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UN CAMBIO DI PROSPETTIVA PER UN MONDO IN TRANSIZIONE NEW LENS SCENARIOS

NEW LENS SCENARIOS...del senior management sul futuro del contesto di business. ... SCENARIO MONTAGNE E OCEANI 03 MONTAGNE OCEANI Questo è il mondo nel quale il potere dello status

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UN CAMBIO DI PROSPETTIVA PER UN MONDO IN TRANSIZIONE

NEW LENS

SCENARIOS

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La pubblicazione New Lens Scenarios è parte di un processo continuo che Shell utilizza da 40 anni per sfidare le prospettive del senior management sul futuro del contesto di business.

Tali scenari si fondano su ipotesi e quantificazioni plausibili, e vengono formulati per spingere il management a considerare anche gli eventi che potrebbero verificarsi solo nelle ipotesi più remote.

Gli scenari, pertanto, non sono intesi come anticipazioni di eventi o risultati che si verificheranno in futuro e gli investitori non devono fare affidamento su di essi quando prendono una decisione di investimento in relazione ai titoli di Royal Dutch Shell plc.

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S IND

ICE 01

Prefazione 05

Introduzione 06

Nuove lenti per una nuova era 09

Paradossi 10

Percorsi 12

Panorami: New Lens Scenarios 16

Montagne 22

Montagne - Aspetti salienti 23

Il cambiamento geopolitico da Occidente a Oriente 26

Percorsi economici in salita e in discesa 30

Energia e ascesa del gas 34

Oceani 46

Oceani - Aspetti salienti 47

Una varietà di coste 50

Alti e bassi dell’economia 56

Le grandi ondate di fabbisogno energetico 59

Riflessioni su sviluppo e sostenibilità 70

Considerazioni conclusive 78

Appendici: Confronti tra scenari, Tabelle di quantificazione riepilogative, Glossario, Fonti dei dati 80

Cronologia 92

INDICE

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In un’epoca di transizioni volatili, è irrealistico pensare di osservare il mondo di domani secondo una prospettiva univoca. In tutti i fattori chiave, dalle reti di potere alla velocità del cambiamento, dall’agenda politica al panorama delle risorse, è la prospettiva che dà forma alla percezione.

La nostra serie di nuovi punti di vista, di nuove “lenti”, offre tale prospettiva, consentendoci di esplorare due tipologie di mondo futuro e di mettere a fuoco con maggiore precisione i possibili risultati delle scelte di oggi.

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MONTAGNE OCEANI Questo è il mondo nel quale il potere dello status quo è blindato e saldamente detenuto dai soggetti attualmente influenti. La stabilità è il premio più ambito: le figure al vertice allineano i propri interessi per sbloccare le risorse in modo continuo e cauto, non dettato esclusivamente da forze di mercato contingenti. La rigidità che ne deriva all’interno del sistema attenua il dinamismo economico e irrigidisce la mobilità sociale.

Nel mondo degli Oceani, l’influenza si allarga. Il potere viene delegato, gli interessi contrastanti vengono conciliati e regna il compromesso. La produttività economica aumenta grazie a un’enorme ondata di riforme, eppure la coesione sociale viene talvolta minata e la politica destabilizzata. Questo provoca la stagnazione di gran parte dello sviluppo di politiche secondarie, conferendo alle forze di mercato contingenti una maggiore importanza.

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PREfAzIONE DARE FORMA ALLA VISIONE DEL FUTURO PER I PROSSIMI QUARANT’ANNI

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Abbiamo recentemente festeggiato il 40° anniversario del metodo di pianificazione per scenari utilizzato da Shell. Riflettendo su questi decenni di preparazione di scenari e ricordando i numerosi talenti che nel corso degli anni hanno partecipato a questo lavoro, siamo rimasti colpiti dal modo in cui gli scenari influenzino un così ampio ventaglio di tematiche, dibattiti e decisioni di business.

Guardando al passato, riscontriamo numerose analogie tra il contesto di business dei primi anni Settanta del secolo scorso e quello attuale, ad esempio la volatilità dell’economia globale e le caratteristiche di alcuni sistemi politici. Altri elementi sono nuovi, in quanto evidenziano sfide complesse tra interi sistemi di risorse, che mineranno il vigore creativo di organizzazioni come la nostra, nel loro cammino verso il futuro.

Nel 2011, per esempio, ho chiesto al nostro Strategy Team di iniziare ad esplorare le relazioni tra acqua, energia e cibo – quello che noi chiamiamo “Stress Nexus”. Ritengo che il successo per Shell - e, in termini più ampi, per l’intera società - consista nel lavorare meglio, insieme. Nel nostro ruolo di aziende, siamo abituati a servire i clienti instaurando efficaci collaborazioni a livello commerciale, che generino innovazione ed efficienza, oltre ad avere un impatto positivo sugli utili. Ma ciò che dobbiamo migliorare – e in tempi brevi – sono le nostre collaborazioni con altre aziende, con interi settori dell’economia, così come con i governi e la società civile in tutto il mondo. Solo allora potremo trarre vantaggio dalle efficienze che riusciremo a ottenere collaborando a livello di sistema.

Come emerge da questi New Lens Scenarios, prevediamo che entro il 2030 la domanda di risorse critiche quali acqua, energia e cibo aumenterà del 40%-50%. Per soddisfare tali fabbisogni senza esercitare un impatto significativo sull’ambiente, non sarà più sufficiente continuare ad agire come siamo soliti fare, in un’ottica di “business as usual”: dovremo invece cambiare il nostro modo di operare, pensando in termini inconsueti. A breve inizieremo a condividere più dettagliatamente i nostri piani per rafforzare le partnership e continuare a svolgere il nostro ruolo attivo nella trasformazione del sistema energetico.

Questi nuovi scenari esplorano la complessità e si interrogano su come dare vita a un business più trasparente, sempre più in grado di offrire risposte tempestive e più resiliente. La condivisione di questi scenari e la promozione di un dibattito sui temi affrontati costituiscono una parte importante di tale processo. Sono fiducioso che i supplementi che pubblicheremo periodicamente nei prossimi due anni contribuiranno adapprofondire l’argomento.

Spero che il contenuto di questo documento vi stimoli a riflettere e colgo l’opportunità per incoraggiarvi a continuare a partecipare alla discussione sugli scenari, come molti di voi hanno fatto negli ultimi 40 anni. n

PETER VOSER CEO, Royal Dutch Shell plc, marzo 2013

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INTRODuzIONEIL POTERE DEGLI SCENARI

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Tutti noi dobbiamo far fronte a scelte le cui conseguenze avranno ripercussioni future per anni, se non addirittura per decenni. Tanto nello sviluppo di nuove opportunità quanto nell’anticipazione di pericolose minacce, le decisioni che adottiamo si basano sulle nostre prospettive del futuro. È pertanto di enorme valore sviluppare una comprensione più completa possibile degli elementi chiave, delle tendenze, delle incertezze, delle scelte e dei cicli che daranno forma a questo futuro inconoscibile, e che potrebbe apparire molto diverso a seconda della prospettiva dei diversi attori.

Il futuro non è né completamente prevedibile né completamente aleatorio. Qualsiasi significativa esplorazione di possibili panorami futuri evidenzia, inevitabilmente, caratteristiche o modelli alternativi. Da oltre quattro decenni, Shell sviluppa e applica scenari contrastanti, per aiutarci a pensare al futuro in modo più ampio e approfondire il nostro pensiero strategico. Abbiamo anche condiviso all’esterno pubblicazioni che sintetizzano tale lavoro, ogni volta che abbiamo valutato che queste avrebbero potuto contribuire al miglioramento del dialogo pubblico sulle sfide che interessano la collettività e sulle scelte con cui dobbiamo misurarci.

Questi scenari offrono una conoscenza approfondita e quantificata, in un linguaggio che i dirigenti di Shell potranno usare nell’affrontare condizioni sempre più inusuali e impegnative. Intendono stimolare la riflessione, ma essere al contempo plausibili, evidenziando questioni già di grande rilievo come pure, in modo critico, gli eventi in secondo piano ai quali si dovrebbe invece attribuire un’importanza maggiore. Se utilizzate in modo efficace, queste prospettive alternative possono aiutare le organizzazioni a esaminare

questioni difficili che devono essere esplorate in modo collaborativo nonostante vi possano essere opinioni profondamente contrastanti in merito.

Un approccio di questo genere contribuisce anche a conferire ai decisori una più profonda consapevolezza di prospettive anche molto diverse che altri possono avere, dell’esigenza di prendere in considerazione in maniera efficace queste prospettive e del significato che le scelte compiute da altri assumono per il loro futuro. In questo senso, gli scenari sono profondamente relazionali in quanto si focalizzano sulle persone e sul loro comportamento, e non soltanto su forze economiche, politiche e sociali apparentemente impersonali.

Presentiamo dunque alcuni elementi dell’alchimia che caratterizza gli scenari nella visione di Shell – un amalgama di un processo di pensiero strategico, un modo di analisi, un processo sociale di interazione e influenza e, al suo massimo livello, un fattore abilitante dell’esplorazione e della scoperta, tanto individuale quanto di gruppo.

Da questo punto di vista, le parole dell’ex Segretario della Difesa americano, Donald Rumsfeld, risultano essere pertinenti in quanto almeno una delle funzioni del lavoro di preparazione degli scenari consiste nel riunire persone con diversi profili per esplorare i vari aspetti al fine di svelare gli ‘unknown unknowns’, ovvero le cose che non sappiamo di non sapere. Questa esplorazione non è principalmente mirata a produrre opuscoli o relazioni, per quanto gradevoli possano risultare. È soprattutto finalizzata ad aiutare le persone a compiere un viaggio che le guidi verso scelte migliori basate su considerazioni più ampie e approfondite del mondo che le circonda.

Questo viaggio può essere difficile. Come disse il filosofo Schopenhauer, le nuove verità sono prima ignorate o ridicolizzate, dopo vengono violentemente contestate ed infine vengono accettate e riconosciute come evidenti. In momenti diversi, specifici scenari possono essere considerati irrilevanti, insensati, irritanti o addirittura superflui. Ma l’esperienza in Shell ha tuttavia dimostrato il valore aggiunto che questo viaggio porta n

JEREMy BENThAMVice President Business EnvironmentResponsabile degli Scenari Shell

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NuOVE LENTI PER uNA NuOVA EPOCA

“ SE VOGLIAMO ChE TUTTO RIMANGA COME è, bISOGNA ChE TUTTO CAMbI”

GIuSEPPE TOMASI DI LAMPEDuSA Il Gattopardo

Gli Scenari Shell pubblicati negli anni passati hanno evidenziato il nostro ingresso in un’epoca di volatilità e di transizioni molteplici – a livello economico, politico, sociale e all’interno dei sistemi energetico e ambientale:

■n Cicli economici intensificati a causa del mutamento delle condizioni che hanno caratterizzato il periodo tra la metà degli anni Ottanta e la metà del 2000, conosciuto col nome di ‘grande moderazione’ nelle economie industriali avanzate.

■n Crescente instabilità politica e sociale, favorita in parte dalla volatilità economica.

■n Tensioni nell’ordine internazionale, per la fatica delle istituzioni multilaterali ad adeguarsi ai cambiamenti del potere economico, e per la proliferazione di altri accordi.

■n Transizioni demografiche significative, che coinvolgono popolazioni che invecchiano in alcuni paesi, forte crescita giovanile in altri e incessante urbanizzazione tanto nelle economie rapidamente emergenti quanto in quelle meno sviluppate.

■n Grande aumento del fabbisogno energetico spinto dalla crescita demografica e dalla prosperità, con l’emergere di nuove fonti energetiche e la difficoltà per altre di mantenere il passo, aumento delle emissioni di gas serra, dovuto in particolare ad un maggior consumo di carbone.

■n Utilizzo dei progressi tecnologici che rendono possibile una rapida crescita di riserve di risorse quali shale gas e liquid-rich shale, per esempio in Nord America, con ripercussioni in tutto il mondo, ma

prospettive incerte altrove. Buoni progressi anche per la tecnologia di utilizzo delle risorse rinnovabili, come il solare fotovoltaico, con una offerta di dimensioni ridotte ma solida e in rapida crescita.

■n Frontiere ecologiche meglio definite e messe seriamente sotto pressione, tra cui quelle derivanti dallo “Stress Nexus” acqua-energia-cibo, in quanto ogni componente sta registrando una scarsità di offerta/domanda. A causa delle loro interrelazioni, queste componenti si alimentano vicendevolmente e accelerano l’aumento della tensione ad esse legata.

Inevitabilmente, tenuto conto di questi sviluppi, ogni prospettiva plausibile non potrà che essere confusa e frammentata. Abbiamo tuttavia riscontrato che nuove prospettive, nuove “lenti”, ci possono aiutare a guardare scenari a noi familiari con occhi diversi, consentendoci così di mettere a fuoco la nostra visione e chiarire i futuri possibili.

Le lenti Paradossi e Percorsi ci permettono di osservare in dettaglio e minuziosamente tendenze e fattori chiave, mentre i nostri scenari Panorami mettono in luce modelli più ampi nel contesto di possibili scenari futuri.

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PARADOSSI

IL PARADOSSO DELLA PROSPERITÀ

Lo sviluppo economico migliora gli standard di vita di centinaia di milioni di persone. Ma crea anche tensioni sull’ambiente e sulle risorse, a livello finanziario, politico e sociale, che possono minare alcuni dei vantaggi legati alla prosperità. I guadagni privati possono moltiplicarsi mentre aumentano i costi pubblici, ed un più alto livello di comodità oggi può portare a maggiori rischi per il domani. La globalizzazione ha cercato di ridurre l’ineguaglianza dei redditi tra le nazioni, ma al contempo ha portato ad un aumento delle disuguaglianze al loro interno. Aumentare l’efficienza può generare la crescita dei consumi. Oltre un certo punto, l’aumento della prosperità non fa aumentare il benessere soggettivo, che può addirittura diminuire. Per esempio, tanto più le persone prosperano o vedono gli altri prosperare, tanto maggiori saranno i loro desideri e aspettative per se stesse e per i loro figli e altrettanto maggiore sarà la loro possibile scontentezza.

IL PARADOSSO DELLA LEADERShIP

Per rispondere alle tensioni globali occorre coordinamento tra i sempre più numerosi gruppi di decisori. Ma quanto più diversi sono i gruppi coinvolti, tanto più gli interessi acquisiti tendono a bloccare il progresso. Un proverbio africano spesso citato, recita: “Se vuoi andare veloce vai solo, se vuoi andare lontano vai insieme agli altri”. Affrontare le tensioni crescenti ci porta ad andare veloce e lontano, implicando un paradossale bisogno di andare da soli e insieme agli altri. Sono necessarie nuove forme di collaborazione che trascendano i familiari confini nazionali, le sfere pubblico-privato e industria-settore, ma non esistono solidi modelli di tali collaborazioni, incredibilmente difficili da avviare perché le diverse parti interessate continuano a rimanere ancorate alle loro questioni e responsabilità individuali, che restano sempre in primo piano.

I leader di ogni nazione si devono confrontare con profondi dilemmi politici. Per loro natura, i governi agiscono più lentamente rispetto alla velocità di risposta spesso richiesta dalla vita di oggi. I mandati elettorali, in generale, ostacolano la gestione di problemi a lungo termine, complessi o impopolari.

GUARDANDO ATTRAVERSO LE LENTI DI TRE PARADOSSI POSSIAMO METTERE IN LUCE LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL PANORAMA EMERGENTE.

IL PARADOSSO DELLA CONNETTIVITÀ

La crescente connettività globale favorisce la creatività ma pone anche a rischio la proprietà intellettuale. La collettività facilita l’espressione e l’autoaffermazione individuale, ma incoraggia anche il “comportamento del gregge” e amplifica le oscillazioni in termini di fiducia e domanda. La crescente disponibilità delle informazioni può generare conoscenze approfondite e trasparenza, ma il sovraccarico di dati è altrettanto in grado di generare confusione e oscurità.

Per molti aspetti, il Paradosso della Connettività guida gli altri due paradossi. L’utilizzo delle informazioni e della tecnologia informatica è stato uno dei fattori chiave della globalizzazione economica, ampliando ed approfondendo i legami commerciali, finanziari e di ricerca, diffondendo la prosperità e creando sfide per la leadership. Può darsi che la nostra società sia sempre stata caratterizzata da una

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Entro il 2030, il mondo avrà bisogno tra il 40% e il 50% in più di acqua, cibo ed energia, secondo le analisi delle Nazioni Unite e di Shell. Anche l’interdipendenza tra queste risorse – lo Stress Nexus – aumenta la volatilità: più energia richiede più acqua; più cibo e acqua richiedono più energia. I cambiamenti climatici potrebbero portare a condizioni meteorologiche estreme, come lunghi periodi di siccità e piogge torrenziali con conseguenti ripercussioni negative sull’agricoltura e sui mezzi di sostentamento. La carenza d’acqua potrebbe intensificare l’instabilità sociale e politica, provocare conflitti e causare danni irreparabili all’ambiente.

IL PARADOSSO DELLA PROSPERITÀ

Con la crescente domanda di cibo, l’incidenza delle risorse (terra, acqua, energia) destinate alla produzione alimentare potrebbe aumentare in modo significativo, dal momento che le proteine andranno progressivamente a sostituire i carboidrati nella dieta dell’uomo.

IL PARADOSSO DELLA LEADERShIP

I governi devono sviluppare politiche in tutte le aree dello “Stress Nexus” anche senza la piena comprensione delle interdipendenze e delle possibili conseguenze involontarie. Il concetto di ‘Cibo versus combustibile’ suggerisce che tutti i cibi e i combustibili siano uguali e che esista un rapporto diretto, ma le questioni sono molto più complesse e gli interessi degli interlocutori condizionano il dibattito.

IL PARADOSSO DELLA CONNETTIVITÀ

La maggior parte dei paesi non è totalmente autosufficiente nel gestire lo “Stress Nexus” cibo-energia-acqua. Quali sono i rapporti tra sicurezza alimentare e sicurezza energetica nazionale? Quali sono le ripercussioni dei mercati globali delle materie prime sulla sicurezza nazionale delle risorse quando aumenta la volatilità?

Tuttavia, oltre a presentare sfide, lo “Stress Nexus” presenta anche delle opportunità. Quali nuove collaborazioni si potrebbero sviluppare, anche tra partner attualmente considerati improbabili?

Tanto più ampi e tecnici sono i problemi cui la società deve far fronte, tanto meno probabile è che i governi, da soli, siano in grado di risolverli, senza l’aiuto del business e di altri settori. Nelle democrazie avanzate, tanto maggiore è la capacità delle persone di riunirsi in gruppi di interessi speciali con il fine di influire sulle scelte del governo, tanto più difficile risulta per il governo lavorare principalmente per il bene comune. In molte parti del mondo, tanto più la tecnologia dei nuovi media consente ai cittadini di autodeterminarsi, quanto più essa conferisce ai governi il potere di monitorare tali cittadini.

La stessa globalizzazione crea per i leader di governo un paradosso: maggiori sono le forze della globalizzazione, minore è il potere autonomo dei governi nazionali. Allo stesso modo, i leader si trovano di fronte ad un paradosso che deriva dalla stessa natura umana, ad eccezione dei momenti di pericolo immediato: più è grande l’esigenza di soluzioni comuni e di lungo termine, minore è la voglia di compiere sacrifici individuali e di breve termine.

LO STRESS NEXuS SuLLE RISORSE

volatilità economica, politica e sociale, ma questo grado di connettività senza precedenti contribuisce a generare un grado di intensità insolito, in parte perché la crescita della connettività consente l’autodeterminazione dei singoli attori. Per esempio, un venditore ambulante indigente può innescare un processo in grado di rovesciare i governi del Medio Oriente. Un solo hacker può mandare in tilt il funzionamento di grandi imprese commerciali e governative. Sotto la bandiera di ‘Anonymous’, gruppi esigui di ‘hacktivist’ possono causare alle aziende perdite per milioni di dollari. La corista in una chiesa scozzese può diventare da un giorno all’altro una star dopo che il video della sua audizione per partecipare ad uno spettacolo televisivo viene messo in rete e diventa virale, e il suo album può raggiungere i primi posti delle classifiche di tutto il mondo, diventando il più venduto.

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Spazio di Manovra

Transizione Intrappolata

Tensione crescente

Transizione Intrappolata

Decadenza/Collasso

Crisi esistenziale

Deriva/Declino

Riforme

Crisi iniziale

Deriva

Tensione crescente

Deriva/Declino

Crisi iniziale

Deriva Decadenza/CollassoCrisi esistenziale

Cancellazione e resettaggio

LE LENTI “PERCORSO”

Le tensioni intrinseche ai tre paradossi alimentano l’attuale epoca di transizioni. I modelli economici, i regimi politici e le organizzazioni sociali dei paesi di tutto il mondo vengono sfidati. Gli USA devono affrontare un declino a lungo termine del proprio potere globale relativo e, attualmente, una ripresa purtroppo rallentata da una profonda recessione e da un sistema politico in stallo. La Cina e le altre grandi economie emergenti, che nel 2008 sembravano resilienti, si confrontano oggi con una serie di ulteriori incertezze nella loro ricerca di stabilità e crescita continua.

Quando nascono le tensioni, ed emerge una crisi, alcuni attori mostrano di possedere forme di resilienza adeguate che consentono loro di adattarsi e introdurre riforme. Altri, invece, faticano sino a quando la crisi assume livelli tali da rendere obbligatoria una ristrutturazione drammatica e dolorosa per evitare il tracollo. Nell’esplorazione di epoche di transizione e trasformazione precedenti, abbiamo riscontrato che due lenti Percorso archetipiche consentono di apportare chiarezza e conoscenze approfondite. Le abbiamo chiamate “Spazio di Manovra” e “Transizione Intrappolata”.

PERCORSI

TRANSIzIONE INTRAPPOLATA

La capacità finanziaria, sociale, politica o tecnologica si dimostra inadeguata a resistere alle tensioni. Le risposte a livello comportamentale ritardano il cambiamento, facendo peggiorare le condizioni sino a renderne necessario un aggiustamento o al verificarsi di un collasso.

SPAzIO DI MANOVRA

Il capitale finanziario, sociale, politico o tecnologico favorisce l’azione tempestiva e provoca cambiamenti/riforme efficaci.

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Prendiamo alcuni esempi recenti:

■n Nonostante i duri colpi inferti dalla turbolenza creata dalla crisi finanziaria globale, economie quali India, Cina e Brasile hanno dimostrato la loro resilienza, almeno nel periodo immediatamente successivo alla crisi. In modi diversi, questi paesi possedevano il ‘capitale’ finanziario, politico, sociale o di risorse per rispondere e introdurre riforme, seguendo un percorso “Spazio di Manovra”.

■n L’Unione Europea ha dimostrato di non possedere questo livello di resilienza e ha seguito un percorso di “Transizione Intrappolata” nel quale l’aspetto ‘possibilità’ continua ad essere ‘rimandato’ mentre i leader arrancano per creare un certo spazio di respiro politico e sociale. Si assiste quindi ad una deriva continua, costellata da una serie di mini-crisi che culmineranno alla fine in un riaggiustamento della situazione che porterà alla cancellazione di importante capitale finanziario e politico (attraverso il raggruppamento della sovranità, per esempio) o al collasso dell’euro.

Ovviamente, non tutti i paesi o attori seguiranno un unico percorso di “Transizione Intrappolata” o “Spazio di Manovra”, né continueranno a seguire sempre lo stesso percorso nell’affrontare tutte le sfide future. Infatti, quello che da alcuni attori potrà essere considerato uno spazio di manovra, per altri potrà essere contestualmente percepito come una trappola – immaginatevi quanto siano diversi i punti di vista di un gatto e di un topo chiusi a chiave in una stanza. Le lenti dei Percorsi mettono comunque in evidenza modelli ricorrenti in un contesto più ampio.

Paesi, aziende e persino i singoli individui hanno davanti a sé percorsi divergenti. Risponderanno alle sfide che si presenteranno loro attraverso l’adattamento e il cambiamento, seguendo un percorso “Spazio di Manovra”? Oppure ritarderanno il cambiamento, per arrivare così ad una “Transizione Intrappolata”, sino al verificarsi di un riaggiustamento fondamentale o di un tracollo?

DINAMIChE DELLE TRANSIzIONI Dal punto di vista dei sistemi, le transizioni si verificano quando emergono divari tra le condizioni reali e quelle desiderate. Questi divari producono ansia o insoddisfazione, che a loro volta favoriscono lo sviluppo di approcci nuovi o migliori, i quali vengono successivamente messi in pratica colmando così il divario.

Questo processo è però caratterizzato da molti ritardi e da molti elementi inibitori. Per esempio, l’ansia ha la stessa probabilità di favorire la negazione e la paralisi quanto quella di incoraggiare l’adozione di nuovi approcci. Senza il capitale sociale, intellettuale e politico, è difficile superare gli interessi acquisiti per sviluppare e attuare nuovi approcci. Altri fattori di inibizione fondamentali includono l’inadeguatezza, l’ineguaglianza e l’insicurezza istituzionale.

In presenza di tutti questi inibitori, affinché la transizione possa progredire, occorre avere a disposizione elementi facilitatori a livello di sistema: ad esempio, vittorie rapide per evitare la paralisi o lo sviluppo di capitale sociale e politico sufficiente, che riesca a prevalere sugli interessi acquisiti.

L’equilibrio dinamico tra inibitori e facilitatori modella le transizioni, equilibrio che differisce da un attore all’altro e da una transizione all’altra. Se l’equilibrio favorisce gli inibitori, la transizione diventa intrappolata - ma un numero sufficiente di facilitatori crea spazio di manovra. n

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Si prevede che entro il 2050 circa tre quarti della popolazione mondiale vivrà nelle città. Durante questo periodo, la crescita maggiore della popolazione urbana si riscontrerà in Cina, India, Nigeria e negli USA. La crescita più drammatica si registrerà in migliaia di cittadine più piccole che si trasformeranno rapidamente in città.

Gran parte delle infrastrutture di queste nuove città deve essere ancora progettata. Booz & Company (in uno studio condotto per il World Wildlife Fund) stima che il totale degli investimenti in infrastrutture e operazioni urbane, nei prossimi tre decenni, supererà la straordinaria cifra di $350 trilioni. La maggior parte di questi investimenti si realizzerà nei mercati emergenti. Il finanziamento di queste esigenze di investimenti sarà una sfida impegnativa e richiederà innovazioni significative nella finanza globale. Se tali bisogni potranno essere soddisfatti, rappresenteranno una importante fonte di domanda aggregata per l’economia mondiale per un lungo tempo a venire.

Oggi, le città usano il 66% dell’energia totale mondiale; nei prossimi 30 anni, questa cifra potrebbe raggiungere quasi l’80%. In passato, lo sviluppo delle città è stato guidato dal presupposto che l’energia sarebbe stata disponibile ad un prezzo relativamente basso. La mancanza di percezione dell’esigenza di garantire l’offerta energetica e sviluppare politiche di pianificazione ha portato alla dispersione urbana e all’inefficienza energetica.

IL PARADOSSO DELLA PROSPERITÀ

Se le città sane, che dispongono di abbondanti risorse, crescono in modo organico, tendono a espandersi disordinatamente, provocando una profonda inefficienza energetica. Le città più povere e più affollate corrono lo stesso rischio. Se seguono anch’esse il cammino di crescita organica, che risulta essere più efficiente a livello economico nel breve termine, corrono il rischio di rinchiudere al loro interno una profonda inefficienza infrastrutturale.

IL PARADOSSO DELLA LEADERShIP

Se i responsabili delle amministrazioni comunali ritengono che i problemi siano troppo difficili da risolvere e le soluzioni troppo impopolari da attuare, le tensioni all’interno delle città saranno ignorate sino a quando non ne verrà minacciata la vivibilità. Il divario tra orizzonti temporali politici e infrastrutturali è molto difficile da colmare, eppure tale operazione è necessaria per uno sviluppo sano.

IL PARADOSSO DELLA CONNETTIVITÀ

Tutti gli aspetti della società devono funzionare insieme in maniera armonica per risolvere il problema della crescita delle città: il governo deve offrire incentivi migliori e sanzioni per promuovere una crescita intelligente; la società deve essere incoraggiata a moderare la domanda di beni a favore delle infrastrutture per tutti e le aziende devono offrire soluzioni più intelligenti e più integrate in termini di infrastrutture, edilizia abitativa e traffico. Per prosperare, tutti i gruppi devono operare in modo coordinato, ma questo concetto è molto difficile da interiorizzare.

uNA NuOVA LENTE SuLLE CITTÀ

SPAzIO DI MANOVRA

■n Coalizioni di leadership lungimiranti plasmano la crescita

■n Le autorità anticipano le tensioni e attuano la pianificazione integrata di terra, trasporti, energia, acqua e rifiuti

■n Soluzioni strutturali efficaci a livello energetico, inclusi lo sviluppo di città compatte e i trasporti pubblici

■n Condivisione e apprezzamento della conoscenza

TRANSIzIONE INTRAPPOLATA

■n Solo le forze di mercato dettano la crescita■n Le autorità ipotizzano che i problemi siano troppo

difficili da affrontare e le soluzioni troppo impopolari da attuare

■n Le tensioni vengono ignorate sino a quando viene minacciata la vivibilità delle città e risulta difficile rivedere le infrastrutture

■n Soluzioni individuali, ad hoc

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2010 Total consumption 000.00b m3

Fossils production 00.00billion m3

Biofuels prodution 00.00billion m3

Re�ning, GTL & CTL 00.00billion m3

Electricity - Oil 00.00billion m3

Electricity - Gas 00.00billion m3

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Electricity - Nuclear 00.00billion m3

Electricity - Biomass 00.00billion m3

Electricity - CSP 00.00billion m3

Electricity - Geothermal 00.00billion m3

� Le società investono per capitalizzare sui vantaggi:

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IL CICLO VIRTUOSO DI CRESCITA DELLE CITTÀ

� Sviluppo continuo di vantaggi commerciali� Possibili vantaggi: – Trade hub – Raggruppamento di expertise – Zona economica particolare

� Le società investono per capitalizzare sui vantaggi:

– Crescita della produzione – Maggiore ef�cienza tecnologica – Nuovi prodotti – Industrie di servizi� I governi investono in infrastrutture,

rendendo possibili operazioni commerciali più ef�cienti e migliorando i comfort

– Trasporti – Servizi – Tempo libero – Comunicazione – Istruzione

� Le opportunità di lavoro e di ricchezza attraggono manodopera proveniente da zone esterne alla città – aumentano il numero di lavoratori e le dimensioni del mercato domestico

� Il miglioramento del livello d'istruzione e l'aumento delle competenze creano talenti e favoriscono l'imprenditorialismo

Vantaggio competitivocommerciale g

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IL CICLO VIRTuOSO DI CRESCITA DELLE CITTÀ

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Nel passaggio verso un ambiente geopolitico più fluido, con un grado di incertezza politica molto più elevato, ci troviamo di fronte alla possibilità di vivere in un mondo sempre più confrontazionale.

Per i prossimi 10-20 anni, emergono quattro caratteristiche chiave dello scenario geopolitico di transizione.

LE RELAzIONI uSA–CINA Gli USA continueranno ad avere un ruolo preminente, ma dovranno accettare un mondo più pluralista. Dovranno negoziare risultati con altre potenze che hanno valori e obiettivi diversi. In altre parole, gli USA dovranno imparare a ‘facilitare il cambiamento’ anziché agire in modo unilaterale. Da soli, non saranno più disposti o in grado di offrire i beni pubblici globali dai quali dipende l’ordine internazionale. Se nessun altro paese sarà disposto ad assumere il ruolo di guida, o se gli USA stessi non saranno preparati a lasciare che altri entrino in gioco su un livello paritetico, potrebbe crearsi un vuoto di leadership.

Dal momento che l’altra potenza economica in crescita, la Cina, non si sente a proprio agio nell’assumere un ruolo globale più ampio e continua a definire i propri interessi in termini nazionali specifici e ristretti, le differenze strutturali tra USA e Cina sono emerse in modo molto significativo nel commercio, nei tassi di cambio tra i due paesi e negli squilibri economici che si sono consolidati nel tempo. Aumenta tuttavia la competizione geopolitica tra le due potenze per l’influenza nella regione dell’Asia-Pacifico, anche se il Giappone continua ad esercitare una considerevole influenza grazie alla sua tecnologia, ai suoi investimenti e ai notevoli forzi nella sfera degli aiuti esteri. Con le capacità degli USA sotto pressione e la Cina che corre il rischio di allargarsi eccessivamente per un’eccessiva sicurezza nel perseguire i propri interessi regionali, riuscirà uno dei due paesi ad esercitare un’influenza più decisiva? Oppure troveranno un modo per lavorare insieme nelle aree di reciproco interesse?

PANORAMI NEw LENS SCENARIOS

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LO SPOSTAMENTO VERSO ORIENTE DEL NuOVO SISTEMA INTERNAzIONALELa seconda caratteristica chiave è la natura del sistema internazionale che le nuove potenze emergenti, come Cina e India, desiderano vedere. La Cina ha sempre descritto i suoi obiettivi internazionali in termini benevoli come ‘ascesa pacifica’, e fa notare che sotto al suo tradizionale sistema tributario imperiale, non ha mai cercato di interferire negli affari interni di altri stati. Tuttavia, il sistema tributario non era un mondo di stati sovrani paritetici ma centrato sulla Cina quale stato preminente. Tutti gli altri stati dovevano dimostrarsi leali, rendere omaggio e formulare le proprie politiche in modo da mantenere buoni rapporti con la Cina.

Un tale sistema non si traduce facilmente nell’ordine geopolitico di oggi. Lo spostamento verso una sfera d’influenza cinese non rappresenta un’opzione attraente per molti stati. Si potrebbe narrare una storia di due Asie. L’Asia potrebbe continuare ad essere la regione più dinamica dell’economia globale oppure trasformarsi nella regione più volatile e incline ai conflitti dell’ordine globale.

Graham Allison, Professore presso la John F. Kennedy School of Government di Harvard, sostiene che la domanda decisiva che nei decenni a venire ci porremo sull’ordine globale sarà: possono Cina e Stati Uniti evitare la trappola di Tucidide? La metafora dello storico greco allude ai pericoli che due parti corrono quando una potenza emergente contrasta una potenza regnante. Gran parte delle sfide di questo tipo sono terminate in conflitto. Le soluzioni pacifiche hanno obbligato i governi e le popolazioni di entrambe le potenze a compiere enormi aggiustamenti.

La drammatica ascesa di Atene nei tempi classici ha sconvolto Sparta, la potenza terrestre più affermata. La paura ha portato alla competizione, al confronto e, alla fine, al conflitto. 30 anni dopo, entrambi gli stati erano distrutti. Tucidide scrisse, ‘Fu l’ascesa di Atene e il timore che essa incuteva in Sparta a rendere la guerra inevitabile.’ Allison nota il parallelo di oggi, con l’ascesa della Cina che genera frustrazione e timore negli USA. ■

“…La rivalità tra Stati Uniti e Cina è inevitabile. I dirigenti di entrambi i paesi affermano ottimisticamente che questa rivalità può essere gestita senza problemi che costituiscano una potenziale minaccia all’ordine globale. La maggior parte degli analisti accademici non è così radicale… E date le differenze tra i sistemi politici cinese e statunitense, i pessimisti potrebbero pensare che sussista una possibilità di conflitto ancora più alta… [Ma] l’etica può giocare un ruolo chiave nel determinare la competizione internazionale tra le forze politiche, e facendo ordine tra vincitori e vinti… Questa battaglia dei cuori e delle menti dei popoli, in ultima analisi, determinerà il vincitore. E, come i filosofi dell’antica Cina avevano previsto, il paese che possiede la massima autorità umana vincerà.”

“ IL PAESE ChE POSSIEDE LA MASSIMA AUTORITÀ UMANA VINCERÀ”

yAN XuETONG Professore di Scienze Politiche presso l’Università di Tsinghua

yAN XuETONG Professore di Scienze Politiche presso l’Università di Tsinghua ‘Come la Cina può battere gli Stati Uniti d’America,’ New York Times, 2011

LA TRAPPOLA DI TuCIDIDE

LA RIVALITÀ TRA STATI uNITI E CINA

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uN TERRENO ACCIDENTATO PER LE ISTITuzIONI INTERNAzIONALILa terza caratteristica chiave del nuovo scenario geopolitico è la crescente inadeguatezza delle istituzioni internazionali esistenti nel far fronte ai problemi globali quali la protezione del commercio, il cambiamento climatico e il disarmo nucleare. L’ascesa del ‘Gruppo dei 20’ (G20) ai vertici del governo, comprendente tanto i principali paesi sviluppati quanto quelli in via di sviluppo, ha costituito una risposta alla perdurante crisi finanziaria globale. Questo organismo è più rappresentativo delle nazioni che detengono il reale potere globale, rispetto al più esclusivo ‘Gruppo degli Otto’ (G8), che esclude due delle principali economie, Cina e Brasile. Tuttavia, la trasparenza e la rendicontabilità del G20 sono state messe in discussione e tale organo deve ancora evolversi per affermarsi in modo significativo come istituzione stabile.

Gli interventi del FMI e della Banca Mondiale hanno avuto risultati contrastanti e il loro governo istituzionale rimane ancorato ad un’epoca di superiorità economica passata. Ciò nonostante, a livello tecnocratico, molte forme di cooperazione o coordinamento internazionale continuano ad essere mantenute e persino ampliate in modo progressivo.

CRESCITA COMPRESSA E PERCEzIONI A SOMMA zEROLa quarta caratteristica chiave dello scenario geopolitico di transizione consiste nel fatto che, nell’affrontare la crisi finanziaria, i paesi sviluppati non hanno ritenuto necessario offrire alternative radicalmente diverse al modello capitalista liberale che prima del 2008 era considerato l’esempio globale. Da un lato, si potrebbe assistere a un ritorno significativo dello stato nel plasmare e guidare la politica economica e sociale interna. Dall’altro, un periodo di recessione, o una fase prolungata di crescita inferiore alla media, comprime lo spazio di manovra dei governi. Non ci sono dividendi di crescita da distribuire e la politica si focalizza sulla condivisione dell’onere di aggiustamento. La questione politica chiave diventa quindi: chi vince e chi perde quando la crescita è compressa e occorre dividere una torta più piccola? Tale domanda assume una valenza carica di significati in un’epoca di sempre minore fiducia nel governo, che potrebbe portare a transizioni politiche turbolente con risultati pericolosamente incerti.

Prima o poi, tutti i paesi integrati nell’economia globale, siano essi in fase di sviluppo o sviluppati, per mantenere legittimità politica e stabilità sociale devono crescere. Il pericolo è che un aumento dell’insicurezza potrebbe portare a nuove ideologie fondamentaliste alimentate dalla ricerca populista di capri espiatori. Il punto di rottura dei paesi sviluppati potrebbe essere rappresentato non dalla classe povera, sia essa in occupazione o disoccupata, ma dalla classe media, sotto pressione a causa della crescente concorrenza globale e del calo dei propri standard di vita. È stata proprio la disintegrazione della classe media nella Germania post-1918 a creare il terreno fertile per l’estremismo politico. Le crescenti domande della nuova classe media di paesi emergenti come Cina, India e Brasile esercitano pressioni diverse, ma forse altrettanto esplosive, sui rispettivi governi.

Qualunque cosa accada nel dibattito sui modelli di governo opposti - il Consenso di Pechino rispetto al Consenso di Washington - il progresso politico potrebbe eventualmente essere caratterizzato come un movimento verso strutture politiche che consentano un maggiore livello di negoziazione tra interessi contrastanti anziché l’imposizione di un interesse sugli altri.

“ GRAN PARTE DELLA STORIA UMANA è STATA UNA LUNGA SERIE DI SCONTRI TRA ChI AVEVA QUALCOSA E ChI NO.” JARED DIAMOND Armi, acciaio e malattie: Breve storia degli ultimi tredicimila anni

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PERCORSI STORICI - CONFRONTO TRA ECONOMIE EMERGENTI E PAESI SVILUPPATI

Cina

India

Anno

1985

2008

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2008

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2008

USA

1840

1940

1820

1880

1925

1986

1,519

6,725

1,079

2,975

5,670

19,614

1856

1958

1820

1900

1955

2006

Germania

1916

1967

1894

1957

1965

1994

Giappone

1820

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1865

1935

2000

UK

Anni in cui si sono raggiunti livelli comparabili

*Dollari Geary-Khamis internazionali del 1990Dati adattati da Angus Maddison, Università di Groningen

PIL pro capite*

Corea del Sud

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I regimi elitari si sono tradizionalmente legittimati attraverso l’offerta di stabilità e giustizia alla maggioranza della popolazione. Nel corso del secolo scorso, la negoziazione è diventata più complessa in quanto la ricerca di crescita economica è stata vista come attributo fondamentale di uno stato moderno.

L’evoluzione politica delle democrazie liberali dell’OCSE nell’ultimo secolo può essere vista come un percorso incostante, ma in ultima analisi di successo, per risolvere le tensioni tra crescita economica, distribuzione e ordine sociale a livello nazionale. Queste democrazie hanno messo fine alla tradizione di colonialismo e di conflitto totale, che avevano stravolto i rapporti fra gli Stati tra il 1850 e 1950. A livello nazionale, questo percorso ha comportato un ampliamento radicale della partecipazione politica che si è estesa alle donne e ai gruppi di minoranza.

Nel mondo anglosassone, un tale percorso ha cercato di essere una evoluzione anziché una rivoluzione, con particolari eccezioni quali la guerra civile negli USA, per citare un esempio. Nei momenti cruciali, le riforme sono state guidate dall’aristocrazia per evitare le sfide esistenziali.

Theodore Roosevelt ha risposto agli eccessi dell’Età dell’Oro e Franklin D. Roosevelt agli scandali legati alla corruzione dell’epoca di Harding/Coolidge e all’inefficacia di Herbert Hoover nell’affrontare la Grande Depressione. Il caso dell’Europa occidentale è più complesso a causa dell’integrazione nazionale relativamente recente di Italia, Germania e Spagna e dell’impatto di due guerre mondiali e del fascismo.

Queste economie più ricche si sono evolute in un periodo in cui i livelli di reddito pro capite non erano affatto diversi da quelli di alcuni dei più floridi mercati emergenti di oggi. È tuttavia difficile tracciare parallelismi tra i mercati emergenti attuali e i paesi in via di sviluppo, perché tali paralleli sono distorti dall’impatto della storia coloniale. In alcuni casi, gli eventi che solitamente richiedevano quasi un secolo per realizzarsi, oggi sembrano accadere nell’arco di una sola generazione (vedi tabella più sotto).

LA STRuTTuRA DELL’ECONOMIA GLOBALE

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DISTRIBUZIONE GLOBALE DEL REDDITO

Rispetto al passato recente, come si svilupperà il potere economico dei gruppi privilegiati e della popolazione in senso lato?

Percentile di distribuzione globale del reddito

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Vi sono anche voci di scontento sulla globalizzazione, che alcuni hanno iniziato a considerare come un gioco a somma zero, nonostante le prospettive a lungo termine legate allo sviluppo globale e alla diffusione della tecnologia. Anche la geopolitica interviene in termini di somma zero, con potenze emergenti che si affermano a spese di quelle consolidate. Questa mentalità è parzialmente responsabile della carenza di una efficace azione internazionale per affrontare il cambiamento climatico e dà forma alla competizione per accaparrarsi le risorse, spinta dai timori sulla loro precarietà.

Come sostenuto da molti, la globalizzazione sopravviverà, sebbene possa subire rallentamenti, ma non presenta alcuna tendenza intrinseca a promuovere il mercato libero o la democrazia liberale. In effetti, la globalizzazione è comunemente percepita non solo come causa di danneggiamento per i lavoratori ma anche di indebolimento dei ceti medi nei paesi sviluppati, man mano che la manodopera dei paesi in via di sviluppo migliora le proprie competenze e avanza lungo la scala della tecnologia.

Il capitalismo e le conseguenze dell’economia di mercato globale iniziano a scontrarsi con il nazionalismo, aumentando le tensioni man mano che ci confrontiamo con i limiti ambientali e di risorse. La prossima fase della globalizzazione promette di essere tanto turbolenta quanto una qualsiasi di quelle che si sono verificate nel secolo scorso.

I quadri geopolitici futuri saranno inevitabilmente più critici nei confronti dei mercati, considerati responsabili tanto di generare ricchezza quanto di provocare disuguaglianza e instabilità. Il punto di posizionamento del prossimo consenso su stati e mercati sarà un argomento chiave che definirà la politica internazionale del XXI secolo e detterà i termini delle modalità di realizzazione della globalizzazione. Non ci sono ancora alternative alla globalizzazione, che sta però diventando una forza sempre più complessa ed eterogenea, con impatti negativi e positivi, la cui direzione futura è incerta.

Percentuale di cambiamento nel reddito effettivo, 1988-2008, a vari percentili di distribuzione del reddito globale (in PPP dollari del 2005)

Branko Milanovic, ‘Global income inequality by the numbers: in history and now’, Novembre 2012

IL PUNTO DI POSIZIONAMENTO DEL PROSSIMO CONSENSO SU STATI E MERCATI SARÀ UN ARGOMENTO ChIAVE ChE DEFINIRÀ LA POLITICA INTERNAZIONALE DEL XXI SECOLO E DETTERÀ I TERMINI DELLE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DELLA GLObALIZZAZIONE.

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MONTAGNE E OCEANIDa questi dettagli emergono modelli ricorrenti, incentrati sulla distribuzione del potere e la disponibilità delle risorse naturali, così come sull’influenza che questi fattori esercitano sulla politica, sulle persone, sui mercati e sulla crescita.

Il mondo del futuro sarà definito dalla modalità con cui persone e governi rispondono alle sfide lanciate da istituzioni, disuguaglianza e insicurezza rispetto ai paradossi di prosperità, leadership e connettività.

■n Quali paradossi si intensificheranno? ■n Quali si risolveranno? ■n Quali industrie, aziende, nazioni e gruppi di persone

avranno spazio di manovra? ■n Quali saranno intrappolati? ■n Come si svilupperanno le capacità di capitale,

collaborazione e creatività?■n Come si distribuiranno potere e influenza?

Questi scenari sono stati creati per offrire nuove lenti attraverso le quali esplorare questi temi – oppure, nell’esplorazione di questi mondi contrastanti, due panorami: imponenti Montagne, dove vengono esercitati e protetti i benefici di una posizione più elevata, e coloro che attualmente detengono il potere d’influenza lo tengono stretto, e vasti Oceani con alte maree, forti correnti e compresenza di attori ed eventi, dove si conciliano in modo irregolare interessi contrastanti.

Questi panorami presentano caratteristiche sociali, economiche e politiche originali, che potranno essere scorte durante i prossimi 20 anni circa, con conseguenze sugli sviluppi energetici per mezzo secolo. Insieme, essi daranno forma alle prospettive ecologiche oltre il 2100 e costituiscono i New Lens Scenarios per il XXI secolo. n

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Quello delle Montagne è un mondo nel quale chi occupa una posizione vantaggiosa di leadership (la cima) lavora solitamente per creare stabilità, attraverso modalità che favoriscano il mantenimento dello status quo. Si assiste ad una chiusura costante e autoreferenziale del potere e delle istituzioni in carica. Questo blocco limita il potenziale economico di alcuni settori della società, ma permette a settori affermati e allineati alle forze di mercato di sbloccare risorse che richiedono ingenti capitali e nuova tecnologia. Per quanto riguarda i meno fortunati, l’esiguità delle reti di sicurezza sociale non è completamente compensata dalla crescita della filantropia, caratterizzata da un pullulare di fondazioni che ricevono donazioni da un numero sempre maggiore di miliardari.

L’opposizione latente al potere delle élite politiche, commerciali e sociali viene minimizzata da una combinazione di incentivi e sanzioni, con il conseguente declino della mobilità sociale, mentre vengono stimolati gli investimenti a livello di offerta. Anche in presenza di nuovi investimenti, tuttavia, l’assenza di importanti aggiustamenti strutturali e finanziari nei paesi sviluppati inizia a rallentare il PIL e a scoraggiare il commercio. Alcune economie rapidamente emergenti cadono nella ‘trappola del reddito medio’, dove la crescita raggiunge un determinato livello per poi stagnare quando una percentuale significativa della popolazione si allinea su livelli medi di reddito, principalmente perché le istituzioni non sono in grado di adattarsi ad un’economia più complessa.

Questa moderazione della crescita economica, tuttavia, attenua alcune pressioni sul fabbisogno energetico. La crescita della domanda viene ulteriormente rallentata quando si compiono progressi nelle politiche energetiche a livello di offerta quale, ad esempio, l’incoraggiamento allo sviluppo delle città compatte.

Il gas da tight / shale gas e il CBM (Coal Bed Methane) riscuotono un ampio successo e crescono sino a formare una nuova struttura portante del sistema energetico globale basata sul gas. Con il rallentamento della crescita nella domanda di combustibili liquidi, i prezzi del petrolio rimangono moderati e la crescita della produzione complessiva limitata.

Un periodo iniziale di crescita economica stagnante, la relativa sostituzione del carbone con il gas nel più lungo termine e incentivi all’offerta per l’utilizzo della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e delle energie rinnovabili, sono tutti fattori che contribuiscono all’abbattimento delle emissioni di gas serra. Ciononostante, l’innalzamento medio globale della temperatura eccede l’attuale obiettivo dei 2 °C. n

MONTAGNE UNA PROSPETTIVA DALL’ALTO

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MONTAGNE - ASPETTI SALIENTI

■n Il vantaggio crea vantaggio - l’influenza resta concentrata nelle mani di coloro che esercitano attualmente il potere. 

■n Strutture di potere e istituzioni rigide ostacolano lo sviluppo economico.

■n Con un minor numero di intermediari del potere, è possibile compiere progressi positivi nelle aree della politica secondaria - per es. sviluppo urbano compatto, tensioni energetiche e ambientali.

■n Emergono aspettative positive in termini di risorse e, con l’adozione di quadri politici di supporto, il gas naturale diventa la struttura portante del sistema energetico globale.

■n Livelli di CO2 e tensioni ambientali in aumento, moderati da una crescita complessiva più lenta; sostituzione del carbone con il gas naturale e successo delle tecnologie di cattura e stoccaggio di carbonio.

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PROSPERITÀ

Il prolungarsi degli accordi istituzionali sullo status quo che favoriscono i “già privilegiati”, nel lungo termine smorzano il dinamismo economico. Mentre il ricco diventa ancor più ricco e il povero rimane relativamente povero, i ricchi a livello d’istruzione e i loro figli monopolizzano le scuole e le università migliori, sviluppando e perpetuando un sistema di classe, anche nei paesi che non ne avevano in precedenza ereditato uno. Gli indici di disuguaglianza di molte società continuano nella loro ascesa.

Il Nord America è colpito da una perdurante polarizzazione politica su accordi fiscali e ruolo del governo, ma le forze sottostanti continuano ad emergere nonostante la paralisi del governo e le occasionali proteste sociali. A causa di continui dibattiti sulla sovranità, la crisi dell’eurozona non viene risolta in modo efficace, provocando il prolungarsi di un periodo di stagnazione.

Ma nonostante ciò, vi sono alcune storie di successo molto evidenti a livello imprenditoriale, commerciale e persino nazionale, quando si riescono a combinare ingenti investimenti e creatività con costi di manodopera relativamente bassi senza creare un eccessivo malcontento. Questi successi sono particolarmente apprezzabili in diverse economie povere emergenti dell’Africa, che riescono finalmente a scrollarsi di dosso gli eccessi peggiori del clientelismo e della corruzione. CONNETTIVITÀ

La connettività digitale e finanziaria continua ad affermarsi nel mondo di Montagne, ma si osserva anche una sempre maggiore diffusione di firewall e aree commerciali private. Utilizzando argomentazioni di sicurezza ed economiche, i governi esercitano un maggiore controllo sul Web, creandone una ‘balcanizzazione’ a livello regionale e nazionale. Con lo sviluppo di reti diverse, si iniziano a radicare prospettive nazionali e privilegiate. I giovani provano di tanto in tanto a ribellarsi, in un mondo nel quale la protesta ha per obiettivo tanto la libertà d’informazione quanto la giustizia sociale. La globalizzazione perde vigore, ad eccezione dei paesi nei quali nascono interessi comuni che si adattano alle forme esistenti - per esempio l’esternalizzazione di manodopera e servizi verso le economie poco costose.

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Negli Stati Uniti, l’ultimo quarto del XIX secolo è stato caratterizzato da un velo di sfarzo che copriva la crescente disuguaglianza sociale ed economica, dalla creazione di ingenti fortune attraverso pratiche amorali e, talvolta, illegali, e da una corruzione del processo politico da parte di ristretti gruppi d’interesse – un periodo che Mark Twain definì ‘l’Età dell’Oro’.

Due sono gli aspetti che hanno reso possibile il sorgere della disuguaglianza nella Nuova Età dell’Oro: un divario nelle competenze tra i laureati e i non laureati e un’enorme crescita della quota del reddito per l’1% della popolazione, quella al vertice della piramide – ovvero, in termini reali, lo 0,1%. Questa nuova élite, come accadde nel XIX secolo, ha costruito fortune quando i limiti imposti dal governo sono diminuiti. La Nuova Età dell’Oro si manifesta attraverso perduranti, elevati livelli di reddito e disparità di ricchezza, nonostante il crollo del mercato finanziario del 2008, e la continua stagnazione economica. La domanda da porsi è se questo genererà impulsi riformisti da parte del governo, come accadde nella prima Età dell’Oro.

Sebbene la politica del governo sia importante, potrebbe verificarsi che la globalizzazione e i progressi tecnologici ne limitino lo spazio di manovra. Esistono differenze cruciali nelle economie globalizzate di oggi rispetto alle circostanze che posero fine alla precedente Età dell’Oro. Questo suggerisce che, sebbene la politica avrà un’importanza critica, da sola non sarà sufficiente. Le soluzioni per risolvere i problemi della Nuova Età dell’Oro dovranno essere radicalmente diverse da quelle adottate nella vecchia Età dell’Oro.

LA NuOVA ETÀ DELL’ORO

LEADERShIP

I leader nello scenario Montagne provengono prevedibilmente da un contesto di ricchezza, opportunità, aspettative, connessione, ideologia, obblighi e appartenenza culturale. Esistono poche strade, per chi occupa la parte bassa della scala, per raggiungere posizioni di vantaggio, ma questi percorsi comprendono la celebrazione dei successi conseguiti in ambito commerciale, educativo, artistico o culturale, che generalmente rafforzano l’ideologia popolare prevalente.

L’emergere di individui eccezionali serve a rafforzare l’idea che le persone sono prevalentemente padrone del proprio destino. Un mix vigoroso di noblesse oblige e filantropia affronta alcune delle tensioni che insorgono a causa del prolungarsi dello status quo e le voci di malcontento rimangono profondamente sepolte nelle società. Poiché i leader si rivolgono a gruppi e interessi relativamente limitati, cambiamenti occasionali di politica possono essere rapidi ma tendono a non avere una grande portata.

La concentrazione di potere al vertice significa che le risposte alle sfide a breve termine sono rapide e decisive, ma talvolta a discapito dell’investimento a lungo termine nella prosperità pubblica. La leadership continua a focalizzarsi sul mantenimento della stabilità, prolungando e difendendo lo status quo e rispondendo alle preoccupazioni della popolazione più ampia promuovendo la saggezza di tali decisioni. Il bene pubblico è servito quando gli interessi si allineano, per esempio in materia di politica energetica, quando la sicurezza dell’offerta e le tecnologie CCS sono ritenute essenziali per mantenere ‘il nostro stile di vita’. n

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COERCIzIONE E RESPONSABILITÀNel mondo di Montagne, la globalizzazione provoca una concentrazione del potere non solo nelle economie nazionali, ma anche nei ceti privilegiati in ciascun paese. Insieme, questi aspetti costituiscono una turbolenta, ma riconoscibile, élite cosmopolita transnazionale. Le multinazionali e i loro dirigenti sono anch’essi percepiti come facenti parte di questo gruppo globale. Sebbene queste abbiano molti interessi e problematiche simili da affrontare, possiedono anche fonti diverse di potere, ricchezza e legittimità e tali differenze spesso portano a scontri a livello di legislazione internazionale e interessi nazionali contrastanti.

Come i loro predecessori nel corso della storia, le élite di Montagne fanno uso di una combinazione di coercizione e cooptazione per mantenere il potere. Le più resistenti e di successo individuano meccanismi per aggregare nuovi talenti alle loro file e proteggersi dalla stagnazione, tutelando al contempo i propri interessi.

Nel frattempo, l’erosione dei confini nazionali inizia ad influenzare le politiche degli Stati. Nasce la resistenza alla globalizzazione da movimenti sociali a livello popolare, che si riuniscono in reti per mobilitare e coordinare l’azione diretta. La democrazia e il potere populista talvolta operano contro i mercati globali ed i social media agiscono per dare voce alle inquietudini locali.

Negli anni a venire, il sistema geopolitico sarà messo sotto pressione dalla combinazione di due trasformazioni. Mentre i paesi sviluppati del sistema internazionale attraversano una crisi economica di trasformazione, il potere geopolitico ed economico continua a spostarsi da Occidente a Oriente, con conseguenze profonde. Le potenze nascenti affermano i loro interessi contro quelle consolidate, in parte perché l’autorità di queste ultime è stata erosa dalla crisi che le ha colpite. Ma anche con questo cambiamento, l’Asia continua ad essere la regione più volatile e incline ai conflitti di ordine globale dello scenario Montagne.

IL CAMBIAMENTO GEOPOLITICO DA OCCIDENTE A ORIENTE

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NuOVE ‘VECChIE REGOLE’ PER IL GIOCO GLOBALENello scenario Montagne, gli Stati Uniti cercano dapprima di usare il loro potere per dettare le regole del gioco nel sistema internazionale, secondo i propri valori e la promozione degli interessi commerciali americani. Anche se nessuno li sfida a livello militare, non esercitano più il dominio di un tempo sui mercati globali. Nell’economia globale il potere è più disperso, per cui le pretese di una regolamentazione a livello commerciale o finanziario vengono sempre più messe in discussione, e spesso in modo efficace.

Con lo spostamento dell’equilibrio globale del potere, gli USA oppongono resistenza nel cedere il proprio ruolo di leadership, causando un continuo timore di fondo per possibili conflitti. La lotta per il potere continua attraverso una diplomazia coercitiva, veti e il potenziale di conflitti violenti nelle acque territoriali, assumendo le sembianze delle “guerre per procura” dell’epoca della Guerra Fredda.

La Cina, motivata dal crescente sentimento nazionalista, cerca un interesse di proprietà sull’Asia orientale, mettendosi in una posizione di stallo carico di tensione, con gli USA che fungono da garante dello status quo regionale.

Tanto gli Stati Uniti quanto la Cina cercano un vantaggio sull’altro, anche solo per difendere i relativi interessi. Ma la difesa spesso comporta la minaccia dell’offesa. La presenza delle armi nucleari tiene lontana la guerra vera e propria, ma si tratta di un contesto teso, difficile e pericoloso per il sistema globale.

Il sistema internazionale dello scenario Montagne è caratterizzato da coalizioni ad hoc contro l’uno o l’altro potere di guida, che danno origine a dispute amare. Le vecchie relazioni diventano tese. Gli USA e l’Europa si trovano su posizioni divergenti in materia di sicurezza, in un’atmosfera di incomprensione reciproca. Anche le vecchie istituzioni multilaterali ufficialmente riconosciute e gli accordi globali si indeboliscono notevolmente. E mentre queste istituzioni continuano ad atteggiarsi e a impegnarsi in gesti simbolici anziché adottare una guida chiara, riescono solamente a dimostrare la loro irrilevanza rispetto al gioco di potere della realpolitik che guida il sistema internazionale.

Di fronte a tali dilemmi, coloro che sono attualmente privilegiati cercano di rafforzare la propria posizione contro la minaccia politica di una globalizzazione corrosiva rivendicando il potere dell’interesse nazionale o regionale a discapito dei mercati globali. Quindi, la spinta verso i mercati globalizzati - di cui ha in realtà beneficiato la maggioranza dei privilegiati - inizia ad essere moderata da un certo livello di controllo statale dei mercati e da un protezionismo almeno simbolico. In questo modo, gli Stati fungono da argini di difesa contro l’insicurezza del mercato globale tanto per i privilegiati quanto per i loro altri connazionali. Non importa quale parte sia quella che tira con più forza nel continuo braccio di ferro tra mercati e Stati, i privilegiati riescono a tutelare i loro interessi.

Un’atmosfera di coercizione permea lo scenario Montagne, ma si tratta di una coercizione approvata per egge e giustificata dall’esigenza di difendere la stabilità. Nei paesi di tutto il mondo, man mano che le società diventano più ricche, diminuisce la tolleranza delle ingiustizie e dell’azione arbitraria, ed aumenta la spinta verso la conformità - un effetto amplificato dall’ascesa dei social media. Stati forti ed energici esercitano il loro potere nella sfera politica nazionale con una proliferazione di agenzie regolatorie, modificando l’equilibrio tra il settore pubblico e quello privato.

Gli stati rinvigoriti rappresentano la pietra angolare del sistema internazionale nel mondo di Montagne. Mentre il governo del sistema internazionale è guidato dai suoi membri più potenti, il problema è quello di trovare un accordo tra questi, in particolare, nel garantire la collaborazione tra Stati Uniti e Cina. Come già osservato nel periodo che ha preceduto la Prima Guerra mondiale, la domanda che ci si pone è se, tra gli anni Venti e Trenta, le grandi potenze sceglieranno di esercitare il potere con responsabilità o rischieranno di distruggere l’ordine globale a causa dell’incapacità di prevedere le conseguenze delle loro azioni.

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RITORNO A uN MONDO PRAGMATICO DI INTERESSI RECIPROCINel decennio del 2020, vi è un crescente riconoscimento degli interessi reciproci tra USA e Cina, che porta il Gruppo dei Due, o G2, a gestire “de facto” il sistema globale. Non si tratta di una relazione tra due alleati, ma di un matrimonio di convenienza modellato dai calcoli della realpolitik. Ciascuno di essi affronta i problemi economici interni, e quindi i problemi politici, che sono influenzati dall’altro. Il mondo del periodo precedente, basato sul confronto, cede il passo ad un mondo adattabile (ma non amichevole), nel quale gli stati mantengono ‘i coltelli affilati’ nella gestione dei loro rapporti. USA e Cina condividono interessi, ma non condividono valori, e rimangono rivali. La lotta per il potere continua. Le istituzioni multilaterali dei vecchi tempi non ritornano sulla scena. Questo modello di leadership G2, con un intenso focus interno e tensioni oscillanti tra Stati Uniti e Cina, tende a lasciare in posizione secondaria altre potenze, in modo particolare quelle europee.

Entro gli anni Trenta, con lo sviluppo di altri stati, l’ordine internazionale diventa più variegato. Le egemonie regionali emergenti tra cui India, Turchia, Sudafrica e Brasile, usano la loro crescente influenza per modellare la propria agenda regionale. Sul modello della Cina, le politiche estere di questi paesi maturano, creando più gruppi per delineare un nuovo ordine mondiale, in particolare per affrontare i timori crescenti relativi al cambiamento climatico, alle tensioni sulle risorse e all’invecchiamento della popolazione. Alcuni temono che diversi stati primari possano rischiare il fallimento qualora i rispettivi governi non riuscissero a far fronte alla sfida di stabilire ordine nei propri confini nazionali, dato l’intensificarsi di contestazioni alla loro autorità.

Nel frattempo, le élite governanti iniziano a riconoscere che per far fronte a tali contestazioni sono necessarie nuove forme di cooperazione internazionale. I paesi dovranno semplicemente imparare a convivere se vorranno evitare lotte e competizioni che li danneggerebbero reciprocamente. Con il passare del tempo, si sviluppa un ‘Concerto dei Grandi’ del XXI secolo a livello globale, frutto di interessi personali pragmatici condivisi.

Nel periodo del Concerto europeo (1815–1914), le relazioni sono guidate da coalizioni di governo di élite all’interno di un gruppo primario di grandi potenze che include non solo gli USA e la Cina, ma anche l’India, l’Europa e pochi altri stati selezionati. A differenza del passato, il Concerto dei Grandi del XXI secolo deve affrontare una gamma più ampia di sfide alla sicurezza globale che scaturiscono non solo dalla rivalità per il potere tra i suoi membri, ma anche da tensioni sulle risorse finanziarie, ambientali, alimentari, idriche e di altro tipo.

Le Montagne si caratterizzano come mondo di timori condivisi sul tema della sicurezza e di accordi per affrontarli, ma non un mondo di valori universalmente condivisi. La sfida per il Concerto dei Grandi del XXI secolo consiste nel rimanere flessibili mentre le condizioni e i calcoli nazionali cambiano velocemente. Persino più che in passato, non vi è alcuna stabilità nell’ambiente in cui gli stati devono agire, né nel contesto necessario per affrontarlo. Con il tempo, coalizioni, accordi e intese che sostengono il Concerto dei Grandi del XXI secolo si rafforzano gradualmente, istituzionalizzandosi e acquisendo profondità e scopo. Le popolazioni in tutto il mondo iniziano a dare per scontato il Concerto, proprio come avvenne nel XIX secolo, negli anni immediatamente precedenti il 1914. n

“ LA GLObALIZZAZIONE RENDE IL MONDO PIù PICCOLO. MA PUò ANChE RENDERLO TUTTO, O IN PARTE, PIù RICCO. NON LO RENDE PIù PACIFICO, O PIù LIbERALE. E MENO ChE MAI LO APPIATTISCE.”

JOhN GRAyThe World Is Round

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Nonostante le tensioni tra stati-nazione, le élite transnazionali cosmopolite e indipendenti prodotte dalla globalizzazione aumentano in parallelo all’aumento della ricchezza e dell’influenza. Queste modellano sempre più i termini del discorso e definiscono valori e norme, in meglio o in peggio. A livello nazionale, assumono un’influenza sempre più grande nel plasmare la politica, ma sono meno preoccupate dei loro predecessori aristocratici di mantenere la coesione sociale, nonostante la retorica sostenga il contrario.

Negli USA, per esempio, la disuguaglianza di reddito e ricchezza continua a crescere, con guadagni stagnanti per la classe media, ridotta mobilità sociale e un sistema di istruzione superiore presumibilmente meritocratico, generosamente sostenuto da esenzioni fiscali, i cui principali beneficiari sono i figli delle persone di successo. Sovrapposto a questa divisione di classe, sussiste un divario intergenerazionale sempre più profondo, in quanto gli impegni verso gli anziani garantiti da schemi assicurativi basati su spettanze e diritti acquisiti assorbono le spese discrezionali che potrebbero servire a ricostruire l’infrastruttura economica e sociale. Allo stesso modo, in Europa una popolazione che invecchia e gli impegni verso gruppi a elevati livelli di diritto, spesso scarsamente finanziati, creano una a combinazione di tensioni sociali e politiche che distolgono l’attenzione dai problemi economici strutturali primari che la regione deve affrontare.

Le economie guidate dall’alto, inoltre, trovano difficile evolversi in modo flessibile e organico a causa delle potenti alleanze, imprese e gruppi creati nelle fasi iniziali dello sviluppo. Entro il 2030, tanto per le economie avanzate quanto per i mercati emergenti, il controllo oligarchico avrà scoraggiato la crescita che sarebbe stata altrimenti possibile.

Nel mondo industrializzato, il legame tradizionale tra crescita economica e una maggiore occupazione full-time ben retribuita si rompe gradualmente. Questo porta ad una maggiore insicurezza e ad una crescente ‘casualizzazione’ della manodopera. L’uso della stampa in 3D, unitamente a livelli sempre crescenti di utilizzo di Internet e delle tecnologie nella comunicazione, significa che la manodopera diventa relativamente meno centrale per la produzione. Si continuano a prediligere i rendimenti del capitale, mentre i governi innalzano barriere per proteggere i posti di lavoro nelle loro economie. Questo protezionismo porta ad un maggiore attrito tra i paesi.

Sorgono pressioni protezionistiche, spinte non solo dal bisogno di proteggere il mercato del lavoro interno, ma anche dal desiderio di salvaguardare interessi acquisiti. Gli stati cercano di assumersi in modo opportunistico degli impegni nei confronti dei mercati globali, anziché aprirsi alla globalizzazione su vasta scala.

Nonostante la considerevole retorica che afferma il contrario, le economie avanzate non riescono a ristrutturare in modo fondamentale i propri sistemi finanziari, per poter supportare l’innovazione di base o le piccole e medie imprese. Tuttavia, non c’è volontà di esporre il sistema politico alla minaccia quasi esistenziale posta da un’altra Grande Recessione. Una più onerosa regolamentazione finanziaria si rivela essere una tassa sull’intermediazione finanziaria come pure una efficace barriera all’ingresso. I regolatori nazionali assumono una visione sempre più scettica delle attività transfrontaliere delle istituzioni finanziarie estere, insistendo sul fatto che il capitale venga detenuto a livello locale anziché presso le sedi centrali.

PERCORSI ECONOMICI IN SALITA E IN DISCESA

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LA TRAPPOLA DEL REDDITO MEDIOI paesi poveri tendono a crescere più rapidamente di quelli ricchi partendo da una base relativamente bassa, a causa del potenziale inespresso e per la maggiore facilità di imitare piuttosto che inventare. Ma questo non significa che ogni paese povero sia in grado di ridurre le distanze. La maggior parte dei paesi che nel 1960 aveva un reddito medio, in termini di reddito pro capite, continua ad averlo anche dopo 50 anni. Solo tredici paesi sono riusciti a evitare la trappola e a trasformarsi, in questo periodo, in economie ad alto reddito; esempi significativi in questo senso sono la Corea del Sud e Singapore.

Quando le economie diventano più complesse, il controllo centralizzato incontra maggiori difficoltà nella sua funzione di coordinamento. Oltre a un modesto livello di attività, sono necessarie ondate di riforme strutturali, sia economiche che finanziarie, per mantenere forte la crescita economica.

A livello globale vi è un cambiamento relativamente minimo negli aspetti essenziali dell’ordine monetario globale: il dollaro rimane la principale valuta di riserva, e gli USA mantengono il proprio dominio del FMI e della Banca Mondiale, in parte perché la loro rivale principale, la Cina, è troppo occupata a far fronte alle tensioni interne per rischiare una drastica e significativa riorganizzazione del proprio sistema finanziario, che potrebbe derivare da un ruolo di maggior rilievo nella regione.

In generale, nel periodo compreso tra il 2020 e il 2030, vari tipi di ‘ostacoli’ impediscono il funzionamento del sistema economico globale. Lo sviluppo economico globale delude in quanto le economie avanzate rimangono, o diventano, sclerotiche, e diverse economie in precedenza rapidamente emergenti cadono in varie forme di trappole legate al reddito medio. In questo periodo, la crescita del PIL globale annuo registra una media inferiore al 2%. n

LEzIONI DA OTTO VON BISMARCK E SIMON COWELL

SPAzIO DI MANOVRA

Le élite governanti possono creare spazio di manovra adottando programmi che distolgono l’opposizione, sostenendo al contempo la struttura sottostante del loro regime.

La Germania fu la prima nazione al mondo ad adottare un programma di assicurazione sociale nel 1889, concepito dal Cancelliere Otto von Bismarck, motivato a introdurre l’assicurazione sociale per promuovere il benessere dei lavoratori, mantenere l’economia tedesca ai massimi livelli di efficienza e sottrarsi alle richieste di alternative socialiste più radicali.

Più di recente, le lotterie nazionali e la proliferazione dell’intrattenimento mediante reality televisivi offrono ad una minoranza estremamente esigua di individui strade ben pubblicizzate per diventare finanziariamente o socialmente privilegiata, creando un’impressione esagerata della mobilità sociale.

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PROSPERITÀ

Alcuni economisti e responsabili di governo sostengono che un basso onere fiscale dovrebbe stimolare gli sforzi personali e gli investimenti da parte delle aziende, mentre la crescente disparità dei redditi ed una elevata quota di utili andrebbero ad aggiungersi ai risparmi domestici. L’esperienza recente suggerisce, tuttavia, che questi vantaggi sono sostanzialmente compensati da una debole domanda di consumi risultante da guadagni stagnanti e tensione fiscale.

In passato, gli economisti consideravano in linea generale la disuguaglianza come requisito indispensabile del dinamismo economico. Ma questo modo di pensare viene ora messo in discussione. In uno studio recente sul tema della disuguaglianza, Jonathan D. Ostry e Andrew G. Berg del Fondo Monetario Internazionale sono giunti alla conclusione che la concentrazione del reddito nelle mani dei ricchi significa non solo una società più iniqua, ma anche sviluppo economico meno stabile e crescita stagnante.

La distribuzione iniqua della ricchezza sembra avere un impatto più pesante sulla crescita rispetto ad altri fattori, compresi gli investimenti esteri, l’apertura al commercio, il tasso di cambio competitivo e la forza delle istituzioni politiche. Un crescente numero di economisti ha iniziato a sostenere questa tesi, denunciando anche i pericoli di una deregolamentazione.

Alcuni sostengono che, per i grandi mercati emergenti, lo sviluppo gestito a livello centrale, orchestrato da una élite politica e burocratica, può risolvere più facilmente i problemi di coordinamento in un contesto economico limitato dall’offerta. È certamente vero che economie così diverse come l’Unione Sovietica, il Giappone, la Corea del Sud, Singapore, Taiwan e la Cina hanno riscosso tutte un considerevole successo nel conseguire un incredibile sviluppo industriale sotto un governo

centrale forte per un periodo di tempo significativo. Di contro, l’India viene spesso menzionata come paese che ha consentito ad un processo di democratizzazione prematuro di intralciare la sua crescita.

Le tematiche, tuttavia, sono più sottili di quanto questa considerazione suggerisce. Per la maggior parte di questi paesi, una crescita rapida ha rappresentato un fattore importante per acquisire legittimità politica nelle prime fasi di sviluppo. È forse vero, anche, che le prime fasi di sviluppo sotto un governo autocratico hanno portato ad uno spreco maggiore di risorse umane e naturali rispetto a quanto sarebbe avvenuto in regime di democrazia – un aspetto non da poco, per un paese povero.

DISuGuAGLIANzA, ECONOMISTI E CRESCITA

“ AUMENTARE LA DISUGUAGLIANZA SIGNIFICA UN’ECONOMIA PIù DEBOLE, CHE A SUA VOLTA PORTA CON Sé UN AUMENTO DELLA DISUGUAGLIANZA, CHE INDEBOLISCE ULTERIORMENTE L’ECONOMIA. QUESTA DISUGUAGLIANZA ECONOMICA ALIMENTA L’ECONOMIA POLITICA, QUINDI LA CAPACITà DI STABILIZZARE L’ECONOMIA SI INDEBOLISCE.”

JOSEPh E STIGLITz Economista vincitore del Premio Nobel

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ENERGIA PRIMARIA TOTALE – PER TIPO DI FONTE

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Il ritmo lento della crescita economica globale attenua alcune pressioni sul fabbisogno energetico. Inoltre, le politiche energetiche relative all’offerta aiutano a sbloccare risorse e le proiezioni ottimistiche sulle risorse recuperabili risultano essere corrette.

Il gas da tight / shale gas e il CBM (Coal Bed Methane) riscuotono un ampio successo e crescono sino a costituire una nuova ‘struttura portante di gas’ per il sistema energetico globale. La pianificazione urbana strategica promuove uno sviluppo più compatto delle città così come l’elettrificazione dei trasporti. Nel più lungo termine, l’infrastruttura a idrogeno viene sviluppata per lo stoccaggio e il trasporto dell’energia da fonti rinnovabili intermittenti o remote.

La domanda di combustibili liquidi si ridimensiona e i prezzi del petrolio, in media, continuano ad essere moderati. I prezzi del gas naturale si attestano globalmente su quote inferiori a causa dell’emergere, in tutto il mondo, di risorse a basso costo, come lo shale gas. Prezzi moderati dell’energia portano ad un abbandono delle risorse ad alto costo, con conseguenti pressioni per i possessori delle stesse, altamente dipendenti dai ricavi derivanti dall’energia.

La parziale sostituzione del carbone con il gas e l’incentivazione della cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) sono tutti aspetti che contribuiscono alla rapida riduzione delle emissioni dei gas serra dopo il 2030. Ma nonostante tutto, le emissioni rimangono a livelli superiori rispetto alla richiesta di una loro riduzione di 2°C.

IL RITMO LENTO DELLA DOMANDACon il perdurante rallentamento economico in alcune regioni e la diffusa delusione relativa alla crescita e al commercio, la turbolenza finanziaria globale dei primi anni del XXI secolo segna l’inizio di un periodo prolungato nel quale si registra un moderato ritmo di crescita della domanda energetica.

Negli anni Venti e Trenta, alcune delle economie caratterizzate da rapidi ritmi di crescita fanno fatica a superare le barriere politiche e sociali che ostacolano l’attuazione di ondate di cambiamenti strutturali, industriali e finanziari, potenzialmente in grado di sostenere un ritmo elevato di sviluppo economico. Nonostante la crescita della popolazione globale, questo contesto rallenta l’accelerazione della domanda di risorse.

Prima della metà del secolo, tuttavia, alcune economie forti emergono dalla depressione causata dalla trappola del reddito medio e la crescita economica globale inizia nuovamente a segnare una tendenza al rialzo. Ciononostante, a causa dell’impatto a lungo termine di misure adottate precedentemente, come lo sviluppo urbano compatto e l’elettrificazione, questa crescita economica non si traduce in un aumento della domanda energetica, in particolar modo data l’entità dello sviluppo che si verifica nel settore dei servizi, che fa un uso meno intenso di energia. Questa divergenza segna la rottura della correlazione, molto forte fino ad allora, tra crescita economica e crescita del fabbisogno energetico.

ENERGIA E ASCESA DEL GAS

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ENERGIA E ASCESA DEL GAS

L’entusiasmo che ha caratterizzato gli anni Novanta del secolo scorso relativamente all’idrogeno quale carburante per il trasporto, ha iniziato ad attenuarsi a metà degli anni 2000. Nel frattempo, l’idrogeno ha continuato a svolgere un ruolo poco noto ma sostanziale quale feedstock industriale, per esempio nella produzione di ammoniaca e nella raffinazione del petrolio. La produzione mondiale di idrogeno rappresenta oggi una quantità di energia equivalente al 2% del fabbisogno energetico totale, o di poco oltre il 10% della produzione mondiale di energia elettrica. In Montagne, l’idrogeno viene finalmente considerato all’interno del mix energetico principale quando le forze di settori diversi si armonizzano in un circolo virtuoso.

Le aziende produttrici di elettricità incontrano difficoltà sempre maggiori nel bilanciare il carico di base e le fonti intermittenti di generazione e si affievolisce la speranza che le reti intelligenti possano rispondere all’enorme sfida di bilanciare, da sole, il sistema. Iniziano ad aumentare i timori di cadute di tensione e l’attenzione allo stoccaggio dell’energia basato sull’idrogeno raddoppia, in quanto la costruzione di centrali elettriche ferme per la maggior parte del tempo si rivela costosa e difficile da sostenere. Cresce in modo indipendente l’interesse pubblico per i veicoli a celle di combustibile di nuova generazione. Nel 2017, per l’edizione del 40° anniversario, Top Gear™ decide di inaugurare una ampia gamma di veicoli a idrogeno dalle prestazioni elevate, costosi in modo rassicurante, alla ricerca di ricchi acquirenti tanto nei paesi occidentali quanto nelle economie asiatiche in rapida crescita.

Continuando sulla scia dei precedenti programmi di collaborazione su piccola scala, costituita nel 2020 un’alleanza tra fabbricanti d’auto, aziende elettriche e fornitori dell’industria dell’idrogeno assicura sostegno e incentivi in diversi paesi per l’adozione di programmi di ampio respiro, finalizzati alla costruzione dell’infrastruttura a idrogeno. I governi riconoscono l’esigenza pressante di garantire forniture stabili e accessibili di energia elettrica e di ridurre le emissioni nei trasporti urbani. Anche la prospettiva di un sistema energetico più flessibile, efficiente e pulito attraverso l’utilizzo di combustibili fossili integrato con tecniche di cattura dell’anidride carbonica diventa un’opzione attraente.

A complemento della produzione “in situ” nelle aree di attività dell’industria pesante, che promuove economie di scala, si sviluppano reti locali e successivamente regionali. La produzione di idrogeno, principalmente a partire dal gas, diventa sempre più integrata nel sistema dell’energia elettrica. Sebbene una certa percentuale di utilizzo dell’idrogeno rimanga nascosta come stoccaggio di energia presso le centrali elettriche destinata ai periodi di bassa domanda, il suo impiego finale quale vettore diretto dell’energia diventa palese nella società, nei trasporti e nella generazione di potenza distribuita. Entro il 2060, gli impieghi dell’idrogeno nei trasporti supereranno la domanda industriale e le auto adibite al trasporto delle persone diventeranno la fonte primaria che ne stimolerà l’impiego. Più tardi, seguirà la stessa via il settore del trasporto merci su strada.

Entro la fine del secolo, è possibile che l’idrogeno risorga, come la fenice, rispetto alla posizione che occupava all’inizio.

L’IDROGENO, LA “fENICE” IN MONTAGNE

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TRASPORTO PASSEGGERI SU STRADA - PER TIPO DI ALIMENTAZIONE

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uNA INfRASTRuTTuRA DEI TRASPORTI IN CAMBIAMENTONei paesi importatori di energia e con grandi popolazioni urbanizzate, come Cina e India, le politiche governative offrono incentivi per lo sviluppo urbano compatto e le grandi aziende contribuiscono a pianificare, finanziare e realizzare progetti importanti. Lo sviluppo di città vivibili ed efficienti viene considerato come strumento di moderazione della potenziale tensione sociale, che spesso si concentra nei centri urbani. Lo sviluppo diffuso di città più compatte offre in media risparmi di 2000 km-veicolo annui per persona in termini di utilizzo delle vetture rispetto allo sviluppo a bassa densità, comune in molte parti del mondo di oggi. Questo risparmio è legato alla maggiore brevità media dei viaggi, come pure dal passaggio al trasporto pubblico e ai mezzi a due ruote. Inoltre, le politiche finalizzate alla promozione delle città compatte vanno di pari passo con misure che prevedono l’imposizione di standard di fuel economy per i veicoli - un’imposizione resa più agevole perché gli abitanti di queste città tendono ad usare veicoli più piccoli o ibridi o acquistano veicoli elettrici (sia a batteria elettrica che a idrogeno). Svolgono anche un ruolo importante nel promuovere l’efficienza standard di emissioni dai tubi di scappamento, misure antinquinamento, imposte sui carburanti e imposte sull’impronta di CO2 applicate automaticamente alle importazioni.

In molte economie emergenti, i veicoli alimentati a gas naturale (GNC) vanno diffondendosi in maniera crescente. I camion alimentati a gas naturale (GNL) sono i primi ad essere immessi nel mercato, seguiti dall’elettrificazione di alcuni furgoni adibiti alle consegne locali. La progettazione compatta dei centri urbani facilita questa transizione attraverso vie di trasporto “a raggiera”.

L’eliminazione completa del petrolio dal trasporto su strada è un’impresa davvero colossale. Con una crescita ridotta degli spostamenti, una maggiore efficienza dei veicoli e un aumento dell’utilizzo di gas naturale, elettricità e idrogeno, il consumo di carburanti liquidi per il trasporto su strada dei passeggeri cala, dopo aver toccato un picco globale nel 2035.

Entro il 2070, il mercato del trasporto su strada di passeggeri potrebbe essere pressoché privo di petrolio e verso la fine del secolo una ampia adozione dell’infrastruttura a idrogeno sostituirà la domanda di petrolio per le lunghe distanze e i carichi pesanti. A quell’epoca, elettricità e idrogeno potrebbero dominare e veicoli ibridi a idrogeno, accessibili, plug-in, potrebbero offrire il massimo in termini di flessibilità ed efficienza.

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LA STRuTTuRA PORTANTE DI GASLa storia dell’energia in Montagne è la storia dell’ascesa del gas naturale. Nel primo decennio del XXI secolo, il successo delle esplorazioni e i progressi tecnologici hanno più che raddoppiato la base delle risorse di gas recuperabile. Il gas da tight / shale gas e CBM sono i fattori dominanti della crescita delle risorse di gas, in quanto la combinazione di tecnologie di trivellazione e fratturazione hanno aperto nuovi orizzonti alla produzione.

Lo sviluppo di nuove risorse in tutto il mondo incontra un successo crescente, consentendo tanto all’offerta quanto alla domanda di aumentare in modo ampio. Questa crescita è supportata dagli incentivi delle politiche a favore dell’offerta, comuni nello scenario Montagne.

Sebbene regni una certa incertezza sulla quantità residua di gas non ancora scoperto, la produzione di gas da tight / shale gas ricopre una percentuale sempre più significativa nel mix di gas globale, e la crescita rimane sostenuta sino a oltre metà secolo. Per un periodo di tempo ancora più lungo, l’incentivazione lato offerta della ricerca, sviluppo e spiegamento su scala consente l’affermarsi degli idrati di metano. Queste risorse rendono possibile un’ulteriore crescita dell’offerta verso la fine del XXI secolo.

Gli otto paesi che hanno prodotto il 60% del gas mondiale nel 2012 continuano ad aumentare la loro quota nei successivi tre decenni. Tuttavia, l’emergere di nuove risorse crea un nuovo ordine mondiale di produttori di

gas. Il declino anticipato in precedenza della produzione di gas nordamericano inverte la tendenza e la Cina si va ad unire ai principali produttori, consentendo a questi importanti consumatori di energia di ridurre la loro domanda di carbone e, in ultima analisi, di petrolio.

Una crescita economica globale relativamente debole e l’abbondanza di gas porta a periodi di pressioni verso il basso sui prezzi per i produttori di tutte le energie primarie, e per molti di loro sarà difficile garantire gli auspicati ritorni economici. In certa misura, si tratta di un fenomeno che si autoregola, in quanto il calo degli investimenti riduce ancora una volta l’offerta.

Nel mondo del petrolio, prezzi moderati mettono sotto pressione progetti di frontiera tecnicamente difficili e costosi, più comuni al di fuori dell’OPEC. I principali paesi possessori di risorse (MRH, Major Resource Holder) iniziano a soffrire a causa di redditi inferiori e cresce la tensione sociale.

Sebbene in alcuni paesi vengano date delle risposte alle domande popolari di riforme politiche, i prezzi del petrolio, in media moderati, perpetuano l’instabilità e limitano l’offerta. Le conseguenti impennate periodiche dei prezzi rafforzano la focalizzazione su politiche in altri ambiti per ridurre la dipendenza dalle importazioni, giustificate a livello interno dall’essere ‘buone per tutti’. Tuttavia, le intense pressioni all’interno dei paesi dell’OPEC e l’esigenza di incorporare la crescente produzione dall’Iraq danno origine a una periodica sovraproduzione rispetto alle quote e ai periodi di depressione dei prezzi.

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NuOVE RISERVE DI RISORSE

Risorse come il gas da tight / shale gas, il Coal Bed Methane (CBM) e le liquid-rich shale (conosciute anche con il nome di Light tight oil) sono idrocarburi intrappolati in formazioni rocciose estremamente impermeabili, presenti nelle estreme profondità del nostro pianeta. Questo le rende praticamente immobili e difficili da recuperare con forme tradizionali di estrazione del petrolio e del gas. Le rocce contenenti queste risorse sono arenarie o carbonati poco permeabili, shale e carboni. La produzione è solitamente possibile quando la roccia che li contiene viene fratturata mediante pressione idraulica – un processo conosciuto col nome di ‘fracking’.

Il gas da tight / shale gas e il CBM rappresentano già oltre il 15% della produzione mondiale di gas e, con il tempo, potrebbero raggiungere circa il 40%. Si stima che la base totale delle risorse corrisponda a circa 100 anni dell’attuale consumo globale di gas. Le risorse di liquid-rich shale sono meno certe. Esse rappresentano attualmente appena l’1% della produzione globale totale e si presume che questo valore raggiungerà al massimo il 5–10%. Stime recenti della base globale di risorse equivalgono a 15 anni di attuale consumo di petrolio.

Nelle aree in cui scarseggia, potrebbe emergere il problema della fornitura di acqua necessaria per il fracking. Alcuni temono che il fracking possa far sì che il gas si diffonda in falde acquifere poco profonde, anche se la separazione verticale tra il gas sotterraneo e l’acqua avviene solitamente a migliaia di metri di profondità. In alcuni casi isolati, il fracking dei pozzi è stato associato ad eventi sismici di lieve entità. Il trasporto di grandi quantità di apparecchiature necessarie per sviluppare queste risorse ha anche provocato tensioni.

Il consenso pubblico e politico al fracking varia da un paese all’altro. Sinora, il Nord America ha accettato questa tecnica principalmente perché i diritti sull’estrazione di minerali appartengono alle individualità, libere di trarre profitto dalla concessione di licenze. In diversi paesi, invece, sono in vigore divieti; tra questi si annovera la Francia, che si ritiene possegga il potenziale più elevato di tutta l’Unione Europea.

Decine di chilometri*

circa

3 c

hilo

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Strati di carbone

Zone di transizione

Super�cie del terreno

Copertura di protezione dell'acqua freatica e di isolamento dei diversi strati geologici

Accumulo di gas strutturale convenzionale

Falde acquifere potabili

Accumulo di gas Coal Bed Methane

Sovraccarico – contiene molti strati impermeabili che intrappolano il gas nei loro serbatoi

Accumulo di gas continuo (tight/shale gas)

Falda acquifera salina

Accumulo di petrolio convenzionale

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TIGhT/ShALE GAS E CBM

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In questo mondo di tensione geopolitica, gli USA continuano ad essere il garante più attivo dei beni pubblici globali, inclusa la stabilità regionale, e rimangono attivamente coinvolti nella diplomazia mediorientale.

L’abbondanza di gas e una moderata domanda energetica complessiva portano ad una stabilità nel consumo di petrolio negli anni 2030 e a un declino nei decenni successivi.

L’abbondanza di gas apre opportunità nell’ambito dell’elettrificazione dei trasporti e permette all’infrastruttura a idrogeno, di nuova costruzione, di offrire stoccaggio e trasporto alle energie rinnovabili intermittenti a più lungo termine. Vengono costruite nuove reti di gas adatte per la successiva transizione all’idrogeno ad un sovrapprezzo contenuto. L’infrastruttura a idrogeno è in grado di rispondere al successivo utilizzo di veicoli a celle combustibili. Il trasporto di merci via mare e su strada inizia ad utilizzare il gas naturale, sotto forma di GNL. Nel tempo, l’industria downstream assiste ad un costante abbandono dei carburanti liquidi.

La struttura della domanda di gas cambia nel corso dell’intero secolo. Storicamente, il suo impiego è stato orientato verso il riscaldamento, in modo particolare alle latitudini temperate. In Montagne, nell’arco di svariati decenni, il gas esce da alcuni settori, come il riscaldamento degli edifici. Più tardi potrebbe anche iniziare ad uscire dalla generazione di energia elettrica. Simultaneamente, emergono nuovi mercati, in particolare per i trasporti su strada e via mare, così come per i prodotti petrolchimici. Il mercato dei prodotti chimici prospera, in parte a causa dello sviluppo della chimica del metano, che consente la conversione del gas naturale in sostanze chimiche.

Intorno al 2030, il gas naturale diventa la maggiore fonte energetica primaria globale, ponendo fine al regno del petrolio, durato 70 anni. Prima di esso, il regno del carbone quale fonte primaria di energia globale, era durato pressoché 50 anni (circa 1910–1960), sostituendo le tradizioni fonti di biomassa quali legno, torba, letame e rifiuti agricoli. n

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Il processo di fratturazione idraulica o ‘fracking’ ha il potenziale per sbloccare enormi volumi di petrolio e gas – di molto superiori a quanti finora consumati a livello mondiale, e quasi metà del previsto consumo futuro di petrolio e gas convenzionali messi insieme. Nel Nord America, l’industria del gas ha subito un’inversione di tendenza. Trovandosi di fronte alla fine dell’autosufficienza in termini di produzione di gas naturale, nel 2008, i prezzi sono aumentati vertiginosamente, sino a raggiungere i $12/MMBtu. Oggi, la produzione è in rialzo del 10%, e il prezzo del gas è inferiore a $4/MMBtu. Il continente si trova a far fronte a un lungo futuro di crescita dell’offerta di energia accompagnata dal perdurante calo dei prezzi di gas naturale. La prevista capacità di importazione di GNL negli USA è stata accantonata per essere gradualmente sostituita dai modelli di terminali per l’esportazione del gas.

In quanto combustibili e feedstock a basso prezzo, il gas e i liquidi separati dal gas naturale possiedono il potenziale per rivitalizzare l’industria pesante statunitense e aprire nuovi mercati nei trasporti. Le teorie sul Picco del Petrolio sono state abbandonate poiché gli USA stanno entrando in una nuova era di crescita della produzione e vedono la possibilità di raggiungere l’autosufficienza energetica entro il 2030.

Gli USA hanno guidato il mondo nello sviluppo della tecnologia in questo settore e raccolgono i benefici della sua applicazione. I fornitori tradizionali di petrolio agli USA stanno deviando i carichi verso nuovi mercati e il carbone americano viene ora esportato in Europa, poiché il gas diventa il carburante preferito per la generazione di energia elettrica nel paese.

LA RIVOLuzIONE TECNOLOGICA PuÒ ASSuMERE uNA DIMENSIONE GLOBALE? Nonostante le sfide tecniche, sociali e ambientali da superare, la perforazione esplorativa continua in tutto il mondo, e sono stati perforati con successo pozzi di petrolio e gas in paesi come l’Argentina. Alcuni studi suggeriscono che la Cina abbia più shale gas degli USA e che si inizino a perforare pozzi per studiarne il potenziale, trattandosi di una economia in rapida crescita e alla ricerca di alternative al carbone. Il gas proveniente da tight / shale gas è dotato del potenziale per cambiare l’ordine mondiale in campo energetico.

Sono emerse preoccupazioni in merito al fatto che una quantità abbondante di gas possa ostacolare i progressi nel settore delle rinnovabili, ma il gas può anche fungere da combustibile portante mentre l’industria delle rinnovabili continua il suo sviluppo e l’offerta di energie intermittenti diventa una sfida sempre più impegnativa. Oltre a sostituire il carbone ai fini ridurre le emissioni di CO2, il gas può fungere da combustibile a basse emissioni di anidride carbonica che si affianca alla tecnologia di cattura della CO2, offrendo la flessibilità di back-up per innalzare la quota di rinnovabili.

Ma la crescita di riserve di risorse quali lo shale gas e le liquid-rich shale non è per nulla certa. Per consentire al potenziale di tradursi in produzione occorre trasferire e sviluppare nuove tecnologie, competenze e linee politiche.

Lo sviluppo deve avvenire in modo responsabile e trasparente per poter essere accettato dall’opinione pubblica. Il futuro potrebbe essere incerto, ma nuove riserve di risorse possiedono il potenziale per plasmarlo.

LA RIVOLuzIONE DELLO ShALE GAS

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IDRATI DI METANOUn idrato di metano è formato da gas metano intrappolato in strutture simili al ghiaccio formate da molecole d’acqua attraverso una combinazione di bassa temperatura e alta pressione. Questi idrati si trovano in abbondanza negli oceani e anche nelle regioni permafrost dell’Artico, in una varietà di sedimenti. I metodi di estrazione sono ancora allo stadio iniziale, con gli USA (Alaska) e il Giappone alla guida di questa tecnologia. Si prevede che la produzione da fonti più accessibili (Artico e sabbie marine) avrà inizio non prima della metà del XXI secolo.

Le stime dei volumi presenti variano enormemente, con volumi tecnicamente recuperabili da zero a oltre cento volte l’attuale produzione globale annua di gas.

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COMPLESSIVAMENTE, fINO A METÀ SECOLO, IL LIVELLO DELLE EMISSIONI VA OLTRE L’OBIETTIVO DEI 2°C AuSPICATO

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Industria Servizi Trasporto Residenziale Generazione di elettricità*

Gt C

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Raf�nazione e biocarburanti** Biomassa per uso non-energetico*** Altra produzione di energia CCS Industria CCS Raf�nazione

Totale

CCS Elettricità CCS Altra produzione di energia

CO2 PER PUNTO DI EMISSIONE

-30

-25

-20

-15

-10

-52010 2040

Anno

2070 2100

* Include la trasformazione da biomassa a elettricità che, unitamente alla CCS, diventa 'stabilizzatore di carbonio'** Include i biocarburanti, considerati come ‘crediti di carbonio’. Le emissioni prodotte dai liquidi sono conteggiate in Trasporto.

*** Biomassa commerciale, non coinvolge la catena alimentare.

Other Energy Production CCS

Electricity CCS

Re�ning CCS

Industry CCS

Other Energy Production

Biomass - Non Energy

Electricity Generation

Residential

Transport

Services

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Re�ning & Biofuels

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CIELI NuVOLOSISebbene il moderato ritmo di sviluppo economico influenzi la loro traiettoria, le emissioni legate all’energia prodotta da idrocarburi continueranno a crescere durante il decennio 2020. Più significativa è la relativa sostituzione del carbone con il gas nei settori dell’industria e della generazione di energia elettrica. Il settore dell’elettricità a zero emissioni diventa una prospettiva sempre più realizzabile con una crescita complessiva del contributo del nucleare e delle biomasse eall’applicazione integrata della tecnologia CCS nei decenni successivi. Questo processo è promosso da un mandato politico nel quale i costi sono a carico dei consumatori. I prezzi dell’elettricità iniziano a riflettere un costo implicito delle emissioni, mentre il costo esplicito dell’anidride carbonica rimane irregolare e complessivamente ad un livello basso.

Sulla scia dei progetti già in fase di attuazione, le prime iniziative di CSS iniziano a dare i propri frutti ed entro il 2050 raggiungeranno oltre il 30% di cattura delle emissioni di CO2 per arrivare al 70% intorno al 2075. Questo successo consente di reintrodurre il carbone, quando una successiva ondata di economie emergenti provoca un nuovo aumento della domanda. La CCS è

anche applicata alla generazione di energia elettrica a partire dalle biomasse. La produzione di biocarburanti di seconda generazione contribuisce alle ‘emissioni negative’ all’interno del sistema e dà inizio al processo di riduzione effettiva della concentrazione di gas serra nell’atmosfera.

La generazione di elettricità diventa effettivamente a zero-CO2 entro il 2060. Entro il 2090, questi bacini di assorbimento del carbonio compensano l’impatto residuo generato dal settore dei trasporti e dell’industria, difficili da decarbonizzare.

In generale, la situazione delle emissioni totali entro metà secolo comporta un superamento dell’obiettivo di 2°C, ma l’uso esteso della CCS quale bacino di assorbimento del carbonio in un secondo tempo, rappresenta una componente critica del cammino potenziale di gestione delle emissioni globali nette. n

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Quello degli oceani è un mondo nel quale interessi contrastanti e la diffusione dell’influenza incontrano un elevato grado di conciliazione. Questa traiettoria è guidata da una popolazione mondiale in crescita, con un sempre maggiore empowerment economico, ed un crescente riconoscimento, da parte degli attuali privilegiati, che il loro continuo successo richiede un compromesso. La costante riforma delle strutture economiche e finanziarie va di pari passo con lo sviluppo di nazioni rapidamente emergenti e sblocca progressivamente la produttività di settori più ampi all’interno della società. Ma la volatilità e gruppi d’interesse diversi impediscono gli sviluppi delle politiche in altre aree, per cui le scarse risorse vengono sbloccate principalmente dalle forze di mercato.

Inizialmente, le pressioni economiche esercitano tensioni sulla coesione sociale, forzando i cambiamenti nelle strutture economiche e politiche. Le riforme generano un aumento delle aspettative e, quando hanno successo, anche l’aspirazione ad ulteriori cambiamenti nel welfare, nelle strutture sociali e in importanti istituzioni internazionali. Le aspirazioni crescono e le aspettative di miglioramenti continui nella qualità della vita vi rimangono rinchiuse. La globalizzazione si rafforza; i paesi in via di sviluppo sostengono le proprie traiettorie di crescita e le economie rapidamente emergenti si avviano verso una crescita più equilibrata.

Gradualmente, tensioni sempre maggiori su cibo, acqua, energia e altre risorse diventano un nuovo focus di tensione sociale e politica. Agitazioni politiche e la crescita di gruppi autodeterminati ostacolano lo sviluppo di politiche, e la scarsità di risorse viene affrontata quasi interamente attraverso le forze di mercato, che agiscono

all’interno di vecchi quadri normativi che attribuiscono un’importanza inadeguata alle esternalità.

Nel quadro dell’aumento e del potenziamento del fabbisogno energetico legato alle economie emergenti, e senza l’adozione di efficaci meccanismi politici, la domanda inizia a schiacciare l’offerta. Il cappio viene ulteriormente stretto quando la produzione di gas proveniente da tight / shale gas e di CBM non soddisfa le aspettative iniziali, riscuotendo un successo relativamente limitato al di fuori del Nord America, in parte a causa del disomogeneo supporto delle politiche e in parte a causa di insuccessi a livello geologico e tecnologico.

In Oceani, è inizialmente vincolata anche la crescita della produzione di petrolio legata a pochi importanti possessori di risorse, a causa dell’impatto negativo esercitato, dalle transizioni nella leadership. Ma, in ultima analisi, gli investimenti riprendono al ripristinarsi della stabilità. Nei periodi in cui il petrolio ha prezzi elevati vengono sbloccate nuove risorse e opzioni tecnologiche, consentendo al petrolio di giocare una “lunga partita”.

Con una crescita più modesta del previsto dei volumi di gas, il carbone mantiene un ruolo importante nella generazione di calore ed energia elettrica. Le tensioni sulle risorse si acuiscono ed i prezzi elevati, unitamente alle crisi che ne conseguono, stimolano alla fine investimenti da parte dell’offerta con l’obiettivo di promuoverne un utilizzo efficiente. Queste misure non sono sufficienti a rispondere alle problematiche ambientali, in quanto le emissioni di gas serra seguono il percorso verso un forte cambiamento climatico e la necessità di un significativo ridimensionamento. n

OCEANIUNA VISTA DELL’ORIZZONTE

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OCEANI - ASPETTI SALIENTI■n Nuovi o contrastanti interessi economici e politici

vengono conciliati in modo intermittente.

■n Le riforme liberano nuova produttività economica e aumentano le aspirazioni per ulteriori provvedimenti.

■n I gruppi autodeterminati con nuovi interessi acquisiti ostacolano il progresso delle politiche secondarie sino a quando le tensioni non diventano acute, per es. dispersioni della crescita urbana, ritardo nella cattura e stoccaggio della CO2.

■n I prezzi in aumento liberano risorse energetiche più costose e spingono gli utenti finali ad adottare soluzioni efficienti.

■n I combustibili liquidi e il carbone continuano a rivestire un ruolo primario nel mix energetico sino a quando vengono sostituiti dal solare nell’ultima parte del secolo. Il gas naturale cresce ma disattende le aspettative elevate per l’inadeguatezza dei quadri normativi e la disillusione relativa alla disponibilità di risorse.

■n Le emissioni di gas serra raggiungono il picco e rimangono elevate per un periodo prolungato, sino alla loro riduzione a causa della combinazione di biomassa, CCS e solare.

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PROSPERITÀ

Vengono avviate o accelerate le riforme istituzionali nei sistemi politici, fiscali, legali e finanziari grazie ad una combinazione di risposte alle crescenti frustrazioni delle classi medie e alla lungimiranza dei soggetti attualmente influenti. Nelle nazioni in cui vi è una compensazione insufficiente degli spostamenti dei privilegi, si verificano transizioni repentine o persino violente. Esse distruggono il capitale e scoraggiano gli investimenti. In generale, le principali economie rapidamente emergenti apprendono da cattivi esempi e adottano misure per evitare questi problemi, riuscendo ad avviare riforme e a ristabilire norme politiche senza collassare.

La forza delle economie in sviluppo stimola quelle avanzate. Le riforme dell’eurozona (che comportano un ridimensionamento della sovranità nazionale) aiutano a creare qualcosa di simile a una rinascita europea. L’economia statunitense è stabile ma relativamente vincolata da una forte polarizzazione politica attorno al ruolo del governo.

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LEADERShIP

In Oceani, si assiste ad un allargamento della partecipazione alla leadership che va al di là dei potenti in carica. I leader iniziano a emergere dalle classi medie per rappresentare interessi più ampi, il che crea forme di coesione sociale che riescono ad evitare l’egemonia di interessi ristretti.

Alcuni membri delle classi attualmente privilegiate riconoscono il significato pratico e morale legato all’allocazione di maggiori investimenti nella giustizia sociale, rendendosi conto che la resilienza nazionale richiede la resilienza di diversi settori della società. Si assiste ad uno spostamento dell’ideologia popolare verso il concetto di ‘destini intrecciati’, spesso promosso dai leader scientifici e commerciali maggiormente abituati a rapporti competitivi anziché collaborativi, e amplificati da comunità religiose influenti.

Il Paradosso della Leadership vede inizialmente un movimento lento in quanto si vengono a creare nuove posizioni politiche, ma alla fine porta a numerose riforme, profonde e di ampia portata. Con il tempo, tuttavia, queste riforme si traducono effettivamente in nuovi interessi acquisiti che tendono a paralizzare ulteriori riforme. Ma nonostante tutto, i beni pubblici locali e nazionali ricevono sostegno per un periodo prolungato e addirittura, quando la nuova attenzione politica lo consente, anche alcuni beni pubblici globali vengono protetti. n

CONNETTIVITÀ

In Oceani, i leader si focalizzano su problemi dello stato-nazione, in parte perché le riforme istituzionali sono generalmente concentrate a livello nazionale. Si sviluppa anche una combinazione di campanilismo e internazionalismo, catalizzata dal potere del mondo digitale di focalizzarsi sia su audience locali, che su temi diffusi a livello globale. Emergono affiliazioni diverse, in linea con l’ideologia di ‘destino condiviso’ per cui, nonostante la particolare attenzione ai problemi nazionali, il protezionismo non emerge in maniera così forte come ci si aspetterebbe.

Il Web si allarga, si sviluppa e rimane aperto. Sebbene questa apertura favorisca la creatività e la varietà, genera anche un blocco delle prospettive quando le persone scelgono di esplorare solo i temi con i quali hanno familiarità e si associano solo a coloro con i quali ritengono di avere punti in comune. Questa visione ristretta è alimentata dalla tecnologia dei motori di ricerca e da altri utilizzatori di grandi dati che rimandano agli individui quello per cui essi hanno già espresso una preferenza. Quindi, anche se emergono nuove coalizioni che guidano nuove agende, vi è anche un crescente numero di gruppi isolati, esclusi o trascurati.

La connettività favorisce la capacità di migliorare il coordinamento scientifico, commerciale, finanziario e della supply-chain, ma anche la capacità di trasmettere cambiamenti talvolta irrazionali di opinione e causare la diminuzione della fiducia nelle istituzioni di tutto il mondo, aumentando la volatilità di Oceani.

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L’inizio delle riforme aumenta le aspirazioni della gente che ne vuole altre, ed una nuova – più chiara – politica acquista slancio. La politica, intesa come dibattito tra linee alternative e risoluzione dei conflitti d’interessi, riempie le agende dai governi. È guidata dal risveglio di una società civile sempre più vigorosa che sfida il governo e cerca soluzioni ai problemi che esulano dal controllo pubblico. In Oceani, schierarsi in maniera troppo netta, (che si tratti di un interesse commerciale o politico), significa rischiare di perdere l’influenza tra i leader emergenti.

■n Il dibattito sull’istruzione avviene tra genitori con background diversi che desiderano ottenere il risultato migliore per i propri figli e un numero sempre crescente di non genitori infastiditi dall’importanza di questa offerta a scapito di altri servizi.

■n Il dibattito sul cambiamento climatico ha luogo tra la vecchia generazione, che ha esercitato il controllo sul problema, e quella giovane, che aspira a trovare soluzioni e a invertirne gli impatti potenziali.

■n Le élite finanziarie vengono contestate per le strade di Londra e New York.

■n I regimi autocratici vengono contestati dalle comunità di “netizen”, “cittadini del Web”, autodeterminati grazie alla rete.

L’ASCESA DEI ‘NETIzEN’In un mondo sempre più collegato in rete, il potere delle persone guida la politica ai fini di stabilire i termini di operatività dei mercati e di piegare lo stato al loro volere. Ci si concentra sui diritti dei singoli e della collettività, sostenuti contro lo stato, anziché sulle responsabilità degli individui nei confronti dello stato. Capovolgendo la famosa sfida lanciata da John F. Kennedy nel suo discorso inaugurale da Presidente, la gente chiede cosa può - e dovrebbe - fare il proprio paese per lei, anziché cosa gli individui potrebbero fare per il proprio paese.

Le organizzazioni non governative (NGO) vengono rivitalizzate, principalmente quelle che estendono i propri interessi oltre le singole questioni e abbracciano un approccio sistemico, di ampio respiro. Per contro, si diffonde lo scetticismo pubblico circa l’onestà e l’efficacia dei politici e delle burocrazie che li circondano. Le grandi aziende rientrano nella stessa categoria di sfiducia. Sospettate di essere chiuse in un rapporto incestuoso con il governo, vengono spesso percepite come ‘politicizzate’. Sotto lo sguardo costantemente aggressivo dell’opinione pubblica, aziende e governi si affermano o cadono a seconda della loro reputazione, in modo giustificato o meno.

La tecnologia informatica emerge come potente forza sociale e provider di interfacce alternative ai governi, attorno alle quali si fondono identità collettive. Questo sviluppo rappresenta una sfida per i governi nazionali che cercano, in un modo che si rivela alla fine inefficace, di controllare tali reti. La rivoluzione dell’informazione aumenta aspettative e domande, alimentando lo slancio verso il miglioramento e facendo crescere al contempo il risentimento nei confronti di strutture consolidate di controllo sociale che vengono percepite come ostacolo per la popolazione. Queste forze populiste scaturiscono da Oceani. Esse generano nuove idee e nuove pressioni, ma talvolta promuovono vedute ristrette ed egoiste.

uNA VARIETÀ DI COSTE

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“ CIò ChE COLPISCE CON MAGGIORE FORZA è L’ACCELERAZIONE, LA PROGRESSIONE GALOPPANTE DEL CAMbIAMENTO – O, PER DIRLA IN ALTRE PAROLE, IL COLLASSO DEL TEMPO. DALLA PRIMA PIETRA SChEGGIATA AL PRIMO METALLO FUSO, SONO PASSATI QUASI 3 MILIONI DI ANNI; DAL PRIMO METALLO ALLA bOMbA A IDROGENO CE NE SONO VOLUTI SOLO 3.000.”RONALD WRIGhT Breve storia del progresso

TARA E TINALa globalizzazione continua, ma cambia la natura del fenomeno, o almeno la nostra comprensione di esso dal punto di vista normativo. Negli anni Novanta del secolo scorso, era dominata dall’egemonia degli USA e dal Consenso di Washington: un approccio liberale e basato sul libero mercato nella gestione delle economie nazionali. In altre parole, la globalizzazione significava seguire il modello economico americano.

Nella sua vera natura, la globalizzazione decentralizza l’influenza e diffonde il potere: i numerosi paesi che crescono assumendo le redini della globalizzazione lasciano il proprio segno culturale, sociale, economico e politico su qualunque cosa venga promossa dalla globalizzazione. Il Consenso di Washington inizia ad essere assimilabile in termini di influenza al Consenso di Pechino, che sostiene un approccio alternativo più stato-centrico a livello economico e autoritario sul piano politico. In realtà, entrano in gioco vari modelli di governo con livelli diversi di coinvolgimento dello stato.

Entro il 2025, l’influenza degli USA si sarà indebolita al punto tale che lo slogan TINA – ‘There Is No Alternative’ (Non ci sono alternative) al progresso della globalizzazione, della liberalizzazione e della tecnologia – verrà sostituito da TARA – ‘There Are Real Alternatives’ (Ci sono alternative reali). Questo non è un declino a se stante della globalizzazione, della liberalizzazione e della tecnologia, quanto piuttosto un processo dinamico nel quale altri Stati colmano il divario e colgono i benefici di un ordine internazionale aperto, creando le proprie regole sulla base delle quali affrontarle. L’atteggiamento TARA si traduce in un declino del potere degli USA che continuano tuttavia a dominare produttività e tecnologia a livello globale.

Il ‘soft power’ – il potere di attrarre e modellare il pensiero degli altri attraverso il carisma legato ai propri valori e al proprio esempio – non è più monopolio dell’America. Altri paesi e cause offrono modelli politici ed economici alternativi di potenziale interesse ed esercitano la propria influenza attraverso il soft power che ciascuno di essi è in grado di dispiegare.

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La modernità globalizzata non è più associata al modello USA ma, come un oceano che tocca coste diverse, è associata ai cammini di sviluppo asiatici come pure ai percorsi basati sulla solida tradizione democratica sociale europea. Questo modello di globalizzazione, dall’aspetto polimorfico, viene espresso attraverso identità regionali sovranazionali rafforzate in diverse parti del mondo.

L’ASCESA DEL ‘MINILATERALISMO’I problemi che l’ordine globale deve affrontare in Oceani derivano dalla sua sempre crescente complessità e dalla proliferazione delle operazioni internazionali e transnazionali che richiedono un coordinamento che le attuali istituzioni globali gestiscono con sempre maggiori difficoltà.

Rispetto agli approcci multilaterali, adottati in passato su larga scala, il ‘minilateralismo’ – che è stato definito come il minor numero possibili di paesi necessario a garantire il maggiore impatto possibile – è risultato essere più efficace. Il minilateralismo riesce a conferire la velocità e la flessibilità necessarie per iniziare a far fronte alla profonda complessità dei problemi globali. Col passare del tempo, il gruppo primario si espande per includere altri soggetti, che diventano universalmente autorevoli ed estendono la loro legittimità. Nei prossimi due decenni, le soluzioni minilaterali prolifereranno, mantenendo la globalizzazione sui giusti binari.

Diverse sono le forze che modellano la globalizzazione, provocando volatilità e destabilizzazione, accompagnate dal contestuale indebolimento delle vecchie strutture dello stato. La crescente concentrazione della ricchezza, spesso tra minoranze definite a livello etnico, porta a scontri all’interno delle comunità di maggioranza in cui vivono. Questo fenomeno è particolarmente accentuato nelle geografie con popolazioni caratterizzate da un elevato numero di giovani.

Ne conseguono scontri esplosivi tra democrazia e potere populista da un lato e i mercati (e le minoranze percepite come i loro beneficiari) dall’altro. Così come le reazioni violente coinvolgono le ricche minoranze, l’antagonismo è diretto agli USA, che continuano ad essere considerati potentissimi. Nelle correnti trasversali di Oceani, la globalizzazione della democrazia del libero mercato genera reazioni distruttive e violente che ne costellano il cammino e preparano un periodo di transizioni volatili, così come di crescita economica.

La globalizzazione frammentaria di Oceani non crea necessariamente contraddizioni. A volte, le forze lavorano insieme in una forma di sincronismo che riconosce gli interessi condivisi in un ordine globale aperto e stabile. La fluidità di Oceani crea spazio di manovra per consentire alle forze contrastanti di allinearsi e trovare soluzioni in grado di generare risultati a somma positiva.

Ciononostante le tensioni rimangono – in parte perché i governi si trovano sotto pressione per rispondere alle crescenti aspettative della gente e alla domanda di welfare sociale e di offerta di servizi pubblici. Accanto alle correnti rapide e fluide che generano opportunità e allargano la mobilità sociale, gli Oceani continuano a indurre tensioni e turbolenze.

Il decennio a venire sarà caratterizzato da un delicato equilibrio. Nella sfera nazionale, una società civile inquieta non vuole più essere vincolata dallo stato ma continua ancora a rivolgersi ad esso per ottenere la sicurezza e i servizi che formano la base essenziale affinché i mercati possano operare in maniera efficace. Nel sistema internazionale, la sovranità è limitata in un mondo di mercati globalizzati e società civili assertive.

In questo mondo di nuova globalizzazione, gli stati continuano ad esercitare la loro sovranità. Molti resistono ai tentativi di imporre norme legali ed etiche a questioni ‘universali’ come i diritti umani e talvolta si trovano a gestire conflitti tra i loro valori tradizionali di riferimento e gli obblighi globali.

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I NuOVI MANDARINIEntro il 2030, l’ordine mondiale viene tenuto insieme da rapporti economici globali e separati a livello nazionale. Si assiste ad una spinta verso l’apertura dei confini nazionali, sostenuta dalla fede nell’efficienza dei mercati, a sua volta vincolata dalle preoccupazioni per la coesione sociale e dagli effetti negativi dei mercati globali. Tali timori sono mitigati in certa misura dalla crescita economica, che tiene sotto controllo il malcontento, in quanto i paesi in via di sviluppo si avvicinano sempre più a quelli sviluppati, che registrano a loro volta un’ulteriore crescita.

È difficile applicare universalmente le regole e ancora più difficile è concordarle. Questo è un problema di lunga data in un mondo di Oceani, attenuato in parte dalle iniziative minilaterali.

Mentre lo scenario di Oceani progredisce nel corso del secolo, una nuova geopolitica inizia a emergere a partire dalle collaborazioni tra paesi, che costruiscono ‘architetture’ adatte a regolare i flussi globali. Queste architetture sono costruite su collegamenti tecnocratici tra burocrazie nazionali e internazionali. Non sono le riunioni di ministri di governo né, per quanto valore abbiano, gli incontri di organizzazioni non governative globali, a definire il sistema internazionale. Sono piuttosto le reti transnazionali di cooperazione tecnocratica pratica a guidare il progresso. Queste reti collegano burocrazie che non condividono tra loro valori e non ne vedono l’esigenza. Né sono disposte ad accettare un modello politico o economico universale.

I Nuovi Mandarini soffrono di un’assenza di responsabilità democratica globale, ma al contempo non c’è nessuna singola autorità globale in grado di applicare il proprio diktat e affermarsi sulle altre. L’ethos può essere riassunto così come ‘noioso ma importante – e funziona’.

Muovendosi ulteriormente in un mondo di risorse sempre più limitate e di crescenti tensioni ambientali, i paesi più forti non sono tipicamente quelli più grandi ma bensì quelli più agili, di medie dimensioni ed economicamente efficienti, che hanno intrapreso cammini radicali verso la sostenibilità economica. Ne sono esempi il Giappone, guidato da una generazione di giovani che applicano il concetto “less is more”, così come la Corea del Sud, la Norvegia e una rinnovata Unione Europea che offre ai suoi stati membri uno spazio di manovra.

Al fine di perseguire una crescita sostenibile, i paesi più grandi sono chiamati a decentralizzare e a innovare. Entro il 2030, gli USA saranno riusciti rinfrescare e a rivitalizzare le proprie forze innovative. Anche la Cina avrà riformato il suo modello di governo, creando una ‘nuova Cina’ che avrà spazio per il vigore innovativo, guidata da un’ondata imprenditoriale dinamica.

Le società civili saranno, come mai prima di allora, rafforzate grazie alla tecnologia. Ma l’influenza della società civile sulle strutture globali non è univoca. Le organizzazioni sociali usano nuove forme di comunicazione e media per far progredire i loro programmi e per aumentare la loro influenza sulle tematiche globali. Questi programmi sono caratterizzati ora da un pensiero liberale e democratico, ora da una visione ristretta, intollerante e persino criminale. Così come le loro controparti attuali, i media globali diffondono informazioni, vedute globali e intolleranze provinciali con lo stesso vigore.

Ma nonostante tutto, nel cuore della storia di Oceani si collocano le comunità, definite per geografia, interessi o capacità. Esse costituiscono la base dell’intera struttura geopolitica. Sono le loro decisioni e la loro capacità di collaborare e di impegnarsi globalmente che determinano il destino di questo edificio globale. n

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PROfESSOR ANNE-MARIE SLAuGhTERPrinceton University Un nuovo ordine mondiale, 2004

“ Un nuovo ordine mondiale formato da reti orizzontali e verticali di governi potrebbe creare una norma di legge veramente globale senza istituzioni globali centralizzate e potrebbe coinvolgere, integrare, supportare e vincolare funzionari di governo di ogni tipo, in ogni nazione. In questa visione di futuro, potremmo vedere istituzioni governative disaggregate – i membri dei governi – come attuali portatori di sovranità, ulteriormente rafforzati, ma anche sottoposti a specifici obblighi legali… Sarebbe un ordine mondiale creato e composto da istituzioni statali disaggregate, che permetterebbe agli stati-nazione di evolversi in modi che tengono il passo con i cambiamenti nel settore privato ed allargano il potere dello stato. Sarebbe un ordine mondiale efficace, in quanto capace di tradurre i principi scritti sulla carta in azioni proprie dei singoli individui e delle organizzazioni. Per essere realmente efficace, tuttavia, dovrebbe anche essere un ordine mondiale giusto, il più inclusivo, rispettoso, tollerante ed equo possibile.”

uN NuOVO ORDINE MONDIALE

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TRASfERIRE LA RICChEzzA DEL SuCCESSOI paesi scandinavi sono spesso quelli che hanno più successo nel riconciliare i loro modelli sociali e fiscali con più elevati livelli di globalizzazione del mondo di Oceani. Ma anche in questo caso, l’uguaglianza rimane tanto un processo guidato dall’élite quanto un riflesso dei sovvertimenti provenienti dal basso. In questo mondo, le principali economie sono relativamente povere e le integrazioni della forza lavoro globale provengono principalmente dall’Asia meridionale e dall’Africa subsahariana.

Nelle economie avanzate, il successo rimane distinto dal sistema dell’istruzione. Questo viene sostenuto dall’uguaglianza di accesso all’istruzione migliore, da meccanismi efficaci di apprendimento costante e rilevante, e da uno standard minimo elevato di istruzione per tutti i residenti. I paesi di successo riescono a superare le straordinarie sfide politiche generate dagli spostamenti di risorse, come l’assistenza finanziaria e medica, dalla crescente popolazione anziana a quella giovane. È un cambiamento difficile, persino in un’economia chiusa, ma lo è ancora di più in un mondo globalizzato.

Lo spazio di manovra viene ottenuto attraverso un mix complesso di decentralizzazione e trasferimenti fiscali. Le economie aperte di medie dimensioni si adattano più facilmente a queste sfide rispetto alle economie continentali più grandi, e le nazioni del G20 finiscono con l’occupare le ultime posizioni, anziché le prime, in termini di progressi nell’innovazione sociale.

Dopo una burrascosa transizione, le società che riescono a rispondere a queste sfide e ad offrire livelli di occupazione produttivi e competitivi alla propria forza lavoro vengono premiate da una crescita più rapida.

MERCATI EMERGENTI: NEGOzIARE LA ‘TRAPPOLA DEL REDDITO MEDIO’In Oceani, i mercati emergenti che si spostano verso organizzazioni sociali più inclusive, godono di una crescita dei dividendi che consente loro di evitare la ‘trappola del reddito medio’. Questi sostengono la propria evoluzione verso uno status economico avanzato principalmente perché devono farlo, sia che si tratti di compiere progressi tecnologici o a livello di urbanizzazione. Una certa crescita sostenibile si verifica grazie ad aspetti demografici favorevoli. Una caratteristica peculiare di Oceani è il successo di India e Cina nel passare ad un sistema economico sempre più stimolante ed inclusivo al crescere progressivo della propria ricchezza. In questo scenario, l’Asia continua ad essere la regione più dinamica dell’economia globale.

Mentre le economie grandi e relativamente povere dell’Asia compiono grandi passi avanti nella loro struttura interna e in termini di sicurezza regionale, si sviluppa un boom di investimenti nelle infrastrutture guidato dall’urbanizzazione. Questo boom coinvolge i nuclei familiari ed è paragonabile alla crescita delle infrastrutture negli USA, Europa occidentale e Giappone degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.

ALTI E BASSI DELL’ECONOMIA

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“ LE GRANDI CONQUISTE DI EMANCIPAZIONE PER LA LIBERTà UMANA NON SONO STATE IL RISULTATO DI PROCESSI ORDINATI DELLE ISTITUZIONI MA DI UN’AZIONE DISORDINATA, IMPREVEDIBILE E SPONTANEA CHE HA INCRINATO L’ORDINE SOCIALE DAL BASSO”

LEADERShIP

La perspicace analisi della società indiana condotta nel 1990 da V. S. Naipaul nell’opera “Un milione di rivolte”, sosteneva che dopo millenni di gerarchia sociale soffocante legittimata dal sistema delle caste, la combinazione di indipendenza, ricchezza e democrazia stava scatenando una contestazione diffusa dell’ordine e dell’autorità tradizionale – un milione di rivolte. Romanziere e diarista, Naipaul si interessava principalmente alle implicazioni umane e politiche di questi sconvolgimenti. La sua tesi presenta anche importanti implicazioni economiche legate al fenomeno dell’imprenditorialismo e alla produttività umana; queste implicazioni, perlomeno nel caso dell’India, sono diventate più chiare in seguito alla pubblicazione dei suoi studi.

uN MILIONE DI RIVOLTE

Mentre una parte significativa di questo boom è finanziata con denaro pubblico, l’intermediazione finanziaria gioca un ruolo importante, inclusi gli investimenti transnazionali legati all’emissione di azioni e obbligazioni. Per tutelarsi dal problema del comportamento di massa e da arresti improvvisi nei flussi di capitali, viene creata una banca per le infrastrutture dei Paesi facenti parte del BRIC, così come altri nuovi meccanismi di potenziamento del credito. Nuovi prestatori fanno concorrenza alle istituzioni finanziarie internazionali statunitensi ed europee, e verso metà secolo, New York e Londra condividono la loro supremazia di mercato con Singapore, Shanghai e Mumbai.

Per far fronte al trasferimento di risorse dall’estero, molti mercati emergenti asiatici accettano modesti deficit e un incremento lieve dei loro cambi valutari. L’aumento di valore delle loro valute esercita una pressione sulla crescita dell’occupazione, che continua a rimanere pesantemente dipendente dalle esportazioni.

DISTuRBARE IL MONOPOLIO DELL’ÉLITENell’Africa subsahariana e in molti paesi dell’Asia meridionale e sud-orientale, le pressioni causate dall’insoddisfazione delle popolazioni che vivono nelle zone rurali e religiose disturbano il monopolio dell’élite. Diversi paesi, per esempio il Ghana, compiono progressi costanti. Per altri, i miglioramenti in termini di governo e infrastrutture non riescono a mantenersi nel tempo oppure non producono alcun miglioramento dei risultati economici.

Mentre Oceani è un mondo nel quale i mercati emergenti crescono e prosperano, la volatilità intrinseca alle rapide transizioni genera incertezza, in particolar modo per gli investitori affermati che hanno molto da perdere. n JAMES C. SCOTT

Two Cheers for Anarchism

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STATI UNITI: L'ETÀ DELL'ORO E OLTRE

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199720022010

Anno

La lunga Età dell'Oro

America Middle Class

La Grande Compressione

La Grande Divergenza

Fonte: Thomas Piketty e Emmanuel Saez, modi�cato da Paul Krugman

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PROSPERITÀ

Il mondo sta attraversando in modo simultaneo Età dell’oro diverse ma interconnesse. Da un lato c’è la Nuova Età dell’oro degli USA e di gran parte del mondo anglofono sviluppato, e dall’altra si assiste ad una prima Età dell’oro dell’era moderna nei paesi emergenti. Questi ultimi sfruttano le opportunità presentate dalla globalizzazione, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione così come l’Occidente fece nel diciannovesimo secolo, ma avendo a disposizione tecnologie più avanzate e facendo leva su economie locali molto più interconnesse.

I privilegiati dei paesi emergenti sono quelli che traggono i benefici maggiori, ma per il mondo in via di sviluppo questa Età dell’oro significa anche liberare dalla povertà una gran parte della popolazione, che si trasforma in un nuovo ceto medio. Tanto le élite dei paesi sviluppati quanto quelle dei paesi in via di sviluppo sono ora interconnesse, ed entrambe traggono profitto dai lavoratori delle zone urbanizzate e industrializzate del mondo in via di sviluppo. Sono i lavoratori di entrambi i mondi, nella loro ascesa economica, ad essere i più “schiacciati”. L’economia digitale, nel frattempo, intesa come soluzione sostitutiva all’economia industriale dell’Occidente, genera sempre meno posti di lavoro.

La collisione di queste due età dell’oro crea intense pressioni politiche e sociali. Il cambiamento è sempre un elemento di disturbo, e i guadagni ottenuti da questo cambiamento sono distribuiti in maniera non equa. Nell’Età dell’oro del mondo in via di sviluppo si dovrà probabilmente “ricominciare da zero”. I primi segnali di questo fenomeno stanno iniziando a manifestarsi nelle sempre più ampie disparità di reddito e sociali e nella crescente rabbia e indignazione dei nuovi ceti medi. Questi ultimi percepiscono gli abusi di potere e la corruzione delle loro élite di governo e di business, che si uniscono in amichevoli rapporti capitalistici. Prima che si raggiunga un qualsiasi punto dal quale ripartire ci si possono aspettare cambiamenti convulsi.

POTREMO IMPARARE DALLA STORIA? La prima Età dell’oro degli Stati Uniti ha condotto all’‘Era progressista’, caratterizzata dalla presidenza di Theodore Roosevelt a partire dal 1901, dopo che l’opinione pubblica, preoccupata per lo sfruttamento e gli abusi occorsi in quell’epoca, iniziò a ribellarsi ai suoi eccessi. Un governo più attivista prese a cuore gli interessi delle piccole imprese, degli agricoltori e dei sindacati, cercando di sanare il processo politico e frenare gli abusi, rompendo le grandi aziende e i monopoli. Il lavoro di giornalisti e attivisti come Ida Tarbell è stato determinante per questo movimento. Ma fu solo grazie all’introduzione delle imposte sui patrimoni e sul reddito e alle riforme avviate contro i trust dal Presidente Wilson, cui fece seguito il New Deal di Franklin D. Roosevelt, che la disparità dei redditi iniziò ad attenuarsi. Il New Deal pose fine all’Età dell’oro e segnò la nascita di una società nella quale la prosperità era ampiamente condivisa e l’avvio di un periodo di crescita stabile che continuò sino all’era di Reagan, negli anni Ottanta, quando il divario sociale ed economico iniziò nuovamente ad acuirsi.

DuE ETÀ DELL’ORO

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ENERGIA PRIMARIA TOTALE – PER TIPO DI FONTE

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Mentre le economie emergenti continuano ad avanzare e il fabbisogno energetico cresce, la scarsità di offerta/domanda che ne deriva è ulteriormente vincolata dai ritardi nella formulazione di politiche energetiche.

Al di fuori del Nord America, il gas da tight / shale gas e il CBM hanno un successo limitato a causa della combinazione di delusioni a livello politico, geologico e tecnologico.

Poiché le transizioni di leadership esercitano un impatto negativo sugli investimenti, anche la produzione di petrolio da parte di alcuni Grandi Possessori di Risorse è inizialmente vincolata. Pertanto, quello di Oceani è un mondo caratterizzato in modo particolare da elevati prezzi del petrolio e del gas. Questa realtà economica porta a liberare nuove risorse e opportunità tecnologiche, invocando sia una ‘lunga partita del petrolio’ sia l’emergere dell’energia solare ad un’importanza globale.

La crescita della produzione globale di gas naturale è più modesta del previsto e i prezzi, che variano a seconda della regione, sono alti laddove c’è minore disponibilità. Le tensioni sulle risorse si intensificano notevolmente. Prezzi elevati e crisi periodiche stimolano una forte attenzione

da parte della domanda ad aumentare l’efficienza di utilizzo. Ciononostante, con una forte crescita dell’energia e un ritardo nell’attenzione rivolta alla CCS, le emissioni di gas serra seguono un cammino preoccupante, di molto superiore rispetto all’obiettivo dei 2 °C, che a sua volta aumenta ulteriormente la focalizzazione sull’adattamento agli effetti del cambiamento climatico.

DOMANDE E GRuPPI IN AGITAzIONELa turbolenza finanziaria globale degli inizi del XXI secolo dà avvio ad un periodo prolungato di riforme strutturali, economiche e politiche, o persino di riaggiustamenti più drammatici laddove le tensioni non sono risolte. Questi sviluppi consolidano la crescita economica globale e, pertanto, il tema del fabbisogno energetico riemerge con tutta la sua forza. La crescita della popolazione è un fattore rilevante, ma molto più significativo è lo sviluppo continuo, a volte turbolento, della maggior parte delle attuali economie rapidamente emergenti durante il decennio 2020-2030. In questi paesi, la crescita è seguita da ulteriori ondate di sviluppo delle economie annoverate oggi tra le più povere. L’alta marea solleva tutte le barche, anche se in modo disomogeneo.

LE GRANDI ONDATE DI fABBISOGNO ENERGETICO

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Nel mondo di oggi, dove vivono 7 miliardi di persone, le disuguaglianze di reddito e consumi di energia sono desolanti. Hans Rosling ha messo in luce questo divario, indicando che 2 miliardi di persone vivono al di sotto della soglia di povertà di $2 al giorno. I restanti 5 miliardi di persone si suddividono in tre gruppi:

■n Tre miliardi vivono con meno di $40 al giorno, il che consente un consumo di elettricità di base nelle loro abitazioni: una lampadina e, forse, un fornello.

■n Un miliardo vive con meno di $80 al giorno – importo sufficiente per fare funzionare una lavatrice.

■n Un miliardo di persone ha una vita comparabile a quella del mondo sviluppato ed è in grado, per esempio, di acquistare un biglietto aereo per andare in vacanza.

CONSuMO SOSTENIBILE

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Paradossalmente, le persone incaricate delle riforme della politica economica e finanziaria sono responsabili dei ritardi nelle riforme del settore energetico. La combinazione di ritardi nelle risposte legate alle politiche energetiche, l’aumento della domanda e diverse delusioni da parte dell’offerta determinano prezzi dell’energia reale elevati e in crescita.

Il cambiamento nella domanda globale di energia è drammatico. Nel 2000, i paesi membri dell’OCSE rappresentavano il 55% del fabbisogno energetico mondiale. Tuttavia, con l’affermarsi della Cina, la quota OCSE scende al 45% dal 2010. In Oceani, lo spostamento da Occidente ad Oriente prosegue, e la percentuale OCSE si riduce al 33% circa nel 2030, con impatti significativi sui flussi commerciali di energia in tutto il mondo.

Grazie a riforme strutturali radicate, le economie emergenti in rapida crescita riescono a realizzare una transizione precoce dall’industria pesante a quella leggera. Questi paesi costruiscono una più ampia base economica nel settore dei servizi, allineandosi alla tendenza emergente di de-materializzazione che caratterizza il mondo intero. La pressione sulle risorse genera incentivi economici e sui prezzi finalizzati all’efficienza, al riciclaggio e al riutilizzo. L’industria

pesante ricicla acciaio e alluminio, molte abitazioni fanno uso di pompe di calore e gli elettrodomestici diventano sempre più efficienti.

Per la fine del secolo, un terzo del feedstock chimico potrebbe provenire da riciclaggio e riutilizzo, e l’efficienza complessiva del settore dell’industria pesante mondiale potrebbe aumentare dell’80%.

Negli edifici si ottengono notevoli guadagni di efficienza, in quanto la percentuale di abitazioni passive e di case sulle quali sono stati effettuati pesanti interventi di adeguamento, rispetto al totale complessivo, aumenta. In un ambiente caratterizzato da elevati prezzi dei combustibili, il valore economico dei miglioramenti energetici che fanno un intenso uso di capitale è elevato. L’efficienza energetica residenziale migliora in media del 60% entro il 2060 e, in prospettiva, del 90% entro il 2100.

Anche in molti paesi più poveri, redditi personali più elevati continuano a consentire uno spostamento diretto verso l’energia solare fotovoltaica (solare FV) nel settore residenziale a discapito della tradizionale biomassa. L’incredibile quantità di tecnologie di generazione localizzate e la migliore efficienza degli elettrodomestici porta ad una elettrificazione su larga scala.

Fuori dal Nord America, in seguito ad una potenziale delusione circa le risorse e ad un supporto irregolare da parte delle politiche, le nuove riserve di risorse riscuotono un successo solo limitato. Il mercato globale del trasporto passeggeri su strada fatica a trovare alternative ai carburanti liquidi come il gas naturale e ai veicoli elettrici o a idrogeno. Nei prossimi due decenni, le alimentazioni alternative non si affermano in modo significativo in parte a causa degli incredibili progressi tecnologici compiuti dallo sviluppo dei motori a combustione interna che consentono alle vetture alimentate a benzina e a diesel di contraddistinguersi rispetto alle altre tipologie di alimentazione.

“ ...SEI DELLE TRENTUNO PROVINCE, MUNICIPALITÀ E REGIONI DELLA CINA CONTINENTALE SI AFFERMERANNO TRA LE TRENTADUE PIù GRANDI NAZIONI DEL MONDO IN TERMINI DI POTERE D’ACQUISTO. ShANGhAI SARÀ ALLO STESSO LIVELLO DELL’ARAbIA SAUDITA.”

JONAThAN fENBy tiger Head, Snake tails, 2012

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Le case automobilistiche si trovano a competere nel campo delle nuove tecnologie applicate ai motori a combustione, con prospettive di ulteriori guadagni di efficienza per i veicoli a benzina e diesel legate ad una diffusa adozione delle tecnologie ibride. Batterie di dimensioni più piccole per i veicoli ibridi (rispetto a quelle più grandi necessarie per i veicoli elettrici) risultano essere economicamente più accessibili ai nuovi acquirenti di auto, preoccupati di dover sostenere elevati prezzi per il carburante. In molti paesi prezzi elevati e popolazioni che invecchiano portano ad un certo ridimensionamento delle dimensioni dei veicoli, che diventano più piccoli. I progressi compiuti nella scienza dei materiali e nel settore delle sostanze petrolchimiche spingono alla realizzazione di veicoli più leggeri. L’opposizione dei veicoli a benzina e a diesel rispetto ad eventuali sostituti si rivela vincente nonostante i più elevati prezzi del petrolio, in quanto il costo per chilometro continua ad essere economicamente accessibile.

In una prospettiva a lungo termine, i prezzi superiori del petrolio offrono sostegno allo sviluppo di risorse petrolifere più care e all’affermarsi su larga scala dei biocarburanti. A metà secolo, i carburanti liquidi continuano a rappresentare il 70% dei chilometri percorsi per il trasporto di passeggeri su strada.

Durante i decenni 2020 e 2030 si assiste ad una crescita della domanda di petrolio, che si assesterà negli anni 2040. La forte crescita dei biocarburanti significa che i carburanti liquidi totali continueranno a crescere sino al 2060, dando origine alla lunga partita del petrolio (e dei carburanti liquidi). Entro fine secolo, tuttavia, i biocarburanti soddisferanno i due terzi circa di tutta la domanda di carburanti liquidi del settore dei trasporti, e il petrolio sarà usato principalmente come feedstock petrolchimico, ambito nel quale il suo valore tende ad essere il più elevato di tutti.

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La biomassa, come l’idrogeno, gioca un ruolo cardine nel futuro a lungo termine dei sistemi energetici a bassa intensità di carbonio. Nello scenario Oceani, gli incentivi economici si allineano alle preferenze dei consumatori e delle aziende per elevare la biomassa ad una delle migliori opzioni energetiche, prima nei trasporti e successivamente quale feedstock per la produzione di plastica.

Gli elevati prezzi del petrolio in Oceani non stimolano soltanto la produzione di forniture di petrolio più difficili, ma offrono anche incentivi ai produttori di biocarburanti. I biocarburanti di prima generazione sono cresciuti costantemente, raggiungendo un picco di poco superiore ai 4 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno nel 2050. Poiché vengono applicati criteri di sostenibilità più rigorosi, cambiano i tipi di raccolti e le aree di coltivazione nel mondo, orientandosi in particolar modo,verso la produzione di etanolo ricavato dalla canna da zucchero nelle aree tropicali. Ma è grazie allo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione (derivati da raccolti non alimentari/deiezioni da allevamento) che la produzione decolla. Questi biocarburanti inizieranno la produzione commerciale intorno al 2020; entro il 2050 la produzione mondiale potrà avvicinarsi a quella dei biocarburanti di prima generazione.

Sebbene la movimentazione della biomassa da usare come feedstock sia molto più difficile della gestione di petrolio e gas, le bioplastiche conquistano una diffusa accettazione da parte dei consumatori ed emergono anche

su scala commerciale a causa della crescente domanda di materiali. Entro il 2060, quasi il 20% di tutti i materiali petrolchimici potrà derivare dalla biomassa, raggiungendo potenzialmente il 25% entro fine secolo.

Nei paesi in via di sviluppo, l’elettrificazione contribuisce ulteriormente a supportare la commercializzazione della biomassa. Il crescente successo del solare fotovoltaico consente alle famiglie di passare direttamente dall’utilizzo di fonti energetiche tradizionali (rifiuti agricoli, legno, torba, letame) a quello dell’elettricità domestica, anche per cucinare. L’indebolimento della domanda di biomassa tradizionale porta diverse comunità locali a sviluppare la biomassa su una scala più commerciale. Entro la fine del secolo, l’impiego della biomassa tradizionale quale fonte di energia diminuirà notevolmente.

Sebbene i limiti alla base delle risorse vincolino in ultima analisi il contributo della biomassa in un arco temporale molto lungo, la sua importanza continua ad essere sostanziale, e alla fine del secolo, diverse forme di biomassa soddisferanno quasi un quinto dell’energia primaria totale. A quell’epoca, i biocarburanti risponderanno anche ai due terzi del fabbisogno totale di carburanti liquidi del settore dei trasporti. La cattura del carbonio attraverso le bioplastiche e l’integrazione della produzione di biocarburanti con la CCS compenseranno potenzialmente tutte le restanti emissioni di CO2 di energia derivante da combustibili fossili nell’ambito del sistema energetico mondiale.

BIOMASSA IN OCEANI: L’”ALLEVAMENTO” DELL’ENERGIA

Base potenziale di risorse per biocarburanti*

Domanda di carburanti liquidi per il Trasporto nel 2060 (Oceani)

Domanda di carburanti liquidi per il Trasporto nel 2010

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OceaniaAfricaAsiaEuropa Sud AmericaNord America

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* Base di risorse massimizzata per la produzione di seconda generazioneFonte: Studio Ecofys condotto per Shell

CONFRONTO TRA POTENZIALE DI BIOCARBURANTI E DOMANDA DI CARBURANTE LIQUIDO PER TRASPORTI

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LE RISORSE DI GAS

tcf

Prodotto Convenzionale sviluppato Convenzionale non sviluppato Possibilità di recupero di convenzionale

Convenzionale ancora da scoprire Gas non convenzionale Idrati di metano

0

5000

10000

15000

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25000

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35000Methane Hydrates

Unconventional Gas

Yet to Find

Scope for Recovery - General

Undeveloped

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Produced

OceaniMontagne

LE RISORSE DI PETROLIO

Milia

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� Prodotto� Convenzionale sviluppato� Convenzionale non sviluppato� Possibilità di recupero di convenzionale� Convenzionale ancora da scoprire

� Light tight oil/liquid-rich shale

� Petrolio extrapesante/ Bitume� Kerogeno

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1000

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3000

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7000Kerogen

Extra Heavy Oil / Bitumen

Light Tight Oil / Liquid Rich Shale

Yet to Find Conventional

Scope for Recovery Conventional

Undeveloped

Discovered Conventional

ProducedOceaniMontagne

LIQuIDI LuNGhI E L’ASCESA DEL SOLAREIn Oceani, l’energia prosegue sul suo recente cammino con una combinazione di successi nell’esplorazione e progressi tecnologici, sostenuti dall’aumento dei prezzi del petrolio.

La migliore capacità di trivellazione anche negli ambienti più difficili permette di accedere ad acque più profonde e all’Artico; tecniche di enhanced oil recovery diventano sempre più applicabili; le tecnologie di fracking e perforazione permettono di sviluppare light tight oil e liquid-rich shale da quelle formazioni rocciose che risultano essere interessanti. Il contesto caratterizzato da prezzi elevati del petrolio e una maggiore capacità tecnica di produrre petrolio extra-pesante in paesi quali Canada, Venezuela, Russia e Kazakistan, sbloccano il potenziale per queste risorse.

In Oceani, i paesi che nel 2012 hanno prodotto oltre il 75% dell’attuale produzione mondiale di petrolio, aumentano ulteriormente la loro quota. I paesi dell’OPEC possiedono il maggior potenziale di crescita a basso costo e migliorano ulteriormente il recupero delle risorse con tecnologie piu’ costose. Questi sviluppi vengono tuttavia limitati inizialmente dall’instabilità geopolitica e dal conseguente sotto-investimento nella maggior parte dei paesi dell’OPEC.

Con il tempo, viene eroso il cuscinetto di spare capacity dell’OPEC e i mercati si adattano ad una maggiore volatilità dei prezzi e ad una nuova gestione delle scorte

commerciali e strategiche. Nel più lungo termine, nei paesi dell’OPEC ritorna una stabilità sufficiente alla ripresa degli investimenti, ma lo sforzo per soddisfare la forte crescita della domanda mantiene i prezzi elevati, consentendo lo sviluppo di riserve e risorse convenzionali piu’ costose al di fuori dell’OCSE.

Entro il 2030, gli USA avranno registrato un calo costante nelle importazioni in termini di volumi complessivi di petrolio, in parte a causa dell’aumento dell’offerta e in parte a causa degli standard di efficienza dei carburanti. I prezzi in aumento avranno sostenuto una domanda moderata. Vi sono, tuttavia, significativi disallineamenti tra la crescente importanza delle liquid-rich shale e la configurazione delle raffinerie e degli oleodotti, per cui continuano ad essere necessarie importazioni ed esportazioni di prodotti raffinati o di greggio. Gli shock dei prezzi continuano a trasmettersi al Nord America e l’interesse nazionale nella stabilità del sistema energetico globale continua a mantenersi vivo per motivi di politica estera di più ampia portata.

La produzione di gas naturale continua a crescere, sulla scia degli sviluppi in Nord America. Le grandi aspettative di molte persone nei confronti dello sviluppo di gas da tight / shale gas e CBM in tutto il mondo non vengono però soddisfatte in quanto gli sviluppi si rivelano troppo difficili, oppure perché i volumi recuperabili dal punto di vista economico risultano troppo bassi.

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Solare 37,7%

Biomassa gassi�cata 5,3%

Biomassa/Ri�uti 4,1%

Carbone 3,9%

Nucleare 6,3%

Geotermico 4,4%

Eolico 8,40%

Petrolio 10,1%

Biocarburanti 9,5%

Gas naturale 7,5%

Energia idroelettrica 2,2%

Biomassa tradizionale 0,3%

Altre rinnovabili 0,03%

PREDOMINANZA DEL SOLARE ENTRO IL 2100?

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Nonostante il suo impatto ambientale, il carbone continua ad essere la rete di protezione più economica per la generazione di energia, almeno sino a metà secolo. A partire da tale data, la maggiore incidenza di eventi estremi causati dal cambiamento climatico porta ad un accordo internazionale sulle politiche climatiche tale da spingere investimenti significativi nella CCS e da mettere i freni al carbone. Con il progresso della CCS, la crescita globale della domanda di carbone si manifesta nuovamente entro il 2050, in quanto i nuovi paesi in via di sviluppo entrano nella fase che richiede un uso più intenso di energia. In assenza di politiche di sostegno, l’energia nucleare fatica a crescere nella maggior parte dei paesi.

I prezzi e la domanda in aumento favoriscono la forte e perdurante crescita delle energie rinnovabili. I biocarburanti assumono una sempre maggiore importanza in settori come quello della mobilità, dove si fa continuo affidamento sui carburanti liquidi a causa della mancanza di alternative credibili. In altri settori, le risorse rinnovabili che necessitano di consenso su larga scala o popolare - come i campi eolici o i progetti di energia geotermica - continuano a trovare opposizione.

Queste condizioni favoriscono il solare fotovoltaico ripartito, che diventa la fonte principale di energia primaria nell’economia globale. Dalla sua attuale 13a posizione quale principale fonte di energia in tutto il mondo, il solare fotovoltaico cresce rapidamente, raggiungendo il quarto posto dietro a petrolio, gas e carbone entro il 2040, per poi andare ad occupare la prima posizione nel 2100. Il sole sorge per imporre il dominio dell’energia solare nel sistema globale.

L’ascesa del solare è dovuta, in parte, a pressioni pubbliche che portano i governi ad attribuire priorità a questa fonte nell’ ‘ordine di merito’ dell’elettricità. L’integrazione della rete è resa possibile dalla gestione più variabile di altre forme di generazione dell’elettricità, durante il giorno, in particolare l’energia idroelettrica, laddove disponibile, oppure gas, carbone e biomassa. I regolatori sono obbligati a trasferire questi costi più elevati di bilanciamento della rete ai consumatori di energia. A sua volta, questo incoraggia gli utilizzatori finali a sviluppare soluzioni locali per bilanciare la

loro offerta e domanda quotidiana di energia. Mentre alcuni si focalizzano sulle batterie e altri iniziano a immagazzinare l’energia sotto forma di acqua calda, alcuni elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici, iniziano a offrire la capacità di collegarsi ad una fonte solare fotovoltaica domestica. Piccole comunità costruiscono reti solari co-operative, fornendo un ulteriore equilibrio all’andamento dell’offerta e della domanda.

Ma una cosa è bilanciare la rete durante il giorno e un’altra è bilanciarla durante le stagioni, un’impresa molto più impegnativa per il solare fotovoltaico. Alle latitudini temperate di molti paesi dell’OCSE, l’80% dell’elettricità solare fotovoltaico è generata durante i mesi estivi. L’elettrolisi e lo stoccaggio dell’idrogeno a livello locale diventano una parte importante della soluzione, soprattutto quando combinati con l’impiego industriale. Data la difficoltà di coordinamento delle

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Year

Oil Biofuels  Natural Gas Biomass Gasi�ed Coal

Biomass/Waste Biomass Traditional Nuclear Hydro-electricity Geothermal

Solar Wind Other Renewables

Industria Servizi Trasporto Residenziale Generazione di elettricità*

Gt C

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anno

Raf�nazione e biocarburanti** Altra produzione di energia Biomassa per uso non-energetico*** CCS Industria CCS Raf�nazione

Totale

CCS Elettricità CCS Altra produzione di energia

CO2 PER PUNTO DI EMISSIONE

-20

-15

-10

-52010 2040

Anno

2070 2100

* Include la trasformazione da biomassa a elettricità che, unitamente alla CCS, diventa 'stabilizzatore di carbonio'** Include i biocarburanti, considerati come ‘crediti di carbonio’. Le emissioni prodotte dai liquidi sono conteggiate in Trasporto.

*** Biomassa commerciale, non coinvolge la catena alimentare.

Other Energy Production CCS

Electricity CCS

Re�ning CCS

Industry CCS

Other Energy Production

Biomass - Non Energy

Re�ning & Biofuels

Electricity Generation

Residential

Transport

Services

Industry

210020700

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15

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30

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politiche internazionali ad alto livello, questa soluzione si rivela più pratica rispetto a quanto prevedono i piani delle reti elettriche su scala continentale.

Quindi, mentre le nazioni più ricche sono le prime ad adottare il solare fotovoltaico, è in molti dei paesi emergenti che questa fonte di energia prospererà nel lungo termine. Entro il 2060, quasi il 40% dell’elettricità sarà generata dal solare fotovoltaico, sia all’interno che all’esterno dei paesi OCSE. La cifra per i paesi al di fuori dell’OCSE potrebbe continuare a salire sino al 60% entro la fine del secolo, e questo progresso fenomenale fa parte di una crescita del livello di generazione dell’elettricità globale pari a sette volte quello del 2012.

CIELI TEMPESTOSILa crescita economica globale, la costante importanza del carbone nella generazione di elettricità e del petrolio nei trasporti accompagnano la perdurante crescita delle emissioni di gas serra in Oceani. Compensati dalle efficienze e dall’energia rinnovabile, i gas serra raggiungono un tetto sul quale si assesteranno dal 2030 al 2050. Entro questa data, gli elevati livelli di CO2 nell’atmosfera risulteranno chiaramente collegati alla sempre maggiore frequenza di eventi climatici estremi. Questi, in ultima analisi, portano a modifiche nelle politiche e all’utilizzo di tecnologie fino ad allora trascurate e si aggiungono a sforzi sporadici di attribuire un prezzo alle emissioni.

Mentre all’inizio del secolo si assiste ad una scarsa diffusione della CCS, l’abbattimento delle emissioni di CO2 si va ad aggiungere alla lista delle iniziative da adottare con urgenza a partire dal 2060, completando così l’adattamento agli effetti del cambiamento climatico. La CCS cresce dal 5% di emissioni di energia catturate nel 2050 al 25% entro il 2075. Entro fine secolo, quasi tutte le emissioni potrebbero essere catturate o compensate.

Avendo avuto origine nelle economie avanzate, l’impatto della CCS aumenta molto velocemente in quelle rapidamente emergenti. Dopo il 2050, viene implementata per tempo nella fase di sviluppo economico e industriale delle nuove economie emergenti, in particolare ai fini di abbattere le emissioni nella generazione di elettricità e nella raffinazione.

L’applicazione della CCS alle centrali a biomassa e biocombustibile diventa il primo contributo alla riduzione delle concentrazioni complessive di anidride carbonica nell’atmosfera. Il settore della generazione dell’elettricità diventa a emissioni zero intorno al 2090. Verso il 2070, le compensazioni di carbonio iniziano tuttavia a bilanciare le continue emissioni dei settori dei trasporti e dell’industria, più difficili da decarbonizzare. n

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È POSSIBILE AVERE uN’ENERGIA RINNOVABILE AL 100%?Una delle domande poste più frequentemente nei dibattiti sulla trasformazione del sistema energetico è: quando riusciremo ad ottenere un sistema energetico basato al 100% su risorse rinnovabili?

Nei New Lens Scenarios, in Montagne e Oceani, le rinnovabili raggiungeranno una quota del 30–40% dell’energia totale entro il 2060, arrivando forse alla saturazione del 60–70% estendendo ulteriormente l’orizzonte temporale. Alcuni potrebbero rimanere delusi da queste cifre, ma ci sono dei validi motivi che spiegano perché avremo compiuto buoni progressi una volta raggiunti tali livelli.

La prima sfida è rappresentata dalla ubicazione geografica della base delle risorse per le rinnovabili, spesso molto distante rispetto ai centri di fabbisogno energetico. Laddove esistano grandi risorse solari (per esempio, il deserto), queste si trovano spesso molto lontane dai centri abitati, che si possono trovare anche in paesi o continenti diversi. Nei casi in cui si verifichi una co-presenza tra risorse e popolazione, insorgono altri problemi. Le estensioni massicce di terreno richieste dall’energia eolica, dal solare fotovoltaico e da altre tipologie di rinnovabili possono vincolarne l’utilizzo, in quanto l’accettazione sul piano sociale dello sfruttamento del territorio rappresenta una potenziale problematica nei casi di alta densità demografica. L’utilizzo di queste tecnologie pone particolari problemi in India e Nigeria, per esempio, che rappresenteranno quasi un quarto della popolazione mondiale alla fine del secolo (secondo proiezioni di medio termine delle Nazioni Unite) ma dispongono solamente del 3% del territorio effettivamente disponibile nel mondo.

La seconda sfida è rappresentata dalla saturazione del settore. Le moderne risorse energetiche rinnovabili generano principalmente elettricità ma nel 2010, l’elettricità rappresentava solo il 18% del fabbisogno energetico totale. Vi è un limite alla quantità di energia che può essere diretta ad altri settori. I prodotti chimici richiedono feedstock di idrocarburi, i trasporti (in particolare l’aviazione) necessitano di carburanti derivati da idrocarburi e la produzione di acciaio richiede carbonio.

Potrà esserci un consumo di idrogeno nei trasporti di gran lunga superiore all’attuale. Inizialmente, però, tale idrogeno sarà derivato dal carbone o dal gas. La produzione di idrogeno dalle rinnovabili mediante elettrolisi è attualmente dispendiosa e inefficiente a livello termodinamico.

La terza sfida è rappresentata dalla competitività dei costi di stoccaggio e trasporto dell’energia su lunghe distanze in termini concorrenziali a livello di costi. Affinché le rinnovabili possano apportare un contributo significativo al nostro sistema energetico, occorre individuare qualche forma di stoccaggio per i periodi in cui l’offerta non può soddisfare la domanda e viceversa. Sebbene vengano già destinate alla ricerca ingenti somme, le tecnologie di generazione stanno mettendo le tecnologie di stoccaggio in secondo piano. Lo stoccaggio deve recuperare terreno perché potrebbe altrimenti limitare la velocità di utilizzo della tecnologia di generazione delle rinnovabili.

Alcuni sostengono che le super-reti intercontinentali e gli enormi cavi sottomarini offrano soluzioni ad alcuni di questi problemi. Altri puntano all’idrogeno, non solo come mezzo di stoccaggio, ma anche come fonte trasportabile di energia in forma liquida. Sebbene queste soluzioni siano tecnologicamente possibili, si tratta di enormi progetti internazionali del valore di molti miliardi di dollari. Occorrerà uno straordinario livello di cooperazione internazionale e vasti investimenti finanziari per compiere questi passi verso la decarbonizzazione del nostro sistema energetico.

È necessario stemperare l’ottimismo per un futuro rappresentato completamente da fonti rinnovabili rendendosi conto degli importanti aspetti pratici legati a tecnologia, geografia e mercato, per non parlare poi delle sfide rappresentate dalla politica e dalla società. Eppure, se l’auspicio è quello di costruire un sistema energetico privo di emissioni, includendo l’utilizzo positivo delle combinazioni di CCS e biomassa, allora questa sembra essere un’opzione molto più fattibile rispetto ad un sistema energetico basato al 100% su fonti rinnovabili.

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I New Lens Scenarios descrivono sviluppi possibili nella sfera sociale, politica ed economica e intendono quindi esplorare il tema dell’energia in tutti gli aspetti ad essa correlati a più lungo termine.

Questi confini riflettono le possibili conseguenze di ciascuno scenario, ma non sono collegati ad esso in modo meccanicistico. Per esempio, se vengono compiute scelte pertinenti, è possibile che il solido quadro economico globale di Oceani si accompagni ad alcuni degli sviluppi energetici attualmente attribuiti a Montagne. Questo apporterebbe un certo sollievo alle tensioni energetiche e ambientali più estreme presenti ai confini di Oceani. È anche possibile che le ipotesi più ottimistiche sulle risorse globali di gas da tight / shale gas e CBM approfondite in Montagne siano appropriate per entrambi gli scenari.

Nel corso del secolo, le emissioni cumulative di CO2 sono superiori in Oceani rispetto a Montagne di circa il 25%, destando gravi preoccupazioni sulla perdurante turbolenza climatica ed evidenziando il bisogno di puntare attenzione e risorse verso l’adattamento. Ovviamente, considerare questo limite di Oceani fa riflettere, ma è anche importante riconoscere che anche in Montagne si potrebbero presentare importanti sfide alla sostenibilità ambientale a lungo termine. L’accumulo di gas serra nell’atmosfera continua ad eccedere i target attuali intesi a limitare a 2 °C l’aumento della temperatura atmosferica. Questo accade anche nel contesto di sviluppo economico piu’ contenuto, della rapida sostituzione del carbone con il gas, di progressi nello sviluppo urbano compatto ed efficiente in termini energetici, dello sviluppo accelerato della CCS e di altre tecnologie.

Queste sfidanti conclusioni mettono in luce l’importanza non solo degli stessi scenari ma anche di un dialogo più ampio al quale essi devono contribuire e delle scelte che ne conseguono.

Di per sé la crescita economica è un fattore positivo, anche se ovviamente aumenta la pressione sulle risorse. Questa è una caratteristica chiave del Paradosso della Prosperità. Se nell’arena energetica vengono offerte solamente risposte politiche lente o reattive, si potrà seguire la traiettoria verso il confine descritto in Oceani. Esso porrà tensioni severe sulle risorse economiche e sull’ambiente, non solo in termini di CO2 ma anche di risorse di acqua e cibo.

Se occorre evitare conseguenze non sostenibili, la principale lezione da imparare è l’esigenza di accelerare l’adozione di politiche proattive e integrate, anziché sostenere con enfasi che scarsi risultati economici per il mondo in via di sviluppo limiterebbero le emissioni di gas serra. In effetti, le vibranti economie in via di sviluppo potrebbero fungere realmente da catalizzatore di politiche intelligenti sulla tutela delle risorse perché i timori per l’ambiente tendono a occupare gli ultimi posti nell’agenda nei periodi in cui l’economia è in stagnazione.

Un esempio dell’impatto di una politica accelerata e coordinata si può evincere dal grafico delle emissioni di CO2. Questo illustra una visione nella quale la traiettoria economica globale di Oceani si combina con le risorse e gli sviluppi sul fronte dell’offerta esplorati in Montagne e la precoce implementazione delle risposte di efficienza di utilizzo messa in luce in Oceani (Oceani – puliti e verdi). Sebbene non ancora ideale dal punto di vista delle emissioni, l’impatto positivo è rilevante e rappresenta un risultato incoraggiante.

RIfLESSIONI Su SVILuPPO E SOSTENIBILITÀ

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Storia Oceani Oceani – puliti e "green"

Montagne Percorso 2 °C (illustrativo)

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EMISSIONI GLOBALI DI CO2 CORRELATE ALL'ENERGIA

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Secondo questa visione, la crescita della domanda viene inizialmente soddisfatta dalla crescente offerta di combustibile fossile e dall’utilizzo della CCS. Entro il 2030, un numero sempre maggiore di fonti di energia rinnovabile penetrano su larga scala nel mix economico, inizialmente per soddisfare una domanda in crescita, ma andando poi a sostituire progressivamente il carbone e il petrolio. L’intensità energetica dello sviluppo economico segna una tendenza verso il basso in seguito a una migliore pianificazione urbana e a guadagni legati all’efficienza di utilizzo dell’energia.

Insieme, questi sviluppi portano ad un sistema energetico costruito su strutture e applicazioni efficienti, gas, carbone con CCS e risorse rinnovabili. Essendo basato su un’abbondanza di risorse, questo sistema soddisfa la domanda, mantiene i prezzi accessibili e, in ultima analisi, riduce il proprio impatto sull’ambiente.

Una delle conclusioni che si possono trarre dai New Lens Scenarios è che il cambiamento sostanziale non avverrà da sè, come conseguenza di segnali di prezzo o di risposte tardive da parte della politica una volta che la crisi si sarà manifestata. Un risultato positivo richiede una serie di sviluppi proattivi, lungimiranti e coordinati da parte delle politiche nazionali e internazionali che, ad oggi, sembrano essere al di là di ogni possibilità.

Una volta passato il peggio dell’attuale crisi finanziaria, la desolante prospettiva di esiti così negativi per tutti dovrebbe portare ad una rinnovata attenzione sull’argomento. Se questi temi non verranno affrontati, l’estremo confine descritto in Oceani inizierà a diventare una realtà. Se, tuttavia, le conseguenze climatiche evidenziate dalla maggioranza della comunità scientifica sono corrette, il confine qui descritto diventa sempre più improbabile. In altre parole, l’alto livello di emissioni associato a Oceani potrebbe in definitiva portare ad un livello di turbolenza climatica tale da danneggiare seriamente l’economia, ridurre drammaticamente il fabbisogno energetico e anche le emissioni, anche se attraverso un percorso negativo.

Questo lavoro illustra una traiettoria ipotetica per le emissioni, con potenziali sconvolgimenti derivanti dalla turbolenza climatica che avranno un impatto sempre più negativo sulle condizioni economiche, sociali e politiche globali. Date le incertezze che circondano gli sviluppi potenziali nel più lungo termine, non è pertinente includerli direttamente negli scenari chiave. Vogliamo, invece, essere chiari sulla direzione delle traiettorie e dare supporto ad un dialogo meglio informato sulle potenziali conseguenze.

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L’agricoltura copre circa il 70% dell’impiego mondiale di acqua; per esplorare questa tematica nel contesto degli scenari, sarebbe necessario focalizzarsi sul settore agricolo. Tuttavia, sono i fornitori di energia i principali consumatori di acqua a livello industriale.

L’acqua è usata principalmente per la generazione di elettricità, ma è anche necessaria per le perforazioni, l’allagamento di pozzi, la raffinazione del greggio e la produzione di biocarburanti. L’International Water Management Institute (IWMI) stima che l’industria energetica statunitense da sola copra il 40% del consumo totale di acqua.

Di contro, l’energia è richiesta nell’offerta, purificazione, distribuzione e trattamento dell’acqua e delle acque reflue. Il CSIS (nella sua relazione ‘Oro trasparente’), afferma che in alcuni paesi mediorientali l’energia per desalinizzare l’acqua rappresenta il 65% del consumo nazionale di petrolio. Negli USA, il 75% del costo dell’acqua deriva dall’energia e il 4% di tutta la generazione di energia è destinata al trasporto e al trattamento dell’acqua, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.

Guardando al futuro, il nostro modello dettagliato del rapporto tra energia e acqua, indica che il consumo di questa risorsa da parte dell’industria raddoppierà da qui al 2060. Questo avverrà tanto in Montagne quanto in Oceani, sebbene la composizione potrà essere leggermente diversa. La causa principale sarà la crescita della generazione di elettricità con centrali alimentate a carbone, nonostante anche altre forme di generazione potranno rivestire un ruolo importante. Lo stesso dicasi per la produzione di biocarburanti e la crescente intensità di utilizzo dell’acqua nella produzione di petrolio e gas. I consumi di acqua, tuttavia, si stabilizzeranno già nell’attuale decennio a causa del passaggio verso la produzione di elettricità che ne farà un uso più efficiente – per esempio, grazie al graduale abbandono dell’once-through cooling.

LO STRESS NEXuS: I LEGAMI ACQuA-ENERGIA

Usi civili 10%

Industria 20%

Agricoltura 70%

CONSuMO GLOBALE DI ACQuA - PER SETTORE

CONSUMO DI ACQUA (MONTAGNE)

Milia

rdi m

3 /an

no

Anno

Produzione fossile Produzione di biocarburanti Raf�nazione Elettricità - Petrolio Elettricità – Gas

Elettricità - Carbone Elettricità – Nucleare Elettricità – Biomassa Elettricità – Solare Elettricità – Geotermico

0

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90

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150 Electricity - Geothermal

Electricity - Solar

Electricity - Biomass

Electricity - Nuclear

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Biofuels production

Fossils production

206020352010

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ENTRO IL 2030, IL MONDO AVRÀ BISOGNO TRA IL 40% E IL 50% IN PIÙ DI ACQuA, CIBO ED ENERGIA

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POSSIBILITÀ DRAMMATIChE: uRBANIzzAzIONENel decennio 2020-2030, tempeste di inusuale violenza provocheranno un innalzamento del livello del mare in Asia, causando enormi danni alluvionali nelle principali città costiere. I governi risponderanno affannandosi a erigere dighe, nuove barriere antitempesta e nuove infrastrutture energetiche, in particolar modo i parchi eolici e solari. Nel decennio successivo, tuttavia, altre alluvioni straordinarie distruggeranno queste barriere e infrastrutture.

Le classi ricche si doteranno di generatori e altri meccanismi di sopravvivenza energetica, ma quelle povere chiederanno ai governi di trovare un colpevole a cui addebitare, questa volta, il costo delle riparazioni. Inoltre, tanto le classi ricche quanto quelle povere insisteranno che si intervenga sulla ‘causa alla radice’, ovvero l’urgenza di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 entro lo spazio di una generazione.

In risposta a questo consenso sociale, i carburanti fossili verranno pesantemente tassati a monte, per finanziare gli adattamenti delle infrastrutture resi necessari da queste nuove realtà climatiche. Alla fine, tali costi saranno trasferiti ai consumatori finali ma, inizialmente, coglieranno completamente di sorpresa l’industria dei carburanti fossili.

In questo nuovo mondo, il gas verrà preferito rispetto al carbone e i biocarburanti obbligatoriamente inseriti nel mix dei carburanti ad un ritmo incredibilmente accelerato. Verso la fine del decennio 2030, anche l’utilizzo della CCS registrerà un’accelerazione. Emergerà una regolamentazione volta ad un utilizzo energetico finale ‘appropriato’. Questo includerà obblighi di resilienza degli edifici, come abitazioni a zero emissioni, solare fotovoltaico integrato o energia eolica e mini cogenerazione (CHP). La domanda nel settore dei trasporti verrà ridotta riprogettando le città secondo forme più compatte e l’organizzazione di centri logistici, preferendo soluzioni a basse emissioni (trasporti pubblici elettrificati). Questo limiterà la necessità di utilizzare le auto.

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POSSIBILITÀ DRAMMATIChE: CIBO E ACQuAAgli inizi del decennio 2020, una siccità prolungata negli USA, con rovesci e alluvioni eccezionali in altre parti del mondo, ridurrà severamente la produzione alimentare per i 20 anni successivi. Le multinazionali, che possiedono la maggior parte della terra coltivabile statunitense, inizieranno a venderla per passare ad altre attività commerciali più sicure. Per gli agricoltori più poveri dei paesi in via di sviluppo, i prezzi di mais, riso e frumento aumenteranno notevolmente.

Eventi meteorologici estremi colpiranno fattorie, infrastrutture e linee di fornitura globali, e il livello dei mari aumenterà, causando danni da corrosione salina al Mekong e al Gange. L’acidificazione degli oceani avrà un impatto altrettanto negativo sulla catena alimentare. Coralli, fitoplancton calcareo, cozze, lumache, ricci di mare e altri organismi marini diventeranno incapaci di costruire le loro conchiglie o scheletri in carbonato di calcio. La loro progressiva scomparsa unitamente ai cambiamenti nella temperatura dei mari, eserciterà tensioni sugli ecosistemi marini al punto che si verificherà una migrazione delle specie, o addirittura l’estinzione.

Le popolazioni che dipendono da queste risorse alimentari saranno protagoniste di migrazioni di massa. I governi di molti paesi risponderanno con progetti di irrigazione e protezione dalle alluvioni, ove possibile, ma anche con soluzioni di reinsediamento forzato, che potranno risultare molto impopolari. Le emissioni di CO2 saranno pesantemente tassate. La Cina inizierà ad assumere la guida nella CCS ripulendo il settore della generazione di elettricità a carbone, reintroducendo nuovamente il carbone quale straordinario concorrente del gas nel più lungo termine. Gli investimenti in biocarburanti e in altre forme di trasformazione della biomassa in energia verranno ridotti per dare priorità alla produzione di cibo.

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L’attuale dibattito sul futuro dell’energia è assimilabile all’immagine di un enorme golfo. Vi sono coloro che fanno proiezioni sulla base di ciò che ritengono plausibile date le realtà attuali, la natura del comportamento umano e la gamma di possibilità economiche e tecniche. Altri stabiliscono obiettivi ambiziosi sulla base di ciò che ritengono auspicabile accadesse, dimostrandone successivamente la fattibilità matematica per sostanziare la propria tesi.

Dal punto di vista della resilienza, il problema legato al primo approccio è che tutti i risultati plausibili sembrano essere non sostenibili nel lungo termine dal punto di vista ambientale e lo diventano, pertanto, anche dal punto di vista economico. Il secondo approccio ipotizza un cambiamento radicale nei comportamenti dell’umanità ed un minore consumo di energia già nell’immediato. Inoltre, il dibattito sul cambiamento climatico è stato influenzato da ideologie polarizzate e politicizzate derivanti da tensioni storiche.

Utilizzando la terminologia introdotta in questo libro, gli sviluppi globali delle politiche sul clima sono attualmente sepolti in una Transizione Intrappolata. Si tratta di una situazione di deriva, nella quale si compiono progressi limitati, mentre le scelte difficili vengono posticipate, spesso per anni. Questo ritardo è causato dalle lunghe tempistiche sottese ai cambiamenti ecologici globali. Ma il cammino archetipico suggerisce che tanto più lungo è il periodo di deriva, tanto più impattante sarà l’azzeramento richiesto e il danneggiamento del capitale finanziario, politico e sociale.

Siamo moralmente preparati a rimandare alla prossima generazione la gestione di questa situazione? Se si adottassero misure sin d’ora, anziché rimandarle, accetteremmo il potenziale danno economico e le frustrazioni causate dagli errori della politica e dai free rider? Siamo pronti ora a valutare passo dopo passo decisione politiche che sostengono il potere del motore commerciale per offrire beni pubblici globali, mentre sono al servizio di esigenze private localizzate? n

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Vivendo in un mondo complesso e interconnesso, auspichiamo che questi scenari possano contribuire al dialogo sulle possibilità di scelta e collaborazione che tutti noi possiamo adottare per realizzare un maggiore equilibrio nelle conseguenze positive delle nostre azioni. Più nel dettaglio, gli scenari vengono già utilizzati in Shell per aiutarci ad orientare le nostre scelte aziendali e a modellare il futuro del sistema energetico.

Ci aiutano a riconoscere come le azioni entrano in connessione, il modo in cui i cicli di feedback modificano gli orientamenti iniziali e come le correnti in una direzione creano controcorrenti, rendendo questi cicli inevitabili.

La lentezza delle riforme descritta agli inizi di Montagne crea tensioni sociali che, alla fine, troveranno qualche forma di espressione politica, portando ad un cambiamento. Le riforme descritte agli inizi di Oceani creano gruppi più ampi con nuovi interessi condivisi che possono soffocare ulteriormente le riforme. La rigidità o il rallentamento dell’offerta e della domanda stimolano i prezzi di mercato e le risposte che spostano la bilancia dell’offerta e della domanda. In questo senso, uno scenario contiene i semi dell’altro e viceversa. Questa caratteristica potrebbe risultare più familiare ai lettori dotati della tradizionale prospettiva orientale, mentre le caratteristiche lineari quantificate negli scenari potrebbero essere più ovvie per coloro che fanno riferimento a modelli di pensiero occidentale. Ovviamente, in un mondo connesso, siamo consapevoli dell’importanza di utilizzare entrambe le lenti per guardare il mondo.

Questo non vuol dire che la realtà futura sarà una ‘media’ tra Montagne e Oceani, significa riconoscere che, da qualsiasi angolazione guardiamo, vedremo tanto Montagne quanto Oceani, proprio come osserveremo i paradossi di prosperità, leadership e connettività e i percorsi “Transizione Intrappolata” e “Spazio di Manovra”.

Uno degli obiettivi dell’approccio alla pianificazione strategica utilizzato negli scenari è quello di formare leader che siano maggiormente in grado di riconoscere modelli di comportamento diversi, alternativi rispetto a una visione convenzionale del mondo. Essi ci aiuteranno a riconoscere che possono esserci diversi risultati possibili per eventi che non possono essere completamente controllati, né ignorati, ma sui quali possiamo esercitare un’influenza.

La saggezza delle nostre scelte, individuali e collettive, è la chiave. In entrambi gli scenari sono catturate caratteristiche positive e preoccupanti, e le differenze che le contraddistinguono dipendono spesso dal nostro punto di vista. Tanto più chiaramente riusciamo ad osservare le complesse dinamiche del mondo di domani, quanto meglio possiamo avventurarci nel cammino attraverso la turbolenza per giungere ad acque più tranquille e a cime più alte, compiendo scelte più sagge durante il tragitto e instaurando collaborazioni più profonde.

Auspichiamo che siate quanto noi interessati a promuovere questo cammino, e che i New Lens Scenarios che abbiamo presentato ci aiuteranno a rendere più chiara la nostra visione del futuro.

IL TEAM SCENARI ShELLMarzo 2013

CONSIDERAzIONI CONCLuSIVE

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APPENDICI:CONFRONTI TRA SCENARI E SFIDE - ESEMPI

AREA fATTORI ChIAVE MONTAGNE OCEANI

MODELLI PERSISTENTI Posizioni tradizionali e comportamento umano

Blocco del potere dominante, istituzioni e rigidità

Aumentano le aspettative e la conciliazione di interessi contrastanti

Controcorrenti Il numero limitato di parti autodeterminate facilita alcuni sviluppi

Il numero elevato di parti autodeterminate ritarda alcune riforme

PARADOSSI PROSPERITÀ Aumento di stratificazione sociale e concentrazione

Sempre più distribuita e diffusa

LEADERShIP Posizioni durevoli di privilegi e accordi istituzionali

Crescono i gruppi in concorrenza e aumenta la loro rappresentanza

CONNETTIVITÀ La globalizzazione perde vigore

Balcanizzazione del Web

Globalizzazione turbolenta

Sviluppo dell’open Web

PERCORSI SPAzIO DI MANOVRA

Strutture economiche e di potere attualmente influenti

Aree politiche che non minacciano direttamente le priorità dello status quo

Gruppi a reddito medio e strutture emergenti

Realizzazione di riforme economiche e politiche primarie e crescita

TRANSIzIONE INTRAPPOLATA

Le difficoltà nell’introdurre riforme economiche portano, per alcune economie, alla trappola del reddito medio

Tensioni socio-politiche

Nuovi interessi acquisiti ritardano le riforme al di fuori delle aree di priorità

Tensioni causate dalle emissioni e dai cambiamenti climatici

ALTRE CARATTERISTIChE Creatività Successi degli individui nelle arti, nella tecnologia e nell'imprenditorialità

Innovazione del modello politico e commerciale

Conservazione ‘Il nostro stile di vita’ Riduzione delle inefficienze

Giustizia sociale

Relazioni Affiliazioni nazionali e di élite Affiliazioni tra le ‘maggioranze silenti’

Ideologie popolari Padroni del nostro destino

Eccellenza individuale e riconoscimento

La gente ottiene quello che si merita

Destini interconnessi e condivisi

Solidarietà

I sistemi ottengono quello che si meritano

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AREA fATTORI ChIAVE MONTAGNE OCEANI

fABBISOGNO ENERGETICO Scelta Mandati Mercati

Prezzi Le esternalità sono implicitamente incluse

Mondo in cui vigono prezzi moderati

Mondo in cui vigono prezzi più elevati

Le esternalità sono esplicitamente incluse

Efficienza tecnologica Prodotti standard Guidati dal mercato

Comportamento finalizzato all'efficienza

Integrato Sensibile ai prezzi

Economie Inizialmente inferiori rispetto al trend Seguono il trend

RISORSE ENERGETIChE Petrolio Perde terreno Lunga partita dei carburanti liquidi

Gas Successo globale dello shale gas Difficoltà nella produzione di shale gas al di fuori del Nord America

Carbone Carbone pulito Carbone resiliente

Nucleare Rinascita Opposizione pubblica

Rinnovabili elettriche Difficoltà a livello di costi Struttura portante offerta dal solare fotovoltaico

Biomassa Per l'elettricità Per i trasporti e (in seguito) per usi materiali

TECNOLOGIA ENERGETICA Innovazione Governata da diritti di proprietà intellettuale Innovazione aperta

Implementazione Offerta focalizzata su grande scala Risposte locali (offerta e efficienza)

Trasporti Gas e elettrificazione

Tragitti urbani più brevi

Trasporti a benzina e diesel più efficienti

Elettricità Centralizzata e CCS, integrata con l'idrogeno Più distribuita, gestione delle intermittenze

AMBIENTE Utilizzo della terra Città compatte Dibattito energia vs cibo

Inquinamento locale Standard di riferimento regolamentati Soluzioni preventive locali

Clima/Biodiversità Aree protette e riforestazione Tecnologie geneticamente modificate, reintegrazione locale

Adattamento Difese Migrazione

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TABELLE DI QuANTIfICAzIONE RIEPILOGATIVEMONTAGNE VS OCEANI

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Petrolio 52,0 98,0 130,3 135,7 153,3 173,1 190,2 199,6 188,7 160,5 132,4

Biocombustibili 0,0 0,0 0,1 0,3 0,5 2,5 6,6 8,6 10,0 10,2 13,5

Gas naturale 18,9 35,3 51,6 70,2 87,3 114,8 149,7 188,8 226,2 237,7 234,8

Biomassa gassificata 0,0 0,0 0,0 0,0 0,2 1,3 5,4 11,5 18,2 33,9 41,7

Carbone 52,2 61,6 75,9 94,2 100,1 146,2 184,8 199,0 191,4 211,8 247,0

Biomassa/rifiuti solidi 6,6 7,7 9,8 11,6 13,3 17,1 14,0 10,5 16,3 26,3 31,9

Biomassa tradizionale 14,9 18,0 21,5 26,0 29,3 33,2 35,1 37,6 39,9 42,0 45,9

Nucleare 0,0 0,9 7,8 22,0 28,3 30,1 37,5 55,6 74,6 91,9 107,5

Energia idroelettrica 2,6 4,2 6,2 7,8 9,5 12,4 13,2 14,7 16,7 18,7 20,7

Geotermico 0,1 0,2 0,5 1,4 2,1 2,4 4,0 6,1 9,4 14,7 30,8

Solare 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2 0,8 3,6 11,3 19,5 32,1 51,3

Eolico 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,2 3,0 5,2 11,5 21,8 34,3

Altre rinnovabili 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1

Totale 147 226 304 369 424 535 647 749 822 902 992

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Industria pesante 16,0 28,2 36,4 36,4 43,5 56,8 71,0 77,5 76,2 76,5 80,6

Agricoltura e altre industrie 29,8 41,2 51,7 57,1 45,5 56,9 69,5 76,0 74,5 73,8 73,8

Servizi 6,1 12,7 16,9 19,2 23,6 30,0 36,6 43,3 52,1 59,7 68,2

Trasporto passeggeri - navale 0,2 0,2 0,3 0,5 0,6 0,7 0,9 1,0 1,0 1,0 1,0

Trasporto passeggeri - ferroviario 1,3 0,7 0,7 0,9 0,6 0,7 1,0 1,2 1,3 1,4 1,5

Trasporto passeggeri - stradale 9,1 16,9 25,1 31,9 39,5 48,5 56,1 64,0 68,9 62,7 50,4

Trasporto passeggeri - aereo 2,3 3,7 4,8 6,2 7,5 8,4 9,9 11,2 12,1 14,0 15,7

Trasporto merci - navale 5,4 5,6 5,7 5,9 7,7 9,8 12,1 13,5 13,8 14,0 14,2

Trasporto merci - ferroviario 2,7 2,6 2,5 1,6 1,3 1,5 1,6 1,7 1,6 1,5 1,4

Trasporto merci - stradale 4,1 7,2 11,4 15,2 20,4 25,1 29,8 36,2 42,6 48,1 53,0

Trasporto merci - aereo 0,5 0,9 1,0 1,5 2,0 2,1 2,6 3,3 4,0 5,0 6,2

residenziale - riscaldamento e cottura 30,0 40,6 49,4 58,1 67,2 74,1 77,0 80,4 82,8 84,3 87,7

residenziale - illuminazione ed elettrodomestici 0,9 2,1 4,0 6,0 8,8 12,8 16,8 21,9 25,7 27,7 28,8

uso non energetico 3,7 9,4 14,8 20,0 25,8 33,4 45,7 58,6 69,2 79,9 91,3

Totale 112 172 225 260 294 361 430 490 526 550 574

MONTAGNE ENERGIA PRIMARIA TOTALE – PER FONTE

Consumo energetico (EJ/anno)

*Tutti i totali sono arrotondati al numero intero più vicino

fabbisogno energetico primario (EJ/anno)

MONTAGNE CONSUMO FINALE TOTALE – PER SETTORE

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I: TABELLE D

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ATIVE 83

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Petrolio 52,0 98,0 130,3 135,7 153,3 173,1 196,4 214,0 221,8 220,7 201,4

Biocombustibili 0,0 0,0 0,1 0,3 0,5 2,5 4,6 5,5 7,2 14,2 25,9

Gas naturale 18,9 35,3 51,6 70,2 87,3 114,8 147,9 169,2 187,3 185,6 175,4

Biomassa gassificata 0,0 0,0 0,0 0,0 0,2 1,3 7,8 19,8 20,4 22,1 26,8

Carbone 52,2 61,6 75,9 94,2 100,1 146,2 202,7 222,3 201,7 218,6 204,2

Biomassa/rifiuti solidi 6,6 7,7 9,8 11,6 13,3 17,1 18,7 14,1 15,5 17,7 21,4

Biomassa tradizionale 14,9 18,0 21,5 26,0 29,3 33,2 28,9 26,9 24,2 24,3 22,5

Nucleare 0,0 0,9 7,8 22,0 28,3 30,1 33,3 42,1 47,2 52,4 54,7

Energia idroelettrica 2,6 4,2 6,2 7,8 9,5 12,4 13,5 14,8 16,8 18,7 20,6

Geotermico 0,1 0,2 0,5 1,4 2,1 2,4 5,1 9,7 18,9 26,4 34,1

Solare 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2 0,8 4,4 25,2 70,1 132,6 209,6

Eolico 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,2 4,7 13,2 24,7 42,4 59,3

Altre rinnovabili 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2

Totale 147 226 304 369 424 535 668 777 856 976 1056

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Industria pesante 16,0 28,2 36,4 36,4 43,5 56,8 74,3 76,7 80,0 90,0 92,5

Agricoltura e altre industrie 29,8 41,2 51,7 57,1 45,5 56,9 69,1 76,8 81,0 85,4 89,0

Servizi 6,1 12,7 16,9 19,2 23,6 30,0 41,4 54,2 63,8 80,7 98,4

Trasporto passeggeri - navale 0,2 0,2 0,3 0,5 0,6 0,7 0,9 1,1 1,1 1,1 1,0

Trasporto passeggeri - ferroviario 1,3 0,7 0,7 0,9 0,6 0,7 1,0 1,2 1,4 1,7 2,0

Trasporto passeggeri - stradale 9,1 16,9 25,1 31,9 39,5 48,5 56,8 62,2 65,4 67,7 66,2

Trasporto passeggeri - aereo 2,3 3,7 4,8 6,2 7,5 8,4 10,2 13,0 16,9 21,5 24,8

Trasporto merci - navale 5,4 5,6 5,7 5,9 7,7 9,8 12,3 13,7 15,1 16,9 17,9

Trasporto merci - ferroviario 2,7 2,6 2,5 1,6 1,3 1,5 1,8 2,0 2,1 2,2 2,4

Trasporto merci - stradale 4,1 7,2 11,4 15,2 20,4 25,1 31,3 40,3 49,9 59,2 66,1

Trasporto merci - aereo 0,5 0,9 1,0 1,5 2,0 2,1 2,6 3,5 4,4 5,7 6,9

residenziale - riscaldamento e cucina 30,0 40,6 49,4 58,1 67,2 74,1 72,5 73,1 70,7 73,8 76,6

residenziale - illuminazione ed elettrodomestici 0,9 2,1 4,0 6,0 8,8 12,8 18,3 22,4 25,5 27,6 27,2

uso non energetico 3,7 9,4 14,8 20,0 25,8 33,4 44,8 56,3 66,8 79,6 91,6

Totale 112 172 225 260 294 361 438 496 544 613 663

Consumo energetico (EJ/anno)

OCEANI CONSUMO FINALE TOTALE – PER SETTORE

fabbisogno energetico primario (EJ/anno)

OCEANI ENERGIA PRIMARIA TOTALE – PER FONTE

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Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

uSA & Canada 46,0 71,0 83,9 89,6 106,9 105,0 107,0 106,7 112,0 123,2 130,2

uE 31,5 53,2 65,8 69,7 72,4 74,2 71,8 71,2 73,2 80,5 88,0

Altri paesi dell'Europa 22,4 30,1 44,9 58,2 40,6 46,4 51,3 58,6 63,7 64,9 66,7

OCSE, Asia e Oceania 5,1 13,9 19,6 26,9 35,6 38,0 39,2 37,9 37,5 39,3 41,1

Cina 10,5 15,6 25,2 36,5 49,5 101,3 152,0 193,4 213,8 211,3 199,8

India 4,9 6,4 8,6 13,3 19,2 29,1 49,4 70,7 76,1 99,1 138,7

Altri paesi di Asia e Oceania 8,6 11,3 17,9 24,2 30,8 43,0 55,7 68,3 77,4 87,2 102,1

America Latina e Caraibi 7,1 9,8 16,3 19,8 25,4 33,6 41,3 49,6 63,9 78,2 88,7

Medio Oriente e Nordafrica 1,6 3,0 7,5 13,5 21,2 34,8 43,3 49,4 53,6 57,8 66,2

Africa subsahariana 5,3 6,9 9,5 12,7 16,0 21,3 25,8 30,9 38,9 47,7 57,6

Bunker marini internazionali 4,5 4,5 4,6 4,8 6,4 8,4 10,4 11,8 12,1 12,4 12,8

Totale 147 226 304 369 424 535 647 749 822 902 992

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Petrolio 0,8 2,9 5,0 4,1 3,6 3,0 2,6 1,8 1,1 0,6 0,4

Biocombustibili 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0

Gas naturale 0,9 1,9 2,9 5,0 8,2 14,4 20,0 25,7 26,8 21,5 18,9

Biomassa gassificata 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,4 1,3 3,4 7,7 9,1

Carbone 3,8 6,1 9,3 13,0 17,8 26,2 34,9 39,0 39,0 41,8 46,4

Biomassa/rifiuti solidi 0,1 0,1 0,1 0,4 0,5 1,0 1,3 1,5 3,2 5,7 6,6

Nucleare 0,0 0,2 2,1 5,9 7,7 8,3 10,4 15,5 20,9 25,8 29,3

Energia idroelettrica 2,2 3,5 5,1 6,3 7,6 10,2 10,9 12,1 13,9 15,7 17,4

Geotermico 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2 0,2 0,3 0,5 0,9 1,4 3,0

Solare 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,6 7,2 13,2 19,9 29,7

Eolico 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,1 2,5 4,0 8,2 15,1 22,6

Altre rinnovabili 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1

Totale 8 15 25 35 46 65 85 109 131 155 184

MONTAGNE ENERGIA PRIMARIA TOTALE – PER REGIONE

Consumo energetico (EJ/anno)

fabbisogno energetico primario (EJ/anno)

MONTAGNE CONSUMO FINALE TOTALE DI ELETTRICITà – PER FONTE

*Tutti i totali sono arrotondati al numero intero più vicino

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ATIVE 85

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

uSA & Canada 46,0 71,0 83,9 89,6 106,9 105,0 104,6 100,1 98,4 97,6 97,9

uE 31,5 53,2 65,8 69,7 72,4 74,2 69,8 68,8 68,1 69,5 70,1

Altri paesi dell'Europa 22,4 30,1 44,9 58,2 40,6 46,4 56,9 63,3 63,9 62,5 61,0

OCSE, Asia e Oceania 5,1 13,9 19,6 26,9 35,6 38,0 38,3 36,1 34,7 34,1 34,0

Cina 10,5 15,6 25,2 36,5 49,5 101,3 159,5 198,4 190,9 176,5 162,6

India 4,9 6,4 8,6 13,3 19,2 29,1 51,9 80,3 111,1 142,9 156,3

Altri paesi di Asia e Oceania 8,6 11,3 17,9 24,2 30,8 43,0 55,2 71,9 94,4 133,2 158,2

America Latina e Caraibi 7,1 9,8 16,3 19,8 25,4 33,6 51,9 63,5 73,9 84,1 87,8

Medio Oriente e Nordafrica 1,6 3,0 7,5 13,5 21,2 34,8 42,3 45,2 51,2 67,7 83,2

Africa subsahariana 5,3 6,9 9,5 12,7 16,0 21,3 26,8 37,5 56,2 92,5 128,5

Bunker marini internazionali 4,5 4,5 4,6 4,8 6,4 8,4 10,6 11,8 13,2 15,2 16,4

Totale 147 226 304 369 424 535 668 777 856 976 1056

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Petrolio 0,8 2,9 5,0 4,1 3,6 3,0 1,7 0,8 0,3 0,0 0,0

Biocombustibili 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0

Gas naturale 0,9 1,9 2,9 5,0 8,2 14,4 21,8 27,1 30,8 27,0 17,9

Biomassa gassificata 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,2 3,8 3,7 3,3 2,9

Carbone 3,8 6,1 9,3 13,0 17,8 26,2 37,7 41,9 36,9 44,0 41,8

Biomassa/rifiuti solidi 0,1 0,1 0,1 0,4 0,5 1,0 2,9 2,7 2,8 2,8 2,7

Nucleare 0,0 0,2 2,1 5,9 7,7 8,3 9,3 12,0 13,7 15,3 16,1

Energia idroelettrica 2,2 3,5 5,1 6,3 7,6 10,2 11,1 12,4 14,3 16,2 17,9

Geotermico 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2 0,2 0,5 0,8 1,2 0,8 0,6

Solare 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,9 14,2 41,1 74,7 112,0

Eolico 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,1 3,5 8,3 14,5 24,1 33,0

Altre rinnovabili 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2

Totale 8 15 25 35 46 65 92 124 159 208 245

OCEANI ENERGIA PRIMARIA TOTALE – PER REGIONE

Consumo energetico (EJ/anno)

fabbisogno energetico primario (EJ/anno)

OCEANI CONSUMO FINALE TOTALE DI ELETTRICITà – PER FONTE

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Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Industria pesante 1,07 1,79 2,12 2,09 2,43 3,16 3,70 3,72 3,20 2,62 2,05

Agricoltura e altre industrie 2,07 2,66 3,34 2,87 2,40 2,91 3,58 3,69 3,15 2,64 2,23

Servizi 0,42 0,78 0,91 0,81 0,77 0,89 0,99 0,94 0,91 0,84 0,76

Trasporto passeggeri - navale 0,02 0,02 0,02 0,04 0,04 0,05 0,07 0,07 0,07 0,07 0,07

Trasporto passeggeri - ferroviario 0,11 0,05 0,03 0,02 0,02 0,02 0,03 0,03 0,02 0,01 0,01

Trasporto passeggeri - stradale 0,64 1,20 1,78 2,26 2,79 3,41 3,92 4,36 4,37 3,43 2,15

Trasporto passeggeri - aereo 0,16 0,27 0,34 0,44 0,53 0,59 0,70 0,79 0,86 0,95 1,02

Trasporto merci - navale 0,39 0,39 0,41 0,42 0,55 0,69 0,86 0,96 0,97 0,98 0,98

Trasporto merci - ferroviario 0,23 0,20 0,18 0,12 0,08 0,08 0,09 0,10 0,09 0,07 0,06

Trasporto merci - stradale 0,29 0,51 0,81 1,08 1,45 1,78 2,11 2,55 2,90 2,99 2,85

Trasporto merci - aereo 0,03 0,06 0,07 0,10 0,14 0,15 0,19 0,23 0,28 0,35 0,44

residenziale - riscaldamento e cucina 1,09 1,47 1,57 1,84 1,81 1,88 1,90 1,87 1,81 1,69 1,55

Produzione di combustibili solidi 1,00 0,91 0,91 0,91 0,84 1,53 1,56 1,54 1,35 1,23 1,16

Produzione di combustibili liquidi 0,41 0,74 0,92 1,07 1,01 1,05 0,99 1,00 0,84 0,47 -0,22

Produzione di combustibili gassosi 0,30 0,49 0,60 0,73 0,96 1,26 1,72 2,10 2,26 2,03 1,27

Generazione di elettricità 1,89 3,25 4,94 6,46 8,35 11,76 15,13 16,67 14,09 7,18 0,89

Produzione di idrogeno 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,02 0,10 0,30 0,58

Generazione di calore 0,18 0,38 0,69 1,24 0,97 1,08 0,94 0,79 0,64 0,45 0,32

uso commerciale-non energetico della biomassa -0,10 -0,16 -0,19 -0,73 -0,85 -0,99 -0,87 -0,75 -0,74 -0,78 -0,98

Totale 10 15 19 22 24 31 38 41 37 28 17

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Produzione fossile 1,2 1,5 3,1 4,1 5,1 7,6 10,4 13,8 15,9 16,1 17,2

Produzione di biocarburanti 0,0 0,0 0,6 1,2 1,6 8,4 21,4 27,6 28,3 23,6 21,0

raffinazione 1,7 3,2 4,1 4,4 5,0 5,7 6,2 6,6 6,3 5,3 4,3

Elettricità - Petrolio 0,2 0,7 1,4 1,1 0,6 0,4 0,3 0,2 0,1 0,1 0,1

Elettricità - Gas 0,9 1,4 1,6 2,2 2,0 2,5 2,1 2,6 2,8 2,5 2,6

Elettricità - Carbone 7,6 11,2 17,0 23,7 29,7 36,6 46,4 50,4 48,6 54,5 64,0

Elettricità - Nucleare 0,0 0,1 1,0 2,6 3,1 3,2 3,3 4,3 5,2 6,1 6,8

Elettricità - Biomassa 0,1 0,1 0,1 0,7 0,6 1,0 1,5 2,3 5,1 10,2 12,2

Elettricità - Solare 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,3 0,7 2,4 6,8 15,4

Elettricità - Geotermico 0,0 0,0 0,1 0,3 0,4 0,5 0,7 1,1 1,8 2,9 6,2

Totale 12 18 29 40 48 66 93 110 116 128 150

Emissioni nette (Gt CO2/anno)

Consumo di acqua (miliardo di m3/anno)

MONTAGNE EMISSIONI NETTE DI CO2 – PER PUNTO DI EMISSIONE

MONTAGNE CONSUMO DI ACQUA PER L’ENERGIA

*Tutti i totali sono arrotondati al numero intero più vicino

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E rIEPILOG

ATIVE 87

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Industria pesante 1,07 1,79 2,12 2,09 2,43 3,16 4,23 4,08 3,53 2,99 2,33

Agricoltura e altre industrie 2,07 2,66 3,34 2,87 2,40 2,91 3,36 3,39 3,19 3,02 2,90

Servizi 0,42 0,78 0,91 0,81 0,77 0,89 1,12 1,27 1,43 1,77 2,27

Trasporto passeggeri - navale 0,02 0,02 0,02 0,04 0,04 0,05 0,07 0,08 0,08 0,08 0,07

Trasporto passeggeri - ferroviario 0,11 0,05 0,03 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,01 0,01 0,00

Trasporto passeggeri - stradale 0,64 1,20 1,78 2,26 2,79 3,41 3,98 4,29 4,35 4,18 3,74

Trasporto passeggeri - aereo 0,16 0,27 0,34 0,44 0,53 0,59 0,73 0,92 1,20 1,51 1,73

Trasporto merci - navale 0,39 0,39 0,41 0,42 0,55 0,69 0,87 0,97 1,06 1,19 1,25

Trasporto merci - ferroviario 0,23 0,20 0,18 0,12 0,08 0,08 0,10 0,11 0,09 0,07 0,05

Trasporto merci - stradale 0,29 0,51 0,81 1,08 1,45 1,78 2,21 2,84 3,49 3,99 4,09

Trasporto merci - aereo 0,03 0,06 0,07 0,10 0,14 0,15 0,18 0,25 0,31 0,40 0,48

residenziale - riscaldamento e cucina 1,09 1,47 1,57 1,84 1,81 1,88 1,92 1,70 1,29 0,95 0,76

Produzione di combustibili solidi 1,00 0,91 0,91 0,91 0,84 1,53 1,77 1,66 1,39 1,24 1,06

Produzione di combustibili liquidi 0,41 0,74 0,92 1,07 1,01 1,05 1,26 1,77 2,12 1,58 0,53

Produzione di combustibili gassosi 0,30 0,49 0,60 0,73 0,96 1,26 1,59 1,68 1,58 1,44 1,27

Generazione di elettricità 1,89 3,25 4,94 6,46 8,35 11,76 16,19 17,99 16,58 16,87 13,75

Produzione di idrogeno 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,03 0,09 0,23

Generazione di calore 0,18 0,38 0,69 1,24 0,97 1,08 1,02 0,89 0,74 0,63 0,57

uso commerciale-non energetico della biomassa -0,10 -0,16 -0,19 -0,73 -0,85 -0,99 -0,95 -1,01 -1,15 -1,50 -2,25

Totale 10 15 19 22 24 31 40 43 41 40 35

Anno 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060

Produzione fossile 1,2 1,5 3,1 4,1 5,1 7,6 10,6 14,3 17,7 19,5 21,6

Produzione di biocarburanti 0,0 0,0 0,6 1,2 1,6 8,4 14,3 17,8 22,0 32,3 39,5

raffinazione 1,7 3,2 4,1 4,4 5,0 5,7 6,7 8,3 9,6 9,6 8,9

Elettricità - Petrolio 0,2 0,7 1,4 1,1 0,6 0,4 0,2 0,1 0,0 0,0 0,0

Elettricità - Gas 0,9 1,4 1,6 2,2 2,0 2,5 2,3 2,7 3,2 2,7 1,7

Elettricità - Carbone 7,6 11,2 17,0 23,7 29,7 36,6 51,1 58,3 50,6 52,2 46,2

Elettricità - Nucleare 0,0 0,1 1,0 2,6 3,1 3,2 3,1 3,4 3,5 3,5 3,5

Elettricità - Biomassa 0,1 0,1 0,1 0,7 0,6 1,0 2,5 3,7 3,8 3,6 3,4

Elettricità - Solare 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,5 3,0 9,1 21,7 41,8

Elettricità - Geotermico 0,0 0,0 0,1 0,3 0,4 0,5 0,9 1,6 2,5 1,6 1,3

Totale 12 18 29 40 48 66 92 113 122 147 168

Emissioni nette (Gt CO2/anno)

Consumo di acqua (miliardo di m3/anno)

OCEANI EMISSIONI NETTE DI CO2 – PER PUNTO DI EMISSIONE

OCEANI CONSUMO DI ACQUA PER L’ENERGIA

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STAMPA IN 3D

Tecnologia di produzione relativamente veloce e a basso costo nella quale da strati di materia prima viene creato un oggetto tridimensionale che forma una replica precisa dell’originale.

BRIC

Brasile, Russia, India e Cina (talvolta l’acronimo BRIC include anche l’Indonesia) – economie rapidamente emergenti.

CCS (CATTuRA E STOCCAGGIO DEL CARBONIO)

Tecnologie che possono essere usate per raccogliere l’anidride carbonica (CO2) e collocarla in un luogo di stoccaggio sotterraneo a lungo termine.

ChP

Cogenerazione combinata di calore e elettricità

ENhANCED OIL RECOVERy

Tecnica finalizzata ad aumentare la quantità di petrolio che si può estrarre da un serbatoio (giacimento petrolifero) utilizzando metodi termici o chimici o iniezione di gas miscibili.

fRACKING (fRATTuRAzIONE IDRAuLICA)

Processo nel quale l’acqua mischiata a sabbia e a sostanze chimiche viene iniettata sottoterra ad alta pressione per creare fratture nelle rocce sub-superficiali al fine di consentire al gas intrappolato di fluire.

G20 (GRuPPO DEI VENTI)

Forum istituito nel 1999 per favorire la cooperazione internazionale sui temi dell’agenda economica e finanziaria globale, composto dai rappresentanti dei 19 principali paesi industrializzati e dall’Unione Europea.

G8 (GRuPPO DEGLI OTTO)

Forum istituito nel 1975 dai governi delle otto principali economie mondiali, che si incontra annualmente per discutere tematiche globali. Ne fanno parte Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Russia e un rappresentante dell’Unione Europea.

PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO)

Misura dell’attività economica annuale di una nazione. La somma del valore aggiunto dai produttori nell’economia sommate le eventuali tasse e sottratti gli eventuali sussidi.

LIQuID-RICh ShALE/LIGhT TIGhT OIL

Petrolio greggio a bassa viscosità o condensato contenuto in formazioni rocciose a bassa permeabilità.

GNL (GAS NATuRALE LIQuEfATTO)

Gas (principalmente metano) raffreddato e trasformato in liquido per consentirne il trasporto, successivamente riscaldato e riportato alla forma gassosa per essere utilizzato nella generazione di elettricità e nella fornitura di energia domestica.

MRh (PRINCIPALE POSSESSORE DI RISORSE)

Principale possessore di risorse (Major Resource Holder) - nazione che possiede risorse sovrane significative, per es. petrolio, gas, carbone, metalli e minerali.

ONG (ORGANIzzAzIONE NON GOVERNATIVA)

Qualsiasi gruppo no-profit o volontario di cittadini organizzati a livello locale, nazionale o internazionale.

GLOSSARIO

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OCSE (ORGANIzzAzIONE PER LA COOPERAzIONE E LO SVILuPPO ECONOMICO)

Organizzazione formata da 30 paesi industrializzati, principalmente occidentali, istituita nel 1961 per aiutare i paesi membri a raggiungere una crescita economica sostenibile e un elevato livello di occupazione, nonché ad innalzare il proprio tenore di vita.

OPEC (ORGANIzzAzIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO)

Organizzazione formata nel 1961 per gestire una politica comune relativa alla vendita del petrolio. I suoi attuali membri sono Algeria, Angola, Ecuador, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Venezuela.

SOLARE fOTOVOLTAICO

Tecnologia che utilizza un pannello solare per produrre elettroni liberi quando esposto alla luce, producendo corrente elettrica.

STRESS NEXuS

L’interrelazione tra i sistemi energetico, idrico e alimentare.

TIGhT/ShALE GAS E COAL BED METhANE (CBM)

Fonti di gas intrappolate sotto terra in rocce estremamente poco permeabili, come carbone, arenarie e scisti. Il gas viene solitamente estratto per fratturazione idraulica attraverso pozzi orizzontali.

ABBREVIAzIONI RELATIVE ALL’ENERGIA

boe = barile di petrolio equivalenteCO2 = anidride carbonicaGt = gigatonnellatakWh = kilowatt orambd = milione di barili al giornoppm = parti per milione in volumet = tonnellata metricatcf= trilioni di piedi cubi

SISTEMA INTERNAzIONALE (SI) DI uNITÀ DI MISuRA:

MJ = megajoule = 106 jouleGJ = gigajoule = 109 jouleTJ = terajoule = 1012 jouleEJ = esajoule = 1018 joule

CONVERSIONE TRA uNITÀ DI MISuRA:

1 boe = 5,63 GJ*1 mbd = 2,05 EJ/anno1 milione di metri cubi di gas naturale = 34.450 GJ*1 milione di tonnellate di gas naturale = 46.100 TJ*1 tonnellata di carbone = 25 GJ*1 tonnellata di biomassa primaria = 12 GJ*1 kWh = 3,6 MJ

* Media tipica, ma il contenuto di energia di un particolare vettore potrebbe variare.

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Questa pubblicazione contiene dichiarazioni previsionali che potrebbero influire sulla situazione finanziaria di Shell, sui risultati delle operazioni e sulle attività commerciali di Royal Dutch Shell.

Tutte le dichiarazioni diverse dai fatti storici sono, o possono essere considerate, dichiarazioni previsionali. Le dichiarazioni previsionali sono dichiarazioni di previsioni future basate sulle attuali aspettative e ipotesi del management e mettono insieme rischi e incertezze noti e sconosciuti che potrebbero causare un sostanziale scostamento tra risultati, performance o eventi effettivi e quelli espliciti o impliciti menzionati nella pubblicazione.

Le dichiarazioni previsionali includono, tra l’altro, dichiarazioni sulla potenziale esposizione di Royal Dutch Shell ai rischi di mercato e dichiarazioni che esprimono aspettative, opinioni, stime, previsioni, proiezioni e ipotesi del management. Queste dichiarazioni previsionali sono identificate dall’impiego di termini e frasi come ‘‘anticipano’’, ‘‘ritengono’’, ‘‘potrebbero’’, ‘‘stimano’’, ‘‘si aspettano’’, ‘‘mete’’, ‘‘intendono’’, ‘‘potrebbero’’, ‘‘obiettivi’’, ‘‘prospettive’’, ‘‘piano’’, ‘‘probabilmente’’, ‘‘progetto’’, ‘‘rischi’’, ‘‘volte a’’, ‘‘dovrebbero’’, ‘‘target’’, ‘‘saranno’’ e altri termini e frasi analoghe.

Diversi fattori potrebbero influire sulle operazioni future di Royal Dutch Shell e far sì che tali risultati differiscano in maniera sostanziale rispetto a quelli indicati nelle dichiarazioni previsionali contenute in questa pubblicazione , tra i quali, a titolo meramente esemplificativo:

(a) fluttuazioni dei prezzi del petrolio greggio e del gas naturale;

(b) variazioni nella domanda di prodotti Shell;(c) fluttuazioni valutarie;(d) risultati di perforazione e produzione;(e) stime delle riserve;(f) perdita della quota di mercato e concorrenza di settore;(g) rischi ambientali e fisici;

(h) rischi associati all’identificazione di proprietà e target idonei per una potenziale acquisizione e trattative e perfezionamento di tali operazioni con esito positivo;

(i) rischi legato alle attività commerciali nei paesi in via di sviluppo e nei paesi soggetti a sanzioni internazionali;

(j) sviluppi legislativi, fiscali e regolatori incluse misure regolatorie atte a far fronte al cambiamento climatico;

(k) condizioni dei mercati economici e finanziari nei diversi paesi e regioni;

(l) rischi politici, inclusi i rischi di espropriazione e rinegoziazione delle condizioni di contratto con entità governative, ritardi o progressi nell’approvazione di progetti e ritardi nel rimborso dei costi condivisi e

(m) variazioni nelle condizioni commerciali.

Tutte le dichiarazioni previsionali contenute in questa pubblicazione sono esplicitamente identificate attraverso dichiarazioni cautelative dirette o alle quali si fa riferimento in questa sezione.

Si invitano i lettori a non fare eccessivo affidamento sulle dichiarazioni previsionali.

Ulteriori fattori che potrebbero influire sui risultati futuri sono contenuti nel rapporto d’esercizio 20-F di Royal Dutch Shell al 31 dicembre 2011 disponibile agli indirizzi www.shell.com/investor e www.sec.gov.

Anche questi fattori dovrebbero essere tenuti in considerazione dai lettori. Ogni dichiarazione previsionale si riferisce unicamente alla data di redazione del libro degli scenari, marzo 2013. Né Royal Dutch Shell né alcuna delle sue controllate si impegna ad aggiornare o rivedere pubblicamente le dichiarazioni previsionali qualora si rendessero disponibili nuove o altre informazioni o si verificassero eventi futuri.

Alla luce di tali rischi, i risultati potrebbero differire in maniera sostanziale rispetto a quelli indicati, impliciti o presunti dalle dichiarazioni previsionali contenute in questa pubblicazione.

DISCLAIMER

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Desideriamo ringraziare i colleghi in Shell e i numerosi esperti esterni che hanno contribuito alla realizzazione di New Lens Scenarios e degli Scenari Shell pubblicati in precedenza.

Ulteriori materiali relativi agli Scenari Shell sono disponibili all’indirizzo shell.com/scenarios.

© 2013 Shell International BVTutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero di dati, pubblicata o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza la preventiva autorizzazione scritta di Shell International BV.

Le principali fonti di dati utilizzate per l’analisi degli scenari e per le tabelle Shell contenute in questa pubblicazione, oltre a quelle già citate, sono:

■n IEA World Energy Statistics and Balances 2012 © OECD/IEA 2012, così come modificate da Shell International

■n Divisione Popolazione delle Nazioni Unite■n EIA■n Booz & Company■n International Water Management Institute (IWMI)■n Center for Strategic and International Studies (CSIS)■n Banca Mondiale

RINGRAzIAMENTI

fONTI DEI DATI

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ASIA: URBANIZZAZIONE AL 50%

GLI ANZIANI RAPPRESENTANO OLTRE IL 15% DELLA POPOLAZIONE MONDIALE

LA POPOLAZIONE MONDIALE RAGGIUNGEI 9 MILIARDI

LA POPOLAZIONE TOTALEIN EUROPA INIZIA A DIMINUIRE

AFRICA: URBANIZZA-ZIONE AL 50%

EUROPA: URBANIZZAZIONE ALL'80%

LA POPOLAZIONE TOTALEIN ASIA INIZIA A DIMINUIRE

Produzione dei veicoli a idrogeno su scala commerciale

Il carbone diventa la principale fonte di energia

Capacità mondiale di CCS = 20 GW

Le emissioni mondiali di CO2 raggiungono 40 Gt/anno

L'elettricità mondiale prodotta dal gas naturale raggiunge 2000 GW, con un incremento del 40% rispetto al 2012

La Cina ha una potenza nucleare di 180 GW

CCS cattura a livello globale 1 Gt di CO2/anno

L'ef�cienza della�otta mondiale di aeroplani è in rialzo del 50% rispetto al 2012

Le fonti non fossili rappresentano il 30% dell'energia primaria mondiale

La capacità nucleare mondiale raggiunge 1200 GW

Il parco macchine mondiale raggiunge una media (su strada) di 35 miglia/gal USA (un rialzo del 45% rispetto al 2010)

Il fabbisogno energetico mondiale raggiunge 1000 EJ/anno

Elettricità decarbonizzata

L'India diventa il principale consumatore mondiale di gas

Carburanti liquidi eliminati dai veicoli per il trasporto di passeggeri su strada

I km-passeggero su strada a livello mondiale raggiungono tre volte il livello del 2012

Le emissioni mondiali di CO2 sono a "net zero"

10% dell'elettricità mondiale generata dalla biomassa

CCS cattura a livello globale 10 Gt di CO2/anno

Il gas naturale è la principale fonte di energia, la prima in assoluto a raggiungere 200 EJ/anno

Il 10% di tutti i km percorsi in Giappone dai veicoli per il trasporto di passeggeri proviene da elettricità o celle combustibili

Capacità eolica mondiale = 400 GW

La Cina supera gli Stati Uniti diventando il principale consumatore di petrolio

Le emissioni mondiali di CO2 raggiungono 40 Gt/anno

Capacità mondiale di solare fotovoltaico = 500 GW

La produzione di petrolio raggiunge i 100 mb/giorno

Il parco auto europeo raggiunge una media (su strada) di 50 miglia/gal USA (+45% rispetto al 2010)

Le fonti rinnovabili rappresentano il 20% dell'energia primaria mondiale

Il parco auto in India raggiunge i 500 milioni di veicoli

L'India è il principale consumatore di energia

La domanda mondiale di viaggi aerei (22 trilioni di passeggero-km) raggiunge un livello di 5 volte superiore rispetto al 2012

Le emissioni mondiali di CO2

scendono a 2 Gt/anno

Il parco auto mondiale raggiunge una media (su strada) di 70 miglia/gal USA (quasi tre volte il livello del 2010)

L'elettricità rappresenta il 30% del fabbisogno energetico �nale

I km-passeggero su strada triplicano su scala mondiale rispetto al 2012

Il fabbisogno energetico mondiale raggiunge 1000 EJ/anno

L'ef�cienza di riscaldamento media degli edi�ci è raddoppiata su scala mondiale rispetto al 2012

Il solare fotovoltaico diventa la principale fonte di energia

Elettricità decarbonizzata

Parco auto in Cina = 114 milioni di veicoli

Il parco auto USA raggiunge una media (su strada) di 30 miglia/gal USA (+45% rispetto al 2010)

Capacità mondiale di solare fotovoltaico = 1800 GW

Capacità mondiale di solare fotovoltaico = 20000 GW

Il fabbisogno energetico �nale mondiale raggiunge il livello massimo

L'elettricità rappresenta il 40% del fabbisogno energetico �nale

L'ef�cienza energetica media dell'industria pesante è raddoppiata su scala mondiale rispetto al 2012

LA POPOLAZIONE MONDIALE RAGGIUNGE GLI 8 MILIARDI

CRONOLOGIA DI OCEANI

LE PRESSIONI SOCIOPOLITICHE FAVORISCONO LE RIFORME O UN CAMBIAMENTO RADICALE DI REGIME

IL PIL DELLA CINA RAGGIUNGE 20.000 USD/CAP (PPP)

IL PIL DELL'INDIA RAGGIUNGE 10.000 USD/CAP

IL GAS DA TIGHT/SHALE GAS E CBM GODONO DI UN SUCCESSO LIMITATO AL DI FUORI DEL NORD AMERICA

LUNGO PERIODO DI ASSESTAMENTO DELLA PRODUZIONE/CONSUMO DI PETROLIO

L'AFRICA SUPERA EUROPA E NORD AMERICA QUALE SECONDO PRINCIPALE CONTINENTE PER CONSUMO DI ENERGIA (DOPO L'ASIA)

SVILUPPO TECNOLOGICO FAVORITO DAI PREZZI, MA LE POLITICHE SECONDARIE RALLENTANO

LE ECONOMIE RAPIDAMENTE EMERGENTI ATTUANO RIFORME ECONOMICHE CHE SI RIVELANO EFFICACI

LE PRESSIONI SOCIOPOLITICHE FAVORISCONO IL BLOCCO DEGLI INTERESSI DOMINANTI

LE RIFORME FINANZIARIE ED ECONOMICHE SI RIVELANO INSUFFICIENTI A SOSTENERE TASSI DI CRESCITA ELEVATI

GLI ALLINEAMENTI TRA I SOGGETTI INFLUENTI FAVORISCONO L'ADOZIONE DI UNA POLITICA SELETTIVA

LO SVILUPPO DEL GAS DA TIGHT/SHALE GAS E CBM REPLICA IN TUTTO IL MONDOL'ESPERIENZA DEL NORD AMERICA

I CARBURANTI LIQUIDI PER IL TRASPORTO PASSEGGERI SU STRADA RAGGIUNGONO I MASSIMI LIVELLI IN TUTTO IL MONDO

RELAZIONI INTERNAZIONALI DOMINATE DA STATI UNITI E CINA

IL GAS DIVENTA LA STRUTTURA PORTANTE DEL SISTEMA ENERGETICO (GAS NATURALE E BIOGAS IN AUMENTO)

DIVERSE GRANDI ECONOMIE EMERGONO DALLA TRAPPOLA DEL REDDITO MEDIO E SI REGISTRANO NUOVAMENTE TENDENZE DI CRESCITA GLOBALE PIÙ ELEVATE

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