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Marina Pizzi Declini

Marina Pizzi Declini - WordPress.comla curva della notte e la fanghiglia simulano bonomia brevettano soqquadri nel poco eterno livido del petto. con lo spessore tipico del basto la

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Marina Pizzi

Declini

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Martin DislerTecnica: Acrilico e carboncino su carta

Dimensioni: 140x107 cmAnno: 1989

Collezione privata

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1.zuppe e declini all'angolo dell'ultima stradaquando le conventicole dell'ombraa tutta manna brevettano la cenerelieto il morire finalmente!

2.attori di soppiatto quasi una statuacosì a far di remo per capireindagini ecumeniche ed indizi

3.appunti di sorpassi da questo indietroda questo corriere dei piccoli permanentivedere il mondo da indici di fagotticomunque la perdita senza la fronte querulastarsene d'angolo in gola alla forca

4.un agguato e l'eremo è morenteun furto e la casa si balbettauno strattone e la foggia si stracciaun punto in più o meno e l'abaco si spaccauna preghiera e la cometa ne risente alla baldanzaun asilo e l'esilio dà viottoli di baci:le conseguenze del minimo maggiore

5.la noia è la crosta del visibileil grembiulino afono del greggeapposta si va ai rituali al teatrino delle marionetteper perdere un po' di noiaper scardinare le pozze del sangueper farne aureole vivaci

6.una gerenza d'ascia questo boccone salsoin crudo dorso rispettare il ventovenuto su un livello di vendetta

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7.un lamento di assolo in tutta la rondaun lamento assoluto senza inizio né fineè questo petto in forse ormai da semprein era di ecatombe, in breve velola pendula vela del morentequando anche l'alunno muoree ben presto il maestro è soloun chicco e la risaia è immensa

8.coprimi con l'era in forsecon le stampelle vuotee dimmi un atrio grande come una scossadentro la darsena l'ingombro della rottaquesta temibile pena in foggia da ecatombeeco del lutto torto di fandonianella faccenda il rogo della malia

9.un salottino di primi maghi quando si giocavae il vandalo elevato alla potenza era ben lontanoe lo sfasciacarrozze del sangue era ben lontanoin un manipolo di cespugli si giocavaalla costanza del trenino all’acqua magica,con la penuria del dopo l’avvento di costringerefrasette di commiato la stasi darsenaseguita dall’attesa in frode d’ascia.

10.e poi svolò l'aureola nel pozzoquale pianto di nenia a far di fatoquesto percosso schema della casainutile a capirsi. il lesionante stipite del boial’autunno nodo che ti prende il fiato.

11.distino da me il soqquadro e la raduraquesta temperie di docilità arresaappena ad imbucare il fato esattochissà qualora un'entità feliceio sia recessa panica violetta!

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12.avrò vent'anni ma il calice è neronerissimo l'urlo della specie sottrattanella faccenduola gravida del piantodove la vena inchioda un sangue nerobravura del commiato mare di scontroda sotto il mento un sì che non ha valorema sisma di cometa l’erba panicaridotta ad un cimelio di facciata

13.quel che resta delle parole è un imbrunire di spondauna spada di fionda come ad intristiresenza dire ché rimanenze di sensoda abluzioni di scritture ed oralitàoggi un chicco di cresima alla crisi del cristallo

14.nel lutto del malessere perpetuola ciotola riposta sotto le gambe del tavoloquale pagliaccio illustrerà il morire?

15.in una pozzanghera di cenerel'inguine del futuroquesto amanuense stadio di cicalecredule perle di cespugli vuoti

16.qui sul posto dove è mangiucchiato il giornola nullità dell'atrio e della cornucopia

17.riduci di me il bavero in ossigenosequestra questa tanica di fuocodal fiumiciattolo del lutto ritornantefammi viandante di un estro veramente!

18.si appagò la grotta in un declino(poi venne altro quale una donazione)in un pavimento di smanie il primo amoreirruppe di sé le tavolozze della pittura liberaper declinarsi in tutte le sfumatureconcesse all'alba degli amanti.

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19.quale un'aureola in tana di faccendasi distanziò la vita.da allora in poi un'etica di sfrattoconsumò l'ardire in un veleno in atto.

20.il commiato che ascrivere eredità e vendemmiacerto non patirà dacché la gioiadi certo la cometa del sorrisoapporrà ad un pomello della portalettere buone e conoscenti angeliper pertinenze di scienziati frutti.

21.ho il freddo di chi vive modestoimpresario del sale in uso all'acquadocile enigma mano sul da farsiincognita comunque dove il velodell'ora stenda cometa in libera uscita,l’uscio aperto in una mole di luceil fulcro scivola a non dar perimetro.

22.con un foulard appeso appena al collola curva della notte e la fanghigliasimulano bonomia brevettano soqquadrinel poco eterno livido del petto.con lo spessore tipico del bastola schiavitù comanda a far di vizioqualunque mossa di speranza accortail nulla della nuvola che passa.

23.qui si gioca di pergole e silenzidove balbetta il vento lo stoniodi uno qualunque arreso sulla riva.qui si perfeziona l'avanzo del superstitel'acqua scaduta al centro della zatterala musa in attonito che non dice più.

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24.in un gioco di squilibri ho visto l'ombraanarchica votata per le scale e i precipiziinnamorata d'eco sposa al bacco nerola luce del rovescio. invece qui l’agostoimpallidisce con i discoli del sanguei bambinetti scalfiti dalle corsechissà dove volerebbero contentie invece si stemperano le nocchele mani verso il volatile che non c’è.

25.è sonnolento il pane che ben grazioso si prestaal lunario da sbarcare alla garitta da lasciarecontaminata filastrocca di una nottedolorosa vicissitudine d’inquietudineinnamorato anfratto in posa sentinellaun ragazzo qualunque col mal d'amore

26.qui si gioca di pergole e silenzidove balbetta il vento lo stoniodi uno qualunque arreso sulla rivaqui si perfeziona l'avanzo del superstitelo stipite duro della tana.

27.pentimenti del seno averti accantobracconiere dei sensi limite del tempotempo tu stesso e sillabario panicoaddentro alle urla di chi lascia scia di séle sciorinate scosse

28.con la cautela dei poveri do rettaalla confisca del sole appena alzatami pare canuto il verbo di guardarele aureole asprigne di favole ammucchiatein ordine sparso ancora accanto al letto

29.con un trillo di baci voglio andarmenemaretta nuova senza refettorioin preda alle vacanze delle storie.

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30.così di schianto l'eredità del voloquesto tramezzo che non serve a nientedacché l'eredità del volo è ben oltrela sintassi di steccati che non servonoall'ordine del fato al destino del veroall’intatto sconfiggere del tempo.

31.amanuense il catrame scrive ancorala chiarità dell'amo che si agganciaal discolo imbuto dell'esperienzaper porre nel disprezzo della sabbiale briciole nocchiere che salpanoverso scontenti in crisi in sonno e in veglia.

32.con il coriandolo nero di essere infelicetutta la povertà dei tarli s'insinua nei polsiscappare è un'enfasi inutileda qui a dovunque è così

33.le case scavate in mille cimiteriogni casa una guerra di piantoogni pianto una guerra di schiantocon le valanghe che non arretrano mainel circondario un cortile dirottoricorda le infanzie le fantasie del belloquando l'androne si apriva meravigliosouna corsa di amore poter stringersi fidanzati

34.l'infanzia l'ho trascorsa in sanatoriocon i finestroni e le terrazze per il sudario col solequando il tempo sembrava infinitoe soffocare nel male una perversione della bussolaquando i gatti mangiavano gli avanzie i fili di luce truccavano le morie senza salvezza

35.con un lutto di acrobata so sopportarel'angolo strenuo di un calvario vacuoodore di tenebra le braccia che non trovanoabbracci alle cimase degli strazi

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36.l’orto crudele al passero infeliceha messo le tagliole sugli alberiun pizzico di piume è rimastonon uccidendolo rendendolo guardingo.lo spaventapasseri è una vecchia conoscenzasistemata a veliero dell’aria:il passero felice scappa l’ortoper zolle incolte beate beanti.

37.oscùrati di per te solaabbi pietà di tepòrtati l'arcobaleno in gola!

38.le ore occidue all'angolo della boccariparano ad un continente che fu il corpoquando fu sano.ora l'occaso tremulo del labbroha la stamberga della gara persain tutta la faccenda della sopravvivenza.la goliardia dell’ebete non servirà la festaquesta arenata manciata di renapromessa a contarsi granello per granello.

39.i musicanti nel vano della portaportano voci di una ereditàin tutto e per tutto vinta da penombrail male enfiato e gli ossuti strazi.

40.immagine viva questa scaturigined'ombre velate quali non curanzed'angolo il credo della vedovanza

41.in un gioco di combriccola la smaniadi amare il fiore lirico papaveroper somiglianze alloggio. è per asiloil verso di mirarlo di caducitàcorso di fratello. sorso lo zelod’intonarselo senso del rossobavero la lotta dell’oggidì.

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42.in un rantolo di enigma ha preso il sorsoper le scoscese eredi dell’eclisse

43.l'angolo occiduo del buio profilarsicanta da una pianola infanteun richiamo acrobatico qualoraun indice d'ombre un breve baratroqui in pianura all'apice del ventole fughe delle nuvole non temonomomenti di arcobaleno pur financhedal comatoso greto d’ultimo segreto.

44.crolli declini giorni simultaneiil muso della notte.l'estro del respiro per non morirein collo alla fantesca del ricordo.

45.è qui che corre la libertà del salequesto scompiglio in angolo di pecedove il dolore si ammacca di dolorerestia la cicala a dar felicequesto spicchio di polso in nenia.

46.sotto l'ora di farmi morentel'immagine fioca della gioiafinalmente lo zero del reciprocoqui lì qua là la venia del soprusoil fuoco del veleno.immagine di artista non sarà la polverela bella chiosa di cantare il sognodi non essere presa ma liberata.

47.in una gioia di fiordo resti lo stemmadi perdere la sete. se finalmente il tono della lacrimasferzi il crimine mitighi la nebbia. in breve la verità del sanguesalpi all'altare del coma più felicela sapienza della fine il fine della strettoia verso il far canestro!

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48.mantice di ortiche l'ultimo respiroquesta filastrocca della preghierad'ingorgo d'ascia di chiamare dio.

49.con un percorso d'àncora votivavorrò arenarmi al musico votivoalla località del lutto della cenere felice

50.chiamami dal soqquadro della luce!scoiattolo di te torna a fartisì da scontare le madrise finalmente insieme con le cenerila foce del silenzio abbia a chiamarsifelicità di arrivo volo le nuche vive!

51.al giorno d’oggi mi dà panico l’oracorrere al soldo delle mani vuotecon la nomea del sole in solo scarto.al giorno d’oggi mi dà genio perderequesto blasfemo indice di accolitaforse traguardo di baciare il vento.al giorno d’oggi mi dà salto l’ombrabrava maretta di lasciare l’asciasotto il ventaglio del morente fato.al giorno d’oggi mi dà pena l’ertadell’imbrunire nell’età braccatadal segno meno in apice d’asprigno.

52.in un mannello di foglie rosse se non secchele disparenze continue.le ghiande perpetue fermentano pazienza.dove l'autunno è il vespro la mente una vespa che spazial’usato e l’intonso.di ruggine e fuliggine la bozza del giorno.

53.con la coda dell’occhio vado a piangerele verità sconnesse, il sale nero

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54.feritoie di amplessi queste sfere che ne risultanodi nessuna felicità. neve cutanea in tutto il corpocon il fuoco di sciogliere la gavetta di latta.c’è chi ride e chi è contento di questo spettro che cola.le unghie viola invernano senza speranza.i polsi duri si spezzano sotto il peso del petto.le lanterne dei credenti hanno il perno marcio.il subitaneo intralcio della marea ingoia molti stagni.

55.con un occaso al calvario della funesta la maretta atavica del ventola voglia di buttare, gettare.

56.è morto l'alfabetoè morto l'angolettoè morto l'angiolettoè morto lo scoiattoloè morto il giocattoloè morto l'attore della giostraè morto l'attacchino che attaccava i manifesti dei filmè morto l'ortolanoè morto il bibliotecario virtualdigitaleè morta la gloria immaginaria

57.con il lutto sull'iride ti guardoerba baciata da uno sguardo appena

58.è un dolore che s'intoppanel lavorio di un'iconalestissima a sparireper spartire un avvio tra luce e buioqui sotto il gomito del sillabario nerola ridanciana trottola del fatoa turno a turno non ricorda il viso

59.permetti di me non offeso orgogliola foce nuda il lavorio del semesul far d'intemperie le balconateconserte sul bastione di prigione.

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60.par triste dover permettere l’ombrabarricare le case al nero pecesolo perché la sponda si rintanain un crocicchio salso e bruciacchiato.ma la paura è panico di sforzosotto il verdetto della lena d’ertaguerreggiata la fronte il petto a scudoper rifocillare abaco il segreto.

61.e con lente elemosine questo restarepaziente amore e sotto il letto il tetroavanzo del mondo, dove non venneche libertà di schiava vacanza e motto,dove le foglie cadute o per in piediscontavano la taglia della mortedove il vano notturno senza amoremedicava col sale le germogliatemorie di stanze in bilico col coma.

62.ho un cuore in arrivo fatto a velodromoper un altro buon corso finalmentedopo la venia di stare perpetuosotto il cornicione ad aspettare.

63.era che imparava da una lanternail tremolio contento di essercinel sottobosco tremolante a far da scudoalla moria delle ombrebene la luna confondeva i casidella molteplice natura sotto i passiera una moralità di placenta per tutti

64.in coda alla disamina del borgoho visto il bugigattolo del maestrogli arnesi ottusi di una vita spentaappesi al muro a fiaccolare il giorno.

65.sorgeva il mondo un apice di ventoquale clangore un gomito d’asciail buon linguaggio di guardarsi vivinonostante la resina del guscio.

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66.e si flette il tedio in un verdettoamanuense tortura di pazienza.

67.quasi al cospetto delle rondini fa riderequesta fausta armonia del credole mani belle delle bambine brevie dove viene intrisa la vendemmiaesatto molo di navi senza spigoli.

68.aver di fine un'ansa di dunaquesta maretta chiusaapice scosceso in una pozzacomunque buona al silente dolcissimofiume che fu.

69.ho pagato il silenzio un mare magnumuna sconfitta lesionata e prosperadove si allinea la sera del mar chiusoe la nebbia è cometa di vendettein men che non si dica una combriccoladi folletti. la paura laconicadel vano stato dove la resinas’intana alba-cometa d’inganno.

70.chiuso il conforto in un'erba marcias'incastonò la vetta tanto anticaquella ilarità che fu l'avventograziato sotto l'indice del ventoa fare da verdetto. invece dopola rotta precipitò in un disagioagito dalle fughe di veleniche per cipressi vollero le spighe.

71.in un far di soppiatto le lenzuoladivennero nere.

72.in ordine al coltello della lunavoglio l’incavo calmo di colmareil sonno nel sommoaltare sommo di dimenticanza.

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73.il più piccolo è scalzo eppure camminadavanti a tutti.tra le colonne del colonnatoesplode di gioia.

74.la noia della foce avvento d'asciala lapide. il girotondo del faroné credulo né ramingo di alcunché.

75.le gimcane del forse per atletaquesta manciata d'animule divietele nullità guardinghe sul comunque terrale libertà negate. appena ingratala gioventù comunque dove si arretridi lingua in lingua un apice peccato.

76.l'anima nera dell'abaco che muoreè un bambinello di primo conto attoredove le resine del palio in crisantemoconvertano nei morti il bel sorriso.

77.dove le donne al fato estremo chiusesono le alette belle delle rondiniquelle gimcane al fallodi cantiere le primizie senza eden.

78.è passato il treno dell'olimpiadeil treno allegro degli atleti nomadi

79.con la lapide a far da crocicchiol'inverno delle liriche corsarequesti conventi d'angoli letargicile rughe con le risate imbalsamatetanto per non perdere la chiaveo la vendemmia nuda del vino ghiacciato.

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80.in un turno di filigrana vorrei amartinottambulo sparviere senza predepadre del palio che mi ronza intornosenza le vene piene delle rondini.elemosine povertà così per tuttele singole bravure senza l’ecoin gola al vento che ritorna spessosorpasso di sé senza più mai il sole.e tornami nel male della renditapavone stempiato il corpo in una fossavolta comune così come il sorrisodegli sposi premuti contro lo specchio.

81.avvento di miracolo guardartidal rantolo dell’eremo che sonoconvegno del malconcio riprovarele vene piene che pulsano emozione.

82.con la febbre negli occhi ora ti agguantoad inventarmi qualcosa da dio grandiosouna cicale nuda di preteseper sempre finalmente la feliceintoccabile pastella per le nozze.

83.le scale elementari il tempo di eccellenzacombaciano dolore, cialda nullaquesto cipresso intriso di bestemmiavestito sotto l’ombra della luce.

84.sull’inguine del fosso il balbettiodel remo guasto, questo disperatoavanzo di salsedine in segno d’asproaugurio di soqquadro dove penzolala zona del muretto analfabeta.

85.attorno alle fandonie della serail rigagnolo paria della notteil libercolo dell'ombra a proiettiledell'ora nera. il lupo che un po’ credulosconquassa le aritmie della foschia.la ghiaia della darsena fa pesoal fondale che non turbina niente.

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86.l'eredità del fulcro è solo un pariaandato all'altro mondo con un calciodi paravento. gli altri malatimontano alla paura. quale entroterrasfiderà il calvo volto del rantolo?

87.e morirò con l'apice nel sognocome cometa d'Ercole bambinola resistenza in bilico col forsequale permesso d'enfasi sul bellola quarantena erosa dall'imbutod'ombra la breve traccia di qualcosaio sono un niente di fronte alla gimcanacanestro di qualcuno io sono sola.

88.il vuoto è sotto tanica di mortee venga amore a comprometterlocosì labiale gioventù.

89.è tornato il salvacondotto per stare all’angolo,questa premura in procinto di commettereerosione sul calvario dello stato.intento e cimelio si annoiano comunquenella stazione d’ascia in mezzo la colonnadel male dentro. un incontro ne venissedal ponte dei suicidi.

90.le rendite del bosco è stare zittibestiola superstite, madre strenuaper la gimcana d'ascia dove pozzad’acqua benedetta dettame sfingeogiammai tradente.

91.appena di sopruso l’ombramalcerto bavero di costaeremo di sguardodolo di bordo palio di resisteregimcana querula

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92.l’estetica del cieloappena un peso di resinada una tasca dimenticatadove penuria e nuditàquasi un percorso doveil tic del bacio faccia da vendemmial’era corta del furto qui in elenco.

93.a turno le gimcane dell'avventoun padre nuovo da chiamare ventocosì come la cimasa intonsadesertica di nidi e figlioletti.

94.questo rimedio in pena quanto un verdettosilurato dalla sfinge della penombraquale un anfratto d'asino coi paraocchisì che vive spaccio delle semolela mole grande del pianto del gigante.

95.ancora un giorno d'ombra e di verdettogià postume le unghie nei capellinella malta cresciuta dentro i palmidi piedi nudi mani nudissimenel sima recidivo della rondine.

96.muse di alambicco le polveriche scrollano il migliore degli anemiciqualora dal fosso torni la renditala luce di lanciola per diritto.

97.il tarlo della rottaagenda d’asciabaraonda a calice di suoloprorompente addebito comunque.il parlottio dell’ombrarendita del selciato.la parentesi guardinga della garasa rendere infelici, meno esperto il guado.

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98.dammi una sottrazione ch'io possa rideredella mania che collezionaad armadio i fiori recisi.dammi un'addizione ch'io possa piangerela marea insita alla nucaad angolare spettro senza gioia.dammi un’attrazione ch’io possa direelemento di razione questo staremalanno come strale quest’erba chiusabraccata dalla sacca della notte.

99.con le mani a conca voglio amartiunguento della melma, mare storpio.

100.giorno di nullità tutta la vitasediola a dondolo senza la madreo l'io fraterno di un concertoplurale quanto il padre del possibile.

101.lanugini e soqquadri l'inverno addentrole manciate dei verbi che servonoper evitare l'angolo o la prodezza del mare apertodove piangono le genti che tramontanocon litanie marcite.

102.le nullità del sacro eppure in punta di piedisi entra per partecipare alla vittoriadel marecielo. eppure non bastaquesta bisaccia d'eremi minorial maggiore dondolio del vero.resta il pianto, il pianto restastazione di bivacco coma letargicoin giro con la luna dentro il pozzo.

103.dove il martirio ingoia la cicalaresta una morte gravida di calcei cesti vuoti le cornucopie stentele marette dell'abaco scontenteappena ritte a riguardare il dadosenza punteggio.

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104.con il crudo della vocealla stilla del bicchiere vuototutta la normalità del furtola mente nuda di carpire un versosolitario ingombro in questa vitastaccante dalle fiaccole del come,come faccio ad incidere un caminoliberticida e ghiaccio.

105.col capogiro sto a guardartiinguine di darsena all’indomaniquando saremo sazi ebeti controil passaggio dolente. in più non bastacontro la nuca la stamberga d’ascia.

106.è questo singhiozzo che sa di tritosotto il verdetto del comunque statoanima di demolizione motto di disordinevelo di cristallo sulla notte,tu che corri angolo vetustomare di niente teschio del breverovina dove resti o te ne vaianima di ammanco.

107.appello di latenza qui dalla penombra del gridodove l'oceano si smorza in un lagodi fandonie bambine.l'eredità è uno zigomo cattivo un gomito cattivopuntati d'acido al dado già trattoil verdetto del più che certodove avviene corrompersi nel sì di dovere.

108.appena di coriandolo ti vedosul far del foglio un verso che ti dedicofratello in dono di un oceano virgulto,spaesato amore storto sul comunquenudo. dopo nel dolo si continua scarlattia far di peso un comignolo di noi.

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109.un'avvisaglia di declini il tuo fu logicoquando il tempo contava poconel gioco delle resine le promesse di restare.è stata estate nel sale delle duneviso vivo il silenzio del dondololodato dalla cripta. il faraglione monelloavvisa di salsedine il futuro.

110.in un tarlo di sconquasso avrò badato a piangereil bilico e la stazzail gelo e la vendemmial'epopea marcia delle rondinisotto il costato di rantolo che sono

111.orto di abbraccio saperti accantoalla malia che far la vita rendeultimatum del riso finalmente.dall'altana scocca il petto della rondinefrazione d'anima dizione esatta

112.su quale scorribanda scorreria di paceavrò a baciarti indice a sollievodi tutte le cose il volo finalmentesgomberato il pugno della prigioneper una sterpaglia d'angeli venutidal dislivello alla pianura.

113.la clessidra che balbettail tempo che declinanella scadenza dell'ultimo scalinoquando la manna è un tavolo sbilencofelice di contenere i giochi schiusiverso il sentimento attivo di vedettacontro la morgue dai tavoli perfetti.

114.giocava di crepacuore la finestraquesto stonarsi in petto alla Giocondacosì per non capire l'erba vivao la palla che rotola felicein perno all'abaco che non sa contarei tonfi dai tuffi.

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115.girandole e trottole a febbre della nucal'ansia di vivere dal presepe al veroma contumace l'angelo e con la pece il cielodisgraziano la sorte e la sorgente interranonel ramo delle dune che non sanno difendersiné sfoderare un antro contro l'orcodel fardello che tonto si fa guardingo.

116.non ho cifrario di allegrezze né gemme d'ariasul leggio che alla vita contendemarginalità di origini convulseo petali compianti perché recisi:tali ne fummo invisi più che piantida sotto le radici che dispongonole goliardie o i rantoli in pieno fienoal porco.

117.torrente ad ascia tra ciottoliverità permesse all'angolo vuotodove non è permesso competerecon le tempie delle nuvole.attorno alla corolla il tuo doloreconversa con i petali il sentierodelle nomee serpigne. e se dimentichiti calano la fronte contro il sasso.

118.e se par freddo consumare il ventoallora la lettrice delle nuvoleavrà la sorte di sconfinare il cielo,o sotto scorta di questa avariala frottola comune e la sentenzaavranno scarto di vincita insieme.

119.con un fosso nella golala rendita del respiro migraverso pazienze d'amo dove la seteaccoglie mani di ruga alla sentenza,epperò domani mi farò più vivad'una manciata di ladruncoli per viaimbalsamata la rondine per far cipressoquesto filetto d'erba in bara chiuso.

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120.dove il sole è un'acredine di sconfittal'ultimo piano dell’edificio non consolané stabilisce rendite. in mano al foscoscaldino il sale immensoe la scalea del dio latitantestante qui la grotta sulla groppa d'ombra.

121.a repentaglio l'origine del cuorequi con le percosse che muranonel pane azzimo le stoviglie vuote.

122.con la bisaccia in eremo d'amoredi te ricordo l'essere scosceso, versole tentazioni di chi muoia spessocon le rane alle fungaie il dispiacered'essere. e poco conta il poeta intornose per dolore di sì tanta presail gong non si festeggi di verdetto.

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Marina PizziDeclini, 2007-2008

collana di Poesia: le betulle nane

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