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REC’N’PLAY 52 / 2007 - Native Instruments FM8 ENRICO COSIMI - www.recnplay.it - 1 - NATIVE INSTRUMENTS FM8 Virtual Frequency Modulation Synthesizer …E QUI SCATTA L’APPLAUSO Nel percorso evolutivo della Musica Elettronica, le invenzioni veramente significative si contano sulle dita di due mani; una delle dieci - scegliete voi quale dito accoppiare - è sicuramente occupato dalla Linear FM Synthesis, ovvero dalla sintesi per Modulazione Lineare di Frequenza concepita da John Chowning nel pieno degli anni ’70 presso i laboratori CCRMA della Stanford University e, successivamente, portata al successo commerciale dalla Yamaha Corporation. di Enrico Cosimi [email protected] Non è questa la sede per ripetere tutti i fasti della FM, basterà ricordare come l’affermazione commerciale di strumenti come la Yamaha DX-7 Mk I nel 1983 e successivamente la DX-7 II/FD (per un totale di qualche centinaia di migliaia di apparecchi venduti in tutto il mondo) abbia influenzato in maniera significativa la produzione di musica elettronica (e non) consumer ed accademica. All’interno del più generale filone storico di riproduzione hardware mediante software, già nel 2001 Native Instruments aveva rilasciato il primo programma FM7, in grado di offrire totale compatibilità con il sys-ex Yamaha originale condito con una significativa serie di migliorie; annunciata nel 2006, ma effettivamente disponibile nel nuovo, definitivo, standard Universal Binary, la nuova versione FM8 offre all’utente capacità di sintesi e funzioni di controllo accessorie pressochè irresistibili, tali da innescare, anche nel programmatore / compositore più smaliziato, una compulsiva sete di possesso. Software ed installazione N.I. FM8 è disponibile per le piattaforme Mac, PC ed Universal Binary; può essere utilizzata tanto in modalità standalone quanto integrata come plug-in all’interno delle più diffuse unità host presenti sul mercato. L’installazione non richiede eccessive cautele, i requisiti di sistema - come al solito - possono essere riassunti nel classico adagio the more, the best, come per quasi tutti i programmi che gestiscono l’audio all’interno di un computer. L’autorizzazione, archiviato il vecchio Registration Tool, avviene ora attraverso un nuovo Service Centre che, tramite l’ormai consueto sistema di challenge/response, autorizza il programma sulla base dell’identificazione di componenti hardware fondamentali del computer. Come utenti registrati, si ha diritto a due installazioni su altrettante macchine, purchè non operative nello stesso istante (un fisso ed un portatile); sempre tramite Service Centre, si può trasferire l’autorizzazione da una macchina all’altra e, con una serie di automatismi, si possono tenere sotto controllo tutti gli aggiornamenti da scaricare per il

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NATIVE INSTRUMENTS FM8

Virtual Frequency Modulation Synthesizer

…E QUI SCATTA L’APPLAUSO

Nel percorso evolutivo della Musica Elettronica, le invenzioni veramente significative si contano sulle dita di due mani; una delle dieci - scegliete voi quale dito accoppiare - è sicuramente occupato dalla Linear FM Synthesis, ovvero dalla sintesi per Modulazione Lineare di Frequenza concepita da John Chowning nel pieno degli anni ’70 presso i laboratori CCRMA della Stanford University e, successivamente, portata al successo commerciale dalla Yamaha Corporation. di Enrico Cosimi [email protected] Non è questa la sede per ripetere tutti i fasti della FM, basterà ricordare come l’affermazione commerciale di strumenti come la Yamaha DX-7 Mk I nel 1983 e successivamente la DX-7 II/FD (per un totale di qualche centinaia di migliaia di apparecchi venduti in tutto il mondo) abbia influenzato in maniera significativa la produzione di musica elettronica (e non) consumer ed accademica. All’interno del più generale filone storico di riproduzione hardware mediante software, già nel 2001 Native Instruments aveva rilasciato il primo programma FM7, in grado di offrire totale compatibilità con il sys-ex Yamaha originale condito con una significativa serie di migliorie; annunciata nel 2006, ma effettivamente disponibile nel nuovo, definitivo, standard Universal Binary, la nuova versione FM8 offre all’utente capacità di sintesi e funzioni di controllo accessorie pressochè irresistibili, tali da innescare, anche nel programmatore / compositore più smaliziato, una compulsiva sete di possesso.

Software ed installazione N.I. FM8 è disponibile per le piattaforme Mac, PC ed Universal Binary; può essere utilizzata tanto in modalità standalone quanto integrata come plug-in all’interno delle più diffuse unità host presenti sul mercato. L’installazione non richiede eccessive cautele, i requisiti di sistema - come al solito - possono essere riassunti nel classico adagio the more, the best, come per quasi tutti i programmi che gestiscono l’audio all’interno di un computer. L’autorizzazione, archiviato il vecchio Registration Tool, avviene ora attraverso un nuovo Service Centre che, tramite l’ormai consueto sistema di challenge/response, autorizza il programma sulla base dell’identificazione di componenti hardware fondamentali del computer. Come utenti registrati, si ha diritto a due installazioni su altrettante macchine, purchè non operative nello stesso istante (un fisso ed un portatile); sempre tramite Service Centre, si può trasferire l’autorizzazione da una macchina all’altra e, con una serie di automatismi, si possono tenere sotto controllo tutti gli aggiornamenti da scaricare per il

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programma, differenziandoli da quelli già scaricati; un bel passo avanti rispetto alle insidie del precedente Registration Tool. La procedura di autorizzazione avviene - senza problemi nel nostro caso (Universal Binary) - tramite ethernet/internet, via fax o via file da trasmettere attraverso macchina host. Il programma viene fornito con una quantità industriale di suoni pronti ad essere utilizzati, già mappati e catalogati secondo le nuove caratteristiche Kore Sound (ulteriori particolari in seguito), contiene tutti i suoni precedentemente sviluppati per FM7, con il quale mantiene una totale retrocompatibilità e garantisce la capacità di gestione diretta dei file sys-ex trasmessi dalle macchine hardware Yamaha originali. Inutile dire che il patrimonio di patches disponibili in rete è enorme…

Avviso ai naviganti Di solito, quando si parla di una revisione software inerente ad un pacchetto operativo già disponibile sul mercato, si tende a concentrare l’attenzione sulle nuove funzionalità, dando per scontata la conoscenza dell’ambiente di programmazione da parte dell’utente; in questo caso, vista la rivoluzione generale apportata all’architettura di sistema, ripartiremo quasi da zero.

Interfaccia utente La schermata principale del programma è divisa in quattro zone operative:

• Application Control Bar, la fascia orizzontale superiore, che contiene i pulsanti per la visione selettiva di tastiera virtuale e di schermata controllo, la gestione dei file in save/load, l’identificazione del programma operativo - ed il suo browsing per posizioni contigue, l’accensione dell’arpeggiatore, l’indentificazione della posizione originale nella matrice di morphing timbrico; sempre nella stessa fascia, sono poi visibili le voci di polifonia instanziate, il carico sulla CPU (sul nostro MacBook Pro 2.33 GHz, 8 voci di polifonia full option impiegano il 4% della potenza totale di calcolo), la ricezione di codici MIDI, l’innesco del MIDI Learn ed una miniaturizzazione dello spettro armonico generato dal timbro programmato.

• Navigator, la fascia verticale sinistra che raccoglie i selettori di visualizzazione per le diverse sub-pagine in cui è organizzato il programma. Oltre alle sub-pagine primarie (Browser, Attributes, Master, Effects, Arpeggiator, Easy/Morph, Expert), sono disponibili altre visualizzazioni che permettono di controllare in un solo colpo d’occhio lo stato di tutti gli operatori disponibili o - in alternativa - di focalizzare l’attenzione su uno solo di questi, gli inviluppi, le modulazioni, il fractional key scaling, l’analizzatore di spettro e l’oscilloscopio virtuale (…applausi, prego), il pitch envelope.

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• Editing Area, alla destra del navigatore; è la zona dove vengono riportati i parametri inerenti alla pagina selezionata. Nell’illustrazione soprastante, sulla destra della Master Window è riportata la matrice degli operatori, con cui l’utente può creare o editare determinati algoritmi di funzionamento.

• Virtual Keyboard, con cui pilotare - in mancanza di meglio - l’emissione delle note in punta di mouse; come tutti i programmi N.I., anche in questo caso si può comunque ricorrere all’alfanumerica del computer per gestire in polifonia l’esecuzione delle note richieste.

Master Window Sarebbe offensivo per il lettore subire un’approfondimento relativo ai comportamenti di questi parametri, che governano l’intero funzionamento del programma. Basterà evidenziare che, vista la natura di plug-in, FM8 può essere utilizzato come generatore timbrico, ma anche come unità di filtraggio per segnali esterni (ecco spiegata la presenza dell’Input Level), offrendo capacità di controllo assolutamente degne di nota: avete mai provato a processare uno speaker in regime di FM lineare? Altrettanto significativa è la presenza della doppia regolazione di precisione Analog/Digital, con il quale scalare la nettezza timbrica o definire il numero di bit utilizzato per la generazione sonora (ricordiamo che la DX-7 Mk I lavorava a 12 bit, la DX-7 II FD era invece potenziata a 16 bit). Sulla destra dell’impaginazione, è disponibile il listato dei MIDI CC eventualmente mappati al controllo dei parametri interni; poco da dire sui più comuni controlli di Polyphony, Unison, Portamento eccetera; degna di nota invece la possibilità - filologicamente ispirata alle funzioni della DX-7 II FD - di dedicare il Pitch Bend, in alternativa al normale funzionamento, al trattamento selettivo delle voci più alta, più bassa, più recente, legata.

Effects Window Prerogativa originale di FM8, è ora possibile arricchire la timbrica FM con un blocco di dodici effetti diversi, inseribili e modificabili a discrezione dell’utente. Non è possibile alterare la sequenza degli effetti, questo significa che il riverbero si troverà sempre in terzultima posizione e l’overdrive sarà sempre all’inizio della catena di processing; nonostante questa limitazione, la struttura è ricca ed offre (in sequenza): Overdrive,

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Tube Amp simulator, Cabinet simulator (con 10 simulazioni desunte dal know how Guitar Rig 2), Shelving EQ, Peak EQ, Talk Wah, Phaser, Flanger, Tremolo, Reverb (puro e dilatabile a discrezione dell’utente), PsycheDelay (stereo delay con modulation pitch sulle ribattute e reverse selezionabile… to die for), Chorus/Delay. L’amount di effetto applicato al suono è generale per tutti e dodici i trattamenti; l’utente può copiare da una timbrica l’intero blocco di regolazioni effetto ed incollarlo su un altro suono

1. Comunque,

all’interno della matrice di morphing, eventuali differenze nell’Effect Amount presenti sulle quattro timbriche vengono rispettate; come dire che i suoni posizionati ai quattro punti cardinali della matrice confluiscono nella stessa configurazione di effetti, ma con quantità di trattamento diversificato.

Arpeggiator Window Un altro arricchimento, decisamente significativo, di FM8 è il nuovo arpeggiatore, che riunisce funzionalità tipiche degli step sequencer di analogica memoria con le possibilità espressive dell’automatismo esecutivo. Ogni timbrica di FM8 può avere il proprio corredo di parametri di arpeggio (come dire che può avere il proprio arpeggiatore indipendente) e, nel caso di instanze multiple all’interno di una piattaforma host, si possono controllare i diversi arpeggiatori in rapporto al master clock di sincronizzazione generale; ovviamente, in modalità standalone, la struttura monotimbrica del programma permette l’operatività di un singolo arpeggiatore alla volta (la situazione non cambia neanche nel caso di quattro sonorità messe in morphing, come vedremo in seguito…). La pagina dell’arpeggiatore è divisa in due sezioni: il pattern editor inferiore, dove l’utente può specificare gli attributi indipendenti per ciascuno dei 32 possibili step in cui articolare l’esecuzione e quella superiore, che raccoglie i valori parametrici comuni all’intero pattern. Premesso che il pattern può avere una lunghezza variabile tra 1 e 32 step, a discrezione dell’utente, è necessario puntualizzare che ci sono 64 templates di arpeggio memorizzabili, cioè sessantaquattro possibili modelli cui fare velocemente riferimento se non si vuole annegare nelle opzioni di programmazione; di questi modelli, 48 vengono forniti da Native Instruments e 16 sono lasciati liberi a disposizione dell’utente. E’ comunque possibile sovrascrivere tutti i templates sostituendone il contenuto in maniera distruttiva; ovviamente, in mancanza di un backup data, è meglio agire con una certa cautela.

Arpeggio: parametri globali? I parametri globali di arpeggio comprendono le tradizionali logiche di Hold, Key Sync e One Shot, più una più ambigua funzione Down che permette di definire - a priori - se la scansione delle note eseguite debba essere operata dal basso verso l’altro o dall’alto verso il basso. La lettura degli step può avvenire secondo velocità metronomica specificata in BPM (in assenza di sincronizzazione con il master clock) rispettando una percentuale di Shuffle applicata al valore ritmico selezionato per gli step (con attributi Tripled e Dotted a discrezione dell’utente). La gestione della key velocity può essere controllata nel rispetto dell’esecuzione sulla periferica MIDI di controllo, o può essere impostata tout cour definendo un valore unico arbitrario; allo stesso modo, è possibile impostare un valore di offset sul rapporto legato/staccato all’interno della durata per il singolo step. La quantità di dinamica aggiuntiva (Accent) è definibile mediante controllo dedicato. E’

1 Non ci dispiacerebbe, in una prossima versione, scoprire una maggior flessibilità nell’assegnazione e nell’ordinamento degli effetti, magari implementati graficamente secondo le logiche object oriented già sperimentate in altre pagine dello stesso programma.

Altra considerazione da aggiungere alla lista dei desiderata: la catena di effetti è unica anche nel caso di quattro timbriche messe in morphing… perché non prevedere la possibilità di lavorare con quattro catene effetti mantenendo un’indipendenza timbrica “alla Novation” per intenderci? Certo, il costo sulla CPU sarebbe significativo, ma con l’incremento di potenza offerto dai nuovi dual core…

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possibile definire una finestra di tastiera dedicata all’arpeggio, a destra o a sinistra (opzione Bass) di un punto di Split liberamente indirizzabile.

Modi di Arpeggio Fino a qui, le cose rispettano la tradizione; diverso è il discorso per la gestione del Mode, ovvero della procedura con cui le note eseguite sulla tastiera vengono assegnate alla griglia di step previsti per la maschera di arpeggio; presupponendo che quasi sempre ci sono più step in lista che note premute (lo stesso Hannibal Lecter, il caso più famoso di polidattilia conosciuto dalle masse, non potrebbe arrivare a premere più di dodici note contemporaneamente…), è possibile sfruttare diverse logiche di assegnazione. Supponiamo di aver creato una maschera di arpeggio con otto step abilitati al playback e di suonare sulla tastiera la triade fondamentale di do maggiore C D E, in base alla logica selezionata, avremo i seguenti comportamenti:

• Ping: C D E D C D E D (senza ripetizione delle note terminali). • Pong: C D E E D C C D (con ripetizione delle note terminali). • Wrap: C D E C D E C D (ripetizione delle note ad esaurimento degli step disponibili). • Wrap+: C D E C+ D+ E+ C++ D++ (ripetizione delle note con raddoppio di ottava superiore

progressivo). • Wrap-: C D E C- D- E- C-- D-- (ripetizione delle note con raddoppio di ottava inferiore progressivo). • Last: C D E E E E E E (ripetizione dell’ultima nota eseguita). • First: C D E C C C C C (ripetizione della prima nota eseguita). • Random: selezione casuale delle note. • Pause: C D E - - - - - (riempimento con pause per tutti gli step “che avanzano”, utile per mantenere

costante la durata del pattern rispetto al clock esterno).

Arpeggio Pattern Editor La costruzione della maschera di arpeggio avviene nella parte inferiore della schermata: per ciascuno step sono disponibili sei possibili attributi impostabili in maniera indipendente:

• On/Off, ovvero l’alternanza nota-pausa. • Tie, la legatura che unisce due step contigui e non fa ripartire l’inviluppo. • Accent, un valore di dinamica addizionale sommato al livello di Key Velocity generale. • Note Order, l’ordine con cui le note premute sulla tastiera (lette dal basso verso l’alto o dall’alto

verso il basso - in base allo stato del controllo Down) vengono assegnate alla matrice di step; normalmente la scansione di lettura è lineare: 1 2 3 4 5 6 7 8…, ma è possibile creare delle ripetizioni o sequenze più complesse, normalmente proibitive per un arpeggiatore standard.

• Octave, un offset di intonazione specificabile in +/-2 ottave rispetto al valore eseguito sulla tastiera. • Transpose, un offset di intonazione specificabile in +/- 11 semitoni rispetto al valore eseguito sulla

tastiera. Ciascun attributo può essere resettato velocemente su un valore standard o può essere randomizzato con un semplice click del mouse (quest’ultima opzione permette di generare velocissimamente una quantità pressochè infinita di pattern trance). Come nel Matrix Pattern Sequencer di Reason 3.0, anche in questo caso è possibile trasferire il contenuto delle singole celle step spostandolo di una o più locazioni mediante selettori Left/Right Position Shift.

Un classico banco di prova per gli arpeggiatori… …è la capacità o meno di riprodurre con esattezza la sequenza iniziale (sovrapposizioni di traccia escluse) di Baba ‘O Riley traccia di apertura composta da Pete Townshend nel 1971 e pubblicata dagli Who nell’album Who’s Next.

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L’arpeggiatore di FM8 offre due possibili soluzioni: A. Il musicista suona solo Fa sulla tastiera ed il pattern editor, dopo aver inserito i valori riportati

nell’illustrazione sottostante, fa tutto il resto.

B. Il musicista si degna di suonare il tricordo Fa - Do - Fa ed il pattern editor si occupa delle ripetizioni e della selezione note order desiderata. Da non dimenticare che, in un normale arpeggiatore, il risultato sarebbe Fa1 - Do - Fa2 - Do - Fa1 nel migliore dei casi, Fa1 - Do - Fa2 - Fa1 - Do - Fa2 nel caso più comune.

Tutte e due le possibilità, A e B, sono valide e possono essere scelte sulla base di valutazioni squisitamente soggettive (ad esempio il numero di dita disponibili per l’inserimento note in tempo reale); quello che non cambia è la dimostrata flessibilità dell’arpeggiatore contenuto all’interno di FM8.

Easy / Morph Window Se l’utente non ha capacità o volontà di affrontare le masochistiche delizie della programmazione FM lineare, può sempre limitare i propri interventi alla gestione dei parametri operativi raccolti nella Easy Page; come lascia presagire il nome, in questo blocco funzione sono raccolti dei macro comandi che simulano efficacemente l’operatività tipica di una rassicurante interfaccia analogica, andando però ad agire su numerose destinazioni della struttura di sintesi. Ad esempio, ma se ne potrebbero fare molti, il comando di

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Brightness influenza il volume di uscita di tutti gli operatori che agiscono da modulatore, e contemporaneamente interviene anche sulla quantità di feedback emesso in ciascuno degli eventuali percorsi recursivi implementati. L’utente può scegliere di non vedere tutto questo e, girando una sola manopola di “brillantezza”, accettare velocemente il risultato dell’accresciuta presenza armonica.

La Editing Area è divisa in due sezioni inerenti la gestione Easy ed il controllo della matrice di Morphing. Easy Window I parametri di intervento immediato sono relativi alla gestione delle modulazioni cicliche prodotte mediante:

• LFO: la macro gestisce simultaneamente i due oscillatoria bassa frequenza disponibili come sorgente di modulazione; i parametri comprendono:

o Rate, velocità di modulazione; o Vibrato, quantità di modulazione sulla frequenza degli operatori Carrier; o Timbre, quantità di modulazione sull’output level degli operatori Modulator e sui feedback

loop eventualmente instanziati sulla stessa categoria di operatori ; o Tremolo, quantità di modulazione sull’output level degli operatori Carrier.

• Timbre: gestione facilitata dei parametri che governano il contenuto armonico del suono programmato (o minimamente editato):

o Harmonic, modifica del contenuto armonico ottenuta variando i rapporti di frequenza tra operatori Carrier e Modulator;

o Detune, applicazione di un offset in Hertz all’intonazione dei soli operatori Carrier, o Envelope Amount, controllo generale sull’intervento degli inviluppi applicati indistintamente a

tutti gli operatori; o Brightness, incremento dell’output level per gli operatori Modulator, con conseguente

aumento delle armoniche generate; o Velocity, variazione della sensibilità alla key velocity simultanea per tutti gli operatori (se

sono Carrier, si tradurrà in un aumento di livello audio, se sono Modulator, si tradurrà in una maggior apertura timbrica del contenuto armonico).

• Timbre Envelope, macro iper semplificata degli inviluppi multi-stage che governano l’output level per gli operatori Modulator; le curve di inviluppo vengono gestite mediante i quattro tradizionali parametri di Attack, Decay, Sustain, Release.

• Output: macro che permettono di gestire, in maniera velocizzata, i parametri di: o Volume, livello generale della timbrica programmata; o Key Velocity; o Stereo Width, apertura stereofonica del posizionamento per i singoli operatori Carrier

(vedremo dopo come sia possibile, nella matrice di algoritmo, specificare individualmente le posizioni stereo di ciascun operatore).

• Amplitude Envelope, in maniera simmetrica al Timbre Envelope, anche in questo caso vengono forniti quattro veloci punti di intervento per controllare Attack, Decay, Sustain e Release sull’ampiezza del timbro. Ovviamente, le macro agiscono sugli inviluppi multistadio degli operatori Carrier.

• Effects, gestione iper velocizzata della quantità di effetto ed accensione/spegnimento per i moduli di trattamento sonoro.

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Morph Square Nella sua forzata monotimbricità per instanza, FM8 offre la possibilità di articolare simultaneamente quattro blocchi di programmazione tra cui migrare vettorialmente per ottenere ibridi timbrici

2. Per migrazione

vettoriale si intende la possibilità di ottenere progressive variazioni sonore tra i quattro timbri liberamente selezionati nella sound library e successivamente assegnali ai punti cardinali nord, sud, est ed ovest.

Non tutto è sottoponibile a morphing Il morphing dei valori è forzatamente limitato a determinate famiglie di parametri che compongono il timbro; sono sottoponibili a morphing i parametri di: frequenza degli operatori, forme d’onda degli operatori (mediante un passaggio switch, non graduale), parametri degli operatori X (noise-waveshaper) e X (doppio filtro multimodo), valori per le qualità Analog e Digital del timbro, FM Matrix amount, FX amount, Algorithm (…si si, proprio l’algoritmo, ovviamente non è possibile effettuare un morphing graduale tra un tipo di collegamento e l’altro). C’è una categoria di parametri che non può essere sottoposta a morphing, e che vengono desunti in blocco dal timbro instanziato nell’angolo a sinistra in basso del morph square; i parametri non morphabili riguardano: gli inviluppi, il keyscaling, il modo mono/unison ed il portamento, le modulazioni e le assegnazioni dei due LFO, i parametri di arpeggiatore (ne parlavamo in precedenza), i parametri dei singoli blocchi FX implementati. Come si riconoscono i parametri morphabili da quelli non morphabili? Semplice: nelle pagine grafiche, quelli influenzabili dal Morph Square sono evidenziati nella loro intestazione con una versione miniaturizzata del quadrato di controllo. Come al solito, se proprio ci si vuole almeno avvicinare ad una grossolana vettorializzazione dinamica di tutti i parametri (o meglio delle rispettive ampiezze timbriche), è necessario instanziare quattro versioni del plug-in FM8 e successivamente, all’interno del programma host, automatizzare altrettante traiettorie di volume. Non è proprio la cosa più comoda del mondo…

Se la gestione del morphing fosse limitata alla variazione non dinamica dei rispettivi timbri, la cosa potrebbe definirsi quantomento limitata; invece FM8 offre una serie di parametri addizionali che permettono il condimento dell’operazione rendendola più interessante. Una volta assegnati i quattro timbri desiderati, è possibile definire un’area di randomizzazione controllata che, mediante i due slider orizzontale e verticale, prevede una “nuvola” di casualità applicabile ai valori parametrici originali; se il cursore di traiettoria, il quadrato rosso che compare nel morph square, viene schiacciato contro i margini dell’area utile, la nuvola di randomizzazione viene ridimensionata in tempo reale, concentrandola all’interno dello spazio residuo disponibile. E’ possibile assegnare uno stesso timbro a tutti e quattro i quadranti mediante Normalize Timbres, che moltiplica automaticamente la sonorità della posizione sinistra in basso per le altre tre locazioni; successivamente, diventa possibile alterare diversi blocchi di valori - ad esempio FX amount - e lasciare fare il resto alla randomizzazione del morphing.

2 A differenza di un vero sintetizzatore vettoriale, in questo caso il tragitto sonoro tra le quattro timbriche originali non può essere

automatizzato, ovvero non è possibile disegnare una traiettoria che - mediante una sorgente di modulazione o con altre funzioni programmabili - possa essere (de)scritta a priori ed eseguita in differita. L’unica maniera per automatizzare lo spostamento di morphing

consiste nell’assegnale lo spostamento del cursore ad un MIDI CC specifico e, in maniera esterna ad FM8, automatizzarne i valori all’interno del programma host Audio/MIDI. Chissà che, anche in questo caso, in occasione di una prossima revisione software…

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La quantità di valore random è specificabile mediante preciso random seed nel range min/max di 0/100.

Le finestre Expert Fino ad ora, ogni pagina richiamabile con il Navigator corrispondeva ad un unico blocco di dati; il modo Expert racchiude al suo interno altre 14 pagine che diventano indispensabili per programmare in dettaglio il le timbriche ottenibili con FM8. Inutile dire che, se ancora non vi siete convertiti alla FM Lineare, potete continuare felicemente con il modo Easy, piluccando qua e la all’interno della nutrita libreria di timbriche e trattamenti audio forniti con il programma.

Altrettanto inutile dire che, per sopravvivere alle Expert Pages bisogna avere le idee abbastanza chiare sul funzionamento pratico della vecchia Yamaha DX-7 (Mk I e II FD) e, più generalmente, sulla teoria della Linear FM Synthesis. A questo punto, una persona minimamente sensata andrebbe a rispolverare i vecchi manuali teorici, qui invece si continua a testa bassa.

Gli algoritmi secondo FM8 Tutte le pagine Expert hanno in comune, sulla destra, la graficizzazione della FM Matrix, ovvero del possibile algoritmo costruibile dall’utente. La sua struttura grafica è sensibilmente diversa dalla tradizionale rappresentazione di scuola Yamaha, e può disorientare più di un utente alle prime esperienze con FM8. Il lettore mediamente esposto alla FM lineare ricorderà come, alla base del suo funzionamento, ci siano sei generatori sonori che, combinati in diverse maniere, producono spettri armonici particolarmente complessi: il tipo di combinazione, ovvero il rapporto di funzione Carrier/Modulator è per l’esattezza l’algoritmo.

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Nella vecchia scuola grafica Yamaha, l’algoritmo veniva visualizzato con una serie di scatole connesse tra loro; ad esempio, l’algoritmo 01 (adatto alla programmazione di timbriche composte da due nuclei di sintesi differenziabili per intonazione - i due carrier - e per contenuto armonico - i quattro modulator ) era così rappresentato:

Nel nuovo FM8 (e già nel precedente FM7) lo stesso algoritmo viene visualizzato nella maniera seguente:

Queste le considerazioni fondamentali:

1. Gli operatori vengono identificati con lettere da A a F, F è l’operatore 1 e A è l’operatore 6. 2. Gli operatori Carrier (quelli di cui si ascolta l’uscita audio) sono collegati direttamente alla barra di

uscita audio che corre orizzontalmente nella fascia bassa della rappresentazione; all’intersezione, è visualizzato il valore del livello di uscita - in questo caso, per i due operatori F e D, è pari a 100.

3. Gli operatori Modulator (quelli che con la loro azione modulante definiscono il contenuto armonico) agiscono sui Carrier selezionati mediante un sistema di intersezioni lungo gli assi grafici verticali ed orizzontali; in questo caso, l’operatore E modula l’operatore F con un’ampiezza pari a 39/100, l’operatore C modula il D a 66/100, il B modula il C a 30/100, l’A modula il B a 39/100.

4. Il feedback loop, ovvero la condizione in cui l’uscita audio di un operatore è riportata all’ingresso di modulazione del medesimo operatore, è realizzato con un’intersezione sopra o a fianco dell’operatore intessato; nell’illustrazione, l’operatore A è in feedback loop.

5. Caratteristica particolare di FM8, ciascun operatore carrier può essere assegnato ad un preciso punto sull’arco della stereofonia; nell’illustrazione superiore, i due operatori F e D sono panpottati in

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posizione full right e full left. Gli altri operatori, essendo modulators, in questo non raggiungono direttamente il buss audio e quindi non hanno controlli di panpot.

6. Gli operatori A-B-C-D-E-F sono accesi, quindi attivi; gli operatori X e Z sono spenti, quindi inattivi. 7. L’operatore A, evidenziato con il box di colore giallo, è stato selezionato per le operazioni di editing.

Di seguito, altri algoritmi a confrono nella doppia visualizzazione Yamaha - Native Instruments. L’algoritmo 18 è costruito su un unico operatore Carrier, il numero 1 (Yamaha) o F (Native Instruments), su cui insistono tutti gli altri Modulators, con presenza di un unico feedback loop.

L’algoritmo 26 prevede la presenza di tre operatori Carrier, il primo 1/F non modulato, il secondo 2/E controllato da un solo Modulator, il terzo 4/C controllato da due Modulators (di cui uno in feedback loop). Nella visualizzazione Native Instruments, l’operatore A - in feedback loop - è selezionato per l’editing parametrico.

Superato un certo limite di complessità, la visualizzazione tradizionale diventa insufficiente; nell’esempio seguente, forniamo prima la rappresentazione secondo gli standard FM8 Native Instruments dove, comunque, la complessità circuitale può essere seguita con relativa chiarezza, e successivamente la rappresentazione grafica nel formato tradizionale Yamaha. In quest’ultimo caso, per venire a capo dei percorsi audio, dei feedback loop, delle modulazioni primari e di quelle addizionali, diventa indispensabile ricorrere alla colorazione differenziata. Nel caso specifico, le uscite audio sono in verde, i feedback loop sono in rosso, le modulazioni primarie sono in nero, quelle secondarie sono in blu. Il lettore valuti le due rappresentazioni e tragga le proprie conclusioni sull’efficacia della FM Matrix implementata da Native Instruments

3.

3 Inutile ricordare come solo mediante implementazione N.I. sia possibile, in ambiente commerciale, riprodurre percorsi FM come quelli

a triplo e quadruplo modulatore nidificato ampiamente sperimentati e codificati all’interno del panorama accademico.

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Expert Page - Operator A-F Ciascuna di queste sei pagine visualizza in un unico colpo d’occhio tutti i parametri relativi ai sei operatori tradizionali desunti dalla classica implementazione FM commerciale Chowning-Yamaha

4.

E’ possibile intervenire sulle regolazioni di Ratio (rapporto di frequenza variabile tra 0.0000 e 64.0000, la presenza di quattro decimali permette di dosare con estrema precisione i valori desiderati) e di Offset espresso in Hertz; i due valori definiscono l’intonazione dell’operatore. A seconda del suo ruolo all’interno dell’algoritmo, l’intonazione rispettata produrrà un preciso intervallo musicale (se l’operatore è in funzione Carrier) o un determinato contenuto armonico (se l’operatore è in funzione Modulator). La Waveform, cioè la forma d’onda generata dall’operatore, è selezionabile tra 32 disponibili (la classica sinusoide, le nuove forme d’onda del TX ed una nutrita serie di onde generate additivamente), sulla forma d’onda è possibile applicare attributi come l’inversione di fase, il key sync sul nota on e l’abilitazione al pitch

4 Ricordiamo che FM8 - come la precedente versione FM7 - implementa otto operatori, assegnando agli ultimi due, denominati X e Z,

peculiari funzioni di External Input/Wave Shaper e Dual Filter Multimode.

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envelope per il controllo di intonazione. A differenza della DX-7 tradizionale, ciascun operatore esce in stereo e può quindi essere governato in Output Level, Key Velocity Sensitivity e Pan. Le modulazioni sull’ampiezza del segnale in uscita sono raggruppate secondo il nuovo stile grafico Native Instruments, ripreso (come vedremo in seguito) anche all’interno del nuovo virtual synth Massive; senza scendere troppo nei particolari - avremo modo di parlarne in relazione alla Modulation Page, accenniamo solo alla presenza simultanea di tutte le possibili sorgenti (Bend Up, Bend Down, Mod Wheel, Aftertouch, LFO1/2, LFO 1/2 moltiplicati per Mod Wheel, Aftertouch, Breath, MIDI CC 1 e 2) e di tutti gli amount bipolari. L’inviluppo che controlla l’ampiezza è ricavato dall’ormai sperimentato MultiStep Env introdotto con Reaktor 4: fino a 50 breakpoint indipendent, collegati tra loro con segmenti lineari o, in alternativa, logaritmici/esponenziali a curvatura selezionabile; è possibile definire due punti di loop start end che permettono la ripetizione, in sustain mode, della traiettoria timbrica, con capacità di definire tempi assoluti, relativi e contrazioni generiche di tutta la curva. La visualizzazione può essere zoomata a discrezione dell’utente e, nel caso di una sincronizzazione sotto host clock, si può forzare l’inviluppo su una griglia di valori metronomici di riferimento. La flessibilità precedentemente sperimentata con FM7 è ulteriormente arricchita dalla nuova veste grafica.

Expert Page - Operator X L’operatore X è l’aggiunta Native Instruments alla normale tecnica di sintesi in FM Lineare; il suo compito consiste nel generare rumore a colorazione variabile (mediante un filtro passabasso dedicato) e processare l’eventuale segnale audio esterno attraverso un modulo di waveshaper non lineare che può applicare squadrature sul segnale mediante incremento di guadagno o rettificazione nel quadrante negativo; in assenza di un ingresso esterno, il modulo waveshaper viene automaticamente applicato al generatore di rumore

5.

Come tutti gli altri operatori presenti in FM8, anche l’operatore X è dotato di un suo generatore di inviluppo dedicato alla gestione dell’ampiezza di segnale emesso; i parametri di intervento sono identici a quelli di tutti gli altri inviluppi.

5 Contrariamente a quanto specificato sul Manuale Utente, la visualizzazione della curva di trasferimento del filtro dedicato al Noise

Generator è stata rimossa e non è più disponibile. Non è l’unica inesattezza riscontrabile nel Manuale…

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Expert Page - Operator Z Questo operatore alloggia al suo interno una doppia struttura di filtraggio indipendente, ciascun modulo è in grado di generare trattamenti Low Pass, Band Pass, High Pass a 12 dB/Oct

6 che possono essere utilizzati in

maniera individuale o serie/parallelo; collegandoli in serie, si ottiene il classico trattamento 24 dB/Oct. Due controlli permettono di governare il Mix tra l’uscita dei due filtri (permettendo così di isolare in ascolto uno solo dei trattamenti) e la connessione Par/Ser regolabile con continuità (una finezza limitata alle strutture più sofisticate). I due blocchi di filtraggo veri e propri sono dotati di simmetrici controlli di Cutoff, Resonance e Mode (anche questo regolabile con continuità). La visualizzazione della curva selezionata permette di apprezzare il tipo di trattamento selezionato e, nel caso di doppio picco di risonanza, di verificare il comportamento sul segnale passante.

Agendo sul parametro Par/Ser, si può inviare la stessa sorgente sonora a tutti e due i filtri (Par) o limitare il trattamento ad uno solo dei due moduli, decidendo (in Mix) di ascoltare solo il blocco interessato. Chiaramente, l’operatore Z esula dal normale comportamento funzionale degli altri:

• l'audio da filtrare deve essere collegato all’operatore mediante matrice; non cè un input diretto per l’operatore e, dal punto di vista grafico, si segue la stessa procedura utilizzata quando si collega l’uscita di un modulante ad un portante;

6 E non a 24 dB/Oct come erroneamente indicato sul Manuale Utente.

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• l’inviluppo dedicato all’operatore Z è in realtà un “filter envelope” e non un amplitude envelope come evidenziato sul pannello; questo significa che per realizzare le classiche sweeppate di analogica memoria, bisogna intervenire sull’inviluppo e dosare l’env amount richiesto.

L’operatore Z è dotato di controlli addizionali relativi alla Key Velocity Sensitivity, al Panpot, alla gestione delle modulazioni mediante consueto sistema grafico N.I.

L’esempio a fianco riporta una classica situazione di trattamento audio all’interno del filtro, cioè dell’operatore Z. I tre operatori “tradizionali” A - E - F e l’operatore Noise/Ext X sono collegati all’ingresso audio del filtro. Il bilanciamento tra le diverse sorgenti sonore è governato dai rispettivi valori specificati alle intersezioni del percorso. Solamente l’operatore Z è collegato al buss stereo di uscita (nell’illustrazione, è collegato anche il modulo IN di gestione audio diretta, ma faremo finta di niente…); gli altri operatori filtrati non vengono agganciati al buss audio. Chiaramente, l’uscita audio dell’operatore A, privo di modulazioni e quindi generante una sinusoide pura, ha ben pochi motivi di essere agganciata all’ingresso del filtro… come è logico, non ha senso filtrare una forma

d’onda sinusoide.

Expert Page - Operators La possibilità di vedere contemporaneamente tutti gli operatori era una delle necessità più sentite dagli utenti del vecchio FM7: la valutazione a colpo d’occhio dei rapporti di frequenza - coadiuvata dalla adiacente matrice algoritmica - e delle forme d’onda utilizzate consente l’apprezzamento rapido del comportamento timbrico e funzionale della patch generata. La schermata non presenta i valori di Output Level perché, ovviamente, questi sono desumibili direttamente alle intersezioni della FM Matrix adiacente. L’impaginazione dei due operatori X e Z tradisce la diversa natura operativa rispetto agli altri sei operatori “tradizionali”; si noti come determinati parametri sono contrassegnati dal minuscolo morph square, che ne evidenzia la possibile gestione nel sistema di controllo morphing.

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Expert Page - Envelopes Lo stesso tipo di comodità offerta dalla visualizzazione simultanea di tutti gli operatori è riservata alla famiglia degli inviluppi di ampiezza ed al pitch envelope. In questo modo, l’utente può tenere sotto controllo l’andamento dinamico della timbrica programmata, non dimenticando che gli inviluppi che controllano l’ampiezza dei modulatori sono - di fatto - inviluppi che agiscono sul contenuto armonico e quelli che gestiscono gli operatori portanti sono assimilabili a dei veri e propri inviluppi sull’ampiezza del segnale. Vista la natura peculiare della rappresentazione grafica, è possibile ingrandire - mettere a fuoco - uno degli inviluppi cliccando sulla lettera che lo contraddistingue; gli altri vengono mostrati in miniatura, mantenendo comunque l’allineamento lungo l’asse orizzontale del tempo. Sulla destra, è possibile linkare due o più inviluppi, in modo da uniformare le operazioni di edit che vengono così ad influenzare tutti gli collegati insieme: in determinate occasioni, il link velocizza significativamente la programmazione timbrica. Nell’illustrazione soprastante, l’inviluppo di ampiezza dell’operatore A è messo a fuoco, cioè è visualizzato a piena scala, gli altri sono visualizzati in miniatura; inoltre, l’inviluppo A linka quelli C e D, che riprodurranno al loro interno tutte le modifiche apportate su A.

Evoluzione dell’inviluppo L’inviluppo originale Yamaha - che infiniti lutti addusse ai programmatori FM dell’epoca - era caratterizzato da una struttura multi stadio articolata in quattro possibili livelli L1-L4 (abbreviazione di Level) collegati tra loro mediante traiettorie lineari percorse con velocità R1-R4 (abbreviazione di Rate) individualmente specificabili dall’utente. In pratica, quando il musicista innesca l’apertura della tensione di gate mediante codice nota on, l’inviluppo parte dal livello finale della nota precedente (per comodità, assimilato a zero) e raggiunge L1 con una velocità specificata R1; da qui, raggiunge poi il livello L2 con velocità R2 e successivamente si sposta su L3 con velocità pari al valore specificato per R3. Solo a questo punto la logica operativa si interrompe ed il livello L3 faticosamente raggiunto viene prolungato fintanto che il musicista non chiude la tensione di gate, ovvero innesca la procedura di nota off. Solo a questo punto, il livello L3 viene abbandonato e la traiettoria dell’inviluppo ritorna (o raggiunge, a seconda dei valori impostati) l’ultima tappa, corrispondente al livello L4, ovviamente muovendosi a velocità definita dal parametro R4. Una struttura del genere, sicuramente più flessibile di un normale ADSR analogico, deve comunque fare i conti con una serie di considerazioni:

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• se L4 ! 0 (e nulla impedisce che lo sia…) l’inviluppo giunto alla fine della sua corsa non chiude, ovvero non torna a zero: il suono può non fermarsi del tutto;

• nonostante le successive implementazioni (ad esempio in Clavia Nord Modular G2), il regime di sustain rimane principalmente ancorato su L3;

• l’inviluppo in questione è principalmente unipolare; ovviamente, non ha senso modulare un’ampiezza nei quadranti di valore negativo, ma quando bisogna modulare una frequenza, come nel caso del Pitch Envelope, è necessario implementare per i quattro parametri Level una corsa che contenga valori positivi e negativi, ad esempio -50/+50;

• i segmenti che uniscono i diversi livelli sono unicamente lineari, e questo rende difficoltosa la produzione di determinate traiettorie di inviluppo.

Un poco per risolvere questi problemi secondari, un poco per potenziare genericamente il proprio prodotto, già dalla precedente versione FM7 (e, parallelamente, già dentro Absynth 3 e Reaktor 4), i softwaristi Native Instruments hanno implementato un tipo di inviluppo più complesso, dotato di una struttura programmabile tale da risultare flessibile nelle mani del musicista consapevole (ma potenzialmente confusa se affidata ad utenti meno pratici).

L’inviluppo Multi Step targato Native Instruments è articolato in un numero di segmenti variabile, da un minimo di 1 ad un massimo di 50; per creare un nuovo segmento è necessario inserire un break point lungo la traiettoria, la posizione verticale del break point definisce il valore del livello, la distanza orizzontale tra un break point e l’altro definisce il tempo, cioè la durata, del segmento. Il segmento compreso tra due break point può essere controllato nella sua concavità-linearità-convessità agendo su una maniglia apposita. Dopo il primo segmento, ovvero dopo l’attacco (delimitato da due break point) e prima dell’ultimo segmento, ovvero il rilascio (a sua volta delimitato da due break point)l’inviluppo può contenere un numero variabile di segmenti che vengono d’ufficio assimilati al regime di sustain. Se l’utente ha bisogno di una maggior articolazione per attacco e rilascio, non deve fare altro che creare nuovi break point all’interno del primo e dell’ultimo segmento. A livello globale, il sustain può essere disinserito mediante selettore Sus dedicato: l’inviluppo risponderà solamente all’impulso di trigger, ma non alla persistenza del gate - come dire che la traiettoria programmata verrà eseguita rispettando le singole durate, ma non ci sarà la dilatazione del segmento sustain. Sempre a livello globale, è possibile eliminare la sensibilità al codice di nota off; in questo caso, agendo sul selettore Rel, si abilita l’inviluppo a prolungare indefinitamente l’ultimo comportamento utile prima del segmento discendente di chiusura, sia esso loop, sustain o semplice traiettoria. Le cose si complicano quando, all’interno della sezione di sustain, si trova più di un break point perché, a questo punto, il blocco di sustain viene automaticamente convertito in loop, ovvero viene ripetuto automaticamente

7 fintanto che il musicista non rilascia il tasto, innescando la procedura di nota off. Inutile

dire che la ripetizione incondizionata, unita alla grande quantità di break point instanziabili, permette la costruzione di inviluppi ritmici che ampliano in maniera significativa le potenzialità del generatore di funzioni programmabile. Fortunatamente, c’è una libreria di envelope templates che può essere saccheggiata fintanto che non si acquisisce la pratica sufficiente per camminare con le proprie gambe.

7 Non ci sarebbe dispiaciuto avere a disposizione la possibiltà di accendere e spegnere il loop con un banale loop on/off: nonostante

le sofisticate interazioni offerte da Sus e Rel, l’accensione diversificata per il loop continua ad essere la soluzione più facile e logica. Chissà che in una prossima revisione…

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Durante la programmazione, vengono visualizzati i valori relativi al numero globale dei break point instanziati, il numero del break point sottoposto ad edit, il tempo assoluto calcolato dall’inizio della curva di inviluppo, il tempo relativo calcolato rispetto ai break point che precedono quello in edit

8; sono anche

disponibili i valori di livello (calcolato sull’asse verticale) e slope, cioè curvatura concava/convessa. Se l’inviluppo viene utilizzato per controllare l’ampiezza di un operatore - come procedura standard - è abbastanza logico che la sua struttura sia unipolare; la bipolarità dell’inviluppo è di fatto limitata al solo Pitch Envelope, che deve poter trascinare l’intonazione dell’operatore anche su frequenze inferiori a quella nominale. Attenzione! Dal momento che la template library degli inviluppi è unica, l’utente può lasciarsi fuorviare dalla possibilità di applicare un inviluppo bipolare all’ampiezza dell’operatore: non si rompe nulla, ma, semplicemente, l’effetto ottenuto non è quello previsto.

Expert Page - Modulation Matrix Con la grafica per intersezioni tipica dei nuovi programmi Native Instruments, la pagina delle moduazioni permette di tenere sotto controllo tutti i percorsi tra sorgenti e destinazioni mediante un sistema di righe e colonne facilmente ordinabile; i singoli indici di modulazione (bipolari) sono leggibili alle intersezioni, le sorgenti sono organizzate orizzontalmente, le destinazioni sono disposte in colonna verticale. Le sorgenti disponibili comprendono: Bend Up, Bend Down, Modulation Wheel, Channel Aftertouch, Breath Control, MIDI CC 1, MIDI CC 2, Input Signal Envelope, LFO 1 Out, LFO 1 moltiplicato Mod Wheel o Aftertouhc, o Breat, o Ctrl 1 o Ctrl 2; LFO 2 Out, LFO 2 moltiplicato per la stessa dotazione del precedente. Le destinazioni organizzabili sono una per ciascun operatore; nel caso dei sei operatori standard A - F, questa corrisponderà alla modulazione di ampiezza, stessa cosa per l’operatore X, mentre per l’operatore Z, come è facilmente prevedibile, la modulazione interverrà sulla frequenza di taglio dei due filtri. Il Pitch Envelope, infine, verrà modulato in ampiezza. Nella parte mediana dello schermo, con una tecnica già sperimentata dentro Absynth 3, sono riuniti sette controller grafici (permanentemente assegnati a Bend, Modulation, Aftertouch, Breath, CC 1, CC2 e Input Envelope) che possono essere controllati con il mouse. La fascia inferiore ospita i due LFO dotati dello stesso parco di 32 forme d’onda già incontrate negli operatori standard; ciascun oscillatore a bassa frequenza può essere dotata di inversione sulla fase, sincronizzazione alla nota on e/o al clock esterno; sono disponibili i controlli di Rate, Delay, Key Scale e Velocity Scale sulla frequenza.

8 Ma non il Delta Time, come erroneamente riportato sul manuale operativo; quest’ultimo parametro era implementato nella precedente

versione FM7 ed è sopravvissuto nelle pagine del nuovo manuale in seguito ad una svista.

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Expert Page - Key Scaling Nella normale implementazione Yamaha, il Key Scaling permette di regolare l’output level di un operatore in rapporto all’estensione utile di tastiera; la prima DX-7 prevedeva l’adozione di cinque parametri relativi a Left Curve, Left Amount, Break Point, Right Amount e Right Curve, successivamente rinforzati (nella versione DX-7 II/FD) con il Fractional Key Scaling. FM8 offre una versione potenziata rispetto alla seconda generazione Yamaha, mettendo a disposizione dell’utente un numero variabile di break point che possono essere generati a discrezione e corredati di curve regolabili in concavità/convessità e lunghezza. La capacità di alterare l’intensità di uscita del singolo operatore ha profonde conseguenze sulla timbrica finale: se l’operatore è un modulatore, il profilo di key scaling disegnato corrisponderà a precise variazioni timbriche lungo l’estensione utile; nel caso di operatori portanti, il key scaling governerà variazioni di volume. Come per la pagina globale degli inviluppi; anche in questo caso è possibile mettere a fuoco il Key Scaling dell’operatore desiderato - che sfrutta una visualizzazione full scale su sfondo in stile piano roll - mentre gli altri vengono riprodotti in miniatura. Nella parte inferiore, il Key Scaling del Pitch permette di definire per ciascuno dei dodici semitoni dell’ottava una deviazione dall’intonazione nominale; sono disponibili tuning preset che riproducono intonazioni storiche (Werkmeister, Kirnberger, Pitagora eccetera) o divisioni d’ottava particolari (per quarti di tono, toni interi eccetera). E’ inoltre disponibile un tuning stretch per variare la contrazione o dilatazione delle ottave estreme del range operativo; ovviamente, è possibile specificare la nota base per la tonalità desiderata.

Expert Page - Scope Già nella precedente versione erano disponibili due miniature di spectrum analyzer e wavefor scope. FM8 offre una pagina intera dedicata alle due visualizzazioni, nel dominio del tempo (oscilloscopio) e della frequenza (analizzatore di spettro), che forniscono un aiuto significativo per la comprensione dei comportamenti fondamentali della sintesi in Modulazione di Frequenza. Purtroppo (sospettiamo per puri motivi di carico sulla CPU) il funzionamento dello Scope non è paragonabile a quello di un vero

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oscilloscopio: la rappresentazione è agganciata solo al prodotto dei diversi output level (che viene ricalcolato in tempo reale), ma non tiene conto delle modulazioni instanziate lungo il percorso di sintesi. Ciononostante, l’ausilio didattico rimane significativo. Di seguito, si fornisce l’evoluzione grafica della variazione di forma d’onda ottenibili sfruttando un classico rapporto C:M = 1:1 che, per indici di modulazione non troppo elevati, fornisce contenuti armonici assimilabili alle onde dente di sega. L’ampiezza del Modulator Output Level è campionata a 00, 10, 20, 30, 40, 50, 60, 70, 80, 90 e 100.

Si noti come il variare della forma d’onda, progressivamente più complessa, sia collegato all’incremento delle sidebands generate ex novo rispetto alla frequenza fondamentale; si noti anche come, con indici di modulazione più significativi, la presenza delle nuove armoniche e la loro ampiezza rispetto alla fondamentale rispetti - in maniera dinamicamente controllabile - quanto enunciato dalla funzione di Bessel del primo tipo di ordine n. In pratica, l’energia distribuita sulle nuove sidebands viene progressivamente sottratta alla fondamentale, ma con cicli regolari viene nuovamente ridistribuita. Chiaramente, l’esperienza andrebbe ripetuta per tutti i rapporti C:M diffusi nella letteratura classica sulla FM e per le condizioni con due, tre, quattro o cinque modulanti sullo stesso portante. Come semplice promemoria, ricordiamo i rapporti fondamentali di frequenza:

• C:M = 1:1 produce una simil onda dente di sega • C:M = 1:2 produce una simil onda quadra • C:M = 1: 3 produce una simil onda impulsiva al 30% • C:M = 1: 1.33 produce uno spettro inarmonica

Oltre ai rapporti di frequenza C:M, nella sintesi FM lineare è importante verificare l’ampiezza dell’indice di modulazione (cioè il livello di uscita dell’operatore modulante ; il lettore interessato troverà numerose pagine dedicate alla FM Synthesis, tanto in forma di pubblicazione quanto in forma di pagine web liberamente consultabili. Provare per credere…

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Expert Page - Pitch La pagina, fedele alla storica implementazione Yamaha, l’unico pitch envelope attivo all’interno della struttura di sintesi; è un peccato che, avendo potenziato in altri settori la costruzione originale, non si sia deciso di dotare quantomeno gli operatori di range indipendenti per il pitch envelope (o, meglio ancora, di instanziare più di un pitch envelope simultaneamente). Per fortuna, il singolo inviluppo sulla frequenza sfrutta a fondo le capacità operative del Multi Step Env Native Instruments, avendo a disposizione anche una trentina di templates suddivisi per traiettorie normali, bipolari e pattern (queste ultime permettono lo sfruttamento ritmico dell’inviluppo). Ancora una volta, l’utente può definire numero e consistenza dei segmenti che compongono l’inviluppo, specificando tipo di curva e livello corrispondente. La stessa pagina ospita i parametri relativi alla gestione del Pitch Bend, del Portamento, dell’Analog Factor, della modulazione sull’ampiezza.

KORE Factor: il Sound Browser e gli Attributes La tecnologia di indicizzazione timbrica sviluppata per la piattaforma KORE non è passata invano: a differenza di quanto era possibile fare con FM7 (tre singoli attributi), ora è possibile applicare a ciascuna tibmrica contenuta nella sound library un corredo esaustivo di attributi, caratteristiche, parole chiave e famigllie sonore che facilitano la ricerca automatica delle sonorità necessarie ai diversi progetti musicali. Il punto chiave dell’indicizzazione - come potrebbe dire chiunque abbia avuto a che fare con l’Ufficio Centrale del Catalogo - è chi deve inserire i dati, ovvero a chi tocca la grana di accoppiare attributi e timbriche; nel caso di KORE (o, più genericamente, di tutti i prodotti Native Instruments dell’ultima generazione), questo compito è già stato risolto brillantemente alla radice e l’utente può sfruttare senza rimorsi il lavoro altrui per l’intera sound library di tutti i suoni Native Instruments. Nel caso di timbriche originali, elaborate dall’utente, bisogna solo decidere di rimboccarsi le maniche ed iniziare a selezionare le diverse categorie che meglio descrivono timbrica per timbrica. Come per le altre situazioni analoghe, anche in questo caso, l’importante è iniziare, poi le cose procedono quasi in maniera automatica.

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L’illustrazione superiore riporta la pagina del Browser ed i possibili attributi applicabili a ciascun suono; sono disponibili cinque famiglie di caratteristiche principali relative a instruments, source, timbre, articulation, genre; per ciascuna di queste, è possibile scegliere la parola chiave che più si adatta alle peculiarità del timbro sotto osservazione. Tutte le successive operazioni di ricerca automatica procederanno per corrispondenza con le parole chiave specificate, riducendo al minimo la navigazione all’interno di librerie sonora anche sterminate. Se a questo si somma la conclamata capacità di FM8 di risucchiare i file sys-ex degli strumenti originali Yamaha, ecco che la potenziale sound library assume dimensioni inquietanti.

FM8: il suono Negli anni ’80, la DX-7 originale Yamaha si conquistò velocemente fama di strumento non programmabile per l’oggettiva complessità della tecnica impiegata - specialmente se paragonata agli standard operativi della più rilassata tecnica di sintesi sottrattiva. Parallelamente, lo strumento originale, forte di una sound library ben calibrata, dimostrò velocemente di essere adattissimo alla produzione di suoni metallici, facilmente inarmonici, dinamicamente articolati nel tempo grazie all’efficacia dei suoi inviluppi multi step, ma - di fondo - dimostrò anche una certa qual incapacità nel realizzare sonorità legate al vecchio mondo analogico, caratterizzate dalla grassezza e dall’instabilità tipica del vecchio modo di generare il suono elettronico. Come era già accaduto per FM7, anche il nuovo programma è destinato a smentire questi luoghi comuni: anche senza perdere tempo in programmazioni ex novo, FM8 produce suoni che possono spaziare dall’aggressività inarmonica tipicamente digitale alla corposità organica dell’analogico d’annata. La presenza dell’operatore Z, con la doppia sezione di filtraggio dinamica e l’enorme facilità con cui si possono articolare algoritmi anche più complessi del normale, permette di dosare con molto controllo il contenuto armonico desiderato. Il risultato è che FM8 può suonare come si desidera, aggressiva quando serve e morbida quando desiderato.

Possibili migliorie Alla sua versione 1.0.1.002, FM8 è un programma stabile, con cui è possibile lavorare in ambiente professionale; oltre alle segnalazioni che abbiamo evidenziato nel corpo di questo testo, ci sentiamo di aggiungere qualche suggerimento per le prossime revisioni:

• quando si suona con la QWERTY (d’accordo, l’ipotesi è remota…), la selezione dai vari menu a tendina diventa instabile;

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• l’oscilloscopio virtuale, oltre a non essere dinamico nei confronti dei filtraggi, non tiene conto delle inversioni di forma d’onda; è una cosa che può essere risolta con due stringhe due di codice…

• l’inviluppo è potente, facile e ben implementato graficamente, ma un selettore loop on/off potrebbe veramente fare la differenza; meglio ancora se controllabile via MIDI…

Conclusioni Chiunque abbia accumulato un minimo di esperienza sulle vecchie macchine, non potrà non rimanere sorpreso per l’oggettiva facilità con cui escono fuori suoni interessanti da questo programma: gli effetti interni sono ben calibrati e fanno il loro dovere nell’arricchire la pasta sonora; i filtraggi sono efficaci, l’interazione e la capacità pressochè illimitata di costruire nuovi feedback loop garantiscono un intervento micro-timbrico che ha nella presenza dello scope/frequency analizer un punto di forza significativo. Peccato non poter contare sull’animazione dinamica per le due visualizzazioni (a parte il già riportato discorso relativo agli output level), ma già così il programma offre praticamente tutti i vantaggi possibili al programmatore consapevole. Quando parliamo di consapevolezza, ci riferiamo a quel minimo numero di nozioni sulla FM Lineare che è necessario sapere per affrontarla sapendo dove si andrà a parare: non è necessario annegare nelle funzioni di Bessel o impazzire in equazioni particolarmente complicate, però l’ABC della tecnica deve entrare di diritto nel bagaglio culturale del musicista che voglia lavorare con FM8, a patto di non voler sfruttare solo la sound library in dotazione. E qui viene il bello, perché grazie all’enorme sforzo di catalogazione, che rientra all’interno del nuovo protocollo KORE sviluppato da Native Instruments, ed all’efficace implementazione dei macro comandi organizzati nella pagina Easy, in effetti il musicista pigro può campare di rendita per anni nell’illusione di utilizzare un normale sintetizzatore sottrattivo, mentre invece sta sfruttanto un motore di sintesi in FM efficace, intelligente, ben realizzato ed in grado di dare molte soddisfazioni. Grafica di prima qualità, impaginazione ariosa e ben colorata, prestazioni di livello professionale, compatibilità doppia piattaforma tanto in modalità plug-in che standalone. Applausi, prego. FM8, come tutti gli altri prodotti Native Instruments, è distribuito in Italia da: www.midimusic.it ad un prezzo equivalente - in pratica - alla valutazione odierna di una vecchia DX-7 II FD/D… sic transit gloria mundi. Su www.native-instruments.com è possibile reperirne una versione demo per farsi venire l’appetito.