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4° TRIMESTRE 2012 SOMMARIO Scienza e pensiero pag. 1 Montagne silenziose pag. 3 Archeologia e storia pag. 6 Luoghi d’arte pag. 7 Chiese e villaggi scomparsi pag. 8 Lingue dal mondo pag. 9 Cucina e alimentazione pag. 10 SOS patrimonio culturale pag. 10 Libri e interviste pag. 11 Notizie dalle sedi pag. 13 l linguaggio è, dunque, l’elemento fondante della nostra umanità, in quanto costituisce la dimensione del pensiero e ne consente l’espres- sione. La comunicazione verbale è l’elemento caratterizzante dell’omina- zione, cioè del processo evolutivo che ha condotto alla formazione dell’homo sapiens, e la storia della linguaggio par- lato da un gruppo umano è la storia del pensiero stesso degli uomini che a quel gruppo sono appartenuti. La consapevolezza della natura del linguaggio, e dell’uso che di esso fanno gli uomini, è uno dei mo- menti fondamentali del pro- cesso formativo di un ado- lescente che frequenta la scuola ed è per lui uno de- gli strumenti essenziali per ogni futura attività di lavoro. La conoscenza del linguaggio e della sua funzione può essere modulata in molti modi a seconda dell’età e del tipo di studi che affronta lo studente, ma deve essere elemento centrale della sua for- mazione umana, sociale e professio- nale. Esistono studenti che hanno la fortuna di cimentarsi con lo studio del greco antico e ad un certo momento del loro lavoro incontrano un verbo un po’ par- ticolare, che ha delle strane evoluzioni semantiche. Si tratta del verbo krino. Il professore insegna loro che il radicale del verbo esprime ori- ginariamente il concetto della divisione e della separazione, ma che l’ambito semantico del verbo, per effetto del processo storico di trasformazione cui è sottoposto, si arricchi- sce e acquisisce anche il concetto della distin- zione e della scelta, e in- fine finisce per espri- mere l’atto del giudicare. Colui che giudica, in effetti, opera una distinzione ed una scelta fra due condi- zioni, due azioni o due ca- ratteristiche che sono oppo- ste fra di loro. Il sostantivo connesso con il verbo e che usa lo stesso radicale è il so- stantivo greco krisis, da cui deriva il sostantivo italiano crisi. Una crisi è intesa nor- malmente da coloro che usano la lingua italiana come un momento di cambiamento peggiora- tivo, di trasformazione in negativo di una condizione positiva. A n vedere, però, l’ambito semantico del sostantivo italiano costituisce una ul- teriore modificazione dell’ambito se- mantico del sostantivo greco, perché viene dato un significato negativo ad una parola che originariamente non lo contiene in sé e, quindi, in riferimento alla sua etimologia, una crisi è solo un momento di separazione, di distinzione e di trasformazione, un momento in cui le cose cambiano, ma non neces- sariamente in senso negativo, una con- dizione di stabilità o di permanenza che si interrompe. La trasformazione semantica del sostantivo, e l’acquisi- zione di un significato negativo, è l’ef- fetto di un processo di trasformazione culturale presente nella storia di coloro che usano il sostantivo stesso. E qui termina la lezione dell’insegnante. Internet è un sorprendente regalo della scienza contemporanea, ed è un pro- digio tecnologico, di cui ancora devono essere ben compresi limiti e potenzia- lità. È un contenitore gigantesco nel quale si trova di tutto, dalle cose più insignificanti alle cose più nobili e su- blimi. Tuttavia questa cosa non ci deve sorprendere: anche il libro ha le stesse caratteristiche. Non è forse vero che nelle pagine dei libri possiamo leggere le cose più banali ed inutili e nello stesso tempo le parole di un uomo come Dante Alighieri, se non addirit- tura i testi sacri della nostra tradizione religiosa? Ma ancor più sorprendente è la diffe- renza d’uso fra i due strumenti di co- municazione. La consultazione di un libro dopo l’altro finisce per essere una cosa complessa, sia per l’impossibilità di avere a disposizione contempora- neamente tutti i libri di cui abbiamo bisogno, sia per la difficoltà a spostarsi rapidamente da una biblioteca all’altra; con internet invece accade un miracolo tecnologico: basta un clic e sullo schermo del nostro computer si affac- ciano rapide e docili tutte le pagine di cui abbiamo bisogno e che sono pre- senti nella rete. Faccio un clic sulla tastiera del com- puter e subito, sul sito della rivista Mi- croMega, mi compare davanti agli oc- chi un articolo del prof. Romano Luperini, italianista di grande fama. Si tratta di una intervista di Maria Borio al Professore. Leggo attentamente. L’articolo è di grande interesse. Il tema è quello della crisi degli studi letterari in Italia, della burocratizzazione del docente sia in Università che nei Licei, del disprezzo diffuso per le discipline umanistiche e dell’attenzione preva- lente posta nei confronti dell’economia e della tecnologia, del degrado della scuola italiana, di una eccessiva tecni- cizzazione degli studi letterari, attenti prevalentemente ad applicare metodi oggettivi e “scientifici” di ricerca filo- logica e lontani ormai dalla interpre- tazione critica del senso delle opere letterarie. Si parla poi di una vera e propria follia economica, perché l’uni- Scienza e pensiero Ma che cosa è questa “CRISI”? Coordinatore Editoriale Cristiana Barandoni L’uso del linguaggio identifica l’essere umano fra tutti gli altri essere viventi. Gli storici, gli antropologi, i neurobiologi e i neuroscienziati affermano che è proprio la capacità di articolare il linguaggio che consente la nascita di ciò che noi chiamiamo “il pensiero”. I

Ma che cosa è questa “CRISI”? - 50epiu.it · Il professore insegna loro che il radicale del verbo esprime ori- ... deriva il sostantivo italiano ... Faccio un clic sulla tastiera

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4° TRIMESTRE 2012

SOMMARIO

Scienza e pensieropag. 1

Montagne silenziosepag. 3

Archeologia e storiapag. 6

Luoghi d’artepag. 7

Chiese e villaggi scomparsipag. 8

Lingue dal mondopag. 9

Cucina e alimentazionepag. 10

SOS patrimonio culturalepag. 10

Libri e intervistepag. 11

Notizie dalle sedipag. 13

l linguaggio è, dunque, l’elementofondante della nostra umanità, inquanto costituisce la dimensione

del pensiero e ne consente l’espres-sione. La comunicazione verbale èl’elemento caratterizzante dell’omina-zione, cioè del processo evolutivo cheha condotto alla formazione dell’homosapiens, e la storia della linguaggio par-lato da un gruppo umano è la storiadel pensiero stesso degli uomini che aquel gruppo sono appartenuti. La consapevolezza della natura dellinguaggio, e dell’uso che di essofanno gli uomini, è uno dei mo-menti fondamentali del pro-cesso formativo di un ado-lescente che frequenta lascuola ed è per lui uno de-gli strumenti essenziali

per ogni futura attività di lavoro. Laconoscenza del linguaggio e della suafunzione può essere modulata in moltimodi a seconda dell’età e del tipo distudi che affronta lo studente, ma deveessere elemento centrale della sua for-mazione umana, sociale e professio-nale.Esistono studenti che hanno la fortunadi cimentarsi con lo studio del grecoantico e ad un certo momento del lorolavoro incontrano un verbo un po’ par-ticolare, che ha delle strane evoluzionisemantiche. Si tratta del verbo krino.

Il professore insegna loro che ilradicale del verbo esprime ori-ginariamente il concetto delladivisione e della separazione,

ma che l’ambito semanticodel verbo, per effetto del

processo storico ditrasformazione cui èsottoposto, si arricchi-sce e acquisisce ancheil concetto della distin-

zione e della scelta, e in-fine finisce per espri-

mere l’atto delgiudicare. Colui che

giudica, in effetti,opera una distinzione ed

una scelta fra due condi-zioni, due azioni o due ca-ratteristiche che sono oppo-ste fra di loro. Il sostantivoconnesso con il verbo e cheusa lo stesso radicale è il so-stantivo greco krisis, da cuideriva il sostantivo italianocrisi. Una crisi è intesa nor-malmente da coloro cheusano la lingua italianacome un momento dicambiamento peggiora-tivo, di trasformazione in

negativo di una condizione positiva. An vedere, però, l’ambito semantico delsostantivo italiano costituisce una ul-teriore modificazione dell’ambito se-mantico del sostantivo greco, perchéviene dato un significato negativo aduna parola che originariamente non locontiene in sé e, quindi, in riferimentoalla sua etimologia, una crisi è solo unmomento di separazione, di distinzionee di trasformazione, un momento incui le cose cambiano, ma non neces-sariamente in senso negativo, una con-dizione di stabilità o di permanenzache si interrompe. La trasformazionesemantica del sostantivo, e l’acquisi-zione di un significato negativo, è l’ef-fetto di un processo di trasformazioneculturale presente nella storia di coloroche usano il sostantivo stesso. E quitermina la lezione dell’insegnante.

Internet è un sorprendente regalo dellascienza contemporanea, ed è un pro-digio tecnologico, di cui ancora devonoessere ben compresi limiti e potenzia-lità. È un contenitore gigantesco nelquale si trova di tutto, dalle cose piùinsignificanti alle cose più nobili e su-blimi. Tuttavia questa cosa non ci devesorprendere: anche il libro ha le stessecaratteristiche. Non è forse vero chenelle pagine dei libri possiamo leggerele cose più banali ed inutili e nellostesso tempo le parole di un uomocome Dante Alighieri, se non addirit-tura i testi sacri della nostra tradizionereligiosa? Ma ancor più sorprendente è la diffe-renza d’uso fra i due strumenti di co-municazione. La consultazione di unlibro dopo l’altro finisce per essere unacosa complessa, sia per l’impossibilitàdi avere a disposizione contempora-neamente tutti i libri di cui abbiamobisogno, sia per la difficoltà a spostarsirapidamente da una biblioteca all’altra;con internet invece accade un miracolotecnologico: basta un clic e sulloschermo del nostro computer si affac-ciano rapide e docili tutte le pagine di

cui abbiamo bisogno e che sono pre-senti nella rete.Faccio un clic sulla tastiera del com-puter e subito, sul sito della rivista Mi-croMega, mi compare davanti agli oc-chi un articolo del prof. RomanoLuperini, italianista di grande fama. Sitratta di una intervista di Maria Borioal Professore. Leggo attentamente.L’articolo è di grande interesse. Il temaè quello della crisi degli studi letterariin Italia, della burocratizzazione deldocente sia in Università che nei Licei,del disprezzo diffuso per le disciplineumanistiche e dell’attenzione preva-lente posta nei confronti dell’economiae della tecnologia, del degrado dellascuola italiana, di una eccessiva tecni-cizzazione degli studi letterari, attentiprevalentemente ad applicare metodioggettivi e “scientifici” di ricerca filo-logica e lontani ormai dalla interpre-tazione critica del senso delle opereletterarie. Si parla poi di una vera epropria follia economica, perché l’uni-

Scienza e pensiero

Ma che cosa è questa “CRISI”?

Coordinatore Editoriale Cristiana Barandoni

L’uso del linguaggio identifica l’essere umano fra tutti gli altri essereviventi. Gli storici, gli antropologi, i neurobiologi e i neuroscienziatiaffermano che è proprio la capacità di articolare il linguaggio checonsente la nascita di ciò che noi chiamiamo “il pensiero”.

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2 SCIENZA E PENSIERO notiziario culturale

versità italiana spende molti soldi perfar laureare in lettere studenti che poinon trovano lavoro e si fornisce undato sconfortante: negli ultimi anni frai neo-addottorati della Scuola del Prof.Luperini solo due hanno trovato unimpiego in strutture universitarie, unoa Malta ed uno a Seul, in Corea. In-somma, dice il Professore, si parlatanto di crisi economica, ma la crisimorale e culturale non è meno grave eprofonda. La decadenza della ricercaitaliana, la mancanza di finanziamentie il collasso della scuola pubblica edell’Università sono sotto gli occhi ditutti: il degrado è intollerabile. Il Pro-fessore non manca, inoltre, di fare unasorprendente affermazione in meritoal fatto che l’Italia è un paese provin-ciale e che, nella storia degli Italianidel Novecento, dall’età di Mussolini aquella di Berlusconi, sono iscritti co-stumi, mentalità e comportamenti talida dare una connotazione antropolo-gica negativa al nostro paese. Per ri-mediare a questo situazione bisognache Università e Scuola, e con esse laterza grande agenzia formativa che èla televisione, siano riformate e soste-nute con adeguati investimenti. Poi, inconclusione, c’ è un’ultima considera-zione: l’alta cultura non ha frontiere ela cultura umanistica italiana non è ina-deguata a livello internazionale, anchese in questi anni la situazione sta inparte cambiando.Certamente qui la parola “crisi” assumeproprio quel valore negativo di cui so-pra abbiamo parlato, accompagnata peraltro da termini come “degrado”, “de-cadenza”, “collasso”.Dobbiamo osservare che la brevità e ilcarattere dell’intervista non possonocerto esprimere tutta la complessità el’articolazione del pensiero del Prof.Luperini, ma è certamente emblema-tica la sua drammatica denuncia.A questo punto ecco una magia di In-ternet. In una breve navigazione fattaall’interno del sito di MicroMega, percontrollare una citazione fatta dal Prof.Luperini, inserisco il nome di Luperinistesso nella casella con cui si attiva ilmotore di ricerca del sito e mi trovo difronte ad una pagina in cui, accanto altitolo dell’articolo che ora abbiamoanalizzato, viene citato il titolo di unaltro articolo, scritto dal Prof. AndreaInglese, insegnante di Liceo, in meritoalla visione del film-documentario Vi-deocracy, diretto nel 2009 da Erik Gan-dini. Lo leggo subito con attenzione,anche per capire perché il motore di

ricerca ha messo in relazione i due ar-ticoli e li ha presentati insieme sotto imiei occhi. Voglio cioè capire perché,attraverso la parola “Luperini” da mescritta nella casella di ricerca all’internodel sito, i due articoli, apparentementediversi e lontani fra di loro stando ailoro titoli, sono stati messi in relazione.Con mia grande sorpresa mi accorgoche il Prof. Inglese analizza la “rivolu-zione mediatica” degli anni Ottanta elo “smottamento antropologico” degliitaliani prodotto dal potere della tele-visione. Si tratta in sostanza del temadella condizione antropologica di cuiparlava il Prof. Luperini. Ecco la magiadi internet: una coincidenza verbale,costringe il motore di ricerca a metterein relazione due testi che, oltre che unasemplice coincidenza verbale, hannocasualmente anche una coerenza con-tenutistica. In una lettura di testi cartaceiquesto prodigio non sarebbe mai statopossibile: il Web mi consegna un testoa cui non avrei mai potuto pensare.Il Prof. Inglese dice che la visione delfilm di Erik Gandini ha provocato inlui uno shock cognitivo e lo ha postoin una situazione di sofferenza e didisagio, per non avere compreso epercepito la gravità e l’entità degli ef-fetti umani e sociali del cattivo usodella televisione. Poi fa una critica se-vera a se stesso e al comportamentodella sinistra istituzionale del nostropaese, perché di fronte alla frana eallo smottamento antropologico pro-dotto, a partire dalla seconda metà delventesimo secolo, dalla rivoluzionemediatica televisiva in Italia, la suapersonale reazione e quella ufficialedella politica non sono state per nulla

adeguate. Egli parla di sé, dice di es-sere un professore di Liceo, un tipicoesemplare della classe media accul-turata, fornito di memoria storica e diformazione umanistica, impegnato inletture di autori significativi fra cui lostesso Luperini (ecco la ragione percui il motore di ricerca ha aggregato idue articoli di cui stiamo parlando!),dice poi di essere un intellettuale checrede nel valore della ricerca, una per-sona, in quanto docente, in contattodiretto con le nuove generazioni, mapoi dichiara la propria vergogna peressere stato testimone passivo e dociledi un crimine detestabile come quelloperpetrato nel paese attraverso l’im-posizione di programmi televisivi ca-paci di deteriorare antropologicamentei comportamenti e la mentalità deglispettatori. Aggiunge poi di avere usatouna strategia “vigliacca” di sopravvi-venza, per essersi occupato dei proprilavori e della propria attività intellet-tuale, per aver blandito in questomodo la propria coscienza e per averfatto di tutto per non percepire quantoaccadeva. Il disastro, in sostanza, con-siste nell’affermazione, per effettodella televisione, della cultura dell’ap-parenza e dell’immagine, dell’esteti-smo esteriore e individualistico, dellabruttura e della banalità dell’esposi-zione di se stessi sullo schermo conabiti ed atteggiamenti che sono espres-sione di una clonazione sociale sper-sonalizzante, della nascita di una veratribù di uomini e donne, capace fi-nanche di prostituirsi con facilità peraccedere alla tanto desiderata quantoavvilente apparizione televisiva. È unquadro fosco, aggravato anche dal

fatto che nelle strade, davanti ai localipubblici, nei luoghi d’incontro dellecittà, si ripete la solita ritualità, cioèla rappresentazione di questo indivi-dualismo estetico, come se fosse sem-pre aperto un set televisivo anche nelnostro quotidiano. Come già Pasoliniaveva capito, aggiunge il Prof. In-glese, questa deleteria rivoluzione an-tropologica ha segnato la scomparsadella cultura popolare e contadinadalla tradizione italiana, sacrificata peruna modernità individualistica, fattadi persone che si muovono come inun girone infernale.Poi c’è la critica lucida e fredda delnostro autore alla sinistra istituzionale,capace solo di levare tante grida controil regime televisivo e contro il guastodella democrazia operato da chi ha ilmonopolio dell’informazione, ma poiincapace di ostacolare la frana culturalee antropologica in corso: mentre lementi si guastavano, le priorità dellapolitica della sinistra erano altre, comequella di sanare i conti e non di sanarele menti. C’è stata una sorta di anestesiadella politica.Queste pagine del Prof. Inglese sonoarricchite, oltre che dalla sincera con-fessione della propria inadeguatezza edalla denuncia dell’inadeguatezza diuna certa azione politica, anche da unaintelligente osservazione sulle ragioniper cui tale inadeguatezza si manifesta.Esistono, egli dice, due mondi diversinella società in cui viviamo, cioè unoin cui agisce la cultura della parolascritta e del libro e un altro in cui agiscela cultura dell’immagine. La diversitàdi questi due mondi è grande, ma, egliaggiunge, non bisogna astrarsi e di-menticare questo fatto, bisogna accet-tare quel che accade e guardare in fac-cia, senza schermi intellettuali, lacondizione del pubblico televisivo, an-che se ciò è molto difficile.A questa ultima interessante conside-razione, noi possiamo aggiungere che,con l’invenzione della scrittura alfa-betica, nel primo millennio a.C., è sortala differenziazione fra questi duemondi, cioè quello tradizionalmentelegato al pensiero per immagini equello innovativo della scrittura capacedi produrre il pensiero astratto, sequen-ziale e teorico. Poi possiamo dire che,dopo più di duemila anni, noi ancorasperimentiamo le conseguenze del-l’invenzione dell’alfabeto, e possiamo

segue a pag. 4

[ COMPUTER E TELEVISIONE MANIFESTANO LIBERTÀ E PLURALISMO; BENISSIMO.MA OCCORRE ANCHE RESPONSABILITÀ CULTURALE ED ETICA. ]

50&Più Università EDITORIALE 3

Era il 26/10/2011, nemmeno tantotempo fa. Sembra di parlare di fatti av-venuti lontani nel tempo eppure non ècosì. Oggi pervade queste valli feriteun silenzio quasi irreale; dopo tanto ru-more, frastuono, scrosci d’acqua ne-mica che portano via la vita, laquotidianità, oggi c’è silenzio, in questevalli. Poi alzo lo sguardo e vedo le fe-rite nelle montagne, in quella zona chespesso è chiamata la piccola Irlanda mache oggi è una piccola Italia ferita, no-nostante siano passati 5 mesi. Ma c’èsilenzio tra queste valli, un silenzio chenon è pieno di rancore come qualcunovuol far dire agli abitanti. È un silenziomesto, lo sguardo velato di chi ha vistole montagne “venire giù”... di chi havisto strade trasformarsi in fiumi, ifiumi della Lunigiana tanto cari a tuttii pescatori e a chi ama la natura e la se-renità, i fiumi che tanto hanno sfamatodurante la guerra.... le strade cittadinee con esse i muri delle abitazioni diven-tare argini che a malapena contenevanola furia improvvisa e castigatrice delleacque; ma del resto è un insegnamentoantico quello che recita “Ciò chel’uomo ruba alla natura, la Natura poise lo riprende”. Quattro i Comuni col-piti in zone che sono sempre più a ri-schio, straripati i torrenti e i fiumi acausa di piogge che in pochissimi mi-nuti sono state in grado di paralizzarequasi tutta la viabilità, impedendo nonsolo i collegamenti all’esterno maanche verso l’entroterra: 260 mm di

pioggia hanno creato una catena difrane in grado di isolare addirittural’ospedale di Pontremoli circondan-dolo in un abbraccio letale; isolataanche la statale n62 della Cisa e chiusitutti i ponti che portano all’autostradaA-15 Parma-La Spezia. Di fatto unachiusura quasi totale e sembra di leg-gere un bollettino di guerra: Zeri, Filat-tiera, Pontremoli, Bagnone, Villafrancatutti allagati. Un giorno di metà au-tunno diventato subito notte: alcuniraccontano che pioveva talmente tantoda non riuscire più a sentire alcun ru-more che non fosse pioggia né a vederepiù lontano di qualche passo. Un mo-mento in cui non esiste più né temponé spazio, un momento in cui tutto sitrasforma e acquista un nuovo terribilesignificato: ciò che era tuo non lo è più,il paesaggio tanto familiare si trasformain qualcosa che non si riconosce più,tragico e spaventoso allo stesso tempo.Le montagne hanno gridato forte laloro rabbia, un grido per fermare la vio-lenza che viene continuamente perpe-trata su terre accoglienti e salvifiche pernatura. Raccontano che una volta - manon è una volta delle fiabe che è tantotempo fa... è purtroppo una volta noncosì lontana... - “ ... il fiume Magra (fu-nebre protagonista di questa storia)scorreva ad Aulla dove oggi si trova viadella Resistenza: la saggezza contadinasussurra “... il fiume sia tornato a recla-mare il suo vecchio letto...”. Le acquenon hanno risparmiato nulla e nessuno,

risposta tecnica, anche la Liguria ha aperto un’inchiesta sull’alluvione con rife-rimento ai territori Liguri, quindi nella Val di Vara e sulle Cinque Terre, dove ilpegno da pagare si è tradotto in vite umane. In uno dei numerosi comunicati ilPresidente della Regione Toscana Rossi afferma: “Quello che è accaduto in Lu-nigiana è sicuramente un evento straordinario. Però bisogna anche mettere inconto una ripetizione ravvicinata nel tempo, più di quanto non dicano le statisti-che dei meteorologi... (continua) nel corso di un volo di ricognizione nel mo-mento dell’emergenza ho visto chiaramente un modo di utilizzare il territorioche è stato adottato a partire dagli anni ‘60 e che ci dovrebbe spingere tutti a unariflessione critica. Bisogna trovare una via di uscita”. (Ah, adesso il volo in eli-

Editoriale Montagne silenziose

soprattutto gli anziani che in maggioranza popolano queste terre. Oggi le montagne sono silenziose e tra la gente non c’è voglia di parlare a vocealta, quasi come ad aver riacquistato un profondo e religioso rispetto per quellecime che oggi sono segnate da ferite visibili che ti rimangono impresse nel cuore.Parlano a voce bassa i lunigianesi, che a capo chino riordinano il loro spazio, la-vorano alacremente come tante formichine per cercare di acquistare agli occhidelle montagne un po’ di credibilità. E le montagne stanno a guardare. Ancorapiù silenziosamente, come sentendo su di sé una colpa che tutti sanno di averema che nessuno ha il coraggio di confessare, qualcuno fa e si fa domande, la piùfrequente delle quali è “L’alluvione che ha devastato Lunigiana e Cinque Terresi poteva evitare?” E qui comincia il carrozzone delle responsabilità che tuttihanno ma che nessuno vuole, fardello troppo greve, carico delle vite di ben 9persone. Il procuratore di Massa Giubilaro lavora alacremente per trovare una

cottero, e prima?). Certo, il volo in elicottero poteva ancheessere adottato come metodo preven-tivo per controllare dall’alto la situa-zione, ma come scrive un italiano dasempre impegnato in campagne di sen-sibilizzazione ad un uso corretto e ri-spettoso del territorio, un Italiano conla I maiuscola, il geologo Mario Tozzi,in un articolo dal titolo “Le solite allu-vioni e le solite scuse” pubblicato sullaStampa del 26 ottobre 2011: “Buoni ul-timi in Europa, gli italiani sembranoscoprire, nell’autunno 2011, che il re-gime delle piogge è cambiato”. Conti-nua: “Non ci sono più le pioggerellineinvernali, né le rugiade primaverili. No,qui deflagrano vere e proprie bombed’acqua. Bombe d’acqua che scaricanoin poche ore la stessa quantità di piog-gia che un tempo cadeva in qualchemese. Peccato che le alluvioni istanta-nee (flash-flood) siano ormai da tempodiventate la regola nel nostro Paese einvestano anche bacini fluviali minori- continua - e bombe d’acqua sono fi-glie del clima che si surriscalda e siestremizza... L’esempio della Liguria èeclatante: le alluvioni in quella sottilestriscia di terra sono e saranno la regolaa ogni pioggia un po’ più grave del so-lito. Per forza: quando si costruisce finodentro gli impluvi fluviali, il terrenoviene reso impermeabile e non assorbepiù la pioggia che, invece, si precipitanei corsi d’acqua, ormai non più com-misurati a quelle precipitazioni. Così

arrivano le alluvioni, dovute alla nostrascarsa conoscenza della dinamica na-turale e al mancato rispetto delle re-gole”. Nessun decisore politico siimpegna nella manutenzione del terri-torio attraverso piccole opere diffuse.Tutti sperano di lucrare consenso conl’ennesimo ponte inutile o l’ennesimoraddoppio di strada. Così non si operanell’interesse della popolazione e si de-grada il territorio al rango dei Paesi delTerzo mondo, mentre si hanno ambi-zioni da sesta potenza industriale delpianeta. Le perturbazioni investirannole solite zone... e ascolteremo le solitegiustificazioni, magari appellandosiall’eccezionalità dell’evento che, però,non è ormai più tale”. Grazie Tozzi. Noi come 50&PiùUniversità abbiamocercato di dare il nostro piccolo contri-buto a quelle popolazioni che sono statecosì duramente colpite: abbiamo rac-colto viveri e vestiario ma anche soldiche saranno destinati a progetti culturaliche valuteremo prossimamente. A que-sto proposito vorrei ringraziare tuttequelle sedi che ad oggi hanno rispostopositivamente alla nostra richiesta diaiuto quali Lucca, Livorno, Massa Car-rara e Firenze. La strada da percorrereè ancora in salita e noi saremo ancoraqui ad apportare il nostro piccolo masentito contributo e ricordiamoci sem-pre che non importa quanto si dà, maquanto amore si mette nel dare. (MadreTeresa di Calcutta).

Cristiana Barandoni

[ LE ISTITUZIONI HANNO AGITO BENE. IL VOLONTARIATO ANCOR MEGLIO. ]

4 SCIENZA E PENSIERO notiziario culturale

Diritto: Permesso di soggiorno e reato di clandestinità

Grande eco ha ricevuto la notizia diuna decisione della Corte di Cassa-zione secondo alcuni caratterizzata daintenti sollecitatori nei confronti delParlamento per il varo di una leggeche consenta ai c.d. single di adottareun minore. Si è conseguentementeaperto un intenso dibattito, nel qualele questioni di ordine giuridico sonostate ignorate, per far luogo alla for-mazione di argomentazioni sociologi-che contrapposte, utilizzate da schieredi gladiatori intellettuali e dalle relativetifoserie per darsi battaglia sul terrenodel controverso “diritto all’adozione”.È accaduto, quindi, che dal commentodi un caso giudiziario si sia passati allacontrastata evocazione di un’evolu-zione dell’ordinamento interno, taleda assicurare un adeguamento alle nor-mative già da tempo vigenti in altriStati, che consentono non solo gli ef-fetti legittimanti del riconoscimento diadozioni da single pronunciate da or-

gani giudiziari di diversi paesi, ma an-che la diretta possibilità per i single diadottare minori. Il passaggio dal casogiudiziario alla discussione sociologicanon costituisce una novità, anzi, al-meno per il nostro paese, sembra con-fermare un’ abitudine neanche tantocattiva; ciò, però, a condizione di nontravisare il dato giudiziario, cioè il con-tenuto della pronuncia del giudice dacui scaturisce il dibattito.La Corte di Cassazione con la sentenzan. 3572 del 14 febbraio 2011, nel ri-

chiamare un’ autorevole decisione dellaCorte Costituzionale (sentenza n. 183del 1994) ha premesso che i giudiciitaliani non hanno “il potere di conce-dere l’adozione di minori a personesingle al di fuori dai limiti entro i qualitale potere è attribuito dalla legge na-zionale, ... cosicché perché tale ado-zione possa avere luogo in Italia è ne-cessaria l’interposizione di una leggeinterna che determini i presupposti diammissione e gli effetti dell’adozioneda parte della persona singola”.Infatti, l’art. 6 della Convenzione diStrasburgo del 24 aprile 1967, in ma-teria di adozioni di minori, ratificatacon L. n. 357 del 1974, attribuisce allegislatore nazionale la facoltà - e nonl’obbligo - di prevedere la possibilitàdi adozione anche per persone singolee di tale facoltà il legislatore italianosi è avvalso, con la legge n. 184 del1983, entro limiti ristretti, ammettendotale adozione “in casi particolari” (art.

Diritto e Sociologia: un utile confronto nel reciproco rispetto(a proposito della sentenza della Cassazione sul pretesto del diritto dei single all’adozione di minori)

continua da pag. 2

affermare che pensiero per immaginie pensiero astratto sono diversi, mahanno sempre coabitato nella tradi-zione della cultura europea. I pensatoridi immagini non sono scomparsi dopol’invenzione della scrittura ed hannooperato in continuità nel tempo e tut-tora operano e comunicano, favoritidalla rivoluzione scientifica e tecno-logica che ha dato vita al cinema, allatelevisione e al computer. Allora, sechi vive in dipendenza della televi-sione si rivolge a te “parlando” con lasua immagine, se vive solo compren-dendo questo linguaggio e vede nellaesplosione della comunicazione perimmagini un potenziamento delle suepossibilità comunicative, senza badarealla qualità e alla dignità di quel chefa o dice, a questo punto, oltre chestigmatizzare un atteggiamento comu-nicativo degradato bisogna comunquevalutare le ragioni di quel che accade.Per altro è di grande importanza os-servare che la potenza comunicativadell’immagine non è meno efficace diquella della parola scritta, e che anchel’alta cultura può servirsi delle imma-gini per comunicare, come dimostranoi “libri” fatti di immagini presenti negliaffreschi delle nostre chiese e delle no-stre cattedrali, e infine bisogna direche, pur nelle differenze sostanziali frai due modi di comunicare, quel checonta non è contrapporli ma valutarela qualità del loro messaggio. Non ab-biamo detto sopra che anche nei libripossiamo trovare le cose più banali einsignificanti? Ed ora non abbiamo ri-cordato la nobiltà delle immagini af-frescate sugli intonaci delle nostrechiese? E poi lo stesso Luperini nonha indicato nella televisione un im-portante agenzia formativa da acco-stare a scuola e Università? Insomma,la televisione è un mezzo di comuni-cazione moderno ad alta tecnologiache potenzia enormemente la forzacomunicativa delle immagini e, quindi,dà forza al pensiero che con le imma-gini viene elaborato e diffuso, comeper altro accade con il cinema e con ilcomputer. La televisione è un conte-nitore e dentro ci si può mettere ditutto. Perché rinunciare a mettere suglischermi forme adeguate di accultura-zione e di formazione permanente delcittadino? (fine 1 parte)

Mario Messina50&PiùUniversità, Massa Carrara

La normativa vigente in materia di immigrazione nelnostro paese è la c.d. legge Bossi - Fini (L. 30 Luglio2002 n. 189), che modificò in maniera decisamente re-strittiva il decreto legislativo del 40/98, (già definita leggeTurco - Napolitano). Attualmente per entrare nel nostropaese e soggiornarvi per un periodo più lungo di tre mesiè necessario ottenere il permesso di soggiorno ed un con-tratto di lavoro. Il permesso di soggiorno viene concessosolo allo straniero che ha già un contratto di lavoro. Il per-messo durerà due anni; se ne frattempo lo straniero haperso il lavoro dovrà tornare in patria, altrimenti diventeràirregolare. Solo dopo 6 anni l’immigrato può richiederela Carta di Soggiorno per la permanenza regolare e defi-nitiva. La Bossi - Fini prevedeva l’ “accompagnamentoalle frontiere” (e rimpatrio) per gli irregolari (ovvero co-loro senza permesso di soggiorno ma con documento diidentità) e la permanenza fino a 60 giorni nei Centri diPermanenza Temporanea per i clandestini (senza per-messo di soggiorno e senza documento di identità). A se-

guito dell’entrata in vigore della legge 24 luglio 2008 n.125, la legge Bossi - Fini è stata integrata con l’introdu-zione del reato di “ingresso e soggiorno irregolare”, con-figurabile quando non sussistono i su menzionatipresupposti di ingresso regolare (possesso del permessodi soggiorno e contratto di lavoro), che prevede la com-minatoria di una multa da 500 a 10000 euro ed il rimpa-trio immediato senza il nulla osta dell’autoritàcompetente; inoltre, il menzionato “pacchetto sicurezza”prevedeva anche la pena della reclusione.La Corte di Giustizia UE sez. I, con sentenza 28-04-2011si è pronunciata negativamente circa quest’ultima pre-visione: in quella sede è stato stigmatizzato che “unasanzione penale quale quella prevista dalla legislazioneitaliana può compromettere la realizzazione dell’obiet-tivo di instaurare una politica efficace di allontanamentoe di rispetto dei diritti fondamentali”. Gli argomenti adot-tati hanno premiato soprattutto chi da sempre crede nelrispetto della persona come momento imprescindibile

di qualsiasi disciplina del vivere so-ciale e che aborre il ricorso ad in-terventi sommari. Invero, numerosidossier di associazioni come Me-dici Senza Frontiere o Amnesty In-ternational hanno testimoniato leterribili condizioni dei Centri diPermanenza Temporanea, istitutinel 1998 con la legge Turco - Na-politano e mantenuti in attivitàdalla successiva legge Bossi - Fini.

Antonietta Colasanto50&PiùUniversità, Foggia

50&Più Università SCIENZA E PENSIERO 5

44) senza effetto di “adozione piena”,che crea un legame simile a quellofondato sul sangue tra adottanti e mi-nore adottato, con contestuale svin-colo di quest’ ultimo dal complessodi relazioni giuridiche con la sua fa-miglia biologica. I “casi particolari”individuati dal citato art. 44 sono leipotesi di minori orfani di entrambi igenitori, richiesti in adozione da pa-renti entro il sesto grado o da personecui sono legati da un preesistente rap-porto stabile e duraturo, del coniugedel genitore dell’adottato, dei minoricon handicap o svantaggi, e, infine,tutti i casi in cui “vi sia la constatataimpossibilità di affidamento preadot-tivo” a diversa famiglia, tra i quali èstato ritenuto ammissibile quello re-lativo ad un effettivo, risalente rap-porto tra il minore e l’ adulto con cuilo stesso sia di fatto vissuto, tale chela consuetudine di vita renderebbe“impossibile” - ossia gravemente dan-noso per l’adottato - il suo trapiantoin una diversa famiglia in affidamentopreadottivo. Nella situazione esami-nata dalla Cassazione, la risalente per-manenza di una bambina presso unadonna che ne aveva chiesto l’adozioneè stata ritenuta circostanza suscettibiledi evidenziare “l’impossibilità” di unaffidamento preadottivo a diversa fa-miglia, sicché giustamente, in prece-denza, il Tribunale e poi la Corte diAppello aveva ritenuto ammissibilel’adozione di un minore da parte diuna singola persona “senza effetto diadozione piena”. La single adottante, in vero, aveva in-vocato l’intervento correttivo della Cas-sazione che, però, si è pronunciata sfa-vorevolmente per l’istante, pur se nellaspecifica vicenda l’effetto di “adozionepiena” era stato richiesto in considera-zione di un precedente provvedimentoreso dalla competente autorità di unpaese straniero (Federazione Russa),successivamente riconosciuto da altroprovvedimento del tribunale di se-condo grado del distretto di Columbia(USA), facendo ricorso, così, all’isti-tuto della c.c. “adozione legittimante”che si sostanzia nel riconoscimentodell’efficacia di un provvedimento diadozione già pronunciato dalle com-petenti autorità di un diverso paese. Atal proposito, la sentenza della Cassa-zione è chiarissima, avendo spiegatoche in Italia l’adozione legittima è con-sentita solo a “coniugi uniti in matri-monio”, perché il legislatore ha finoraritenuto tale situazione opportuna e ne-

cessaria nell’interesse generale dei mi-nori, con le sole eccezioni previste dallaL. 184/1983 nell’art. 44, ovvero nelcaso in cui l’affidamento preadottivoabbia avuto già corso, ponendo in es-sere di fatto vincoli genitoriali con unacoppia unita in matrimonio, ma sia so-praggiunta la separazione dei coniugio la morte di uno di essi durante il pro-cedimento promosso da entrambi. Se-condo la sentenza su citata, quindi,deve escludersi che, in contrasto contale principio generale, allo stato dellalegislazione vigente, soggetti singolipossano ottenere il riconoscimento inItalia dell’adozione di un minore pro-nunciata all’estero con gli effetti legit-timanti anziché ai sensi e con gli effetti(limitati) di cui all’art. 44 della L.184/1983. Si tratta, pertanto, di unaconclusione coerente rispetto all’attualenostro ordinamento, resa, come oppor-tunamente precisato, “allo stato della

legislazione vigente”, molto diversadalle evocazioni erroneamente possi-biliste che si ricorrono dal giorno deldeposito di quella sentenza, anche segiustificate da un’ affermazione deltutto innocua dei giudici che l’hannopronunciata, secondo cui “il legislatorenazionale ben potrebbe provvedere, nelconcorso dì particolari circostanze, adun ampliamento dell’ambito di am-missibilità dell’adozione di minore daparte di una singola persona anche congli effetti dell’adozione legittimante”.Non mancano acute osservazioni chepartendo dall’esame degli art. 29 e 30della Costituzione giungono a ritenereincostituzionale concedere ai single lapossibilità generalizzata di adottare unbambino. Va detto, però, che apparegeneralmente acquisito il convinci-mento di ritenere giusto (ed ormai im-prescindibile) riconoscere la possibilitàdi adottare alle coppie di fatto more

uxorio, che in Italia sono tantissime,non comprendendosi per quale motivosi continui a vietare l’adozione ai con-viventi che mettono al mondo ognianno migliaia di bambini nel quadrodi un paradigma familiare pressochéidentico a quello dei coniugati.Pertanto, in attesa degli sviluppi del di-battito sulla legittimazione dei singleall’adozione, sarebbe auspicabile cheil legislatore non continuasse ad igno-rare un passaggio intermedio di fon-damentale importanza: garantire a mi-lioni di conviventi la possibilità didonare una famiglia ad un bambinoabbandonato. Allo stato, quindi, la verapriorità sarebbe dare questa possibilitàalle copie di fatto, semplificando il si-stema delle adozioni internazionali, ri-ducendone drasticamente i costi ed ac-crescendone la trasparenza.

Antonietta Colasanto50&PiùUniversità, Foggia

6 ARCHEOLOGIA E STORIA notiziario culturale

Nella cultura mediterranea le runegermaniche o non sono conosciuteaffatto, oppure sono viste come qual-cosa di misterioso. Come spesso ac-cade, la realtà è ben più affascinantedella fantasia, e il fascino appunto èla sensazione che si prova quando siaccosti la conoscenza delle rune. In-nanzitutto va detto che le rune sonole lettere dell’alfabeto greco acquisitedalle popolazioni germaniche nel sec.IV a.C. ed usate non per scrivere, main modo simbolico per conoscere lavolontà degli dei o meglio intrave-dere il futuro, o più ancora per vederese l’interrogante si trovava in armo-nia con l’ordine universale. Sonostate anche le ipotesi secondo cui ipopoli germanici adottarono a talescopo l’alfabeto latino o quello etru-sco. In effetti la testimonianza piùantica in nostro possesso è costituitadall’iscrizione in alfabeto etrusco,ma lingua germanica, su un elmo ri-salente al sec. IV, mentre i primi con-tatti diretti con i Romani risalgonoal sec. II a.C., e similmente si può

In cammino verso una cultura che non continui a essere solo “territo-rializzata” ma sappia aprirsi anche alla dimensione trasversale dellastoria umana, quella per la quale molto prima di Occidente e Oriente,molto prima di Mediterraneo e resto del globo, molto prima di VecchioMondo e Nuovo Mondo, esiste l’umanità e la sua primordiale e ancorasconosciuta epopea. In questa ricerca si inquadra anche una più ap-profondita conoscenza delle antiche popolazioni germaniche.

dire per i contatti con i Greci, quindil’ipotesi più avvalorata è quella dellatrasmissione dell’alfabeto dagli Etru-schi. L’elmo citato apre uno spiragliosull’utilizzo delle lettere dell’alfa-beto, da parte dei Germani, ancheper scrivere normalmente.I segni runici sono raggruppati in tretipi, che si susseguono dal punto di vistacronologico. Il primo gruppo, detto El-der Futhark, risale al sec. II a.C. e venneusato fino a quasi tutto il I millenniod.C.. È composto da 24 lettere divisein tre gruppi. L’alfabeto runico anglo-sassone, detto Futhork, cioè il secondogruppo, usato da circa il 400 d.C. al1100 d.C., comprende 33 lettere. Il terzoalfabeto, lo Younger Futhark, compostoda 16 lettere, è utilizzato dall’800 d.C.fino ai giorni nostri.Etimologicamente runa significa se-greto, mistero, e la definizione più usataè “Jotna runar”, cioè i “misteri dei gi-ganti”, poiché i giganti erano i deposi-tari di un’arcana e antichissima sa-pienza, e quindi i conoscitori pereccellenza del significato delle rune.

Frigg, moglie del dio Odino, è definita“Eyra runa”, “Colei che sussurra al-l’orecchio”, ossia Colei che dà la co-noscenza riservata ai sacerdoti, aidruidi. In particolare Ella comunicaagli iniziati del gruppo germanico i se-greti della vita e della morte.Delle rune specificamente si parla indue poemi: Edda poetica, raccolta di34 poemi islandesi, comprendenti unaparte di carattere mitico ed una partedi tipo eroico. Spesso qui sono citatele rune e sono dati consigli su comeinciderle e come usarle. Una dellestrofe più belle ed esemplificative è lan. 13 del Sigdrifunmal in cui la deadice: “Imparerai le rune del pensieroe tutti sapranno che sei l’uomo più sa-piente”. Nell’“Hamaval” (foto 1), allastrofa 6 si dice “Che nessuno si vantidella sua intelligenza ma controlli ciòche sa. Che entri guardingo e silentein una casa. Raramente accadrà delmale al silente perché nessuno troveràmiglior amico del benessere che vienedall’insegnamento della Madre”. Que-ste parole, di saggezza perenne, si ri-fanno alla runa teiwaz (foto 2), la n.17 dell’alfabeto Elder Futhark, comeabbiamo visto il più antico, e costitui-scono una sorta di inno alla modestia,qualità di cui il guerriero non può farea meno e che fa parte di un codiced’onore composto da 9 nobili virtù,citate e celebrate nell’“Havamal”.Sempre dall’“Havamal”, la strofa 22dice: “Un uomo scontento e dal carat-tere impulsivo si prende gioco di ognicosa, prende in giro tutti e si rifiuta divedere i suoi difetti”.Questa runa è associata al dio Tyr, inalcune fonti detto figlio di Odino, inaltre figlio del gigante Hymir. Egli con-

ferisce la vittoria in battaglia, è valorosoe sapiente, è il dio della giustizia. I Ro-mani identificarono Tyr con il romanoMarte, che comunque non gli corri-sponde esattamente in quanto il Marteromano non può vantare doti quali lasapienza e, quindi, più esattamente ilTyr germanico potrebbe essere equi-parato alla dea Atena. Questa runa ve-niva incisa sulle armi e il dio venivainvocato due volte prima dello scontro.Essa è perciò la runa che designa ilcomportamento rispettoso delle regoledi onore e giustizia che il guerrierodeve rispettare nello scontro, pur mi-rando alla vittoria. E tali regole sarannola base su cui si fonderà il codiced’onore dei cavalieri medievali. Il man-cato rispetto di tali regole implicavadelle conseguenze cariche di pericoli,contro i quali la runa stessa mette inguardia.La runa teiwaz, quindi, se estratta daldruido, costituiva un’incitazione, un’in-dicazione di percorso per chi interro-gava. Rivelava il sentiero cui era de-stinato l’interrogante. In sostanzaesprimeva il destino dell’uomo chechiedeva lumi sul suo futuro. Queste poche parole vogliono essereun’incitazione ad approfondire iltema delle rune ed a gettare una lucesul mondo germanico, che nell’opi-nione comune ancora appare comeun mondo selvaggio e primitivo, poi-ché la brevità del presente spazio nonconsente, naturalmente, una disaminaapprofondita di ogni singola runa, neisuoi significati e nei suoi valori.

Sandra Mazza50&Più Università, Roma

Scritture Le misteriose rune

[ L'ALFABETO RUNICO ERA L'ALFABETO SEGNICO

USATO DALLE ANTICHE POPOLAZIONI GERMANICHE. ]

[ LA PIETRA RUNICA DI RÖK È UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI PIETRE RUNICHE,ED È IL PRIMO ESEMPIO CONOSCIUTO DI ISCRIZIONE RUNICA NELLA PIETRA.SI TROVA NELLA CHIESA DI RÖK, IN ÖSTERGÖTLAND, SVEZIA,E VIENE CONSIDERATO IL PRIMO ESEMPLARE DI LETTERATURA SVEDESE SCRITTA. ]

50&Più Università LUOGHI D’ARTE / CONOSCIAMO LE CITTÀ 7

Episodi di questo genere erano all’or-dine del giorno e sono descritti pun-tualmente nelle “cronache” dell’epoca,testimoniando l’insicurezza del viverein campagna per un arco di tempo cheva dalla fine del Quattrocento alla se-conda metà del Settecento.La presa di Otranto da parte dei Turchinel 1480 e la distruzione di Castro eMarittima del 1537, furono episodi diterrorizzante risonanza non solo per lepopolazioni dei centri costieri, maanche per la gente dei campi. L’organizzazione difensiva, risalente alperiodo aragonese, si dimostrò inade-guata nei confronti del “Gran Turco”che, tra il Quattrocento e il Cinque-cento, era diventato un incubo per lepopolazione del Salento. Per contenerei sanguinosi assalti il governo vicereale

«Addì 4 luglio 1671 sabato mattina a due ore di sole una manica di Turchi, sbarcati sotto Salve e Mur-ciano, arrivarono alla masseria nominata del Duca di Murciano, a tempo che li massari mungevanole pecore, s’impatronirono della porta e la gente si pose a fuggire sopra la torre e quando uno vellanotirava le porte un turco li tirò un’archibuggiata da una taula che dal ponte era rotta e la buttò in terraper il che il ponte si abbassò e li Turchi presero con la torre tutta la gente che furono tra donne efigliole un nove e si caricarono delle robe che si trovava e andarosene a mare senza che li cavallariné torrieri l’avessero avvisto di niente e questo è il bello governo di questa provincia».

cominciò a prendere i primi provvedi-menti per rendere più sicuro il sistemadi difesa.Molte torri costiere furono ristrutturateed altre furono costruite ex novo, fu-rono rinforzate le strutture difensiveintorno alle città e fu avviata la costru-zione di molti castelli.Per evitare lo spopolamento delle cam-pagne furono realizzate opere di difesaper tenere al sicuro i contadini e i benidelle masserie. Tra la prima e la seconda metà del Cin-quecento Terra d’Otranto doveva pre-sentarsi costellata di opere di difesa.Torri costiere, Torri-masserie, castellia case torre formavano una fitta rete di-fensiva, non sufficiente però a tranquil-lizzare le popolazioni alle qualil’incubo dei Turchi faceva immaginare

assalti a ripetizione e sagome di navipirate che spuntavano all’orizzonte. Ilfamoso detto “mamma li Turchi” èproprio la testimonianza del terrore cheneppure la vittoria cristiana di Lepantoera bastata a mitigare. In un clima di tanta insicurezza, macon l’accresciuto interesse per la cam-pagna da parte della feudalità, l’habitatrurale subì profonde trasformazioni. Complessi masserizi di epoche pre-cedenti furono provvisti di un edifi-cio turriforme atto all’avvistamentoe alla difesa, nuovi insediamenti ru-rali furono concepiti come veri e pro-pri fortilizi. All’edificio torre il costruttore ha ri-

volto la massima attenzione, perché latorre, oltre ad essere l’abitazione delmassaro e il centro delle attività eco-nomiche e lavorative, spesso è anchela dimora stagionale del proprietario,per cui spesso è arricchita da stemmi eda eleganti cornici che riquadranoporte e finestre. Veri e propri monu-menti dell’architettura rurale che si sta-gliano dal complesso mosaico deimuretti in pietra a secco, dove l’ ar-gento degli ulivi il colore rosso dellaterra e l’azzurro del mare creano pae-saggi inconsueti.

Antonio Costantini50&Più Università, Lecce

Mamma li Turchi Quando la storia lascia il “segno”

[ TERRITORIO DI NARDÒ, MASSERIA

FORTIFICATA

TRAPPETO, SEC. XVI ]

Inaugurato nel novembre 2007 con la mostra “Peggy Guggenheim e l’im-maginario surreale”, lo spazio Arca è oggi riconosciuto come sede espositivaper le arti visive nella città di Vercelli. Oltre a essere la sede delle prestigiosemostre Guggenheim organizzate dalla Regione Piemonte e dal Comune incollaborazione con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, lo spazioArca ospita, infatti,mostre di alto livello e di ampio richiamo durante tuttol’anno. Nell’estate 2009, l’ ADI - Delegazione Piemonte e Valle d’Aosta hascelto Arca come sede della propria mostra “ADI DESIGN INDEX - Le ec-cellenze del design piemontese”, esposizione istituzionale itinerante con l’in-tento di far conoscere la cultura del design del territorio. A seguire, la mostrafotografica di Gianni Berengo Gardin “Peggy Guggenheim, la casa, gliamici,Venezia”ha delineato un ritratto della nota collezionista americananella sua dimensione più personale e intima, sullo sfondo della Venezia deglianni ‘60 e ’70.Qui un giovane Berengo incontra Peggy Guggenheim e la ritrae nella suacasa, Palazzo Venier dei Leoni, tra gli amici italiani, in compagnia di alcunivecchi amici americani, fornendo uno spaccato di quella originale atmosferache distinse la vita degli artisti che si riunirono intorno a Peggy nella suanuova casa veneziana.Nel 2008 Arca ha inoltre ospitato eventi diversi: la prima mostra della col-lezione del FRAC Piemonte, il Fondo Regionale Arte Contemporanea pro-mosso dalla Regione Piemonte in collaborazione con Artissima, la fieraInternazionale di arte contemporanea a Torino; la mostra Slow architecturefor living, la prima monografia dedicata ai lavor idi Frigerio Design Group;una esposizione per il centenario del primo scudetto conquistato dalla Pro-Vercelli, con in mostra la Coppa del Mondo 2006. La struttura Arca ha una forma elementare, è un parallelepipedo di m.

28.90x6.60, uno sviluppo espositivo lineare di m. 66.90, una superficie espo-sitiva di 281 metri quadrati, una superficie di calpestio di 190.74 metri qua-drati; occupa solo parzialmente la navata centrale della Chiesa; èsemplicemente appoggiata al pavimento; non ha punti di contatto né con lecolonne né con le pareti; presenta una copertura vetrata che consente la vi-sione delle volte dall’interno dello spazio espositivo; è autoportante sia im-piantisticamente sia a livello dei servizi poiché ospita al suo interno tutte lefunzioni peculiari di una struttura espositiva.

PROSSIMO EVENTO“ I Giganti dell’avanguardia: Mirò, Mondrian, Calder e le collezioni Guggenheim”Arca, Chiesa San Marco, Vercelli 3 Marzo - 10 Giugno 2012.Il quinto appuntamento organizzato a Vercelli in collaborazione con la Re-gione Piemonte, si concentra sulle opere frutto del genio di tre padri delleavanguardie storiche del secolo scorso: Joan Mirò, tra i fondatori del Sur-realismo, Alexander Calder, sodale di Mirò ed eccezionale protagonistadell’avanguardia astratta, e Piet Mondrian, membro fondatore del movi-mento De Stijl, uno dei massimi protagonisti e pensatori dell’astrazione dellaprima metà del Novecento.

Luca Lisco50&Più Università, Vercelli

[ PEGGY GUGGENHEIM

E L’IMMAGINARIO SURREALE

ARCA, EX CHIESA DI SAN MARCO,VERCELLI - 10 NOVEMBRE 2007

16 MARZO 2008PARTICOLARE DI: VICTOR BRAUNER,

SENZA TITOLO, 1941COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM. ]

Arca Vercelli

censimenti fiscali, denominati “Composizioni”.Nella composizione del 1320/1322 rileviamo che gli introiti che il comune pisanoprevedeva di incassare, ammontavano complessivamente a 21 libbre e 15 soldiin moneta ed era prevista inoltre la corresponsione di 84 starelli di grano e 66 diorzo. Questa composizione successivamente confluì, nel 1358/59, nel cosiddetto“Compartiment de Serdenya” realizzato dai catalano - aragonesi, utilizzando ap-punto anche statistiche predisposte in precedenza dai pisani.A seguito dell’invasione catalano - aragonese la Sardegna venne suddivisa infeudi affidati a congiunti della casa regnante, a funzionari della Corona o ai par-tecipanti dell’impresa militare e così l’11 luglio 1324, Sebera venne infeudata alcatalano Pere de Montpaò, unitamente alle ville di Senorbì e Simieri. Con la se-conda e definitiva pace del 1326 tra Pisa ed Aragona, la Trexenta venne concessain feudo al comune toscano che riprese ad amministrarla con propri funzionari.Nel 1359 il comune pisano fà redigere dai propri funzionari una nuova compo-sizione che rispetto alla precedente è più articolata: Gli uomini di “Villa Separecuratorie Tregende” contribuivano al comune pisano con 5 libbre “pro datio”oltre che con 30 starelli di grano ed altrettanti d’orzo, mentre i “palators” assol-vevano l’obbligo impositivo in natura con il solito prelievo una tantum di unostarello di grano ed uno d’orzo. Gli abitanti del villaggio erano inoltre tassatiper una libbra e 10 soldi dovuta “pro dirictu tabernarium vini”. Nel documentosono poi elencati distintamente per classe contributiva, i vari abitanti sottopostial prelievo fiscale.Il villaggio viene in più occasioni menzionato nelle Rationes per le decime trien-nali degli anni 1346/50 dalle quali rileviamo che “domino Petro Orlandi canonicoet rectore ecclesie de Sopera” versa una libbra e 4 soldi. Nei versamenti successivinon viene più menzionato il nome del canonico ma viene indicato genericamente“pro ecclesia Separa” in un versamento di libbre 1, soldi 4 e denari 6; “ pro ecclesiaSepara cum suis annexis” in un versamento di libbre 2 e soldi 10; “pro ecclesiade Sapera” in un versamento di libbre 3.Nel frattempo l’isola è nuovamente scossa dalla guerra tra Arborea ed Aragona;nel 1365 le truppe del giudice Mariano invadono la Trexenta mettendo fine al-l’ormai agonizzante dominio feudale pisano in Sardegna. Dopo la definitiva scon-fitta arborense del 1409 la Trexenta viene amministrata direttamente da funzionariregi sino al 1421, allorché la curatoria venne concessa a Giacomo de Besora cheebbe riconfermata l’infeudazione nel 1434. Secondo Angius al momento di questadonazione la villa era già spopolata. Il 15 luglio 1495 Isabel de Besora, moglie diSalvator de Alagon, con atto pubblico dona l’usufrutto dei proventi e delle renditedella Trexenta a suo figlio Iacobus de Alagon.

EDIFICI DI CULTOIl villaggio faceva parte della diocesi di Dolia e ci rimane il rudere della chiesa diSan Bartolomeo che, dopo decenni di incurie, negli anni Ottanta del secolo scorso,è stata messa in sicurezza realizzando una copertura di protezione, otre al conso-lidamento delle due pareti residue. L’edificio, risalente probabilmente al XIII se-colo, presenta successivi rimaneggiamenti sia di epoca catalano - aragonese, cheseicenteschi.Ancora oggi, in occasione della festa che si tiene il 24 agosto, la statua del titolareviene portata in solenne processione da Ortacesus sino alla sua chiesa, dove vieneofficiata la messa.

8 CHIESE E VILLAGGI SCOMPARSI notiziario culturale

[ CHIESA S.BARTOLOMEO. ]

[ LA LOCALIZZAZIONE

DI SEBERA ]

L’insediamento appartenne alla Cura-toria di Trexenta, nel Giudicato di Ka-ralis ed oggi il suo sito è ubicato nelterritorio comunale di Ortacesus, inProvincia di Cagliari. Denominazionialternative sono: Sepera, Oppidum Se-parae, Zebera, Çebera.

LOCALIZZAZIONE E SITUAZIONE ATTUALEIl villaggio sarebbe da localizzare nel-l’attuale territorio di Ortacesus in unamodesta collina sita in località Su Laude Sebera (o Su Nuncu de Sebera),circa 900 metri a sud di Ortacesus.Secondo la tradizione popolare, la villasarebbe invece da posizionarsi in agrodi Guasila, ai piedi di Mont’e Sebera,dove sono presenti resti di epoca me-dioevale. Questa ipotesi però non trovariscontro nelle carte pervenuteci ed inparticolare nel documento noto come“la donazione della Trexenta” che nonla contempla ai confini della curatoriae pertanto si ritiene più plausibile la col-locazione all’interno della stessa.Il villaggio sorse nelle vicinanze di unpreesistente insediamento di epoca nu-ragica del quale attualmente rimanesolo una parte del filare di base di unatorre, nelle cui vicinanze sono fre-quenti ritrovamenti di epoca romanaed altomedievale. Il territorio di perti-nenza è in una zona fertile, legger-mente ondulata, ai margini del bacinotrexentese che ben si presta allo sfrut-tamento agricolo.Del centro abitato ci rimangono solole rovine della chiesa intitolata a San

Bartolomeo, oltre a cumuli di pietramederivati dallo sgombero dei terreni, ef-fettuato per esigenze agricole. Super-ficialmente si rinvengono frammentidi embrici ed altri avanzi ceramici diepoca romana e medioevale. A pochimetri dalla chiesa esiste una sorgenteperenne, mentre un’altra si trova aqualche centinaio di metri.

NOTIZIE E DOCUMENTI STORICIAlcuni eminenti personaggi del villag-gio vengono citati nelle cosiddette“carte volgari” del 1215 e 1217, del-l’Archivio Arcivescovile di Cagliariedite dal Solmi. La villa viene inoltremenzionata nella “donazione dellaTrexenta” edita dal Tola, ma i suoi con-fini territoriali non sono specificati inquanto evidentemente posta all’internodella curatoria. Dopo la scomparsa e lo smembra-mento del Giudicato di Cagliari avve-nuto nel 1257/58, un terzo del territoriogiudicale, tra cui anche la Trexenta, fuassegnato a Guglielmo Capraia che ri-vestiva altresì la carica di giudice di Ar-borea. A Guglielmo successe Marianodi Bas, il quale nominò il Comune diPisa erede universale. Alla morte diMariano seguirono una serie di contesetra gli eredi Capraia e Pisa, ed i territorifacenti parte del terzo cagliaritano fu-rono confiscati dal comune toscano nel1307. A partire dal 1313 Pisa prese adamministrare direttamente i territoridella Trexenta nominando dei rettori edei funzionari e procedendo a periodici

Chiese e villaggi scomparsi Sebera

Maurizio Serra nato a Villanovaforru da anni svolge servizi turistici e ricettivi,in particolare si occupa della gestione delle visite guidate presso il museo ed ilparco archeologico di “Genna Maria” Villanovaforru. L’amore per le tradi-zioni della Sardegna col tempo si è rafforzato, tanto che quello che un tempoera un lavoro, è diventato una vera e propria missione: promuovere la sua Terrain maniera spassionata, al di là dei soliti canoni e stereotipi che generalmentela contraddistinguono, anche agli occhi degli stessi abitanti e così nascono al-cuni siti internet amatoriali, in particolar modo www.chiesecampestri.it -www.villaggiscomparsi.it. La ricerca sulle chiese rurali è rivolta a tutti i luoghidi culto cristiani disseminati a centinaia nelle campagne dell’Isola ed il portalesi sta ampliando al resto d’Italia, con pagine dedicate a ciascuna Regione.

50&Più Università LINGUE DAL MONDO 9

Margarita Nicoli Royo nasce a Barcellona dove risuede attualmente ed è figliadi padre italiano e madre spagnola. Ha frequentato la Scuola Italiana ed ilLiceo Italiano di Barcellona; ha lavorato per 16 anni presso la Editorial Pla-neta-de Agostini, S.A. a Barcellona per passare successivamente nella Reda-zione de LA VANGUARDIA il giornale piu’ rappresentativo della Catalogna.

El movimiento okupa en Barcelonay su área metropolitana se encuentraen un gran momento de forma. Ni lapresión policial, traducida en un au-mento del número de desalojos -150en lo que va de año- ni el endureci-miento del discurso político han lo-grado frenar el ímpetu del colectivo,bien asentado en la capital catalana de-sde principios de los años ochenta.Tanto es así que, junto a Amsterdam oMilán, Barcelona está considerada unade las capitales europeas para los jó-venes squatters. Hoy se cumple unasemana de la ocupación del antiguorecinto fabril de Can Ricart, en el barriode Poblenou. Esta nueva exhibición defuerza del colectivo okupa sobre unespacio emblemático de la ciudad hapuesto sobre el tapete dos asuntos: lacapacidad de los poderes públicos paraponer coto al fenómeno, y las respue-stas de la juventud ante la falta de vi-vienda asequible. Los datos que ma-nejan Mossos d’Esquadra y GuardiaUrbana coinciden: en Barcelona exi-sten unos 200 inmuebles ocupados. Lacifra se eleva hasta 300 si se incluye elárea metropolitana, sobre todo los po-pulosos municipios de la comarca delBaix Llobregat. Cifras aparte, lo ciertoes que el traslado es constante. Y unode los lemas del colectivo -”por cadadesalojo, una nueva ocupación”- pa-rece cumplirse al dedillo, según rei-vindican los okupas y reconoce la po-licía. La mayoría de desalojos sonpacíficos y apenas trascienden. Peroen ocasiones se han registrado inci-dentes violentos, que han dañado laimagen de un colectivo en el que seescudan jóvenes violentos de ideolo-gías antisistema.La carestía de la vivienda, que obsta-culiza la emancipación de los jóvenes,explica sólo en parte el éxito del co-lectivo okupa. Cada metro cuadradode un piso nuevo cuesta en Barcelona4.160 euros, según datos del Ministeriode Vivienda. En Madrid, la cifra es li-geramente inferior (3.976 euros). En

el caso de los inmuebles de segundamano, la tendencia se invierte y Madridresulta un tanto más cara. Las diferen-cias, en cualquier caso, son mínimas.“La transformación de la ciudad, con-cebida como un enorme escaparate,está en la base del apogeo okupa. Yoperaciones urbanísticas como la queacompañó al Fórum de las Culturasdeberían hacernos reflexionar”, explicaAntoni Luchetti, abogado de los artistascallejeros del centro social La Makabra,recientemente desalojado por los Mos-sos d’Esquadra. El problema de las okupaciones, nopuede seguir tomándose a broma comohasta ahora, manteniendo intocable unalegislación obsoleta e ineficaz a cuyoamparo dicho problema no ha paradode multiplicarse, como los panes y lospeces del célebre milagro bíblico. Aun-que en este caso, antes que milagromas bien parece una maldición o plaga.Dicho problema no afecta solo, ni prin-cipalmente, al patrimonio de propieta-rios particulares; quienes, además deresultar privados temporalmente de supropiedad, tienen que afrontar normal-mente gastos por daños y desperfectosen sus inmuebles okupados, e inclusopor consumos de agua o luz; sino que,en la mayoría de los casos, afecta tam-bién, indirectamente a los vecinos,quienes forzosamente se ven obligadosa convivir con semejante tipo de de-lincuentes; quienes sabiéndose prácti-camente impunes suelen generar, ade-más, notorios y variados problemas deconvivencia. Como he dicho anterior-mente, semejante problema no soloafecta a particulares, sino también a lasadministraciones públicas; y por con-secuencia, a todos aquellos que sufra-gamos sus gastos con nuestros impue-stos; causando además claros perjuiciosa los adjudicatarios de las viviendas,constituidos mayoritariamente porgente con escasos recursos económi-cos, a quienes se priva de su derechodurante el tiempo de la okupación, sinindemnización alguna.

Barcelona, capital “okupa”

Van Gogh e il viaggio di Gauguin Exhibition at the Palazzo Reale, Genoa.Runs till 15th April.

A banal title really. The word viaggio is overused nowadays when givingname to books, films, art shows and so on. And by now wÈve all travelleda bit, seen scores of masterpieces and - dare I say it - think wÈve seen ourfill of Van Goghs and Gauguins. So I went mainly for the company. OurLucca and Massa/Carrara 50&Più had organised a handy bus trip whichavoided the bother of trains or town centre car parking and it was a chanceto see Genoa properly. Happily my prejudice about the exhibition was to beproven quite wrong. Though I still think a better title would have been Wheredo we come from, What are we, Where are we going? in honour of Gau-guin’s masterpiece, the heart of the show. The Boston Museum of Fine Artshas sent this picture to Europe only twice (the first time to Paris in 2003)and that in itself was enough to warrant travelling to Genoa. So you startwalking past a life size reproduction of Van Gogh’s tiny bedroom - the bed,chair, a few paintings on the wall and again I thought “Hmm, seen it all be-fore”. But turn the corner and you are unexpectedly transported across theAtlantic into a New World of painters rarely seen in Europe. Majestic scenesof the Rockies, of Yellowstone Park and Yosemite, Atlantic sea storms, in-finite horizons, painted to perfection. At first glance the viaggi of EdwinChurch, Albert Bierstadt, and Winslow Homer seem a mere geographicalexploration of these new territories but a closer look reveals a sense of pride,wonderment, even fear. The viaggio is gradually becoming a mental processas we slip into the atmosphere of Caspar Friedrich’s Boat on the Elbe inEarly Morning Mist, feel ill at ease in front of Andrew Wyeth’s ChristmasMorning and wonder what was going through the head of Edward Hopper’slonely motel resident, deep in reverie in Morning Sunlight. A bit dazed then,you turn into a darkened room to be confronted by a cathedral altar piece oftropical blues, greens and orangy browns. Four metres long, one and a halfhigh Gauguin’s D’où venons nous, que sommes nous, où allons nous? ex-plodes onto the senses, obliges you to reflect on the voyage of life, death,youth, old age. It’s the perfect lead into scores of Van Gogh paintings anddrawings. His famous self portrait at the easel is there, along with his torturedskies, clouds, trees, irises, fierce blades of grass and a collection of letters tohis brother never before displayed in Italy. A welcome interval of rationalityin so much emotion is supplied by a Turner Seascape deliberately set alon-gside Mark Rothko’s Untitled from1969. The comparison shows them tobe amazingly similar. Concrete proof of the English master’s modernity 150years before. A whole room of gigantic Kandinsky’s challenge your emo-tions and your intellect. Then therÈs Monet, Morandi, Diebenkorn and avery moving Nicholas de Stael. It is almost an overdose of masterpieces,and the theme formed by the pictures starts to sink in only as you’re exitingthe show. So I think another viaggio to Genova is called for.

Barbara Smith50&PiùUniversità, Lucca

10 CUCINA E ALIMENTAZIONE notiziario culturale

CIPOLLATA DELLA TERESA Ingredienti per 8 persone:½ kg di farina di grano duro - 1 kg dicipolle - ½ kg di polpa di pomodoro- 1 bicchiere di olio - Sale - Pepe -Capperi - Olive nere snocciolate (cel-line pugliesi).LavorazioneSoffriggere le cipolle con abbon-dante olio di oliva. Quando la cipollaè bionda (rosolata), aggiungere il po-modoro, sale e pepe e fare cuocereper 5 minuti. Impastare la farina conl’olio di oliva contenuto nel bic-chiere, acqua e sale quanto basta.

Fare due sfoglie sottili (in dialetto“lamie”), metterne una in una tegliacon carta forno, versare la cipollata,aggiungere capperi e olive nere, co-

prire con l’altra sfoglia, punzecchiareripetutamente con i rebbi di una for-chetta, passare una mano inumiditasulla superficie e infornare per 15 mi-nuti circa a forno caldo.

Teresa De Simone50&Più Università,

Lecce

La cucina è cultura? Sì, per due ordini di ragioni: contiene competenze (il saper manipolare elementidella natura a fini alimentari, trasformarli, renderli belli, gradevoli e utili, secondo tecniche che pos-sono trasmettersi e migliorarsi); e contiene valori (opzioni di vita implicitamente o esplicitamenteespressi o collegati con i modi alimentari: un piatto può essere preparato per venir consumato tipi-camente in gruppo piuttosto che da soli, tipicamente da pasto veloce di lavoro piuttosto che da rilas-sante incontro familiare, con attenzione all’essenziale o anche con sensibilità aggiuntivaall’arricchimento estetico...). Esprime insomma, la cucina, la visione della vita, le sue condizioni e isuoi condizionamenti, le sue tendenze evolutive...). E tanto basta. È cultura. È qualità della vita. E dunque ce ne occupiamo.

La cucina è cultura

In una epoca in cui, parlando di alimentazione, le parole d’ordine pre-valenti sono “ mangiar sano e leggero”, potrebbe sembrare anacronisticopreparare ricette che erano in uso ai tempi dei nostri nonni e che in moltioggi ritengono fonte di possibili “dissesti metabolici” di cui parte rile-vante della popolazione adulta soffre.Ma, considerando che gli ingredienti usati non erano soggetti a sofisti-cazioni alimentari, e che le quantità sovente erano molto limitate, cisembra interessante proporre agli appassionati alcun piatti cercando diseguire quegli stessi parametri utilizzati dai nostri anziani, ovvero l’at-tenzione a “qualità e quantità”; consapevoli che, come le grandi opereletterarie, artistiche e scientifiche, anche le antiche ricette sono un pa-trimonio culturale della nostra società.Di seguito si propongono tre ricette, a base di “interiora” di vitello, chenella macellazione erano considerati scarti di poco valore economico equindi fonte di nutrimento dei più poveri.

PAJATA ALLA ROMANA La pajata è l’intestino di vitellini nutriti esclusivamente di latte materno. Peressere certi che il piatto abbia i requisiti per il consumo alimentare, è bene ri-volgersi ad un macellaio di fiducia e verificare che il contenuto del budellinosia di colore bianco e di sapore non amaro (verifica che si fa mediante l’as-saggio di una sua particella microscopica).Ingredienti per 4 persone1kg. di pajata - 1 kg. di pelati - aglio, cipolla, sedano e carota - vino bianco,olio extravergine di oliva - sale e pepe quanto basta.LavorazionePreparare un soffritto di aglio, cipolla, sedano e carota in olio extra vergine,aggiungere la pajata preparata a rotelle della circonferenza di 20 cm. circa eannodate con un filo da cucina; dopo qualche minuto aggiungere un bicchieredi vino bianco; quando il vino sarà evaporato unire i pelati tagliati a dadini.

Ricette senza “dissesti metabolici”Cuocere a fuoco lento, mescolando ogni, tanto per circa un’ora.Con il sugo che si ottiene si possono condire i rigatoni (di pasta di semola digrano duro) che insieme ad una manciata di parmigiano sono la base idealeper poggiare le rotelline di pajata.

TORCIOLI AL TEGAMEI torcioli sono il pancreas del vitello da latte.Ingredienti per 4 persone800 g. di torcioli - tre cipolle bionde - olio extravergine di oliva - vino bianco- sale e pepe q.b. LavorazioneMettere in una casseruola la cipolla tagliata finemente; quando imbiondisceaggiungere i torcioli tagliati a bocconcini; dopo qualche minuto aggiungereun bicchiere di vino bianco, sale e pepe quanto basta, coprire con un coperchioe cuocere per circa 45 minuti facendo attenzione che il contenuto non diventitroppo asciutto.

ANIMELLE FRITTELe animelle sono ghiandole endocrine del timo (che si trova dietro lo sterno)presenti soltanto negli animali giovani.Ingredienti per 4 persone500g. di animelle - farina - 2 uova intere - olio per friggere - sale - limone.LavorazioneTagliare a dadini di circa 3/4 cm. le animelle, passarle nella farina, poi nelleuova sbattute, ed infine friggerle in una padella con abbondante olio (fa-cendo attenzione che la temperatura dell’olio sia sempre sui 180°). A dora-tura ultimata scolare su carta assorbente e servire calde, aggiungendo salee limone a piacere.

Patrizia Loreto50&Più Università, Roma

Caserta SinuessaC’è una spiaggia in provincia di Caserta dove scavando con pa-lette e secchiello spuntano antichi resti d’epoca romana. È laspiaggia di punta san Limato nel comune di Cellole. Untempo, laddove oggi le onde si confondono con la riva sab-biosa vi era una florida colonia romana fondata nel 296 a.C.poi sprofondata in gran parte a causa del fenomeno del bra-disismo; l’antica Sinuessa. Di questa ricca e prosperosa cittàrimane visibile ben poco, in gran parte fagocitata dagli abissi delmare ma ancor di più distrutta dai massicci interventi edilizi per la costruzione diseconde case per le vacanze. Di quel poco che rimane visibile, la cosiddetta “villasulla spiaggia”, ovvero i resti della fastosa villa d’ozio attribuita a Gaio OnorioTigellino, prefetto dell’imperatore Nerone, rappresenta il sito archeologico piùconosciuto. Grazie ad un recente intervento di salvaguardia della villa, che solopochi anni fa affiorava a malapena tra cespugli e dune sabbiose, l’antica residenzaromana è stata dotata di una passerella in legno e pannelli didattici; cancellata eimpianto di illuminazione completano l’intervento di valorizzazione del sito. Tut-tavia accade che la cancellata mostra un lato, quello interno, mai portato a termine.Pertanto accesso libero a chiunque voglia danneggiare il sito; e chi aveva inten-zione di farlo, non si è fatto attendere. Dal 2010 ad oggi alcune irruzioni nell’areaarcheologica hanno arrecato diversi danni alla struttura, mosaici divelti, passerellasradicata, impianto luci trafugato e mucche che invadono l’area inondando diescrementi terreno e edificio.

Napoli Poggio MarinoRischia di sparire per sempre il villaggio protostorico di Poggiomarino,in provincia di Napoli. L’area che ospita i resti di antiche capanne risa-

lenti a 3.000 anni fa, dopo il fermo dell’ultimo saggio di scavo, con-dannata all’interramento per mancanza di fondi. Al rammarico delleassociazioni culturali, dei sindaci dell’area vesuviana e del gruppo

archeologico Terramare 3000 che domenica 8 gennaio hanno mani-festato contro la chiusura del sito, la risposta dell’ assessore ai beni cul-

turali della Regione Campania, Giuseppe De Mita: “Informerò dellavicenda il ministro Lorenzo Ornaghi, certo di un suo interessamento”. È lo slogan condiviso dagli attivisti di Terramare 3000, gruppo archeologicodella valle del Sarno e da diverse associazioni culturali locali, che domenica mat-tina assieme ai sindaci dell’area vesuviana, hanno manifestato davanti l’ingressodel sito archeologico contro l’interramento del villaggio protostorico di via Lon-gola deciso, in questi giorni, dalla Soprintendenza archeologica di Pompei. Dopo10 anni di scavi e diversi milioni di euro spesi per allestire spazi d’accoglienza,pannelli didattici e riportare alla luce migliaia di reperti il villaggio protostoricodi Poggiomarino, rischia di essere sepolto a causa dell’impossibilità di garantirei fondi necessari alla tutela del sito e al termine dell’indagine archeologica. “3.000 anni di storia, dunque, vengono interrati senza aver raggiunto lo strato ste-rile, senza essere riusciti a capire il periodo iniziale e le relative caratteristichedell’insediamento protostorico” commenta amareggiata, Linda Solino, attivistadell’associazione Terramare 3000; un danno quantificabile non solo dal puntodi vista economico, dunque, ma soprattutto culturale.Nel frattempo il vicepresidente della giunta regionale della Campania con delegaal Turismo e ai Beni Culturali Giuseppe De Mita, aggiunto “Al ministro chiederòuna risposta tempestiva, in maniera tale che anche l’amministrazione regionalepotrà agire rapidamente per quanto di propria competenza”. Di concerto con ilMinistero si spera, dunque, una soluzione che eviti la chiusura dell’area archeo-logica e dia una prospettiva futura al villaggio protostorico di Poggiomarino.

Antonio Cangiano

50&Più Università SOS PATRIMONIO CULTURALE 11

50&Più Università LIBRI E INTERVISTE

Antonio Cangiano, giornalista. Attualmente collabora per le testate www.cor-rieredelmezzogiorno.it e il giornale on-line www.napoli.com, curando le paginedi cronaca e cultura. Le sue iniziative hanno provocato interrogazioni a rispostascritta rivolte al Ministero dei Beni Culturali, inerenti la “stele di Garibaldi, inrovina” a Napoli e più in generale sui monumenti del risorgimento italiano, e ilcaso dell’ “individuazione del vincolo archeologico dell’area del Giuglianese edi Castelvolturno”. Commentatore nel programma “L’Ultima Parola” andatoin onda su Rai2 l’ 11 marzo 2011 durante la trasmissione “Pezzi d’Italia” dedicataallo stato dei beni culturali in Italia, circa lo stato di abbandono del sito archeo-logico dell’antica città romana di Cales, in provincia di Caserta.

La 50&più Università di Caserta ha da poco tenutoa battesimo un nuovo romanzo: “Quel mite autunnodel 1793”; scritto da una nostra concittadina, Raffa-ella Lucia Pagliaro.L’autrice è mia amica nonché ex collega, avendo iocondiviso con lei anni di insegnamento nel liceoscientifico più prestigioso della nostra città. La cono-scevo anche come raffinata studiosa di argomentieruditi. In passato aveva pubblicato saggi di lettera-tura tardo-latina e medioevale, perciò quando mi hadetto che aveva scritto un romanzo mi sono incurio-sita molto. Ho letto il libro tutto d’un fiato ed ho scoperto unanarratrice esperta, capace di tessere magistralmente ifili di una trama non facile, intelligente ed accurata

nel saper organizzare un linguaggio equilibrato, maibanale ma neppure inutilmente aulico e cattedratico.Già questo è pregio non da poco, soprattutto nel pe-riodo di sciatteria verbale della più recente produ-zione narrativa italiana. Ecco spiegato il motivo di un invito che personal-mente ho proposto al consiglio direttivo della50&PIU’-Università. Così, in uno dei nostri merco-ledì culturali, ho presentato Raffaella Pagliaro ed ilsuo romanzo ad un folto pubblico, intervenuto perl’occasione. C’era anche una giovane esperta di articomunicative, Matilde de Feo, che ha letto alcune pa-gine significative del libro.La storia che l’autrice sciorina è ambientata, comegià lascia capire il titolo, nella Francia illuminista di

Danton, Marat e Robespierre, in quel frammentotemporale che esploderà nella grande Rivoluzione. Protagonista e voce narrante è Eleonora Franchi,un’italiana di umili origini ma di rara e consapevolebellezza, dotata di un’intel-ligenza acuta, che la con-duce gradatamente aconquistare un’educazioneed una raffinatezza supe-riore al suo ceto. Realmentevissuta, come ci ha spiegatol’autrice, ella si rivela un’av-venturiera che le cronachepruriginose del suo tempodescrivono come amante,

Caserta È nato un nuovo romanzo

[ SOPRA, INSEDIAMENTO PROTOSTORICO

DI POGGIOMARINO. A DESTRA,PARTICOLARE DELLE CAPANNE,

RESTI DI STRUTTURE IN LEGNO. ]

12 LIBRI E INTERVISTE notiziario culturale

Intanto naufraga nell’indifferenza la sua unione con Sullivan e ben presto si con-sola con il potente Crawfurd. Con lui ritorna a Parigi, città ormai devastata dauna folla inferocita e da una campagna-stampa antimonarchica, che accusa MariaAntonietta delle più atroci nefandezze e soprattutto della relazione adulterinacon Axel de Fersen, che d’ora in poi sarà presente nella vita della regina così inquella della coppia Crawfurd- Eleonora per intrecciare rapporti con la casa reale,fughe e altro.Intanto arrivano il 1789, la Rivoluzione, gli sconvolgimenti sociali, il vano ten-tativo di fuga della coppia reale, il processo e l’uccisione del re Luigi XVI. Maria Antonietta, diventata da questo momento la protagonista della vicenda, èrelegata nella prigione della Conciergerie e la nostra Eleonora, sconvolta per l’ab-brutimento del popolo, va a trovarla spesso per consolarla e sorreggerla fino almomento in cui l’autrichienne sale sul patibolo, affrontando la morte con dignitàe spirito cristiano. Eleonora fugge a Francoforte, dove riceve notizie sulla fine dei due figli di MariaAntonietta: il piccolo Delfino, morto di stenti nella prigione del Tempio, e la gio-vane Maria Teresa, tenuta a lungo prigioniera al buio nella stessa prigione edinfine espulsa dalla Francia dopo la morte di Robespierre. Il romanzo termina proprio sulle sue parole incise sul davanzale della prigione:“Papà mio, veglia dal cielo su di me! Dio mio, perdona quelli che hanno fattomorire mio padre”Dalle pagine del romanzo emerge chiaro il punto di vista dell’autrice, che rivalutapienamente la figura di Maria Antonietta, tracciandone, con stima ed umana com-prensione, un ritratto generoso, di persona non solo profondamente provata daglieventi, ma anche dotata di squisita sensibilità sociale. Alla base dell’opera c’è, come ha spiegato l’autrice, un paziente ed accurato lavorodi documentazione.

Emilia Mastrangelo50&PiùUniversità, Caserta

Incontro Donato Carrisi a Carrara, presso la bellalibreria “Nuova Avventura” nel centro storico cit-tadino a pochi passi dall’ottocentesco Teatro degliAnimosi. Mi viene incontro un giovane uomo, dalpasso sicuro e dal sorriso amichevole, molto di-verso dalla fotografia della retrocopertina del “Tri-bunale delle anime”: gli occhi scurissimi ed intensisono quelli tipici degli uomini del sud, come il suoaccento che non tradisce le origini salentine. Nes-suna intervista preparata, si va a braccio, alla sco-perta di un libro che tenta di replicare il successointernazionale del primo “Il suggeritore”: infatti laprima domanda scivola inevitabilmente su comeha affrontato la seconda fatica e qui scopriamo cheil “Tribunale” in realtà non doveva essere il se-condo libro, ma lo è diventato prendendo prepo-tentemente il posto di un romanzo che era in corsod’opera e che non è stato mai terminato, con lacomplicità di due incontri: il primo, con un prete aRoma in piazza delle Cinque Lune e il secondo conla conoscenza di N.N., il più grande serial killertrasformista della storia, vissuto fra l’800 e il ‘900. Donato ci svela la sua personalità: curioso, preciso,forte della sua esperienza di sceneggiatore, abilis-simo nel creare la suspense con l’uso di periodibrevi ed incalzanti: si riesce a visualizzare la scenadel delitto anche con poche parole di descrizione,che non cadono mai nel truculento e nella scenaviolenta tout court. Piuttosto il lettore viene portatoad osservare la vita che continua a vivere nono-

stante il delitto: la quo-tidianità che stride conl’eccezionalità e ladrammaticità del fatto,con profumi, odori,suoni e rumori checontinuano a prodursi ea vivere,come un motosinuoso, un vortice. E.ad un tratto, a pagina200 compare la parolache ci apre un mondo che la maggioranza di noinon conosce: la Penitenzieria Apostolica, vale adire il tribunale della Santa Sede, il più grande ar-chivio criminale del mondo, migliaia di confessioniesaminate e giudicate o in attesa di indulgenza eRoma ci viene dipinta in maniera completamentediversa dall’immagine turistica alla quale siamoabituati: non vi è nulla di “dolce” di “vacanziero”“, ma strade e quartieri da città di frontiera, reali epoco conosciute ai più: Roma cinica e custode disegreti ignominiosi.Tutto si muove intorno alla scomparsa di una ra-gazza e all’incontro fra Marcus, cacciatore delbuio addestrato a riconoscere le anomalie e a sco-vare il lato nascosto del male e Sandra, capace ariconoscere i dettagli fuori posto, perché in essi siannida la morte. Le loro vite non si incrociano im-mediatamente, ma dopo un susseguirsi di avve-nimenti che devono in qualche modo portare al

Massa Carrara Il Tribunale delle anime

[ DONATO CARRISI AL SUO SECONDO ROMANZO, RACCONTA LA NASCITA

DI UN LIBRO COME LA NASCITA DI UN FIGLIO. ]

convivente ed anche sposa di personaggi appartenenti al bel mondo, di rango sem-pre superiore.In genere il romanzo ha un andamento diaristico e si apre proprio con una paginadi diario del Natale 1799, quando la Rivoluzione è ormai finita e brilla l’astro diNapoleone. A quell’epoca Eleonora ha cinquant’anni, è a Francoforte, come compagna delduca Karl de Wuttemberg e ripercorre, in un lungo recupero memoriale, alcunimomenti della sua vita: il tempo della fanciullezza, trascorsa a Lucca, l’adole-scenza girovaga, vissuta come funambola e ballerina, l’incontro a Venezia colduca, di cui diviene amante e concubina, in una svolta importante della sua vita. Poi le vicende si susseguono e s’intrecciano tra recuperi memoriali e momentireali: a Vienna, sempre accompagnando Karl, conosce una giovanissima MariaAntonietta, allora promessa sposa del delfino di Francia, ed ha una breve e tu-multuosa avventura con l’imperatore Giuseppe II, in seguito alla quale vieneespulsa dalla corte e ripudiata dal suo compagno.Ad un periodo buio e solitario a Parigi, seguono altre avventure: la conoscenza edil matrimonio con Louis Sullivan, ricco irlandese trapiantato a Parigi, che la intro-duce a Corte nel 1773, quando ormai Maria Antonietta è regina di Francia. Al seguitodi Sullivan si reca in India, dove trascorre un lungo periodo, confortata da una fittacorrispondenza con la segretaria di Maria Antonietta, Henriette Campan, che attenuala sua nostalgia di Parigi e la tiene aggiornata su quanto succede nella città.

loro incontro.La costruzione di un thriller è impresa non facile:lo stesso autore ammette di sentirsi molto presoemotivamente e non è un luogo comune conside-rare ogni opera che si porta a compimento comeun figlio. Un figlio che si stacca da lui alla trascri-zione dell’ultima parola, alla fine di tutto, Il finaledel Tribunale viene scritto a Roma, in una calda eserena serata estiva romana, quando la città regalai suoi tramonti romantici e infuocati. Donato inquel momento si rende conto che l’opera non è piùsua, ma sta partendo per il suo viaggio nel mondo,regalandoci una grande emozione.

Donatella Beneventi 50&PiùUniversità, Massa Carrara

50&Più Università NOTIZIE DALLE SEDI 13

Il 23 novembre scorso è stato ilgiorno scelto per un incontro spe-ciale presso la sede leccese di50&Più Università: l’inaugurazionedel II° Anno Accademico.È stato bello vedere la Sala Confe-renze nuovamente piena di parteci-panti attenti, interessati e desiderosidi portare il proprio contributo allarealizzazione di un progetto che haavuto il suo inizio l’anno scorso eche 50&Più Università si proponedi continuare ad attuare: delineareun percorso formativo capace di ar-ricchire la personalità degli over 50e di dare nuovo valore al ruolodell’anziano nella società attuale.Non si sarebbe potuto immaginareun inizio migliore di questo, ancorauna volta alla presenza di personenuove, motivate a fare autenticheesperienze nel campo della cono-scenza e con la partecipazione diuna importante rappresentante delleIstituzioni Locali: Simona Manca,Vicepresidente e Assessore allaCultura della Provincia di Lecce,sensibile alle tematiche culturali,che ha riconosciuto il valore di que-sta iniziativa, sottolineando le op-portunità degli over 50 di dedicare

tempo prezioso alla lettura ed in ge-nerale alla propria crescita cultu-rale.La lezione inaugurale è stata tenutada Lucio Totaro ex dirigente scola-stico e giudice onorario presso ilTribunale dei Minori di Lecce, dasempre impegnato nel campo dellaformazione, che si è soffermatosulla necessità di una nuova identitàdell’anziano e sul suo possibilecontributo al miglioramento dellanostra società.Sono intervenuti anche il Presi-dente dell’Associazione Provin-ciale 50&Più di Lecce AntonioMartino e il Segretario AntonioRizzo, che si sono dichiarati soddi-sfatti per la qualità degli incontri te-nuti lo scorso anno e determinati adare pieno sostegno alle nuove at-tività programmate dalla coordina-trice Beatrice Ciannamea.La riunione si è conclusa in modofestoso con il taglio inauguraledella torta e un arrivederci ai pros-simi appuntamenti con la cultura.

Giorgio Monittola50&PiùUniversità, Lecce

Lecce Festa della conoscenza

Pamela Villoresi, leggendo i racconti classificati ai primi tre posti dellaV Edizione del Premio Letterario Internazionale “Raccontiamoci. Espe-rienze di vita vissuta”, ha affascinato ed emozionato non solo il numerosopubblico presente alla cerimonia di premiazione, il 19 novembre 2011, nelsalone Apollo della Pubblica Assistenza di Prato, ma le stesse autrici: An-gela Ambrosini (Città di Castello), prima classificata con Gli anni più belli;Monica Gabbarini (Foligno), seconda con L’albero di ciliegie; Carla SauttoMalfatto (Denore - Ferrara), terza con La promessa. Il premio organizzato dall’Associazione 50&Più di Prato, con il patrociniodel Comune, della Provincia e dell’Università 50&Più e con il contributodella Confcommercio Imprese per l’Italia Prato, della Federazione ItalianaPubblici Esercizi, del Biscottificio Antonio Mattei, della Santander e delLanificio Arpatex, ha visto la partecipazione di oltre 140 racconti prove-nienti da tutte le regioni italiane e dall’estero. Grazie all’entusiastica col-laborazione di Giovanna Li Volti Guzzardi, fondatrice e Presidentedell’Accademia Letteraria Italo-Australiana Scrittori, A.L.I.A.S. di Mel-burne, c’è stata anche quest’anno la presenza di opere di autori emigratidall’Italia in questa lontana ed incantevole isola.Per i giurati, Rodolfo Betti, Nicoletta Corsalini, Roberta Degl’Innocenti,Lia Gori, Marisa Nardini, Emidio Bianchi, Roberto Baldi, Giuseppe Ecca,scegliere gli elaborati vincitori non è stato un compito facile visto l’altolivello di contenuti e forma riscontranti in molti di essi. Il presidente provinciale, Franco Cassioli, ha dato il benvenuto a tutti i pre-senti ed alle autorità, mentre, il segretario, Antonello Baccini ha condottola serata e Giuseppe Ecca, Presidente nazionale della 50&Più Università,ha catturato l’attenzione di tutti con il suo effervescente intervento.

Ma questa edizione del Premio resterà nella memoria soprattutto per lapresenza della Villoresi, alla quale è stata consegnata, dal Presidente Cas-sioli e dalla Vicepresidente Anna Bettazzi, una targa di riconoscimento peril suo grande impegno artistico e culturale. Agli autori dei racconti classi-ficati ai primi posti sono stati consegnati premi in denaro, prodotti locali,targhe, diplomi e i premi offerti dagli enti e dalle ditte che hanno dato ilproprio contributo.Gli organizzatori hanno già confermato il loro impegno per realizzare unanuova e più articolata edizione del premio nel 2012.

Nicoletta Corsalini50&Più Università, Prato - www.literary.it

Prato Pamela Villoresi

Tra i Corsi in programma nell’annocorrente, il Corso di Storia dell’Arteha ottenuto il più grande successo.Ha avuto come oggetto di studio il“Rinascimento Italiano”, che ha vistocome relatrice Maria Salvini, si è te-nuto presso l’Istituto tecnico Indu-striale G. Galilei, che ha messo a di-sposizione la sala riunioni, l’aulaMagna, in grado di accogliere como-damente i numerosi iscritti.La Sig.ra Salvini, sia pure con sole 5lezioni di 2 ore ciascuna, è riuscita afare comprendere questo fondamentalee complesso movimento culturale, ilcui nome esprime un concetto di rina-scita e di rinnovamento, non solo dellearti, ma del pensiero, collocandolo en-tro un preciso contesto storico, sociale,politico,religioso, filosofico.La sua conoscenza della materia,l’usodi un linguaggio, chiaro, appropriato elessicalmente ricco, il supporto di pro-iezioni, ed in particolare dei commentidi Giorgio Vasari hanno suscitato unprofondo e costante interesse, meravi-gliando e affascinando gli uditori.Sono stati illustrati, sia pure a grandilinee i 3 periodi in cui si è soliti sud-dividere il Rinascimento: il 1° pe-

riodo, manifestazione tipicamente fio-rentina, legata alla famiglia Medici;il pieno Rinascimento, inizio del 500,e il 3° momento, del rinascimentomaturo che sfocerà nel Manierismo.La relatrice ha illustrato anche lanuova concezione matematica dellospazio e della prospettiva, il plastici-smo e la rappresentazione anatomi-camente esatta del corpo umano, spie-gando come le nuove tecnicheabbiano rinnovato la pittura, l’archi-tettura, e la scultura.Il Corso si è concluso con una lezioneitinerante presso il Museo degli Uf-fizzi di Firenze, dove i partecipanticon la guida della relatrice sempredisponibile per ogni chiarimento ri-chiesto, hanno potuto ammirare leopere dei famosi artisti del periodostorico già preso in esame.A grande richiesta è iniziato il 12 feb-braio 2012 un nuoco Corso sull’Im-pressionismo francese propedeuticoalla visita guidata a Parigi al Museod’Orsay, che intendiamo effettuare incollaborazione con l’Università diMassa, in primavera.

Gina Loiacono50&PiùUniversità, Livorno

Livorno “Rinascimento italiano”

14 NOTIZIE DALLE SEDI notiziario culturale

A cura di Cristiana Barandoni CARRARA, Museo del Marmo e CAP Centro Arti Plastiche

5 - 12 - 19 - 26 LUGLIO 2012

In collaborazione con: P.A.T ParcoArcheologicoTemporaneo©, 50&PiùUniversità - sede di Massa Carrara, Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta“J.F.Champollion” di Genova, Academia Aegyptica di Genova, Museo Archeologico “C.A. Blanc” di Viareggio, Centro Studi Archeologia Africana di Milano,Gruppo di ricerca sul restauro archeologico, Dipartimento di Costruzioni e Restauro Università di Firenze, Dipartimento di Biologia, Università di Pisa.

Archaeologia 2012 è una serie di conferenze serali affiancate da uno spa-zio denominato PAT (Parco Archeologico Temporaneo©) dedicato ai bam-bini. Ciascuna conferenza affronterà uno specifico tema archeologico esarà affiancata da uno spazio predisposto per i bambini dove saranno alle-stite delle postazioni grazie alle quali sarà possibile imparare divertendosi:i bambini potranno approfondire gli aspetti più difficili dell’archeologiasperimentando l’impiego di materiali come i pigmenti, la lavorazionedell’argilla e le tecniche pittoriche del mondo antico; un gruppo di opera-trici didattiche li accompagnerà a “spasso nella storia” riproducendo og-getti quali collane fatte di conchiglie, e si cimenteranno nella scoperta deisegreti legati alla mummificazione, creeranno manufatti appartenenti aicorredi funerari e molto altro ancora. Strutturata in due momenti separati che però vertono sugli stessi argomenti,la manifestazione darà lo spunto per approfondire la storia e l’archeologiagrazie soprattutto alla possibilità di avvalersi di archeologi, antropologi,archeotecnici, personale didattico di musei e sperimentalisti che da annisvolgono il compito di divulgare il mondo antico. Si prevede una granderisposta da parte di tutti gli appassionati di storia e archeologia per cui sot-tolineiamo che NON sarà possibile ospitare nel laboratorio per bambiniun numero superiore alle 40 unità per serata e consigliamo di arrivare condiscreto anticipo oppure prenotarvi ai numeri sotto indicati.In questa occasione saranno presentati i laboratori didattici per le scuoleelementari e medie della provincia di Massa Carrara per il prossimo annoscolastico 2012 - 2013.

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI CONTATTARE:Tel.: 0585.499250 (dal lunedì al venerdì mattina dalle ore 9.30 alle 12.30)oppure al numero: 347.8254576 dott.ssa Barandoni

CONFERENZA LABORATORIO 21.30 - 23.00 BAMBINI

21.00 - 23.00

5 LUGLIO / MDMGILBERTO MODONESI

L'Akh-menu e il “giardino botanico” di Thutmosi III.

Centro Studi Archeologia Africana (CSAA), Milano

12 LUGLIO / CAPCRISTIANA BARANDONI

Dalla struttura alla tomba: osservazioni e analisi di

conservazione delle tombe egizie. Gruppo di ricerca

sul restauro archeologico,Dipartimento di Costruzioni

e Restauro Università di Firenze

19 LUGLIO / MDM BARBARA LIPPI

Bioarcheologia della violenza: l’antico Egitto.

Dipartimento di Biologia, Università di Pisa

26 LUGLIO / CAPGIACOMO CAVILLIERTutankhamon e le ricerche

condotte dal centro studi Champollion del nella valle dei re.

Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F.Champollion”,

Academia Aegyptica, Genova

ALLA SCOPERTADEI GEROGLIFICI

PIRAMIDIE SARCOFAGI...

ET VOILÀ!

AS....SAGGIO DI SCAVO!

GIOIELLI E TESORIEGIZI

ArchAeologiA2o12

50&Più Università NOTIZIE DALLE SEDI 15

Le nostre Sedi

LUCCA Via Fillungo, 121 (Palazzo Sani)Tel. 0583.4731170

MASSA CARRARA Viale E. Chiesa, 2Tel. 0585.499250 347.8254576

MILANO Via Vivaio, 11 Tel. 02.7750261

PRATO Via Santa Trinità, 28Tel. 0574.23896

REGGIO CALABRIA Via Castello, 4Tel. 0965.891543

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VERCELLIVia Duchessa Iolanda, 26Tel. 0161.215344

VIBO VALENTIA Palazzo Colistra Via SpogliatoreTel. 0963.43485

segreteria centraleRoma: Largo Arenula, 34Tel. 06.6864596Tel. 06.5599353

romaPresso la Scuola Cesare Piva, Via Val di Lanzo, 185Tel. 06.8104855Viale G. Marconi, 437, int. 3/BTel. 06.6864596Tel. 06.5599353

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Lievita in attenzione e consensi “Poeti e Scrit-tori in Lombardia-50&Più per la Cultura”, il pre-mio letterario nato a Milano tre anni fa, pervolontà di 50&Più (una tra le più grandi orga-nizzazioni europee della terza età - aderente aConfcommercio) e 50&Più Università di Milano(la sezione milanese del Sistema Universitario50&Più Confcommercio). Una numerosa follaha gremito, lunedì 23 gennaio 2012 nel pome-riggio, la Sala Francesco Colucci dell’UnioneConfcommercio di Milano, in Corso Venezia 45,per assistere alla cerimonia di premiazione. Laproclamazione dei vincitori di questa terza edi-zione è stata fatta dalla Giuria del Premio, com-posta dai poeti e critici letterari Filippo Ravizza(presidente della Giuria), Sebastiano Aglieco eMauro Germani. Per la sezione prosa hannoguadagnato gli allori Vanni Camurri, terzo clas-sificato con il racconto “La rosa e il liuto”, Sa-brina Minetti, al secondo posto con il testo “Lelettere dell’alfabeto” e, proclamata dal presi-

dente della Giuria Filippo Ravizza “Premiopoeti e scrittori 2012, sezione prosa”, Marta Fol-cia, primo classificato con “La signora dellebambole”. Per quanto attiene alla sezione poesia del pre-mio, con la lirica “A Giancarlo Puecher” MariaBourdon ha conquistato il terzo posto, mentre laseconda posizione è stata guadagnata da PaoloFichera con la poesia “Era questa ferocia unica”;proclamato al fine da Filippo Ravizza “Premiopoeti e scrittori 2012, sezione poesia”, con la li-rica “Mentre sta già accadendo”, Vincenzo DiMaro, primo classificato.Affiancata a “Poeti e Scrittori in Lombardia”(che è aperto alla partecipazione di tutti coloroche abbiano dai 18 anni in su) vi è poi la sezione“Miglior Scrittore “ e “Miglior Poeta” 50&Piùin Lombardia, riconoscimento riservato solo agliiscritti a 50&Più Confcommercio (dai 50 anni insu). Claudio Dumiani havinto entrambi i rico-

noscimenti, quello per la poesia con la lirica “Amia madre”, quello per la prosa con il racconto“La ragazza di Morivione”.I premi, consistenti in una pergamena, una targae buoni per l’acquisto di libri, validi su tutto ilterritorio della Lombardia nella catena de “Il Li-braccio” (il premio è riservato a chi risieda sulterritorio della Regione), sono stati consegnatidalla vice presidente di 50&Più di Milano e pro-vincia Giancarla Conti, dalla vice/presidente vi-caria di 50&Più di Milano e provincia MariaAntonia Rossini, e infine, dal presidente nazio-nale (e milanese) di 50&Più Renato Borghi.

Filippo Ravizza50&PiùUniversità, Milano

Milano Poeti e Scrittori in Lombardia

Residui di architettua dell’epoca fascista: cosa ci insegna il linguaggio delle costruzioniDario Callini, ingegnere dei trasporti, ha studiato a lungo le trasformazioniarchitettoniche di Roma lungo gli ultimi novant’anni e ne ha ricavato pre-cisi indizi di un collegamento forte, consapevole o non consapevole, im-plicito o esplicito, con climi, mentalità e culture politiche e sociologiche.Una attenzione particolare l’ha dedicata alla ricognizione di ciò che ancoraresta nella capitale di quella che fu la caratteristica “architettura del ven-tennio” con i suoi significati.

Scienza dell’alimentazione per l’età adulta: possiamo davvero essere i primi medici di noi stessiUn corso della sede leccese che ha avuto splendido successo, nel 2011,per una evidente duplicità contestuale di ragioni: la competenza medico-biologica degli esperti che lo hanno tenuto, e la estrema semplicità e pra-ticità di linguaggio con il quale è stato sviluppato. Verrà sintetizzato emesso a disposizione di tutte le nostre sedi universitarie perché entri atti-vamente in quel patrimonio di cultura pratica della gestione di sé, che lastessa scienza medica chiede venga affrontata con maggiore franchezzada tutti i cittadini.

Il Coro della Terra: con oltre 40 paesi del mondoMartedì 21 febbraio il Coro di 50&PiùUniversità, diretto dal maestro Giu-lio Albonetti, si è esibito, con registrazione in diretta dalla sede di Via delMelangolo in Roma, nell’ambito della manifestazione mondiale “Il Corodella Terra”.L’iniziativa, nata in Svizzera, ha riunito centinaia di cori con oltre cento-mila cantori di più di quaranta paesi del mondo, per realizzare appunto un“Coro della Terra” che esibendosi contestualmente, come diretto da ununico maestro virtuale a livello planetario, vuole rappresentare attraversola musica l’anelito ormai crescente nel mondo a una unità di linguaggio edi intenti che il progressivo rimpicciolirsi relativo del pianeta Terra rendesempre più necessario. È possibile collegarcisi con Il Coro della Terra via Internet, digitando ilsito www.ustream.tv/channel/OneEarthChoir.

NEL PROSSIMONUMERO