New Italy in cucina

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  • 8/8/2019 New Italy in cucina

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  • 8/8/2019 New Italy in cucina

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    Un vademecum culinarioche tra qualche anno

    dovr essere aggiornatodi nuovo, proprio perch

    stiamo vivendo annidi tumultuosi cambiamenti

    MARINETTI

    LA PASTASCIUTTA,

    ASSURDA RELIGIONE

    GASTRONOMICA ITALIANA,

    SIMBOLO PASSATISTA

    DI PESANTEZZA E TRONFIEZZA

    Leonard viene dalla Sierra Leone, figlio di unafiorentina. Ha vissuto a Freetown fino a 16 an-ni, quando la terribile guerra civile ha scon-volto la vita sua e di milioni di suoi connazio-nali. Quando arriva a Firenze, Leonard cono-sce Giuliana, restauratrice di affreschi. Il pu-gile lui, ma Giuliana lo mette ko in poco tem-po: sette mesi e gi il pancione inizia a cresce-re, sta arrivando Andr. La loro ricetta lesal-tazione dei sapori tropicali: pollo al burrodarachidi con latte di cocco e riso alla papaya.LAfrica a tavola. A Roma.

    Ma inRicette della nuova Italia non c so-lo lamore tradizionale, quello che fa scop-piare il cuore. C anche la vita quotidiana ditre ragazzi, studenti fuorisede, che dividonoun appartamento nel centro di Bologna. lastoria di Elna, Vincenzo e Bruna. Elna hastudiato antropologia e lingue e culture del-

    lAfrica, ha fatto la baby sitter per mante-nersi e la fa ancora. Vincenzo e Bruna stannoinsieme. Lei studia cinema a Lettere e filoso-fia, lui capitato per caso a Bologna e non haun lavoro fisso. scrittore e sta lavorando alsuo primo romanzo.

    Il loro piatto forte di sostanza, con sa-pori italianissimi tipici delle ricche cene stu-dentesche, quando sul fuoco scoppiettano isapori delle loro citt dorigine: fagioli bor-lotti, scarole, costate e salsicce di maiale,passata di pomodoro, cipolla, carote e pepe-roncini. Pi italiano di cos...

    Poi c la storia (in cucina e non) di Fran-cesca e Margherita, due ragazze che si amanoe non ci vedono nulla di male. Se la famiglianon cambia in questo paese, gi immobile sutantissimi altri fronti, che fine faremo? La fa-miglia cambia, di fatto. E mio padre rac-conta una delle due prima o poi se ne far

    una ragione. Quello a cui invece resister fi-no alla morte, posso giurarci, linsalata difeta e i semi di girasole e di zucca, a me tantocara. Ovvero, per riassumere i commenti diun genitore del sud alla propria figlia: lesbi-ca s, erbivora no. Perch forse gli italianisono pi conservatori a tavola che in camerada letto. Chiss che pensa il padre di France-sca del risotto alla zucca, zenzero e semi dizucca, la cui ricetta fa bella mostra di se al-linterno del volume...

    Da Parma, invece, arrivano Leila, Nacera,Karima, Fatima, Aida, Radhia e Lezzie. Nominon proprio emiliani, in effetti, ma si tratta disette amiche musulmane che frequentanoLAngolo della conversazione, laboratoriointerlinguistico tenuto dallinsegnante MariaAntonia Pastorino. Sono tutte sposate, hannotutte figli, stanno imparando la lingua italianae condividono sogni, speranze, esperienze e ri-cette, naturalmente. La loro ricetta quelladellinsalata di semola con verdure. Il cous-cous, insomma, che fino a pochi anni fa scan-savamo a vantaggio di una tagliatella nostranae che oggi, insieme al sushi giapponese, ilpiatto etnico pi divorato dItalia.

    E che dire della famiglia Scandellari, che sene impipa del crollo delle nascita e ha contri-buito allitalica demografia con tre bellissi-

    biamo imparato a cucinare i frittelli di nonnaAmelia, un trionfo di pastella fritta con mele,broccoli o baccal.

    Le ricette continuano, cos come le storie di-verse di italiani vecchi e nuovi: la famiglia nu-merosa di Renata Maria Luigia, che racchiudequattro generazioni diverse in un piccolo bor-go a Rocca Sinibalda (la sua ricetta, crostata difunghi e zucchine); la coppia italo-russa com-posta da Alla e Fabrizio (macedonia di verdurecotte); i falafel mediorientali di una italianissi-ma famiglia di Casalecchio di Reno (BO); Ste-fano e Satomi, vulcanica famiglia italo-giappo-nese (Gyooza, con manzo, maiale, cavolo cine-se, farina di grano tenero e tante altre orienta-lissime sfiziosit); la mamma separata con fi-glie a carico; due ragazzi, 28 anni lui, 24 lei, spo-sati gi da quattro, in un paese come il nostro

    me marmocchie? Raffaella e il marito si co-nosciuti in parrocchia, ambiente sociale im-portante ancora oggi nellItalia che cambia.Da l lamore, il matrimonio, le tre figlie e letagliatelle di montagna alla ricotta affumica-ta con semi di papavero, piatto scoperto sul-le Dolomiti e poi portato a valle, per alliet arei palati di amici e parenti.

    Ma la famiglia pi tradizionale del gruppo,

    forse la famiglia Vergari. Numerosa, anzi nu-merosissima. In cima c nonna Amelia, me-moria vivente di una cucina tradizionale. Poic la nipote Lana, autrice di fumetti e sceneg-giature, che vive con Massimo e che, come ilfratello Federico, piuttosto nomade. In mez-zo, un mondo generazionale che comprende ilpap Giancarlo, zie e zii, cugine e cugini e che molto unito e si frequenta assiduamente percene e avventure enogastronomiche. Dai Ver-gari, bella famiglia italiana a tutto tondo, ab-

    in cui let da marito (o da moglie)

    si alzata notevolmente (crostataalla marmellata di fragole).Per una sintesi esaustiva di Ri-

    cette delle nuove famiglie dItaliaaffidiamoci ancora alle parole diBenedetta Cucci: un ricettarioil cui filo rosso quello della me-moria che convive con il cambia-mento. La cucina russa, araba,giapponese, accanto a quellaabruzzese, emiliana, veneta, ro-mana o siciliana: tutte insieme,compongono un ricettario tricolo-re che si apre al nuovo, senza maidimenticare le proprie radici.

    Eccola la nuova Italia, ecco lesue ricette. Piatti tradizionali oesotici, orto o mare, crudo o cotto,tutto fa brodo in questa mappadei sapori che racconta un paese in

    continuo divenire. Un vademecumche probabilmente tra qualche an-no dovr essere aggiornato di nuo-vo, proprio perch stiamo vivendo anni di tu-multuosi cambiamenti. Nella societ e in cuci-na. Chiss quante famiglie nuove, chiss quan-ti sapori prima sconosciuti. Chiss cosa sarlItalia tra cinque, dieci o ventanni. Speriamomigliore di quella di oggi. Almeno nella men-talit, visto che in cucina, ammettiamolo, nonpossiamo lamentarci.

    SECOLO DITALIA

    [RIVOLUZIONE]CULINARIA13DOMENICA 12 DICEMBRE 2010