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I Mosaici della Basilica del Monte Sinai Nuove osservazioni sulle fonti delle raffigurazioni e del loro contenuto ideale /•.' noi tutti, rispecchiando a viso scoperto In gloria del Signori', siamo trasformati m'Ha sua stessa immagine, di chiarità in chia rità, secondo l'azione dello Spirito del Signore" Corinti, 5,18 Jerzy Miziolek Esistono dui' celebri lesti, riferibi li ai primi secoli del cristianesimo, in cui viene menzionata la chiesa costruita sul luogo dove Mose vide il Roveto Ardente. Il primo di questi fu scritto dal nobile Eteria, che si recò sul posto alla fine del quarto secolo. Questo primo pellegrino cri stiano del Sinai, che ci lasciò la testi monianza, così scriveva: "Là c'erano molte celle di uomini santi, e una chiesa nel luogo dov'è il roveto [...] C'è un bellissimo giardino davanti alla chiesa, con eccellente e abbon dante acqua, e il roveto stesso è nel giardino. Non lontano si trova anche il luogo dove il Santo Mose stava quando il Signore gli disse "Se logli il legaccio del tuo calzare" La seconda testimonianza la trovia mo nel "De Aedi/iciis" di Procopio di Cesarea, storico della corte di Giu stiniano (527-565), che in questo modo scriveva riguardo la chiesa del Monte Sinai: "I na ripida montagna terribilmente selvaggia, di nome Sinai, si inalza non lontano da Mar Rosso [...] Su questo Monte Sinai vivono dei monaci la cui vita è una sorta di accurata celebrazione della mone, ed essi amano senza paura la solitudine che è a loro molto pie/io sa [...] L'imperatore Giustiniano ha costruito per loro una chiesa che ha dedic alo alla Madre di Dio. di modo c he possano trascorervi la loro vita, pregando e celebrando gli uffici divini [...] la chiesa non [sta] sulla ( ima della montagna ma mollo più i basso. Perchè è impossibile a un uomo passale la notte sulla cima per via eli continui scoppi di tuono e altre terrificanti manifestazioni di potenza divina che si odono durante la notte e c he accendono il terrore nel corpo e nell'anima dell'uomo. Dicono che fu in quel luogo che Mose ricevette la legge dal Signore e la fece conoscere"''. Grazie al testo di Eteria possiamo quindi essere ceni che la prima chiesa sul Monte Sinai fu costruita già nel quarto secolo e che l'imponente edificio menzionato da Procopio costituisce invece la seconda edificazione. Appare deludente il fatto che nel testo dello storico dei tempi di Giu stiniano non si trovi ale una menzio ne dei mosaici che ornano l'abside, l'arco trionfale e la parete sopra l'ar co della basilica. La mancanza di qualsialsi riferimento ai mosaici sor prende ancora di più prendendo in considerazione il fatto che essi raffi gurano la scena con il Roveto Ardente e quella raffigurante la Consegna della Legge. I mosaici della basilica del Monte Sinai si possono annoverare tra le più importanti opere dell'arte paleocristiana. Eseguiti insieme alla chiesa alla metà del VI secolo, raffi gurano nell'abside la Trasfigurazione di ( 'risili e le due teofanie che ebbe ro luogo sul Monte Sinai e sul Mon te Oreb (dove il Signore apparve a The preseni paperis the continuation oj m\ n scardi starteli manx \eais ago which resnllcd, among others, wilh a paper published in 1990 in lite War burgJournal (voi. LUI). Il concerned il/e iconography nf the Trasfiguration executed in mosaici in the apse of the chinili al Monnl Sinai and iti symbolism oj Ughi which is represented in the /inni oj mandarla, consisting oj three concentric blue ovals and righi symmetrical silver rays radiating front Christ. I gathered n a incrinis ì'isn/il SOUrces far the rum /insilimi in the apse and discusseci severa/ texts of the Fathers of the Church as well as other Christian theologians which enabled me lo show lìmi the progni m ine of the illusali s foCUSeS on the Siili of /listici'. In this paper I concettate: 1/ an the visual sources /or the mosaics adornig the triumphal arili and: 2/ on thepro blem concerni ng eucharist and the Transfiguration. Ad. I: The composi Inni mi the ardi depiets the Limili oj Cini ami un eithei siile n/ il a tlringed angel hearing n sceptre and crossorb; below the angels busts in medallions idipei) of the Virgin ami /ohn the Bap tist are shown. I a igne limi this compo sition wilh Iwo symmetricaly dislribiiled imagines clipeate was borrowed from triumphal arches sudi as the ime /rum the lime oj AugUStus in Rimini (in. 27 H.C.) inni the Othtl from the lime oj Calc rius ai Thessalonica da. 300 A.C.). Ad. 2: Doni Wìlmari and olher seholars deating wilh Uturgy have long lime ago shown lìmi in the late Antiquity the word transfigurare (in Circi; metamoTphosis) incanì the conversion of the whole salr stance of the bread and wine into the whole sabstunce oj the Body and Blood of Chris!. Citing jrmii many eurhC.hristian loritten sources and particularly from those produced l/y Circi; mal Siriar theo logians (Cyrìl oj ferusalem, Gregory a/ \\ssa. l'seudoDionysiiis the Areopagite and Cyrillonas), I demonstrate timi far //copie living in the Mh renlury il was obvious Ihat Chistians hy reeeiving the eucharist are transfigured. However, the final Transfiguration of the hdievers will take place nnl\ al the end oj limes. Thus the mosaics al Siimi re/er noi mili to the Resurreclion and the Scanni ('inning hai a/su lo eucharist which together wilh the imagi of tran sfigurai Cinsi holds the promise io the righlemis oj a 'change into the stime imnge'. Al Monnl Inhm: whereaccordingto tradì limi the Transfuguration tool; place, was found several decades ago un eariy Medieval form or mould far impressing etiingie (consecrated bread). Il depiets the Trasfiguration and looks very mach lille the visualisation of this Theophany in the Siimi mosaic ij/g. 8). In many ways this form/mould tuppori the ideas expressed in this paper. 399 Originalveröffentlichung in: Arte Cristiana 94 (2006), Nr. 837, S. 399-408

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I Mosaici della Basilica del Monte Sinai Nuove osservazioni sulle fonti delle raffigurazioni e del loro contenuto ideale

/•.' noi tutti, rispecchiando a viso scoperto In gloria del Signori', siamo trasformati m'Ha sua stessa immagine, di chiarità in chia­rità, secondo l'azione dello Spirito del Signore"

Corinti, 5,18 Jerzy Miziolek

Esistono dui' celebri lesti, riferibi­li ai primi secoli del cristianesimo, in cui viene menziona ta la chiesa costruita sul luogo dove Mose vide il Roveto Ardente. Il primo di questi fu scritto dal nobile Eteria, che si recò sul posto alla fine del quarto secolo. Questo primo pellegrino cri­stiano del Sinai, che ci lasciò la testi­monianza, così scriveva: "Là c 'erano molte celle di uomini santi, e una chiesa nel luogo dov'è il roveto [...] C'è un bellissimo giardino davanti alla chiesa, con eccellente e abbon­dante acqua, e il roveto stesso è nel g i a r d i n o . Non l o n t a n o si t rova anche il luogo dove il Santo Mose stava q u a n d o il Signore gli disse "Se logli il legaccio del tuo calzare" La seconda testimonianza la trovia­mo nel "De Aedi/iciis" di Procopio di Cesarea, storico della corte di Giu­s t iniano (527-565), che in ques to modo scriveva riguardo la chiesa del Monte Sinai: "I na ripida montagna t e r r i b i l m e n t e selvaggia, di n o m e Sinai, si inalza non lontano da Mar Rosso [...] Su ques to Monte Sinai vivono dei monaci la cui vita è una sorta di accurata celebrazione della mone, ed essi amano senza paura la solitudine che è a loro molto pie/io­sa [...] L'imperatore Giustiniano ha costruito per loro una chiesa che ha dedic alo alla Madre di Dio. di modo c he possano trascorervi la loro vita, p r e g a n d o e c e l e b r a n d o gli uffici divini [...] la chiesa non [sta] sulla ( ima della montagna ma mollo più i basso. Perchè è imposs ibi le a un uomo passale la notte sulla cima per via eli con t inu i scoppi di t u o n o e altre terrif icanti manifestazioni di potenza divina che si odono durante la notte e c he accendono il terrore nel corpo e nell 'anima del l 'uomo. Dicono che fu in quel luogo che Mose ricevette la l egge dal Signore e la fece conoscere"'­'. Grazie al testo di Eteria poss iamo qu ind i essere

ceni che la prima chiesa sul Monte Sinai fu cos t ru i t a già nel q u a r t o secolo e che l ' i m p o n e n t e edif icio menzionato da Procopio costituisce invece la s e c o n d a e d i f i c a z i o n e . Appare de luden te il fatto che nel testo dello storico dei tempi di Giu­stiniano non si trovi ale una menzio­ne dei mosaici che ornano l'abside, l'arco trionfale e la parete sopra l'ar­co della basilica. La mancanza di qualsialsi riferimento ai mosaici sor­prende ancora di più prendendo in

considerazione il fatto che essi raffi­gurano la scena con il Roveto Ardente e quel la r a f f i g u r a n t e la Consegna della Legge.

I mosaici della basilica del Monte Sinai si p o s s o n o a n n o v e r a r e t r a le più i m p o r t a n t i o p e r e d e l l ' a r t e paleocristiana. Eseguiti insieme al la chiesa al la metà del VI secolo, raffi­gurano nell'abside la Trasfigurazione di ( 'risili e le due teofanie che e b b e ­ro luogo sul Monte Sinai e sul Mon­te Oreb (dove il Signore apparve a

The preseni paperis the continuation oj m\ n scardi starteli manx \eais ago which resnllcd, among others, wilh a paper published in 1990 in lite War­burgJournal (voi. LUI). Il concerned il/e iconography nf the Trasfiguration executed in mosaici in the apse of the chinili al Monnl Sinai and iti symbolism oj Ughi which is represented in the /inni oj mandarla, consisting oj three concentric blue ovals and righi symmetrical silver rays radiating front Christ. I gathered n a incrinis ì'isn/il SOUrces far the rum /insilimi in the apse and discusseci severa/ texts of the Fathers of the Church as well as other Christian theologians which enabled me lo show lìmi the progni m ine of the illusali s foCUSeS on the Siili of /listici'. In this paper I concettate: 1/ an the visual sources /or the mosaics adornig the triumphal arili and: 2/ on thepro­blem concerni ng eucharist and the Transfiguration. Ad. I: The composi­Inni mi the ardi depiets the Limili oj Cini ami un eithei siile n/ il a tlringed angel hearing n sceptre and cross­orb; below the angels busts in medallions idipei) of the Virgin ami /ohn the Bap­tist are shown. I a igne limi this compo­sition wilh Iwo symmetricaly dislribiiled imagines clipeate was borrowed from triumphal arches sudi as the ime /rum the lime oj AugUStus in Rimini (in. 27 H.C.) inni the Othtl from the lime oj Calc­

rius ai Thessalonica da. 300 A.C.). Ad. 2: Doni Wìlmari and olher seholars deating wilh Uturgy have long lime ago shown lìmi in the late Antiquity the word transfigurare (in Circi; metamoTphosis) incanì the conversion of the whole salr­stance of the bread and wine into the whole sabstunce oj the Body and Blood of Chris!. Citing jrmii many eurh­C.hristian loritten sources and particularly from those produced l/y Circi; mal Siriar theo­logians (Cyrìl oj ferusalem, Gregory a/ \\ssa. l'seudo­Dionysiiis the Areopagite and Cyrillonas), I demonstrate timi far //copie living in the Mh renlury il was obvious Ihat Chistians hy reeeiving the eucharist are transfigured. However, the final Transfiguration of the hdievers will take place nnl\ al the end oj limes. Thus the mosaics al Siimi re/er noi mili­to the Resurreclion and the Scanni ('inning hai a/su lo eucharist which together wilh the imagi of tran sfigurai Cinsi holds the promise io the righlemis oj a 'change into the stime imnge'. Al Monnl Inhm: whereaccordingto tradì­limi the Transfuguration tool; place, was found several decades ago un eariy Medieval form or mould far impressing etiingie (consecrated bread). Il depiets the Tras f igu ra t ion and looks very mach lille the visualisation of this Theophany in the Siimi mosaic ij/g. 8). In many ways this form/mould tuppori the ideas expressed in this paper.

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Originalveröffentlichung in: Arte Cristiana 94 (2006), Nr. 837, S. 399-408

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Mosé so t to f o r m a d e l Rove to A r d e n ­te); s o n o g i u n t i f i n o ai nos t r i t e m p i in o t t i m o s t a t o di c o n s e r v a z i o n e e c o s t i t u i s c o n o u n a r a r a t e s t i m o n i a n ­za de l l a s t r a o r d i n a r i a f i o r i t u r a d e l l e ar t i a l l ' e p o c a di Gius t in i ano 9 . Sull ' i­c o n o g r a f i a d e l l a Trasfigurazione e sulla s i m b o l o g i a de l l a luce c h e vi si m a n i f e s t a h o a v u t o l ' o c c a s i o n i ' di i n t e r v e n i r e in u n saggio p u b b l i c a t o q u a s i q u i n d i c i a n n i fa ' . O g g i avre i a l c u n e u l t e r io r i prec i saz ion i d a f a r e r i g u a r d a n t i l e r a f f i g u r a z i o n i d e i m o s a i c i n e l l ' a r c o t r i o n f a l e , a v e n d o r i n t r acc i a to a l cun i testi c h e pro ie t t a ­n o u n a n u o v a luce sul c o n t e n u t o di q u e s t o sogge t to i conogra f ico 5 . P r i m a di p r e s e n t a r e le m i e n u o v e osserva­z ioni sulle r a f f i g u r a z i o n i de l l a Trasfi-guratio Domini del M o n t e Sinai (ese­g u i l e c o n t e m p o r a n e a m e n t e ai m o ­saici de l l a ch ie sa di S a n t ' A p o l l i n a r e in Classe a R a v e n n a , le u n i c h e r ap­p r e s e n t a z i o n i d e l l a Trasfigurazione n e l l ' a b s i d e di u n a c h i e s a c r i s t i a n a d e l p r i m o m i l l e n n i o ) , o c c o r r e pro­c e d e r e a d u n a d e s c r i z i o n e più de t ­tagl ia ta de i mosaic i in esame 6 .

Al c u l m i n e d e l l a vo l t a d e l l ' a r c o t r i o n f a l e è r a f f i g u r a t o l ' A g n e l l o di D i o i n s e r i t o e n t r o u n m e d a g l i o n e (fig. 1), c o n la c r o c e g r e c a sul lo sfon­d o . I d u e ange l i c o n le ali di p i u m e di p a v o n e gli o f f r o n o il g l o b o e lo sce t t ro a f o r m a di c r o c e , cara t te r izza­ta da l l ' a s ta m o l t o a l l u n g a t a . Sot to le l i gu re degl i ange l i vi s o n o d u e m e d a ­gl ioni c o n le i m m a g i n i del la M a d o n ­n a e di San Giovann i Battista, c r e d u ­ti, l i no alla s e c o n d a m e t à d e l l ' O t t o ­c e n t o , r i t ra t t i di G i u s t i n i a n o e Teo­dora 7 . Nella z o n a s o p r a s t a n t e l ' a r c o v e d i a m o d u e s c e n e relat ive ai collo­qui di Mose con Dio sul M o n t e Sinai . Nella s c e n a a s in is t ra il p a t r i a r c a si s l a c c i a i c a lza t i d a v a n t i al R o v e t o A r d e n t e m e n t r e dal cielo si s p o r g e la M a n u s Dei; a des t r a invece, Dio, raf­f i g u r a t o s e m p r e t r a m i t e la M a n u s Dei, c o n s e g n a a Mosè la Legge , c h e n o n a p p a r e n e l l a f o r m a c o n s u e t a d e l l e due­ t a v o l e , b e n s ì c o m e u n r o t o l o . N e l l ' a b s i d e , s o t t o le d u e già m e n z i o n a t e t e o f a n i e , è r a f f i gu ra t a la s c e n a d e l l a Trasfigurazione di Cristo, c i o è u n ' a p p a r i z i o n e d i v i n a d e l N u o v o T e s t a m e n t o , al la q u a l e assi­s t o n o M o s è e d Elia a s s i e m e ai t i c apos to l i (fig. 2) . Al c e n t r o di q u e s t a r a f f i g u r a z i o n e si v e d e il Cris to , r ap­p r e s e n t a t o f r o n t a l m e n t e , in u n a m a n d o r l a di luce , c o n l ' a u r e o l a cru­c i s e g n a t a , a v v o l t o in u n a b i a n c a t u n i c a . C o n la m a n o d e s t r a G e s ù b e n e d i c e , m e n t r e c o n l ' a l t r a m a n o s o r r e g g e l ' o r l o d e l l a p r o p r i a ves te .

La m a n d o r l a è c o m p o s t a d a t r e con­c e n t r i c h e z o n e d i c o l o r e a z z u r r o s e m p r e più c h i a r e sui b o r d i . Il cor­p o de l Cris to e m a n a a n c h e raggi di luce, i qual i i l l u m i n a n o le l i gu re de i p r o f e t i e apos to l i , i den t i f i c a t i dalie­iscr iz ioni in g r e c o s o p r a le l o r o te­s te . M e n t r e Elia e Mosè , e n t r a m b i vegl iardi , c o n v e r s a n o c o n il Cris to in p i e d i , i t r e a p o s t o l i , r a p p r e s e n t a t i più in basso , i m p r e s s i o n a t i d a l l ' a p ­p a r i z i o n e l u m i n o s a , c a d o n o in t e r r a e s p r i m e n d o s p a v e n t o . N e l c e n t r o del la c o m p o s i z i o n e si t rova San Pie­t ro , in proskynesis m a c o n il c a p o vol­t a t o verso Cris to . Gli altr i d u e a p o ­stoli. San Giovann i e San G i a c o m o , s t a n n o in g i n o c c h i o ai pied i del Cri­sto, g u a r d a n d o l o c o n gesti di s tupo­r e . A p a r t e u n a s o t t i l e s t r i s c i a di c o l o r e v e r d e so t to i pied i di Mose'­, di Elia e d e i t r e a p o s t o l i , lo s f o n d o del la c o m p o s i z i o n e è oro . In basso è u n ' i s c r i z i o n e in g r e c o , c h e rec i ta : A limili' del Dio (Padre), il Figlio e lo Spirito Saniti fu eseguila questa opera per la sal­vazione dei fondatori nei tempi di Longi-iius, pio presbitero ed egumeno*. N e l l a lascia i n f e r i o r e de l mosa i co abs idale vi s o n o t r e n t u n o m e d a g l i o n i c o n r i t ra t t i a m e z z o bus to , iden t i f i cab i l i t rami te iscrizioni. Sotto la scena raffi­g u r a n t e la Trasfigurazione, s o n o rap­presenta t i Davide, tutti i profe t i non­c h é l ' e g u m e n o Long inus e il d i a c o n o Giovanni , m e n t r e nel sott a r c o s o n o r a f f i g u r a t i a p o s t o l i e d e v a n g e l i s t i . L'assenza de i r i t ra t t i cl ipeat i di San Piet ro , San Giovanni c­ San G i a c o m o c o n f e r m a il f a t t o c h e le m e d a g l i e s o n o i d e o l o g i c a m e n t e l e g a t e a l l a scena r a f f igu ran te la teofania , ai rima­n e n t i n o v e apos to l i si a g g i u n g o qui San Luca , San M a r c o e San Matt ia . S o p r a la tes ta di Cr i s to si t rova un m e d a g l i o n e r e c a n t e u n a c roce greca d ' o r o , la quale , s imi lmente all 'Agnel­lo al c e n t r o de l l ' a r co t r ionfale , h a p e r s f o n d o t r e s f e r e c o n c e n t r i c h e di co lore azzurro .

Già ad u n a p r i m a occh ia t a r isulta c h i a r o come­ in q u e s t a c o m p o s i z i o n e s i m m e t r i c a , f o r m a t a d a l l ' a b s i d e e d a l l ' a r c o t r i on fa l e , esista u n ' a s s e tra­sve r sa le , c h e r a c c o r d a la f i g u r a di Cris to ai m e d a g l i o n i c o n Davide , la c r o c e greca e l 'Agnel lo .

I mosaici dell'Arco Trionfale e i loro model l i

I mosaic i s o p r a clc s< ritti, spc< i.il­mc­nte le s c e n e c h e o r n a n o l ' abs ide e l ' a r c o trionfale­, si c a r a t t e r i z z a n o p e r l ' equ i l i b r io m e d i t a t o del la c o m ­p o s i z i o n e . E p r o b a b i l e c hi­ q u e s t e o p e r e s i ano state real izzate b a s a n d o ­

1. Mosaico absidale e dell'arco trion­fa le , chiesa del m o n a s t e r o di Santa Caterina sul Monte Sinai, metà del VI secolo .

2. La Trasfigurazione di Cristo, mosaico a b s i d a l e , c h i e s a d e l m o n a s t e r o di Santa Caterina sul Monte Sinai, metà del VI secolo .

si su m o d e l l i oggi p e r d u t i d e l l ' a r t e paleoc r i s t iana . S e c o n d o A n d r é Gra­bar i mosaic i der ivano da u n a r appre ­sen taz ione della Trasfigurazione di Cri­sto del IV o V secolo nel San tua r io del M o n t e Tabor, dove, s e c o n d o la tradi­z i o n e , e b b e l u o g o la t e o f a n i a " . Dal m o m e n t o c h e i presun t i model l i dei mosaic i del M o n t e Sinai n o n ci s o n o pervenu t i , tale ipotesi r i m a n e tuttavia cont roversa . S e m b r e r e b b e più o p p o r ­t u n o t rovare pun t i di r i f e r i m e n t o utili a l l ' i n t e rp re taz ione del le opere in que­s t ione f a c e n d o r icorso alle idee icono­gra f i che del la t a rda ant ichi tà . Nel m i o lavoro citato all ' inizio di ques t ' a r t i co lo h o e l e n c a t o v a r i e c o m p o s i z i o n i e motivi, desunt i dal r e p e r t o r i o figurati­v o d a l l ' a r t e c las s i ca , c h e p o t e r o n o cost i tuire u n a f o n t e d ' i sp i raz ione p e r la scena r a p p r e s e n t a t a nel l ' abs ide . In ques ta occas ione vorrei c o n c e n t r a r m i s o p r a t t u t t o sui mosa i c i c h e o r n a n o l ' a rco t r ionfale .

Già Kurt W e i t z m a n n , senza d u b ­bio il più a u t o r e v o l e s t u d i o s o de i ca­p o l a v o r i elei m o n a s t e r o d e l M o n t e Sinai , a c c e n n ò alla sua convinzione­s e c o n d o la q u a l e la c o m p o s i z i o n e raf­f igura la al di sopra d e l l ' a r c o t r ionfa­le der iva d a l l ' a r t e i m p e r i a l e ". C o m e è b e n n o l o . L'arte uff ic ia le d e l l ' i m p e ­ro fo rn ì u n a g r a n q u a n t i t à di m o d e l ­li alla n a s c e n t e i c o n o g r a f i a cr i s t iana a p a r t i r e dai t e m p i di C o s t a n t i n o il G r a n d e , q u a n d o il c r i s t i a n e s i m o d i v e n n e u n a de l l e r e l ig ion i uff ic ia l i d e l l ' I m p e r o " . Q u a l e e s e m p i o calzan­te di r i a d a t t a m e n t o p o s s i a m o c i t a re la cos ide t ta aurum coronarium, d o n a ­z ione de l l e c o r o n e d ' o r o a C e s a r e d a p a r t e dei popo l i sogget t i , r i p r o p o s t a ne l le s c e n e r a f f i g u r a n t i L'Omaggio dei Vegliardi dell'Apocalisse. Ta le m o t i v o a p p a r e in a lcun i mosaic i c h e o r n a n o gli arch i di t r i o n f o di ch iese , c o m e la bas i l i ca di San P a o l o f u o r i le­ m u t a ( m e t à d e l V seco lo ) o la ch iesa elei Santi C o s m a e­ D a m i a n o (c irca 526)'­' .1 Roma. ( orni- è ben n o l o a m ile i

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mosaici del l ' a rco t r ionfa le della basi­lica di Sanla Maria Maggiore a Ro­ma, r iconducibi l i al quarto d e c e n n i o del V secolo, rappresentanti scene d e l l ' I n f a m i a dèi Gesù, si b a s a n o su vari modell i attinti dal l ' a r ie ufficiale imperiale". I model l i pei i mosaic i

d e l l ' a r c o d e l l a bas i l ica de l M o n t e Sinai s o n o siali ricavati invece dal repertorio decorativo degli archi di trionfo, i m o n u m e n t i più caratteri-stici dell'arte dell 'Impero R o m a n o .

Nella maggior p a n e degli archi di trionfo che si sono conservati Emo ai

nostr i t empi , nei c a m p i re t tangolar i al di sopra del l ' a rco vi troviamo le- Vit-torie, raffigurate in volo, che t e n g o n o in m a n o i trofei collocati su lunghe asie. Tale compos i / ione , strettamente simmetrica, di s o l i l o con la personifi-cazione di Roma o p p u r e con la figli­

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ra di Marte al centro, era presente nel repertorio delle rappresentazio­ni celebranti la vittoria di Roma già dai tempi della dinastia Flavia, per­d u r a n d o f i no alla f ine del IV se­colo". Già ad un primo sguardo ri­sulta evidente quanto la decorazione de l l ' a rco della basilica del Monte Sinai risulti simile alla composizione con le vittorie presente sugli archi di Traiano a Benevento (fig. 8) o a quelli di Tito, Settimio Severo e Costantino a Roma15. A questo p u n t o occorre notare come nella tarda antichità, e soprattutto nel Medioevo, l 'arco di Costantino venisse cons idera to un monumento cristiano, dal momento che la vittoria che celebrava, come risulta dall'iscrizione, potette verifi­carsi grazie all'instinoti! divinitatis, cioè pe r l ' i n t e r v e n t o di Dio1". La principale differenza consiste però nel fatto che nella basilica del Monte Sinai le vittorie­angeli sono in adora­zione dell'Agnello invece della per­sonificazione di Roma, e non tengo­no in mano i trofei, bensì due croci montate su lunghe aste. L'autore dei mosaici del Monte Sinai, servendosi della precedente formula iconografi­ca, in t rodusse a n c h e al t re novità, quali le piume di pavone nelle ali degli angeli e i globi orna t i della croce che questi reggono nelle ma­ni. In questo modo, il t r ionfo del­l ' impera tore­v inc i tore o di Roma, venne a trasformarsi nel trionfo del Cristo­Agnello".

L'arco della basilica del Monte Sinai cont iene anche un altro ele­mento derivato dagli archi di trionfo degli imperatori, costituito dai meda­glioni con i ritratti di Maria e di San Giovanni Battista rappresentati al di sotto delle figure degli angeli, i quali, secondo Kurt Weitzmann, costituisco no assieme all'Agnello il gruppo della Deesis™. Queste immagini, anch'esse originate dagli archi di trionfo impe­riali, non sono mai state studiate sotto questa prospettiva.

I medaglioni con i ritratti di pro­feti, apostoli ed altre figure che or­n a n o i mosaici del la basil ica del Monte Sinai provengono dalle imagi-nes clipeate, molto diffuse nell 'anti­chità1 ' . Nei medaglioni con la Ma­donna e San Giovanni abbiamo un evidente riferimento ai clipei, collo­cati s i m m e t r i c a m e n t e negli archi trionfali, come possiamo ritrovare in due esempi, uno eseguito nei primi tempi dell 'Impero, l'altro invece nel pe r iodo tardo. Il pr imo di questi, l 'arco di Augusto, datato al 27 a.( I., si trova a Rimini (fig. 4)J"; l'altro inve­

ce faceva p a r t e di u n a s t r u t t u r a architettonica non meglio identifi­cata, a p p a r t e n e n t e al comples so costruito dall ' imperatore Galerio a Salonicco verso il 311 (fig. 5)!1. Sia sull'arco di Rimini che su quello di Salonicco ( a t tua lmente custodi to presso il Museo Archeo log ico di questa città) sono le imagines clipeate, e non le Vittorie che costituiscono la decorazione principale delle parti laterali dell'arco. Sull'arco di Rimini entro il clipeo di sinistra è rappresen­tata l'immagine di Giove barbuto, in quello a destra l'immagine di Apollo; sul lato opposto vi sono i clipei con N e t t u n o e la per son i f i caz ione di Roma. Nei clipei de l l ' a r co di Sa­lonicco, sorretti da figure di barbari con copricapi frigi, vi sono le imma­gini di un uomo e di una donna. Il busto maschile rappresenta il ritrat­to di Galerio stesso, mentre quello femminile è con ogni probabilità la personificazione della Tyche di Salo­nicco (capitale della parte dell'impe­ro governato da Galerio) con una corona turrita sul capo. I clipei, col­locati s immetr icamente sui monu­menti commemorativi romani dove­vano avere larga di f fus ione , visto anche il fatto che li ritroviamo in molti edifici di centri nord­africa­ni22. Possiamo riscontrare un altro esempio in un arco dopp io (qua-drifons), costruito per rendere onore a Marco Aurelio e Lucio Vero (Li­cius Verus).

In questo modo, come nel caso di molte altre opere dell'arte paleocri­st iana, gli au tor i dei mosaici del Montei Sinai, attingendo dai model­li precedenti provenienti da molte fonti diverse, crearono una compo­si/ione in grado di esprimere ricchi significati ideologici. La rarità della decorazione musiva in esame consi­ste nel geniale a d a t t a m e n t o della forma e dell'idea dell'arco trionfale, nonché nel modo di raffigurare il trionfo. Pertanto questo adattamen­to era già stato realizzato qualche secolo prima della sua introduzione ufficiale, all'epoca di Carlo Magno, nel repertorio dell 'architettura reli­gi< isa . ( )c i on e osservare inoltre che nonostante i pochi esempi di pro­grammi decorativi di chiese soprav­vissuti fino ai nostri tempi, si posso­no t rovare a lcune analogie con i mosaici in esame in due chiese risa­lenti all 'epoca di Giustiniano. Sul­l 'arco trionfale della chiesa di San Vitale a Ravenna, gli angeli che si al/ano verso il cielo sorreggono una medag l i a ­c l ipeo con d e n t r o una

3. Arco trionfale di Traiano a Bene­vento, ca. 114, particolare.

4. Arco onorario di Augusto a Rimini ornato di medaglioni, 14 a.C.

croce; gli angeli che adorano la Ma­donna con il Bambino nel mosaico dell'abside della Panagia Angelokti­stos a Riti in Cipro, non solo tengo­no nelle mani il globo terrestre or­nato di una croce, ma anche nelle loro ali scintillano i variegati colori delle piume di pavone­1. Anche se tra i mosaici del pr imo mil lennio che si sono conservati fino ai nostri tempi non r i torna, per quan to mi risulta, la composizione dell 'arco di t r i o n f o de l la basi l ica del M o n t e Sinai, il motivo della figura centrale collocata tra imagines clipeate è molto diffusa. Riscontriamo un esempio di questo tipo di raffigurazione in uno dei mosaici che decorano la chiesa di Santa Sofìa a Costantinopoli, dove vediamo il Cristo sul trono accompa­gnato dalla Madre di Dio e dall'Ar­cangelo Michele rappresentat i nei clipei, ai quali rende omaggio l'im­peratore Leone VI24.

Trasfiguratio Domini, liturgia e letteratura paleocristiana

Tutti e tre i vangeli sinottici de­scrivono l 'episodio della Trasfigura­zione. San Luca (9, 27­30) prima di raccontarla cita le parole di Gesù: "Io vi dico in verità: ci sono alcuni, tra i qui presenti, i quali non guste­ranno la morte prima di aver visto il regno di Dio. Circa otto giorni dopo questi discorsi, egli prese con sé Pie­tro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte per pregare. Or, mentre pre­gava, l'aspetto del suo volto si trasfi­gurò e le sue vesti divennero di un c a n d o r e s f o l g o r a n t e . ! . . . ] " ; San Marco (9, 1­9) n a r r a invece così: "[...] Le sue vesti divennero risplen­dent i e così cand ide quali nessun t in tore della ter ra po t r ebbe farle. [...] Mentre scendevano dal monte, proibì ad essi di raccontare ad alcu­no quello che avevano veduto, fino a q u a n d o il f i g l i o d e l l ' u o m o fosse resusc itato dai morti". Il testo di San

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Matteo (17. 1­8) presenta a sua volta le seguenti parole: "[...] Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte , in disparte. E si trasfi­

gurò davanti a loro: il suo volto ri­splendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mose ed Elia a parlare con lui [...]. Una nube lumi­

nosa li avvolse, e dalla nube una voce disse: 'Questo è il mio Figlio diletto, ne l q u a l e mi s o n o c o m p i a c i u t o ; ascoltatelo!' Udito ciò, i discepolo caddero bocconi per terra ed ebbero gran paura".

Il mosaico dell'abside della basili­ca del Monte Sinai rispecchia molto fedelmente le parole degli evangeli­sti r iguardant i l 'aspet to divino del Cristo trasfigurato che emana raggi di luce ed è circondato da una man­dorla luminosa'5 . Esso rappresenta inoltre tutte le dramatis personae in forma umana. Mentre la composizio­ne della chiesa di Sant'Appolinare in Classe a Ravenna è del tutto simboli­ca (fig. 6): al posto di Cristo, colloca­to in un grande clipeo, figura una crux gemmata; invece dei tre apostoli, testimoni della Trasfigurazione, com­paiono tre pecorelle. In ambedue i casi è e v i d e n t e un r i c h i a m o alla Seconda Venuta di Cristo, metafora della fine del mondo, con la trasfigu­razione di tutti i fedeli giusti''1'. In una delle sue omelie Giovanni Criso­stomo ci dice: "In futuro verrà nella gloria del Padre, non solo con Mosè ed Elia, ma con la schiera infinita degli Angeli [...'] non con una nube sopra la testa, ma c i r c o n d a t o dal cielo'"'7. Nei mosaici del Monte Sinai si possono inoltre rintracciare altri significati. La rappresentazione della Trasfigurazione e delle visioni di Mosè avvenute sul Monte Oreb, le quali sono raffigurate appunto per memo­rizzare il posto dove ebbero luogo: abbiamo qui a che fare con la teofa­nia in cui il Cristo appare come il Signore della Vecchia e Nuova Al­leanza28. La presenza di Davide e le t re s f u m a t u r e d e l l ' a z z u r r o nel la mandorla nella quale risplende Cri­sto fanno pensare alla figura del Sal­vatore come a un "rampollo di Davi­de" e all'apparizione della Santa Tri­nità duran te la teofania sul Monte Tabor"'. Il fa t to viene c o n f e r m a t o anche dalla scena della Deesis, vale a dire la raffigurazione dell ' interces­sione di Maria e di Giovanni Battista, sull 'arco trionfale'". Proprio questi significati sono stati analizzati prece­dentemente nel corso delle ricerche riguardanti i mosaici del Monte Si­nai: fino ad ora, tuttavia, non è stata resa nota alcuna t ra t taz ione esau­riente dell ' iconografia di questi ca­polavori.

La difficoltà a trattare questa ma­teria consiste nella sua stessa com­plessità. Uno degli aspetti esplorati f inora, solo in m o d o parziale, è il legame di tutto il programma della

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decorazione con la liturgia paleocri­stiana, soprattutto con il sacramento dell'Eucaristia.

Già cinquant 'anni fa, nel suo arti­colo sulla Trasfigurazione di Cristo raffigurata nell'abside della chiesa di Sant'Apollinare in Classe, Otto von Simson dimostrava che la parola lati­na transfigurare ricopriva un significa­to sia t eo log ico c h e l i tu rg ico , in quanto voleva dire la trasformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo". Cirillo di Gerusa­lemme, in una della sue pred iche del l 'anno 350, si esprime: "Sotto le specie del pane ti è dato il corpo e sotto quelle del vino il sangue, affin­chè, reso partecipe del corpo e del sangue di Cristo con lui. In questo m o d o d i v e n t i a m o ' C r i s t i f e r i ' , in quanto il corpo e il sangue di Cristo si è distribuito per le nostre membra e, al dire del beato Pietro, noi diven­tiamo 'partecipi della natura divina' (Catechesi, XXII, 3)32. Sant'Ambro­gio dal canto suo, probab i lmen te influenzato dagli scritti dei teologi della Chiesa d 'Oriente , ancora pri­ma della fine del IV sec. scrive che "[...] ogni volta che riceviamo i sa­cramenti che grazie al mistero della sacra preghiera si trasfigurano nella carne e nel sangue, annunciamo la morte del Signore"". Questo signifi­ca che gli stessi fedeli che ricevono la comunione sono oggetto della tra­sfigurazione. La definitiva "transfigu­ratio" (in greco metamorphosis), nel caso della quale veri fedeli diventano simili a Cristo, si realizzerà però solo dopo la morte, ovvero avverrà alla f ine dei tempi, dopo la Parusia fi­nale".

Per Pseudo­Dionigi (Dionigi l'A­reopagita), uno dei più raffinati teo­logi cristiani della tarda antichità, l'Eucaristia è "il sacramento dei sa­cramenti", come accenna in un ca­pitolo del suo trattato "Sulla gerarchia ecclesiastica"'". Già durante la prepa­razione alla "comunione sacramen­tale", una specie di in iz iazione, i fedeli "vengono guidati dalla luce di Gesù" (III, 1), mentre nel corso della Messa "saranno illuminati da appari­zioni divine più splendenti" fino al momento in cui, con la sua bontà. Cristo realizza in essi una "purifica­zione suprema" (III, 10). Chi riceve la comunione subisce una trasforma­zione, che è anche un'illuminazione. Per usare le parole di una delle più belle formule contenute nelle rifles­sioni di Dionigi: "Ma, o divinissimo e santissimo sacramento, solleva i veli enigmatici che sono posti come sim­

boli intorno a te, mostrati a noi splen­d idamente e riempi le nostre viste intellettuali della luce unitiva e che non ha nulla di nascosto" (III, 3, 2)"'. Attraverso l'eucarestia i fedeli otten­gono una illuminatio durante la cele­brazione della Santa Messa, mentre l'atto della trasfigurazione definitiva, preannunciato nella Trasfigurazione ili Cristo si compie alla fine dei tempi. Nelle sue considerazioni sulla teofa­nia del monte Tabor, contenute nei Nomi divini, Dionigi scriveva: "[...] quando diventeremo incorruttibil i ed immorta l i e r a g g i u n g e r e m o la quiete cristiforme e beatissima [...] riempiti della sua divina presenza, visibile in santissime contemplazioni, che illumina di luci splendidissime, come i discepoli in quella divinissi­ma t ras f iguraz ione , p a r t e c i p a n d o della sua intelligibile a noi elargita [allora] noi diventeremo simili agli angeli [...] e figli di Dio, in quanto saremo figli della resurrezione''

La riflessione sull 'Eucarestia se­condo le categorie della transfigurar tio e del la illuminatio p u ò essere r i trovata in altri scritti. Ciri l lona, diacono siriano che visse tra il IV ed il V sec, fu autore di sei inni di gran­de impor t anza per la conoscenza della teologia e della liturgia siriaca dell'epoca'". Il suo "Poema sull'Euca­restia" cont iene, tra le altre, suole come queste: "La sua schiera con­dusse il Signor nostro / e nella sala superiore si fermò; / salì, a mensa sedè per primo / e i discepoli dopo lui. / Essi seggono e lo mirano / mentre egli mangia e si trasmuta. / L'Agnello mangiò l 'Agnello / e la Pasqua, la Pasqua consumò. / Cele­brò quella del Padre suo / e diede in iz io a q u e l l a sua. / A b r o g ò la legge, / e quindi suben t rò quella della riconciliazione. [...] / La sua persona rifulse come il sole, / diven­nero le membra sue come raggi; / arsero i suoi voleri / come fornace; / s p l e n d e t t e r o i suoi p e n s i e r i / ( ume lampade; / sgorgò la salute di lui / come creatore; / effulse il suo amore / come Salvatore; / rivelò i misteri / che eran preparati, / e gli arcani / che furono promessi" *.

Alla luce di questi e di altri testi coevi possiamo s u p p o r r e che l'A­gnello raffigurato sull'arco trionfale della basilica del Monte Sinai non rappresemi solo l'Agnello dell'Apo­calisse, a cui mi sono r i fer i to nel mio già ( italo articolo, ma simboleg­gi l'Agnello dell'Eucaristia. Il Cristo Trasfigurato rappresentalo ira il pa­triarca e il profeta, nonché gli Apo­

5. Frammento di un piccolo arco di Galerio ornato di medaglioni, 305-307 d. C, Salonicco, Museo Archeologico.

6. Mosaico absidale e dell'arco trion­fale, chiesa San Apollinare in Classe, metà del VI secolo.

stoli e l 'evangelis ta nel posto ove ebbe ro luogo le due teofanie del­l 'An t i co T e s t a m e n t o , viene visto come "rampollo di Davide", "il Signo­re del Nuovo e Antico Testamento", il Signore nella sua Seconda Venula che nello stesso tempo predica una Trasfigurazione di tutti i fedeli giusti, la quale comincia ad avvenire già ne l la vita t e r r e n a t r a m i t e la co­munione (fig. 7).

Un'idea di quanto fosse rilevante il significato dell 'Eucaristia e della Trasfigurazione nel primo millennio in to rno alla zona in cui si trova la basilica del Monte Sinai, ci è data dalle lòi nie che servivano alla lavora­zione dell'eulogia (cioè l'ostia oppu­re il piccolo pane benedetto dal dia­metro di appena 3­4 cm.) che si sono conservate fino ai nostri tempi. Una di queste forme, con ogni probabilità risalente all' Vili secolo, è stata ritro­vata circa 25 anni fa sul Monte Tabor (fig. 8), proprio sul posto dove ebbe luogo la Trasfigurazione"'. L'iscrizio­ne greca sul bordo di questa forma reca: "Eulogia del Monte Tabor". La scena che vi è rappresentata, ugual­mente ai mosaici della basilica del Monte Sinai, si riferisce al momento sioi ico della Trasfigurazione. Nono­stante la raffigurazione molto sche­matica di tutti i personaggi, vi sono facilmente riconoscibili i tre apostoli inginocchial i per terra accanto al Cristo, Mosè ed Elia en t ro la man­dorla, attorniati dalla luce divina. E probabile c he in alcune chiese, per­lomeno in quelle intitolate alla Tra­sfigurazione, anche il pane consacra­to venisse preparato in forme simili. Sia le pitture o i mosaici monumen­tali nelle absidi delle chiese che i pani eucaristici con raff igurazioni della Trasfigurazione, ricoprivano un ruolo fondamentale nella compren­sione del mistero di Cristo come luce del inondo ed il valore trasfigurativo del sacramento dell'eucaristia.

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In vece della conc lus ione Quas i d o d i c i secoli d o p o l 'esecu­

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consacrata nel 1728, i n t i t o l a t a al la T r a s f i g u r a z i o n e . Il p r o g r a m m a de­co ra t i vo de l l a c h i e s a appare m o l t o i n t e r e s san t e , p e r c h é è cos t i tu i to da un affresco c o n la s c e n a del la Trasfi-

gitrazione c h e r i s p l e n d e ne l la n icch i a d e l l ' a b s i d e ( d e r i v a t o d a l l a p a r t e s u p e r i o r e del c e l e b r e d i p i n t o di Raf­f ae l lo r a p p r e s e n t a n t e lo s tesso sog­g e t t o ) , dal p u l p i t o e da u n os tenso­

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rio a raggiera, entrambi con le raffi­gurazioni della teofania sul monte Tabor in formula pars prò toto. Men­tre nel coronamento del pulpito il Cristo è accompagna to solamente da Mosè e da Elia, nell 'ostensorio, so t to la scena di g lo r i a con Dio Padre, lo Spirito Santo e reselvacu-lum, vediamo i tre apostoli (fig. 8). L'e lemento chiave del programma del tempio è l 'ostensorio raggiato o solare con bracci, posizionato sul­l 'altare in occasione delle festività maggior i , s o p r a t t u t t o la s e c o n d a domenica di Quaresima ed il 6 ago­sto, giorno della commemorazione della t eofan ia del m o n t e Tabor41 . Nel messale della Chiesa cattolica, alla data del 6 agosto, cioè nel gior­

no in cui si celebra la festa della Trasfigurazione del Signore, nella colletta vengono lette le seguenti parole: "O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore hai confermato i misteri dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi f ig l i " . Nel l a p r e g h i e r a d o p o la c o m u n i o n e invece il c e l e b r a n t e p r o n u n c i a le seguent i parole : "Il pane del cielo che abbiamo ricevu­to, o Padre, ci trasformi a immagi­ne di Cristo, che nella Trasfigura­zione rivelò agli uomini il mistero della sua gloria"42. Il senso escatolo­gico della Trasfigurazione e la forza trasfiguratrice dell 'Eucarestia sono qui evidenti.

7 . Comunione degli Apostoli, p a t e n a d i Riha (Siria), circa 565, Washington, Donibarton Oaks Collection.

8 . La Trasfigurazione di Cristo, m a t r i ­c e / f o r m a trovata sul M o n t e Tabor che serviva alla lavorazione dell'eulo­gia, V i l i sec.

(1) Citaz ione t ra t ta d a G. FORSYTH, // monastero di Santa Caterina al Monte Sinai: la iliiesa eia fortezza ili (ìiustiniano, i n j . GALEY, // Sinai e il monastero ili Santa ('.aterina, intro­duz ion i K. Weitzmann e G. Forsyth, t rad. M. G r a m p a , Firenze 1982, p. 12.

(2) P R O C O P I U S , De aedifirìs, V, 8, 4­9, in : P r o c o p i u s , VII, Buildings, t r a d . H. B. Downey, L o n d o n 1920, pp . 355 e 357; t rad . i taliana t ra t ta d a Forsyth, 1982, p. 51.

(3) P R O C O P I U S , De aedificis, V, 8, 4­9. I n i z i a l m e n t e a n c h e il m o n a s t e r o doveva essere ded i ca to a Santa Maria e solo nel XI sec. è s ta to d e d i c a t o a S. Cate r i na d'Ales­sandr ia . Si veda a n c h e G.H. FORSYTH, K. WEITZMANN, The Monastery of Saint Cathe­rine ni Mulinili Sinai. Ann A r b o r 1973, pas­sim; Sinai. Treasures of the Monastery »/ Suini Catherine, Athens 1990, pp. 73­83; e n t r a m b e le p u b b l i c a z i o n i c o n t e n g o n o o t t i m e fo to­graf ìe della chiesa, m o n a s t e r o e mosaici.

(4) ). MIZIOLF.K, Transfiguratio Domini in (tir Apse al Monili Sinai ami the SymboHsm of Light, in "Journal of the W a r b u r g a n d t he C o u r t a u l d Inst i tu tes" , 53, 1990, pp . 42­60, taw. 2­8.

(5) Ar t i co lo di J. ELSNER (The Viewer and the Vision: The Case of the Sinai Apse, in "Art His to ry" , 17, 1994, p p . 81­102) n o n d imos t r a novità r iguardant i le fonti icono­gra f i che di mosaici del Monte Sinai, contie­ne pe rò impor tan t i osserva/ ioni r iguardami il c o n t e n u t o i d e a l e , si v e d a a n c h e }. EI.SNER, Art unii the Roman Viewer. The Tran­s/ni inalimi of Art. From the Pagan World in Christianity, C a m b r i d g e 1995, pp. I 11­124.

(6) Sulla Transfiguratio Domini nell 'absi­d e del la chiesa r avenna te si veda E. DINK­LER, Das Apsismosaik von S. Apollinare in Classe, Kòln ­ O p l a d è n 1964; F.W. DEICH­MANN, Ravenna. Hauptstadt dei Spàtantiken Adendlandes, Wiesbadén 1976, pp . 245­272. Sul l ' i conogra f i a del la Trasfiguratio si veda, t ra l ' a l t r o , G. S C H I L L E R , honography of Christian Art, voi. I, L o n d o n 1969, |)|>. 145­152. Si veda a n c h e G.M. T O S C A N O , // pen­

siero cristiano nell'arte, voi. 1, B e r g a m o I960, pp . 251­258.

(7) K. W E I T Z M A N N , The Mosaic in St. Catherine's Monastery un Mulini Sinai, in " P r o e e e d i n g s of t h e A m e r i c a n P h i l o s o p h i c a l Society". 110, no . 6, 1966, pp . 392­405, in par t ico la re pp. 394­396, figg. .3­6.

(8) Sul le i scr iz ioni de l M o n t e Sinai si veda I. SEVCENKO, Insrriptions, in Forsvth, Weitzmann , 1973, pp. 19­20.

(9) A. GRABAR, Martyrium. Recherches sur le culle des reliques et l'art chrètien antique, voi. 2: Iconographie, Paris 1946, p. 195. Se­c o n d o alcuni studiosi la Tras f igu raz ione si festeggiava nella par te or ien ta le de l l ' impe­ro r o m a n o , s o p r a t t u t t o in Siria, già nel IV sec . Si v e d a J . T O M A J E A N , La Tele de la 'Transfigurati on (6 aout), in " L ' O r i e n t Syrien", V, 1960, pp. 479­482. Cfr. K. ROZE­\I( ) \ l> , I.es Origines de la [eie de la l'ransfìgii rntiiin, in "Studia Patristica", XVII, 2. 1982, pp. 590­593.

(10) Weitzmann , in Forsyth, Wei tzmann , 1973, p. 13.

(11) Si veda t ra l ' a l t ro A. GRABAR, L'em­pereur dans l'ari byzantin, Paris 1936; A. GRA­BAR, Christian Iconography. A Study of ils Ori gins, Washington D.C. 1968.

(12) Si veda T. KLAUSER, Annum coro­navivum, in ' R ò m i s c h e M i t l e i h u g e n " , 59, 1944, pp. 129 ss. ;J . MIZIOLEK, Przedstawie­nia procesji tu sztuce wczesnochrzeùcijanshiej (Rapresentaz ioni delle processioni nel l ' a r te p a l e o c r i s t i a n a ) , in "Fol iae H i s t o r i a e Ar­t ium", 21, 1985, pp. 3­52, in par t ico la re pp. 30­39. con ul te r iore bibl igrafia .

( 1 3 ) B. BRF.NK, Die friihchrisllithen Mnsailien in S. Murili Maggiore ZìI RODI. Wie­sbadén 1975, pp. 9­52. Si veda . i nd i e Mizio­lek, 1985, pp. IS­19, figg. 13­14.

(14) M. P A L L O T T I N O , Arco onorario e trionfale, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale [d ' o r a in avanti citata c o m e EAA],

a c u r a di R. B i a n c h i B a n d i n e l l i , voi . 1. Roma 1958. pp. 588­599.

(15) Gli archi di Ti to e Set t imio Severo sono r iprodot t i e discussi da T. KRAL'S. Das riimisthe Wellreich ( l ' ropylàen Kunstgesehieh­te, voi. 2), Berlin 1967, fig. 44 al testo in p. 171, fig. 46 al testo in p. 172. Riguardo gli archi di Tra i ano a Beneven to e Cos tan t ino a R o m a si v e d a D. S T R O N G , Roman Art ( T h e Pe l i can H i s t o r y oi A n i , H a r m o n d ­sworth 1980, pp. L53­159, fig. 89­90: H.P.L. ORANGE, Art Forms and Crine Art in the Late Human Empire, Pr ince ton 1965, figg. 45­46; Arco di Costantino, a c u r a di A. G i u l i a n o , Milano. 1955. fig. 1­2, 29. Riguardo le iden­tificazioni del le figure si veda F. COAREL­LI, (iuida archeologica di Ruma, Milano 1974, pp. 70, 97, 163. Sulla crist ianizzazione della Vittoria (senza r i fer iment i agli a r d i i tr ionfa­li) scrive F. SAXL, Continuità e variazione nel significato delle immagini, in ¥. SAXL. La sto­ria delle immagini, t r a d . di G. V e n e z i a n i , Roma­Bari 1990. pp. 10­14.

(16 ) Si v e d a A. G I U L I A N O , L'arco di Costantino nnne documento sturilo, in "Rivista Storica Italiana", CXII, fase . 2, 2000, pp. 441­171. con r i fer imento a uNSTTNCTU D I V I E ­

TATI; ivi l egg iamo: "InstintU divini ta t is" è a m b i g u o , (p ian to accat t ivante , r i f e r i m e n t o alla nuova religione: R. KRAUTHEIMER, The Carolingian Riviva! of Farti Christian Architettu­re, in R. K R A U T H E I M E R , Studia in Early Christian, Medieval, and Renaissance Art., Lon­don­New York 1969, pp. 203­256. in particola­re pp. 233­234. Il cattivo stato di conservazio­ni' delle ligure nell 'arco di Costant ino r e n d e imposs ibi le la loro iden t i f i caz ione : si veda Coareni, 1974, p. 163.

( 1 7 ) S u l l a s i m b o l o g i a d e l p o t e r e e t r i o n f o n e l l ' i m p e r o r o m a n o si v e d a A. AI.FOI.DI, Insignien unii litichi der rbmischen Kaiser, in " M i t t e i l u n g e n d e s D e u t s c h e n Archào log i schen Instituts. Ròmische Abtei­lung", 50, 1935, pp . 3­158; R. BRILLIANT, Cestini' timi Raul: in Roman Art. New Havcn 1963, passim, in p a r t i c o l a r e p p . 112­119, Sulla cr i s t ian i / / . i / ione di questa simbolica si veda Grabar , 1968, pp, 38­51; (, . LADNER.

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t tr.

lek, 1990, pp. 42-60. Si veda a n c h e Elsner, 1994, pp. 81-101; Elsner, 1995, pp. 111-124.

(26) P a r a g o n a i tes t i d e i P a d r i d e l l a Chiesa e di altri scrittori cristiani sulla Tra­s f iguraz ione raccolt i in d u e anto logie : Joie de la Transfiguration d'apres les l'iris d'Orimi. T e x t e s p r é s e n t e p a r D o n i M. C o u n e , A b b a y e d e B e l l e f ' o n t a i n e 1 9 8 5 ; J.A. McGUCKIN, The Transfiguration of Christ in Scripture and Tradition, (Studies in the Bible and Early Christianity, t. 9) , Lewiston 1986.

(27) GIOVANNI C R I S O S T O M O , Sermo LYl c o n t e n u t o nell'In Mattheum, si v e d a Patrologìa Cromi, voi. 58, coli. 459 ss., cfr. K. WEITZMANN, Le orli, in ('.ALFA'. // Sinai e il monastero ili Saula Caterina, 1982, p. 85; F. DE' MAFFEI, L'Unigenito consustanziale al Padre nel programma trinitario dei perdali mosaici del belila della Dormizione ili Nicea e il Cristo trasfiguralo del Sinai, p a n e II. in "Sto­ria dell 'Arte" , 46, 1982, pp . 185­200, in par­t icolare p. 191.

( 28 ) M i z i o l e k , 1990 , p p . 42­60 . D u e secoli pr ima del l ' e secuz ione dei mosaici in esame Gregor io di Nissa descrive e n t r a m b e le manifes tazioni eli Dio in un t ra t ta to inti­tolalo: "Spiegazione allegorica della vita <li Mose", si veda G R E G O R I O DI NISSA, La vita di Mose, a c u r a di M a n l i o S i m o n e t t i , Milano 1984.

Ululimeli derfruhchristlichen Symbolik. Colt. Kosmos. Mensili, Stuugar t ­Zùr ich 1992, pp. 187­195 e passim.

(18) Wei t /mann , in Forsvlh, Wcilzmann, 1973, p. 15; Weitzmann, 1966, pp. 392­405, in part icolare pp. 394­397.

(19) Si veda tra l ' a l t ro J . BOLTEN, Die imago dipelila. Eia lìeitrag za l'orlimi ­ und Typengeschichte, Paderborn 1937; G. BF.CAT­TI, Clipeate immagini, in EAA, 1, 1958, pp . 718­721; R. WINKES, Clipeata imago. Studien zu einer romischen Bìldnisform, Bonn 1969.

(20) EAA, voi. 6, 1965, lig. 797 al testo in p, 689; Winkes, L969, pp. 52­53.

(21) R. BIANCHI BANDINELLA Roma, l­a fine dell'arie antica. Milano 1970, fig. 283 al tes to in pp. 305­306; C.C. VERMEULE, Uomini Imperiai Sculplure in Creici' and Asia Minor, C a m b r i d g e (Mass.) 1968, pp . 117­118; Winkes, 1969. p. 243. Su tut to il com­plesso (ost i nilo da G a l e n o a Salon icco si veda | .B. WARD­PERKINS, Roman Impenni Architecture ( T h e Pelican His to ry of A r t ) , I l a rmondswor th 1981, pp. 449­454.

(22) Kraus, 1967, fig. 48 al tes to in p. 172. Si veda a n c h e S. Al RIGEMMA, L'arco di Marco Aurelio e Lucio Vero in Tripoli, Roma 1938.

(23) K r a u t h e i m e r , 1969, p p . 233­237. Sulla d e c o r a z i o n e musiva si veda C. IHM. Die Programme der christHchen Apsismalerei 'con Vicrtrn Jahrhunderl bis zar Mille des Aihten

Jahrkunderts, Wiesbaden I960, tav. VII, 1 al. testo su pp. 163­165; tav. XVIII, 2 al testo a p. 189. Riguardo il mosaico di San Vitale si

veda a n c h e Miziolek, 1990, p. 59, tav. 7b, con indie azioni dei modell i nel l ' a r te paleo­cristiana e anologie in ampol le palestinesi. Il lustrazione in colore del mosaico Cipriano è r i p rodo t t a in Ch. SCHUG­WILLE, L'arte bizantina, Milano 1970, p. 152.

(24) A. GRABAR. Byzantine Painting, Ginevra 1953, fig. p. 91 al lesto a p. 91­92; Ladner , 1992, fig. 122. Si v e d a n o a n c h e i mosaici che o r n a n o u n a del le paret i nella cape Ila di S. Z e n o presso Santa Prassede a Roma ( r iprodot t i da G. CURZI, La decorazio­ne musica della basilica dei SS. Nereo e Achilleo in Rama: mainali ed ipolesi, in "Arie Medieva­le", VII, 2, 1993, Bg, 24) dove anche Cristo, c o m e figura cen t r a l e , viene p r e s e n t a t o in clipeo.

(25) Sulla s imbologia della luce e altri con tenu t i ideali dei mosaici si veda Mi/io­

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(29) Sul l ' aspe t to t r in i tar io della raffigu­raz ione si veda K. WEITZMANN, An Eucau­stic Xeon ivith the Propilei Elijah al Mount Sinai in Melanges offerti a Kazimierz Michalowski, Warszawa 1966, pp.713­723.

( 3 0 ) Sul Deesis si v e d a T h . V O N BOGYAY, Deesis. in l.exìkon der christHchen Ikonographie, a cura di E. Kirschbaum, Rum, Fre ibu rg , Basel, Wien , 1968, p p . 494­499. C o m e è ben no to a San Apoll inare in Clas­se il r u o l o d e l l ' i n t e r c e s s o r e svolgeva il p a t r o n o di questa chiesa, ra f f igura to sot to la scena della Trasfigurazione c o m e oran te : si veda Dinkler , 1964, pp. 100­103; Deich­m a n n , 1976, pp. 259­262 .

(31) D.A. WILMART, Transfigurare, in "Bulletin d ' a n c i e n n e l i tera ture et d ' a r cheo ­logie chré t iennes" , I, 1911. pp. 282­292; V. SAXF.R, l igula Corporis et Sanguinis Domini. I ii formule eueharistique des premieri siècles chez TertuUien, Hippolyte et Ambirne, in "Rivista di

Archeologia Cristiana", 47, 1971, pp. 65­89. SI v. a n c h e O . V O N SIMSON, The Sacrai Fortress, Chicago 1948. pp. 47­48; O. VON SIMSON, Das Ahendldndisehe Vermàchtnis der Liturgie, in O . V O N SIMSON, Von der Mach! des Bildes mi Mittelalter, Berlin 1993, pp. 11­54, in part icolare p. 30.

(32) S. C I R I L L O DI GERUSALEMME, Le Catechesi, a cura di E. Barb isan , Roma 1977 (Quarta catechesi mislagogiea, 3), p. 441.

(33) SANT'AMBROGIO, Opere dogmati­che 1: La pile, li ad. di C. Moreschini . Milano­R o m a 1984, p. 315 (IV. 124). Vedi a n c h e o s s e r v a z i o n i al r i g u a r d o di T O M M A S O CAMPANELLA / MUTI segni. II. Ih Muramen­to eucharistiae, t raduz ione a cura di R o m a n o Amerio, Roma 1966, p. 125: "Gli an t ich i

Padri dissero che il p a n e e il vino si convel­lono nel c o r p o e nel sangue di Cristo, ben­

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clic i tutti abb iano a d o p e r a t o il t e rmine conve r s ione , ma alt u n i d i c a n o mutazione, altri traslazione, altri trasfigurazione, altri tra­sfusione [...]."

(34) R. D'ANTICA, Gregorio Palamas e l'è­sìcasmo. Un capitolo di storia iella spiritualità orientale, Unisc i lo Balsamo 1992, passim.

(35) D I O N I G I AREOPAGITA, Tutte le open; t rad. di P. Scazzoso, Milano 1999, p. 169 e ss. Vedi anche PSEUDO-DIONYSIUS, The Complete Works, t r ad . di C. L u i b h e i d , [Classics of Western Spiri luali tv] , L o n d o n 1987, pp. 209-224; sull ' influsso degli s u i n i de l lo Pseudo-Dion ig i vedi i testi di J . Pe-likan e J . Leclecq neH'inn ( « lu / ione a que-slo l ibro alle pp. 1 1-32.

(36) Dionigi Areopag i t a , 1999. p. 170; Pseudo Dionysius, 1987, p. 212.

(37) Dionigi Aeropagita, 1999, pp. 257-2 5 8 ; P s e u d o Dionys ius , 1 9 X 7 . pp. 5 2 - 5 3 ; Miziolek, 1990. Si veda a n c h e Elsnar, 1995, p p . 1 1 9 - 1 2 4 .

(38) Su ques to au tore vedi [. ORTIZ DE URBINA. Patrologia syriaca, Roma 1965, p.

86; B. ALTANER-A. S T U I B E R , Patrologie, Freiburg 1978, p. 347.

(39) C. VONA, / carmi ili ChilUma. Studio introduttivo, traduzione, commento, Roma 1963, pp. 78 e 85; AusgewahUe Schriften der syrischen Dichter: Cyrillonas, Balàus, Isaah von Antiochien undjakobvon Sarug, ùbersetzen von PS. I.andrr­sitorfri; | Bihliolhek dei Kirchenvalcr, voi. (>]. Mùnchen 1 9 1 3 , pp. 30-39 .

(40) F. MANNS, Un sceau de la Transfi­iriirnlion, in "Liber Annua" , XXV, 1975, pp. 164-170, tav. 46. A n c h e qui si parla di altri s tampi con la r a p p r e s e n t a z i o n e del la Tra­sfigurazione pe r la p r e p a r a / i o n e deU'eu lo -gia; d u e di essi r i p o r t a n o un ' i sc r i z ione in la t ino: T R A N S F I G U R A T I O DOMINI NRI HIV XRI", si v. a n c h e G. S G H l . l ' M B K R -GI'.R-A. 1 ( 1 . \ \ ( U F I . Sigillograpliie ile l'O­rifui. P a r i s l<)43 . p p . 1 2 7 - 1 2 8 : v e n ' è p o i u n ' a l t r a di o r i g i n e g r e c a , vedi V. LAI RF'.NT, Corpus des sceaux de l'empire byzantin, voi. V, 1, Paris 1963, n. 793; cito quest i d u e ultimi testi da Manns. I!I75. non- l'i e L'O.

(41) J. MIZIOLEK, Il programma della Chiesa degli Scolopi n Cracovia. Sulla presenza detta Trasfigurazione di Raffaello nella rullimi

9. Ostensorio solare (raggiato), 1727 ca, Cracovia, chiesa della Trasfigura­zione di Cristo.

10. Esposizione del Santissimo Sacra­mento sul trono/tabernacolo, Craco­via, chiesa della Trasfigurazione di Cristo a Cracovia.

allestirà polacca, in "Barocco", Studi sui rap­porti culturali tra Italia e Polonia nel Sri e Sri tecento, Varsavia 2 0 0 5 , pp. 1 9 1 ­ 2 3 8 .

( 4 2 ) Messale romano riformalo a norma ilei decreti del Concilili Ecumenico Vaticano II c pro­mulgato da papa l'aolo\'\. Città del Vaticano 1 9 8 3 , pp. 5 5 1 e 5 5 3 .

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