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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario Ministero per i Beni e le Attività Culturali Strumenti di catalogazione per la conoscenza e la tutela di un Patrimonio

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Vestimenti antichie contemporanei.

Scheda VeAC e Lemmario

M i n i s t e r o p e r i B e n i e l e A t t i v i t à C u l t u r a l i

Strumenti di catalogazioneper la conoscenza

e la tutela di un Patrimonio

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

DIREZIONE GENERALE PER IL PAESAGGIO, LE BELLE ARTI,L’ARCHITETTURA E L’ARTE CONTEMPORANEEDirettore GeneraleRoberto Cecchi

ISTITUTO CENTRALE PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONEDirettoreLaura Moro

Scheda VeACA cura di: Grazietta Butazzi, Giovanna Damiani, Elisabetta Giffi,Roberta Orsi Landini, Thessy Schoenholzer NicholsRilievi grafici: Thessy Schoenholzer Nichols Allineamento delle normative: Maria Letizia Mancinelli

LemmarioProgettazione e coordinamento: Elisabetta Giffi Testi: Grazietta Butazzi, Roberta Orsi Landini,Thessy Schoenholzer NicholsRilievi grafici: Thessy Schoenholzer Nichols Elaborazione immagini e assistenza tecnica: Fabio Ascenzi,Marco Di Giulio Realizzazione multimediale: Pride Cultura srl

Redazione: Stefania Segarelli

Progetto editoriale: La mela verde snc ([email protected])

Si ringraziano: Cristina Acidini, Maria Grazia Benini, Enrica Brunetti,Marco Cavalli, Luisa Granata, Eugenia Imperatori, Maria Assunta Lorrai,Maria Vittoria Marini Clarelli, Joel Nichols, Maria Rosaria Salvatore e,inoltre, Susanna Soldi che, nella prima fase, ha collaborato alle attivitàredazionali svolte presso l’Ufficio catalogo della Soprintendenzaper i beni artistici e storici di Firenze.

Si ringraziano tutti coloro che in qualche misura hanno contribuitoalla realizzazione di questo progetto; un ringraziamento particolaread Antonio Paolucci che ha promosso iniziative rilevanti per la tutelae la valorizzazione delle arti decorative, della moda e del costumee a Mario Serio che ha sostenuto negli anni le attivitàdella Commissione e del Gruppo di lavoro.

La Scheda VeAC e il Lemmario sono il risultato di un progetto promossodalla Commissione nazionale per la tutela e la valorizzazione delle artidecorative, della moda e del costume, presiedutada Cristina Aschengreen Piacenti e costituita da Bonizza Giordani Aragno,Alessandra Mottola Molfino, Bianca Alessandra Pinto,Maria Luisa Polichetti, Laura Ximenes (segreteria). Hanno fatto parte del gruppo di lavoro: Grazietta Butazzi,Giovanna Damiani, Elisabetta Giffi, Roberta Orsi Landini,Gianna Piantoni, Thessy Schoenholzer Nichols.

Coordinamento generale: Laura Ximenes

Coordinamento delle metodologie catalografiche: Sandra Vasco Roccacon la collaborazione di Maria Letizia Mancinelli

Nessuna parte di questapubblicazione può esserememorizzata, fotocopiata ocomunque riprodotta senzale dovute autorizzazioni.

Proprietà letteraria riservata

ISBN 978-88-901813-7-5

In copertina: abiti di proprietà della Galleria del costumedi Palazzo Pitti, Firenze

Ministero per i benie le attività culturali

©

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Vestimenti antichie contemporanei.

Scheda VeAC e LemmarioStrumenti di catalogazione

per la conoscenzae la tutela di un Patrimonio

PaBAACPaesaggio Belle ArtiArchitettura e ArteContemporanee

DIREZIONE GENERALE

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Con questo volume il Ministero presenta la scheda di catalogazione dei vestimenti antichie contemporanei ed il relativo lemmario, risultati di un progetto promosso dallaCommissione nazionale per la tutela e la valorizzazione delle arti decorative della moda edel costume, istituita nel 1996, per volontà dell’allora Ministro Antonio Paolucci,nell’ambito dell’Ufficio centrale per i beni archeologici, architettonici, artistici e storici, epresieduta da Cristina Aschengreen Piacenti. L’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, quale organo competente ademanare le norme e gli strumenti per la catalogazione del patrimonio culturale e qualesoggetto promotore di un impegno che si è protratto negli anni, ha affiancato laDirezione generale per il paesaggio, le belle arti l’architettura e l’arte contemporaneeanche nella delicata fase conclusiva.Si è trattato di un lavoro di grande complessità cui hanno prestato un apportofondamentale specialisti di chiara fama; tale contributo tecnico-scientifico è stato “calato”nel sistema definito dalle esigenze della prassi della conservazione, della catalogazione,della gestione museale di una specifica e delicata tipologia di beni ed in ciò si èconcretato l’apporto dei tecnici dell’Amministrazione: dell’ICCD, dell’alloraSoprintendenza per i beni artistici e storici per le province di Firenze, attraverso l’attivitàcongiunta dell’Ufficio catalogo e della Galleria del costume di palazzo Pitti e della Gallerianazionale di arte moderna.Quanto realizzato – un insieme articolato di strumenti affinatissimi di ausilio a quellavoro di ricognizione conoscitiva sistematica in cui si concreta il processo dicatalogazione che è alla base dell’azione di tutela – viene ora reso finalmente disponibile.Se ne auspica la massima diffusione ed il pieno utilizzo.Dopo tanti anni dall’avvio di questa iniziativa la pubblicazione della scheda per lacatalogazione dei vestimenti antichi e contemporanei assume motivi d’interesse ulterioreed attuale, alla luce anche dell’evoluzione delle tecnologie web-oriented che consentonoun più ampio accesso alla conoscenza. Un affondo nella conoscenza dello straordinariopatrimonio presente nei musei statali così come – ci si augura – in quelli privati, mediantel’utilizzo degli importanti, affinati strumenti che si pubblicano, consentirà di restituire unavista storica su quella che ancora oggi è riconosciuta come un’eccellenza artigianale eproduttiva del nostro Paese.Ed è anche questo uno dei contributi che la nostra Amministrazione può e deve dare alPaese, mostrando di saper ampliare al massimo l’ottica degli interventi istituzionali.

Sandro BondiMINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

Presentazione 5

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Ha un aspetto quasi minaccioso, dice Roberta Orsi Landini nel suo contributo a questovolume, la presentazione della scheda di catalogazione dei vestimenti antichi e moderni(VeAC). E in effetti, non lascia completamente rilassati uno strumento complesso comequesto che sfoggia i toni del rigore e della complessità e si propone di dare sistematicità,per la prima volta, allo studio di temi come la moda, le arti decorative ed il costume, chesiamo abituati a guardare attraverso la lente deformante delle categorie dell’effimero e delsuperfluo: “Le mode sono una medicina destinata a compensare, sul piano collettivo, glieffetti fatali della dimenticanza. Quanto più un’epoca è effimera, tanto più si orientasecondo la moda” (Walter Benjamin). Lo stesso uso del termine ‘vestimenti’ frappone un certo distacco dall’idea chegeneralmente si ha di un settore come questo, che tutto par d’essere meno chesussiegoso, riflessivo, strutturato. Perché “[…] il vero fascino, stimolante e piccante, dellamoda sta nel contrasto tra la sua diffusione ampia e onnicomprensiva e la sua rapida,fondamentale caducità, nel diritto all’infedeltà nei suoi confronti”, suggerisce GeorgSimmel; mettendo in luce tutte le difficoltà di comprensione di un genus complesso, cheper sua intima e sfuggente natura si sottrae a qualsiasi tentativo di ridurlo a ragione.Per usare ancora le sue parole e comprendere la complessità del lavoro che è stato fatto,bisogna considerare che “La moda appartiene […] a quel tipo di fenomeni che tendono adun’estensione illimitata e a una realizzazione perfetta, ma che con il conseguimento diquesta meta assoluta si contraddirebbero distruggendosi da sé”.E in effetti, con questo poderoso lavoro di sistematizzazione della conoscenza non si vuolcatalogare il bello. Si vogliono individuare i caratteri del fenomeno e si vuole strutturare ilsapere sulla base di strumenti d’analisi che consentano ad una comunità scientifica,estremamente ampia come questa – che va dalla sociologia alla semiologia, dalla storiadell’arte alla psicologia, ecc. – di sperimentare un linguaggio comune. E di poterdialogare.Quanto ai valori artistici, mi pare che valgano ancora le parole di Giulio Carlo Argan, cheper la prima volta introduce il tema della moda in quel mondo, ma riconnettendo questopossibile status al solo riconoscimento dell’intenzionalità: “Come intenzionaledeterminazione d’immagine, il costume rientra nell’ordine dei fenomeni estetici, anche sesoltanto le sue forme più elevate attingono a vero valore d’arte”.In conclusione, va detto che grande merito di tutto ciò va a chi come l’allora MinistroAntonio Paolucci istituì, nel 1996, la Commissione nazionale per la tutela e lavalorizzazione delle arti decorative della moda e del costume, presieduta da CristinaAschengreen Piacenti.

Roberto CecchiDIRETTORE GENERALE PER IL PAESAGGIO,

LE BELLE ARTI, L’ARCHITETTURA E L’ARTE CONTEMPORANEE

Presentazione 7

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Per comprendere la necessità di una nuova scheda di catalogo riferita ai Vestimenti antichie contemporanei è necessario far riferimento al concetto di bene culturale così come si èandato configurando negli ultimi 40 anni: bene culturale inteso non più e non solo comecosa d’arte, come cioè manufatto di intenzionale valore artistico, ma piuttosto qualetestimonianza materiale avente valore di civiltà.Un concetto molto ampio, dunque, che non fa più riferimento esclusivamente ad un’idea dibene d’eccellenza in grado di esprimere l’Arte e la Storia al sommo grado; un’idea piuttostolegata alla cultura di una società che si fonda e si sostanzia su ciò che quella stessa societàproduce.In questo processo evolutivo il Codice dei beni culturali ha introdotto nell’ambito dellatutela diverse nuove categorie di beni culturali tra i quali spiccano quelli di interesseetnoantropologico. I costumi e gli abiti antichi, come verrà meglio analizzato nei saggi cheintroducono il volume, sono documento storico e testimonianza della volontà d’arte dideterminati contesti culturali, ma anche dato antropologico in senso pieno, specchio diciviltà, indice di appartenenza, prodotto finale di sistemi di produzione oggi indagati conattenzione. Da qui scaturisce la necessità di aggiornare gli strumenti di conoscenza messi a punto neglianni a partire dalle opere d’arte, per poter scientificamente indagare un patrimonioculturale che si presenta a questo spunto sterminato quanto eterogeneo.In questa ottica l’ICCD, Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, ha volentieriaccolto il progetto di elaborazione di una scheda per la catalogazione dell’abito antico econtemporaneo, partito dalla Commissione nazionale per la tutela delle arti decorative,istituita nel 1996 dal Ministro Antonio Paolucci. Nel corso degli anni, con il coordinamentoscientifico della Galleria del costume di palazzo Pitti e quello metodologico dell’ICCD,sopravvivendo a svariate riforme dell’amministrazione centrale e periferica del Ministero, illavoro si è andato via via articolando e viene oggi pubblicato in forma ricca e completa.Alla tradizionale scheda di catalogo e relative norme di compilazione si affianca unLemmario per la schedatura dell’abito e degli elementi vestimentari, prodotto su CD peruna rapida ed efficace consultazione, che costituisce la guida lessicale per la compilazionedelle voci specifiche del tracciato schedografico allegato a questa pubblicazione.Uno strumento complesso, che non poteva prescindere da un originale apparato di illustrazionimesso a punto dai massimi specialisti del settore, per poter conoscere e valorizzare unpatrimonio singolare e diffuso che solo in minima parte è mostrato nei nostri musei.

Laura MoroDIRETTORE DELL’ISTITUTO CENTRALE

PER IL CATALOGO

E LA DOCUMENTAZIONE

Presentazione 9

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Vestimenti antichie contemporanei.

Scheda VeAC e LemmarioStrumenti di catalogazione

per la conoscenzae la tutela di un Patrimonio

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I progetti della Commissione nazionaleper la tutela e la valorizzazionedelle arti decorative,della moda e del costumeCristina Aschengreen Piacenti

L’esperienza dei musei

Tutelare e valorizzare un abitoCaterina Chiarelli

La collezione di abiti del Museo BoncompagniLudovisi: un esempio di collezionismo pubbliconell’ambito del costume e della modaMariastella Margozzi

Tessuti, costumi e ori: intrecci tra culturapopolare e artigianato.La collezione del Museo nazionaledelle arti e tradizioni popolariStefania Massari

L’elaborazionedella scheda VeAC

Dalla prassi al metodo Giovanna Damiani

Per una condivisione delle conoscenzeElisabetta Giffi

La nuova scheda di catalogazionedei vestimenti antichi e contemporaneiRoberta Orsi Landini

Scheda VeACVestimenti antichie contemporaneiversione 3.01

Schema della strutturadei dati

Scheda VeACVestimenti antichie contemporaneiversione 3.01

Norme per la compilazione

1112

31 49

25

14

18

21

27

28

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12 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Nel 1996 Antonio Paolucci, Ministro per i beni culturali, istituì una Commissionenazionale per la tutela e la valorizzazione delle arti decorative, della moda e del costume,da me presieduta. I componenti della Commissione – Alessandra Mottola Molfino, SandraPinto, Maria Luisa Polichetti e Bonizza Giordani Aragno – designati per la loro specificacompetenza, avevano il compito di studiare i criteri relativi alla progettazione e allarealizzazione di un archivio informatizzato di immagini e di dati anche anagrafici, su talibeni. La raccolta dei dati doveva permettere, tramite il collegamento in rete, lo scambioed il confronto di informazioni fra istituzioni italiane e straniere. La Commissione inoltrepoteva promuovere iniziative a carattere culturale e normativo, d'intesa con leSoprintendenze e l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, per lo sviluppodelle attività connesse alla tutela di questa particolare tipologia di beni. Laura Ximenescurava la segreteria della Commissione, che operava presso l’Ufficio centrale per i beniarcheologici, architettonici, artistici e storici diretto da Mario Serio. Era il momento in cui l’attenzione del Ministero era rivolta in particolare al restauro delleresidenze sabaude in Piemonte e al riallestimento in chiave filologica dei palazzi reali acominciare da Palazzo Pitti in Firenze. Inoltre l’emergere di musei del costume e laproduzione di studi inerenti la storia della moda ponevano il problema di uncoordinamento nazionale per la catalogazione di un patrimonio rilevante soprattutto nelnostro Paese. La Commissione, a seguito di quanto emerse nelle prime sedute, individuò due aspettiprioritari e propose la nomina di due gruppi di lavoro esperti nei due settori. Il primo gruppo doveva interessarsi ai palazzi reali, dei cui inventari patrimoniali etopografici redatti in Italia dalla metà del Cinquecento si era già avviato lo studio,facendo emergere l’importanza assunta dal lavoro svolto dai funzionari delle corti delpassato. Attraverso la catena inventariale è stato possibile, infatti, seguire durante i secoliogni oggetto, ogni mobile e soprammobile, e determinarne l’appartenenza e la storia. Laraccolta e la sistemazione di queste preziose informazioni, basata essenzialmente sugliinventari stilati fino al 1911, data in cui le ex residenze reali passarono allo Stato italiano,ha consentito al gruppo di lavoro presieduto da Enrico Colle e formato da Marco Lattanzi,Luca Leoncini, Linda Martino e Monica Pignatti, funzionari del Ministero, di presentare alpubblico, nel 2004, i risultati nel volume Gli inventari delle corti, le guardarobe reali inItalia dal XVI al XX secolo. L’altro gruppo di lavoro era formato da tre esperte esterne, Grazietta Butazzi, Roberta OrsiLandini, Thessy Schoenholzer Nichols e dai funzionari del Ministero Giovanna Damiani,dell’Ufficio catalogo dell’allora Soprintendenza per i beni artistici e storici di Firenze,Pistoia e Prato, Elisabetta Giffi, dell’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione eGianna Piantoni, della Galleria nazionale d’arte moderna. Il gruppo aveva il compito dipredisporre una scheda di catalogazione dell’abito antico e moderno, per la quale eranecessario definire una serie di indicazioni normative di riferimento specifiche e lessicinormalizzati per consentirne un corretto uso da parte dei diversi soggetti interessati,nonché dizionari terminologici di base per l’individuazione univoca delle varie tipologie divestiari, forge e parti componenti l’abito. Gli esperti, dopo alterne vicende, legate anche alle varie riorganizzazioni del Ministero chesi sono succedute in questi anni, hanno concluso il proprio lavoro con la pubblicazionedell’attuale volume, che contiene la scheda e la relativa normativa, e al quale è allegatoun CD contenente il dizionario terminologico non soltanto descrittivo ma anche illustratoda più di 700 disegni. Si tratta della prima scheda ministeriale per la catalogazione dicostumi delle varie epoche e rappresenta un lavoro di grande utilità per gli operatori delsettore. Già da tempo la scheda è stata richiesta da istituzioni pubbliche e private in Italiae all’estero, dove il progetto è stato apprezzato in modo particolare.

I progettidella Commissione

nazionale per la tutelae la valorizzazione

delle arti decorative,della moda

e del costume

Cristina AschengreenPiacenti

DIRETTORE DEL MUSEO STIBBERT

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Introduzione 13

Vorrei esprimere la mia grande soddisfazione e anche quella degli altri componenti dellaCommissione, che purtroppo non opera più da qualche anno, per i risultati raggiunti,sottolineando l’entusiasmo di tutti coloro che con il proprio costante impegno hannoportato a compimento un progetto che si è rivelato in corso d’opera più complesso delprevisto. E vorrei in particolare ringraziare Laura Ximenes che ha tenuto il coordinamentodi entrambi i gruppi di lavoro: senza la sua tenacia e professionalità non si sarebbe maiarrivato a questo risultato.

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Selezione espositiva 2000“Le collezioni. Costumi e accessori

dal XVIII al XX secolo”Abiti femminili dal 1780 ca. al 1837-38

Tutelare e valorizzareun abito

Caterina Chiarelli DIRETTORE DELLA GALLERIA

DEL COSTUME DI PALAZZO PITTI

Cosa significa conservare, tutelare e promuovere le opere custodite in un museo dedicato allastoria della moda, ovvero gli abiti e i loro accessori? E prima di tutto, cosa comportano queste operazioni?Talvolta può voler dire salvare in extremis un capo d’abbigliamento dopo che è stato modificato,riadattato, magari per lasciarsi indossare a distanza di anni dalla stessa persona che nel frat-tempo ha cambiato le misure, così come è cambiata la moda, e ancora dopo che lo stessocapo è stato indossato dagli eredi, magari in occasione di qualche festa di carnevale, da cuil’abito esce guarnito di macchie e/o di strappi. Salvare un abito può significare toglierlo da una cassa dove giaceva da decenni e, scopertoche il tessuto di seta impregnata di sali minerali si degrada trinciandosi al solo sollevarlo,trovarsi a decidere se e come intervenire: portarlo nel Laboratorio di restauro e sottoporlo aduna attenta valutazione per recuperare il più possibile, magari ricostruendolo parzialmentedopo aver realizzato un cartamodello, oppure optare per la sua fine, lasciandolo così come èstato trovato. Su una decisione del genere influiscono naturalmente molti fattori che insiemepossono contribuire a identificare il capo in un’opera d’arte: la preziosità e la singolarità delmanufatto, nonché la storia dell’abito, la conoscenza della persona cui è appartenuto, l’even-tuale circostanza in cui è stato indossato.

L’esperienza dei musei

14 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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L’esperienza dei musei 15

Altra decisione importante è quella di acquisire un capo d’abbigliamento in condizioni pessime,pur consapevoli di una quasi totale improbabilità di esporlo se non come frammento, avendoneconstatato la rarità o l’unicità sia per le sue peculiarità tecnico-esecutive, sia per la qualitàdei materiali, sia infine, per la già sottolineata storia dell’abito.Trovo interessante fare alcune considerazioni in merito alla conflittualità insita nel concettodi conservare. Quando l’abito o l’accessorio hanno ritrovato il loro originario splendore, altermine di un restauro, o quando un capo d’abbigliamento si trova già in condizioni perfettee magari è pure cronologicamente vicino a noi, musealizzarlo costituisce un’operazione difficileche comporta alcune riflessioni. Prendere infatti un abito che vive di una tridimensionalità inmovimento, assecondando il corpo in azione, e bloccarlo su un manichino caratterizzato dauna tridimensionalità statica, per di più isolandolo all’interno di una vetrina, significa snaturarel’abito; fare un’operazione equivalente a chiudere entro una teca di cristallo una statua postaal centro di un giardino, impedendo così che venga bagnata dalla pioggia o che ci si avvicininogli uccelli.Allontanare l’abito dal corpo che lo indossa significa quindi togliergli la vita, ma attuandoun’altra operazione che compensa la prima di questa perdita: si toglie infatti l’abito alla vitaper consegnarlo alla storia, ed è a questo punto che si presentano le innumerevoli problematicherelative alla sua conservazione.

Completo femminile in tre pezzi (Tailleur)Manifattura italiana (Firenze), 1912 ca.

Etichetta: "E.Brunetti / Robes etConfetions / Florence"

Proprietà: Galleria del costumedi Palazzo Pitti, FirenzeInventario: T.A. 8583-5

Provenienza: Emilia Falorni BalottaAcquisizione: dono Liliana Balotta

Foto: Paolo Bacherini

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16 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Giacchina femminileFranco Moschino,

Collezione Primavera-Estate 1993Etichetta: "Moschino / Couture /

Moschino Cruise / Me / Baby /Made in Italy".

Proprietà: Galleria del costumedi Palazzo Pitti, Firenze

Inv. G.G.C. 2521Provenienza: Moschino S.p.a.

Acquisizione: dono Cecilia TorricelliFoto: Paolo Bacherini

È a questo punto che ha inizio il compito del curatore di un museo, che consiste nel tutelaree valorizzare il patrimonio che esso stesso contiene, patrimonio che, pur rimanendo nell’ambitodi manufatti tessili, si configura alquanto eterogeneo e richiede l’adozione di metodologie diintervento diversificate.Quando un’opera si appresta ad entrare in un museo le fasi operative che la vedono protagonistasono le seguenti: acquisizione, manutenzione, restauro (se necessario), ed infine esposizione esuccessivo collocamento in deposito, o viceversa. Terminato questo ciclo la stessa opera puòesser sottoposta nuovamente ad intervento di manutenzione e ancora esposta per periodi piùo meno brevi da valutare di volta in volta in relazione al suo stato di conservazione.Assumiamo come campione di queste operazioni la Galleria del costume di Palazzo Pitti, le cuicollezioni di abiti e accessori raccontano la storia della moda dal XVIII secolo a oggi1.Il primo passo è il procedimento di acquisizione che vede l’opera offerta in dono o in venditaentrare in Galleria il più delle volte preceduta da una documentazione fotografica, per essereesaminata, soprattutto nei casi più problematici, da una commissione di esperti. A questoproposito è opportuno far presente che per la Galleria del costume, così come per la maggior

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L’esperienza dei musei 17

1. Le collezioni della Galleria del costume diPalazzo Pitti comprendono abiti eaccessori di moda dal XVIII secolo ad oggi,costumi teatrali e oggetti legati alla curadella persona; a questi si aggiungono gliabiti funebri restaurati di Cosimo I de’Medici, don Garzia ed Eleonora di Toledo,ed infine figurini e bozzetti per costumi etessuti; indumenti di manifatturaorientale e gioielli. Sono annesse allasuddetta Galleria anche altre raccolte dimanufatti tessili, parte delle quali legatestoricamente a Palazzo Pitti, quali i paratiliturgici provenienti dalla CappellaPalatina, parati, galloni e passamaneriedel “Fondaco di Palazzo Pitti” (rimanenzedi tappezzerie ancora in opera nelle saledel Palazzo e di altre residenze medicee);il deposito degli arazzi dellaSoprintendenza speciale P.S.A.E. e per ilPolo museale fiorentino che include granparte dell’arazzeria medicea; i tappeti diPalazzo Pitti.

2. Sulla sinergia delle attività che sisvolgono nei tre spazi vedi: C. Chiarelli,Dal guardaroba al museo. Dinamismo emetamorfosi della Galleria del Costume,Livorno, Sillabe, 2009.

3. Nei depositi di altri musei, quali adesempio il Musée de la Mode de la Villede Paris, a Palais Galliera.

parte dei musei italiani e stranieri, le donazioni sono una fonte essenziale di sostentamento,essendo gli acquisti comprensibilmente ben più sporadici; è tuttavia assolutamente indispen-sabile vagliare attentamente ogni proposta.Sulla decisione di accettare o respingere l’offerta incide la rilevanza di quest’ultima sotto ilprofilo storico, artistico, tecnico, merceologico, nonché l’esistenza di un apparato documentarioa corredo dell’opera, fra cui etichette o disegni, oltre a note storiche relative ai proprietaridell’abito e alla manifattura; di fondamentale importanza sono la verifica dello stato di con-servazione e una prima valutazione dell’entità di eventuali danni subiti dall’oggetto, in previ-sione di interventi di restauro. Uno stato di conservazione precario e l’esistenza accertata diesemplari analoghi all’interno della stessa collezione, precedentemente acquisiti e già inven-tariati, possono precludere l’accettazione dell’offerta in dono o in vendita.Nel caso di valutazione positiva, la pratica, corredata da una relazione e da documentazionefotografica, viene inoltrata alla Direzione generale del Ministero per l’accettazione. Nel frat-tempo essa viene trattenuta nel laboratorio di restauro e messa in sicurezza sottoponendolaad un primo intervento di manutenzione per asportarne eventuali tarme o larve di insetti emuffe.Con l’arrivo dell’accettazione ministeriale e pertanto ratificata l’appartenenza dell’opera alloStato, con destinazione nel nostro caso alla Galleria del costume, l’abito o l’accessorio riceveun numero di inventario, ne viene collocata la documentazione in archivio e viene registratonel programma di precatalogazione informatizzato della Galleria che precede una possibileschedatura dell’ICCD (scheda VeAC), con la quale peraltro il suddetto programma è compatibile. Arrivata a questo punto l’opera può seguire due percorsi: se la prospettiva di esposizione èimminente e necessita di un intervento di restauro, essa rimane all’interno del laboratorio peril tempo richiesto dall’operazione, per poi venire indossata da un manichino e collocata all’in-terno di una vetrina espositiva, altrimenti passa al deposito.Laboratorio di restauro, spazi espositivi e deposito sono i tre ambienti all’interno dei quali siattuano gli articolati procedimenti di conservazione e valorizzazione degli abiti e degli acces-sori2; nel primo si prendono le decisioni più risolutive sempre nell’intento e nel tentativo di ri-condurre il capo il più possibile vicino a come si presentava in origine. Per spazi espositivi si intendono le sale interne al museo così come le sedi espositive esterneallestite in occasione di mostre; sono spazi dedicati alla valorizzazione e alla promozione, madove è indispensabile non allontanarsi mai dall’ottica della conservazione, sia durante il pro-cedimento di vestizione e svestizione dell’abito su manichino – che non deve comportarealcuno stress per l’abito, avendo cura di scegliere un manichino idoneo per forma e misure –sia nel corso della permanenza in vetrina durante la quale il manufatto tessile deve godere diun microclima ideale e deve essere investito da deboli fasci di luce.Ma è nel deposito che l’opera è destinata a trascorrere la maggior parte del suo tempo;questo è il luogo dove si effettua una continua manutenzione, soprattutto mantenendoumidità e temperatura costanti, in assenza di luce. Fondamentalmente si risolve nell’ambientepiù confortevole per l’abito: almeno per quanto riguarda i depositi, dove si è optato per unacollocazione in orizzontale, indiscriminatamente per i capi più antichi come pure per i più re-centi, come si verifica nella stessa Galleria del costume. In economia di spazio, come accadenel deposito di questo museo, l’abito viene disteso all’interno di scatole appositamentecostruite in cartone non acido e imbottito di carta velina e altri materiali non acidi, ondeevitare il formarsi di pieghe. Altrove3 le opere più preziose e delicate vengono alloggiate ingrandi cassettiere dopo esser state avvolte in teli di ghinea lavata, mentre i capi più modernipermangono per lo più appesi su gruccia.Ed ecco che il nostro abito, quello moderno da cui siamo partiti, che, se avesse continuato aessere indossato, sarebbe ormai logoro e démodé, passerà invece alla storia come testimonianzaculturale espressa in un determinato periodo attraverso forme d’arte, quali l’abbigliamento.

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La collezionedi abiti del Museo

Boncompagni Ludovisi:un esempio

di collezionismopubblico nell’ambito

del Costumee della Moda

Mariastella MargozziDIRETTORE DEL MUSEO BONCOMPAGNI LUDOVISI

PER LE ARTI DECORATIVE, IL COSTUME

E LA MODA DEI SECOLI XIX E XX

Il Museo Boncompagni Ludovisi, aperto nel 1995 e dedicato alle arti decorative, al costume ealla moda dei secoli XIX e XX, ha acquisito per dono fin dalla sua istituzione una serie cospicuadi abiti e accessori di moda, realizzati sia nella prima metà del secolo, e quindi prodotti dasartorie specializzate, sia dagli anni Cinquanta in avanti, ossia realizzati dagli atelier d’altamoda, italiani ma soprattutto romani: Sorelle Fontana, Gattinoni, Carosa, Antonelli, De Luca,Sorelle Botti, Battilocchi, Marella Ferrera, Germana Marucelli, Angelo Litrico, Lorenzo Riva,Zecca, Sarli, Mila Schön, Curiel, Capucci, Valentino, Lancetti, Balestra.A mano a mano che la collezione cresceva, arrivando a raggiungere cinquecento manufatti, laallora direttrice Gianna Piantoni avviò una campagna di catalogazione dei pezzi, coadiuvatadall’Accademia d’alta moda di Roma, che in mancanza di un riferimento puntuale nelle nor-mative di catalogazione dell’ICCD, si basava su un’analisi minuziosa di ogni componente del-l’abito e dell’accessorio, sia per quanto riguardava i materiali utilizzati sia per le modalità diconfezionamento e, infine, per quanto concerneva lo stato di conservazione e l’indicazione dieventuali restauri. Indubbiamente il lavoro, raccolto in schede cartacee improvvisate per l’oc-casione, è stato estremamente lento e faticoso, ma ha significato un approccio importante infase di conoscenza del materiale acquisito, indispensabile per stabilire, al di là dello stile del-l’abito, le sue caratteristiche costitutive.Che ci fosse necessità di normare con una scheda specifica dell’ICCD questa tipologia di ma-nufatti è testimoniato dalla partecipazione al gruppo di ricerca ministeriale di Gianna Piantoni,che durante la direzione del Museo Boncompagni ha dato ampio spazio all’abito d’alta moda,esponendone in diverse occasioni e ritenendolo la tipologia “principe” del Museo stesso.Tuttavia, nel corso degli anni e dopo la scomparsa di Gianna Piantoni, ci si è resi conto di

Veduta del Salone del MuseoBoncompagni Ludovisi con esposizione

di abiti e accessori di modadella Collezione

del Museo Boncompagni Ludovisi.Foto: Archivio fotografico

Galleria nazionale d’arte modernae contemporanea

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario18

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L’esperienza dei musei 19

quanto fosse necessaria un’attenzione ancora più puntuale al manufatto sia dal punto divista dell’appartenenza storica e sociale sia da quello, imprescindibile, della corretta conser-vazione dei materiali. I tessuti, come si sa, sono oltremodo fragili, come lo sono le cuciture, glielementi di aggancio (bottoni, chiusure, automatici, gancetti); pertanto la corretta conserva-zione è strettamente connessa con la possibilità di intervenire a ‘sanare’ (leggi restaurare) leparti a rischio di perdita. Inoltre, l’aspetto conservativo non può prescindere da una accuratae periodica pulizia dei pezzi, che come si sa deve poter prevedere interventi specializzati enon correnti. Sarà, pertanto, necessario nel tempo approntare anche una scheda relativa siaalle modalità di conservazione degli abiti (e non solo considerando la loro accezione di manu-fatti in tessuto) che alle metodologie di intervento di restauro vero e proprio delle parti even-tualmente danneggiatesi.Questa scheda specifica dedicata ai vestimenti antichi e contemporanei, messa a punto dallaCommissione nazionale per la tutela e la valorizzazione delle arti decorative, della moda e delcostume e dal gruppo di ricerca dell’ICCD, riapre pertanto un capitolo importantissimo nellastoria del Museo Boncompagni che riguarda la collezione degli abiti. La scheda VeAC permette,infatti, di ripercorrere l’analisi dei singoli pezzi con maggiore precisione, consente di colmaremolti campi conoscitivi prima trascurati, quindi di giungere a una comprensione dei manufattia tutto tondo. Infine, è possibile relazionare i vari campi e sistematizzare la conoscenza per ca-tegorie di interesse che via via si rendono necessarie. L’uso del vocabolario chiuso permette diavere sempre terminologie esatte e soprattutto sintetiche per individuare e identificare morfologie,specifiche tecniche di esecuzione, tessuti impiegati, motivi decorativi, gruppi di omogeneità.Si tratterà di rimetterci al lavoro, ma per chi opera sul campo e ha a che fare con la gestione

Abiti di Capucci, Sarli e Sorelle Fontanadella Collezione

del Museo BoncompagniLudovisi.

Foto: Archivio fotograficoGalleria nazionale d’arte moderna

e contemporanea

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di un patrimonio così singolare, delicato e complesso, la scheda catalografica scaturita dalgruppo di ricerca consente di ‘aggiustare il tiro’ su molti dei dati acquisiti e di poter forse af-frontare in maniera sistematica non solo la conoscenza, ma anche la tutela e la conservazionedi tali particolari materiali, che finalmente con questo riconoscimento entrano a far partedella categoria dei beni individuati come patrimonio culturale della nazione.

Abiti di Mila Schön, Sarli e Gattinonidella Collezione

del Museo Boncompagni Ludovisi.Foto: Archivio fotografico

Galleria nazionale d’arte modernae contemporanea

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario20

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L’esperienza dei musei 21

L’abbigliarsi è uno dei temi centrali della ricerca etnografica pertanto il Museo nazionale dellearti e tradizioni popolari che fa parte dell’Istituto centrale per la demoetnoantropologia hasempre riservato a questo tema un’attenzione particolare e da alcuni anni, attraverso esposi-zioni ad esso dedicate, ha analizzato gli aspetti e i fattori che ne hanno determinato la fortunanel tempo, convinti come scriveva nel 1909 Maffio Maffi che “la storia del costume e dell’ab-bigliamento … è straordinariamente importante per la rappresentazione ideale di ciò che unagente volle, amò desiderò sognò e produsse”1. Com’è noto, la raccolta dei costumi conservatinel Museo fu realizzata in occasione della Mostra di etnografia italiana tenutasi nell’ambitodell’Esposizione internazionale del 1911 per celebrare il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, dal-l’etnologo Lamberto Loria (1855-1913) che lavorò alacremente per la sua realizzazione e ne ful’artefice sia sul piano ideale che materiale. Nel quadro delle celebrazioni romane l’esposizionefu certamente la manifestazione di maggior richiamo con i vestiti della fine dell’Ottocento edei primi del Novecento delle ‘itale genti’ che rappresentavano l’elemento più spettacolare,una sintesi, secondo le intenzioni degli organizzatori delle tradizioni, del gusto, dei modi di es-sere del popolo italiano essendo questo materiale etnografico, sulla soglia dell’epoca industriale,“testimonianza del passato, fissatore del fuggitivo presente… poiché inesauribile, o quasi è labellezza che dal fondo dell’anima e delle tradizioni… sono la veste tangibile della poesia d’Italia,questi costumi luminosi e gaudiosi che si alternano a manti nobilissimi oscuri… in ognuno diquesti rossi e pur mirabili gioielli, in queste fibbie d’argento che rialzano una veste o serranouna cintura… in queste balze di seta o di merletto… c’è una affermazione di bellezza regionaleche è anche una affermazione di coscienza nazionale”2.Concetti che ritroveremo qualche decennio dopo in occasione dell’ Esposizione universale diRoma (E42), che si sarebbe dovuta tenere per celebrare il ventennale del fascismo quando verràipotizzata la creazione di un ‘Museo del costume italiano’ che, partendo dall’abito popolareavrebbe permesso di riconoscere “le lontane e perenni fonti arcaiche del costume italiano di-mostrando come correnti artistiche si perpetuino nell’arte popolare”3.

Tessuti, costumi e ori:intrecci tra cultura

popolare e artigianato.La collezione del Museo

nazionale delle artie tradizioni popolari

Stefania MassariDIRETTORE DELL’ISTITUTO CENTRALE

PER LA DEMOETNOANTROPOLOGIA

Mostra Costumi. Gli abiti sardidell’Esposizione Internazionale del 1911

(18 maggio – 18 settembre 2005)

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Nella mostra del 1911 il dato etnografico, rappresentato dal costume, diventa il nodo di tuttele questioni unitamente al ruolo determinante assunto dai raccoglitori nel veicolare le infor-mazioni che sono a corredo degli abiti. In questo senso va sottolineato e messo in evidenza ilrapporto tra l’antropologo e i suoi raccoglitori, che, sul territorio, sono tra i più solerti colla-

Mostra Costumi. Gli abiti sardidell’Esposizione Internazionale del 1911

(18 maggio – 18 settembre 2005)

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario22

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23L’esperienza dei musei

boratori come Alessandro Roccavilla (1865-1929) Athos Mainardi (1874-1943) Francesco Bal-dasseroni (1878-1923) o Raffaele Corso (1883-1965). Loria non è soltanto il promotore dellaprima Mostra di etnografia italiana e il fondatore insieme a Aldobrandino Mochi (1874-1931)del Museo di etnografia di Firenze è anche colui che si batterà per la costituzione di un Museonazionale di etnografia italiana sogno che, con alterne e complesse vicende, si avvererà soloin data 20 aprile 1956 quando sarà inaugurato a Roma, nel quartiere Eur, il Museo nazionaledelle arti e tradizioni popolari, dove verranno esposti i manufatti tradizionali del popolo italiano. Le origini di questa collezione etnografica di costumi tradizionali sono dunque antiche e si-gnificative per la storia stessa del Museo che li ospita e parte integrante di una vicenda che èrappresentativa di un modo di pensare e di essere. Dal punto di vista etnografico, il numero dei costumi e degli ornamenti tradizionali raccolti eattualmente conservati – oltre 1.000 abiti e più di 4000 oggetti di oreficeria a corredo degliabiti – la qualità, i modi e le attenzioni riservati alla loro esposizione, hanno costituito e ancoracostituiscono uno degli aspetti più interessanti della raccolta come osserva la Bernardy “laquantità e la qualità delle gioie popolari è tale, che da una illuminata considerazione di essequasi si potrebbe ricostruire la storia delle invasioni e delle denominazioni, delle influenze este-tiche e delle importazioni straniere subite da ciascuna regione nel corso dei secoli” 4. Il vestito è uno degli elementi chiave della cultura per l’ampia casistica di funzioni, una sortadi carta di identità di colui che l’indossa un messaggio sociale che produce e determina atteg-giamenti e comportamenti: rituali, attività, specializzazioni. L’abito ha costituito, quindi, esem-pio eccellente per la riflessione sulle differenti culture, caratterizzando le diverse epochepuntualmente registrate nelle diverse fogge del vestire, il passaggio da abito a costume è esem-pio eclatante delle trasformazioni generate dalla dinamica sociale la cui origine si può indivi-duare, tra il XVII e il XVIII secolo, nel contesto delle differenziazioni sociali dell’epoca5. Unprocesso di differenziazione al quale non è stato secondario il divario che si è formato tra città

Mostra Costumi. Gli abiti sardidell’Esposizione Internazionale del 1911

(18 maggio – 18 settembre 2005)

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e campagna a scapito della tradizione per l’indebolimento dei fattori rituali, economici, giuridicicon la conseguenza che l’abito ha cessato di essere l’espressione dell’appartenenza al luogo, algruppo sociale e allo status ricoperto. Infatti il costume definisce tali differenze, rappresen-tandone l’espressione più immediata, così come il materiale con cui nel tempo era stato rea-lizzato, gli stessi tessuti, stoffe, decorazioni, ori, erano e sono ancor oggi indicatori di altrettantevicende storiche, sociali ed economiche si pensi, per fare un solo esempio, all’importanza rive-stita dalla seta come materia preziosa che per suo tramite ha ‘intessuto’ significativi rapportitra Oriente ed Occidente.Un insieme di ornamenti e di accessori completano l’abito tradizionale, indicatori a loro voltadelle trasformazioni culturali, delle differenti interpretazioni della tradizione, di diversificatequestioni collegate alle identità individuali e collettive, significative per la dinamica socialedel tempo che ancor oggi costituiscono nelle politiche di sviluppo per il nuovo paese, unarisorsa economica fondamentale del made in Italy 6.

1. M. Maffi, L’Esposizione etnograficadel 1911, in “La Tribuna”, 28 giugno 1909,XXVII, n. 178.

2. A. A. Bernardy, La storia e la gloriad’Italia dall’Alpe al Mare. Impressioni evisioni della Mostra Etnografica, in “IlGiornale d’Italia”, 16 luglio 1911, n. 196.

3. Per la storia dell’Istituzione cfr. S. Massari,Arti e tradizioni. Il Museo nazionaledell’Eur, Roma, De Luca editore, 2004.

4. A. A. Bernardy, op. cit.5. Cfr. G. Sanga (a cura di), L’abbigliamento

popolare italiano, in “La RicercaFolklorica”, 1986, n. l4. Per la distinzionetra abito e costume cfr. G. Bogatyrev,Semiotica della cultura popolare, Verona ,Bertani, 1982

6. In Italia il fenomeno moda vieneprevalentemente datato intorno agli annisettanta del Novecento, ma ci sonosostenitori della affermazione del madein Italy a partire dagli anni venti(Ferragamo). Cfr. E. Merlo, Le origini delsistema moda, in La Moda, Annali dellaStoria d’Italia, n. 19, Torino, Einaudi[2003], pp. 667-671

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario24

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L’elaborazione della scheda VeAC 25

Quando, nell’ormai lontano 1996, all’allora Soprintendenza per i beni storici e artistici diFirenze, Prato e Pistoia, si presentò l’occasione, organizzativa e finanziaria, di promuovere unarticolato programma di formazione sulla catalogazione dell’abito inteso nella più ampia ac-cezione del termine, l’impegno si presentò immediatamente oltremodo complesso ma anchericco di spunti per la messa a fuoco di una serie di considerazioni di vasta comprensione sutale patrimonio culturale. L’opportunità si presentava quanto mai propizia potendo contaresu speciali finanziamenti provenienti dall’Amministrazione provinciale di Firenze per progettidi formazione di alto livello e estremamente qualificati e qualificanti sia sul piano didatticoche per i contenuti scelti. La Soprintenza si orientò sul rilevante patrimonio di abiti antichi econtemporanei conservati presso la Galleria del costume, oggi facente parte del sistema deimusei della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico e etnoantropologico eper il Polo museale della città di Firenze, materiale che per la sua specificità e complessità diapproccio non era mai stato analizzato in modo sistematico e approfondito sotto il profilocatalografico. Il corso promosso venne articolato in modo interdisciplinare, coinvolgendo docenti di diversaformazione, non solo storica ma anche tecnica, tecnologica, merceologica e scientifica perquanto atteneva alle discipline legate alla conservazione e al restauro di manufatti complessisia sotto il profilo strutturale che conservativo e avvalendosi non solo del personale tecnico-scientifico della Soprintendenza di riferimento ma anche dell’Opificio delle pietre dure, diesperti scelti in ambito universitario e della collaborazione dell’Istituto centrale per il catalogoe la documentazione.Inoltre venne rivolto ad una tipologia di discenti già laureati in Storia dell’arte e interessati adacquisire una specifica e approfondita competenza in materia e quanto più possibile allargatasul territorio nazionale per fornire su ampio raggio uno strumento nuovo per l’indagine e laraccolta di informazioni, e la loro sistematica e razionale organizzazione, su una classe di beninei confronti della quale era mancata fino a quel momento una specifica attenzione catalo-grafica. La volontà di coinvolgere giovani provenienti da varie parti d’Italia, in taluni casi già inseritiin strutture lavorative interessate al tema, si rivelò premiante, ed i frequentatori del Corso in-tensivo, durato un intero anno per un monte ore giornaliero davvero rilevante, fece sì che altermine dell’insegnamento essi potessero riportare nelle sedi di provenienza una competenzaspecifica da investire o da spendere nei confronti di Amministrazioni e Enti che necessitasserodi catalogatori dotati di un’alta competenza nel settore.A fronte di ciò si rivelò imprescindibile approntare anche strumenti informatici adeguati allaregistrazione e al recupero di informazioni tanto numerose e complesse che non avrebberopermesso una diversa e altrettanto agile gestione.Ma tale esperienza fu determinante per comprendere nell’ottica di una ulteriore riflessione,gli innumerevoli elementi di specificità e di criticità per affrontare, dai più diversi punti divista, manufatti che, già ad un primo elementare approccio, richiedevano competenze noncomuni: conoscenza della storia del costume e del tessuto, della funzione d’uso, nozionilegate alla corretta conservazione ed esposizione, alla gestione e direzione del restauro, e via

L’elaborazione della scheda VeAC

Dalla prassi al metodo

Giovanna DamianiSOPRINTENDENZA SPECIALE

PER IL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO

E ETNOANTROPOLOGICO E PER IL POLO MUSEALE

DELLA CITTÀ DI FIRENZE

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26 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

dicendo. Tanto che di lì a seguire la Commissione nazionale per la tutela e la valorizzazionedelle arti decorative, della moda e del costume promosse uno specifico progetto per la messaa punto di una scheda catalografica elettronica in grado di raccogliere e organizzare, secondogli standard stabiliti dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, un materialeinformativo tanto variamente articolato.Il gruppo di lavoro incaricato di definire il modello di scheda per l’abito antico e contemporaneosi è avvalso, oltre che di personale interno all’Amministrazione, di specialisti del settore di livellonazionale e internazionale che mettendo a disposizione professionalità e competenze hannocondotto alla elaborazione di uno strumento catalografico specifico e duttile al tempo stesso.Partendo dall’esperienza sviluppata nell’ambito del corso di formazione ricordato, il gruppo dilavoro ha esteso ulteriormente l’indagine, rivolgendo l’attenzione a tutte le categorie poten-zialmente rientranti nella definizione di ‘abito’, con una visione a tutto campo a cui la schedaoggetto della presente pubblicazione fa riferimento. Il lavoro condotto dagli specialisti haportato alla predisposizione di vocabolari terminologici relativi alle diverse categorie di abiti,secondo una progressione dal generale al particolare organizzata per generi e funzioni; si èconcentrato sul riconoscimento e definizione della struttura sartoriale, definendo anche criteriomogenei per il rilevamento dei relativi dati, ha dato sistematica coerenza alla identificazionedi particolari costruttivi, ma anche di rifinitura e decorativi che concorrono, questi ultimi, allamigliore definizione dei manufatti in relazione all’ambito sia cronologico che topografico diproduzione.La complessità di questa particolare tipologia di beni culturali ha reso necessario anche unlungo e laborioso lavoro di predisposizione di apparati grafici che sintetizzano visivamentelarga parte dei contenuti compresi sia nelle norme di compilazione che nella terminologianormalizzata, utilizzata nella valorizzazione dei campi in cui la scheda si articola, e dei qualiviene dotata quale strumento didattico agile ed estremamente efficace per facilitare l’identi-ficazione del bene e delle sue componenti e garantire la compilazione del modello di rileva-mento dei dati in modo quanto più aderente, corretto e specifico.

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L’elaborazione della scheda VeAC 27

Creare un archivio elettronico dell’abito antico e moderno per rendere disponibili informazionisui caratteri morfologici, tipologici, sartoriali dell’abito, sulla sua funzione d’uso, sulla suastoria: tale era l’obiettivo fissato nel 1996 dalla Commissione nazionale per la tutela e la valo-rizzazione delle arti decorative, della moda e del costume. La realizzazione di tale obiettivopassava necessariamente attraverso la messa a punto di un modello di scheda da utilizzare perla ricognizione sistematica di detto patrimonio di beni considerato nella sua più ampiaestensione, sì da poter trattare il costume teatrale così come l’uniforme militare, l’abito popolaretradizionale e quello di sartoria, fino al costume di bambola e a quello di travestimento.Dietro la definizione di ciascuna tipologia di scheda di catalogo c’è una riflessione approfonditasulla natura di ciascuna determinata tipologia di beni, le cui caratteristiche peculiari devonotrovare piena evidenza nel modello di rilevamento dati che lo rappresenta, per guidare il ca-talogatore nella ricognizione secondo un criterio prestabilito e restituire in fase di fruizione idati qualificanti per la descrizione del bene e quindi significativi per la sua conoscenza. Ciòche è interpretativo sfugge alla gestione automatica e, se il dato non è normalizzato secondodeterminati parametri, con difficoltà viene recuperato in fase di ricerca; così la descrizionedel bene culturale è ‘strutturata’ all’interno di uno schema dato e il lessico descrittivo è ‘nor-malizzato’ mediante l’utilizzo di vocabolari controllati. La scheda di catalogo rappresenta,dunque, il bene al livello di astrazione necessario per la gestione automatica dei dati che lodescrivono; la sua definizione pone di fronte a scelte tanto necessarie quanto faticose edifficili, soprattutto nel caso di beni di natura complessa.Il caso dei vestimenti antichi e contemporanei è certamente dei più difficili e l’insiemearticolato degli strumenti messi a punto - modello di rilevamento dati, normativa, lemmario-corredati di un amplissimo corredo di grafici illustrativi, evidenzia l’impegno del gruppo dilavoro a trovare soluzioni di livello alto, tali da garantire l’esito scientifico delle attività di ca-talogazione, ma non solo. La ricaduta di tale impegno è stata in realtà ben più ampia: è statogenerato infatti una sorta di valore aggiunto dato dall’insieme complessivo delle indicazionicontenute nelle pieghe della normativa ICCD che, nel definire per la prima volta una metodo-logia di approccio a tali beni, individuano una serie di passi operativi che possono essere fi-nalmente condivisi con benefici di carattere generale: si pensi ad esempio alle tavole cheesemplificano le modalità di rilevamento delle misure dei diversi elementi, modalità per lequali non esiste alcuno standard generato dalla prassi.E non si tratta di aspetti secondari perché anche solo il corretto rilevamento delle misure diciascun elemento, o del suo ingombro, interessa la comunicazione tra operatori ed istituzionimuseali per quanto riguarda la gestione dei pezzi per il restauro, per la movimentazione el’allestimento espositivo, per il prestito esterno.La scheda VeAC, già da tempo diffusa in fase di sperimentazione, viene infine pubblicata alli-neata all’ultima versione delle norme ICCD: per la tipologia considerata ciò realizza alcuni in-dubbi vantaggi a partire dalla possibilità di gestire, trasferire e condividere quale allegatomultimediale alla scheda di catalogo, oltre alla documentazione fotografica e grafica informato digitale, anche la documentazione filmica relativa a sfilate, a documentari d’attualità,a spettacoli teatrali e cinematografici, fissando così l’immagine viva di un bene che, anche inquanto catalogato, è riconosciuto parte del patrimonio culturale della collettività.

Per una condivisionedelle conoscenze

Elisabetta GiffiISTITUTO NAZIONALE PER LA GRAFICA

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Il compito di predisporre una scheda informatica per i costumi non è stato facile. Il costumeo gli oggetti tessili d’abbigliamento sono spesso complessi, non di rado costituiti da differentimateriali, e confezionati per varie categorie di persone e diverse funzioni. Competenze diverseoccorrono, per esempio, per dare definizioni tecniche corrette di merletti e tessuti operati,che molto spesso formano la materia prima o una parte importante del capo. Inoltre il lin-guaggio commerciale o quello fantasioso dei figurini di moda dall’Ottocento ad oggi proponemiriadi di definizioni per le fogge, i colori, i capi che rischiano di rendere impossibile ogninormalizzazione, se si lascia lo schedatore libero di attingere a suo piacimento in questamesse sterminata di notizie.Occorreva dunque mettere ordine e semplificare, basi necessarie per ogni futuro confronto ericerca; in pratica studiare un metodo con cui guardare questo particolare tipo di oggetti, nondimenticando di prevedere nella scheda spazi specifici dove ogni possibile particolarità potessetrovare adeguata collocazione.Lo schedatore doveva essere guidato all’osservazione e non trovare possibilità per interventipersonali di fantasia. Si dovevano predisporre campi in cui, una volta entrato nel sistema, eglipotesse dare risposte concrete e semplici.La scheda, così come si è venuta strutturando in anni di studio ha, a prima vista, un aspettoquasi minaccioso, con la molteplicità delle sue ‘richieste’; in realtà, una volta compreso ilmetodo e seguendo la normativa, il compito è molto più facile e relativamente veloce. Delresto non è obbligatorio riempire tutti i campi, molti dei quali rispondono a casi particolari.Tuttavia l’articolazione di ogni parte della scheda non può non prevedere tutte le possibilitàche una collezione di abiti, museale o privata, può presentare. Nella parte relativa all’identifi-cazione dell’oggetto, per esempio, è stato stilato un elenco dei diversi capi o parti di essi chepossono essere stati conservati (da una manica ad un bottone); lo schedatore ha a disposizionenella normativa le definizioni fra cui scegliere in un vocabolario chiuso. Poiché gli abitipossono avere diverse finalità, per esempio essere uniformi civili o militari, costumi per ilteatro o per Carnevale, è stata individuata la categoria cui va ascritto il capo da analizzare ela sua funzione o l’occasione specifica per cui è stato confezionato, all’interno di definizionianch’esse preordinate. Ancora: poiché capi particolari hanno avuto storicamente nomi specifici,e analogamente capi moderni hanno trovato definizioni commerciali d’uso comune, è statoprevisto anche un campo in cui queste definizioni possano trovare luogo, senza essere ristrettein un elenco predisposto, cioè in un vocabolario chiuso.L’individuazione, per certi tipi di oggetti, come abito, sopravveste, sottabito, manica, pantaloni,etc., di alcune tipologie sartoriali, cioè di forme chiaramente riconoscibili - spesso tipiche dideterminate mode o periodi storici -, permette inoltre un’immediata individuazione che rendesuperflua una descrizione discorsiva, favorendo invece una ricerca specifica, che può risultareparticolarmente interessante anche fra oggetti di epoche diverse.La scelta di quali definizioni accreditare e di quali relegare nel campo di quelle storiche ecommerciali non è stata naturalmente facile; in alcuni casi potrà parere arbitraria o quantomenodiscutibile; tuttavia il criterio-guida con cui sono state selezionate corrisponde prima di tuttoalla necessità di utilizzare un vocabolario comune, spesso frutto di una scelta convenzionale;in ogni caso quanto di più ‘comprensivo’ quella definizione può permettere. È fondamentalee indispensabile per ogni ricerca che tutti coloro che analizzano gli abiti antichi e moderniusino le stesse definizioni e gli stessi vocaboli. Nello studio della strutturazione della scheda,il problema della creazione di un vocabolario comune è apparso subito come l’aspetto fonda-mentale, ma più arduo da affrontare. Alla normativa per la compilazione corretta dei campi individuati, è stato dunque affiancatoun vocabolario, presentato in veste informatica, frutto di lunghi mesi di lavoro a cui haprestato il suo prezioso contributo scientifico Grazietta Butazzi: ogni termine è descritto, il-lustrato graficamente e fornito dei links necessari; viene indicato inoltre il campo in cui può

La nuova schedadi catalogazione

dei vestimenti antichie contemporanei

Roberta Orsi LandiniSTORICA DEL TESSUTO E DEL COSTUME

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario28

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L’elaborazione della scheda VeAC 29

o deve essere eventualmente usato. È possibile per lo schedatore verificare o fare una ricercaper conoscere la definizione ‘corretta’ che deve obbligatoriamente utilizzare. La scheda viene dunque alla luce, corredata di uno strumento di lavoro in più, che è indub-biamente quello più utile e innovativo. E quello, naturalmente, che ha richiesto lo sforzo piùimpegnativo e le scelte più difficili. Anche nelle regole per la compilazione della scheda sono inseriti chiari disegni esplicativi, dimano, come gli altri, di Thessy Schoenholzer Nichols. Essi sono necessari per mostrare, peresempio, come si prendono le misure di capi complessi, ma forniscono anche esempi di comeredigere correttamente i campi di alcune tipologie storiche, soprattutto quelli che riguardanola struttura sartoriale. La struttura sartoriale di certi abiti, infatti, sia di particolari periodi,antichi e moderni, risulta di difficile descrizione, per la complessità del taglio e degli elementicostitutivi. La distinzione fra abiti semplici e abiti complessi e l’aumento, per questi ultimi, delnumero dei campi, in modo da analizzare ogni singola parte di essi, si è rivelata, alle verifichepratiche, funzionale e meglio rispondente alla comprensione, anche visiva, dell’oggetto stesso.In pratica si tratta di verificare come è stato costruito il modello, tagliando e assemblandoquanti teli o parti diverse di tessuto, dando di ognuna conto della posizione e delle misurefondamentali che possono caratterizzare il risultato finale. Per maniche, tasche, colli o scolli,allacciature sono previsti campi particolari e tipologie cui fare riferimento, evitando anche inquesto caso l’intervento descrittivo ed arbitrario dello schedatore.Un altro settore di difficile compilazione per la varietà e molteplicità di possibili soluzioni è

quella della descrizione dei motivi decorativi delle stoffe o delle applicazioni, cui si è cercatodi fornire una linea logica, nell’ordine di individuazione – sfondo, tema principale - e nellascelta del vocabolario da utilizzare, raggruppando le forme decorative per grandi gruppi di ri-ferimento.Per concludere: il risultato ottenuto, la scheda di catalogo informatizzata dei vestimentiantichi e moderni, risponde alla necessità di educare i compilatori nel loro compito, costrin-gendoli a seguire piste già tracciate, procedendo per gradi in un ordine logico e utilizzandoun vocabolario comune. Solo così sarà possibile costruire una banca dati che agevoli ricerchee confronti, utili e necessari per delineare il panorama di questa particolare attività artigianalee artistica insieme. Adottata dalle istituzioni museali, permetterà un confronto fra i singolipezzi delle diverse collezioni, rivelando sicuramente aspetti che nella frammentarietà deglistudi attuali sono rimasti in ombra; fornirà elementi necessari per delineare in modo piùcorretto ed esaustivo la conoscenza delle diverse sartorie e particolarità di lavorazione, italianeed estere. Possiamo quindi augurarci che la sua adozione sul territorio nazionale e nell’ambitodi particolari progetti, come quello degli Archivi di moda del Novecento, confermi la suavalidità nell’assolvere la funzione per la quale è stata concepita e realizzata.

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Strutturazione dei dati delle schede di catalogo

Scheda VeACVestimenti antichi e contemporanei

versione 3.01Schema della struttura dei dati

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LEGENDA

CD PARAGRAFONCT CAMPO STRUTTURATONCTR Sottocampo

ESC Campo semplice* Obbligatorietà assoluta

(*) Obbligatorietà di contesto

32 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Lung Rip Obbl. Voc

CD CODICI *TSK Tipo scheda 4 * siLIR Livello ricerca 5 * si

NCT CODICE UNIVOCO *NCTR Codice regione 2 * si

NCTN Numero catalogo generale 8 * si

NCTS Suffisso numero catalogo generale 2 si

ESC Ente schedatore 25 * siECP Ente competente 25 * siEPR Ente proponente 25 si

Lung Rip Obbl. Voc

RV RELAZIONI RVE STRUTTURA COMPLESSA RVEL Livello 25 (*)

RVER Codice bene radice 25

RSE RELAZIONI DIRETTE siRSER Tipo relazione 70 (*) si

RSET Tipo scheda 10 (*) si

RSEC Codice bene 25 (*)

ROZ Altre relazioni 25 siRSP Codice scheda pregressa 25 si

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 33

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34 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Lung Rip Obbl. Voc

LC LOCALIZZAZIONEGEOGRAFICO– AMMINISTRATIVA *

PVC LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICO -AMMINISTRATIVA ATTUALE *

PVCS Stato 50 * si

PVCR Regione 25 * si

PVCP Provincia 3 * si

PVCC Comune 50 * si

PVCL Località 50 si

PVCE Località estera 250

PVL Altra località 250 siPVE Diocesi 50 si

LDC COLLOCAZIONE SPECIFICA *LDCT Tipologia 50 si

LDCQ Qualificazione 50 si

LDCN Denominazione 80

LDCU Denominazione spazio viabilistico 250

LDCM Denominazione raccolta 70

LDCS Specifiche 250

Lung Rip Obbl. Voc

AC ALTRI CODICI ACC Altro codice 150 siACI Codice internazionale 25

ACS SCHEDE CORRELATE siACSE Ente 25 (*)

ACSC Codice 25 (*)

ACSS Specifiche 100

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Lung Rip Obbl. Voc

LA ALTRE LOCALIZZAZIONI GEOGRAFICO– AMMINISTRATIVE si

TCL Tipo di localizzazione 40 (*) si

PRV LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICO- AMMINISTRATIVA

PRVS Stato 50 si

PRVR Regione 25 si

PRVP Provincia 3 si

PRVC Comune 50 si

PRVL Località 50 si

PRVE Località estera 250

PRL Altra località 250 si

PRE Diocesi 50 si

PRC COLLOCAZIONE SPECIFICAPRCT Tipologia 50 si

PRCQ Qualificazione 50 si

PRCD Denominazione 80

PRCU Denominazione spazio viabilistico 250

PRCM Denominazione raccolta 70

PRCS Specifiche 250

PRD DATAPRDI Data ingresso 25

PRDU Data uscita 25

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 35

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36 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Lung Rip Obbl. Voc

CS LOCALIZZAZIONECATASTALE si

CTL Tipo di localizzazione 40 (*) si

CTS LOCALIZZAZIONE CATASTALE si (*)CTSC Comune 50 (*)

CTSF Foglio/Data 25 si (*)

CTSN Particelle 500 si (*)

Lung Rip Obbl Voc

UB UBICAZIONEE DATI PATRIMONIALI

INV INVENTARIO si INVA Denominazione 500

INVD Data 50 (*)

INVC Collocazione 50

INVN Numero 100 (*)

INVP Riferimento alla parte 500

STI STIMA si STIS Stima 25 (*)

STID Data stima 50

STIM Motivo della stima 100 si

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Lung Rip Obbl. Voc

GP GEOREFERENZIAZIONE TRAMITE PUNTO si

GPL Tipo di localizzazione 40 (*) si

GPD DESCRIZIONE DEL PUNTO (*)GPDP PUNTO (*)

GPDPX Coordinata X 12 (*)

GPDPY Coordinata Y 12 (*)

GPC CARATTERISTICHE DEL PUNTOGPCT Tipo 50

GPCL Quota s.l.m. 12

GPM Metodo di georeferenziazione 70 (*) siGPT Tecnica di georeferenziazione 70 (*) siGPP Proiezione e Sistema di riferimento 12 (*) si

GPB BASE DI RIFERIMENTO (*)GPBB Descrizione sintetica 20 (*)

GPBT Data 10 (*)

GPBO Note 250

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 37

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38 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Lung Rip Obbl. Voc

DT CRONOLOGIA *DTZ CRONOLOGIA GENERICA *DTZG Fascia cronologica di riferimento 50 *

DTZS Frazione cronologica 25 si

DTS CRONOLOGIA SPECIFICADTSI Da 15 (*)

DTSV Validità 4 si

DTSF A 15 (*)

DTSL Validità 4 si

DTM Motivazione cronologia 250 si * siADT Altre datazioni 250 si

Lung Rip Obbl. Voc

OG OGGETTO *OGT OGGETTO *OGTD Definizione 70 * si

OGTC Categoria 70 si

OGTE Componenti esistenti 100

OGTF Funzione / occasione 70 si

OGTG Genere 70 si

OGTT Tipologia del modello 100 si

OGTS Definizione storica / commerciale 100 si

OGTN Nome del modello 100

OGTA Appartenenza 70

OGTR Grado 70

OGTQ Qualifica 70

OGTV Soggetto del personaggio / travestimento 100

OGTL Finalità del costume / travestimento 100 si

QNT QUANTITÀQNTN Numero 25

QNTC Complementi 100

QNTS Quantità non rilevata 2 si

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Lung Rip Obbl. Voc

AU DEFINIZIONE CULTURALEAUT AUTORE/RESPONSABILITÀ siAUTR Ruolo 50 si

NCUN Codice univoco ICCD 8

AUTN Autore/Nome scelto 150 (*)

AUTA Dati anagrafici/Periodo di attività 100 (*)

AUTH Sigla per citazione 8 (*)

AUTM Motivazione dell’attribuzione 50 si (*) si

AUTO Modello di riferimento 250

ATB AMBITO SARTORIALE / PRODUZIONE siATBD Denominazione 150 (*)

ATBM Motivazione dell’attribuzione 250 si (*) si

AAT Altre Attribuzioni 100 si

CMM COMMITTENTE / ACQUIRENTE siCMMN Nome 100 si (*)

CMMD Data 50

CMMC Circostanza 250

CMMF Motivazione 250 si

FRU FRUITORE siFRUN Nome 100 (*)

FRUD Data 50

FRUC Circostanza 100

FRUF Fonte 100

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 39

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40 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Lung Rip Obbl. Voc

MT DATI TECNICI *MTC MATERIA siMTCF Fibra/ materia 50 (*) si

MTCT Tecnica 50 (*)

MTCA Analisi 50

MTCC Colore 70

MTCD Decorazione 100

MTCN Tecnica di produzione 70 si

MTCP Posizione 100

MTF FODERA/ STRUTTURA INTERNA siMTFO Tipologia 50 (*) si

MTFF Fibra / Materia 50 (*) si

MTFT Tecnica 50

MTFC Colore 70

MTFP Posizione 100

MII MISURE INGOMBROMIIA Lunghezza totale massima 50 si

MIIL Larghezza totale massima 59

MIIP Profondità / Altezza 50

MIS MISURE BASEMISR Lunghezza totale parte anteriore 70

MISD Lunghezza totale parte posteriore 70

MISS Larghezza dorso 70

MISP Circonferenza petto 70

MISV Circonferenza vita 70

MISF Circonferenza fianchi 70

MISO Circonferenza orlo 70

MIM MISURA MANICHEMIMA Lunghezza esterna / interna 70

MIML Larghezza massima / minima 70 si

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➥ segue

Lung Rip Obbl. Voc

DA DATI ANALITICI/ STRUTTURA SARTORIALE

DES DESCRIZIONEDESO Oggetto 4000

STS STRUTTURA SEMPLICESTSU Struttura oggetti bidimensionali 250

STSD Parte anteriore indumenti

tridimensionali semplici 250

STSV Parte posteriore indumenti

tridimensionali semplici 250

SRC STRUTTURA COMPLESSASRCR Parte superiore davanti abiti complessi 250

SRCV Parte superiore retro abiti complessi 250

SRCI Parte inferiore avanti abiti complessi 250

SRCD Parte inferiore retro abiti complessi 250

SRM STRUTTURA MANICASRMT Tipologia manica 250 si

SRMS Struttura manica 250

SRMF Parte terminale manica 250

SRE STRUTTURA ELEMENTISREC Tipologia collo/ scollo 250 si

SRET Tipologia tasche 250 si

SREP Posizione tasche 250

SREA Tipologia chiusura/ allacciatura 250 si

SREZ Posizione chiusura/ allacciatura 250

SREB Tipologia bottone 250 si

SREM Forma/ Materia/bottone 250

SREU Cuciture 500

EDA ELEMENTI DECORATIVIE/O APPLICATI

EDAT Tipologia 70 (*) si

EDAM Materia / Colore 70 si

EDAC Tecnica 70

EDAV Motivi 70

EDAP Posizione 250

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 41

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42 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Lung Rip Obbl. Voc

CO CONSERVAZIONE *STC STATO DI CONSERVAZIONE si *STCP Riferimento alla parte 500

STCD Data 25

STCC Stato di conservazione 50 * si

STCS Indicazioni specifiche 500

STCM Modalità di conservazione 500

RIA RIADATTAMENTO/MODIFICA siRIAD Data 25

RIAP Riferimento alla parte 500

RIAM Descrizione intervento 500

Lung Rip Obbl. Voc

ISR ISCRIZIONI siISRT Tipo di caratteri 50 si

ISRP Posizione 100 (*)

ISRI Trascrizione 2000

STM STEMMI, EMBLEMI, MARCHI siSTMC Classe di appartenenza 50 (*) si

STMQ Qualificazione 50 si

STMI Identificazione 100

STMP Posizione 100 (*)

STMD Descrizione 500

NSC Notizie storico-critiche 5000

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Lung Rip Obbl. Voc

TU CONDIZIONE GIURIDICAE VINCOLI *

ACQ ACQUISIZIONEACQT Tipo acquisizione 50 (*) si

ACQN Nome 70

ACQD Data acquisizione 25 (*)

ACQL Luogo acquisizione 50

CDG CONDIZIONE GIURIDICA *CDGG Indicazione generica 50 * si

CDGS Indicazione specifica 250 si

CDGI Indirizzo 250 si z

NVC PROVVEDIMENTI DI TUTELA siNVCT Tipo provvedimento 50 (*) si

NVCE Estremi provvedimento 25

NVCD Data notificazione 25

NVCI Estremi provvedimento in itinere 25

ALN MUTAMENTI POSSESSO/DETENZIONE/CONDIZIONE MATERIALE si

ALNT Tipo evento 25 (*) si

ALND Data evento 25

ALNN Note 250

ESP ESPORTAZIONI siESPT Tipo licenza 50 (*) si

ESPU Ufficio 25 (*) si

ESPD Data emissione 25 (*)

Lung Rip Obbl. Voc

RS RESTAURIRST RESTAURI siRSTP Riferimento alla parte 500

RSTD Data 25 (*)

RSTT Descrizione intervento 250

RSTE Ente responsabile 250

RSTN Nome operatore 250 si

RSTR Ente finanziatore 250 si

RSTO Note 1000

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 43

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44 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

➥ segue

Lung Rip Obbl. Voc

DO FONTI E DOCUMENTIDI RIFERIMENTO *

FTA DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA si *FTAX Genere 25 * si

FTAP Tipo 50 * si

FTAA Autore 50

FTAD Data 25

FTAE Ente proprietario 250

FTAC Collocazione 50

FTAN Codice identificativo 25 *

FTAT Note 250

FTAF Formato 25

FTAS Specifiche 250

DRA DOCUMENTAZIONE GRAFICA siDRAX Genere 25 (*) si

DRAT Tipo 50 (*) si

DRAO Note 250

DRAS Scala 25

DRAE Ente proprietario 250

DRAC Collocazione 50

DRAN Codice identificativo 25 (*)

DRAA Autore 50

DRAD Data 25

VDC DOCUMENTAZIONEVIDEO-CINEMATOGRAFICA si

VDCX Genere 25 (*) si

VDCP Tipo 50 (*) si

VDCR Autore 50

VDCD Data 25

VDCE Ente proprietario 250

VDCA Titolo 50

VDCC Collocazione 50

VDCN Codice identificativo 25 (*)

VDCT Note 250

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Lung Rip Obbl. Voc

REG DOCUMENTAZIONE AUDIO siREGX Genere 25 (*) si

REGP Tipo 50 (*) si

REGA Autore 50

REGD Data 25

REGE Ente proprietario 250

REGZ Titolo 250

REGC Collocazione 50

REGN Codice identificativo 25 (*)

REGT Note 250

FNT FONTI E DOCUMENTI siFNTX Genere 25 (*) si

FNTP Tipo 50 (*) si

FNTA Autore 50

FNTT Denominazione 250

FNTD Data 25 (*)

FNTF Foglio/Carta 25

FNTN Nome archivio 250 (*)

FNTS Posizione 50 (*)

FNTI Codice identificativo 25 (*)

ADM ALTRA DOCUMENTAZIONEMULTIMEDIALE si

ADMX Genere 25 (*) si

ADMP Tipo 50 (*) si

ADMA Autore 50

ADMD Data 25

ADME Ente proprietario 250

ADMC Collocazione 50

ADMN Codice identificativo 25 (*)

ADMT Note 250

Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 45

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46 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

Lung Rip Obbl. Voc

BIB BIBLIOGRAFIA siBIBX Genere 25 (*) si

NCUN Codice univoco ICCD 8

BIBA Autore 250 (*)

BIBD Anno di edizione 10 (*)

BIBH Sigla per citazione 8 (*)

BIBN V., pp., nn. 50

BIBI V., tavv., figg. 50

BIL Citazione completa 500 si

BSE BIBLIOGRAFIA SU SUPPORTOELETTRONICO si

BSEX Genere 25 (*)

BSES Tipo di supporto 50

BSEA Autore/Curatore dell’opera 150

BSET Titolo dell’opera 250

BSEL Luogo di edizione 250

BSEE Editore/Produttore/Distributore 150

BSED Data di edizione 25

BSEN Edizione 25

BSER Autore del contributo 150

BSEC Titolo del contributo/parte componente 250

BSEK Specifiche 50

BSEI Indirizzo di rete 250

MST MOSTRE siMSTT Titolo 500 (*)

MSTL Luogo, sede espositiva, data 500 si (*)

MSTS Specifiche 500

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Scheda VeAC 3.01 Struttura dati 47

Lung Rip Obbl. Voc

AN ANNOTAZIONIOSS Osservazioni 5000

Lung Rip Obbl. Voc

AD ACCESSO AI DATI *ADS SPECIFICHE DI ACCESSO AI DATI *ADSP Profilo di accesso 1 * si

ADSM Motivazione 70 * si

ADSD Indicazioni sulla data di scadenza 25

Lung Rip Obbl. Voc

CM COMPILAZIONE *CMP COMPILAZIONE *CMPD Data 4 *

CMPN Nome 70 si *

RSR Referente scientifico 70 siFUR Funzionario responsabile 70 si *

RVM TRASCRIZIONEPER INFORMATIZZAZIONE

RVMD Data 4 (*)

RVMN Nome 70

RVME Ente 70 (*)

AGG AGGIORNAMENTO – REVISIONE siAGGD Data 4 (*)

AGGN Nome 70 (*)

AGGE Ente 70 (*)

AGGR Referente scientifico 70 si

AGGF Funzionario responsabile 70 si (*)

ISP ISPEZIONI siISPD Data 4 (*)

ISPN Funzionario responsabile 70 (*)

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Strutturazione dei dati delle schede di catalogo

Scheda VeACVestimenti antichi e contemporanei

versione 3.01Norme per la compilazione

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* CD - CODICI

In questo paragrafo vengono forniti i dati che permettono di individuarela scheda negli archivi costituiti dalle Istituzioni preposte alla catalogazionee di risalire all’Ente che l’ha prodotta ed all’Ente che ha la competenzasul bene schedato. In particolare, il codice univoco serve da ‘chiave’per identificare univocamente un bene a livello nazionale.La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

Tipo schedaIndicare la sigla che contraddistingue il modello di scheda previsto per il benecatalogato. La compilazione del campo è obbligatoria.

Vocabolario chiusoVeAC [Vestimenti Antichi e Contemporanei]

Livello ricercaIndicare la sigla che individua il livello di indagine effettuato nel processocatalografico: inventario (I), precatalogo (P), catalogo (C). La compilazione delcampo è obbligatoria.

Vocabolario chiusoI [Inventario]P [Precatalogo]C [Catalogo]

CODICE UNIVOCOIndicare, in forma univoca, il codice di collegamento tra la scheda e il bene. Ilcodice univoco si genera dalla concatenazione dei due sottocampi Codice Regione(NCTR) e Numero catalogo generale (NCTN), che viene assegnato dall’ICCD, edeventualmente del Suffisso numero catalogo generale (NCTS). La concatenazionedei tre sottocampi Codice Regione (NCTR), Numero di Catalogo generale (NCTN), eSuffisso del numero di catalogo generale (NCTS) (qualora ne ricorra la necessità)determina un valore univoco associato all’oggetto. La compilazione del campo èobbligatoria.

*NCTR Codice RegioneIndicare il numero di codice che individua la Regione in cui ha sede l’Entecompetente sul bene catalogato. La compilazione del sottocampo è obbligatoria.

Vocabolario chiusoCodici di Regione (v. Lista Codici Regioni)

*TSK

*LIR

*NCT

50 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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*NCTN Numero catalogo generaleIndicare il numero, composto da otto cifre, assegnato dall’ICCD a ciascuna scheda dicatalogo, secondo l’ordine progressivo relativo ad una determinata Regione. Lacompilazione del sottocampo è obbligatoria.

Vocabolario chiusoserie di numeri da 00000001 a 99999999

Es.: 00005438

NCTS Suffisso numero catalogo generaleCodice costituito da lettera dell’alfabeto maiuscola.Questo sottocampo va utilizzato per l’eventuale riassestamento dei numeri dicatalogo generale già assegnati, in occasione della revisione di schede di catalogopregresse, quando sia necessario modificare le modalità di schedatura dei dati.Qualora più schede di catalogo pregresse vadano ricondotte ad un unico beneidentificato come bene complesso, si deve creare ex novo una scheda di insieme, allaquale dovrà essere attribuito un numero di catalogo, necessario per identificareunivocamente il bene complesso. La scheda di insieme del bene complessoconserverà lo stesso numero di catalogo generale già assegnato ad uno dei benicomponenti, al quale numero andrà aggiunta la lettera dell’alfabeto ‘A’ (suffisso), dainserire in questo sottocampo. Qualora, invece, si debba ‘scomporre’ una scheda giàutilizzata per catalogare impropriamente più beni, il numero di catalogo generaleidentificativo delle nuove schede elaborate per i singoli beni dovrà essere attribuitocome segue: si utilizzerà per la scheda del singolo bene scelta convenzionalmente ilnumero di catalogo generale già attribuito alla scheda elaborata per catalogareinsieme tutti i beni, mentre per le altre schede il numero di catalogo generale saràcostituito dal concatenamento del sottocampo NCTN (che resterà lo stesso dellascheda preesistente) e di questo sottocampo NCTS, digitando per ogni scheda unalettera dell’alfabeto, in progressione (A, B, C, ecc.).

Vocabolario chiusolettere dell’alfabeto dalla A alla Z

Ente schedatoreIndicare in codice l’Ente che ha curato la compilazione della scheda. PerSoprintendenze e altri Istituti si utilizza il codice, facendolo precedere dalla lettera‘S’ (fatta eccezione per ICCD e ICR, per i quali si deve indicare la sola sigla). Per leRegioni si utilizza il codice, facendolo precedere dalla lettera ‘R’; per le Province siutilizzano le sigle; per le Diocesi si utilizza il codice, facendolo precedere dallalettera ‘D’; per i Comuni si utilizzano i codici ISTAT, facendoli precedere dalla lettera‘C’. Nel caso di campagne di catalogazione condotte da soggetti privati a seguito diatto di concessione, il soggetto schedatore deve essere contrassegnato dalla lettera‘C’ e dal numero di progetto indicato sulla Gazzetta Ufficiale, seguiti entro parentesidal numero e anno della legge relativa.

*ESC

Scheda VeAC Norme per la compilazione 51

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Per soggetti diversi da quelli evidenziati, i codici e le relative definizioni andrannoconcordati con l’ICCD. La compilazione del campo è obbligatoria.

Vocabolario apertoCodici Enti (v. Lista Enti) con prefisso S Codici di Regione (v. Lista Regioni) con prefisso R Sigle delle Province (v. Lista Province)Codici delle Diocesi (v. Lista Diocesi) con prefisso Decc.

Es.: S08 [Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico edetnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena,Ravenna e Rimini]R08 [regione Emilia-Romagna]NA [provincia di Napoli]D576 [diocesi di Castellaneta]C9052021 [comune di Pienza]C3 (L. n. 84/1990)

Ente competenteIndicare in codice l’Ente sotto la cui competenza ricade la tutela o la delega allatutela del bene catalogato. Per Soprintendenze e altri Istituti si utilizza il codice,facendolo precedere dalla lettera ‘S’ (fatta eccezione per ICCD e ICR, per i quali sideve indicare la sola sigla); per le Regioni si utilizza il codice, facendolo precederedalla lettera ‘R’. Per soggetti diversi da quelli evidenziati, i codici e le relativedefinizioni andranno concordati con l’ICCD. La compilazione del campo èobbligatoria.

Vocabolario apertoCodici Enti (v. Lista Enti) con prefisso S Codici di Regione (v. Lista Regioni) con prefisso Recc.

Es.: S08 [Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico edetnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena,Ravenna e Rimini]R08 [regione Emilia-Romagna]

Ente proponenteIndicare, per i beni di proprietà privata sottoposti a vincolo, l’Ente (Soprintendenze,Uffici Esportazione o altri Enti) che ha proposto il provvedimento amministrativo.Per Soprintendenze e altri Istituti si utilizza il codice, facendolo precedere dallalettera S (fatta eccezione per ICCD e ICR, per i quali si deve indicare la sola sigla).

*ECP

EPR

52 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Es.: S08 [Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico edetnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena,Ravenna e Rimini]

Nel caso di Ufficio Esportazione si usa la sigla UE seguita dal nome della città in cuiha sede l’ufficio stesso.

Es.: UE Verona [Ufficio esportazione di Agrigento]UE Roma [Ufficio esportazione di Perugia]

Scheda VeAC Norme per la compilazione 53

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RV - RELAZIONI

In questo paragrafo vengono date le informazioni che individuano la strutturadel bene catalogato e che consentono quindi di porre in relazione il bene conaltri beni della stessa o di diversa natura. È possibile analizzare in dettaglio un‘bene complesso’, suddividendo l’analisi in più schede, tutte collegate allaprincipale. Le motivazioni delle relazioni selezionate, i cui dati sono registratiin questo paragrafo, potranno essere esplicitate nel campo DRZ-Specificherelazionali del paragrafo DA-DATI ANALITICI.

STRUTTURA COMPLESSAIl campo struttura una relazione gerarchico-verticale del tipo ‘insieme-componenti’,che si crea se il bene complesso viene trattato come tale: la scheda viene a tal finearticolata in una scheda principale, cui si riferisce il numero di catalogo generale eche contiene le informazioni comuni al bene, e in schede derivate, aventi lo stessonumero di catalogo della principale, con le informazioni relative a ciascuncomponente del bene complesso.

RVEL LivelloIl sottocampo indica, in forma numerica, la posizione di ciascuna scheda all’internodel sistema relazionale definito dalla strutturazione complessa:• nel caso di scheda principale il sottocampo viene compilato sempre con valore 0• nel caso delle schede derivate il sottocampo viene compilato con valori numerici

progressivi 1, 2, 3 ecc.• nel caso di schede derivate da altre schede derivate, la numerazione rimanda al

numero di livello attribuito alla scheda derivata cui si riferisce, seguito da unpunto e quindi dal numero che indica il livello della scheda dipendente (2.1, 2.2,2.3, ecc.)

Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: completo 0soprabito 1gonna 2camicetta 3

RVER Codice bene radiceQuesto sottocampo va compilato solo nelle schede dei beni componenti. Indicare ilcodice univoco della scheda principale della gerarchia descrivente un oggettocomplesso. La struttura di questo sottocampo è la stessa di ‘Codice univoco NCT’,ma i valori dei sottocampi NCTR, NCTN, NCTS vanno trascritti di seguito.

Es.: 02000003781100002539A

RVE

54 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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RELAZIONI DIRETTEInsieme di relazioni che indicano alcuni collegamenti privilegiati tra il benecatalogato ed altri beni catalogati di diversa natura. Vanno quindi registrati neisottocampi che seguono il tipo di relazione (sottocampo RSER), il tipo di scheda concui è stato catalogato il bene posto in rapporto con quello in esame (sottocampoRSET), il codice univoco di tale scheda (sottocampo RSEC). Il campo è ripetitivo.

RSER Tipo relazioneIndicare il tipo di relazione che intercorre tra il bene catalogato ed un altro bene didiversa natura, ovviamente anch’esso già catalogato. Il vocabolario si riferisce al benecon cui l’oggetto della scheda viene posto in rapporto. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusoluogo di collocazione/localizzazionesede di provenienzaesecuzione/evento di riferimentosede di realizzazione

Es.: - un museo costituisce attualmente il luogo dicollocazione/localizzazione di un bene;

- un palazzo (o un altro museo) costituisce la sede di provenienza di unbene, prima della sua attuale collocazione;

- un avvenimento (catalogato come bene culturale) costituisce motivo diesecuzione/evento di riferimento per la realizzazione di un bene;

- un edificio monumentale (ad es. l’edificio sede di una fabbrica) è sede direalizzazione di un bene;

RSET Tipo schedaIndicare il tipo di scheda con cui è catalogato il bene posto in relazione con il benein esame. Va indicata la sola sigla della scheda (la definizione fra parentesi quadre èper memoria del catalogatore). Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Vocabolario apertoA [Architettura]BDI [Bene Demoetnoantropologico Immateriale]BDM [Bene Demoetnoantropologico Materiale]CA [Complesso Archeologico]D [Disegno]F [Fotografia]MA [Monumento Archeologico]MI [Matrice d’Incisione]NU [Beni Numismatici]OA [Opera e oggetto d’Arte]OAC [Opere di Arte Contemporanea]

RSE

Scheda VeAC Norme per la compilazione 55

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PG [Parchi e Giardini]RA [Reperto Archeologico]S [Stampa]SI [SIto Archeologico]ecc.

Es.: se in RSER si è optato per il primo esempio (luogo dicollocazione/localizzazione), in RSET valorizzare A.

RSEC Codice beneIndicare il codice univoco che individua il bene con cui il bene in esame è posto inrelazione. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1200003527 (nel caso in cui il bene sia individuato con i codici NCTR-NCTN);1200003527A (nel caso in cui il bene sia individuato con i codiciNCTR-NCTN + NCTS);1200003527-2 (nel caso di un bene componente, per il quale vaindicato anche il valore del RVEL).

Altre relazioniCampo ripetitivo che struttura le relazioni non definibili a priori tra beni ditipologie diverse, catalogati singolarmente e contrassegnati dunque da numeri dicatalogo generale (NCT) differenti. Preso a riferimento un determinato bene, tuttigli altri beni che si intendono correlare fanno a loro volta riferimento all’NCT diquel bene che, a sua volta però, manterrà la connessione solo con se stesso. Talenumero deve essere inserito nel campo ROZ di tutti i beni da correlare. Il campo èripetitivo.

Es.: se il primo bene catalogato, di tre diverse schede correlate, ha ilseguente Codice univoco:NCTNCTR: 12NCTN: 00005432il valore del campo ROZ sarà: 1200005432;gli stessi campi, per gli altri due beni correlati, saranno così definiti:NCT NCTNCTR: 12 NCTR: 12NCTN: 00005433 NCTN: 00005441ROZ: 1200005432 ROZ: 1200005432.

Nel caso in cui si volesse creare una relazione non con un bene semplice, ma con unbene complesso, strutturato quindi in una scheda madre e n. schede figlie, nel ROZandrà indicato:• nel caso in cui si voglia creare la relazione con la scheda madre, l’NCT con il valore

del RVEL ‘0’, separati da un trattino:ROZ: 1200005432-0 (scheda madre);

ROZ

56 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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• nel caso, invece, si voglia stabilire la relazione con una o più schede figlie, andràindicato nel ROZ l’NCT con il valore del RVEL ‘1’, ‘2’, ‘3’, ecc., separati da untrattino:

ROZ: 1200005432-1 (scheda figlia)ROZ: 1200005432-2 (scheda figlia)

Codice scheda pregressaQuesto campo viene utilizzato nel corso di operazioni di revisione di schede pregresse.Quando schede pregresse, identificate ciascuna con il proprio codice univoco (NCT),descrivono beni componenti di un bene complesso e quindi, nella revisione, vienecreata una struttura di bene complesso (con ‘scheda-madre’ e ‘schede-figlie’), in questocampo viene registrato, in ciascuna delle schede figlie, per conservarne memoria, ilnumero di catalogo pregresso (Codice univoco NCT, trascrivendo di seguito i valori deisottocampi). Quando una scheda pregressa descrive più beni da trattare, invece, comeoggetti semplici, e quindi da identificare nell’operazione di revisione ciascuno con ilproprio codice univoco (NCT), in questo campo viene registrato in ciascuna nuovascheda il numero di catalogo della scheda pregressa. Il sottocampo è ripetitivo, nel casosi debbano registrare i codici di più schede.

Es.: 1100002539 (NTCR 11 + NTCN 00002539)

RSP

Scheda VeAC Norme per la compilazione 57

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AC - ALTRI CODICI

Il paragrafo va compilato nel caso in cui gli Enti schedatori abbiano l’esigenzadi assegnare alle schede di catalogo un codice identificativo all’internodella propria banca dati, oppure nel caso in cui sia necessario evidenziarela presenza di schede di altro tipo (di vulnerabilità, di restauro, ecc.)contenute in altre banche dati, correlate alla scheda catalografica.

Altro codiceAltro codice che identifica la stessa scheda di catalogo nell’ambito di un sistemalocale, provinciale, regionale, ecc. Il codice identificativo (numerico o alfanumerico)dovrà essere seguito dalla specifica dell’ente cui si riferisce, separato daquest’ultimo da una barra. Il campo è ripetitivo.

Codice internazionaleNumero di codice internazionale che identifica eventualmente il bene.

SCHEDE CORRELATEInformazioni sui codici identificativi di schede di altro tipo, correlate a quellacatalografica. Il campo è ripetitivo.

ACSE EnteNome per esteso o in acronimo dell’Ente che ha prodotto la scheda. Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: ICR

ACSC CodiceCodice identificativo della scheda da correlare. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 14965

ACSS SpecificheIndicare in maniera non strutturata informazioni utili all’individuazione o allaspecificazione della scheda che viene collegata a quella catalografica ICCD.

ACC

ACI

ACS

58 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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* LC – LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICO-AMMINISTRATIVA

In questo paragrafo vengono registrati i dati relativi alla localizzazionegeografico-amministrativa del bene nel momento in cui viene compilatala scheda. La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICO – AMMINISTRATIVA ATTUALEInformazioni sulla localizzazione geografico-amministrativa del bene al momento incui viene compilata la scheda, relativa al territorio italiano oppure ad organizzazioniamministrativo-territoriali di Paesi esteri. La compilazione del campo è obbligatoria.

*PVCS StatoIndicare il nome dello Stato nel quale si trova il bene catalogato, secondo la listaalfabetica dei nomi dei Paesi secondo la Norma UNI-ISO 3166-1, 1997 (I). Lacompilazione del sottocampo è obbligatoria.

Es.: FranciaItaliaLussemburgo

*PVCR RegioneIndicare il nome della regione nella quale si trova il bene catalogato, secondo ledenominazioni ufficiali delle regioni italiane (v. Lista Regioni). La compilazione delsottocampo è obbligatoria. Qualora il bene non si trovi in Italia, al momento dellacatalogazione valorizzare il campo con la dizione ‘non rilevabile’; in questo caso,verranno compilati i sottocampi Stato (PVCS) e Altra ripartizione amministrativa olocalità estera (PVCE).

Es.: ToscanaLazioSicilianon rilevabile

*PVCP ProvinciaIndicare la sigla corrispondente alla provincia nella quale si trova il bene catalogato(v. Lista Province). La compilazione del sottocampo è obbligatoria. Qualora il benenon si trovi in Italia, al momento della catalogazione valorizzare il campo con ‘00’;in questo caso, verranno compilati i sottocampi Stato (PVCS) e Altra ripartizioneamministrativa o località estera (PVCE).

Es.: RMNATN00

*PVC

Scheda VeAC Norme per la compilazione 59

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*PVCC ComuneIndicare il comune nel quale si trova il bene catalogato, senza abbreviazioni,secondo le denominazioni ISTAT dei comuni italiani. La compilazione delsottocampo è obbligatoria. Qualora il bene non si trovi in Italia, al momento dellacatalogazione valorizzare il campo con la dizione ‘non rilevabile’; in questo caso,verranno compilati i sottocampi Stato (PVCS) e Altra ripartizione amministrativa olocalità estera (PVCE).

Es.: Reggio di CalabriaReggio nell’EmiliaPago del Vallo di LauroSan Giuliano Termenon rilevabile

PVCL LocalitàIndicare la località in cui è situato il bene catalogato, senza abbreviazioni, secondole denominazioni delle località abitate dei fascicoli ISTAT.

Es.: Ponticello

PVCE Località esteraQuesto sottocampo, a testo libero, viene compilato in abbinamento al sottocampoStato (PVCS) e in alternativa ai sottocampi PVCR, PVCP, PVCC, PVCL, quando il benecatalogato si trovi in località estera. Indicare se necessario le ripartizioniamministrative interne allo stato, seguite dal nome della località, utilizzando perquanto possibile le forme italianizzate. Qualora queste non esistano o siano cadutein disuso, si adotterà la lingua ufficiale dello stato di appartenenza, traslitterata senecessario.

Es.: ParigiMoscaAmsterdamWestem States, Ibadan

Altra localitàIndicare eventuali altre denominazioni del luogo in cui si trova il bene catalogato,specificando tra parentesi la fonte utilizzata per l’individuazione del toponimo e,dopo una barra (‘/’), la sua datazione. Il campo può essere utilizzato anche permemorizzare il contenuto, presente in versioni precedenti della scheda, delsottocampo ‘PVCF-Frazione’ (le frazioni sono state soppresse dall’ISTAT in occasionedel censimento 1991), facendo seguire al nome della località la specifica ‘frazioneISTAT’ fra parentesi tonde. Il campo è ripetitivo.

Es.: Colle Curino (IGM/ 1949)Gramiccia (mappa catastale/ 1934)Zappolino (frazione ISTAT)

PVL

60 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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DiocesiIndicare la diocesi nel cui territorio ricade il bene catalogato, secondo ladenominazione ufficiale delle diocesi italiane (v. Lista Denominazioni Diocesi).

Es: Latina-Terracina-Sezze

COLLOCAZIONE SPECIFICAInformazioni specifiche sulla collocazione del bene catalogato. I dati registrati neicampi LDCT ed LDCN devono coincidere con le informazioni inserite nella schedarelativa all’immobile contenitore, al fine di garantire il collegamento fra i due beni(contenuto/contenitore). La compilazione del campo è obbligatoria (va compilatoalmeno uno dei sottocampi).

LDCT TipologiaIndicare la tipologia funzionale, architettonica o di destinazione del contenitore delbene catalogato.

Vocabolario apertoabbaziabibliotecaistituto musealeistituto di creditoistituto religiosoistituto universitariopalazzoecc.

LDCQ QualificazioneAggettivo o locuzione che precisa, integra o caratterizza il contenitore dal punto divista della condizione giuridico-amministrativa o funzionale.

Vocabolario apertoLDCT LDCQ palazzo gentilizioecc.

LDCN Denominazione Indicare il nome proprio completo o la denominazione corrente o il titolo delcontenitore, anche se comprende lo stesso termine usato nel precedentesottocampo Tipologia (LDCT). Per la denominazione degli edifici si farà riferimento,ove possibile, a fonti ufficiali (ad esempio gli Annuari Diocesani per gli edificiecclesiastici).

Es.: Palazzo Pitti

PVE

LDC

Scheda VeAC Norme per la compilazione 61

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LDCU Denominazione spazio viabilisticoDati riguardanti gli spazi viabilistici, pubblici o di uso pubblico, che consentono diindividuare la collocazione dell’immobile contenitore. Il sottocampo dovràcontenere il nome della via o piazza e relativo numero civico, se esiste, oppurel’indicazione della progressione chilometrica nel caso di viabilità extraurbana.

Es.: Piazza de’ Pitti, 1

LDCM Denominazione raccoltaNome ufficiale per esteso della raccolta o tipologia e denominazione dellacollezione. In caso di beni di proprietà privata va indicato il cognome ed il nome delproprietario, detentore o possessore, preceduto dalla dizione ‘collezione privata’.

Es.: LDCN: Palazzo PittiLDCM: Galleria del Costume

LDCS SpecificheInformazioni peculiari sulla localizzazione dell’oggetto all’interno del contenitore.La descrizione deve procedere dal generale al particolare, indicando,prioritariamente, ove esista, la denominazione.

Es.: primo piano - Sala V

62 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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LA - ALTRE LOCALIZZAZIONI GEOGRAFICO-AMMINISTRATIVE

Informazioni relative a localizzazioni geografico-amministrativedel bene diverse dall’attuale, registrata nel paragrafo LC, oltre ad eventualiinformazioni che riguardano il luogo dove il bene è stato realizzato,il luogo dove è stato reperito, dove è stato esposto nel caso di opererecuperate, in asta ecc. Il paragrafo è ripetitivo e segue la stessa logicadel paragrafo LC.

Tipo di localizzazioneIndicare il tipo di localizzazione del bene che viene descritto nel paragrafo.Il campo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusoluogo di esecuzione/fabbricazioneluogo di provenienzaluogo di depositoluogo di esposizione

LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICO-AMMINISTRATIVAInformazioni sulla localizzazione geografico-amministrativa, relativa al territorioitaliano oppure ad organizzazioni amministrativo-territoriali di paesi esteri.

PRVS StatoIndicare il nome dello Stato nel quale si trovava il bene, secondo la lista alfabeticadei nomi dei Paesi secondo la Norma UNI-ISO 3166-1, 1997 (I).

Es.: FranciaItaliaLussemburgo

PRVR RegioneIndicare il nome della regione nella quale si trovava il bene, secondo ledenominazioni ufficiali delle regioni italiane (v. Lista Regioni).

Es.: ToscanaLazioSicilia

PRVP ProvinciaIndicare la sigla corrispondente alla provincia nella quale si trovava il bene (v. ListaProvince).

Es.: RMNATN

TCL

PRV

Scheda VeAC Norme per la compilazione 63

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PRVC ComuneIndicare il comune nel quale si trovava il bene, senza abbreviazioni, secondo ledenominazioni ISTAT dei comuni italiani. Per le aree bilingue si adotta ladenominazione in lingua italiana.

Es.: Reggio di CalabriaReggio nell’EmiliaPago del Vallo di LauroSan Giuliano Terme

PRVL LocalitàIndicare la località nella quale si trovava il bene, senza abbreviazioni, secondo ledenominazioni delle località abitate dei fascicoli ISTAT.

Es.: Ponticello

PRVE Località esteraQuesto sottocampo, a testo libero, viene compilato in abbinamento al sottocampoStato (PRVS) e in alternativa ai sottocampi PRVR, PRVP, PRVC, PRVL, quando il benecatalogato si trovi in località estera. Indicare se necessario le ripartizioniamministrative interne allo stato, seguite dal nome della località, utilizzando perquanto possibile le forme italianizzate. Qualora queste non esistano, o siano cadutein disuso, si adotterà la lingua ufficiale dello stato di appartenenza, traslitterata senecessario.

Es.: ParigiMoscaAmsterdamWestem States, Ibadan

Altra localitàIndicare eventuali altri toponimi, specificando tra parentesi la fonte utilizzata perl’individuazione del toponimo e, dopo una barra (‘/’), la sua datazione. Il campo puòessere utilizzato anche per memorizzare il contenuto, presente in versioniprecedenti della scheda, del sottocampo ‘PRVF-Frazione’ (le frazioni sono statesoppresse dall’ISTAT in occasione del censimento 1991), facendo seguire al nomedella località la specifica ‘frazione ISTAT’ fra parentesi tonde. Il campo è ripetitivo.

Es.: Colle Curino (IGM/ 1949)Gramiccia (mappa catastale/ 1934)Zappolino (frazione ISTAT)

PRL

PRE

64 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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DiocesiIndicare la diocesi, secondo la denominazione ufficiale delle diocesi italiane (v. Listadenominazioni Diocesi).

Es: Latina-Terracina-Sezze

COLLOCAZIONE SPECIFICAInformazioni specifiche sulla collocazione del bene catalogato. I dati registrati neicampi PRCT e PRCN devono coincidere con le informazioni inserite nella schedarelativa al bene contenitore.

PRCT TipologiaIndicare la tipologia funzionale e/o architettonica del contenitore del benecatalogato.

Vocabolario apertoabbaziabibliotecacasa privataistituto di creditoistituto musealeistituto religiosoistituto universitariopalazzoecc.

PRCQ QualificazioneAggettivo o locuzione che precisa, integra o caratterizza il contenitore dal punto divista della condizione giuridico-amministrativa o funzionale.

Vocabolario apertoEs.: LDCT LDCQ

palazzo gentilizio

PRCD Denominazione Indicare il nome proprio completo, o la denominazione corrente, o il titolo delcontenitore, anche se comprende lo stesso termine usato nel precedentesottocampo Tipologia (PRCT). Per la denominazione degli edifici si farà riferimento,ove possibile, a fonti ufficiali (ad esempio gli Annuari Diocesani per gli edificiecclesiastici).

Es.: Palazzo PittiPalazzo Vecchio

PRC

Scheda VeAC Norme per la compilazione 65

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PRCU Denominazione spazio viabilisticoDati riguardanti gli spazi viabilistici, pubblici o di uso pubblico, che consentono diindividuare la collocazione dell’immobile contenitore. Il sottocampo dovràcontenere il nome della via o piazza e relativo numero civico, se esiste, oppurel’indicazione della progressione chilometrica nel caso di viabilità extraurbana.

Es. Piazza PittiPiazza della Signoria

PRCM Denominazione raccoltaNome ufficiale per esteso della raccolta, o tipologia e denominazione dellacollezione. In caso di beni di proprietà privata va indicato il cognome ed il nome delproprietario, detentore o possessore, preceduto dalla dizione ‘collezione privata’.

Es.: Collezione medicea

PRCS SpecificheInformazioni peculiari sulla localizzazione del bene all’interno del contenitore. Ladescrizione deve procedere dal generale al particolare, indicando, prioritariamente, oveesista, la denominazione.

Es.: Guardaroba

DATAIndicazioni cronologiche relative alla provenienza o al deposito del bene. Per laprovenienza si specificheranno, quando possibile, gli estremi cronologici relativi adogni passaggio del bene.

PRDI Data ingressoData iniziale di presenza del bene nel luogo di provenienza o di deposito. Ladatazione può essere espressa in anni, in secoli o frazioni di secolo, eventualmenteaccompagnati, dopo una barra (‘/’), dalle precisazioni che seguono:

antepostiniziofinemetàprima metàseconda metàprimo quartosecondo quartoterzo quartoultimo quartoca.

PRD

66 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Es.: 1730/antesec. XVIII/finesec. XX/ante

PRDU Data UscitaData finale della presenza del bene nel luogo di provenienza. La datazione puòessere espressa sia in anni che in secoli o frazioni di secolo, eventualmente seguiti,dopo una barra (‘/’), dalle seguenti precisazioni:

antepostiniziofinemetàprima metàseconda metàprimo quartosecondo quartoterzo quartoultimo quartoca.

Es.: 1632/post1895/ca.

Scheda VeAC Norme per la compilazione 67

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UB – UBICAZIONE E DATI PATRIMONIALI

Informazioni relative alla posizione patrimoniale del bene, all’inventarioe alla stima, nonché all’appartenenza di un bene a una specifica collezionepoi confluita all’interno di una raccolta. I campi relativi all’inventarioe alla stima contengono i dati ‘amministrativi-patrimoniali’ del bene;il campo relativo alle collezioni contiene i dati ‘storico-culturali’ relativialle collezioni delle quali ha fatto parte o fa ancora parte nell’ambitodella raccolta attuale.

INVENTARIO Informazioni relative all’inventario.Va riportato il numero di inventario del bene, eventualmente preceduto dal nome odalla sigla del museo, Soprintendenza ecc.; nel caso di collezioni di proprietà privatail bene può essere individuato con il semplice numero progressivo, talvoltapreceduto dalla sigla della collezione. Qualora nel tempo il bene sia statoinventariato più volte, è bene ripetere i dati (utilizzando la ripetitività del campostrutturato), riportando per primo l’inventario attuale seguito dagli inventari storici,in ordine cronologico dal più recente al più antico. Poiché ad un bene complessocon parti distinte, o con parti di reimpiego, oppure frammentato e successivamentericomposto, possono essere stati attribuiti più numeri di inventario per le singolecomponenti, è necessario riportare tutti i numeri. In assenza del numerod’inventario, il bene può essere identificato con il numero del Registro cronologicodi entrata (o del Registro d’ingresso). Il campo è ripetitivo.

INVA DenominazioneIndicare la denominazione dell’inventario.

Es.: Inventario CorsiniInventario corrente

INVD DataRiportare l’anno o l’arco cronologico di compilazione dell’inventario eventualmenteseguita dalle seguenti precisazioni: ante, post, inizio, fine, metà, prima metà,seconda metà, ca. , secondo gli esempi indicati di seguito. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 20021900 ante 1900 post1840 ca. XX sec., seconda metà1950-1975

INV

68 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Nel caso di inventari in corso, si può indicare la sola data di inizio, seguita da untrattino.

Es.: 1995-

INVC CollocazioneLuogo in cui è conservato l’inventario, se diverso da quello della raccolta museale odalla Soprintendenza di pertinenza; per le Soprintendenze e altri Istituti si utilizzala sigla corrispondente (v. Lista Enti).

Es. : SBA NA

INVN NumeroNumero di inventario nella forma numerica o alfanumerica adottata dallaSoprintendenza o dal museo; nel caso di collezioni il numero può essere precedutodalla sigla relativa. Nel caso di più numeri, questi vanno separati da una barra (‘/’).Qualora il numero si riferisca non all’inventario, ma al registro d’ingresso, va fattoprecedere dalla dizione ‘Reg. Ingr.’; qualora il numero di riferisca al Registrocronologico d’entrata, va fatto precedere dalla sigla ‘RCE’. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 35.000G 193Reg. Ingr. 4693RCE 80020317/11452/AM.2002.12.124

INVP Riferimento alla parteSpecificare, se utile nel caso di un bene complesso con parti distinte, o con parti direimpiego, oppure frammentato e successivamente ricomposto, a quale parte delbene si riferisce il numero di inventario indicato nel campo INVN.

STIMARiportare le informazioni inerenti la stima del bene.La stima del bene risponde a specifiche esigenze delle Soprintendenze o dell’ente dipertinenza. Poiché il bene può subire nel tempo rivalutazioni o deprezzamento sipossono riportare tutte le stime, dalla più recente alla più antica, precedutadall’indicazione della valuta. Il campo è ripetitivo.

STIS StimaPer i beni di proprietà statale e di altri enti pubblici la stima è proposta dall’Entecompetente oppure può essere desunta dall’inventario o dal Registro cronologicod’entrata. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

STI

Scheda VeAC Norme per la compilazione 69

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Es.: Euro 500,00Lire 1.000.000

STID Data della stimaIndicare l’anno della stima.

Es.: 2002

STIM Motivo della stimaIndicare il motivo della stima.

Vocabolario apertoacquistoalienazioneassicurazione compilazione dell’inventario generaledonazioneimportazionepremio di rinvenimentorestauroecc.

70 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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CS – LOCALIZZAZIONE CATASTALE

Informazioni relative alla localizzazione del bene sulla base della ripartizionecatastale nazionale. Il paragrafo è ripetitivo.

Tipo di localizzazioneIndicare il tipo di localizzazione che viene descritto nel paragrafo. Il campo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusoluogo di esecuzione/fabbricazione

LOCALIZZAZIONE CATASTALEIndicazioni necessarie per identificare il luogo nell’ambito della ripartizionecatastale. Il campo presenta un’obbligatorietà di contesto; si utilizza la ripetitivitànel caso in cui l’area ricada nel territorio di più Comuni.

CTSC ComuneIndicare il nome del Comune a cui è intestato il foglio di mappa, riportato senzaalcuna abbreviazione. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: Allumiere

CTSF Foglio/DataIndicare il numero del foglio di mappa catastale in cui ricadono la particella o leparticelle. Nel caso in cui sia leggibile la data di formazione del foglio e/o quella dieventuali aggiornamenti, indicare la più recente separandola dal numero di fogliomediante una barra (‘/’). Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto ed èripetitivo nel caso di più fogli catastali ricadenti in un medesimo Comune.

Es.: 4135/1947

CTSN ParticelleIndicare il numero o la lettera che individua la particella catastale; se le particellesono più di una, dividere i numeri e/o le lettere con una virgola. Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto; si utilizza la ripetitività per registrareparticelle che appartengono a fogli catastali diversi pertinenti ad un medesimoComune: in questo caso indicare il numero del foglio e quindi, dopo una barra (‘/’),la/le particella/e (divise da una virgola quando sono più di una).

Es.: 1524, 25, 25, E41/112, 113

CTL

CTS

Scheda VeAC Norme per la compilazione 71

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario72

GPL

GPD

GPC

GP – GEOREFERENZIAZIONE TRAMITE PUNTO

In questo paragrafo vengono registrati i dati che permettono digeoreferenziare il bene catalogato mediante la definizione di un punto,individuato da una coppia di coordinate agganciate al sistema di riferimentospecificato. Il paragrafo è ripetitivo, in relazione alla possibilità digeoreferenziare un bene con metodi e tecniche diverse, su basi differenti.

Tipo di localizzazioneIndicare il tipo di localizzazione che viene descritto nel paragrafo. Il campo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusolocalizzazione fisicaluogo di esecuzione/fabbricazione

DESCRIZIONE DEL PUNTOInformazioni necessarie per la definizione del punto. Il campo presentaun’obbligatorietà di contesto.

GPDP PUNTOInformazioni per la definizione del punto tramite coordinate agganciate al sistemadi riferimento specificato nel campo GPP. Il campo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

GPDPX Coordinata XIndicare la coordinata ‘x’ del punto. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Es.: 665789

GPDPY Coordinata YIndicare la coordinata ‘y’ del punto. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Es.: 4321458

CARATTERISTICHE DEL PUNTOIndicazioni sulle caratteristiche del punto

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73Scheda VeAC Norme per la compilazione

GPM

GPT

GPCT Tipo Indicare, in forma libera, il tipo di punto che georeferenzia il bene catalogato, se sitratta cioè del punto che individua in modo preciso il luogo dove si trova il bene o illuogo dove il bene è stato prodotto.

Es.: baricentro dell’area che rappresenta il luogo di produzione del bene

GPCL Quota s.l.m.Indicare un valore di quota associato al punto. La quota, riferita al livello del mare,è espressa in metri; si possono utilizzare i decimali, separati da numero interomediante una virgola. Nel caso di valori negativi e per i siti sommersi, premettere ilsegno ‘-’.

Es.: 135,4-5,5

Metodo di georeferenziazioneIndicare il metodo utilizzato per l’acquisizione del punto, se cioè sia statoindividuato in modo esatto o approssimato. Il campo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Vocabolario chiusopunto esattopunto approssimato

Tecnica di georeferenziazioneIndicare la tecnica utilizzata per l’acquisizione delle coordinate del punto. Il campopresenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusorilievo tradizionalerilievo da cartografia con sopralluogorilievo da cartografia senza sopralluogorilievo da foto aerea con sopralluogorilievo da foto aerea senza sopralluogorilievo tramite GPSrilievo tramite punti d’appoggio fiduciari o trigonometricistereofotogrammetria

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario74

GPP

GPB

Proiezione e sistema di riferimentoInformazioni necessarie per individuare la proiezione ed il sistema di riferimento cuisono agganciate le coordinate del punto specificate nel campo Punto (GPDP). Ilcampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Lista di valoriUTM 32UTM 33GB1GB2

BASE DI RIFERIMENTOInformazioni necessarie per identificare la base cartografica impiegata per lageoreferenziazione. Il campo presenta un’obbligatorietà di contesto. Nel caso in cuile coordinate vengano acquisite tramite GPS, quindi senza l’ausilio di una basecartografica, è possibile non rispettare le obbligatorietà richieste per questo campo.

GPBB Descrizione sinteticaIndicazioni che consentono di descrivere sinteticamente la base di riferimentoutilizzata (l’IC CD fornirà indicazioni sulle modalità di descrizione delle basicartografiche, in mo do da renderle il più possibile omogenee). Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di con te sto.

Es.: IGMI 144 INECTR Toscana 1:10.000

GPBT DataIndicare la data di redazione della base cartografica utilizzata. Nel caso si tratti diuna foto aerea, indicare la data della ripresa. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1939

GPBO NoteEventuali informazioni che non è possibile inserire altrove: ulteriori indicazioni sullabase di riferimento o sul procedimento seguito per l’acquisizione del punto, ecc.

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* OG – OGGETTO

Il paragrafo contiene le informazioni essenziali per una immediata identificazionedel bene catalogato. La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

OGGETTOIl campo contiene indicazioni che consentono la corretta e precisa individuazione,sia tipologica che terminologica, del bene catalogato (indicato sempre al singolare,ad eccezione dei casi in cui la definizione è convenzionalmente al plurale, oppureper paia di oggetti). La compilazione del campo è obbligatoria.

*OGTD DefinizioneIn questo campo si definiscono oggetti singoli (es: abito, pantaloni), parti superstitidi essi (es: manica), oggetti composti di più elementi (es: uniforme), insiemi dioggetti che formano un’unità (es: corredo). L’oggetto da schedare può esserecompleto - nel qual caso non si aggiunge nessuna specificazione - o incompleto,caso nel quale la specifica “incompleto” va aggiunta alla definizione. Esempio di unabito giunto privo di una manica o di un’uniforme priva di qualche pezzo: OGTD:abito incompleto, uniforme incompleta.La definizione coeva dell’oggetto trattato è da riportare nel campo specificoprevisto “OGTS definizione storica/commerciale”. La compilazione del sottocampo èobbligatoria; per il vocabolario cfr. anche il lemmario.

Vocabolario chiuso abitoaccappatoiobottonebretellabretellebustocalzacalzecalzonicamicecamiciacamicia da nottecappucciocinturacollettocollocombinazionecompletocopribustocopricostumecorpinocorredo

corredinocostumecostume da bagnocravattacuffia fasciafascefibbiagabbiaghettaghettegiaccagiarrettieragiarrettieregilègiubbagiubbonegonnagrembiulelivreamagliamanica

manichemantello mutandepagliaccettopantaloni pettorina portinfantereggicalzereggisenosciallesciarpasoprabitosopravvestesottabitosottogonnasottomarsinatutauniformevelovestaglia da camera

75Scheda VeAC Norme per la compilazione

*OGT

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario76

OGTC CategoriaCategoria di appartenenza dell’oggetto.

Vocabolario aperto

L’abbigliamento di corte rientra nella definizione di “civile”; la specificazione “di corte”si inserisce in questo caso in “OGTF funzione/occasione”. Si definisce “regale”l’abbigliamento o le parti di abbigliamento di un sovrano usato per cerimonie diincoronazione o per occasioni ufficiali documentate.Si definisce “costume storico” o “di travestimento” la categoria di un costumeconfezionato per fini di rievocazione storica (giostra, torneo, palio di Siena, ecc.).La definizione della categoria “ente, associazione, ordine cavalleresco o civile,confraternita” riguarda le uniformi di enti e associazioni diverse, che possono essereparamilitari, ricreative, sportive o altro. “Sportiva” è la categoria di un capo di abbigliamento nato per uno sport particolare(es: tuta da sci), che non viene usato nell’abbigliamento civile; dopo la definizione“sportiva”, va specificato quindi il tipo di sport (es. calzoni da equitazione). Da nonconfondere con capi confezionati per un uso genericamente ‘sportivo’ o piuttostoricreativo (es: calzoni alla zuava).La categoria “popolare/tradizionale” viene applicata agli abiti tipici di alcune areegeografiche.“Intimo” è ovviamente l’abbigliamento indossato sotto i capi esterni e che non apparealla vista se non per parti minime o in casi particolari (es. mutande, reggiseno,reggicalze, ecc.)

OGTE Componenti esistentiViene specificato il numero delle componenti esistenti, quando l’oggetto non ècostituito da un unico pezzo, seguito dalla specifica delle stesse. Esempi nella figuraseguente:

militareregaleecclesiasticacostume storicocostume di costume di travestimento costume di entecostume di associazione

costume di ordinecavalleresco o civilecostume di confraternitacostume teatralecostume cinematograficocostume di bambolacostume di statuacostume di statuina

costume di manichinocostume di marionettesportivacostume popolarecostume tradizionaleintimoecc.

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OGTF Funzione/occasioneIndicare la funzione dell’oggetto o l’occasione.

Vocabolario aperto

Per le uniformi: di galad’ordinanzada campoda campagna

OGTG GenereIndicare il genere dell’oggetto. Per quanto riguarda la definizione “infantile”, questava associata all’indicazione maschile/femminile; quella di “animale” è da riferirsi adesemplari che possono trovarsi in collezioni di costumi indumenti storici, utilizzatiper animali come, per esempio, scimmiette.

2 pezzi: corpino, gonna 3 pezzi: giacca, gilè, pantaloni

77Scheda VeAC Norme per la compilazione

da ballo da battesimoda casada cerimoniada cocktaildi corteda corteoda cresima/primacomunioneda festaestivoda equitazione

funebreda giornoda gravidanzada lavoroda lettoda luttoinvernaleda mattinoda montagnada nascitada notteda nozze

da ordinazione religiosada paratada passeggioda pomeriggioda professioneda ricreazioneda serada spiaggiada viaggioda visitaecc.

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Vocabolario aperto maschilefemminileinfantileunisexanimale ecc.

OGTT Tipologia del modello Il campo va utilizzato per definire tutte le caratteristiche formali del modello – sceltesoprattutto fra le tipologie dei secoli XIX e XX e alcune del secolo XVIII - che nepermettono l’individuazione immediata. Per gli altri periodi storici, come i rari abiti deisecoli XVI e XVII, che non trovano riscontro nelle tipologie individuate, il campo non vacompilato. Il campo quindi non è obbligatorio. Per le tipologie si vedano i terminicontenuti nel lemmario, che definiscono un vocabolario aperto, alle voci: abito,bottone, busto, calza/calze, calzoni, camicia, camicia da notte, cintura, collo/colletto,completo, corpino, costume da bagno, gabbia, giacca, gilè, gonna, maglia, manica,mantello, mutande, pantaloni, pettorina, reggiseno, scialle, sciarpa, soprabito,sopravveste, sottabito, sottogonna, velo, vestaglia da camera.Alla definizione della tipologia si fa seguire, per pantaloni, camicie e maniche, laspecificazione della lunghezza; ugualmente per indumenti femminili, per gli abiti,soprabiti, sottabiti, pantaloni, gonne, sottogonne soprabiti, mantelli -non per altri-si definisce la lunghezza, che può essere:

cortissima,quando la lunghezzaarriva appena sottol’inguine

corta,quandola lunghezzaal ginocchio

lunga,quando la lunghezza arrivadal ginocchio a terra,specificando il punto di arrivo

con strascico

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario78

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Esempi:

OGTS Definizione storica/commercialeIl campo deve essere riempito solo quando c’è certezza assoluta del termine storicoo commerciale che qualifica l’oggetto. La certezza viene data da documenti o fontiche riguardano specificamente l’oggetto analizzato. Esempi di denominazioni storiche: robe à la polonaise, bautta, pellegrina, pigiama-palazzo, pelisse, ecc.; di denominazione commerciale: bomber, hot pants, shorts,parka, perfecto, ecc. Si vedano i termini contenuti nel lemmario –campo OGTS- chedefiniscono la base di un vocabolario aperto.

OGTN Nome del modelloIl campo riguarda solo i modelli del XX secolo o contemporanei; va riempito soloquando si conosce precisamente, in modo documentato, il nome assegnato al modellodurante la sfilata.

OGTA AppartenenzaI campi OGTA, OGTR, OGTQ vanno riempiti, quando possibile, in successione, inpresenza di livree, uniformi, civili, militari o anche di ordini monastici o diassociazioni varie, indicando, nell’ordine, il corpo/ordine/associazione/casata diappartenenza, il grado e/o la qualifica.

Es.: OGTD: uniforme; OGTA: Banda Musicale del Comune di Montalto;OGTQ: trombettiere. OGTD: uniforme; OGTA: Arma dei Carabinieri; OGTR: generale.OGTD: livrea; OGTA: Casa Rucellai; OGTQ: staffiere.

OGTD: abitoOGTF: da seraOGTG: femminileOGTT: a crinolina,

lungo sotto il polpaccio

OGTD: sopravveste OGTF: da corteOGTG: femminileOGTT: mantò con strascico

OGTD: giaccaOGTF: da cresima/prima comunioneOGTG: infantile, maschileOGTT: doppiopetto

79Scheda VeAC Norme per la compilazione

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario80

QNT

OGTR GradoSi vedano le indicazioni riportate al campo OGTA.

OGTQ Qualifica Si vedano le indicazioni riportate al campo OGTA.

OGTV Soggetto/personaggio del travestimentoRiguarda gli oggetti definiti come costumi. Si definisce il periodo storico o piùspecificamente, quando è riconoscibile o noto, il personaggio storico o d’invenzioneper cui il capo d’abbigliamento è stato confezionato.

Es.: Rinascimento, antico Egitto, Medea, Madonna, Peter Pan, cavalieremedievale, farfalla, ecc.

OGTL Finalità del travestimentoIndicare la finalità del travestimento, individuata fra le seguenti.

Vocabolario apertocarnevalefesta in mascherafesta religiosafesta popolaregiostrarievocazione storicaspettacolo teatralespettacolo cinematografico ecc.

QUANTITÀQuantità degli esemplari, quando il loro numero sia diverso da 1, per oggetti uguali(trattati al singolare nel campo OGTD) o di tipo seriale.

QNTN Quantità esemplari Il campo deve essere compilato con l’indicazione del numero degli esemplariesistenti solo quando l’oggetto fa parte di una serie di cui si posseggono esemplariuguali, come nel caso di uniformi militari o civili e di un prodotto di serieindustriale o di un identico oggetto realizzato in più esemplari, come nel caso dicorredi nuziali o neonatali.

QNTC ComplementiI complementi sono in genere accessori confezionati insieme al capo, spesso per unacircostanza precisa. Possono essere costruiti con gli stessi materiali del capo, ma nonnecessariamente. Possono essere scarpe, cinture, acconciature, guanti, manicotti,borsette, veli, altro.

Es.: OGTD: abito; OGTF: da nozze; QNTC: velo, scarpe, guanti, bouquet.

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81Scheda VeAC Norme per la compilazione

QNTS Quantità non rilevataSigla NR (quantità Non rilevata) indicante che il numero dei pezzi è maggiore diuno, ma non è stata rilevata per motivi pratici l’esatta quantità. Questo caso puòpresentarsi nella fase di revisione delle schede cartacee già compilate.

Vocabolario chiusoNR

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario82

*DTZ

DTS

* DT – CRONOLOGIA

Informazioni sugli estremi cronologici del bene catalogato, nella forma piùprecisa possibile. La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

CRONOLOGIA GENERICAIndicazione della fascia cronologica di riferimento. La compilazione del campo èobbligatoria.

*DTZG Fascia cronologica di riferimentoIndicare la fascia cronologica di riferimento, o il secolo/i in numeri romani. Èpreferibile utilizzare un’espressione numerica. Se non si può specificare la fasciacronologica con un’espressione univoca, è possibile utilizzare più definizioniseparate da un trattino. La compilazione del sottocampo è obbligatoria.

Es.: sec. XIX

DTZS Frazione cronologicaSpecifiche che permettono di circoscrivere maggiormente la fascia cronologica.Quando è possibile indicare gli estremi cronologici precisi nel campo Cronologiaspecifica (DTS), non è necessario compilare questo sottocampo.

Vocabolario chiusoiniziofinemetàprima metàseconda metàprimo quartosecondo quartoterzo quartoultimo quartofine/inizio

CRONOLOGIA SPECIFICA Datazione specifica in anni, eventualmente anche a cavallo di secoli. Nel caso in cuila data sia un anno preciso, si compilano i due sottocampi “DTSI da” e "DTSF a” conlo stesso valore. Qualora si conosca solo il termine ante quem o post quem sicompilerà solo il primo dei due sottocampi.

DTSI DaIndicazione in anni della data iniziale del bene. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1701

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DTSV ValiditàPrecisazioni relative alla data iniziale.

Vocabolario chiusoantepostca.(?)

DTSF AIndicazione in anni della data finale del bene. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1835

DTSL ValiditàPrecisazioni relative alla data finale.

Vocabolario chiusoantepostca.(?)

Motivazione cronologia Indicare le motivazioni della datazione proposta. Il campo è ripetitivo e la suacompilazione è obbligatoria.

Vocabolario chiuso

Altre datazioniDatazioni superate, alternative o tradizionali. Il campo è ripetitivo. La data puòessere espressa sia in anni che in secoli o frazioni di secolo, eventualmente seguitidalle seguenti precisazioni.

antepostiniziofinemetàprima metà

analisi stilisticaanalisi storicaarmebibliografia

bollocontestodatadocumentazione

foggia sartorialeiscrizionetradizione orale

83Scheda VeAC Norme per la compilazione

*DTM

ADT

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seconda metàprimo quartosecondo quartoterzo quartoultimo quartoca.

84 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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AU – DEFINIZIONE CULTURALE

Informazioni che consentono di collocare il bene nel contesto culturalee di produzione.

AUTORE/RESPONSABILITA’Dati relativi all’autore (singolo o ente collettivo) del bene catalogato oppure, se l’autorenon è noto, alla cerchia cui esso è riferibile. Nel caso di più attribuzioni si riporteràquella maggiormente accreditata o convincente, registrando le altre nel campo “AATAltre attribuzioni” Per quanto riguarda le norme di dettaglio per la compilazione deisottocampi si rimanda a Strutturazione dei dati delle schede di catalogo. Archiviocontrollato Autore/Bibliografia. Il campo è ripetitivo, per poter registrare i dati relativia più autori (persone singole o enti collettivi) eventualmente coinvolti, con ruoli diversi,nella realizzazione del bene.

AUTR RuoloInformazione che indica la natura dell’intervento o il ruolo svolto dall’autore nellarealizzazione del bene catalogato.

Vocabolario chiusodisegnatoreesecutore sartorialeideatore del modello

NCUN Codice univoco ICCDIndicare il numero di codice che individua la scheda relativa all’autore (singolo oente collettivo) in modo univoco a livello nazionale; il numero è assegnatodall’ICCD.

AUTN Autore/nome sceltoIndicare il nome dell’autore, nella forma ‘cognome nome’. Il nome puòeventualmente essere seguito dall’aggettivo sostantivato e/o da ‘detto’ e quindi, seesistente, dallo pseudonimo e/o sigla. Per i patronimici e i nomi convenzionali siadotta la forma piana; in caso di ambiguità indicare la forma più nota utilizzata neirepertori e nella bibliografia più recente. Il sottocampo presenta un’obbligatorietàdi contesto.

Es.: Lagerfeld Karl Otto

AUTA Dati anagrafici/Periodo di attivitàIndicare la data di nascita e la data di morte o il periodo noto di attività. Quandonon sia possibile rilevare alcun dato anagrafico, si riporterà la cronologia del benecatalogato. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1897/1982

AUT

Scheda VeAC Norme per la compilazione 85

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AUTH Sigla per citazioneIndicare il codice univoco, costituito da un numero di otto cifre, che individua lascheda relativa all’autore nell’ambito di un archivio locale; il numero è assegnato acura dell’Ente schedatore ed ha valenza esclusivamente locale. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 00000123

AUTM Motivazione dell’attribuzioneIndicazione della fonte dell’attribuzione. Il sottocampo presenta un’obbligatorietàdi contesto e può essere ripetitivo se si vogliono dare più motivazioni perl’attribuzione.

Vocabolario apertoetichettafonti documentariefotografietradizione oraleanalisi stilisticaanalisi di lavorazioneecc.

Es.: AUTN: Lagerfeld Karl Otto; AUTA: 1938/ ; AUTR: ideatore; AUTM:fonti documentarie: “Vogue” 1999, n. 10, p. 57

AUTO Modello di riferimentoIl campo viene riempito nel caso in cui il capo sia una copia di un modello originaledi cui si ha conoscenza. In questo caso se ne cita la fonte.

Es.: AUTN: Ombretta; AUTR: esecutore sartoriale; AUTM: etichetta; AUTO:Coll. Dior primavera-estate, 1998, in “Vogue” febbraio 1999, n. 2, p.15

AMBITO SARTORIALE/PRODUZIONEIndicazioni di carattere generale riguardo al contesto sartoriale (oppure allamanifattura, alla maestranza, ecc.) a cui può essere ricondotta la realizzazione delbene catalogato.Il presente campo è da valorizzare in alternativa al campo “AUT Autore”, oppure puòessere considerato integrativo rispetto a quest’ultimo, quando si tratta di opera allacui realizzazione hanno concorso più soggetti. Il campo è ripetitivo nel caso diopere riferibili in parte a un contesto sartoriale, in parte ad altro contesto.

ATBD DenominazioneIndicazione dell’ambito culturale cui può essere riferita la realizzazione dell’opera. Siriporta il nome della ditta produttrice oppure la manifattura, seguita dall’ambito

ATB

86 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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nazionale o regionale in cui l’oggetto è stato lavorato. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: Christian Dior manifattura torinese

ATBM Motivazione dell’attribuzioneIndicazione della fonte dell’attribuzione. Il sottocampo presenta un’obbligatorietàdi contesto e può essere ripetitivo se si vogliono dare più motivazioni perl’attribuzione.

Vocabolario apertofonti archivistichetradizione oralestampa coevaanalisi stilisticaanalisi di lavorazioneecc.

AAT Altre attribuzioniIndicazioni relative ad attribuzioni vecchie, alternative o tradizionali. Il campo èripetitivo per registrare diverse attribuzioni. Per la sua compilazione si veda ilcampo “AUT Autore”, sottocampo “AUTN Nome” o il campo “ATB Ambito culturale”,sottocampo“ATBD Denominazione” a seconda del caso.

Es.: Yves Saint Laurent manifattura tedesca

COMMITTENTE/ ACQUIRENTEIl campo, con i relativi sottocampi è da valorizzare solo nel caso l’acquirente o ilcommittente del capo sia diverso da colui che l’ha indossato o per il quale eradestinato. È il caso di abiti infantili o di doni. Tali notizie sono di solito ricavate damemorie famigliari orali o scritte, cui si farà riferimento nel sottocampo CMMF.Il caso consueto è quello in cui l’acquirente/committente del capo si identifica concolui che l’ha indossato: le notizie relative valorizzano allora il solo campo FRU. Il campo è ripetitivo.

CMMN NomeNome del committente/acquirente. Il sottocampo è ripetitivo e presentaun’obbligatorietà di contesto.

CMMD DataIndicazione cronologica relativa alla commissione/acquisto.

CMM

Scheda VeAC Norme per la compilazione 87

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CMMC CircostanzaCircostanza in occasione della quale il capo è stato commissionato o acquistato.

CMMF Motivazione Fonte delle notizie date. Il sottocampo è ripetitivo.

FruitoreNotizie relative delle persone che hanno o effettivamente indossato il capo oggettodi catalogazione, sia perché ad esse destinato sia perché, ad esse pervenuto, hannopotuto riadattarlo a loro nuove esigenze. Nel caso, consueto, in cuil’acquirente/committente del capo si identifichi con colui che l’ha indossato sivalorizza solo il presente campo tralasciando il campo CMM. Il campo è ripetitivo.

FRUN NomeNome del fruitore. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

FRUD DataIndicazione cronologica relativa all’utilizzo del capo.

FRUC CircostanzaCircostanza in cui l’abito è stato indossato

FRUF FonteFonte delle notizie date.

Esempi CMM-FRU:OGTD: completo; OGTC: civile; OGTE: 3 pezzi: portainfante, camicia, cuffia; OGTF:Battesimo; OGTG: infantile; ATBD: manifattura bolognese; ATBM: informazioni oralidel donatore, Giorgio Sgaravatti; CMMN: Sig.ra Letizia Sgaravatti; CMMD: 1901;CMMC: battesimo del figlio; CMMF: informazione orale del nipote GiorgioSgaravatti; FRUN: Paolo Sgaravatti; FRUD: 06/02/1902; FRUC: Battesimo; FRUF:informazione del donatore Sig. Giorgio Sgaravatti.

OGTD: abito; OGTT: a crinolina; OGTC: civile; OGTF: ballo; OGTG: femminile; DTZG:sec. XIX; DTZS: terzo quarto; DTSI: 1855; DTSF: 1860; DTM: foggia sartoriale; ATBD:manifattura italiana; ATBM: caratteristiche sartoriali; CMMN: Sig.ra Letizia Caproni;CMMD: 08/05/1856; CMMC: ballo da debuttante; CMMF: “L’eco di Treviso”, anno1856, n. 33, p. 4; FRUN: Sig.ra Paola Caproni Fiorilli; FRUD: 15/09/1898; FRUC: balloin maschera; FRUF: diario della Sig.ra Paola Caproni Fiorilli.

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario88

FRU

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* MT – DATI TECNICI

Informazioni relative agli aspetti materici e tecnici del bene in esame. Lacompilazione del paragrafo è obbligatoria.

MateriaUn oggetto d’abbigliamento può essere costituito da molte materie; si prendono inconsiderazione le due o al massimo tre materie impiegate in modo significativo,ripetendo i campi. La materia di singoli particolari va invece specificata nell’ambitodella descrizione della “Struttura sartoriale”, quando è significativa. Il campo èpertanto ripetitivo.

MTCF Fibra/materia Indicazione del tipo di materia usata. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Vocabolario aperto

MTCT TecnicaIndicazione della tecnica usata. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Es.: tessuto, merletto, feltro, maglia, uncinetto, intreccio, filet, altro

MTCA AnalisiViene indicata la definizione tecnica completa dei tessuti, secondo le norme fornitedal C.I.E.T.A., o dei merletti, soltanto se si è in grado di individuarla con esattezza ese si tratta di oggetti particolarmente significativi. Negli altri casi o in situazione diimpossibilità o incertezza si deve distinguere semplicemente fra tessuto unito(specificando eventualmente “tela o taffetas, saia, raso, garza, velluto”) e tessutooperato. In questo caso si può eventualmente specificare anche il tipo di intreccio difondo (es. raso operato).Per i merletti si distingue fra quelli manuali e quelli meccanici. Per quelli manualidefinire possibilmente se realizzati ad ago o a fuselli o altre tecniche (es. merlettomeccanico; merletto a mano a fuselli).Per la maglia distinguere se lavorata a mano o a macchina e definire le principalitipologie.

lanalinocotonecanapasetafibre artificiali [viscosa]

fibre sintetiche [definizionipiù specifiche solo se siconoscono con certezza, disolito attraverso le etichettepresenti sul capo]metallo

pagliapellepellicciapiumeplasticavetroecc.

89Scheda VeAC Norme per la compilazione

MTC

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MTCF MTCT MTCA MTCD MTCN MTCPseta tessuto raso floreale tessitura corpino

operato stilizzata meccanica e gonna

cotone tessuto velluto a peonie sopragonna,unito e garofani colletto,

paramani

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario90

Es.: MTCF: seta; MTCT: tessuto; MTCA: raso operatoMTCF: cotone; MTCT: tessuto; MTCA: velluto unitoMTCF: lana; MTCT: maglia; MTCA: a macchina, rasata

MTCC ColoreIn questo campo viene specificato il colore dominante, di solito quello del fondo deltessuto, o quello risultante dall’intreccio. In un tessuto operato con più colori,questi vengono elencati in ordine di importanza, specificando prima il colore difondo, poi quello dei motivi se in numero limitato; se invece sono numerosi siutilizza la definizione “policromo”.

Es.: fondo azzurro, motivo policromorosso granatofondo verde a righe bianche e giallefondo blu, a pois rosa

MTCD Decorazione Riguarda i motivi del tessuto, o della materia strutturale dell’oggetto, non quellidelle decorazioni aggiunte. Si individuano nell’ordine: la tipologia generale della decorazione, quindi senaturalistica o astratta, il soggetto del motivo, la disposizione. Per le tipologie si usano le seguenti categorie: floreale/vegetale,geometrica/astratta, animale, figurata, ad oggetti, araldica. Quando ladecorazione è doppia, cioè si staglia su di un fondo con un altro motivo, si descriveprima la decorazione del fondo, poi quella del motivo vero e proprio. Generalmentei fondi hanno piccoli decori di gusto geometrico o astratto.

Es: fondo a decorazione geometrica a piccoli motivi seminati; motivofloreale naturalistico, con cestini con fiori, disposti a meandro.

MTCN Tecnica decorazione Deve essere indicata la tecnica usata per la decorazione. Fra le più comuniindividuabili: tessitura a mano, tessitura meccanica, stampa, tintura, impressione,batik, finissaggio, altro.

Es.:

es. 1:

es. 2:

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MTFO MTFF MTFT MTFC MTFPfodera lino tela bianco al corpinofodera seta raso azzurro alle manichefodera lino o canapa tela naturale al bustostecche balena 6 davanti, 4 dietro

91Scheda VeAC Norme per la compilazione

MTCP Posizione decorazioneSi specifica la posizione sull’oggetto dei motivi quando sono piazzati in posizioniparticolari, come accade per esempio in completi maschili del secolo XVIII.

Es: MTCF: seta; MTCT: taffetas broccato; MTCC: fondo rosa carico, motivipolicromi; MTVD: floreale stilizzata; MTVT: tessitura a mano; MTVP:lungo l’apertura anteriore, lo scollo, i paramani, le patte delle tasche.

MTF Fodere/strutture interneIl campo è ripetitivo in caso il capo presenti diverse tipologie di fodere o struttureinterne.

MTFO TipologiaIndicare le tipologie della fodera/struttura interna; nel caso di stecche, specificare diseguito il numero. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.Vocabolario apertofoderaimbottituratelettastecche, 2.ecc.

MTFF Fibra/MateriaIndicare i tessuti costitutivi delle fodere (per il vocabolario aperto cfr. campo MTCF)e i materiali delle strutture interne, se sono visibili e riconoscibili.

MTFT TecnicaLe norme di riferimento per la compilazione sono le stesse del campo MTCN.

MTFC ColoreLe norme di riferimento per la compilazione sono le stesse del campo MTCC.

MTFP PosizioneIndicare la posizione della fodera, se è parziale; delle varie fodere, quando lafoderatura è costituita da tessuti diversi. Deve essere indicata anche la posizionedelle strutture interne.

Es.:

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MISURE INGOMBROLe misure ingombro determinano l’ingombro per l’immagazzinaggio. In pratica, sipossono considerare le coordinate ortogonali dell’oggetto.Per molti tipi di oggetti bidimensionali come scialli, sciarpe, calze, reggicalze ecc., lemisure di ingombro si identificano con le misure base (MIS), i cui campi nonvengono quindi compilati.

MIIA Lunghezza totale massimaLa misura si calcola ad indumento disteso, in verticale fra i punti più distanti.Per calzamaglie e collant, spesso privi della forma del piede, si calcola dal punto vitaalla punta del piede disteso.Per calze, calzini, calzettoni, invece, che meglio seguono la linea anatomica, lalunghezza massima viene calcolata dal bordo superiore al tallone.Esempi di rilevamento nelle figure seguenti:

MII

92 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Scheda VeAC Norme per la compilazione 93

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MIIL Larghezza totale massimaIn orizzontale nel punto più largo.

a) Per abiti interi, capispalla, soprabiti: la misura corrisponde spesso al punto sottole ascelle. Vanno calcolate anche le maniche distese a piatto. Nel caso di abiti conla gonna larga, la misura si calcola evidentemente all’orlo.

b) Per i calzoni: si misura il punto più largo che corrisponde in genere ai fianchi.c) Per busti steccati tridimensionali (spesso costituiti da due metà): si misura la

circonferenza petto di una metà del busto.d) Per calze, calzini, calzettoni: la misura corrisponde alla lunghezza del piede.

Esempi di rilevamento nelle figure seguenti:

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario94

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95Scheda VeAC Norme per la compilazione

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario96

MIS

MIIP Profondità/altezzaLa misura viene fornita nel caso di oggetti rigidi e tridimensionali (busti, steccatirigidi, accessori).

MISURE BASELe misure base individuano l’oggetto e la conformazione fisica del proprietario.Sono fondamentali per l’allestimento museale, per individuare i tipi di supportinecessari per l’esposizione.

MISR Lunghezza totale parte anteriorePer abiti interi, capispalla, soprabiti, busti:a) dalla spalla in verticale fino al fondo. Se è presente un taglio orizzontale che

determina la vita (anche se si posiziona sotto il seno o sui fianchi) fornire lamisura dalla spalla al taglio, quindi quella totale.

Esempi nelle figure seguenti:

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97Scheda VeAC Norme per la compilazione

b) dallo scollo nel centro davanti in verticale fino al fondo. Se è presente un taglioorizzontale procedere come sopra. In presenza di un colletto montante cheaumenta la lunghezza dell’oggetto, aggiungere l’altezza del colletto (o solino ocinturino), specificandola. In caso di cappuccio si prende la misura sull’oggettosteso a piatto e schiacciato a metà: si aggiunge all’altezza dell’oggetto la misurapresa dall’attaccatura al collo al punto più alto sopra la testa.

Esempi nelle figure seguenti:

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Per calzoni e gonne:sul fianco, dalla vita all’orlo in fondo

98 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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99Scheda VeAC Norme per la compilazione

MISD Lunghezza totale parte posteriorePer abiti interi, capispalla, soprabiti:a) dalla spalla in verticale fino al fondo o dalla spalla al taglio orizzontale, al fondo,

come per MISR punto a).b) dallo scollo nel centro dietro in verticale fino al fondo, come per MIBR punto b).

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Per abiti e gonne con strascico:

• dal centro del collo all’orlo in verticale• dal mezzo del punto vita dietro all’orlo in fondo

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario100

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MISS Larghezza dorsoSi misura la distanza degli scalfi posteriori della manica presa al centro degli stessi.Corrisponde in genere a cm 10 sotto la nuca.Esempi nelle figure seguenti:

MISP Circonferenza pettoTutte le misure che individuano circonferenze dell’oggetto vengono prese all’esterno.Possono essere prese ad oggetto a piatto e quindi raddoppiate. Vengono prese ancheall’interno dell’indumento quando esistono strutture interne portanti (es. cinturini,bustini) che presentano misure diverse da quelle esterne, o forme sartorialisoprammesse (es. falso bolero). In questo caso si riportano anche le misure interne,specificando dove sono state prese.

101Scheda VeAC Norme per la compilazione

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a) La circonferenza del petto si prende all’altezza dell’ascella sartoriale nel caso diabiti sfoderati o con fodera leggera priva di supporti. Nel caso di un capoabbottonato si calcola dalla metà del bottone all’inizio dell’asola corrispondente.Lo stesso criterio si applica ai ganci.

b) Nel caso di capi abbottonati, agganciati o con apertura soprammessa si fornisceanche la misura totale comprensiva delle soprammettiture.

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario102

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c) Nel caso di chiusura con lacci o altri sistemi regolabili, si fornisce solo la misuratotale dall’estremo di un bordo all’altro.

Nel caso di struttura interna portante (es. bustino) si fornisce la misura presaall’interno con gli stessi criteri dei punti a) e b).

MISV Circonferenza vitaa) La circonferenza della vita si misura nel punto più stretto, seguendo gli stessi

criteri dei punti MISP a) e MISP b) per le soprammettiture.

Scheda VeAC Norme per la compilazione 103

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b) Nel caso di chiusura con lacci o con altri sistemi regolabili, si procede come nelpunto MISP b)

c) Nel caso della presenza di un cinturino interno di misura diversa dallacirconferenza vita esterna, viene riportata anche la misura di quest’ultimo conspecificazione.

MISF Circonferenza fianchiLa circonferenza dei fianchi si misura nel punto più largo, procedendo come nei casiprecedenti.

MISO Circonferenza orloLa circonferenza dell’orlo si misura nei modi seguenti:

a) per le gonne, si calcola all’orlo che corrisponde in genere al punto più largo,comprensivo dell’eventuale strascico.

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario104

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b) per i calzoni, si misura la larghezza di una gamba al fondo, specificando che sitratta di una gamba. In caso di modelli particolari (es. calzoni alla cavallerizza) lamisura si prende nel punto più largo, indicando quale.

MISURA MANICHE

MIMA Lunghezza esterna/ internaVengono rilevate due misure: la lunghezza totale esterna e la lunghezza totaleinterna. Dal centro della pala al fondo, comprensiva di paramani e polsi; dal puntopiù basso della pala al fondo per la lunghezza interna. Nel caso di maniche raglan,chimono e pipistrello si fornisce una sola misura: dallo scollo al fondo.Esempi nelle figure seguenti:

105Scheda VeAC Norme per la compilazione

MIM

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MIML Larghezza massima/ minimaSi rilevano due misure: la prima nel punto più largo, presa a piatto e raddoppiata,indicando quale (es. al bicipite); la stessa operazione per la seconda misura relativa alpunto più stretto.

Modalità di rilevamento delle misure analitiche

In questo ambito sono descritte anche i criteri e le modalità di rilevamento dellemisure analitiche dell’oggetto, che individuano il modello e danno indicazioni sulladata di confezionamento dello stesso.Le misure analitiche devono essere riportate nei campi, più avanti descritti, SRCR,SRCV, SRCI, SRCD, a corredo delle informazioni relative alla struttura sartoriale delcapo, ivi registrate.

A. Il bustoPer abiti o indumenti non apribili e generalmente per quelli del XX secolo, le misuresi calcolano all’esterno con l’oggetto a piatto.1. Spalla: dallo scollo al centro dell’attaccatura della manica.2. Fianco: dall’ascella sartoriale al taglio orizzontale posto generalmente all’altezza

della vita.

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario106

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B. I calzoni e i pantaloni

107Scheda VeAC Norme per la compilazione

2. Gamba interna. Dalla cucitura del cavallo all’orlo,senza cinturino

3. Larghezza gamba. Si prende a piatto all’altezzadell’incrocio delle cuciture

4. Altezza cintura inserita in vita. Si prende nel mezzodavanti e nel mezzo dietro

1. Cavallo. Si calcola senza cinturino.Dal centro davanti (o centro patta) alla cucitura,dalla cucitura al centro dietro

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C. Le maniche

D. I colli e i risvolti

5. Altezza risvolto al fondoo cinturino al ginocchio

6. Patta. Altezza per larghezza per quelle a ribalta; lunghezza dell’aperturaverticale per calzoni chiusi da bottoni o cerniere

1. Altezza polso, paramano, gala. Misura esterna ed interna nel caso che differiscano

2. Larghezze diverse. Si calcolano a piatto a metà. Nel caso di forti differenze di larghezza nel modello, si fornisconoquelle più larghe e più strette, indicando il punto di rilevazione

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario108

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109Scheda VeAC Norme per la compilazione

1. Altezza cinturino. Davanti e dietro se le misure differiscono

2. Altezza del colletto. Dalla punta davanti all’attaccatura del collo; dall’orlo all’attaccatura del collo nel mezzo dietro

3. Risvolto, rever. Due misure: dal bottone che chiude lo scollo alla punta; dalla punta all’attaccatura del colletto inperpendicolare

4. Colli sciallati. Due misure: dal bottone che chiude il capo al centro dietro; larghezza massima

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1. Posizione sul capo. Dalla spalla al punto superiore della tasca,sia tagliata che applicata

2. Nel caso di gonne, calzonio pantaloni, abiti interi con taglio invita, si aggiunge anche o si rileva lamisura della distanza dalla vita

3. Patte e tasche applicate. Altezza e larghezza massima della patta o della tasca applicata

E. Le tasche

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario110

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F. Capispalla particolari• Marsine , giacche e casacche femminili (secolo XVIII e revivals)a. Lunghezza fianco. Dall’ascella allo spacco laterale.b. Lunghezza spacco posteriorec. Lunghezza spacchi lateralid. Distanza fra gli spacchie. Profondità pieghe. Si calcola introducendo in ogni piega una stecca morbida con

il fondo stondato e raddoppiando la misura ricavata nel caso di piega doppia.• Frac e capi militari con falde e taglio orizzontale in vitaa. Lunghezza fianco. Come in A2b. Lunghezza spacco posteriore. Come in c. Larghezza falde. Si calcola la larghezza massima dall’attaccatura anteriore al

centro dietro all’altezza della vita.d. Larghezza al fondo. Si calcola quella di una falda, specificandolo.Esempi nelle figure seguenti:

Distanza fra gli spacchi

Lunghezza fianco Lunghezza spacchi laterali Spacco posteriore

Larghezza al fondo

111Scheda VeAC Norme per la compilazione

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DA DATI ANALITICI - STRUTTURA SARTORIALE

Informazioni di dettaglio sul bene catalogato.

DESCRIZIONEDescrizione del bene in forma sintetica, evitando duplicazioni di informazioni giàpresenti in altre voci.

DESO OggettoDescrizione tipologica e morfologica dell’oggetto.

STRUTTURA SEMPLICEGli oggetti o indumenti da schedare possono essere strutturalmente semplici, cioècostituiti da un unico o pochi elementi uniti fra loro, come una sciarpa, o moltocomplessi, come un abito femminile degli anni 1870/1880, che richiedeva un lavorodi taglio e montaggio dei singoli pezzi molto complicato. È stato quindi necessariopredisporre campi diversi in funzione del tipo di oggetto da schedare. In essivengono enumerate le varie parti in cui un oggetto è stato tagliato (o lavorato, nelcaso di una maglia) per creare il modello, cioè la forma sartoriale.Per gli oggetti bidimensionali o che possono aprirsi a piatto, è sufficiente il campoSTSU; per gli indumenti tridimensionali semplici, che hanno un davanti e un dietro,come un busto o una sottoveste e non presentano tagli strutturali in vita, cheseparino nettamente una parte superiore da una inferiore dell’oggetto, siriempiranno i campi STSD e STSV.I campi SRCR, SRCV, SRCI, SRCD sono riservati agli abiti, di solito femminili, distruttura complessa, che prevedono un corpino tagliato separatamente da unagonna e quindi ad essa cucito, e che presentano quindi una parte superiore moltodiversa da quella inferiore, tagliata e confezionata a parte.Il taglio, per tutti i campi, si intende in dritto filo; in caso contrario si specifica insbieco.In questo ambito trovano localizzazione anche le misure analitiche dell’oggetto, daregistrare nei suddetti campi SRCR, SRCV, SRCI, SRCD, a corredo delle informazioniivi riportate, e la definizione del tipo di cuciture, a mano o a macchina, le rifinituredelle cuciture (quando rivestono una qualche importanza), gli orli. Quando il capo ècompletamente foderato, non si vedono né le cuciture, né le loro rifiniture, né ilsistema di fissare gli orli, che non possono quindi essere descritti.Le misure analitiche sono quelle che individuano il modello e possono fornireindicazioni sulla data di confezione. Sono quindi particolarmente utili in sede diricerca. Per i criteri e le modalità di rilevamento delle misure analitiche si vedano leindicazioni date al paragrafo MI, pagg. 92-96

STSU Struttura oggetti bidimensionaliIl campo viene riempito per gli oggetti bidimensionali, come scialli, sciarpe,grembiuli, pettorine, o che si aprono e possono essere analizzati a piatto, comereggicalze, reggiseni, bretelle, cinture, fasce, giarrettiere, colletti ecc.

DES

STS

112 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Si indica in quanti pezzi strutturali è tagliato l’oggetto, specificandoli.Esempi nella figura seguente:

STSD Parte anteriore indumenti tridimensionali sempliciQuesto campo e il seguente (STSV) vengono compilati quando si tratta di indumentiche hanno un davanti e un dietro, ma non presentano tagli strutturali che separanola parte superiore da quella inferiore del capo. STSD e STSV riguardano quindi iseguenti indumenti: abiti senza tagli in vita, busti, camicie, calzoni, casacche,combinazioni, corpetti, copribusti, giacche, gilet, gonne, maglie, mantelli, marsine,mutande, pantaloni, soprabiti, sottostrutture, sottabiti, tute non tagliate in vita.Giacche o giacchine con piccole falde interno alla vita, camicie o abiti con sproni,vanno comunque fatti rientrare in questa categoria.Quando il capo presenta un taglio strutturale solo sulla parte posteriore del capo,mentre quella anteriore risulta costituita con uno o più teli della stessa lunghezzadel capo, come accade talvolta per gli abiti femminili degli anni Settantadell’Ottocento, si riempiono i campi “STSD davanti indumenti tridimensionalisemplici”, “SRCV parte superiore dietro abiti complessi” e “SRCD parte inferioredietro abiti complessi”. Quando è la parte anteriore a presentare un taglioorizzontale, che manca invece sul dietro, si riempiono i campi“STSV dietro indumenti tridimensionali semplici”, “SRCR parte superiore davantiabiti complessi” e “SRCI parte inferiore davanti abiti complessi”.

In STSD si indica in quanti pezzi è stata tagliata la parte anteriore del capo,indicando quali e fornendo le misure significative. Si intende che i teli di cuil’oggetto è costituito hanno tagli che seguono la lunghezza del capo, cioè verticali;in caso contrario occorre specificare la forma del pezzo.Lo sprone può avere tagli diversi: quadrato, rotondo, a punte ecc. Dalle puntepossono partire soffietti. Si definiscono tagli particolari o pinces e la loro posizione.Nel caso siano importanti, anche la loro lunghezza. Le fianchette vanno specificate in questo campo, anche se possono arrivare acoprire parte dell’area posteriore. Si specifica eventualmente anche la forma,sagomata o diritta.Esempi nelle figure seguenti:

OGTD: scialleSTSU: in un pezzo(in seguito, EDAT: frangia sui 4 lati,cm17)

OGTD: grembiuleSTSU: in un pezzo con arricciaturain vita; fascetta in vita che si prolungain lacci (estensione totale cm 120)

OGTD: reggisenoSTSU: fascia (lunghezza cm 92),2 coppe (cm 20 x 18), 2 bretelleregolabili (massima estensione:cm 32)

Scheda VeAC Norme per la compilazione 113

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Abiti femminili

Gonne

Pantaloni Giacche

In un telo, con due pinces intere alla vita (cm 15)e sprone diritto (lunghezza dalla spalla cm 18.Spalla cm 14; fianco cm 82)

In due teli, destro (larghezza al seno cm 34) e sinistro(larghezza al seno cm 20), con apertura laterale a sinistra.Spalla cm 15; fianco cm 87

In un telo in sbieco, con due gheroni al fondo,alti cm 40

In due teli pieghettati diritti,con pieghe fermate per cm 15. Cinturino alto cm 3

In due teli corrispondenti a ciascuna gamba;apertura anteriore cm 18; cavallo cm 80.Cinturino cm 2,5. Risvolto cm 3

In due teli con apertura centrale,due pinces all’altezza della vita di cm 18

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario114

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STSV Parte posteriore indumenti tridimensionali sempliciSi procede come nel precedente campo STSD – Parte anteriore indumentitridimensionali semplici.

STRUTTURA COMPLESSADescrizione analitica degli abiti di struttura complessa.

SRCR Parte superiore davanti abiti complessiI campi “SRCR parte superiore avanti dabiti complessi”, “SRCV parte superiore dietroabiti complessi”, “SRCI parte inferiore davanti abiti complessi” e “SRCD parte inferioredietro abiti complessi” sono specifici per indumenti complessi, specificamente abitifemminili, di solito costruiti separando il corpino dalla gonna. Questi campi devonoquindi essere compilati anche nel caso di corpini molto piccoli, come quelli del periodoImpero, o molto lunghi come quelli degli Anni Venti. Talvolta i corpini hanno sproni,che vanno ovviamente specificati.Si definisce in SRCR in quanti pezzi è costituita la parte superiore davanti del capo,quindi il taglio invita, che può essere: diritto, a punta, con cintura inserita, altro.Esempi nelle figure seguenti:

115Scheda VeAC Norme per la compilazione

SRC

In 2 pezzi; apertura centrale;taglio inferiore diritto; 2 mezze pinces(cm 6) sotto il seno per ogni pezzo.Spalla cm 24; fianco cm 20

In 3 pezzi: centrale a V sino al taglioin vita; 2 pezzi laterali con 4 piegheoblique a ventaglio che dalla spallasi restringono verso la vita. Taglioinferiore diritto con fascetta alta cm 4).Spalla cm 5; fianco cm 27

In 2 pezzi soprammessi;taglio inferiore diritto confascetta (cm 3); apertura insbieco dal girocollo al fianco.Spalla cm 12; fianco cm 7

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In 2 pezzi trapezioidali congiunti al centro con taglio ai fianchi sagomato; taglio in vita diritto (cm 13);taglio obliquo sul dorso all’attacco della spallina (cm 10). Attacco al giromanica cm 2

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario116

SRCV Parte superiore retro abiti complessiSi procede come in “SRCR Parte superiore davanti abiti complessi”Esempio nella figura seguente:

SRCI Parte inferiore avanti abiti complessiSe si tratta di una gonna, si individua dapprima la tipologia (es. gonna); si indicaquindi il numero di pezzi o teli di cui è costituita la parte anteriore; come in “STSDdavanti indumenti tridimensionali semplici” si comprendono in questo campo anchei teli che formano i fianchi.Si indicano i sistemi usati per donarle eventuale ampiezza.Nel caso di una gonna costruita nello stesso modo davanti e dietro, come unagonna arricciata, plissettata o pieghettata in modo uniforme, oppure sagomata inmodo che risulta artificioso fare una distinzione fra un davanti e un dietro siriempie solo questo campo e non “SRCD parte inferiore dietro abiti complessi”.

In 3 pezzi, uno inferiore sagomato con taglio a puntain vita; 2 superiori orizzontali, destro e sinistro,con 4 pieghe a ventaglio che si allargano verso il senoe si ricongiungono sulla spalla.Congiunzione coperta al centro da un listino (cm 10 x 2).Spalla cm 13; fianco cm 32

In un pezzo. Taglio diritto al fondocon lieve arricciatura ottenuta con una doppia filza.Spalle che si prolungano sul dorso.Spalla cm 13; fianco cm 32

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SRCD Parte inferiore retro abiti complessiSi procede come in “SRCI parte inferiore davanti abiti complessi”Esempi nelle figure seguenti:

STRUTTURA MANICADescrizione della struttura della manica.

SRMT Tipologia manicaSi enuncia la tipologia di manica, quindi la lunghezza.Per la definizione della tipologia, scegliere fra i seguenti termini, che definiscono unvocabolario aperto (cfr. lemmario ad vocem): arricciata, blusante, diritta, dirittaa camicia, fantasia, ad imbuto, a palloncino, a prosciutto, raglan, rettangolare,sagomata, svasata, a chimono, a pipistrello, a princesse-chimono.

117Scheda VeAC Norme per la compilazione

SRM

SRCI: gonna a calice; 2 telisvasati (ogni telo: alla vita cm15, all’orlo cm 50)SRCD: due teli svasati (alla vitacm 14, all’orlo cm 50)

SRCI: gonna arricciata, in 6 teli diritti in totale(larghezza di ogni telo cm 54); arricciatura in vitacon tripla filza a mano

SRCI: gonna a pieghein 4 teli diritti in totale,ciascuno di cm 104;cinturino in vita alto cm 3

SRCI: gonna a ruota in un unico telo, con due gheronisemicircolari ai lati alti cm 45

SRCI: gonna con parte anteriore in 3 teli; uno centralesvasato (in vita cm 15, al fondo cm 54), due laterali insbieco con due gheroni triangolari ai lati (alti cm 44)SRCD: in 2 teli che formano strascico con fittapieghettatura in piedi in vita formata da tripla filza

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Per indicare la lunghezza della manica va utilizzata una delle seguenti definizioni: cortissima, quando il giro manica si estende oltre la spalla o copre soltanto la partesuperiore del braccio non oltrepassando il taglio inferiore del girocorta, quando copre la parte superiore del braccio ma non arriva al gomitoal gomito, quando la lunghezza della manica arriva al gomitotre quarti, quando la lunghezza si estende oltre il gomito, ma non arriva al polsolunga, quando arriva al polsolunghissima, quando arriva a coprire la mano e oltre

SRMS Struttura manicaLa manica classica è solitamente tagliata per il lungo, con il diritto filo del tessutoposizionato al centro della parte esterna; può essere tagliata in uno, due o anchepiù pezzi.Nel caso di maniche tagliate in più pezzi, se non c’è specificazione, si intende che itagli sono longitudinali, cioè lungo il braccio. In caso contrario si specifica che sonotrasversali. I tagli orizzontali o sagomati in modo decorativo sono propri dellemaniche fantasia.Va specificato se a pala alta o a pala bassa, quando questa caratteristica è moltoevidente. Si specificano le cuciture quando sono visibili dal rovescio, cioè quandomanca la fodera.

SRMF Parte terminale manicaIn questo campo viene specificato il tipo di decorazione terminale della manica, seesiste (polsino, paramano, risvolto, spacco ecc. Cfr. lemmario alla voce: manica,parte terminale), con le misure e il tipo di materiale e il colore se è diverso da quellodell’insieme.Esempi nella figura seguente:

SRMT: manica diritta lungaSRMS: in due pezziSRMF: spacco (cm 8)

SRMT: manica arricciatablusante lungaSRMS: in un pezzoSRMF: polsino alto cm 4,5

SRMT: manica sagomata lungaSRMS: in due pezzi, a pala bassaSRMF: paramano aperto sotto,alto cm 14

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario118

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STRUTTURA ELEMENTIInformazioni descrittive degli elementi componenti.

SREC Tipologia collo/scolloIn questo campo si enunciano nell’ordine:• la tipologia generale del collo, colletto o dello scollo• il numero dei pezzi che lo costruiscono• le misure che lo caratterizzano• le caratteristiche di taglio e delle cuciture se visibili• il materiale e il colore se diverso da quello dell’insiemePer le tipologie di collo o colletto sono da scegliere i seguenti termini, chedefiniscono un vocabolario aperto (cfr. lemmario ad vocem): bavero, collettosemplice, colletto ad anello, collo a camicia, colletto a cinturino, collo su altafascia, colletto ad imbuto, colletto alla marinara, colletto piatto, collo conrisvolti, colletto a ruche, collo sciallato.Nella compilazione si enuncia di quanti pezzi è costituito prima il collo nel suoinsieme, quindi le singole parti.Esempi nella figura seguente:

Nella definizione dello scollo si enunciano, nell’ordine:• la posizione• la tipologia generale• la profondità• il tipo di rifinitura• la larghezza della bretella o altre eventuali misure se significativeLa posizione dello scollo viene precisata solo se è posteriore; se non esiste questaprecisazione, si intende uno scollo anteriore. Per le tipologie di scollo scegliere fra i seguenti termini, che definiscono unvocabolario aperto (cfr. lemmario ad vocem): a barca, a coulisse, a cuore, diritto,a goccia, fantasia, girocollo, orizzontale, rotondo, ovale, a punta, quadrato,rettangolare, asimmetrico, a prendisole, a sottabito, a V.Per definire la profondità dello scollo si usano i seguenti termini: contenuto,profondo, totale.

119Scheda VeAC Norme per la compilazione

SRE

Collo a cinturino, in un pezzo (cm 3), aperto davanti,con sottocollo analogo

Collo con risvolti ad un petto. Colletto, in un pezzo apunta, cm 12,7, con sottocollo analogo in fustagnonocciola; due risvolti a lancia, cm 25-18. Occhiello sulrisvolto a sinistra. Presenza di telette interne

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Lo scollo contenuto riguarda un’apertura anteriore o posteriore che arrivamediamente fino alla metà fra l’attaccatura del seno e la fontanella della goladavanti e fino a metà scapole dietro.Quando lo scollo arriva all’attaccatura del seno e oltre anteriormente, alle scapole eoltre posteriormente, lo si qualifica come profondo. In questo caso dobbiamospecificare il punto di arrivo. Lo scollo totale è quello degli abiti privi di spalla, mache possono essere sorretti da spalline o lacci.Esempi nella figura seguente:

SRET Tipologia tascheSi enunciano nell’ordine:• la tipologia e la forma• le misure• le caratteristiche specifiche, il tipo di rifinitura e di chiusura, se presenti• il numero delle tasche.Per le tipologie della tasca, scegliere fra i seguenti termini, che definiscono unvocabolario aperto (cfr. lemmario ad vocem): tagliata, applicata, inserita.Per la forma: tagliata orizzontale, verticale, obliqua, a mezzaluna, a cuore;applicata quadrata, rettangolare (eventualmente con angoli inferiori stondati), acuore, fantasia, con risvolto; inserita orizzontale, verticale, diagonale.Si aggiunge la misura dell’apertura per le tasche tagliate o inserite, oppure le misuredell’altezza per la larghezza nel caso di tasca applicata.Le caratteristiche specifiche delle tasche applicate sono di solito soffietti o cannonicentrali; per tutte le tasche possono essere indicati i sistemi di rifinituradell’apertura, che si specificano in: a filetto, a due filetti, a pattina cucita, apatta, a filetto con patta.Nel caso di tasca con patta, si aggiungono le misure della patta. Se la tasca è unasola, non occorre specificare il numero.

SREP Posizione tascheSi specifica la posizione della tasca sull’indumento, quindi eventualmente siforniscono la misura o le misure che ne determinano la posizione, secondo i criteriforniti in misure analitiche. Talvolta, oltre quella della distanza dalla spalla, puòessere utile fornire altre misure, specialmente per i capi più antichi o se la tascaassume particolare valore decorativo.

Scollo diritto totale; spalline larghe cm 1,5 Scollo anteriore a barca contenuto, posteriore ovaleprofondo, fino in vita

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario120

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Esempi nelle figure seguenti:

SREA Tipologia chiusura/allacciaturaIl sistema di chiusura di un capo può essere, in molti casi, non solo funzionale, maanche soprattutto o puramente decorativo, in particolare nel caso di bottoni, fibbie,ganci, alamari.Nel riempire il campo si specificano, nell’ordine:• la tipologia di chiusura• la materia• il colore• la tecnica• eventuali misure significative• il numero degli elementi, solo se più di unoNel caso di bottoni la materia, il colore, la tecnica ed eventuali misure devonoessere inseriti nei campi specifici “SREB tipologia bottoni” e “SREM forma/materiabottoni).

121Scheda VeAC Norme per la compilazione

SRET: tasca tagliata, a mezzaluna, (cm 16),con patta sagomata a tre punte (cm 10-7 x 20)con tre occhielli verticali ricamati decorativi. 2SREP: sui fianchi, distanza dalla spalla cm 48,dall’apertura anteriore cm 8

SRET: tasca applicata rettangolare (cm 25 x 18)con patta diritta (cm 6 x 18) in velluto di cotone rossoe soffietto centraleSREP: sui fianchi, distanza dalla spalla cm 45,dall’orlo cm 4.

SRET: tasca tagliata diagonale (cm 12)con pattina cucita (cm 2,5)SREP: sui fianchi, distanza dalla spalla cm 30

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Per definire la tipologia di chiusura scegliere fra i seguenti termini, che definisconoun vocabolario aperto (cfr. lemmario ad vocem ): bottoni,lacci, ganci, fibbie,cinturini con fibbie, automatici, alamari, gemelli, chiusure lampo, altro (es.velcro).

SREZ Posizione chiusura/allacciaturaPer la posizione, indicare prima se l’apertura è anteriore, posteriore, sul fianco ol’area su cui è posizionata (es.: spalla destra); nei primi due casi, cioè anteriore oposteriore, aggiungere se centrale, laterale o altro; quindi se è accostata osoprammessa.L’apertura di un capo può infatti essere accostata o soprammessa. Richiedonosoprammettiture le chiusure con bottoni, automatici, velcro; possono riscontrarsi,ma non necessariamente, negli altri casi.La misura dell’apertura non si indica se corrisponde alla lunghezza del capo, comein una giacca, un soprabito, uno chemisier.Esempi nelle figure seguenti:

SREA: alamari in cordoncino di setanero (ciascuno cm 4) con bottone, 3SREZ: apertura anteriore laterale adestra, soprammessa

SREA: chiusura con cerniera in metalloSREZ: apertura posteriore centralesovrammessa, cm 55

SREA: laccetti in nastrino di seta gialla,ciascuno cm 25,5SREZ: apertura anteriore centrale,prolungamento dello scollo, cm 15, accostata

SREA: bottoni, 3 (cfr. campi specifici:SREB e SREM)SREZ: apertura sulla spalla destra,cm 10, soprammessa

SREA: Automatici in metallo, 6 SREZ: Apertura sul fianco destrosoprammessa., cm 24

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario122

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SREB Tipologia bottoniIl campo viene riempito sia nel caso di bottoni funzionali, sia nel caso di bottoniapplicati per pura decorazione.Si specificano, nell’ordine:• la tipologia• la misura• se il bottone è funzionale o decorativo• il tipo di asola o occhiello corrispondente• la posizione sul capo, se diversa da “SREZ posizione chiusura/allacciatura”.Il numero dei bottoni risulta specificato nel campo “SREA tipologiachiusura/allacciatura” che viene ripetuto in caso sia necessaria una distinzione frabottoni decorativi e bottoni funzionali, come nelle marsine settecentesche.Per la tipologia, sono da usare i seguenti termini che definiscono un vocabolarioaperto (cfr. lemmario ad vocem): rivestito, forato (a 2 o 4 fori), con peduncolo.Per la misura si intende il diametro del bottone se è rotondo; in caso di formefantasia, quella di massimo ingombro.Esempi nelle figure seguenti:

123Scheda VeAC Norme per la compilazione

Rivestito con peduncolo, cm 0,5,funzionale, con occhiellocorrispondente a macchina

Forato a 4 fori, cm 1, funzionale,con occhiello a punto occhiello

Rivestito con peduncolo,cm 0,6, funzionale, con asoledel tessuto dell’abito

Rivestito con peduncolo, cm 2; 4 funzionali (il primo allo scollo, l’undicesimo, il dodicesimo, il tredicesimo dall’alto),16 decorativi (tot. 20), con occhielli a punto occhiello, di cui quelli corrispondenti ai bottoni decorativi risultano chiusi,lungo l’apertura anteriore destra. 3 decorativi all’orlo superiore di ciascun paramano (tot. 6). 3 decorativi al tagliodelle tasche parzialmente sotto la patta (tot. 6). 2 decorativi all’attaccatura delle pieghe posteriori;2 decorativi in fondo alle pieghe posteriori. Totale 36

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SREM Forma/materia bottoneVengono specificati, nell’ordine:• la forma del bottone• la materia di cui è costituito• il colore• eventuali tecniche particolari• eventuali motivi decorativi

Per la forma sono da utilizzare le seguenti definizioni: piatto rotondo, piattoquadrato, piatto triangolare, piatto lobato, piatto fantasia, semisferico, sferico,figurato, fantasia

La materia con cui sono costituiti i bottoni può essere molto varia: madreperla,osso, plastica, vetro ecc. I bottoni rivestiti hanno di solito un’anima di legno conpeduncolo in metallo; il rivestimento è spesso costituito dallo stesso tessutodell’abito, eventualmente ricamato; oppure da cordoncini, fili intrecciati, anchemetallici, passamaneria.

Es.: piatto rotondo, di madreperlasferico di vetro rivestito di pellicola madreperlaceapiatto rotondo di legno rivestito di fili d’oro filato intrecciati amotivo di stellapiatto rotondo di legno rivestito di raso giallo ricamato con setepolicrome a motivo di ghirlandafigurato a forma di nanetto di plastica rosa dipinto di verde e nero

SREU CucitureSi definisce prima il tipo di cucitura, eventualmente specificando i punti piùsignificativi e la loro posizione; si specifica eventualmente, se significativi, i sistemidi rifiniture delle cuciture (cfr. lemmario).Si distinguono due tipi di cuciture: a mano, a macchina.

Es.: a mano per gli orli (sottopunto) e le rifiniture delle cuciture(sopraggitto); a macchina per tutte le altrea mano per tutto il capo (punto indietro); filze triple per crearel’arricciatura della gonna; sottopunto agli orli; rifiniture dellecuciture ricoperte con nastrino sbiecoa macchina per tutto il capo; orli a punto strega

ELEMENTI DECORATIVI E/O APPLICATIInformazioni descrittive degli elementi decorativi e /o applicati.

EDAT Tipologia Si indica in questo campo quale decorazione è usata, quindi la sua tipologia edeventuali misure significative (cfr. lemmario). Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario124

EDA

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Vocabolario apertoricamoapplicazioneinsertoecc.

Per applicazione – che non deve essere confusa con la tipologia di ricamo adapplicazione o a riporto – e inserto si intende la decorazione del capo conl’aggiunta o l’inserzione di altri materiali o tessuti che hanno esclusivamente unafunzione decorativa, non strutturale.Per le tipologie di ricamo:

Per le applicazioni:

Per gli inserti:• merletti• tessuti• bande (lisce, increspate, pieghettate)

Es. ricamo ad uncinettoapplicazione di bande di tessuto pieghettateinserto di merletti

EDAM Materia/colore Si indica il colore predominante del materiale usato; nel caso di molti colori si usa iltermine policromo. Per il ricamo, le applicazioni e gli inserti i materiali più usatisono:

Vocabolario aperto• seta, cotone, viscosa, lana, lino, rafia, filati metallici (oro e argento filato,

canutiglia d’oro e d’argento, laminetta d’oro e d’argento)• tessuto (taffetas, raso, velluto ecc.) in seta, cotone, viscosa, lana, lino• merletto in seta, lino, cotone, filati metallici• paillettes, perle, perline, cannucce di vetro/ jais/ plastica, strass• pelliccia• altro (es.: conchiglie, piume)

• ad ago• meccanico• ad uncinetto

• in bianco• in filo metallico• a riporto

• ad intaglio• a tambour• tecniche miste

125Scheda VeAC Norme per la compilazione

• merletti• nastri• gale• ruches

• bande di tessuto (lisce,increspate, pieghettate)

• frange• cordoncini

• soutache• passamaneria• bordi• altro

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Es.: raso in seta rossooro filatocannucce di vetro policromo

EDAC Tecnica I principali punti di ricamo vengono individuati se sicuramente riconosciuti; in casodi incertezza, meglio nessuna specificazione. Nel caso di ricamo con applicazione dimateriali come perline e paillettes, indicare possibilmente se applicate con ago o aduncinetto.Quando si usano paillettes o perline a coprire completamente e in modo uniforme illoro supporto, che non appare mai alla vista, queste diventano la vera materiadell’abito, non più la decorazione; il campo da riempire è dunque in questo caso“MTC materia”. Quando paillettes e perline coprono il supporto, ma sono disposte aformare motivi attraverso il cambiamento di forma o colore, si compila il campo“EDA elementi decorativi e/o applicati”.Possono essere specificati i punti che fissano l’inserto o l’applicazione se hannofunzione decorativa. Per i merletti, occorre specificare se manuali o meccanici: nelcaso di merletti a mano aggiungere “ad ago, a fuselli, a chiacchierino, a filet,macramè, a tecniche miste”, quando si è in grado di fornire una correttaindividuazione.

EDAV Motivi Si indicano i soggetti della decorazione seguendo i criteri forniti in “MTCDdecorazione”, cfr. animale, araldica, composizione con oggetti, figurata,floreale/vegetale, geometrica/astratta, in stile. La disposizione del motivo, a campitacontinua, a motivi singoli con la definizione a scacchiera, a bande, a tralciocontinuo ecc., specificata in questa voce del vocabolario, si riferisce soprattutto aimotivi dei tessuti, non tanto a quella dei ricami che sono liberi di strutturarsi aseconda del taglio sartoriale; comunque alcune specificazioni possono essereutilizzate, come “a festone, a ghirlanda, a bordo”.Per il colore si indica quello predominante; nel caso di molti colori si usa il termine“policromo”.

Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario126

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EDAT: applicazione, gala, cm18EDAM: merletto di seta bianca EDAC: a mano, fuselliEDAV: stelle e bordo a festone EDAP: allo scollo

EDAT: applicazione, cordonciniEDAM: seta beigeEDAV: in triplo ordineEDAP: all’orlo del bavero,dei polsi e della gonna

EDAT: inserto in tessuto (cm 7x5)EDAM: raso rossoEDAV: a forma di cuoreEDAP: sul seno sinistro

EDAT: applicazione, banda (cm 3)EDAM: pelliccia di volpe rossa EDAP: all’orlo delle manichee in fondo

EDAT: ricamo a tambourEDAM: perline di vetrocolore madreperlaEDAV: florealestilizzata (rose)EDAP: alla parteinferiore della gonna

EDAT: ricamo ad agoEDAM: sete policromeEDAC: punto erba, punto piatto, nodini francesiEDAV: floreale naturalistico, peonie, viole, fiordalisiEDAP: lungo le aperture, intorno allo scollo,sui paramani, le patte delle tasche,lo spacco posteriore

127Scheda VeAC Norme per la compilazione

ISR

EDAP Posizione Si specifica la posizione sul capo dell’elemento decorativo, ripetendo il campo, senecessario.Esempi nelle figure seguenti:

ISCRIZIONIIndicazioni relative alle iscrizioni presenti sull’opera. Il campo è quindi ripetitivo.

ISRT Tipologia iscrizioniTipologia delle iscrizioni che è possibile trovare su di un capo di abbigliamento.

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Vocabolario apertoetichettaiscrizionetimbroecc.

Le etichette sono in genere tessute o, in indumenti recenti, stampate. Le etichettetessute contengono di solito il nome della sartoria e spesso l’indirizzo o la città. Leetichette stampate riguardano anche le istruzioni per il lavaggio, la composizionedel tessuto, la taglia. Quando si definisce l’etichetta, quindi, si specifica di seguito seè tessuta o stampata, quindi se è un’etichetta “d’autore”, “di taglia”, “di materiali”.Le iscrizioni a mano o stampate, come i timbri, possono essere state eseguitedirettamente sul capo o su carta, cartoncini o altro applicati sul capo.Le iscrizioni possono essere ricamate, come le cifre, o far parte della decorazione delcapo; in questo caso si riempiono i campi “EDAM materia/colore elementidecorativi” e “EDAC tecnica elementi decorativi”.

ISRP PosizionePosizione dell’iscrizione sull’oggetto. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

ISRI TrascrizioneTrascrizione del testo dell’iscrizione.

Es.: ISRT: etichetta tessuta d’autore; ISRP: al cinturino dietro; ISRI: PARIS J.

WORTHISRT: iscrizione a mano a matita su cartoncino cucito; ISRP: all’orlo della

falda anteriore destra; ISRI: N. 18 PROVENIENTE DALLA FAMIGLIAALTOVITI

ISRT: etichetta stampata di taglia; ISRP: alla cucitura della spalla; ISRI: 48ISRT: cifre ricamate; ISRP: sul taschino sul petto sinistro; ISRI: IRF

STEMMI, EMBLEMI, MARCHIIndicazioni su stemmi, emblemi, marchi, ecc. che compaiono sull’oggetto. Il campo èripetitivo.

STMC Classe di appartenenzaClasse a cui appartiene lo stemma, marchio ecc. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertostemmaemblemasimbolo

STM

128 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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mottoarmeecc.

STMQ QualificazioneAttributo che specifica la classe.

Vocabolario apertogentilizioecclesiasticomilitaresportivoscolasticodi ordinefantasiacivilereligiosoecc.

STMI IdentificazioneIdentificazione del nome della fabbrica, della cava, dell’argentiere, della famiglia cuiappartiene l’arme, il marchio, il bollo o altro.

Es.: STMC: arme; STMQ: gentilizia; STMI: LambertiniSTMC: emblema; STMQ: militare; STMI: Arma dei Carabinieri

STMP PosizionePosizione sul capo dello stemma, dell’emblema, del simbolo o altro. Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto.

STMD DescrizioneDescrizione sintetica a testo libero o rinvio alla fotografia, purché questa permettaun’agevole lettura. Per la descrizione degli stemmi attenersi ai criteri adottati nelcampo dell’araldica.

Es.: STMC: emblema; STMQ: sportivo; STMD: due sciabole incrociateSTMC: arme; STMQ: gentilizia; STMD: d’oro a quattro pali d’azzurro

Scheda VeAC Norme per la compilazione 129

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NSC NOTIZIE STORICO-CRITICHEInquadramento storico-critico del bene con motivazioni giustificative di quantoaffermato in altri campi o, per oggetti smembrati, notizie sulle parti perdute oconservate altrove. Citazione dei testi essenziali di riferimento con indicazione diquelli comprensivi di ragguaglio bibliografico esaustivo.

130 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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* CO - CONSERVAZIONE

Indicazioni sullo stato di conservazione del bene catalogato come si evincedall’osservazione autoptica. La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

STATO DI CONSERVAZIONEInformazioni sullo stato di integrità, considerato in rapporto alla condizioneoriginaria. Il campo è obbligatorio e ripetitivo.

STCP Riferimento alla parteSpecificare, se utile, a quale parte del bene si riferiscono le informazioni sullo statodi conservazione.

STCD DataIndicare l’anno in cui è stato rilevato lo stato di conservazione specificato nelcampo STCC. Nel caso sia necessario indicare un arco di anni, i due estremiandranno separati da una barra (‘/’).

Es.: 19891963/1965

*STCC Stato di conservazioneIndicare con un singolo termine lo stato generale di conservazione dell’oggetto eprincipalmente dei materiali che lo compongono. Il sottocampo è obbligatorio.

Vocabolario chiusoottimobuono cattivodiscretomediocreNR (recupero pregresso)

STCS Indicazioni specificheIndicare eventuali modifiche macroscopiche dello stato di conservazione, dellaforma e della consistenza del bene catalogato o di sue singole parti.

Es.: STCC: mediocreSTCS: macchie sul davanti della gonna.

STCM Modalità di conservazioneIndicare le eventuali modalità specifiche di conservazione del bene, con particolareriguardo a componenti del bene che siano eventualmente da sostituire oreintegrare.

*STC

Scheda VeAC Norme per la compilazione 131

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RIADATTAMENTO/MODIFICAIndicazione degli interventi di riadattamento/modifica rilevati. Poiché l’oggetto puòaver subito diverse manipolazioni, il campo è ripetitivo.

RIAD Data Indicazioni cronologiche relative all’intervento di riadattamento/modifica. Ladatazione può essere espressa sia in anni che in secoli o frazioni di secolo,eventualmente accompagnati dalle seguenti precisazioni:antepostiniziofinemetàprima metàseconda metàprimo quartosecondo quartoterzo quartoultimo quartoca.

Es.: sec. XIX/metà

RIAP Riferimento alla parte Indicazione relativa alla parte dell’oggetto su cui sono intervenuti modifiche e/oriadattamenti.

Es.: manica, applicazione

RIAM Descrizione interventoDescrizione dell’intervento di adattamento/modifica

Es.: corpino allargato per gravidanza applicazione di fascia con motivi floreali sull’orlo della gonna perallungarlo

RIA

132 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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RS – RESTAURI

Informazioni sugli interventi di restauro e le analisi di laboratorio.

RESTAURIInformazioni sugli interventi di restauro noti. Il campo è ripetitivo.

RSTP Riferimento alla parteSpecificare, se utile, a quale parte del bene si riferiscono le informazioni sugliinterventi di restauro.

RSTD DataIndicare l’anno in cui è stato effettuato il restauro. Nel caso sia necessario indicareun arco di anni, i due estremi andranno separati da una barra (‘/’). Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: 19441963/1965

RSTT Descrizione interventoDescrizione sintetica degli interventi conservativi o di restauro effettuati sul bene.Nel caso in cui l’opera, al momento della schedatura, sia sottoposta a restauro nonancora concluso, si registrerà ‘in corso di restauro’ con l’eventuale indicazione delluogo presso cui si stia effettuando l’intervento.

RSTE Ente responsabileIndicazione dell’Ente sotto la cui responsabilità è stato restaurato il benecatalogato. Nel caso di Soprintendenze e altri Istituti si può utilizzare la siglacorrispondente (v. Lista Enti).

Es: SBA BOSBAPPSAD PIICR

RSTN Nome operatoreIndicare il nome dell’operatore nella forma ‘cognome, nome’ oppure il nomedell’impresa’. Il sottocampo è ripetitivo.

Es.: Marchi, Giuseppe

RSTR Ente finanziatoreNome dell’Ente che ha finanziato il restauro. Il sottocampo è ripetitivo.

Es.: Banco San Paolo di Torino

RST

Scheda VeAC Norme per la compilazione 133

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario134

RSTO NoteEventuali ulteriori informazioni sugli interventi di restauro.: per esempio, si puòsegnalare la presenza di relazioni o documenti, che possono essere collegati allascheda di catalogo mediante il campo strutturato FNT (paragrafo DO-Fonti edocumenti di riferimento).

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135Scheda VeAC Norme per la compilazione

ACQ

* TU – CONDIZIONE GIURIDICA E VINCOLI

Indicazioni relative alla proprietà del bene, ai provvedimenti di tutela, aimutamenti di proprietà. La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

ACQUISIZIONEInformazioni relative alla circostanza e/o al titolo in base a cui il bene è pervenuto esi trova nelle attuali condizioni di proprietà o di detenzione.

ACQT Tipo acquisizioneIndicare le modalità secondo le quali il bene è stato acquisito. Le specifiche traparentesi sono per memoria del catalogatore. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertoacquistoalienazione aggiudicazione ( a seguito di atto giudiziario)assegnazionecompravendita confiscadepositodonazioneesercizio di diritto di prelazionepermutaprelazionerestituzione postbellicaritrovamento fortuitosequestroscavosoppressionesuccessioneecc.

ACQN NomeNome della persona o dell’ente fonte dell’acquisizione nella forma ‘cognome, nome’o in forma aggettivata.

Es.: ACQT: acquisto ACQN: Bianchi, MarioACQT: soppressione ACQN: napoleonica

ACQD Data acquisizioneIndicare la data di acquisizione in anni, in secoli o in frazioni di secolo,eventualmente seguiti dalle seguenti precisazioni:

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antepostiniziofinemetàprima metàseconda metàprimo quartosecondo quartoterzo quartoultimo quartoca.Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1900/antesec. XVIII/iniziosec. XVII ca.

ACQL Luogo acquisizioneIndicare il luogo in cui è avvenuta la transazione nella forma ‘sigla dellaprovincia/Comune/occasione per esteso’.

Es.: FI/ Firenze/asta

CONDIZIONE GIURIDICAInformazioni relative all’attuale proprietà o detenzione del bene catalogato. Lacompilazione del campo è obbligatoria.

*CDGG Indicazione genericaIndicare la personalità giuridica della proprietà o, qualora essa non sia accertabile,quella del detentore o del possessore. La compilazione del sottocampo èobbligatoria.

Vocabolario chiusoproprietà Statoproprietà Ente pubblico territorialeproprietà Ente pubblico non territorialeproprietà privataproprietà Ente religioso cattolicoproprietà Ente religioso non cattolicoproprietà Ente straniero in Italiaproprietà mista pubblica/privataproprietà mista pubblica/ecclesiasticaproprietà mista privata/ecclesiasticadetenzione Statodetenzione Ente pubblico territoriale

*CDG

136 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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detenzione Ente pubblico non territoriale detenzione privatadetenzione Ente religioso cattolicodetenzione Ente religioso non cattolicodetenzione Ente straniero in Italiadetenzione mista pubblica/privatadetenzione mista pubblica/ecclesiasticadetenzione mista privata/ecclesiasticaNR (recupero pregresso)

CDGS Indicazione specificaIndicare l’esatta denominazione dell’Amministrazione, dell’Ente, del privato chehanno la proprietà del bene. Qualora questi non siano noti, va indicata ladenominazione del detentore o del possessore. Il sottocampo è ripetitivo.Per i beni di proprietà dello Stato indicare l’Istituzione che ne ha l’uso.

Es.: Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Per i beni di proprietà degli Enti pubblici territoriali indicare le specificheprecedute dalle denominazioni: Regione, Provincia, Comune.

Es.: Regione MarcheProvincia di NovaraComune di Tivoli

Per i beni di proprietà degli Enti pubblici non territoriali indicare ladenominazione (Università, Banca d’Italia ecc.) seguita dalle eventuali specifiche.

Es.: Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’Politecnico di Torino

Per i beni di proprietà degli Enti religiosi di confessione cattolica o di proprietàdegli Enti di altra confessione religiosa, indicare la denominazione (Diocesi,Confraternita, Istituto religioso, Istituto secolare, Congregazione, Ordine religioso,Comunità ebraica, Comunità valdese, ecc.), seguita da eventuali specifiche.

Es. : Ordine benedettinoComunità valdese di RomaConfraternita del SS. Sacramento

Per i beni di Stati o Enti stranieri in Italia indicare la denominazione coneventuali specifiche.

Es.: Stato Città del VaticanoAmbasciata del BrasileSovrano Ordine Militare di Malta

Scheda VeAC Norme per la compilazione 137

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Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario138

NVC

Per i beni di proprietà privata indicare il nome del proprietario nella forma‘cognome, nome’, o la denominazione della persona giuridica, specificando diseguito, entro parentesi, se trattasi di persona fisica o giuridica straniera.

Es.: Bianchi, GiulioSocietà Generale ImmobiliareFondazione Peggy Guggenheim (persona giuridica straniera)

CDGI IndirizzoIndicare l’indirizzo del proprietario del bene di cui al sottocampo precedente,qualora il bene stesso risulti vincolato. Nel caso di più proprietari, vanno indicati insuccessione gli indirizzi dei singoli proprietari elencati nel sottocampo precedente,utilizzando la ripetitività del sottocampo.

PROVVEDIMENTI DI TUTELADati relativi ai provvedimenti di tutela che interessano beni di proprietà privata o diEnte o Istituto legalmente riconosciuto. Il campo è ripetitivo per registrare i diversiatti amministrativi.

NVCT Tipo di provvedimentoIndicare il tipo di provvedimento amministrativo relativo al bene di proprietàprivata o di Ente o Istituto legalmente riconosciuto con specifica, entro parentesi,delle leggi e degli articoli in base ai quali è stato imposto il vincolo. Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertoNotificazione (L. n. 364/1909)DM (L. n. 1089/1939, art.3)DM (L. n. 1089/1939, art.5)DLgs n. 490/1999, art. 6, comma 1DLgs n. 490/1999, art. 6, comma 2Revoca notificazione (L. n. 364/1909)Revoca DM (L. n. 1089/1939, art. 3)Revoca DM (L. n. 1089/1939, art. 5)Revoca DLgs n. 490/1999, art. 6, comma 1 Revoca DLgs n. 490/1999, art. 6, comma 2 Rinnovo Notificazione (L. n. 364/1909)Rinnovo DM (L. n. 1089/1939, art. 3)Rinnovo DM (L. n. 1089/1939, art. 5)DLgs n. 42/2004, art. 13, comma 1 ecc.

NVCE Estremi provvedimentoIndicare la data di emissione del provvedimento amministrativo nella forma‘anno/mese/giorno’ (aaaa/mm/gg). Tale sottocampo dovrà essere obbligatoriamente

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139Scheda VeAC Norme per la compilazione

ALN

compilato solo se nel sottocampo precedente (NVCT) sia indicato un provvedimentodi tipo amministrativo (DM, revoca DM, rinnovo DM, ecc.).

Es.: 1988/02/15

NVCD Data notificazioneIndicare la data della notificazione del decreto al proprietario, nella forma‘anno/mese/giorno’(aaaa/mm/gg).

Es.: 1965/07/13

NVCI Estremi provvedimento in itinereData di comunicazione di avvio del procedimento di dichiarazione di interesse alproprietario, possessore o detentore, nella forma ‘anno/mese/giorno’.

Es.: 2002/10/24

MUTAMENTI POSSESSO/DETENZIONE/CONDIZIONE MATERIALEInformazioni relative ad eventi che abbiano determinato mutamenti di titolarità(possesso o detenzione) del bene catalogato o che abbiano inciso sulla suacondizione naturale (danneggiamento, distruzione). Il campo è ripetitivo e vienecompilato e aggiornato d’ufficio.

ALNT Tipo eventoIndicare il tipo di evento che ha determinato le variazioni del possesso, delladetenzione o i mutamenti della sua condizione materiale. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertodistruzionefurtoipotecapegnoperditarecuperoecc.

ALND Data eventoIndicare la data dell’evento nella forma anno/mese/giorno (aaaa/mm/gg).

Es.: 1970/11/011984/05/12

ALNN NoteInformazioni supplementari ad integrazione di quelle precedenti (sui contraenti esul luogo di vendita, sulle cause della distruzione, ecc.).

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Es.: alluvioneterremoto

ESPORTAZIONIInformazioni relative all’attestato di libera circolazione, al tipo ed estremi di licenzedi esportazione, importazione o reimportazione del bene catalogato, indicandoanche la sede dell’Ufficio Esportazione che ha rilasciato la licenza o posto il veto. Ilcampo è ripetitivo.

ESPT Tipo licenzaIndicare il tipo di attestato o licenza. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Vocabolario apertoattestato di libera circolazionelicenza comunitaria licenza importazione temporanealicenza importazione definitivalicenza esportazione temporanealicenza esportazione definitivalicenza reimportazioneveto all’attestato di libera circolazioneecc.

ESPU UfficioIndicare l’Ufficio Esportazione che ha rilasciato la documentazione, utilizzando lasigla UE seguita dal nome della città in cui ha sede l’ufficio stesso. Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: UE BariUE Milano

ESPD Data emissioneIndicare la data di emissione della licenza o del veto nella forma anno/mese/giorno(aaaa/mm/gg). Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1975/08/04

ESP

140 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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* DO – FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO

Informazioni sulle fonti documentarie e sui riferimenti fotografici, grafici,multimediali e bibliografici che si ritiene utile allegare alla scheda osemplicemente citare.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICAInformazioni sulla documentazione fotografica, anche in formato digitale, del benecatalogato, sia essa allegata alla scheda di catalogo, o esistente e depositata pressol’Ente schedatore o in altre raccolte. Nel caso di manufatti nei quali l’immagine sipresenta in negativo (conii, matrici, ecc.), va allegata la documentazionedell’impronta. Il campo è ripetitivo perché ogni documento va indicatosingolarmente, elencando nell’ordine quelli relativi a riprese generali del bene, equindi quelli relativi a particolari e/o componenti dell’opera. La compilazione delcampo è obbligatoria.

*FTAX GenereIndicare se si tratta di documentazione allegata alla scheda di catalogo o di altradocumentazione nota relativa al bene in esame. La compilazione del sottocampo èobbligatoria.

Vocabolario chiusodocumentazione allegatadocumentazione esistente

*FTAP TipoIndicare il tipo di documentazione allegata e/o esistente. La compilazione delsottocampo è obbligatoria.

Vocabolario apertofotografia b/ndiapositiva b/ndiapositiva colorefotografia colorefotografia a raggi infrarossiecc.

FTAA Autore Indicare l’autore della documentazione nella forma ‘cognome, nome’ o ladenominazione dello studio fotografico.

FTAD Data Indicare la data della documentazione, espressa nella forma anno/mese/giorno. Nelcaso in cui si conosca solo l’anno, il giorno e il mese andranno indicati con due zeri.

*FTA

Scheda VeAC Norme per la compilazione 141

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Es.: 1994/05/041915/00/00

FTAE Ente proprietarioIndicare l’Ente proprietario della documentazione fotografica, se diverso dall’Enteschedatore.

Es.: SA BO

FTAC CollocazioneIndicare il luogo in cui è conservata la documentazione, se diverso dall’Enteschedatore.

*FTAN Codice identificativo Indicare il codice identificativo della documentazione allegata o esistente; ai singolicodici identificativi è da premettere (senza spazi o segni d’interpunzione) la sigladelle Soprintendenze o Istituti competenti (v. Lista Enti) o il nome di altri enti oprivati. È possibile comprendere in una stessa fotografia più di un oggetto, purchéesista un riferimento univoco tra immagine e bene, ad esempio segnalando con unalettera dell’alfabeto oppure con un numero ciascuno dei singoli beni. Tali riferimentidovranno comparire sulla foto e andranno riportati nel sottocampo FTAS. Lacompilazione del sottocampo è obbligatoria.

Es.: PSAEPR32525SBASBO7776Alinari3280MART25372.

FTAT NoteIndicare le specifiche di ripresa.

Es: particolareprima del restauro

FTAF FormatoIndicare il formato della fotografia.

Es.: 6x613x1835 mm21x27

FTAS SpecificheIndicare le specifiche sulla fonte di origine dell’immagine, qualora non sia statofotografato l’originale, ma una sua riproduzione (ad es. un disegno). È possibileregistrare in questo sottocampo i riferimenti che consentono l’individuazione

142 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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univoca dell’immagine del bene, quando questo è documentato in una stessafotografia insieme ad altri manufatti (cfr. quanto indicato in proposito per ilsottocampo FTAN).

DOCUMENTAZIONE GRAFICAInformazioni sulla documentazione grafica dell’opera catalogata, allegata allascheda di catalogo, o esistente e depositata presso l’Ente schedatore o in altreraccolte. Il campo è ripetitivo.

DRAX GenereIndicare se si tratta di documentazione allegata alla scheda di catalogo o di altradocumentazione nota relativa al bene catalogato. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusodocumentazione allegatadocumentazione esistente

DRAT TipoIndicare il tipo di documentazione esistente. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: disegno

DRAO Note Indicare le specifiche di documentazione.

Es.: particolare

DRAS ScalaIndicare la scala adottata per il disegno.

Es.: 1:1

DRAE Ente proprietarioIndicare l’Ente proprietario della documentazione grafica, se diverso dall’Enteschedatore.

Es.: SBA BO

DRAC CollocazioneIndicare il luogo in cui è conservata la documentazione, se diverso dall’Enteschedatore.

DRAN Codice identificativoIndicare il codice identificativo della documentazione allegata o esistente; ai singoli

DRA

Scheda VeAC Norme per la compilazione 143

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codici identificativi è da premettere (senza spazi o segni d’interpunzione) la sigladelle Soprintendenze o Istituti competenti (v. Lista Enti) o il nome di altri enti oprivati. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

DRAA AutoreIndicare l’autore della documentazione nella forma ‘cognome, nome’.

DRAD DataIndicare la data di esecuzione della documentazione grafica, nella forma ‘anno’.

DOCUMENTAZIONE VIDEO-CINEMATOGRAFICA Indicazione della documentazione video, anche in formato digitale, del benecatalogato, allegata alla scheda di catalogo o esistente e depositata presso l’Enteschedatore o in altre raccolte. Il campo è ripetitivo.

VDCX GenereIndicare se si tratta di documentazione allegata alla scheda di catalogo o di altradocumentazione nota relativa al bene in esame. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusodocumentazione allegatadocumentazione esistente

VDCP TipoIndicare il tipo di documentazione originale. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto.

Vocabolario apertofilm 35 mm.film 16 mm.film super 8video VHSvideo super VHSvideo U-MATICvideo BVUvideo Betacamvideo 1 polliceecc.

VDCR AutoreIndicare l’autore della documentazione nella forma ‘cognome, nome’.

VDCD DataIndicare la data della documentazione, espressa nella forma ‘anno/mese/giorno’. Nelcaso si conosca solo l’anno, il giorno ed il mese saranno indicati da due zeri.

VDC

144 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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Es.: 2002/09/121971/00/00

VDCE Ente proprietarioIndicare l’Ente proprietario della documentazione, se diverso dall’Ente schedatore.

VDCA TitoloIndicare il titolo del documento videocinematografico.

VDCC CollocazioneIndicare il luogo in cui è conservata la documentazione, se diverso dall’Enteschedatore.

VDCN Codice identificativoIndicare il codice identificativo della documentazione allegata o esistente; ai singolicodici identificativi è da premettere (senza spazi o segni d’interpunzione) la sigladelle Soprintendenze o Istituti competenti (v. Lista Enti) o il nome di altri enti oprivati. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: SBAS PR 32525GNAM 25372

VDCT Note Indicare eventuali specifiche sulla ripresa.

DOCUMENTAZIONE AUDIO Indicazione della documentazione audio, anche in formato digitale, del benecatalogato, allegata alla scheda di catalogo o esistente e depositata presso l’Enteschedatore o in altre raccolte. Il campo è ripetitivo.

REGX GenereIndicare se si tratta di documentazione allegata alla scheda di catalogo o di altradocumentazione nota relativa al bene in esame. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusodocumentazione allegatadocumentazione esistente

REGP TipoIndicare il tipo di documentazione originale. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertocassetta audiocassetta DAT

REG

Scheda VeAC Norme per la compilazione 145

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CD Romcompact discdisco 33 giridisco 45 giridisco 78 giridisco LPfile digitalemini compact discMiniDiscnastro magnetico in bobinaecc.

REGA AutoreIndicare l’autore della documentazione nella forma ‘cognome, nome’.

REGD DataIndicare la data della documentazione, espressa nella forma ‘anno/mese/giorno’. Nelcaso si conosca solo l’anno, il giorno ed il mese saranno indicati da due zeri.

Es.: 2002/09/221971/00/00

REGE Ente proprietarioIndicare l’Ente proprietario della documentazione, se diverso dall’Ente schedatore.

REGZ TitoloIndicare il titolo del documento audio.

REGC CollocazioneIndicare il luogo in cui è conservata la documentazione, se diverso dall’Enteschedatore.

REGN Codice identificativoIndicare il codice identificativo della documentazione allegata o esistente; ai singolicodici identificativi è da premettere (senza spazi o segni d’interpunzione) la sigladelle Soprintendenze o Istituti competenti (sulla base della ‘Lista Enti’ definitadall’ICCD) o il nome di altri enti o privati. Il sottocampo presenta un’obbligatorietàdi contesto.

Es.: SBAS PR 32525MART 25372

REGT Note Indicare eventuali specifiche sulla registrazione audio.

146 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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FONTI E DOCUMENTI Informazioni, in ordine cronologico, su fonti e documenti in cui il bene èmenzionato. Il campo va utilizzato anche per registrare le eventuali schede storicheche riguardano il bene. Il campo è ripetitivo.

FNTX GenereIndicare se si tratta di documentazione allegata alla scheda di catalogo o di altradocumentazione nota relativa al bene in esame. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusodocumentazione allegatadocumentazione esistente

FNTP Tipo Indicare la categoria di appartenenza della fonte o del documento. Il sottocampopresenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertolibro mastroatto notarilescheda storicaecc.

FNTA Autore Indicare l’autore della fonte o del documento.

Es.: Ugonio P.

FNTT Denominazione Indicare il titolo della fonte o del documento.

Es.: Diario ordinario

FNTD Data Indicare la data della fonte o del documento, ad annum o per più ampio periodocronologico. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1588sec. XVII

FNTF Foglio/CartaIndicare il numero di foglio o di carta del documento che interessa il bene.

Es.: fol. 1251 v.

FNT

Scheda VeAC Norme per la compilazione 147

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FNTN Nome archivioIndicare il nome dell’Archivio e/o dell’Istituzione, separato dal nome del fondo,quando presente, mediante una barra. La compilazione del sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: Biblioteca Apostolica Vaticana/Vat.Lat.ASC - ICCD

FNTS PosizioneIndicare la posizione inventariale o l’identificativo numerico della fonte o deldocumento. La compilazione del sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

FNTI Codice identificativoIndicare il codice identificativo della documentazione. Tale codice alfanumericodeve avere carattere di univocità a livello locale e potrà essere determinato, adesempio, dalla sigla dell’Archivio e/o dell’Istituzione di cui al sottocampo FNTN più ilvalore numerico (senza spazi o segni d’interpunzione) indicato al sottocampo FNTS.Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: AGS25382

ALTRA DOCUMENTAZIONE MULTIMEDIALEIndicazioni sulla documentazione multimediale in formato digitale relativa al benecatalogato, realizzata in formati non compresi dalle norme ICCD, allegata allascheda di catalogo o esistente e depositata presso l’Ente schedatore o in altreraccolte. Il campo è ripetitivo in quanto ogni documento va indicato singolarmente.La trasmissione di allegati informatizzati di questa tipologia deve esserepreventivamente concordata con l’ICCD.

ADMX GenereIndicare se si tratta di documentazione allegata alla scheda di catalogo, o di altradocumentazione nota relativa al bene in esame. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusodocumentazione allegatadocumentazione esistente

ADMP TipoIndicare il tipo di documentazione allegata e/o esistente ed il tipo di formato utilizzato perla sua produzione e memorizzazione. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertoRealtà virtuale (VRLM)File musicale (MID)ecc.

ADM

148 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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ADMA AutoreIndicare l’autore della documentazione nella forma ‘cognome, nome’ o ladenominazione dello studio fotografico.

ADMD DataIndicare la data in cui è stata effettuata la documentazione, espressa nella forma‘anno, mese, giorno’ (aaaa/mm/gg). Nel caso in cui si conosca solo l’anno, il giorno eil mese andranno indicati con due zeri.

ADME Ente/proprietarioIndicare l’Ente proprietario della documentazione, se diverso dall’Ente schedatore.

ADMC CollocazioneIndicare il luogo in cui è conservata la documentazione, se diverso dall’Enteschedatore.

ADMN Codice identificativoIndicare il codice identificativo della documentazione allegata o esistente; ai singolicodici identificativi è da premettere (senza spazi o segni d’interpunzione) la sigladelle Soprintendenze o Istituti competenti (v. Lista Enti) o il nome di altri enti oprivati. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

ADMT Note Indicazioni specifiche sulla ripresa.

BIBLIOGRAFIAInformazioni relative alla bibliografia riguardante specificatamente il benecatalogato, e/o alla bibliografia essenziale di confronto, riportata in ordinecronologico ed in forma abbreviata. Le informazioni bibliografiche fannoriferimento ad Authority Files, con l’eccezione di quanto contenuto nel campoCitazione completa (BIL) da utilizzarsi nel caso di pubblicazioni riguardantiesclusivamente il bene catalogato. Il campo è ripetitivo.

BIBX GenereIndicare se si tratta di bibliografia specifica sul bene catalogato oppure dibibliografia di confronto. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusobibliografia specificabibliografia di confronto

NCUN Codice univoco ICCDIndicare il numero di codice che individua il testo in modo univoco a livellonazionale; il numero è assegnato dall’ICCD.

BIB

Scheda VeAC Norme per la compilazione 149

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BIBA AutoreIndicare l’autore del testo nella forma ‘cognome, iniziali nome’; nel caso di piùautori, i nomi vanno separati da una barra (‘/’) In presenza di più di tre autori o intotale assenza, si riportano le prime due parole del titolo (senza articoli epreposizioni). Nel caso di repertori comunemente noti con una sigla, indicare questain luogo del nome dell’autore. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: Giessen A.Head B.V./Le Rider G.RIC

BIBD Anno di edizioneIndicare l’anno di edizione dell’opera o del contributo. Il sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Es.: 1990

BIBH Sigla per citazioneIndicare il codice univoco che individua il testo nell’ambito di un repertorio locale;il numero è assegnato a cura dell’Ente schedatore ed ha valenza esclusivamentelocale. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

BIBN V., pp., nn.Indicare l’eventuale volume in numeri romani, le pagine e/o i numeri di catalogo neiquali è stata fatta specifica menzione del bene in esame o dei confronti citati, nellaforma redazionale indicata dagli esempi.

Es.: v. I pp. 35-36v. II p. 41 n. 50

BIBI V., tavv., ff.Indicare l’eventuale volume in numeri romani e il riferimento alle tavole o figureche riproducono il bene catalogato o i confronti citati, nella forma redazionaleindicata da gli esempi.

Es.: v. I tav. V ff. 6-8

Citazione completaIndicare la citazione completa del testo. Questo campo va utilizzato solo nel caso in cuiuna specifica pubblicazione tratti esclusivamente del bene catalogato e non menzioni odescriva altri beni culturali; non va quindi utilizzato nel caso di bibliografia di confronto.Il campo è ripetitivo.

BIBLIOGRAFIA SU SUPPORTO ELETTRONICODati relativi alla bibliografia (specifica o di confronto) su supporto elettronico, siache si tratti di opere pubblicate, sia che si tratti di informazioni in rete. Il campo è

BIL

BSE

150 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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ripetitivo per poter riportare, in ordine cronologico, tutti i diversi riferimentibibliografici. A differenza del campo BIB, nel quale i testi sono citati in formaabbreviata (in quanto si richiede di compilare, per ognuno di essi, la scheda BIB perl’Archivio controllato ‘Bibliografia’) il campo BSE registrerà tutti i dati essenziali perl’individuazione del contributo bibliografico che si vuole citare.

BSEX GenereIndicare se si tratta di bibliografia specifica sul bene catalogato oppure dibibliografia di confronto. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario chiusobibliografia specificabibliografia di confronto

BSES Tipo di supportoIndicare il tipo di supporto/risorsa elettronica sul quale sono memorizzati i dati. Nelcaso di risorsa elettronica con accesso locale (supporto fisico inserito in una unitàperiferica collegata ad un computer), si riporta l’indicazione del supporto; nel casodi indicazione di una risorsa elettronica con accesso remoto (una risorsa in rete), sene dà l’indicazione.

Vocabolario apertoCD-ROMDVDFloppy diskPhoto-CDrisorsa elettronica con accesso remotoecc.

BSEA Autore/curatore dell’operaIndicare l’autore (nella forma ‘cognome iniziali nome’) o l’ente responsabiledell’opera che si vuole citare o della pubblicazione principale contenente ilcontributo che si vuole citare. In presenza di diversi autori responsabili dell’opera, siriporteranno tutti (fino a tre autori), separati dal segno ‘/’. In presenza di più di treautori o in totale assenza, si riporteranno le prime due parole del titolo dell’opera(senza articoli e preposizioni).

BSET Titolo dell’operaIndicare il titolo proprio della pubblicazione principale che si vuole citare o checomprende l’eventuale parte componente (il contributo specifico) da citare (cfr.sottocampo BSEC). Il titolo sarà desunto dall’etichetta esterna del supporto o dallaschermata interna (secondo il criterio di completezza delle informazioni), per lerisorse elettroniche con accesso locale; dalla schermata interna, per le risorseelettroniche con accesso remoto.

Scheda VeAC Norme per la compilazione 151

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BSEL Luogo di edizioneIndicare il nome della città o altra località nella quale il documento elettronico èstato pubblicato. Si riporta così come appare sul documento elettronico. Il nomedello Stato, Regione o simili sarà eventualmente aggiunto tra parentesi in formaabbreviata, se possibile, quando sia necessario per evitare omonimie oppure permeglio identificare un luogo poco conosciuto.

Es.: RomaCambridge (Mass.)Cassina de’ Pecchi (Milano)

BSEE Editore/Produttore/DistributoreIndicare il nome della persona o ente responsabile della pubblicazione e diffusionedel documento elettronico. Il nome dell’editore può essere dato in formaabbreviata, purché non dia luogo ad ambiguità. Prenomi o iniziali saranno dati solose necessario. Frasi come ‘and company’, ‘e figli’, ‘S.p.a.’, ecc., saranno omesse.

Es.: SEIWiley [e non : John Wiley & Sons]Microapplication

BSED Data di edizioneIndicare l’anno di pubblicazione, così come appare e trascritto in numeri arabi.Quando non vi è la data di pubblicazione/produzione o distribuzione, si dà in suoluogo la data di copyright o di manifattura.

Es.: 1997c1995manifattura 1996

BSEN EdizioneSpecificare l’edizione, nella forma con cui è indicata sul documento elettronico.

Es.: 12 ed.Versione 1.5Release 1.A

BSER Autore del contributoIndicare l’autore (nella forma ‘cognome iniziali nome’) o l’ente responsabile delcontributo specifico/parte componente che si intende citare (contenuto all’internodell’opera riportata al sottocampo BSET). In presenza di diversi autori responsabilidel contributo, si riporteranno tutti (fino a tre autori), separati dal segno ‘/’. Inpresenza di più di tre autori o in totale assenza, si riporteranno le prime due paroledel titolo del contributo/parte componente (senza articoli e preposizioni).

152 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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BSEC Titolo del contributo/parte componenteIndicare il titolo proprio del contributo/parte componente che si intende citare (es.:capitolo, articolo, rubrica, ecc.).

BSEK SpecificheDati relativi alle indicazioni numeriche e/o cronologiche del periodico (numero,mese, anno). Le cifre arabe sostituiscono le altre cifre o la numerazione in lettere.Abbreviazioni normalizzate sono utilizzate al posto delle parole.

Es.: N.1 (mar. 1982)1973/dic. 1997

BSEI Indirizzo di retePer le risorse elettroniche con accesso remoto, indicare l’indirizzo di rete (protocollo,nome del server, percorso, nome del file, ecc.) che consente di localizzare una risorsaelettronica.

Es.: http://www.iccd.beniculturali.it/standard/index.html

MOSTREElenco delle mostre in cui è stato esposto il bene catalogato, anche se già riportatein bibliografia. Il campo è ripetitivo.

MSTT TitoloIndicare il titolo della mostra. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

Es.: Pedalando nel tempoCieli Medicei, XII Settimana della Cultura Scientifica in Toscana

MSTL Luogo, sede espositiva, dataIndicare la città in cui la mostra è stata allestita, seguita dalla sede espositiva e dalladata, espressa o con una cronologia specifica (aaaa; aaaa-aaaa; aaaa/mm/gg -aaaa/mm/gg; gg mese per esteso aaaa – gg mese per esteso aaaa) oppure con unafascia cronologica generica di riferimento (sec. XX; seconda metà XIX secolo). Le diverseinformazioni vanno separate da virgole. Il sottocampo presenta un’obbligatorietà dicontesto ed è ripetitivo, nel caso in cui la mostra sia stata allestita in luoghi diversi, onel caso in cui ad uno stesso luogo corrispondano sedi espositive diverse, o ancora nelcaso in cui vadano registrati più riferimenti cronologici in relazione al luogo e alla sede.

Es.: Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, 2004Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, 8 Aprile - 31 Agosto2002

MSTS SpecificheIndicare eventuali specifiche relative alla mostra o al luogo/ai luoghi in cui essa èstata allestita.

MST

Scheda VeAC Norme per la compilazione 153

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* AD - ACCESSO AI DATI

In questo paragrafo vengono registrate le indicazioni relative all’accessoai dati, secondo le indicazioni dell’Ente fornitore, per l’utenza generica.La compilazione del paragrafo è obbligatoria per l’acquisizione della schedanel Sistema Informativo Generale del Catalogo.

SPECIFICHE DI ACCESSO AI DATIIndicazioni relative al profilo di accesso ai dati, alla motivazione che ha portato allascelta di tale profilo, ad eventuali date di scadenza previste per consentire lavisibilità completa delle informazioni sul bene. La compilazione del campo èobbligatoria.

* ADSP Profilo di accessoIndicare il profilo di accesso in cui ricade la scheda con il numero al quale siriferisce la definizione scelta (le indicazioni fra parentesi sono per memoria delcatalogatore). La compilazione del sottocampo è obbligatoria.

Lista di valori1 [intera scheda visibile]2 [limitazione per privacy e tutela]

* ADSM MotivazioneIndicare la motivazione che ha determinato l’adozione del profilo di accessospecificato nel precedente sottocampo ADSP. La compilazione del sottocampo èobbligatoria.

Vocabolario apertoscheda contenenti dati personalibeni non adeguatamente sorvegliabilidati pubblicabiliecc.

ADSD Indicazioni sulla data di scadenzaIndicare l’eventuale data di scadenza per il profilo di accesso specificato nelsottocampo ADSP, nella forma ‘anno/mese/giorno’ (aaaa/mm/gg). Nel caso in cui sivoglia indicare solo l’anno, il giorno e il mese andranno indicati con due zeri. Sequesto sottocampo viene compilato, la modifica del profilo deve essere gestitamanualmente in seguito e la scheda dovrà essere aggiornata e validata.

* ADS

154 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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* CM - COMPILAZIONE

In questo paragrafo vengono registrate le informazioni relativeall’elaborazione e alla validazione scientifica della scheda, ad eventualisuccessive operazioni di trascrizione, di aggiornamento, di revisione.Le informazioni riguardano le date in cui tali operazioni sono state svoltee le persone intervenute e/o responsabili.La compilazione del paragrafo è obbligatoria.

COMPILAZIONEInformazioni sulla redazione della scheda di catalogo. La compilazione del campo èobbligatoria.

* CMPD DataIndicare l’anno di redazione della scheda, espresso in cifre. La compilazione delsottocampo è obbligatoria.

Es.: 1999

* CMPN NomeIndicare il nome del/dei compilatore/i della scheda nella forma ‘cognome, nome’. Ilsottocampo è ripetitivo nel caso di più autori e la sua compilazione è obbligatoria.

Es.: Bianchi, Giulio

RSR Referente scientificoIndicare il referente scientifico dell’attività di catalogazione che ha prodotto lascheda, quando questi non coincide con il funzionario responsabile, nella forma‘cognome, nome’. Il campo è ripetitivo.

* FUR Funzionario responsabileIndicare il funzionario responsabile della campagna di catalogazione nella forma‘cognome, nome’. Il campo è ripetitivo nel caso di avvicendamenti di funzionarinelle varie fasi di lavoro di catalogazione e la sua compilazione è obbligatoria.

TRASCRIZIONE PER INFORMATIZZAZIONEInformazioni relative al trasferimento dei dati della scheda dal formato cartaceotradizionale a quello strutturato per l’informatizzazione.

RVMD DataIndicare l’anno della trascrizione della scheda, espresso in cifre. La compilazione delsottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

* CMP

RVM

Scheda VeAC Norme per la compilazione 155

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RVMN Nome Indicare il nome di chi ha effettuato la trascrizione della scheda nella forma‘cognome, nome’.

RVME Ente Indicare in codice l’Ente che ha curato la trascrizione per informatizzazione dellascheda. Per Soprintendenze e altri Istituti si utilizza il codice, facendolo precederedalla lettera ‘S’ (fatta eccezione per ICCD e ICR, per i quali si deve indicare la solasigla). Per le Regioni si utilizza il codice, facendolo precedere dalla lettera ‘R’. Per leProvince si utilizzano le sigle. Per le Diocesi si utilizza il codice, facendolo precederedalla lettera ‘D’. Per i Comuni si utilizzano i codici ISTAT, facendoli precedere dallalettera ‘C’. Per soggetti diversi da quelli evidenziati, i codici e le relative definizioniandranno concordati con l’ICCD. La compilazione del sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertoCodici Enti (v. Lista Enti) con prefisso S Codici di Regione (v. Lista Regioni) con prefisso R Sigle delle Province (v. Lista Province)Codici delle Diocesi (v. Lista Diocesi) con prefisso Decc.

Es.: S08R08NAD576

AGGIORNAMENTO - REVISIONEInformazioni sulla revisione del contenuto della scheda a seguito di sopralluoghi, distudi storico-critici, di ricerche bibliografiche, di eventi (es.: passaggi di proprietà) oaltro, oppure per indicare il passaggio da una scheda di precatalogazione ad unascheda di catalogazione. Il campo è ripetitivo per registrare i successiviaggiornamenti della scheda.

AGGD DataIndicare l’anno di aggiornamento - revisione della scheda, espresso in cifre. Lacompilazione del sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

AGGN Nome Indicare il nome di chi ha eseguito l’aggiornamento - revisione della scheda, nellaforma ‘cognome, nome’. La compilazione del sottocampo presenta un’obbligatorietàdi contesto.

AGGE Ente Indicare in codice l’Ente che ha curato l’aggiornamento-revisone della scheda. PerSoprintendenze e altri Istituti si utilizza il codice, facendolo precedere dalla lettera

AGG

156 Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda VeAC e Lemmario

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‘S’ (fatta eccezione per ICCD e ICR, per i quali si deve indicare la sola sigla). Per leRegioni si utilizza il codice, facendolo precedere dalla lettera ‘R’. Per le Province siutilizzano le sigle. Per le Diocesi si utilizza il codice, facendolo precedere dallalettera ‘D’. Per i Comuni si utilizzano i codici ISTAT, facendoli precedere dalla lettera‘C’. Per soggetti diversi da quelli evidenziati, i codici e le relative definizioniandranno concordati con l’ICCD. La compilazione del sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

Vocabolario apertoCodici Enti (v. Lista Enti) con prefisso S Codici di Regione (v. Lista Regioni) con prefisso R Sigle delle Province (v. Lista Province)Codici delle Diocesi (v. Lista Diocesi) con prefisso Decc.

Es.: S08R08NAD576

AGGR Referente scientificoIndicare l’eventuale referente scientifico che ha seguito e/o coordinato l’attività diaggiornamento relativamente a settori specifici, nella forma ‘cognome, nome’. Ilsottocampo è ripetitivo.

AGGF Funzionario responsabileIndicare il funzionario responsabile dell’aggiornamento, nella forma ‘cognome,nome’. Il sottocampo è ripetitivo e la sua compilazione presenta un’obbligatorietà dicontesto.

ISPEZIONIIspezioni effettuate per constatare lo stato del bene catalogato. Il campo èripetitivo.

ISPD DataIndicare l’anno dell’ispezione. La compilazione del sottocampo presentaun’obbligatorietà di contesto.

ISPN Funzionario responsabileIndicare il funzionario responsabile dell’ispezione, nella forma ‘cognome, nome’. Lacompilazione del sottocampo presenta un’obbligatorietà di contesto.

ISP

Scheda VeAC Norme per la compilazione 157

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AN - ANNOTAZIONI

In questo paragrafo vengono registrate eventuali notizie supplementari sulbene catalogato.

OSS OsservazioniInformazioni sul bene catalogato per le quali non è stato possibile utilizzare gli altricampi della scheda.

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FINITO DI STAMPARE

FEBBRAIO 2010

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PaBAACPaesaggio Belle ArtiArchitettura e ArteContemporanee

DIREZIONE GENERALE

Vestimenti antichi e contemporanei, pubblicato a cura della Direzione generale PaBAAC e dell’ICCD, raccoglie il frutto dellavoro congiunto di esperti e funzionari dell’Amministrazione che, attraverso un lungo e approfondito lavoro di riflessionesulle caratteristiche morfologiche e funzionali degli ‘oggetti tessili d’abbigliamento’ hanno definito, con la scheda di catalogoe il lemmario di riferimento, un modello descrittivo e di metodo per avviare un percorso di raccolta, analisi, sistematizzazionedi informazioni e dati. Gran parte del volume è dedicato alla Scheda VeAC e al Lemmario, risultati di un progetto promossodalla Commissione nazionale per la tutela e la valorizzazione delle arti decorative, della moda e del costume. Il Lemmario,su CD allegato al volume, è costituito da un database di oltre 400 schede e 600 immagini che offrono alle attività dicatalogazione un utile supporto per l’individuazione delle diverse tipologie vestimentali, considerate lungo l’arco di tre secoli,e per il corretto uso del lessico di settore. Anche la scheda è corredata da un apparato di grafici illustrativi che guidano ilcatalogatore lungo l’intero percorso conoscitivo.Nella prima parte del volume sono inoltre raccolti saggi che presentano metodi e soluzioni adottati nelle realtà musealiitaliane per una corretta conservazione e fruizione di tale straordinario patrimonio culturale.La pubblicazione non è necessariamente rivolta agli ‘addetti ai lavori’ della tutela, conservazione e restauro, ma offre occasionie spunti d’interesse a tutto quel pubblico che vive e lavora nel mondo del design, della moda e delle grandi sartorie.