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valori Anno 8 numero 58. Aprile 2008. € 3,50 Internazionale > La nuova diplomazia del petrolio a partire dal Venezuela Finanza > Le banche che cercano di aggirare la direttiva sulla trasparenza Economia solidale > Fiducia non solo denaro per costruire un sogno Dossier > Sanità, assistenza, previdenza oltre la demagogia del mercato Welfare per tutti Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P . FRANCESCO COCCO / CONTRASTO Fotoreportage > Diversamente abili

Mensile Valori n.58 2008

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Mensile di finanza etica, economia sociale e sostenibilità

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Page 1: Mensile Valori n.58 2008

valoriAnno 8 numero 58. Aprile 2008. € 3,50

Internazionale > La nuova diplomazia del petrolio a partire dal VenezuelaFinanza > Le banche che cercano di aggirare la direttiva sulla trasparenza

Economia solidale > Fiducia non solo denaro per costruire un sogno

Dossier > Sanità, assistenza, previdenza oltre la demagogia del mercato

Welfare per tutti

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.

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| editoriale |

Quale Stato sociale con regole asimmetriche?di Felice Roberto Pizzuti

D AL CONFRONTO EUROPEO CON IL NOSTRO SISTEMA si può ricavare una considerazione d’ordine complessivo: rispetto al modello della flexicurity, che anche da noi viene sempre più spesso evocato, i percorsi concretamente seguitiin Italia ne costituiscono un’applicazione così parziale e asimmetrica da risultare contraddittori rispetto alla sua filosofia. Nell’ultimo decennio, la normativa che regola il nostro mercato del lavoro ha accentuatomolto gli elementi di flessibilità, specialmente quella di tipo esterno, cioè la facilità di assumere e licenziare.

L’indicatore dell’OCSE sul grado di protezione legislativa dell’occupazione mostra che, nella classifica dei Paesi europei, il nostro è nella metà di quelli con una protezione più bassa. Contemporaneamente, però, le statistiche europee mostrano che il nostro Paese è agli ultimi posti nella classifica della spesa per le politichedel lavoro, sia attive che passive, e la formazione continua degli adulti è scarsamente diffusa.

Nel loro insieme si tratta di elementi coerenti ad un sistema produttivo dove sono ancora forti i settorimaturi i quali richiedono una manodopera non qualificata ma molto flessibile e a basso costo, finalizzata a competere più sui prezzi che sull’innovazione dei prodotti. Per differenza è significativo che in Danimarca il turn-over occupazionale sia nettamente superiore alla media europea e ancor di più rispetto al nostro mercatodel lavoro; ma i disoccupati danesi, oltre ad essere assistiti da sussidi molto elevati, sono nettamente menonumerosi proprio perché la permanenza nello stato di disoccupazione viene fortemente limitata da efficacipolitiche del lavoro e da un sistema produttivo molto dinamico per qualità e quantità della domanda di lavoro.

Nel nostro Paese, la tendenza alla segmentazione del mercato del lavoro e alla creazione di un assetto dualecaratterizzato da diversi livelli di sicurezza e redditi è sempre più accentuata. Il numero di lavoratoritemporanei è in rapida crescita: dal 1996 al 2004 i parasubordinati sono raddoppiati e i dipendenti a tempodeterminato sono aumentati del 20%. Invece, dal 2001 al 2006, le assunzioni a tempo indeterminato si sonoridotte dal 60% al 46%. L’analisi della distribuzione dei redditi da lavoro mostra che, rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato, quelli a termine hanno un reddito che, per mansioni analoghe, mediamente è circatre quarti; il reddito dei collaboratori a contratto scende sotto i due terzi e con maggior frequenza si colloca al di sotto della soglia di povertà.

La pensione di un subordinato sarà circa la metà di quella, pur essa inadeguata, di un lavoratore regolareavente funzioni simili.

All’opposto di quanto avviene dove si applica positivamente la flexicurity, in Italia tendono ad abbinarsi i lati negativi dei due ingredienti di quel modello: da un lato, c’è un sistema produttivo maturo e prevalentemente attratto da una flessibilità rivolta essenzialmente a ridurre il costo del lavoro; d’altro lato, c’è un sistema di welfare con ammortizzatori sociali, politiche del lavoro e previdenziali che non forniscono la sicurezza necessaria e complementare per una flessibilità più dinamica.

Una politica industriale e sociale lungimirante, anziché mirare a ridurre gli oneri salariali e le istituzioni del welfare, dovrebbe finalizzare la sua azione a sospingere il sistema produttivo sulla frontiera innovativa della divisione internazionale del lavoro..

Pizzuti F. R. (a cura di), 2007, Rapporto sullo stato sociale 2007. Tra pubblico e privato, tra universalismo e selettività, Utet Università, Torino; con contributi di Viola Compagnoni, Francesca Corezzi, Giuseppe Croce, Maurizio Franzini, Michele Giammatteo, Elena Granaglia, Emiliano Mandrone, Angelo Marano, Lucio Morettini, Oreste Nazzaro, Elisabetta Neri, Elena Pisano, Felice Roberto Pizzuti, Michele Raitano, Marianna Riggi, Sergio Scicchitano, Massimiliano Tancioni, Raffaele Tangorra, Simone Tedeschi.

Il Rapporto viene realizzato all’università La Sapienza con il patrocinio e il sostegno del Dipartimento di Economia Pubblica e del Centro di Ricerca Interuniversitario sullo Stato Sociale.

Per i riferimenti bibliografici delle tematiche trattate in questo testo e per le fonti dei dati in esso riportati, si rimanda direttamente al Rapporto sopra citato.

L’AUTORE

Felice Roberto Pizzuti,docente di Politicaeconomica e di Economia e politicadella sicurezza sociale all’università La Sapienza di Roma, è curatore del Rapporto sulloStato sociale 2007. Tra pubblico e privato, tra universalismo e selettività, voluto dal Dipartimento di economia pubblicadella Sapienzacon il Centro di ricercheuniversitarie sullo Statosociale. Attualmente stapreparando l’edizione2008 del Rapporto,edito da Utet.

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| sommario |

valoriaprile 2008mensilewww.valori.itanno 8 numero 58Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005

editoreSocietà Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico, 1 - 20125 Milano

promossa da Banca Etica

sociFondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava

consiglio di amministrazioneUgo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza

direzione generaleGiancarlo Roncaglioni ([email protected])

collegio dei sindaciGiuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone

direttore editorialeUgo Biggeri ([email protected])

direttore responsabileAndrea Di Stefano ([email protected])

redazione ([email protected])Via Copernico, 1 - 20125 Milano

Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Ilaria Bartolozzi,Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino,Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi,Irene Panozzo, Francesca Paola Rampinelli,Elisabetta Tramonto

progetto grafico e impaginazioneFrancesco Camagna ([email protected])Simona Corvaia ([email protected])

fotografieFrancesco Cocco, Fabio Cuttica (Contrasto), Espen Rasmussen (Medici senza frontiere), Emanuele Isonio, Jason Nardi, Fabrizio Padovani

stampaPublistampa Arti graficheVia Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)

abbonamento annuale ˜ 10 numeriEuro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 40,00 ˜ enti pubblici, aziendeEuro 60,00 ˜ sostenitore

abbonamento biennale ˜ 20 numeriEuro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 75,00 ˜ enti pubblici, aziende

come abbonarsiI bollettino postale

c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori

I bonifico bancarioc/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin ZIban: IT29Z 05018 01600 000000108836della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 MilanoCausale: abbonamento/Rinnovo Valori +Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato

I carta di creditosul sito www.valori.itsezione come abbonarsiCausale: abbonamento/Rinnovo Valori

È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte.

Per le fotografie di cui, nonostante le ricercheeseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamentedisponibile ad adempiere ai propri doveri.

Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magnoda gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossidodi cloro, ottenuta da cellulosa proveniente da foreste ambientalmente certificate.

Ragazzi dell’Ushac (Unione Sportivaportatori di Handicap Carpi) al traguardo dei 100 metri durante le 17e Special Olympics.Carpi (Modena), 2003FR

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INFO VALORI ABBONAMENTI, SVILUPPO E COMUNICAZIONESocietà Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico 1, 20125 Milano

tel. 02.67199099 fax 02.67491691e-mail [email protected] ˜ [email protected] ˜ [email protected] Lun-Ven dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00

LETTERE E CONTRIBUTI RELAZIONI ISTITUZIONALI E AMMINISTRAZIONE Società Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico 1, 20125 Milano

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bandabassotti 7

fotoreportage. Diversamente abili 8

dossier. Welfare per tutti 16I falsi miti sui costi del benessere 18Alzheimer: i numeri dell’epidemia silente 19Welfare e non profit: un matrimonio felice? 20Modello all’italiana: il peggio da Usa e Svezia 22La pensione tradita dalle Borse 24

lavanderia 29

finanzaetica 30MIFID. Tutelare gli investitori: la legge ci prova, le banche “svicolano” 32Fusioni bancarie: Il colonialismo di Profumo sulle spalle dei lavoratori 36Paolo Beni: Banca + Etica, un’accoppiata possibile 38Conto alla rovescia per le assemblee di Eni ed Enel 40L’assalto degli azionisti attivi. Treni speciali per Ubs 41

utopieconcrete 43

economiasolidale 44Combattere le mafie: un dovere etico e un vantaggio economico 46Maxisequestro in Sicilia tra i tesori di Provenzano 48Locri marcia per la legalità, con qualche assenza 48Pane, amore, fantasia... e una banca che dia fiducia 50Terra Futura: nuove alleanze per un futuro sostenibile 52

agorà 56

internazionale 58Venezuela: la diplomazia del petrolio 60In Burkina Faso, sulle tracce di Thomas Sankara 64Interventi fantasma e sprechi. Così l’Onu ha perso il Sudan 65

gens 68

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Globalizzate le perditedella finanza

Recessione| bandabassotti |

di Andrea Di Stefano

DOVEVA ESSERE L’ERA DELLA “SOCIETÀ DEI PROPRIETARI”. Passerà alla storia come il Paese degli indebitati falliti,o quasi. La finanza senza controllo, dopo più di quindici anni di scorribande, sta presentando un conto salatissimo e soprattutto a piè di lista: nessuno, neppure i banchieri centrali, sono in gradodi dire quanto costerà la crisi innescata dai subprime, che ha aperto, per la prima volta nella storia,una recessione da globalizzazione finanziaria. Le ultime stime ipotizzano perdite potenziali per 1400 miliardi di dollari, pari al 2,5% del Pil mondiale: per effettuare alcuni paragoni la crisi delle casse di risparmio (Savings and Loan associations) costò alle casse pubbliche circa 130 miliardidi dollari. L’opinionista Paul Krugman sottolinea che complessivamente il tracollo delle casse di risparmio provocò perdite pari all’8,5% del Pil statunitense. Nella crisi che stiamo inveceattraversando è probabile che l’effetto negativo possa essere più pesante, anche se percentualmenteminore considerando la crescita complessiva del Pil registrata negli ultimi quindici anni. A farne le spese saranno soprattutto i proprietari di case, che si ritroveranno con valori immobiliari inferiorianche del 20%, e ovviamente i più poveri.

Sono decine gli Stati federali che stanno tagliando i budget per la spesa sociale: già venticinquehanno annunciato pesanti buchi ai bilanci e alla fine il numero delle aree di crisi potrebbe superarequello record del 2001, quando trentasette Stati registrarono pesanti conseguenze dalla crisi

post 11 settembre. Di fronte a questo disastrol’amministrazione Bush non ha pensato di meglio che a un ennesimo incentivo fiscale,giudicato da tutti inefficace e peggiorativo per il bilancio federale, mentre la Fed ha cominciato ad accollarsi le perdite. La bancacentrale di New York, stante la struttura federale

dell’istituto guidato da Ben Bernanke (nella foto), ha iniziato ad accettare come contropartita delle linee di liquidità prodotti spazzatura, come Cdo e altri collaterali, al punto che le agenzie di rating hannopreannunciato un taglio dei parametri di affidabilità. È come se durante la vicenda Parmalat la Banca d’Italia avesse messo a disposizione una quindicina di miliardi di euro accettando comecontropartita i bond ormai falliti emessi nel corso degli anni dal gruppo di Collecchio. E ancoraFreddie Mac e Fannie Mae, due ex agenzie federali per la concessione di garanzie e mutui immobiliari(non spazzatura) sono state costrette a ridurre i loro ratios patrimoniali diminuendo la coperturarappresentata dal loro capitale dal 30% al 20% rispetto all’ammontare dell’esposizione per mettere a disposizione liquidità per oltre 200 miliardi di dollari.

Bernanke, che pure non ha mai fatto mistero di non condividere le politiche finanziarie senzaregole, di fronte alla gravità di una crisi sistemica è costretto a mettere mano alle risorse federali per coprire le perdite di tanti banchieri “furbetti” che per il momento sono rimasti indenni alla crisi. Qualcuno ha dovuto lasciare la poltrona, ma non ha mancato di farsi liquidare decine di milioni di buona uscita, anche se ha lasciato buchi colossali e un generale clima di incertezza e reciproca sfiducia che, soprattutto nell’industria del credito, brucia l’ossigeno del sistema. .

Per la prima volta il mondo fa i conti con una recessione provocatadall’industria finanziaria: 1400 miliardidi dollari di perdite, il 3,5% del Pilmondiale, frutto della bolla debiti che saranno coperti con soldi pubblici

terrafutura

firenze - fortezza da basso23-25 maggio 2008

5ª edizione ingresso libero

buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile

mostra-convegno internazionale

www.terrafutura.it

Relazioni istituzionali e Programmazione culturaleFondazione Culturale Responsabilità Etica

Piazza dei Ciompi, 11 - 50122 FirenzeTel. +39 049/8771121 - Fax +39 049/8771199 [email protected]

Organizzazione eventoADESCOOP-Agenzia dell’Economia Sociale s.c.

Via Boscovich, 12 - 35136 Padova Tel. +39 049/8726599 - Fax +39 049/8726568 [email protected]

coltivareagire

abitare

governare

produrre

Terra Futura 2008 è promossa e organizzata dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Consorzio Etimos, Etica SGR, Rivista “Valori”) e da Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c.

È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.

In collaborazione e con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA, Centro SIeCI-Mani Tese, Coordinamento Agende 21 locali italiane, FISAC CGIL Toscana, Rete di Lilliput, Rete Nuovo Municipio, WWF, Wuppertal Institut, ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, UNCEM-Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani, UPI-Unione delle Province d’Italia, Lega delle Autonomie Locali, Coordinamento Nazionale Enti locali per la Pace e i Diritti Umani, FIBA-CISL, FederBio-Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, AGICES Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, AIAB-Associazione Italiana per Agricoltura Biologica, Forum Permanente del Terzo Settore, Fairtrade TransFair Italia, Alleanza per il Clima, UNEP-United Nations Environment Programme, UNDP-United Nations Development Programme, Associazione internazionale “Cultura & Progetto Sostenibili”, AIEL-Associazione Italiana Energia dal Legno, APER-Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, ANAB-Associazione Nazionale Architettura Bioecologica.

L’evento gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

Media partner: Valori, Arcoiris Tv, Asca, Carta, Ecoradio, La Nuova Ecologia, Redattore Sociale, Unimondo, Vita-non profit magazine.

Terra Futura è un evento a “zero emissioni CO2” grazie a

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uesti bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la primanascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare.Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi saràuna rinascita. Questa almeno è la mia esperienza». Il dottore non poteva dire altro al signor Frigerio e al suo figlioletto Paolo, affetto da “tetraplegia spastica distonica”,gravissimo handicap causato da un parto difficile. Ma a loro quelle parole bastarono per tutta la vita. «Grazie a distanza di trent’anni» risponderà il professore tra sè e sè.

Si chiude così il settimo capitolo di “Nati due volte”, romanzo di Giuseppe Pontiggia(1934-2003), ispirato a un’esperienza personale dello scrittore e vincitore nel 2000 del Premio Campiello.

La storia di Paolo e di suo padre è simile a quella che vivono i circa due milioni e ottocentomila disabili italiani (dati Istat), pari al 4,8% della popolazione. La famiglia,nella maggior parte dei casi, rimane il perno fondamentale di riferimento e gli aiutiricevuti sono forniti prevalentemente da un parente più o meno prossimo, che quasisempre è una donna. I dati provenienti dal ministero dell’Istruzione confermano che la prevalenza di bambini con disabilità che frequentano la prima classe elementareè pari all’1,32%, mentre alcuni studi stimano una prevalenza alla nascita di bambini con disabilità pari all’1%. Si calcola, dunque, che il numero di bambini con disabilità fra zero e cinque anni sia pari a 42.460.

La sfida più difficile vinta dal signor Frigerio/Pontiggia è stata quella di riconoscerela reciproca ricchezza e profondità umana che in genere viene negata dai “normali” a chi è disabile. Si parla di difficoltà di partecipazione sociale delle persone con disabilità dovuta al contesto ambientale e culturale. I dati rivelano però che i diversamente abili lottano per cambiarlo quel contesto: il 19% dei disabili di età inferiore ai 44 anni va al cinema, al teatro o a vedere spettacoli, a fronte del 33% delle persone senza disabilità. Il 24% delle persone con disabilità leggelibri e Il 39% usa il personal computer, contro il 53% delle persone “normali”. Infine, il 16% dei disabili pratica un’attività fisica o sportiva, percentuale che sale al 42% per le persone con disabilità nella fascia di età 6-44 anni (dati Istat).

«Altre volte ho provato a chiudere un attimo gli occhi e a riaprirli. Chi è quel ragazzoche cammina oscillando lungo il muro? Lo vedo per la prima volta, è un disabile. Penso a quello che sarebbe stata la mia vita senza di lui. No, non ci riesco. Possiamoimmaginare tante vite, ma non rinunciare alla nostra. Una volta, mentre lo guardavocome se lui fosse un altro e io un altro, mi ha salutato. Sorrideva e si è appoggiatocontro il muro. È come se ci fossimo incontrati per sempre, per un attimo».

foto di Francesco Cocco / Contrasto

Dietro la definizione “diversamente abile” c’è un mondo sconosciuto ai più, che nemmenola vicenda del paratleta Oscar Pistorius, escluso con le sue gambe artificiali dalleOlimpiadi di Pechino, è riuscito a rivelare. I diversamente abili lottano per cambiare le condizioni di contesto e lo fanno partecipando alla vita in tutte le sue declinazioni.

> Diversamenteabili

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> Diversamenteabili

L’AUTORE

Francesco Cocco è nato a Recanati nel 1960, ma vive e lavora a Carpi.

Le sue immagini raccontano il disagio di persone che vivono e sopravvivono ai margini della società. La sua passione per la fotografia e lo spiccatointeresse per l’uomo nel suoambiente lo hanno spinto a compierenumerosi viaggi, soprattutto nei paesiasiatici. In Bangladesh ha fotografatole condizioni di vita dei bambini

di strada e il lavoro minorile, mentrein Vietnam, subito dopo la riaperturadelle frontiere, ha realizzato un reportage le cui immagini sono state esposte nell’ambito della mostra “Vietnam Oggi”(Modena, 1993). Successivamente, in collaborazione con Emergency, ha documentato il dramma dellevittime delle mine antiuomo in Cambogia, dove, con il supportodell’ong “New Humanity”, ha ancheaffrontato il tema della prostituzioneminorile. In Brasile ha fotografato

i non vedenti dell’Istituto “BenjaminConstant” di Rio de Janeiro e lo sfruttamento dei bambini lavoratoriin Amazzonia. Nel 1999 una selezionedi sue foto sul tema dell’infanziatraumatizzata dalle guerre è stata esposta a Carpi nella mostra“Ci sono bambini a zig-zag”.

All’autore, Valori aveva riservato il suo portfolio fotografico sul numero che proponeva il dossiersulle aziende irresponsabili (n.53, ottobre 2007) e su quellodedicato ai Cpt (n.36, febbraio 2006).

Pista di atletica Dorano Pietri: ragazzidell’Ushac (UnioneSportiva portatori di Handicap Carpi) sulla linea di partenzadurante le 17e

Special Olympics.Carpi (Modena), 2003

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Nella foto grande, lancio del peso maschile alleSpecial Olympics di Carpi. Sopra, dall’alto in basso: la premiazione della staffetta 4x100 femminile, quella del lancio del peso maschile e quella dei 50 metri maschile.Carpi (Modena), 2003

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Nella foto grande, un po’ di riposo durante la “camminata dell’amicizia” verso il Santuariodelle Grazie di Mantova, in occasione dell’annoeuropeo della disabilità.Sopra, dall’alto in basso: una ragazza prega di fronte al santuario, Vittoria (divenuta disabile a causa del primo vaccino) tra le braccia della mamma e una bambina non vedente in un momento della stessa giornata.Mantova, 2003

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Nella foto grande, ballerini disabili della compagnia di danza “Bethune Dance” di Los Angeles sul palco del teatro comunale al “Festival internazionale delle abilità differenti”,organizzato dalla Cooperativa Sociale Nazareno. Sopra, dall’alto in basso: un attore si preparaprima di entrare in scena, Pietro in un momentodel festival e Gianluca (normalmente su unacarrozzella) durante le prove. Carpi (Modena), 2003

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a cura di Paola Baiocchi, Roberto Cuda, Mauro Meggiolaro e Elisabetta Tramonto

dossier

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La “camminata dell’amicizia” al Santuario delle Grazie: Giacomo sulle spalle del padre.Mantova, 2003

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Spendiamo per la sanità meno della media europea e non investiamo su disabilità, politiche attivea favore del lavoro, famiglie, abitazioni ed esclusione. Fotografia di un sistema da migliorare

I falsi miti sui costi del benessere >18Alzheimer, i numeri dell’epidemia silente >19Welfare e non profit: matrimonio felice? >20Modello all’italiana, il peggio da Usa e Svezia >22La pensione tradita dalle borse >24Fondi pensione: funzionano, scarsa l’informazione >26

Welfare: businessper pochi oinvestimento per tutti?

Spesa sociale

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I MALATI DI ALZHEIMER IN EUROPA superano la popolazionedell’Irlanda, ma non esiste ancora la rete di assistenza integrata di cuinecessiterebbero. L’Italia si colloca al secondo posto, dopo la Germania,come numero di malati. Dati che rendono la demenza, cioè il progressivodeclino delle funzioni mentali, un’emergenza sanitaria e sociale,soprattutto in una popolazione che invecchia sempe di più (l’OMSprevede nel mondo 1,3 miliardi di ultrasessantenni nel 2030).

In risposta a questo, dal 7 gennaio presso le sedi Confartigianato si possono compilare i test per valutare il rischio di Alzheimer, il 29 marzosi è svolta la Giornata di prevenzione dell’Alzheimer e a maggio verrannopresentati i risultati della ricerca alle istituzioni. Queste le prime tappe della Campagna “Senza ricordi non hai futuro” promossa da Confartigianato Persone e da ANAP (Associazione nazionale anziani e pensionati di Confartigianato) in collaborazione con la Croce RossaItaliana, l’Università La Sapienza di Roma e la Federazione Italiana

Medici Geriatri. La prevenzione e la diagnosi precocesono le strategie su cui puntare. La famiglia ha un ruolo centrale sia per la diagnosi che per l’assistenza. Ad una lunga fase senza sintomi(20-30 anni) segue un esordio lento, che spesso

passa inosservato sia all’interessato che alle personeche lo circondano. L’aggravamento rende necessario

saper “leggere” la malattia: quello che ad un occhio inesperto sembra un comportamento insensato è invece un codice comunicativo particolaredel paziente, che va interpretato per garantirgli un’assistenza adeguata.Le difficoltà nelle attività quotidiane diventano così gravi da determinare,col tempo, la completa dipendenza dell’individuo dagli altri. La malattiada individuale diventa dell’intera famiglia. Anna Capaccioli

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alla culla alla tomba”. Dal modello inglese di protezione sociale legato alle esi-

genze della ricostruzione del dopoguerra, si sono sviluppati i sistemi di welfa-

re europei. Ma ora il contesto economico è cambiato e, dice il Rapporto Eurispes Politiche

sociali in Europa, confronto con gli Stati europei, 2007: “Sotto il peso delle tensioni inter-

nazionali e delle difficoltà finanziarie dei singoli membri, l’attenzione degli Stati verso

le tematiche sociali si sta affievolendo”.

La spinta del neoliberismo degli anni 70/80 ha cambiato l’interesse degli Stati, ma il

benessere collettivo e la sua programmazione continuano ad essere argomenti al centro

di forti contrasti, perché le risorse a disposizione possono prendere strade diverse, con

conseguenze dirette sulla qualità della vita della maggioranza delle persone.

CITTADINI DI UN “PAESE INVISIBILE”I falsi miti

sui costi del benessere

LA MALATTIA DI ALZHEIMER è responsabile del 50-80% dei casi di demenza nel mondo occidentale: . <5% ereditaria, >95% sporadica cioè non ereditaria. durata media della malattia 8-14 anni (da 3 a 20 anni)

MALATI. 26 milioni nel mondo, oltre 6 milioni in Europa (1,4 milioni di nuovi casi l’anno). 300.000-1 milione in Italia (almeno 70.000 nuovi casi l’anno, 113.000 entro il 2020)

ASSISTENZA E COSTI NAZIONALI. costo sociale complessivo della patologia circa 14.500 milioni di euro l’anno. costo medio annuo per paziente 50-60.000 euro. il 32,7% dei malati è assistito da badanti straniere . nell’89% dei casi senza titolo professionale specifico e retribuite (82,3% dei casi)direttamente dalla famiglia (senza aiuti statali). gli anziani oltre i 65 anni che utilizzano i servizi domiciliari in Italia sono l’1%; sono il 5,5% in Gran Bretagna, il 6,5% in Germania, il 10% in Scandinavia.

Pronto Alzheimer 02-809767 lun - ven 9-18 gestito dalla Federazione Alzheimer ItaliaLinea verde Alzheimer 800-371332 dal lun al ven 9-14 gestito dall’AIMA

Investire sul socialelibera risorse economicheche aumentano il bilanciodelle famiglie e, tramitei consumi, miglioranoanche quello nazionale.E in più conviene

I NUMERI DELL’EPIDEMIA SILENTE

Proprio per questo bisogna partire dai dati, considerando che nella pro-grammazione del welfare la politica interviene strumentalmente ri-spetto alle cifre. Questa è una delle conclusioni a cui si arriva leggendoil Rapporto sullo Stato sociale 2007, del Dipartimento di economia pub-blica dell’Università la Sapienza di Roma con il Centro di ricerche in-teruniversitarie sullo Stato sociale (editore Utet). Il ponderoso studiosfata una serie di “tormentoni” come quello secondo cui si spendetroppo per la previdenza o che la copertura del sistema pensionisticonon è garantita e quindi si deve aumentare l’età pensionabile.

I pensionati finanzianoil bilancio pubblicoFelice Roberto Pizzuti, docente di Politica economica e di Economia e po-litica della sicurezza sociale alla Sapienza di Roma e curatore di questorapporto, ci spiega: «Il saldo tra spesa e prestazioni pensionistiche è ne-gativo, al lordo della tasse, ma, se le sottraiamo, risulta un saldo attivoper il bilancio pubblico di quasi 8 miliardi di euro, mezzo punto di Pil.Il problema – continua Pizzuti – non è la copertura del sistema pen-sionistico, che è garantita, ma la sostenibilità sociale delle pensioni chenon saranno sufficienti in futuro e avranno un fattore di rischio in più

perché legate ai rendimenti finanziari». Altri miti vacillano nel rappor-to curato da Pizzuti: non era necessario lo “scalone” di 3 anni dellariforma Maroni, poi sostituito dagli scalini anche quelli non indispen-sabili, perché compensati dalla tendenza dei lavoratori au-tonomi a ritardare il pensionamento. Anche la famosa“gobba” cioè l’aumento della spesa per le pensioni previ-sta nel 2030, non dovrebbe avere l’impatto previsto, per-ché calcolata stimando 150mila lavoratori stranieri l’anno.Previsione da correggere perché gli immigrati negli ultimianni sono stati più del doppio: tutti lavoratori che versan-do contributi “appiattiranno” la gobba.

La spesa sociale deve servire per ristrutturare le imprese?In Italia si investe meno nel sociale rispetto all’Europa dei15 (vedi Composizione della spesa sociale): nel 2006la spesa è stata pari al 26,4% del Pil, mentre in Francia e in

TABELLA

di Paola Baiocchi

Germania è il 31,5%. Le prime due voci di spesa in rapporto al Pil nel-la Ue a 15 riguardano gli anziani (11,9%) e le politiche sanitarie (8%);in Italia per gli anziani si spende il 12,8% e per la sanità il 7%. Solo peranziani e superstiti la nostra spesa è superiore alla media Ue, ma la cre-scita della previdenza in rapporto al Pil è contenuta perché sono già sta-te effettuate riforme pensionistiche che l’hanno ridotta.

«Il problema – continua Pizzuti - non è quanto spendiamo per lasanità e la previdenza, ma quanto poco investiamo negli altri settori,che ricevono tutti meno della media europea, in particolare le politi-che attive per il lavoro». Solo il 10% della spesa complessiva del welfa-re è distribuito tra famiglia, infanzia, disoccupazione, abitazioni, esclu-sione sociale e quanto non altrove classificato (Nca).

Visto che le risorse non sono illimitate è fondamentale capire co-me gestirle: finora il taglio alla spesa sociale ha contribuito a sanare ildebito pubblico e a finanziare la ristrutturazione dell’industria (ricor-diamo l’uso della cassa integrazione e dei prepensionamenti), ma halasciato intatte zone di vero privilegio. Inoltre la corruzione all’internodel sistema di trasferimento dei finanziamenti, l’evasione fiscale, i ne-potismi nelle carriere, impediscono la realizzazione di un welfare vera-mente egualitario (vedi Scandalosa sanità).

Politica, sanità e giornaliUna fetta consistente della spesa pubblica va nelle casse deinuovi padroni privati della sanità, che investono moltoanche in giornali e televisioni (vedi I protagonisti).Nel 2000 andavano ai privati - cliniche, centri diagnostici,strutture di riabilitazione - accreditati con il Servizio sani-tario nazionale 14,7 miliardi di euro, saliti a 19,5 miliardinel 2004 (dati Cergas Bocconi - Centro di Ricerche sullaGestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale).

La Lombardia di Formigoni è la regione dove il “mer-cato della salute” è affidato ai privati, con cliniche in con-correnza come concessionarie di automobili. Il risultatosono gli scandali per false richieste di rimborso delle strut-ture accreditate alla Regione, uno dei maggiori buchi nel

TABELLA

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LIBRI

Felice Roberto Pizzuti Rapporto sullo StatoSociale 2007 Tra pubblico e privato,tra universalismo e selettività

Utet editore, 2007

RESIDENZASPECIALIZZATA1%

OSPEDALE10%

CASA86%

I LUOGHI DI CURA IN EUROPA

Page 11: Mensile Valori n.58 2008

LIBRI

Alessio D’AmatoDario PettiLady AslLa casta dellasanità: fatti emisfatti

| dossier | spesa sociale |

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 21 |

| dossier | spesa sociale |

| 20 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

bilancio sanitario italiano e l’adozione per primi di ticket e tasse per icittadini, trasformati in consumatori-contributori di sanità. Tra il ‘97 eil 2003 in Lombardia le ecografie fatte in strutture private sono passa-te da 40.686 a 408.017 (negli ospedali pubblici si è scesi da 790 a 459mila) e le Tac private sono aumentate di quasi dieci volte.

Mentre il 57% in Italia paga interamente le visite specialistiche e lepersone con le peggiori condizioni di salute sono al Sud e al più bassostatus sociale (Istat 2007), il Canada - che ha una sanità completamentegratuita – ha prodotto uno studio in cui afferma che il ticket sanitarioaumenta la mortalità e riduce di poco la spesa.

«Effettivamente il ticket non trova una rispondenza tecnica, mapolitica» spiega il dottor Tommaso D’Angelo, della Direzione azienda-le dell’Azienda Ospedaliera di Pisa, che continua: «La concorrenza nel-la sanità non riduce i costi. Il sistema lombardo è efficiente, ma onero-so, perché in sanità l’aumento dell’offerta non satura la domanda, mane provoca l’aumento. La Toscana ha solo il 13% dei posti letti di pri-vati accreditati, ma soprattutto ha lasciato alle Asl la funzione di com-mittenza e di produzione (ci sono solo 4 aziende ospedaliere) e ha pro-mosso la concertazione tra Asl e integrazione tra servizi sanitari (ancheprivati) lasciando alle Asl e alla Regione le funzioni regolatrici».

Per la Regione Toscana la sanità è un affare: nella Bozza di Piano sa-nitario 2008-2010 si afferma che “la sanità è un grande volano di svi-luppo e un rilevante comparto produttivo, che per ogni 100 euro dispesa pubblica crea una produzione di oltre 120 euro, generando red-dito locale”. In che modo? “Il mantenimento della sanità efficiente eproduttiva è la base per favorire politiche che promuovano gli investi-menti da parte dell’industria del settore sanitario”. Un ragionamentoda multinazionale, meno oneroso del sistema lombardo, ma che con-figura una sanità pubblica economicista, dove si possono perdere di vi-sta gli aspetti universali e costituzionali di diritto alla salute. Perché, seè facile trovare risorse per settori remunerativi, cosa succede per i ma-lati che in una filosofia del genere sono considerati “improduttivi”?«Ci sono settori (nella logica del profitto) a maggiore redditività – cispiega Walter Gelli, sindacalista coordinatore nazionale della Cub sa-nità – dove quindi ci sono più investimenti. Al primo posto ci sono lachirurgia e gli esami specialistici. Segue la riabilitazione, poi i servizi dipsichiatria, dopo gli anziani; infine i disabili in età non più riabilitati-va, oltre che i malati di Alzheimer», soggetti molto impegnativi e per iquali ci sono pochissimi reparti specializzati, per cui le famiglie se nedevono far carico, senza assistenza domiciliare (vedi ).

E i lavoratori?Le condizioni dei lavoratori che operano nei settori affidati ai privatisono un capitolo a parte: la trasmissione Report ha denunciato il casodelle esternalizzazioni dell’ospedale Sant’Andrea di Roma: appalti e su-bappalti a cooperative, il cui contratto nazionale è il più svantaggiosoper i lavoratori, con precari spesso forzatamente arruolati nella fittiziaqualità di “soci-lavoratori” che - secondo l’inchiesta dei Cobas - costa-no all’ospedale 2 milioni di euro in più l’anno rispetto a personale in-terno. «Quello che vediamo – continua Gelli - lavorando con i privati,che in Lombardia gestiscono la quasi totalità delle Residenze per an-ziani, è che si cerca di tagliare sul costo del lavoro. Il rischio è di torna-re indietro di molti anni nella qualità del servizio e nei diritti dei lavo-ratori, riducendo le presenze degli operatori e rendendo il settoredell’assistenza agli anziani più simile a un problema di sicurezza pub-blica che all’erogazione di un diritto». .

BOX

SCANDALOSA SANITÀ: ALCUNICASI CHE HANNO FATTO EPOCA

DUILIO POGGIOLINI, IL RE MIDA DELLA SANITÀ: Direttoregenerale per 30 anni del servizio farmaceutico nazionale delministero della Sanità, tessera 2.247 della loggia P2, Poggioliniè stato condannato per corruzione perché favoriva le proceduredi accesso dei farmaci nel prontuario sanitario in cambio

di tangenti, vacanze e regali a spese delle case farmaceutiche (e quindi dei malati). Viene arrestato nel settembre 1993 latitante a Losanna; nella villa dei Poggiolini vienerinvenuto un “bottino” in gioielli, lingotti,monete rare, quadri e perfino 10 miliardi in titoli di Stato in un pouf; altri 11 miliardivengono trovati in un conto svizzero.Condannato in via definitiva a 4 anni e 4 mesi,Poggiolini è tra gli accusati nel processo in corso per lo scandalo del plasmacontaminato: secondo l’accusa centinaia

di pazienti emofilici hanno contratto epatite e virus dell’Hivtramite medicinali salvavita derivati da plasma infetto.

SUA SANITÀ FRANCESCO DE LORENZO: Liberale, più volteministro della sanità, carica da cui si dimette nel ‘93 per il processo in cui è coinvolto con Poggiolini. Viene condannatonel 2001 a 5 anni e 4 mesi dalla Cassazione. Aveva incassato 9 miliardi di lire dagli industriali farmaceutici per rivedere al rialzo i prezzi dei farmaci. Medicinali obsoleti e inutili copiedi specialità già nel prontuario: le case farmaceutichepagavano e i farmaci aumentavano di prezzo, a carico del SSN.

LA MAFIA È BIANCA: Come documenta l’inchiesta dei giornalisti Bianchi e Nerazzini, in Sicilia la sanità è un affare da 8 miliardi di euro l’anno, ma con indici di mortalità infantileda terzo mondo. Un sistema costruito su 55 cliniche private,spesso di proprietà dei politici, dove il 92,5% dei ricoveri è pagato dal pubblico e i costi sono gonfiati. Come nell’Istitutodi Michele Aiello a Bagheria (condannato a 14 anni e al pagamento di 20 milioni di euro, nello stesso processo in cui Cuffaro è stato condannato a 5 anni per favoreggiamento asingoli mafiosi).

GIROLAMO SIRCHIA, IL FUSTIGATORE DEI FUMATORI:ministro della sanità nel secondo governo Berlusconi, si dimette nel 2005. Mentre da una parte ammoniva i colleghiche «nulla offende più della corruzione perché sottrae risorse vive ai pazienti» dall’altra incassava, su conti esteri, assegni di una multinazionale farmaceutica che cercava di ottenerel’assegnazione degli appalti per i macchinari del centrotrasfusionale del Policlinico di Milano. Pa.Bai.

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SSISTERE UN DISABILE O UN ANZIANO, accogliere un minoren-ne solo, aiutare tossicodipendenti. Interventi che oggi ri-teniamo irrinunciabili, ma che fino a quarant’anni fa lo

Stato non prendeva quasi in conside-razione. Rientravano nelle attività vo-lontarie di organizzazioni religiose e

laiche, senza alcuna organizzazione a livello nazionale. E oggi? I servizi sanitari e socio-assistenziali negli anni so-no stati regolamentati e affidati, almeno in teoria, alla re-sponsabilità pubblica. In teoria, perchè il modello attua-le prevede un welfare sanitario e assistenziale coordinato

e finanziato dallo Stato, ma gestito insieme a una rete disoggetti privati, profit (soprattutto nella sanità) e non(nell’assistenza e nei servizi alla persona, vedi pro-tagonisti del welfare). Ma la realtà è un po’ diversa. Effet-tivamente il governo eroga i finanziamenti, che sono ingran parte assegnati ad organizzazioni private. Da un’in-dagine, pubblicata a gennaio dall’Auser, associazione divolontariato per l’assistenza agli anziani, è emerso che il40% della spesa sociale dei capoluoghi di provincia è ge-stito da cooperative sociali e associazioni di volontariato,nelle città più grandi il 60%. Ma emergono forti dubbi

SCHEDEAWelfare e non profit. Matrimonio felice?

di Elisabetta Tramonto

Nella grandi città il 60% della spesa sociale è gestito da cooperative sociali e volontariato. Servirebbe una programmazione a livello centrale.

Murale di denunciaall’epoca dello scandalo De Lorenzo.

riguardo il modo in cui vengono assegnati i finanzia-menti. E quel coordinamento da parte dello Stato, ne-cessario ad assicurare che servizi di tale importanza so-ciale siano garantiti a tutti, nel modo più efficace edefficiente possibile, non esiste, o è solo parziale. «Mancala pianificazione di un intervento strutturato per coordi-nare un settore, come il non profit, che negli ultimi anninon solo è esploso (più di 7 mila cooperative sociali a fi-ne 2006 secondo l’Istat, il 70% nate dopo il 1991 n.d.r.),ma è anche maturato, organizzandosi e trovando da so-lo risposte a nuovi e vecchi bisogni», sottolinea Mauro

SETTORE

Costiamministrativi

Altre spese

Sanità

Disabilità

Anzianità

SETTORE

Superstiti

Famiglia e infanzia

Disoccupazione

Abitazioni

Esclusionesociale N.C.A.

COMPOSIZIONE DELLA SPESA SOCIALE IN ITALIA E IN ALCUNI PAESI EUROPEI DI RIFERIMENTO [VALORI IN PERCENTUALE DEL PIL]

PAESE 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Ue 15 0,9 0,9 0,9 0,9 0,9 0,9 0,9 1,0Germania 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,1Francia 1,2 1,3 1,2 1,2 1,3 1,3 1,3 1,3Italia 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7 0,8 0,8 0,8Olanda 1,3 1,4 1,3 1,3 1,4 1,4 1,5 1,5Regno Unito 0,8 0,8 0,8 0,8 0,9 0,8 0,8 0,8Ue 15 0,2 0,2 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2Germania 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1Francia 0,3 0,5 0,6 0,6 0,6 0,7 0,7 0,8Italia 0,2 0,2 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2Olanda 0,4 0,3 0,4 0,4 0,4 0,4 0,5 0,5Regno Unito 0,2 0,2 0,2 0,0 0,0 0,0 -0,1 -0,1Ue 15 7,0 7,0 7,3 7,4 7,6 7,7 7,8 8,0Germania 7,9 8,0 8,1 8,1 8,1 8,2 8,2 8,2Francia 8,0 7,9 8,2 8,5 8,8 8,9 9,1 9,2Italia 5,6 6,0 6,3 6,4 6,4 6,6 6,9 7,0Olanda 7,7 7,5 7,5 7,9 8,2 8,6 8,9 8,9Regno Unito 6,4 6,7 7,3 7,3 8,0 8,1 8,4 8,7Ue 15 2,1 2,1 2,0 2,1 2,1 2,1 2,2 2,4Germania 2,2 2,2 2,2 2,2 2,3 2,3 2,4 2,5Francia 1,7 1,3 1,3 1,4 1,4 1,3 1,3 1,2Italia 1,5 1,4 1,4 1,5 1,6 1,5 1,6 1,6Olanda 3,1 3,0 2,8 2,9 2,9 3,0 3,0 2,9Regno Unito 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5Ue 15 10,8 10,9 10,8 10,8 11,0 10,8 11,1 11,9Germania 11,4 11,5 11,7 11,9 12,1 12,2 12,7 13,6Francia 10,8 10,7 10,6 10,5 10,5 10,4 10,4 10,3Italia 12,7 12,5 12,4 12,6 12,7 12,7 12,9 12,8Olanda 9,6 9,5 9,0 9,3 9,2 9,5 9,6 9,4Regno Unito 10,7 11,6 11,2 10,7 11,2 11,1 11,1 11,1

PAESE 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Ue 15 1,2 1,2 1,2 1,2 1,2 1,2 1,3 1,4Germania 0,5 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4Francia 1,7 1,6 1,6 1,9 2,0 2,0 2,1 2,1Italia 2,7 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5Olanda 1,4 1,4 1,4 1,4 1,4 1,5 1,5 1,5Regno Unito 1,0 1,1 1,0 0,9 0,9 0,9 0,9 0,8Ue 15 2,2 2,1 2,1 2,1 2,1 2,1 2,2 2,4Germania 2,9 3,0 2,9 3,1 3,1 3,1 3,2 3,4Francia 2,8 2,7 2,6 2,6 2,6 2,6 2,5 2,5Italia 0,9 0,9 1,0 1,0 1,0 1,0 1,1 1,1Olanda 1,1 1,2 1,1 1,2 1,3 1,3 1,4 1,4Regno Unito 2,0 1,8 1,8 1,8 1,9 1,8 1,7 1,7Ue 15 1,8 1,6 1,6 1,7 1,8 1,8 1,9 2,2Germania 2,5 2,4 2,3 2,5 2,5 2,5 2,7 3,0Francia 2,1 2,0 2,0 2,2 2,3 2,2 2,3 2,3Italia 0,5 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4Olanda 1,6 1,3 1,2 1,4 1,6 1,5 1,6 1,6Regno Unito 0,9 0,8 0,9 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7Ue 15 0,6 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,6Germania 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,3 0,3Francia 0,9 0,9 0,9 0,9 0,8 0,8 0,8 0,8Italia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0Olanda 0,4 0,4 0,3 0,4 0,3 0,4 0,3 0,3Regno Unito 1,5 1,5 1,5 1,5 1,5 1,5 1,5 1,5Ue 15 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4Germania 0,6 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,4Francia 0,4 0,5 0,4 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5Italia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0Olanda 1,4 1,4 1,3 1,3 1,3 1,3 1,3 1,3Regno Unito 0,2 0,2 0,2 0,2 0,3 0,2 0,3 0,3

Page 12: Mensile Valori n.58 2008

1. UMBERTO VERONESI - IEOÈ il medico-imprenditore più conosciuto che partecipa a campagne che suscitanomolte critiche come quella sul testamentobiologico, l’eutanasia, il sostegno agli Ogm, ai termovalorizzatori, al nucleare: il suo IstitutoEuropeo di Oncologia è una “Mediobancasanitaria”; tra i soci: Intesa-SanPaolo,Unicredit, Italcementi, Fondiaria Sai, Generali,Pirelli, Rcs, Ligresti e Mediobanca stessa.Dalla Regione Lombardia l’Ieo riceve ogni anno 45 milioni , più altri 42 milioniattraverso la Fondazione Monzino, istitutocardiologico che l’Ieo controlla dal 2000.

2. GIUSEPPE ROTELLI - GRUPPO S.DONATODue volte presidente del comitatoregionale della programmazione sanitariadella Regione Lombardia, consulente del ministero con Sirchia, possiede 18ospedali tra Lombardia e Emilia Romagna.Con il Gruppo San Donato ha un girod’affari di 650 milioni di euro, 3.677 postiletto, circa 8.150 addetti e oltre 2 milionidi pazienti l’anno. Ha una partecipazionein Rcs e nelle tv Telelombardia e Antenna3. Quattro sue cliniche sono state coinvoltenel 2007 nell’indagine sui rimborsiingiustificati della Regione Lombardia.

3. FAMIGLIA ANGELUCCI - TOSINVESTA capo della famiglia Angelucci di Romac’è Giampaolo 37 anni, ma il fondatoredella finanziaria Tosinvest SpA è il padreAntonio. La società gestisce 3.000 postiletto tra l’ospedale di Ceglie Messapica, 5 residenze sanitarie assistenziali nel Lazioe 11 in Puglia. Da sempre ubiqui in politicasono azionisti di giornali tra i quali l’Unità,Libero e il Riformista. Nel 2006 Giampaoloè stato indagato per presunte tangenti per gli appalti da 198 milioni di europer la gestione di 11 Rsa (residenzesanitarie assistenziali) in Puglia.

4. DE BENEDETTI - CIR HSSLa Cir della famiglia De Benedetti(che controlla anche la Repubblicae L’espresso), attraverso la HoldingSanità e Servizi gestisce circa 3.500posti letto tra ospedali, strutturepsichiatriche, strutture riabilitative e residenze per anziani: nel 2006 ha acquisito Anni Azzurri, la più importantestruttura italiana nella gestione delle residenze per anziani,con 28 strutture in Lombardia,Piemonte, Veneto e Liguria.

5. E. SANSAVINI - GRUPPO VILLA MARIAIl Gruppo Villa Maria di Ettore Sansavini, è fortissimo in Emilia Romagna,ma è presente anche nel resto d’Italia,in Francia e in Albania, è una holdingche opera nella sanità, nella ricerca,nell’industria biomedicale, nel benesseretermale e nei servizi all’impresa, con 3.870 occupati. Nel dicembre 2007 il Gruppo Villa Mariaha rilevato due strutture ospedaliere, una a Lecco e una a Molfetta.

6. GIOMI SPACostituita nel 1949 da imprenditori romanie di Reggio Calabria con lo scopo di crearestrutture ospedaliere al Sud, ha 4 ospedalie oltre 30 case di cura partecipate per un totale di oltre 1.200 posti letto. Presentea Firenze, Latina, Messina, Reggio Calabriae ora anche a Cortina d’Ampezzo dovegestisce, in compartecipazione con l’Asl di Belluno, l’ospedale Codivilla. Dal 1973Emmanuel Miraglia è a capo del gruppoche comprende anche le due società di servizi Ig.com, per l’informatizzazionenella sanità e la Only One SpA.

7. FAMIGLIA ROCCA - GRUPPO HUMANITASHanno in attivo investimenti sanitari da 200 milioni di euro l’anno (con Techintnella siderurgia, industria pesante e impiantistica). Nella proprietà ci sonoanche le assicurazioni Reale Mutua,Benetton, De Agostini, Bracco. La clinicamilanese Humanitas è stata trasformata in Istituto di ricerca a carattere scientifico,con un finanziamento Inail da 46 milioni,nell’ambito di un progetto sponsorizzatodall’ex ministro del Welfare, Roberto Maroni.È in corso un processo contro tre medicidell’Humanitas per otto interventi inutili.

8. SAN RAFFAELE DI MILANO (NON PROFIT)Intimo di Craxi ed estimatore di Berlusconi,Don Verzé è il fondatore del San Raffaele,struttura che nel 1971 accoglie il primomalato e nel 1972 è riconosciuta “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico” di supporto per il Ministero della sanità. Ha più di 3.400 dipendenti, 1.068 postiletto; nel 2005 sono stati effettuati oltre55.000 ricoveri, oltre 6 milioni tra prestazioniambulatoriali ed esami di laboratorio, più di 21.000 interventi chirurgici, oltre 50.000accessi al Pronto Soccorso. Comprendeanche il liceo, il ginnasio e l’università.

I PRIVATI DEL WELFARE ITALIANO: IL PROFIT NELLA SANITÀ E NELL’ASSISTENZA

Cova, vicepresidente della cooperativa Atipica. Vienequindi da domandarsi: funziona davvero questo nuovoequilibrio tra pubblico e privato, soprattutto non profit?

Una risposta al cambiamento sociale«Dagli anni 70 ad oggi il modello di welfare è cambiatoradicalmente e cambierà ancora, con una delega sempremaggiore di servizi sanitari, sociali, educativi, dallo Sta-to a operatori privati, soprattutto non profit», prevedeGian Paolo Barbetta, docente di Economia politica al-l’Università Cattolica di Milano. «È la risposta ai cam-biamenti economici, demografici e sociali che sono av-venuti e stanno avvenendo in Italia; ai nuovi bisogniemersi; alla richiesta di un’offerta variegata di servizi; al-la presenza di categorie disagiate nuove, come extraco-munitari e disoccupati di lunga durata. In questo nuovocontesto un’offerta di servizi concentrata nell’ente pub-blico è inefficiente: troppo costosa e standardizzata. Ilterzo settore, invece, è in grado di sviluppare un model-lo di welfare che promuova l’autonomia individuale enon solo tamponi un’emergenza, incentivi la partecipa-zione privata alla copertura dei costi e fornisca una ri-sposta articolata da parte di soggetti specializzati».

L MODELLO SOCIALE STATUNITENSE da una parte, basato su un prelie-vo fiscale ridotto, ma un’offerta di servizi a pagamento, dove chinon ha un’assicurazione privata, non ha diritto praticamente a

nulla. E quello scandinavo dal-l’altra, dove le tasse sono più altema è praticamente tutto gratuito:

scuole, medicinali, visite mediche, assistenza agli anziani. Due approc-ci diametralmente opposti, nessuno dei quali perfetto. «L’Italia coniu-

ga il peggio di entrambi». Drastico il giudizio di Maurizio Ferrera, esper-to di sistemi internazionali di welfare, professore ordinario di Teoria epolitiche dello stato sociale presso la facoltà di Scienze politiche dell’uni-versità degli Studi di Milano, dove insegna anche Comparative welfarestate per il master Europeo in Scienze del Lavoro (MESL).

Che cos’ha il welfare statunitense in più di quello italiano?Una rete di protezione verso il basso. Seppure il modello americano

sia quasi completamente privato, prevede un aiuto per le fasce piùpovere della popolazione. Si chiama “Temporary aid for needy fa-milies”, aiuto temporaneo per famiglie bisognose. Chi non percepi-sce reddito e vive al di sotto della soglia di povertà (18.000 dollaril’anno), ha diritto a un assegno mensile dai 1.000 ai 1.500 dollari.Dura al massimo 5 anni, che si possono distribuire durante tutta lavita. E prevede una reciprocità: il beneficiario deve dimostrare diaver fatto di tutto per non diventare povero, come partecipare a cor-

si di formazione e cercare in modo attivo un impiego. In Italia nonesiste. Le famiglie povere non hanno alcun sussidio dallo Stato, so-lo interventi discrezionali da parte di Comuni e Regioni.

Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, poi, è vero che per ri-cevere le cure è necessario avere un’assicurazione, ma per molte fa-sce a rischio è gratuita: per gli anziani sopra i 65 anni, per chi vivesotto la soglia di povertà. Chi ha un contratto di lavoro, invece, hal’assicurazione aziendale.

“Welfare anarchico”, criteri misteriosiQuindi i servizi di welfare gestiti dal terzo settore do-vrebbero offrire una qualità superiore a costi inferiori?«In teoria sì, o almeno questo sarebbe l’obiettivo, ma inpratica può avvenire il contrario», risponde Giorgio Fio-rentini, direttore del master in Management delle azien-de cooperative e imprese sociali non profit all’universitàBocconi di Milano. «In molti casi la scelta dell’ente a cuiaffidare l’erogazione dei servizi avviene solo in base a cri-teri di prezzo, con gare d’appalto al ribasso, a discapitodella qualità del servizio erogato».

Non solo, spesso le selezioni avvengono in modo to-talmente arbitrario o in base a criteri difficilmente verifi-cabili. Dall’indagine dell’Auser, condotta dall’economistaFrancesco Montemurro analizzando i bilanci dei Comu-ni italiani, emerge che in Italia il 40,6% degli incarichi so-cio assistenziali viene affidato tramite aste pubbliche,quindi in base a requisiti oggettivi e quantificabili. Il 37%,invece, è assegnato con procedure ristrette e negoziate.Cioè di solito Comuni, Province e Regioni pubblicano unbando di gara elencando i requisiti, a ciascuno dei quali èassegnato un punteggio. Ma, una volta indicato il vinci-tore dell’asta, è difficile verificare come si sia aggiudicato

il punteggio stesso. Di fatto, quindi, nella selezione pre-vale il giudizio, soggettivo, dell’ente pubblico. Totalmen-te arbitrario infine l’affidamento diretto di un incarico,che avviene in media nel 13% dei casi (con notevoli dif-ferenze tra le diverse aree: 5% a Nord-Est, 22% nelle Iso-le). L’ente locale cioè acquista un servizio da un’organiz-zazione non profit senza aver bandito alcuna gara o avereffettuato un confronto tra diverse offerte.

«Il problema spesso non è tanto la quantità di ban-di pubblicati e, quindi, di fondi stanziati, ma come e do-ve vengono assegnati», spiega Paolo Tartaglione, dellacooperativa sociale Antares che si occupa di servizi peradolescenti. «Nella gestione dei servizi socio-assisten-ziali mancano regole precise e trasparenti, controlli,una programmazione a livello nazionale da parte delloStato», sostiene Michele Mangano, presidente dell’Au-ser. Per averne un’idea basta navigare tra i siti dei Co-muni: in molti casi trovare i bandi pubblicati è davve-ro impossibile e ogni ente gestisce l’attribuzione degliincarichi in modo diverso.

Problemi di liquidità Se ottenere un finanziamento pubblico non è facile, es-sere pagati puntualmente è una chimera. Un’inchiesta

pubblicata a febbraio dal settimanale Il Sole 24 Ore Sa-nità denunciava che i pagamenti da parte del ServizioSanitario Nazionale hanno in media un anno di ritardosul saldo delle fatture. «In questo modo costringano lecooperative a ricorrere a prestiti e scoperti bancari», rac-conta Paolo Tartaglione.

Fondamentale il ruolo delle fondazioni, bancarie e non,circa 3.000 in tutta Italia, metà delle quali nate negli ulti-mi 10 anni. Enti privati senza scopo di lucro che usano leproprie risorse per finalità sociali, soprattutto nell’istru-zione, sanità, assistenza sociale, ricerca e arte. Con un pa-trimonio che generalmente non può essere inferiore a100 mila euro, rappresentano una fonte di finanziamen-to sempre più importante, forse la principale, per il terzosettore, ma negli ultimi anni anche per gli enti locali. «Po-chi giorni fa mi è capitato di assistere alla presentazionedel bando di una grande fondazione seduto accanto a di-pendenti del Comune e della Provincia di Milano», rac-conta Paolo Tartaglione. È sempre più facile che pubblicoe privato non profit siano in competizione per un finan-ziamento. «Uno dei problemi principali nella gestione diservizi socio-assistenziali da parte degli enti non profit èla totale dipendenza da chiunque eroghi i fondi, enti lo-cali come fondazioni», conclude Mauro Cova. .

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| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 23 || 22 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

LIBRI

Barbetta Gian PaoloMaggio Francesco Nonprofit

Il Mulino, 2008

LIBRI

Maurizio Ferreracon la collaborazione di F.Maino,M. Jessoula, I. Madama e P. Vesan

Le Politiche sociali.L’Italia in prospettivacomparata

Il Mulino, 2006

Maurizio FerreraIl fattore D. Perché il lavoro delle donne faràcrescere l’Italia

Strade Blu Mondadori,2008

Modello all’italiana: il peggio da Usa e SveziaIl welfare made in Usa, privato ma con una rete di protezione, e quello scandinavo, dove quasi tutto è gratis. Il professor Maurizio Ferrera analizza i due estremi, per capire che cosa manca a noi.

Idi Elisabetta Tramonto

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di Roberto Cuda

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L 30 GIUGNO DEL 2007 è partita la previdenza comple-mentare. I lavoratori del settore privato hanno dovutodecidere se far confluire il Tfr (trattamento di fine rap-porto) sui fondi pensione o continuare a tenerlo inazienda. La maggior parte ha optato per la seconda scel-ta. Ora banche, assicurazioni e sindacati si preparano al-la fase due: convincere i recalcitranti che le loro paure

sono infondate e che dirottare la liquidazione sui fondipensione conviene davvero. Ma è proprio così? Faccia-mo un passo indietro. I fondi pensione sono fondi di in-vestimento a tutti gli effetti, che raccolgono denaro e lodanno in gestione a società specializzate (Sgr), che a lo-ro volta lo investono in Borsa. E qui sorge la prima do-manda: che c’entra tutto questo con la previdenza? Po-

co o nulla, se non l’obbligo di trasformare almeno il 50%del capitale accumulato in rendita vitalizia, mentre il de-naro impiegato in un fondo di investimento può essereritirato integralmente in qualunque momento. In prati-ca sono stati applicati meccanismi previdenziali all’in-terno di strumenti che di previdenziale hanno solo il no-me. In più ai fondi pensione sono associati una serie di

sgravi fiscali, che il governo ha voluto introdurre perrendere più appetibile la previdenza integrativa. Perchéil Tfr – dicono gli esperti – garantisce un rendimento cer-to ma nettamente inferiore a quello dei fondi pensione.

Pochi ma garantiti. I pregi del TfrIn realtà le cose stanno diversamente. Il Tfr garantisce

ILa pensione tradita dalle BorseSgravi fiscali irrisori, volatilità dei mercati finanziari: con i fondi pensione si rischia di perdere in un attimo gran parte del capitale accumulato. «Non c’è strumento migliore del Tfr», dice un analista finanziario e spiega perché.

9. CDO (COMPAGNIA DELLE OPERE)Braccio economico di Comunione e Liberazione. 34.000 imprese associate(appalti, edilizia, trasporti, infrastrutture,fiere), 1.400 non profit (sanità, assistenza,educazione). Noti i legami politici,soprattutto in Lombardia con il presidenteFormigoni. Dei 24 uffici della Regione nel mondo, 7 sono nelle sedi di Co.Export,fondato dalla CDO. Indagati nel caso “Why Not” Antonio Saladino, ex presidentedella Cdo calabrese e Giorgio Vittadini, ex presidente nazionale. Accusate di truffaall’Ue cooperative della Cdo a Padova.

11. CRI (CROCE ROSSA ITALIANA)300 mila volontari, 5.700 dipendenti, oltre1000 sedi in Italia. Si occupa di primosoccorso, assistenza sociosanitaria,interventi di emergenza in zone di guerra o calamità naturali, donazione di sangue,tossicodipendenze. Negli ultimi anni è balzata agli onori della cronaca per buchidi bilancio e presunte irregolarità contabilinel 2002-2005. Un rosso anche l’annoscorso: oltre 17 milioni di euro, che i 19 comitati regionali dovranno tirare fuori.La CRI dà la colpa ai crediti (40-50 milioni)verso enti locali e ministeri. www.cri.it

12. CARITAS ITALIANAÈ l’organismo pastorale della Cei(Conferenza episcopale italiana),organizzata in sedi locali: le Caritasdiocesane, decanali e parrocchiali,centinaia in tutta Italia. Offre assistenza ai minori e ai malati, accoglienza degliimmigrati, salute mentale, solidarietàfamiliare, mense per poveri, distribuzione di vestiti usati. www.caritasitaliana.it

13. ANPAS (ASSOCIAZIONE NAZIONALEPUBBLICHE ASSISTENZE)Rappresenta 855 Pubbliche Assistenze (tra cui Croce Verde, Croce Bianca, Croce D’Oro) in Italia. I principali settori di intervento: emergenza sanitaria 118,interventi sociosanitari, trasportoextraospedaliero, donazione di sangue,protezione civile. 100 mila volontari, 700 mila soci e 1.600 operatoriprofessionali. 2700 ambulanze, 1000 mezzi per i trasporti sociali e 500 di protezione civile. www.anpas.org

14. MISERICORDIEOltre 700 confraternite cattolichediffuse in tutta Italia (la prima è nataa Firenze nel 1200), alle quali aderiscono 670 mila iscritti. Si occupano in particolare di soccorso sanitario con ambulanze (2.500) in convenzione con i Servizi 118 delle Asl, trasporto socio-sanitario, gestione di poliambulatori,onoranze funebri, gestione di centri socialie residenze per anziani, Protezione Civile.www.misericordie.org

15. ANFFAS (ASSOCIAZIONE NAZIONALEFAMIGLIE DI PERSONE CON DISABILITÀINTELLETTIVA E/O RELAZIONALE)Un’associazione di genitori, familiari e amicidi persone con disabilità, nata nel 1958.182 associazioni in tutta Italia. Si servesoprattutto di volontariato, negli ambitisanitario, socio-assistenziale, educativo,sportivo, della ricerca scientifica, dellaformazione, della beneficenza e della tuteladei diritti umani e civili. Dal 1999 ha datovita al Tribunale dei diritti dei disabili.www.anffas.net

16. LEGA DEL FILODOROSi occupa di assistenza ai disabili, in particolare riabilitazione e reinserimentodi persone sordocieche e pluriminoratepsicosensoriali. 352 i dipendenti nelle settesedi in Italia.www.legadelfilodoro.it

17. AUSERAssociazione di volontariato, rivolta aglianziani. Nata nel 1989 per iniziativa dellaCgil. Ha 260 mila iscritti, 40 mila volontari e 1.412 sedi in Italia. Dal 2002 è attivo il numero amico Filo d’Argento. www.auser.it

>>I PRIVATI DEL WELFARE ITALIANO: IL NON PROFIT

II

10. CGM (CONSORZIO GINO MATTERELLI)Un vero colosso non profit del welfare:1.200 cooperative sociali in tutta Italia, un fatturato di un miliardo di euro e 35 mila dipendenti, impegnati nelleattività più svariate: assistenza ai minori, ai disabili, agli anziani; malattie mentali e dipendenze; formazione e inserimentolavorativo delle fasce più deboli; serviziabitativi sociali, ambiente, previdenza.www.cgm.coop

Restano comunque escluse dall’assistenzapubblica molte fasce di popolazione?

È vero, circa 40 milioni di persone, che non sono po-chi. Ma non sono sempre gli stessi. Per esempio i pro-blemi riguardano chi non ha un contratto fisso e rice-ve uno stipendio basso, 20-25 mila dollari l’anno, manon abbastanza per essere considerato povero. Il siste-ma statunitense non è certo perfetto. Le medicine peresempio sono quasi sempre a pagamento e sono mol-to costose. Le scuole migliori sono private e costano decine di mi-gliaia di dollari l’anno (anche 20 mila le superiori, 50 mila le uni-

versità). Malattie sempre più frequenti e costose comel’Alzheimer sono a carico della famiglia, se non per lefasce più povere.

Rispetto al modello scandinavo è facile vedere che co-sa ci manca. Ma, in compenso, hanno un prelievo fi-scale superiore…Meno di quanto si pensi. Il sistema di welfare scandi-navo non è tanto più generoso, quanto più efficiente.

Ci sono meno trasferimenti monetari, quindi pensioni contenu-te e concesse e a un’età superiore, 67 anni. Ma lo Stato spende

molto di più per i servizi sociali, quasi completamente gratuiti:asili, ospedali, assistenza agli anziani, centri impiego, sussidi peri giovani, borse di studio. L’80% dei giovani finlandesi dai 18 ai30 anni ottiene un sussidio per affitto, è un incentivo ad uscire dicasa. Le tasse poi non sono tanto più alte delle nostre. In Svezia ilgettito fiscale assorbe il 50-55% del Pil, in Italia il 43% circa (ne-gli Usa il 30%).

È così importante un sistema di servizi sociali gratuiti?Certamente, porta vantaggi all’intera struttura sociale ed econo-mica del Paese. I membri più deboli della popolazione, bambini e

anziani, sono assistiti dallo Stato e non pesano sulle famiglie. Siliberano così risorse economiche che aumentano il bilancio fa-miliare e, tramite i consumi, quello nazionale. Se non devono oc-cuparsi di figli e genitori, le donne possono lavorare. In Svezia iltasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro è del 70%,come quello degli uomini. In Italia quello femminile tocca il46,3%, quello maschile il 70%. Ma nei Paesi scandinavi c’è ancheun tasso di natalità superiore (1,6% in Svezia, 1,3% in Italia), per-ché gli aiuti alle famiglie sono molti: un sussidio di maternità del70-80% per 1 anno (in Italia 5 mesi all’100%, più 6 al 30%), asilinido aperti fino alle 22. .

SPESA SOCIALE PER LA DISOCCUPAZIONE NEI PAESI EUROPEI

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SPESA SOCIALE PER LA FAMIGLIA E L’INFANZIA IN EUROPA

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SPESA SOCIALE NEL SETTORE ABITATIVO NEI PAESI EUROPEI

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SPESE PER ESCLUSIONE SOCIALE E SPESE N.C.A. NEI PAESI EUROPEI

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Maurizio Ferrera.

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Beppe Scienza,esperto di risparmioe previdenza. Insegna matematicaall’Università di Torino.

Page 14: Mensile Valori n.58 2008

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| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 27 |

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una rivalutazione pari all’1,5% annuo della retribuzio-ne lorda più il 75% del tasso di inflazione. Forse nonmolto, ma abbastanza per tutelare il capitale accumu-lato dall’aumento dei prezzi per l’intera vita lavorativa,cosa che nessuno strumento finanziario sul mercatopuò assicurare.

«Proprio in un’ottica previdenziale, non c’è stru-mento migliore del Tfr», spiega Carlo Crovella, analistafinanziario indipendente. «Mettere i soldi nei fondipensione è come andare su un ottovolante, dove ci sa-ranno momenti molto buoni ma anche molto negativie questi ultimi, normalmente, superano i primi». Ep-pure, dicono i sostenitori della previdenza integrativa,se per qualche anno le Borse possono andare male, nellungo termine i mercati – soprattutto azionari - fannosempre bene. «Anche questo è un luogo comune», spie-ga Crovella. «Se prendiamo l’andamento della Borsaamericana dal 1920 al 2005, notiamo periodi venten-nali in cui il rendimento nominale è stato pari a zero(1930-1950 e 1965-1985). E vent’anni, all’interno di

una normale pianificazione previdenziale, pesano tan-tissimo. Questo riguarda le azioni, ma anche se com-prassimo obbligazioni nessuno ci garantirebbe dall’au-mento dei prezzi».

Le cose non vanno meglio se consideriamo il no-stro Paese. Secondo i calcoli effettuati da Beppe Scien-za, docente di matematica all’Università di Torino e au-tore de La Pensione tradita, dal gennaio 1928 aldicembre 2004 l’indice della Borsa italiana mostra unrendimento annuo reale (tenendo conto dell’inflazio-ne e ipotizzando il totale reinvestimento dei dividen-di) di appena l’1,6%. Senza contare i periodi, più o me-no lunghi, in cui il valore dell’investimento è sceso aldi sotto del livello iniziale registrato nel 1928: dal 1930al 1934, dal 1945 al 1954 e dal 1974 al 1985. Alti e bas-si dei mercati finanziari, che ritornano periodicamen-te. Se il lavoratore avesse la sfortuna di andare in pen-sione all’indomani di un crack borsistico, rischierebbedi bruciare in un attimo gran parte del capitale accu-mulato. «Dal 1962 al 1982 le azioni italiane hanno per-

so l’81% del potere di acquisto», precisa Beppe Scien-za. «E nello stesso periodo i titoli di Stato italiani han-no perso il 73%. Se avessimo messo gli stessi soldi nelTfr avremmo perso solo il 18%». La liquidazione inazienda risulta vincente anche nel periodo 1987-1996,quando la Borsa italiana perse il 18% in termini reali eil Tfr guadagnò il 2%.

Sgravi fiscaliVantaggi fittiziCi sono poi dei miti da sfatare. Il più importante ri-guarda gli sgravi fiscali collegati ai fondi pensione. «So-no stati enfatizzati vantaggi fiscali irrisori», spiega Bep-pe Scienza. «Per un lavoratore giovane, con redditimedio-bassi, la convenienza è di appena lo 0,50% al-l’anno rispetto al fondo. Una differenza così esigua daessere rosicchiata dai costi di gestione e di ammini-strazione». Un altro vantaggio da molti sbandierato co-me risolutivo nel confronto con il Tfr, è il contributodel datore di lavoro (in particolare per l’adesione a fon-

di chiusi), pari mediamente all’1% della retribuzione.Anche in questo caso molto dipende dalle oscillazionidelle Borse. Ad esempio, nel periodo 1998-2006 i fon-di di investimento hanno reso lo 0,77% annuo lordo,contro il 3,13% del Tfr: un tale differenziale (2,4%)avrebbe assorbito interamente il contributo del datoredi lavoro. In generale comunque basta che il differen-ziale sia inferiore all’1% (a favore del Tfr) perché il la-voratore che aderisce al fondo pensione ci rimetta, no-nostante il contributo datoriale.

La conclusione di Scienza è che, almeno per ora, ilTfr è meglio tenerselo stretto in azienda, tanto più chesi tratta di una scelta reversibile e nulla vieta in futurodi cambiare idea (mentre la scelta del fondo pensioneè irreversibile, dunque non si può più tornare indie-tro). Anche ammesso che i fondi pensione alla fine ren-dano di più, è decisivo il tema della sicurezza e della tu-tela del risparmio, che ha molto a che fare con ilconcetto di previdenza. Ma ben poco con la volatilitàdei mercati finanziari. .

(A) ISTITUTI CENSITI CHE NON HANNO TRASMESSO I DATI AL MINISTERO DELLA SALUTE (B) DEGENZE DIVISO LA POPOLAZIONE MEDIA RESIDENTE PER 1.000 (C) DEGENZE DIVISO I POSTI LETTO (D) GIORNATE DI DEGENZA EFFETTIVE DIVISO LE GIORNATE DI DEGENZA POTENZIALI PER 100 (E) GIORNATE DI DEGENZA DIVISO LE DEGENZE (F) GIORNATE DI DEGENZA DISPONIBILI DIVISO LE DEGENZE. GIORNATE DI DEGENZA DISPONIBILI = GIORNATE DI DEGENZA POTENZIALI MENO GIORNATE DI DEGENZA EFFETTIVE

OM’È STATA LA RISPOSTA DEI LAVORATORI alla riforma del-le pensioni? E quali sono i benefici per chi aderisceai fondi pensione? Lo abbiamo chiesto ad Angelo

Marinelli, Coordinatore na-zionale del dipartimento De-mocrazia Economica, Econo-

mia Sociale, Fisco e Previdenza del sindacato Cisl.

Che bilancio si può fare della riforma? Le adesioni alla previdenza complementare alla fine del 2007 han-no superato i 4,5 milioni, il 43% in più del 2006. Il risultato è statobuono nella grande impresa, dove la presenza del sindacato orga-nizzato ha consentito un’informazione completa.

E nelle piccole imprese?Come ci si aspettava, il risultato è stato più limitato. Hanno giocatola minore capacità di penetrazione informativa del sindacato e lamaggiore riluttanza dei datori di lavoro a privarsi del Tfr, che si é tra-dotta in un’azione dissuasiva nei confronti dei lavoratori.

Più rischi rispetto al Tfr in cambio di rendimenti più bassi.I fondi pensione sono spesso sotto accusa…

Perché si fa riferimento a dati parziali o a confronti non omogenei,che hanno come unico obiettivo la demonizzazione del mercato edegli operatori finanziari. Alla fine però non vengono offerte alter-native concrete all’esigenza dei lavoratori di raggiungere più elevatilivelli di copertura pensionistica futura.

Ma i fondi sono più rischiosi? Nessun sistema pensionistico, pubblico o privato, è immune da rischi.La previdenza pubblica non è esente, per esempio, da rischi politici.Una classe politica più sensibile alle spinte crescenti di un elettoratoanagraficamente più anziano, potrebbe, con il tempo, intervenirenuovamente a modificare le regole e i parametri del sistema (requisi-ti di accesso alla pensione, aliquote contributive o entità delle presta-zioni). A discapito delle generazioni più giovani.

E i costi? L’indicatore sintetico dei costi elaborato dalla COVIP (Commissio-ne di Vigilanza sui Fondi Pensione) ha dimostrato che i costi dei fon-di pensione di categoria sono in media molto bassi, lo 0,4% del pa-

trimonio gestito. Ma anche le gestioni pubbliche hanno costi di ge-stione indiretti che sono poi coperti dalla collettività, attraverso ri-messe dello Stato nel bilancio degli enti previdenziali.

Molti sostengono che il Tfr renda più dei fondi pensione…L’investimento in un fondo pensione va valutato su un orizzontetemporale almeno decennale. I mercati finanziari nei quali investo-no i fondi pensione possono presentare andamenti altalenanti nelbreve periodo, ma nel lungo i risultati sono positivi. Bisogna ricor-dare che in molti casi il lavoratore può scegliere sia l’ammontare delrisparmio destinato alla previdenza complementare, sia il comparto(monetario, bilanciato o azionario), soppesando così rischio e rendimento. .

Adesione elevata nelle grandi imprese, costi bassi e vantaggi fiscali. La previdenza complementare conviene: ma le resistenze sono ancora molte, soprattutto nelle Pmi. L’opinione del sindacato Cisl.

Cdi Mauro Meggiolaro

Fondi pensione: funzionano, scarsa l’informazione

FON

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ISTITUTI DI CURA, POSTI LETTO ORDINARI, DEGENZE, GIORNATE DI DEGENZA E PERSONALE PER TIPO DI ISTITUTO [ANNO 2004]

FONDI PENSIONE:OBIETTIVO LONTANO

GLI ISCRITTI a fine2007 ai fondipensione nel settoreprivato sono risultatiessere 3 milioni su una platea di 12,2 milioni di lavoratori (il 24,9% del totale).L’ha reso noto la Covip a finefebbraio. È un datoche conferma una forte crescitadelle adesioni(+65,8% rispetto al periodo precedentela riforma), ma chenon centra l’obiettivofissato dal governo,pari al 40%. M.M.

TIPO DI ISTITUTO ISTITUTI POSTI LETTO ORDINARI DEGENZE GIORNATE DI DEGENZANUMERO DI CUI NUMERO PER 1.000 NUMERO TASSO DI INDICE DI NUMERO TASSO UTILIZZO

NON ABITANTI OSPEDALIZZAZIONE ROTAZIONE (C) PER 100 RISPONDENTI (A) PER 1.000 ABITANTI (B) POSTI LETTO

Aziende ospedaliere 99 0 64.860 1,11 2.522.025 43,35 38,88 18.950.279 81,92Presidi Asl (pubblici e qualificati) 476 1 89.708 1,54 3.473.754 59,71 38,72 25.145.035 78,49Policlinici universitari 11 0 6.062 0,10 211.000 3,63 34,81 1.718.758 78,83Istituti di cura a carattere scientifico 51 0 11.250 0,19 376.165 6,47 33,44 3.251.013 82,48Ospedali classificati o assimilati 35 0 6.716 0,12 264.010 4,54 39,31 2.058.325 86,27

Totale pubblici 672 1 178.596 3,07 6.846.954 117,70 38,34 51.123.410 80,29

Case di cura private accreditate 542 13 48.808 0,84 1.335.682 22,96 27,37 11.987.665 69,74Case di cura private non accrediate 82 10 4.756 0,08 98.263 1,69 20,66 510.686 31,96

Totale privati 624 23 53.564 0,92 1.433.945 24,65 26,77 12.498.351 66,53

TOTALE 1.296 24 232.160 3,99 8.280.899 142,34 35,67 63.621.761 77,15

TIPO DI ISTITUTO GIORNATE DI DEGENZA PERSONALEDEGENZA INDICE DI MEDICI PERSONALE SANITARIO AUSILIARIO

MEDIA (E) TURNOVER (F) NUMERO PER 100 NUMERO PER MEDICO PER 100 ALTRO TOTALE POSTI LETTO POSTI LETTO

Aziende ospedaliere 7,51 1,66 39.998 61,67 100.544 2,51 155,02 85.952 226.494Presidi Asl (pubblici e qualificati) 7,24 1,98 48.200 53,73 126.049 2,62 140,51 81.260 255.509Policlinici universitari 8,15 2,19 5.322 87,79 8.382 1,57 138,27 9.841 23.545Istituti di cura a carattere scientifico 8,64 1,84 5.815 51,69 12.298 2,11 109,32 14.434 32.547Ospedali classificati o assimilati 7,80 1,24 3.623 53,95 8.010 2,21 119,27 7.707 19.340

Totale pubblici 7,47 1,83 102.958 57,65 255.283 2,48 142,94 199.194 557.435

Case di cura private accreditate 8,97 3,89 16.884 34,59 26.739 1,58 54,78 29.899 73.522Case di cura private non accrediate 5,20 11,07 1.716 36,08 2.135 1,24 44,89 3.133 6.984

Totale privati 8,72 4,39 18.600 34,72 28.874 1,55 53,91 33.032 80.506

TOTALE 7,68 2,28 121.558 52,36 284.157 2,34 122,40 232.226 637.941

LIBRI

Beppe ScienzaLa pensionetradita

Fazi Editore, 2007

Page 15: Mensile Valori n.58 2008

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 29 |

“Lord of War 2”, ciak si gira

Viktor Bout

di Paolo Fusi

COSÌ ALLA FINE HANNO ARRESTATO VIKTOR BOUT. Lo hanno beccato in Thailandia, dove cercava di armare la rivoltacontro il regime e, nel frattempo, si nascondeva, conscio del fatto che l’era Bush volge al termine, che Putinsta cambiando corso (ci ritorneremo su) e che, quindi, l’aria si stava facendo pesante. Il più grande mercanted’armi degli ultimi quindici anni, l’uomo che aveva rilevato la flotta cargo dell’Unione Sovietica ed era in grado di fornire qualunque cosa a chiunque in qualunque condizione, finisce in manette. Con un’ariaperplessa, come nel film girato sulla sua vita, Lord of War, nel quale, dopo l’arresto, fa sapere a chi l’ha acciuffato dopo anni di inseguimento che presto verrà un ufficiale americano e lo rimetterà in libertà.

Perplesso perché sa che nella vita non c’è sempre un happy end come nei film di Hollywood. Perché sache alcuni tra i suoi migliori clienti, come il feroce dittatore liberiano Charles Taylor, son anch’essi in prigione,ma peggio ancora, sono già stati sostituiti dalla burocrazia militare americana che aveva dato loro il potere.

La sua frase migliore, simbolo del mondo in cui viviamo dalla fine della Guerra Fredda, e che nel filmviene sciorinata da Nicholas Cage, rimane: “Al mondo una persona su tredici ha un’arma letale in mano. Il mio problema è: come convincere le altre dodici?” Per il resto tutti i suoi amici (che lo temevano per la suatotale mancanza di lealtà ed umanità) l’hanno venduto, tradito, raccontato. Per giunta ora gli americaniannunciano il suo arresto (come quello del più grande prima di lui, il siriano Monzer Al Qassar) come un grande successo della macchina della giustizia statunitense. Ma se non lo acciuffano loro, che lo avevano

a libro paga e quindi potevano da sempre documentare le suenefandezze, allora non si sa chi.

Ma Bout non finisce qui. Qui finisce il primo film, ora viene il seguito: un processo assurdo in cui gli omissis sono persino di piùdi quelli di un’inchiesta sui nostri Anni di Piombo, in cui tutticoloro che sanno diranno di non ricordare, in cui le vittimeverranno esposte in un teatrino osceno del dolore immenso, creato

dai concentrici interessi economici dell’industria bellica americana e russa.Si diceva del nuovo corso di Putin, ora che comanda senza titolo, come Gheddafi, e ha quindi ancora

più potere, perché non deve risponderne nemmeno ad un Parlamento fantoccio. Oggi la Russia combatte con le sanzioni finanziarie contro il riciclaggio (Cipro), con il congelamento dei conti bancari per evasionefiscale (Lufthansa), con il ricatto dell’interruzione delle forniture di gas (all’Ucraina, ma più in generale a tuttal’Europa Occidentale). Oggi i vecchi arsenali sono stati venduti, i soldi incamerati, l’industria è ripartita, con la crescita di India, Brasile e Cina le cose vanno di bene in meglio, Viktor Bout è un residuo scomodo di un passato violento, quello che Carlo Marx chiamava l’accumulazione precapitalistica, quell’orrore che l’Europa aveva già vissuto alla fine del Medioevo.

Bout sconta adesso la fine di un’epoca, iniziata nel 1989. Ma, dato che nel 1989 esisteva una cosachiamata “opinione pubblica”, certe cose bisognava farle in segreto. Oggi non serve più. Oggi l’opinionepubblica non fa differenza tra le vittime della guerra, dei sorteggi truccati della Uefa, delle esclusioni da Sanremo e dal Grande Fratello, degli Olindo di Cogne, Gravina o di ogni dove, e dei personaggi delle fiction, che sono gli unici ad avere ancora qualche traccia riconoscibile dei valori negati, retaggio del mondo che aveva visto e patito la Seconda Guerra Mondiale. Coraggio Viktor, tu resti ancora un mito..

E

Arrestato in Thailandia graziead un’operazione della Deastatunitense, oggi è contesotra gli americani e i russi.Nell’auspicio che non parli o non possa parlare

| lavanderia |

CISL

Page 16: Mensile Valori n.58 2008

| inbreve || inbreve |

finanzaeticaTutelare gli investitori: la legge ci prova, ma le banche... >32 Il colonialismo di Profumo sulle spalle dei lavoratori >36Conto alla rovescia alle assemblee di Eni ed Enel >40

LA NORVEGIA“DISARMA”IL FONDOPENSIONE

Il Ministero delle Finanze norvegeseha escluso tre aziende di armamentidalla lista degli investitori del FondoPensione del governo. HanwhaCorporation (Corea del Sud), SercoGroup Plc (Regno Unito) e GenCorpInc (USA) sono state ritenute non idonee alla partecipazione sulla base delle indicazioni fornite al governo di Olso dall’Etikkrådet, il Consiglio etico che vigila sui contribuenti del Fondo. Le tre aziende si sono specializzatenella produzione di proiettili a frammentazione (le clustermunitions) e di armamenti nucleari.Nel corso dei suoi tre anni e mezzodi lavoro (istituito da una legge del novembre 2004), il Consiglioetico non ha esitato a mietere“vittime illustri” tra gli aspirantiinvestitori che era stato chiamato a valutare. Sulle base del parereespresso dall’Etikkrådet, il Ministerodelle Finanze aveva già bloccato le aspirazioni d’investimento di setteproduttori di cluster munitions e di nove aziende del settorenucleare bellico. Dopo essere stata contattata nel maggio 2007, la Hanwa aveva confermato il proprio impegno nella produzione di proiettili e bombe a frammentazione. Sei mesi dopouna conferma riguardo la produzionedi armamenti nucleari era arrivatadalla Serco. Nessuna risposta dalla GenCorp. La società americanaè stata successivamente esclusa a seguito delle ricerche condottedall’ente norvegese.

STANDARD& POOR’SPUNTA SULMICROCREDITO

La società di rating lancerà un programma pilota di valutazionein America Latina per promuovereun’infrastruttura destinata “allo sviluppo delle istituzioni di microcredito”. Il progetto,realizzato con la collaborazionedella Banca Interamericana di Sviluppo (IDB), mira ad ampliarele possibilità di accesso delleistituzioni di micro finanziamento(IMF) ai mercati dei capitali.Secondo il general manager del Fondo d’InvestimentoMultilaterale della IDB Donald Terry,«il coinvolgimento di S&P nel microcredito rappresenta una pietra miliare per il settore».L’agenzia inizierà col realizzare diecivalutazioni pilota che integrerannoun programma di ricercaindipendente sulle metodologie di rating applicate al microcredito. Il progetto si pone in continuità con una strategia già perseguita da S&P nel corso degli ultimi anni.In passato è stata la prima del settoread attribuire una valutazionepubblica a una transazione di microcredito obbligazionario. La sussidiaria indiana di S&P CRISILha già realizzato più volte questogenere di valutazioni mentre di recente un’analoga iniziativa è stata condotta da S&P in Messico in occasione della prima offerta pubblica promossa dal Banco Compartamos S.A.,un’istituzione attiva nel settore del micro finanziamento.

APPELLOALLE BANCHENIENTE FINANZIAMENTIALLA DIGA DI ILISU

Diverse organizzazioni e reti internazionali stannopromuovendo un appello per sollecitare le banche e le agenzie di credito all’export coinvolte a fermareogni tipo di sostegno finanziario al controversoprogetto di realizzazione di una diga a Ilisu, nel Sud-Estdella Turchia.

Secondo i promotori dell’appello, la diga, situata a 65km dal confine dei vicini Iraq e Siria, creerà un gigantesco bacino nella regione kurda del sud-estanatolico. Circa 400kmq intorno alla valle del fiumeTigri - che al momento scorre in gran parte liberamente -e dei suoi affluenti saranno gravemente danneggiati o distrutti. Beni culturali unici saranno sommersi

nel bacino, compresa la città di Hasankeyf con i suoi oltre 10 mila anni di storia, che ospita le testimonianze di oltre 20 culture passate e che deve essere considerataun patrimonio culturale di tutta l’umanità. Da 55 mila

a 78 mila persone saranno danneggiate dal progetto e perderanno i propri mezzi di sussistenza, parzialmenteo completamente. La loro presunta partecipazione nella pianificazione del progetto come sancito dagli standard internazionali non è mai stata fatta in modo serio. Il loro sradicamento culturale e socialeaumenterà la destabilizzazione della regione che ha subito per oltre trent’anni violenti conflitti e decenni di violazione dei diritti umani.

Tra le banche direttamente coinvolte nel progettofigura anche la Bank Austria Creditanstalt, del gruppoUnicredit. Già da mesi diverse organizzazioni chiedono alla banca italiana di uscire dal progetto e dal controverso sostegno finanziario a questa diga.

SAKHALIN II:LE AGENZIEDI CREDITO SI RITIRANO

La Export Credits GuaranteeDepartment (ECGD) e la Export-Import Bank of the United States(Exim Bank), le agenzie di credito di Regno Unito e Stati Uniti, non finanzieranno il controversooleodotto di Sakhalin II, sull’omonimaisola della Russia nord-orientale. Un colpo durissimo per la SakhalinEnergy, l’operatore del progetto, di raccogliere i finanziamentinecessari per la realizzazionedell’opera (circa 5 miliardi di dollari).

Esultano le organizzazioniinternazionali che da anni si battono controla realizzazione di Sakhalin II. In particolare, in Inghilterra The Corner House

ed il WWF. Sakhalin II inizialmenteha visto il coinvolgimento di RoyalDutch Shell PLC (RDSB.LN),Mitsubishi Corp. (MSBHY) e MitsuiCorp. (MITSY) per produrre gasnaturale liquefatto che dalla remotaisola dell’Est della Siberia sarebbepoi finito in Asia.

Lo scorso anno il controllo del progetto è passato alla Gazprom,il gigante petrolifero russo, a seguito delle pressioni esercitatedal Cremlino sulla Shell e le altrecompagnie occidentali, accusate di violazioni ambientali e un aumentonon giustificato dei costi.

GILGEL GIBE IIILA BEI, L’ITALIAE LA DIGADELLA DISCORDIA

Nonostante la Banca mondiale e l’agenzia italiana di credito all’export, Sace, abbiano deciso di nonsostenere le dighe di Gilgel Gibe II e III, in Etiopia, la Banca europea per gli investimenti (Bei) nel 2004 ha garantito un prestito di 50 milioni per la realizzazionedi Gibe II e sta valutando se entrare nel progetto di Gibe III, i cui impatti socio-ambientali sono devastanti.Decisivo il ruolo dell’Italia. Nel 2004 il nostro ministerodegli Esteri ha elargito ben 220 milioni di euro per GibeII (la più alta somma della storia del fondo rotativo perla cooperazione), mentre è l’impresa Salini ad essersiaggiudicata l’appalto – senza gara internazionale, comeperaltro previsto dalla normativa etiopica – per Gibe II e Gibe III. Un prestito altamente controverso,approvato nonostante i pareri negativi del ministerodelle Finanze e degli stessi tecnici della Farnesinaincaricati della valutazione del progetto. Tale anomaliaè oggetto di un’inchiesta attualmente in corso da partedella magistratura romana. Sebbene anche nel casodella valutazione di impatto ambientale le leggi etiopiprevedano obblighi stringenti in caso di progetti comequelli di Gibe, la costruzione degli impianti è iniziata in assenza del permesso ambientale da parte delleautorità locali competenti. Una volta realizzata, la diga di Gilgel Gibe III sul fiume Omo sarà il più grandeimpianto idroelettrico della storia dell’Etiopia. Alta ben240 metri, con una potenza stimata in 1.870 MW, GibeIII dovrebbe costare circa 1,4 miliardi di euro. Lungo le sponde dell’Omo risiedono più di 15 diverse comunitàtribali, la cui sicurezza alimentare dipende strettamentedalle risorse naturali e dal delicato equilibriodell’ecosistema locale. Il fiume offre un habitat unico,ricco di un’incredibile varietà faunistica. Nel 1980 la bassa valle dell’Omo è stata riconosciuta dall’UnescoPatrimonio dell’Umanità per i numerosi ritrovamenti di scheletri ed utensili risalenti a diversi milioni di annifa. L’impianto idroelettrico sbarrerà completamente il corso del fiume provocando la totale inondazione di un canyon e la creazione di un bacino lungo più di 150 chilometri. Per centinaia di chilometri a valledella diga l’ecosistema sarà completamente alterato.

PREZZI GONFIATIPATTEGGIANO11 CASEFARMACEUTICHE

125 milioni di dollari. È il risarcimento patteggiato da 11 giganti farmaceutici finiti sottoinchiesta dopo la causa intentatadalle associazioni dei consumatori e da alcune compagnie assicuratriciUsa. Lo ha reso noto un comunicatodello studio legale Hagens Berman.Le aziende coinvolte (tra cui AbbottLaboratories, Amgen, AventisPharmaceuticals, Hoechst MarionRoussel, Baxter Healthcare, Baxter International, Bayer,Pharmacia Corporation e WatsonPharmaceuticals) erano stateaccusate nel 2002 di aver gonfiato i prezzi di alcuni farmaci vendutidietro prescrizione medica (Aranesp,Epogen, Neupogen, Neulasta,Anzemet, Ferrlecit e Infed), utilizzatiper il trattamento di gravi patologietra cui tumori e Aids. Secondol’accordo, da cui sono escluseAstraZeneca e Bristol-Myers Squib(condannate nel 2007 a pagare 14 milioni) l’82,5% del risarcimentosarà destinato alle parti terze e il 17,5% verrà diviso tra i consumatori. I 125 milioni di dollaridell’accordo sono solo una parte dei risarcimenti stabiliti. Nell’agosto2006 GlaxoSmithKline avevapatteggiato per 70 milioni, imitata10 mesi dopo da AstraZenecacostretta a concedere 24 milioni di rimborso ai consumatori.

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 31 || 30 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

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«L

to che riunisce bancari e assicu-rativi, ha qualche perplessità.«Stiamo scoprendo situazioninon proprio cristalline – spiegaun loro dirigente nazionale, chemanterremo anonimo – Le ban-che ufficialmente dicono aipropri dipendenti di rispettarealla lettera le disposizioni Mi-FID ma, al tempo stesso, im-pongono obiettivi commercialitroppo elevati». In sostanza, chilavora in banca sarebbe “traScilla e Cariddi”. «Tanto piùche, se non raggiungono i livel-li di investimento prefissati, ri-cevono pressioni psicologicheinsostenibili e quotidiane».

Alcuni istituti di credito, per“svicolare” le nuove norme, si so-no “sostituiti” ai clienti. È il casodi Intesa-San Paolo che, in unalettera del 16 febbraio, ammettecandidamente di aver fatto «pro-filature d’ufficio» per i clienti chenon hanno ancora sottoscritto ilquestionario. La banca, da partesua, si giustifica dicendo di averagito «a scopo prudenziale» e diaver assegnato a quei clienti «ilprofilo finanziario più a basso ri-schio». «Ma così – spiegano an-cora da Fiba – hanno di fatto svi-lito la ratio della direttiva che

serve ad esplicitare le conoscenze tecniche dei clienti per rendere gli in-vestimenti coerenti con i loro obiettivi e la loro situazione finanziaria».

Dobbiamo quindi rassegnarci a vedere svuotata una buona norma?«Non è detto. La MiFID è ottima e può dare risultati importanti. Ognu-no però deve fare la propria parte. Gli organismi di vigilanza italiani de-vono tenere gli occhi aperti contro eventuali abusi. I dipendenti devo-no vivere la legge, non come un ostacolo, ma come un’opportunità ditrasparenza e tutela. I clienti, infine, devono farsi parte attiva ed esige-re di essere informati. Purtroppo, la cultura finanziaria italiana non èancora all’altezza degli altri Stati europei». .

| finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 33 |

| finanzaetica | la denuncia |

| 32 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

Si chiama MiFID. È la nuova direttiva Ue per aumentare garanzie e trasparenza negli investimenti. Ma il sindacatodei bancari denuncia: molti istituti di credito cercano di aggirare le regole. Per aumentare gli utili. A svantaggio dei clienti.

REVE ESPERIENZA AUTOBIOGRAFICA. Passo in banca (non im-porta il nome, basti sapere che è uno dei grandi grup-pi italiani): il direttore mi intercetta e mi informa che,

in base a una direttiva della Ue (la “Mi-FID”), entro il 30 giugno dovrò sotto-pormi a un questionario, obbligatorio,

per valutare le mie conoscenze dei servizi finanziari. In caso contra-rio, il mio deposito titoli sarà bloccato. Ho un po’ di tempo libero:decido quindi di compilarlo seduta stante. Si risolve tutto in menodi trecento secondi. Due schermate, una ventina di domande sullemie prospettive di investimento e sulla “dimestichezza” con i nu-merosi termini finanziari: Bot, Ctz, Pronti contro termine, azioni,Etf, obbligazioni, Coverent warrant, hedge fund e derivati Otc. Ri-sultato: profilo di “cliente retail” (ovvero non professionale) e “pru-dente”. In sostanza il livello (quasi) più basso. Che mi dà diritto al-la massima tutela quando mi verranno propostiinvestimenti. E mi sono precluse (a meno di mioesplicito ed informato consenso) le operazioni più ri-schiose. Tutto perfetto, quindi. O quasi…

C’è un piccolo neo: il direttore mi propone un’as-sicurazione “Ramo Vita a premio ricorrente” nellaquale dovrei versare una quota mensile (“minima”

dice lui, in realtà almeno 150 euro) per poi avere un ritorno econo-mico in futuro. Non lesina tempo per spiegarmi i vantaggi e le ga-ranzie di un simile investimento. Si dimentica, però, di informarmisulle commissioni di gestione e soprattutto sulle penali in caso di re-cesso prima di sei anni. Percentuali da usura: 16,50% nei primi 24mesi, 12,5% nel terzo anno. Proprio quello che avrebbe invece do-vuto fare in ottemperanza alla direttiva europea e al questionarioche mi ha diligentemente sottoposto.

Le speranze di BruxellesLa MiFID (Markets in Financial Instruments Directive) era stata idea-ta dai tecnici della Commissione europea nel 2004. Un tentativo diarginare l’emorragia di credibilità del sistema bancario dopo scanda-li e clamorosi crack finanziari (Cirio, Parmalat,Tango-bond argenti-ni). La nuova disciplina punta, quindi, a ostacolare gli investimenti

“opachi”, migliorare il servizio al cittadino-investito-re, garantire informazioni più chiare e ridurre i costidi negoziazione e compravendita (vedi per ipunti-chiave). Ma la direttiva è stata recepita in Italiasolo nell’agosto scorso ed è entrata in vigore il primonovembre. Grazie ad essa, i clienti delle banche do-vrebbero, d’ora in poi, essere più garantiti negli inve-

TABELLA 1

Tutelare gli investitoriLa legge ci prova,le banche “svicolano”

di Emanuele Isonio

LINK UTILI

ec.europa.eu/internal_marketwww.consob.itwww.fiba.itwww.abi.itwww.tuttoconsumatori.it

B

Abolizione della regola Ogni intermediario potrà creare una propria piattaforma di negoziazione. di concentrazione È un tentativo estremo di aumentare la concorrenza.

Adeguatezza Un’operazione è “adeguata” se corrisponde agli obiettivi di investimento del cliente ed è finanziariamente sopportabile.

Appropriatezza Gli intermediari devono verificare le conoscenze e le esperienze di investimento di un cliente per determinare se il prodotto è “appropriato”.

Best execution Gli intermediari hanno l’obbligo di eseguire l’ordine del cliente alle «migliori condizionianche a danno dei propri interessi».

Categorie di clienti L’utenza è divisa in tre categorie, con diversi livelli di protezione: clienti istituzionali,esclusi dalla best execution; clienti professionali, con tutela ridotta rispetto agli obblighiprevisti per la prestazione di servizi di investimento; “clienti al dettaglio” (piccolirisparmiatori) che godono delle massime garanzie.

Conflitto di interessi Autorità e intermediari devono adottare «ogni misura ragionevole per identificare i conflitti d’interesse e per evitare conseguenze negative sugli interessi legittimi deiclienti». Quando il conflitto è inevitabile, deve essere esposto al cliente nero su bianco.

Consulenti finanziari Le persone fisiche possono prestare servizi di consulenza finanziaria, previa iscrizione a un albo tenuto da un organismo di controllo che avrà il potere di sospendere o radiare chi commette gravi infrazioni.

Execution only Per responsabilizzare i clienti a caccia di affari facili, la Mifid prevede che quando è il cliente a voler comprare azioni o bond non strutturati, «l’intermediario non è tenuto a effettuare le valutazioni, purché ne abbia informato il cliente».

Più vigilanza Nuove modalità di collaborazione tra autorità, banche e intermediari. Il nuovoregolamento congiunto Consob-Bankitalia prevede pieno scambio di informazioni sulle banche.

Passaporto europeo Il passaporto permette alle imprese d’investimento, autorizzate in uno stato europeo, di fornire servizi in tutta Europa con la sola autorizzazione dello Stato d’origine.

Rapporto È contrattualizzato. La Consob ha pubblicato il nuovo regolamento degli intermediari, intermediario-cliente completamente riscritto. Le nuove norme tutelano l’interesse del cliente con strumenti

più forti, ma anche attribuendo maggiori responsabilità agli intermediari.

«Norme positive. Sta a noi trasformarle in realtà»Giuseppe Gallo (Fiba-Cisl): «Nella fase transitoria, qualche contraddizione nell’applicazione è forse inevitabile. Di certo per il futuro l’applicazione della Mifid dovrà essere ferrea».

A MIFID CONTIENE NORME MOLTO IMPORTANTI. Che pro-durranno vantaggi per i clienti, per i dipendenti, maanche per gli istituti di credito», spiega Giuseppe Gal-

lo, segretario generale della Fiba-Cisl (Fede-razione italiana bancari e assicurativi).

«Come sindacato spingeremo per la più ferrea applica-zione della direttiva e delle norme contenute nel nuo-vo contratto di lavoro».

Che giudizio ha sulle innovazioni introdotte?

Decisamente positivo. La Mifid apporta elementi dimaggiore sostenibilità e compatibilità nella gestione deibudget fissati dalle singole banche. Che è poi lo stessoobiettivo sul quale noi avevamo scommesso firmando,quattro anni fa, il protocollo insieme all’Abi.

Imporre quindi ai propri dipendenti obiettivicommerciali troppo elevati può di fatto essereun ostacolo al ferreo rispetto della direttiva,che pure le banche sembrano esigere?

La Mifid dice chiaramente che i budget aziendali e i si-di Emanuele Isonio

I TERMINI CHIAVE DELLA MIFID

TABELLA 1

stimenti finanziari contro eventuali operazioni spericolate. Dovreb-bero. Perché in Italia troppo spesso si scovano modi per aggirare buo-ne leggi. Soprattutto in un settore in cui la trasparenza rischia di es-sere sacrificata in nome del profitto.

I timori di Fiba«Con la MiFID a disposizione del cliente, ci saranno più informa-zioni e più conoscenze per effettuare scelte finanziarie consapevo-li» annuncia enfaticamente l’Abi, che ha calcolato in 300 milionidi euro il costo dell’adeguamento alla direttiva. La Fiba, il sindaca-

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| 34 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

| finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 35 |

| finanzaetica |

L’Italia non è stata toccata direttamente dalla crisi deimutui subprime. Il nostro è un sistema meno preda-torio rispetto al contesto internazionale, ma tali dina-miche inevitabilmente lo influenzano. In un similecontesto, possono esserci maggiori resistenze all’ap-plicazione della Mifid.

Quindi non è preoccupato per l’effettiva appli-cazione della normativa?

No, sono fiducioso per il futuro. Le trasformazioninon si fanno per decreto. Una buona norma e unbuon contratto da soli non cambiano la realtà. Pon-gono buone basi su cui bisogna costruire. Margini dirischio esistono ma ci sono sicuramente elementi peressere ottimisti.

Cosa consiglia agli istituti di credito?Di adeguarsi subito, di giocare d’anticipo. Di fare quel-la che nel gergo si chiama “competizione reputazio-nale”. Ovvero di lavorare per migliorare la credibilitàe la trasparenza del sistema bancario, la cui reputazio-ne ora è – ahimè – molto bassa. In questo modo la pro-pensione della clientela a investire negli strumenti fi-nanziari aumenterebbe.

E a lavoratori e clienti?Ai dipendenti delle banche ricordo che nessuno puòimporre loro di violare la legge. Il mio consiglio èquindi: studiate bene la Mifid perché è uno strumen-to per la loro tutela e un aiuto per il loro lavoro. Nonbisogna viverla come un ostacolo.

Ai clienti invece ricordo che il questionario al qua-le saranno sottoposti in banca è molto importante. De-vono compilarlo con attenzione. Dare risposte precisesignifica assicurarsi in futuro garanzie maggiori. .

Con laMifidpiù trasparenza per i fondi eticiHE IL SETTORE DEI PRODOTTI FINANZIARI ETICI stia assu-mendo sempre maggiore rilevanza, è ormai un datodi fatto. Rimane (ancora) minoritario rispetto aglistrumenti finanziari tradizionali, ma l’espansioneprosegue (vedi e ). Non è quindi uncaso che la Consob abbia deciso di introdurre speci-

fiche norme dedicate alla finanza etica. Per dare «una risposta allacrescente diffusione, registratasi in Italia, sia di questi prodotti fi-nanziari sia di una vera e propria cultura della responsabilità so-ciale nelle pratiche imprenditoriali e di investimento».

Il Libro VII per gli investimenti responsabiliSi chiama Libro VII del nuovo Regolamento Intermediari (il 16190),

GRAFICO 1 GRAFICO 2

“In materia di finanza etica o socialmente responsabile”. Una “crea-tura” nata nell’ottobre scorso su impulso della MiFID e del decretolegislativo che ha recepito la direttiva europea nel nostro Paese. Inparole povere, introduce nuove e maggiori garanzie a vantaggio deirisparmiatori “etici” perché impone alle società di gestione del ri-sparmio di fornire informazioni aggiuntive alla clientela nei rendi-conti annuali e sui propri siti internet. A dire il vero, le norme rical-cano fedelmente quelle introdotte, sempre dalla Consob, qualchemese prima (nel maggio 2007), nel precedente regolamento inter-mediari. Ma è evidente la volontà di enfatizzare l’importanza di ta-li norme, prevedendo per loro una sezione ad hoc.

«L’intervento del maggio scorso è stato il primo deciso dall’au-torità di vigilanza italiana per regolamentare la finanza socialmenteresponsabile. Ha quindi anticipato quanto è stato da lì a poco im-

posto dalla MiFID. Un segnale importante per un settore in conti-nua crescita, anche nel nostro Paese». spiega Alessandra Viscovi, di-rettore generale di Etica Sgr, società pioniera nel settore degli inve-stimenti responsabili. «Da sempre, ancor prima della nuovanormativa – prosegue - sul nostro sito e nei rendiconti periodici pub-blichiamo la lista dei titoli in cui investiamo, i criteri dettagliati diselezione e gli aggiornamenti sulle iniziative di azionariato attivo edi microcredito che sosteniamo attraverso i fondi». E proprio EticaSgr è stata consultata dalla Consob ed è stata coinvolta nella fase dielaborazione delle nuove norme.

Due articoli a garanzia della trasparenzaMa cosa impone, nello specifico, il nuovo regolamento? Gli arti-

coli 89 e 90 introducono obblighi informativi e di rendicontazio-ne nei confronti del cliente.

In particolare dovranno evidenziare chiaramente «gli obietti-vi e le caratteristiche che giustificano la qualificazione di prodot-to “etico”, le procedure utilizzate per raggiungerli, le politiche diazionariato attivo eventualmente perseguite, l’eventuale destina-zione dei proventi generati dai prodotti in favore di iniziative eti-che». I clienti dovranno poi essere informati su tempi e modi del-l’effettiva realizzazione degli obiettivi promessi.

Sulla base dei due articoli, ogni istituto di credito deve stilareun’informativa sui propri prodotti “etici” (vedi sul prospettoproposto da Etica Sgr). Sta poi al cliente fare un confronto tra ivari fondi d’investimento. E scegliere in modo trasparente e con-sapevole. .

BOX

C

Le banche dovrebberogiocare d’anticipo. E sfruttarele nuove norme per migliorarela propria reputazione e credibilità fra i clienti

”stemi incentivanti devono rispettare il profilo dellapropria clientela e dei principi di adeguatezza e ap-propriatezza.

Una rivoluzione rispetto al passato…Si apre uno scenario decisamente diverso rispetto allagestione degli obiettivi commerciali fatta finora. D’orain poi i budget potranno essere stilati solo dopo averfatto una profilatura della clientela. La direttiva Ue, inquesto senso, è rigorosa. E anche il contratto firmatoa dicembre stabilisce che gli incentivi devono rispet-tare i principi cardine della Mifid.

I dipendenti saranno più tutelati?Non c’è dubbio. Finora dovevano collocare i prodottibancari indiscriminatamente. Ora saranno liberati daun dilemma etico. Godranno quindi di maggiore di-gnità lavorativa.

Eppure ci sono direttori di banca che “premo-no” per collocare i clienti in profili di rischiopiù elevati, istituti di credito che ammettono“profilature d’ufficio”. Fatta la legge, trovatol’inganno?

Non darei un giudizio così netto. Sono contraddizio-ni forse inevitabili nell’attuale fase transitoria. I bud-get per quest’anno sono già stati fatti ed è difficile ri-vederli. Le banche vivono tra l’altro una fase delicata.

OGNI CLIENTE CHE VUOLE INVESTIRE IN FONDI “ETICI” deve ricevere informazioni dettagliate da parte dell’istituto di credito. Ecco un breve stralcio del prospetto informativo di Etica Sgr (per maggiori informazioni: www.eticasgr.it)

CARATTERISTICHE DI RESPONSABILITÀ SOCIALE DEI FONDIEtica Sgr si impegna ad investire i patrimoni dei fondi in strumenti finanziaridi emittenti che al momento si caratterizzino per un elevato profilo di responsabilità sociale e ambientale.

CRITERI ETICI DI SELEZIONE DELLE IMPRESE E DEGLI ORGANISMISOVRANAZIONALISono presi in considerazione diversi aspetti della responsabilitàdell’emittente, quali: politiche sociali, impatto ambientale, qualità della

governance. Viene valutato il grado di coinvolgimento degli emittenti in unaserie di settori controversi: test sugli animali, armamenti, gioco d’azzardo,organismi geneticamente modificati, energia nucleare, pesticidi, tabacco.

CRITERI ETICI DI SELEZIONE DEGLI STATISono esclusi a priori gli Stati coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani o retti da regimi dittatoriali.

FONDO DI GARANZIA PER PROGETTI DI MICROCREDITOAltro elemento di specificità dei fondi appartenenti al Sistema ValoriResponsabili è l’istituzione di un fondo di garanzia per progetti di microcreditoin Italia. A tale fondo contribuiranno i singoli sottoscrittori, con una sommapari allo 0,1% di ciascun importo versato, e la Società di Promozione, con la devoluzione di una parte della commissione di gestione percepita.

L’INFORMATIVA SUI PRODOTTI ETICI:L’ESEMPIO DI ETICA SGR

PATRIMONIO DEI FONDI EUROPEI SOCIALMENTE RESPONSABILI (%)

Il nuovo regolamento intermediari che recepisce la direttiva riconosce la finanza responsabile e richiede informazioni aggiuntive a chi promuove investimenti Socially Responsible.

GRAFICO 1 GRAFICO 2

60

50

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20

10

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48

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30.06.2003

526OLANDA

REGNO UNITO 1ALTRI

30.06.2007

DATI IN MILIARDI DI EURO DATI GIUGNO 2007

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2007

14BELGIO

13SVIZZERA

8SVEZIA

4AUSTRIA

4GERMANIA

18FRANCIA

7ITALIA

IL MERCATO DEI FONDI SOCIALMENTE RESPONSABILI IN EUROPA

di M.Is.

Page 19: Mensile Valori n.58 2008

“N

| finanzaetica | fusioni bancarie / 1 | Unicredit - Capitalia |

| 36 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

| finanzaetica |

stupirsi se la gente non vede l’ora di scappare». Come senon bastasse, si starebbero creando gravi squilibri nelladistribuzione delle uscite che, essendo ad adesione vo-lontaria, si concentrano dove si lavora in condizioni peg-giori, in zone periferiche, già colpite dalla carenza di per-sonale. «Purtroppo nell’accordo con l’azienda nonabbiamo potuto inserire la possibilità di monitorare la di-stribuzione degli esuberi. Presto ci troveremo con aree in

cui già si avvertiva una grave emergenza nel personaleche entreranno in una fase di ancora maggiore emer-genza», spiega Sandra Paltrinieri. «Del resto a Unicreditnon interessa che gli esuberi siano ben distribuiti, ma chesi arrivi a 5 mila dipendenti in meno. Unicredit ragionacon i numeri. Ma a noi i conti non tornano».

Profumo ce la farà. A tutti i costiL’impressione però è che, alla fine, Profumo ce la farà.Perché è forte. Talmente forte da essere riuscito a neutra-lizzare in gennaio, nel giro di un paio di settimane, il gol-pe del Banco di Sicilia, guidato dall’ex presidente Man-cuso che, con un blitz, contro il volere di Unicredit, avevanominato direttore generale della banca siciliana un suofidato al posto di Roberto Bertola, di nomina milanese.L’emergenza è rientrata, Mancuso ha rassegnato le di-missioni e, almeno per ora, la politica locale dovrà ri-nunciare a rimettere le mani sull’erogazione del creditoe sulle assunzioni del personale. Ma Profumo sembrainarrestabile anche agli occhi del sindacato. «Non so seUnicredit riuscirà a centrare gli obiettivi che si è posto suiricavi, ma farà di tutto per farcela», spiega Sandra Paltri-nieri. «Purtroppo, conoscendo la fortissima volontà delnostro amministratore delegato di creare valore perl’azionista a tutti i costi, non potremo che assistere a undeterioramento delle condizioni di lavoro. Le pressioniche già conosciamo in Unicredit saranno “esportate” an-che nel Banco di Sicilia e in Capitalia. Soprattutto se, co-me pare di intuire, il 2008 non sarà un anno particolar-mente roseo dal punto di vista economico». .

ASCE IN ITALIA LA SECONDA BANCA EUROPEA”. Un colosso da9.200 sportelli che capitalizza quasi 100 miliardi di euro.Una notizia che si legge in tutte le salse sui giornali di mez-

zo mondo all’indomani dell’annuncio della fusio-ne tra Unicredit e Capitalia, nel maggio del 2007.«Il nostro obiettivo è costruire una nuova avven-

tura, nuova per tutti», dichiara Alessandro Profumo, futu-ro amministratore delegato del Gruppo. «È un’operazioneche rafforza le due banche in Italia, la presenza geograficadei nostri sportelli si integra in modo quasi perfetto, perquesto la fusione sarà veloce, efficiente ed efficace». I com-plimenti della stampa e degli analisti si sprecano, gli utilivengono dichiarati “in crescita da subito”, la fusione perincorporazione diventa un “accordo su basi amichevoli”,mentre sulla governance e sul modello di business c’è“grande chiarezza”. Nei mesi successivi all’annuncio il les-sico dell’operazione “Unicredit-Capitalia” si arricchisce viavia di nuovi vocaboli. L’accordo amichevole viene prestopercepito come una “colonizzazione”, la governance cri-stallina rischia di essere inquinata da “dinamiche politi-che”, mentre la perfetta integrazione degli sportelli soffrea causa di “squilibri” nella distribuzione del personale. Aquasi un anno di distanza dall’annuncio della fusione,l’entusiasmo della vigilia sembra essersi smorzato, mentreemergono una serie di problemi concreti.

«Stiamo facendo i conti con un’enorme diversità cul-turale tra le due aziende, molto più grande di quelle che

abbiamo vissuto nelle fusioni passate», spiega Sandra Pal-trinieri, Segretaria Responsabile Fiba–Cisl di UnicreditBanca. «Fin dall’inizio, comunque, è stato chiaro che lacultura del merger è quella di Unicredit», continua. «In ef-fetti da parte della banca c’è un forte atteggiamento di co-lonizzazione, che non viene nemmeno nascosto. E percontro si assiste a una grossa insofferenza da parte di chiviene colonizzato».

La vera regia dell’operazione, come in passato, è in ma-no ai fedelissimi di Profumo: uomini chiave dell’ex Credi-to Italiano e, in parte, della Cassa di Risparmio di Torino.Sono loro che ricopriranno i ruoli più importanti nel nuo-vo soggetto Unicredit-Capitalia. Ma la lunga marcia dei co-lonnelli di Unicredit procede ancora a tentoni, in assenzadi un piano industriale. « È il grave limite della fusione:l’azienda vuole ridurre gli organici prima di presentare ilpiano, perché buona parte delle sinergie nei costi sarà rag-giunta con tagli del personale. Ora però non possiamo piùpermetterci di aspettare», spiega Sandra Paltrinieri.

In fuga da pressioni intollerabili La negoziazione tra azienda e sindacati sul ridimensio-namento degli organici ha portato a un risultato para-dossale. Mentre sono stati contrattati 5 mila esuberi (trapensionamenti anticipati e accesso al fondo di solida-rietà), quasi 6.900 persone hanno chiesto di andarsene.«C’è un disagio enorme, un malessere diffuso tra i lavo-ratori», continua la Segretaria Fiba. «In Capitalia c’èl’insicurezza che deriva dalla colonizzazione, nel gruppoUnicredit c’è uno stress da lavoro pesantissimo: le pres-sioni sui budget sono diventate intollerabili e, spesso, gliobiettivi sono raggiunti con la vendita di prodotti discu-tibili, che creano forti problemi di coscienza. Non c’è da

Il colonialismo di Profumo sulle spalle dei lavoratori

di Mauro Meggiolaro

Il mercato bancario italiano sta giungendo alla fine di un periodo di consolidamento senza precedenti che ha visto la nascita di cinque nuovi gruppi: Unicredit-Capitalia, Sanpaolo-Intesa, Banco Popolare, UBI e Montepaschi-Antonveneta.Come si stanno formando questi nuovi soggetti? E com’è vissuto il processo di integrazione da parte dei lavoratori? Per rispondere a queste domande, Valori lancia, a partire da questo numero, un’inchiesta in cinque puntate.

Con l’aiuto di esperti del settore e la voce dei delegati Fiba, il sindacato dei bancari della Cisl.

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I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2006

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UNICREDIT GROUPDipendenti: oltre 35.000 in Italia (142.000 in Europa)Sportelli: 2.592 (in Italia), oltre 7.300 in tutta EuropaTotale attivo: 823,28 miliardi di euroCrediti verso clientela: 441 miliardi di euroRaccolta clientela: 288 miliardi di euroUtile: 5,45 miliardi di euro

CAPITALIADipendenti: circa 30.000Sportelli: 2.020Totale attivo: 137,132 miliardi di euroCrediti verso clientela: 96 miliardi di euroRaccolta clientela: 96,8 miliardi di euroUtile: 1,16 miliardi di euro

PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE

PUNTI DI FORZA. Solidità del management di Unicredit. Staff preparato all’integrazione post fusione. Sinergie nei sistemi informatici con recupero di efficienza. Notevole diversificazione dei servizi del Gruppo e delle aree geografiche in cui è presente

PUNTI DI DEBOLEZZA. Assenza di un piano industriale. Squilibri nella distribuzione degli esuberi. Pressioni crescenti sulla rete di vendita. Politiche clientelari in Capitalia (in particolarenel Banco di Sicilia)

OBIETTIVI DELLA FUSIONE

Capitalizzazione Circa 70 miliardi di euro (febbraio 2008)Tipo di fusione Fusione per incorporazione di Capitalia in Unicredito Italiano sulla base di un

rapporto di concambio di 1,12 azioni ordinarie di UniCredit per ogni azione ordinariadi Capitalia (con un premio del 23,5% all’8 maggio 2007 – ante speculazioni).

Sinergie lorde stimate 1,2 miliardi di euro dal 2010, di cui il 68% deriverà da risparmi dei costi e il 32% da ricavi incrementali.

Esuberi 5.000

Gli obiettivi della fusione con Capitalia hanno inasprito le pressioni sulla rete di vendita. 5.000 gli esuberi contrattati. Ma quasi 6.900 chiedono di andarsene

Alessandro Profumo,amministratoredelegato del gruppoUnicredit-Capitalia.

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| finanzaetica || finanzaetica | domande e risposte |

L’obbiettivo è quindi anzitutto rafforzare e consolidare la ca-pacità della banca di essere interlocutore dei tanti soggetti diversiche negli ultimi anni hanno contributo ad affermare nella societàitaliana una nuova sensibilità sui temi della pace e dei diritti, deibeni comuni e degli stili di vita, della sostenibilità ambientale edella responsabilità sociale.

Il target è composto di singoli cittadini, imprese sociali, asso-ciazioni, movimenti, reti del commercio equo e del consumo cri-tico, ma anche di una miriade di piccole esperienze locali e prati-che sociali. È un mondo plurale, ricco di esperienze ma per suanatura anche molto polverizzato, incline alla frammentazione. Ac-crescere la capacità di ascolto e di risposta nei confronti di questomondo è la condizione per puntare ad un più forte radicamentodi Banca Etica nei territori, ed è anche la strada per migliorarnel’operatività e rilanciarne al tempo stesso il carattere peculiare dimovimento culturale.

Un contributo importante in questo senso può venire dall’im-pegno dei soci fondatori e soprattutto dal coinvolgimento e dallaresponsabilizzazione delle grandi reti nazionali del terzo settore.Le grandi realtà dell’associazionismo che fin dagli inizi sostenne-ro il progetto di Banca Etica devono recuperare un ruolo più atti-vo e propositivo nella vita della banca, anche tornando ad essereprotagoniste delle circoscrizioni soci.

IL SUD DELL’ITALIA: presenza, capacità di fare rete, di in-nescare circuiti virtuosi, di attirare investimenti sul posto.Stare al fianco dei “non bancabili”, soprattutto nella lottaalla criminalità organizzata (ma anche della burocrazia di-sorganizzata).

Nello sviluppo al Sud dovranno concentrarsi molte energie della

banca nei prossimi anni. Stiamo parlando di un contesto territo-riale sicuramente meno favorevole per l’insediamento di BancaEtica, perché nel meridione sono più deboli le reti sociali e le espe-rienze organizzate della partecipazione civile; ma anche di un’arearicca di stimoli e di energie positive, da cui emerge una forte do-manda di cambiamento e di innovazione sociale.

Al Sud la cappa della criminalità organizzata si è fatta nuova-mente pesante, disoccupazione e lavoro nero toccano livellipreoccupanti, la coesione sociale è minacciata insieme a ognistrumento di tutela ambientale e di valorizzazione del territorio.Ma le spinte al cambiamento arrivano soprattutto dalle nuove ge-nerazioni, che negli ultimi anni sono state protagoniste del rilan-cio del movimento antimafia. La mobilitazione per la confisca eil riuso dei beni mafiosi ha offerto un segnale importante di ri-scatto. Le cooperative nate per coltivare le terre confiscate dimo-strano che l’azione collettiva può aiutare a liberarsi dal giogo deipoteri criminali e che le comunità locali possono tornare prota-goniste della propria emancipazione sociale e culturale creandolavoro e sviluppo.

C’è un Sud che vuole essere finalmente protagonista di una cre-scita qualitativa dei suoi territori, sostenibile sul piano sociale edambientale, rispettosa di tradizioni e vocazioni locali. Partendo dauna intensa produzione di beni relazionali, di solidarietà, fiducianel futuro, cooperazione orizzontale, legalità democratica. QuestoSud non si aspetta più soltanto aiuti, ma chiede modelli di demo-crazia includente, spazi di partecipazione in cui far incontrare ledomande sociali, sviluppo economico sano, e quindi strumentiper fare impresa operando nella legalità. Il ruolo della finanza eti-ca può essere determinante nel sostegno di questi percorsi, ed èuna sfida a cui Banca Etica non può certo sottrarsi. .

O SPAZIO PER UNA BANCA VERA che sia anche real-mente alternativa esiste. Dobbiamo dimo-strarlo». C’è grande ottimismo e convinzione

nelle parole di Paolo Beni, presidente na-zionale dell’Arci, tra i soci fondatori dellabanca. Un entusiasmo che

continua in tutta l’intervista. Prima di lui hanno giàespresso il loro parere, rispondendo alle domande sulfuturo di Banca Etica, proposte dalla Redazione di Va-lori lo scorso settembre, Leonardo Becchetti, professo-re di economia politica all’Università di Torvergata aRoma (Valori di novembre), Tonino Perna, docente disociologia economica all’Università degli Studi di Mes-sina (Valori dicembre) e Andrea Ferrante, presidentedell’Aiab, l’associazione italiana per l’agricoltura biolo-gica (Valori marzo).

CRESCITA VS COERENZA ETICA/MISSION: è possibilemantenere i valori fondanti (il “sogno”) di Banca Etica, mi-rando ad un’espansione? È possibile uscire dall’ambiguitàdi banca alternativa?

Non solo è possibile, ma credo debba essere una condizione ne-cessaria per ogni impresa che voglia porsi finalità etiche.L’obbiettivo della crescita è naturale per un’organizzazione socia-le che decida di usare gli strumenti dell’impresa economica. Chepoi questo comporti il rischio di venir risucchiati nella logica delmercato, scivolando verso derive economicistiche è altrettanto na-turale. D’altra parte sarebbe velleitario sottovalutare la grande ca-pacità di attrazione e di condizionamento del modello economicoche contestiamo. È un problema su cui deve riflettere seriamentel’intero sistema non profit italiano. Ma sono convinto che sia deltutto possibile mantenere coerenza ed equilibrio fra la dimensio-ne valoriale e quella economica, a condizione di non smarrire mai

il punto di vista originario, mantenere un solido legame con lapropria base sociale e cercare la competitività anzitutto nella ca-pacità di leggere dal basso i bisogni e progettare dal basso le rispo-ste in forma partecipata.

Il sogno di fare impresa al servizio di un’economia diversa, so-cialmente ed ecologicamente sostenibile, è tanto piùambizioso per una banca. Non solo perché il sistema fi-nanziario è il cuore del modello economico che vo-gliamo cambiare, ma anche perché su questi temi c’èuno storico ritardo culturale del mondo del non profite della solidarietà, che spesso manifesta un rapportoschizofrenico col denaro.

L’obbiettivo di Banca Etica deve essere proprioquello di “smontare” la percezione di ambiguità che siattribuisce al concetto di banca alternativa. Dimostra-re che si possono maneggiare strumenti finanziari sen-za esserne contagiati, che si può fare banca in modo di-

verso, anteponendo all’obbiettivo del profitto di azionisti einvestitori quello di un uso sociale e responsabile del denaro al ser-vizio del bene comune e dell’interesse generale. Cioè mettendo alprimo posto le persone e i valori che possono orientare un diver-so modo di produrre e consumare.

PARTECIPAZIONE E MAGGIOR COINVOLGIMENTO DEI SOCI:strumenti di gestione aperta (come bandi) per la spon-sorizzazione di iniziative; migliorare la capacità di ascol-to e di risposta alle esigenze di clienti e soci; migliorarei meccanismi elettorali, da molti soci considerati troppo“blindati”.

Il rapporto con la base sociale è un nodo decisivo per il futuro diBanca Etica e, soprattutto, per la capacità di coniugare la crescitadel progetto con la sua tenuta sul piano dei valori. I soci sono unpunto di riferimento imprescindibile.

Banca + Etica: un’accoppiata possibile

di Paolo Beni

“L

Quarta puntata del dibattito sul futuro di Banca Etica, lanciato lo scorso settembre da Valori. Tocca a Paolo Beni,presidente nazionale dell’Arci: “l’equilibrio tra valori e crescita si ottiene mantenendo il legame con la base sociale”.

Paolo Beni,presidente nazionale dell’Arci.

1.

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| azionariato critico/2 | finanzaetica |

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 41 || 40 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

| finanzaetica | azionariato critico/1 |

E ASSEMBLEE DI ENI ED ENEL SI AVVICINANO. La prima è stataconfermata per il 29 aprile, almeno per l’approvazionedel bilancio. Rinviato al 10 giugno l’incontro per le no-

mine dei vertici. La compagniaenergetica, invece, ha deciso dispostare tutto al dopo-elezioni,

tra il 9 e l’11 giugno. La Fondazione Culturale Respon-sabilità Etica, ormai azionista a tutti gli effetti (con 250titoli Enel e 80 Eni, acquistati per l’iniziativa di aziona-riato critico, lanciata lo scorso gennaio), sarà presente aentrambe. Avrà a disposizione solo 15 minuti per par-lare, per sottolineare le politiche di Eni ed Enel che dan-neggiano l’ambiente, violano i diritti umani, hanno unimpatto negativo. È uno dei momenti chiave dell’azio-nariato critico, non l’unico, ma forse il più importante.Che argomenti affrontare? Leggendo i giornali degli ul-timi mesi, di carne sul fuoco non ne manca, anzi. «Pre-feriamo però puntare su pochi aspetti, ben argomenta-ti e documentati», spiega Andrea Baranes, di CRBM. « Ilnostro obiettivo non è sollevare un polverone, ma ot-tenere risultati, spingere davvero le due compagnie amodificare le loro azioni».

Poche critiche scelte con cura«All’assemblea di Eni parleremo dell’impegno sul frontedelle energie rinnovabili che l’azienda ha annunciato datempo, ma che nel piano strategico 2008-2011, presen-tato il 15 febbraio, non cita», anticipa Andrea Baranes.«Chiederemo all’azienda spiegazioni riguardo al “gas fla-ring” in Nigeria. Si tratta di una procedura, illegale tantoin Italia quanto nel Paese africano, che consiste nel bru-ciare a cielo aperto il gas di scarto derivante dall’estrazio-ne di petrolio. E affronteremo la questione dei rischi am-

bientali, sociali e finanziari dei giacimenti petroliferi inKazakistan. Quello di Kashagan, sul mar Caspio, ricco diun petrolio di qualità molto bassa, contenente nella suaparte gassosa oltre 40 sostanze tossiche».

E all’assemblea di Enel? «Torneremo soprattutto sul-la politica energetica dell’azienda e sui rischi ambienta-li, sociali, reputazionali e finanziari della sua scelta di ri-correre, anche se fuori dall’Italia, al nucleare», continuaBaranes, facendo riferimento all’impianto di Mochovce,la centrale nucleare della Slovenske Elektrarne, nella Re-pubblica Slovacca, dove Enel costruirà due nuovi reat-tori da 440 MW ciascuno.

Pressioni politiche ai verticiA metà marzo si sono riuniti i Cda di entrambe le com-pagnie. Atmosfera tranquilla sul fronte dei conti. Piùper Eni, che chiude il 2007 con 10 miliardi di euro diutile netto (+8,6%). Un po’ meno per Enel, a cui la mas-siccia campagna acquisti sullo scacchiere mondiale del-l’energia ha portato un utile netto di gruppo di 3,97 mi-liardi (+31%), ma anche un maxi-indebitamento,passato in un solo anno da 11,7 a 55,8 miliardi di euro.Ma il tema scottante era un altro: il rinnovo delle cari-che di Enel ed Eni dopo la decisione del governo di la-sciare al prossimo esecutivo il compito di scegliere i ma-nager delle aziende di stato. Si tratta dello "spoilssystem", una pratica tipicamente italiana per le impresea partecipazione statale: cambia il governo, cambiano iconsiglieri di amministrazione. Una decisione criticatada molti. Marcello Messori, presidente di Assogestioni,l’ha definita “un’asimmetria tra l’azionista di maggio-ranza rappresentato dallo stato e gli azionisti di mino-ranza che subiscono le sue decisioni”. .

Conto alla rovesciaper le assemblee di Eni ed Enel

L’assalto degli azionisti attiviTreni speciali destinazione Ubs

di Elisabetta Tramonto

L

Per la Fondazione Culturale Responsabilità Etica è arrivato il momento di preparare i suoi interventi davanti

ai Cda. Su quali aspetti “critici” puntare? La scelta è fin troppo ampia, il tempo limitato: solo 15 minuti. Bisogna scegliere.Più di 6.500 i partecipanti all’assemblea straordinaria della banca svizzera. La Fondazione Ethos ottiene il 45%dei voti per chiedere un’indagine straordinaria sui conti. Ma è solo il primo passo.

N TRENO SPECIALE. Come quando iniziano le vacanze osi torna da un ponte. Solo che stavolta non si scherza.L’UBS train, così viene annunciato alla stazione di Zu-

rigo, è pronto a caricare centinaia dipersone per l’assemblea straordina-ria della seconda banca europea. È il

27 febbraio e la banchina è piena di piccoli azionisti pronti a dare bat-taglia. Al palazzetto dello sport di Basilea ne arrivano 6.500, il triplo delsolito. È un’occasione unica: non si può mancare. Anche perché i mo-tivi per essere furiosi non mancano. Il colosso bancario svizzero UBSha chiuso il 2007 nel peggiore dei modi. Oltre 13 miliardi di euro diperdite dovute alle speculazioni sui mutui subpri-me. Per non rischiare il fallimento ha chiesto aiu-to a GIC, uno dei due fondi sovrani della Repub-blica di Singapore, che si prepara a diventare ilmaggiore azionista della banca, con il 9% del capi-tale. Dall’Asia sono in arrivo 7 miliardi di euro, chesalveranno UBS dal collasso. Per farli entrare serveperò un aumento di capitale, ed è proprio per que-sto che è stata convocata l’assemblea straordinaria.

«Tenuto conto dell’attuale situazione dei mer-cati finanziari c’è bisogno di rafforzare immedia-tamente la base di capitale del nostro istituto», spiega la banca nel do-cumento di convocazione. Sembrerebbe una passeggiata. Ma in realtànon tutto fila come previsto.

Un amaro antipasto A rovinare i piani del Consiglio di Amministrazione UBS ci pensa laFondazione Ethos, che da anni rappresenta i diritti di voto di oltre 80fondi pensione nelle assemblee delle imprese svizzere. La Fondazionepresenta una mozione per chiedere una verifica straordinaria dei con-ti, per capire «le ragioni che hanno portato alle perdite e agli adegua-menti delle valutazioni», perché sia effettuata un’indagine sulle «atti-

vità delle unità di controllo interne in relazione all’entrata di UBS nelmercato subprime». La mozione, che la banca invita a non approva-re, finisce al primo punto all’ordine del giorno. Ed è subito bagarre.«Sul nostro punto hanno chiesto di parlare 55 persone, ognuna per 5minuti», spiega Jean Laville, vice-direttore di Ethos. «Non si era maivista una cosa del genere all’assemblea di una società svizzera». Alla fi-ne la mozione non passa, ma ottiene un sorprendente 45%, che labanca sarà costretta a tenere in considerazione. «Sinceramente ciaspettavamo il 25%. Invece abbiamo quasi rischiato di passare», con-tinua Laville. «È come se fosse scoppiata una bomba: oltre ai fondipensione e ai piccoli azionisti ci hanno sostenuto a sorpresa i private

banker svizzeri, la Kantonalbank, e in generale gliazionisti bancari. È una grande novità: siamo riu-sciti a rompere il fronte delle banche».

Cioccolato, orologi e partecipazione La proposta di aumento di capitale alla fine passacon l’87% dei voti. Le porte per Singapore e per unmisterioso “investitore del medio oriente” sonoufficialmente aperte. Ma non finisce qui, anzi: sia-mo solo all’inizio. «L’assemblea UBS è stato

l’evento dell’anno nell’azionariato attivo in Europa», spiega Laville.«Ora bisogna continuare, anche perché il contesto non è mai stato co-sì favorevole: solo 5 anni fa su una mozione del genere avremmo ot-tenuto il nostro voto e quello di qualche familiare. Oggi le cose sonototalmente cambiate». Il primo appuntamento in calendario per laFondazione di Ginevra è l’incontro con l’avvocato Peter Kurer, mem-bro dell’Executive Board UBS. «È lui il vero regista della banca. Torne-remo sulla richiesta di verifica straordinaria e, se necessario, cerchere-mo un compromesso. I nostri voti non possono essere ignorati.Hanno un peso politico enorme». E più di novecento articoli sui gior-nali di mezzo mondo. In meno di tre mesi. .

Udi Mauro Meggiolaro

Treni speciali per l’assemblea di Ubsin partenza dalla stazione di Zurigo.

INFO

GLI AGGIORNAMENTI dellacampagna di azionariatocritico della FondazioneCulturale ResponsabilitàEtica, sui numeri di Valoriin uscita ogni mese e sui siti www.valori.ite www.osservatoriofinanza.it

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| finanzaetica |

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Ethos partecipa rappresentando i dirittidi voto dei fondi pensione svizzeri.Al voto si unisce Etica Sgr, che investe in Swisscom attraverso i fondi ValoriResponsabili. www.ethosfund.chwww.eticasgr.it www.swisscom.ch

24-25 aprile WASHINGTON DC (USA)CONFERENZA DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE SULLA MACRO-FINANZASi discute di politica monetaria e prezzidelle azioni in un’economia aperta. www.imf.orgwww.worldbank.org

29 aprile OSPITALETTO (BS) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI SABAFEtica Sgr partecipa e vota il bilancio2007 e il rinnovo del Consiglio Sindacale. www.sabaf.it

30 aprile FABRIANO (AN)ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI INDESIT COMPANYEtica Sgr partecipa e vota il bilancio2007. Domande agli amministratori sul piano di certificazione ambientaledegli stabilimenti. www.indesit.com

7-9 maggioAMSTERDAM (OLANDA)GRI CONFERENCE 2008 Conferenza rivolta agli esperti nel campo della sostenibilità ambientalein ambito urbano. www.globalreporting.org

10 maggio TORINO LA VALUTAZIONE SOCIO AMBIENTALE IN BANCA ETICApresso il Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi n. 13orario 10 – 17.00Incontro organizzato dal GIT di Torino – Asti in collaborazione con i GIT piemontesiwww.bancaetica.org/torino-asti

13-14 maggio LONDRA (GRAN BRETAGNA) THE RESPONSIBLE BUSINESS SUMMITLa più grande conferenza sullaresponsabilità sociale d’impresa in Europa. Organizzata dalla rivista specializzataEthical Corporation www.ethicalcorp.com

17 maggio FIRENZE ASSEMBLEA DEI SOCI DI BANCAPOPOLARE ETICA Approvazione del bilancio ed elezionedel nuovo Comitato Eticowww.bancaetica.com

18-19 maggio KIEV (UCRAINA) BUSINESS FORUM E MEETING ANNUALEDI EBRD (BANCA EUROPEA DI RICOSTRUZIONE E SVILUPPO)www.ebrd.com

18-24 maggioLONDRA (GRAN BRETAGNA)UKSIF’S NATIONAL ETHICALINVESTMENT WEEKSettimana dedicata all’investimento etico,organizzata dal Forum per la FInanzaSostenibile Britannico (UKSIF’s).www.neiw.org

26-30 maggio PADOVAGIORNATE DI ALTA SPECIALIZZAZIONEIN FINANZA PER LO SVILUPPOEvento culturale promosso da Etimos,Fondazione Choros e Master in finanzaper lo sviluppo dell’Università di Parma.Centro congressi Villa Ottoboni.

26 maggio 9.30-13SEMINARIO SULLA FINANZA RURALEIntervengono rappresentanti di Ifad e Fao.

29 maggio 9.30-13L’IMPATTO SOCIALE COME FATTOREDETERMINANTE PER LA VALUTAZIONEDEI PROGRAMMI DI MICROFINANZAIntervengono rappresentanti di Sidi,Cerise, Microfinanza Srl, Mide/[email protected]. 049.636331

29-30 maggioBANGKOK (THAILANDIA) TBLI CONFERENCE ASIA 2008Conferenza Triple Bottom LineLa più importante conferenza sulla responsabilità sociale d'impresacollegata con gli investimenti SRI.www.tbli.org

3-6 giugno QUEBEC (CANADA) WORLD SOCIALFINANCE SUMMIT2008Organizzato da INAISE(AssociazioneInternazionale

degli Investitori nell’Economia Sociale) e dalla Caisse d’Economie SolidarieDesjardins, è un appuntamento annuale che riunisce tutte le banche e le associazioni che promuovono la finanza etica in tutto il mondo. www.inaise.org

11-12 giugnoPARIGI (FRANCIA) FAIRE 2008-ANNUAL FORUM FOR RESPONSIBLE INVESTMENTIncontro annuale organizzato dal Forum francese per l’InvestimentoSocialmente Responsabile www.frenchsif.org

12 giugno LUSSEMBURGOCONFERENZA DI ECONOMIA E FINANZA 2008 ORGANIZZATA DALLA BEI, BANCAEUROPEA DEGLI INVESTIMENTI“Infrastrutture, Crescita e Coesione”, le teorie economiche che supportanol’attività della BEI. www.bei.org

23-24 giugno MONTEGROTTO (PD)INCONTRO TRA BANCA ETICA, FIARE E LA NEF PER IL PROGETTO BANCA ETICAINTERNAZIONALE www.bancaetica.com

26-27 giugnoBILBAO (SPAGNA) TRASFORMANDO LA SOCIEDAD DESDE LA ECONOMIA SOLIDARIAConvegno su finanza etica e commercioequo. Partecipa Banca Etica. www.economiasolidaria.org

APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

Bangladesh o Usa?

Microcredito| utopieconcrete |

di Massimiliano Pontillo

A GRAMEEN BANK, LA “ BANCA DEL VILLAGGIO” DEL PREMIO NOBEL MUHAMMAD YUNUS (nella foto) adesso è approdata anche a New York, la città del capitalismo. All’incrocio tra la Settantaquattresima strada e Roosvelt avenue, nel quartiere dei Queens, quello con più etnie al mondo, a tredici minuti di metropolitana da Park avenue: la strada con le case più care al mondo.

Sembra incredibile, perché non siamo in Bangladesh! Ma un americano su dieci non ha un conto in banca: stiamo parlando di ventotto milioni di persone che vivono sotto la soglia della povertà, e, di questi, due terzi sono donne. E chi non ha una credit history, o una carta di credito, insomma se non può dimostrare di essere in grado di restituire i soldi, non potrà mai accedere al “sistema” e averealcun prestito. Dovrà rivolgersi ai finanziamenti illegali, agli strozzini, il cui tasso d’interesse oscilla tra il 300 e il 400 per cento all’anno. Una cifra a dir poco impressionante che segna la vita a milioni di persone e, purtroppo, la maggior parte delle volte per sopravvivere non si può che accettare di entrarein un tunnel senza uscita.

In questa zona vivono oltre due milioni di persone, la metà non di origine americana: sono immigraticolombiani, vietnamiti, dominicani e indiani. Piccoli imprenditori, che hanno una minuscola bottegasenza nemmeno un affaccio su strada. Qui il microcredito ha già “sbancato”: su 120 richieste, 75 persone,per lo più donne, hanno ricevuto prestiti per 220 mila dollari in totale, intorno ai 2.500 dollari

a testa, per comprare una licenza, merci o forniture, per avviare un’attività di piccolo business. Il loro tassod’interesse è del 15 per cento l’anno. Un ventesimo di quello degli usurai, che comunque continuano a fare ottimi affari e le cui attività vanno a gonfie vele: la stretta che le banche hanno dato rende il mercato nero florido e felice.

Dall’inizio dell’attività ad oggi, Yunus ha prestato in tutto il mondo sei miliardi e mezzo di dollari a sette milioni di persone. Per il novantasette per cento donne. Con un rimborso del 98 per cento. I poveri, stando alla sua esperienza, sono più onesti dei ricchi, rendono sempre indietro il denaro e le donne moltiplicano la ricchezza, perché reinvestono il denaro per migliorare la vita dei figli e degli altri componenti della famiglia.

Questa non è la sua prima volta negli Stati Uniti: già nel 1986 Bill Clinton lo chiamò per avviare un progetto di micro-credito in Arkansas, dove allora era governatore. Ma è andato anche a Chicago, in North Carolina e in Soutk Dakota, ad Harlem. Solo che fino ad ora i progetti dipendevano da donatori e Ong. Adesso ha deciso di non essere più legato a fondi governativi e ad attivitàfilantropiche. Il micro-credito, per essere vincente, non va gestito dallo Stato ma dai privati. Altrimenti si rischia il clientelismo. La sua non è beneficenza. Spera di avere successo nel Queens per poi aprire in altre città, forse a Los Angeles, forse a New Orleans: alla conquista dell’America.

Anche l’Italia non è lontana dai suoi pensieri. Già a Napoli e Bologna esistono attività affini a quelledel capitalista solidale. Yunus è atteso a luglio, per ora solo a presentare il suo ultimo libro, ancora non tradotto, Creating world without povertà. Anche questo, c’è da starne certi, sarà un successo. .

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Un americano su dieci non ha un conto in banca, ventotto milioni vivono sotto la soglia di povertà.La ricetta di Yunus sbarca nelQueens, a due passi dai quartieriricchi di New York. E funziona

8 aprile BRUXELLES (BELGIO)PRIMO FORUM FINANZIARIO DEI PAESIMEMBRI DELL’ACCORDO DI AGADIR Un accordo di libero scambio tra l’Egitto,la Giordania, il Marocco e la Tunisia. www.bei.org

11 aprile BERLINO (GERMANIA)CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI FEBEA (FEDERAZIONE EUROPEADELLE BANCHE ETICHE E ALTERNATIVE)All’ordine del giorno l’elezione del nuovopresidente della Federazione e l’approvazione della bozza di bilancio. www.febea.org

12-13 aprileWASHINGTON DC (USA)SPRING MEETINGS DELLA BANCA MONDIALE E DEL FONDOMONETARIO INTERNAZIONALELe due istituzioni finanziarieinternazionale si incontrano per fare un bilancio dell’attività 2007 e degli obiettivi per il 2008. Dal 10 al 13 Aprile si apriranno le consultazionipreventive con le Organizzazioni della Società Civile accreditate.

21 aprile PADOVAASSEMBLEA GENERALE DI SEFEA (SOCIETÀ EUROPEA FINANZA ETICA E ALTERNATIVA)Approvazione del bilancio www.sefea.org

21 aprile INDIANAPOLIS (USA)ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI ELI LILLYEtica Sgr vota le mozioni degli azionistiattivi di ICCR e PETA chiedendo maggioretrasparenza sull’outsourcing dei test suglianimali e sui contributi ai gruppi politici. www.eticasgr.it www.iccr.org www.lilly.com

22 aprile ZURIGO (SVIZZERA)ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI SWISSCOM

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| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 45 || 44 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

| inbreve || inbreve |

economiasolidaleBari, Libera ricorda le vittime della mafia >46Pane, amore, fantasia... E una banca che dia fiducia >50Terra futura: nuove alleanze per un futuro sostenibile >52

CAMPANIA:28% DI ENERGIARINNOVABILEENTRO IL 2010

Si chiama “Recuperiamo energia”l’accordo di programma per losviluppo delle filiere agroenergetichesottoscritto da Regione Campania e Inea (Istituto nazionale di economiaagraria). Per condividere, da subito,il «know how e la capacità di progettazione e ricerca per la promozione integrata in Campaniadi tutte le fonti energetiche: vento,sole e biomasse». E per raggiungere,entro il 2010, un obiettivoambizioso: portare la percentuale di fabbisogno regionale di energiagarantito dalle fonti rinnovabili dal 18% al 28%. La Campania è oggi, con 700 MWh, la primaRegione per produzione di eolico e fotovoltaico e altri 500 megawattsono stati già autorizzati.

A tale scopo, è pronto un finanziamento pubblico di 30 milioni di euro: «L’accordo - spiega l’assessore alle Attivitàproduttive, Andrea Cozzolino -permetterà di riconoscere il sistemadelle produzioni agroenergetichecome attività di ambito agricolo e di riconvertire alle biomasse le colture in aree interdetteall’agricoltura a causadell’inquinamento». «Puntiamo sul non-food - ha aggiunto EugenioDi Santo, responsabile Energiapresso l’assessorato regionale - per fitodepurare e convertire le colture di aree degradate traCapua e l’Aversano, dove rimarrannocosì gli agricoltori, con nuoveprospettive di reddito dalle colturedi colza e dalle biomasse».

ELECTROLUX:LAVATRICIVERDI“SCACCIA-CRISI”

Lavatrici a energia solare, frigoriferiecologici e investimenti sulla qualità. Per i produttori di elettrodomestici la crisi è un fenomeno comune. Diverse sono invece le strategie per fronteggiarla. Electrolux Italia - 1,8 miliardi di fatturato e 8miladipendenti - ha scelto di puntare su sostenibilità, innovazione e ecocompatibilità.

Tra i prodotti per rilanciare i bilanci c’è Sunny, una lavatricepresentata al Klimahouse di Bolzanoche funziona grazie a pannelli solarie caldaie alimentate a pellets(scarti di falegnameria).

«Il sistema produttivo italiano - spiega Mario Del Savio, direttoremarketing di Electrolux Italia - deve guardare alla competizione di qualità e non di prezzo. Design e innovazione: sono questi i segmentiche consentono di mantenere prezziadeguati e sufficiente redditività».

Dall’azienda fanno però sapereche già oggi gli elettrodomesticiconsumano meno della metàdell’energia elettrica rispetto al decennio scorso. «Un risparmio di 379 chilowatt per una famiglia“tipo”, pari a 325 chili di biossido di carbonio e 4mila litri d’acqua in meno». Ulteriore risparmiogiungerà da nuovi processiproduttivi che permetteranno una riduzione di acqua ed energiadel 15% entro l’anno prossimo.

RIPARTE “DONAPHONE”:DAI VECCHI CELLULARIUNA NUOVA CASAPER DONNE E BAMBINI

Il cadmio contenuto in una sola batteria può inquinare600 mila litri d’acqua. Dovrebbe bastare questo datoper imporre cautela quando ci disfiamo dei vecchicellulari. Ma due campagne aggiungono una nobilemotivazione sociale al (sacrosanto) dovere ambientale.

In Lombardia è partita da qualche settimana la seconda fase di “Donaphone”, un progetto di Caritasambrosiana e consorzio Farsi Prossimo: i telefoniniusati possono essere consegnati in uno delle decine di punti di raccolta sparsi sul territorio regionale (info su www.donaphone.it). Verranno poi consegnati a una società specializzata che provvederà a testarli,ripararli e a reimmetterli in commercio o, in alternativa,ne recupererà i componenti. I proventi serviranno

per costruire una struttura di accoglienza a Milano per donne in difficoltà con bambini.

«La campagna Donaphone - spiegadon Roberto Davanzo, presidente di Caritas ambrosiana - ha una doppiavalenza: ambientale, perché consente il recupero di materiale difficilmentesmaltibile. Sociale, perché promuove un modello di sviluppo sostenibile

e coinvolge persone ai margini, impegnandole in un servizio di pubblica utilità». Se si pensa che su oltre 100 milioni di cellulari venduti ogni anno in Europa ne vengono riciclati solo il 2,5% si può capire bene il margine potenziale per iniziative simili.Un progetto analogo è in corso in Veneto promosso da diverse coperative sociali: si chiama “TelefonoCasa” e coinvolge tutte le province della regione(l’elenco dei centri di raccolta è disponibile sul sitowww.telefonocasa.org). In questo caso, i proventi dei cellulari dismessi finanzieranno progetti per contrastare l’emergenza abitativa.

FUND RAISING:A CASTROCAROIL PRIMOFESTIVAL

Creare il più grande network italiano di fund-raiser e operatori del non-profit, promuovere la culturadel fund raising etico, incrementarela sostenibilità economica del mondo non-profit. Nasce sottoquesti auspici il primo Festival del Fund Raising italiano,manifestazione promossadall’università di Bologna, che si terrà tra l’8 e il 10 maggio a Castrocaro Terme. L’evento vuoleessere uno scambio di esperienzeprofessionali del più alto livelloall’interno del terzo settore e nell’ambito della raccolta fondi e della sua evoluzione. Durante le ventiquattro sessioni di lezioneverranno trattati molti temi cheincidono sull’attività di raccoltafondi: dal mailing alle grandidonazioni, dalle tecniche del facciaa faccia ai criteri di selezione deiprogetti da parte delle fondazionigrant making, dalle potenzialità delweb 2.0 ai principi etici che devonoguidare organizzazioni e fund-raiser.Tra i relatori, professionisti del mondo non-profit, provenienti da numerose Ong: AmnestyInternational, Amref, Avis, Cesvi,Medici Senza Frontiere, Save TheChildren, Terres des Hommes, IDMC.

Il programma completo e le informazioni per iscriversi sono online sul sitowww.festivaldelfundraising.it.

SOLAR DAYS:7 GIORNIDI FESTA PER IL FOTOVOLTAICO

L’iniziativa accomunerà l’interaEuropa. Dal 12 al 18 maggio (ma il clou sarà il 16 e il 17): una settimana di manifestazioni,eventi informativi (seminari, incontricon esperti), piccole fiere, lezionitecniche, laboratori per bambini e ragazzi. E comune sarà anchel’obiettivo: diffondere fra i cittadiniuna maggiore consapevolezzadell’importanza delle energie pulite.Saranno anche organizzate visiteguidate agli impianti solari termici e fotovoltaici e presso industrie di moduli e collettori solari. Il tuttofa parte degli European Solar Days,che quest’anno sbarcano anche in Italia. Nella vicina Austria, “I giornidel Sole” si festeggiano già dal2002 e, dopo Germania e Svizzera,la campagna d’informazionesull’energia pulita si svolgerà per la prima volta anche in Francia,Olanda, Portogallo, Slovenia e Spagna: circa 4mila eventi in tuttoil continente, sostenuti da almeno25 grandi organizzazioni europeedel settore. In Italia, l’iniziativa è promossa da Ambiente Italia,Assolterm, Assosolare, Kyoto Club e Legambiente e vuolecoinvolgere amministrazioni locali,scuole, università, associazioniambientaliste, i comitati di quartiere e le stesse aziende che operano nel settore. Il programma completo degli eventiè disponibile sul sito www.eusd.it.

COLLE REGNANO,L’AGRITURIMOMARCHIGIANOA «IMPATTO ZERO»

C’è, nella campagna marchigiana, sulle colline di Tolentino, un agriturismo (il Colle Regnano),affacciato sui monti Sibillini. Un casolare di metàOttocento, a prima vista come molti altri. Ha inveceuna particolarità. Tra il 2004 e il 2006 è statocompletamente ristrutturato secondo criteri di bioedlizia, bioarchitettura e sostenibilità ambientale.Un impianto fotovoltaico di 10Kw sulle tettoie del parcheggio, raccolta differenziata dei rifiuti,recupero delle acque reflue con la fitodepurazione,utilizzo di materiali naturali per la ristrutturazione,sistemi di isolamento acustico delle stanze,condizionamento d’aria naturale, tetti ventilati. E nel (prossimo) futuro, un impianto solare termico

per l’acqua calda e il riscaldamento della piscinae un impianto geotermico per riscaldare i nuovi locali.Risultato? La produzione annuadi energia elettrica (12 milakWh) ha quasi raggiunto quella stimata (12.740 kWh)

e ha coperto il 100% del consumo della strutturaricettiva con una riduzione delle emissioni di CO2 di 9,5 tonnellate. Sforzi che gli sono valsi il riconoscimento di “Fattoria Didattica” da parte della Regione Marche, il marchio Ecolabel di Legambiente Turismo, che lo «consiglia per l’impegnoin difesa dell’ambiente e del comfort umano» e che ben presto potrebbero fargli ricevere la prestigiosacertificazione Ecolabel Europea (la rete di qualitàecologica della Ue). Una prova (l’ennesima) cheassociare profitti economici, qualità dei servizi e tutelaambientale è possibile. (Info: www.colleregnano.it).

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centinaia di giovani assiepati nell’aula del Consiglio co-munale barese. «Dobbiamo entrare nell’ottica che ille-galità, corruzione e infiltrazioni mafiose incidono diret-tamente e profondamente sulla qualità della nostra vi-ta. Sono fattori d’impoverimento economico e produ-cono aumenti ingiustificati dei prezzi». «Abbiamo sco-perto ponti costruiti con cemento armato scadente peraumentare i margini di profitto da destinare alla corru-zione degli amministratori pubblici», gli fa eco AntonioMaruccia, commissario straordinario del governo per ibeni confiscati.

In un simile scenario, è chiaro che combattere le ma-fie significa colpire il loro strapotere economico e i loro“contatti” politici. Da qui le richieste per migliorare leleggi sulla confisca dei beni («una battaglia dal grandesignificato simbolico», secondo Marruccia) che si ag-giungono a quelle avanzate in precedenza da Libera (ve-di ). E ancora: approvare il testo unico sul contrastoai patrimoni di mafia per dotare i magistrati di strumentiadeguati, vietare le candidature dei rinviati a giudizio,tagliare i finanziamenti pubblici ai partiti che hannoamministratori collusi con la criminalità, agire sul regi-me giuridico delle società miste, cancellare le norme (co-me la ex-Cirielli e quella sul falso in bilancio) che ren-dono di fatto impossibili i processi contro i corrotti. «Èanche indispensabile che la politica si autoregoli – os-serva Paolo Romani, coordinatore di Avviso Pubblico, larete di oltre cento enti locali in prima linea nella lottaantimafia - Nella gestione degli appalti, delle consulen-ze, nelle nomine delle società partecipate»

Ma, su tutto, serve l’occhio attento della società ci-vile: «Fin quando la questione morale non sarà un’esi-genza veramente diffusa e quotidiana, saremo qui a ri-petere sempre le stesse cose» rileva sconsolato Caselli. .

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Atria, Graziella Campagna, Rocco Chinnici, Accursio Mi-raglia, Stefano Li Sacchi. Se ne conteranno alla fine sette-centododici. E sarà l’unico slogan di un corteo colorato macomposto, quasi severo. Che si è però sciolto all’improv-viso non appena il presidente della Regione Puglia, NichiVendola, ha pronunciato di getto cinque semplici parole anome delle istituzioni: «Io vi devo chiedere scusa». Stan-ding ovation dei parenti delle vittime e applausi scroscian-ti, tanto appare inusuale quella frase. «Vi voglio chiederescusa per gli spettacoli indegni dei silenzi e delle collusio-ni. Per il profumo dei vostri familiari che ancora cercate inogni angolo di casa». E poi, altri flash: la passione civile deiragazzi coinvolti nel progetto “Flare” (vedi ), i volti ti-rati dei parenti delle vittime, quelli sorridenti e un po’ spae-sati delle centinaia di bambini provenienti da tutta Italia,la ragazza che suona la pianola del piccolo Giuseppe DiMatteo, strappato ai genitori pentiti di Mafia e poi scioltonell’acido, il pianto dirotto di Don Ciotti, stupefatto datanta partecipazione (oltre 100 mila persone) che gli fa di-re «Vi voglio proprio bene. Ma tanto bene».

Le strade per uscire dal tunnelNel pomeriggio, cordoglio e ricordo lasciano spazio allariflessione. Al ragionamento per trovare le vie di uscita

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più efficaci contro la piaga mafiosa. Un’esigenza chesentono in molti, vista la folla accorsa ai quattro work-shop organizzati in altrettanti luoghi della città.

«La questione morale è una questione economica.Prima ancora che etica», spiega Gian Carlo Caselli alle

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Combattere le mafie è un dovere eticoE un vantaggio economico

Il messaggio arriva dalla XIII Giornata del ricordo delle vittime della mafia, organizzata da Libera nel capoluogo pugliese.Un affollatissimo corteo da Punta Perotti e quattro convegni per proporre interventi concreti: «Dobbiamo

far capire che sconfiggere la criminalità conviene». Soprattutto al nostro portafoglio.

I SONO MILLE MODI PER RACCONTARE UNA GIORNATA come quella organizzata da Libera e Avviso Pubblico il 15 marzo a Bari.Certo le si farebbe un torto fotografandola solo come la solita manifestazione (per quanto innegabilmente nobile) con-tro la criminalità mafiosa. È invece un evento che tiene insieme due aspetti egualmente indispensabili nella lotta alla

mafia. Perché la XIII giornata della Memoria è una sintesi di indignazione e programmazione, passionecivile e ragione, angosciato appello alla legalità e concrete proposte d’intervento.

La mattinata, sotto il sole brillante e la brezza gentile del lungomare di Bari, è una sequenza di flash. Sututti, un collage sonoro di nomi, racchiusi in un interminabile elenco scandito senza tregua dalla voce metallica degli alto-parlanti. Madri, padri, figli («braccia che abbracciavano, sorrisi che scaldavano» ricorda ancora piena di rabbia Tiziana Pa-lazzo, vedova di Sergio Cosmai, trentaseienne direttore del carcere di Cosenza, ucciso nel 1985). Emanuele Notarbartolo (sin-daco di Palermo ucciso nel 1893), Paolo Giaccone, Giuseppina Verde, Giuseppe “Joe” Petrosino, Peppino Impastato, Rita

da Bari Emanuele Isonio

«OGGI LA MAFIA CONTROLLA I TERRITORI più con la forza economica che con quella militare». Se combattere la criminalità significa colpirla nel portafoglio, il funzionamento del processo di sequestro e confisca dei suoi averi ha un’importanza essenziale. Da Libera giungono quindi una serie di proposte per l’uso sociale dei beni confiscati. Una battaglia su più livelli. In ambito giudiziario, l’associazione di don Ciotti chiede di aumentare gli investigatori qualificati per le indagini e i magistratiche gestiscono i beni. Servono poi norme chiare ed efficaci: da qui, la proposta per un Testounico per “l’aggressione ai patrimoni di mafia” e la piena applicazione di leggi come la Mancino del ‘93 sull’anagrafe bancaria (che da allora è rimasta lettera morta). La criminalità ha oggi una dimensione internazionale: serve collaborazione tra le forzeinvestigative e giudiziarie europee (in Europol ed Eurojust), mentre le leggi nazionali devonoessere armonizzate - magari estendendo a tutti gli Stati la (buona) legge italiana sulleconfische (la 109/96) - e introducendo il mandato di confisca europeo. Per assegnarerapidamente i beni confiscati occorre poi un interlocutore unico: Libera propone da tempoun’Agenzia nazionale. Fondamentale è anche il sostegno finanziario alle cooperative chegestiscono gli immobili: occorre un fondo di garanzia per l’accesso al credito. Individuareun istituto giuridico più solido del “comodato d’uso gratuito”, infine, può risultareessenziale per chi trasforma i beni dei mafiosi da privilegio per pochi a risorsa per molti.

BENI CONFISCATI:LE PROPOSTE DI LIBERA

Sopra, ragazzi di Locri in corteo a Bari. Qui a fianco, una ragazza suona la pianola di Giuseppe Di Matteo, ucciso a 11 anni. Accanto a lei, don Luigi Ciotti e il presidente della RegionePuglia, NichiVendola.

LIBRI

Pino Arlacchi La Mafia ImprenditriceDalla Calabria al centro dell’inferno

Il Saggiatore, 2007€ 17,50

Giuseppe Baschetto,Claudio CamarcaPio La Torre Una storia italianaLa vita del politico e dell’uomo che sfidò la mafia

Aliberti editore, 2007€ 14,00

Elena Ciccarello,Marco NebioloFuga dall’illegalitàGela, i cittadini, le leggi, le istituzioni

Ega editore, 2007

Michele Santoro,Stefano Maria Bianchi,Alberto NerazziniLa Mafia è Bianca

(libro+dvd) Bur, 2005€ 19,50

LINK UTILI

ASSOCIAZIONE CONTRO LE MAFIE www.libera.it

ASSOCIAZIONE “RITA ATRIA” www.ritaatria.it

ASSOCIAZIONE AMMAZZATECITUTTI(Giovani uniti contro tutte le mafie) www.ammazzatecitutti.org

AVVISO PUBBLICO (Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie) www.avvisopubblico.it

COMITATO ADDIO PIZZO www.addiopizzo.org

COMITATO PER LA PROMOZIONE E LA PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI www.comitatodirittiumani.org

LIBERA PUGLIA www.liberapuglia.it

NARCOMAFIE (Mensile di informazione e documentazione del gruppo Abele) www.narcomafie.it

OSSERVATORIO PER LA LEGALITÀ MOVI (Movimento di Volontariato Italiano) www.fondazionecesar.it/sicureuropa.asp

SOS IMPRESA (Confesercenti) www.sosimpresa.it

TEMI (Centro studi e Ricerche criminalità e legalità economica) www.temiricerche.it

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mente politiche, ma che corrono pericolosamente anchesul filo delle «scelte di campo». Quando si tratta di farefronte comune contro la ‘ndrangheta, un mostro che «va-le» il 5% del Pil italiano, non dovrebbero infatti esserci «di-stinzioni» che tengano. Il fronte delle istituzioni dovrebbeessere sempre compatto. Invece a Locri si sono dovutecontare troppe defezioni.

A marciare nella cittadina calabrese c’erano soprattut-to giovani. Arrivati da tutta Italia, con zaini e striscioni. Al-la testa del corteo alcuni ragazzi emiliani; quindi associa-zioni e semplici cittadini calabresi, lombardi, veneti e pie-montesi. Non c’era il presidente della Regione Agazio Loie-ro; c’erano invece i ribelli siciliani di «Addio pizzo», le Aclie il sindacato Fiba. Numerose parrocchie e, ovviamente, gliorganizzatori: il Consorzio Goel, costituito su iniziativa

dell’ex vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, oggi arcive-scovo di Campobasso, costituito da 13 cooperative chedanno un lavoro (legale) a centinaia di persone.

«Non votate in cambio i favori»Durante la manifestazione, a ciascun partecipante sonostate consegnate schede elettorali fac-simile. All’interno,dieci regole per un «voto libero» alle prossime elezioni: dal-l’invito a informarsi prima di scegliere a chi assegnare lapropria preferenza a «non votare in cambio di piccoli fa-vori o cortesie» né «chi ha sprecato soldi pubblici». Nu-merosi gli interventi dal palco della piazza principale di Lo-cri. Il presidente del Consorzio Goel, Vincenzo Linarello,ha spiegato come la ‘ndrangheta «quella che, ci dicono, siala mafia più potente del mondo», abbia in realtà «fallito

miseramente, anche nei loro stessi obiettivi di arricchi-mento e prosperità». Per batterla, prosegue, «è necessarioscardinare il legame tra criminalità organizzata e bisognidella gente. Dobbiamo creare un’alternativa, un mutuali-smo cooperativo per rispondere con la legalità alle neces-sità dei cittadini. Cominceremo a farlo da domani, grazieall’alleanza per la Calabria che oggi presentiamo al mon-do». Alleanza alla quale hanno già aderito oltre seicentoenti e quasi tremila persone.

Camminando lungo il corteo c’erano tanti volti allegridi cittadini di Locri. Ma c’era anche chi scostava le tendedalle finestre di casa con sguardo indifferente. E perfinoqualcuno che azzardava battute a mezza bocca ai bordidella strada. In perfetto stile corleonese. A dimostrazioneche da lavorare c’è ancora moltissimo. .

UELLA DEL PRIMO MARZO A LOCRI, organizzata dal ConsozioGoel, è stata una manifestazione importante. Perché - inuna terra in cui la criminalità organizzata è parte integran-

te del tessuto sociale, economico e spesso anchepolitico – ricordare che esistono anche un’altraCalabria e un’altra Locride è sempre importan-

te. Per le strade della cittadina jonica c’erano oltre cinque-mila persone. Provenienti da tutta Italia. Ma proprio la«composizione» della piazza merita più di una riflessione.

Trentino-Locride: 15 a 13A portare striscioni, cartelli, gonfaloni e, soprattutto, citta-dini, c’erano solo 13 dei 43 Comuni che fanno parte dellaLocride. Dalla lontana provincia di Trento, invece, ne so-no arrivati 15. Si tratta, evidentemente, di scelte. Certa-

Q

LA PASTA, I VINI, LE CONSERVE, LA FRUTTA CHE ESPORRÀ non sonomolto diverse da quelle di qualsiasi altro supermercato. O forse sì.Avranno un profumo di libertà, di giustizia, di (sana) ribellione civilecontro un presente cupo e un futuro avaro di speranza. L’«Emporio pizzo-free» inaugurato nel cuore di Palermo (in corso Vittorio Emanuele 172) è un gesto forse “piccolo” in termini economici ma con una straordinariavalenza simbolica, in una terra in cui l’80% dei negozianti ancoras’inchina al racket mafioso. Ancor di più perché l’idea è venuta

ad un giovane imprenditore - nemmeno trentenne - Fabio Messina: «È giusto dare un’occasione ai commercianti che non pagano il pizzo. E poi è più facile anche per i consumatori che potranno comprare tuttoquello che serve in un unico punto vendita». Nel supermarket sarannoesposti i prodotti di 30 dei quasi 250 imprenditori che hanno aderito alla campagna di consumo critico lanciata dal comitato Addio Pizzo.L’obiettivo è quello di far diventare il marchio “Negozio Pizzo-free” un franchising da esportazione. Em. Is.

CONSUMO CRITICO: A PALERMO NASCE IL PRIMO EMPORIO “PIZZO-FREE”

DOPO BERLINO E CRACOVIA, la giornata antimafia di Bari è statal’occasione per la terza tappa del programma Flare (Freedom Legality and Rights in Europe, www.flareprogramme.org), un percorso politico-educativo per la costruzione di un network tra le Ong impegnate nella lotta contro la criminalità transnazionale. Circa 40 associazioni con attivisti tra i 18 e 35 anni, attivi nel campo della promozionegiovanile, della lotta allo sfruttamento sessuale e alla corruzione, dellaprotezione ambientale, del rispetto dei diritti umani. Venticinque paesi

rappresentati: dalla Russia al Portogallo, dai balcani al Caucaso. Obiettivo: acquisire gli strumenti per esercitare pressioni sociali sui governi europei,organizzare campagne di sensibilizzazione, per avviarecollaborazioni tra le associazioni con progetti comuni. Tappa conclusiva a Bruxelles, a giugno. I ragazzi di Flare parteciperanno alla prima edizionedi New Global Mafias, raccogliendo le esperienze più significative che la società civile europea ha prodotto per contrastare il crimine organizzato.

PROGETTO FLARE: DAI GIOVANI EUROPEI UNA RETE PER LA LEGALITÀ

portò i corleonesi a dominare Cosa nostra. Andrea Impastato si è ri-velato essere uno dei più importanti prestanome di Provenzano. Ave-va intestati a sé buona parte dei beni sequestrati. Tra quesi, cinqueaziende: la M.e.c. (Mediterranea edil commerciale) di Cinisi, laIn.ca.s. (Inerti calcarei Sud) di Montelepre, la Medi.tour di Palermo,la Prime iniziative di Carini e la Paradais di Montelepre. Quarantaterreni sempre tra Carini e Montelepre, tre complessi industriali adi-biti rispettivamente a centro commerciale (50.000 mq), alla prepara-zione di conglomerati in cemento e allo stoccaggio di merci. E anco-ra il complesso turistico «Calamancina residence» di San Vito Lo Ca-po (località di mare nel trapanese), una cava e conti correnti, deposi-ti e titoli per un milione e mezzo di euro.

Un importante colpo inferto a ciò che alla mafia e ai mafiosi sta acuore più di ogni altra cosa: il portafogli. Ma attenzione. Per quanto

ASE, CONTI CORRENTI E AZIENDE PER 150 MILIONI DI EURO. È ilrisultato dell’ultimo maxi-sequestro effettuato dallapolizia di Palermo, che ha eseguito in tutta la Sicilia

un’ordinanza del procuratore aggiuntoRoberto Scarpinato e del pm GaetanoGuardì. L’operazione, denominata “Se-

cret business” è nata dall’indagine sull’ex geometra dell’Anas Pino Li-pari, arrestato nel 2002 e condannato per associazione mafiosa. At-traverso di lui, gli inquirenti sono risaliti al nome di Andrea Impa-stato, sessantenne, uomo di fiducia di Bernardo Provenzano e delboss Salvatore Lo Piccolo, affiliato alla cosca di Cinisi e figlio a suavolta del boss Giacomo, conosciuto negli ambienti mafiosi con il so-prannome di «u sinnacheddu». Il fratello di Andrea, Luigi, fu assassi-nato a Palermo nel 1981: erano gli omicidi della guerra tra cosche che

150 milioni di euro possano sembrare (ed in effetti sono) una grandecifra, non bisogna dimenticare che rapportati al “bilancio” della mafiasono un’inezia: Sos Impresa, pochi mesi fa, stimò il “fatturato” di Co-sa nostra in 40 miliardi di euro all’anno…

È per questo che non si deve abbassare la guardia. Anzi, occorre do-tare magistrati e forze dell’ordine che operano in Sicilia di tutti i mez-zi di cui necessitano. Il contrario di ciò che il (mastelliano, all’epoca)ministero della Giustizia, proprio secondo il procuratore Scarpinato, hafatto negli ultimi tempi. «Da circa due mesi – spiega il magistrato – ci èstato sospeso l’accesso telematico all’ufficio della procura che ci per-

metteva, in tempo reale, di localizzare i beni di mafiosi, i conti banca-ri, gli automezzi e tutto ciò che riguarda i patrimoni sottoposti ad in-chiesta». Risultato: un enorme rallentamento delle attività di indagine,dal momento che «ora siamo costretti ad andare fisicamente, ad esem-pio, al registro automobilistico per acquisire informazioni sulla pro-prietà di autoveicoli». E cosa rispondono dal ministero? «Ci era statoassicurato - prosegue Scarpinato – che si trattava di un problema tem-poraneo. Ma è preoccupante che, proprio nel momento in cui la lottaalla mafia ha segnato importanti passi in avanti, dobbiamo assistere aquesto arretramento, chiamiamolo di carattere burocratico». .

Maxisequestro in Siciliatra i tesori di Provenzano

di Andrea Barolini

Sigilli a industrie e resort: beni per 150 milioni di euro. Ma il procuratore Scarpinato avverte: il Ministero non collabora.

Locri marcia per la legalità. Con qualche assenza... Nel corteo organizzato dal Consorzio Goel contro la ‘ndrangheta, consegnate le dieci regole per un «voto libero». In piazza, però, ci sono solo 13 Comuni sui 43 della Locride. E ai bordi delle strade c’è perfino chi ironizza.

C

A «CENTO PASSI» NON C’È PIÙ LA FAMIGLIA DEL BOSS

LA CASA CHE DISTA CENTO PASSI da quella che fu l’abitazione di Peppino Impastato, militante di Democrazia proletaria ucciso a Cinisi dalla mafia nel 1978, è stata sequestrata. L’abitazione era di proprietà della famiglia del boss locale Tano Badalamenti, decedutoquattro anni fa negli Stati Uniti, e ritenuto il mandante dell’omicidioImpastato. Secondo il Giornale di Sicilia, l’operazione – ordinata dalla Corte d’Assisedi Palermo – ha riguardato anche aziende, terreni, conti correnti e altri immobiliritenuti di proprietà degli eredi del boss. Parte dei beni era direttamente intestataalla vedova Teresa Vitale, che ancora abita nella casa “dei cento passi”. A.B.

da Locri Andrea Barolini

Qui a fianco, un momento della manifestazioneorganizzata dal Consorzio Goel a Locri lo scorso 1° marzo. A sinistra, il boss GaetanoBadalamenti.

Page 26: Mensile Valori n.58 2008

| economiasolidale | il “progetto” |

| 50 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

| economiasolidale |

Pane, la prima metà del nome che hanno scelto. Amore per il loro lavoro e il loro progetto. Fantasia nell’inventare e costruire mondi fantastici. Ma non bastano per dare vita al “Teatro Pane e Mate”. È necessario un prestitoe la fiducia di una banca un po’ speciale.

Pane, amore, fantasia...e una banca che dia fiducia

EL CUORE DELLA PIANURA PADANA, tra Milano e Vigevano,in mezzo al Parco del Ticino, c’è una cascina, o meglio,un piccolo borgo del 1134, cinto da mura. All’ingres-

so di un edificio giallo un cartel-lo: “La scuola della Fantasia –Teatro Pane e Mate”. Se varchi la

soglia, ti sembra di entrare in un sogno: un giardino popolato da ani-mali argentati. Più avanti una stanza, tutta rosa, con una voliera pie-na di uccelli che cinguettano, cuscini, veli e strani oggetti ovunque.Si sale al primo piano e, guardando in alto, dal soffitto pendono ra-mi veri, che ti avvolgono come in un bosco. Da dietro una porta ar-riva della musica, per entrare bisogna pizzicare le corde di un vio-loncello. All’interno un grande albero blu. I suoi rami abbracciano ilsoffitto e il tronco è circondato da corde di violino da sfiorare con unarchetto. Alla finestra un grande tubo appeso, un’arpa eolica che suo-na se soffia il vento. Dalla parte opposta del corridoio, una casa su unalbero, da cui un folletto racconta la sua storia. Sotto, bambini sedu-ti per terra su un morbido tappeto di foglie secche.

Costruire una magia a mani nudeOgni stanza della “Scuola della fantasia” è un mondo diverso e ma-gico, ogni visita un viaggio incredibile. Il Teatro Pane e Mate(www.teatropanemate.it) è un laboratorio teatrale, creato per i bam-bini delle scuole materna ed elementare. Ma riesce a lasciare a boc-ca aperta chiunque ci entri. In primavera arrivano anche 120 bam-bini al giorno. Vengono divisi in piccoli gruppi e fatti entrare da in-gressi diversi: viaggiano, scoprono, sperimentano, senza mai incon-trarsi, se non alla fine. Di mattina il viaggio, con le soste nelle diversestanze-mondi, di pomeriggio i laboratori pratici.

Ogni due anni le istallazioni della scuola cambiano completa-mente, come le storie che vengono raccontate e i lavori portati avan-ti con i piccoli attori. A gestire il teatro, a lavorare con i bambini, acostruire tutte le scenografie con le proprie mani, sono cinque ami-ci: Salvatore, Gianni, Matteo, Monica e Loredana. Per tutti una lun-

ga esperienza di teatro con i bambini, ma con basi diverse: musici-sta, burattinaio, cantastorie, attrici più fisiche e specializzate nei la-vori con il corpo. Avevano sempre lavorato in modo itinerante, por-tando i loro modi diversi di educare con il teatro, da una scuola al-l’altra, da una piazza all’altra. Ma volevano fermarsi per creare qual-cosa di più grande, completo, stabile. Nel 2001 hanno convinto ilComune di Morimondo a dar loro in gestione una vecchia scuolaabbandonata. In cambio l’hanno ristrutturata e le hanno ridato vi-ta. Hanno fatto tutto da soli, senza finanziamenti, solo con la pro-pria fantasia, il proprio lavoro, qualche risparmio messo da parte au-totassandosi e un piccolo prestito. Salvatore ha bussato alla porta diuna banca. Si è presentato davanti al direttore con le tasche vuote,ma la testa piena di idee. Ha chiesto un prestito e lo ha ottenuto.Possibile? Di solito no. Qualsiasi istituto di credito avrebbe pretesosolide garanzie: una casa da ipotecare, un genitore che si impegni aintervenire in caso di bisogno, o almeno un contratto e un ottimostipendio. Salvatore non aveva niente di tutto ciò. Per sua fortunaBanca Etica guarda anche altrove.

Un insolito colloquio in un’insolita banca«I capelli lunghi, lo sguardo dolce, l’aria da artista. Con l’entusiasmodi un bambino, Salvatore si è presentato nei nostri uffici e mi ha rac-contato del suo progetto di recuperare una vecchia scuola abbando-nata, ristrutturarla e trasformarla in un laboratorio teatrale dove orga-nizzare percorsi per bambini delle scuole. Mi ha colpito il suo entu-siasmo, il suo modo semplice di raccontare il progetto, come se tuttofosse possibile, a portata di mano. E gli ho creduto». Non sono certoqueste le parole che di solito di sentono pronunciare in una banca. Aparlare è Alessandra Favaretto, oggi direttrice della filiale di Milano diBanca Etica. Nel 2001, quando è avvenuto l’incontro con Salvatore,era appena stata assunta. È stato il primo fido che ha concesso. Per-ché, sì, su quelle basi che avrebbero fatto ridere qualsiasi altro istitutodi credito – attori, sogni, mondi fantastici, edifici da rimettere in sestocon le proprie mani, quasi nessun risparmio e di certo nessuna ga-

ranzia – Banca Etica ha detto sì. Il Teatro Pane e Mate ha ottenuto ilsuo finanziamento. Per iniziare 40 milioni delle vecchie lire.

Non un rischio maggiore, solo una selezione diversa«Non siamo certo un istituto di beneficenza, anzi, forse anche piùdelle altre banche, ci interessa che i soldi che prestiamo tornino in-dietro», spiega Alessandra. «Quello che ci differenzia sono i parame-tri che prendiamo in considerazione per decidere se un cliente è affi-

dabile, se un progetto è valido, se il debito verràsaldato». Quando qualcuno si presenta a BancaEtica per un finanziamento, gli vengono richie-sti i bilanci degli ultimi tre anni di attività, unaprevisione economica delle entrate e delle usci-te future, una relazione di come verrà utilizzatoil prestito. Ong e cooperative devono presentarei progetti che stanno seguendo e gli eventualicontratti con enti pubblici. «Ma è molto impor-tante la persona che si presenta davanti a noi,quanto crede nel suo progetto, la fiducia cheispira. Salvatore mi ha convinto». Dopo questevalutazioni, per le quali ha contato anche lacomponente umana, Alessandra è passata adanalizzare la situazione economica dell’associa-zione per capire la tipologia di finanziamentomigliore. «Avevano una contabilità minima, en-trate e uscite scritte a penna su un blocchetto, enessuna dimestichezza con fatture e bilanci. Liabbiamo aiutati ad imparare, è anche questo unobiettivo della finanza etica». Come tipo di fi-nanziamento è stato scelto l’anticipo fatture, inmodo che, in attesa dei pagamenti a tre o sei me-si dai comuni e dalle scuole, potessero conti-nuare la loro attività. È iniziata così la storia delTeatro Pane e Mate. Dopo tre anni il primo anti-

cipo di fatture di 40 milioni di lire è stato dimezzato a 10 mila euro eoggi non lo stanno più usando. Non navigano nell’oro e un finan-ziamento, dalla Regione o dall’Unione Europea, gli farebbe molto co-modo. Ma riescono a camminare sulle proprie gambe. .

Ndi Elisabetta Tramonto

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valoriAnno 7 numero 49.

Maggio 2007.

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Finanza etica > La sfida di Intesa San Paolo si chiamerà Banca Prossima

Honduras > Il microcredito oltre il chicco, si tocca con mano

La filiera eco solidale raddoppia la convenienzaDossier > Oltre la delocalizzazione tornano d’attualità reddito e occupazione

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Finanza > L’azionariato attivo alza la voce. E cerca alleati anche in Italia

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Dossier > Imprese legali e organizzazioni criminali s’intrecciano nella finanza

Finanza > Le suore azioniste americane pronte a nuove battaglie

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Microcredito > Muhammad Yunus l’ha vinto per la pace. Solo un primo passo

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Mensile di economia sociale e finanza eticanuovepovertàDal disagio alla prosperità: tutto è grande

nella capitale. Anche le risposte che

Roma mette in campo, in senso

positivo e negativo. L’economia della città

cambia ma i palazzinari restano padroni.

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Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mi tFinanza > I clamorosi dEconomi

Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie Aboliamo il Pil

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Fotoreportage > Erbe medicinali

Uno spettacolodel Teatro Pane e Mate nel circoallestito fuoridalla “Scuoladella fantasia”.

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| economiasolidale | sostenibilità |

Dal 23 al 25 maggio istituzioni, sindacati, imprenditori e società civile si incontreranno a Firenze. Per capire come costruire, insieme, un futuro di sostenibilità. Serve una strategia condivisa, trasversalee duratura, per affrontare le sfide globali.

prevalgono ancora i particolarismi. «Nel mondo globalizzato, dove locale e globale si in-

trecciano e si confondono, il concetto di alleanza deve es-sere fluido, escludendo strutture di potere, ma costruendoreti che si intrecciano e convergono verso obiettivi comu-ni, con leadership non rigidamente definite ma per que-sto non meno efficienti», dice Ugo Biggeri, presidente del-la Fondazione culturale Responsabilità Etica, che promuo-ve Terra Futura. «Abbiamo bisogno di strutture, di luoghi,di occasioni che favoriscano le alleanze che si auto-orga-nizzino e trovino poi le loro strade».

Fra appuntamenti culturali, seminari e laboratori, la ri-flessione si concentrerà ancora una volta sulla necessità diprassi quotidiane guidate da un’ottica di condivisione dibisogni e risorse. «Esistono già diversi esempi di alleanze:sul versante dei cambiamenti climatici, ad esempio, negliultimi anni si è formata una rete mondiale informale fat-ta di scienziati, istituzioni internazionali, governi locali eimprese che punta all’ecoefficienza e a cambiare le politi-che energetiche e industriali», spiega Biggeri, «e oggi mol-ti cittadini si interrogano sui consumi e sull’uso dell’ener-gia». I risultati si cominciano a vedere. Nella bioedilizia, in-fatti, le buone pratiche si diffondono rapidamente, la con-sapevolezza sui problemi cresce, come anche la capacità ditrovare soluzioni sostenibili da tutti i punti di vista: am-bientale, sociale, economico.

Anche politica e economia verso il cambiamento Oggi – secondo gli organizzatori di Terra Futura – si do-vrebbero rendere queste alleanze più esplicite e soprattut-to più efficaci, traducendole anche in richieste politicheche indirizzino più velocemente verso i cambiamenti ne-cessari, disincentivando economicamente i comporta-

menti insostenibili. «È molto importante - dice Gianfran-co Bologna, direttore scientifico del WWF - che le nuovealleanze coinvolgano i saperi scientifici (istituti di ricerca,università, società) e quelli tradizionali soprattutto nelcampo dell’innovazione industriale per cambiare i proces-si produttivi e di consumo».

Terra Futura si propone quindi come piattaforma perla costruzione del consenso anche fra gli attori decisivi del-l’ambito economico: sia le imprese che i lavoratori devo-no essere convinti che cambiare il modello di sviluppo insenso ecologico può essere conveniente non solo per il Pia-neta e per il futuro, ma anche per ciascuno di loro e per ilpresente. I prodotti “ambientali” possono aprire nuovimercati e avere un alto valore aggiunto; la riconversioneecologica dell’economia vuol dire anche nuove professio-

nalità e opportunità di lavoro. Wolfgang Sachs, presiden-te del comitato consultivo di Terra Futura e ricercatore alWuppertal Institute, dichiara: «dovremmo coinvolgere di-verse aree della società e di attività lavorative per conta-minarle e creare nuove connessioni. Ad esempio per farcrescere il commercio equo e solidale, occorre che entipubblici, ospedali, chiese, piccole imprese diventino con-sumatori consapevoli e attivi, alzando il livello del dibatti-to sull’economia di giustizia e diffondendolo a loro volta».

Occorre, insomma, far dialogare seriamente esperti eattivisti di economia e di ecologia, per trovare indicatori diricchezza e qualità della vita che siano adottati dal mondoeconomico e da quello mediatico. E di andare oltre il PILin tutti i sensi, perché ci lega al passato e ostacola il futuro.

Reti più facilise sono elettronicheA tutto questo si aggiunge il ruolo delle nuove tecnologie edelle “connessioni di rete”, enormemente facilitate da stru-menti come Internet, oggi fondamentali per il dialogo a di-stanza e la “messa in rete” di alleanze che si formano sui di-versi temi, ma anche per il coinvolgimento di cittadini e co-munità di pratica per un “networking sociale” che sia real-mente tale e non soltanto la somma di link tra individui.

Si tratta, di fatto, di incentivare la costruzione di un’e-conomia sociale alla cui base c’è, a sua volta, un diverso si-stema della conoscenza: le nuove alleanze fra studiosi ap-partenenti a diverse discipline, fra scienza e saperi tradizio-nali, fra accademici ed ecologisti devono allargarsi al sape-re comune – in un mondo sempre più “specializzato”. Pertutto questo Terra Futura è uno dei luoghi privilegiati pernuove alleanze dagli obiettivi ambiziosi: cambiare decisa-mente il modello produttivo, di consumo, commerciale ecostruire un’economia al servizio della comunità. .

Terra Futura: nuove alleanze per un futuro sostenibile

A SOLI GLI ECOLOGISTI NON POSSONO SALVARE L’AMBIENTE, né icontadini l’agricoltura, né i sindacati i diritti dei lavorato-ri, né le imprese responsabili l’industria, né i dipendentipubblici i servizi, né gli insegnanti la scuola, né i cittadi-ni attivi i diritti di tutti, e così via. Solo alleandosi è pos-sibile vincere le battaglie “globali” e i loro riflessi locali che

altrimenti sembrano impossibili». Da tempo lo sostiene Susan George, intellettuale di riferi-mento del movimento altermondialista: solo un’alleanzaduratura tra le varie componenti della società può portarea risultati significativi. L’appello è stato accolto in pieno daTerra Futura: dopo la riflessione sul tema del lavoro (2007),quest’anno la “Mostra convegno internazionale delle buo-ne pratiche di sostenibilità” si concentra su come instau-rare e rendere concrete alleanze trasversali e durature tra lediverse realtà che vi partecipano: istituzioni, sindacati, im-prenditori e società civile.

Azioni concrete,non solo uno sloganPartecipanti e visitatori della 5a edizione di Terra Futura,dal 23 al 25 maggio 2008 alla Fortezza da Basso di Firenze,saranno chiamati a confrontarsi sulla questione crucialedelle alleanze per costruire un futuro sostenibile. Non sitratta di un semplice slogan. E’ una riflessione approfon-dita che parte da un dato di fatto: se è vero che l’emergenzaclima, la crisi della biodiversità e la crescente scarsità dellerisorse idriche e i loro devastanti impatti sociali, oltre cheambientali, preoccupano un numero crescente di persone,è altrettanto vero che manca una strategia condivisa ingrado di affrontare le enormi sfide poste da questi proble-mi. Mentre sul piano teorico è ampia la consapevolezzache le questioni sociali, ambientali ed economiche sonoinscindibili le une dalle altre, quando si passa all’azione

«Ddi Jason Nardi

TRA LE PERSONALITÀ PRESENTI A TERRA FUTURA, quest’anno ci sarà anche Fritjof Capra, fisico austriaco, che nell’ultimodecennio ha concentrato i suoi studi sui temi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile. Fondatore del “Center for Ecoliteracy”a Berkeley, centro di promozione della visione ecologica, Caprasostiene che: «la grande sfida del nostro tempo è costruire e nutrire comunità sostenibili, in accordo con le leggi e i processivitali. Per fare questo occorre conoscere come funziona la natura e capire i principi di organizzazione degli ecosistemi».Questa comprensione è ciò che egli stesso definisce“ecoalfabetizzazione” (“ecological literacy”), una dote essenzialeper i politici, gli uomini d’affari e i professionisti in tutti i campiper la sopravvivenza dell’umanità.

ECOALFABETIZZAZIONE

I NUMERI DI TERRA FUTURA

83.000 visitatorinell’edizione 2007

500 aree espositive

4.000 entirappresentati

190 eventi culturali

1.000 relatori fra esperti e testimonidi vari ambiti di livello nazionaleinternazionale

IN LINEA con il temacentrale di quest’anno,Terra Futura cerca di stimolare la nascitadi “Alleanze culturali”nella costruzione del programmadell’evento, favorendole partnershipprogettuali fra gli espositori e gli enti presenti. Il sito di Terra Futurasarà aggiornatocostantemente con le proposte di appuntamentipromossi da associazioni,istituzioni e imprese,segnalando chi si sia reso disponibile a collaborare con altre realtà. www.terrafutura.it

LE “ALLEANZECULTURALI”

A destra, immagini dell’ultimaedizione di Terra Futura che ha registrato presenzerecord. Sotto Vandana Shiva,ospite di Terra Futura sin dalla prima edizione.

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11-13 aprileMILANOFA’ LA COSA GIUSTAFiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.Fiera Milano Cityhttp://falacosagiusta.org

14 aprileCOMOLEGALITÀ E PERIFERIA: L’ESPERIENZA DELLA COMUNITÀ LE PIAGGE con Francesca Manuelli e don AlessandroSantoro presso la parrocchia di Solzago(Tavernerio) ore 21.www.lisolachece.org

16-20 aprile TRIESTE LO SVILUPPO SOSTENIBILE NELL’ERADELLA CONOSCENZAFiera Internazionale dell’Editoria ScientificaRegione Friuli Venezia Giulia e ScuolaInternazionale Superiore di StudiAvanzati-Sissa.www.festrieste.it

25-27 aprileSTRA (VENEZIA)UN WEEK-END STRABIOLOGICOVIII edizione – rassegna di prodottibiologici, salutistici e di artigianatonaturale. Previsti anche incontri tematici,spettacoli, laboratori aperti al pubblico,una mostra dedicata ai pani tradizionaliveneti (in collaborazione con la CondottaSlow Food della Riviera del Brenta).Villa Loredan

5 maggioPALERMOFESTA PIZZO-FREEFiera del consumo critico AddioPizzo.www.addiopizzo.org

7-11 maggioBOLOGNASLOW FOOD ON FILMFestival internazionale di cinema e cibo, promosso dal movimento SlowFood e dalla Cineteca del Comune di Bologna: film, cortometraggi,

documenti e serie tv che sviluppano un discorso originale sul cibo, sui problemi economici, sociali e ambientali dell’agroalimentare e sulla memoria gastronomica comepatrimonio da salvare.www.slowfoodonfilm.it

8-9 maggioMILANORINENERGYEnergie rinnovabili ed efficienzaenergetica per uno sviluppo sostenibile.www.rinenergy.it

8-10 maggio CASTROCARO (FORLÌ)FESTIVAL DEL FUND RAISINGPromosso dall’Università di Bologna, ha l’obiettivo di promuovere la cultura del fund raising etico e di creare il più grande network italiano degli operatori del non-profit. Grand Hotel Terme di Castrocarowww.festivaldelfundraising.it

8-12 maggioTORINOXXI FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBROTema dell’edizione di quest’anno è: Ci salverà la bellezza?Torino Lingotto Fierewww.fieralibro.it

9-11 maggioPADOVAXIII EDIZIONE CIVITASLA PIAZZA DELLA SOLIDARIETÀ,DELL’ECONOMIA SOCIALE E CIVILETema di quest’anno: “Un mosaico da costruire. La persona, la città, il pianeta”. I principali ambiti tematiciaffrontati: Diritti di Cittadinanza, Lavoro,Istruzione e Formazione, Economia e Finanza, Internazionale, Ambiente.www.civitasonline.it

10 maggioGIORNATA MONDIALE DEL COMMERCIOEQUO E SOLIDALEIl tema di quest’anno è la relazione tracommercio equo e ambiente. Sarannocentinaia gli eventi in Italia e nel mondo. www.wftday.org

10 MaggioMONZAIL SOLARE TERMICOConferenza divulgativa.www.ecodialogando.com

13-16 Maggio OASI DI CAVORETTO (TORINO) IL LAVORO DI STRADA CON I GIOVANICorso di formazione per operatori sociali– Università della strada – Gruppo Abele.www.gruppoabele.org

15 – 17 maggioVERONA SOLAREXPO 2008 & GREENBUILDING Mostra e Convegno internazionale su efficienza energetica e architettura sostenibile. Fiera di Veronawww.solarexpo.com

15-17 maggioVERONA POLYGEN-COGENERAZIONE E RIGENERAZIONEL’evento specializzato di Solarexpodedicato alla generazione distribuita ad alta efficienza.Fiera di Veronawww.solarexpo.com

16 maggioCOMOLEGALITÀ E SUD: L’ ESPERIENZA DELLA LOCRIDEDalla relazione con il Consorzio socialeGOEL, da anni impegnato nella Locrideper promuovere percorsi di integrazionesociale e nella lotta alla precarietà concui la ‘ndrangheta mantiene il controllodi quei territori, nasce l’idea di un corsodi conoscenza e un viaggio in Calabria. Associazione L’Isola che c’è-Coordinamento Comasco per la Pace in collaborazione con l’Ufficio di Pastorale Giovanile.www.lisolachece.org

16-17 maggioEUROPEAN SOLAR DAYSAmbiente Italia, Legambiente, KyotoClub, Assolterm, Assosolare, Gifi e Solarexpo lanciano I Giorni del Sole.Nella settimana dal 12 al 18 maggio,manifestazioni in tutta Europa per far conoscere l’energia solare.www.eusd.it

17-18 maggioRICCIONE (RN)8° CONVEGNO NAZIONALE RETE G.A.S.www.retegas.org

21-23 maggioFERRARAH2OMostra Internazionale delle tecnologieper il trattamento e la distribuzionedell’acqua.Via della Fiera 11www.accadueo.com

23-25 maggioFIRENZETERRA FUTURAQuinta edizione della mostra-convegnointernazionale sulle buone pratiche di sostenibilità promossa da BancaEtica, Fondazione Responsabilità Etica e Adescoop in partnership con Acli, Arci,Caritas, Cisl, Fiera delle Utopie concretee Legambiente.www.terrafutura.it

23-25 maggioFIRENZERUÒTATI ZEV (ZEROEMISSION VEHICLES)XI Festival delle ruote ecologiche. Mostra,Gran Premio e convegno internazionale:dai pattini all’autobus elettrico.Mostra: Parco delle Cascine Convegno: Palazzo Vecchio www.ruotati.com

24-30 maggioSETTIMANA DELLE AREE PROTETTEIn occasione della III Giornata europeadei Parchi (il 24 maggio), Legambientededica una settimana alla promozionedella aree protette nel nostro Paese.www.legambiente.eu e www.europarc.org

3 giugnoROMAPRESENTAZIONE GUIDABLU 2008 La Guida Blu è unaclassifica, presentata ogni

anno da Legambiente all’inizio dellastagione balneare, sulla qualità ambientaledelle località turistiche costiere.www.legambiente.eu

3-5 giugno MILANOPOWER-GEN EUROPEFiera europea sulla produzione di energia.www.powergeneurope.com

5 giugnoGIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTEQuest’anno l’appuntamento promossodall’Onu ha una importanza particolareperchè il 2008 è stato proclamato Anno Internazionale del Pianeta. Anche l’Italia celebrerà la giornata con numerose iniziative.unep.org/wed/2008

APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

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Un manifesto del 1948del Fronte democraticopopolare.

Società civile controsovranità popolare

Democrazia

A CRISI DI REGIME, FAVORITA DAI PARTITI PROTAGONISTI – a sinistra come a destra – della “seconda repubblica”,ha cancellato le basi della dialettica democratica ispirata, nella “prima repubblica”, dalle forze sociali e politiche che fondarono, negli anni 1944-1947, la Repubblica e la Costituzione. Questo confermacome gli interessi atavici del capitalismo di conservazione degli assetti di potere nella società e nello Stato trovino appigli decisivi nel piegare le “istituzioni politiche” alle esigenze di dominio di gruppi sociali ristretti, contro gli interessi generali della società, pur di impedire l’avvento del movimento operaio alla direzione dello Stato.

Il mistificatorio gioco di scambio, occultato dagli astrusi modelli di legge elettorale – “tedesco”,“spagnolo”, “francese”, oltre alle spregiudicate formule di “mattarellum”, “vassallum”, “porcellum”,coniate da giornalisti e politologi irridenti la democrazia –, sancisce, con la netta separazione del “palazzo” dal “Paese”, l’imporsi progressivo di “stop and go”. Un ritmo con cui negli ultimitrent’anni si è congiurato – in forme di “ingegneria istituzionale”, combinate con attentati e tentatividi “colpo di Stato” – per spezzare la dialettica tra principi di democrazia formale e sostanziale su cui è stata impostata la Repubblica fondata “sul lavoro” contro il primato dell’impresa.

Il capitalismo internazionale non poteva tollerare “l’anomalia” italiana che, per la prima voltanell’esperienza costituzionale dell’Occidente,articolava una rete di rapporti istituzionalicollegati col popolo. Si puntava cioè a far prevalere l’autonomia delle assembleeelettive contro i canoni del costituzionalismoliberale. Assemblee che, dal territorio al centrodello Stato, operavano da ponte rispetto alla base sociale, perciò divenuta “sovrana”.

Una situazione in antitesi al tradizionale dominio “autoritario” dei governi e dei loro “esecutivi”,nella varietà dei modelli governativi che, nel continente europeo, si ispirano al paradigmabritannico del “premierato” e statunitense del “presidenzialismo”.

Per giungere all’attuale stato di confusione nell’assurda prospettiva di passare, dopo le nuoveelezioni, ad una cosiddetta “fase costituente”, si è cercato in tutti i modi di nascondere, anche nel mondo culturale e politico cosiddetto di “sinistra”, che solo due sono i sistemi elettorali che si fronteggiano organicamente. L’uno per avallare in sede di elezioni parlamentari il predominiodel “governo”, e l’altro per aprire alla centralità del “parlamento” la praticabilità della sovranitàpopolare. Il primo, storicamente affermatosi a suggello del potere del “premier” inglese nonché del “presidente” Usa, e il secondo affermatosi tra tante preclusioni in alcuni paesi dell’Europacontinentale e particolarmente in Italia dopo il 1945 per la caduta del fascismo e della monarchia.

Senza pregiudizi ideologici e senza inventare leggi elettorali manipolatorie a favore dei gruppidi potere nelle imprese e nei partiti, ci vorrebbe poco per precisare che, nei prototipi del governodall’alto, il nesso governo-parlamento è improntato al metodo elettorale “maggioritariouninominale” a un turno (cosiddetto “secco”). L’uso del metodo elettorale “proporzionale”

cosiddetto “puro” è stato, invece, adottato contro il primato della “governabilità” (principio che è la chiave di volta degli interessialla stabilità del capitale) in nome del primatodella “rappresentatività”, cioè della garanzia che tutti gli “interessi sociali” entrino a pieno titolo nella dialettica politica “parlamentare”.

Si deve stare bene attenti, quindi, quando si sente parlare in modo volutamente confuso di metodo proporzionale. Perché fuori del caso della proporzionale “senza correttivi”, le più variemanipolazioni sono escogitabili per deformare la rappresentatività sociale ed escludere la stessa presenza in parlamento di quelle forze che si simboleggiano come “minoranze”.Manipolazioni che servono ad occultare la loro qualità di soggetti che interpretano i bisogni dei ceti più deboli e ad addebitare demagogicamente alle “minoranze” stesse l’ingovernabilità, che in realtà deriva dalla difficoltà per le forze moderate di dar vita a compromessi duraturi nei sistemi socio-politici nei quali è storicamente in crisi la capacità di comando dei gruppi legati agli interessi del capitale privato.

Su queste premesse infatti ha potuto dilagare la mistificazione più arbitraria e pericolosa (con gli equivoci non diradati dalla stessa Rifondazione comunista e dai giuristi democratici). Ed è stata accreditata la tesi infondata che il sistema elettorale di Bonn – che è misto di “uninominale” e di “proporzionale” con “abbattimento” alla base del 5% – possa identificarsi con il proporzionale “puro”. Questo modello è stato sistematicamente adottato in Italia prima della deriva verso il “bipolarismo”, a partire dal quale si cerca di conseguire effetti propri del “bipartitismo” angloamericano con gli effimeri risultati visti dal 1933 ad oggi.

Il sistema politico italiano è stato stretto nella morsa della minaccia dello scioglimento delle camere e dell’incombere del voto referendario, volto a una riedizione della “mussoliniana”legge elettorale del 1923, per trasformare in maggioranza “assoluta” una maggioranza “semplice” ed esigua. Ciò dimostra quanto esiziale sia stata la liquidazione del Pci con la ricerca di un vano“riformismo”. Si sono persi così circa 20 anni accettando e subendo il gioco della “alternanza” tra gruppi di potere, operanti come le vecchie “camarille”, avendo abbandonato i principi“democratico-sociali” iscritti nella Prima parte della Costituzione per attestarsi sui principi della “economia sociale di mercato”, accolti dalla socialdemocrazia di Bonn.

Principi che implicano la “governabilità” imposta da una “legge fondamentale”, che ha delegittimato la lotta di classe, portando all’equiparazione del partito comunista al partitonazista. Il regime del “cancelliere” si è sovrapposto al parlamento, sino al punto di impedire il libero sviluppo della dialettica parlamentare e subordinando all’esito di una cosiddetta “sfiduciacostruttiva” la successione di una formula di governo ad un’altra, ponendosi come perno di una relazione tra economia e politica antesignana del modello “europeista” di centralità del mercato e della moneta e consegnando alle corporazioni della “società civile” quel potere cui dovrebbero essere subordinate in nome degli interessi diffusi dei lavoratori. .

L

Porcellum, mattarellum, vassallum.Tra latino maccheronico e confusione,si nasconde che sono due i sistemielettorali che si fronteggiano: unoche avalla il predominio del governo,l’altro che apre alla centralità del parlamento la sovranità popolare

di Salvatore d’Albergo

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iinternazionale| inbreve |

Venezuela, la diplomazia del petrolio >60Valori media partner nella presentazione di un film >64Sudan: sprechi negli interventi Onu >65

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 59 |

ANTITRUST UE:ALTRA MULTARECORDPER MICROSOFT

899 milioni di euro. A tanto ammontala sanzione imposta dallaCommissione Europea allacorporation statunitense Microsoft. Il colosso dell’informatica è statomultato per il rifiuto di adeguarsi alle decisioni della Corte Europea che ne ha riconosciuto l’abusodi posizione dominante nel settoredell’interoperabilità dei sistemi.Secondo il tribunale, l’azienda non avrebbe voluto divulgareinformazioni dettagliate sui suoisistemi impedendo ai concorrentidi realizzare software compatibili. La condanna pronunciata nel 2004, che prevedeva una multa di quasi500 milioni di euro, era stataconfermata in appello nel settembre2007. Mentre da Microsoft non sono arrivate reazioni ufficiali, la commissaria UE alla ConcorrenzaNeelie Kroes ha espresso grandesoddisfazione per il provvedimento.«Questa decisione – ha dichiarato –lancia un segnale forte: i consumatoripossono scegliere nel mercato con la convinzione che la CommissioneEuropea combatte per il loro dirittoalla scelta». Il conto complessivodelle multe inflitte fino a oggi dall’UE a Microsoft è salitoa quota 1,6 miliardi di euro.

COLOMBIA: I COCALEROSALZANO LA VOCECHIEDENDO COLTIVAZIONIALTERNATIVE

Va attenuandosi la tensione tra le autorità locali e i circa 8.000 coltivatori di coca riuniti nellemunicipalità di Tarazá e Valdivia, nella Colombianordoccidentale. Dall’inizio di febbraio i campesinosprotestano contro la politica di eradicazione dellepiante di coca dai loro campi affermando che il governonon sarebbe stato capace di aiutarli ad avviare una coltivazione alternativa capace di sostituire quella che fino a oggi è stata la loro principale fonte di sussistenza. Secondo quanto riferito dalla stampacolombiana, alla fine di febbraio 3.000 contadiniavrebbero deciso di lasciare il presidio di Tarazá

dopo aver ricevuto rassicurazioni da parte del governo. L’intesa raggiunta prevede l’implementazione di programmi di sicurezza alimentare e di sussidi per l’avvio di coltivazionialternative. Alle tensioni con il governosi sono però aggiunte quelle con i guerriglieri delle FARC-EP, i miliziani, già responsabili di decine di sequestri, contro i quali Bogotà

ha recentemente inasprito gli attacchi. Secondo una denuncia del governo provinciale

di Antioquia, almeno 4.000 cocaleros si troverebberoimpossibilitati a far ritorno ai campi a causadell’opposizione dei guerriglieri. Un veto, pare, già tradottosi nell’impiego di “vari mezzi di coercizionedella popolazione”. Attivi da oltre quarant’anni, i militanti delle FARC sono accusati di finanziare la lotta armata attraverso il narcotraffico sfruttando le zone limitrofe di Venezuela ed Ecuador come basi di partenza per la cocaina diretta negli Stati Uniti.

| inbreve |

| 58 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

EDISON, SHELLE TOTAL PUNTANOSULL’IRAQL’UE RINGRAZIA

Le compagnie petrolifere Royal DutchShell, Edison e Total sperano di ottenere i diritti di sfruttamento del gas naturale dell’area di Akkas,nella provincia irachena di Anbar. La zona, nei pressi del confine sirianoa nord-ovest di Baghdad, è consideratauna delle più pericolose del Paese. A far da contraltare c’è la straordinariaricchezza di gas naturale stimatanell’esorbitante cifra di 110 trilioni di litri, equivalente al 6% della riservanazionale di gas. L’operazione, cheuna volta ultimata dovrebbe garantireuna produzione di 1,5 miliardi di litrial giorno, rappresenta un’occasioneimperdibile tanto per l’Iraq quantoper gli interessi delle corporationcoinvolte e delle nazioni europee che aspirano a garantirsi un canale di rifornimento mediorientalenell’ottica di una progressivariduzione della dipendenza dallaRussia. Secondo i dettagli resi notidall’agenzia United Press International,il commissario europeo all’energiaAndis Piebalgs e il ministro irachenodel petrolio Hussain al-Shahristani si sarebbero incontrati a Bruxellesper discutere i particolari del piano. Il 29 febbraio, rappresentanti di StatiUniti, Turchia e Iraq si sono incontratia Istanbul per definire ulterioridettagli. Il futuro gasdotto Nabucco,progettato per collegare la Turchiaalla rete europea attraverso Romania, Bulgaria, Ungheria e Austria,dovrebbe costituire l’allacciamentodella struttura già esistente che, attraverso la Siria, collega la penisola anatolica all’Iraq.

BRASILE: IL POPOLOYANOMAMI DENUNCIAI DANNI DELLEATTIVITÀ MINERARIE

Gli indios Yanomami continuano la loro protestacontro il programma di sviluppo delle attività minerarienelle regioni di Amazonas e Roraima, nel Brasilesettentrionale. Alla fine di febbraio una delegazione ha visitato la capitale Brasilia in rappresentanzadella popolazione indigena per denunciare i problemipiù urgenti che caratterizzano le regioni.

Gli Yanomami, che hanno incontrato il presidente della Commissione per i Diritti Umani e le MinoranzeLuiz Couto, hanno reso pubblica una lettera apertain cui si denunciano i possibili danni ambientaliprovocati dalle attività minerarie. In una lettera

consegnata al ministro della Salute José GomesTemporão, gli indios hannopoi lamentato la disastrosasituazione sanitaria dell’areasottolineando la nuovadiffusione di un’epidemia di malaria e le pericolose

carenze che affliggono le strutture sanitarie.I funzionari pubblici locali attenderebbero da mesigli stipendi arretrati mentre i programmi di formazionemedica destinati agli indios sarebbero stati interrottisenza motivo dalla Fundação Nacional de Saúde, l’ente statale preposto alla tutela della salute presso i “popoli originari”. Gli Yanomami, il cui nome nella lingua originaria significa “esseri umani”,costituiscono una popolazione di circa 26.000 unitàdivisa tra Brasile e Venezuela.

ILO: INVESTIREIN GIUSTIZIASOCIALE NEIPAESI ARABI

Il direttore generale dell’InternationalLabour Organization (ILO) JuanSomavia ha invitato i Paesi Arabi a investire risorse nel miglioramento delle condizioni generali dei proprilavoratori. Parlando in occasione della 35esima sessione dell’ArabLabour Conference di Sharm el Sheikh,in Egitto, Somavia ha evidenziatoil peso delle diseguaglianze socialiche accompagnano il processodi globalizzazione economica in attonella regione. L’ILO ha lanciatoun programma biennaledi collaborazione con il suo omologoregionale, l’Arab Labour Organization(ALO), che prevede la creazione di nuovi impieghi per i giovani, lo sviluppo dei diritti dei lavoratori e la promozione della concertazione.Secondo Somavia, la regione arabadovrebbe produrre circa 100 milionidi posti di lavoro entro il 2028. «La nostra cooperazione con l’ILO – aveva affermato in passato il direttore generale dell’ALO AhmadMohammad Luqman – saràdecisiva per la riduzione della disoccupazione così come per l’espansione della protezionesociale per la forza lavoro nazionaleed espatriata». Aderiscono all’ALO 22Paesi, 12 mediorientali (Bahrain, Iraq,Giordania, Kuwait, Libano, Oman,Autorità Palestinese, Qatar, ArabiaSaudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen)e 10 africani (Algeria, Isole Comore,Djibouti, Egitto, Libia, Mauritania,Marocco, Somalia, Sudan e Tunisia).

MALAWI: BAMBININELL’INDUSTRIADEL TABACCO

Il lavoro minorile continua a costituire la pricipale piagadell’industria del tabacco in Malawi. La denuncia viene dal portale Corpwatch attraverso un intervento della giornalistaPilirani Semu-Banda, freelencemalawiana già collaboratrice di USAID, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale.Secondo i dati nella denuncia, il segmento del tabacco costituiscead oggi il 10% del prodotto internolordo della piccola nazione africana compensando il 2% della produzione mondiale e il 5% dell’export globale. Secondo la Malawi Tobacco Control Commission (TCC), il costodel lavoro locale associato allaproduzione di un chilo di tabacco è pari a 1 dollaro, 1/70 del prezzodi mercato della medesima quantitàdi prodotto. I bassi salari spingonospesso le famiglie dei lavoratori a coinvolgere i figli nell’attivitàcontribuendo al consolidamento di un triste primato nazionale.Secondo il FAFO Institute for AppliedSocial Science di Oslo, infatti, con i suoi 1,4 milioni di bambini in attività, il Malawi resta la nazionedell’Africa meridionale con il più alto tasso di lavoro infantile.Nel mondo i “children workers” sono circa 250 milioni, 57 di questinell’Africa subsahariana.

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| internazionale |

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 61 |

| internazionale | Venezuela |

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RA IL PRESIDENTE VENEZUELANO HUGO CHÁVEZ e la compa-gnia statunitense ExxonMobil è ormai guerra aperta.Nel giugno scorso il governo del Venezuela ha nazio-

nalizzato il consorzio petroliferoCerro Negro impegnato nelle ope-razioni estrattive nell’area dell’Ori-

noco. La Exxon, che deteneva oltre il 40% delle azioni del consor-zio, ha deciso di prendersi l’indennizzo non ancora ricevuto con-gelando, su mandato dei tribunali, 12 miliardi di dollari di beni diproprietà del monopolista statale venezuelano Petròleos de Vene-zuela Sa (PdvSa) dislocati nel resto del mondo. La frattura non si èancora ricomposta e da Caracas è già arrivata la minaccia di un em-bargo petrolifero contro Washington.

Le risorse naturali: ricchezza nazionalee ossigeno regionaleCon 87 miliardi di barili di riserve ed esportazioni pari a 48 miliardidi dollari l’anno. il Venezuela è il terzo produttore Opec di petrolio(il 9° mondiale secondo il Dipartimento dell’Energia Usa). Gli StatiUniti sono il principale recettore del petrolio venezuelano, un pri-mato, complice il boom dei prezzi e le riforme politiche di Chávez,pagato oggi a caro prezzo. Il Venezuela ha nazionalizzato il petrolionel 2006 imponendo alle aziende estere di cedere alla PdvSa alme-no il 60% delle quote di attività.

La svolta ha sancito il cambio di rotta fortemente voluto dall’e-stablishment bolivariano e dal suo leader, promotore di una politicadi integrazione energetica fondata sulla sovranità, la solidarietà e il

mutuo scambio: attraverso il progetto Petrosur, il Venezuela riforni-sce a condizioni favorevoli 14 nazioni latinoamericane in cambio dicooperazione economica. Gli oppositori di Chávez hanno più volteaccusato questa politica di mirare ad una leadership incontrollata de-stinata a sfociare nell’ingerenza politica all’estero, trasformando il pe-trolio in uno strumento di ricatto in mano ad un leader populista epericolosamente antistatunitense; i sostenitori del presidente dissen-tono. «Il petrolio è utilizzato come elemento di aggregazione che ilPaese scambia con servizi sociali – spiega il venezuelano Mario Mel-la, membro della Rete Bolivariana di Solidarietà –. Non c’è nessun ri-catto, si tratta di uno scambio alla pari».

Attivissimo in politica estera, il Venezuela ha stretto importanti le-gami d’affari anche in sede Opec dove ha trovato nella Repubblica Isla-

mica dell’Iran un alleato; il presidente Ahmadinejad ha visitato più vol-te Caracas portando a casa 170 accordi di cooperazione energetica e in-dustriale. Gli Usa non hanno gradito (ma non hanno rinunciato a ri-cevere in sette Stati gasolio venezuelano scontato) e il Venezuela haproseguito la sua politica di diversificazione del mercato: secondo gliultimi dati Opec, degli oltre 2,2 milioni di barili esportati ogni giornoda Caracas, 996 mila raggiungono il Nord America, 835 mila l’AmericaLatina, 258 mila l’Europa, 173 mila l’Asia e il Pacifico, 3 mila l’Africa.

Attorno alla PdvSa guerra psicologica e commercialeLa vera protagonista diplomatica e commerciale è la PdvSa. L’aziendadi Stato opera dividendo i giudizi tra chi la identifica come il baluar-do latinoamericano all’imperialismo Usa e chi la giudica un’arma sot-to il diretto controllo del governo. In una recente intervista al quoti-diano colombiano El Tiempo, l’ex presidente di PdvSa Luis Giusti hadefinito la compagnia «un’appendice del Chavismo». Secondo Giu-sti, oggi membro del Center for Strategic and International Studies diWashington (un think tank fondato dalla CIA nel 1962 e di cui fan-no parte, tra gli altri, l’ex segretario di Stato Henry Kissinger, EdwardLuttwak e il consigliere alla sicurezza con Carter, Zbigniew Brzezin-ski) tutto sarebbe partito con la serrata iniziata nel dicembre 2002 cheper tre mesi ha paralizzato la produzione del Paese, con l’obiettivo diindurre Chávez alle dimissioni. La maggior parte dei lavoratori con-tinuò a recarsi al lavoro e la serrata fallì. Una volta ripresa l’attività,19 mila quadri aziendali che avevano scioperato e in alcuni casi sa-botato i macchinari trovarono sulla scrivania una lettera di licenzia-mento. Per gli oppositori quel provvedimento resta un’epurazionepolitica; per i sostenitori del presidente (che hanno criticato il rein-tegro di molti dirigenti licenziati) la serrata, come ricorda Mella, nonfu altro che «uno sciopero golpista». Giusti, che ha anche sostenutoche parte dei profitti della compagnia siano stati dirottati in Bolivia

di Matteo Cavallito

T

Lo scontro tra il governo di Caracas e l’americana Exxon ha riportato alla ribalta il ruolo strategico dell’industria petroliferadel Venezuela. Uno strumento politico lodato dai chavisti e stigmatizzato dagli oppositori

La diplomaziadel petrolio QUAL È IL PRINCIPALE FATTORE DI CRESCITA DEI PREZZI DELL’ORO NERO? Gli analisti si dividono

chiamando in causa l’aumento della domanda dei mercati emergenti e le speculazioni favorite dal dollaro debole. Nella prima seduta del 2008, il barile di petrolio (quotato 50 dollari nel gennaio2007, e 25 dollari all’inizio della guerra con l’Iraq) ha sfondato la “soglia psicologica” dei 100 dollari al barile grazie a un anonimo investitore che ha acquistato la quantità minima consentita con un esborso a tre cifre, rivendendola immediatamente dopo in perdita. Ad alimentare la speculazione c’è soprattuttoil ricorso alle opzioni d’acquisto, i cosiddetti futures, caratterizzate da una bassa spesa iniziale e scarsivincoli. La maggior parte delle opzioni non si traduce in un acquisto effettivo di greggio: un contrattoviene scambiato anche 500 volte con altri investitori, determinando un profitto netto e facendo lievitarele quotazioni dai 30 dollari di partenza a oltre i 100. A complicare il quadro si inserisce lo sviluppo degli investimenti finanziari condotti dai principali Paesi esportatori attraverso i fondi sovrani il cui valoreè cresciuto con l’aumento della quotazione del greggio. Questi investimenti si sono rivolti in modoparticolare alle banche d’affari occidentali in crisi di liquidità dopo lo scoppio della bolla del settoresubprime. A oggi, il petrolio e i titoli ad esso collegati vengono scambiati principalmente in due borse: il NYMEX di New York e l'International Petroleum Exchange di Londra (IPE). L’apertura di nuove borse(come quella di Kish in Iran) in cui scambiare il greggio non più in dollari ma in altre valute potrebbeinfluire in modo decisivo sul prossimo andamento dei prezzi. M.C.

IL PESO DELLA SPECULAZIONE SUL BARILE

Il lago di Maracaibo.Sullo sfondo i pozzi petroliferi. Sotto, il presidenteHugo Chavez.Venezuela, 2006.

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Page 32: Mensile Valori n.58 2008

di Paola Baiocchi

| internazionale |

| A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 | valori | 63 |

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| 62 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

e in Nicaragua per finanziare le campagne elettorali degli attuali pre-sidenti Evo Morales e Daniel Ortega (motivo per il quale, ha aggiun-to, i conti del monopolista venezuelano sarebbero stati secretati da-vanti alla commissione di controllo USA sulla borsa valori) è statouno dei principali promotori di quella serrata.

Quando nel 1996 gli fu affidata la presidenza della PdvSa, Giustiavviò un processo di privatizzazione che portò a un aumento del400% delle spese di gestione e a una cospicua riduzione delle entra-te fiscali per lo Stato; con l’acquisto di raffinerie estere (statunitensiin particolare), inadatte a trattare il petrolio pesante venezuelano, in-fine, trasforma il Venezuela da esportatore in importatore.

LIBRI

OLTRE ALL’INTERNATIONAL PETROLEUM EXCHANGE DI LONDRA (Ipe) e al New YorkMercantile Exchange (Nymex), dal 17 febbraio esiste una terza borsa dove il petrolio verràtrattato: è l’Iranian International Petroleum Exchange (Iipe), nell’isola iraniana di Kish nel Golfo Persico, paradiso off shore per i petrolieri di tutto il mondo. L’inaugurazione segueun percorso cominciato nel 2005 dal ministro del petrolio iraniano Mohammad Asemipour e da Chris Cook, ex direttore della borsa petrolifera di Londra, che hanno creato un consorzioper gestire il progetto. La presenza di un terzo polo delle quotazioni sarebbe stataimpensabile solo pochi anni fa con il dollaro forte, mentre è ora guardata con interesse sia dai grandi produttori come la Russia, che dai grandi importatori come il Giappone e l’Europa, anche se per il momento non tratterà ancora il greggio, ma prodotti derivati dal petrolio, che verranno scambiati in rubli, yen, euro e rial, la moneta iraniana. Pa.Bai.

NASCE IN IRAN LA TERZA BORSA DEL PETROLIO

LA COMUNITÀ DI KIVALINA, IN UN’ISOLA DEL CIRCOLO POLARE ARTICO sulla costa nordoccidentale dell’Alaska, per effetto dello scioglimento dei ghiacci vede minacciate le proprieabitazioni dal mare. I 390 abitanti del villaggio, appoggiati dalle due organizzazioni non profit Native American Rights Fund e il Center on Race, Poverty & the Environment,hanno fatto causa a nove compagnie petrolifere (Exxon, Bp, Shell, ecc.) a una societàcarbonifera e a tredici multinazionali dell’energia, accusate secondo l’atto depositato alla Corte Federale di San Francisco di essere responsabili, attraverso le emissioni causatedal petrolio, dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico. Pa.Bai.

GLI ESCHIMESI FANNO CAUSA AI PETROLIERI

LESSANDRO VOLPI, DOCENTE DI STORIA CONTEMPORANEA A PISA

e autore del libro Mappamondo postglobale, ha parlatocon noi delle ripercussioni della svalutazione del dolla-ro sulle economie internazionali e del peso della finan-ziarizzazione sui prezzi delle materie prime. Proponen-do delle interpretazioni nuove e “non allineate”.

L’inaugurazione il 17 febbraio della borsa ira-niana di Kish (vedi ) e l’attuale debolezza deldollaro, possono preludere allo spostamentoverso altre monete, come l’euro, per la quota-zione del petrolio?

«Le ultime crisi finanziarie sono state molto chiare: imaggiori sussulti si sono avuti quando si è cominciato adiscutere della possibilità di abbandonare il dollaro perl’euro. Ma il problema vero è che il dollaro si è svaluta-to non solo in rapporto all’euro, ma anche rispetto amonete storicamente deboli come le monete africane oil bath tailandese, dimostrando una debolezza forse nonancora strutturale ma critica, paragonabile alla crisi del’73, a cui gli Usa non possono dare soluzione alzando itassi di interesse per attirare investimenti come hannofatto in passato, perché inasprirebbero le difficoltà in-terne. Il dollaro debole crea problemi a tutti quei Paesiche hanno riserve nella valuta nordamericana e le han-no viste ridursi nel giro di un anno del 40-50%. Sono ci-fre enormi: la Cina ha 1500 miliardi di riserve in dollarie per la svalutazione del dollaro perde qualcosa come700 miliardi l’anno.

I fondi sovrani sono lo strumento per uscire da questasituazione, perché oggi la maggior quantità di dollari co-me strumenti di riserva e di investimento, non sono nellemani degli americani, ma dei cinesi, degli Emirati Arabi,della stessa Russia, di una parte dell’America latina, che so-no più interessati degli Stati Uniti che il dollaro non si sva-

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luti, perché vedrebbero cancellato il valore reale delle lororiserve e allo stesso tempo non possono abbandonarlo intempi brevi, perché sarebbe la loro fine economica».

I fondi sovrani potrebbero essere paragonati adelle partecipazioni statali sovranazionali?

«A mio parere quello che la Cina sta facendo, quello chefanno gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita - l’Iran inveceha il problema che se resta in dollari gli confiscano le at-tività che ha in giro per il mondo - è avviare un’uscitagraduale dal dollaro e così stanno eurizzando una partedel paniere di agganciamento allo yuan. Stanno grada-tamente cominciando a comprare titoli di Stato dellaBce, senza dare scosse al mercato e, allo stesso tempo,fanno circolare l’idea che il petrolio si possa quotare ineuro. Ma se questa decisione fosse presa bruscamente,sarebbe un disastro spaventoso nel giro di 24 ore.

Quello che spesso non si capisce dei fondi sovraniquando si dice “diamogli delle regole” è che, siccome ra-gionano nella logica della trimestralizzazione dei rendi-menti, per compensare la svalutazione del dollaro de-vono realizzare dei rendimenti altissimi, che non se-guono una logica imprenditoriale».

Oltre al ridimensionamento del peso dell’eco-nomia americana c’è una crisi reale.

«C’è una profonda crisi del settore finanziario america-no, che era il traino dell’economia Usa, vissuta negli ul-timi anni al di sopra dei propri mezzi grazie a strumentidi indebitamento con effetti leva straordinari, che riusci-vano ad autofinanziarsi attraverso il debito e a distribui-re il rischio attraverso strumenti di copertura, che ampli-ficavano l’effetto bolla. La crisi dei mutui subprime è sta-to il campanello d’allarme che ha innescato il processodi crisi di liquidità internazionale. Ora il problema è la

crescita dell’inflazione internazionale perché se nel mon-do tutto si paga in dollari e il dollaro continua a svalu-tarsi, il livello dei prezzi sale automaticamente, ed è unavariabile che non dipende sicuramente dall’aumento deisalari e rispetto alla quale le singole economie nazionalihanno pochissima responsabilità.

Nel frattempo le commodity, i beni alimentari, i pro-dotti agricoli sono diventati dei beni rifugio con quotazio-ni in crescita costante per effetti speculativi, non per la ri-chiesta effettiva, ma su previsioni future.

E allora in questo quadro può essere che i Paesi Opec,che sono tutti importatori netti di beni agricoli, visto cheperdono moltissimo ad acquistare in dollari, decidano dipassare agli euro, ma anche questo non sarà senza conse-guenze perché l’euro è una moneta fortissima, con para-metri creati per dare stabilità ad un mercato interno quan-do gli Stati Uniti erano i padroni assoluti di questo pianeta,non è utilizzabile nei Paesi africani e nel Sudest asiatico».

La Banca centrale europea si sta facendo cari-co di difendere il mondo dall’inflazione, ma qua-li altre soluzioni potrebbero essere attuate?

«Io avrei due proposte: fino al 1995 i beni agricoli non era-no soggetti a finanziarizzazione; se non togliamo gli stru-menti speculativi rischiamo un’inflazione che non è quel-la reale, ma è moltiplicata dalle leve finanziarie per 100,200 o 300. Tutti quei beni che sono soggetti a questo ri-schio, dall’energia ai beni agricoli, non devono subire lafinanziariarizzazione, che è una delle condizioni che im-pedisce la sopravvivenza di questo pianeta. Bisogna resti-tuire la dimensione che i beni sono reali, hanno un valo-re determinato dal lavoro e servono dalle necessità dellepersone. Poi si dovrà ridurre la nozione di mercato: i no-li marittimi sono cresciuti nel giro di due anni di cinquevolte. Il grande problema che hanno alcuni paesi africa-

ni è che non riescono più ad avere gli spazi per la gestio-ne dell’esportazione e l’importazione di merci. Se vai ascomporre il prezzo finale di una merce, il 50% è legatoal suo spostamento e quindi vengono compresse altrevoci, a cominciare dalla forza lavoro. Allora cerchiamo difarle viaggiare meno queste merci, cerchiamo di crearedei modelli di filiera corta. Non posso pensare che la ter-ziarizzazione sia la sostanza dello sviluppo economico,cioè che la commercializzazione del bene contribuisca al-la produzione della ricchezza più del bene stesso». .

ALa svalutazione del biglietto verde fa correre l’inflazione a livello internazionale e danneggia i Paesi che hanno grandi riserve in dollari. I fondi sovrani rispondono a questa crisi.

Il Fonden e la politica del debitoI profitti dell’export petrolifero (il 74% del commercio estero vene-zuelano) e le riserve valutarie del Banco Central ritenute eccedenticonfluiscono in un fondo sovrano, il Fonden, destinato a finanziarelo sviluppo economico e sociale. Nel maggio 2007, il totale ufficialedei capitali recepiti dal Fondo era pari a 27 miliardi, 20 dei quali de-stinati a progetti di sviluppo. Oltre a cablare il 40% del suo territorioe a fornire assistenza sanitaria nelle aree più remote, il Venezuela haacquistato bond argentini per circa 5 miliardi di dollari.

Buenos Aires e Caracas hanno successivamente emesso obbliga-zioni congiunte sul mercato preoccupando molti analisti. Ma è dav-

vero così rischioso per Buenos Aires gestire il proprio debito insieme aCaracas? «È vero che un crollo del prezzo del petrolio potrebbe deter-minare una crisi nella situazione finanziaria del continente latinoa-mericano ma, almeno per i prossimi anni, questo crollo non è all’o-rizzonte - spiega Goffredo Galeazzi, direttore de La Staffetta, quotidia-no specializzato nel settore dell'energia - certamente una parte delprezzo è legata alla speculazione e al calo del dollaro ma è pur vero chela domanda di Paesi come Cina, India e Brasile continua a tirare».

Al di là di tutto la principale garanzia di stabilità resta di caratte-re strutturale. Gli interessi venezuelani e quelli stranieri finisconospesso per coincidere come insegna il recente “scontro” tra PdvSa ed

Eni. La multinazionale italiana, insoddisfatta del risarcimento otte-nuto dopo la nazionalizzazione dei giacimenti di Dación, aveva mi-nacciato il ricorso all’arbitrato internazionale, rifiutando (secondofonti interne) la trattativa, ma alla fine ha raggiunto un’importanteintesa sia sul rimborso sia sulla ricerca e lo sfruttamento delle sabbiebituminose dell'Orinoco: tecnologia in cambio di forniture.

Tra Washington e Caracas (che pensa di incrementare le tasse allecompagnie petrolifere per adeguarsi ai prezzi del greggio) il destino nondovrebbe essere diverso. L’interdipendenza tra domanda Usa e offertavenezuelana, in altre parole, imporrà sempre la necessità di un accor-do e il caso Exxon, sottolinea Galeazzi, non farà eccezione. .

Il petrodollaro “sorvegliato speciale”La difesa dei fondi sovrani

Elido Fazi e Paolo C. ContiEuroilLa borsa iraniana del petrolio e il declinodell’imperoamericano

Fazi Editore, 2007

Alessandro Volpi,docente di Storiacontemporanea a Pisa e autore del libro Mappamondopostglobale.

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| internazionale | anteprima |

HOMAS SANKARA È STATO IL PRIMO PRESIDENTE del Burkina Faso.Capo carismatico e da molti considerato il Che Guevaraafricano, è stato ucciso il 15 ottobre 1987, in seguito ad un

colpo di Stato organizzato da Blaise Com-paorè, suo ex compagno d’armi e poi suobraccio destro, diventato l’attuale presiden-

te del Burkina. Sankara aveva avviato nel suo Paese e con il suo popo-lo un processo di democratizzazione e di presa di coscienza nazionale.

Critico nei confronti dell’assistenzialismo occidentale, si era espres-so così nel discorso pronunciato il 4 ottobre 1984 all’assemblea gene-rale delle Nazioni Unite, a New York: «La politica dell’aiuto e dell’assi-stenza internazionale non ha prodotto altro che disorganizzazione eschiavitù permanente, e ci ha derubati del senso di responsabilità peril nostro territorio economico, politico, culturale». Sankara si era fattoanche promotore di una campagna contro il debito estero contrattodai Paesi africani: «Dopo essere stati schiavi, siamo ora schiavi finan-

ziari. Dobbiamo avere il coraggio di dire ai creditori: siete voi ad avereancora dei debiti, tutto il sangue preso all’Africa».

Même père même mèrePer cercare le sue tracce, quattro ragazzi siciliani e una cineasta fran-cese sono volati, la scorsa estate, in Burkina Faso.

Quando c’è un po’ di follia e molta urgenza di descrivere delle sto-rie si fa così: si mette sul web un progetto di film; si aspetta che 600sottoscrittori aderiscano e poi si parte.

È il sistema delle Produzioni dal basso (vedi ) che ha dato vitaa “Même père même mère”, secondo film della Malastrada,(www.malastradafilm.org) casa di produzione siciliana (poco più di 70anni in tre) che ha già realizzato “13 variazioni su un tema barocco”,videoinchiesta sui petrolieri in Val di Noto. Valori è media partner nel-la presentazione di questo film: Giuseppe Spina, uno degli autori,sarà il 6 maggio alla Stazione Leopolda di Pisa, nell’ambito di Cine-

Forum, spazio visivo di approfondimento.Altri autori del film sono Christian Consoli, Julie Ra-

maioli e Alessandro Gagliardo di cui pubblichiamo que-sto testo, che è la trascrizione dell’inizio del film: «Avevoquesto zaino molto pesante appeso alle spalle, in treno,un pomeriggio di giugno diretti a Roma. Poi la volata ela terra si distacca, non sarà che la prima volta in un lun-go periodo. All’aeroporto di Parigi appoggio il giornaleitaliano sulla mia pancia ancora grossa, e attendo per seiore che l’Air France ci conduca in un’ex colonia». «Arri-viamo di notte. L’aria è tutta densa, stracolma e appicci-cosa. Accendo la camera sin dal primo gradino, quandola scaletta allenta i suoi ferri su terra africana. [...] Il bien-

venu rimbomba come in un rito d’iniziazione e una macchina verdesenza carrozzeria, fari, frecce, con l’autista e il ferro ci accompagnanodentro il teatro africano. La mattina varco il cancello, la terra è rossa.Poco distante donne cucinano un caprone. È ancora presto e odori-colori-rumori permeano e innescano ogni chimica della mia perce-zione. In un’autostazione, uomini forti caricano motorini nel baga-gliaio, salgo, l’autobus si muove, chi mangia del pollo chi pezzi di pa-ne. [...] Giungo in una corte. Sono nel ventre di una tribù». .

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di Paola Baiocchi

In Burkina Fasosulle tracce di ThomasSankara

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Forse per filmare l’Africa bisogna arrivare dalla Sicilia, bisogna essere giovani e anche un po’ visionari. Valori media partner nella presentazione a Pisa di “Même père même mère”, il 6 maggio.

R AZIONI ALIMENTARI SVANITE NEL NULLA, magazzini affittati emai utilizzati, camere d’albergo pagate e mai riempite, ol-tre mezzo milione di dollari stanziato per illuminare un

aeroporto rimasto al buio: l’intervento del-le Nazioni Unite nel Sudan insanguinatodalla guerra civile è stato anche questo. I

dettagli sarebbero contenuti in un audit riservato dell’O-nu finito in qualche modo nella redazione del Washing-ton Post, il quotidiano che ha recentemente denunciatol’amara sorpresa: nel corso delle operazioni umanitarie inSudan dal 2005 a oggi, tra tangenti e investimenti senzaritorno, le Nazioni Unite avrebbero polverizzato decine dimilioni di dollari.

Nel marzo di tre anni fa, ilConsiglio di Sicurezza dell’Onuaveva approvato l’invio di10.000 peacekeepers (missioneUnimis) con l’obiettivo di ferma-re i massacri in atto nella regioneoccidentale del Darfur, teatro diun conflitto tra l’etnia nera equella araba intensificatosi all’i-nizio del 2003. Parallelamenteera stato avviato un programmadi interventi umanitari. I guai, secondo gli inquirenti del-le Nazioni Unite, sarebbero iniziati in quel momentodando vita a un business dell’azione umanitaria dai con-torni ancora indefiniti.

Sebbene i risultati conclusivi dell’indagine non sianoancora noti (e forse, è bene ricordarlo, non lo sarannomai), la vicenda ha riaperto implicitamente l’antica feri-ta delle deficienze di controllo in sede Onu, una vera epropria porta d’accesso alle infinite opportunità di arric-chimento facile nel quadro delle crisi umanitarie. «Nonci sono scuse per la presenza di deboli meccanismi di con-trollo interno - aveva dichiarato il sottosegretario genera-le delle Nazioni Unite Inga-Britt Ahlenius nel corso di una

conferenza stampa del 10 gennaio scorso -. Amministria-mo denaro pubblico e dobbiamo preoccuparcene come sefosse il nostro». Ma come fare per ridurre i rischi di spre-co in quei contesti di instabilità politica e difficoltà og-gettiva che caratterizzano tipicamente le situazioni “estre-me” delle guerre civili? Come spiega Valentina Zita, re-sponsabile della missione Sudan per l’Ong Coopi, un ot-timo punto di partenza consisterebbe nel ridimensiona-mento della catena (e della burocrazia) operativa coin-volgendo direttamente le organizzazioni presenti sulcampo. «Dal punto di vista dell’Onu - spiega - il modo mi-gliore per evitare gli sprechi è lavorare con le Ong che

hanno delle procedure internecollaudate».

Tra le accuse emerse nell’au-dit ci sarebbe anche l’abuso dicontratti discutibili siglati dallamissione Onu con alcune com-pagnie private. Uno dei casi piùclamorosi, sostiene il Washing-ton Post, vedrebbe coinvolta lacanadese Skylink Aviation, in-gaggiata per 9 mesi e 9 milioni didollari allo scopo di garantire la

fornitura di carburante alla missione. Al momento di rin-novare l’intesa, la Skylink avrebbe rinegoziato il contrat-to ottenendo emolumenti decisamente più elevati ed evi-denziando, in modo emblematico, i rischi di lievitazionedei costi connessi all’impegno di soggetti privati. Attori,questi ultimi, che le Ong cercano di monitorare costante-mente anche con l’affiancamento del proprio personale,come è prassi consolidata presso le missioni di Coopi.

Nel corso del 2007, le Nazioni Unite avrebbero desti-nato almeno 650 milioni di dollari al finanziamento del-l’assistenza umanitaria nel Darfur. Alla fine del 2008, laforza congiunta Onu-Unione Africana dovrebbe aumen-tare ulteriormente raggiungendo quota 26 mila unità. .

di Matteo Cavallito

Interventi fantasmae sprechiCosì l’Onu ha perso il Sudan

I dettagli rivelati dal Washington Post riaprono il dibattito sugli aiuti internazionali e i meccanismi di controllo all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Rifugiati del Darfur,Sudan, fanno la fila per l’acqua nel campo di Farchana.Discutibili contrattisiglati con compagnieprivate farebberolievitare i costi degli interventi Onu. Chad, 2004

Thomas Sankara.A sinistra,un’immaginescattata durantela lavorazionedel film.

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AUTOPRODURRE IL FILM SUL WEB

PRODUZIONI DAL BASSO (PDB)è una piattaforma internet gratuita per le autoproduzioni, dove chiunque puòpresentare un progetto artistico; se l’idearaccoglierà il consenso di un certonumero di sottoscrittori verrà realizzata. www.malastradafilm.org

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| internazionale |

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7 aprileWHO-ORGANIZZAZIONE MONDIALEDELLA SANITÀGiornata mondiale della sanitàL’edizione 2008 si concentra sul tema della protezione della salutedagli effetti dei cambiamenti climatici,un fenomeno pubblicamentericonosciuto come “minaccia crescente”da parte della Who.www.who.int

7-8 aprileL’AIA2° CONFERENZA DELL’ORGANIZZAZIONE CONTRO LE ARMI CHIMICHEwww.un.org

8-11 aprileNEW DEHLI (INDIA)FAO (FOOD AND AGRICULTURALORGANIZATION)PRIMO FORUM GLOBALE SULLE AGRO-INDUSTRIEPromosso con il sostegno della UnitedNations Industrial DevelopmentOrganization (UNIDO) e dell’InternationalFund for Agricultural Development (IFAD),il Global Agro-Industries Forum (GAIF) si pone l’obiettivo di evidenziarel’importanza del settore agroindustrialenello sviluppo dei programmi contro la povertà.www.fao.org

9-11 aprile CORK (IRLANDA)XIII ENERGIE-CITÈS ANNUALRENDEZVOUSAssociazione degli enti locali europei per una politica energetica sostenibileAl centro del dibattito si collocano gli obiettivi fissati dall’Unione Europeaper il 2020: ridurre del 20% le emissionigassose, aumentare del 20% l’efficienzaenergetica, portare le energie rinnovabilia quota 20% sul totale del consumocontinentale.www.energie-cites.org

13-14 aprileITALIAELEZIONI PARLAMENTARI

18 aprileCOREA DEL SUDELEZIONI PARLAMENTARI

20 aprilePARAGUAYELEZIONI GENERALI

20-25 aprileACCRA (GHANA)ONUCONFERENZA INTERNAZIONALE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO (12° SESSIONE)Il vertice, il più grande mai organizzatodal Ghana, conta sulla partecipazione di 4000 esponenti dei 193 stati membridell’organismo. Tema dell’incontro le sfide dell’economia globale e il loroimpatto sullo sviluppo.www.unctad.org

25 aprilePARIGI (FRANCIA)CONFERENZA SULL’EFFICIENZA DELLE RISORSEOECD-Organizzazione per la Cooperazione economica e lo sviluppo.www.oecd.org

26 aprileOEDERAN (GERMANIA)GIORNATA DELLE ENERGIERINNOVABILI 2008L’iniziativa, promossa a livello nazionale,è aperta ad operatori industriali,cittadini, attivisti e aziende interessate amostrare nuovi possibili impieghi dellefonti energetiche rinnovabili.www.energietag.de

26-29 aprileCHICAGO (USA)ALL THINGS ORGANICConferenza ed esposizionedell’agricoltura biologica e dei produttoriindipendenti.www.organicexpo.com

3-6 maggioMADRID (SPAGNA)ADB-ASIAN DEVELOPMENT BANK(BANCA PER LO SVILUPPO DELL’ASIA)meeting annuale.

4 maggioBOLIVIAREFERENDUM COSTITUZIONALEGli elettori boliviani sono chiamati ad esprimersi sul testo di riforma

della Legge Fondamentale redattodall’Assemblea Costituente eletta nel 2006. Tra le proposte più significative,fortemente sostenute dal presidente Evo Morales, la nazionalizzazione delle risorse, il riconoscimento del carattere plurinazionale del Paese e l’implementazione di un’economia “mista”.

6-8 maggioMONTEVIDEO (URUGUAY)RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DEL COMMERCIO DEL MERCOSUR(MERCADO COMÚN DEL SUR)Creata nel 1991 da Brasile, Argentina,Uruguay e Paraguay, l’area di liberoscambio che dal 1995 ha abolito i daziinterni istituendo una tariffa doganalecomune verso l’esterno, taglia il simbolico traguardo delle 100 riunionidella sua commissione commerciale. Dal 2006 il Venezuela è entrato a far parte dell’organizzazione di cuiBolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perùsono al momento membri associati.www.mercosur.int

14-17 maggio YAOUNDE (CAMERUN)UNIONE AFRICANAINTERNATIONAL ECONOMIC FORUMFOR AFRICAIl Ministero dell’Industria camerunenseospita i soci dell’Unione Africana e i principali partner internazionali (tra cui ONU, Unione Europea e AfricanDevelopment Bank). Al centrodell’incontro i problemi relativi allosviluppo dell’industria e alla promozionedegli investimenti stranieri.www.africa-union.org

16 maggioREPUBBLICA DOMINICANAELEZIONI PRESIDENZIALI

31 maggio - 1 giugnoAREQUIPA (PERÙ)APEC (ASIA-PACIFIC ECONOMICCOOPERATION)MEETING DEI MINISTRI DEL COMMERCIONata nel 1989 con lo scopo di promuovere lo sviluppo e il benessere

dei Paesi dell’Asia e del Pacifico, l’APECconta tra le sue fila 21 membri. Le decisioni prese al suo interno sono indicative ma non vincolanti.www.apec.org

1-4 giugno 2008 HOUSTON (USA)WINDPOWER 2008 CONFERENCE & EXHIBITION www.windpowerexpo.org

2-6 giugno 2008VALENCIA (SPAGNA)16TH EUROPEANBIOMASS CONFERENCE & EXHIBITION

www.conference-biomass.com

3-5 giugnoROMA (ITALIA)FAO (FOOD AND AGRICULTURALORGANIZATION)“HIGH-LEVEL CONFERENCE ON WORLDFOOD SECURITY AND THE CHALLENGESOF CLIMATE CHANGE AND BIOENERGY”Allo studio l’impatto dei cambiamenticlimatici sulla disponibilità mondiale dei generi alimentari.www.fao.org

8-10 giugnoBRUXELLES (BELGIO)STATI GENERALI EUROPEIDELL’ANTIMAFIA“AGAINST NEW GLOBAL MAFIAS”Quarta e ultima tappa del progetto Flare,ideato da Libera con l’Ong Terra del Fuocodi Torino che sta costruendo una reteeuromediterranea di associazioni giovaniliper diffondere la cultura della legalità.www.liberapuglia.it

11-13 giugno 2008BLED (SLOVENIA)HIDROENERGIA 2008Conferenza internazionale biennalededicata al settore del piccoloidroelettrico. Tra gli organizzatori: ESHA(European Small Hydropower Association).www.aper.it

12-14 giugno 2008 MONACO (GERMANIA)INTERSOLAR 2008-INTERNATIONALTRADE FAIR AND CONFERENCE FOR SOLAR TECHNOLOGY www.intersolar.de

APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

RICHARD AVEDON FOTOGRAFIE 1946 - 2004

Tutti i giorni ore 10-20

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14 febbraio | 8 giugno 2008

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l primo Baring è Peter (1483-1536) che abitava a Groningen, in Olanda. Suo figlio Franz si trasferì a Brema, og-gi in Germania, dove i Baring si elevarono socialmente grazie a “ponderate” scelte: diventare pastori prote-stanti, fare buoni matrimoni ed ereditare uno dei principali lanifici della regione. Nel XVIII secolo l’ascesa gra-

zie a Johann, non portato a fare il pastore di anime; del gregge umano aveva una considerazione simile a quella diun macellaio nei giorni precedenti la Pasqua. Con quella sensibilità, meglio gli affari. Johann nel 1717 si trasferiscein Inghilterra ad Exeter, dove è assunto da un’importante azienda di import-export guidata da Edmund Cock. Il gio-vane olandese prende la cittadinanza britannica nel 1723, sposa Elisabeth Vowler, figlia di un ricco droghiere e mo-difica il suo nome in John. Da quel dì i Baring fanno proprie le tradizioni della nobiltà britannica, compresa quel-

e politica americana composta dai Morris, i Willing, i Bingham e iGilmore; insegnò loro come influenzare e controllare gli Stati; tec-nica che venne perfezionata dagli stessi americani. Francis Baring esuo figlio Alexander erano diventati i banchieri di riferimento degliStati Uniti: nel 1795 prestarono loro 800 mila dollari per i negozia-ti con le potenze berbere di Algeri, Tangeri e Tripoli, poi altri 200 mi-la dollari al 5% di commissione e al 5% d’interesse. Tre anni dopo iBaring aiutarono gli Usa nella guerra sotterranea contro la Francia,acquistando con una commissione del 2,5%, 11 mila fucili dall’In-ghilterra e 330 cannoni dall’arsenale di Woolwich, che consegnaro-no ad un consorzio americano. Nel 1802 il presidente Jefferson ri-corse ai Baring per acquistare dalla Francia l’enorme regione delbacino del Mississippi, al prezzo di 15 milioni di dollari.

La John and Francis Baring & Company dopo il ritiro di John,nel 1806 prese il nome di Baring Brothers & Co.

Durante le guerre di Napoleone in l’Europa i Baring furono arte-

la di sposare donne ricche. John morì nel1748, lasciò quattro figli maschi e una fem-mina che ereditarono una grande casa, unacarrozza e una tenuta del valore di 40 milasterline (10 milioni di dollari di oggi). Il pri-mogenito John ereditò la gran parte del pa-trimonio ma lasciò ai fratelli Francis e Char-les la gestione degli affari, preferendo la vitadi possidente di campagna. Nel 1763 vennero fondate due ditte: laJohn and Charles Baring & Co. a Exeter che commerciava con la lo-ro nave Venus tessuti e altro; la John and Francis Baring & Co. di im-port-export, a Londra.

Nel 1793 Francis, che nel mondo degli affari veniva paragonatoper destrezza a Nathan Meyer Rothschild, diventa baronetto. Fran-cis sviluppa i suoi affari in Francia, Olanda, nei Paesi Baltici e in Ame-rica. Francis Baring diventa in poco tempo così potente da essereconsiderato dal primo ministro William Pitt il giovane, la spina dor-sale e la salvezza dell’Inghilterra. Con la crisi delle colonie america-ne nel 1776 Baring trasferì sulla Compagnia delle Indie parte dei suoiinteressi e tre anni dopo ne era uno dei direttori. Baring sapeva chel’indipendenza politica Usa, senza autonomia economica, valevaben poco e si inserì in questa contraddizione: dieci anni dopo il com-mercio fra Stati Uniti e Inghilterra era più fiorente che mai. Baringaprì un ufficio a Filadelfia, allacciò rapporti con l’élite commerciale

di Andrea Montella

fici di una delle più grandi transazioni nella storia delle banched’affari, fatta con strani compagni d’avventura: da re Carlo IV di Spa-gna, all’avventuriero francese Gabriel-Julien Ouvrard, che aveva la-vorato per la Rivoluzione, il Direttorio, il Consolato, l’Impero, la Re-staurazione; la banca Hope & Co. e David Parish, Vincent Nolte eA.P. Lestapis, questi due definiti “agenti speciali”. La Spagna avreb-be dovuto pagare annualmente a Napoleone 72 milioni di franchi.Questi enormi pagamenti si potevano fare solo importando oro e ar-gento dal Messico e dal Perù, ma si sarebbe potuto superare il bloc-co continentale attuato dai britannici per contrastare Napoleone so-lo con l’aiuto dei banchieri d’affari e con le navi dei commerciantiamericani. Questa operazione, fatta durante una guerra ferocissima,doveva accontentare un po’ tutti: far arrivare a Napoleone i paga-menti degli spagnoli, aprire una linea commerciale per gli inglesiverso l’America Latina e far guadagnare i commercianti Usa. I Baringsi attivarono presso il primo ministro inglese Henry Addigton peraggirare l’embargo e fecero capire al politico inglese, con solidi ar-gomenti - lingotti d’argento e l’espansione dei commerci britannici- che era un affare. L’operazione durò tre anni e si concluse positi-vamente per l’Inghilterra; per i banchieri d’affari e per gli “agentispeciali” fruttò un guadagno netto di 862 mila sterline, a discapitodi Napoleone e dell’avventuriero Ouvrard, ideatore dell’operazione.

Napoleone capì di aver fatto la parte del fesso e si rivalse sul suoconnazionale sequestrandogli i beni ed incarcerandolo. Ma Ou-vrard, sopravvisse a Napoleone e si rifece “scommettendo” sulla ri-nascita della Francia in bancarotta, attraverso prestiti esteri gestitidai banchieri d’affari Baring e Hope. L’emissione di obbligazioniper salvare la Francia fu un vero successo, per la cordata Baring-Ho-pe-Ouvrard che guadagnarono fra 1,5 e 3 milioni di sterline. A quel“pasto” non vennero invitati i Rothschild e fu un grave errore, pa-gato poi a caro prezzo. I Rothschild iniziarono una battaglia a tut-to campo sulle obbligazioni francesi tale da far perdere il primato

acquisito in Europa ai Baring, a cui rimase solo Londra.I Baring superarono la crisi del 1836 e nel 1839 salvarono la Ban-

ca d’Inghilterra da una crisi aurea che la portò sull’orlo della rovina;prestarono denaro all’Associazione dei Piantatori della Louisiana, al-la Banca di New York, agli Stati del Maryland e del Massachusetts,ma nel 1890 con la caduta delle obbligazioni argentine si trovaronoin una tale difficoltà che rischiarono il tracollo e furono salvati daLidderdale, governatore della Banca d’Inghilterra. A seguito di ciò laBaring Brothers fu ricostruita in società a responsabilità limitata: laBaring Brothers e Co., Ltd.

I Baring rimasero sulla scena mondiale molti anni ancora, tant’èche li troviamo il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo diElisabetta II d’Inghilterra, a decidere con Giulio Tremonti, MarioDraghi, i Warburg, i Barclays, Goldman Sachs, Salomon Brothers econ la Merryl Linch della necessità di una completa privatizzazionedelle partecipazioni statali e dell’industria di Stato del nostro Paesea seguito della svalutazione del 30% della lira, provocata, per contodei Rothschild, da Soros anche lui a bordo e dalla creazione, graziea politici compiacenti - Craxi, Andreotti e Forlani - di un debito pub-blico pari 2 milioni di miliardi delle vecchie lire. L’incontro sul Bri-tannia segna il completamento economico di un progetto eversivoiniziato il 16 Marzo 1978 in via Fani a Roma, quando venne rapitoAldo Moro per impedire l’entrata dei comunisti nel governo.

I Baring, maestri di trame politico-finanziarie, nel 1995 dovette-ro chiudere i battenti a causa di un operatore senza scrupoli, NickLeeson, che approfittò del patrimonio della banca per speculare inproprio, esponendola per una quantità superiore al totale del patri-monio. Ma a differenza del salvifico intervento del 1890, la Bancad’Inghilterra girò la testa dall’altra parte. Ditta e nome legale furonovenduti, per la simbolica cifra di una sterlina, alla compagnia assi-curativa olandese ING.

Qui gladio ferit gladio perit. .

I Baring

Chi mantiene l’equilibrio del mondo? Chi regna sui congressi,siano monarchici o liberali? Chi agita i “descamisados” patriotidi Spagna? (Questo fa strillare e farfugliare i giornali della vecchia Europa) Chi tiene il mondo, il vecchio e il nuovo, nel dolore o nella gioia? Chi fa girare a piacere il perno della politica? L’ombra della nobile audacia di Bonaparte?L’ebreo Rothschild e il suo compare cristiano, Baring

Tratto dal “Don Juan” di Lord George Gordon Noel Bayron

I Baring il 2 giugno 1992 erano a bordo del Britannia di Elisabetta II d’Inghilterra, a decidere con Tremonti, Draghi, i Warburg, i Barclays, Goldman Sachs, Salomon Brotherse con la Merryl Linch della completaprivatizzazione delle partecipazioni statali

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A sinistra, GeorgeWashington il 2 giugno 1776attraversa il fiume Delawarenella battaglia di Trentondurante la Rivoluzioneamericana e, sopra,Napoleone Bonaparte, nel famoso quadro di David.I Baring guadagnarono siadalle guerre napoleoniche chedalla Rivoluzione americana.

Thomas e EvelynBaring seduti tra duesignore in una fotodel 1° gennaio 1875.

Tre secoli d’affaritra guerre e rivoluzioni

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altrevociDIVISIDALLAGUERRAE DAL FATO

Dacca, Bangladesh, 1959.«Caro marito oggi ho perso i nostri figli». A nulla era servitoil regalo che Rehana avevafatto ai suoi due bambini,Sohail e Maya. Il giudice glieli aveva portati via lo stesso per affidarli allo zio, a millecinquecento chilometridi distanza, perché Rehana,dopo la morte del marito, era stata giudicata una cattivamadre. Lei non smette di aspettare il loro ritorno, che avverrà nel 1971, dopo dodici anni. Sohail e Maya sono grandi, il Bangladesh è cambiato, si accinge a dichiarare la propria indipendenza e viene invaso dal Pakistan.Dacca non è più allietata dal canto dei grilli, soverchiatodal rumore dei carri armati. I figli di Rehana si uniscono al movimento di liberazionenazionale che si staorganizzando in tutto il Paese.

Un romanzo d’esordio per una delle nuove voci dellaletteratura contemporanea.

TAHMMA ANAMI GIORNI DELL’AMORE E DELLAGUERRAGarzanti, 2008

QUELLO CHE I POLITICINON DICONOAL POPOLO

Un cronista parlamentare,come tutti i cronisti, raccontaquello che vede e che sente.Quello che ha visto e sentitoCarmelo Lopapa è la fotografiaspietata della classe politicaitaliana. Per entrare nel cuoredi un luogo bisogna iniziare da chi ne custodisce i segretie le chiavi. Il raccontodell’autore parte, dunque,dalla testimonianza inedita di un funzionario che nel parlamento italiano ha trascorso gran parte della sua vita. È disarmantesapere come passano il lorotempo i parlamentari italiani e conoscere le loro battagliecivili: leggi per valorizzare il tortello di zucca, per indirela giornata del maccherone,per ottenere bagno turco e terme per tutti. È sconfortante vedere la produttività di questa classepolitica che riesce ad approvare solo il 7,3 per cento delle leggi, contro il 56 per cento della Germania e l’83 per cento della Spagna.

CARMELO LOPAPASPARLAMENTOChiarelettere, 2008

I NUOVI STILI DI VITASONO UNA SCELTAQUOTIDIANAALLA PORTATA DI TUTTI

I nuovi stili di vita stanno diventando semprepiù gli strumenti che la gente comune ha nelle proprie mani per poter cambiare la vita quotidiana e anche per poter influire sui cambiamenti strutturali che necessitanodelle scelte dei responsabili della realtàpolitica, sociale ed economica. I nuovi stili di vita partono da un livello personale per passare necessariamente a quellocomunitario fino a raggiungere i vertici del sistema globale. Si tratta di azioniquotidiane che generano un nuovo modo di impostare la vita; pratiche nuove, strumentipopolari per poter cambiare la realtà e azioniche possono influire sui cambiamentistrutturali a livello locale ma anche mondiale.Non bisogna diventare degli eroi o essere dei santi per metterli in pratica, è sufficienteessere semplici cittadini, responsabili e solidali. L’autore, Adriano Sella, è un missionario saveriano che ha lavorato per molti anni in Amazzonia dove è statocoordinatore della commissione Giustizia e Pace e della Pastorale sociale della Conferenza episcopale del nord del Brasile. A Vicenza ha promosso il movimento “Gocce di giustizia”.

ADRIANO SELLAMINIGUIDA DEI NUOVI STILI DI VITAEditrice Monti, 2008

CRIMINALIDI GUERRAA GIUDIZIOIN EUROPA

Si chiama Carla Del Ponte, è svizzera, ed è stata il pubblico ministero del tribunale europeo dell’Ajaper giudicare i criminali di guerra. Istituito dall’Onu nel maggio 1993, è stata la prima corte in Europa, dopo la fine della secondaguerra mondiale. Il lavoro di Carla Del Ponte presso i tribunali delle Nazioni Uniteha permesso l’arresto e la conduzione in giudizio di decine di persone accusatedi genocidio e altri crimini di guerra. Tra questi SlobodanMiloševic, presidente dellaSerbia, Théoneste Bagosora,capo militare degli hutuaccusato di aver programmatoil genocidio ruandese. Inoltreha istruito prove contro duedei ricercati più importanti al mondo: Radovan Karadžic e il generale Ratko Mladic,accusato del massacro di Srebenica.

CARLA DEL PONTELA CACCIA. IO E I CRIMINALI DIGUERRAFeltrinelli, 2008

PENNAC UN “ASINO”DIVENTATOSCRITTORE

Chi lo avrebbe mai detto che Daniel Pennac, autoredella saga di BenjaminMalaussène e scrittore di cultoin Europa, sia stato un asino a scuola. Non è l’ennesimatrovata dell’inventore del capro espiatorio di professione, ma la veritàraccontata da lui medesimonel suo nuovo libro.

Pennac, nonostante abbia venduto milioni di copiedei suoi libri, non brillavaaffatto sui banchi di scuola,tanto che la vecchia madreancora stenta a credere che il suo Daniel sia diventato uno scrittore di successo.

Il ricordo di questostudente è inquadrato findalla copertina che riproduceuna pagella tempestata di brutti voti, che non lascianosperare nulla di buono.

In “Diario di scuola” c’è molto di più di una difesad’ufficio di alunni paralizzatidalla paura. C’è l’empatiadello scrittore, anzi del professor Pennac, con la folta schiera di “somari’“di tutti i tempi.

DANIEL PENNACDIARIO DI SCUOLAFeltrinelli, 2008

STORIEORDINARIEDI AMOREE DOLORE

La distruzione di un amorerichiede la stessa forzaimpiegata nella sua costruzione.I piccoli compromessi, le bugie, lo strazio del ricordo,la speranza del ritorno, sono soltanto una parte di quel processo. Ma dietrol’abbandono della famiglia,dietro l’impossibilità di dire al proprio marito «non ti amopiù», dietro la voglia irrefrenabiledi ricominciare anche se non c’è nessuno con cui farlo,si nasconde tutto il drammadell’umana esistenza e delmistero che ammanta la vitasentimentale degli uomini.

Brigitte Giraud, affermataautrice francese nata in Algeria, in undici storieanalizza, con realismo e ironiama anche con una spiccatasensibilità, la quotidianità che si sviluppa nelle relazionisentimentali.

Undici belle miniature che descrivono l’universoinquieto e doloroso di chi perde l’amore.

BRIGITTE GIRAUDL’AMORE È SOPRAVVALUTATOGuanda, 2008

MATEMATICAE ROMANZOUNA BELLACOINCIDENZA

Sulle tracce di quanto scritto da Douglas R. Hofstadter in “Gödel, Escher, Bach. Un’eternaghirlanda brillante”(Adelphi), “Valori” da temposostiene la bella coincidenza tra arte e scienza.Che lo spunto creativo dello scienziato non siapoi così distante da quello del pittore o delloscrittore, è ormai più di una semplice tesi. Adimostrazione di ciò, da tempo c’è un filone(soprattutto matematico) che ha fatto breccianella comunità dei lettori italiani, come dimostrail recente successo del romanzo “la solitudinedei numeri primi”(Mondadori) del giovane fisico -ha solo 25 anni - Paolo Giordano.

Dopo una giornata passata in un laboratorioall’università di Torino, dove studia la fisica delle particelle, Giordano si chiude nella suascrittura ed elabora una prosa efficace comeuna funzione, essenziale come una formula,capace di emozionare il lettore e di farlo entrarecon la precisione e al tempo stesso la grazia di chi si avvicina alla verità delle cose.

I numeri primi hanno affascinato moltissimiscrittori e studiosi, tra cui Marcus Du Sautoyche nel 2004 aveva pubblicato “L' enigma dei numeri primi. L'ipotesi di Riemann, il piùgrande mistero della matematica” (Rizzoli).

«I numeri primi sono divisibili soltanto per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinitaserie dei numeri naturali, schiacciati come tuttifra due, ma un passo in là rispetto agli altri».

PAOLO GIORDANOLA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMIMondadori, 2008

L’OCCIDENTEE LE SCUSEAL TERZOMONDO

Come spesso accade, nei libriil sottotitolo dice molto di più del titolo. La regola è confermata da “Il singhiozzodell’uomo bianco”, ovvero “il terzomondismo: storia di un mito duro a morire”.L’autore è il filosofo e polemistaPascal Bruckner che proponeal lettore un approcciopositivo al Sud del Mondo.Lontano dalla visione soffertae lacerata del Terzo Mondo,Bruckner non stimola sdegnatipietismi, ma invita ad abbandonare quel senso di compassione che accompagnadi solito le argomentazioni sui Paesi in via di sviluppo. Fra la boria e il masochismo si è voluta qui tracciare la viadi un eurocentrismo paradossale,che conduca gli occidentaliverso l’esterno senzacostringerli perciò a rinnegarsi.Un simile tentativo ci imponedi avvicinare l’uomo del TerzoMondo come lo straniero,l’altro che è il nostro prossimosenza esserci vicino.

PASCAL BRUCKNERIL SINGHIOZZO DELL’UOMOBIANCOGuanda, 2008

| economiaefinanza | | narrativa |

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UNA MOSTRAPER I MORTIDELLATHYSSEN

Una mostra fotografica dal titolo “Chi muore al lavoro”. È un’iniziativapromossa dal consigliocomunale di Torino, per ricordare la tragediaavvenuta nello stabilimentodella ThyssenKrupp, dove il 6 dicembre scorso morironoarsi vivi sette operai.

L’iniziativa, aperta a fotografi professionisti, foto-amatori, familiari, colleghidi lavoro, amici e cittadinicomuni, prevede la raccolta di fotografie relative agli avvenimenti che hannocoinvolto gli operai e la cittàintera: funerali, marce, cortei,fiaccolate e i momenti più significativi.

I proventi della vendita del catalogo della mostra e dei materiali realizzativerranno interamente devolutial Fondo per le vittime del lavoro, istituito dal comune di Torino.

L'iniziativa è statasviluppata in collaborazionecon la Fondazione SandrettoRe Rebaudengo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt,Asja Ambiente, Rai, rivista cittAgorà.

www.comune.torino.it

PELLEGRINIIN VIAGGIO DA ROMAA SANTIAGO

“Roma-Santiago/ Santiago-Roma” è la mostra fotograficaallestita presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano e curata da Paolo Caucci von Saucken .

Foto che ritraggono le antiche vie percorse dai pellegrini (il Cammino di Santiago e la via Francigena),con le loro chiese, i pontiromanici, gli spedali che accolgono i viandanti, i paesaggi suggestivi.

L’esposizione è promossadalla Xunta de Galicia,Consellería De Innovación e Industria, dal Centro Italianodi Studi Compostellani, dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del VCentenario della Fondazionedella Basilica di San Pietro e dalla Fondazione per i Benie le Attività Artistiche della Chiesa. Per l’occasionesarà presentata anche la traduzione in italiano del Liber Sancti Jacobi,summa medievale del pellegrinaggio a Santiagode Compostela, opera di Cinzia Berardi.

Fino al 13 aprileBRACCIO DI CARLO MAGNO IN VATICANO

LA CONOSCENZADELLE RELIGIONIAIUTA IL PERCORSODI PACE NEL MONDO

“I colori di Dio” è un viaggio nelle religioni del mondo: dalle grandi religioni monoteiste, a quelle popolari e indigene. Uomini e donne di tutto il mondo testimoniano con la loropreghiera, i loro riti, la loro spiritualità, che la religiosità è un fattore intrinseco e indispensabile alla vita dell’uomo.

Lo scopo dell’iniziativa non è enciclopedicoe quindi le testimonianze fotografiche raccoltenon esauriscono l’immenso panorama delle fedi. Si vuole invece mostrare come le religioni siano e possano esserefattori di pace e non di divisione.

«Scorrendo le bellisime fotografie raccoltein questo libro - scrive il cardinale Carlo MariaMartini - si ricava un’impressione generale di serenità, di amicizia, di fiducia, di pace. I gesti religiosi che esse presentano sono visticome generatori di gioia e di equilibrio, come fonte di mutua intesa fra gli uomini e le donne di questo mondo. Perciò, ritornandoal contenuto, in queste fotografie, vediamocome la pace derivi direttamente da ogni verareligiosità. Le religioni possono fare molto per la pace e per questo debbono conoscersi,aiutarsi, fermentarsi a vicenda per scopriresempre meglio il grande mistero che è nascosto nel cuore dell’uomo da Colui che lo ha fatto a sua immagine».

CARLO MARIA MARTINI ENRICO MASCHERONII COLORI DI DIOEditrice Monti, 2008

GLI ANIMALISONOL’ESSENZADELLA VITA

La bellezza di ciò che è selvaggio e naturale si manifesta nelle fotografie di Andrew Zuckerman. Gli animali, fotografati controuno sfondo bianco e spoglio,rivelano un estetismo innatoche si dispiega nel solo fattodi esistere. In loro c’èl’essenza della vita. Una manifestazione di bellezza innocente, senza posa o artificio. Una complessa semplicità che fa dell’animale lo specchio di ciò che l’uomouna volta fu. Guardare il lorosguardo riporta direttamentead un’atavica dimensione, più vicina alla verità e al mistero dell’esistenza.

L’enorme varietà di creature che popolano il mondo si rivela ai nostriocchi, come si rivelanell’animalità la presenza di un’anima. Zuckerman,fotografo e regista newyorkese,ha ricevuto il premio D&ADYellow Pencil per la fotografia.Come regista ha diretto il lungometraggio “High Falls”.

ANDREW ZUCKERMAN CREATUREContrasto, 2008

DIVENTARESTILISTA DI SE STESSIÈ SEMPLICE

Se non puoi comprare abitifirmati perché troppo costosi,allora diventa stilista di testesso. È stata questa la pensata dell’inglese IrisBen-David, cratrice del sitostyleshake.com, un servizio in rete che permette al navigatore in cerca di un capo di abbigliamento di disegnarselo secondo i propri gusti.

Da qualche mesedisegnare e cucirsi un abito su misura, grazie a quest’idea,è molto più facile. Si sceglie la stoffa che si vuole e si disegna il modello,secondo le proprie esigenze,indicando tutti i dettagli.Infine, si definiscono i particolari dell’abito:plissettato, con sbuffi, perlineo strass. Realizzato il bozzetto,nel giro di pochi giorni si riceverà a casa il vestito. Un modello unico che volendosi puo’ anche condividere con altri utenti. I prezzi dei modelli più gettonativanno dai 133 ai 200 euro.

www.styleshake.com

MUSICA GLOBALE DAL VIVOA PORTATA DI MOUSE

La musica globalizzata suonata nei miglioriclub sparsi nei quattro angoli del pianetadirettamente a casa vostra, a portata di mouse, senza muovere un passo. È l’iniziativadi Awdio (www.awdio.com), sito che diffondein streaming musica rigorosamente dal vivo.

L’iniziativa è stata finanziata da un giovaneguru-designer-hacker francese, il trentenneOra-Ito (è un alias, il suo nome è Morabito), un mito tra gli aspiranti fashion-designer che popolano la rete.

La giornata musicale proposta da Awdioporterà i navigatori nelle atmosfere glamourdell’Hotel Costes di Parigi al Prince di Melbourne in Australia, passando per il Qbardi Bangkok e lo Yumla di Hong Kong, per poi ritornare ancora a Parigi, al Colette, e in Oceania sulle note del Lounge. Ce n’è per tutti i gusti, visto che i club che fannoparte del progetti sono quasi cinquanta. Awdiopropone anche eventi speciali: concerti, dj setcon le star internazionali della consolle.

L’accesso al sito è semplice. Una lista di locali a seconda dell’ora compare sulla home, è sufficiente cliccare per attivarel’ascolto. L’Awdio world map aiuterà il navigatore. Il tutto è gratuito se la selezioneè limitata a due location e 60 secondicontinuativi di ascolto. Ma con unabbonamento mensile di 9 euro mensili si puo’ accedere a tutti i locali che adericonoal progetto.

www.awdio.com

PINNA,IL PRIMO OBIETTOREDI COSCIENZA

Pietro Pinna è entrato nella storia come il primoobiettore di coscienza in Italia. Una vicenda raccontatanel dvd “La mia obiezione i coscienza” (Euro 12,50, info www.infinitoedizioni.it).

Nella sua casa di Firenze,ormai settantacinquenne, il protagonista parla della suavicenda con l’entusiasmo della prima volta. Figlio di una famiglia indigente che viveva a Ferrara, subitodopo la fine della guerra,sente in una piazza un discorso di Aldo Capitinisulla nonviolenza e l’antimilitarismo. Ne restacolpito. Quando l’annosuccessivo deve partire per il servizio di leva, arriva a Lecce già con forti dubbi,accresciuti dall’atteggiamentodei commilitoni verso un servizio alla patria consideratoquasi sacro. Così, dopo tremesi di addestramento, Pinna decide di opporre il suo rifiuto. Inizia così una girandola di celle di punizione, denunce,incarcerazioni e processimilitari dall’esito scontato.

BRUNO DI MARCELLOIL CASO PINNA. LA MIAOBIEZIONE DI COSCIENZAGothic, 2008

IL CUORENERODEI GIOVANIITALIANI

“Nazirock” (euro 14,90) è un documentario che conduce lo spettatore nel cuore nero delle nuovegenerazioni. La macchina da presa entra nei radunideliranti, nei concerti violentie sfrenati, nelle sediperiferiche, ma senzaaggredire, condannare o zittire. Un viaggioinquietante nelle teste dei giovani neofascisti e neonazisti italiani. Una generazione che si materializza nelle curvedegli stadi, nell’odio feroce per poliziotti e carabinieri, nei concerti di rock identitario,nelle manifestazioni razziste,negli incontri internazionali a cui intervengono delegazionida tutta Europa (Falange dallaSpagna, Npd dalla Germania,Nova dreapta dalla Romania)e nei raduni elettorali. L’autore Claudio Lazzaro,giornalista e fondatore della Nobu Production, piccola casa di produzioneindipendente, aveva già realizzato nel 2006 il documentario “Camicieverdi: bruciare il tricolore”.

CLAUDIO LAZZARONAZIROCKFeltrinelli, 2008

| fotografia | | multimedia |

Page 38: Mensile Valori n.58 2008

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| future |

ROBOTUTILICOME BADANTI

La domanda posta dal ricercatore di roboticaCharlie Kemp è banale: «come rendere utile un robot?». La sua riposta si chiama El-E, un robot altopoco più di un metro e mezzola cui unica funzione è raccogliere oggetti. Basatosu una semplice strutturameccanica governata da un piccolo processore, El-E è dedicato ai pazientiaffetti da malattie degenerativegravi, come la sclerosi, che riducono progressivamentele funzioni e le capacitàmotorie. Il robot svolge l’unica funzione di seguire il raggio laser manovrato dalla persona, recandosi sul punto indicato per raccogliere un oggettoriportandolo alla persona. Il laser è il solo mezzo di comunicazione previsto.L’interesse è sul principioadottato da Kemp: vedere il mondo reale come una “interfaccia”, trasformandolocosì a beneficio di soggetticon funzioni parzialmentecompromesse in un «mondocliccabile e interagibile».

Tra gli upgrade previsti e in fase di sperimentazione,l’apertura di porte a comando e il sollevamento della persona e trasportoall’interno della stanza.

FOGLIESOLARI PER IL CALDOGLOBALE

Pannelli solari come foglie di rampicanti da installaresulle facciate delle case. Uno studio di designer di New York City ha presentatoil progetto Grow, trasformazionedi un pannello solare in piccole strutture, a forma di foglia, in grado di catturarel’energia solare e che hannopresto colpito l’immaginariodei blog di design e modelli di vita ecompatibili. Le cellefotosensibili sono applicate a dei fogli di plastica di coloreverde, particolarmenteresistenti e vengono installatesulle pareti esterne della casaproprio come se fossero un rampicante vegetale. A differenza del pannellosolare rigido garantiscono un effetto estetico di diversoimpatto, soprattutto per la loro mobilità con il ventoche le rende simili alle foglie.La resa energetica è inferiore,in rapporto alla superficie, a quella di un pannellotradizionale al pari del costoal metro quadro. Secondo i designer la diffusione di Growsarà tuttavia particolarmenteimpattante e apre nuoviscenari di design che coniugheranno estetica e funzionalità in un settore in forte crescita.

BIKE SHARINGE TENDENZE MOBILIPER UN TRASPORTOPIÙ TRENDY

Soluzioni alternative per il trasporto semprepiù trendy. Mentre anche Milano si appresta a dotarsi di progetti di bike sharing sul modellodi Berlino e Parigi, il mondo della moda guardaalla bicicletta come fenomeno di grandetendenza e attualità.

Wheels and Hells ha visto sfilare a Londrastilisti indipendenti e biciclette mentre una operazione di visibilità di un marchiostatunitense ha visto decine di biciclettearancioni incatenate un mattino a pali ed alberi di New York City.

L’impegnativa operazione di guerrigliamarketing ha costretto la polizia newyorchese a un ampio lavoro di rimozione ma l’immaginariocolpito è quello di una classe media semprepiù attenta ai fenomeni di comportamentisalutari ed ecocompatibili. Segno dei tempi,sulle strade italiane sono così comparsi i primiSegway, due ruote sviluppati in verticalealimentati ad energia elettrica finora visibilisolo in qualche telefilm americano.

Tendenze e piccole furbizie: una società di noleggio di automobili ha lanciato il primoprogetto di compensazione automatica delle emissioni. In base al chilometraggioviene prevista la compensazione ambientaledei gas emessi, riportata come voce in fatturacon corrispondente versamento per nuovepiantumazioni.

POST-ITINCONTRINON VIRTUALINELLA CITTÀ

Come ci si incontra nelle metropoli e come e quanto queste dinamichedisegnano città temporanee?Giovanni La Varra e MartìPeran hanno lavorato su questo concetto per allestire un progetto di mostra e di studio che sarà“interagibile” fino al 25 giugno a Barcellona.

Post-It City è «un dispositivo di funzionamento della cittàcontemporanea che riguardale dinamiche della vita in pubblico, i comportamentidegli individui, le loro modalitàdi incontrarsi, stare insieme,aggregarsi, riconoscersi e distinguersi in modo nontradizionale». Ma Post-It City è anche una forma resistentealla diffusione di forme virtualidi incontro e all’omologazionedel “comportamento in pubblico” nella cittàcontemporanea, una cittànella quale, come ricorda Ed Soja, «anche se non vuoidevi rispettare il tema che ti è assegnato».

Nuovi spazi collettivi si affiancano ora alla rete di luoghi pubblici checonnotano la città consolidata.Spazi improvvisati di socialità divengono luoghi di appuntamento e trasformazione dei flussi di percorso.

MONTAGNARDPASSIONEGRATUITA PER I MONTIRIVISTAL’idea di dar vita alla primarivista gratuita italiana che parlasse solo di montagnaè venuta a un gruppo di amiciaccomunati dall’amore per le cime innevate. «Il nostroè un progetto editoriale che tenta di scardinare alcunicapisaldi dell’informazionecontemporaea». Così scrivono i responsabili di “Montagnard”.Alle spalle, infatti, non hannograndi case editrici, ma unostudio tipografico di amici che sostiene il progetto della cooperativa editoriale.

Non c’è una redazioneclassica, ma scrive chi ha voglia di raccontare un viaggio appena concluso,un’avventura fra i monti, una gara. Uno sguardo sul mondo da una prospettivadiversa, che pone la natura ed il suo rispetto comepresupposti essenziale di ogni ragionamento.

La rivista che ha unatiratura di trentamila copie, non si trova in edicola, ma in 400 negozi di sport in tutta Italia, in 60 gare di montagna, nei rifugi, ufficituristici,scuole di sci, librerie.

www.montagnard.net

ESPERANTOCANDIDATOAL NOBEL PER LA PACE

«Bonvenon al la legantoj».Questa frase significa«Benvenuti ai lettori» - di Valori naturalmente - ed è in Esperanto, linguauniversale nata nel 1887 periniziativa del medico polacco Ludovico Lazzaro Zamenhof.Esperanto vuol dire infatti«lingua internazionale del dottore che spera».

La sua finalità non è quelladi sostituire le linguenazionali. «Noi esperantisti - spiega Renato Corsetti,presidente dell’Associazioneesperantista italiana - siamotra i più convinti difensori del valore della diversità delle culture, e sostenitoridella pari dignità di tutte le lingue. L’esperanto è per noiuno strumento di conoscenzadelle altre culture. Esistono infatti associazioniesperantiste in almeno 120 paesi, cioè in ogni angolo del mondo».

In Italia i cultori di questalingua sono circa diecimila.L’esperanto, insieme al presidentedella Commissione europea,José Manuel Durao Barroso, al presidente algerino, AbdelazizBouteflika, e all'ex cancellieredella Germania, Helmut Kohl,figura tra i candidati al premioNobel per la Pace 2008.

www.esperanto.it

RISPARMIAREENERGIACON ECHO ACTIONÈ PIÙ FACILE

Si chiama Echo action ed è un progetto che ha due obiettivi: da una parte il risparmioenergetico, dall’altra lo sviluppo delle energierinnovabili. È rivolto alle famiglie, non più di 200 per volta, per orientarne la “domanda”verso forme di consumo energetico più responsabili.

«Gli aderenti vengono suddivisi in gruppilocali - spiega Pier Luigi Gianetti presidente di Alerr Foundation, Agenzia lucchese energiarecupero risorse - con un percorso che prevedediversi livelli di impegno. C’è un primo livelloche riguarda una revisione critica degli stili di vita e dei consumi. Un secondo livello che si concentra sull’attuazione di soluzioni a basso costo, facilmente applicabili. Un terzo livello per chi vuole realizzareinterventi sulla propria abitazione o i proprimezzi di trasporto che richiedono un maggioreinvestimento economico».

Il progetto prevede una rete di 15 installatori,trasparenti e affidabili. «In genere solo il 10 per cento delle famiglie coinvolte aderisce al terzo livello - conclude Gianetti -. Il maggioreostacolo è di tipo culturale. Ecco perchériteniamo importanti sia i momenti formativisia la presenza di altri Comuni nel ruolo di osservatori».

www.echoaction.it

SUONO IN NASCITAAIUTALA GESTANTE

“Suono in nascita” è un percorso per mettersi in cammino in modoconsapevole nel ritmo della gravidanza. Attraverso il linguaggio sonoro,la donna si mette in contattocon le trasformazioni che avvengono in lei.

Renza Benvenuti,ostetrica-musicoterapista,accompagna alla nascita le donne che desideranoconoscere l’intensità della relazione madre-bambinoattraverso l’esperienza sonora prenatale e acquisireconsapevolezza del ritmo del proprio corpo, così da essere facilitate e preparatead affrontare il parto e i primimesi con il bambino.

Il percorso “Suono in nascita”prevede un’esperienza praticadi approccio al linguaggiosonoro sensoriale, ascoltomusicale, vocalizzazione, canto e movimento. Attraversoil suono e la voce il piccoloconosce, sperimenta, comunicacon la madre, ovvero si nutre sensorialmente di lei.

www.suonoinascita.org

| terrafutura |

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| indiceetico |

VALORI NEW ENERGY INDEX

ROLLANO TUTTI. TRANNE LE AZIONI DEL VENTO. Che fanno chiuderel’indice verde di Valori a +15,75% dopo un anno e mezzo di gio-co. Mentre soffre l’indice delle compagnie petrolifere (+2,35%),

penalizzate da un dollaro sempre più debole rispetto all’euro. L’energia eoli-ca ha ormai raggiunto costi di produzione competitivi con le altre fonti dienergia e presto potrà fare a meno dei sussidipubblici. Non solo: secondo l’istituto di ricercadanese DHI, l’eolico è la fonte che consuma me-no acqua in assoluto. Per produrre il fabbisognoenergetico medio di una famiglia europea (5MWh) con la forza del vento servirebbero in-fatti solo 5 litri di acqua all’anno, contro i12.500 del nucleare e i 20.000 del petrolio. «Cibastano due secchi di acqua per lavare una vol-ta all’anno due turbine da 3 MW», spiega Wen-zel Kruse, vice-presidente di Vestas Wind Sy-stems. «Di più non abbiamo bisogno». Se, comesi prevede, l’acqua diventerà sempre più scarsae costosa, i pionieri del vento potranno dormi-re sonni tranquilli: l’energia eolica non ha setedi risorse idriche..

Due secchi di acqua all’anno

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO14.03.2008 DAL 30.09.06 AL 14.03.2008

Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, SpagnaBallard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, CanadaFirst Solar Pannelli solari Phoenix, USACanadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, CanadaConergy Pannelli solari Amburgo, GermaniaSolar Millennium Pannelli solari Erlangen, GermaniaFuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USAGamesa Pale eoliche Madrid, SpagnaNovozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, DanimarcaOcean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran BretagnaBiogas Nord Biogas Bielefeld, GermaniaPhoenix Solar Pannelli solari Sulzemoos, GermaniaQ-Cells Pannelli solari Thalheim, GermaniaRePower Pale eoliche Amburgo, GermaniaSolarworld Pannelli solari Bonn, GermaniaSolon Pannelli solari Berlino, GermaniaSchmack Biogas Biogas Schwandorf, GermaniaSunways Pannelli solari Konstanz, GermaniaSuntech Power Pannelli solari Wuxi, CinaVestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca

+15,75%

-9,43%-35,65%-32,86%-0,10%

-61,17%-75,20%-41,74%61,81%-10,96%-34,25%-79,19%

117,69%43,25%

175,41%-37,60%31,18%-65,82%-13,56%-25,10%

222,28%

UN’IM

PRES

A AL

MES

E

€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi

I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)

20,55 € 4,57 CAD120,38 €5,92 CAD

14,79 €25,07 €5,52 $

27,96 €399,50 DKK

11,87 $9,50 €

32,00 €46,27 €

153,13 €27,04 €38,79 €12,00 €6,50 €

30,51 $506,00 DKK

Cdi Mauro Meggiolaro

Ricavi [Milioni di €]

13,58

52,70

Utile [Milioni di €] Numero dipendenti 2005

2006

- 6,5 n.d.

4723

in collaborazione con www.eticasgr.it

Amex Oil Index [in Euro]

Valori New Energy Index [in Euro]

2,35%

15,75%

Rendimenti dal 30.09.2006 al 14.03.2008

First Solar www.firstsolar.comSede Phoenix, Arizona (USA)

Borsa Nasdaq, New York

Rendimento 30.09.06 – 14.03.08 n. d.

Attività Produce moduli fotovoltaici “a film sottile”. Al posto del silicio, i moduli First Solarutilizzano come materiale semiconduttore il tellururo di cadmio, che li rende menosuscettibili alle alte temperature, consentendo una maggiore produzione energeticain condizioni climatiche molto calde. È quotata al Nasdaq dal novembre del 2006.

RReeddaazziioonnee:: vviiaa ddeeggllii SScciiaallooiiaa 330000119966 RRoommaatteell.. 0066//3366000022551166ffaaxx 0066//3322882288224400lloo..ssttrraanniieerroo@@ccoonnttrraassttoo..iitt

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La cultura italiana

anestetizzata

Il Kosovo e

l’autodeterminazione

La Bulgaria

vent’anni dopo

La filosofia radicale

di Agnes Heller

Quattro poeti

albanesi

In Russia,

paese corrotto

Mereu e il passato

della Sardegna

Gli ultimi film

di Hollywood

n 94

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Dall’Italia: Se e per chi votare/Dall’Europa dell’Est:

Dossier Bulgaria, La questione kosovaraAgnes Heller, Eduard Limonov, 4 poeti albanesi/

Omaggio a Anselm Kiefer/Ultimo cinema Usa

Page 40: Mensile Valori n.58 2008

| 78 | valori | A N N O 8 N . 5 8 | A P R I L E 2 0 0 8 |

Un 2008 da paura Il G7 sta a guardare

Crisi mondiale| globalvision |

di Alberto Berrini

L G7 DI TOKIO A FEBBRAIO SI È CONCLUSO CON UN BILANCIO DELUDENTE. Ha ribadito, come lasciavano prevedere i nuovi dati, le preoccupazioni per la congiuntura internazionale, che risentirà del forte rallentamento (o recessione?) dell’economia statunitense. Ma nessuna proposta di politica economica è emersa con forza.

Il rallentamento dell’economia mondiale è ormai un fatto. Secondo le stime di fine gennaio del FondoMonetario Internazionale, che presto dovranno essere riviste al ribasso, i tassi di crescita del 2008 sarannoinferiori a quelli del 2007. Ma questa frenata non dipende dall’offerta di credito, cioè ha poco a che vederecon la crisi finanziaria. Le banche hanno continuato a prestare soldi a imprese e famiglie e, almeno per ora,il pericolo “credit crunch” (un grave irrigidimento delle condizioni di credito) non si è materializzato.

La crisi che colpisce gli Stati Uniti parte dal crollo dei prezzi delle case e dalle possibilità di spesa, ad essicollegate, da parte delle famiglie americane. Quindi riguarda il versante “reale” dell’economia (con l’ovviocontributo di quella finanziaria, soprattutto in termini di aspettative negative) e, in particolare, la domanda.Ma oggi non si vede chi possa sostituire la locomotiva americana, almeno in termini di consumi, cometraino dell’economia mondiale. Le altre “grandi economie” sono infatti tutte “export oriented”. OsservavaRoubini, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera a gennaio: “La ripresa in Europa è stata trainatadalle esportazioni. Lo stesso vale per il Giappone, mentre in Cina le esportazioni contano addirittura il 40%del Pil. Anche ammettendo che Cina e India continuino a crescere (la loro spesa per consumi in totale

è di 1.500 miliardi di dollari all’anno, mentre quellaUsa è di 9.000 miliardi), non avrebbero la forza di compensare la caduta dei consumi americani”. Un quadro abbastanza chiaro e preoccupante, menochiare le ricette di politica economica da adottare. Il credo neoliberista, sull’onda della pressione dei mercati finanziari, punta ancora una volta

sulla riduzione dei tassi di interesse. Ma una politica monetaria espansiva può dar fiato a un sistemafinanziario vittima dei suoi eccessi, ma può poco contro le aspettative negative di consumatori e imprese.Inoltre bassi tassi di interesse favoriscono i consumi a patto di contrarre nuovi debiti e, in questo momento,non abbiamo bisogno di aumentare l’indebitamento, soprattutto negli Usa.

Un discorso analogo vale per la politica fiscale. In assenza di aspettative positive di imprenditori e consumatori, una riduzione delle tasse si trasforma in risparmio e non fa ripartire consumi e investimenti.Ma non si può prescindere dalle situazioni dei singoli Paesi né da chi sono i beneficiari. Per incidere sui consumi le manovre fiscali dovrebbero favorire le famiglie più in difficoltà.

Il neoliberismo è alle corde, nei risultati concreti e nell’incapacità di fornire soluzioni alle contraddizioniche emergono. Abbiamo l’opportunità di mettere in discussione questo modello e il dovere di cercare strade nuove. A partire dalla risposta da dare alla crisi, che ha una causa evidente: l’iniqua distribuzione del reddito nel mondo, che negli ultimi decenni ha premiato profitti e rendite a discapito del lavoro. Salari al ribasso e riduzioni fiscali generalizzate, favorevoli ai più ricchi e con riduzioni delle prestazionidello stato sociale, sono la vera causa della recessione in atto. In conclusione: la crisi è di domanda e la causa è distributiva. Serve è un maggior equilibrio nella distribuzione di tutti i redditi. .

I

Negli Usa è in crisi l’economia reale.Crollano i consumi e il taglio delle tasse non serve. Ne risentetutto il mondo. La vera causa: una distribuzione iniqua dei redditi.Profitti e rendite vincono sul lavoro

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