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Mezzoeuro Mezzoeuro settimanale d’informazione regionale Pino Masciari, quando è lo Stato a "strozzare" numero 45 - Anno 12 Sabato 9 Novembre 2013 www. mezzoeuro.it www. mezzoeuro.it 0,50 + 0,50 Voce ai giovani euro 1,00 Voce ai giovani 4 novembre a Cerzeto Ricordati i deportati integrtai nelle nostre comunità

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Sabato 9 novembre

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MezzoeuroMezzoeurosettimanale d’informazione regionale

Pino Masciari, quando è lo Stato a "strozzare"

numero 45 - Anno 12Sabato 9 Novembre 2013

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0,50 + 0,50 Voce ai giovanieuro 1,00

Voceai giovani4 novembrea CerzetoRicordatii deportatiintegrtainelle nostrecomunità

di Franco Crispini

Ricerca di onorificenze, di premi letterari, di soste-gni editoriali, di pagine culturali di riviste e stampanazionale, di strumentalizzazioni dei problemi deimusei, delle biblioteche, delle accademie: dappertut-to questo è l’obiettivo verso cui ci si muove; tutto ciòsvilisce il decantato disinteresse che ha sempre ca-ratterizzato le arti liberali; c’è invece una giostra dicervelli in fiamme, di ricercatori di occasioni e di pri-mi piani, dovunque un esaurimento della vena crea-tiva. Occorrerebbe davvero che i paladini della fe-condità dei “saperi leggeri” riuscissero a richiamare,con validi argomenti, alla necessità di stimolare lemigliori energie intellettuali, di tutelare un patrimo-nio di valori artistici e culturali, di fornire più affina-te nomenclature di vita pensante, libera, partecipati-va, di una completezza di “humanitas” cui è difficilepervenire per le strade di una esistenza affaccendatae trafelata nei calcoli, nelle partite di giro, nelle spi-re di una mens aridamente volta ai guadagni,nella rid-da degli affari, nella totale negazione dell’ homo lu-dens a tutto profitto dell’homo oeconomicus. Forsec’è solo da dire che un disincanto sempre più diffusoverso la sfera di una cultura del “non effettuale”, par-zialmente tecnico-operativa, produce un impoveri-mento pari a quello materiale. Certo, i saperi “non pe-santi” non possono servire solo a riempire i vuoti, aconfortare gli “ozi” di una vita che si prende una pau-sa dai duri lavori,oppure a compensare le amarezzedi una grama vita materiale, a consolare semplice-mente per non riuscire a beneficiare dell’industria de-gli arricchimenti. Considerare quelle “arti pure”, ri-marcandone una loro natura “ateleologica”, collocarlein una sfera inferiore del “poièin” di contro a quellapiù allettante del “pràttein”, potrebbe servire a crea-re uno scudo per sottrarle ad un giudizio poco favo-revole dettato soprattutto da una loro supposta ina-deguatezza alla contemporaneità: dire che quei sape-ri non “giovano” e che non “servono” può essere sol-tanto un lamentare una loro indisponibilità ad avereuna reale egemonia per dissipare le nebbie della de-pressione. È poi vero che in tutta la parabola civileculturale, non si sono avuti benefici di civiltà comequelli che sono stati invece dati dagli sviluppi dellescienze e delle tecnologie? Per l’uomo di ogni tem-po le arti ed i saperi che conservano, trasmettano ali-mentano la vena della creatività pura, non dovrebbe-ro essere bisognose di retoricizzazioni dei vantaggi“per lo spirito” di quei doni che sanno dare filosofia,musica, pittura, poesia, geometria, scultura. Ora piùche mai, ora che una logica del profitto ha finito perprevalere in tutte le forme di vivere e organizzarsi del-le società contemporanee, è necessario saper vince-re, sapere sottrarsi ai detrattori dei beni immateriali,sapere confutare il rischioso rifiuto che viene da tut-ti i cedimenti alle facili ragioni degli appagamenti ot-tenuti con “altri” strumenti, in forme alienanti che ve-dono soccombente il proprio dell’humanitas, vedonouna preponderante e quasi vincente “ferinitas”. È co-me difendersi dagli attacchi di una cultura estranian-te che è divenuto difficile; non basta enfatizzare l’ar-gomento che ha goduto sempre di celebri sostenito-ri, degli effetti edificanti che possono discendere dauna cultura dei saperi puri.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 20132

La vecchia polemicatra le “due culture”

stucchevoli replicheLa vecchia polemicatra le “due culture”

stucchevoli repliche

Il legno storto

Forse è il vecchio scontro tra le cosiddette “due culture” (si ricordino leaccese discussioni generate dal noto libro di Ch.P. Snow, “The two cul-

tures and a second look” (1963. Ora Jerom Kagam parla persinodi “Tre culture”) il quadro generale entro cui avrebbe potuto trovare

qualche motivazione la scalmanata ed urlata difesadelle “arti belle” da parte di chi, retoricizzandone

un deprezzamento, ne rivendica il valore. Certo sono davveromaligne e prevenute le accuse che ripetutamente

e non da ora vengono rivolte a saperi ritenuti infecondie improduttivi: le imputazioni sono di diverso tipo e natura

ma convergono nel sottoscrivere uno stato di infecondità deisaperi umanistici. Se le “arti liberali” (in linguaggio

medioevale, del “trivio” e del “quadrivio”; i “saperi leggeri”,in linguaggio odierno) dovessero mettersi sulla difensivaa rivendicare spazi di vita e di presenza nella vita civile,

culturale e morale di una società, arroccandosisulle barricate di almanacchi di frasi celebri (come i “Detti

memorabili” di Senofonte, letti magari nelle lingua originale,il greco) raccolte alla rinfusa dal Senofonte odierno, c’è

da chiedersi quali possibilità rimangano per vincereuna difficile battaglia. Il Senofonte contemporaneo dovrebbe

discernere e saper valutare meglio il tipo di accuse chesi muovono (contro le quali appunto si scomodano

i “detti celebri”, le grandi frasi ad effetto) alle arti liberaliin contrapposizione ai “saperi forti , fertili”:

una di queste accuse, è che oggi per come vengono coltivatiquei saperi “deboli”, c’è quasi un loro decadimento,

un loro distacco dalla sensibilità contemporanea,un loro rinchiudersi in linguaggi e forme sterili,

in una rincorsa verso riconoscimenti e sovvenzionamenti.Verrebbe da chiedersi: cosa fanno i saperi cosiddetti infecondi

e infruttuosi, per rinvigorirsi e farsi ascoltare dall’uomodi oggi e vincere un maligno pregiudizio verso di loro?

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Certo ha saputo aspettare e ha fiutato l'unico mo-mento possibile per dare tracciabilità al suo pro-getto, alla sua vera ambizione. Da questo puntodi vista, Pino Galati, non ne ha sbagliata una dimossa nel senso che fino alla intifada nazionaledel Pdl non aveva mai dato cenni in pubblico divolere fortissimamente la poltrona che oggi è diScopelliti. Anzi, per certi aspetti, era proprio PinoGalati il più strenuo difensore dell’operato com-

plessivo del governatore specie poi quando ini-ziavano le periodiche e mai finite guerre freddetra i fratelli Gentile e il vertice di PalazzoAlemanni.

Spalle larghe nel rapporto anche personalecon Berlusconi Pino Galati s’è persino messo

più volte a disposizione di Scopelliti, ad inizio le-gislatura, per uscire da alcuni coni d’ombra in cuis’andava cacciando l’amministrazione regionaleal cospetto della regnanza nazionale del partito.Sembrava un asse di ferro, quello costruito sui fat-ti tra Galati e Scopelliti fin quando qualcosa, chenon deve essere necessariamente riconducibile al-la sfera politica, s’è rotto. Da quel momento in poie senza mai darlo a vedere né in pubblico né nel-le segreterie politiche dei conterranei Galati s’èmesso a lavorare in proprio. Forte di un robustogruppo in consiglio regionale a lui facente capo(e ben consapevole che si sarebbe poi potuto an-che dividere) s’è messo poi a riprendete il giro del-le vecchie amicizie locali misurando sul campola sua potenziale forza. Il test lo deve aver con-vinto se è vero come è vero che risale ad almenoun anno fa, se non di più, il progetto recondito deldeputato lametino di prendere il posto che ora èdi Peppe Scopelliti.

Il via libera definitivo alle sue ambizioni glieloha poi fornito direttamente Denis Verdini che

non ha mai visto di buon occhio Scopelliti, figu-rarsi poi oggi che può esibire al Cavaliere quan-do gli gira il nome del presidente calabrese nel-l’elenco dei “traditori” del 2 ottobre.

Fiutando che prima o poi si sarebbe andati verso un differente posizionamento Galati ha aspet-

tato l’unico momento possibile, politicamente par-lando, per marcare una prima e pubblica diffe-renza da Scopelliti senza per questo far parte didue partiti diversi (almeno per ora). Marcando auomo tutte le mosse di Berlusconi Galati non haavuto alcun dubbio che per lui, e per i suoi pro-getti, non avrebbe avuto senso alcuno seguire igovernativi di Calabria nella loro adesione mas-siccia ad Alfano. E questo ben sapendo che per ilCavaliere potrebbe mettersi male da qui a brevema tant’è. Per Galati l’importante era ed è spo-starsi da cono d’ombra che gli fa Scopelliti a mag-gior ragione in considerazione del suo evidente epersonale rapporto con Angelino Alfano.

L’uso strumentale della diaspora del Pdl che deve diventare Forza Italia è così diventato il lancio

definitivo del progetto di Galati che ormai si col-loca come catalizzatore assoluto di chi non vuolstare per forza con Alfano (e con Scopelliti). Forsenon si aspettava, Galati, che così facendo si sa-rebbe visto ridurre di un bel po’ la truppa in con-siglio regionale che rispondeva al suo nome maormai la sfida è partita e non la fermerà. Non gliconviene e non lo può fare nemmeno.

La rincorsa alla conta delle firme in calceai documenti da portare all’eventuale (se mai

si terrà) consiglio nazionale del Pdl del 16 appas-siona poco Galati, e siamo certi anche Scopelliti.Una soluzione per non spaccare tutto forse a Romasi troverà e se non si troverà se ne troverà un’al-tra che dividerà comunque ma più lentamente ilpartito, una sorta di eutanasia a gocce. Ma non èquesto il punto, il punto che interessa Galati ov-viamente. Certo potremmo dire che Nino Foti èal suo fianco. Così come Morrone, Pacenza,Magno. Forse se ne può aggiunger qualcun altroall’occorrenza. Gente che non vuole molto benea Scoopelliti se si mette a girare la trova Galati mase è per questo, è vero anche il contrario. Valgaper tutti il caso dei fratelli Gentile che hanno se-guito forzatamente le movenze di Scopelliti (nelsenso che non avevano altra scelta) ma che Diosa quanto vorrebbero che fosse un altro e nonGalati a materializzarsi come possibile alternati-va al governatore. Per loro sarebbe come passaredalla padella alla brace.

Come la giri e la volti in una regione bastardacome la nostra amici e nemici te li fai in un gior-

no e questo lo sanno bene tanto Galati, quantoScopelliti. Quel che interessa e che conta, perGalati, è stato marcare una linea differente rispet-to a Scopelliti e questo a prescindere dalle fortu-ne e dall’esito a breve scadenza del progetto diBerlusconi. Potrebbe interessargli relativamente.Ora contava soltanto fare da calamita “evidente”per quanti non sono appassionati di Scopelliti. Onon lo sono più. Lui stesso era tra questi fino ache non è successo qualcosa...

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 20134La resa dei conti

Ormai è chiaro, è ildeputato lametino ad averlanciato la sfida a Scopellitie ai suoi. Dentro i numeridel Pdl che deve diventareForza Italia c'è questapartita nella partita. Il ruolochiave di Denis Verdini

La folle corsadi GalatiLa folle corsadi Galati

Dal basso, in senso antiorario:Tonino Gentile, Denis VerdiniPeppe Scopelliti e Nino FotiIn alto, Pino Galati

Che le cose in qualche modo le “menti illumina-te” stiano cercando di aggiustarle, senza troppimorti e feriti sul campo, lo si evince chiaramenteanche da quello che ha deciso la fantomatica com-missione nazionale di garanzia del Pd. Dovevasuccedere il finimondo a proposito del congressoprovinciale di Cosenza e a conti fatti invece, allafin fine, “Roma” se l’è cavata con la più demo-cristiana e modestamente misera delle soluzioni.La partita viene annullata e forse si ripeterà in po-chissimi dei circoli inseriti nell’elenco tra quellidove sono volate le botte, una soluzione che sul-la carta non tocca nulla circa l’esito finale.Guglielmelli è segretario provinciale dopo avercorso da solo e dopo che Cosenza è finita sulCorriere della Sera per tessere quando esagera-tamente gonfiate, quando invece negate anche conla forza alla porta. Ma se davvero c’era qualcunoche sperava in cuor suo di ottenere solo per que-sto l’annullamento dell’intero congresso provin-ciale di Cosenza questi, va detto, è rimasto ab-bondantemente deluso perché nelle ultime ore èintervenuta una mediazione romana tra i blocchia cambiare in senso positivo, calmierante, le co-se. Una sorta di missione di pace tra i due blocchi(bersaniani e dalemiani da una parte e renzianidall’altra) peraltro corroborata, sempre nelle ulti-me ore, da un sindaco di Firenze che viene datoin raffreddamento nei confronti di Letta e Epifani.Quindi, se tanto mi dà tanto, non dev’essere sta-to impossibile trovare a Roma una mediazione sulcongresso di Cosenza peraltro poi considerato uninsetto di problema al cospetto della partita na-zionale che deve giocarsi il Pd.

E così si è arrivati alla soluzione medianacon l’annullamento di alcuni circoli (ininfluen-

ti, così da far felice qualche fesso) nel mentre peròsi conferma la sostanza e cioè Guglielmelli se-gretario. Cosa rimanga poi di fatto in archivio diquesto congresso non è dato sapere se è vero co-me è vero che nessuno degli attori principali, co-sì come dei big che hanno soffiato con le tesseredietro al collo, ha gettato in piazza un argomentoconcreto che sia uno.

Se andava misurato in questa fase congressuale l’appeal del partito nei confronti della sua gen-

te va detto con largo anticipo che è meglio nonfarsi illusioni. Il calo generalizzato dei tesserati suscala nazionale è probabilmente niente rispetto aquello che si registrerebbe in Calabria se solo fos-se indipendente la partecipazione. Mai come inquesta fase il Pd ha mostrato di avere la mente ri-volta da tutt’altra parte rispetto a quelle che sonole vere e proprie emergenze conterranee. Se si faeccezione per qualche sparuto comunicato il re-sto della compagnia è costantemente impegnatonella conta e nella cooptazione di tessere e nomi-nativi da esibire, offrendo un’immagine com-plessiva assai vicina ad un quadro decadente d’in-sieme. Ma tant’è, non è notizia di queste ore pur-troppo.

Quel che risalta più che in passato è semmaiil tentativo estremo di spartizione che a mag-

gior ragione, dopo la decisione di “Roma” sul ca-so Cosenza, ritorna prepotentemente alla ribalta.E così Franco Laratta, lo sfidante contro l’asse diferro delle tessere, l’uomo che per protesta “ren-ziana” s’è persino ritirato dalla competizione, po-trebbe in realtà tentare e riuscire ad ottenere un

aggancio con Mario Oliverio. Da messaggero dipace dovrebbe fungere Mimmo Bevacqua, ami-co personale di Laratta e pure lui impegnato a fian-co dei renziani in questa fase pur rimanendo peròben stretto al fianco di Oliverio in Provincia. Poiqualche maligno c’ha pure ricamato su, ipotiz-zando che Bevacqua fosse in realtà il braccio na-scosto di Oliverio tra i renziani, la protesi, l’om-bra che ascolta e riporta in ottica di spartizione.Non si muoverebbe gratis, ovviamente, Bevacqua.Ambisce pure lui, perché no, ad un posto in con-siglio regionale e ci sta lavorando su più fronti perarrivarci dopo la fregatura della volta scorsa (ri-masto fuori a vantaggio di Maiolo per meno diduecento voti). Laratta che tende una mano tra-mite Bevacqua all’altro schieramento non smet-terebbe però di rimarcare tutta la sua rabbia con-tro le decisioni romane al fine magari, perché no,di ottenere un sacrosanto risarcimento politico.

Ci sta del resto. Forse nel suo caso ci sta più chein altri visto lo spessore e la qualità del perso-

naggio. Il riferimento, ad altre “partite” da risar-

cire che invece lo meriterebbero un po’meno, vaa Mario Pirillo che dopo aver lottato contro l’as-se cosentino s’è infine accomodato al tavolo spe-rando anche lui in un posto in consiglio regiona-le per il figlio. Non poteva rimanere fuori dallacontesa e ha scelto per il “bene della famiglia”.Gli si può dar torto?

Ormai tutto, o quasi, sembra prefigurare giocoo forza uno scenario da spartizione e se Palma

si dice convinto d’aver ricevuto mandato di por-tare la Bindi su Civati a Cosenza è solo perchéqualcuno, la presidente dell’Antimafia, l’ha mes-sa sotto pressione. L’ha fatta scegliere in fretta,ma l’ha fatta scegliere. Bindi voleva stare fuoridalle beghe di Calabria e la sua posizione rischiavapersino di fare la differenza qualitativa in pro-spettiva. Poi qualcuno l’ha tirata per la giacca an-che impropriamente e ha dovuto scegliere, giocoo forza. È l’aria conterranea che stritola logiche aambizioni. E costringe agli errori. Come quello che potrebbe commettere infineMario Oliverio in tutta questa vicenda. Il termi-nale di ogni operazione è lui, inutile nasconderlo.Negli ultimi tempi s’è scelto come amico del cuo-re Nicola Adamo, inutile star qui a specificare senel frattempo ha un pochino allontanato qualcunaltro. Chi conosce bene Adamo è persino convintoche non sia estraneo a tutte queste macchinazio-ni che dovrebbero poi concretamente portareMario Oliverio alla corsa per la presidenza dellaRegione.

Ma la domanda è questa, rivolta magari allostesso Oliverio anche in considerazione della

statura e dello spessore politico indubbiamente diassoluto rilievo di cui gode (è lui, obiettivamen-te, l’uomo forte): vale la pena arrivare a questa in-vestitura rimettendo in campo tutte le pratichespartitorie della vecchia e maleodorante politicache conosciamo? Ha senso farsi acclamare così?È proprio il caso di rispolverare una riedizione diCaposuvero, simbolo geografico dell’era Loieroal suo declino? La gente non capirebbe. O se do-vesse capire, si metterebbe strane cose in testa...

d.m.

Che non siauna Caposuvero...Che non siauna Caposuvero...

Ci sono manovre sottoil tavolo (anche fintamenterissoso) del Pd di Calabriaper trovare la quadraQuella che avevamoanticipato comespartizione. Un postoal sole, in qualchemodo, per tutti. Ma èil messaggio generale cherischia di risultare assainegativo tra la gente...

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 5La banda larga

Da sinistra: Mario Oliverio, Mario Pirillo e Mimmo BevacquaSotto, in primo piano, Franco Laratta e Nicola Adamo

Pezzi e D’Elia non ci hanno più ripensato nel sen-so che si sono guardati bene dal tornare indietrorispetto alla decisione presa ma al loro posto, nel-l’ufficio del commissario straordinario per la sa-nità in Calabria, ne è arrivato un altro ancora disub che come è noto risponde al nome di AndreaUrbani (proposto anche da Scopelliti di concertocon i ministeri della Sanità e dell’Economia). Èancora presto per stabilire con cognizione di cau-sa se l’intera operazione di governo ne ha piaz-zato uno al posto di due ai fianchi di Scopellitiperché magari Urbani vale quanto gli altri due in-sieme ma un dato è quasi certo sin da ora.Coincidenza o meno, Urbani arriva al potere del-la sanità in Calabria (insieme a Scopelliti, ovvia-mente) proprio mentre sono imminenti un paio diprovvedimenti clamorosi che riguardano le due

principali aziende provinciali della Calabria,Cosenza e Reggio.

Già piuttosto inguaiate le due Asp per vicendeche hanno a che fare con presunte infiltrazio-

ni mafiose ora potrebbero ricevere una ulterioremazzata che poi equivarrebbe al vero e propriocommissariamento amministrativo. Non è fuoridalla realtà infatti ritenere assai pro-babile che nella settimana che va adaprirsi (forse proprio nei primi gior-ni) i due direttori generali delle dueAsp più grandi e più importanti ver-ranno fatti fuori. Defenestrati. Al lo-ro posto, ovviamente, altri due com-missari o comunque due figure ingrado di mantenere la barra drittain materia amministrativa. Un prov-vedimento che sarebbe clamoroso,dirompente, che andrebbe ad infi-larsi in un clima torbido e per certiaspetti inquietante se teniamo con-to anche dei guai che le due Asp hanno con gli ac-cessi Antimafia.

Contabilmente poi basta considerare, per farsiun’idea della posta in gioco, che l’Asp di

Cosenza vale quasi un miliardo di euro all’annodi bilancio mentre quella di Reggio poco meno,circa 700 milioni. Un mare aperto dentro il qualeprobabilmente è andato annegando ogni criteriodi liceità contabile se diamo per verosimile ancheil dieci per cento di quello che via via è uscito sul-la stampa locale (e non da oggi). Consulenze le-

gali da capogiro e sempre alle stesse persone, sisospetta addirittura con assegnazione diretta (an-che se la materia è contorta e non è detto che sisia violata la legge). Appalti considerevoli (e inqualche modo sospetti) in materia di parcheggi,impianti di aria condizionata, pulizie. Forniture lepiù varie che oltre ad aver seguito un iter proce-durale quantomeno borderline hanno finito perpesare e non poco nei bilanci.

Il provvedimento di eventuale defenestrazionedei due direttori generali non ha certo nulla a

che vedere (per ora) con ini-ziative della magistratura masi andrebbe inserendo in quel-la prassi di governo attualeche vuole vederci più chiaronelle regioni che non riesco-no a fare grandi passi in ma-teria di piano di rientro. Se co-sì andranno le cose rimanepoi da capire il ruolo cheavrebbe giocato il commis-sario Scopelliti in tutto que-sto. Vale a dire, tanto per par-lar chiaro, se subirà senza col-

po ferire una decisione del genere o se non la haaddirittura concertata in origine. Si vedrà. Quelche è certo è che le indiscrezioni di stampa usci-te in modo seriale fin qui a proposito di appalti econsulenze delle due Asp non devono essere ri-sultate sufficienti per mandare a casa i due diret-tori generali. Se ciò accadrà come pare probabi-le, se cioè Scarpelli e Squillacioti verranno fattifuori, vuol dire che altri dossier stanno circolan-do sulle scrivanie più importanti in materia di sa-nità. Ben più corposi. Non resta che aspettare, for-se davvero pochi giorni.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 7

Gianfranco Scarpellidirettore dell’Asp di Cosenza

La salute vien mangiando

Salta il bancoa Cosenza e a Reggio?Salta il bancoa Cosenza e a Reggio?

Potrebbero essereimminenti, magari anchein settimana, clamorosieventi nelle aziendesanitarie provincialipiù grandi della regioneCon conseguenzeinimmaginabili

Grazia Rosanna Squillaciotidirettore dell’Asp di Reggio Calabria

AndreaUrbani

Nel comunicato diffuso dalle organizzazioni, siesprime una viva soddisfazione per la riuscita del-la manifestazione che il quattro novembre scorsoha paralizzato l’intera area urbana. Secondo le fon-ti sindacali erano circa 1500 Lsu-Lpu provenien-ti da tutta la provincia di Cosenza, che hanno pri-ma invaso la rotonda dell’ingresso autostradaledi Rende impedendo alle auto di entrare nella im-portante arteria. Si è creato un caos indescrivibi-le per tutta la giornata e si è stati costretti a chiu-dere le uscite di Cosenza e di Rende per poi chiu-dere addirittura l’intera autostrada nei due sensida Montalto fino a Rogliano. Erano molti anni chenella provincia di Cosenza non si era registratauna paralisi così generalizzata. Le conseguenzedel blocco si sono sentite a decine di chilometridall’area urbana provocando una irritazione nel-l’intera popolazione.L’Italia si è spezzata in due, essendo quasi im-possibile la circolazione mettendo chiaramente inevidenza la frattura che già esiste sotto il profiloeconomico e sociale. Il numero dei manifestantiera probabilmente molto minore, ma il disagio chesi è determinato è stato considerato sproporzio-nato e interamente ricadente sulla incolpevole po-polazione ignara di quanto stava accadendo e deimotivi della protesta. Questo è una caratteristichepeculiare di ogni manifestazione, ma nel caso spe-cifico il danno provocato è apparso francamenteeccessivo. Nei commenti raccolti per strada si re-gistravano molte lamentele, tanto per il tipo di pro-testa che per la scarsa informazione. Molti si so-no ritrovati in un ingorgo mentre cercavano di rag-giungere il posto di lavoro o partecipare alle va-rie manifestazioni per la commemorazione dei ca-duti in guerra. In molti hanno osservato che la pro-testa doveva svolgersi nei dintorni dei centri delpotere regionale per responsabilizzare i governantilocali a prendere le decisioni adeguate e limitarele ricadute negative sulla vita di tanti cittadini. Aquesto bisogna aggiungere che una protesta cosìdevastante doveva essere pubblicizzata adegua-tamente poiché nel grande ingorgo sono rimasticoinvolti bambini, malati e lavoratori di compar-ti sanitari. Solo per caso si è evitato che non si ve-rificasse qualche tragedia.La protesta è stata preceduta dai circa 150 lavo-ratori in mobilità di Catanzaro che avevano in ma-nifestato a lungo davanti alla sede dell’assessora-to regionale al Lavoro, in via Lucrezia della Valle,bloccando la circolazione stradale. Per rimuove-re il blocco intervenuta la Digos.La condizione dei precari è certamente molto de-licata e riguarda un bacino di migliaia di personeche svolgono la loro attività negli enti locali e invaria altri istituzioni. I tagli indiscriminati ai bi-lanci dei comuni ha reso impossibile il normalericambio dei dipendenti, e molti enti riescono afunzionare solo grazie la loro opera. In questa ma-niera completamente anomala si è riusciti a com-primere il costo del lavoro negli enti locali ad-dossando sulle spalle dei lavoratori la crisi conuna condizione di precarietà assoluta e retribu-zioni dimezzate.La protesta dei lavoratori nasce dal mancato pa-gamento della retribuzione, che non a caso vieneindicato come sussidio, poiché il pagamento av-viene con una assoluta erraticità e con ritardi chespesso raggiungono molti mesi. Gli ultimi com-pensi risalgono al mese di agosto, e dopo questavibrata protesta hanno avuto una generica assicu-razione che verranno corrisposte due mensilità ar-retrate. Non si ha alcuna garanzia per il pagamentodei successivi mesi, poiché bisognerà attendere

l’approvazione del bilancio. Tra un adempimen-to e l’altro se ne riparlerà dopo le festività natali-zie.La questione più spinosa riguarda però la stabi-lizzazione, poiché l’incertezza sul futuro rende an-cora più angosciante la mancata corresponsione

dei compensi per le prestazioni già effettuate.Come lamentato dai sindacati vi sono casi di pre-cariato che durano da più di quindici anni. La pre-carizzazione del lavoro ha provocato una rivolu-zione demografica nella regione, poiché il tassodi natalità è sceso ai minimi storici: il numero deinati è ormai costantemente inferiore al numerodei morti, poiché nella condizione di incertezzain cui sono costretti a vivere una parte sempre piùimportante e significative dei giovani, rifiutano dicreare delle famiglie e dei figli ai quali non po-trebbero garantire un futuro accettabile.Secondo valutazioni di molti esponenti democra-tici, il costo economico e sociale della precarietàè molto maggiore del costo occorrente per la lo-ro stabilizzazione, per cui si sta creando un fron-te sempre più ampio e variegato che chiede a granvoce una soluzione a questo annoso e angoscio-so problema.

Nel comunicato diffuso dai sindacati si legge: «Ilavoratori, supportati da Cgil, Cisl e Uil, chiedo-no un impegno alla Regione Calabria affinché sia-no pagati gli arretrati, l’ultimo sussidio erogato ri-sale al mese di agosto, e venga assicurata la co-pertura necessaria a garantire i compensi sino afine anno. I precari - che sono più di cinquemilain tutta la regione, circa 2400 solo in provincia diCosenza - si rivolgono inoltre al Governo, riven-dicando una stabilizzazione che in certi casi è at-tesa da quindici anni. Per dare forza alle loro ri-

Lotta dura senza pauraLotta dura senza paura

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 20138Caos urbano

È stato sufficiente qualchecentinaio di precariper provocare il finimondomettendo a dura provai nervi dell'intera cittàdi Cosenza. Un disagioche ha interessato un'areavastissima, con molticittadini a chiedersi seuna protesta pur legittimapuò farsi ricaderesu tutta la popolazione

chiesta, gli Lsu-Lpu sono anche pronti a presidiarela sede del Consiglio regionale in occasione del-la seduta del prossimo 12 novembre». Nello stesso comunicato viene preannunciato unincontro presso la Presidenza del Consiglio deiMinistri per mercoledì tredici.«Il tavolo romano sulla stabilizzazione degli Lsu-Lpu calabresi rappresenta un successo per i pre-cari e per il sindacato - hanno commentatoGiovanni Donato, segretario della Cgil di Cosenza,e Angelo Sposato, segretario della Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno -. I lavoratori mantengono peròlo stato di agitazione, dalla Regione infatti non so-no giunte le necessarie garanzie relative alla co-pertura finanziaria dei pagamenti sino al 31 di-cembre».Sulla vicenda sono intervenuti i consiglieri regio-nali del Partito Democratico, Demetrio NaccariCarlizzi e Mario Franchino, che ricordano di averpresentato giù a giugno scorso in una lettera alpresidente del Consiglio regionale, rammentanoche il 28 giugno 2013, assieme al gruppo del Pd,hanno depositato presso il consiglio regionale unaproposta di provvedimento amministrativo cheimpegnerebbe il Parlamento affinché discuta del-la stabilizzazione dei lavoratori Lsu-Lpu dellaCalabria.

«La soluzione della vertenza dei lavoratori Lsu-Lpu e legge 15/2008 calabresi non può essere ul-teriormente procrastinata e si deve passare ai fat-

ti, lasciando da parte i proclami. Non basta un ta-volo tecnico permanente al quale la RegioneCalabria si presenta senza soluzioni» affermano idue consiglieri Pd che precisano il senso della lo-ro proposta. Per la stabilizzazione dei precari è necessario «uncontributo di 54 milioni di euro da ripartire condecreto del ministero dell’Economia e delleFinanze previa stipula di apposita convenzionecon il ministero del Lavoro e della Previdenza so-ciale, a valere sul Fondo per l’occupazione».Inoltre essi chiedono di poter superare il bloccodelle assunzioni disposto nella legge finanziarianegli enti locali, e consentire per il solo 2013, aiComuni della Calabria che hanno vuoti in orga-nico di procedere ad assunzioni di soggetti collo-cati in attività socialmente utili, con spesa a cari-co dello Stato che dovrebbe prevedere con un ap-posito fondo annuale.

La questione dei precari sarà discussa lunedì alleore 10.30 presso la sede regionale del Pd, in unaconferenza stampa sul tema “Fuoriuscire dall’e-mergenza: stabilizzare i lavoratori socialmente uti-li e di pubblica utilità e prosciugare le aree del pre-cariato della pubblica amministrazione”. È an-nunciata la presenza dei parlamentari Enza BrunoBossio, Ferdinando Aiello e Brunello Censore, edi consiglieri regionali Carlo Guccione, AntoninoDe Gaetano e Pietro Giamborino.Insieme chiedono che il governo affronti imme-

diatamente la situazione dei precari calabresi, an-che in considerazione del grave momento di cri-si che sta attraversando la regione come è evi-denziato in tutti gli studi recenti degli istituti di ri-cerca economica. La stabilizzazione dei precarirappresenterebbe una boccata di ossigeno per laregione, e il pagamento regolare degli emolumenticonsentirebbe loro di poter dare un sostegno aiconsumi e consentire loro una programmazionedel loro futuro. La condizione di disagio sociale della Calabria èacuito dalla presenza di migliaia di altri lavorato-ri posti in mobilità per la crisi di molte aziende.Una situazione ancora più drammatica e precariadi quella degli Lsu-Lpu, poiché in questo caso l’u-nica risposta possibile è il ritorno all’attività pro-duttiva delle aziende, che appare una chimera, ola predisposizione di politiche attive per il lavoro,che la regione non è stata in grado di predisporre.La giustificazione addotta è l’assenza di fondi perl’attuazione dei progetti. La conseguenza è l’as-soluta incertezza di migliaia lavoratori (o sarebbemeglio dire ex-lavoratori) che non hanno alcunaprospettiva di riavere una occupazione.

I sindaci del Savuto sono intervenuti con una let-tera indirizzata al ministro del Lavoro e dellePolitiche sociali, al presidente della Giunta e al-l’assessore regionale al Lavoro annunciata nel cor-so dell’ultima Conferenza dei sindaci che si erasvolta nei giorno scorsi a Rogliano.«Gentilissimi onorevoli, nei giorni scorsi la si-tuazione di disagio e di difficoltà vissuta daiLavoratori del bacino degli ammortizzatori socialiin deroga e dei Lsu-Lpu residenti nel territorio delSavuto è sfociata in azioni forti di protesta e dimobilitazione con presidi ed occupazioni attuatein diversi Comuni del nostro territorio. Molti diquesti lavoratori, appartenenti complessivamen-te ad un bacino che coinvolge circa 25 mila fa-miglie calabresi, non ricevono da diversi mesi lemensilità loro spettanti e previste dai fondi lorodestinati. I lavoratori, coscienti del fatto che talifondi saranno presto destinati ad esaurirsi, oltre alsaldo di quanto loro dovuto, chiedono e rivendi-cano con forza l’attivazione di strumenti utili amettere in campo politiche attive al fine di co-struire condizioni lavorative che superino defini-tivamente le situazioni di precarietà e di disagiovissute sinora, soprattutto con il coinvolgimentodelle esperienze e professionalità che possa met-tere in campo l’Università della Calabria. Il gior-no 31 ottobre 2013, su richiesta dei lavoratori si ètenuta, presso la Sala consiliare del Comune diRogliano, una partecipatissima assemblea alla qua-le diversi di noi hanno presenziato; dopo un di-battito teso e complesso ma, allo stesso tempo, co-struttivo, si è arrivati alla consapevolezza della ne-cessità di mettere in campo tutte le forze e tutte lerisorse presenti e future per affrontare un proble-ma cosi delicato che coinvolge in modo determi-nante il futuro delle nostre comunità. Pertanto, Virivolgiamo un invito pressante, per ridare dignitàa tanti padri e madri di famiglia che ormai nonhanno la possibilità di rispondere delle proprie re-sponsabilità sia come persone che come cittadini,vista la situazione di disagio materiale estremoche vivono, di attivarVi, in tempi rapidissimi, persbloccare le risorse finanziarie necessarie a co-prire le spettanze loro dovute. In attesa di rispo-ste fattive, Vi comunichiamo che come ammini-stratori ci sentiamo coinvolti attivamente restan-do al fianco delle mobilitazioni dei lavoratori esostenendo le loro rivendicazioni presso le istitu-zioni competenti, in primis Regione e Ministero».I sindaci di Aprigliano, Belsito, Carpanzano,Cellara, Figline Vegliaturo, Grimaldi, Malito,Mangone, Marzi, Parenti, Piane Crati, Roglianoe Santo Stefano di Rogliano.

O.p.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 9Caos urbano

«C’è bisogno di affrontare il tema dell’aggiorna-mento della legislazione antimafia, che è un mo-dello per tutto il mondo, ma che va rivisitata an-che per dotarla di strumenti in grado di combat-tere il grande tema del rapporto mafia-economia».Lo ha detto la presidente della commissioneAntimafia, Rosy Bindi, intervenendo, con il pre-sidente del Senato, Pietro Grasso, alla presenta-zione del numero “Il circuito delle mafie” dellarivista di geopolitica Limes. Dalla confisca dei be-ni alla riforma della giustizia, ha aggiunto, serveuna riforma da fare «con mente libera da qualun-que condizionamento».

«Credo che la commissione antimafia debba ave-re visioni ambiziose e una capacità di lavoro» le-gata agli obiettivi, «alle emergenze, alle urgenzeche vanno affrontate e aggredite arrivando a unaqualche conclusione».«Questa non è la prima commissione Antimafia,non si parte da zero e si ha disposizione un teso-ro di conoscenze da cui non si può prescindere.Si comincia là dove è stato lasciato il lavoro. Nonc’è da riscriverlo. Non so quanto tempo avremodavanti, io auspico una legislatura che duri cin-que anni», ma “la prudenza” porta anche a «pro-grammi di medio termine. Accolgo volentieri lasfida».«La politica che non fa il suo mestiere, che non èlibera ed autorevole, è forse la prima anticameradei poteri mafiosi. Credo che debba esserci un’au-toriforma profonda della politica».

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 201310Petali al vento

«Ricorderete che sonostata eletta in CalabriaA quella regionedovremmo dedicareparticolare attenzione,perché al momento la'ndrangheta è più forte,perché la reazione dellasocietà è stata più deboleche in altre regioniPenso che questa debbaessere la priorità perla commissione Antimafia»Lo ha detto la presidentedella commissioneAntimafia, Rosy Bindi,intervenendoalla presentazionede “il circuito delle mafie”

Una Rosy tra le spineUna Rosy tra le spine

«La brillante attività condotta in questi giorni da forze dell’ordine e magistratura costituisce un se-gnale estremamente incoraggiante per il territorio reggino. Il nostro, infatti, è un contesto che ha bi-sogno di una costante e profonda azione di bonifica in grado di liberarlo dal cancro del malaffare. Uncancro che oggi condiziona pesantemente molti dei settori chiave della società».Con queste parole Ance Reggio Calabria analizza l’attuale momento che sta attraversando la città an-che alla luce della recente operazione “Araba fenice” che ha riguardato alcune società del settore del-le costruzioni.«Stiamo vivendo una fase molto delicata in cui accanto ai ben noti effetti della crisi economica si ag-giunge, per quel che riguarda la nostra realtà, un clima caratterizzato da una preoccupante ripresa del-la cosiddetta strategia della tensione. Le cronache delle ultime settimane, purtroppo, hanno fatto re-gistrare in rapida sequenza una serie di atti intimidatori ai danni di esponenti del mondo istituzionale,associazionistico e del tessuto produttivo. Gesti inquietanti che, inevitabilmente, contribuiscono a de-stabilizzare e indebolire un assetto socio-economico come quello reggino già alle prese con innume-revoli e gravi criticità. All’interno di questo scenario riteniamo sia indispensabile rinsaldare quel fron-te comune a sostegno della legalità e del rispetto della legge che in questa città può ancora avvalersidi tantissime risorse. Ogni settore della comunità è chiamato a svolgere il proprio ruolo. In tal senso,il lavoro che stanno conducendo la magistratura e le forze dell’ordine ne è una testimonianza esem-plare. Colpire in maniera netta e capillare la presenza della ‘ndrangheta all’interno del sistema eco-nomico locale, è il primo passo per realizzare la svolta indispensabile di cui Reggio Calabria ha ur-gente bisogno per il suo sviluppo civile ed economico.Il tessuto imprenditoriale di questa provincia sostiene e incoraggia questo percorso. Il settore dell’e-dilizia, in modo particolare, ha tutto l’interesse nel veder mettere in atto interventi di pulizia che pro-ducono l’effetto essenziale di sostenere l’economia regolare e gli imprenditori onesti e, con essi, ognialtra ipotesi di sviluppo. Il nostro è un comparto che per la stragrande maggioranza è composto daoperatori che svolgono ogni giorno il loro lavoro, nel più assoluto e rigoroso rispetto della legge. Ilsettore edile, storicamente, costituisce uno dei pilastri su cui l’economia reggina ha basato per lungotempo gran parte delle strategie di rilancio socio-economico e di crescita dei livelli occupazionali. Allaluce di tutto ciò, è motivo di soddisfazione l’individuazione e l’emarginazione di quelle frange mino-ritarie che operano nell’illegalità intessendo rapporti con la criminalità organizzata. Da questo puntobisogna ripartire tralasciando la pratica fin troppo facile, specie in questi casi, della generalizzazionea tutti i costi. Assegnare etichette in modo generico rappresenta, per qualsiasi settore, la via peggioreper ripristinare un quadro sociale finalmente libero da qualsiasi condizionamento mafioso. Per trop-po tempo in passato questo approccio verso i problemi della città ha finito per svilire il già comples-so tentativo di inversione di tendenza che oggi è in atto. Ance Reggio Calabria - concludono i co-struttori - intende proseguire lungo un cammino già intrapreso con grande convinzione in questi an-ni. Un cammino che vedrà i soggetti che fanno campo alla nostra associazione operare anche comegaranti della legalità, della trasparenza e del pieno rispetto delle regole».

Torna la strategia della tensioneL’allarme di Ance Reggio Calabria

Oggi come politico e come presidente delSenato sono fermamente convinto che il futu-ro delle mafie dipende dall’impegno della po-litica. Sono convinto che il futuro del Paese di-pende dalla capacità che avremo di sanare unvuoto profondo di cui la politica soffre verso icittadini, di comprensione, rappresentatività edi legittimazione etica. Questo il mio impegno,questa la mia speranza. Per parte mia non pos-so dimenticare 43 anni di vita professionalededicati alla lotta contro la mafia, alla tuteladella legalità, alla difesa dei diritti fonda-mentali dei cittadini. La lotta alla mafia nonpuò essere solo una battaglia di ideali; dob-biamo intervenire sulle condizioni di sviluppo,sulla capacità dei territori locali di attrarre in-vestimenti e risorse professionali. Alla globa-lizzazione del crimine dobbiamo opporre quel-la della legalità. È compito delle istituzioniriaffermare il ruolo e la forza della decisionepolitica, perseguendo politiche pubbliche ca-paci di operare su quelle condizioni sociali,economiche e culturali che maggiormente fa-voriscono il radicamento delle mafie.

È la togache parla

Piero Grasso, presidente Senato

MezzoeuroMezzoeuro 11

Ritorna dal 14 al 17 novembre, presso l’area fie-ristica del Parco commerciale “Le Fontane” diCatanzaro Lido, Mediterranea Food & Beverage,la Fiera del Gusto giunta quest’anno alla IV edi-zione.«Siamo partiti nel 2010 tuffandoci a capofitto inquesto nuovo progetto, forti dell’esperienza ma-turata con una manifestazione di alto livello co-me Calabria Sposi La Fiera, ma consapevoli del-le difficoltà di un settore, quello dell’enogastro-nomia, fatto spesso di piccole aziende produttriciche devono ovviare alla concorrenza di potentimultinazionali» ci racconta il direttore di OceaniaFiere, Massimo Mauro.

«Anzi, il progetto di Mediterranea Food &Beverage è nato proprio dalla volontà di dareun’occasione alle aziende di rilanciare i nostri tan-ti prodotti culinari di qualità, tra Doc, Dop e Igt;dunque, quello che abbiamo cercato di realizzarein questi anni, è dare alla gente di Calabria la pos-sibilità di trovare in un’unica location le molte ec-cellenze della propria terra, che spesso sono fuo-ri dai circuiti della grande distribuzione». Possibilità che date non solo ai calabresi, in quan-to Mediterranea F&B ha sempre rivolto una sguar-do anche all’estero, non è vero?«Sin dalla prima edizione abbiamo voluto mette-re in contatto i nostri espositori con la realtà di uncommercio più ampio; ogni anno portiamo in fie-ra e, cosa ancora più importante, direttamente nel-le aziende, decine di buyers europei, compratoriinteressati ai mercati enogastronomici che hannoavuto la possibilità di conoscere da vicino i pro-dotti e i modi di produzione».Una kermesse, la Fiera del Gusto, che vedrà anchein questo 2013 la partecipazione attiva della Cameradi Commercio di Catanzaro, partner istituzionaledella manifestazione, e della Regione Calabria, chesarà presente in fiera con un’area ad essa dedica-ta e si prodigherà nell’organizzazione di convegni,corsi e tavole rotonde istituzionali.«Di più, proporremo per il secondo anno conse-cutivo un progetto a cui teniamo molto e per ilquale siamo stati subito supportati dalla Cameradi Commercio e dall’Ufficio Scolastico regiona-le. Un’intera giornata, precisamente quella di ve-nerdì 15, sarà dedicata ad un Concorso gastrono-mico tra gli Istituti alberghieri della Regione, i cuiallievi si sfideranno nella realizzazione del piattomigliore, ovviamente a base di prodotti prove-nienti dalla nostra terra».

Amanti del buon cibo, calabresi tutti, la Fiera delGusto vi attende, dal 14 al 17 novembre, al Parcocommerciale “Le Fontane”!

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 201312Dove c’è Fiera del Gusto non c’è perdenza

Il direttore di Oceania FiereMassimo Mauroci racconta quattro annidi lavoro e successi

Ritornala Fiera Mediterranea“Food & beverage”

Ritornala Fiera Mediterranea“Food & beverage”

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 13Dove c’è Fiera del Gusto non c’è perdenza

MezzoeuroMezzoeuro14

Pino Masciari, l’imprenditore calabrese che de-nunciò gli usurai facendoli arrestare e condanna-re, rischia di dover vendere la sua casa per paga-re un vecchio debito al quale non aveva potuto fa-re fronte a causa del tasso spropositato imposto-gli. La magistratura gli ha dato ragione, attestan-do che si trattava di un debito usurario e lo Statoavrebbe dovuto farsene carico, essendo statoMasciari, dal 1997 al 2010, inserito nel program-ma di protezione per i testimoni di giustizia. Lesue denunce sono costate il carcere a diversi bossdella ‘ndrangheta. Dal 2010 è fuori dal program-ma, ma vive tuttora sotto scorta in una località se-greta. «Ancora nell’agosto scorso - dice - le autorità mihanno consigliato di rientrare in Calabria. Vivo daesiliato per aver denunciato le mafie. Le mie de-nunce hanno coinvolto mafiosi e uomini delle isti-tuzioni loro complici e ne sto pagando le conse-guenze. Ho perso tutto».

Oggi Masciari, originario di Catanzaro, trapian-tato nel Vibonese, in passato titolare di diverse im-prese di costruzioni in Italia e all’estero che da-vano lavoro a centinaia di persone, si sente tradi-to dallo Stato. Lo insegue quel vecchio debito neiconfronti di un fornitore.«Un decreto prefettizio - dichiara - e diverse sen-tenze hanno attestato che si trattava di vera e pro-pria usura, perché il debito è sei volte l’ importoiniziale. Oggi, dopo 20 anni e dopo essere diven-tato un’icona della legalità, continuo a pagare undebito usurario di cui avrebbe dovuto farsi caricolo Stato. Non so se per un disguido o per altro,questo debito - dichiara - è rimasto escluso dal-l’intervento statale. Per venti anni hanno provato

a logorarmi con il fallimento, che, come è statoaccertato da sentenze, da documenti istituzionalie dalle relazioni della Commissione parlamenta-re antimafia, è conseguenza alla ribellione controil potere mafioso. Ora sono costretto a pagare unapendenza relativa al fallimento stesso ad un tassousurario che potrebbe costringermi a vendere lacasa. Le istituzioni preposte - spiega - non inter-vengono barricandosi dietro questioni formali.Hanno vinto loro, i mafiosi - dice - non controPino Masciari ma contro chi ha confidato nella le-galità e nella giustizia dello Stato».

Quando è lo Statoa strozzareQuando è lo Statoa strozzare

Pino Masciari, l’imprenditorecalabrese che denunciògli usurai facendoli arrestaree condannare, rischiadi dover vendere la sua casaper pagare un vecchiodebito al quale non avevapotuto fare fronte a causadel tasso spropositatoimpostogli. Lo Stato avrebbedovuto farsene carico

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 15“Cravatte” istituzionali

In una antica incisionealcuni frati rifiutano le offerte degli usurai

La deputata M5S Dalila Nesci ha illustratoun’interpellanza parlamentare urgente controi crimini delle banche, con richiesta al gover-no di revocare l’autorizzazione all’attività incaso di reati penali e garantire l’immediato ri-sarcimento dei clienti. La parlamentare Cinque Stelle ha contestatola risposta all’interpellanza fornita dal gover-no, per il quale i controlli sulle banche fun-zionano, grazie all’autonomia di Banca d’Italia.Secondo Nesci, invece, con l’ultima versione«l’esecutivo non tiene conto delle tante perso-ne truffate, usurate e costrette a subire abusidalle banche», lasciando «aperto il libro bian-co delle vittime, che da oggi hanno più cer-tezza che lo Stato è forte con i deboli ed è de-bole con i forti».

Durissima Nesci, che al sottosegretario allaSalute Paolo Fadda (Pd), stranamente delega-to a rispondere, ha obiettato che il governo«non considera a modo l’impunità di chi harubato denaro sfruttando commissioni banca-rie equivoche, tassi da usura ben nascosti, gio-chi sulla data delle valute e altri raggiri d’altascuola».

Per la deputata M5S la vigilanza sulle bancheè da rivedere, a partire dalla Banca d’Italia, «lecui quote sono prevalentemente di banche eassicurazioni private». Sul punto, Fadda nonha trovato argomenti per ribattere. Nesci hachiesto inoltre una commissione parlamenta-re d’inchiesta sui crimini delle banche e riba-dito «l’urgenza di bloccare quelle che truffinoi clienti e la necessità di avere un meccanismodi risarcimento rapido», assicurando che ilMovimento Cinque Stelle proseguirà «la bat-taglia, perché l’Italia non può crescere, se ilgoverno non vuole intervenire a tutela del ri-sparmio privato».

Denuncia di Dalila Nesci

di Francesco Molinari*

Ancora una volta l’attuale classe politica al go-verno della Calabria si distingue per la sua arro-ganza oltre che per la sua inettitudine; ancora unavolta la Piana di Gioia Tauro ed i suoi abitanti ven-gono venduti per togliere le castagne dal fuocodell’inefficienza amministrativa di una Regioneequamente divisa tra favoritismi personali e bie-co clientelismo.Il costante stupro del nostro ambiente, del territo-rio in cui noi calabresi viviamo, non conosce ver-gogna in Calabria, dove la gestione dei rifiuti, percirca 15 anni, è stata affidata a dei commissari dinomina governativa, ed ha puntato in modo falli-mentare sulla realizzazione di discariche (nean-che a norma) anziché promuovere una raccoltadifferenziata finalizzata al riutilizzo e riciclo deirifiuti.

Proprio recentemente, non paga di talefallimento, la Regione Calabria, ha disposto nel

maggio di quest’anno, con ordinanza, che le di-scariche pubbliche e private potessero essere au-torizzate a ricevere la quantità eccedente i limitinominali autorizzati alla lavorazione presso gliimpianti di Trattamento meccanico biologico(Tmb) regionali dei rifiuti urbani indifferenziatiprodotti nel territorio della regionale, senza il pre-ventivo trattamento previsto dalla normativa in-terna e comunitaria, implicando il conferimentodei rifiuti “tal quale” (cioè in modo indifferenzia-to) in discarica. Ma non sono paghi di tale scem-pio, i responsabili del settore regionale, la genia-le banda di scavatori di fosse dove seppellire ri-fiuti e, insieme, la salute dei calabresi: rimango-no fuori dal loro misero quanto casareccio piano- vogliamo esagerare... - di rifiuti ben 800 tonnel-late di indifferenziata, non assorbibili dalle disca-riche ormai sature. Nelle more della preparazio-ne di altre discariche - mediante le quali conti-nuare a distruggere il territorio calabrese - quale

migliore posto della Piana per continuare a deva-stare un luogo ormai allo stremo ambientale?

In una logica morbidamente intimidatoria,i sindaci di Gioia Tauro, San Ferdinando e

Rosarno sono stati convenuti per essere messi aconoscenza che la Regione vuole allestire (pro-babilmente in qualche capannone della zona in-dustriale di San Ferdinando, dove vige la libertàdi stabilimento per gli impianti di pirolisi) un’a-rea dove organizzare la preparazione (medianteincellofanamento sicuro: sic!) di balle (come quel-le che raccontano da anni ai calabresi questi per-sonaggi) da trasferire in una banchina nel porto diGioia Tauro da dove imbarcarle per chissà qualidestinazioni di fantasia (a spese dei contribuenticalabresi).

La cosa grave è che tutto ciò è avvenuto fuorida ogni formale procedura, solo per mettere di

fronte al fatto compiuto gli esponenti di quelle co-munità calabresi che saranno interessate da que-st’ultimo scippo di democrazia; una condotta giu-stificata, d’altronde, per il Pdl, per il quale i cala-bresi sono antropologicamente inquinati dalla‘ndrangheta e, quindi, possono essere trattati se-condo questa logica. Una visione razzista dei ca-

labresi verso altri calabresi, non diversa da quel-la che ci vede come poveri selvaggi da amman-nire con le collanine e la chincagliera varia dellosviluppo e dell’occupazione millantata.

È questo il futuro di sviluppo ed occupazione chevuole costruire per la Piana il Consiglio regiona-le della Calabria con il ddl N.894, presentato il 27giugno, diretto ad istituire una Zona economicaspeciale (Zes) nel distretto logistico-industrialedella Piana di Gioia Tauro?Eppure all’art. 3, comma 3 del medesimo disegnodi legge viene espressamente detto che «all’in-terno della Zes non possono essere comunque con-sentiti insediamenti o unità produttive o di tra-sformazione delle merci il cui ciclo di lavorazio-ne sia in contrasto con le disposizioni vigenti inmateria di tutela ambientale o di salvaguardia delterritorio».Ma si sa che le leggi, per la classe politica cala-brese - e non solo, vero ministro Orlando? - sonocarta straccia e d’altronde i calabresi sono antro-pologicamente inquinati dalla ‘ndrangheta e me-ritano, dunque, di essere trattati come gli ultimimanovali della criminalità politico-mafiosa.

Questo Movimento offrirà il più largo appoggioa tutti i calabresi che si sono stancati di essere

trattati come complici e che hanno deciso di nonsottostare servilmente ai voleri ignobili di questaclasse politica.Siccome non è mai troppo tardi, invitiamo tutti isindaci delle comunità interessate a indire una ma-nifestazione per ribellarsi alla progettazione diquest’ennesimo sopruso e a non dimenticare glialtri ignobili progetti - come il rigassificatore disan Ferdinando - che i razzisti di Calabria con iloro complici nordici vogliono portare a terminenella Piana: il M5S, al pari di tutti gli altri cittadi-ni, parteciperà.

* Movimento 5 Stelle

Cumuli di ‘ndranghetaCumuli di ‘ndrangheta

Rifiuti nella Pianadi Gioia Tauro.Molinari (M5S):«Ormai siamo oltrel’inefficienza politica: siamoal razzismo nei confrontidei cittadini calabresi»

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 201316Il sacchetto è cosa nostra

L’Italia sta diventando un Paese dove si attendela tragedia e poi si interviene perché, evidente-mente, a qualcuno conviene lavorare in emergenza.E la Calabria, purtroppo, non è da meno: il portodi Corigliano che doveva essere la porta d’acces-so verso l’Oriente rappresenta l’esempio più con-creto e tangibile. Si è dovuto aspettare, infatti, chel’ennesima imbarcazione attraccata in banchinaaffondasse per far salire a galla le innumerevolicarenze della struttura, immagine e testimonian-zadelle promesse non mantenute da parte delleistituzioni competenti.

La struttura di Corigliano vive uno stato di eterno abbandono. Una struttura che per dimensioni

e posizionamento dovrebbe portare solo degli uti-li e invece offre esclusivamente perdite, disagi emalfunzionamenti. In lista d’attesa ci sono pro-getti di rilancio sia commerciale che turistico - chisi ricorda delle “autostrade del mare”? ovvero icollegamenti con la Sicilia - o i tanti annunciatitraghetti da crociera di cui nessuno ha più notizia.Tutte idee di rilancio che però restano attraccatea un molo che cade a pezzi e vengono portate viadal vento come le parole dei vari politicanti.Ma come si può pensare di pianificareprogetti disviluppo se al porto di Corigliano mancano i ser-vizi essenziali utili allo svolgimento delle attivitàdi base? L’esempio più clamoroso sono proprio inumerosi locali vuoti presenti all’interno del por-

to predisposti da tempo ad ospitare il distacca-mento dei vigili del fuoco che però tarda ad arri-vare. Ci piacerebbe anche sapere il perché. ?

Anche per Francesco Sapia, capogruppoconsiliare M5S di Corigliano Calabro «lo scalo diCorigliano è abbandonatoa se stesso invece di es-sere nodo di scambio integrato nel sistema por-tuale del Mediterraneo, dove accessibilità e con-nessione costituiscono una condizione di base perintraprendere innovativi processi di sviluppo lo-cale. Bisognerebbe utilizzare il Porto come luogodi commercio (mercato portuale), di svago (ma-nifestazioni di massa) e approdo culturale (museodel Mare), per poi integrarlo nel tempo in un pro-getto più ampio che comprenda altre località ma-

rittime collegate da una ‘Metropolitana del ma-re’, come già avviene sulle coste turistiche di tut-to il mondo».

Ad oggi sono troppe le carenzestrutturali e quelche è peggio troppo alto è il disinteressamento del-le istituzioni che non fanno altro che piangersi ad-dosso. Non è la prima volta infatti che all’internodel porto di Corigliano accadono fatti simili a quel-lo di due giorni fa. E quel che è peggio è che mol-to probabilmente non saranno gli ultimi. ? Solodavanti a episodi come questi ilsindaco e le im-prese portuali si riuniscono per fare il punto del-la situazione. Peccato per ò che questo non è cheun copione gi à visto. Ci auguriamo per ò che que-sta volta le istituzioni coinvolte prendano coscienzadella gravità della situazione e intervengano unavolta per tutte per cambiare il finale di questa sto-ria già sentita. Non sta a noi sottolineare l’impor-tanza strategica del porto di Corigliano. Anoi pre-me rimarcare con forza che non accettiamo piùennesimi rinvii. La rinascita della Calabria devepartire dai suoi punti di forza e lo scalo diCorigliano deve essere uno di questi.

Sebastiano Barbanti - M5Scittadino eletto alla Camera

Francesco Sapia, capogruppoconsiliare M5SCorigliano Calabro

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 17

Si è dovuto aspettare chel’ennesima imbarcazioneattraccata in banchinaaffondasse per faresalire a gallale innumerevoli carenzedel porto di Corigliano

Solo la tragediava in portoSolo la tragediava in porto

Intanto economia e turismo ci rimettono

Il Movimento 5 Stelle Reggio Calabria apprendecon piacere che il segretario generale del mini-stero dei Beni e delle Attività culturali architettoAntonia Recchia, mediante una comunicazioneufficiale indirizzata al direttore regionale per i Beniculturali e paesaggistici della Calabria FrancescoProsperetti, ha richiesto la sospensione immedia-ta della gara bandita in relazione ai lavori di am-pliamento del Museo di Reggio Calabria che an-davano ad incidere pesantemente sul tessuto ur-bano e sull’aspetto paesaggistico con la messa arischio dell’assetto idrogeologico, dei beni ar-cheologici e delle attività commerciali incidentisull’area di piazza De Nava.

Dalla missiva si evince che fra l’architetto AntoniaRecchia e il dottor Francesco Prosperetti era in at-to un carteggio, o comunque un fitto dialogo conil quale la prima manifestava le sue preoccupa-zioni per l’efficacia del progetto e per il suo im-patto negativo sulla città di Reggio Calabria e sul-l’intera regione, mentre il secondo invece miravaa tranquillizzare palesando una «situazione ora-mai normalizzata», riferendosi ovviamente allenumerose proteste provenienti dal M5S e dalle as-sociazioni culturali cittadine. Sempre dalla missi-va emerge che le criticità dell’intervento eranoben note e anzitempo più volte manifestate al dot-tor Prosperetti, da molto tempo prima che giun-gesse la missiva del governatore Scopelliti indi-rizzata ai ministri Bray e Trigilia.

Istanze quindi che non possono che essere venu-te dal territorio, visto che il nostro governatore so-lo da poco si è interessato della vicenda. Dato che,come afferma il governatore, «le istituzioni han-no peso quando esercitano le loro funzioni» cichiediamo perché le amministrazioni “scopelli-tiane” non abbiano esercitato le loro funzioni in

passato ed hanno anzi sospinto il dottor Prosperettie il suo folle progetto di ampliamento. Come alsolito il governatore Scopelliti recepisce le istan-ze dei cittadini, solo in ottica di perdita di con-senso.Inoltre, dimostrandosi ancora una volta incuran-te della volontà dei reggini definisce «urla e ma-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 201318Pericolo scampato

Le ruspetornano indietroLe ruspetornano indietro

Il segretario generale del ministero dei Benie delle Attività culturali Recchia, ha richiestola sospensione immediata della gara bandita in relazioneai lavori di ampliamento del Museo di Reggio Calabria

Cenere e carbone suipiccoli operatori culturaliL’incendio doloso del Museo dello Strumento musicale non è un incendio

“qualsiasi” perché colpisce l’anima della città; i suoi luoghi di cultura edaggregazione. È successo con il centro sociale “Cartella”, poi con la Chiesa ortodossa diSbarre, adesso con un’altra struttura che in piccolo “era”, purtroppo, un pa-trimonio collettivo di cruciale importanza. A Reggio sono i “piccoli” operatori culturali che tengono in vita, con un la-voro meticoloso e costante, quel poco di socialità “intelligente” che è or-mai divenuta merce rara.La struttura del dottor Demetrio Spagna ormai da oltre un decennio ci ave-va abituati ad iniziative di ogni genere a favore dell’incremento e dello svi-luppo della cultura musicale.Condividiamo lo sdegno e la rabbia della società civile ma in qualità diMovimento 5 Stelle di Reggio Calabria, abbiamo avvertito immediatamentel’esigenza di intervenire a più livelli oltre che sul piano umano e sociale. Abbiamo avuto notizia dai nostri deputati che vi sarà un’iniziativa parla-mentare in aula per chiedere interventi sulla questione per porre fine all’i-solamento cui spesso sono costrette queste realtà. Convinti che la risposta migliore al crimine ed alle mafie sia il sostegno fat-tivo ad ogni fermento culturale che è portatore sano di civiltà, democraziae libertà, oggi come non mai prendiamo una posizione netta e decisa ac-canto a chi subisce ma anche nei confronti di quelle Istituzioni che per an-ni hanno lasciato Reggio nel buio; in quella condizione naturale in cui ope-ra la malavita. Abbiamo il dovere di accendere la luce e di agire in modo determinante edefficace contro chi sta affossando questa città ma non ancora la nostra co-scienza e la nostra volontà di reagire.

gruppo Stampa e Comunicazione Movimento 5 Stelle Reggio Calabria

Ferite al cuore

Strumenti del Museo incendiatoaccatastati all’esterno

L’interno del Museoprima dell’incendio

Un momento dell-assemblea cittadinadi solidarietà al Museo

nifestazioni di piazza» dagli esiti sterili, le stesseistanze dei cittadini che hanno portato l’architet-to Antonia Recchia a chiedere al dottor Prosperettidi sospendere il bando e a lui stesso a rendersi por-tavoce delle stesse istanze.Se non ci fossero state quelle «urla e manifesta-zioni di piazza» che sono state tutt’altro che urla-

te, ma che si sono civilmente e pacificamente svol-te e che hanno visto anche l’intervento in primapersona del parlamentare M5S Federica Dieni eche sono culminate in una petizione popolare chein pochissimi giorni ha raccolto le firme necessa-rie e se non ci fosse stato il grido, questa volta sìgrido, di allarme delle associazioni di cittadini,

oggi ci sarebbero le ruspe a piazza De Nava asventrare uno dei pochi gioielli di questa città.Il governatore Scopelliti sia più rispettoso verso icittadini di Reggio Calabria.

Movimento 5 stelleReggio Calabria

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 19Pericolo scampato

Il Museo Nazionaledi Reggio Calabria

Il Movimento 5 stelle di Reggiosdegnato dopo l’incendioal Museo dello Strumento musicale

La musica è finitaDovrebbe essere la cultura a muovere i popoli e stimolare i giovani a de-siderare un mondo migliore e, purtroppo, è proprio la cultura che vienecolpita e mortificata nella città di Reggio Calabria. “Il Museo dello Strumento Musicale” frutto della passione di un medicoreggino Demetrio Spagna, luogo di incontri musicali, di riflessioni cultu-rali, di aggregazione per appassionati di buona musica e soprattutto sededove fino a qualche ora fa erano conservati ed esposti oltre ottocento stru-menti provenienti da ogni parte del mondo ed una biblioteca, è stato datoalle fiamme. Incendio doloso che non può non indignare! Un vile gesto perpetrato aidanni di chi cerca di far emergere i lati positivi della propria città, di chicerca di creare spazi propositivi per una comunità che vuole solo il meglioper la propria terra e per le giovani generazioni.Confidiamo, pertanto, nel lavoro degli inquirenti affinché vengano affida-ti alla giustizia i colpevoli e siamo sinceramente solidali al Dottor Spagnaed all’associazione “Museo dello Strumento Musicale”.

Teresa Librisocio fondatore associazione Risveglio ideale

Cultura in fumo

di Giuseppe Aprile

Un Museo nazionale della civiltà contadina, co-me strumento di recupero della memoria storicadel progresso e della civiltà dell’uomo e comechiave di lettura di un mondo, dove trovare ri-sposte certe rispetto alla drammatica crisi occu-pazionale di oggi che ha impoverito l’economiae disumanizzato l’uomo, costituirebbe una svol-ta storico-culturale di notevole importanza.Il nostro pensare al mondo rurale e alla nostra cam-pagna, dove viveva gente che traeva dal propriolavoro e dalle proprie tradizioni ogni bene e ognimezzo per tirare avanti la vita, ci pone oggi il do-vere di proporre uno strumento di notevole rile-vanza che riguarda le iniziative per scoraggiarel’abbandono ulteriore delle campagne e una nuo-va valorizzazione della terra e dei suoi misteri, sucui s’è fondata gran parte della civiltà non solodel nostro Paese, ma con carattere sicuramentemondiale.

È uno sforzo che ci sentiamo di fare in quanto svi-luppa le nostre proposte che tendono, immanca-bilmente, a valorizzare tutto quanto costituisce ric-chezza e creatività umana come via certa per l’u-nico nostro futuro possibile.Più volte, oseremmo dire sempre, abbiamo spre-muto le nostre meningi per riflettere sulle crisieconomiche e sociali che di tanto in tanto, ma oraforse in modo sin troppo organico, colpiscono lesocietà in maniera drammatica. Quali più e qualimeno, ma sicuramente tutte. E, nel quadro dei no-stri riferimenti mentali e intellettivi, oggi siamo aproporre una iniziativa, che riteniamo decisamenteindispensabile, per rilanciare il valore della terrae per ricordare che non esiste civiltà superiore epiù vera rispetto a quella del mondo agricolo. E’stata nella terra del contadino che è nata e si è svi-luppata ogni forma di civiltà, la quale non ha sfi-dato solo i secoli, ma tutto il percorso che ha ca-ratterizzato la storia dell’uomo e della società dicui è stato ed è protagonista unico e totale.

Che vuol direun Museo nazionale della Civiltà contadina? Sappiamo, intanto, che ne esistono a livello loca-le o regionale e conosciamo iniziative in regionie in zone caratteristiche dove la passione per ilmondo rurale ha maggiormente coinvolto le po-polazioni. Conosciamo tante validissime iniziati-ve per protrarre nel tempo la storia umana dellanostra gente. Ma abbiamo la pretesa di indicareuna novità che riteniamo di estrema importanza.Nel passato, ferme restando le eccezioni, almenonel campo degli studi, abbiamo dominante l’deache la civiltà contadina e delle tradizioni popola-ri sia stata solamente una questione che abbia ri-guardato singolarmente la tradizione di un am-biente locale. Tutte le iniziative, quindi, sono im-prontate a riproporre e a rivisitare una memoriastorica di squisito rilievo locale. E invece va det-to che proprio le tradizioni popolari, anche se han-no la caratterizzazione di usi e costumi sostan-zialmente maturati in territori specifici, in man-canza di quelli che oggi sono i mezzi che rendo-no di più largo valore le attività umane, hanno ca-rattere nazionale. Un passato delle regioni pada-ne o emiliane ha quasi una specie di corrispettivo

in quelle meridionali, in Calabria, in Sicilia, Puglia,Basilicata, Campania, perché sempre si tratta delbisogno dell’uomo di procurasi da vivere. Questobisogno è sempre la ragione di fondo su cui si co-struisce ogni forma di attività creativa. Ed è di que-sto che intendiamo parlare. Cosa era il mondo neifatti, nella volontà e nel lavoro di coloro che so-no stati e saranno sempre i protagonisti della vitavera, senza aggettivi: i contadini, la gente dei cam-pi. Costoro vivevano al naturale, si potrebbe diresenza forzature o alchimie letterarie. Una voltanon c’erano i medici a disposizione, le medicineprodotte nelle fabbriche, strumenti di guarigionecontrollate dal Ministero della Sanità, metodi gua-ritori con terapie studiate nelle università da per-sone che avevano passato anni ed anni nelle auleuniversitarie e poi messe a disposizione della so-cietà dal potere pubblico. Una volta esistevano leerbe medicinali, per fortuna oggi più che mai ri-

tornate a nuova vita, i metodi conosciuti per espe-rienza degli avi per guarire dal mal di denti, dipancia, di stomaco, di ossa, di reni, di febbre, diferite varie.

Una volta, anticamente cioè, quelli che oggi sonoi pronto-soccorso ospedalieri, certe operazio-

ni con anestesia parziale o totale, non avevano asi-lo. Tutto si verificava a furia di sopportazioni cheoggi sarebbero insopportabili, e ci si curava conerbe e metodi medicinali ricavabili dalla natura edall’esperienza. Il mal di denti, ad esempio, si cu-rava con una spremuta di limone o uno sciacquodi aceto; un dolore di pancia con un sorso di bro-do, magari ricavato da una certa combinazione traacqua ed erbe aromatiche. Quando si avevano dif-ficoltà di digestione, era pronta una combinazio-ne tra erbe ed olio che facilitava la soluzione delproblema. Vogliamo dire che, anche nelle cam-pagne lontane dai centri abitati e senza universitàe senza medici laureati, ovunque ci fossero ag-glomerati urbani in attività vitale, la natura ci pen-sava alla vita di ognuno ed ai rimedi necessari persuperare le difficoltà e andare avanti. E si man-giava quel che si produceva. Non c’erano le at-tuali ricette per la cucina. Le ricette erano il pro-dotto naturale. E tutto si risolveva in maniera sem-plice e genuina. Il carro dei buoi e il carrozzinoper il trasporto, gli asini, i cavalli i buoi per la treb-biatura nell’aia, il cavallo per trainare la ruota delmulino, o del frantoio; la stalla per la custodia de-gli animali da trasporto; il fienile per conservarela biada di cavalli e somari; la ghianda, il grano-

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 201320Per recuperare la memoria storica

Ma ricominciamo dalla terraMa ricominciamo dalla terra

Con un Museo nazionaledella Civiltà contadinaper trovare rispostecerte rispetto a un Paeseaffogato dalla crisioccupazionale

turco per la farina e dar da mangiare ai polli, lazucca, di vario tipo, per sfamare i maiali; le balledi paglia per le mucche, l’erba dei campi e di col-lina utile agli animali da gregge. Il resto, sulla ter-ra piana, ma anche su terra da strappare alle pie-tre, era ricavabile dall’uso della zappa, del picco-ne, della pala, della falce, del tridente, dell’aratrotirato da buoi e cavalli, dalle braccia dell’uomo,dalle mani delle donne di casa e di campagna. Tutto si otteneva attraverso la sapiente conoscen-za derivata dalla tradizione; conoscenza di fattomaturata nella vita dei campi. Perfino le stessestrade venivano ricavate da terra battuta, mai dabitume o cemento. Magari da selciati che si face-vano a mano. Tanto per dire le poche cose al so-lo scopo di ricordare, senza meraviglia alcuna, chele grandi attività produttive, e di vitale importan-za per la gente contadina, erano ricavate da lavo-ro manuale, tradizionale dei contadini con i mez-zi che si creavano e che usavano con grande espe-rienza e maestria.Nella civiltà contadina tutto si faceva e tutto

si imparava per tradizione, da famiglia a fa-miglia, da padre in figlio. Riteniamo importantis-simo ricordare quei valori non per mero passa-tempo, per pseudo cultura episodica o, peggio an-cora, per arida proposizione di cose del passato,non più utili e non più utilizzabili.

Parlando un linguaggio assai chiaro, da uomini vissuti, il mondo non può e non deve dimenti-

care. E quello che stiamo maggiormente impa-rando in questi giorni è che possiamo non perderci

nelle difficoltà di produrre, guadagnare una vitaleale, civile, davvero bella a viversi. I contadini,nonostante le notevoli difficoltà, vivevano bene.I sacrifici che facevano era ripagati da una vita dimassacrante lavoro ma di eguale serena quoti-dianità; non si soffriva senza ragione. Non c’eraragione che non veniva seguita dal ricavato, nonsi disperdeva il lavoro, non si perdeva tempo. Anzi,il tempo perso non era nel vocabolario della vitadi tutti i giorni; non era del contadino, il cui oro-logio era la vita.

Per questo, proprio in questa fase della societàdi questo nostro Stato, dove si sta disperdendo

il senso del consumo giusto e qualificato dei be-ni per vivere, di difficoltà a capire come e perchèsi produce, si ritiene giusto guardare alla vera so-cietà che ha sfidato i secoli a favore dell’uomo cheha sempre saputo rinascere, ricostruirsi una vita,rapportarsi con la natura. Lo studio, quindi, dellavita vera, quella campestre, rurale della gente deicampi merita tutto il nostro rispetto e la nostra at-tenzione sicuri che essa può darci molto, e ci pos-sa aiutare a trovare un’alternativa all’aridità del-la società attuale, fortemente disumanizzata.

Ecco perché, e non lo riteniamo un paradossoné uno sterile ritorno al passato, nell’epoca in

cui domina internet e la globalizzazione che staricacciando i popoli di tutto il mondo in una con-dizione di miseria già vista molti secoli fa, primache il progresso, quello vero, a misura d’uomoavesse il sopravvento, proponiamo la rivisitazio-

ne e valorizzazione della cultura e della civiltàcontadina perché venga studiata, meglio capita,meglio intesa come guida autentica per la nostravita che ci concentra, come uomini, a impostarele nostre azioni e a risolvere i problemi, senza pen-sare che il giusto sia fuori da noi. Guardando innoi, nella nostra vita da persone dedite al lavoro,possiamo trovare forza e metodi per rinascere eper aprire una via libera dagli ostacoli che quoti-dianamente la rendono irta e buia.

Il Museoche sto proponendo non si formain un fabbricato solamente, per quanto antico egrande possa essere. Il fabbricato antico è stu-pendo, assai adeguato. Ma penso ad un ambienteche tocchi gli interessi di tutta la nostra terra diCalabria, che si estenda in un grande appezza-mento caratteristico di queste meravigliose, pa-noramiche e centrali rispetto a tanta storia cala-brese -penso, per esempio, all’antica Locri con lezone e le colline a Janchina, Marasà, Petti,Rombolella, Condojanni, Castello Uria; aPortigliola, Centocamere, Abbadessa, Castellane,Bruzzano Zeffirio, fiume la Verde di Samo e lemontagne soprastanti che in fatto di antiche tra-dizione di mondo rurale non sono seconde aa al-cuno. E tutta la zona da bonificare con i centri abi-tati di Mammola, Caulonia,Platì. Molochio. S. Luca. È solo una delle zoneche più si presterebbero ad una itinerari di anti-chità contadine dove si potrebbe individuare il ter-ritorio per far nascere, appunto, questa testimo-nianza del mondo contadino con tutte le sue tra-dizioni, il suo mondo ricco e di sicuro impatto col-turale con il mondo d’oggi che non può vivereguardando al domani e dimenticando il suo glo-rioso passato.

Un Museo di questo genere, che richiederebbemuri a terre aperte, villaggi e strutture turisti-

che, consentirebbe una testimonianze di presen-za di ogni tipo di attività e vita contadina e paese,su cui anticamente si reggeva tutta una vita chefondava sul sapere reale, sulle conoscenze tradi-zionali, su storia e passaggi di vita ad ampio re-gime di etnia e valori popolari. Va detto che nonsolo non è abbondantemente conosciuto il mon-do antico delle nostre campagne, ma col passaredel tempo la gente dimenticherà ed ai giovani sipresenterà, come si sta presentando, un mondo dicomputer, di radio e televisione dove il vecchiomondo e la vecchia gente, la nostra scuola di tra-dizioni e di vita rurale, non avrebbero alcuna fun-zione. E, noi, che non disprezziamo nulla della vi-ta moderna, ma che vogliamo collocata un unacornice che dal mondo antico prenda ragione diesistenza e di vita, auspichiamo come testimo-nianza di valorizzazione e offrire alla future ge-nerazioni come esempio e prova di vita, autenti-co insegnamento per costruire il nuovo sulle or-me del vecchio e dell’antico.Altro che la politica di oggi, affidata a politicantisenza radici, tesi solo a ricavi economici e di po-tere, soprattutto affidandosi e affidando le sorti to-tali, al potere della criminalità e della legge sen-za costrutto e senza finalità etiche, al posto dellagiustizia e dei diritti. È tutto il contrario di quellesciagurate concezioni politico-mafiose, che pro-prio l’altro giorno hanno distrutto una vita lungatrenta anni, che il mio amico Demetrio Spagna,da dedicato per valorizzare, far restare vivo il mon-do musicale delle tradizioni popolari di questopaese. Un ambiente di enorme valore socio cul-turale e storico, della vita della nostra gente mi-gliore, bruciati dalle fiamme provocate da manocriminale e politica legata al potere distruttivo dichi ama la guerra e costringe alla miseria ed allapovertà.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 21Per recuperare la memoria storica

I tini di San Martino hanno aperto i rubinetti (è ilcaso di dirlo!) a Cosenza e Castrovillari. Aperitivoinaugurale della kermesse di enogastronomia de-dicata ai vini novello del Meridione, ideata daTommaso Caporale, giovedì 7 in un locale del cen-tro città e venerdì 8 la cerimonia di inaugurazio-ne del 7° Salone del Vino novello a Castrovillari(Cosenza) all’interno del centro commerciale LeVigne.Esposizione e degustazione gratuita per 20 canti-ne di Calabria, Puglia, Basilicata, Campania eSicilia, produttrici di vino novello, imperterriterealtà vitivinicole che, nonostante il trend nazio-nale e meridionale in deciso calo, puntano anco-ra sul primo prodotto dell’ultima vendemmia: perla Calabria, Spadafora, Statti, Lento, Ippolito1845,Enotria, Zito, De Luca, Criserà, Tramontana eMalaspina; per la Puglia, Coppi e Torre Quarto;per la Basilicata, Cervino; per la Campania, Astronie Solopaca; per la Sicilia, Nicosia, Duca diSalaparuta, Rapitalà, Ruggeri e Paone.L’apertura del Salone, organizzato grazie alla col-laborazione dell’associazione Città Futura diAltomonte (Cosenza) e il network 20 di..vini, èstata preceduta dal brindisi inaugurale tra gli or-ganizzatori e la direzione del centro, nella perso-na del Dott. Innocenzo Russo, con il vino novel-lo detentore del titolo “miglior novello del meri-dione 2012”, quello della Cervino Vini diRoccanova (Potenza).Quest’anno il concorso si terrà durante l’ultimagiornata del Salone, domenica 10 novembre alleore 17, quando la giuria nominata dall’organiz-zazione, composta dai sommelier Fisar VincenzoPingitore e Ais Mario Ferraro, oltre che dal rap-presentante del mondo della ristorazione, GaetanoAlia, decreterà i migliori vini novello del meri-dione.I premi ai rappresentanti delle cantine risultatevincitrici saranno consegnati alla presenza delPresidente dell’associazione “Città futura”,Francesco Capano, il sindaco di Castrovillari,Mimmo Lo Polito, l’assessore comunaleall’Ambiente, Angelo Loiacono e il presidente delParco nazionale del Pollino, Mimmo Pappaterra.Infine sarà assegnato anche il premio al novellopiù apprezzato dal pubblico, che durante questigiorni, tramite la compilazione di un tagliando,potrà assegnare i voti ai 3 migliori vini.Nella settimana di San Martino i novelli premia-ti saranno degustati in abbinamento a piatti tipicie non, nei ristoranti partner della rassegna.Il 17 novembre sarà la volta di un altro centro com-merciale, “I Portali” a Corigliano Calabro per lapasserella degustativa dei vini novello del Sud.

Tommaso CaporaleUfficio Stampa e organizzativo

"I tini di San Martino"Mob. 393.6287001 - [email protected] savu-

[email protected]

MezzoeuroMezzoeuroSabato 9 Novembre 201322Domenica 10 si sceglie il migliore

Inaugurato il 7° salonedel vino novellodel Meridione. Ventile cantine partecipanti

Il Sud punta ancorasul NovelloIl Sud punta ancorasul Novello

Il brindisi di apertura:Caporale, Qose e Russo

di Giovanni Perri

L’attuazione dei principi attivi e della metodolo-gie contemplate dalla normativa Cee riguardantele misure agro-ambientali e la lotta integrata inagricoltura, è ormai un fatto acquisito da tutti gliagricoltori che intendono ottenere prodotti di qua-lità e senza residui di sostanze chimiche.

Ormai tutti i produttori e consumatori di derrateagricole avvertono la necessità che siano attuate

e portate avanti le nuove misure di orientamentodell’Unione europea che assegna all’agricolturanon più il ruolo di privilegiare la funzione pro-duttiva per ottenere derrate, ma anche quella im-portantissima di. regolatrice degli ecosistemi e de-gli agro-ecosistemi, anche perché l’attività agri-cola a seconda del tipo di pratiche agronomicheimpiegate, può agire come fattore depauperante,come elemento rigeneratore della fertilità dei suo-li, salvaguardia del territorio e dell’ambiente.

Tra i metodi di lotta integrata c’è quello riguar-dante il “funzionamento delle trappole e dei fero-moni”, ai fini della riduzione delle sostanze chi-miche per l’ottenimento della produzione vege-tale agraria di “qualità”, che consentono l’impie-go razionale dei trattamenti fito-sanitari e antipa-rassitari.

Questi metodi, che si basano sul concetto di “mo-nitoraggio, cattura e controllo” degli insetti dan-nosi alle colture, costituiscono aspetti importantidei sistemi produttivi dell’agricoltura “moderna”perché consentono di stabilire se e quando si de-ve effettuare un determinato trattamento, abban-donando così la vecchia logica cosiddetta a “ca-lendario fisso”, basata sull’impiego di sostanzechimiche di sintesi che danneggiano spesso la sa-

lute dei cittadini e che rappresentano il retaggiodell’agricoltura tradizionale.

La lotta “biologica o integrata”, è basata sull’im-piego di tecniche innovative rispettose dell’am-biente, coincidenti con le moderne esigenze av-vertite da tutte le persone che operano sul territo-rio, dotate di una forte “sensibilità ambientale”,capaci quindi di apprezzare la qualità dei prodot-ti “genuini e puliti”, ottenuti con sistemi produt-tivi altamente rispettosi dell’ambiente, dell’eco-logia e del paesaggio.

Le misure agro-ambientali connentono alle azien-de agricole di ottenere prodotti di qualità e mi-gliorare, nel contempo, le problematiche am-bientali ricorrendo alla conversione e all’utilizzovirtuoso dei processi produttivi.

L’agricoltura innovativa rappresenta il tentativodi limitare razionalmente l’uso dei prodotti chi-mici, rispondendo alle richieste del consumatoresempre più orientato verso l’utilizzo di prodottiagricoli “puliti”, in sinergia con le politiche lega-te alla sostenibilità alimentare.

In tale direzione le nuove conoscenze scientifichedovranno essere sufficientemente diffuse, affin-ché i protagonisti dello sviluppo, tecnici, produt-tori ecc., abbandonino le tecniche tradizionali ri-correndo a modelli produttivi innovativi rispetto-si dell’ambiente, del territorio, dell’ecologia, delpaesaggio e soprattutto della salute dell’uomo edegli animali.

[email protected]

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 9 Novembre 2013 23

La qualitàintegrata si suda La qualitàintegrata si suda

Agricoltura non solo per fare cassa

Produttori e consumatoriavvertono la necessitàche siano attuatee portate avanti le nuovemisure di orientamentodell’Ue che non puntanopiù solo sulla funzioneproduttiva