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francesco arena . rossella biscotti . patrizio di massimo flavio favelli . eva frapiccini . goldiechiari . seb patane a cura di / curated by Marcella Beccaria 15.09 — 18.11.2012 MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA REGIONE PIEMONTE - FONDAZIONE CRT - CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO - CITTÀ DI TORINO - UNICREDIT La mostra è resa possibile grazie agli / This show was made possible thanks to the AMICI SOSTENITORI DEL CASTELLO DI RIVOLI parte del programma per l’arte italiana / part of the programm for Italian art Media Partner Giovanni Minoli Presidente Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Il Castello di Rivoli ha fin dall’inizio nella sua missione la promozione dell’arte ed è proprio in considerazio- ne del suo importante ruolo che da di- versi anni ha dedicato un’iniziativa ai giovani protagonisti dell’arte italiana. La Borsa per giovani artisti italiani ha ad oggi promosso la produzione di una decina di opere di altrettanti ar- tisti attraverso le costanti donazioni degli Amici Sostenitori del Castello. Oggi siamo di fronte ad una evolu- zione. La Borsa per giovani artisti italiani è non più dedicata ad un solo artista ma è divenuta parte integrante di un progetto più vasto che prevede una mostra tematica e un premio che consiste nell’acquisizione di un’opera per la collezione permanente. La storia che non ho vissuto (te- stimone indiretto) ‘identifica’ mo- menti della storia italiana attraverso le opere di sette artisti, selezionati dal curatore Marcella Beccaria tra le nuove generazioni. Questa scelta tematica testimonia come la nostra storia ha ancora molto bisogno di essere ascoltata per poter vincere le paure, le ritrosie e i misteri che l’avvolgono e anche l’arte può essere uno strumento per conoscerla. Il mio ruolo in questa progetto è duplice: da un lato come Presidente presento questa nuova iniziativa del Museo e dall’altra, proprio in virtù dell’argomento trattato, come Diret- tore della testata Rai150 sono felice di poter promuovere questa mostra come Media Partner insieme al quo- tidiano torinese La Stampa che rin- grazio insieme al suo Direttore Mario Calabresi. Per questo desidero rin- graziare i collaboratori e autori della trasmissione La Storia siamo noi che partecipano con entusiasmo all’in- tensa programmazione degli eventi collaterali organizzati per questa mo- stra. Si tratta di una serie di incontri dove gli stessi autori metteranno a disposizione le loro ricerche e le loro conoscenze sugli avvenimenti storici trattati in mostra. Questa iniziativa ha lo scopo specifico non solo di aiu- tare il giovane pubblico, al quale è de- dicato questo ciclo di incontri, ma an- che di porre in evidenza l’importanza della funzione educativa dell’arte nella dimensione sociale. Questo progetto è sostenuto in- teramente dagli Amici Sostenitori del Castello di Rivoli che ringrazio per la generosità e il calore che han- no dimostrato verso il Museo e nello specifico verso la Borsa. Ci troviamo di fronte ad un vero esempio di come il privato possa sostenere l’arte con passione aiutando l’istituzione che ha il compito di lanciarla nel mondo. Questa continua evoluzione cre- ativa nella ricerca culturale e gestio- nale conferma la vitalità e l’eccezio- nalità che il Castello di Rivoli è ve- nuto acquisendo nel tempo. A nome del Museo a tutti un sentito grazie. continua a pag. 3 Marcella Beccaria Capo Curatore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea “L’angelo della storia deve avere que- sto aspetto. Ha il viso rivolto al pas- sato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto”. Così scrisse Walter Benjamin, contemplando un disegno di Paul Klee che considera- va il suo bene più prezioso. Anche se concepita nel 1939, questa immagine dell’angelo che guarda le rovine della storia continua a essere attuale e può fornire una chiave d’accesso ad alcu- ne opere contemporanee prodotte da giovani artisti italiani in questi ulti- mi anni. È intorno al 2004-2005 che, infatti, iniziano a comparire sulla scena artistica italiana alcune opere ispirate al passato, ed è negli anni im- mediatamente successivi che, invece di rimanere elementi isolati, esse si rivelano tappe cruciali nella costru- zione dei percorsi individuali di una serie di giovani artisti. La mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) iden- tifica in Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechia- ri, Seb Patane alcuni tra i principali esponenti di una nuova generazione di artisti italiani che, pur in un’ampia varietà di forme e scelte linguistiche, è accomunata da uno specifico inte- resse nei confronti della storia dell’I- talia del Novecento. Dalle ambizioni imperialiste del regime fascista, alle stragi irrisolte, agli anni di piombo, ai poteri oscuri, le opere presentate in mostra si riferiscono per la mag- gior parte a eventi tragici, tuttora scomodi, la cui ombra si allunga sul- la realtà attuale, pesando anche su chi non li ha vissuti personalmente. Non si tratta certo di privilegiare morbosi attaccamenti nei confronti di ciò che è oscuro, soffermarsi tra le maglie di teorie complottiste o, peg- gio, di mancare di rispetto alla lunga scia di sangue che macchia la storia italiana. Piuttosto, ho ideato questa mostra perché penso sia il momen- to, nell’attuale contesto di incertez- ze e contraddizioni, di riconoscere la presenza vitale di un’arte tesa a riaffermare il proprio ruolo politico e sociale. Guardando al passato, le opere in mostra sembrano trovarsi in una condizione non dissimile da quella dell’angelo di Benjamin e con- templano la storia proprio a partire dai suoi frammenti più incrinati o offuscati da altre ingombranti mace- rie. Cercare di interrogare ciò che è poco chiaro, o fatti che a distanza di anni continuano a dividere l’opinio- ne pubblica, richiama anche la desi- derabile immagine di una società de- mocratica, nella quale nulla è celato e tutto corrisponde al vero significato di “res publica” sempre da tutti visi- bile e da tutti condivisibile. continua a pag. 3 Beatrice Merz Direttore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Convulsioni della storia, convulsio- ni dell’arte: i sette protagonisti della mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) sono stati scel- ti dal curatore Marcella Beccaria all’interno di una più vasta rosa di artisti italiani delle nuove genera- zioni che affrontano temi sollevati dalla storia italiana. L’arte sta vivendo e si sta adattan- do ad un cambiamento di approccio all’informazione scandita da tempi sempre più ristretti e, per questo, l’attimo della riflessione deve essere raggiunto con velocità. Questo ap- proccio sembra che dia adito all’ar- te di affrontare se stessa in termini quasi ‘giornalistici’ come se l’opera fosse una ‘cronaca’ di un evento piut- tosto che una riflessione sulla mate- ria dell’oggetto o del quadro. continua a pag. 2, 3

MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA

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francesco arena . rossella biscotti . patrizio di massimo flavio favelli . eva frapiccini . goldiechiari . seb patane

a cura di / curated by Marcella Beccaria

15.09 — 18.11.2012MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA

REGIONE PIEMONTE - FONDAZIONE CRT - CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO - CITTÀ DI TORINO - UNICREDIT

La mostra è resa possibile grazie agli /This show was made possible thanks to theAMICI SOSTENITORI DEL CASTELLO DI RIVOLI

parte del programma per l’arte italiana / part of the programm for Italian art

Media Partner

Giovanni MinoliPresidenteCastello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Il Castello di Rivoli ha fin dall’inizio nella sua missione la promozione dell’arte ed è proprio in considerazio-ne del suo importante ruolo che da di-versi anni ha dedicato un’iniziativa ai giovani protagonisti dell’arte italiana. La Borsa per giovani artisti italiani ha ad oggi promosso la produzione di una decina di opere di altrettanti ar-tisti attraverso le costanti donazioni degli Amici Sostenitori del Castello. Oggi siamo di fronte ad una evolu-zione. La Borsa per giovani artisti italiani è non più dedicata ad un solo artista ma è divenuta parte integrante di un progetto più vasto che prevede una mostra tematica e un premio che consiste nell’acquisizione di un’opera per la collezione permanente.

La storia che non ho vissuto (te-stimone indiretto) ‘identifica’ mo-menti della storia italiana attraverso le opere di sette artisti, selezionati dal curatore Marcella Beccaria tra le nuove generazioni. Questa scelta tematica testimonia come la nostra storia ha ancora molto bisogno di essere ascoltata per poter vincere le paure, le ritrosie e i misteri che l’avvolgono e anche l’arte può essere uno strumento per conoscerla.

Il mio ruolo in questa progetto è duplice: da un lato come Presidente presento questa nuova iniziativa del Museo e dall’altra, proprio in virtù dell’argomento trattato, come Diret-tore della testata Rai150 sono felice di poter promuovere questa mostra come Media Partner insieme al quo-tidiano torinese La Stampa che rin-grazio insieme al suo Direttore Mario Calabresi. Per questo desidero rin-graziare i collaboratori e autori della trasmissione La Storia siamo noi che partecipano con entusiasmo all’in-tensa programmazione degli eventi collaterali organizzati per questa mo-stra. Si tratta di una serie di incontri dove gli stessi autori metteranno a disposizione le loro ricerche e le loro conoscenze sugli avvenimenti storici trattati in mostra. Questa iniziativa ha lo scopo specifico non solo di aiu-tare il giovane pubblico, al quale è de-dicato questo ciclo di incontri, ma an-che di porre in evidenza l’importanza della funzione educativa dell’arte nella dimensione sociale.

Questo progetto è sostenuto in-teramente dagli Amici Sostenitori del Castello di Rivoli che ringrazio per la generosità e il calore che han-no dimostrato verso il Museo e nello specifico verso la Borsa. Ci troviamo di fronte ad un vero esempio di come il privato possa sostenere l’arte con passione aiutando l’istituzione che ha il compito di lanciarla nel mondo.

Questa continua evoluzione cre-ativa nella ricerca culturale e gestio-nale conferma la vitalità e l’eccezio-nalità che il Castello di Rivoli è ve-nuto acquisendo nel tempo. A nome del Museo a tutti un sentito grazie. continua a pag. 3

Marcella Beccaria Capo Curatore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

“L’angelo della storia deve avere que-sto aspetto. Ha il viso rivolto al pas-sato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto”. Così scrisse Walter Benjamin, contemplando un disegno di Paul Klee che considera-va il suo bene più prezioso. Anche se concepita nel 1939, questa immagine dell’angelo che guarda le rovine della storia continua a essere attuale e può fornire una chiave d’accesso ad alcu-ne opere contemporanee prodotte da giovani artisti italiani in questi ulti-mi anni. È intorno al 2004-2005 che, infatti, iniziano a comparire sulla scena artistica italiana alcune opere ispirate al passato, ed è negli anni im-mediatamente successivi che, invece di rimanere elementi isolati, esse si rivelano tappe cruciali nella costru-zione dei percorsi individuali di una serie di giovani artisti.

La mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) iden-tifica in Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechia-ri, Seb Patane alcuni tra i principali esponenti di una nuova generazione di artisti italiani che, pur in un’ampia varietà di forme e scelte linguistiche, è accomunata da uno specifico inte-resse nei confronti della storia dell’I-talia del Novecento. Dalle ambizioni imperialiste del regime fascista, alle stragi irrisolte, agli anni di piombo, ai poteri oscuri, le opere presentate in mostra si riferiscono per la mag-gior parte a eventi tragici, tuttora scomodi, la cui ombra si allunga sul-la realtà attuale, pesando anche su chi non li ha vissuti personalmente. Non si tratta certo di privilegiare morbosi attaccamenti nei confronti di ciò che è oscuro, soffermarsi tra le maglie di teorie complottiste o, peg-gio, di mancare di rispetto alla lunga scia di sangue che macchia la storia italiana. Piuttosto, ho ideato questa mostra perché penso sia il momen-to, nell’attuale contesto di incertez-ze e contraddizioni, di riconoscere la presenza vitale di un’arte tesa a riaffermare il proprio ruolo politico e sociale. Guardando al passato, le opere in mostra sembrano trovarsi in una condizione non dissimile da quella dell’angelo di Benjamin e con-templano la storia proprio a partire dai suoi frammenti più incrinati o offuscati da altre ingombranti mace-rie. Cercare di interrogare ciò che è poco chiaro, o fatti che a distanza di anni continuano a dividere l’opinio-ne pubblica, richiama anche la desi-derabile immagine di una società de-mocratica, nella quale nulla è celato e tutto corrisponde al vero significato di “res publica” sempre da tutti visi-bile e da tutti condivisibile. continua a pag. 3

Beatrice Merz Direttore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Convulsioni della storia, convulsio-ni dell’arte: i sette protagonisti della mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) sono stati scel-

ti dal curatore Marcella Beccaria all’interno di una più vasta rosa di artisti italiani delle nuove genera-zioni che affrontano temi sollevati dalla storia italiana.

L’arte sta vivendo e si sta adattan-do ad un cambiamento di approccio all’informazione scandita da tempi sempre più ristretti e, per questo,

l’attimo della riflessione deve essere raggiunto con velocità. Questo ap-proccio sembra che dia adito all’ar-te di affrontare se stessa in termini quasi ‘giornalistici’ come se l’opera fosse una ‘cronaca’ di un evento piut-tosto che una riflessione sulla mate-ria dell’oggetto o del quadro.continua a pag. 2, 3

La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 02

19695.02

Italia, sciopero generale. Inizia un lungo periodo di manifestazioni

22.03 – 27.04Berna, Kunsthalle“Live in your head. When attitudes become form”a cura di Harald Szeemann. 1.09Libia, proclamazione delle repubblica, il Colonnello Mu’ammar Gadha� presidente15.10Usa, in piazza 15 milioni di manifestanti contro la guerra in Vietnam

9.08Italia, otto bombe su diversi treni, 12 feriti

21.09Como, “Campo urbano interventi estetici nella

dimensione collettiva umana”

19.11Milano, durante uno sciopero muore l’agente

Antonio Annarumma 25.11I redattori de “Il manifesto” sono radiati dal PCI12.12

Milano, Banca Nazionale dell'Agricoltura, Piazza Fontana, bomba provoca 17 morti

e più di 80 feriti

15.12Milano, Giuseppe Pinelli, anarchico, muore precipitando da una �nestra della Questura

Kurt Vonnegut, “Mattatoio n° 5”Julio Cortázar, “Il gioco del mondo”“Easy Rider” di Dennis Hopper“Andrej Rubliov” di Andrej Tarkovskij“La caduta degli dei” di Luchino Visconti

Germano Celant, “Arte povera + azioni povere”, Napoli. Documentazione della mostra/evento

tenutasi ad Amal� il 4-6.10.1968Germano Celant, “Arte Povera”, Milano. Prima

raccolta sotto la de�nizione di ‘arte povera’Carla Lonzi, “Autoritratto”, Milano.

Raccolta di interviste dell’autrice 197005

Cambogia, intervento militare Statunitense 06Basilea, “Art Basel” prima edizione della �era

12.06 – 12.07 Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna

“Conceptual Art – Arte Povera – Land Art” a cura di Germano Celant

24.06 – 25.10 Venezia, 35ma Biennale. Dopo gli scontri dell’edizione precedente nel 1968 i premi sono aboliti. Nel 1986 verranno ripristinati 30.06 – 30.09

Montepulciano, Palazzo Ricci“Amore mio” a cura di Achille Bonito Oliva

2.07Gioia Tauro, esplosione sul treno Palermo-Torino, 8 morti circa 70 feriti

14.07Reggio Calabria, inizia la protesta meridionale 07.09

Reggio Calabria, 4 attentati dinamitardi rivendicati dall'estrema destra

9.10Roma, il Senato approva la legge sul divorzio

24.10Cile, Salvator Allende è eletto Presidente

20.11Hannover, Kunstverein“Identi�cations”

�lms di Gerry Schum trasmessi dal canale televisivo nazionale della Germania Federale

7-8.12Roma, tentativo di colpo di stato di destra

11.1970 – 01.1971Roma, Palazzo delle Esposizioni“Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-1970”, a cura di Achille Bonito Oliva

“Flash Art” la rivista fondata nel 1967 da Giancarlo Politi, sposta la redazione da Roma a Milano “Avalanche” primo numero della rivista, New York

“Piccolo grande uomo” di Arthur Penn“Il conformista” di Bernardo Bertolucci

“Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo“Indagine su un cittadino al di sopra

di ogni sospetto” di Elio Petri 19714.02Catanzaro, bomba in una manifestazione, 1 morto

13.04Treviso, mandato di cattura per Piazza Fontana a Freda e Ventura, militanti di estrema destra

04“Il manifesto” diventa quotidiano

07Parigi scelto il progetto di Renzo Piano e

Richard Rogers per la realizzazione del Centre Georges Pompidou 25.10

La Cina membro delle Nazioni Unite 3.12L’India dichiara guerra al Pakistan

24.12Roma, Leone eletto Presidente della Repubblica

“Data” primo numero della rivista diretta da Tommaso Trini, MilanoAchille Bonito Oliva, “Il territorio magico. Comportamenti alternativi dell’arte”, FirenzeHeinrich Böll, “Foto di gruppo con signora”

“Arancia meccanica” di Stanley Kubrick“La cerimonia” di Nagisa Oshima

“L’udienza” di Marco Ferreri“Morte a Venezia” di Luchino Visconti

19723.03Milano, Idalgo Macchiarini, dirigente della Siemens, è sequestrato dalle BR 6-30.03

Roma, Palazzo Taverna “Critica in atto”rassegna internazionale della critica d’arte 14.3

Segrate (Mi), viene ritrovato il corpo dell’editore Giangiacomo Feltrinelli dilaniato da una carica di tritolo

18.04“Lotta Continua”, fondata nel 1969,

diventa quotidiano 17.05Milano, il Commissario di Pubblica Sicurezza Luigi Calabresi è assassinato sotto casa sua

31.05Peteano, una de�agrazione di un’auto uccide

3 carabinieri e ne ferisce altri 2 11.06 – 1.10Venezia, 36ma Biennale d’arte articolata in mostre tematiche26.06Roma, governo Andreotti

20.06 – 8.10 Kassel, Museum Fredericianum, Neue Galerie

“documenta 5: Questioning Reality – Image World Today” a cura di Harald Szeemann

5.09Monaco, Olimpiadi, terroristi palestinesi sequestrano atleti israeliani. 11 atleti e 5 terroristi morti

15.12Roma, viene approvata la legge che riconosce

l’obiezione di coscienza

Ursula Meyer, “Conceptual art”, New YorkItalo Calvino, “Le città invisibili”

“Il fascino discreto della borhesia” di Luis Buñuel“Solaris” di Andrej Tarkovskij

“Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci“Il Padrino” di Francis Ford Coppola

197324.01Parigi, trattato di pace nel Vietnam. Gli USA continueranno ad attaccare �no al 197512.06

Roma, si dimette il governo Andreotti, gli succede Rumor 11.09

Cile, colpo si stato militare guidato dal generale Pinochet. Allende assassinato

6.10Israele, quarto con�itto arabo-israeliano: ‘la

guerra del Kippur’ 23.11Roma, il governo vara l’austerity piano di norme per ridurre i consumi energetici

30.11 – 28.02.1974Roma, Parcheggio di Villa Borghese

“Contemporanea” 10.12Torino, Ettore Amerio, dirigente Fiat, è rapito dalle BR. Liberato il 18

17.12Roma, un commando arabo assalta un

Boeing 747 della Panam per Beirut, 30 morti

“Il lungo addio” di Robert Altman“Sussurri e grida” di Ingmar Bergman

“La grande abbu�ata” di Marco Ferreri

“Art-Press” primo numero della rivista diretta da Catherine Millet, ParigiGillo Dor�es, “Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Dall’informale al neo-oggettuale”, Milano

197418.04

Genova, le BR rapiscono il giudice Mario Sossi, verrà rilasciato il 23 maggio

25.04Lisbona, “Rivoluzione dei garofani”, l’esercito si ribella al regime di Salazar riportando la democrazia nel paese12.05

Italia, referendum sul divorzio vince il no all’abrogazione della legge

28.05Brescia, bomba in Piazza della Loggia, 8 morti 94 feriti7-9.06

Rimini “Per un’editoria democratica”, congresso promosso da dieci editori italiani 4.08

San Benedetto Val di Sambro (Bo), bomba sul treno “Italicus” Roma-Monaco, 12 morti e 48 feriti

8.09Pinerolo, arrestati Curcio e Franceschini delle BR

12.09Etiopia, deposto Hailé Selassié

5.10La Biennale di Venezia dedica un’intera

edizione, senza numero, al Cile: 31.10Roma, arrestato il generale Vito Miceli ex-capo del SID, per il tentativo di colpo di Stato di Borghese

13.11Usa, discorso di Arafat alle Nazioni Unite

8.12Grecia, referendum sancisce la repubblica,

cade il regime dei colonnelli

Lea Vergine, “Il corpo come linguaggio. Body art e storie simili”, Milano

Elsa Morante, “La storia”Doris Lessing, “Memorie di una sopravvissuta”“Alice nelle città” di Wim Wenders“Amarcord” di Federico Fellini

197518.02Casale Monferrato, Curcio evade dal carcere

13.04Libano, inizia la guerra civile tra cristiani, musulmani e drusi21.05

Roma, approvata la legge Reale con nuove norme restrittive per la sicurezza

5.06Acqui Terme (Al), con�itto a fuoco con i carabinieri, muore la brigatista Mara Cagol5.07 – 17.08

Berna, Kunsthalle “Junggesellenmaschinen”a cura di Harald Szeemann

15.09 – 4.11Venezia Magazzini del Sale“A proposito del Mulino Stucky”

2.11Ostia (Rm), Pier Paolo Pasolini viene assassinato 20.11

Madrid, muore il generale Franco il potere passa al Re Juan Carlos I di Borbone“Parachute” primo numero della rivista, Montreal

Gabriel Garcia Márquez, “L’autunno del patriarca”“La recita” di Theo Angelopoulos“Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini

1976

14.01Milano, nasce il quotidiano “La Repubblica”

28.02arrestati per la strage di Piazza Fontana il

generale Gianadeliso Maletti e il capitano Antonio La Bruna del SID 6.05

Friuli, violento terremoto, circa mille morti8.06Genova, le BR uccidono il Procuratore

Francesco Coco e la sua scorta16.06Città del Capo, scontri razziali, 200 morti

20.06Italia, elezioni politiche anticipate

10.07Seveso (Mi), lo scoppio di un reattore della ICMESA provoca la fuoriuscita di una nube di diossina10.07

Roma, Ordine Nuovo uccide il sostituto Procuratore Vittorio Occorsio

14.07 – 10.10Venezia, 37ma Biennale d’Arte. “L’ambiente”

9.08Roma, nominato sindaco Giulio Carlo Argan

9.09Pechino, muore Mao-Tsé-toung

2.11Usa, eletto Presidente Jimmy Carter

15.12Sesto San Giovanni (Mi), scontro a fuoco, muoiono il vicequestore Padovani, il maresciallo Bezzega e il brigatista Alasia

Manuel Puig, “Il bacio della donna ragno”“La Marchesa von O” di Enric Rohmer“Taxi driver” di Martin Scorsese“Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi

Achille Bonito Oliva, “L’ideologia del traditore. Arte, maniera, manierismo”, Milano

“Printed Matter”. libri d’artista, New York

197816.01

Roma, il PCI chiede un governo d'emergenza con la partecipazione di tutti i partiti

9.03Torino, si apre il processo alle BR che porterà alla

condanna di Curcio, Franceschini, Gallinari, Semeria, Ogni bene, Mantovani e Moretti

10.03Torino, Rosario Berardi, maresciallo di polizia, è ucciso dalle BR

16.03Roma, in via Fani viene rapito dalle BR

Aldo Moro, uccisi i 5 uomini della scorta

21.03Roma, approvato un decreto legge speciale anti-terrorismo

9.05Roma, ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Il Ministro degli Interni Cossiga si dimette

2.07 – 15.10Venezia 38ma Biennale Internazionale d’Arte“Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura”

8.07 – 30.08Isola di Brissago, Ascona, mostra “Monte Verità”

8.07Roma, Pertini eletto Presidente della Repubblica 6.08Roma, muore Paolo VI gli succede Giovanni Paolo I per 33 giorni. Il 16.10 eletto Papa Karol Woityla

5.09Camp David, �rmato un trattato tra l’Egitto

e Israele senza i palestinesi 20.11Roma, muore Giorgio De Chirico

Maurizio Calvesi, “Avanguardia di massa”, Milano

Jan McEwan, “Il giardino di cemento”“Il cacciatore” di Michael Cimino

“L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi

197717.02Roma, Luciano Lama segretario CGIL contestato davanti all’università occupata12.03Torino, Brigate Combattenti uccidono Giuseppe Ciotta, brigadiere di pubblica sicurezza

2.06Milano, le BR ‘gambizzano’ il giornalista

Indro Montanelli

16.09Roma, Rumor è incriminato per reticenza al processo di Piazza Fontana. 18.09

Torino, il caporedattore de “l'Unità” Nino Ferrero, è ferito dal gruppo “Azione Rivoluzionaria”

16.11Torino, Carlo Casalegno, vicedirettore de “La Stampa”, viene ferito dalle BR, muore il 29.11

31.01Parigi, apre il Centre Georges Pompidou,

Musée National d’Art Moderne11.03

Bologna, Guerriglia in tutto il centro cittadino. Radio Alice viene chiusa

28.04Torino, le BR uccidono l’avvocato Fulvio Croce 1.06 – 15.09

Parigi, Centre Georges Pompidou “Paris-New York 1905-1968” a cura di Pontus Hulten

5.07Parigi, Manifesto contro la repressione in Italia

�rmato da 28 intellettuali francesi

23-25.09Bologna, Congresso contro la repressione organizzato dal Movimento del ‘771.10

Torino, in una manifestazione assalto al Bar Angelo Azzurro, morirà ustionato Roberto Crescenzio

Stephen King, “Shining”“Io e Annie” di Woody Allen“L’uomo di marmo” di Andrzej Wajda“Una giornata particolare” di Ettore Scola

197916.01

Iran, lo Scià fugge, ritorna l'Ayatollah Khomeini

27.12Afghanistan, i sovietici entrano a Kabul

“Alfabeta” primo numero della rivista diretta tra gli altri da Nanni Balestrini, Umberto Eco,

Paolo Volponi, Milano

24.01Genova, Guido Rossa, operaio dell'Italsider

è ucciso dalle BR

19.01Torino, l'agente di custodia Lorusso ucciso da Prima Linea23.02Catanzaro, processo Piazza Fontana: ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini , assolti l’anarchico Valpreda e il neofascista Merlino

28.02Torino, sparatoria al bar Dell’Angelo muoiono i

terroristi Azzaroni e Caggegi, stesso bar il 18.07 un commando uccide il titolare

9.03Torino, via Millio sparatoria tra forze dell’ordine e terroristi, muore Emanuele Iurilli7.04

Padova, arrestato Toni Negri, accusato con Piperno e Scalzone di organizzazione occulta

3.06Italia, elezioni anticipate 20.06

Roma, Nilde Jotti eletta Presidente della Camera21.09Torino, Carlo Ghiglieno, dirigente Fiat,

ucciso da Prima Linea

31.05 – 5.11Parigi, Centre Georges Pompidou“Paris-Moscow 1900-1930”

Nadine Gordimer, “La �glia di Burger” “Oltre il giardino” di Hal Ashby“Manhattan” di Woody Allen“Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi

1980 6.01Palermo, il Presidente della Regione Piersanti Mattarella, è ucciso dalla ma�a

6.02Roma, decreto che estende i poteri delle forze

dell’ordine e condanne più aspre per i terroristi 12.02Roma, le BR uccidono Vittorio Bachelet, docente e vicepresidente del CSM

18.02Torino, arrestato il BR Patrizio Peci collaborerà con i giudici

15.03Bologna, Galleria d’Arte Moderna “Dieci anni dopo, i nuovi-nuovi” a cura di Renato Barilli

4.05Lubiana, muore il Maresciallo Tito

28.05Milano, il gruppo Brigata XXVIII Marzo uccide

Walter Tobagi de “Il Corriere della Sera” 1.06 – 28.09Venezia 39ma Biennale d’Arte, “L’arte degli anni settanta / Aperto 80” ai Magazzini del Sale sezione dedicata ai giovani

27.06Ustica, un DC 9 dell'Itavia precipita, muoiono

81 persone. L’inchiesta ha stabilito che è stato colpito da presunto missile 2.08

Bologna, alla stazione esplode una bomba, 85 morti e 200 feriti. Nel 1995 condannati Valerio Fioravanti e Francesca Mambro

22.09l'Iraq attacca l'Iran

27.09Roma, il governo Cossiga si dimette

29.09Torino, cassa integrazione per 23.000 operai Fiat

14.10Torino, i quadri intermedi s�lano per Torino: è la 'marcia dei 40 mila'

4.11Usa, eletto Presidente Ronald Reagan

23.11Irpinia, terremoto più di 3 mila morti

“Anoir, Eblanc, Irouge, Uvert, Obleu” primo numero della rivista diretta da Bruno Corà, Roma

Umberto Eco, “Il nome della rosa”“The Elephant Man” di David Lynch

“Salto nel vuoto” di Marco Bellocchio

19815.02Padova, arrestato in un con�itto a fuoco il terrorista di estrema destra Fioravanti

17.02Milano, ucciso dalle BR Luigi Maccacani,

direttore sanitario del Policlinico

17.03Castiglion Fibocchi (Az), nella villa di Licio Gelli sequestrata la lista degli iscritti alla Loggia P220.03Catanzaro, prima assoluzione per gli imputati di piazza Fontana. Il 27.01.1987, la Corte di Cassazione rende de�nitiva la sentenza

30.05 – 16.08Köln, Museum der Stadt

“Westkunst, Zeitgenössische Kunst seit 1939”10.06

San Benedetto del Tronto, viene rapito e poi ucciso il fratello di Patrizio Peci

25.06 – 7.09Parigi, Centre Georges Pompidou, Musée National d’Art Moderne“Identité Italienne. L’art en Italie depuis 1959”

Vargas Llosa, “La guerra della �ne del mondo”“Anni di piombo” di Margarethe von Trotta“Tre fratelli” di Francesco Rosi

19822.03

Brescia, assolti gli imputati per piazza della Loggia e così anche il successivo processo

5.03Roma, arrestata dopo una rapina Francesca

Mambro, terrorista di estrema destra06New York, Solomon R. Guggenheim Museum“Italian art now: an American perspective”19.06 – 28.09

Kassel, Museum Fredericianum, Neue Galerie“documenta 7” direzione artistica di Rudi Fuchs

15.07Napoli, ucciso dalle BR Antonio Ammaturo, Capo della squadra mobile3.09

Palermo, uccisi dalla ma�a il Generale Alberto Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro

16-18.09Libano, massacro di centinaia di persone nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila 09

Torino, Prima del Festival Internazionale Cinema Giovani oggi Torino Film Festival

16.10 – 16.01.1983Berlino, Martin-Gropius-Bau“Zeitgeist: Internationale Kunstausstellung Berlin”Mönchengladbach, Museum Abteiberg

Nuovo edi�cio per il Museo disegnato da Hans Hollein, iniziata nel 1977 la costruzione

Alice Walker, “Il colore viola”Primo Levi, “Se non ora, quando?”“Fanny e Alexander” di Ingmar Bergman“Colpire al cuore” di Gianni Amelio

198324.01

Roma, si conclude con 32 ergastoli il primo processo Moro

26.06Italia, le elezioni politiche

26.07Torino, sentenza contro le BR: 12 ergastoli

29.07Palermo, ucciso insieme alla scorta e al portiere il giudice Rocco Chinnici

4.08Roma, Bettino Craxi forma il suo primo governo

10.12Torino, si conclude il processo a Prima Linea con otto ergastoli“Il Giornale dell’Arte” primo numero fondato da Umberto Allemandi, Torino

Elmore Leonard, “Dissolvenza in nero”“Finalmente domenica” di François Tru�aut

“E la nave va” di Federico Fellini

19849.03Stoccarda, Neue Staats-galerie. Nuovo edi�cio per il Museo disegnato da James Stirling, Michael Wilford & A, commissione del 197723.03

Brescia, II inchiesta per la strage di piazza della Loggia che si chiuderà con assoluzioni. Le

successive ad oggi concluse �nite con assoluzioni

12.06Padova, condannati Negri e Scalzone nel processo iniziato 7.04.1979. Nel1986 Negri viene assolto e nel 1987 cadono per tutti le accuse23.12San Benedetto Val di Sambro (Bo), bomba sul rapido 904, Napoli-Milano: 16 morti e 130 feriti. Le indagini portano all’eversione di destra e alla camorra

18.12Rivoli, Castello di Rivoli “Ouverture” apre

il Museo, direzione artistica di Rudi Fuchsi lavori di restauro iniziati nel 1979

Achille Bonito Oliva, “Dialoghi d’artista. Incontri con l’arte contemporanea 1970-1984”, Milano

Marguerite Duras, “L’amante”“Paris Texas” di Wim Wenders

“Passaggio in India” di David Lean“Segreti segreti” di Giuseppe Bertolucci

Beatrice Merz

Ma l’arte non ha cambiato atteggia-mento rispetto all’attualità ed è ed è sempre stata un’antenna dei cam-biamenti storici e culturali. L’arte precede il flusso culturale dell’uma-nità e oggi, nel secondo decennio del nuovo millennio, le generazioni non possono fare altro che interrogarsi su quanto è stato fatto in passato e su come poter affrontare la crisi di valori culturali, sociali, politici che noi stessi abbiamo creato.

Anche attraverso un’analisi, o se vogliamo più una cronaca degli avve-nimenti, gli artisti segnalano le loro sensibilità e le difficoltà interpretati-ve che la storia ci rimanda. L’artista ri-definisce la propria missione, riflette sull’esigenza di contenuti, sulla con-testualizzazione e sulle convulsioni

della storia proponendoci le proprie.Perché Rossella Biscotti, goldie-

chiari, Eva Frapiccini, Flavio Favelli, Francesco Arena, Patrizio Di Massi-mo e Seb Patane sono stati così colpiti dagli anni di piombo, dalle stragi, dai misteri insoluti della storia d’Italia fin dalle sue origini di inizio secolo scor-so? Perché affezionarsi ad una storia non vissuta cercando di individuarne i messaggi, le palpitazioni, i gesti, i ri-cordi? L’arte ancora una volta ci forni-sce degli spunti sui quali poter formu-lare la propria interpretazione; sono voci nel grande mare della memoria, la memoria delle fasi convulsive degli eventi che ci assordano e stordiscono.

Questa mostra si inserisce nel pro-gramma del museo indagando in pro-fondità e rafforzando temi affrontati nei recenti allestimenti della collezio-ne. Per questo è giusto ricordare alcu-

ne opere di artisti italiani allestite nei piani dedicati alla collezione, come ad esempio l’omaggio di Marzia Migliora a Pier Paolo Pasolini e al pericolo della storia, la ‘foto di gruppo’ di Francesco Arena o ancora il lavoro sugli archivi dei media che Elisabetta Benassi ha svolto nel corso degli ultimi anni.

Inoltre desidero anche io associar-mi al Presidente nel ringraziare gli au-tori del programma La Storia siamo noi, il quotidiano La Stampa, gli ar-tisti, il Museo Nazionale del Cinema che ospita un’opera di Rossella Biscot-ti e gli Amici Sostenitori del Museo che hanno permesso la realizzazione di questa mostra e che, con la loro pre-senza a fianco del Castello di Rivoli, richiamano l’attenzione al ruolo che storicamente le associazioni e le cor-porate membership rappresentano per la promozione, la condivisione e

l’innovazione a favore della cultura. Infine, ho seguito volentieri il pre-

zioso suggerimento di Piero Corsini – che tra l’altro coordina per noi il ricco programma di approfondimenti sto-rici legati alla mostra – di inserire in questo giornale una sintetica cronolo-gia di fatti. Ho composto uno schema che raccoglie momenti rilevanti della storia italiana tra il 1969 e il 1984, un periodo ancora troppo vicino per essere archiviato e definito. Questa sequenza di dati storici è intercalata da momenti significativi della storia dell’arte per lo più italiana e da qual-che suggerimento letterario e cinema-tografico. Nulla di tutto ciò vuol essere esaustivo! Solo delle suggestioni lan-ciate al visitatore per stimolare appro-fondimenti sul legame inscindibile della storia politica e sociale dell’uma-nità con la storia dell’arte.

Beatrice Merz Director Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Upheavals in history, upheavals in art: the seven artists in the exhibi-tion entitled History I Never Lived Through (Indirect Witness) have been chosen by the curator, Marcel-la Beccaria, from a longlist of new generation of Italian artists whose works have tackled issues brought up by Italian history.

Art is going through – and adapt-ing to – a change in its approach to information, which comes in at an in-creasingly rapid pace, meaning that each moment of reflection must be grasped increasingly quickly. This ap-proach appears to allow art to confront itself in what are almost “journalistic”

History i never lived tHrougH (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 03

terms, as though the object or painting were a news report on an event rather than a reflection on its subject.

Yet art has not changed its view of current affairs and is, and always has been, an antenna that picks up his-torical and cultural changes. Art an-ticipates the cultural flow of human-ity and today, in the second decade of the new millennium, each generation cannot but question itself about what has happened in the past and about how it can tackle the crisis affecting the cultural, social and political val-ues that we ourselves have created.

Artists also use an analysis or, one might say, a chronicle of events, to make known their own responses and the difficulties of interpretation posed by history. Artists are redefin-ing their own mission, reflecting on the need for content, and on the con-textualisation and upheavals in his-tory, by offering us their own.

Why is it that Rossella Biscotti, goldiechiari, Eva Frapiccini, Flavio Favelli, Francesco Arena, Patrizio Di Massimo and Seb Patane have been so struck by the years of terrorism and by the massacres and unsolved mys-teries of Italian history since its ori-gins at the beginning of the last cen-tury? Why should they be attracted to a history they have not lived through, looking for its messages and its agita-tions, gestures and memories? Once again art gives us inspiration to for-mulate our own interpretations, act-ing as a voice in a great sea of memory – a memory of the convulsive phases of events that deafen and daze us.

This exhibition is part of the Mu-seum’s programme and investigates in greater depth some of the issues that have been examined in recent displays of the collection. This is why it is im-

portant to recall some works of Italian artists shown on the floors devoted to the Museum holdings. Examples in-clude the tribute by Marzia Migliora to Pier Paolo Pasolini and to the dangers of history, Francesco Arena’s “group photo” and the work on media archives that Elisabetta Benassi has been car-rying out in recent years.

I should also like to join the Presi-dent in thanking the television screen writers of the La Storia siamo noi programme, the La Stampa newspa-per, the artists, the Museo Nazionale del Cinema which houses a work by Rossella Biscotti and the Support-ing Friends of the Museum who have made this exhibition possible and whose presence alongside Castello di Rivoli has focused attention on the role that associations and corporate members have historically played in promotion, involvement and innova-tion in the world of culture.

Lastly, I have gladly taken up the suggestion by Piero Corsini – who amongst other things coordinates the lavish programme of historical analyses linked to the exhibition – to include a brief timeline of histori-cal events in this journal. I have thus created a chart that shows the sig-nificant moments in Italian history between 1969 and 1984, a period still too close to be archived and defined. This sequence of historical data is in-terspersed with the most consequen-tial moments in the history of mainly Italian art and with some literary and cinematographic highlights. None of this claims in any way to be exhaus-tive! These are just notions put out to the visitor to encourage further inves-tigation of the inseparable bond be-tween the political and social history of mankind and the history of art.

Marcella Beccaria

Coprendo un arco cronologico che dal 1920 arriva all’inizio degli anni Ottanta, le opere in mostra si riferi-scono a fatti antecedenti alla nasci-ta dei loro autori, o più raramente svoltisi al tempo della loro infanzia, spaziando dal periodo del regime fascista alla pubblicazione della li-sta della loggia P2. Pur attingendo al passato, si può tuttavia affermare che queste opere parlano del presente, affrontandone alcuni nodi crucia-li. Nella molteplicità dei linguaggi scelti, il metodo applicato da questi artisti condivide la necessità di in-traprendere una via empirica, espe-rienziale, per arrivare a conoscere e capire le ragioni storiche dell’Italia contemporanea. In questo senso può ad esempio essere inteso, per alcu-ni, l’utilizzo di documenti originali, o per altri della reiterazione di so-pralluoghi quale parte integrante del processo di realizzazione delle opere. Anche la meticolosa cura posta nello stendere liste ed elenchi segnala una evidente volontà di appropriazione, analoga alla mappatura di un luogo che ci si appresta a esplorare. In più di un caso, le opere presentate in que-sta mostra trattano della complessa relazione che trasforma il presente in storia nel momento in cui inizia il processo di trascrizione e diffusione dei fatti accaduti. Anche per questo motivo, la mostra è accompagnata dalla presente pubblicazione, in-tenzionalmente pensata in forma di giornale quotidiano che i visitatori possono portare con sé e questo testo, pensato per accompagnare il percor-so espositivo, continua nelle pagine seguenti, presentando le opere se-condo la sequenza dell’allestimento.

Affiancando lavori esistenti ad al-tri appositamente realizzati e del tut-to inediti, La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) riconosce nelle opere degli artisti selezionati alcuni tra gli elementi nodali a partire dai quali è possibile scrivere un nuovo capitolo sull’arte italiana. Questo ambizioso progetto è reso possibi-le grazie alla generosità degli Amici Sostenitori del Castello, ai quali va la mia profonda riconoscenza.continua a pag 4, 5, 6, 7, 8, 9

Marcella Beccaria Chief Curator Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

“This is how one pictures the angel of history. His face is turned toward the past. Where we perceive a chain of events, he sees one single catastrophe which keeps piling wreckage upon wreckage and hurls it in front of his feet. The angel would like to stay, awaken the dead, and make whole what has been smashed.” Thus wrote Walter Benjamin, contemplating a painting by Paul Klee, which he con-sidered as his most precious posses-sion. Even though created in 1939, this image of the angel observing the ruins of history continues to be highly rele-vant today and it may help us under-stand some of the contemporary works made by young Italian artists in re-cent years. It was in about 2004-2005 that a number of works inspired by the past started appearing on the Italian art scene and in the immediately en-suing years, instead of remaining as

isolated phenomena, they proved to be crucial stages in the individual re-search of a number of young artists.

The exhibition, History I Never Lived Through (Indirect Witness), presents Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari and Seb Patane as some of the leading exponents of a new generation of Ital-ian artists who, even though in a wide variety of artistic ways and forms, share a common interest in the histo-ry of twentieth-century Italy. From the imperialist ambitions of the Fas-cist regime to still unsolved massa-cres, to the years of terrorism and the powers behind the scenes, the works in the exhibition mostly refer to trag-ic, still awkward events, the shadows of which remain hanging over the present day, weighing heavily also on those who did not live through them. Here there is certainly no morbid at-tachment to the darker side of history or any desire to dwell on the ins and outs of conspiracy theories or, even worse, any lack of respect for the long trail of blood that has stained Ital-ian history. On the contrary, I have conceived this exhibition because I believe that, in the current situation of uncertainties and contradictions, the time has come to recognise the dynamism of an art that is striving to reassert its own political and social role. As they look towards the past, the works on show appear to be in a situ-ation not that far removed from Ben-jamin’s angel, contemplating history by looking at those fragments that are most fractured or concealed by other awkward debris of the past. The at-tempt to question still murky events that, even after so many years, still divide public opinion, also recalls the desirable image of a democratic soci-ety in which nothing is concealed and everything corresponds to the true meaning of the res publica, which is visible to, and can be shared by all.

Spanning a period from 1920 to the 1980s, the works on show allude to events that took place before the birth of their authors, or more rarely that took place during their child-hood, ranging from the time of the Fascist regime to the publication of the list of P2 lodge members. Even though they draw on the past, it can nevertheless be said that these works talk of the present, tackling some its crucial issues. In the variety of visu-al languages they have chosen, these artists share a common need to adopt an empirical, experience-based way of knowing and understanding the historical reasons for present-day Italy. In the case of some of them, this might involve the use of original documents, while for others constant on-site investigation is an integral part of their process of creation. Also the meticulous care in drafting lists reveals a clear desire for appropri-ation, rather like that of mapping a place one is about to explore. In more than one case, the works on display deal with the complex relationship that transforms the present into his-tory at the very moment when the process of transcribing and circulat-ing the events begins. For this reason too, the show is accompanied by this publication, which is intentionally in the form of a daily newspaper that visitors can take with them and this text continues in the following pages, presenting the works according to the exhibition's itinerary.

Bringing together existing works and others made specially for the occasion, History I Never Lived Through (Indirect Witness) recog-nises in all of the works selected some of the key elements that may be used as a basis for writing a new chapter in the history of Italian art. This am-bitious project is made possible by the Supporting Friends of Castello di Rivoli, to whom I am deeply grateful. continues at pages 4, 5, 6, 7, 8, 9

Giovanni Minoli PresidentCastello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Ever since it first opened, Castello di Rivoli, has had, as part of its mission, the promotion of art. It is in consid-eration of the important role it plays that, for a number of years now, it has devoted a special initiative to the emerging young names in Ital-ian art. The Fellowship for Young Italian Artists has so far promoted the production of ten works by as many artists, made possible by con-stant donations from the Supporting Friends of Castello di Rivoli. Today we are taking a step forward. The Fellowship for Young Italian Artists is no longer devoted to just a single artist but has become part of a much broader project that includes a the-matic exhibition and an award that consists in the acquisition of a work for the permanent collection.

History I Never Lived Through (Indirect Witness) focuses on mo-ments in the history of Italy through the works of seven artists selected from the younger generations by the curator, Marcella Beccaria. The choice of theme illustrates how our history still needs to be listened to in order to overcome the fears, diffi-dence and mystery which still shroud it, and how art can become an instru-ment to help understand it.

I have a twofold role in this proj-ect. Firstly, as President I am pre-senting this initiative of the Muse-

um, and secondly, because of the sub-ject in hand, as Director of Rai150, I am pleased to promote this exhi-bition as a Media Partner, together with the Turin-based daily newspa-per La Stampa. I want to express my gratitude to the newspaper and to its Director Mario Calabresi.

I should also like to thank the staff and authors of the television pro-gramme La Storia siamo noi, who are working with great enthusiasm on an exciting series of events accompany-ing this exhibition. In these encoun-ters the authors themselves share their research and knowledge about the particular historical events tack-led by the young artists in their works. This project aims not only to help young people in the audience, to whom this cycle of meetings is devoted, but also to highlight the importance of the educational function of art in society.

The exhibition is entirely funded by the Supporting Friends of Castel-lo di Rivoli, whom I thank for their great generosity and for the affection they have shown to the Museum, and to the Fellowship in particular. What we have before us is a fine example of how the private sector can patronise art with real passion, helping the in-stitution in the task of taking it out to the world.

This ceaseless creative develop-ment of cultural and management research demonstrates the level of vi-tality and achievement that Castello di Rivoli has built up over the years. On behalf of the Museum, I wish to ex-press my heartfelt thanks.

Maggiori informazioni e il calendario completo di tutti gli incontri su www.castellodirivoli.org

More information and the complete events' calendar at www.castellodirivoli.org

La mostra è accompagnata da un fitto calendario di appuntamenti e approfondimenti gratuiti e aperti al pubblico. Tra questi si segnalano i sette appuntamenti scaturiti dalla media partnership con RAI 150° - La Storia siamo noi che si terranno presso il Teatro del Castello di Rivoli:

The exhibition is accompanied by an extensive calendar of events and appointments, free to the public. Among these, listed below are the seven appointments resulting from the media partnership with RAI 150°- La Storia siamo noi that will take place in the Theatre of the Castello di Rivoli:

Venerdì 28 settembreLa strage di Piazza Fontana

Sabato 6 ottobreAnni spietati, Torino

Sabato 13 ottobreMorire di politica

Sabato 20 ottobreEroi come noi, Carlo Casalegno

Sabato 27 ottobreIl caso Moro

Sabato 10 novembreEroi come noi, Walter Tobagi

Sabato 17 novembreLa strage di Bologna

Friday, September 28The massacre of Piazza Fontana

Saturday, October 6Ruthless Years, Torino

Saturday, October 13Dying of politics

Saturday, October 20Heroes like us, Carlo Casalegno

Saturday, October 27The Moro Case

Saturday, November 10Heroes like us, Walter Tobagi

Saturday, November 17The massacre of Bologna

La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 04

Orientate a indagare il passato, le ope-re di Rossella Biscotti (Molfetta, Bari 1978) lo immettono nel presente, pre-ferendo alla certezza risolutiva delle risposte la perdurante inquietudine degli interrogativi. Utilizzando un metodo che unisce meticolose ricer-che d’archivio a ripetuti sopralluoghi, l’artista sviluppa progetti che, proprio in analogia con il suo metodo, invita-no i visitatori a una relazione attiva con la storia e a un rapporto di parte-cipazione con le sue opere.

Parte di un’indagine che riguarda il Fascismo e le sue politiche cultu-rali, La cinematografia è l’arma più forte, 2007, consiste nell’omonima frase proiettata sullo schermo di una sala cinematografica. L’opera ripren-de il medesimo slogan che, il 28 apri-le 1937, giorno dell’inaugurazione alla presenza del Duce, campeggiava all’ingresso di Cinecittà a Roma e che in quell’occasione era sovrastata da una gigantografia di Mussolini in veste di regista, immortalato di profilo, con un occhio posato dietro alla lente di un apparecchio cinematografico. Svi-luppata come immagine fissa – lettere

bianche su sfondo nero – che si staglia sullo schermo di fronte agli spettatori, con studiata ambiguità, quasi appar-tenesse al presente, l’installazione di Biscotti ripropone un frammento di un inquietante passato, nel quale il cinema, ritenuto “attività di interesse pubblico”, venne intenzionalmente sostenuto per infondere le “direttive morali, sociali ed educative dello Sta-to fascista”. Coniata da Mussolini, la cui esperienza di giornalista lo aveva reso particolarmente attento al potere persuasivo della comunicazione, a sua volta la frase può anche essere ricon-dotta alla nota affermazione di Lenin “il cinema è per noi la più importan-te delle arti”. Rimandando all’esatto momento storico nel quale il regime fascista decise di sviluppare le poten-zialità propagandistiche del cinema, dotandosi dei più moderni studi di produzione allora esistenti in Euro-pa, l’installazione rimanda pertanto al lungo intreccio tra potere e controllo mediatico – una storia che non cessa di ripetersi anche nell’Italia di questi anni. Grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Tori-

no, in occasione della mostra l’opera è per la prima volta allestita in Italia in base all’idea originaria dell’artista, che l’ha pensata come proiezione di alcuni minuti inserita nella regolare programmazione di una sala cine-matografica. L'opera verrà proietat-ta ogni sabato sera nella Sala Tre del Massimo per la durata della mostra.

Tematiche concernenti la comu-nicazione, la propaganda e la distribu-zione delle idee sono anche esplorate da Biscotti in Gli anarchici non archi-viano, 2010. L’opera riflette sul ruolo degli anarchici focalizzandosi sul caso della città di Carrara, dove la loro esperienza si sviluppa – nota l’artista – “nell’ambito di una forte tradizio-ne sindacalista, collettivista, legata al mutualismo e al territorio”. Attin-gendo a testi, relazioni e lettere, l’o-pera consiste in cinque tavoli in ferro, ciascuno recante blocchi di caratteri tipografici, allestiti come se fossero pronti ad accogliere l’inchiostro per stampare. I due tavoli più grandi pre-sentano materiali attinti dalle carte di Alberto Meschi, Hugo Rolland e Ugo Fedeli – il primo, fondatore del giornale “Il Cavatore”, il secondo suo corrispondente e biografo e il terzo il segretario della Federazione Comu-nista Libertaria e della Federazione Anarchica. Attraverso riferimenti che vanno dai moti carrarini del 1894 a un congresso internazionale del 1968, gli altri tre tavoli propongono ulte-riori frammenti della vicenda degli anarchici in questa parte d’Italia e del modo in cui, dallo specifico mi-crocosmo locale, essa si intreccia nel quadro nazionale e internazionale. Come tessere di un mosaico andato in pezzi e che ciascuno deve ricomporre per sé, i testi che compongono l’opera diventano leggibili solo gradualmen-te, quasi come se ciascun visitatore a sua volta venisse invitato a diventare veicolo di trasmissione delle infor-mazioni in essa contenute.

Questioning History Through Fragments

Devised to investigate the past, Ros-sella Biscotti’s (Molfetta, Bari 1978)

works place it in the present, prefer-ring the lasting anxiety of questions to the conclusive certainty of replies. Combining meticulous archive re-search with constant on-site inspec-tions, the artist creates projects that, like her method, invite visitors to enter into an active relationship with histo-ry and to participate in her works.

As part of an investigation into Fascism and its cultural policies, La cinematografia è l’arma più forte, 2007, consists of a slogan screened in a cinema. The words (“cinema is the strongest weapon”) are those that dominated the entrance to Cinecittà in Rome on 28 April 1937, the day it was opened in the presence of Mussolini. Above them was a giant poster of the Duce immortalised in profile as a film director, with his eye to the lens of a film camera. In white letters on a black background, Biscotti’s work is a still picture which stands out with studied ambiguity on the screen in front of the audience, almost as though it belonged to the present. The installation offers a fragment of a troubling past in which the cinema, which was considered as an “activity of public interest”, was intentionally promoted to instil the “moral, social and educational di-rectives of the Fascist State”. Coined

by Mussolini, whose experience as a journalist had made him particularly attentive to the power of persuasion of communication, the phrase can also be associated with Lenin’s famous re-mark that “cinema, for us, is the most important of the arts”. Referring back to the exact moment in history when the Fascist regime decided to develop the cinema’s potential for propagan-da and equipped itself with the most modern production studios in Europe at the time, the installation thus looks at the long interweaving of power and control of the media – a story that has not ceased to repeat itself in Italy in recent years. Thanks to cooperation with the Museo Nazionale del Cinema in Turin, the work is presented in Italy for the first time in the way it was orig-inally devised by the artist, installed as a screening lasting a few minutes during a regular programme in a cine-ma. The piece will be projected on Sat-urday evenings at Sala Tre Cinema Massimo for the duration of the show.

Biscotti also explores themes con-cerning communication, propaganda and the circulation of ideas in her Gli anarchici non archiviano, 2010. This work (“Anarchists don’t archive”) re-flects on the role of anarchists, focus-ing on the case of the city of Carrara, where their experience developed, as the artist points out, “within a power-ful trade-union, collectivist tradition linked to mutual aid and the territory”. Drawing on texts, reports and letters, the work consists of five tables, each bearing blocks of typographical char-acters, set up as though ready to receive ink for printing. The two large ones show material taken from the papers of Alberto Meschi, Hugo Rolland and Ugo Fedeli. The first was the founder of Il Cavatore newspaper, the second was his biographer and correspondent, and the third was the secretary of the Libertarian Communist Federation and of the Anarchist Federation. With references ranging from the Carrara uprising in 1894 to an international congress in 1968, the other three tables show further fragments of the history of the anarchists in this area of Italy and of the way that, in this particular local microcosm, it interacted with the national and international scenario. Like the tesserae of a mosaic broken into pieces that each person must put back together themselves, the texts in this work only gradually become legi-ble, almost as though each visitor were invited to become a means for convey-ing the information it contains.

Gli anarchici non archiviano (The Anarchists Do Not Archive), 2010, ferro, legno, lettere tipografiche in piombo / iron, wood, lead mobile types, 5 tavoli / tables, 230 x 160, 160 x 130 cm ciascuno / each. Courtesy prometeogallery di Ida Pisani, Milano

La cinematografia è l’arma più forte (The Cinematography Is the Strongest Weapon), 2007, proiezione cinematografica / cinema projection. Courtesy prometeogallery di Ida Pisani, Milano Frammenti per

interrogare la storia

History i never lived tHrougH (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 05

Il duo artistico goldiechiari (Sara Goldschmied, Arzignano, Vicenza, 1975; Eleonora Chiari, Roma 1971) rivendica la necessità dell’impegno intellettuale nei confronti della re-altà politica e sociale circostante, secondo una linea di pensiero che raccoglie l’importante eredità di Pier Paolo Pasolini. Il progetto del-le artiste per La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) esten-de una ricerca avviata nel 2006, quando le loro opere iniziano a in-dagare l’idea di nazione. Genealogia di damnatio memoriae, 2009-2012, consiste in alberi di alto fusto sui quali le artiste incidono con grafia aulica, che ricorda quella adottata nella stesura degli alberi genealo-gici, elenchi di date e luoghi. Pur ribadendo l’idea di un’unica linea di sangue, invece di un’illustre serie di antenati, l’installazione propone una tragica sequenza di fatti di san-gue. Nella versione per il Castello di Rivoli, in due degli alberi le incisio-ni si riferiscono a stragi accadute in Italia tra il 1969 e il 1980, con anti-cipo già ricondotte da Pasolini – nel noto articolo Cos’è questo golpe? Io so, “Corriere della Sera”, 12 novem-bre 1974 – a una strategia della ten-sione, articolata secondo lo scritto-

re in una prima fase anticomunista (strage di Piazza Fontana, Milano, 1969) e in una seconda antifascista (stragi di Piazza della Loggia, Bre-scia e treno Italicus, 1974). Nel ter-zo albero presentato al Castello, le artiste compilano un elenco di omi-cidi di matrice terroristica com-messi a Torino fino al 1982. Utiliz-zando come titolo la locuzione lati-na che indicava, tra gli antichi, l’uso di cancellare ogni possibile traccia relativa a persone non più gradite al potere, l’insieme dell’installazione si sofferma su alcune tra le peggiori pagine della storia italiana recen-te, pagine talvolta ancora offuscate dalla mancanza di una univoca rico-struzione di fatti e indicazione dei mandanti e esecutori materiali di ciascuna strage. Nell’opera si incro-ciano così i complessi meccanismi relativi alla dignità della memoria e alla crudeltà dell’oblio che non ces-sa di infierire sulle vittime.

Realizzati per la mostra, gli ol-tre trenta Dispositivi di rimozione estendono ulteriormente la ricerca delle artiste agendo quale specchio che cattura la brutalità di alcune immagini consegnateci dal pas-sato. Ciascuna opera è un collage, nel quale l’intervento delle artiste

consiste nel giustapporre fotografie delle stragi, pubblicate dai giornali dell’epoca, a immagini coeve di gio-vani donne nude o semi-nude. In ogni collage, il bianco e nero delle foto documentarie diventa il dram-matico sfondo su cui campeggia lo spudorato colore dei corpi femmi-nili, le cui pose provocanti possono risultare seducenti oppure fasti-diose, se non addirittura offensive. Agendo come punctum – quel detta-glio fotografico che secondo Roland Barthes colpisce emotivamente lo spettatore come una freccia appun-tita – esse costringono però l’occhio a riguardare ancora una volta la tra-gicità di quei fatti passati, e forse a chiedersi se rimuoverli o insabbiar-li non sia la peggior forma di porno-grafia che si possa immaginare.

The Dignity of Memory and the Cruelty of Oblivion.

The artistic duo goldiechiari (Sara Goldschmied, Arzignano, Vicenza 1975; Eleonora Chiari, Rome 1971) assert the need for intellectual com-mitment to politics and society, tak-ing up a line of thought that goes back to the important legacy of Pier Paolo

Pasolini. The artists’ project for His-tory I Never Lived Through (Indi-rect Witness) expands on research they first started in 2006, when their works began to investigate the con-cept of nationhood. Genealogia di damnatio memoriae (Genealogy of Damnatio Memoriae), 2009-2012, consists of forest trees that the artists carve with lists of dates and places, in an intentional act of vandalism. Their calligraphic lettering recalls the style used in genealogical trees. Even though it reaffirms the idea of a single blood-line, instead of an illus-trious series of ancestors, the instal-lation shows a tragic sequence of acts of violence which, like the wounds made to the bark of the tree, cause harm to the history of the Italian country. In the version for Castello di Rivoli, two of the trees bear carv-ings that refer to massacres in Italy between 1969 and 1980 which Paso-lini, ahead of his time, had traced to a strategy of tension in his famous article “Cos’è questo golpe? Io so”, in the Corriere della Sera of 12 Novem-ber 1974. In that article, Pasolini pointed to “an early anti-Commu-nist phase” (the 1969 Piazza Fontana bombing in Milan), which “was fol-lowed by an anti-Fascist phase” (the

bomb attacks in Piazza della Loggia, Brescia, and on the Italicus train, in 1974). On the third tree shown at Castello di Rivoli, the artists draw up a list of terrorist murders in Tu-rin up to 1982. Adopting the Latin expression – literally “condemna-tion of memory” – that the ancients used in order to decree that all traces of people no longer acceptable to the establishment should be cancelled, the installation dwells on some of the most painful and controversial pag-es of recent Italian history, in which too many massacres still need to be explained. The complex mechanisms affecting the dignity of memory and the cruelty of oblivion, which never cease to hurt the victims, thus come together and interact in the work.

Specially made for the exhibi-tion, the over thirty Dispositivi di rimozione (Obliteration Devices) further extend the scope of the art-ists’ research, acting as mirrors to capture the brutality of some of the images handed down to us from the past. Each work is a collage, with the artists’ intervention consisting in juxtaposing photographs of the attacks, as published by newspapers at the time, onto pictures of nude or semi-nude young women taken in the same period. In each collage, the black and white of the documentary photos becomes a dramatic back-ground against which the brazen co-lour of the female bodies stands out. Their provocative poses can be seen as seductive or disagreeable, or even offensive. Acting as a punctum – the phographic detail that, according to Roland Barthes, emotionally “pierc-es the viewer” like a pointed arrow – they force our eyes to look once again at the tragedy of those past events, and possibly to ask ourselves if re-moving them or covering them up might not be the worst form of por-nography that one can imagine.

Genealogia di damnatio memoriae, Torino 1965-1982 (Genealogy of Damnatio Memoriae, Turin 1965-1982), 2012, alberi incisi / carved trees 3 elementi / elements; dimensioni determinate dall’ambiente / dimensionsdetermined by the space. Courtesy Galleria Gonzalez y Gonzalez, Santiago, Cile

La dignità della memoria e la crudeltà dell’oblio

Dispositivi di rimozione (Obliteration Devices), 2011-2012, collage, 35 elementi / elements, 50 x 50 cm; 60 x 90 cm. Courtesy delle artiste / of the artists

La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 06

“Ci sono luoghi nelle nostre città sto-ricamente legati a uno o vari fatti, ma solo per chi li ricorda, per altri sono luoghi qualsiasi. Per me ora sono luo-ghi dove sono morte delle persone divenute bersagli o i loro attentatori, sono vie e palazzi che avevano una storia da raccontare e che io, come tanti altri della mia generazione, co-noscevo solo superficialmente”. Come spiega Eva Frapiccini (Recanati, Ma-cerata 1978), l’opera Muri di piombo, 2005-2007, nasce in relazione alla sua personale esigenza di approfondire la conoscenza degli “anni di piom-bo”, quella drammatica stagione del-la seconda metà degli anni Settanta che, in Italia, fu caratterizzata dalle azioni criminali delle bande armate terroriste. Il progetto – una serie di cinquanta fotografie e altrettanti te-sti – venne iniziato dall’artista appe-na trasferitasi a Torino, nell’ambito del suo percorso di studi. Da Torino, la sua mappatura dei luoghi nei quali erano accadute morti violente, in par-ticolare riconducibili al terrorismo di sinistra tra gli anni 1976 e 1982, l’ha portata poi a Milano, Roma, Genova. Le fotografie che compongono l’opera sono state scattate dall’artista recan-dosi nei luoghi dei delitti, nello stesso mese nel quale erano accaduti, assu-mendo in alcuni casi il punto di vista della vittima, oppure quello dell’as-sassino, o ancora quello dei testimoni. I testi sono invece stralci degli articoli usciti al tempo dei delitti, pubblicati da quotidiani tra cui “La Stampa”, “Il Corriere della Sera” o “La Repubbli-ca” utilizzati dall’artista anche nella fase preparatoria del progetto. La giu-stapposizione dell’immagine scattata a circa trent’anni di distanza con le pa-role scritte in quegli stessi giorni crea così nell’opera la compresenza di due differenti registri temporali. Lo spa-zio che li distanzia può essere inter-pretato come un invito all’osservatore a compiere a sua volta un personale atto di coinvolgimento, confrontan-

dosi privatamente con la responsabi-lità delle proprie scelte e delle proprie opinioni nei confronti del passato.

Il desiderio di “ascoltare” i luoghi, cercando di interrogare le stesse vie, o strade percorse dal passato, è anche all’origine di Magnifici misteri, 2012. Prodotto per la mostra al Castello, il video prende spunto da un evento ap-partenente alla storia della famiglia dell’artista. “Verso la fine del luglio 1944 – racconta Frapiccini – mentre erano dirette sul fronte sopra Ancona dove si sarebbero poi scontrate con gli americani, le truppe tedesche pas-sarono nella casa in collina dei miei nonni. Arrivarono una mattina, e c'e-rano solo le donne, perchè tutti gli uo-mini e i figli maschi rimasti, si erano nascosti. Le donne non avevano pau-ra dei tedeschi ma furono costrette a dare ai soldati, insieme alle galline, alle uova e alla carne che avevano, anche la cavalla Stella, il loro bene più prezioso e anche l’unico mezzo di trasporto. In famiglia erano tutti affe-zionati a Stella – pare che fosse molto intelligente, sapesse rispondere ai richiami e ritornare sui suoi passi. Dopo la razzia, percorrendo a piedi quasi cento chilometri tra valli, cam-pi, evitando la strada transitata dai soldati, i miei zii Dario e Alessio cer-carono la cavalla, chiamandola, ma purtroppo non la trovarono. Tante volte ho ascoltato il racconto di que-sto inseguimento”. Nel video, questo frammento di memoria famigliare viene elaborato dall’artista utilizzan-do differenti ambientazioni tempora-li, nelle quali il passato e il più ampio sfondo della guerra sono giustapposti al presente, attraverso sequenze gi-rate sulle stesse colline marchigiane. Come una vicenda che attraverso i decenni e le generazioni ricalca lo stesso suolo e cerca le stesse orme, il racconto dell’inseguimento del ca-vallo diventa così una riflessione sul modo in cui la storia può ripetere se stessa e rivivere negli stessi luoghi.

“There are places that have a story to tell and that I, like so many others of my generation, knew only superficially”

“There are places in our cities with hi-storic links to one or more events, but only for those who remember them, while for others they are like any other places. For me there are places where people died, either as targets or as attackers, and there are streets and buildings that have a story to tell and that, like so many of my gene-ration, I knew only superficially.” As Eva Frapiccini (Recanati, Macerata 1978) explains, her Muri di piombo (Walls of Lead), 2005-2007, came from her own personal need to gain a greater understanding of the “anni di piombo” – the dramatic “years of lead bullets” in the second half of the 1970s that were characterised in Italy by the criminal actions of armed terrorist bands. The artist started the project –

a series of fifty photographs, each with a text –when she moved to Turin, to continue her education. From Turin, her mapping of places where there had been violent deaths, particularly tho-se caused by the left-wing terrorism of 1976-1982, led her to Milan, Rome and Genoa. To take each photograph she went to the sites of the crimes in the same month that they took place, at times adopting the viewpoint of the victim, in others that of the killer, and in yet others that of the witnesses. The texts are excerpts of articles on the murders published at the time in daily newspapers such as La Stampa, Il Corriere della Sera and La Repub-blica, which she also used during the planning stage of the project. By jux-taposing the images taken about thir-ty years later with the words written at the time of the crimes, she creates two different time registers in the work. The distance between them can be interpreted as an invitation to the

viewer to make a personal act of invol-vement, dealing privately with the re-sponsibility of their own choices and their own opinions about the past.

The desire to “listen” to places, trying to question the roads along which the past has travelled, is also at the heart of Magnifici misteri (Ma-gnificent Mysteries), 2012. Made specially for the exhibition at Castello di Rivoli, the video takes inspiration from an event in the history of the ar-tist’s family. “Towards the end of July 1944,” says Frapiccini, “while they were on their way to the front abo-ve Ancona, where they later clashed with the Americans, the German tro-ops came to my grandparents’ house in the hills. They came one morning when only the women were there, because all the remaining men and boys had hidden. The women were not afraid of the Germans but they were forced to give the soldiers not only all their hens, eggs and meat but also their horse, Stella, their most precious possession and also their only means of transport. Everyone in the family was fond of Stella – it appears she was very intelligent and she would respond and come back when called. After the raid, my uncles Dario and Alessio walked almost a hundred kilo-metres across valleys and fields, avoi-ding the roads used by the soldiers, looking for the mare and calling out her name, but sadly they never found her. I’ve heard the story of that pursu-it countless times.” In the video, this fragment of family memory is refor-mulated by the artist, using different temporal settings, in which the past and the broader backdrop of the war are seen together with the present in sequences shot in the same hills of the Marche. Like a story that, down the decades and generations, retraces the same land in search of the same footprints, the story of this pursuit of the horse thus becomes a reflection on the way history can repeat itself and come back to life in the same places.

“Ci sono luoghi che hanno una storia da raccontare e che io, come tanti altri della mia generazione, conoscevo solo superficialmente”

Muri di piombo (Walls of Lead), 2005-2007, 50 fotografie a colori / c-prints, 44 x 44 cm; 20 x 44 cm. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Alberto Peola, Torino

Magnifici misteri (Magnificent mysteries), 2012, video HD cam, blue ray, 7 min. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Alberto Peola, Torino

History i never lived tHrougH (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 07

Nelle opere di Flavio Favelli (Firen-ze, 1967) la memoria personale si in-treccia con quella collettiva. Alla fine del giugno 1980, Favelli è un ragazzi-no in villeggiatura con i nonni, a Bo-logna, sua città di residenza. Il sog-giorno in campagna è una vacanza, ma è anche un tentativo di allontana-re momentaneamente il giovane Fla-vio da dolorosi problemi famigliari dovuti all’aggravarsi della malattia mentale del padre. In quegli stessi giorni, su “Il Resto del Carlino”, Fa-velli vede pubblicata la fotografia di un corpo senza vita, un cadavere che galleggia in mare. L’immagine è tra i primi documenti diffusi dalla stampa relativi alla vicenda di un ae-reo inabissatosi a nord dell’isola di Ustica, il DC 9 IH 870 delle aviolinee Itavia che, partito dall’aeroporto di Bologna il 27 giugno in direzione Pa-lermo, scomparve improvvisamente alle ore 20:59 con i suoi ottantuno passeggeri. Negli anni che seguono, il disastro sarà oggetto di molteplici indagini, inclusa un’inchiesta inizia-ta nel 1989 da parte della Commis-sione Stragi. Differenti ipotesi attri-buiranno le cause della tragedia - che precede di poco più di un mese la strage alla stazione di Bologna - a ce-dimenti strutturali, oppure alla pre-senza di un ordigno a bordo, o ancora a fattori esterni, incluso un possibile episodio di guerra aerea nei cieli ita-liani tra forze armate internazionali. A oggi, malgrado numerose sentenze e giudizi, ulteriori indagini non han-no portato a una univoca ricostru-zione dell’accaduto.

Cerimonia (India Hotel 870), 2007-2010, emerge dal profondo della memoria dell’artista. “A di-stanza di anni – spiega – è riemersa quella foto di un cadavere bianco in mezzo al nero del mare. Ho pensato che gli abissi restituivano qualcosa di terribile. I miei abissi e quelli del-la mia famiglia, ma anche quelli del mio Paese. Da bambino non capivo, ma vedevo e sentivo”. Realizzata in porzioni separate di tela cerata bianca, l’opera ha dimensioni che ri-calcano quelle del relitto dell’aereo oggi conservato presso il Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna. Per Favelli l’opera “è un vestito da ceri-monia, una fine coperta pensata per coprire il DC 9 Itavia come se fosse nuovo, appena uscito dalla fabbri-ca... vorrei che alcune cose non fos-sero mai successe, episodi personali o la tragedia di Ustica. Parlare del mio passato credo sia il senso del mio presente e del mio futuro”.

Completata nel 2010, in occa-sione del trentesimo anniversario della tragedia, l’opera è stata allesti-ta in Piazza Maggiore a Bologna in collaborazione con l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. Con la mostra la Castello di Rivoli essa è presentata per la prima volta nella sua interezza in un museo pubblico italiano.

“My abyss and that of my family, but also that of my country”

Personal and collective memories intermingle in the works of Flavio Favelli (Florence, 1967). In late June 1980, when he was a little boy, Favel-li was on holiday with his grandpa-rents near Bologna, his city of resi-dence. His time in the countryside

was a vacation as well as an attempt to take him away from painful fa-mily problems caused by the worse-ning of his father’s mental illness. While he was there, the young Fa-velli saw a photo of a lifeless body, a corpse floating on the sea, in Il Resto del Carlino, the local newspaper. The picture was one of the first to be pu-blished in the press showing the re-mains of the Itavia airlines DC 9 IH 870 which had plunged into the sea

north of the island of Ustica. After leaving Bologna airport for Paler-mo on 27 June 1980, the plane had suddenly disappeared at 8:59 p.m. together with its eighty-one passen-gers. Investigations into the disa-ster, including one initiated in 1989 by the Commissione Stragi, the par-liamentary terrorism investigation commission, dragged on for years. Various hypotheses attributed the causes of the tragedy – which antici-

pates of 35 days the Bologna Station massacre – to structural failure, the presence of a bomb on board or to external factors, including a possi-ble air battle between international armed forces in Italian airspace. To this day, despite several verdicts and findings, these investigations have never led to an unequivocal re-construction of the incident.

Cerimonia (India Hotel 870) (Ceremony – India Hotel 870), 2007-2010, delves into the deepest recesses of the artist’s memory. “Ye-ars later,” he explains, “that photo of a white body in the midst of a black sea emerged once again. I thought of how the abyss was returning so-mething terrible. My abyss and that of my family, but also that of my country. As a child I couldn’t under-stand, but I could see and hear.”

Made in separate portions of whi-te oilcloth, the size of the work is that of what remains of the aircraft, now at the Museo per la Memoria di Usti-ca in Bologna. Favelli considers the work as “a ceremonial dress, a fine veil designed to cover the Itavia DC 9 as though it were new, just off the pro-duction line... I wish some things had never happened – both personal events and the tragedy of Ustica. I find that talking about my past ma-kes sense of my present and future.”

Completed in 2010, the thirtieth anniversary of the tragedy, the work was put on display in Piazza Mag-giore in Bologna in collaboration with the association of the families of victims at Ustica. At Castello di Rivoli, it is being shown for the first time in its entirety in a public Ita-lian museum.

Itavia VI2, 2010, smalto su stampa a colori / enamel on color printed matter, 30 x 40 cm. Courtesy l’artista / the artist

“I miei abissi e quelli della mia famiglia, ma anche quelli del mio Paese”

Cerimonia (India Hotel 870) (Ceremony - India Hotel 870), 2007-2010, tela Airtex cucita, vernice / sowed Airtex canvas, paint, misure complessive / overall dimensions 37 x 33 m. Courtesy l’artista / the artist. Foto / photo Dario Lasagni

La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 08

Per Francesco Arena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978) l’eco di pa-role udite da bambino - la DC, Aldo Moro, le BR - è diventato l’argomen-to di una riflessione artistica che coincide con alcune tra le pagine più dolorose della storia italiana contem-poranea. Nelle sue opere, la storia ri-parte da pochi dati, scelti tra elemen-ti numerici relativi a distanze, altezze e pesi. Spogliati dalla retorica della narrazione, o dall’ambiguità dell’in-certezza, per Arena i fatti del passato diventano una sequenza di misure, la cui precisione aritmetica diventa la materia che detta le proporzioni di ciascuna opera. 18.900 metri su arde-sia (la strada di Pinelli), 2009, è par-te di una serie di installazioni nelle quali Arena si sofferma su Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico indaga-to dalla polizia in relazione alla stra-ge di Piazza Fontana a Milano del 12 dicembre 1969, attentato spesso con-siderato come il punto di inizio della cosiddetta strategia della tensione. Durante gli interrogatori, il 15 dicem-bre 1969, Pinelli morì cadendo dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi. Accusato da una par-te della stampa, il commissario Cala-bresi, poi riconosciuto innocente da una serie di indagini e due sentenze della magistratura, venne ucciso in un attentato terroristico il 17 maggio 1972. Nell’opera di Arena, la lunga li-nea di sangue che lega questi eventi, ciascuno oggetto di un’infinita serie di indagini, processi e sentenze tal-volta contraddittorie e di differenti reazioni da parte dell’opinione pub-blica, diventa una traccia fredda-mente incisa sulla pietra. Prendendo spunto dalla ricostruzione dei movi-menti di Pinelli prima di entrare ne-gli uffici del commissariato, l’opera ha la forma di un pavimento che reca incise molteplici linee. “Ho rifatto – dice l’artista – il cammino dell’ultimo giorno da uomo libero di Pinelli, dalla stazione a casa e poi al bar e ai circoli anarchici sino in questura. Un po’ di strada, strada senza apparente im-

portanza, che si consuma e svanisce man mano che si cammina. Questa strada ha una lunghezza, la misura è di 18.900 metri. Il mio progetto uti-lizza 322 lastre di ardesia, sulle quali sono incisi i 18.900 metri del cammi-no di Pinelli”.

In altre opere, Arena rapporta dati relativi alla sua persona fisica, come altezza o peso, ai fatti storici, come nel caso di Barra dal civico 8 al civico 9, 2011, opera che riflette sulla vicenda di Fausto Tinelli e Lo-renzo “Iaio” Ianucci, uccisi a Mila-no all’età di diciotto anni il 18 marzo 1978. L’opera è una barra in bronzo lunga 8,80 metri e pesante 73,500 chilogrammi. La lunghezza corri-sponde alla distanza tra l’abitazione di Fausto Tinelli in via Montenevoso 9 – dove i due ragazzi si stavano re-cando quando furono assassinati – e il civico 8, dall’altro lato della strada, dove nello stesso anno fu individua-to dalla polizia un covo brigatista. Il peso della barra corrisponde a quel-lo del corpo dell’artista. Nell’opera creata appositamente per la mostra al Castello di Rivoli, L’appartamen-to, 2012, Arena guarda invece alla P2, la loggia massonica che, sotto la guida di Licio Gelli, accentrò un potere sotterraneo senza preceden-ti in Italia. Ufficialmente sciolta da una legge approvata dal Parlamen-to italiano nel 1982, la P2 arrivò a contare numerosissimi e insospet-tabili iscritti. Una lista di oltre 900 nomi venne resa pubblica nel mag-gio 1981. Trasformate in tasselli per

una storia di oggi, tutte le lettere che compongono i nomi della lista sono state utilizzate dall’artista per com-porre le parole di un racconto breve, scolpito su una lapide monumenta-le, nel quale Arena descrive l’inter-no nel suo appartamento a Cassano delle Murge.

The Anthropometry of History

The echoes of words that Francesco Arena (Torre Santa Susanna, Brindi-si, 1978) heard as a child – Christian Democrats, Aldo Moro, Red Brigades – have become food for thoughts that have shaped his artistic research. In his works, history starts out from a few bare facts chosen from the num-bers involved in distances, heights and weights. Stripped of all their rhetoric, for Arena past facts become a sequen-ce of measurements, the arithmetic precision of which is the material that decides the proportions of each work. 18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli) (18,900 Metres on Slate – Pi-nelli’s Way), 2009, is one of a series of installations in which Arena exami-nes Giuseppe Pinelli, a railway wor-ker and anarchist who was investiga-ted by the police in connection with the Piazza Fontana bombing in Milan on 12 December 1969, a massacre that is often considered to have been the star-

ting point of the so-called “strategy of tension”. Pinelli died during questio-ning on 15 December 1969, when he fell from the window of Commissioner Luigi Calabresi’s office. Accused by part of the press, Commissioner Cala-bresi was investigated but declared in-nocent by two magistrates’ sentences, but he was killed in a terrorist attack on 17 May 1972. Each of these events was the subject of endless investiga-tions, trials and sometimes contra-dictory rulings that elicited very dif-

ferent reactions from the public, and in Arena’s work the long trail of blood that links them becomes a furrow col-dly engraved on stone. Taking inspi-ration from a reconstruction of Pinel-li’s movements before he entered the police station, the work is in the form of a floor with lines engraved upon it. “I have followed the steps of Pinelli’s last day as a free man,” says the artist, “from the station to his home and then to the café and the anarchists’ clubs and, lastly, to the police headquarters. A stretch of street, a trace of no appa-rent importance that is consumed and that disappears as one walks on. This trace has a length: it measures 18,900 metres. My project uses 322 sheets of schist, on which the 18,900 metres of Pinelli’s walk are engraved.”

In other works, Arena relates his own physical data, in the form of his height or weight, to historical events. This can be seen in Barra dal civico 8 al civico 9 (Bar from Street No. 8 to Street No. 9), 2011, a work that me-ditates on the story of Fausto Tinelli and Lorenzo “Iaio” Ianucci, who were killed in Milan on 18 March 1978, both at the age of eighteen. The work is a bronze rod, 8.8 metres in length, wei-ghing 73.5 kilos. The length is that of the distance between Fausto Tinelli’s home in Via Montenevoso 9 – where the two boys were going when they

were murdered – and street number 8, on the other side of the road, where a Red Brigades hide-out was discovered that year by the police. The weight of the rod is that of the artist’s body. In L’appartamento (The Apartment) 2012, a work spe-cially made for the

exhibition at Castello di Rivoli, Are-na looks at the P2, the Masonic lodge which, under Licio Gelli, built up an unprecedented level of secret power in Italy. Officially disbanded by a law approved by the Italian Parliament in 1982, the P2 had acquired a huge number of unsuspected members. A list of over 900 names was made pu-blic in May 1981. Forming a mosaic of contemporary history, the letters that make up the names on the list have been used by the artist to compose a short story, engraved on a monumen-tal stone, in which Arena describes the interior of his own apartment in Cas-sano delle Murge.

18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli) (18.900 Meters on Slate - Pinelli’s Way), 2009, ardesia / slate, 322 elementi / elements, 1 x 60 x 60 cm ciascuno / each. Collezione / Collection La Gaia, Busca (Cuneo)

L'antropometria della storia

L’appartamento (The Apartment), 2012, ardesia / slate, 3 elementi / elements, 2 x 1 m ciascuno / each. Courtesy l'artista e / the artist and Monitor, Roma

History i never lived tHrougH (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 09

Nelle opere di Patrizio Di Massimo (Jesi, Ancona 1983) la riflessione sul passato implica un’intenziona-le distanza rispetto ai documenti storici, privilegiando invece le so-vrapposizioni e gli scollamenti che derivano dalla molteplicità delle interpretazioni e testimonianze meno ufficiali. Il video Fuga dal di-sordine (Vogue Ed.), 2011, è la docu-mentazione “non commissionata” di una performance realizzata da Di Massimo a Villa Necchi a Milano. Nella performance, un attore con-duceva una visita guidata attraverso le collezioni della residenza, noto esempio di architettura razionalista italiana degli anni Trenta. Recitan-do un testo ispirato a fatti storici, ma interamente scritto dall’artista, l’attore incentrava la visita su Mar-gherita Sarfatti e Italo Balbo, figure chiave nell’intreccio tra l’ideologia fascista e il movimento artistico No-vecento. Girato da un cameraman inviato dalla rivista di moda “Vo-gue”, il video manifesta la distanza tra la performance ideata dall’arti-sta e l'interesse indipendente del cameraman, diventando a sua volta una testimonianza relativa alla co-stante sovrapposizione tra le inten-zioni e i fatti che esse vorrebbero in-dagare. Ideate appositamente per la mostra, le opere a parete allestite al Castello di Rivoli sono inspirate al Ritratto di Alfredo Casella, realizza-to nel 1924 da Giorgio de Chirico e conservato a Villa Necchi. Anche se strutturate come studi del quadro di de Chirico, le opere di Di Massimo sembrano proporsi come ulteriore misura della distanza dall’origina-le, leggibile appunto solo attraverso dettagli arbitrariamente selezionati dall’artista contemporaneo.

In più occasioni, l’indagine di Di Massimo tocca la vicenda colonia-le italiana, e la mancanza, secondo l’artista di una risolta coscienza nazionale post-colonialista. Con Il Negus ha detto: "Datemi il leone, te-netevi la stele!”, 2010, Di Massimo

rievoca un episodio legato all’occu-pazione italiana dell’Etiopia, allora chiamata Abissinia. Nel 1969, du-rante una visita ufficiale del Duca d'Aosta in Etiopia, Hailé Selassié, detto il Negus, chiese la restituzione del Leone di Giuda e dell'Obelisco di Axum, rispettivamente un mo-numento e un reperto archeologico precedentemente confiscati dagli italiani e trasportati a Roma come bottino di guerra. Di fronte al rifiuto del Duca di restituire la stele – resti-tuzione giudicata troppo complessa e costosa a causa delle proporzioni e del peso del manufatto – Selassié chiuse la trattativa dicendo: "Date-mi il leone, tenetevi la stele!" Pren-dendo spunto dalla frase pronuncia-ta da Selassié, l’opera di Di Massimo si configura come un ipotetico dia-

logo in cui la negoziazione materia-le degli artefatti si sostituisce alla compensazione morale dei crimini di guerra. Apparentemente distanti, gli eventi evocati gettano un’ombra che arriva al presente. Se il Leone di Giuda venne infatti restituito nel 1938, fu soltanto nel 2005 che il go-verno italiano restituì infine l'obeli-sco di Axum.

In the Folds of the Past

Meditating on the past, in his works Patrizio Di Massimo (Jesi, Ancona 1983) creates an intentional distan-ce from historical documents, prefer-ring the superimpositions and sepa-rations brought about a multiplicity of interpretations. His Fuga dal di-sordine (Vogue Ed.) (Flight From Disorder – Vogue Ed.), 2011, video is the “non-commissioned” documen-tary of a performance put on by Di Massimo at Villa Necchi in Milan. In this performance, an actor leads a guided tour through the collections of the residence, a well-known example of 1930s Italian rationalist archi-tecture. Reciting a text inspired by historical events, but written enti-

rely by the artist, the actor focuses the tour on Margherita Sarfatti and Italo Balbo, two key figures in the interaction between Fascist ideolo-gy and the Novecento artistic move-ment. Filmed by a cameraman sent by the fashion magazine Vogue, the video shows the distance between the performance devised by the artist and the quite independent interest of the cameraman, turning the video into evidence of the constant supe-rimposition of different intentions and the facts they aim to investigate. Specially created for the exhibition, the wall-mounted works at Castello di Rivoli are inspired by Giorgio de Chirico’s 1924 work, Portrait of Al-fredo Casella, now at Villa Necchi. Even though they are composed as studies of de Chirico’s painting, Di Massimo’s works appear to move a further step away from the original, which can be interpreted only throu-gh details arbitrarily chosen by the contemporary artist.

On a number of occasions, Di Massimo’s research touches on Italy’s colonial history and the fact that, in the artist’s view, the country has not yet worked out its post-colonia-list conscience. In Il Negus ha detto:

“Datemi il leone, tenetevi la stele!” (The Negus Said: “Give Me the Lion, Keep the Stele!”), 2010, Di Massi-mo commemorates an episode from the Italian occupation of Ethiopia, known then as Abyssinia. During an official visit to Ethiopia by the Duke of Aosta in 1969, Hailé Selassié, cal-led the Negus, requested the return of the Lion of Judah and the Obelisk of Axum, a monument and an archae-ological treasure respectively, which had been confiscated by the Italians and taken to Rome as spoils of war. When the Duke refused to return the obelisk – it was considered that the operation would be too complex and expensive due to its size and weight – Selassié ended the negotiations saying: “Give me the lion, keep the obelisk!”. Taking his cue from Selas-sié’s words, Di Massimo’s work ap-pears as a hypothetical dialogue in which the material negotiation of the artefacts replaces the moral compen-sation of war crimes. Apparently far removed, the facts he refers to cast a shadow that reaches down to the present day. While the Lion of Judah was given back in 1938, it was only in 2005 that the Italian government at last returned the Obelisk of Axum.

Nelle pieghe del passato

Ritratto di Alfredo Casella, 1924 (Portrait of Alfredo Casella, 1924), 2012, olio su tela / oil on canvas, 160 x 120 cm. Courtesy l’artista e / the artist and T293, Napoli, Roma

Fuga dal disordine (Vogue Ed.) (Flight from Disorder - Vogue Ed.), 2011, registrazione video della performance realizzata a Villa Necchi Campiglio, Milano, 2010 / video recording of the performance at Villa Necchi Campiglio, Milan, 2010, HDV video, stereo, 27 min. Courtesy l’artista e / the artist and T293, Napoli, Roma

La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 10

In Seb Patane (Catania, 1970) l’in-teresse nei confronti del passato si direziona soprattutto verso i mo-menti di adunanza collettiva. Uti-lizzando linguaggi che includono il disegno, la pittura, la performance, l’installazione e il suono, l’artista ne indaga le componenti tribali e quel-le di natura rituale, scoprendo l’e-nergia morbosa che infetta i singoli individui e li confonde nella molte-plicità di una folla di tanti.

In più opere l’artista si sofferma sugli anni Settanta e sulle dinami-che di protesta ed eversione che drammaticamente li hanno carat-terizzati. L’installazione sonora Violenza d’avanguardia, 2007, trae il suo titolo da un’espressione uti-lizzata nei circoli di Lotta Conti-nua. Strutturata in base a un mec-canismo di ripetizione, ottenuto at-traverso la reiterazione di sonorità metalliche che sembrano propagar-si come cerchi concentrici, l’opera cattura l’idea di un senso di attesa, di una tensione condivisa che attra-versa i corpi e potenzialmente ri-modella lo spazio circostante. Tut-tavia, quasi come un’utopia svuo-tata, vanificata dalla cieca violenza che l’ha attraversata, l’opera propo-ne l’idea di un crescendo sonoro che poi disattende, conducendo invece l’ascoltatore attraverso un loop ri-petitivo e intenzionalmente osses-sivo. A loro volta, le sonorità che la caratterizzano rimandano anche alle sperimentazioni del Futurismo e all’idea di rumore inteso quale

forma di potenziale progresso ar-tistico. Riconducibile ai numerosi scontri accaduti in Italia in quegli stessi anni è anche Kollapsing New People (Via Larga 1969), 2012, ap-positamente sviluppata dall’artista per la mostra al Castello di Rivoli. Come altri lavori di Patane, l’opera prende spunto da fonti differenti: l’immagine di un camioncino ro-vesciato e incendiato, proveniente dall’archivio dell’artista – incen-trato su immagini di lotte e prote-ste pubbliche – e una fotografia che documenta il momento successi-vo a violenti disordini accaduti in Via Larga a Milano il 19 novembre 1969, in occasione di una manife-stazione operaia. Stampata su tela e capovolta dall’artista, l’immagine del camioncino diventa il supporto di un intervento pittorico minimo, quasi un tatuaggio, la cui astra-zione sembra ricordare un codice comprensibile solo a una comunità ristretta. Allestita su una struttu-ra lignea, l’installazione include a terra una serie di sbarre, stecche e assi parzialmente dipinte. “Nel mio lavoro – spiega l’artista – deconte-stualizzo spesso i riferimenti che inizialmente mi ispirano. Come in un collage, giustappongo epoche ed eventi in analogia a certi meccani-smi della memoria che, cercando di ricostruire, in realtà trasforma e talvolta astrae. In quest’opera, la presenza delle stecche e dei ferri trae origine da foto documentarie nelle quali tubi e assi, smontati da

impalcature edili, giacciono a terra, dopo che i manifestanti le avevano impugnate contro la polizia. Nel lavoro finale il tutto echeggia un’a-strazione scultorea modernista, ma allude anche all’idea dei fasci che, attraverso l’immagine di una forza sfaccettata ma allo stesso tempo compatta, nel diciannovesimo se-colo simboleggiavano l’unione tra operai”.

Il progetto di Patane per La sto-ria che non ho vissuto (testimone indiretto) include anche la nuova opera Figlia della lupa, 2012, in-stallazione sonora nella quale sono riconoscibili frammenti di una con-versazione tra Patane e sua madre. L’argomento concerne le memorie della donna nell’Italia del Fascismo quando, come figlia della lupa – ap-pellativo dato alle giovani adepte di sesso femminile – veniva condot-

ta ai raduni del sabato pomeriggio. Nell’opera, analogamente alla com-mistione tra ricordi e dimentican-ze, le parole intenzionalmente si confondono con altri suoni, alimen-tandosi vicendevolmente.

Seb Patane and the Utopia of Collective Ritual

Seb Patane’s (Catania, 1970) inte-rest in the past focuses mainly on collective gatherings. Using visual languages that include drawings, painting, performance, installation and sound, the artist investigates their tribal and ritual aspects, di-scovering the compulsive energy that infects each individual, confu-sing each one in the multiplicity of the crowd.

In a number of works, the artist dwells on the 1970s and on the me-chanisms of protest and subversion that were such a dramatic part of them. The sound installation Vio-lenza d’avanguardia (Avant-garde Violence), 2007, takes its title from an expression used in the extreme left-wing circles of Lotta Continua. Formulated around a mechanism of repetition, which is achieved thou-gh a reiteration of metallic sounds that seem to propagate out like con-centric circles, the work conveys a sense of expectancy and shared tension that passes through bodies and potentially remodels the space around it. Even so, like a sort of hol-lowed-out utopia, thwarted by the blind violence that directed it, the work promises a resonant crescendo that then fails to live up to expecta-tions, leading the listener into a repetitive, intentionally obsessive loop. Its sonorities also recall the experiments of Futurism and the use of noise as a progressive artistic form. Kollapsing New People (Via Larga 1969), 2012, specially crea-ted for the exhibition at Castello di Rivoli, also reflects on the many cla-shes that took place in Italy in those years. As in other works by Patane, this too draws on different sources, which are the image of an overtur-ned, burnt-out van, from the ar-tist’s archives – which concentrate on pictures of public struggles and protests – and a photograph that shows the moments following a vio-lent riot in Via Larga in Milan on 19 November 1969, during a workers’ demonstration. Printed on canvas and turned upside-down by the ar-tist, the picture of the van becomes the support for a minimal painting work – almost a tattoo – with a de-gree of abstraction that appears as though it were a code that can be understood only by a small, closed

community. Displayed on a wooden structure, the installation includes a series of partially painted bars, slats and boards on the ground. “In my work,” explains the artist, “I often decontextualise the references that are my initial inspiration. As in a collage, I juxtapose times and events rather like the way certain mechanisms of the memory attempt to reconstruct but end up by tran-sforming and at times abstracting facts and records. In this work, the presence of slats and iron bars co-mes from documentary photos in which tubes and planks, removed from scaffolding, are seen lying on the ground after the demonstrators have used them against the police. The final work reverberates with a modernist sculptural abstraction, but it also alludes to the idea of fa-sces that, in the image of a multifa-ceted but also compact force, sym-bolised the unity of workers in the nineteenth century.”

Patane’s project for History I Never Lived Through (Indirect Witness) also includes Figlia della lupa (She-Wolf ’s Daughter), 2012, a sound installation in which frag-ments of a conversation between the artist and his mother can be heard. This new work focuses on the wo-man’s memories in Italy under Fa-scism when, as a “figlia della lupa” – as young female adherents were called – she used to be taken to ga-therings on Saturday afternoons. Reflecting the mingling of memo-ries and forgetfulness, the words in the work are intentionally confused with other sounds, mutually aug-menting each other.

Kollapsing New People (Via Larga, 1969), 2012, fotografia su tela, legno, materiali vari / photography on canvas, wood, mixed media, ca. / approx. 2 x 2 m. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Giangi Fonti, Napoli

Figlia della lupa (She-Wolf’s Daughter), 2012, installazione sonora / sound installation, lettore DVD, cuffie, loop / dvd player, headphones, loop. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Giangi Fonti, Napoli

e l’utopia della ritualità collettiva

11History i never lived tHrougH (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012

Patrizio Di MassimoFoto / photo: Riccardo Beretta

Francesco ArenaFoto / photo: Ala d'Amico

Eva Frapiccini Foto / photo: Filippo Romano

Goldiechiari Video still: Michael Wooley

Seb Patane

Flavio Favelli

Rossella BiscottiFoto / photo: Giacomo Pellegrini

La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 12

Orario d’apertura da martedì a venerdì: 10.00 – 17.00 sabato e domenica: 10.00 – 19.0024 e 31 dicembre: 10.00 – 17.00 lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua, chiuso 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre

Ingresso Biglietto d’ingresso: 6,50 EURidotto: 4,50 EU Gratuito per i minori di 11 anni.

Ingresso libero per i possessori di Abbonamento Musei e Torino Card.

Opening HoursTuesday to Friday 10 a.m.- 5 p.m.Saturday and Sunday 10 a.m.- 7 p.mDecember 24 and 31, 10 a.m. 5 p.m.Closed Monday, open Easter Monday, closed January 1, May 1, and December 25

AdmissionRegular admission: euro 6.50Reductions: euro 4.50Free admission to children under 11.

Free entrance for Abbonamento Musei e Torino Card holders.

Trasporti pubblici da Torino: dalle stazioni di Porta Nuova e di Porta Susa: metropolitana direzione Fermi, fermata Paradiso e autobus n. 36.

Autostrade:in uscita dalle autostrade A4 (Torino-Milano), A5 (Torino-Aosta), A6 (Torino-Savona), A21 (Torino-Piacenza), A32 (Torino-Bardonecchia) seguire le indicazioni T4-Frejus Moncenisio, Monginevro; uscita Rivoli.

Aeroporto:Torino Caselle è a 30 km dal Castello.

Public Transportation from Turin:From Porta Nuova and Porta Susa railway stations: Tube direction Fermi, Paradiso station and bus number 36.

Highway:From Highways A4 (Turin-Milan), A5 (Turin-Aosta), A6 (Turin-Savona), A21 (Turin-Piacenza) and A32 (Turin-Bardonecchia) follow directions for T4- Frejus, Moncenisio, Monginevro – exit at Rivoli.

Airport:Caselle Airport is located 30 km from Castello.

La mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) rinnova il programma di sostegno all’arte italiana finanziato dal 2000 dagli Amici Sostenitori con la Borsa per Giovani Artisti Italiani.

The exhibition History I Never Lived Through (Indirect Witness) renews the supporting programme to Italian art financed, since 2000, by the Supporting Friends and by the Fellowship for Young Italian Artists.

L’associazione degli Amici del Castello contribuisce a far crescere il Museo, condividendone gli intenti e aiutandolo a mantenere un dialogo attivo con il pubblico.

The association of the Friends of the Castello contributes to the Museum’s growth, sharing its goals and fostering an active dialogue with its audience.

Tutti possono diventare parte dell’associazione: le informazioni relative alle formule d’iscrizione Amico, Amico Ordinario, Amico Sostenitore, Azienda sono disponibili al Museo e alla pagina web www.castellodirivoli.org.

Everyone can become part of the association: for any information regarding the methods for becoming Amico, Amico Ordinario, Amico Sostenitore, Azienda, please contact the Museum or visit the web page www.castellodirivoli.org.

AMICI SoSTEnIToRI DEL CASTELLo DI RIvoLI MuSEo D’ARTE ConTEMPoRAnEA / SUPPORTInG FRIenDS OF CASTellO DI RIvOlI MUSeO D’ARTe COnTeMPORAneA

Andrea Accornero, Angelo Chianale, Francesca Cilluffo, Gianfranco D'Amato, Paolo Dardanelli, Raffaella Elia Antonietti,Giorgio Fasol, Bruna Girodengo, Marinella Guglielmi, Andrea Ruben Levi, Gianluca Spinola, Matteo Viglietta, Andrea Zegna.

Castello di Rivoli Museo d’Arte ContemporaneaPiazza Mafalda di Savoia10098 Rivoli (Torino)tel. 011.9565.222e-mail: [email protected]

Design: Leftloft.comTraduzioni in inglese / English translations: Simon Turner

La mostra è assicurata da / Exhibition insured by Kuhn & Bülow Insurance Broker, BerlinTrasporti / Transports by ArtinDep, Torino