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Questo anno 2012 si caratterizza a livello ecclesiale per il sinodo sull’evangelizzazione e per l’inizio dell’anno della fede indetto dal Papa Benedetto XVI a partire dal prossimo 11 ottobre, in occasione del 50° del Concilio Ecumenico Vaticano II. La fede nasce dall’ascolto della Parola, come dice S. Paolo ai Romani, ma necessita di annunzia- tori (cfr. Rom. 10, 14-17). La fede cambia la vita e attraverso la pre- ghiera riempie i cuori di gioia e dà l’abbondanza di grazia. In particolare con Maria siamo chiamati a testimoniare la fede attraverso l’apertura del nostro cuore all’amore di Dio che è nostro Pa- dre. Oggi tanti uomini e donne portano nel cuore ferite e sofferenze, insieme alla ricerca di una felicità che spesso non sanno dove trovare. Noi siamo chiamati a testimoniare con la nostra vita e con la nostra parola che Dio Padre non lascia mai soli i suoi figli e soprattutto non li abbandona alla disperazione. Questo ci spinge a vivere e ad impegnarci a testimoniare nel nostro ambiente i valori che Gesù ha portato sulla terra: lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di com- prensione e di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel nostro lavoro, di fedeltà, di purezza, di rispetto verso la vita, ecc. La visione apostolica di don Bosco intende la devozione mariana come elemento di forza per consolidare e proteggere la fede cattolica del popolo cristiano. Conservare e difendere la fede tra i giova- ni e il popolo è stato l’assillo quotidiano di don Bosco e la molla delle sue iniziative apostoliche. Questo ha riconosciuto anche Giovanni Paolo II quando sottolineò che don Bosco ha visto in Maria “il fondamento della promozione e difesa della fede… Gli piaceva ripetere che Maria fu voluta da Dio come ausilio e difesa di tutta la Chiesa” (Angelus del 31 gennaio 1988). Questo del resto era stato il proposito di don Bosco fin dal momento della progettazione della chiesa di Maria Ausiliatrice. Il motivo della partecipazione all'AD- MA è precisamente la fede, il "credere" in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'Ausiliatrice. Ciò che uni- sce i soci è la fede in Gesù Cristo e l’affidamento a Maria Ausiliatrice. Insieme diciamo: "Credo in un solo Dio". La parola "credo" è un verbo, è un impegno, è qualche cosa da fare. La fede mi fa intervenire, prende- re iniziative, stimolare, incoraggiare, aiutare, spronare, dedicarmi a una causa evangelica, alla promozione umana, all'educazione della gioventù. La preghiera, l’adesione all'Associazione, la vita eucaristica, la fedeltà al Papa e ai pastori della Chiesa si esprimono con un impegno e una testimonianza di vita. Per questo dobbiamo pregare ogni giorno. Attraverso la preghiera possiamo diventare testimoni e apo- stoli. Siamo sollecitati ad aumentare nelle nostre giornate proprio la preghiera per la gioia, per le grazie, per la pace, per la fede, per la testimonianza. Di fronte alle grandi difficoltà che stiamo passando a tutti i livelli l’unica cosa che Maria ci raccomanda è la preghiera. Ci auguriamo di sperimentare tutti la potenza della pre- ghiera nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nella società e nel mondo. Sig. Lucca Tullio, Presidente Don Pierluigi Cameroni SDB, Animatore spirituale Messaggio mensile n. 2- 2012 Maria ci invita a testimoniare la fede 24 febbraio 2012

Messaggio mensile Maria ci invita a testimoniare la …ADMA online 3 donne per fare un gran male e noi, per mezzo loro, faremo un gran bene! Ed aggiungeva che avrebbero avuto il nome

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Questo anno 2012 si caratterizza a livello ecclesiale per il sinodo sull’evangelizzazione e per l’inizio dell’anno della fede indetto dal Papa Benedetto XVI a partire dal prossimo 11 ottobre, in occasione del 50° del Concilio Ecumenico Vaticano II. La fede nasce dall’ascolto della Parola, come dice S. Paolo ai Romani, ma necessita di annunzia-tori (cfr. Rom. 10, 14-17). La fede cambia la vita e attraverso la pre-ghiera riempie i cuori di gioia e dà l’abbondanza di grazia. In particolare con Maria siamo chiamati a testimoniare la fede attraverso l’apertura del nostro cuore all’amore di Dio che è nostro Pa-dre. Oggi tanti uomini e donne portano nel cuore ferite e sofferenze, insieme alla ricerca di una felicità che spesso non sanno dove trovare. Noi siamo chiamati a testimoniare con la nostra vita e con la nostra parola che Dio Padre non lascia mai soli i suoi figli e soprattutto non li abbandona alla disperazione. Questo ci spinge a vivere e ad impegnarci a testimoniare nel nostro ambiente i valori che Gesù ha portato sulla terra: lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di com-prensione e di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel nostro lavoro, di fedeltà, di purezza, di rispetto verso la vita, ecc. La visione apostolica di don Bosco intende la devozione mariana come elemento di forza per consolidare e proteggere la fede cattolica del popolo cristiano. Conservare e difendere la fede tra i giova-ni e il popolo è stato l’assillo quotidiano di don Bosco e la molla delle sue iniziative apostoliche. Questo ha riconosciuto anche Giovanni Paolo II quando sottolineò che don Bosco ha visto in Maria “il fondamento della promozione e difesa della fede… Gli piaceva ripetere che Maria fu voluta da Dio come ausilio e difesa di tutta la Chiesa” (Angelus del 31 gennaio 1988). Questo del resto era stato il proposito di don Bosco fin dal momento della progettazione della chiesa di Maria Ausiliatrice. Il motivo della partecipazione all'AD-MA è precisamente la fede, il "credere" in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'Ausiliatrice. Ciò che uni-sce i soci è la fede in Gesù Cristo e l’affidamento a Maria Ausiliatrice. Insieme diciamo: "Credo in un solo Dio". La parola "credo" è un verbo, è un impegno, è qualche cosa da fare. La fede mi fa intervenire, prende-re iniziative, stimolare, incoraggiare, aiutare, spronare, dedicarmi a una causa evangelica, alla promozione umana, all'educazione della gioventù. La preghiera, l’adesione all'Associazione, la vita eucaristica, la fedeltà al Papa e ai pastori della Chiesa si esprimono con un impegno e una testimonianza di vita. Per questo dobbiamo pregare ogni giorno. Attraverso la preghiera possiamo diventare testimoni e apo-stoli. Siamo sollecitati ad aumentare nelle nostre giornate proprio la preghiera per la gioia, per le grazie, per la pace, per la fede, per la testimonianza. Di fronte alle grandi difficoltà che stiamo passando a tutti i livelli l’unica cosa che Maria ci raccomanda è la preghiera. Ci auguriamo di sperimentare tutti la potenza della pre-ghiera nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nella società e nel mondo.

Sig. Lucca Tullio, Presidente Don Pierluigi Cameroni SDB, Animatore spirituale

Messaggio mensile

n. 2- 2012

Maria ci invita a testimoniare la fede 24 febbraio 2012

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6. Maria Ausiliatrice nella fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice (don Pierluigi Cameroni)

1. Genesi «mariana» dell'Istituto

Per don Bosco, onorare Maria era operare per la salvezza dei giovani: ispirazioni divine e numero-se sollecitazioni da parte di persone autorevoli lo indussero a prendere coscienza di estendere il suo raggio di azione fino a raggiungere la gioventù fem-minile. E quando si trattò di delineare l'identità di tale opera, la scelta del titolo venne a connotare la caratteristica educativo-mariana dell'Istituto, che fu orientato decisamente all'educazione cristiana delle giovani nel nome di Maria aiuto dei cristiani. Non è stata un'intenzionalità semplicemente umana a condurre S. Giovanni Bosco alla fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esso, come ogni sua altra opera, è sorto a servizio della Chiesa per iniziativa di Dio e di Maria Ausiliatrice. Don Francesco Cerruti racconta: «Ricordo aver sen-tito dal Venerabile stesso a dire che un giorno pre-sentandosi a Pio IX, questi gli disse: Voi avete finora pensato ai ragazzi, perché non pensate di fare per le ragazze pure bisognose, quello che fate per i ragaz-zi? Io avevo già questa intenzione, ma volevo fare una cosa per volta, ci raccontava don Bosco, cioè prima sistemar bene tutto quello che bisognava per i ragazzi, poi pensare alle ragazze; e ciò tanto più per-ché mi premeva fondare un'associazione religiosa che pigliasse il nome di Maria Ausiliatrice. Sono tanti i doveri di riconoscenza che noi abbiamo

verso questa buona madre: sorga adunque la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che sia monumento parlante di questa filiale riconoscenza». Secondo tale deposizione di don Cerruti, fu lo stesso Pio IX, dunque, a suggerire a don Bosco l'idea di creare un'opera femminile che facesse per le ragazze ciò che i salesiani facevano per i ragazzi.

Tuttavia non è possibile datare cronologicamente quando e come don Bosco cominciasse a pensare a una congregazione religiosa femminile. La tradizione dell'Istituto riporta in alcune fonti come segni premoni-tori e inequivocabili dell'ispirazione divina relativa alla nuova fondazione alcuni «sogni» di don Bosco, collo-candoli intorno al 1862. È don Francesia ad attestare che don Bosco raccontò come, per ben due volte, egli abbia visto in sogno, in Piazza Vittorio a Torino, un folto gruppo di ragazze schiamazzanti e abbandonate a se stesse, le quali, accorgendosi della sua presenza, gli si fanno incontro supplicandolo di prendersi cura di loro. Don Bosco non vuole e cerca di schernirsi; ma a dare una svolta alla situazione è la comparsa di una nobile Signora che gliele affida dicendogli: «Abbine cura, sono mie figlie». Più documentato e significativo il so-gno successivo detto del «cavallo rosso» o della Marchesa Barolo, in cui don Bosco oppone al proposito della Marchesa di volersi prendere cura delle ragazze dichiarando di volerlo fare lui stesso: «Io devo procurare che il mio sangue non sia sparso inutilmente, tanto per i giovani, quanto per le fanciulle». Don Bosco maturò a lungo l’idea, mosso da quanto disse in seguito a don Cerruti: “Vedi, la rivoluzione si serve delle

Cammino formativo 2011-2012

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donne per fare un gran male e noi, per mezzo loro, faremo un gran bene! Ed aggiungeva che avrebbero avuto il nome di Figlie di Maria Ausiliatrice, perché voleva che il nuovo istituto fosse anch’esso un monumento di perenne riconoscenza per i singolari favori ottenuti da sì buona Madre”. Davanti ai Salesiani il Santo si com-promise però chiaramente solo nel 1871 quando il 24 aprile comunicò al capitolo dell'oratorio la sua intenzio-ne, chiedendo ai consiglieri di riflettere, pregare, e dopo un mese dare il loro parere.

Intanto si era venuta maturando da una decina di anni una conoscenza e un rapporto significativo fra don Bosco e il gruppo della Pia Unione delle Figlie di Maria S. Immacolata, creatosi a Mornese, paese del Monferrato, per opera di Angela Maccagno e promossa da don Domenico Pestarino, sacerdote dello stes-so paese e che faceva da tramite tra il gruppo e lo stesso don Bosco. L'aggregazione di don Pestarino alla Congregazione Salesiana (1862), le relazioni dettagliate del gruppo delle giovani mornesine fornite dal sacer-dote a don Bosco, le parole e le indicazioni rivolte loro durante le visite personali di don Bosco a Mornese (1864‑1867‑1870‑1871), il particolare interesse per alcune di loro (fra cui S. Maria Domenica Mazzarello) che s'andavano dedicando ad una più decisa azione di promozione umana e cristiana delle ragazze, lasciarono intuire che il gruppo delle Figlie dell'Immacolata fosse il probabile germe dell'Istituto. Anche per queste giovani la devozione mariana, nutrita dalle solide riflessioni del teologo Giuseppe Frassinetti, si fondava sul ruolo insostituibile che Maria ha nella vita di ogni cristiano e le portava non solo ad una imitazione delle virtù proprie della Vergine (particolarmente viste nel suo mistero di immacolatezza), ma a rivivere nel profondo di sé gli atteggiamenti interiori di Maria e a tradurli a livello di vita teologale. Inoltre si traduceva in forte impe-gno di vita ecclesiale, pur nel limitato contesto mornesino con un'intensa partecipazione alla vita parrocchiale e all'apostolato, specialmente tra le giovani. L'effettiva fondazione dell'Istituto, attuata dunque il 5 agosto 1872, festa della «Madonna della neve», vede la concretizzazione dell'ispirazione mariana di don Bosco che, sul piano della missione, vide la continuità con la sua opera già iniziata e sul piano dell'essere l'originalità di una consacrazione che vuol essere «il monumento vivo della gratitudine di don Bosco alla gran Madre di Dio, invocata sotto il bel titolo di Aiuto dei cristiani».

2. La devozione mariana della Confondatrice, S. Maria Domenica Mazzarello, e della prima comunità delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice (Mornese 1872) L'intuizione mariana carismatica del Fondatore, don Bosco, trovò proprio in S. Maria Domenica Mazzarello piena convergenza: la giovane mornesina aveva già matu-rato, nel gruppo delle Figlie dell'Immacolata, una solida spiritualità mariana, concretizzata in una fondamentale tensione a rivivere in sé il mistero di Maria, a modellarsi nella sua fisionomia spirituale, a riprodurla in sé. Contem-plava Maria nel suo mistero di Addolorata e di Immacola-ta: Maria era per lei, come per don Bosco, una persona presente e viva nella sua vita; l'ebbe perciò davanti non solo nel suo mistero di grazia ma anche di dolore, nella partecipazione alla passione salvifica di Cristo. Il progres-sivo movimento di configurazione a Maria avvenne so-prattutto attraverso la conoscenza e l'impegno di vita nella Pia Unione, la cui Regola era impregnata della figura dell'Immacolata come ideale di vita consacrata e apostoli-ca. Nell'Immacolata trovava la spinta alla lotta contro il peccato, il fascino della purezza, lo zelo per custodire e formare le giovani che accoglieva intorno a sé nel labora-torio e nell'oratorio. L'incontro con don Bosco (1864) aprì alla Santa un nuovo grande passo nel suo itinerario maria-

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no. Come Figlia di Maria Ausiliatrice Maria Mazzarello testimoniò questa nuova dimensione mariana con un'azione apostolica sempre più ampia, più ecclesiale. La missione dell'Istituto, condurre le giovani ad una autentica vita cristiana, trovò perciò delineato il suo essere nella devozione stessa all'Ausiliatrice.

I membri della prima comunità mornesina dell'Istituto (11 professe e tre novizie) provenivano dal grup-po delle Figlie dell'Immacolata. La proposta di don Bosco trovò perciò un terreno preparato anche se il pas-saggio a congregazione religiosa comportò sofferenze e assestamenti a volte dolorosi. Ma la caratteristica no-ta mariana voluta dal fondatore, vissuta dalla confondatrice, venne colta, assimilata e fatta propria da tutta la comunità. Questa era impegnata a vivere in crescente osservanza le Regole date da don Bosco: in esse i ri-chiami devozionali, privi nella semplice espressione di elementi dottrinali, erano concentrati nell' onore da rendere alla Madonna attraverso le pratiche del Rosario, dell'Angelus, della commemorazione dei dolori e delle allegrezze, della recita dell'Ufficio della Madonna, ecc. Secondo lo spirito del fondatore, non vi si ri-chiedeva che di uniformarsi all'espressione tradizionale e popolare della preghiera alla Madonna, celebrando-ne con solennità le feste, caratterizzando le ricorrenze, diffondendone immagini, ecc. Tuttavia le testimonian-ze sono concordi nell'affermare che era lo spirito di tutta la regola vissuta nella sua totalità a rendere vero cul-to a Maria. La vera devozione a Maria non può consistere in sole pratiche devote ‑ insegnavano don Bo-sco e M. Mazzarello ‑, in pii esercizi, ma in un perseverante modellarsi su di Lei per vivere quelle solide virtù evangeliche che in lei rifulgono: «Siamo vere immagini della Madonna» ripeteva la Mazzarello alle sorelle. Vera superiora del nuovo istituto sarà la Madonna, davanti alla statua della quale Maria Mazzarello ogni sera continuerà a porre le chiavi della casa con filiale e fiducioso abbandono.

La prima comunità dell'Istituto, «monumento vivo», rispondeva al disegno di essere la lode di gloria a Maria nella tensione ad incarnare nella vita quotidiana le virtù della Vergine, per giungere alla conformazione a Cristo indicata dalle Regole. Affermava la Confondatrice: «Se ci useremo carità fra noi, se saremo mortifi-cate e animate da spirito di sacrificio, se ci manterremo fedeli alle nostre Regole, allora possiamo dire vera-mente di essere figlie della Madonna». Soprattutto nelle lettere Madre Mazzarello lasciava trasparire la preoc-cupazione a fare unità tra teoria e pratica, tra le idee e la vita: «Mettiamoci con impegno ad esercitarci nella vera umiltà e carità, sopportando i nostri difetti a vicenda; esercitarci di più nelle nostre opere di pietà, facen-do con slancio e fervore le nostre comunione e preghiere e col praticare i nostri voti di povertà, castità e obbe-dienza. Sarà così, credetelo mie buone figlie, che la Madonna sarà contenta di noi».

Il foglio può essere letto al seguente sito:

www.admadonbosco.org/index.php?lang=it e sul sito: www.donbosco-torino.it/

Per ogni comunicazione ci si può rivolgere al seguente indirizzo

di posta elettronica: [email protected]

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Cronaca di famiglia

BARI - In data 24 ottobre 2011 il gruppo ADMA di Bari SS. Redentore ha accolto 4 nuovi soci. Il gruppo locale dell’ADMA ri-sulta costituito da 51 soci. Il Consiglio loca-le è formato da: GRANDOLFO-MISCEO Rosa (Presidente); CASSANO Nicola (Vicepresidente); ALLEGRINI Emanuella (Segretario); LOSAVIO Antonia (Tesoriere); Consiglieri: CARDINALE An-na Maria, FRANCO Rosaria, PATRUNO Domenica, TOMASICCHIO Domenica, VOLPICELLA Maria Pia. Animatore spiri-tuale è il direttore –parroco don Mario San-giovanni.

NITEROI (BRASILE) L’Associazione di Maria Ausiliatrice di Niterói-RJ il 24 dicembre 2011 ha accolto 7 nuovi membri. L’evento ha avuto luogo durante la celebrazione eucaristica presieduta dal salesiano Padre Duíle de Assis Castro nella Basilica di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani. Il Consiglio di Presidenza, eletto il 24 ottobre 2010, è così composto: Selma Toledo Rodrigues Menezes (Presidente); Conceição Alves Pereira Silva (Vice-presidente); Elizabeth Ferreira Dias (Segretaria); Rita de Cássia Gonçalves (Tesoriera); Sheila Regina Magalhães (Consigliera).

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ADMA – Torino Pellegrinaggio a Me-djugorje - Dal 1 al 6 gennaio 2012 oltre 100 persone dell’ADMA di Torino e di al-cuni gruppi del Nord Italia hanno parteci-pato ad una forte esperienza di fede, pre-ghiera e fraternità vivendo un intenso pel-legrinaggio a Medjugorje. La presenza di bambini, di giovani e di diverse famiglie giovani ha dato un tono speciale a queste giornate di grazia. Il forte cammino di pre-ghiera, la ricchezza delle testimonianze ascoltate, l’incontro con Marija Pavlovic, la salita al Colle delle apparizioni, il clima di intensa fraternità e amicizia spirituale, sono stati i tratti significativi di questo pel-legrinaggio. Nelle varie testimonianze ascoltate, nelle diverse comunità visitate tutti hanno sottolineato il valore e l’importanza di vivere il messaggio della pace come cammino di fede e di forte appello alla con-versione del cuore e della vita. Per la nostra Associazione è stata anche l’occasione provvidenziale per con-sacrare in modo speciale alla Madonna le famiglie in questo anno in cui vogliamo particolarmente vivere il grande evento del VII Incontro mondiale delle famiglie.

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ROMA – XXX EDIZIONE DELLE GIORNATE DI SPIRI-

TUALITÀ DELLA FAMIGLIA SALESIANA. Una signifi-cativa rappresentanza di soci dell’ADMA ha partecipa-to a questo appuntamento di Famiglia Salesiana cele-brato in occasione del primo anno di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015). I lavori delle quattro giornate, riprendendo il tema della Strenna 2012, hanno offerto materiali e occasioni di conoscenza, studio e approfondimento della figura di Don Bosco per imitarlo più fedelmente nella stessa missione apostolica alla quale i gruppi della Famiglia Salesiana sono chiamati. Alle Giornate hanno parteci-pato circa 380 persone, appartenenti a 23 gruppi della Famiglia Salesiana e provenienti da 31 Paesi. Nella Buona notte del primo giorno il Rettor Maggiore ha richiamato la forte esperienza del VI Congresso di Maria Ausiliatrice celebrato a Czestochowa dal 3 al 6 agosto 2011, evidenziando come per la prima volta si sia trattato di un evento di Famiglia Salesiana che trova nella devozione all’Ausiliatrice uno dei tratti costitutivi del proprio carisma. Al termine delle Giornate il Rettor Maggiore ha pre-sentato e consegnato la Carta d’Identità della Fami-glia Salesiana. Per la nostra Associazione il Presi-dente dell’ADMA-Primaria, Sig. Lucca Tullio, ha ricevuto dalle mani di don Chávez questo documen-to fondamentale, dove è espresso un particolare rico-noscimento della nostra Associazione come gruppo fondato da don Bosco stesso. “Ciò che viene descrit-to in questa terza Carta, che comprende e integra le due precedenti, è l’identità carismatica della Famiglia Salesiana, ossia tutto ciò che fa riferimento alla missione, allo spirito, alle relazioni, alla formazione, ai metodi di educazione ed evangelizzazione. Certamente anche la storia del carisma, considerato nelle sue origini e nel suo sviluppo, fa parte della identità; infat-ti un’identità senza memo-ria, non avendo radici, è priva di futuro. Per questo la Carta raccoglie l’esperienza dei diversi Gruppi della Famiglia, trat-teggiando, in sintesi, quella identità del carisma salesia-no che è patrimonio di tut-ti”. Concluso l’evento, con-tinua l’impegno della Fami-glia Salesiana a conoscere e imitare Don Bosco per fare dei giovani la missione del-la propria vita.

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