4
Monte Pasubio e strada delle Gallerie Il massiccio del Pasubio: acrocoro delle Prealpi Venete si trova a ponte tra la val di Posina a oriente e il gruppo del Carega a occidente. La sommità è un ampio altopiano e la punta più alta è raggiunta da Cima Palon (2232m). È una delle “montagne sacre" più conosciute fra quelle legate agli eventi della Grande Guerra. Una va- sta rete di mulattiere e di sentieri si dirama su ogni lato del massiccio fra cui la celebre Strada delle 52 Gallerie, una mulattiera lunga circa 6300 metri, percorribile esclusiva mente a piedi , dei quali ben 2300 distribuiti in 52 Gallerie, ed i restanti intagliati a mezza costa nella roccia viva. Rifugio generale ACHILLE PAPA m. 1934 - PASUBIO - (Strada delle Gallerie) dal Pian delle Fugazze, località Ponte Verde m. 901 in navetta alla Bocchetta di Campiglia m.1210, indi salita lungo la strada delle gallerie al rifugio Achille Papa in ore 3,00 circa. Ritorno: discesa al Pian delle Fugazze m. 1159 per la “Via degli Eroi” in ore 2:15 circa. Partenza: ore 5:30 Coordinatori: Frigeni Franco - Gaini Lorenzo. In caso di necessità comunicare Con il: 346.4233397

Monte Pasubio e strada delle Gallerie - bergamo.uoei.itbergamo.uoei.it/Schede_PDF/Escursione_rifugio_Achille_Papa.pdf · Nel tratto a monte sono state collocate le lapidi ricordo

  • Upload
    dokien

  • View
    214

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Monte Pasubio e strada delle GallerieIl massiccio del Pasubio: acrocoro delle Prealpi Venete si trova a ponte tra la val di Posina a oriente e il gruppo del Carega a occidente.La sommità è un ampio altopiano e la punta più alta è raggiunta da Cima Palon (2232m).È una delle “montagne sacre" più conosciute fra quelle legate agli eventi della Grande Guerra. Una va-sta rete di mulattiere e di sentieri si dirama su ogni lato del massiccio fra cui la celebre Strada delle 52 Gallerie, una mulattiera lunga circa 6300 metri, percorribile esclusiva mente a piedi , dei quali ben 2300

distribuiti in 52 Gallerie, ed i restanti intagliati a mezza costa nella roccia viva.Rifugio generale ACHILLE PAPA m. 1934 - PASUBIO -

(Strada delle Gallerie)dal Pian delle Fugazze, località Ponte Verde m. 901 in navetta alla Bocchetta di Campiglia m.1210, indi salita lungo la strada delle gallerie al rifugio Achille Papa in ore 3,00 circa.Ritorno: discesa al Pian delle Fugazze m. 1159 per la “Via degli Eroi” in ore 2:15 circa. Partenza: ore 5:30Coordinatori: Frigeni Franco - Gaini Lorenzo.

In caso di necessità comunicareCon il: 3 4 6 .4 2 3 3 3 97

Opere bellicheLa zona storicamente più importante del Pasubio, dal 1922 è stata dichiarata monumentale "a consacrazione nei secoli della gratitudine della Patria verso i figli che per la sua grandezza vi combatterono epiche lotte". È delimitata da 30 cippi che ricordano i reparti che maggiormente si distinsero negli accaniti combattimenti e comprende il Dente Italiano, la Cima Palon e la vetta immediatamente a sud di detta cima.

La Zona Sacra è accessibile anche mediante due strade carrozzabili, anche se oggi chiuse al traffico veicola-re: La "strada degli Eroi" che dal Pian delle Fugazze (1.162 slm) risale la Val Fieno per inserirsi infine nell’im-pervia Val Canale attraverso la Galleria d’Havet e sbocca alle Porte del Pasubio (1928 m), ove sorge il rifu-gio gen. Achille Papa e il bivacco Sacchi-Marzotto. Nel tratto a monte sono state collocate le lapidi ricordo di 15 decorati di Medaglia d'Oro, tra cui quelle dei trentini Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filz (da questo prende il nome di Strada degli Eroi). La strada degli Scarubbi, invece, raggiungibile dal Ponte Verde (901 m), parte dal Colle Xomo (1058 m) e dopo la Bocchetta Campiglia (1216 m) è totalmente sterrata. Risale la gola delle Caneve di Campiglia con

12 tornanti per tagliare poi la parete rocciosa che cade verticale fino a risalire alle Porte del Pasubio (1928 m). La più famosa via d’accesso al Pasubio però è "la strada delle 52 gallerie" che è stata costruita nel corso della Prima Guerra Mondiale, rappresenta una delle maggiori opere belliche di tutto il conflitto e non ha probabilmente pari in nessun luogo. Venne costruita nel breve spazio di nove mesi (dal marzo al dicembre del 1917) ed è una mulattiera che permetteva all’esercito italiano il collegamento fra la base del monte e la zona alta al riparo dal tiro nemico e in

ogni stagione dell’anno (la già attiva strada degli Scarubbi era invece sotto il fuoco austriaco e d’inverno soggetta alle valanghe).

Un’altra considerevole opera bellica del Pasubio è costituita dal sistema sotterraneo dei due Denti. Si tratta di due speroni rocciosi che superano di poco i 2200 metri, sul crinale principale, posti l’uno di fronte all’altro, divisi da una selletta. Dopo le prime fasi del conflitto il dente meridionale fu fortificato dagli italiani e quello settentrionale dagli austriaci, da cui i loro nomi. Si tratta di vere e proprie fortezze naturali, in cui furono scavati ricoveri, postazioni d’artiglieria e feritoie. In particolare nella seconda fase del conflitto, in corrispondenza dell’inverno 1917-18, furono teatro di una guerra parallela denominata “guerra sotterranea” in quanto da ambo le parti vi era il progetto di arrivare a far saltare con l’esplosivo le postazioni nemiche. Così ancor oggi è possibile individuare (con i dovuti mezzi e le dovute cautele, con la guida di un esperto) le gallerie austriache, con la Ellison che costituisce il tratto principale in direzione del Dente Italiano. Mentre quelle austro-ungariche seguivano un certo progetto iniziale, le gallerie italiane sono contorte e intricate, dovuto evidentemente al fatto che furono scavate per porre rimedio ai tentativi nemici di far saltare il Dente. Il Dente Italiano è inoltre collegato dalla Galleria Papa alla retrostante Cima Palon, il cui accesso è ben segnalato appena sotto il punto più alto del Pasubio. La guerra di mine fu caratterizzata da numerosi scoppi e alterne vicende fino alla grande mina austriaca del 13 marzo 1918, quando 50mila chilogrammi di esplosivo squarciò l’avamposto del Dente Italiano senza peraltro produrre gli effetti desiderati quanto a perdite del nemico poiché era previsto per poche ore dopo lo scoppio di una mina italiana, tanto che il presidio al Dente era ridotto al minimo.

Un secondo, considerevole sistema sotterraneo si può individuare nel Monte Corno Battisti, così denominato in quanto fu teatro, nel 1916, della cattura da parte delle truppe imperiali dell’irredentista trentino Cesare Battisti, arruolato con il ruolo di tenente nel battaglione alpino Vicenza. L’entrata a questo labirinto sotterraneo è nota solo a pochi esperti, in quanto le gallerie del Corno Battisti sono molto più pericolose e soggette a crolli rispetto a quelle dei due Denti.

Oltre alle numerose opere belliche secondarie che si possono trovare in numerose parti del Pasubio, dai ricoveri alle trincee, vi sono altre tre costruzioni successive al conflitto ma direttamente collegate ad esso.

Si tratta dell’arco “Di qui non si passa”, un arco romano costruito fra le due guerre poco distante dalla prima linea, vicino alla Sella del Comando, in corrispondenza di un cimitero di guerra di cui si possono vedere bene le tracce tuttora.Proprio sulla Sella del Comando è stata edificata una chiesetta dedicata a Santa Maria, voluta dai reduci, dove si celebra regolarmente messa nel periodo estivo. Appena fuori dalla chiesa si trova la tomba del gene-rale Vittorio Emanuele Rossi (comandata del Battaglione Monte Berico), reduce del Pasubio che volle tornare lassù una volta morto, con i suoi soldati.

La terza, più famosa, opera è l’Ossario del Pasubio, costruito poco lontano dal Pian delle Fugazze nel primo dopoguerra e che rientra, con quelli del Grappa, di Asiago e di Tonezza, nel simbolo della provincia di Vi-cenza. Contiene le spoglie di circa 13.000 caduti di ambo le parti e anche quelle del generale Guglielmo Pe-cori Giraldi, comandante delle truppe del Pasubio, che volle essere lì tumulato.

Sul Pasubio – scrisse un combattente che lassù rimase a lungo – sono state costruite opere tali, che in un se-colo di vita normale potrebbero essere realizzate in un’intera regione”

Descrizione dell'itinerario per il Rifugio Achille Papa m. 1928 al Monte Pasubio lungo la Strada delle 52 GallerieIl percorso proposto per questa escursione parte da Ponte Verde del Pian delle Fugazze; con bus navetta si risale fino alla Bocchetta di Campiglia (m. 1216) passando per il colle Xomo. Da qui inizia la salita a piedi al Rifugio. La "strada storica militare delle 52 gallerie" si percorre facilmente in ore 2,30/3 partendo dalla Bocchetta Campiglia. Il dislivello è di circa 750 metri e si percorrono gallerie molto ardite, anche con curve e biforcazioni, ed è indispensabile una affidabile torcia elettrica. Non vi sono particolari difficoltà o pericoli, bisogna però prestare attenzione a non sporgersi oltre l'arditissima stradina e a non inoltrarsi in gallerie secondarie, spesso semicrollate o pericolose. Il fondo del sentiero è sempre buono, ma specie nelle gallerie alcuni tratti sono scivolosi causa il continuo stillicidio d'acqua (Segnavia CAI 366).

La mulattiera inizia a Bocchetta Campiglia (1216 m.), che si raggiunge dal passo Xomo seguendo la parte iniziale della strada degli Scarubbi (1,5 km). Il tracciato si innalza lungo le pendici della Bella Laita, attra-verso 3 tornanti sostenuti da poderosi muri a secco, che portano al monumentale ingresso della 1ª galleria, dedicata a suo tempo al capitano Ing. Zappa (capitano del V reggimento Genio che progettò l'opera). Sul frontone, in alto, la data di costruzione in numeri romani (MCMXVII, 1917) e immediatamente sotto un'i-scrizione in latino che reca il detto "Ex arduis perpetuum nomen", che significa "da ardue imprese (proviene) fama eterna". Sotto, sono riportati in sequenza: lo stemma del V reggimento genio, il nominativo della 33ª compagnia Minatori, esecutrice dell'opera e il numero delle centurie di lavoratori che presero parte ai lavori (centurie 349-523-621-630-765-776)

Anni fa, all'entrata e all'uscita di ogni galleria sono state poste delle lapidi marmoree che recano incise il nu-mero progressivo, la lunghezza in metri lineari e la dedica, cioè il nome dato allora ad ogni galleria dal Capitano Corrado Picone, comandante della 33ª compagnia Minatori.

All'uscita della prima galleria il tracciato descrive un semicerchio intorno a un canalone ed entra nella 2ª galleria, intitolata al generale D'Havet. Assai vasta e luminosa, essa presenta sulla destra un ramo laterale che portava ad una postazione d'artiglieria.

Di nuovo all'aperto, si percorre un tratto a mezza costa: si incontra un'altra galleria che fuoriesce in un solco: la strada prosegue verso Ovest per 60 metri circa, sostenuta a valle e protetta monte da muraglioni di cemento, e al termine di questo tratto, riconverge bruscamente a Est, descrive 3 brevi tornanti e, dopo una serie di gallerie conduce a alla 8ª, che presenta delle diramazioni per varie postazioni di artiglieria con azione di tiro sulla val Posina, M. Majo al M. Cimone d'Arsiero. All'uscita dell'11a galleria, si sbuca nel punto dove in guerra giungeva il primo tronco della teleferica a mano (campo I).

Proseguendo si giunge alla 14ª galleria al cui interno si passa su un ponticello in cemento che permette di superare un canalone e che è protetto dalle cadute di sassi da una volta in muratura.

Il tracciato sale a mezza costa con forte pendenza, e dopo alcuni tornanti, arriva alla 18ª galleria, all'uscita della quale si notano a livello strada 5 pozzi in cemento, normalmente colmi d'acqua, che affondano nella roccia rivelando la presenza di scalini in ferro: si tratta di "fornelli da mina". Durante la guerra erano riempiti di cariche esplosive per poter interrompere il tratto stradale in caso di sfondamento del fronte pasubiano da parte austriaca che aveva artiglierie postate dalla destra della Val Lèogra.

Si entra quindi nella 19ª galleria, la più lunga di tutto il tracciato (circa 320 m): dedicata a suo tempo al Re d'Italia, essa si innalza con 4 spirali irregolari lungo le viscere della montagna. La successiva è forse la più spettacolare, intitolata al generale Cadorna: lunga un centinaio di metri, supera un consistente dislivello iner-picandosi a tripla spirale all'interno di un picco conico, sbucando presso la sommità.

Ora la strada descrive un'ampia curva prima di entrare nella breve 21ª galleria, oltre la quale si esce sul gran solco della Val Camossara. Si prosegue attraversando altre brevi gallerie, per raggiungere la 27ª, dedicata al cap. Picone. Da questo punto è possibile ammirare una superba prospettiva del M. Forni Alti e la suggestiva visione del gigantesco torrione alla cui base sbuca la citata galleria.

La strada sale poi linearmente, tagliando la scoscesa parete orientale di M. Forni Alti. Superata la 30ª galleria si entra nell'enorme svasatura che separa la Bella Laita dal monte Forni Alti; da qui si può vedere in alto la strada, intagliata nella roccia, che, dopo aver superata la testata della Val Camossara, converge e supera la valle dal lato opposto. Con pendenza regolare e non troppo accentuata si percorre il fianco meridionale della valle; usciti dalla 31ª galleria si è colpiti dal grandioso muraglione che sostiene la strada. Alla fine del muro, accanto ad una caverna ricovero, si nota una lapide della 168ª compagnia Zappatori e una scaletta in ferro che permette di salire sul muraglione per poter raggiungere la forcella Camossara (1875 m.). La strada prosegue incidendo la parete sud-est di monte Forni Alti fino a superare completamente la Val Camossara, quindi volge decisamente ad ovest mantenendosi pressochè pianeggiante. Fra la 32ª e la 34ª galleria si concludono sulla strada, segnalati da lapidi marmoree i vai del Pino, del Motto e del Ponte.

All'uscita della 37ª galleria si può vedere il tracciato che, in leggera discesa, taglia la testata di Val Fontana d'Oro, poco sotto l'omonimo passo. Dalla strada, in pochissimo tempo, a destra, si può raggiungere la fonta-nella (Fontana d'Oro) da cui sgorga un esilissimo filo d'acqua; sul fondovalle domina il torrione del Campa-nile di Fontana d'Oro.

A questo punto una grande frana costringe a deviare dal percorso per aggirare la parete da cui si è staccata.

Ritornati sulla strada si continua a salire verso il Cimon del Soglio Rosso; dopo la 48ª galleria, a sinistra, si stacca la mulattiera bassa, ora ridotta a poco più di una traccia, che si collega a quella proveniente dal passo di Fontana d'Oro che conduce al Soglio Rosso e successivamente sbocca nella Val Canale, poco sotto il rifugio "Papa". Poco dopo, a destra, un piccolo sentiero conduce alle piazzole di artiglieria sul Cimon del Soglio Rosso dove durante la guerra erano appostati due pezzi di artiglieria da 149G.

Il tracciato, toccato il punto più alto a circa 2000 metri, percorre ora la suggestiva parte finale, con la strada letteralmente intagliata in una cengia nella roccia strapiombante, appesa sui paurosi burroni della Val Canale. Sono innumerevoli e ben visibili all'intorno le tracce di sentieri e di ricoveri: si nota come questo pur precario spazio sia stato sfruttato in ogni sua piega, per sistemarvi baraccamenti per le truppe a riposo, servizi e artiglierie anche di medio calibro.

Superate la 49ª e la 50ª galleria, la costruzione delle quali è posteriore a quella delle altre gallerie come testimonia il tracciato delle strada che le avvolge all'esterno, si perviene alle ultime due gallerie che sono a spirale, con alcuni finestroni per l'illuminazione. Si percorrono in discesa e, superato il cancelletto di protezione, si sbocca su una piazzola protetta da una ringhiera metallica, proprio di fronte al rifugio "Papa", alle Porte del Pasubio, di proprietà della sezione del CAI di Schio.

Molto interessante può essere la visita della cosiddetta Zona Sacra, quella che fu teatro dei più violenti scontri tra le truppe italiane e le truppe austriache. La Zona sacra si sviluppa a nord del rifugio e culmina a cima Palon (1.15 ore dal rif. A. Papa), la cima più alta del massiccio del Pasubio, da dove si può godere di un paesaggio a 360° veramente unico sulle Piccole Dolomiti e sulle Dolomiti vere e proprie.

La discesa è prevista sul Sentiero degli Eroi fino al Pian delle Fugazze (m. 1162), segnavia CAI 399, attra-versando la galleria Generale d’Arvet, in ore 2 circa.