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Anno C - Euro 1,00 - copia omaggio 9 dicembre 2014 50 Settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto

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Anno C - Euro 1,00 - copia omaggio

9 dicembre 2014 50S e t t i m a n a l e d e l l a D i o c e s i d i V i t t o r i o V e n e t o

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9 dicembre 20143

La Prima guerramondiale si con-

ferma, anche a distanzadi un secolo, l'eventostorico più importanteper il nostro territorio.Pullulano, infatti, i segna-li di interesse in vista delcentenario del conflittoche coinvolse l'Italia eancor più queste terretra il maggio 1915 e ilnovembre 1918.

Già in questi mesi,dall'anniversario euro-peo dello scoppio dellaguerra del 28 luglio, sisono moltiplicate le pub-blicazioni, conferenze,mostre, celebrazioni ediniziative di vario genere.Tutto, quindi, fa preve-dere un crescendo di in-teresse e coinvolgimen-to, soprattutto a livellolocale, dove la guerra siè combattuta e dove halasciato segni profondi.

L'Azione Illustratapropone un assaggio diquesto fermento nell'O-pitergino-Mottense, convarie iniziative già avvia-te o in corso di prepara-zione, personaggi, pro-poste di itinerari. Tanteoccasioni per rivisitarequegli anni tragici e perdisegnarne i contorni inmodo veritiero, senzamitizzazioni, cercando difarne tesoro per l'oggi.

pescheria

GRANDEGUERRAVerso ilCentenario

L’AzioneIllustrata Sulle tracce

della Grande Guerraa Oderzo, Gorgo e Fossalta

PICCOLO ITINERARIO DELLA MEMORIA

di Annalisa Fregonese

Un modo efficace percomprendere cosa

accadde un secolo fa da que-ste parti può essere anchequesto piccolo itinerario dapercorrere parte in auto eparte in bicicletta. Per ren-der omaggio a quanti sonomorti in quegli eventi san-guinosi. L'itinerario che viproponiamo ha il suo puntodi partenza in Oderzo, pro-prio in centro. Qui si può la-sciare l'auto nel comodoparcheggio di via Zanusso (afianco del supermercatoCoopca).

Prima tappaSosta davanti alla solen-

ne lapide in bronzo in viaZanusso che commemora ilsacrificio dei legionari ceco-slovacchi. Durante il primoconflitto mondiale essi com-battevano gli austro-ungari-

ci, volevano l'indipendenzaper la loro nazione. Quandodunque venivano catturatidagli austriaci per loro eramorte certa. Le lapidi che sitrovano nel centro città opi-tergino e nella frazione diPiavon ricordano i legionariche furono impiccati. Ognianno esse sono meta di visi-

ta da parte di una delegazio-ne di Ufficiali della Riservadella Repubblica Ceca, dirappresentanti dell'Unuci edella Gaminger Iniziative. Lalapide che si trova in via Za-nusso commemora i tre le-gionari impiccati sul ponte“di stalla”, dunque all'ingres-so della città.

Una commemorazione davanti alla lapide in via Zanusso

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49 dicembre 2014

Seconda tappaDa Oderzo, in bicicletta,

prendere per via Manin eraggiungere la strada regio-nale Postumia; alla rotatoriadi Spinè, svoltare in direzio-ne di Piavon e proseguiresempre diritto lungo la pistaciclabile sulla sinistra peda-lando per circa 4 km. Si giun-ge così al centro della riden-te frazione opitergina - chefu Comune fino al tempo diNapoleone - per fermarsi al-la seconda tappa. In via Mag-giore, sulla sinistra, sempredritto poco dopo le scuoleelementari, c'è una casa delsecolo scorso, molto bentenuta, sulla facciata dellaquale è posta la seconda la-pide commemorativa. È an-

ch'essa in bronzo, spessoadorna di fiori e ricorda ilsacrificio dei legionari KarelGudlin, Frantiser Koudelkae Rudolf Kourimsky, impic-cati dagli austro-ungheresi.

Terza tappaIn via Maggiore la pista

ciclabile termina ma, prose-guendo con prudenza, sipuò arrivare fino alla rotato-ria di Cavalier. Ivi giunti, seadulti è possibile proseguirein fila indiana, pedalandosempre con la massima pru-denza perché lungo il rettili-neo le auto sfrecciano a ve-locità sostenuta, ben oltre illimite consentito. Se si han-no bambini/ragazzi è oppor-tuno lasciare le biciclette, a

poca distanza c'èil piazzale dellachiesa di Cava-lier, e proseguirein auto. Magariorganizzandosicon amici/mari-to/moglie primadella partenza daOderzo. Percor-so tutto il rettili-neo di via Carbo-nere Nuove, siarriva in centroalla frazione diFossalta Maggio-re di Chiarano.Alla rotatoriaprendere a de-stra in via Tabac-chi. Proseguireper circa 500metri, passando

davanti alla chiesa parroc-chiale. Oltrepassato il corsod'acqua Fossa Formosa, su-bito a destra si intravvede ilpiccolo cimitero austriaco.È un luogo suggestivo, unampio noceto; in fondo suun'altura (mùtera) sorge ilcippo commemorativo. Laproprietà è privata, d'obbli-go avvicinarsi in punta di pie-di senza far danni, propriocome si conviene ad uncamposanto. Il monumentovenne eretto nel 1918, dopola battaglia del Solstizio, da-gli austroungarici, a memo-ria dell'allievo ufficiale KarlAnderka, del 148° Reggi-mento di Artiglieria, mortoil 15 giugno del 1918. Il sol-dato aveva solo 19 anni, erauno studente della Moravia.Il chiaranese Marcello Ti-nazzi, che all'epoca aveva 10anni, partecipò alla costru-zione del monumento fune-bre, costrettovi dagli au-striaci; lo scultore era un

militare triestino. L'imper-versare della guerra impedìil completamento del monu-mento, si dovevano infattiaggiungere i nomi dei solda-ti austriaci morti nell'ospe-dale di guerra ricavato a Vil-la Vascellari.

RientroL'itinerario potrebbe

terminare qui; noi suggeria-mo, rientrando ad Oderzo,di fermarsi a Villa Rechstei-ner a Piavon, oggi rinomataazienda vinicola, che vantaun bellissimo parco. E, perritemprarsi dopo le fatichedella pedalata, niente di me-glio che un buon gelato a CàLozzio oppure, se si rientrain bici a Oderzo, alla gelate-ria San Marco, situata a po-chissima distanza da via Za-nusso.

Km totali circa 11 -tempo di percorrenza1h30 (andata) se in bici,un'oretta se arrivati a Pia-von si prende poi l'auto.

nardo

La lapide di Piavon

Il monumento alla memoria dell’allievo Karl Anderka a Fossalta Maggiore

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9 dicembre 20145

L'invasione dei terri-tori opitergini da

parte dell 'esercito au-stroungarico fu drammatica.Pesantissime le ripercussio-ni sulla popolazione civiledopo la disfatta di Caporet-to.

Il dramma che vivevanole nostre genti è ben rap-presentato dall'affresco cheil pittore Gino Borsato harealizzato nel 1935 sulla pa-rete di Cà Diedo, nel salonedelle feste, sede istituziona-le del Consiglio comunale.Fra gli scempi attuati dall'in-

vasore la razzia nelle torricampanarie.

La campane venivanoprelevate per essere fuse, ilbronzo serviva per fabbrica-re cannoni.

Nel dipinto sono raffigu-rati i soldati austriaci che re-quisiscono le campane delduomo sotto lo sguardo tri-ste della popolazione.

Venne distrutta anchel'antica campana Merchioradel 1600, che gli opiterginichiamavano affettuosamen-te Marciora.

AF

color postumia

L’opera di Gino Borsato

ODERZO. UN DIPINTO DI GINO BORSATO A CA' DIEDO

La requisizionedelle campane

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69 dicembre 2014

Ècuriosa la storia delPonte sulla Livenzet-

ta a Motta distrutto per bendue volte durante la guerra,da due eserciti diversi. Ossiada quello italiano e da quel-lo austriaco. L'attuale pontesulla Livenzetta, uno dei

principali ingressi in centroè stato ricostruito ormai pa-recchi anni fa. Comunquedopo il ‘15-’18. Già perchéquel ponte venne raso alsuolo proprio durante laguerra. Gli austriaci che ar-rivarono a Motta nel dopo

Caporetto trovarono i pon-ti distrutti: prioritario eradunque il loro ripristino. Incentro dapprima costruiro-no un ponte in legno checollegava Piazza Castellocon l'area dell'albergo Di-sarò. In un secondo mo-

Il ponte sulla Livenzetta a Motta durante la Guerra

Settimanale della diocesi di Vittorio Veneto

(Iscritto al n. 11 del Registro stampa del Tribunale di Treviso il 21-9-1948 e al Reg. Naz. della Stampa con il n. 3382 vol. 34 f. 649 del 5-9-91 - Iscr. ROC n. 1730)

Direttore responsabile

GIAMPIERO MORETRedazione e amministrazioneTel. 0438 940249 e-mail: [email protected] J. Stella, 8 - Fax 0438 555437stampa: Tipse - Vittorio Veneto TV

ABBONAMENTI 2015:Annuale (50 numeri) 49Semestrale 27 Sostenitore 80Per l’estero chiedere in amministrazione.

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Questo settimanaleè iscritto alla FISCFederazione ItalianaSettimanali Cattolici

ed associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

Chiuso in redazione

il 4.12.2014 alle ore 16.00

Socio del CONSISCONSORZIO NAZIONALESETTIMANALISOC. COOP. a r.l. - ROMA

Nella Pinacoteca"Alberto Marti-

ni" di Oderzo si può ammi-rare una originalissima se-rie di 54 cartoline sulla Pri-ma Guerra Mondiale. Èopere del grande artista Al-berto Martini che si ci-mentò nella raffigurazione

di una "Danza macabra",con una feroce quanto sot-tile lettura satirica deglieventi bellici. L'esposizionedella "Danza Macabra" mar-tiniana è stata inauguratanel 2008 e propone le car-toline realizzate dall'artistatra il 1914 e il 1916 sulla fal-

sariga delle antiche danzemacabre medievali . Lecartoline, stampate dallaLitografia Longo di Trevi-so, ebbero un'enorme dif-fusione anche e soprat-tutto sui fronti del laGuerra e nel pubblico eu-ropeo antigermanico.

ODERZO. ECCEZIONALE COLLEZIONE ALLA PINACOTECA "MARTINI"

“Danza macabra” in 54 cartoline

DISTRUTTI E RICOSTRUITI PIU VOLTE DA ENTRAMBI GLI ESERCITI

I ponti mottensidurante la Grande Guerra

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9 dicembre 20147

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89 dicembre 2014

Una delle pagine piùtristi e forse meno

conosciute della PrimaGuerra mondiale è rappre-sentata senz'altro dall'affon-damento della nave piro-scafo Principe Umberto, av-venuto la sera dell'8 giugno1916 al largo del porto di Va-lona. Costruito nel 1909 daiCantieri Navali Riuniti di Pa-lermo per la NavigazioneGenerale Italiana, il piroscafodurante la prima guerramondiale fu requisito e adibi-to al trasporto di truppe, ilsuo affondamento ad operadi un sommergibile au-

UNA TRAGEDIA DI

Quanti monel “Princ

de biagi

mento, sgombrate le mace-rie del ponte fatto saltaredagli italiani, ne costruironouno molto più stabile fattoin ferro. «La particolarità diquesto ponte - spiega EnricoFlora, studioso mottense -era il fatto che aveva trecorsie. Una centrale, rialza-ta, con una scalinata peri pedoni. E le due late-rali per i carri ed i mez-zi militari, una in entra-ta ed una in uscita dalpaese. Poi quel pontevenne distrutto dopo ladipartita degli au-stroungarici alla firma diVittorio Veneto. E funuovamente ricostrui-to. Tra l'altro nella pre-cipitosa ritirata gli italia-ni fecero saltare ancheil ponte sull'odierna re-gionale e quello ferro-viario. Curiosamente,quest'ultimo rimase inpiedi: cadde solo l'ulti-

ma arcata sull'argine e fuadoperato dagli austriaci,anche se non riuscirono a ri-pristinarlo completamente.Mentre quelli all'altezza delsottopasso di piazza SanRocco, sia stradale che fer-roviario, vennero risparmia-ti. Al ritorno dei nostri, in-

vece, gli austroungarici dan-neggiarono anche quelli. Al-tre passerelle di barche fu-rono realizzate su tutta la Li-venza; in zona Lorenzaga gliaustriaci costruirono unponte in legno che collegavale due sponde».

Gianandrea Rorato

Il ponte sul Livenza

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9 dicembre 20149

stroungarico U5, fu la più gra-ve catastrofe navale della pri-ma guerra mondiale in termi-ni di perdite umane. I numeriparlano chiaro: perirono piùdi 1.700 soldati; colpita apoppa da un siluro la navesprofondò negli abissi nel gi-ro di pochi minuti. Per giorniemersero dal mare sullaspiaggia di Valona decine dicorpi che furono sepolti sen-za nome tra gli ulivi, questi ca-daveri formarono quello chetutti chiamano “il cimiterodel 55° Reggimento”.

Spiega l'appassionato distoria mottense Enrico Flo-

ra: «Il 55º Reggimento Fante-ria era composta per buonaparte da soldati arruolati nel-la provincia di Treviso, diquei 1700 morti infatti più di500 erano originari dellaMarca. Questi soldati si tro-vavano da alcuni mesi nellazona di Valona per coprire laritirata dell'esercito Serbo.L'8 giugno 1916 fu organizza-to il rientro in Italia dall'Alba-nia, via mare, per dare rinfor-zo sul fronte dell'Isonzo».Continua Flora: «L'elencodei nomi è lungo e tocca tut-ti i paesi della nostra zona,come Motta di Livenza,

Oderzo, Gorgo al Montica-no, Cessalto e Chiarano. So-no pochi i Comuni della Pro-vincia che non sono stati col-piti da questa tragedia.

Da appassionato di storiami sento in dovere di rac-contare ai più giovani e a tut-ti questa triste pagina diguerra, affinché queste per-sone non vengano dimenti-cate, in particolar modo vo-glio ricordare i mottensi di-

spersi in questa tragedia, co-me Basilio Battistel, GiovanniBellomo, Giovanni De Bor-toli, Emilio Furlan, Luigi Isep-pi, Giacomo Moretto, SilvioVicenzotto e Fioravante Za-nella. Uomini, tra i tanti, chehanno servito con onore lapatria, i cui sogni di libertànaufragarono però quel tri-ste 8 giugno del 1916» con-clude Flora.

Gianandrea Rorato

MENTICATA: L'AFFONDAMENTO DEL PIROSCAFO L'8 GIUGNO 1916

ottensi e opitergini cipe Umberto”!

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109 dicembre 2014

NEL 1920 LA SCELTA DI INTITOLARLO AI CADUTI

A Motta, l'asiloche diventò “memoria”Aricordo dei caduti

mottensi in guerra,in luogo di un nuovo monu-mento, a Motta si decise direalizzare una scuola mater-na. La storia di questo edifi-cio merita di essere raccon-tata. Poco più di un secolofa, l'allora AmministrazioneComunale, dopo aver presoi necessari accordi con l'Or-dine delle Suore Apostoledel Sacro Cuore di Gesù,deliberò di costruire un edi-ficio per ospitare un asiloper la prima infanzia, con an-nessa una palazzina da riser-vare alla comunità selle suo-re che avrebbero gestito l'a-silo stesso. L'opera fu termi-nata nel 1914, quando l'im-pero asburgico aveva già di-chiarato guerra alla Serbia(28 luglio) e pochi mesi pri-ma che anche l'Italia entras-se in guerra (24 maggio1915). In quei tragici anni gliinteressi e le attenzioni del-le istituzioni locali furonotutti incentrati sui problemicausati dall'evento bellico edall'occupazione austroun-garica che perdurò dal no-vembre 1917, conseguenzadel disfacimento del RegioEsercito il 24 ottobre, quan-do venne sfondato a Capo-retto, alla fine di ottobredell'anno dopo.

Conclusa la guerra, ilConsiglio Comunale deli-berò, come in ogni Comuned'Italia, l'erezione di un Mo-numento in onore dei cadu-ti. L'asilo non era ancora sta-to inaugurato e, grazie aDuna felice intuizione, si deli-berò di intitolarlo ai mot-tensi caduti in guerra. Gra-zie a tale delibera, da allora

l'asilo di Motta fu denomina-to “Asilo Monumento ai Ca-duti”, come ricorda l'iscri-zione all'ingresso da BorgoAleandro.

Il monumento fu inaugu-rato il 25 ottobre 1920. Ilprogetto dell'ingegnere co-munale Nardini prevedevaquattro lapidi con incisi i no-mi dei gloriosi caduti. Que-ste lapidi andarono perse odistrutte presumibilmentealla fine della seconda guer-ra mondiale; forse avevanosubito danni irreparabili do-vuti ad esplosioni. La teoria,di Enrico Flora, è basata suuna foto della fondazioneGiacomini, datata 1945, cheriprende mezza ala del mo-numento, nella quale si notauna delle quattro lapidi cre-pata senza un grande pezzodi marmo. Il monumento, lacui storia è spesso illustratain maniera approfondita dal-lo storico Lazzaro Marini,

funge tuttorada ingressoprincipale del-l'asilo al tem-po in costru-zione. Al tem-po mancavauna strutturacome l'asilonel comune diMotta e la po-polazione, amaggior ra-gione conclu-sa la guerra vi-sto il numeroimportante diorfani, si riunìin un comitatoche raccolsenumerose of-ferte e riuscì acomp le t a rel'opera in pochissimi anni. Inomi dei Caduti mottensi,non essendovi più le lapidi,da qualche anno sono co-munque ricordati con una

bandiera tricolore appesa alprimo piano del Comune erealizzata dal mottense Er-manno Sgorlon.

Gianandrea Rorato

L’asilo monumento ai caduti di Motta: sopra in costruzione, sotto una commemorazione

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9 dicembre 201411

LAVAN-DERIA

Una mini-mostra sullaGrande Guerra era

visibile nei giorni del 4 Novem-bre nel centro storico di Mot-ta di Livenza. Ad allestirla ilmottense Ermanno Sgorlon,che ha voluto esporre alcunireperti originali sia del RegioEsercito sia delle truppe Au-stro-Ungariche nella vetrinadella sua agenzia immobiliare inpiazzetta Predonzani.

«Con le celebrazioni del 4novembre - spiega Sgorlon - ho

voluto dare un segno concretoper ricordare quegli eventi. C'èuna bandiera tricolore con tut-ti gli oltre 170 morti mottensicaduti nel conflitto, la stessabandiera tra l'altro esposta datempo in comune. Inoltre gra-zie a due mottensi appassiona-ti, ho messo in esposizione invetrina elmetti, una mascheraantigas ed altri reperti originalidi 100 anni fa, sia degli italiani siadegli austriaci».

GAR

La GrandeGuerrain vetrina

MOTTA. IN OCCASIONE DEL 4 NOVEMBRE, IN UN’AGENZIA DEL CENTRO

colledan

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129 dicembre 2014

La Prima Guerra Mon-diale è argomento di

un progetto che l'Istitutocomprensivo di Gorgo alMonticano ha già iniziato. Iragazzi delle due classi quin-te della scuola Primaria edella scuola secondaria-Medie- con la collabora-zione delle famiglie - hannoiniziato uno studio della Pri-ma Guerra Mondiale conparticolare riferimento allevicende che si sono svoltenel territorio fra Piave e Li-venza. L'anno dell'invasione,la battaglia del Solstizio, l'ar-rivo degli Alleati a Oderzo ea Motta, saranno studiati at-traverso la lettura dei diaridi guerra, in particolare ildiario di Cunegonda Boz-

GORGO AL MONTICANO: UN PROGETTO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO

La Grande Guerra in classe

chiedil

Gorgo al Monticano: l'imperatore Carlo. Con il bastone, il feldmaresciallo Boroevic

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9 dicembre 201413

2g restauro

Dal 13 dicembreal l '11 gennaio

negl i spazi del ParcoGambrinus, a San Polo diPiave, è visitabile la mo-stra “Grande Guerra.Isonzo e Piave: soldati alfronte”, curata dal Cen-tro di documentazionestorica sul la GrandeGuerra in collaborazionecon il Comune di San Po-lo di Piave ed inserita nelcalendario regionale de-gli eventi commemorati-

vi della Grande Guerra.È la prima mostra delleotto che il Cedos pro-porrà nell'ambito di unprogramma che si con-cluderà nel 2018. La mo-stra propone 143 foto-grafie, di provenienzaitaliana e austriaca, ap-partenenti al Cedos, ilcui eccezionale patrimo-nio iconografico è natoda un fondo fotograficodonato nel 1992 da Eu-genio Bucciol.

Isonzo e Piave: soldati al fronte

SAN POLO DI PIAVE.MOSTRA FOTOGRAFICAAL PARCO GAMBRINUS

zetto Roman di Piavon, equello di Elisa Fagnol di Vi-snà. Ma anche i reperti, lelettere, le foto di famiglia,arriveranno a scuola e poifaranno parte di una mostrache sarà allestita a Gorgonella seconda metà dell'an-no scolastico.

Grande è la partecipa-zione delle famiglie che giàhanno dato ai ragazzi i re-perti custoditi gelosamentenelle loro case o in quelledei nonni: i bossoli dellebombe trasformati in botti-glie per l'acqua calda, le fo-to antiche dei tris-nonni alfronte, le lettere ingiallite,le medaglie e le cartolinespedite a casa dai luoghi diguerra. C'è perfino un ele-gantissimo vestitino da bat-tesimo confezionato con laseta bianca di un paracadu-te finito nell'aia di una fa-miglia di Mansuè. Il paraca-dute austroungarico aveva

scaricato taniche di carbu-rante per gli invasori chedovevano preparare l'of-fensiva sul Piave. Il vestiti-no di seta è rimasto fra i ri-cordi più preziosi, traman-dato in casa da madre a fi-glia.

I ragazzi con la guidadell'insegnante di musicadella scuola , stanno impa-rando anche i canti di guer-ra: i canti degli Alpini e, so-prattutto, la “Canzone delPiave”. Effettueranno anchevisite guidate nel territoriodove si trovano monumen-ti che ricordano l'anno del-l'invasione, e tramandanola memoria dei caduti. An-dranno a visitare il cimiteroaustroungarico di FossaltaMaggiore, il monumento aiCaduti di Gorgo, visiteran-no il greto del Piave, i Sa-crari di Fagarè, di Redipu-glia e le trincee di guerra.AF

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149 dicembre 2014

Chiarano, come tantiComuni fra Piave e

Livenza, fu teatro di guerradurante il Primo conflittomondiale. Tanti sono quin-di i reperti rimasti nelle fa-miglie e conservati a voltecon cura come reliquie, avolte dimenticati in fondo alcassetto.

Il sindaco Lorena Rocco,ha raccolto il suggerimentodel professor Tiziano Rora-to e sta preparando una in-teressante iniziativa. «Invie-remo in tutte le famiglie unalettera nella quale chiedere-mo di frugare nei cassetti dicasa per cercare e trovarefoto, oggetti, documenti cheriguardano il periodo dellaPrima Guerra vista dal pun-to di vista intimo, familiare -dice il sindaco di Chiarano -. Faremo poi un “censimen-

to” di tutti i materiali, cata-logandoli, fotografandoli e,se i proprietari sarannod'accordo , raccogliendoliin un piccolo museo di te-stimonianze locali. Tuttoperché le memorie non va-dano dimenticate, perdute oaddirittura distrutte. Si trat-ta della nostra storia localeche cento anni fa si è inseri-ta tragicamente nella piùgrande Storia del mondo»,afferma il primo cittadino diChiarano.

Oltre che i documenticonservati nelle case, aChiarano esistono testimo-nianze uniche, soprattuttodell'anno dell'invasione, davalorizzare, recuperare esalvare. Primo fra tutti è ilcimitero austroungaricocostruito sulla mutera diFossalta Maggiore.

Poi il graffito di un asinochiamato irrisoriamente“Cadorna”, tracciato a car-boncino nella cantina di ca-sa Battistioli, dove si era in-sediato un comando degli in-

vasori. Conservato con cu-ra nella canonica di FossaltaMaggiore c' è anche un qua-dernetto scritto da un mili-tare austriaco e trovato percaso, durante un restauro,nascosto fra le canne dell'or-gano della chiesa. L'inchio-stro scolorito permette so-lo la visione di qualche pa-rola, difficile da decifrare. AChiarano le testimonianzedella Prima Guerra da recu-perare e valorizzare sonotante ed importanti. Ed è daricordare anche l'opera direstauro e consolidamentoche gli Alpini hanno fatto,qualche anno fa, al monu-mento ai Caduti di Chiaranoche rischiava di precipitarenel canale Piavon. Sempredegli Alpini è stata la ricercadei nomi dei caduti incisi nelmonumento a Fossalta Mag-giore, ma erano talmentescoloriti che ormai non sileggevano più. Il restauro harestituito quei nomi al ricor-do dei fossaltini.

Giuseppina Piovesana

vecchion

I cimeli del ‘15-’18nel cassettone

L'INIZIATIVA DEL COMUNE DI CHIARANO

Il monumento ai caduti di Chiarano

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9 dicembre 201415

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169 dicembre 2014

Doveva essere unaguerra-lampo il pri-

mo Conflitto Mondiale. Di-venne invece guerra di logo-ramento, durò degli anni.Per i soldati, ogni giorno tra-scorso in trincea, se nonportava alla morte fisica, apoco a poco conduceva al-l'imbarbarimento, alla mor-te interiore. Nove milioni disoldati morti, sette milionidi civili uccisi: ecco gli aridinumeri di un conflitto checausò dolori indicibili. Le la-pidi dedicate ai Caduti ri-cordano proprio questo do-lore, questa tristezza, que-sta sofferenza immane. Co-me la lapide che l'Associa-zione Nazionale del Fante,sezione di Fontanelle, ha direcente restaurato a Fonta-nellette. Dopo essersi presacura di quella posta a Fonta-nelle e di quella di Lutrano."Noi fontanellesi - ricordaLivio Cavinato, presidentedei Fanti - siamo parte di

quella gente che, oltre adaver subito gli orrori dellaguerra, ha patito anche quel-li dell'occupazione. Dopo ladisfatta di Caporetto infattiin pochi giorni questa nostraterra fu invasa. Il 9 dicembre2012 a Fontanelle abbiamoosservato con attenzione lascritta incisa su quella lapi-de: “nos patriae ac fidei vi-tam libavimus aris orate pronobis lux micet alma Dei”.Noi offrimmo la nostra vitasugli altari della Patria e del-la Fede. Pregate perché laluce benigna di Dio risplen-da per noi.

Il 24 novembre 2013 aLutrano abbiamo compresoed interiorizzato quantoscritto sopra i nomi di quel-la lapide “per aspera adastra”, cioè solo attraversole difficoltà si giunge alle altevette. È con questi senti-menti che osserviamo ora lalapide di Fontanellette, chevi leggiamo i nomi dei 44 no-

stri concittadini,di 44 nostri fra-telli che perserola vita in quell'i-nutile strage.Trenta di loronel corso dellaPrima GuerraMondiale e 14nella Seconda.Possano ora ri-posare in pace”.

La terza lapi-de in ordine ditempo ad esserestata restaurataè collocata sullafacciata dellachiesa di Fonta-nellette. “Per noitutti - conclude ilpresidente Cavi-nato - riuniti nella memoriadi questi Caduti, oggi questomonumento è la “lapide del-la concordia”, della frater-nità di un paese che vuolecrescere nella consapevo-lezza della propria identità,

con uno sguardo al passato,soprattutto guardando al fu-turo con speranza”. Dellaquale c'è profondo bisognoin questi nostri difficili tem-pi.

Annalisa Fregonese

Restaurate tre lapidiin memoria dei caduti

L'INIZIATIVA DELL'ASSOCIAZIONE FANTI DI FONTANELLE

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9 dicembre 201417

cuciservice

“1918/19 Dalla vit-toria al ripristino

dei territori liberati” è il ti-tolo dell'ultima fatica lette-raria di Claudio Botteon,edita da Dario De Bastiani.Un volume che esplora unarco di tempo forse pococonosciuto, mettendo inevidenza aspetti inediti, co-me appunto il risanamentodei territori devastati dalconflitto. In particolare vie-ne evidenziato il periodoche va dalla battaglia del Sol-stizio (giugno 1918) e il me-se di aprile 1919. Cioè dalmomento in cui le sorti del-la guerra cominciarono acambiare, per merito del-l'immissione, con la chiama-ta anticipata, dei “ragazzi del

'99”, e per l'espansione deireparti di “Arditi”, che nel1918 arrivarono a costituireun intero Corpo d'Armatatrasformando i soldati italia-ni da difensori ad attaccanti.La seconda parte del volumeesplora il periodo da no-vembre 1918 ad aprile 1919e vuol rendere merito agliAlpini dell'8° Divisione Alpi-na e del Genio militare che,insieme a molti prigionieri diguerra austro-ungarici, eb-bero il coraggio, la capacitàe la caparbietà di ripristina-re i territori e i fiumi in solicinque mesi. Tempi impen-sabili perfino ai nostri giorni,nonostante la differenza deimezzi tecnici. Per la primavolta il lettore dell'opitergi-

no-mottense può conosce-re cosa fecero quegli uominiper rimettere in sicurezza ilfiume Monticano. Qui ope-rarono diversi reparti sottol'egida del 3° Ufficio Stacca-to Lavori la cui direzione eradislocata ad Oderzo insiemeal Comando dell''8° Rag-gruppamento Alpino. Note-voli erano stati durante laguerra i danni inflitti all'am-bito fluviale, dovuti sia aglieventi bellici sia all'acqua inseguito all'incuria nei lavoridi manutenzione. I lavori disistemazione vennero ese-guiti tra il Ponte di San Mar-tino, che si trova nella cittàdi Conegliano, e il ponte diFontanelle, su una lunghezzadi 17 km. Circa 900 i prigio-

nieri di guerra che preseroparte alle operazioni. Furo-no impiegati ben 8mila mc diterra, quasi tutta trasporta-ta con le carriole, ricavatidalle golene e in parte daiterreni circostanti. Nel vo-lume vengono illustrati an-che i lavori condotti sui fiu-mi Livenza, Piave e Taglia-mento. AF

Monticano in sicurezzaIL LIBRO DI CLAUDIO BOTTEON SULL’IMMEDIATO DOPOGUERRA

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189 dicembre 2014

Alessio Perin, mot-tense doc, profes-

sionista e ingegnere di lungocorso, lavora con i numerida decenni. Ma nell'animo hasempre avuto la passionedella storia, e soprattuttodel periodo relativo alla pri-ma parte del novecento, in-dicativamente da inizio se-colo fino ai primi vagiti delFascismo. Un periodo parti-colarmente denso di fattiche testimonia come l'Italiadei Notabili, reduce dal pe-riodo risorgimentale, stavamutando pelle. I suoi studi sisono sviluppati proprio inrelazione al periodo dellaGrande Guerra, che ha stu-diato in lungo e in largo, an-dando ad analizzarne anche iminimi particolari. Scevroda sofismi accademici, Perinha il pregio di essere diret-to, pratico, concreto: a pre-messa, o premesse, segue laconseguenza. Per pura pas-sione, ha viaggiato in lungo ein largo in Europa, visitandotutti, ma proprio tutti i luo-ghi chiave della GrandeGuerra, dalla Marna al Tan-nenberg, passando per Ver-dun, Ypres e, naturalmente,Caporetto, l'Isonzo, i Car-pazi. Approfondita la colle-zione fotografica di Saraje-vo, dove tutto ebbe inizio,passando per la Bainsizza,luogo magari meno cono-sciuto ma cruciale nei fatti diquegli anni.

Negli ultimi dieci anni hadeciso di raccogliere, analiz-zare e sintetizzare quantonegli anni è andato a racco-gliere. E proprio in questoperiodo ha dato alle stampela prima parte del suo stu-

dio, un lavoro di analitica ri-costruzione delle premessestoriche, ideologiche e poli-tiche, e degli avvenimentiche hanno caratterizzato ilconflitto all'interno degliStati e sui diversi fronti. Ilsuo lavoro si intitola “I fron-ti dell ' inutile strage. LaGrande Guerra da Sarajevoalla Bainsizza” (pagg. 578,euro 28, Da De Bastiani. Untitolo che richiama il monitodell'allora Pontefice Bene-detto XV alle cancellerie ditutta Europa. Monito rima-sto inascoltato ma che scos-se diverse coscienze.

Perin parla concognizione di causa:“Io cerco di raccon-tare non le storie,ma la Storia. Mi spie-go: con questo miolavoro cerco di ana-lizzare i fatti. E cercodi far capire comequella fu una strageimmane, con milionidi morti. E fu unastrage inutile. I datiparlano chiaro, bastaaver voglia di legger-li”.

Tra le pagine sirespira la passione diPerin di capire, con-frontare le posizionie le interpretazioni,studiare le strategie dei di-versi comandi, tenendoconto delle situazioni socio-economiche e politiche de-gli Stati protagonisti dellaguerra.

E naturalmente spiegaanche i fatti dalla prospetti-va italiana: “Non fu unaguerra di difesa. L'Italia andòin guerra per pressioni dellastampa. Alla fine furono unmanipolo di persone a deci-

dere, nonostante la maggio-ranza giolittiana si proclamòneutrale. Si andò alla Guer-ra l'anno dopo il suo scop-pio, in quelle che allora chia-marono “radiose giornate dimaggio”. E si andò un po' al-lo sbaraglio, senza essernepreparati. Gli errori furonomolteplici e ne analizzo imotivi, uno per uno”.

Il tutto per arrivare all'a-marissima conclusione: “I

Alessio Perin, mottenseappassionato di...Grande Guerra

HA PUBBLICATO LA PRIMA PARTE DEL SUO GRANDE STUDIO

L’altopiano della Bainsizza

Alessio Perin

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9 dicembre 201419

expomobili

fatti del 15-18 siano statiuna carneficina di propor-zioni bibliche. E fu del tuttoinutile”.

L'obiettivo di Perin èmettere nero su bianco unodei periodo di più profondacrisi della storia del conti-nente europeo, documen-tando con maniacale dili-genza ogni singolo passaggiopolitico e diplomatico, i rap-porti tra gli Stati, gli ingiusti-ficati tradimenti, gli errori distrategia, gli obiettivi tenutinascosti, i fallimenti, glieroismi di tanti soldati, le in-comprensioni tra gli alti co-mandi e, spesso, la loro in-giustificata ferocia, e le ine-sistenti e sbandierate vitto-rie finali, dovute solo al di-sfacimento dell ' imperoasburgico. Per arrivare, InItalia, ai prodromi di quelloche poi fu il Ventennio. Maquella è un'altra Storia.

Gianandrea Rorato

Il mottense Enrico Flo-ra, sui fatti del 55° Fan-

teria, propone in questi gior-ni un'idea. “Ci sono dei re-perti bellici - spiega Flora -appartenenti al museo del55° Fanteria. Da quel che mirisulta, anche se sto verifi-cando la veridicità delle miefonti, giacciono in un magaz-zino comunale a Treviso.Tra questi ci sono alcuni re-perti veramente interessanti.

Mi piacerebbe proporre undomani alla nostra casermaCIMIC, visto che è una delleultime rimaste della Provin-cia, di creare un piccolo spa-zio per un museo all'internodelle sue mura. Credo chequesta mossa darebbe lustroalla caserma ma anche alpaese stesso. In vista del cen-tenario sarebbe proprio unabella pubblicità”.

GAR

Un piccolo museo della Grande Guerraal Cimic?

MOTTA. LA PROPOSTA DI ENRICO FLORA

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209 dicembre 2014

"Monsignor Nardo,un giorno mi

chiamò telefonicamente emi chiese di raggiungerlo incanonica. Era intenzionato avoler raccogliere le sue me-morie di vita come in un te-stamento. Quel giorno era il6 giugno 1990 (…).

Il sacerdote cominciò aparlare come fosse stato unfiume in piena. "Fin da bam-bino ho vissuto l'esperienzadella guerra, vivendo in unazona invasa, a sette chilome-tri dal Piave, nel paese di Pia-von.

Ero già orfano di guerra,il papà morì nell'affonda-mento della nave PrincipeUmberto, nel 1916, di ritor-no dall'Albania, era arruola-to nel 55° fanteria. Si salva-rono solo 5 o 6 soldati. Dimio padre non ricordo pro-prio nulla.

Mia madre successiva-mente mi mostrò una sualettera, da considerarsi ilsuo testamento spirituale, incui raccomandava di com-portarci bene. Durante lagrande guerra mi ammalaigravemente e ho avuto curepremurose da parte dei me-dici austriaci. Inoltre questimi soccorsero dopo esserestato ferito da un bambinoche mi lanciò contro un ba-dile, ebbi una brutta lacera-zione e i soldati mi portaro-no al loro ospedale da cam-po per medicarmi.

Quando infuriavano i

combattimenti sulla linea delPiave, ci si calava in unagrande buca scavata dallagente. Il ricordo più profon-do risale all'offensiva del giu-gno del 1916. Era un oriz-zonte di fuoco con scheggeche arrivavano fino alle case.Questo bombardamento èstato impressionante ed èperdurato per tutta la notte.Avevamo una grande paura,ma non ci si rendeva contoche la morte era vicina. I sol-dati donavano dello zucche-ro a noi bambini che vi era-vamo sempre attorno.

Ricordo la tristezza diquando dovevano partireper i l Piave e dicevano:

"mamma Kaputt", consci diperdere la guerra e la vita.Nelle case erano rimasti so-lo donne, vecchi e bambini,non avevo idea di cosa sipotesse fare. Siamo statitrattati bene dai soldati au-striaci, anche se ci portava-no via il maiale, perché era-no molto affamati. Quandogli chiesi cosa ricordassedella fine della prima guerramondiale, egli rispose cherammentava la grande gioiadi vedere i soldati di cavalle-ria entrare in paese e di sen-tirsi finalmente liberi. Chie-si: " Vi era un cimitero diguerra a Piavon?". Rispose: "Sì, ricordo che ce n'era uno

piccolo attorno alla chiesa,in cui erano sepolti alcunisoldati tedeschi. Quandoandavo in chiesa vedevoquesto cimitero mal tenuto.Alla fine della guerra, alcunifamiliari vennero a visitarlo". Inoltre ricordava gli ziimaterni e paterni che ritor-navano dal fronte laceratinel morale".

Anni dopo, da parrocodi Serravalle, il giovane donGiuseppe Nardo venne ar-ruolato come cappellanomilitare nel 1940. Accettò larichiesta pur essendo orfa-no di guerra e con un fratel-lo emigrato in Francia.

Gianandrea Rorato

“Mamma Kaputt”

IL RICORDO DELLA GRANDE GUERRA DELL'ALLORA PARROCO MOTTENSE DON GIUSEPPE NARDO

Don Giuseppe De Nardo

La Basilica della Madonna dei Miracoli a Motta trasformata in ospedale dagli occupanti austro-ungarici durante la Grande Guerra

Emilio Del Bel Belluz, storico mottense, ricorda un suo colloquio, datato1990, con l'allora parroco di Motta don Giuseppe Nardo. Il quale rivisse la

"sua" Grande Guerra quand'era ancora bambino. Mesi che, inconsapevolmente,lo prepararono alla terribile esperienza del secondo conflitto, che visse come cap-pellano militare in Russia. Ecco alcune parti del racconto di Del Bel Belluz.

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9 dicembre 201421

Si è svolto il secondoappuntamento di "Ra-

boso 15-18 Centenarius, Ilmomento che entra nella sto-ria", tappa di un percorso concui la cantina Bonotto delleTezze andrà a rendere onoreil prossimo anno ai caduti del-la Grande Guerra, imbotti-gliando un vino provenientedalla terra scenario del con-flitto. Il Raboso del PiaveDOC, vendemmia 2012, stainfatti lentamente maturandoe colmerà nel 2015, in conco-mitanza con la ricorrenzadell’entrata in conflitto, 600magnum con etichetta dedi-cata, destinate agli appassio-nati ma anche agli ambascia-

tori dei Paesi coinvolti nellaprima guerra mondiale. Il se-condo incontro si è svoltocome da tradizione nella bot-taia della Tenuta, in cui ripo-sano le barrique di Raboso.Dopo il prelievo di un cam-pione del vino in affinamentoper la valutazione da parte deipresenti, si è tenuta una de-gustazione tecnico-emozio-nale dei 18 mesi di affinamen-to in rovere, accompagnatadal violino di Giulia Scudeller.

Antonio Bonotto si è di-chiarato soddisfatto: «A qua-si due anni dalla prima idea diun nostro personale tributoalle vicine celebrazioni delcentenario, le sensazioni so-

no molto positive. Sembrache il tempo di cui necessitail nostro Raboso del Piaveper affinarsi e dare il megliodi sé, sia anche foriero dinuovi spunti e collaborazioni.Il nostro obiettivo fin da su-bito è stato che il legame sto-rico del vino, della famiglia edel Piave con le vicende bel-liche diventasse un contribu-to al nostro territorio per faremergere quel patrimonio disensibilità, passioni e compe-tenze che sa esprimere».

«Le uve - continua Anto-nio Bonotto - provengonoda una vecchia Bellussera evolutamente portano con séquei caratteri di forza e ru-

sticità che nei secoli avevanodeterminato il grande suc-cesso del vino. Un Rabosocon il gusto di un tempo, per-fettamente idoneo a rappre-sentare le epiche battaglie sulPiave».

La bottiglia di magnumRaboso 15-18 Centenarius -Raboso del Piave DOC 2012a edizione limitata verràmessa in commercio pressola Cantina a Novembre 2015e porterà con sé gusti e pro-fumi della memoria, perun’etichetta ad hoc che ri-marca la storicità della zonae dell’azienda, per non di-menticare.

Anna Zuccaro

ferrobattuto

“Raboso 15-18 Centenarius, Il momento che entra nella storia”

Bonotto delle Tezze imbottiglia un raboso proveniente dalle terre teatro di guerra

padoan

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229 dicembre 2014

Il rinnovato MUSEO DELLA BATTAGLIA di VITTORIO VENETO

L’emozione del ricordoNon è un museo

qualsiasi. Il Museodella Battaglia di VittorioVeneto, riaperto da qualchesettimana dopo un paiod'anni di lavori, è prima ditutto una doverosa testimo-nianza nei confronti di chi laGrande Guerra l'ha subita,combattendo, restando feri-to o morendo, ma anche dichi l'ha vissuta nei propripaesi, nelle proprie case. Enella nostra terra sappiamobene cosa significa.

Per l'intervento di re-stauro al museo il Comuneha concorso ad un bandoregionale su fondi europei,entrando a questo scoponella rete che comprendeanche i musei della GrandeGuerra di Vicenza, SanDonà di Piave e Sedico. Ilprogetto ha previsto, oltreai necessari interventi di re-stauro architettonico ed ar-tistico, importanti interventidi ammodernamento delpercorso di visita, dotando ilmuseo di un allestimentopiù moderno ed avvincente,senza perdere il valore e lamemoria degli elementiespositivi ormai storicizzati,e con criteri espositivi,informativi, multimediali ed

illuminotecnici moderni checonsentono di apprezzare evalorizzare maggiormente ilpatrimonio di memoria edocumentazione dellaGrande Guerra.

Se infatti il Museo è natonel 1938 dalla donazionedell'ex-combattente LuigiMarson della propria colle-

zione di oggetti, reperti edocumenti, raccolti nei cam-pi di battaglia e sul territorioall'indomani del 30 ottobre1918, con il restauro l'alle-stimento ha subito una radi-

cale trasformazione, e il mu-seo è diventato non sololuogo che conserva ed espo-ne, ma anche di stimolo e ri-flessione.

Soprattutto, come è giu-

sto che sia per una strutturacome questa, fa leva sull'e-mozione che deve suscitarein chi lo visita, perché ricor-da tempi lontani, o perchériflette sul senso della guer-ra e della pace che anche og-gi magari non apprezziamocome dovremmo.

L'ampia zona espositivaè stata articolata in tre gran-di aree tematiche: “la vita intrincea” al piano terra (par-ticolarmente suggestivi glieffetti scenografici esperien-ziali per immergere il visita-tore nello specifico conte-sto ambientale, con suoni,luci, immagini in movimento,sensazioni e persino odoridi quel terribile luogo), “lavita durante l'occupazione”con “l'armeria di casa Mar-son” al primo piano e “dallabattaglia al mito” al piano se-condo. Integrato nel circui-to di visita museale è il La-boratorio multimediale alle-stito nella chiesetta sconsa-crata di S. Paoletto. Straor-dinario è il recupero degliaffreschi dell'aula civica.

Per scoprire ulterioriparticolari, ed avere ulterio-ri informazioni anche per levisite guidate, è in linea il si-to www.museobattaglia.it.

Un suggestivo passaggio nella “trincea” Le sale espositive al primo piano

Il tribolo, che è diventato il simbolo del museo

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9 dicembre 201423

SEMPRE TRA LA GENTE

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249 dicembre 2014

Il sistema sanitario delVeneto è pronto ad af-

frontare con efficacia l’even-tualità del verificarsi di uncaso di Ebola sul suo terri-torio: le procedure sonocomplete e minuziose; la re-te d’intervento è organizza-ta sin nei minimi particolari,dal territorio, al Suem 118,agli ospedali; le dotazioni disicurezza sono disponibili,sia per gli operatori, sia perl’eventuale trasporto di unpaziente, tramite una spe-ciale barella attrezzata conun sofisticato sistema d’iso-lamento dall’esterno.

Il quadro è emerso nel

corso dei lavori del meetingformativo dedicato al mon-do della sanità veneta, tenu-tosi oggi all ’Auditoriumdell’Ospedale dell’Angelo diMestre, gremito in tutti isuoi 400 posti disponibili, al-la presenza, tra gli altri, delDirettore Generale dellaSanità Veneta DomenicoMantoan, del Direttore Ge-nerale della Prevenzione Sa-nitaria del Ministero dellaSalute italiano Ranieri Guer-ra, e del Direttore del Cen-tro de Coordinatiòn deAlertas y Emergencias Sani-tarias del Ministero della Sa-nità spagnolo Fernando

Simòn Sorìa, che ha già do-vuto affrontare due casi rea-li (quello del missionariorientrato dall’Africa e pur-troppo deceduto e quello diuna delle infermiere che loavevano assistito, contagiataa causa di un errore com-messo nelle procedure di si-curezza e poi fortunatamen-te guarita).

E proprio dal confrontocon l’esperienza iberica èemerso che l’organizzazioneche si è dato il Veneto appa-re ben calibrata, soprattuttodal punto di vista del coor-dinamento di tutti gli attorieventualmente coinvoltiche, invece, ha ammessoSorìa, è mancato inizialmen-te in Spagna, creando nonpochi problemi dal punto di

vista del “chi fa cosa”.“Sappiamo bene – ha

detto Mantoan – che stiamoaffrontando una situazionecon probabilità molto bassedi concretizzarsi, ma ancheun solo episodico caso, seaffrontato senza preparazio-ne, potrebbe rivelarsi moltopericoloso, per gli operato-ri sanitari prima e per la po-polazione poi. Lavorando damesi sull’organizzazione esulle dotazioni di sicurezza –ha detto il Direttore dellaSanità veneta – abbiamo in-vece sottoposto l’intero si-stema ad un rigoroso stresstest, dal quale è uscito a pie-ni voti, ed è quello che vole-vamo e dovevamo fare, spe-rando di non dover mai pas-sare all’azione”.

Sicuri con EbolaLe garanzie del sistema sanitario veneto

Ènata nel 1994 a Ca'Foncello a Treviso e

dal 2005 è presente ancheall'ospedale di Oderzo, nelreparto di Medicina e Orto-pedia.

L'Associazione VolontariOspedalieri (AVO) vuole in-nanzitutto adoperarsi nei ri-guardi dei degenti per alle-viare la soggezione ed il ti-more che l'ambiente ospe-daliero inevitabilmente incu-te nelle persone, per allevia-re la solitudine che la mag-gior parte dei pazienti provanell'essere ricoverati e per

aiutare il degente ad affron-tare la quotidianità ospeda-liera, dal bere al cibarsi.

Per sua vocazione, il vo-lontario AVO si rende di-sponibile, con costanza, im-pegno e continuità per treore settimanali, nelle qualideve trovare il tempo peressere presente, ascoltare,cogliere il bisogno, capire lasolitudine, condividere lasofferenza.

Per diventare volontarioAVO bisogna avere un'etàtra i 18 e i 70 anni, bisognaessere in buone condizioni

fisiche, e manifestare serietà,equilibrio, discrezione, capa-cità di relazione e disponibi-lità alla collaborazione. Biso-gna comunque seguire uncorso di formazione e seimesi di tirocinio in ospedale,affiancati da tutor.

Per i circa 70 volontari

A V Ooperati-vi è sta-to crea-to un ca-mice bianco con colletto emartingala azzurri, che licontraddistingue dal perso-nale sanitario.

Vicini a chi soffreL’ASSOCIAZIONE VOLONTARI OSPEDALIERI DI ODERZO

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9 dicembre 201425

Da settembre 2014in Veneto è cambia-

to il sistema di prescrizionefarmaceutica che diventa di-gitale. Un promemoria bian-co ha sostituito la ricettarossa. Per gli assistiti dell'A-zienda ULSS 9 non cambianulla. Quando si richerennodal proprio medico di medi-cina generale o dal pediatraper farsi prescrivere un far-maco al posto della tradizio-nale prescrizione su ricettarossa, riceveranno un pro-memoria stampato su cartabianca con il quale potrannorecarsi in farmacia e ritirareil farmaco prescritto.

Scompare dunque la ri-cetta rossa farmaceuticagrazie al percorso di digita-

lizzazione della sa-nità regionale. Uncollegamento tele-matico tra medici,Azienda ULSS 9,farmacie, Regione eMinistero dell’Eco-nomia, offre unnuovo sistema, inlinea con le normeregionali e naziona-li in materia, e l’oc-casione di migliorare il ser-vizio direttamente al cittadi-no.

Il promemoria bianco,contiene gli identificativi del-la ricetta digitale (numero diricetta elettronica e numerodi tessera sanitaria) necessa-ri per l’erogazione del far-maco. Con esso il cittadino

potrà, come abitudine, re-carsi alla farmacia preferitanella Regione del Veneto ericevere il farmaco prescrit-to dal proprio medico.

La ricetta dematerializ-zata offre la possibilità all'A-zienda ULSS 9 di monitora-re le prescrizioni e le eroga-zioni di prestazioni, sia far-maceutiche che specialisti-

che, eliminando gli errori efavorendo i percorsi di curadel cittadino.

La dematerializzazionesegna la prima tappa del Fa-scicolo Sanitario Elettronicoregionale, iniziativa della Re-gione e coordinata dal Con-sorzio Arsenàl.IT, che hacome socie tutte le aziendesociosanitarie e ospedalieredel Veneto. Il progetto, at-traverso una complessivariorganizzazione dei sistemiinformativi sanitari, garan-tirà la digitalizzazione dei da-ti sanitari dei pazienti, ren-dendoli fruibili ai servizi dicura al cittadino, e favoriràuna assistenza socio-sanita-ria più efficiente, efficace esostenibile.

Numero unico prenotazione visite 0422-1912900

Addio ricetta rossaDa settembre c’è il promemoria bianco

CampodipietraDall'Osso, via Marconi 48/50, 0422-

744112.

CessaltoFornasari, via Maggiore 55, 0421-327103.

ChiaranoScotini, via Roma 1/A, 0422-746005.

CimadolmoDe Polo, via Roma 22, 0422-743087.

FontanelleLegrenzi, via Roma 310, 0422-809085.

Gorgo al MonticanoGranatiero, via Postumia Centro 15,

0422-740023.

MansuèCarretta, via Roma 15, 0422-711091.

Motta di LivenzaAl Ponte, via IV Novembre 42, 0422-

766062.

Rossetto, via Ballarin 1, 0422-766550.

OderzoComunale Oderzo Salute, via Maestri del

Commercio 6, 0422-717215.

Trevisan, piazza Grande 18, 0422-717644.

Favero, via Garibaldi 18, 0422-712241.

Life, via Postumia di Camino 6, 0422-712221.

OrmelleMolin, via Roma 26, 0422-745086.

PiavonDal Magro, piazza M. D’Aviano 7, 0422-

752950.

Ponte di Piave:Medicatrix, via Marconi 15, 0422-

759139.

Ponte di Piave:Rossi, via Chiesa 54/A, 0422-754398.

PortobuffolèGrande, via Settimo 7, 0422-850044.

SalgaredaZanette, via Roma 107, 0422-747010.

San Polo di PiaveFerrari, vicolo Strada Maggiore 1, 0422-

206058.

Tutte le farmacie del distretto

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269 dicembre 2014

Numero unico prenotazione visite 0422-1912900

Le tre Ulss della pro-vincia di Treviso e le

Organizzazioni SindacaliCgil, Cisl e Uil hanno datovita all’Osservatorio sui ser-vizi sanitari e socio sanitari.La sua attivazione è stataformalizzata nell’ambito diun Protocollo d’intesa sot-toscritto mercoledì 3 di-cembre presso la sede diPieve di Soligo dell’Ulss 7,da Gian Antonio Dei Tos,Bortolo Simoni e GiorgioRoberti, direttori generali,rispettivamente, dell’Ulss 7,8 e 9, e da Giacomo Ven-drame, Franco Lorenzon eCarlo Viel, segretari genera-li di Cgil, Cisl e Uil.

La costituzione dell’Os-servatorio rappresenta ilpunto di arrivo di un per-corso avviato lo scorso an-no e che ha visto direttorigenerali e segretari incon-trarsi periodicamente peresaminare lo stato di attua-zione del Piano Socio Sanita-rio Regionale e le prospetti-ve di integrazione tra le Ulssdella Marca. Con la sotto-scrizione del protocollo e lacostituzione dell’Osserva-

torio viene così formalizza-to il rapporto di collabora-zione tra le Aziende SocioSanitarie e le OrganizzazioniSindacali.

“Riteniamo - sottolinea-no i firmatari dell’intesa -che il confronto e la colla-borazione siano estrema-mente importanti in una fa-se, come l’attuale, caratte-rizzata da significativi cam-biamenti anche in ambitosocio sanitario. Il nostroobiettivo comune è quellodi “leggere” al meglio i biso-gni dei cittadini e assicurare

un’efficace ed efficiente or-ganizzazione dell’offerta so-cio sanitaria, sia a livello qua-litativo che quantitativo, inun contesto che sempre piùfaccia un uso razionale dellerisorse economiche. Abbia-mo già individuato - aggiun-gono - alcuni temi strategici:l’intervento sul territorio (lecure primarie devono esse-re in grado di rispondere 24ore su 24 e 7 giorni su 7 e vapotenziata l’assistenza do-miciliare), il costante rac-cordo con le Conferenzedei Sindaci per assicurare il

coinvolgimento attivo dellacomunità locale, la realizza-zione degli Ospedali di co-munità con la garanzia dellacontinuità assistenziale, laqualificazione e razionalizza-zione del servizio ospedalie-ro”.

L’Osservatorio avràl’obiettivo di monitorare losviluppo della programma-zione regionale e il rapportodi integrazione tra il servizioospedaliero e i servizi delterritorio (distretti, Aggre-gazioni Funzionali Territo-riali, medicina convenziona-ta, etc.); di valorizzare i rap-porti tra parti sociali e isti-tuzioni con l'obiettivo di mi-gliorare quantità e qualitàdei servizi offerti ai cittadinitrevigiani in modo più omo-geneo e uniforme; e di pro-muovere l'informazione neiconfronti dei cittadini e in-coraggiare la loro partecipa-zione. L'Osservatorio si riu-nirà periodicamente e siconfronterà con altri sog-getti di rappresentanza ter-ritoriale, in particolare con ipresidenti delle Conferenzedei Sindaci “per assicurare lapiù ampia partecipazione e ilmaggiore coinvolgimentodei cittadini nel migliora-mento degli stili di vita e nel-la prevenzione delle malat-tie”.

Le tre Ulss della provincia e le organizzazioni sindacali firmano il protocollo

Nasce l'Osservatorio sui servizi sanitari e sociosanitari

legrenzi

La firma del protocollo

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9 dicembre 201427

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