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Nel pieno della Rivoluzione francese, una donna combattè fino alla morte per una costituzione aperta alla componente femminile della popolazione

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Nel pieno della Rivoluzione francese, una donna combattè fino alla morte per una costituzione aperta alla componente femminile della popolazione.

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Parigi, 20 luglio 1793.

Olympe De Gouges, drammaturgo di fama nazionale ed autrice della “dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” (1792), viene denunciata da una quattordicenne per un manifesto intitolato “Le Tre Urne”che si poneva in contrasto con l’ideologia sviluppata dal governo del tempo.

La donna proponeva infatti un ritorno al voto, sottolineando il suo distacco dalla politica del Terrore attuata da Robespierre.

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Considerata una sovversiva, Olympe venne incarcerata.

La prigionia la portò a conoscenza delle pessime condizioni delle carceri a causa del sovraffollamento: il comportamento tiranneggiante del governo aveva condotto in catene centinaia di persone, nella maggior parte dei casi semplicemente sospettati di reato.

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Avendo percepito la possibilità di un’imminente condanna a morte, decise, grazie all’aiuto della sua cameriera e della nuora di rifugiarsi in una casa di cura dichiarandosi malata.

Sperava, in questo modo che l’opinione pubblica si dimenticasse di lei.

Ma…

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Il peso delle confische non le permise di pagare la retta della casa di cura.

Olympe fu costretta a fuggire.

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La liberta, tuttavia, non durò molto: una vecchia infermiera della casa di cura notò l’evasione e la denunciò.

Tornata nuovamente in carcere vi rimase fino al 2 novembre 1793, giorno del suo processo.

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La donna, abbandonata a sé stessa fu costretta a difendersi da sola da tutte le accuse e riuscì, contro ogni previsione, a confutare le tesi enunciate dall’avvocato dell’accusa.

La giuria, pur di condannarla, fece ricorso ad un reato fittizio.

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L’imputata sconvolse il corso del processo, annunciando a sorpresa la sua gravidanza auspicando il decadimento delle accuse.

Il riscontro venne effettuato in pubblico. L’esito dell’esame risultò incerto poiché l’embrione non era abbastanza sviluppato.

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La verifica inconcludente portò alla condanna dell’imputata, avvenuta quarantotto ore dopo.

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La donna con un estremo atto di coraggio e razionalità, andò in contro alla morte, consapevole di essere rimasta coerente fino alla fine con le

sue idee.

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Parigi, 4 Novembre 1793.

Olympe de Gouges, la donna che visse per un sogno, andò

dignitosamente incontro alla sua fine.

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DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA 

Settembre 1792

di Olympe De Gouges

 

Da far decretare all'Assemblea nazionale nelle sue ultime sedute

o in quella della prossima legislatura.

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Uomo, sai essere giusto? E' una donna che te lo domanda: non vorrai toglierle questo diritto.Dimmi, chi ti ha dato il sovrano potere di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza cui tu sembri volerti avvicinare, dammi, se puoi, un esempio di questo impero tirannico.

Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, dà infine un'occhiata a tutte le modificazioni della materia organizzata e arrenditi all'evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, scava e distingui se puoi, i sessi nell'amministrazione della natura.Ovunque tu li troverai confusi e cooperanti nell'insieme armonioso di questo capolavoro immortale.Soltanto l'uomo ha fatto di questa eccezione un principio.

Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo di lumi e di sagacia, nell'ignoranza più crassa, vuole comandare su un sesso che ha tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione e di reclamare i suoi diritti all'eguaglianza, per non dire altro.Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale.

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Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono la causa delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei

governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna:

affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro

doveri, 

affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni

istituzione politica, siano più rispettati; 

affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione,

dei buoni costumi e alla felicità di tutti.

Di conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli

auspici dell'essere supremo, i seguenti:

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DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA

ARTICOLO I

La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'interesse comune.

ARTICOLO Il 

Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell'Uomo: questi diritti sono la libertà, la

proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all'oppressione.

ARTICOLO III 

Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell'uomo: nessun organo, nessun individuo può

esercitarne autorità che non provenga espressamente da loro.

ARTICOLO IV 

La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così l'unico limite all'esercizio dei diritti naturali della donna, la perpetua tirannia dell'uomo, cioè, va riformato dalle leggi della natura e della ragione.

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ARTICOLO V 

Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azione nocive alla società: tutto ciò che non è proibito dalle leggi, sagge e divine, non può

essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare quello che esse non ordinano.

ARTICOLO VI 

La legge deve essere l'espressione della volontà generale: tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o con i loro rappresentanti, alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti: tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente

ammessi a tutte le dignità, posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altre distinzioni che quella delle loro virtù e dei loro

talenti.

ARTICOLO VII 

Non è esclusa nessuna donna; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi stabiliti dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa Legge

rigorosa.

ARTICOLO VIII 

La Legge deve stabilire solo pene strettamente e evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e

promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.

ARTICOLO IX 

Su ogni donna dichiarata colpevole la Legge esercita tutto il rigore.

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ARTICOLO X 

Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sulla tribuna, sempre che le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico

stabilito dalla Legge.

ARTICOLO XI 

La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri

verso i figli. Ogni cittadina può dunque dire liberamente  "Io sono la madre di un figlio vostro" senza che un pregiudizio barbaro la forzi a nascondere la

verità; salvo rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.

ARTICOLO XII 

E' necessario garantire i diritti della donna e della cittadina; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti e non solo di quelle cui è affidata.

ARTICOLO XIII 

Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese dell'amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali; essa partecipa a tutti i lavori ingrati, a tutte le fatiche, deve quindi partecipare alla distribuzione dei posti,

degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell'industria.

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ARTICOLO XIV 

Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare, da sé o tramite i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico. Le Cittadine possono aderirvi soltanto con l' ammissione di un'eguale divisione, non solo nella

fortuna, ma anche nell'amministrazione pubblica e di determinare la quantità, l' imponibile, la riscossione e la durata dell'imposta.

ARTICOLO XV 

La massa delle donne coalizzata con gli uomini per la tassazione ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a ogni agente pubblico.

ARTICOLO XVI 

Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione;  la costituzione è nulla se la

maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.

ARTICOLO XVII 

Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati; esse hanno per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, lo esiga in modo evidente, e a condizione di una giusta e preliminare indennità.

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Fonti:

-“La donna che visse per un sogno” di Maria Rosa Cutrufelli;

-Testo della dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (http://www.antrodellasibilla.it/storia1.htm)

Sonia Surace, Giulia Zavattieri, Rebecca De Marco della classe IV B