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Anno III – Numero 367 Mercoledì 12 Marzo 2014, S. Massimiliano
AVVISO Ordine
1. In riscossione la quota
sociale 2014.
2. Corsi ECM: 2014
3. Campagna Informativa
Notizie in Rilievo Scienza e Salute
4. Ogni malattia ha la sua
firma odorosa
5. Antibiotico-resistenza a
batteri: svelato
meccanismo cruciale
6. Il fumo danneggia
anche la schiena
Dermatologia e
Salute
7. Trapianto di barba,
ultima moda
della chirurgia estetica
per lui
Prevenzione e
Salute
8. Gli spinaci prevengono
l’obesità
9. Intestino irritabile,
colpa del microbiota
squilibrato
Domande e
Risposte
10. Per quanto tempo si
può fare a meno di
andare di corpo?
CAMPAGNA LOCANDINA INFORMATIVA “MICROBIOTA E SINTOMI GASTROINTESTINALI:
Quando il Farmacista è in prima linea”
In collaborazione con la Clinica di Epatogastroenterologia ed Endoscopia Digestiva abbiamo organizzato una campagna di informazione sul tema “Microbiota e Sintomi Gastrointestinali: Quando il Farmacista è in prima linea”.
Si ritiene fondamentale il coinvolgimento dei
FARMACISTI per la diffusione capillare di tale
messaggio nella considerazione dell’importante
punto di riferimento che rivestiamo come
professionisti della salute nei confronti dei
cittadini. Le locandine saranno distribuite da
domani presso tutte le Farmacie di Napoli e
Provincia. Pertanto, allo scopo di favorire la
conoscenza su tale problematica, Ti invitiamo ad
esporre la locandina affinchè la cittadinanza sia
informata su una patologia di così larga diffusione.
PER QUANTO TEMPO SI PUÒ FARE A MENO DI ANDARE DI CORPO?
L’atto dell’evacuazione è soggettivo e dipende dal tipo di alimentazione, dalla quantità di fibre ingerite, dallo stile di vita, dall’attività fisica.
L’attività è regolare se espletata 3-4 volte a settimana. Può anche capitare,
come fatto isolato, che si evacui una sola volta in una settimana, come accade
quando si è in vacanza e si cambiano abitudini alimentari e orari.
Un caso limite: agli astronauti, se non introducono fibre, può accadere di
andare di corpo una volta in un mese. Ma non fa bene: nei casi gravi si arriva a
dolori cronici e occlusione intestinale. (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it
E-MAIL: [email protected]; [email protected]
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Proverbio di oggiProverbio di oggiProverbio di oggiProverbio di oggi……..……..……..…….. Scarpa larga e mugliera brutta fanno bona riuscita
PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 367
PREVENZIONE E SALUTE
OGNI MALATTIA HA LA SUA FIRMA ODOROSA
L'alito che sa di acetone, il prodotto che si usa per rimuovere lo smalto, potrebbe essere sintomo di diabete.
Così, altri odori emanati dal nostro organismo potrebbero essere la spia
di una patologia. Secondo i medici, anche se alcune esalazioni sono
troppo subdole per essere identificate dagli esseri umani, potrebbero
essere rintracciate da nasi elettronici. A dirlo è una ricerca condotta dal
Monell Chemical Senses Center di Philadelphia e pubblicata su Sensors.
Ogni odore una malattia - I medici citano altri esempi,
� l'alito che sa di pesce crudo potrebbe indicare una patologia al fegato.
� un'infezione alla vescica può essere identificata se l'urina puzza di ammoniaca.
� la rosolia può far sì che l'odore del sudore sia quello delle piume appena spiumate.
� la schizofrenia può far odorare il sudore di aceto.
� il tifo fa esalare alla pelle il profumo del pane appena sfornato.
� la pelle di chi ha la febbre gialla, invece, emana l'effluvio di una macelleria.
� la scrofola, un'infezione ai linfonodi, aromatizza il paziente di birra ossidata.
Una speranza contro il cancro - I ricercatori hanno scoperto pure un dispositivo che può annusare
il cancro al seno efficace quanto una mammografia.
George Preti, tra gli autori dello studio, spera che le sue scoperte possano condurre a nuovi modi per
la diagnosi precoce del tumore. L'esperto è particolarmente interessato al cancro alle ovaie che spesso
viene riconosciuto solo allo stadio avanzato. Preti afferma che il corpo produce normalmente sostanze
chimiche ma che le cellule cancerose hanno un metabolismo differente e, quindi, emettono sostanze
chimiche diverse e causano un odore distinto. Questo è troppo lieve per gli uomini ma ci sono cani
addestrati sia per identificare il cancro che il diabete.
Il fiuto dei cani per rintracciare la "firma odorosa" - Preti sta collaborando con il Penn Vet
Working Dog Center nel tentativo di insegnare ai cani a riconoscere l'odore del tumore alle ovaie.
Secondo l'esperto i quattro cani che hanno ricevuto l'addestramento sono in grado di riconoscere la
patologia nel 90% dei casi. Preti spera che i cani possano aiutarlo a identificare un' unica firma odorosa
per il cancro. Questo potrebbe permettere di programmare un "naso elettronico" per rintracciare la
malattia. L'esperto ha detto: "Si può avere il potere del naso di un cane in un piccolo chip della misura
di un'unghia. Un dispositivo così, più che i cani, potrebbe finire nelle corsie degli ospedali". (Tgcom24)
ANTIBIOTICO-RESISTENZA A BATTERI: SVELATO MECCANISMO CRUCIALE
Scienziati dello University College London ha svelato il sistema che consente di condividere materiale genetico fra batteri, e quindi di diffondere maggiormente l'antibiotico-resistenza.
I ricercatori hanno mostrato il meccanismo della "secrezione batterica di tipo IV", che i batteri usano
per spostare sostanze attraverso la loro parete cellulare. Poichè la secrezione di IV tipo e' in grado di
distribuire materiale genetico tra batteri, e in particolare i geni di resistenza agli antibiotici, il
meccanismo è responsabile per la diffusione della resistenza agli antibiotici in ambito ospedaliero.
Questo, inoltre, svolge un ruolo fondamentale nella secrezione di tossine nelle infezioni provocando
ulcere, pertosse, o forme gravi di polmonite come il morbo del legionario. (Agi)
PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 367
SCIENZA E SALUTE
IL FUMO DANNEGGIA ANCHE LA SCHIENA
Rovina i dischi intervertebrali. Le sostanze nocive messe in circolo con la sigaretta danneggiano il DNA delle cellule, soprattutto nei giovani
Non solo i polmoni e il cuore: il fumo danneggia anche la schiena, in particolare
il DNA dei dischi intervertebrali, ovvero i «cuscinetti ammortizzanti» che si
trovano tra le vertebre. E i danni alla colonna potrebbero essere ancora più gravi per chi inizia a
fumare da adolescente.
Sono i risultati di uno studio su topi esposti al fumo di sigaretta pubb. su The Spine Journal. La
degenerazione dei dischi intervertebrali è responsabile di molte patologie croniche della colonna
vertebrale, come stenosi, radicolopatie, lombalgie e cervicalgie croniche. L’invecchiamento è la causa
principale, ma alcuni fattori di rischio collaborano all’accelerazione del processo degenerativo: il fumo
è tra questi. Le oltre 6mila sostanze chimiche contenute nel fumo di sigaretta agiscono sul DNA,
rovinandone la struttura e creando danni a volte irreparabili per le cellule. Queste ultime mettono
inizialmente in atto dei meccanismi di protezione, che però a lungo andare diventano insufficienti.
IL RECUPERO DOPO UN INTERVENTO AL MENISCO
Nelle lesioni degenerative l’attesa può durare anche 4-5 mesi. Quando è sconsigliata la soluzione chirurgica
Menisco: dopo l’intervento quanto tempo è necessario per un pieno recupero? Il decorso è molto
diverso in un giovane sportivo e in un anziano. Nelle lesioni degenerative l’attesa può durare anche 4-5
mesi: dopo quel lasso di tempo si può valutare il risultato dell’operazione. Esiste anche una patologia,
l’edema midollare, che dà una sintomatologia simile al menisco: in questi casi si rischia un intervento
chirurgico inutile
TRAPIANTO DI BARBA, ULTIMA MODA DELLA CHIRURGIA ESTETICA PER LUI
La barba folta è il nuovo sogno maschile. Da portare in modo falsamente trasandato stile “hipster”, newyorkesi nostyalgici che intrecciano culture e tendenze moda tenendo moltissimo al look alternativo chic.
Oppure come i sex symbol del momento, da Brad Pitt, Ben Affleck e
George Clooney. L'International society of hair restoration segnala, sulle
pagine del quotidiano inglese “Telegraph”, che in Inghilterra nell'ultimo
anno sono stati eseguiti più di 4500 trapianti di peli per infoltire la barba,
con un incremento del 13% e che questo nuovo vezzo supera la mania del
anso piccolo fra gli uomini british. Infoltire solo i baffi costa in media
2.400 sterline, barba completa 9.000. La tecnica del trapianto di barba si effettua prelevando la peluria
da altre zone corporee o dall'area sottostante il mento e rimpiantadole sul viso, facendo dei taglietti,
in anestesia locale. Circa il 90% dei peli ricresce e ci vogliono 10 mesi prima che l'effetto sia completo.
La metodica arriva dagli Stati Uniti, dove costa circa 7.000 dollari. I chirurghi estetici americani
spiegano che richiedono questo tipo di intervento gli uomini dai 20 ai 40 anni per nascondere cicatrici
di acne o che hanno una crescita di peluria disordinata e a chiazze. (Salute, Il mattino)
PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 367
ALIMENTI E SALUTE
GLI SPINACI PREVENGONO L’OBESITÀ
Un nuovo studio indica alcuni componenti presenti negli spinaci come possibile arma per combattere l’obesità, eliminando il desiderio di cibo che porta a ingrassare
Arriverà prima o poi la vera arma contro l’obesità. Nel
frattempo, gli studi in merito si sprecano e tutti tentano
di offrire una possibile chiave per risolvere un disturbo
ormai piuttosto comune – tanto che si è meritato
l’aggettivo di piaga mondiale.
L’obesità non è, per ovvi motivi, un mero problema
estetico, mai in termini di salute si parla di seri rischi. Ecco
perché è necessario trovare al più presto una soluzione.
Soluzione che potrebbe essere offerta da una verdura: gli spinaci.
L’alimento non troppo amato dai bambini, in questo caso sembra essere invece la giusta risposta che
da tempo gli scienziati stavano cercando. Contengono, infatti, un composto naturale chiamato
Tilacoidale che pare sia capace di ridurre il desiderio del cibo, che può essere eccessivo.
La scoperta è avvenuta durante una ricerca in cui la prof.ssa Charlotte Erlanson-Albertsson,
dell’Università di Lund in Svezia, è riuscita a isolare il composto mentre stava cercando di trovare un
modo per alleviare i morsi della fame.
Quando si è imbattuta nel Tilacoidale ha scoperto che questo rallenta la digestione degli alimenti
donando un maggior senso di sazietà prolungato nel tempo. Secondo la studiosa, a livello intestinale
viene rilasciato un meccanismo che ha il preciso scopo di non far sentire più la fame.
Il lato complicato è che non basta mangiare gli spinaci tal quali, ma bisogna prima schiacciarli, filtrarli
e centrifugarli in maniera tale da poter liberare i tilacoidi dalle cellule della pianta. Il nostro
organismo, infatti, non è in grado di assimilarli direttamente dagli spinaci freschi. Al termine si ottiene
un estratto completamente naturale ma in acqua, ovviamente di gran lunga differente da quelli che si
trovano in commercio che spesso utilizzano solventi organici.
I Tilacoidi rallentano la digestione dei grassi. Quando il cibo entra nell’intestino crasso, gli ormoni della
sazietà vengono rilasciati e inviati al cervello, il quale ritiene che il corpo sia sazio e non è necessario
mangiare ancora. Questo non accade con gli alimenti elaborati che tendono a utilizzare solo l’intestino
superiore, non permettendo all’altro di rilasciare i giusti ormoni. «Mi piace dire che i nostri intestini
sono disoccupati», commenta in una nota Lund la Erlanson-Albertsson.
Secondo la ricercatrice, l’unico modo per far lavorare di nuovo l’intestino era quello di rallentare la
digestione dei grassi. Tuttavia, inizialmente, lavorava solo con molecole sintetiche, ma poi ha deciso di
chiedere al marito che si occupava di fotosintesi se conosceva una molecola naturale in grado di
innescare la sazietà. Proprio lui ebbe l’intuizione dei Tilacoidi contenuti nei vegetali a foglie verdi, che
generalmente contengono molti galattolipidi.
Così iniziò le sue ricerche testando il composto su un gruppo di 15 volontari che assumevano l’estratto
al mattino. I risultati furono subito eccellenti: durante il giorno avevano meno fame e un minor
desiderio di cibo. Per loro era più facile attenersi ai normali tre pasti al giorno, rispetto al gruppo di
controllo. Dai test risultava anche che il gruppo che aveva assunto il Tilacoidale aveva nel sangue livelli
molto più alti di ormoni della sazietà, così come valori più stabili di glucosio ematico.
Infine, è bene dire che, secondo la professoressa Erlanson-Albertsson, il potente effetto scaturito dai
Tilacoidi non può essere ricondotto a un solo principio attivo. «Esso contiene centinaia di sostanze:
galattolipidi, proteine, vitamina A, E, K, antiossidanti, beta-carotene, luteina, e così via», conclude la
ricercatrice. (Salute, La Stampa)
PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 367
INTESTINO IRRITABILE, COLPA DEL MICROBIOTA SQUILIBRATO
La sindrome dell’intestino irritabile non è causata solo da problemi psicologici, ma è un disturbo che si verifica soprattutto quando il microbiota intestinale non è in equilibrio.
Non si parla di piccoli numeri: oltre il 20% della popolazione soffre di
disturbi dell’intestino, in particolare le donne. Tra i sintomi più comuni ci
sono il gonfiore e il dolore addominale, bene evidenti, in particolar modo
dopo i pasti. Eppure i pareri sono contrastanti: c’è chi ritiene sia proprio
l’intestino la vera sede del problema e chi, al contrario, afferma si tratti solo di ansia e stress.
«Contrariamente a questa visione, recenti scoperte suggeriscono che l’IBS [sindrome del colon
irritabile] è legata ad alterazioni chiaramente rilevabili del microbiota intestinale – spiega il prof.
Giovanni Barbara dell’Univ. di Bologna – Inoltre, il gonfiore può essere correlato a specifici tipi di
dieta, aprendo così percorsi promettenti verso una gestione efficiente della malattia».
L’unico sintomo che sembra accumunare tutti i tipi di sindrome del colon irritabile è il gonfiore. Non in
tutti, infatti, si manifesta anche il dolore. Ma quella sensazione di disagio causata dall’addome
eccessivamente gonfio si presenta in tutte le persone affette da questo problema. Per molti anni
l’IBS è stata associata a problemi di ansia che si verificavano soprattutto nelle donne; questo ha
portato i medici a non considerare la vera entità della malattia, considerandolo un mero disturbo
psicologico. «Grazie alle nuove conoscenze diagnostiche e a una rapida crescita delle conoscenze sul
ruolo e la funzione delle comunità microbiche che vivono dentro le nostre viscere, la nostra visione
sull’IBS e delle sue cause è cambiata notevolmente».
In merito ai dati acquisiti vi sono moltissime prove a sostegno del fatto che l’IBS sia associata a una
composizione completamente squilibrata del micriobiota intestinale. Il rapporto, cioè, tra batteri
benefici e dannosi non è corretto, ma uno dei due prevale sull’altro.
«Probabilmente il miglior es. di questa interazione – è la scoperta che i sintomi dell’IBS si sviluppano
nel 10% dei soggetti precedentemente sani dopo un singolo episodio di gastroenterite causata da
un’infezione causata da batteri patogeni come quelli della Salmonella, di Shighell e Campylobacter, che
può seriamente alterare l’equilibrio del microbiota intestinale».
Un ulteriore problema, secondo il prof. Barbara, deriva dal fatto che le infezioni non sono le uniche a
portare questo genere di problema, ma anche gli antibiotici possono alterare la flora intestinale in
senso negativo. Senza considerare l’estrema importanza dell’alimentazione. I carboidrati e le fibre, per
es., producono quantità elevate di gas addominali. Una dieta ricca di tali alimenti potrebbe perciò
portare a episodi continui di flatulenza e meteorismo. Se una persona è affetta da sindrome del colon
irritabile questi cibi potrebbero nuocere ancora di più. Recenti studi hanno infatti dimostrato che una
dieta in cui prevale un genere di alimenti come pane, cereali, fagioli, soia, mais, cavoli, cipolle, aglio,
ma anche carciofi, pesche, prugne, uva e fichi aumentano notevolmente il problema.
«D’altra parte, ora sappiamo per certo che le diete a basso contenuto di fibre migliorano questi
sintomi in modo significativo. Recenti risultati della ricerca suggeriscono che, rispetto a una dieta
occidentale normale, una dieta povera di cosiddetti FODMAPs (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi,
monosaccaridi e polioli) riduce i sintomi di IBS, tra cui gonfiore, dolore e passaggio d’aria».
Lo studio ha anche osservato come alla base di tutto vi sia comunque un’alterazione della flora
intestinale e che i pazienti affetti dall’IBS abbiamo spesso anche notevoli cambi di umore. Ciò significa
che le persone con umore variabile normalmente hanno anche problemi intestinali, mentre chi ha un
intestino sano non mostra questo genere di problema. (Salute, La Stampa)