da cui tutti veniamo ci chiamano a essere uomini veri, uniti dall’ amicizia e dall’armonia, sospinti da una comune voca-zione. Una vocazione che “prendiamo” dalle parole del

loro attuale direttore Gian Franco Freguglia:Essere una piccola sillaba, una minima nota di un’antica ed eterna poesia.Ora il Coro Fioccorosso compie appunto cinquant’anni. Ho parlato con Guido Serenthà, Presidente storico e, in-sieme con il fratello Piero e con altri amici, fondatore del coro. Proprio quest’anno Guido ha lasciato il timone per passare le consegne a Sandro Belli, pure lui fondatore. Il coro avrà forze nuove e nuove idee che prepareranno il futuro e garantiranno continuità.

Voglio chiudere con una frase che mi ha consegnato l’amico Guido: Dal nostro coro sono passati tanti. Li ricordiamo tutti con gioia, specialmente quelli che ci hanno lasciato e ci precedono lassù dove si canta con un Eccellente Direttore la leggenda eterna della lusenta Soreghina. E, allora, auguri e felicitazioni, cari amici del Coro Fioccorosso e AD MAIORA!

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Provare e riprovare Il Coro Fioccorosso compie cin-quant’anni di vita. E le loro esibizioni sono sempre…perle

Piero Micucci

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Paola Gaviraghi

a cooperativa Meridiana sostiene la costruzio-ne di una casa di cura per persone in stato vegetativo o colpite da malattie neurologiche e neuromuscolari invalidanti come la SLA, le

distrofie o la sclerosi multipla attraverso il progetto SLAn-cio.

La struttura, che attualmente è arrivata alla realizzazio-ne dell’ultimo piano, sorgerà a Monza, nell’area dell’ex Centro Sportivo Rondò dei Pini adiacente all’RSA San Pietro, sul territorio della nostra Comunità pastorale. E’ un progetto che mira ad assicurare al paziente le cure necessarie in un ricovero di lungo periodo.

Per fare un quadro della situazione delle persone affette da grave disabilità sul territorio lombardo Noi ha incon-trato il dottor Fabrizio Giunco, coordinatore dell’Area Sanitaria del Centro geriatrico polifunzionale San Pietro di Monza.

In Lombardia nel 2009 sono stati rilevati in lunga as-sistenza 469 persone. Ma si afferma che vi sia un au-mento delle persone in stato vegetativo: è così?

I dati sono sottostimati: possiamo affermare che ci sono 850 persone in stato vegetativo e circa 500 con SLA, si tratta di un migliaio abbondante di persone che si trovano in una situazione grave e alle quali è difficile sta-re accanto, in un caso perché non hanno la possibilità di instaurare nessun tipo di relazione e nell’altro perché hanno un grande bisogno di comunicare e una difficoltà enorme nel farlo. Le famiglie si trovano, dopo anni di as-sistenza, in condizioni difficilissime di fatica e di stress e hanno bisogno di essere sostenute. SLA e stati vegetativi sono due paradigmi, sono due realtà estreme, ma ci aiu-tano a capire la situazione di chi si trova in condizioni di grave disabilità e del tipo di assistenza che necessita la persona e i famigliari che li assistono.

Quali le motivazioni dell’aumento?L’aumento di stati vegetativi è dovuto al fatto che nella fase di primissimo intervento e nella fase intensiva siamo diventati più bravi. Il servizio sanitario è molto qualificato e l’intervento è di altissima qualità. Questo ha prodotto un aumento non solo di vite salvate, ma anche la real-tà degli stati vegetativi. Realtà moderna. Si pensi che la definizione di “stato vegetativo” risale al ‘72 ed è

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Un progetto speciale

Diamo slancio a chi soffre

Come sarà Questa è la struttura come è stata immaginata e come sarà quando i lavori saranno ultimati

operativa dagli anni ‘90, prima i casi erano così pochi che ognuno usava una propria definizione. Certamente adesso siamo diventati più bravi anche nel gestire la fase successiva ossia quella riabilitativa e assistenziale. Per quanto riguarda la SLA il dato è stabile, ma siamo diventati più bravi nell’individuarla. Inoltre grazie ai ven-tilatori meccanici, tecnologicamente più avanzati, si è allungata la speranza di vita dei malati.

La regione Lombardia si è impegnata nella costruzione di una rete assistenziale di modo che dopo il percor-so ospedaliero si sia indirizzati verso strutture o servizi adeguati. Può darci una valutazione sull’efficienza e sulla qualità del servizio offerto?Il servizio sanitario offre un percorso organico e quali-ficato durante il periodo ospedaliero, gli anelli deboli sono il dopo. L’integrazione dei servizi sanitari con quelli socio sanitari è un discorso partito nel 2006. Le strutture socio sanitarie ci sono, ma si stanno ancora adeguando e trasformando.

I posti letto soddisfano il fabbisogno?Difficile quantificare, la situazione è in evoluzione. In Lombardia le RSA sono 60.000, apparentemente i letti ci sono, ma il problema è il tipo di assistenza che viene offerta. I nuclei specializzati e le strutture dedicate non sono molte: attualmente sono sei e San Pietro è tra que-ste, ma ne servirebbero di più e con 20-30 posti letto ciascuna.

Per quanto riguarda l’assistenza a domicilio?Gli affetti da SLA principalmente sono assistiti a domici-lio. Le famiglie ricevono assistenza dal servizio sanita-rio nazionale per le cure, i macchinari, l’infermiere, più 500 euro mensili, ma non ricevono aiuto per l’altro tipo di assistenza quotidiana che è necessaria e che è sup-plita da operatori privati e da badanti a tempo pieno, o da un famigliare che rinuncia al lavoro. Per la famiglia sono costi importanti. Inoltre l’assistenza domiciliare in sé è qualitativamente inferiore a quella offerta da una struttura specializzata.

Quali i costi?Considerando l’assistenza globale che la persona rice-ve possiamo quantificare in 6.000 euro al mese per una persona in stato vegetativo e 8.000 euro per una affetta da SLA. E i costi in struttura o in casa ormai sono gli stessi.In cantiere A sostenere la costruzione di questa casa di

cura per persone in stato vegetativo o colpite da Sla è La Meridiana

VUOI SOSTENERE SLANCIO?

Puoi farlo versando il 5 per mil-le indicando il Codice Fiscale 08400690155 oppure donan-do attraverso il conto postale (ccp n. 2313160) o conto corrente bancario (IBAN: IT 86 E 03512 01601 000000003717 - La Meridiana Due Società Coope-rativa Sociale).

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ella parrocchia di San Biagio da un anno è nato il gruppo 3-6 anni, dedicato a genitori e bambini che vogliono confrontarsi su cosa vuol dire trasmettere la fede ai più piccoli. Questa

realtà vuole essere uno spazio d’incontro libero rivolto a tutte le famiglie a chi pratica e a chi no, ma desidera provare ad avvicinarsi alla Chiesa. Ne parliamo con suor Antonietta e con Daniela, una mamma che ha par-tecipato attivamente all’attività del gruppo.“Dal colloquio per il battesimo si coglie che c’è una di-sponibilità da parte delle famiglie a un incontro con la comunità parrocchiale, ma poi per via degli impegni quotidiani questa volontà viene un po’ tarpata”, spiega suor Antonietta. “Con il battesimo nasce, in alcune famiglie, un entusia-smo che vuole trovare vita e spazio dentro la comunità. Tale entusiasmo è dettato dalla gioia di voler trasmettere la bellezza dell’annuncio del Vangelo ai propri piccoli.” Il gruppo 3-6 anni ha raccolto questo invito e nel suo pri-mo anno di vita ha visto la partecipazione di quasi 20

famiglie e quest’anno riprenderà i suoi incontri. Segno che ha risposto ad un bisogno reale presente nella co-munità: quello dei genitori di scambiarsi le proprie espe-rienze educative e di affrontare insieme ad altri papà e mamme le domande che i piccoli pongono. Proprio così perché l’educazione cristiana parte anche dalle domande dei piccoli. Perché festeggiamo il Nata-le? Chi è Gesù? Perché mi fanno baciare la statuina di Maria bambina? E così via.“Ma il gruppo nasce,” racconta mamma Daniela, “dall’i-dea di voler creare un tessuto connettivo tra il momento del battesimo e gli anni immediatamente successivi ad esso, e il momento della comunione. Questi anni sono una sorta di buco nero in cui molte famiglie dopo esser-si avvicinate alla parrocchia si allontanano. Si registra la necessità espressa dalle famiglie, che i sacramenti non siano vissuti come dei ‘timbri anagrafici’, ma come momenti alti di senso religioso. Oggi non è più obbliga-torio fare le cose, non è più necessario far parte della chiesa cattolica per essere visti bene in società, non è di

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Il gruppo 3-6 anni

La gioia di ritrovare lo stupore di credere

Genitori e figli Un momento felice per fare merenda insieme, per pregare, per scambiarsi esperienze

moda essere parte della chiesa, così chi sceglie di esse-re praticante, lo fa perché ci crede veramente, e questa iniziativa vuole essere un’occasione per le famiglie di riavvicinarsi alla chiesa anche prima dell’appuntamento con la cresima o la comunione dei figli”. “Dai bambini, specialmente da quelli piccoli, si impa-ra molto, è il loro modo di vivere le cose che ci fa da maestro”, ci ricorda suor Antonietta. “Proprio come di-ceva Gesù bisogna tornare bambini. Ed è da qui che vogliamo partire per dare un senso ai nostri incontri. Il potenziale religioso, la capacità di credere dei bimbi dai 3 ai 6 anni sono grandissimi. Non contano solo le domande, ma anche la loro capacità di lasciarsi stupire, di non dare giudizi, la non fretta del loro modo di vivere. Pensiamo a quando vai per strada e loro vedono un fiorellino e si fermano: lo ammirano poi ti coinvolgono. Il bimbo rappresenta uno stile di vita che può cambiare anche noi. Pensiamo alla gioia, il loro saper godere delle piccole cose. Più sono piccoli più sono sensibili a

queste cose. L’ascolto del bambino sarà fondamentale, per il lavoro che faremo insieme ai genitori.” Così non saranno solo i piccoli a scoprire il vangelo, ma anche mamma e papà ritroveranno la bellezza del crescere nella fede attraverso i loro figli. Gli incontri sono strutturati con una merenda a cui segue lo sviluppo di un tema uguale sia per i genitori che per i piccoli e poi un momento di scambio collettivo. In cui i grandi possono vedere quello che hanno fatto i loro pic-coli in autonomia e confrontarsi con gli altri genitori. In uno degli incontri passati è stata realizzata una mappa di una casa e i partecipanti hanno indicato la stanza e il momento in cui tutta la famiglia si riuniva, nell’arco della giornata. La maggioranza ha segnalato la camera da letto. Già, non è più intorno alla tavola che la famiglia si ritrova, ma è nel lettone di mamma e papà prima di andare a nanna. E’ lì nella camera dei genitori che la famiglia si dedica uno spazio di dialogo e di amore tutto per sé. Questo dice molto sul ritmo di vita che i gio-vani affrontano ed è importante scoprirlo proprio perché “Con i bambini piccoli quello che conta è quello che vivi, sono i gesti, sono le cose che si fanno e come le si fanno. La famiglia trasmette la fede con la semplicità del-la vita quotidiana con lo stare insieme con amore, con il saluto la sera, con il prendere il piccolo in braccio e raccontargli una storia, con il dire la preghiera insieme.” Le persone che desidereranno aderire al gruppo 3-6 anni possono farlo liberamente e gratuitamente, e que-sto anche se non possono garantire una continuità nella frequenza e l’invito vale per tutti coloro che vivono nella realtà della Comunità pastorale dell’Ascensione. L’obiet-tivo è di realizzare cinque, massimo sei incontri dalle 16,30 alle 18,30 il sabato. “Ma quello a cui miriamo”, conclude suor Antonietta, “è che la gente che viene stia bene, si senta serena e possa così aprirsi ed esprimere i propri dubbi, anche quelli di fede. Desideriamo che la gente sappia che c’è questa possibilità in parrocchia, di trovare uno spazio in cui confrontarsi e incontrare una chiesa non giudicante e rigida, ma aperta al dialogo e all’ascolto delle famiglie e dei loro bambini”.

Paola Gaviraghi

Lavorare insieme Piccoli lavoretti che vengono poi sud-divisi tra tutti i partecipanti alle riunioni

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Piccole storie a lieto fine Le conferenze di San Vincenzo

e Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli ap-partenenti alla nostra Comunità dell’Ascensione sono sempre alla ricerca di nuove risorse che possano aiutarle nelle loro attività. Oggi voglia-mo parlarvi di un’iniziativa inaugurata da don

Andrea e dai genitori dei ragazzi di Santa Gemma che hanno ricevuto la prima comunione o la cresima nella primavera di quest’anno. Queste famiglie hanno messo a disposizione delle nostre Conferenze 1.500 euro che abbiamo utilizzato come “borse di studio”.

AlbaNei giorni precedenti l’inizio dell’attività didattica, la giovane mamma ci racconta che nella sua giovinezza, in Albania, praticava con successo la pallavolo a livel-lo agonistico. La mamma ha trasmesso alla figlia, che frequenta la quinta elementare, la passione per quello sport. Nella scuola da lei frequentata, hanno organizza-to un corso di pallavolo: abbiamo messo a disposizione di Alba l’lattrezzatura e pagato l’iscrizione.

FranIl nostro amico ha frequentato, con buon profitto, la quarta elementare. La famiglia vive in una casetta malri-dotta: il piano superiore é in parte inagibile con diverse crepe nei muri che, dopo le ultime scosse di terremoto della scorsa estate, si sono ulteriormente accentuate, ren-dendo la casa poco sicura. Nonostante tutto riescono a pagare un alto affitto e le salatissime bollette del gas, soprattutto nella stagione invernale: la casa, dati gli altis-simi soffitti, a stento riesce ad essere scaldata e raramen-te la temperatura interna supera 17 gradi. Con il nostro aiuto questa famiglia ha completato l’acquisto di libri e di cancelleria per il nuovo anno scolastico di Fran.

FemQuesta famiglia proviene da un paese dell’Est Europa ed é composta da tre persone. Fem é nata in Italia e ha sette anni: é una bambina molto matura per la sua età e consapevole delle difficoltà che la sua famiglia sta attraversando. Fem frequenta la seconda elementare e l’aiuto della nostra comunità permetterà alla sua famiglia di sostenere le spese per la mensa scolastica.

HoaLui frequenta con successo la prima media. Il fratello più grande sta ripetendo la terza media perché le sue pre-carie condizioni di salute gli hanno impedito di seguire la scuola con regolarità. La famiglia da qualche anno vive in Italia per permettere al primogenito di ricevere cure sanitarie adeguate e che possano far sperare in un superamento delle sue difficoltà. L’acquisto di cancelleria per i due figli sembrava l’ennesimo ostacolo insuperabi-le, per fortuna non è stato così.

ArutIl padre e la madre di questa famiglia sono di origine tunisina: le due figlie sono nate in Italia. La separazione dei coniugi ha aggiunto un nuovo grave ostacolo e rap-presenta una nuova sfida per tutta la famiglia che già in passato si é misurata con gravi ristrettezze economiche. Mentre il padre vive in un piccolo paese della Brianza, la madre e le due figlie abitano in un appartamento di due locali della nostra parrocchia. Il padre e la madre sono disoccupati. Le figlie partecipano con entusiasmo alle attività dell’oratorio durante tutto l’anno, special-mente nel mondo del volontariato e della solidarietà. La figlia maggiore é una ragazza molto intelligente, che vuole allargare le proprie conoscenze culturali. Il nostro piccolo contributo le ha permesso di acquistare gli stru-menti necessari per il liceo scientifico che frequenta.

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Conferenza San Vincenzo di San Biagio

nche lo scorso settembre, come ormai tradi-zione da qualche anno a questa parte, a San Pio X c’è stata la messa concelebrata da tutti i sacerdoti che sono o sono stati impegnati od

originari della parrocchia. Quest’anno è stato don Bra-schi a presiedere la concelebrazione, visto anche che era l’occasione per i partecipanti di festeggiare i suoi vent’anni di sacerdozio. Durante l’omelia, don Braschi ha posto l’accento sul fatto che, dopo Giovanni Batti-sta, l’ultimo profeta dell’Antico testamento che metteva in evidenza, come gli altri, un Dio continuamente rifiutato e per questo lanciava quasi un grido di dolore, l’arrivo di Gesù è coinciso con l’annuncio di Dio che vuole la gioia piena, quella che non si consuma mai, dei suoi figli. E a sottolineare questo, il primo dei segni di Gesù è alle nozze di Cana, quando tramuta l’acqua in vino per la gioia dei presenti. Ma non sempre questo invito del Padre è abbracciato in pieno, ieri come oggi. A diffe-renza di Gesù, uomo vero, che riconosce sempre e con gioia la sua dipendenza dal Padre (“Io sono qui per fare

la volontà del Padre mio”), anche se unito intimamente, essenzialmente a Dio. Una dipendenza, un legame che se abbaracciamo ci rende intimamente liberi. E la fede è proprio questo: la gioia e il desiderio di sentirsi intima-mente pervasi e posseduti da Dio. E il festeggiamento, com’è tradizione di San Pio X, è continuato subito dopo la messa nel salone parrocchia-le: qualche pasta e qualche bottiglia (alcolica e no) per fare un brindisi, ma soprattutto un po’ di tempo per ab-bracciare e ritrovare i sacerdoti che oggi sono impegna-ti con il loro ministero da altre parti, ma che qui hanno lasciato un segno del loro passaggio. E tutti loro che chiedevano, se non li vedevano in mezzo agli astanti, “Dov’è Jacopo?”, “Si è sposato quel matto di Andrea?”, “Ha avuto un altro figlio Alice? Ma che bello!”. Segno di una comunione e di una fraternità che il tempo non può certo cancellare.

La Messa concelebrata a S. Pio X

Una fraternità che il tempo non cancella

Vent’anni di sacerdozio Don Braschi ha presieduto la messa concelebrata con altri otto sacerdoti

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Alfredo Rossi

Si ringraziano Pippo, Letizia, Gabriella e Pinuccia volontari della San Vincenzo per aver condiviso la loro esperienza

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San Biagio è ancora “il don Maurizio”, an-che se oggi a Lecco, dove risiede in qualità di Vicario Episcopale, è diventato Monsigno-re. Se chiedessimo ai nostri parrocchiani,

ciascuno potrebbe raccontarci molto sul nostro prece-dente parroco: ricordi, emozioni, quotidianità.

E se chiedessimo a lui? Abbiamo raggiunto don Maurizio che ha risposto con molta disponibilità alle nostre domande.

Quale è stato il cammino che ti ha portato a diventare sacerdote e quali sono state le tappe più importanti?La memoria sul passato è decisiva per uno sguardo in-telligente e onesto sul presente e sul futuro. Una persona senza memoria è finita, dicono. Ed è vero! La strada che si percorre è scandita da un’infinità di cippi, pietre miliari, luoghi, cose, spazi, tempi. Anche di imprevisti, di interruzioni, di imboscate, di temporali e folate di tra-montana. Di sole e di stelle, di luna e tramonti, di albe

bellissime e di orizzonti mozzafiato. Di fragilità, di soffe-renze e di peccati. Di persone: volti, mani, cuori, parole, silenzi, pensieri, intuizioni. Tesori e scrigni gonfi di affetto e riconoscimenti. Anche bauli da cui fanno capolino ge-losie, invidie, rabbie e incomprensioni subite e procu-rate. Soprattutto di una sterminato e invisibile carico di bene ricevuto e di protezioni avute che nemmeno ne ho un’idea! A questo ha contribuito quel Visibile Vivente che chiama alla Vita e che porta a compimento il senso di tutto e di tutti. Anche il mio. Oggi continua così il mio essere prete. Come da trentacinque anni. Così si impara a camminare senza più guardare indietro. Ho risposto alla domanda? Spero.

A San Biagio dal 1994 al 2007: che ricordi hai di que-sta Comunità? Cosa vorresti che la gente che ti ha co-nosciuto dicesse del tuo ministero?Tutti bellissimi! Proprio così, espressi con un aggettivo semplice e comprensibile. Scritto e detto al superlativo. Tutto mi porto dentro fin nel profondo, al punto che i

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Incontro con monsignor Maurizio Rolla

Un cammino di memoria, speranze e certezze

Quanti ricordi Estate 2005: un momento della Messa celebrata per i ragazzi durante le vacanze in Svizzera

Matteo Brioschi

ricordi sono diventati indicibili. Li ho metabolizzati e mi accompagnano: il timbro delle voci e il suono dei mi-liardi di passi. In oratorio, nelle scuole, nei campi estivi e in quelli invernali, sotto la volte delle nostre chiese e cappelle. Anche sull’asfalto di Via Prina, di Via Monti e Tognetti, dei tanti incroci trafficati e sulla soglia delle diecimila e più case. Nelle fabbriche e nei negozi, sotto rete o dal dischetto del rigore. Persino quei percorsi che sono approdati al banco dei bar per un caffè o una mezza brioche. Tredici anni di passi trapassati al vaglio di gioie e dolori, di vittorie e sconfitte. Di errori. Cercan-do di sfiorare ogni età, intuendone le indomabili prezio-sità ma anche le immancabili fragilità e imprevedibilità. Ascoltando, annunciando, testimoniando di Gesù: alme-no era questo il motivo per cui ero stato mandato. Chis-sà se si ricordano che ero venuto per questo! E chissà se l’avevo sempre tenuto in mente bene anch’io? Spero.

L’esperienza con la nostra Comunità ti ha cambiato e cosa ti ha lasciato?Se gli incontri non ti cambiano e non cambiano qual-cosa di te è perché sei di plastica. Un bel peluche. Un pupazzo artificiale con la voce metallica e stridula tanto da diventare fastidioso e insopportabile. Non mi pare di essere diventato nessuna di quelle due cose lì. Qui viene il bello della diretta: ti ritrovi certamente trasforma-to e con un bagaglio di miriade di cose meravigliose ma che non riesci nemmeno più ad elencare. Perciò, per non tralasciare qualcuno o qualcosa di questo can-giante splendore, preferisco affidarmi allo sguardo di chi mi incontra chiunque esso sia. Anche se giudicasse il mio cambiamento insufficiente e il mio bagaglio non alla moda. Spero.

Dopo Monza, Saronno e ora Lecco: vuoi raccontarci come hai vissuto questi anni e di cosa ti occupi in questa nuova missione che ti è stata affidata?Quelli di Saronno sono … volati accompagnati, però, da un’intensità ricevuta di cui ancora non mi rendo ben conto tanto preme e da una larghezza offertami che non riuscirò mai a misurare. L’eventuale racconto si stempera in pochissime parole per un traboccare di vita ricevuta e un filo d’oro che ha legato ogni singolo minuto: una cosa mi ha particolarmente colpito: la misericordia che il Signore e la gente mi hanno sempre riservato. Di che cosa mi occupo adesso? Per essere preciso e onesto dovrei rimandarti al numero 166 del Sinodo 47 della Diocesi di Milano. Ma per chi è arrivato fin qui a leggere può risultare complicato e, soprattutto, intro-vabile … Per farla breve: rappresento l’Arcivescovo in una delle sette zone della Diocesi ambrosiana, la Zona

Terza di Lecco. Una serie di volti e luoghi: sacerdoti, dia-coni, famiglie religiose maschili e femminili, decanati, parrocchie, comuni disseminati sopra una superficie di circa 1.000 km quadrati per quasi 400.000 abitanti. Con tutti e tutto dovrei essere in grado di coniugare molti verbi importanti di cui alcuni sono certamente necessa-ri come visitare, parlare, aiutare, accompagnare. Altri sono indispensabili: amare, ascoltare, pregare, acco-gliere, tacere. Altri con un ‘non’ davanti: non danneg-giare, non mortificare, non giudicare, non imbrogliare. Ma qualche verbo l’avrò dimenticato, ne sono sicuro.

Per un sacerdote muoversi da un posto all’altro è nor-male: ma non c’è qualche volta l’idea o la voglia di “restare fermi”?Sì, è normale muoversi. O, almeno, dovrebbe esserlo. Restare fermi: dove? E, soprattutto, per chi? Muoversi è dinamica del credente nella Trinità di Dio: ne sono proprio sicuro.

Il don Maurizio Ora è diventato monsignore e risiede a Lecco in qualità di Vicario Episcopale

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artedì 27 novembre, al teatro Binario 7, si è svolta una serata per presentare il cortometraggio “Armi e bagagli”, che è stato premiato con la Coppa del Presidente al Concorso del Cinema Nuovo, che si tiene ogni due anni a Gorgonzola e che vede in

gara lavori, provenienti da tutte le parti del mondo, interpretati da disabili. Il teatro era pieno e, dopo la presentazione del corto del Gruppo Intervento e di altri due brevi film partecipanti alla rassegna, si è proceduto alla pre-miazione. A ogni attore che ha partecipato alla realizzazione di “Armi e bagagli” è stato consegnato un Oscar che tutti hanno mostrato con orgoglio, assieme alla Coppa vinta. E già si è cominciato a lavorare al corto che, tra due anni, sarà presentato al festival di Gorgonzola. Per chi volesse, è possibile acquistare il cd con il corto: basta telefonare alla sede del Gruppo Intervento: 039-389664

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