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MARCELLO CANDIA Lettera agli Amici di Lettera agli Amici di MARCELLO CANDIA Anno 28 – Secondo semestre 2011 – N. 55 – Spedizione in Abbonamento Postale d.l. 353/2003 convertito in legge 27/02/2004 n. 46 – Art. 1 comma 2 d.c.b. di Milano – invio promozionale Fondazione Dr. Marcello Candia

M Lettera agli Amici di C ARCELLO ANDIA · Teresa di Calcutta, e quella di Marcello Candia. ... vano la “maschera” utilizzata dagli attori a teatro durante la ... quali Gandhi

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MARCELLO CANDIALettera agli Amici diLettera agli Amici diMARCELLO CANDIA

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Fondazione Dr. Marcello Candia

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Un settimanale a larga diffusione, “Famiglia Cristiana”, ha editato unaserie di agevoli biografie di noti personaggi, tra cui quelle di Gandhi,Martin Luther King, Giovanni XXIII, Nelson Mandela, Madre

Teresa di Calcutta, e quella di Marcello Candia.Diciamo subito che è una bella notizia. Non solo perché fa conoscere Marcelload un pubblico sempre più grande, ma anche perché ufficializza un ricono-scimento che fa annoverare Candia in compagnia di uomini molto illustri,veri e propri personaggi.Ci possiamo chiedere, chi è un “personaggio”? Un primo significato è tutt’al-tro che positivo. Con il termine persona, come è noto infatti, i Latini indica-vano la “maschera” utilizzata dagli attori a teatro durante la recitazione e checopriva interamente il loro volto con tratti espressivi esagerati. Nel tempo siattesta l’utilizzo del termine “persona” ad indicare l’individuo rappresentatosulla scena, che oggi chiamiamo “personaggio” in modo figurato.In seguito, però, l’uso del vocabolo ha assunto un altro significato. Si tratta diuna persona di “chiara fama”, una autorità nel suo campo o comunque unapersona di prestigio. Per altro verso ad esempio, i personaggi sono la colon-na portante di un testo: portano avanti l'azione, il racconto stesso.Il personaggio è protagonista al centro dell'azione, e in genere la mette inmoto. Per questo interessa ricostruirne la storia: dove è nato, com’era la suafamiglia, in che epoca vive o è vissuto, la condizione sociale, se proviene daun ambiente ricco o povero, il grado d’istruzione, etc.Marcello Candia può essere considerato, in tal senso, un personaggio? Direidi sì. E la scelta di Famiglia Cristiana ci offre una conferma. Ma più ancoraper noi è un testimone, dal latino testimonium (“testimonianza”). Il “testimo-ne” è la persona che fornisce testimonianza di un fatto. La possibilità di testi-moniare non riguarda solo i testimoni oculari, ma anche chi, da un evento,viene coinvolto a distanza, nello spazio o nel tempo. Candia è un testimonedel suo tempo e la sua testimonianza si allunga fino ai nostri giorni.Il cristianesimo dà a questo vocabolo un significato caratteristico: il testimo-ne è sempre testimone del Risorto e lo è nelle varie situazioni della vita e dellastoria. Nel piano salvifico di Dio la testimonianza è una vera pedagogia.Attraverso la testimonianza sincera di attenzione all’uomo e alla sua situa-zione di bisogno, Candia ha dato un segno tangibile di cosa si può fare pergli altri. Molti l’hanno compreso e, come noi possiamo testimoniare, comeFondazione, la sua testimonianza dura nel tempo. Per questo, come testimo-ne è anche un “personaggio”.

Ernesto Preziosi(Consigliere della Fondazione Candia

e Direttore della rivista)

Marcello Candiatestimone e personaggio

Lettera agli amici di Marcello CandiaSede: via P. Colletta, 21 – 20135 Milano

Direttore responsabileErnesto Preziosi

Realizzazione graficaOfficinaventuno

Fotocomposizione e stampaArti Grafiche Torri srl

Cologno Monzese (Milano)Autorizzazione del Tribunale

di Milano n. 532 del 17/11/1984Spedizione in abbonamento postale 50% – Milano

– Sommario –

In copertina: Bambini accolti nell’asilo del Marabaixo,

alla periferia di Macapà

– 2 –Marcello Candia

testimone e personaggio

– 3 –Una volta sognavo

ad occhi chiusiora sogno ad occhi aperti

– 5 –Come in famiglia

a Casa Lar

– 7 –Un nuovo impegno

contro la droga

– 9 –Partorire serenamente

a Marituba

– 10 –Quanto vale una vita?Quanto costa una vita?

– 13 –Ampliamento

alla Creche di Jacundà

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Vorrei proporvi una letterache il dottor Candia scris-se da Macapá il 17 agosto

1976, in occasione dei suoi ses-sant’anni, anche se li aveva com-piuti quasi un mese prima, il 27luglio.Scriveva alla Comunità SpiritualeMissionaria, che dall’Italia lososteneva non solo con gli aiutifinanziari, ma anche con la pre-ghiera che rende fecondo l’impe-gno missionario. Questa lettera mi ha colpito, per-ché Marcello riflette sui suoi ses-sant’ anni d’età evidenziandoche oramai è “vecchio”. Lo scrivelui stesso: «Una volta sognavo adocchi chiusi, ora sogno ad occhiaperti, ed è così bello! Il Signorein questi ultimi mesi mi ha fattoscoprire tanti valori così belli, dafare di tutto per correre a vende-re quel poco che sono e ancoraho, per comprare il campo deltesoro, tanto che quando il 27

luglio ultimo ho compiuto i 60anni, mi è proprio spiaciuto diessere così vecchio, alla fineormai della mia vita, anche pervia del cuore …».La lettera mi è piaciuta propriodopo aver cominciato a leggerequesto passo. Prima il dottorCandia aveva ricordato gli amici,i «fratelli della Comunità»; si era

scusato del lungo silenzio; avevaripetuto che pregava per ognunodi loro nella Cappella dell’O -spedale di Macapá; aveva ricor-

dato il suo amico e maestro, donPeppino, suo parroco degliAngeli custodi che gli raccoman-dava di non strapazzarsi troppo.Marcello gli dava ragione: sì c’erain effetti sempre molto da fare:«Grane e molto lavoro, ma sem-pre uniti a tanta gioia».Aveva risposto proprio così alsuo parroco, con un guizzo digioia! È vero, c’erano molte«grane e molto lavoro», ma c’eraaltrettanta grande gioia. Proprioquella che lo portava ad esseredispiaciuto di avere ormai ses-sant’anni. Non era triste nel dirlo, anzi!Marcello spiegava perché glidispiaceva vedere che la vitaavanzava così velocemente: «Lavita è così bella ed il Signore ècosì buono con tutti, e quindianche con me, che mi ha fatto lagrazia di cominciare a capire dipiù tutte le meraviglie che Luigratuitamente ci dona».

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«Una volta sognavo ad occhi chiusiora sogno ad occhi aperti»

«La vita è così bella ed ilSignore è così buono con tutti,e quindi anche con me, che miha fatto la grazia di cominciare

a capire di più tutte lemeraviglie che Lui

gratuitamente ci dona»

Nella foto:Marcello Candia

a colloquio col PresidenteSandro Pertini

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Richiedi la tua copia in edicola,in parrocchia, al numero 02.48027575oppure via e-mail a [email protected]

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Brasile, Macapà: Marcello Candia visita una malata

di lebbra nella sua misera baracca.

Cosa può spingere un ricco industriale con tre

lauree, proprietario di una solida azienda di successo

a vendere tutto quanto possedeva per costruire un

Ospedale di 130 posti letto, un lebbrosario, una

casa per handicappati, centri educativi e sociali

dichiarandosi un semplice missionario laico?

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9° volumeMarcello CandiaDa ricco che era

Si ringrazia la Fondazione Marcello Candiawww.fondazionecandia.org

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Scriveva che «cominciava» acapire: si sentiva ancora agliinizi e vedeva davanti a séancora così tante cose da capi-re. E tutte belle! Belle, perché«il Signore è così buono»!Buono con tutti, buono conlui… come è buono con ognu-no di noi!Proprio perché era reso forte daquesta certezza, Candia avevaadottato come simbolo la «rosarossa di Marituba, ma con lespine dolorose per giungerealla bellezza ed al profumo deifiori».Non lo spaventavano e non lospaventarono mai le difficoltà,perché non vedeva solo lespine: era convinto che dove cisono le spine, ci sono anche lerose, e il loro profumo!Era convinto che i suoi amici loavrebbero capito e lo avrebberoaiutato ad aiutare tutti i “fratellibrasiliani”. Ed era bello per lui,perché in questo modo – condi-videndo con i fratelli brasilianiciò che riceveva dai fratellieuropei – si realizzavano gliAtti degli Apostoli: «Questo ciha confermato nella gioia dispezzare il pane che abbiamo adisposizione con i nostri fratel-

li e di mettere in comunequanto possiamo disporre conmolta semplicità e amore».Il dottor Candia era così, crede-va che il Vangelo si può mette-re in pratica e non era difficile.Non è difficile vivere ilVangelo: basta un poco di sem-plicità e molto amore, insiemea quella serenità che rendelieto il cuore, anche in mezzoalle difficoltà: «A Maritubaandiamo bene – continuavanella sua lettera – perché la Ca -sa sorgerà. Purtroppo ci sonoancora delle difficoltà burocra-tiche e domani vado a Belèmper questo. Con tinuiamo confiducia e pazienza».Era sereno, Marcello, che con-cludeva sorridendo la sua lette-ra: «Ed ora con le vostre pre-ghiere non possiamo far altroche partire per questo viaggiodi carità, e se proprio nonandremo in Paradiso, almenoandremo, più modestamente,in cielo con l’aereo, perché quiin Brasile si può viaggiare solovolando».In Cielo lui, il dottor Candia, èarrivato. Adesso tocca a noivolare con un cuore come ilsuo, capace d’amare.

Ad una prima analisi, vedere il nome di Mar -cel lo Candia accostato a quello di Nelson

Man dela, Albert Einstain, Martin Luther King o RitaLevi Montalcini potrebbe sembrare effettivamen-te strano. Ma se ci si ferma un istante a riflettere, si puòforse trovare più di un motivo per cui il settima-nale Famiglia Cristiana ha deciso di inserire anchela storia di Candia nella collana dal titolo significa-tivo “Uomini Liberi”. Dieci libri, che dallo scorso agosto sono in edicolaogni settimana in abbinamento alla rivista, utiliper dialogare con chi “ha sfidato leggi e conven-zioni pur di essere coerente con le proprie idee”. Nello scegliere tra molte storie affascinati e vicen-de esemplari, la redazione di Famiglia Cristiana hadunque rivolto lo sguardo anche a MarcelloCandia, un gigante della solidarietà, che ben siaccosta ai celebri personaggi citati prima, o altridella collana, quali Gandhi o Madre Teresa diCalcutta. La nona uscita della collana, in edicola loscorso 20 ottobre, è stata dunque il bestseller “Daricco che era” di Giorgio Torelli, ben noto ai lettoridi questo nostro bollettino informativo delle opererealizzate dalla Fondazione Candia. E alloraimprovvisamente svanisce la stranezza di cui siparlava prima: Candia, al pari degli altri “uominiliberi” è stato anch’egli, a suo modo, un vero rivo-luzionario, esempio evangelico e maestro di gra-tuità. Scriveva proprio Torelli “il mondo non mori-rà finché ci saranno uomini disposti a bruciarsid’amore”.

Martino Liva

MARCELLO CANDIA TRA LE PAGINEDI “FAMIGLIA CRISTIANA”

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Come in famigliaa Casa Lar

La Congregazione dei Padri di Don Calabria, a San Luis, a partire dal gennaio 2011 ha intrapreso unanuova attività a favore dei ragazzi abbandonati che vivono per le strade o allontanati dal Giudice tutela-re dalle loro famiglie perché abusati, sfruttati, indotti alla prostituzione o al traffico di droga. In BrasileCasa Lar significa un luogo che riproduca il più possibile una famiglia normale costituita da un papà,una mamma - che in questo caso sono due educatori - con un massimo di 10 ragazzi ospitati come figliveri e propri. Attualmente sono due le case in essere che la Fondazione Candia ha accettato di finanzia-re per il primo anno, ma le case sono destinate ad aumentare con il sostegno economico del Comunedi San Luis opportunamente sensibilizzato a questo problema.

Tra le molteplici attività digrande valore sociale ededucativo che la Con gre ga -

zione di Don Calabria svolge nellacittà di San Luis, ve n’è una nuovae particolarmente interessantesorta con l’inizio di quest’anno. Si chiama “Casa Lar”, espressioneche in italiano è difficilmente tra-ducibile ma che forse si potrebbemeglio definire come “Casa-Fa mi -glia”.L’idea alla base del progetto è l’ac-coglienza a ragazzi provenienti dafamiglie disagiate, violente e co -munque problematiche, con l’in-tento di ricreare per loro una sortadi vera e propria famiglia.È un’idea ambiziosa quella deiPadri di Don Calabria, ed abbiamochiesto direttamente a PadreAdelmo, responsabile del proget-to, come sia nata Casa Lar e qualesia il metodo educativo che lìviene sviluppato.

Qual è l’intento di questa nuovaavventura, Padre Adelmo?

L’obiettivo di Casa Larè, in una parola, un

programma dicura ed educazio-ne integrale econtinuata, per

accogliere i bambini e adolescentidi ambo i sessi della fascia di etàcompresa tra i 5 e i 18 anni.

Quali sono le difficoltà di questiragazzi; perché arrivano a CasaLar?I bambini e gli adolescenti cheaccogliamo, in genere, vengonoda situazioni di abbandono, dalla

vita sulle strade, ma ne esistonoaltri che vengono a Casa Lar aseguito di maltrattamenti, abusi oaltri motivi, come il coinvolgimen-to nel traffico di stupefacenti onella prostituzione. Ciò che èimportante segnalare è che tuttisono inviati dalle autorità compe-tenti, vale a dire dal Tribunale deiminori, e questo è senza dubbioun aspetto importante perché cipermette di collaborare con le isti-tuzioni cittadine.

Rispetto a questo, il Comune diSan Luis come si è comportatonei vostri confronti?Inizialmente con freddezza, ed èper questo che abbiamo chiestoaiuto alla Fon dazione Candia. Nelmese di gennaio abbiamo apertola prima casa, con la garanzia chegli amici italiani l’avrebbero man-tenuta per il primo anno. Poiabbiamo iniziato a fare una serie diincontri con le Autorità comunali

di San Luis, ed è sorta laconsapevolezza che il pro-getto era serio e ben svilup-pato, tanto che lo scorso 15ottobre abbiamo apertouna seconda casa, con lestesse finalità e sempre con

Nella foto: Ragazzi della Casa Larriuniti insieme a pranzo

«Tentiamo di “far respirare” aquesti ragazzi un aria

di famiglia dove si cresce, ci si confronta e si imparadall’esempio dei genitori.Se questo è unito ai corsi

professionali e ad altre attività,quando termina il periodo di

residenza nella casa possiamosperare che si inseriscano nel

mondo del lavoro e che conqui-stino la loro autonomia.»

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l’aiuto della Fondazione. Ora pos-siamo dire con soddisfazione chefinalmente siamo arrivati a stipu-lare una convenzione per lamanutenzione delle due Case Lara partire dal prossimo anno 2012,tutta a carico del Comune di SanLuis. La Fondazione Candia ha apertouna via e ci ha messo in moto, orasta a noi continuare con le risorselocali.

Qual è il senso di queste piccolecomunità familiari, e qualiscopi educativi si prefiggono?Il tentativo è quello del recuperotramite un’attenzione psico-socia-le, una convivenza familiare, uninserimento nella scuola, in corsiprofessionali e nella comunità. Gli educatori sono coppie di sposiche vivono integralmente la lorovita con i ragazzi creando una verae propria famiglia. Gli sposi sonoeducatori professionisti (e quindigiustamente retribuiti), hanno unacompetenza fuori dal comune egodono della nostra più totale fidu-cia. Queste coppie in generehanno anche loro figli naturali checonvivono fraternamente con iragazzi ospitati. Questa organizza-zione può sembrare non facile, mai risultati per il momento sono statidavvero incoraggianti.

Per quanto prosegue l’ospitalitàai ragazzi?I ragazzi sono ovviamente ospitatia tempo: non si può stabilireprima ma il nostro compito è crea-

re i presupposti per l’autonomia.Potremmo dire così: prima glirestituiamo una famiglia serena econ solide basi educative, poi, gra-zie a questo cammino educativo divita familiare, speriamo di render-li in grado di guadagnarsi la vitaonestamente.

Come si svolge la vita quotidia-na delle due Case Lar?La vita è simile a quella di tutte lefamiglie, come abbiamo visto dal-l’esperienza delle altre “Case Lar”che la nostra Congre ga zione haaperto in altri luoghi. Possiamodire con orgoglio che in Brasilesono già circa 20 le Case Lar attive,delle quali le prime con più di ottoanni di funzionamento!Tornando alla domanda, i ragazzivanno a scuola, ai corsi, fannosport e poi la sera cenano insiemee si confrontano con persone pre-parate e disponibili. Vi sono lestesse problematiche di tutte lefamiglie, e le coppie incaricatesono preparate per rispondere almeglio in tutte le situazioni, sem-pre sostenute dalla direzione dellanostra Congrega zione e con l’ap-poggio di tecnici, in particolarmodo psicologi e assistenti sociali.

Invece rispetto alla città in cuisorgono e ai suoi cittadini comesi pongono queste esperienze difamiglie-comunità?Questo è un aspetto importante.Noi desideriamo fortemente chequesti ragazzi e queste famigliesiano parte di una comunità, e fac-

ciamo sempre in modo che lacomunità circostante conosca emagari partecipi a questa realtà.Abbiamo sempre registrato unagrande accoglienza della popola-zione locale, e cerchiamo di inseri-re le Case Lar nel territorio sparsequa e là tentando di non fare diffe-renze con le altre famiglie.Quando i vicini vengono a cono-scenza del lavoro che si fa, spessovengono a visitare la casa e dannoil loro piccolo contributo in ali-mentazione, prodotti di igiene epulizia, vestiti. Non abbiamoincontrato alcuna resistenza ma alcontrario siamo sempre stati benaccettati.

Quali sono i progetti per ilfuturo?Le due case di S. Luis sono stateuna bella sorpresa. Funzionanobene e grazie all’accordo con ilComune vi è la garanzia di unabuona continuità. Pensando al loro futuro, andremoavanti con questo progettoaumentando le case qui a San Luise anche in altre città: tentiamo di“far respirare” a questi ragazziun’aria di famiglia dove si cresce,ci si confronta e si impara dal-l’esempio dei genitori. Se questo èunito ai corsi professionali, e adaltre attività, quando termina ilperiodo di residenza nella casa,possiamo sperare che si inserisca-no nel mondo del lavoro e conqui-stino la loro autonomia.

a cura di Martino Liva

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“Sono Fabio, ho 16 anni,quando hanno ucciso lamia mamma ne avevo 5.

L’ hanno uccisa davanti a me. Lafavela è diventata la mia casa e iltraffico della droga la mia fami-glia”.Espaço Progredir (Spazio della cre-scita e del cambiamento) è natonel 2003 dal sogno di un gruppo dipersone riunite in Associazioneche vivono nella periferia di Rio deJaneiro e che già da alcuni anniseguivano i ragazzi di strada imbri-gliati sempre di più dalla droga edal narcotraffico.È nato da un desiderio di salvaretante vite di adolescenti e giovaniche rischiano di morire senza averrealmente vissuto: ragazzi con sto-rie come quella di Fabio, che cercaaffetto nella droga, o di Fernandoche cerca nel traffico una scappa-toia dalla sua rabbia di non avere

nessuno che lo ami, o di LuisArmando che cerca nel berel’identificazione con il padre, o diFilippe che, insicuro, trova neltraffico la sua sicurezza e il suoposto nella società. Espaço Progredir è nato dal pro-

fondo e genuino desiderio di aiuta-re molti ragazzi a recuperare ilsignificato dell’ essere uomini con

pari dignità e doveri rispetto ai pro-pri simili.

Inizialmente avevamo solo unavaga idea di quello che volevamofare, eravamo solo molto preoccu-pati per tutti i ragazzi che ci sfuggi-vano per causa della droga; capiva-mo che occorreva un lavoro piùspecifico per gli adolescenti. Cosìabbiamo studiato, pensato e elabo-rato una nuova metodologia chepotesse trasformare molte vite.

Questo progetto si è concretizzatonel momento in cui siamo riuscitia trovare un finanziamento sicuroper il primo anno di vita nel 2003.Dopo 2 anni di lavoro abbiamosentito una grande necessità diuno spazio nostro; abbiamo trova-to un terreno, ideale per la zona ela grandezza e provvidenzialmen-te ci è arrivato il giusto finanzia-mento per l’acquisto del terreno eper costruire una sede di dimen-sioni ideali per accogliere moltiragazzi.E così nel 2005 entriamo nellanostra nuova casa e le sfide, le bat-taglie, le vittorie e gli insuccessi sialternano fin quando il quartieredove siamo ci chiede di aiutare isuoi figli soprattutto a non caderenel mondo della droga facendoquindi anche un’azione di preven-zione. Ma come fare? Lo spazioera stato pensato per l’accoglienzadi molti ragazzi già immersi nelladroga e non per attività di preven-zione. L’ideale sarebbe stato avereun campo da calcio coperto persvolgere attività sportive con bam-bini e ragazzi. Fu così che insieme

Un nuovo impegnocontro la droga

Nella periferia di Rio de Janeiro, l’Associazione laica “Espaço Progredir” continua la sua encomiabileattività a favore di ragazzi provenienti dal mondo della droga. L’apertura di questa nuova Casa per acco-gliere più agevolmente un maggior numero di ragazzi, e che volentieri la Fondazione Candia ha accet-tato di finanziare, rappresenta un ulteriore passo avanti per aumentare il più possibile le strategie voltea strappare questi giovani dalla droga, una piaga che sta dilagando in modo sempre più preoccupante.

«Non possiamo più solo cura-re, dobbiamo assolutamenteincrementare la prevenzione,dobbiamo offrire ai bambini

che abitano nel nostro quartie-re l’opportunità di avere unavita migliore, nella quale la

droga non sia una soluzione»

Qui sopra: alcuni ragazzi che frequentano Espaço Progredir, nella sala di registrazionemusicale.

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ad altri, la Fondazione Candia, chesempre ci accompagna con tantoaffetto, ha finanziato e ci ha per-messo di realizzare nel 2008 ilnostro nuovo spazio così enorme-mente utile per strappare i ragazzidalla strada troppo carica di perico-li legati alla droga. Lavorando inquesto mondo ci siamo resi contoche l’inizio dell’uso di droga è sem-pre più precoce; nel 2003 la mag-gior parte dei ragazzi iniziava a 13anni e già nel 2010 vediamo che lamaggior parte inizia a soli 11 anni!Non possiamo più solo curare,dobbiamo assolutamente incre-mentare la prevenzione, dobbia-mo offrire ai bambini che abitanonel nostro quartiere, tra i più pove-ri di Nova Iguaçu, l’opportunità diavere una vita migliore, nellaquale la droga non sia una soluzio-ne ma un problema! Iniziamo cosìlaboratori di musica, danza, dise-gno, attività sportive di calcio,capoeira, e cerchiamo una perso-na che li possa aiutare a non fuggi-re dalla scuola, anzi a migliorarel’apprendimento! Ma lo spazio,che una volta sembrava così gran-de, si fa piccolo, per tutti i bambinie ragazzi che ci cercano! E comeper incanto improvvisamente cioffrono una casa nel centro diNova Iguaçu dove poter fare le atti-

vità. La casa è vicino alla stazionee quindi i ragazzi, che arrivano datutta la Baixada Fluminense (peri-feria di Rio de Janeiro) arrivanocon più facilità e riescono ad esse-re più presenti e con migliori risul-tati. Questa nuova casa è una otti-ma opportunità per riuscire adaiutare molti più ragazzi, con piùefficacia dato che la nuova casa èpiù facilmente raggiungibile. Perpoter iniziare a lavorare, di nuovola Fondazione Candia ci aiuta arealizzare questo progetto! Adesso

abbiamo 2 case e molti ragazzi ebambini, e le sfide continuano!Dopo più di 8 anni abbiamo avutomolti incontri, abbiamo faticatomoltissimo, quasi 700 ragazzi sonopassati, alcuni hanno vinto la lorobattaglia, altri l’hanno persa oabbandonata, ma sempre è statoseminato qualcosa, che speriamo,un giorno, possa dare buon frutto!

Milli de Giacomi (Presidente dellaAssociazione Espaço Progredir)

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5Al centro della foto in alto: Milli de Giacomi con la sua stretta collaboratrice e con l’ing. Adriano che si occupa degli immobili.

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Partorire serenamentea Marituba

Nella cittadina di Marituba a 30 Km da Belèm, nel Nord-est del Brasile, è stato necessario realizzare unaCasa di appoggio per partorienti che necessitano di ospitalità e cure mediche. Infatti molte donne, chesi recavano all’Ospedale per partorire, provenendo da terre lontane anche un giorno di viaggio, spessoavevano la necessità di soffermarsi per problemi al nascituro o a loro stesse e non trovavano una siste-mazione degna della loro condizione.

Una delle principali operedell’Istituto Poveri Servi èl’Ospedale Divina Provvi -

denza, convenzionato con ilSistema Unico di Salute (SUS) epunto di riferimento materno einfantile in Marituba e negli altri25 municipi vicini. Ogni mesel’ospedale registra una media di180 a 250 parti e spesso, per nonavere rischi sia per i bebè che perle mamme, sono necessari periodidi internamento più lunghi diquelli consueti. È da questa neces-sità che è nato il progetto “Casadella Gestante Madre della DivinaProvvidenza”.

Il progetto risponde a una necessi-tà evidenziata nell’ospedale. Moltemamme vengono da municipilontani e alcune, quando hannofinito le loro cure ma non quelledei figli, quando nascono con alcu-ni problemi, sono costrette agironzolare per la città perché nonsanno dove andare. Altre arrivava-no con mezzi di fortuna dai loromunicipi per avere il loro bebé,ma a volte non è ancora l’ora edevono aspettare senza saperdove alloggiarsi. Per questo, abbia-mo deciso di creare uno spaziodove queste mamme possano tro-vare un alloggio. La Casa della Gestante Madredella Divina Provvidenza si trova acirca un chilometro dall’Ospedale,consta di otto letti, divisi in appar-tamentini individuali con bagno. Ilreparto si trova in mezzo adun’area verde, dispone di un’ infer-meria, sala di ricreazione, cucina elavanderia ad uso comune. Lemamme ricevono regolari pastidurante il giorno e possono anda-re all’ospedale per allattare i lorobambini con mezzo di trasportoprevisto nel progetto. Oltre adoffrire un miglior conforto a loro,

con un ambiente umano adatto,restano in tal modo per l’ospedalepiù letti disponibili per le emer-genze.Con attenzione all’aspetto umano,l’identificazione degli apparta-mentini non è tramite un numeroma a ciascuno è stato dato unnome particolare identificato conpiccole targhe dove si legge:“Appartamento Madre Amabile”,Appartamento Madre Am mi ra -bile” etc…Vogliamo umanizzare questa rela-zione tra ospedale, gestante e neo-nato offrendo una struttura piùsicura. Siamo felici che laFondazione Candia abbia accetta-to di appoggiarci per realizzareuna struttura che veramente rap-presentava una grande necessitàper le donne provenienti da fami-glie di grande povertà.

Padre Giovanni Pilotti(Direttore dell’Ospedale)

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C’è un grande caseggiatoazzurro a metà strada traMacapà e Santana. È di

un azzurro chiaro, più vivo dell'az-zurro del cielo, e sovrasta senzarispetto l'armonia del paesaggio: ilverde della foresta e il rosso dellaterra.Molta gente si sofferma nei pressidel grande cancello che delimital'ingresso. Molta gente alla ferma-ta del bus dall'altro lato della stradae molta gente seduta ai tavolini deibar appena improvvisati. Tantedonne, giovani e meno giovani,molte con neonati e bambini alseguito. Alcuni ragazzi sicuramen-te non maggiorenni . Non c'è con-fusione. Volti tirati, volti tirati e

stanchi. Volti sorridenti. Abbraccie baci. In Brasile c'è sempre vogliadi festeggiare.Un lungo muro azzurro, dunque,lungo quasi cinquanta metri, altocirca cinque. Nel mezzo un can-cello, un portone indistruttibile.Agli estremi del muro due torrettee tanto filo spinato, nascosto dalgioco di luce che il sole provoca,come se la natura volesse in qual-che modo addolcire il paesaggio.“LAPEN”. Così recita la scritta rossaa caratteri cubitali. Significa:Penitenziario. Ed è, dopo laFortezza di Macapà, il posto piùrinomato di tutto lo Statodell'Amapà. Chiunque viva daqueste parti ha una storia, un

ricordo, una conoscenza che lolega al carcere. Ha una capienza disettecento persone. Al momentoce ne sono poco meno di duemila.Il reato più diffuso è l'omicidio,seguito dallo stupro e dalla rapina.La certezza della pena non è unproblema in questo Stato; anzi, peril bandito, espressione tipica loca-le, è sinonimo di vita, dal momen-to che la polizia ricorre con estre-ma facilità alle armi. La deduzioneper la quale le spese legali e lasepoltura gravino meno alle cassedello Stato rispetto al costo di ognisingolo detenuto è del tutto perso-nale.Molte erano le possibilità percominciare a raccontare questa

Quanto vale una vita?Quanto costa una vita?

Riportiamo questo avvincente articolo di Federico, giovane universitario che ha voluto vivere due mesipresso la Scuola Agricola di Santana. Il suo compito è stato quello di occuparsi prevalentemente deiragazzi accolti giorno e notte nello spazio residenziale della Scuola; ragazzi cacciati dalla famiglia o giàsulla strada della perdizione. La pregnante descrizione delle emozioni vissute in un contesto difficile daimmaginare per noi italiani, ci fa capire quanto il Brasile - che l’occidente include nel BRIC - sia davveroancora una terra di vera missione.

Nella foto:Federico tra i ragazzi accolti nello spazio residenziale della Scuola Agricola

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avventura, questa mia esperienzain Brasile. L'aspetto più turisticoper esempio: lo spettacolo deldelta del Rio Amazonas volandotra Belem e Macapà, la straordina-ria varietà di flora e fauna con lequali il contatto è molto più direttoche in Europa, o la bellezza di unpopolo che ha nelle sue vene san-gue europeo, africano e indio eche per questo permette a chiun-que di sentirsi a casa. Oppurel'aspetto sociale: la Messa celebra-ta come una festa, le baracche e lepalafitte che la gente chiama“casa” o l'assurdo costo della vita,considerato lo stipendio medio diun lavoratore che si aggira intornoai 580 Reais, circa 250 euro.Ho deciso di cominciare parlandodel carcere perché è la sintesi diquello che più mi ha colpito inquesto mese: il valore della vita.Quanto vale una vita? Quanto co -sta una vita? La società insegna atemere la morte come il peggioredei mali. La religione insegna chela vita è il bene più prezioso chel'uomo possiede. Quindi quantovale? Tanto? Molto? Moltissimo?Qui nessuno ha paura della morte,del dolore. La vita corre veloce. Ladipendenza da colla da calzolaioda annusare rimbambisce i bam-bini tra gli otto e i dodici anni. Poidiventa dipendenza da crack. Si

diventa madre tra i quindici e idiciotto anni, spesso l'età del padreè sensibilmente inferiore.Ci si abitua a tutto e nessuno ha lacertezza che la propria realtà sia lamigliore. Però qui nelle parole deibambini e dei ragazzi c'è tanta ras-segnazione, non ci sono sogni,nemmeno quelli più facili.L'Amapà è l'unico Stato che nonha un giocatore nel Brasileirao, laserie A brasiliana. Non esiste lapossibilità di emergere. Si vivegiorno per giorno e il futuro corri-sponde alle prossima partita delFlamengo.Le storie dei ragazzi che vivononella Scuola Agricola sono diffe-renti per natura e per responsabi-lità, ma sono proprio questi ragaz-

zi i protagonisti della mia esperien-za e soprattutto sono loro i protago-nisti del progetto “Abrigo” dellaScuola, che da diversi anni ormaiaiuta bambini e ragazzi con situa-

zioni difficili a trascorrere uninfanzia perlomeno dignitosa, ausufruire di un’istruzione di base ea cercare di vedere il futuro comeuna possibilità e non come unlimite.“Abrigo” in portoghese significarifugio, “abrigados”, quindi, rifu-giati.Daniel, 16 anni è qui perchédopo la seconda condanna perfurto il tribunale dei Minori haaffidato la sua tutela alla ScuolaAgricola con la possibilità di tor-nare da sua madre due fine set-timana al mese. Wellington, 13 anni, è statominacciato di morte dal padrediverse volte e per questo allon-tanato da casa: prega per suopadre ogni giorno e due volte asettimana picchia un compagnoa caso.Luciclei, 18 anni, orfano, vivevacon sua sorella maggiore di ven-tisei anni, ma dopo essersi rifiuta-to di vendere droga per conto delcognato, è stato cacciato di casa.Ha appena vinto una borsa distudio per poter continuare a stu-diare.Felipe, 13 anni, orfano, vive con inonni che non riescono a mante-nerlo con i soldi della pensione.Paulinho, 16 anni, non parla mai,abbandonato appena nato perchénon voluto.Diefferson, 15 anni, un talento conla palla tra i piedi. Sua madre, tos-sicodipendente e alcolizzata, utiliz-zava crack e cachaça (distillatodella canna da zucchero) per tene-re i propri figli tranquilli.Diefferson è l'unico recuperabile.Paulo, 14 anni, dopo tre anni didipendenza da colla, qualcuno hapensato bene di recuperarlo. Èobiettivamente troppo tardi.Ci sono altre storie ovviamente,quella di Marquinho e di Dodò, diPedro, di Salvio e di Gersinho. Ven -tisette storie. Chissà quante ce nesono fuori dalla Scuola Agricola.Il mio lavoro è stare con loro, aiu-tarli a studiare, parlare lorodell’Italia e del resto del mondo.Vivere i loro sfoghi e le loro soddi-sfazioni, sgridarli quando sbaglia-no e premiarli quando lo merita-

«Qui nessuno ha paura dellamorte, del dolore. La vita corre

veloce. Si diventa madretra i quindici e i diciotto anni,

spesso l'età del padreè sensibilmente inferiore.»

Qui sopra: Ragazzi della Scuola Agricola al termine delle lezioni, in attesa dell’Autobus per tornare a casa.

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no. Mostrare loro che anche inItalia sappiamo calciare un pallo-ne. Raccontare loro come fa fred-do quando a Milano nevica ecome è affascinante viaggiare inaereo.Spiegare loro, e un po’ anche a me,perché esistono persone che spen-dono l'equivalente di quattro mesidi salario brasiliano per comperareun biglietto aereo e trascorrere unpo’ di tempo in questa realtà: laloro.Uno studio curato dalla Prefetturadi Macapà afferma che il 70% deireclusi nel “Lapen” vengono dainumerosi “Abrigos” sparsi per tuttal'area della Amapà meridionale. Ilrestante 30% sono i politici dellavecchia amministrazione: la cor-ruzione è costante e sempre dila-gante. Significa, secondo questodato, che dei 27 “abrigados” dellaScuola Agricola, 19 faranno unaesperienza nelle carceri delloStato.È in questo contesto che si inseri-sce l'attività dell'opera Piamartina,che si occupa attraverso un ristret-to gruppo di religiosi dell'educazio-ne di oltre cinquecento studenti,dai 7 ai 18 anni, presenti nellaScuola Agricola compresi quellinell’“Abrigo”.

La Fondazione Marcello Candiada anni appoggia la ScuolaAgricola in questo difficile compi-to, in particolare fornendo unimportante contributo economicoper l'acquisto di macchinari e larealizzazione di strutture quali saleper la scuola, la falegnameria, lapanetteria, l'orto e la fattoria, dovei ragazzi possano apprendere unlavoro e con le quali la Scuolapossa cominciare a mantenersi da

sola. In questo momento la situa-zione dell’“Abrigo” è mal funzio-nante proprio per la mancanza dicollaborazione tra le parti sociali eperché la burocrazia di questopaese ricorda molto quella italia-na. Le potenzialità per realizzarequalcosa di importante però cisono, lo spazio e le struttureanche. Forse manca un MarcelloCandia, mi viene da pensare.Ma facciamo un passo indietro: ilvalore della vita. La mancanza dirispetto della vita, della propriavita e di quella degli altri. La siavverte per strada, nella guida dimacchine e moto o semplicemen-te nella noncuranza nell'attraver-sare la strada. Quindi la vita puòvalere quanto una macchina? Ouna moto? In fondo non è poco.La si avverte nel quartiere Por -tuario, quello più povero diSantana, dove l’acqua del RioAmazonas si confonde con i liqua-mi e gli scarichi di un migliaio dibaracche, dando luogo a una palu-de maleodorante che per le zanza-re che trasmettono la “dengue”,prima causa di mortalità infantile,è l'ecosistema ideale. Forse hocapito, finalmente: la vita puòvalere come il costo della disinfe-stazione che a quanto pare le cassedello Stato non si possono permet-tere. Non mi basta. Voglio qualcosa diconcreto. Voglio poter rifletterecon qualcosa di più vicino allarealtà. Comincio a chiedere ingiro, a fare domande e, come spes-so accade, la risposta l'avevo incasa. Nell’“Abrigo”.Wesley, quasi 17 anni, sogna difare il pompiere. Orfano, vivevacon la nonna. La polizia ha cerca-to più volte di ucciderlo perché

sorpreso a rubare in diverse abita-zioni. La criminalità organizzatadella zona lo voleva morto perchéha smesso di farlo.Vive nell'“Abrigo” da due anni manessuno nella Scuola è convintoche arrivi alla maggiore età.Mi raccontano della sua storia, dicome ha cominciato a rubare e dicome vengono iniziati quasi tutti igiovani. Minorenni, piccoli, rapidie incensurati vengono avvicinatida qualche banda locale che pro-pone loro di fare piccoli furti e diesporsi al posto loro perché giàricercati. Il compito del nuovo arri-vato è molto semplice, controllareche tutto avvenga nella tranquilli-tà più totale. Fare il “palo” si dice inItalia. “Laranja”, (arancia) inBrasile. Con la differenza che inItalia il “palo” ha un ruolo seconda-rio durante la cattura e di frontealla giustizia. In Brasile è il primoche si ritrova steso con una pallot-tola piantata nel petto. Minorenni,alcuni ancora bambini, che hannobisogno di attenzione e sono pron-ti ad accettare qualunque compro-messo se si mostra loro un po’ difiducia e un obiettivo immediato.Se la rapina finisce bene infatti, ilbottino si divide, come una “laran-ja”. Spesso il primo furto, comefosse una prova, ha come obiettivoproprio un’arancia, che poi, comedetto, si divide.Wesley. Ha rischiato di morire. Laprima volta a 13 anni. Per mezzaarancia.Ho la mia risposta, la mia provoca-zione. Il mio Brasile più doloroso. La vita può valere mezza arancia.

Federico Magrin

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Mi è stato chiesto di spie-gare agli amici dellaFon dazione Candia il

significato del Centro Edu ca zio -nale Nossa Senhora Aparecida diJacundà: la collocazione, la meto-dologia, le attività sviluppate, gliobiettivi raggiunti e la sua ricadu-ta sociale; ben volentieri cercheròdi essere in poche righe il piùesauriente possibile.Il municipio di Jacundà si trovanel sud-est dello stato del Parà, a450 km dalla capitale Belèm, e hauna popolazione di circa 52.000abitanti; è una popolazione dibasso reddito alla ricerca di unavita migliore; l’80% risiede nellacittà.La povera economia ruota attor-no a pesca, allevamenti, agricol-tura, commercio, estrazione dilegname, servizi pubblici, pensio-nati per anzianità, pensionati perinvalidità.

Il grande numero di disoccupaticausa alle famiglie varie situazio-ni di rischio tra le quali la pover-tà, la proliferazione della malattie

(malaria, dengue, hanseniasi, pol-moniti), problemi legati alla pro-stituzione infantile e giovanile,all’alcolismo, al traffico di stupefa-centi e soprattutto all’esclusionedalla società.Tutto ciò causa una disgregazionedelle famiglie dove la maggior

parte non possiede risorse finan-ziarie sufficienti per garantire l’ac-cesso alla scuola e tanto menol’indispensabile per uno sviluppominimo dei bambini.Jacundà è una città di immigra-zione, le famiglie quando arriva-no qui e non trovano un lavoro eun’abitazione, restano per pocotempo per emigrare poi versoaltre città alla ricerca di una vitamigliore; il fenomeno genera unagrande rotazione di famiglie, e ladifficoltà a sviluppare un lavoroeducativo continuativo ed effica-ce coi bambini.Ben inserita in questa società fon-damentalmente di grande mise-ria, la Congregazione dei PoveriServi della Divina Provvidenza,(don Calabria), sviluppa dal 2006una attività, unica in tutto ilmunicipio, occupandosi di bam-bini da 1 a 4 anni, provenienti dafamiglie povere; per iniziare lacostruzione, e acquistare lo spa-zio fisico dove oggi si attuano le

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Ampliamentoalla Creche di Jacundà

Nella cittadina di Jacundà, all’interno dello Stato del Parà, nel Nord-est brasiliano, ove alcuni anni fa laFondazione Candia aveva finanziato un asilo-nido, è stato necessario un nuovo intervento. Infatti, i Padridi Don Calabria, responsabili del funzionamento e mantenimento dell’asilo, per far fronte alla granderichiesta avevano la necessità di duplicare le aule esistenti. Grazie alla continua generosità dei nostribenefattori siamo riusciti a rispondere positivamente e oggi sono accolti tutti i giorni più di 150 bambi-ni. Padre Claudio, il responsabile, ci offre un’esauriente relazione.

«La partecipazione della comu-nità, il lavoro di volontariato, leconvenzioni con le istituzionipubbliche contribuiscono al

cambiamento della vita di tantibambini e sono la maggiormotivazione che ci stimola acontinuare in questo lavoro»

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attività, ci fu l’intervento dellaFondazione Candia.Costruito l’asilo, avevamo un’areacostruita di circa 2000mq, ma ladomanda era sempre più grandee ha giustificato la necessità diduplicare gli spazi per i qualiabbiamo potuto contare nuova-mente sull’aiuto della FondazioneCandia e la partecipazione dellaPrefettura Municipale.I bambini che entrano in questoprogetto vengono iscritti racco-gliendo i dati personali e la situa-zione economica. Subito dopo ladirezione compie una visita do -mi ciliare per conoscere la realesituazione della famiglia e sceglie-re i bambini a più alto rischio evulnerabilità sociale.Attualmente, nel Centro Educa -zio nale Nossa Senhora Aparecida,grazie al nuovo ampliamento,sono presenti 150 bambini dalle7,30 alle 17,30. Giorno per giornonell’Asilo Nido, i bambini parteci-pano alle attività pedagogiche,socializzanti, ricreazione, forma-zione umana e spirituale, ricevo-no alimentazione (colazione delmattino, merenda, pranzo,merenda e cena), educazionebasica di igiene, assistenza sanita-ria, attenzione alle famiglie sottovari aspetti, compresi vestiti, ali-menti, materiale scolastico, ecc…Oggi l’Asilo conta 31 funzionaristipendiati dalla Prefettura Mu ni -cipale: tutti sono scelti attraversoil nostro Consiglio Operativo con-siderando i criteri di buon impe-gno di partecipazione e lavoronella comunità.È necessario il coinvolgimentodella comunità locale, in quantosono coloro che la compongono iresponsabili del futuro di questibambini. In questo senso, la par-tecipazione della comunità è sta -ta molto importante per il buonfunzionamento delle attività.A tutti i bambini cerchiamo dioffrire non soltanto una strutturafisica ampia, bella e confortevole,ma anche una formazione tecni-ca, spirituale, personale e psico-sociale, rendendoli sempre più

coscienti del loro compito nellasocietà.L’appoggio delle famiglie locali, lapartecipazione della comunità, illavoro di volontariato, le conven-zioni con le istituzioni pubblichecontribuiscono al cambiamentodella vita di tanti bambini e sonola maggior motivazione che ci sti-mola a continuare in questo lavo-ro, che trova la sua ragione d’esse-re nelle parole di Gesù nelVangelo di Matteo: «Tutto quelloche farete ai più piccoli dei mieifratelli è a me che lo fate!»

I religiosi Poveri Servi che quilavorano, cercano in primo luogodi essere una presenza attiva diSpirito e di Missione dell’Operafondata da don Calabria, dalpunto di vista umano e spirituale,ma hanno anche un’azione di sti-molo nei confronti del poterepubblico della comunità localeper far suo e sostenere economi-camente tale progetto a favore deibambini.

Padre Claudio(direttore della Creche)

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Porto VelhoPorto Velho

Rio BrancoRio Branco

ManausManaus

MauésMaués

ParintinsParintins

MacapàMacapà

SantanaSantana

MaritubaMaritubaJacundàJacundà

BelémBelém PrataPrataSão LuisSão Luis

QuixadàQuixadà

TeresinaTeresinaPetrolinaPetrolina

A. GonçalvesA. Gonçalves

AcupeAcupe

Feira de SantanaFeira de Santana

AraripiñaAraripiña

TuntumTuntum

Belo HorizonteBelo Horizonte

UberabaUberaba

Rio de JaneiroRio de Janeiro

FortalezaFortaleza

CastanhalCastanhalSao DomingoSao Domingo

S. do IpanemaS. do Ipanema

SirinaèSirinaè

Salv. BahiaSalv. Bahia

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La Fondazione è la concretaconseguenza dello slanciomissionario di Marcello

Candia. Da lui voluta ed entrata inattività alla sua morte, si prefigge didare continuità alle opere da luiiniziate e di svilupparne altresollecitate da esigenze contingenti.Prevalentemente promuove iniziativea favore dei lebbrosi, dei bambini,degli ammalati e dei poveri delBrasile con particolare riferimentoalla Regione Amazzonica e a quelledel Nord-Est, considerate le piùpovere del Paese.I fondi raccolti vengono destinati allediverse iniziative e trasmessidirettamente ai responsabili di ognisingola opera.La Fondazione, attraverso laLet tera agli amici di MarcelloCan dia, dà informazioni in meritoai progetti intrapresi edannualmente, nella rivista digiugno, pubblica il bilancioper render nota a tutti ladestinazione dei fondi.La Fondazione MarcelloCandia si basa sul

volontariato dei Con si glieri e dialcuni amici presenti in diverse cittàitaliane; in Brasile opera attraversoreligiosi e laici e ogni sei mesi unarappresentanza del Consiglio là sireca per il controllo delle attività e losviluppo delle nuove iniziative.La Fondazione è persona giuridicacon decreto del Presidente dellaRepubblica n. 1060 dell’1.12.83 e puòessere destinataria di donazioni elegati testamentari; può essere

Consiglio di Amministrazione Presidente

Gianmarco Liva Vice Presidente

Giuseppe Corbetta Consiglieri

Ennio Apeciti Francesco BaxiuMario ContiEmilio CocchiErnesto Preziosi

Collegio dei revisori Luigi CapéGiovanni Cucchiani Gianluca Lazzati

IndirizzoVia Colletta, 21 – 20135 Milano

Tel. 02.54.63.789

c/c Bancari: Credito Artigiano n. 35475IBAN: IT 87 Z0351201601000000035475Banca Pop. di Sondrio n. 530705IBAN: IT 91 J0569601600000005307X05

c/c Postale: 30305205 intestato a:Fondazione Dr. Marcello Candia ONLUS

Consiglio di Amministrazione Presidente

Rocco Bonzanigo Vice Presidente

Giuseppe Corbetta Consiglieri

Antonella FocaracciVerena Lardi Gianmarco LivaGiorgio Campoleoni

IndirizzoVia Pioda, 5 – 6901 Lugano c/o Studio Bolla Bonzanigo

c/c bancari:UBS Lugano: Q5-765603CLARIDEN LEU S.A.: 0077/172762/7

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Ci trovate ancheall’indirizzo Internet

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indicata anche come erede a titolouniversale e verificandosi una dellepredette ipotesi, gli atti sono esenti daogni imposta.A norma del decreto legislativo n.460 del 4.12.1997 e successivemodifiche la Fondazione DottorMarcello Candia possiede i requisitiper fruire della disciplina tributariaivi prevista a favore del leOrganizzazioni Non Lu cra ti ve diUtilità Sociale (ONLUS).Fra le agevolazioni previste dallavigente normativa sono comprese leerogazioni liberali da persone fisichee giuridiche, nei limiti e con lemodalità di cui al D.P.R. n. 917 del22/12/1986 e al D.L. 35/2005.In particolare, le persone fisiche e leimprese possono dedurre fino al

10% del reddito complessivodichiarato per un importo

massimo di70.000 Euro.

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Lugano

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Nello spirito diMarcello Candia

M arcello Candia, indu-striale milanese, dopoaver sostenuto opere

a carattere sociale, caritativo ededu cativo in Italia, nel 1965 ven -de la sua azienda e con i suoi

soldi costruisce aMa capà un ospedaledi 150 posti letto.Negli anni successi-vi decide di viveretra i poveridell’Amazzonia bra-

siliana e si dedica a realizzarealtre ope re in Brasile, sostenendoanche iniziative già esistenti:assistenza ai lebbrosi, case perhandicappati, centri di acco-glienza per bambini abbandona-ti, ambulatori, scuole e centrisociali.Nella sua lungimiranza, primadella sua morte, ha costituito laFondazione che porta il suo no -me e di cui fu il primoPresidente, con il compito di con-tinuare la sua azione di solida-

rietà.

www.fondazionecandia.org

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