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P u l s a r t R e s t a r t 2 0 1 4 Nella notte un botto, una stella e poi il nulla. Atto primo la sfida di Marsia. : m o s t r a p e r s o n a l e d i g r a z i a n o m e n e g h i n No Title Gallery

Nella notte: un botto, una stella e poi il nulla. Atto primo: la sfida di Marsia

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Catalogo della mostra personale di Graziano Meneghin, a cura di Francesco Liggieri, prodotta da No Title Gallery nell'ambito di Pulsart Restart 2014 4-11 luglio 2014, Palazzo Toaldi Capra, Schio (VI)

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Nella notteun botto, una stella e poi i l nulla.Atto primo: la sfida di Marsia.

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HAND MADE, WITH CARE

Mostra personale di Graziano MeneghinA cura di Francesco Liggieri

Prodotta da: No Title Gallery nell’ambito del festival Pulsart Restart 2014

Palazzo Toaldi Capra – Schio, 4-11 luglio 2014

Allestimento: Saverio BonatoProduzione musicale: Matteo Pin, Gianluca Herbertson

Segreteria organizzativa: Ester BaruffaldiPartecipazione al Via Pasubio Project Corner a cura di Paola Natalia Pepa

Partner tecnici: Indastria Design, Future, ModecomMedia partner: HoodooH, Espoarte

Catalogo a cura di Stefania Cavalletto e Ester BaruffaldiProgetto grafico di Carla Daniela Pepa

Photo courtesy: Davide Canton

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No Title Gallery

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No Title Gallery, associazione culturale e piattaforma online per l’arte giovane ealternativa, prende parte alla quinta edizione di Pulsart Restart, festival dedicato alle arti contemporanee, a Schio (Vicenza) dal 04 all’11 luglio 2014.

L’associazione veneziana partecipa alla manifestazione con Nella notte: un botto, una stella e poi il nulla. Atto primo: la sfida di Marsia, una personale di Graziano Meneghin curata da Francesco Liggieri.

La presenza di No Title Gallery a Pulsart Restart non si limita però alla singola mostra. L’associazione, infatti, partecipa al Via Pasubio Project Corner, un percorso che unisce Lanificio Conte, spazio Shed e Palazzo Toaldi Capra attraverso dei piccoli salottini concepiti come spazio d’incontro e dialogo.

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No Title Gallery si racconta così al pubblico: all’interno di questo spazio, il cui arredo è curato da Indastria Design, è esposta una serie limitata di borse, realizzate in esclusiva per No Title Gallery dalla padovana Future (Hand Made with Care) ed è presente anche una piccola sezione bookshop in cui sono disponibili i numeri di Espoarte.

A Pulsart Restart, infatti, No Title Gallery presenta le proprie attività mostrando una modalità di lavoro che predilige la collaborazione con partner diversi, per creare e promuovere momenti, eventi e lavori artistici.

i n t r o

Nella notte: un botto, una stella e poi il

nulla. La sfida di Marsia: atto primo.Mostra personale di Graziano Meneghin PAG # 4

intervistaFrancesco Liggieri intervista Graziano Meneghin PAG # 8

L’artista e l’operaVideo a cura di Luca Trentini PAG # 19

Il salottinoIndastria design PAG # 20

Le shopperFuture (Hand Made, with Care) PAG # 24

no title galleryLo staff PAG # 27

i n d i c ec a t a l o g o n o t i t l e g a l l e r y

a p u l s a r t r e s t a r t

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ll Mito Greco è un mondo pieno di storie e metafore sulla vita e sulla morte. Ciò che vi raccontiamo qui, oggi, è una storia contemporanea di sfide che si rifà al mito di Marsia. Quest’ultimo narra che al termine di un banchetto, per compiacere Zeus e gli altri convitati, la dea Atena prese l’aulòs, uno strumento a fiato ad ancia doppia, ed iniziò a suonarlo. La musica era piacevole, ma ciò nonostante Era e Afrodite scoppiarono a ridere, prendendosi gioco di lei. Offesa, Atena fuggì dall’Olimpo, fermandosi nei pressi di un lago; qui riprese a suonare e vedendo il volto riflesso nell’acqua capì il motivo dell’ilarità: soffiando nelle canne dell’aulòs, infatti, il viso si arrossava e si deformava. Adirata, Atena gettò via lo strumento maledicendo chiunque l’avesse trovato. L’aulòs fu raccolto da Marsia, giovane satiro proveniente dalla frigia e originario della Tracia, il quale, diventato abilissimo nel suonarlo, lanciò una sfida ad Apollo. Quest’ultimo, furente per la fama che il satiro stava raggiungendo, accettò la contesa.

Furono chiamate delle muse a giudicare la sfida che si chiuse con una sostanziale parità. Apollo propose

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allora a Marsia di capovolgere il proprio strumentoe di ripetere la sfida. In questa fase il Dio greco ebbe facilmente la meglio: mentre la cetra di Apollo si apprestava benissimo ad essere suonata rovesciata,l’aulòs di Marsia non emetteva suono. Come punizione per la sua superbia (hybris, in greco) Apollo sottopose Marsia ad una tortura atroce: lo scorticò vivo. Satiri, ninfe e fauni accorsero per piangere il compagno e dalle loro lacrime nacque un fiume.

Nella notte: un botto, una stella e poi il nulla. Atto primo: la sfida di Marsia, è opera dell’artista Graziano Meneghin, il quale, prendendo spunto dalla sfida tra Marsia e Apollo, ha sviscerato e analizzato il mito greco, ragionando su quanto questo sia unottimo e contemporaneo tema per parlare della figura umana che sfida la divinità. In questa prima personale con No Title Gallery Graziano Meneghin cerca, seguendo la via tracciata dallo stesso Marsia,di costruire una propria sfida all’impossibile.

L’obiettivo dell’artista è condurre una ricerca storica,

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con criteri scientifici, su qualcosa di astorico e fuori dal tempo come il mito. Questo processo,nella sua superbia, conduce ad un’inevitabile sconfitta e ad un’approssimazione che vuoleperò tendere alla più assoluta precisione.

Il risultato è la ricostruzione dell’aulòs, minuziosorifacimento di un possibile primo aulòs ad anciadoppia. L’artista lo realizza incrociandotesti antichi, trattati di musicologia grecae minuziosi studi sulla vegetazione nell’Anatolia centrale e nei Balcani sudorientali.

Verso il supplizio di Marsia vuol essere invece il tentativo di ricreare la musica con cui il satiroaveva osato sfidare Apollo. Questo breve branomusicale nasce dopo un’attenta ricerca riguardante gli studi armonici in Grecia e in Frigia. L’apparato teorico viene incrociato a studi, provenienti daculture differenti, di melodie di sfida a Dio, tentandoaltresì di imitare il canto degli uccelli notturni, vero motivo della nascita degli strumenti a fiato.Da sempre, il poter essere in competizione con qualcosa di più grande affascina l’essere umano.

Graziano Meneghin cerca di ricreare quel suono che lo ha tanto affascinato come sua potenziale sfida all’ignoto. Attraverso l’installazione vuole ricostruire il preciso istante in cui la musica diventavita, in un rituale mistico che porta l’essere umano a sfidare e raggiungere in qualche maniera unadivinità, consapevole che ne uscirà sconfitto. Eare quel suono che lo ha tanto affascinato come suapotenziale sfida all’ignoto. Attraverso l’installazione vuole ricostruire il preciso istante in cui la musica diventa vita, in un rituale mistico che porta l’essere umano a sfidare e raggiungere in qualche maniera una divinità, consapevole che ne uscirà sconfitto.

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Perché la figura di Marsia è a tuo avviso collocabile nel contemporaneo in cui viviamo?Credo che in questo preciso momento storico ci sia un latente bisogno di religiosità che trova vita nelle forme più disparate: dietrologia, revisionismo storico, il culto di religioni lontane dal nostro credo culturale, o, ancora, un certo ritorno d’interesse per altre forme di vita indicano a chiare lettere come relativismo e materialismo storico abbiano prodotto un vuoto identitario che tutti noi cerchiamo di riempire e colmare nelle forme più disparate. Evidentemente il cristianesimo è fallito ma non si sono trovate forme culturali che si sostituiscono ad esso. Non voglio addentrarmi in argomenti in cui la mia competenza è limitata ma mi sembra di percepireche siamo di fronte ad un’evidente frattura storica. La figura di Marsia con la sua disperata sfida a Dio, un Dio intransigente e vendicativo, ne è una chiara allegoria. Parlo di “disperata sfida a Dio” perché credo che non ci sia nulla di superbo nel tentare di umanizzare tutti i lati oscuri delle nostre vite.

Luce ed oscurità, vita e morte: credi che questo tentativo di umanizzare anche cosa non

debba esserlo sia riscontrabile nell’assenza di una visione forte del proprio Io?Non ne sono certo. Credo, piuttosto, si tratti di una ricerca continua del proprio Io che nasconde una consapevolezza forte della propria presenza.

Nel contesto moderno la figura di Apollo viene sostituita dal giudizio della collettività: ti è mai capitato di vestire i panni di Marsia?Ti rispondo con un esempio. Ho guardato per l’ennesima volta Pierrot le Fou di Godard. Hai presente l’ultima sequenza? Belmondo si dipinge il volto di blu, come fosse una Antropometria di Yves Klein, prepara una serie di candelotti di dinamite gialli, poi una serie di candelotti rossi e si fa saltare in aria. È evidente che Godard dipinge il volto di Belmondo con l’intento di renderlo un’icona, in una maniera molto warholiana, per poi farlo deflagrare. In tutto questo il regista svizzero sembra intuire la fine del pop e, se vogliamo, di tutti gli anni Sessanta,o, perlomeno, di ciò che si celava dietro il boom eco-nomico. Uccidendo Belmondo, icona del suo primo cinema e suo attore feticcio, uccide gli anni Sessanta e prevede il 1968, che rappresenterà la fine di una

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delle più grandi utopie dell’umanità. La grandezza di Godard sta nel fare tutto questo nel 1965.Non so perché penso a questo: forse perché mi è facile tracciare una comparazione con il supplizio di Marsia, dipinto da Tiziano tra il 1570 e il 1576, databile come uno dei suoi ultimi lavori. Mi rimarrà sempre in mente la prima volta che ho visto quel dipinto, in una mostra alle Gallerie dell’Accademia, qualche anno fa. A mano a mano che mi avvicinavo,quegli schizzi di colore che sembravano uscireotticamente dalla superficie del quadro diventavano pura pittura. Non ho letto niente a riguardo ma mi sembra evidente che quell’opera parli di uno deiperiodi più neri successivi alla controriforma, ovveroi sei anni di pontificato di Pio X, il quale fece una vera e propria repressione non solo degli eretici ma anche di chiunque si sottraeva alla dottrina della Chiesa. Marsia è ovviamente l’eretico, lo straniero per antonomasia, colui che ha sfidato Dio; Apollo è invece identificabile con lo stesso Pio X. Nella parte destra del quadro c’è Tiziano, che guarda mestamentecompiersi il supplizio. È chiaro che si tratta di un atto di accusa verso il potere. Credo che in questo dipinto si celi una delle più feroci critiche a tutto ciò che all’apparenza chiamiamo “bene” e che contrapponiamo ad un “male” che fin troppo facilmente tendiamo a idealizzare. In tal senso la figura di Marsia mi interessa per la sua facile identificazione con un male che è in realtà semplice

contestazione di ciò che ci viene imposto. Credo che Godard, nel suo cinema, esasperi così tanto il lato della finzione, mostrandoci ad esempio le camere in scena, così come Tiziano ci fa vedere la sua pittura per quello che è - colate di olio su una tela - perché la re-altà è troppo compromessa per essere rappresentata,se non dichiarando il suo stato di finzione.

La tua ricetta per l’opera perfetta?Non credo esista una ricetta per l’opera perfetta perché non esiste un’opera perfetta. La perfezione è quella cosa a cui tutti tendiamo ma che è di per sé inafferrabile. Credo che in questo limite si ponga il lavoro di ogni artista. Il mio lavoro per Pulsart nasce, in fondo, come allegoria di questo stesso processo. Cercare di ricostruire un mito con degli strumenti scientifici significa sfidare il proprio limite, ovvero il proprio Dio e, se vuoi, la forza dell’azione compiuta da Marsia sta proprio qui. Posso farti degli esempi che raccontano come questo limite sia stato sfiorato, quanto l’opera d’arte si sia avvicinata alla perfezione assoluta. Mi vengono in mente il volto di Maria nell’Annunciazione del Beato Angelico, il cielo che si dirada nelle campagne venete dipinte da Giorgione, Carsten Holler che insegna ad un piccolo pettirosso a fischiettare una canzoncina d’amore, Bas Jan Ader che scompare con la sua barca facendo diventare l’ignoto opera d’arte; e ancora: Bernstein che dirige la nona di Mahler, Anna Karina che, in Vivre Sa Vie di

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Godard, piange vedendo la Giacometti piangere nella Giovanna D’arco di Dreyer, la sequenza in cui i due amanti dell’Atalante di Vigo si pensano e si piangononei rispettivi letti, William Basinski che manda in loop una breve frase sinfonica e costruisce il perfetto epitaffio per uno dei momenti più drammatici della nostra storia recente… Gli esempi sono troppi. Per concludere, direi che il limite può essere sfiorato. Il compito dell’artista è inseguirlo e in questo limite si situa quel qualcosa che chiamiamo perfezione.

A tuo avviso è più importante la domandao la risposta che un artista si pone primadi iniziare a lavorare ad un’opera?Credo che non esista la risposta ma che esistanoinfinitedomande a cui seguono infinite risposte,sempre sbagliate. In queste risposte sbagliate sta ilsegreto del far arte. Una delle cose più belle dell’essere artista è la frustrazione che segue ogni opening, quando ti rendi conto che il tuo lavoro non funzionaminimamente, che tutto poteva essere fatto in milionidi modi, spesso migliori, e, turbato entri in una crisi profonda mentre il resto delle persone accorse si congratula con te. Questa crisi però ti proietta immediatamente nel tuo lavoro successivo: è una crisi necessaria per tentare di avvicinarti di nuovoa quella perfezione di cui parlavamo poco fa.

Perché parli del fallimento attraverso la ricerca?Perché, in fondo, è un’allegoria di tutto questo:parlare d’arte facendo arte in una manierase vuoi tautologica ma non troppo esibita.

Ritieni necessario che il pubblico venga il più possibile a contatto con la tua opera?Non dovrei essere io a rispondere a questa domanda.Posso cercare di descriverti la percezione che ho rispetto alle dinamiche che vado a produrre quandoil fruitore entra a contatto con il mio lavoro.Innanzitutto devo dire che sono conscio di costruiredelle opere totalmente autoreferenziali, che spessoe volentieri parlano del mio modo di pensare e che sono metafore della mia stessa vita. Porto avanti questo processo per essere certo della genuinitàdel mio lavoro, perché la mia più grande pauranon è fallire ma costruire qualcosa che chiunque altro avrebbe potuto fare. Attraverso questa autoreferenzialità esibita creo un distacco tra il mio lavoro e il mio potenziale fruitore, distacco che non mi intimorisce proprio perché cerco di lasciare sempre spazio a molteplici interpretazioni della mia opera.

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- Autori vari (a cura di A. Bellia), Musica, culti e riti nell’Occidente greco, Istituto Editoriali e Poligrafici, Pisa 2012- Autori vari (a cura di L. Braccesi e M. Luni), I greci in adriatico, L’Erma, Roma 2004- Autori vari (a cura di B. Gentili e F. Perusi-no), Mousike. Metrica ritmica e musica greca in memoria di Giovanni Comotti, Istituto Editoriali e Poligrafici, Pisa 1995- Autori vari (a cura di K. Papatheu), Greci e turchi. Appunti fra letteratura, musica e storia, Bonanno, Acireale 2007- Autori vari (a cura di Lionello Puppi), Tiziano, l’ultimo atto, Skira, Milano 2007- Autori vari (a cura di D. Restani), Musica e mito nella Grecia antica, Il Mulino, Bologna 1995- Autori vari (a cura di R.W. Wallace e B.MacLach), Harmonia mundi. Musica e filosofia nell’antichità-Music and philosophy in the ancient world, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1991- Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Mondadori, Milano 2005- Apollodoro, Biblioteca (edizione a cura di M. Cavalli), Mondadori, Milano 2008

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b i b l i o g r a f i a

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Edizioni, Genova 2012- Diodoro Siculo, Biblioteca storica (edizione a cura di G. Cordiano e M. Zorat), BUR, Milano 2004- Andrea Emiliani, Apollo e Marsia, Pan e Mida. Un’opera giovanile del Bronzino, Skira, Milano 2013- Erodoto, Storie (edizione a cura di L. Annibaletto), Mondadori, Milano 2002- Augusto Gentili, Da Tiziano a Tiziano, mito e alle-goria nella cultura veneziana del Cinquecento, Bulzoni Editore, Roma 1988 (1996)- Karl Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, Milano 1963 (2002)- Edgar Lee Master, The Great Valley, Kessinger, Whitefish (Montana US) 1916 (2005)- Angelo Meriani, Sulla musica greca antica. Studi e ricerche, Guida editore, Napoli 2004- Ovidio P. Nasone, Metamorfosi (edizione a cura di P. Bernardini Mazzola), Einaudi, Torino 2005- Giulio Paolucci, Susanna Sarti, Musica e archeologia. Reperti, immagini e suoni dal mondo antico, Quasar, Roma 2012- Pausania, Viaggio in Grecia. Guida antiquaria e artistica. Testo greco a fronte. Vol. 1: Attica e Megaride (edizione a cura di S.Rizzo), BUR, Milano 1992

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Graziano Meneghin nasce a Sacile (PN) nel 1982. Vive e lavora a Venezia dove si laurea nel 2012 in Arti visive e dello spettacolo presso lo Iuav con una tesi su Elaine Sturtevant.

Attualmente svolge il secondo anno di laurea magistrale in Arti visive e teatro presso la stessaUniversità.  Inizia la sua attività performativa e artistica sul finire del 2010. Partecipa a diverse mostre collettive tra le quali: Arte Laguna Prize 13.14, a cura di Igor Zanti, Nappe Arsenale (Venezia, 2014); Elvis ha lasciato l’edificio, a cura di Rachele Burgato, Valentina Lacinio, Giulia Morucchio, Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia, 2014); 97ma Collettiva Giovani artisti Bevilacqua la Masa, Venezia (2013); Art Stays 11, a cura di Marika Vicari (Ptuj, Slovenia, 2013);  Ecology of mind, a cura di Cristina Fiore e Andrea Penzo, Forte Marghera (Venezia, 2012); 94ma Collettiva Giovani artisti Bevilacqua la

È borsista alla  97ma Collettiva Giovani artisti Bevilacqua la Masa  e in residenza presso la stessafondazione, nella sede di Palazzo Carminati (Venezia),

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per un progetto sviluppato e realizzato con Jacopo Trabona.  Collabora con No Title Gallery per  So Past/So Future, mostra collettiva inserita all’interno di Indipendents IV – ArtVerona (Verona, 2013).

Da sempre appassionato di letteratura, musica, storia e cinema, le sue opere vivono di continue contaminazioni fra generi e stili.

Al centro dei suoi lavori l’inevitabile sconfitta dell’uomo rispetto alla vita.

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L’artista Graziano Meneghin presenta la propria opera Nella notte: un botto, una stella e poi il nulla. Atto primo: la sfida di Marsia.

Il video è a cura di Luca Trentini, videomaker e regista di Mantova, che ha dialogato con Meneghin, eviscerando vari aspetti della sua opera.

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Lungo via Pasubio Alta, il Via Pasubio Project Corner crea un colorato percorso lungo il quale passanti e spettatori possono incontrare diverse realtà presenti a Pulsart Restart.

Per creare il proprio angolo No Title Gallery coinvolge per l’occasione Indastria Design, “ungruppo di lavoro con esperienze di design, grafica e produzione artigianale”, realizzando un luogo d’incontro e una vetrina che accoglie e contiene tutto il materiale presentato dallo staff, per l’occasione al completo.

La configurazione del salottino, appositamente concepita per No Title Gallery, è realizzata assemblando alcuni esemplari di Tasche bucate, una struttura modulare combinabile in un’infinità di modi e, per questo, flessibile e adattabile a vari spazi ed esigenze. La struttura risultante è inoltre arricchita da piccoli sgabelli della serie Pregadio.

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courtesy of Indastria Design

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Il progetto Future (Hand Made, with Care) riguarda l’attività di un piccolo laboratorio artigianale, gestito dal giovane artista padovano Federico Baratto, che propone la personalizzazione di capi e accessori con stampe realizzate con tecnica serigrafica. Ciò che emerge chiaramente, sia dalla fase progettuale che da quella pratica, è una peculiare attenzione ai dettagli e all’unicità del prodotto finito, tipica del lavoro artigianale. Ogni esemplare è diverso e ogni prodotto, seppur creato in serie, porta i segni del lavoro manuale.

In occasione della partecipazione al festival Pulsart Restart, No Title Gallery ha collaborato con Future per realizzare una serie limitata e speciale di shopper.

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Si ringrazia l’azienda Modecom per la collaborazione e la parntership accordata nella realizzazione delle shopper.

In alto da sinistra:Stefania Cavalletto

Ufficio stampa e redazione testi

Lucia BondettiPR

Silvia AndreattaCuratrice

Carla Daniela PepaGrafica

In basso da sinistraEster Baruffaldi

Segreteria organizzativa e comunicazione

Francesco LiggieriDirettore artistico

Paola Natalia PepaCuratrice

[email protected]

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No Title Gallery è un progetto artistico curatoriale che mira a promuovere l’attività di giovani artisti italiani di qualità, attraverso un sito web e una serie di proposte espositive.

La peculiarità del progetto è la sua doppia natura, virtuale e reale. L’aspetto virtuale è costituito da una galleria d’arte online (www.notitlegallery.com) che promuove giovani artisti italiani selezionati secondo un principio qualitativo. L’assenza di una sede fisica fissa è un punto a favore per No Title Gallery, che può così attuare la fase reale del progetto collaborando, di volta in volta, con diverse realtà, sperimentando allestimenti in luoghi non solitamente devoluti all’arte e stabilendo legami con istituzioni, curatori, artisti e, naturalmente, con il pubblico.Le attività organizzate e promosse sono orientate verso gli artisti e verso la concezione di un consono apparato espositivo, curatoriale e promozionale, che sia in grado di mettere in massimo risalto le loro opere, sia nella fase virtuale che in quella reale.Questo si traduce nella gratuità della partecipazione dei singoli artisti e nella natura no-profit delle iniziative No Title Gallery.

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Catalogo aggiornato a: agosto 2014

crediti fotografici:Davide Canton

Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione

- Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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