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IL LAZIO TERRENO FERTILE PER IL NOSTRO FUTURO 75 MIELE E PRODOTTI APISTICI A cura di Giovanni Formato 1. I NUMERI DEL SETTORE I dati ottenuti dall’Anagrafe Apistica Nazionale indicano nella regione Lazio (Censimento Anno 2016) la presenza di 31.544 alveari, distribuiti in 1.621 apiari, detenuti da 2.292 apicoltori (Fig. 1). Figura 1 - Numero di apicoltori suddivisi per regione Il 39,1% degli apicoltori nel Lazio è classificato nell’Anagrafe Apistica Nazionale come “professionista”, mentre il restante 60,9% detiene alveari al fine esclusivo della produzione primaria per uso domestico privato (autoconsumo). Gli allevamenti apistici risultano equamente distribuiti su tutto il territorio laziale, fatta eccezione di alcune aree (a esempio nella zona di Sezze, tra Terracina, Latina e Frosinone), che non presentano condizioni ot- timali per l’allevamento (es. la presenza di agricoltura di tipo intensivo o zone montuose). I ruoli principali dell’attività apistica sono molteplici: • produzione diretta di reddito; • produzione indiretta di reddito, attraverso l’impollina- zione delle colture agrarie e forestali; • salvaguardia dell’ambiente attraverso l’impollinazione delle specie spontanee e tutela della biodiversità; • indicatore dello stato di salute del territorio; • modello di impiego sostenibile delle risorse naturali; • preservazione e produttività degli ecosistemi in degrado o marginali. Il valore dell’apicoltura, in termini di produzione lorda vendibile e limitatamente al miele, può essere stimato in- torno ai 20,6 milioni di euro all’anno. Comprendendo i prodotti minori, i nuclei e le api regine il fatturato dovrebbe raggiungere i 30 milioni di euro, mentre l’indotto com- plessivo legato al settore apistico è stimato nell’ordine dei 57-62 milioni di euro, valore che rappresenta circa il 3% della P.L.V. dell’intera agricoltura italiana (“Documento programmatico per il settore apistico”, DAP di cui all’art. 5, comma 1, della legge 24 dicembre 2004 n.313). Il miele millefiori ha registrato, come i mieli monoflora, soprattutto dal 2011 un costante incremento nella sua valutazione.

MIELE E PRODOTTI APISTICI - Lazio Terreno Fertile...Il valore dell’apicoltura, in termini di produzione lorda vendibile e limitatamente al miele, può essere stimato in - torno ai

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    MIELE E PRODOTTI APISTICIA cura di Giovanni Formato

    1. I NUMERI DEL SETTORE

    I dati ottenuti dall’Anagrafe Apistica Nazionale indicanonella regione Lazio (Censimento Anno 2016) la presenzadi 31.544 alveari, distribuiti in 1.621 apiari, detenuti da2.292 apicoltori (Fig. 1).

    Figura 1 - Numero di apicoltori suddivisi per regione

    Il 39,1% degli apicoltori nel Lazio è classificato nell’AnagrafeApistica Nazionale come “professionista”, mentre il restante60,9% detiene alveari al fine esclusivo della produzioneprimaria per uso domestico privato (autoconsumo).Gli allevamenti apistici risultano equamente distribuitisu tutto il territorio laziale, fatta eccezione di alcunearee (a esempio nella zona di Sezze, tra Terracina,

    Latina e Frosinone), che non presentano condizioni ot-timali per l’allevamento (es. la presenza di agricolturadi tipo intensivo o zone montuose).

    I ruoli principali dell’attività apistica sono molteplici:• produzione diretta di reddito;• produzione indiretta di reddito, attraverso l’impollina-

    zione delle colture agrarie e forestali;• salvaguardia dell’ambiente attraverso l’impollinazione

    delle specie spontanee e tutela della biodiversità;• indicatore dello stato di salute del territorio;• modello di impiego sostenibile delle risorse naturali;• preservazione e produttività degli ecosistemi in degrado

    o marginali.

    Il valore dell’apicoltura, in termini di produzione lordavendibile e limitatamente al miele, può essere stimato in-torno ai 20,6 milioni di euro all’anno. Comprendendo iprodotti minori, i nuclei e le api regine il fatturato dovrebberaggiungere i 30 milioni di euro, mentre l’indotto com-plessivo legato al settore apistico è stimato nell’ordinedei 57-62 milioni di euro, valore che rappresenta circa il3% della P.L.V. dell’intera agricoltura italiana (“Documentoprogrammatico per il settore apistico”, DAP di cui all’art.5, comma 1, della legge 24 dicembre 2004 n.313).Il miele millefiori ha registrato, come i mieli monoflora,soprattutto dal 2011 un costante incremento nella suavalutazione.

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    Figura 2 - Prezzo medio del miele millefiori dal 2003 al 2014

    Fonte: Informamiele

    Considerando un prezzo medio all’ingrosso di 4,27€/Kg (miele millefiori) e una produzione di 1.853 ton-nellate/anno il valore medio della produzione di mielenella regione Lazio è pari a 7.912.310,00 euro.

    Le stime di produzione media dei diversi tipi miele, se-condo l’Osservatorio Nazionale Miele, sono:• ACACIA: 12 e 15 kg/alveare• SULLA: 5 kg/alveare• EUCALIPTO: 15 kg/alveare• TIGLIO: 18-20 kg/alveare• CASTAGNO: 15-18 kg/alveare• MELATA: 5 kg/alveare• MILLEFIORI PRIMAVERILE: 18-20 kg/alveare• MILLEFIORI ESTIVO: 10 kg/alveare• AGRUMI: 10 kg/alveare.

    In base alle analisi melissopalinologiche condotte dal2010 al 2015 dall’Unità Operativa di Apicoltura dell’IstitutoZooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscanasu 141 campioni di miele prodotti nella regione Lazio,l’origine botanica delle principali tipologie di miele è ri-sultata essere: millefiori (45%), trifoglio (14%), castagno(12%) e eucalipto (9%).

    2. LO STATO DELL’ARTE

    La regione Lazio si trova al quarto posto in Italia perpotenziale produttivo, posizionandosi subito dopo letre regioni storicamente più vocate al settore apisticoper caratteristiche climatiche e geografiche (Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia). Nella regione Lazio, il settore apistico è in forte crescita,sia per quanto riguarda il numero di alveari allevati, chedi apicoltori. Tale trend positivo rispecchia gli andamenti nazionali eglobali offrendo al settore ancora molti margini di svi-luppo e crescita. Nel Lazio, la produzione include tutti i prodotti dell’alveare:miele, cera, polline, propoli, pappa reale, sciami, api regine.In aggiunta, un’ampia varietà di produzione dei mieli. Le rese medie di miele per alveare sono legate a fattoridipendenti (es. l’incidenza di malattie) o meno (es. clima)dall’abilità dell’apicoltore. In ogni caso la formazione sulleBuone Pratiche Apistiche potrebbe giocare un ruolo nonindifferente, unitamente a una adeguata assistenza tecnica,per l’andamento sia qualitativo, che quantitativo delleproduzioni. Importante sottolineare, inoltre, come sia ca-rente una valorizzazione completa della filiera e della di-versificazione dei prodotti dell’alveare.

    3. LE PAROLE CHIAVE PER IL FUTURO DEL SETTORE

    L’apicoltura nella regione Lazio, a oggi, ancora non è ingrado di soddisfare la richiesta interna di prodotto.Un incentivo alla formazione di nuovi apicoltori, unita-mente al loro sostegno nelle fasi iniziali di attività pro-fessionale, potrebbe aumentare l’offerta di prodottosul mercato. Al tempo stesso, andrebbero caratterizzate,promosse e differenziate le produzioni regionali. Le frodi sul miele (di origine botanica e geografica) an-

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    drebbero contrastate per disincentivare l’impiego dimiele e altri prodotti dell’alveare provenienti da PaesiExtra-UE, come nazionali.Andrebbe inoltre promossa la produzione di miele e dialtri prodotti dell’alveare, tipici e provenienti da areenaturali protette, per promuovere sul mercato prodottidi elevata qualità. Le proprietà nutraceutiche, unitamente alla diffusionedella conoscenza delle caratteristiche ambientali degliareali di origine sono gli strumenti che potrebberoavere un ruolo importante ai fini dello sviluppo per ladistribuzione dei prodotti locali. Un altro aspetto di notevole importanza, da valorizzare,è l’allevamento e la selezione della sottospecie italianaautoctona di ape mellifera (Apis mellifera ligustica).

    4. GLI STRUMENTI DI POLITICA REGIONALE

    I piani di assistenza del Lazio hanno come obiettivo lo svi-luppo del settore apistico mediante crescita delle impreseesistenti, con l’obiettivo della tutela dell’ape italiana.Tra gli strumenti di politica regionale si individuano lapolitica regionale di promozione (Reg. 1308/2016) e ilProgramma di Sviluppo Rurale della Regione Lazio.Maggiori sforzi dovrebbero essere fatti per la crescitadelle piccole aziende, per la valorizzazione e la diffe-renziazione dei prodotti, per lo sviluppo di nuoviprotocolli e farmaci antivarroa. L’assistenza tecnica andrebbe realizzata in collaborazionetra gli enti di ricerca, gli enti sanitari competenti e le as-sociazioni di categoria.

    I “nodi” dello sviluppoLa crescita del settore apistico è for-temente legata alla risoluzione di di-verse problematiche che, in conside-razione della biologia dell’ape stessa,sono sia di natura ambientale, che dinatura biologica (es. malattie nuove evecchie) e tecnica (es. formazione).Le principali innovazioni del settoreapistico possono essere suddivise indue tipologie: quelle da adottare di-rettamente in allevamento e quelle daadottare nel laboratorio di smielaturao nel resto dell’attività commerciale.Tra i primi è possibile annoverarenuove tecniche e prodotti per lalotta alle malattie delle api (es. Varroadestructor, che rappresenta la prin-cipale causa di mortalità degli alvearia livello mondiale) e nuove tecnologie

    per il monitoraggio degli alveari (es.impiego di microchip per la traccia-bilità e la registrazione dello statosanitario degli alveari, l’impiego dicontatori di api e bilance).Tra le innovazioni riguardanti i labo-ratori di smielatura e le attività al difuori dell’apiario è possibile anno-verare nuove tecniche di estrazionedei prodotti dell’alveare e lo sviluppodi sistemi di tracciabilità completa(dall’alveare al vasetto) mediantel’impiego di QR-Code/RFID.Proficuo ai fini dello sviluppo delsettore nel Lazio potrebbe essere lanascita di nuovi marchi e relativi di-sciplinari di produzione legati a nuoviprodotti o certificazione di areali diproduzione, a esempio all’internodelle Aree Naturali Protette.

    La formazione professionale giocaun ruolo fondamentale nel settoresia per quanto riguarda le compe-tenze tecniche richieste (es. BuonePratiche Apistiche), sia in virtù dellenuove emergenze sanitarie che ilsettore di trova ad affrontare: l’arrivodel coleottero Aethina tumida el’avanzata della diffusione del pre-datore Vespa velutina in regioni li-mitrofe (Toscana). Dal momento che la Banca Dati Api-stica (BDA) è stata recentemente isti-tuita in modalità informatizzata, ledimensioni del settore sono, a oggi,probabilmente sottostimate. Uno sti-molo alla emersione potrebbe pro-venire dall’aumento delle competenzee da un aumento delle stesse attivitàdi controllo ufficiale sul settore.

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    INFOGRAFICA: IL SISTEMA REGIONALE DELL’APICOLTURA