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Sulla VIA della VITA - Periodico del Servizio Religioso presente nell’Ospedale di B.go Trento, Verona.
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Signore Gesù, oggi vorrei rivolgermi a te,proprio a te. Abbiamo appena ascoltato ilVangelo della Passione, ripercorrendo lavicenda della tua condanna e fra pocoporteremo qui davanti un crocifisso in legno, che ti rappresenta ma che non sei tu.Lo contempleremo, in adorazione silenziosa, ma io vorrei riuscire a fissare losguardo interiore su di te, confitto in croce mentre stai per morire. Non è la stessa cosa! E tu, che mi conosci bene, saiche mi verrebbe da voltare lo sguardo!Forse ci siamo abituati alla bellezza chel’arte esprime, nelle sculture, negli affreschi, nelle incisioni e nei bassorilievi che èdiventato quasi normale vederti in croce.Quasi quasi non ci facciamo più caso; viviamo in un momento in cui purtroppo ilcrocifisso può venire strumentalizzato.Ma l’arte addolcisce lo strazio che tu haipatito! È difficile che sulle nostre crocipossiamo trovare le tracce della flagellazione, delle tue cadute. Prevale il realismoanatomico che maschera quello di un vero condannato a morte, a meno che nonci orientiamo ad osservare il velo sindonico.
Signore Gesù, tu hai vissuto intensamentequella tua ultima Pasqua, quando hai desiderato ardentemente celebrarla con i tuoidiscepoli. Ad essi ti sei consegnato nel segno del Pane e del Vino, preannunciandoquella consegna totale di te stesso. Inquella notte non sei riuscito a prenderesonno, ma hai vegliato in preghiera,soffrendo perché sapevi che sarebbegiunto il momento del tuo arresto. Poi seistato sballottato da un luogo all’altro pervenire giudicato in maniera losca, dinotte, in tutta fretta per la premura di toglierti di mezzo.È un percorso atroce, nella solitudine,perché i tuoi erano scappati terrorizzati.Ma il Padre tuo era presente, non ti lasciava perdere la speranza e lo Spirito santo tidava la forza di proseguire.
Mi viene da chiederti: “Come ti poneviin quei momenti, Signore Gesù?” IVangeli ci tengono a dire che non rispondevi alle provocazioni, rimanendomuto, oppure replicavi in modo assertivoa chi ti aveva percosso, chiedendo ilsenso.
Ma qual era il tuo stato d’animo, così diverso dal nostro, sempre pronto a difendere i nostri diritti o a rivendicare lenostre pretese, pochissimo aperti aperdonare i fratelli, e anche noi stessi!Io immagino, e forse non sono lontanodall’azzeccarci, che in quei momenti tuabbia continuamente chiesto perdono.Ad ogni sputo, bastonata, offesa, persinoad ogni colpo di flagello e alla perforazione della tua carne tu abbia chiesto perdono.Tu, Signore Gesù, sei un grande, davvero,perché hai voluto giustificare i tuoi carnefici che non sapevano quello che stavanofacendo. E, cosa scandalosa, dopo tuttoquello che hai sofferto, tu sei ancoradisposto, oggi, a prendere le nostre difesedavanti al Padre, per i nostri sbagli, spessofatti di proposito, ma ingenui sulle possibili conseguenze.Anche noi non sappiamo quello chefacciamo, siamo addormentati e non riusciamo a capire che ci sei vicino!In tutto quel dolore tu ti sei rivelato pienamente uomo, perché hai affrontato ilpatibolo alla maniera umana. Non eridisperato o arrabbiato nei confronti dellavita, o verso i tuoi accusatori, semmai vivevi in preghiera. Non solo, la lettera agliEbrei ci dice chiaramente che tu hai pregato “con forti grida e lacrime”. Caspita,hai pianto! Non solo per la morte diLazzaro, o perché Gerusalemme non aveva compreso il tempo in cui era stata visi
Fissando lo sguardo su Gesù, in croce
P r e s e n z a P a s t o r a l e i n O s p e d a l e
Giugno 2012 Anno 1 n. 2
La lotta interioree lotta spirituale.La Consulta diocesana per la Pastoraledella Salute ha celebrato il suo 2° Convegno, domenica 29 aprile, presso il CentroCarraro, trattando della lotta interiore,all’interno del più ampio e già affrontatotema delle malattie dell’anima.Sono espressioni – malattie dell’anima,lotta interiore – alle quali non siamo piùtanto abituati. Le avvertiamo come un ritorno a forme di spiritualità sorpassate eriesumate dalla naftalina in cui le avevaarchiviate un percorso post conciliareall’insegna della festa e della luce pasquale.Se poi si rieditano figure bibliche di draghi, armature, dardi infuocati, demoni diogni specie… pare di piombare in uno diquei filmati che tanto hanno presa oggicon rievocazioni suggestive medievali. Ilteologo Massimo Malfer lo ha espressamente premesso al suo intervento: esisteun certo fastidio a trattare un tema che èin controtendenza alla sensibilità moderna. Più che di lotta, di tentazioni, difatiche, di rinunce alla seduzione, si gradisce oggi sentire parlare di misericordia,di luce, di serenità… Un cristianesimoun po’ alla newage, dice lui, dove il benesi impone quasi per automatismo, bastache ci si lasci da esso attrarre.Oggi la parola lotta fa paura. E però la recessione economica ci pone davanti una
sulla VIA della VITA
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sfida alla quale non eravamo piùavvezzi. Dai leader governativi, dalle autorità politiche e anche religiose si susseguono esortazioni al coraggio, allafiducia, ma nessuno nasconde ormaiche si debba accettare la lotta. Siamoancora abituati a lottare, a far sì che unacrisi, intrapresa con creatività, si trasformi in un’opportunità di miglioramento? Oppure il suicidio appare ormaiessere l’unica forma di uscita dal problema? La dott.ssa Marialucia Semizzinel suo intervento al Convegno ha voluto ribadire che la lotta – dal punto di vista biologico è parte intrinseca dellavita, secondo l’equazione vita=lotta.Non si tratta di evitare la lotta quanto dicomprenderne il senso e lo sbocco.Che poi, alla fine, la lotta più dura nonè neppure quella esterna a noi, bensìquella interna alla persona. Lo psicoterapeuta dr. Marcello Santi lo ha ricordato dicendo che all’origine dellapsicoterapia sta il senso di mancanzaesistenziale, di sofferenza primordialetipica dell’uomo, che a differenza delmondo animale, si trova a doverprendere decisioni e, in ultima istanza,a decidere di se stesso. L’uomo sperimenta un bisogno di felicità che da solonon può colmare, una spinta di trascendenza che lo pone ad invocare unAltro dal quale attendersi la salvezza cheda solo non riesce a darsi. Nel suosenso di colpa l’uomo ha bisogno diincontrare una pietas che lo perdoni .Un famoso scrittore con raro senso diumorismo aveva dato la sua formulavincente contro le tentazioni: quella diassecondarle. C’è anche una veritàpsicologica in questa trovata umoristica,perché spesso le lotte vengono fattecontro ossessioni più che contro il maleoggettivo, e non prendere sul serio leproprie ossessioni è già una via di guarigione, anche spirituale. Resta peròanche la verità del male oggettivo, ilquale non potrà essere sconfitto semplicemente con forme disparate di razionalizzazione o di autoindulgenza. E lìsiamo chiamati a fare verità e ad accettare la fatica della lotta, quella vera e chemerita l’agone.Grazie a Dio, nella dimensione spirituale non esiste solo “il nemico” ma anche“il rimedio”. E che rimedio! PadreMarco Causarano ha suggerito una seriedi strategie al riguardo. Con il suoannuncio pasquale la Chiesa ci ricordache Gesù Cristo ha vinto il peccato e lamorte, anzi ha stravinto. E i mezzi perattirarci nella scia del suo successo ce liha consegnati. Sono la Parola, la suaGrazia, la preghiera, i Sacramenti, la co
tata, ma hai pianto anche nella tua agonia.Questo sì è un morire umano!Signore Gesù, aiutaci a capire che ilcontrario dell’umano non è il divinoperché in te queste due nature si sonosposate alla perfezione. È l’inumano, invece, che degrada l’uomo all’animalesco.In questa tribolazione tu hai manifestatoin pienezza la tua divinità perché ci haidato l’esempio di che cosa vuol dire amare donando tutto di sé.Persino il centurione romano, che era pagano, ha capito che quel modo di morireera un segno che tu sei il Figlio di Dio!Tu, Signore Gesù, sei stato esaudito, manon nel senso che vorremmo noi, cioè desiderando una manifestazione potente di
Dio che ti avrebbe evitato la morte.Dopo tre giorni, Dio ti ha risuscitato a vitapiena e perenne, non più soggetta allamorte.Aiutaci a pensare anche al nostro modo dipregare, alle richieste che spesso ti rivolgiamo, desiderosi di essere esauditi allanostra portata.Tu, Signore, hai offerto le tue preghiere inumiltà e pietà, abbandonandoti pienamente al Padre.Fa’ che questi atteggiamenti siano anche inostri, Signore Gesù!
(P. Danio Mozzi, dalla Omelia al VenerdìSanto)
Polo ConfortiniÈ GIÀ PASSATO UN ANNO!!
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continua dalla prima
Ad un anno di distanza dall'inaugurazione del Polo Chirurgico Confortiniabbiamo voluto chiedere a Marina, responsabile assistenziale del DipartimentoCardiovascolare e Toracico e fino a prima del trasferimento coordinatrice delreparto di Pneumologia, di tracciare unbreve bilancio, raccontandoci la suaesperienza di questi primi 365 giorni.
Buon giorno Marina ti vuoi presentareraccontando qualche cosa di te stessa?Sì, buon giorno. Nel 1987 inizio la professione infermieristica, lavorando alcunianni presso il reparto di Nefrologia, nel1993 ho continuato esercitando la miaprofessione presso il servizio di fisiopatologia respiratoria, nello stesso anno hoconseguito il diploma di abilitazione afunzioni direttive, percorso formativo perdiventare coordinatore o caposala, comesi diceva un tempo. Nel 1998 mi è statoaffidato l’incarico di coordinare il repartodi Pneumologia, cosa che ho fatto sino alrecente trasferimento al polo, nel marzo2011. Dal luglio 2010 sono responsabileassistenziale del dipartimento cardiovascolare e toracico e il mio ruolo si è modificato.
Un anno fa, il tuo reparto fu il primoche si trasferì; oggi nella tua funzionedi coordinatrice ad un anno di distanzada quell'evento, cosa ci puoi raccontare?È passato un anno da quel giorno, ricordoche fu un giorno particolarmente emozionante, faticoso per tutto il personale.
Ricordo con particolare simpatia che,anche se non era ancora primavera, eraperò una bella giornata di sole, questoparticolare mi è rimasto impresso nellamemoria.Il trasferimento portò l'unione tra il reparto di Pneumologia e quello di Chirurgia Toracica, percorso fortementevoluto dai Direttori delle Unità Operative,con l'intento di offrire al paziente un iterdiagnostico e terapeutico migliore per ipazienti con problemi polmonari.La collaborazione tra professionisti diversiè per il paziente in una miglioria, unvantaggio, un punto di forza …..Le criticità affrontate in questo periodo,tuttavia, non sono state poche, e tuttorave ne sono. Unire due specialità differenticomporta, di fatto, dover ampliare lecompetenze infermieristiche, unificareprocedure, o, semplicemente, modificareabitudini consolidate. Per supportare questo cambiamento nel corso di quest'annoverrà realizzato un percorso di formazioneper il personale sanitario.
… l'essere donna, ti fa affrontare il tuolavoro con voce diversa?
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Ci sono esperienze che meritano di essereraccontate non perchè sono frutto di gestaeroiche o perché nate da uomini o donnedi eccezionali capacità che con le loro dotihanno compiuto qualche cosa di straordinario; no, meritano di essere raccontateperché frutto dell'amore per il prossimo eperché queste persone, nella loro semplicità, si sono lasciate trasportare da questoamore.Questa è la storia di un amore che … maperché anticipare qualche cosa? … giudicate voi stessi e … buona lettura!
Ciao presentandoti vuoi dirmi qualchecosa di te?Mi chiamo Anna Rosa, ho 47 anni, felicemente sposata con Claudio dal 1984, sonomadre di Iara e Filippo, lavoro presso il reparto di Chirurgia Generale dal 2011, come Operatrice Socio Sanitaria.
So che hai un amore particolare e chein questi anni non ti ha mai abbandonatoDa due anni periodicamente ritorno inBrasile, e così posso rivedere una terra edun popolo che un po' mi appartiene epresso il quale ho trascorso tre anni di vitamissionaria nel NordEst ad Aria Branca,dal 1985 al 1988. Dopo il matrimonio conmio marito Claudio abbiamo vissuto questo periodo inseriti in un progetto missio
nario dei padri salesiani, lavorando conbambini e ragazzi della periferia della cittàe in Brasile è nata la mia prima figlia Iara,una estrema (stella) come dicevano lepersone che incontravamo. Tre anni di vitamissionaria non sono molti, ma ti assicuroche ti sconvolgono l'esistenza, scavandotidentro ti interrogano mettendoti davantisituazioni difficili che ti spingono a ripensare alla quotidianità in modo diverso.
Di questa esperienza in terra Brasilianaa tanti anni di distanza cosa ti è rimasto dentro?La prima cosa che mi viene in mente èl'incontro con l'altro nella sua diversità e laricchezza che ognuno porta dentro, anchese lontano da noi come cultura, fa parte dietnie o di diverse tradizioni. Il Brasile e lasua gente sono accoglienti, aperti e cordiali; mi hanno fatto sentire come una sorellache cammina al loro fianco percorrendocon loro un pezzetto di strada e di vita. IlBrasile è una terra di grandi contraddizionie di grandi ingiustizie, come contraltaredella più grande ricchezza c'è fame esfruttamento di donne e di bambini, si assiste inoltre allo sfruttamento indiscriminato della terra con i suoi latifondi mentremolti uomini non hanno un pezzo di terraper costruirsi una benché minima casa difango.
munione, la carità… la quale “copre(cioè vince) una moltitudine di peccati”.Noi siamo già vincitori grazie al sangue diCristo!
L’ospedale sa bene cosa significhi lottare.Ci sono le malattie e si lotta per debellarle. Ed è una lotta avvincente. Èbello e confortante sapere che assieme alproblema esiste la soluzione. Ma anchenella vita spirituale esistono le soluzioni ele medicine. Occorre conoscerle, riconoscerle, applicarle. Dosarle al punto giusto.Padre Edoardo
continua da pag.2 La lotta
Tre domande a …L'Amore non ha confini
Come donna… credo in ciò che propongoe faccio, credo che investire sull'integrazione e sulla formazione del personale siafondamentale e personalmente ritengo siauna strategia vincente. L’obiettivo finale ditutto ciò è arrivare ad una assistenzapersonalizzata, “ comprensiva”, che consideri la persona nel suo complesso, integralmente.Questo risultato per il momento non èsempre raggiungibile, sebbene ci sia amore in ciò che facciamo purtroppo, siamoesseri umani e non sempre (mi spiace doverlo ammettere) riusciamo ad entrarenelle stanze dei pazienti col sorriso, ed essere positivi.
Da ciò che hai detto, sento che quest’incarico è importante per te, tantoche mi par di intuire che c'è dell'altro,mi piacerebbe sapere perché questo lavoro ti piace?È un lavoro che dà molte soddisfazioni, basato sulle relazioni e quindi sulle persone.Credo che l’ascolto sia esso verso il pa
ziente, i familiari o verso i colleghi siaparte integrante della nostra esistenza. Neiriguardi del paziente è fondamentalel'attenzione alla persona, è fondamentaleaccompagnare il malato fin dalla diagnosied in seguito poterlo aiutare, soprattuttoin quei cammini difficili, di accettazionedella propria malattia dove la solitudine haspesso il sopravvento.
Dopo un anno …Dopo un anno abbiamo fatto grandi passima c'è molta strada da fare per poter arrivare ad una organizzazione buona esemplice.Grazie Marina per la tua gentilezza siamo stati molto contenti di aver potutoincontrarti, il nostro augurio di buonlavoro giunga a tutto il tuo reparto,confidando che il sempre maggiorimpegno professionale di tutti voi chesi possa tradurre in un servizio veramente eccellente per tutti i vostri pazienti.
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PentecosteVieni, Santo Spirito,
perché senza di te Dio è lontano,Gesù risorto resta nel passato,
il Vangelo appare una lettera morta,la Chiesa una semplice organizzazione,l'autorità un puro esercizio del potere,
la missione una propaganda,il culto un arcaismo,
l'agire morale un agire da servi.
Con te, invece, Spirito Santo,il cosmo è mobilitato,
il Risorto si fa presente,Dio è vicino,
il Vangelo è potenza di vita,la Chiesa diventa comunione,
l'autorità è un servizio gioioso e forte,la liturgia è memoriale vivente,l'agire umano etico e morale
è un cammino fortee costruttivo di libertà.
Ignatius Hazim metropolita di Laodicea
sulla VIA della VITAPeriodico del Servizio Religioso presentenell’Ospedale di B.go Trento, Verona.Il bollettino viene distribuito in cartaceo ein digitale sul sito AziendaleOspedale Civile MaggioreB.go Trento VeronaTelefono: 045.812.2110email: [email protected] ONLINEhttp://issuu.com/sullaviadellavita
Orario SS. MesseBorgo TrentoChiesa centraleFeriale 7.15 15.30Prefest. 16.15Festiva 11.00
GeriatricoFeriale 7.15Festiva 10.30
MaternitàFestiva 10.15
Polo Confortini(Festive)Cappella 17.00Cardiologia, (3° p. Azzurro) 9.30Chirurgia, (5° p. Arancione) 11.00
Borgo RomaFeriale 17.00Prefest. 17.00Festiva 10.30 17.00
Ci h@nno scritto… ci h@nno chiesto…
Invito alla collaborazioneChi vuole, può collaborare inviando ilproprio contributo per il giornalino:testo, immagini, domande, segnalazioni,..., alla mail:[email protected] contattando i cappellani.Grati per quanto vorrete donare aquesta causa, con stima ed amicizia.La Redazione
Quando tocchi con mano e vedi questeingiustizie, devi decidere da che parte stare e quindi la presa di coscienza per la tutela dell'indifeso e la lotta per i dirittidell'uomo è maturata dentro di me. Perciòanche dopo essere rientrati in Italia edaver vissuto questa esperienza, abbiamofatto della condivisione (compartilha) unobiettivo della nostra vita; condividerequello che possediamo è diventato partedel pensiero mio e della mia famiglia. Ciòche è mio non lo conservo gelosamente,considero che i beni siano posti a serviziodell'uomo; questa convinzione miconsente maggior distacco dalle coseconcrete e forse anche meno affanno.
Vivere questa esperienza alla luce dellafede deve averti aiutato molto, qualemessaggio ti senti di consegnare a chileggerà queste parole?Dio è amore e si offre a noi in maniere inaspettate ed impreviste; ciò che mi hamaggiormente colpito in Brasile è statol'incontro con altre chiese e altre confessioni, l'aver conosciuto espressioni religiose diverse ti fa capire l'universalità dellasalvezza che nasce dalla Pasqua. Quelloche di prezioso ho trovato nella religionein cui credo, il cattolicesimo, è la Parola diDio applicata nella vita quotidiana. In unaterra come il Brasile, ma poter dire ancheda noi in Italia, ritengo siano i laici col loroimpegno e la loro testimonianza i veri protagonisti delle chiese che si affacciano alterzo millennio; ed è l'Eucaristia, il Cristoche si fa pane, vita per noi, l'espressionepiù concreta e più umana che Dio potevadonarci e di cui ogni uomo può nutrirsi.
Quale consiglio ti senti di dare a coloroche sentono il desiderio di impegnarsiper il prossimo, qual è secondo il tuoparere il punto nodale?
È difficile dare consigli e non ci sono ricette preconfezionate, ma posso dire cosaè importante per me: ciò che ho scelto escelgo di fare è un servizio, è gratuità, rivolgendomi alle persone consegnando aloro il dono che io stessa ho ricevuto, percui in ogni situazione devo sempre entrarein punta di piedi, guardando e rispettandoil luogo e la libertà delle persone cheincontro.
Da tempo ti sei stabilita qui a Veronacon la famiglia, sei ancora impegnata ohai attaccato il volontariato al chiodo?No davvero, anzi … da qualche annocollaboro col Centro Missionario Diocesano, braccio operativo della Diocesi che hail compito di sostenere, formare, accompagnare i missionari veronesi sparsi nelmondo. Questo servizio gratuito che ritaglio nel mio tempo libero, mi impegna emi ricorda per giorni e giorni, ciò che hovissuto anni fa.La missione ora è scambio, non più aiuto;ora è reciprocità, perciò anche noi occidentali impariamo e condividiamo un modo di essere Chiesa diverso. La societàitaliana vive un periodo di difficoltà e amio parere anche la Chiesa vive di riflessoquesta situazione di precarietà. Spero vivamente in una nuova primavera, che cessino le difficoltà e si riesca a far entrarequeste ventate di novità nella Chiesa italiana e nella società tutta. Termino facendomie le parole di una canzone della FiorellaMannoia:
… non c'è figlio che non sia mio figlio …né ferita di cui non sento dolore …
… non c'è voce che non sia la mia voce …… non c'è terra che non sia la mia terra …
e non c'è vita che non meriti amore.
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http: / / i s suu.com/sul lav iadel lav i ta
Caro padre Edoardo,abbiamo fatto una chiacchierata alcuni giornifa a proposito del Giro d’Italia in Verona, e mihai suggerito di pubblicare quelle mie osservazioni sul giornalino. Non so se l'argomentopossa essere tanto interessante da esserepubblicato, comunque, parlavamo, di uneccessivo "sfruttamento" del fisico in queste situazioni e mi ero sbilanciato a paragonare talesfruttamento a quello della prostituzione. Ipunti da sottolineare sono prevalentementedue:1) i corridori professionisti non lo fanno soloper sport (sarebbe motivazione alta ed encomiabile) ma prevalentemente se non esclusivamente per denaro;2) essendo il loro guadagno legato alle "prestazioni", a volte (solo a volte?) sfruttano ancora di più il fisico ricorrendo a sostanze dopanti
e affini.Tutto ciò vale per qualsiasi sport pagato, ovviamente, e non solo per il ciclismo. Nessuno siscandalizza di questo (salvo per il doping) etutto passa come normale. Per questo io ritengo che lo sport non debba mai diventareprofessionismo.
Certo che anche la "prostituzione" è unosfruttamento del fisico a scopo di lucro, forsesenza uso di sostanze dopanti, ma il quadroviene considerato in modo ben diverso. Ora,cercando di non fare confusione e "prendendoil tutto con le dovute pinze", ritengo che sianotutte e due situazioni disdicevoli e quindiandrebbero evitate entrambe.Tutto qui. Pensierino banale, ma forse nontroppo.Ciao e a presto.Dr. Gianni Stanzani