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SPIRITUALITÀ MISSIONARIA DI GUIDO MARIA CONFORTI Vescovo e Missionario Primo presidente dell’Unione Missionaria del Clero Santo (23 ottobre 2011) P. Guglielmo Camera SX Postulatore della Causa di Canonizzazione 1. Premessa: concetto di spiritualità Amedeo Cencini intervenendo al Convegno sulla Spiritualità Saveriana faceva notare che la spiritualità va ben oltre l’ambito della pietà personale o del devozionale. Essa riguarda direttamente l’io e la sua identità: “La spiritualità non si riduce a qualcosa di importante e utile, a una serie di ideali o di virtù o di richiami spirituali, che però restano comunque fuori della personalità. Esprime invece la personalità stessa, ne dice il punto ideale d’arrivo, o ne svela addirittura il nome nuovo o il mistero, quel che è chiamata a divenire. È il suo io più vero, non un abito, per quanto dignitosamente attraente e su misura… È proprio questa spiritualità il punto di riferimento delle scelte, il criterio, più o meno inconfessato, delle decisioni” 1 . Molti maestri di spirito parlano di diversi tipi di spiritualità nella vita della Chiesa lungo i secoli. Si parla di spiritualità della vita consacrata, del sacerdote, del laicato, del monaco, del benedettino, del domenicano, del francescano, del missionario, ecc. Non possiamo però dimenticare che tutte le spiritualità manifestano un’unica vita, sono parti di un’unica realtà che è Cristo. La parola stessa “spiritualità” richiama il termine “Spirito” e quindi spiritualità si può definire “vita secondo lo Spirito”. È lo Spirito la fonte di “ogni santificazione” ( Preghiera eucaristica IV), di ogni carisma nella Chiesa e di ogni “spiritualità”. Lo Spirito è quella luce e quella forza, che fa nascere Gesù in Maria, che fa nascere la Chiesa, che è fonte e origine di ogni carisma nel Corpo di Cristo che è la Chiesa. Si può quindi parlare di una “unica spiritualità” che ha origine, si sviluppa, si diversifica per opera dello stesso Spirito. Le “diverse” spiritualità partono quindi da un unico tronco che è Cristo, di cui incarnano aspetti particolari. Tutti noi camminiamo sulla via della santità, permettendo a Cristo di crescere in noi “per opera dello Spirito Santo”. 2. La missione, oggetto di tutte le aspirazioni del Conforti È partendo da un tale concetto di spiritualità che si può cogliere il centro unificante di tutta la vita di Guido Maria Conforti. 2 Il Conforti era tutto per la missione. “Tutto per la missione” è persino diventato il titolo di una tesi di dottorato in storia ecclesiastica elaborata da Lino Ballarin e pubblicata. La sintesi-conclusione a cui perviene l’autore circa la spiritualità missionaria del Conforti è la seguente: “La sua azione, il suo pensiero, le sue virtù erano come sotto l'influsso catalizzatore della sua vocazione missionaria. Questa fissava, nel suo schema di vita spirituale, la funzione, la misura e il posto della preghiera e della mortificazione, dello zelo pastorale, del raccoglimento, dello studio, ecc. Si può così parlare delle radici della sua spiritualità, individuandole nella sua originaria inclinazione alle missioni, e poi nella sua 1 Convegno sulla Spiritualità Saveriana, Atti (Tavernerio 2006), Missionari Saveriani, Roma 2006, p. 52

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SPIRITUALITÀ MISSIONARIADI

GUIDO MARIA CONFORTIVescovo e Missionario

Primo presidente dell’Unione Missionaria del CleroSanto (23 ottobre 2011)

P. Guglielmo Camera SXPostulatore della Causa di Canonizzazione

1. Premessa: concetto di spiritualità

Amedeo Cencini intervenendo al Convegno sulla Spiritualità Saveriana faceva notare che la spiritualità va ben oltre l’ambito della pietà personale o del devozionale. Essa riguarda direttamente l’io e la sua identità: “La spiritualità non si riduce a qualcosa di importante e utile, a una serie di ideali o di virtù o di richiami spirituali, che però restano comunque fuori della personalità. Esprime invece la personalità stessa, ne dice il punto ideale d’arrivo, o ne svela addirittura il nome nuovo o il mistero, quel che è chiamata a divenire. È il suo io più vero, non un abito, per quanto dignitosamente attraente e su misura… È proprio questa spiritualità il punto di riferimento delle scelte, il criterio, più o meno inconfessato, delle decisioni”1.

Molti maestri di spirito parlano di diversi tipi di spiritualità nella vita della Chiesa lungo i secoli. Si parla di spiritualità della vita consacrata, del sacerdote, del laicato, del monaco, del benedettino, del domenicano, del francescano, del missionario, ecc. Non possiamo però dimenticare che tutte le spiritualità manifestano un’unica vita, sono parti di un’unica realtà che è Cristo. La parola stessa “spiritualità” richiama il termine “Spirito” e quindi spiritualità si può definire “vita secondo lo Spirito”. È lo Spirito la fonte di “ogni santificazione” (Preghiera eucaristica IV), di ogni carisma nella Chiesa e di ogni “spiritualità”. Lo Spirito è quella luce e quella forza, che fa nascere Gesù in Maria, che fa nascere la Chiesa, che è fonte e origine di ogni carisma nel Corpo di Cristo che è la Chiesa. Si può quindi parlare di una “unica spiritualità” che ha origine, si sviluppa, si diversifica per opera dello stesso Spirito. Le “diverse” spiritualità partono quindi da un unico tronco che è Cristo, di cui incarnano aspetti particolari. Tutti noi camminiamo sulla via della santità, permettendo a Cristo di crescere in noi “per opera dello Spirito Santo”.

2. La missione, oggetto di tutte le aspirazioni del Conforti

È partendo da un tale concetto di spiritualità che si può cogliere il centro unificante di tutta la vita di Guido Maria Conforti.2 Il Conforti era tutto per la missione. “Tutto per la missione” è persino diventato il titolo di una tesi di dottorato in storia ecclesiastica elaborata da Lino Ballarin e pubblicata. La sintesi-conclusione a cui perviene l’autore circa la spiritualità missionaria del Conforti è la seguente: “La sua azione, il suo pensiero, le sue virtù erano come sotto l'influsso catalizzatore della sua vocazione missionaria. Questa fissava, nel suo schema di vita spirituale, la funzione, la misura e il posto della preghiera e della mortificazione, dello zelo pastorale, del raccoglimento, dello studio, ecc. Si può così parlare delle radici della sua spiritualità, individuandole nella sua originaria inclinazione alle missioni, e poi nella sua

1 Convegno sulla Spiritualità Saveriana, Atti (Tavernerio 2006), Missionari Saveriani, Roma 2006, p. 52

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elevazione all'episcopato onde divenne successore degli Apostoli. Egli tutto considerò, tutto intraprese in funzione della salvezza degli altri, per portarli a Dio”.3

L’ideale missionario è stato per il Conforti il centro unificante di tutta la sua vita a partire dai primi anni di seminario. Egli avrebbe voluto dedicare completamente la sua vita alla diffusione del Vangelo e lasciare effettivamente la patria per recarsi in terre non ancora raggiunte dalla luce del Vangelo, ma le circostanze della vita glielo hanno impedito. Aveva chiesto di far parte sia della Compagnia di Gesù che dei Salesiani di Don Bosco, a condizione però di poter partire per le missioni, ma non è stato accolto né dai Gesuiti, perché la Compagnia non accetta condizioni, né da Don Bosco, che non ha neppure risposto alla richiesta. Ad ostacolare le prospettive di partenza per le missioni, sono poi intervenuti seri problemi di salute, con gravi crisi epilettiche, a causa delle quali ha dovuto anche rimandare l’ordinazione al diaconato e al presbiterato. È quanto egli stesso testimonia in una lettera scritta al card. M. Ledóchowski, Prefetto di Propaganda Fide: “Fin dagli anni miei più verdi ho sentito sempre fortissimo trasporto a dedicarmi alle Estere Missioni e non avendo potuto assecondare questa santa inclinazione a tempo debito, per ragioni affatto indipendenti da me…”.4 Fallito il tentativo di dedicarsi completamente alle missioni, egli però non rinuncia ad un progetto missionario ancora più impegnativo.

Non ancora ventinovenne scrive al card. M. Ledóchowski, esponendogli un suo “audace disegno”, progetto cioè missionario, oggetto di tutti i suoi pensieri e di tutte le sue aspirazioni: “Chiedo innanzi tutto venia a V.E. se oso presentarLe per sottoporre all’alto Suo senno un mio disegno ordinato alla Propagazione della Fede tra gl’infedeli, e che da gran tempo forma l’oggetto de’ miei pensieri delle mie aspirazioni e de’ miei più ardenti voti a Dio. Ho divisato da parecchi anni di fondare io stesso per l’Emilia un Seminario destinato a questo sublimissimo scopo”.5

Il pensiero della propagazione della fede non era semplicemente uno dei suoi tanti progetti personali, ma era il centro catalizzatore di tutta la sua vita, “il” progetto di Dio su di lui: “Tale divisamento né per volger di tempo né per variar di circostanze mai venne meno in me, che anzi si fece vieppiù forte per modo da poterlo ritenere, dietro maturo consiglio pure di illuminate e pie

2 Breve nota biografica di Mons. Conforti: Il Beato Guido Maria Conforti nacque a Casalora di Ravadese (comune di Cortile S. Martino, oggi comune di Parma) (Parma) il 30 marzo 1865. Entrò in seminario nel 1876, dove trovò rettore Don Andrea Ferrari, che sarà poi Cardinale di Milano e che la Chiesa dichiarerà beato nel 1987. Una biografia di S. Francesco Saverio lo apriva all'ideale missionario. Egli desiderò vivamente di essere apostolo tra gli infedeli, ma una malattia (una forma di epilessia) impedì l'attuazione del suo sogno. Allora decise di diventare suscitatore e padre di missionari. Consacrato sacerdote il 22 Settembre 1888, dopo una guarigione ritenuta miracolosa, nel 1894, a ventinove anni, Conforti scrive al Card. Ledochowski, prefetto di Propaganda Fide per presentare il progetto di fondare un Seminario per le Missioni Estere. Avutane l’approvazione, nel 1895, quando era ancora trentenne, diede ufficialmente inizio, a Parma, alla Pia Società di S. Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani). Nominato arcivescovo di Ravenna (allora sede cardinalizia) nel 1902, a 37 anni, accettò, costernato, l'obbedienza, e nel giorno stesso della consacrazione episcopale (11 Giugno 1902 in S. Paolo a Roma) fece la professione perpetua dei voti religiosi nella Famiglia missionaria da Lui fondata. .La malferma salute lo costrinse dopo un paio d'anni a rinunciare alla storica sede ravennate. Si ritirò nel suo Istituto missionario a Parma. Nel 1907, S. Pio X lo convinse ad accettare di diventare di Parma, che reggerà 24 anni. I suoi missionari intanto avevano accettato di essere missionari in Cina, quasi a continuazione del sogno di S. Francesco Saverio, che morì alle porte della Cina. Nel 1916 accetta di collaborare con P. Paolo Manna,ora Beato, per la fondazione dell’Unione Missionaria del Clero, di cui, diventa, per un decennio, il primo presidente. Nel 1928, prima della morte, già ammalato e sofferente, intraprese un viaggio in Cina, dove visitò i centri principali delle missioni affidate a suoi missionari. Morì a Parma il 5 novembre 1931, in fama di santità e suscitando il compianto generale del suo popolo, del clero e specialmente dei suoi missionari. Beatificato da Giovanni Paolo II il 17 marzo 1996, viene canonizzato da Benedetto XVI il 23 ottobre 2011.

3 L. Ballarin, Tutto per la missione, EMI, Bologna, 1981. La pubblicazione è una ristampa, riveduta, della tesi di laurea in Storia Ecclesiastica (Gregoriana) dell’autore, già stampata, con il titolo L’anima missionaria di Guido Maria Conforti, ISME, Parma 1962. 4 Ibidem.5 Lettera al card. M. Ledóchowski, Parma 9 Marzo 1894, da minuta, in Centro Studi Confortiani Saveriani (CSCS).

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persone, ispirato non altrimenti che da Dio”.6 È significativa anche una confidenza che Conforti fa all’amico sacerdote Don Clemente Antolini, un paio di anni dopo l’ordinazione presbiterale. Il suo progetto missionario è meta di tutte le sue aspirazioni: “Tu ben ricordi che fin da quando ero seminarista parlavo con certa frequenza sotto il velame di versi strani, di certi miei progetti e di disegni assai enigmatici…: tali ideali non sono svaniti con lo scorrere degli anni, che anzi viepiù hanno messo radici in me e formano di continuo la fervida meta di tutte le mie aspirazioni”.7

In Conforti la preghiera, l’ascolto della Parola, i Sacramenti, lo stile di vita, le priorità pastorali, tutto, e ad ogni tappa della sua vita, ha avuto un taglio missionario. Vorremmo quindi tentare di offrire qualche sottolineatura circa la “dimensione missionaria” della vita e della spiritualità del Conforti. In tale tentativo cercheremo di tener presenti le caratteristiche, i pilastri, della spiritualità missionaria, così come ci vengono indicati dall’enciclica missionaria di Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, al capitolo VIII.

Si badi bene però: non vogliamo dire che Conforti era un “precorritore”, un “antesignano” in campo missiologico, vogliamo solo constatare che tali pilastri della spiritualità missionaria erano presenti nella spiritualità del Conforti non tanto a livello teorico, ma, ciò che più conta, a livello di “esperienza di vita”. Il Documento pontificio mi sembra tuttavia un parametro sicuro per definire il tipo di spiritualità missionaria del Conforti.

3. Spirito Santo protagonista della missione

Il primo pilastro della spiritualità missionaria, secondo la Redemptoris Missio, che troveremo presente in Conforti, è la docilità all’azione dello Spirito Santo: “Tale spiritualità si esprime, innanzitutto, nel vivere in piena docilità allo Spirito: essa impegna a lasciarsi plasmare interiormente da lui per divenire sempre più conformi a Cristo. Non si può testimoniare Cristo senza riflettere la sua immagine, la quale è resa viva in noi dalla grazia e dall'opera dello Spirito… Lo Spirito li (i missionari ndr) trasformerà in testimoni coraggiosi del Cristo e annunciatori illuminati della sua Parola: sarà lo Spirito a condurli per le vie ardue e nuove della missione”.8 Si noti che il Capitolo VIII dell’enciclica non fa che applicare alla “spiritualità missionaria” quanto aveva già affermato nel capitolo III, cioè che lo Spirito è il protagonista della missione: “Lo Spirito santo invero è il protagonista di tutta la missione ecclesiale: la sua opera rifulge eminentemente nella missione ad gentes”.9

Lo Spirito è protagonista non solo in coloro che sono stati scelti per proclamare la Buona Novella, ma anche in coloro che accolgono la Parola: “Lo Spirito opera per mezzo degli apostoli, ma nello stesso tempo opera anche negli uditori: mediante la sua azione, la buona novella prende corpo nelle coscienze e nei cuori umani e si espande nella storia. In tutto ciò è lo Spirito Santo che dà la vita”.10

Il Conforti non ci offre un “trattato” sullo Spirito Santo come protagonista della Missione, perché al tempo del Conforti lo Spirito, come si suol dire, era in qualche modo un illustre sconosciuto, ma ci propone una serie di riflessioni “occasionali” di grande significato per la spiritualità missionaria e la teologia della missione. La cosa che più conta, dal punto di vista di ciò che stiamo considerando, è che il Conforti “esperimentava” il primato dello Spirito nel suo ministero di evangelizzazione e di questo parlava di frequente e con estrema proprietà di linguaggio. Lo Spirito è anzi sentito come “vita” dal Conforti nel suo servizio episcopale e di guida del suo Istituto missionario. Egli “sente” che lo Spirito dà inizio ed accompagna ogni forma di evangelizzazione, sia in patria che nel mondo intero. Ciò emerge chiaramente dalle sue omelie, 6 Ibidem.7 Lettera del 11 maggio 1891, in Fonti Confortiane Teodoriane (FCT) 8, 91.8 RMi 87.9 RMi 21.10 RMi 21.

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che sono eco sicura del suo mondo spirituale, tutto orientato alla missione: “Il Divino Paraclito che è spirito di verità e d’amore, discende sopra gli apostoli, li riempie dei suoi celesti carismi, ed essi, trasformati in altri uomini, escono tosto dal Cenacolo ripieni di sovrumana sapienza, ed annunziano in tutte le lingue la buona novella. Dalle contrade della Giudea e della Galilea si diffondono per tutte le parti del mondo, fanno udire la loro voce sino agli estremi confini della terra, conquistando innumerevoli anime al Vangelo di Cristo”.11 E ancora: “È lo Spirito Santo che cangia gli apostoli in uomini nuovi, che li guida nelle loro peregrinazioni, che riempie le menti dei fedeli di lumi e doni soprannaturali, che presiede ai Concili, che sostiene i martiri e a loro ispira quelle meravigliose risposte che chiudono la bocca ai tiranni”.12 In sintesi Conforti, che è anche formatore di missionari, destinati a terre lontane, può affermare: “Ed ecco che noi vediamo gli apostoli, non appena trasformati in altri uomini dalla virtù dello Spirito Paraclito, diffondersi su tutta la terra onde attuare i disegni di Cristo”.13

Dalle frequenti citazioni bibliche, di cui sono piene le omelie o le catechesi del Conforti, emerge chiaramente che è lo Spirito a radunare tutti gli uomini in un solo gregge e a fare quindi del mondo una sola famiglia, riunita nel nome di Cristo: “Allo stesso modo con cui il succo nutritore di un albero è posto in moto dalla luce e dal calore dei raggi solari, così la vita individuale e sociale, la vita morale non può vigoreggiare, non può sussistere senza il benefico influsso dello Spirito di Dio che illumina le menti con la luce della verità, che riscalda i cuori con la fiamma santa dell’amore, che rende forti nella lotta della vita, che affratella le anime e tende a formare degli uomini tutti una sola famiglia”.14 È ancora lo Spirito che forma i missionari, aprendoli alla comprensione della mente di Cristo e ad uno stile di vita evangelico: “È per virtù sovrumana di questo divino Spirito che noi potremo conoscere e gustare le verità della fede, seguire gli esempi di Cristo. È per virtù sovrumana di questo divino Spirito che noi potremo conoscere e gustare le verità della fede, seguire gli esempi di Cristo”.15

Non solo l’annuncio di Cristo, ma anche tutte le opere caritative, come pure l’eroica fedeltà alla legge di Cristo, sono frutto di Spirito Santo. Soprattutto, sempre secondo il Conforti, frutto della presenza dello Spirito in noi è la forza di abbandonare la patria per annunciare Cristo in terre lontane e non cristiane: “È meraviglioso il disegno di chi vota a Dio una vita di povertà, di obbedienza e di castità perpetua; e più meraviglioso appare in quelle schiere innumerevoli di uomini e di donne che poi mantengono saldo sino all’ultimo il loro proposito. È meraviglioso chi si dedica nei pubblici ospedali al sollievo di tutte le umane infermità e più meraviglioso ancora chi fa sacrificio della patria, degli amici e dei parenti per portare la fiaccola della fede e della civiltà cristiana a terre infedeli... Ci sono cristiani che conservano intatta la fede tra gli insulti e gli sgarbi dei propri compagni. Oh! Se considerassimo questi esempi al lume della fede, vi troveremmo certo un riflesso della grandezza che riluce nella grazia del Santo Divino Spirito”.16

Lo Spirito Santo quindi ispira e sostiene ogni virtù ed è fonte di ogni santificazione per tutti coloro che hanno incontrato o desiderano incontrare Cristo e lasciarsi da lui conquistare. È lo Spirito la luce e la forza nel cammino della propria santificazione: “I sette doni sono gli ispiratori, i promotori di tutte le virtù pubbliche e private, la cagione perenne di ogni bene nel mondo, cosicché si può affermare che almeno nell’ordine soprannaturale nulla si opera che ad essi non si debba attribuire. Ecco la virtù dello Spirito Santo che passa sul mondo e più o meno sopra ciascuno di noi…. Se noi volessimo scorrere la scrittura santa noi vedremo che lo Spirito Santo presiede a tutte

11 Omelia in Cattedrale, 23 Maggio 1920.12 Omelia in Cattedrale, 6 Gennaio 1920.13 Omelia in Cattedrale, 15 Agosto 1920.14 Omelia in Cattedrale, 6 Gennaio 1920.15 Ibidem.16 Omelia in Cattedrale, 6 Gennaio 1924.

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le opere di santificazione, nonché alla formazione ed al governo della Chiesa… È esso che vivifica le anime a mezzo dei sacramenti e le santifica mediante le grazie interiori che loro comunica”.17

4. Il mistero di Cristo «inviato»

La Redemptoris Missio sottolinea che “nota essenziale della spiritualità missionaria è la comunione intima con Cristo: non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l'inviato a evangelizzare”.18

Significativa è la definizione di missionario offertaci dal Conforti in occasione della partenza di alcuni suoi figli missionari: “Il missionario è la personificazione più bella e sublime della vita ideale. Egli ha contemplato in spirito Gesù Cristo che addita agli Apostoli il mondo da conquistare al Vangelo, non già colla forza delle armi, ma colla persuasione e coll’amore e ne è rimasto rapito…, armato unicamente della croce di Cristo, pronto sempre a versare il proprio sangue, se questo sarà necessario per il bene dei fratelli, anzi col desiderio in cuore di suggellare col martirio il proprio apostolato”. 19

In tale definizione di missionario possiamo leggere forse la più bella pagina autobiografica del Vescovo missionario Conforti. La sua spiritualità è eminentemente cristocentrica. Davvero egli ha “contemplato” Cristo e ne è rimasto “rapito”! Il suo programma di vita viene ben espresso da due motti: “Caritas Christi urget nos”, che ha lascato come “programma di vita” anche ai suoi figli missionari, e “In omnibus Christus”, inserito nel suo stemma episcopale. Il santo Vescovo è rimasto talmente rapito da Cristo che non può che vederlo in ogni persona, in ogni cosa, in ogni circostanza di vita. Cristo è modello unico di santità per lui e i suoi missionari, i quali lo devono sempre tenere davanti ai loro occhi: “Procuriamo sempre di vivere quella vita di fede, che deve essere la vita del giusto, in genere, e tanto più del Sacerdote e dell'Apostolo… Vivremo di questa vita se in tutte le contingenze terremo Cristo innanzi agli occhi della nostra mente, ed egli ci accompagnerà ovunque, nella preghiera, all'altare, allo studio, nelle opere molteplici del ministero apostolico, nei contatti frequenti col prossimo, nel momento dello sconforto, del dolore e della tentazione. Ed in tutto da lui prenderemo ispirazione per modo che le nostre azioni esteriori siano la manifestazione della vita interiore di Cristo in noi”.20

Compito del missionario è continuare la missione di Cristo, per cui egli dovrà sentire come suoi i progetti di Cristo e nel ministero apostolico dovrà usare gli stessi mezzi che Egli, Cristo, ha usato, fino al punto di effondere il proprio sangue come Cristo, se questo sarà necessario: “Ricordi sempre il missionario che la sua condotta in tutte le contingenze ha da essere una continua predica eloquente dell’eloquenza del fatto, e sarà veramente tale se in tutti gli incontri penserà come in essi si sarebbe diportato Cristo, di cui deve essere copia fedele”.21 È per questo che al maestro dei suoi novizi missionari il Conforti raccomanda: “Assodato il fondamento della cristiana perfezione, li ecciti a tenere sempre dinanzi agli occhi Gesù Cristo, modello incomparabile di santità per tutti, ma in particolar modo per l'uomo apostolico, e ad uniformare a quel divino esemplare i pensieri, gli affetti, le opere in modo che in essi si manifesti Gesù Cristo, come vuole l’Apostolo”. 22 Siamo completamente in linea con quelle indicazioni che Giovanni Paolo II offre a tutti i missionari: “il missionario sperimenta la presenza confortatrice di Cristo, che lo accompagna in ogni momento della sua vita”.23

17 Omelia in Cattedrale, 6 Gennaio 1920.18 RMi 88.19 Discorso ai Partenti, 16 Novembre 1924.20 Lettera Testamento 7-8.21 Regola Fondamentale 14.22 Regola Fondamentale 67.23 RMi 88.

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Nella sua continua ricerca di Cristo in tutti e dovunque il Conforti coltiva una autentica passione per l’uomo, per ogni uomo. Nell’arte e nella cultura dei popoli che i suoi missionari incontrano egli vede una “impronta” di Cristo e quindi chiede loro di fare collezioni di oggetti da porsi nel museo, che egli aveva fondato ed arricchiva continuamente: “Per favorire la cultura indispensabile ad un missionario, riuscirà pure utile qualche museo etnografico, che contenga quanto di più interessante possono offrire le diverse missioni in fatto di costumi, di arte, di religione… Sarà quindi a lodarsi che ogni missionario, senza pregiudizio del sacro ministero e della povertà evangelica, mandi all'Istituto qualche oggetto che possa fare bella mostra nelle diverse collezioni, che si potranno mettere insieme a comune utilità”.24

5. Eucaristia centro di spiritualità missionaria

Il Vaticano II, nel decreto sul ministero e la vita sacerdotale afferma: “Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d’apostolato, sono strettamente uniti alla sacra eucaristia e ad essa sono ordinati”.25 La LG aveva già proclamato l’eucaristia: “Fonte e apice di tutta la vita cristiana”.26 L’AG riprende il discorso della centralità dell’eucaristia, e quindi anche la RMi.27Il Conforti non si ispirava certo a testi del Vaticano II, ma la centralità di Cristo nell’eucaristia come anima della spiritualità missionaria è ben documentata dai suoi numerosi interventi sull’eucaristia e dal suo esempio.

Per Conforti Cristo non è un’idea, un concetto, ma una persona “viva”, che può essere ospitata sotto lo stesso tetto. Egli crede fermamente, e si nota dai suoi atteggiamenti, che Cristo è realmente presente nella eucaristia. Nel discorso che egli, come presidente dell’UMdC, ha tenuto a Palermo in occasione del Congresso eucaristico nazionale (discorso tanto apprezzato da card. Roncalli che lo teneva sempre sul suo scrittoio), sottolinea: “Ma dove è Gesù Cristo? È nel sacramento eucaristico. Ed è proprio l’eucarestia il mezzo più efficace lasciato da Lui alla sua Chiesa per attrarre a sé le genti ed esercitare la sua azione salutare: esso è per eccellenza il vincolo della cattolica unità”.28 Conforti fu certamente una grande anima eucaristica e Cristo è quella persona viva e presente che egli può ascoltare, toccare, vedere nel sacramento dell’eucaristia. Cristo presente nell’eucaristia diventa il centro dei suoi pensieri e dei suoi affetti, proprio come egli desiderava che lo fosse anche per i suoi figli missionari: “E Gesù sacramentato, per il quale siamo sacerdoti ed apostoli, sia sempre il centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti. È presso il santo tabernacolo che noi dobbiamo ogni giorno ritemprare le nostre forze per sempre nuove fatiche”.29

La spiritualità missionaria, per il Conforti, ha proprio come centro l’eucaristia: “L’eucarestia è vita e l’apostolato vive di questa vita divina. E poiché ogni vita è energia e l’energia s’irradia influenzando le cose che le stanno attorno, così la vita che per il missionario dall’eucarestia prende il suo alimento, ha palpiti immensi e sono limiti per essa troppo angusti una parrocchia, un paese, una città, una nazione. Egli la vuol portare al di là dei mari, a popoli infedeli, a mille e più milioni di uomini che ancor non conoscono ed amano Gesù Cristo”.30

L’unione intima con Cristo nella celebrazione eucaristica, che si consuma nella comunione al corpo e sangue di Cristo, permette al missionario di fare proprio e continuare il progetto salvifico del Padre, assumendo i “palpiti immensi” e senza limiti di spazio e di tempo di Cristo. Il testamento di Cristo ai suoi apostoli e discepoli è chiaro (cf. At 1,8): devono diventare suoi testimoni fino agli

24 Regola Fondamentale 59.25 PO 5.26 LG 11.27 AG 6, 9, 39; RMi 71, 78, 81.28 Discorso al Congresso Eucaristico nazionale a Palermo, 6 Settembre 1924.29 Lettera Testamento 8. 30 Discorso al Congresso Eucaristico nazionale a Palermo, 6 Settembre 1924.

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ultimi confini della terra. L’apostolato consiste esclusivamente nel portare Cristo agli altri, il quale è con noi sempre, soprattutto nell’eucaristia. È l’unione a Cristo, vittima di amore, che spinge il missionario a diventare egli stesso vittima di amore e a sacrificare tutto, fino al martirio, per continuarne la missione. Per il Conforti la missione è esclusivamente annuncio di Cristo, un Cristo presente e vivo in mezzo a noi nel Sacramento dell’eucaristia. Le opere caritative non possono essere che segno e effetto di quell’amore che rende Cristo presente a noi. Nell’unione a Lui nell’eucaristia, tutti i credenti si sentono parte di uno stesso corpo e quindi pienamente solidali gli uni con gli altri e specialmente con coloro che nel corpo di Cristo più soffrono e sono emarginati: “Il segreto della vitalità delle nostre missioni è da ricercare nella eucaristia. Scuole, collegi, catechisti, ospedali, dispensari farmaceutici, orfanotrofi, sono senza dubbio mezzi di penetrazione, ma senza l’eucaristia anche questi mezzi non darebbero frutti di vita eterna… L'Eucaristia quindi è la forza, la vitalità delle nostre missioni”.31 Il Conforti vede nella partecipazione al banchetto eucaristico il motivo più autentico per sentire che l’umanità è una famiglia fatta di fratelli e sorelle, aventi la stessa dignità, al di là di razza, religione, stato sociale: “E' al banchetto eucaristico che noi dovremmo provare più forte del solito il sentimento di quella fraternità universale che per ogni cristiano è un imprescindibile dovere e pensando a tanti nostri fratelli, secondo la carne, che non hanno la sorte incomparabile di partecipare con noi alla mensa degli Angeli e di gustare le stesse nostre delizie, dovremmo provare un senso di profonda tristezza”.32

L’unione con Cristo eucaristico ci dona un cuore nuovo, il cuore stesso di Cristo, che fa proprie “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”33, iniziando da coloro che vivono con noi o vicino a noi, ma non fermandoci solo ad essi.

6. Consacrazione e missionarietà

Sempre la Redemptoris Missio circa la spiritualità missionaria ricorda: “Al missionario è chiesto «di rinunziare a se stesso e a tutto quello che in precedenza possedeva in proprio e a farsi tutto a tutti»: nella povertà che lo rende libero per il vangelo, nel distacco da persone e beni del proprio ambiente per farsi fratello di coloro ai quali è mandato, onde portare a essi il Cristo salvatore. È a questo che è finalizzata la spiritualità del missionario: ‘Mi sono fatto debole con i deboli...; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo...’ (1 Cor 9,22) ”. 34

Mons. Conforti ha voluto che i suoi missionari fossero consacrati completamente alla missione nella professione dei voti religiosi di povertà, castità, obbedienza, assieme al voto di missione ad gentes. Egli è convinto che “la vita apostolica infatti, congiunta alla professione dei voti religiosi, costituisce per sé quanto di più perfetto, secondo il Vangelo, si possa concepire. Per la professione dei voti religiosi noi veniamo a morire a tutto ciò che è terrestre per vivere una vita nascosta in Dio con Gesù Cristo”.35

Se il modello supremo ed unico del missionario deve essere Cristo, di cui continua la missione in questo mondo, i voti vogliono esprimere una profonda intimità con Cristo stesso, vedendo in Lui la più grande ricchezza (voto di povertà), l’amore che porta a donare la vita per tutti (voto castità), la gioia di fare sempre la sua volontà (voto di obbedienza). I voti intendono quindi esprimere una dimensione “mistica”, vogliono essere un “segno” di profonda identificazione con Cristo. In questo contesto sembra di poter leggere la ragione per cui il Conforti, il giorno stesso della sua consacrazione episcopale in S. Paolo fuori le mura a Roma, ha voluto emettere la 31 Ibidem.32 Ibidem.33 GS 1.34 RMi 88.35 Lettera Testamento 2.

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professione perpetua dei Consigli evangelici, legandosi per sempre come membro della Congregazione missionaria da lui fondata.

7. Amare la Chiesa e gli uomini come li ha amati Gesù

Ci rifacciamo ancora una volta alle indicazioni della Redemptoris Missio: “La spiritualità missionaria si caratterizza, altresì, per la carità apostolica, quella del Cristo che venne «per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52), buon Pastore che conosce le sue pecore, le ricerca e offre la sua vita per loro (Gv 10,1). Chi ha spirito missionario sente l'ardore di Cristo per le anime e ama la chiesa, come Cristo. Il missionario è spinto dallo «zelo per le anime», che si ispira alla carità stessa di Cristo, fatta di attenzione, tenerezza, compassione, accoglienza, disponibilità, interessamento ai problemi della gente”.36

Tutto lo stile di vita del Conforti, lo vogliamo ripetere, è modellato sulla missione. Le sue priorità pastorali, come vescovo prima di Ravenna e poi di Parma, sono quelle di Cristo, così come si possono conoscere dal vangelo. La ricerca dei “lontani” è una delle sue costanti preoccupazioni ed oggetto della massima cura, sia a Ravenna sia a Parma, e lo dirà in discorsi solenni e programmatici come quelli della presa di possesso della diocesi. Al popolo di Ravenna dichiara: “(Sono) tutto per voi specialmente, che avete abbandonate le vie del Signore”.37 E nella presa di possesso della Diocesi di Parma: “E come potrei dimenticare la figura soave del maestro divino che, ... sotto la figura pietosa del samaritano cura il viandante ferito, sotto la parabola del padre amoroso riabbraccia il proprio figlio e del buon pastore che nel cupo dei burroni o sulle vette dirupate fra spine e sterpi rintraccia la pecorella smarrita?”.38

Tutti certo non ascoltavano la sua parola, ma a tutti si rivolgeva con la costante pratica delle opere di misericordia spirituali e corporali. A tutti parlava con il linguaggio di quell’amore forte che partiva dal cuore di Cristo. Il cuore missionario del Conforti, secondo le testimonianze al processo di canonizzazione, si modellava davvero sulla “carità stessa di Cristo”, piena di tenerezza e di compassione, amando con predilezione i peccatori, i poveri e gli emarginati: “Per questo ammirabile esercizio di carità tutti vedevano in Lui il santo e lo dichiaravano apertamente… Il servo di Dio praticava le opere di misericordia sia spirituali che corporali. Per la salute delle anime era assiduo alla predicazione, e, a quanto ho sentito dire da sacerdoti, confessava specialmente nelle visite pastorali e, se chiamato, anche al capezzale degli infermi. Il servo di Dio sentiva grande compassione per i poveri e bisognosi. Li soccorreva sempre quando gli era possibile, e si rammaricava di non potere sempre dare in proporzione del bisogno. Io credo che non abbia mai mandato indietro alcuno a mani vuote. Dall’atteggiamento pieno di dolcezza e bontà che aveva verso i poveri, traspariva come un raggio della sua carità soprannaturale… Faceva sempre elemosine ai mendicanti che incontrava per la strada o che si presentavano al vescovado… Visitava di frequente i malati e feriti nei vari ospedali, portando la sua parola di conforto sempre bene accetta… accoglieva abitualmente tutti con dolcezza e carità e sapeva spargere il conforto nei cuori afflitti. Questo era un aspetto caratteristico della sua indole. Ogni anno si recava al carcere per distribuire ai detenuti la comunione pasquale: in tale occasione predicava, recando grande conforto ai reclusi”.

8. Il cuore della spiritualità missionaria: la santità

Continuiamo ad ispirarci alla Redemptoris Missio circa i “pilastri” della spiritualità missionaria: “La spiritualità missionaria della chiesa è un cammino verso la santità. La rinnovata

36 RMi 89.37 Discorso di presa di possesso della Arcidiocesi di Ravenna, 6 Gennaio 1903.38 Discorso di presa di possesso della Diocesi di Parma, 25 Marzo 1908.

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spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi. Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, né esplorare con maggior acutezza le basi bibliche e teologiche della fede: occorre suscitare un nuovo «ardore di santità» fra i missionari”.39

La santità trova il suo fondamento nella ricerca costante dell’intimità con Cristo attraverso la contemplazione e la preghiera: “Dovete mettervi sulla via della santità…. Il missionario deve essere «un contemplativo in azione». Egli trova risposta ai problemi nella luce della parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria… Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli apostoli: «Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita…, noi lo annunziamo a voi» (1 Gv 1,1)”.40 L’aspirazione alla santità è sempre stata “una costante” nella vita del Conforti, alla cui base c’era abbondanza di preghiera e contemplazione: “La preghiera è per noi creature ragionevoli, un bisogno ingenito, istintivo, irresistibile. E questa amorosa corrispondenza tra il cielo e la terra, questo commercio invisibile dell'uomo con Dio, non verrà mai meno”.41 Quando il Conforti tocca il tema della preghiera nella sua predicazione al popolo, si percepisce chiaramente che egli sta alludendo ad una esperienza personale, che rivela il suo cammino alla conquista dell’intimità con Cristo, nella dolcezza della contemplazione : “È questo un bisogno urgente e continuo, ma in pari tempo dolcissimo e salutare, perchè la preghiera può tutto a nostro ed a comune vantaggio. Che cosa infatti è la preghiera? Ve l’ho detto più sopra: è la elevazione dello spirito a Dio: a Dio sorgente della vita; è il misterioso legame di quel commercio meraviglioso che esiste tra l'uomo ed il suo Fattore. Essa impenna al volo l'anima nostra, la solleva al di sopra di questa regione di dolore, la trasporta in seno alla divinità. L'uomo parla e Dio lo ascolta, l'uomo domanda e Dio lo esaudisce, l’uomo comanda e Dio in certo qual modo obbedisce, perché la preghiera fa dolce violenza sul cuore di Dio… è la forza dell'uomo e la debolezza di Dio…La preghiera rende l'uomo maggiore di sé, lo trasfigura, lo sublima, lo divinizza”.42

L’attività missionaria comprende anche attività caritative ed assistenziali, ma è soprattutto annuncio di Cristo e realizzazione del suo regno nel mondo. La Redemptoris Missio fa notare: “Non si può, infatti, dare un'immagine riduttiva dell'attività missionaria, come se fosse principalmente aiuto ai poveri, contributo alla liberazione degli oppressi, promozione dello sviluppo, difesa dei diritti umani. La chiesa missionaria è impegnata anche su questi fronti, ma il suo compito primario è un altro: i poveri hanno fame di Dio, e non solo di pane e di libertà, e l'attività missionaria prima di tutto deve testimoniare e annunziare la salvezza in Cristo, fondando le chiese locali che sono poi strumenti di liberazione in tutti i sensi”.43 Ecco perché il Conforti sentiva che il primo suo dovere come pastore era un necessario e continuo cammino verso la santità. È quanto ricorda anche ai suoi missionari nella regola di vita, che egli ha lasciato loro, sottolineando che il fondamento di ogni attività missionaria, e quindi della spiritualità missionaria, è la santità: “Ma ciò che sopra ogni altra cosa deve stare a cuore del missionario, è l’attendere alla propria santificazione anche per poter meglio procurare quella degli altri. E perché non avvenga che procuri l'altrui con pregiudizio della propria, nulla trascuri di quei mezzi ordinati a mantenere e ad alimentare in lui quella vita interiore che lo porti a pensare, a giudicare, ad amare, a soffrire, a lavorare con Gesù Cristo, in Gesù Cristo, e per Gesù Cristo”.44

9. Conforti e Manna animatori missionari delle Chiese che sono in Italia e nel mondo

39 RMi 90.40 Idem, 91.41 Omelia 6 Gennaio 1913.42 Ibidem.43 RMi 83.44 Regola Fondamentale 18.

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Uno che vive la spiritualità missionaria sente l’esigenza e l’urgenza di parlare di missione, di animare missionariamente la Chiesa locale di cui fa parte, soprattutto se colui che vive la spiritualità missionaria è un Vescovo, e anche l’intera Chiesa Cattolica, per renderla consapevole che per essa l’attività missionaria è una priorità.

Da più parti si sentiva l’esigenza di animare missionariamente innanzitutto e soprattutto il clero, perché è il clero che guida il popolo di Dio ed è incaricato di formarlo alla missionarietà, come condizione del discepolato.

Uno che vive la spiritualità missionaria sente l’esigenza e l’urgenza di parlare di missione, di animare missionariamente la Chiesa locale di cui fa parte, soprattutto se colui che vive la spiritualità missionaria è un vescovo, e anche l’intera Chiesa Cattolica, per renderla consapevole che per essa l’attività missionaria è una priorità.

Da più parti si sentiva l’esigenza di animare missionariamente anzi tutto e soprattutto il clero, perché è il clero che guida il popolo di Dio ed è incaricato di formarlo alla missionarietà, come condizione del discepolato.

L’idea di una organizzazione del clero per promuovere la missione ad gentes è stata a lungo meditata dal Beato Paolo Manna, missionario del PIME. Era convinzione di Manna che il problema missionario fosse un problema di tutta la Chiesa e quindi non solo dei missionari, ma dei vescovi, dei presbiteri, dei consacrati e di tutti i fedeli laici. È quanto dice anche la Redemptoris Missio, sottolineandolo con forza. Manna era al passo con i tempi! Così il documento missionario di Giovanni Paolo II: “La missione è di tutto il popolo di Dio: anche se la fondazione di una nuova chiesa richiede l'eucaristia e, quindi, il ministero sacerdotale, tuttavia la missione, che si esplica in svariate forme, è compito di tutti i fedeli. La partecipazione dei laici all'espansione della fede risulta chiara, fin dai primi tempi del cristianesimo, a opera sia di singoli fedeli e famiglie, sia dell'intera comunità… Essi, perciò, ‘sono tenuti all'obbligo generale e hanno diritto di impegnarsi, sia come singoli, sia riuniti in associazioni, perché l'annunzio della salvezza sia conosciuto e accolto da ogni uomo in ogni luogo; tale obbligo li vincola ancor di più in quelle situazioni in cui gli uomini non possono ascoltare il vangelo e conoscere Cristo se non per mezzo loro’”.45 Ma il popolo non si può animare che attraverso il ministero dei Vescovi e dei presbiteri. Era proprio questo che Manna sentiva in profondità. Da qui per lui la necessità e l’urgenza di fare qualcosa per animare missionariamente il clero. Il vescovo Conforti condivideva pienamente.

10. La Unione Missionaria del Clero (UMdC)

Nel 1915 Paolo Manna aveva già pronto un piano per lanciare la nuova associazione per l’animazione missionaria del clero. Attuare tale progetto non era certo un compito facile. Manna sentiva che per farsi ascoltare dal clero occorreva una “autorità”, che avesse un vero ascendente anche a livello di gerarchia cattolica. Per questo si rivolse al vescovo di Parma e superiore generale di un Istituto Missionario, mons. Conforti, che godeva di grande stima sia presso il Vaticano sia presso l’episcopato italiano. Manna, al processo di beatificazione del Conforti, offre questa testimonianza: “Rimane indimenticabile la cortese accoglienza con cui il 25 Febbraio del 1916 egli accolse a Parma l’ideatore dell'Unione e rimane pure un indelebile ricordo l'interessamento vivissimo che egli mostrò subito per il progetto. Mons. Conforti studiò seriamente i piani presentatigli; suggerì un maggior completamento degli statuti, accettò di presentarli a Roma per l’approvazione, che sollecitò ed ottenne il 31 ottobre 1916. Fu ancora mons. Conforti che assistette i primi passi dell'opera; ne fu il primo presidente nazionale per l’Italia e fu sotto la sua direzione che l’opera si consolidò e raggiunse un alto grado di sviluppo… È difficile seguire il lavoro di mons. Conforti… In alcuni luoghi, non badando a disagi, egli andò di persona, quando la sua presenza era particolarmente necessaria e desiderata, come in occasione di congressi nazionali e regionali”.

45 RMi 71.

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Alcune cifre possono essere eloquenti per dare la dimensione dell’attività del Conforti alla guida dell’UMdC. Si custodiscono i seguenti documenti:- 144 lettere a Paolo Manna;- 47 lettere alla Congregazione di Propaganda Fide;- 26 lettere ai vescovi d’Italia di cui 18 lettere circolari a tutti i vescovi;- 17 lettere o telegrammi al papa;- 12 discorsi di apertura o chiusura di congressi missionari;- 12 lettere ai superiori degli istituti missionari;- 8 lettere al clero di Parma;- 12 lettere circolari a tutti i sacerdoti d’Italia o ai membri dell’UMdC.

Le finalità dell'UMdC sono state illustrate, dall’allora presidente Mons. Conforti, nel primo convegno internazionale tenuto a Roma nel 1922, con la partecipazione di numerosi cardinali e vescovi e con un intervento dello stesso papa Benedetto XV. Ecco alcuni punti qualificanti circa gli obiettivi dell’Unione e l’organizzazione dell’animazione missionaria a livello di Chiesa locale. In tal modo la spiritualità missionaria, che ispirava e guidava la vita del Conforti, diventa una esperienza di Chiesa, per clero e fedeli, che possiamo enucleare sotto alcuni punti: • L'Unione si propone in primo luogo di associare tutti i sacerdoti per eccitarne lo zelo a favore

dell'evangelizzazione del mondo, affinché con la parola e con l'esempio promuovano una più esatta conoscenza ed un più vivo interessamento per l'apostolato della Chiesa tra gl’infedeli e ne ottengano una più generale, attiva ed efficace cooperazione a servizio di tutte le Opere Missionarie.

• L’Unione mira a coinvolgere tutti i fedeli nel progetto salvifico di Cristo... Ma la messe è molta e gli operai sono pochi, perciò si propone qual compito precipuo di suscitare e favorire le vocazioni missionarie, che scarseggiano ovunque.

• L'Unione si propone di stimolare lo zelo dei fedeli in favore del mondo infedele a mezzo di feste, giornate e settimane missionarie… In ogni parrocchia non dovrebbe mai mancare l'annuale festa missionaria, che, come l'esperienza ne apprende, lascia sempre nella popolazione grata impressione e giova assai a ravvivare la fede.46

Ora l’UMdC è diventata PUM (Pontificia Unione Missionaria), parte delle Pontificie opere missionarie e ancora caldamente raccomandata dai Papi.

11. Attualità della figura del Santo Vescovo e Missionario Conforti

Allo straordinario zelo per l'opera missionaria e per il suo ministero episcopale, egli ha aggiunto l'esercizio eroico delle virtù cristiane, sacerdotali e pastorali, offrendo un fulgido esempio di vita apostolica, consacrata e contemplativa. Egli offre anche un esempio di una santità che non consiste in opere spettacolari, ma nell'umile, fedele, costante adempimento della volontà di Dio in ogni momento della vita. In questo nostro tempo, nel quale la fede è continuamente insidiata dal razionalismo, dalla secolarizzazione, dal materialismo e dalla ricerca di ogni piacere della vita, il Beato ci richiama al pensiero che la Fede è il tesoro più grande e che ad essa dobbiamo ispirare tutto il nostro modo di pensare, di giudicare, di agire, come farebbe Cristo, che è il Modello insigne da imitare e che deve formare il centro di ogni nostro pensiero ed affetto. Infine, in questa rinascita missionaria della Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, il Beato richiama a tutti, a cominciare dai vescovi, il dovere fondamentale del Popolo di Dio di assumere la propria parte nell'opera missionaria, ciascuno secondo le proprie possibilità, i propri mezzi, il proprio carisma e il proprio ministero (cf. AG 35 e 28). Egli ha insegnato con la sua vita che è possibile «allargare la vasta trama

46 Cf. FTC 4, 394. 405.

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della carità sino ai confini della terra, dimostrando per quelli che sono lontani la stessa sollecitudine che si ha per coloro che sono membri della propria comunità (cf. AG 37).47

47 Cf. Decreto della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi sulla eroicità delle virtù del Servo di Dio Guido Maria Conforti, 11 Febbraio 1982.