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I
LXI Sessione della Commissione
delle Nazioni Unite sulla
condizione femminile (CSW)
(13-24 marzo 2017)
II parte
Documentazione per i colloqui bilaterali
Marzo 2017
SERVIZIO AFFARI INTERNAZIONALI
TEL. 06 6706-3666 – [email protected]
Dossier n. 28
SERVIZIO STUDI
Dipartimento Affari esteri
Tel. 06 6760-4172 - [email protected] - @CD_esteri
Documentazione e ricerche n. 289 (II parte)
La documentazione dei Servizi e degli Uffici del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati è destinata
alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. Si declina ogni
responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali
possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.
I
I N D I C E DELLA I I P A R T E
AFGHANISTAN
Scheda-paese (a cura del Ministero degli Affari esteri e della
Cooperazione Internazionale)............................................................... 3
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti
internazionali della Camera) .............................................................. 15
Profili della condizione femminile in Afghanistan (a cura del
Servizio Studi della Camera) .............................................................. 31
CANADA
Scheda-paese Canada (a cura del Ministero degli Affari esteri
e della Cooperazione Internazionale) ................................................. 41
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti
internazionali della Camera) .............................................................. 73
Profili della condizione femminile in Canada (a cura del
Servizio Studi della Camera) .............................................................. 77
CINA
Scheda-paese (a cura del Ministero degli Affari esteri e della
Cooperazione Internazionale)............................................................. 83
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti
internazionali della Camera) .............................................................. 93
Profili della condizione femminile in Cina (a cura del Servizio
Studi della Camera) .......................................................................... 105
LIBIA
Gli ultimi sviluppi della situazione in Libia (a cura del
Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione
II
internazionale) .................................................................................. 109
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti
internazionali della Camera) ............................................................ 111
Profili della condizione femminile in Libia (a cura del
Servizio Studi della Camera) ............................................................ 115
Il memorandum d’intesa Italia-Libia (a cura del Servizio
Rapporti internazionali della Camera) ............................................. 117
TUNISIA
Scheda-paese (a cura del Ministero degli affari esteri e della
Cooperazione internazionale) ........................................................... 123
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti
internazionali della Camera) ............................................................ 135
Profili della condizione femminile in Tunisia (a cura del
Servizio Studi della Camera) ............................................................ 141
Afghanistan
3
SCHEDA-PAESE
(A CURA DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE)
4
1. Dati geografici
Superficie: 647.500 km² Confini: Confina a nord con il Turkmenistan (lunghezza della
frontiera: 744 km) e l’Uzbekistan (137 km); a nord e nord-
est con il Tagikistan (1.206 km) e nell'estremo oriente del
corridoio del Vacan con la Cina (76 km); a est e sud con il
Pakistan (2.430 km) e a ovest con l’Iran (936 km).
Capitale: Kabul (3.097.000 abitanti) Principali città
(abitanti):
Herat (349.000), Kandahar (324.800), Mazar-e-
Sharif (300.600)
2. Popolazione ed indicatori sociali
Popolazione: 32,6 milioni (stima luglio 2015)
Crescita demografica
annua:
2,4% Aspettativa di vita
alla nascita: 49,1
Gruppi etnici: Pashtun 42%,Tagiki 27%, Hazara 9%, Uzbeki 9%,
Aimak 4%, Turkmeni 3%, Baloch 2%, altro 4%
Religioni: Mussulmani sunniti 80%, Mussulmani sciiti 19%,
altro 1%
Lingue: Dari (ufficiale) 50%,Pashto (ufficiale) 35%, Lingue turche
(principalmente Uzbeko e Turkmeno) 11%, Lingue minori
(principalmente Balochi e Pashai) 4%
3. Struttura istituzionale
Nome Ufficiale: Repubblica Islamica di Afghanistan Costituzione: 2004 Forma di Governo: Repubblica presidenziale Amministrazione del
territorio
34 province, a loro volta suddivise in 398 distretti Presidente della
Repubblica:
Ahsraf Ghani (dal 29 settembre 2014) Capo del Governo: Ahsraf Ghani Potere esecutivo: Governo nominato dal Presidente della Repubblica
5
Potere legislativo: Il Parlamento è articolato in due Camere: la
Meshrano Jirga (Camera Alta) e la Wolesi Jirga
(Camera Bassa).
Attualmente la Meshrano Jirga è composta per un
terzo da membri nominati e per due terzi da membri
eletti indirettamente, per un totale 102 membri. 68
membri sono stati selezionati da 34 consigli
provinciali (2 per ogni provincia) e 34 sono di
nomina presidenziale. Presidente: Fazel Hadi
Muslimyar.
La Wolesi Jirga ha 249 membri eletti per 5 anni
direttamente dal popolo. Presidente: Abdul Raouf
Ibrahimi.
Potere giudiziario: Corte Suprema, Procuratore Generale
Scadenze elettorali Risultati elezioni presidenziali (ballottaggio) –
luglio 2014
Ashraf Ghani – 55% - Abdullah Abdullah 45%
Prossime elezioni legislative: non prima del 2018
(da confermare), durata del mandato 5 anni, ultime
elezioni: 2010
Quadro politico interno: Dal settembre 2014 è in carica in
Afghanistan un Governo di Unità Nazionale (GUN) basato
sull’intesa tra i due ex-candidati presidenziali, l’attuale Presidente
della Repubblica Ashraf Ghani, insediatosi il 29 settembre 2014, ed
il Chief Executive Abdullah Abdullah, resa necessaria per superare la
grave fase di incertezza politica generata dalle controverse elezioni
presidenziali dell’estate 2014, contraddistinte da pesanti accuse di
brogli.
Tale intesa, che ha richiesto l’attiva mediazione di USA e ONU,
poggia su una ripartizione di poteri e prerogative tra i due leader (cui
fanno riferimento gli schieramenti rispettivamente di etnia pashtun
per Ghani e tagika/Alleanza del Nord per Abdullah), inclusa
l’istituzione della figura del Chief Executive, assegnata ad Abdullah,
assimilabile a quella di Primo Ministro, ma con funzioni non
chiaramente definite.
Difficoltà di coabitazione, che avevano rallentato in una prima fase
l’azione del governo, sono riemerse pubblicamente lo scorso agosto,
a seguito delle dure critiche del Chief Executive Abdullah nei
confronti del Presidente Ghani accusato di una gestione centralistica
6
del potere. Anche a seguito di un’azione di sensibilizzazione della
comunità internazionale, i contrasti più acuti sembrano essere stati
successivamente ricomposti, anche se permangono latenti le
divergenze tra i due leader. Il Governo di Unità Nazionale rimane, in
ogni caso, l’unica opzione praticabile oggi in Afghanistan e
sostenuta da tutta la comunità internazionale.
Oltre alla sicurezza, il Governo deve attuare le necessarie riforme
per superare l’attuale crisi economica in vista del raggiungimento
di uno sviluppo autosostenibile (oggi il 70% del bilancio pubblico
afghano dipende dagli aiuti internazionali). In tale contesto è
fondamentale la lotta alla corruzione, endemica nel Paese,
dichiarata prioritaria dal Presidente Ghani, e richiesta anche a gran
voce dalla comunità internazionale. Prioritaria per l’Italia ed altri
Paesi occidentali è anche l’azione per il miglioramento della
situazione femminile.
Tra i motivi di controversia vi è la delicata questione della riforma
elettorale prevista dall’intesa Ghani-Abdullah, che ha subito un
pesante ritardo e non è ancora stata varata, determinando un rinvio
delle elezioni parlamentari e provinciali, che avrebbero dovuto
tenersi nel 2015 e che potrebbero tenersi non prima dei primi
mesi del 2018, anche se il Presidente Ghani intenderebbe
calendarizzarle entro il corrente anno. Allo svolgimento di tali
elezioni - che siano credibili, trasparenti ed inclusive - è a sua volta
condizionata la convocazione di una Loya Jirga (assemblea di
notabili) per modificare la Costituzione e istituire ufficialmente la
carica di Primo Ministro, che avrebbe dovuto tenersi entro due anni
dalla nascita del GUN (fine settembre scorso).
Sinora l’iter della riforma elettorale ha prodotto la nomina dei 7
Commissari per la Commissione Elettorale Indipendente e dei 5
componenti della Commissione nazionale per i Ricorsi (tra i dodici
membri dei due organismi 3 sono donne), oltre che, nei giorni scorsi,
il Chief Electoral Officer, capo del Segretariato della Commissione
Elettorale Indipendente. Rimangono tuttora irrisolti nodi quali
l'effettivo ruolo della Indipendent Electoral Commission (IEC), di
altre commissioni tecniche, il tipo di sistema elettorale (uninominale
od altro), l’aggiornamento del registro dei votanti, mentre appare di
difficile realizzazione l’emissione di carte d’identità elettroniche e-
tazkira, e, non ultimo, la questione del finanziamento delle elezioni.
Sicurezza: Dopo il termine della missione ISAF a fine 2014, e
l’assunzione della responsabilità diretta della sicurezza in capo per la
prima volta alle forze di difesa e sicurezza afghane (ANDSF), si è
registrato in Afghanistan un deterioramento della sicurezza a
7
seguito di una recrudescenza nell’offensiva dei movimenti insorgenti
che ha portato nel 2016 ad un record di vittime tra la popolazione
civile (secondo dati ONU oltre 11.400, tra morti e feriti). Meno del
60% del territorio sarebbe oggi sotto controllo governativo, il
10% (25-30% secondo altre fonti) sotto controllo talebano, in
particolare nelle zone rurali, il restante 30% ancora conteso. I
Talebani non sono riusciti a conquistare capoluoghi di provincia di
valore strategico (unico caso quello di Kunduz, quinta città del
Paese, occupata per alcuni giorni nel settembre 2015), ma le forze
afghane, nonostante i progressi dimostrati, grazie anche
all’assistenza della NATO, hanno sofferto elevate perdite, palesando
ancora gap capacitivi in termini di catena di comando, intelligence,
supporto aereo. In varie occasioni è stato necessario l’intervento
diretto, in particolare aereo, delle forze USA. Parallelamente sono
proseguiti gli attacchi terroristici, in prevalenza a Kabul.
Desta inoltre preoccupazione la presenza, anche in Afghanistan - per ora
solo in alcune aree orientali - di gruppi riconducibili al Daesh. Anche Al
Qaida, per quanto molto indebolita, sarebbe tuttora attiva nel Paese.
Nell’ambito della galassia talebana, è in particolare la Rete Haqqani ad
essersi distinta per atti di natura terroristica.
A seguito del peggioramento della sicurezza si è aggravata nel
Paese anche la situazione umanitaria: solo nell'ultimo anno e
mezzo si sono contati 500.000 nuovi IDPs (su un totale di circa 1,2
milioni); è inoltre fortemente aumentato il numero di rifugiati
afghani in rientro dal Pakistan e, in misura minore dall’Iran, che
ammontano a circa 625.000 nel 2016 e che sta generando, secondo
l’UNHCR, un’acuta emergenza umanitaria in Afghanistan.
Collaborazione con la NATO e impegno militare italiano: il
deterioramento della sicurezza in Afghanistan ha spinto la NATO,
inclusa l’Italia, a prolungare la propria presenza militare in
Afghanistan estendendo oltre il 2016 la missione “non combat”
Resolute Support (RSM), sulla base di un modello regionale
flessibile, al momento articolato su quattro spokes regionali: Kabul,
Nord, Sud-Est e Ovest (sotto comando italiano ad Herat).
Al Vertice NATO di Varsavia (luglio 2016) gli Alleati si sono impegnati
a sostenere la missione a guida NATO Resolute Support (RSM) oltre il
2016, attraverso un modello “flessibile e regionale” per fornire
formazione e assistenza ed a proseguire il sostegno finanziario alle
Forze di Sicurezza e di Difesa Nazionali Afghane (ANDSF) fino al
2020. Quest’anno la NATO dovrà assumere decisioni sul futuro di
RSM.
8
Nel 2016 l’Italia è stata il secondo contributore di truppe in RSM
dopo gli USA e prima della Germania (950 unità in media su circa
13.000 complessive) ed il terzo contributore finanziario delle ANDSF
dopo USA e Germania con 120 mln di euro erogati nel 2015 e nel 2016
(72 per l’esercito, 48 per la polizia).
La Deliberazione sulle missioni internazionali prevede, per il 2017: a) il
mantenimento di circa 900 unità (quindi in leggero calo rispetto al
2016) in gran parte distaccate presso il Comando Ovest di Herat dove
l’Italia è Framework Nation; b) la conferma di un contributo di 120 mln
di Euro alle ANDSF tramite Fondi Fiduciari NATO e ONU,
condizionati a progressi da parte afghana in termini di trasparenza,
efficacia nella gestione dei fondi, riforme interne. Superata l’esame delle
Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, la delibera è in attesa
ora di approvazione delle due Camere in plenaria.
Posizione USA: l’Amministrazione Obama aveva rivisto il proprio
impegno militare in Afghanistan prevedendo da gennaio 2017 8.400
unità rispetto alle 5.500 precedentemente programmate, prospettando
il proseguimento dell’impegno di RSM oltre il 2017 e lasciando una
legacy nel segno della continuità. La nuova Amministrazione deve
tuttavia ancora esprimere la propria linea sul dossier.
Prospettive processo di pace e quadro regionale: le prospettive per
l’avvio di un possibile processo di pace e di riconciliazione interna in
Afghanistan, obiettivo del Governo di Kabul e della Comunità
internazionale come soluzione preferibile al conflitto afghano. I
Talebani non hanno manifestato finora segnali concreti di
disponibilità e le iniziative diplomatiche avviate per facilitare
possibili negoziati di pace tra le due parti non hanno prodotto ad
oggi risultati.
Incoraggiante, in quanto potrebbe facilitare auspicabilmente una
successiva intesa anche con i Talebani, è l’accordo di pace tra
Governo di Kabul e movimento Hizb el Islami (HIG), guidato da
Gulbuddin Hekmatyar, gruppo insorgente minore che da alcuni anni
ha abbandonato di fatto la lotta armata, firmato nel settembre scorso,
che dovrà ora essere pienamente attuato.
Per facilitare le condizioni di un processo di pace in Afghanistan è
considerato fondamentale il ruolo dei Paesi della regione in
particolare quello del Pakistan, in virtù del proprio leverage sul
movimento talebano. Le relazioni tra Kabul e Islamabad sono state
tuttavia tradizionalmente improntate a sfiducia reciproca e, spesso, a
tensione, e, negli ultimi mesi, si sono deteriorate nuovamente
sempre sull’annosa questione della mancanza di collaborazione
9
del Pakistan nella lotta contro i gruppi insorgenti afghani, di cui
Islamabad è accusato da Kabul, anche per la protezione che tali
gruppi riceverebbero nel suo territorio (presenza di “santuari” ecc.).
A rendere ancora più tesi i già difficili rapporti tra i due Paesi hanno
contribuito, da ultimo, anche alcuni attentati, tra cui quello contro un
santuario sufi situato nella cittadina di Sehwan, a nord di Karachi,
che, secondo quanto riferito dalle autorità pakistane, sarebbe stato
pianificato da terroristi le cui basi si troverebbero in territorio
afghano.
Per far sedere i Talebani al tavolo di pace, viene auspicato un
coinvolgimento costruttivo anche degli altri principali Paesi della
regione quali, oltre a Cina ed India, Iran e Russia. Mosca e Teheran
hanno tuttavia manifestato finora un atteggiamento ambiguo,
intrattenendo rapporti con i Talebani.
Economia: Nonostante gli indubbi progressi raggiunti dalla caduta
del regime dei Talebani, dal 2001 in poi, in materia di
consolidamento democratico, sanità ed educazione, in particolare di
accesso all’istruzione da parte femminile, l’Afghanistan si trova
ancora oggi in coda alle classifiche dei principali indicatori di
sviluppo, mentre la situazione economica si è aggravata. A seguito
anche della riduzione negli ultimi anni della presenza militare
internazionale e del relativo indotto, l’Afghanistan ha registrato
infatti dopo il 2013 un netto calo della crescita del PIL ed un
aumento di disoccupazione e povertà: la crescita economica è scesa
all’1,3% e 0,8% annuo rispettivamente nel 2014 e 2015, contro una
media del 9,4% tra il 2003 e il 2012, mentre la disoccupazione è
passata dal 25% al 39% nello stesso arco temporale, e la quota della
popolazione a quasi il 40%).
Il raggiungimento di uno sviluppo sociale ed economico
autosostenibile per l’Afghanistan è considerato l’obiettivo prioritario
del Governo di Unità Nazionale. Il Paese continua infatti a dipendere
in larghissima parte dagli aiuti internazionali, che contano per quasi
il 70% del proprio bilancio nazionale. A tal fine le Autorità di
Kabul hanno avviato un ambizioso programma di riforme
interne, che riguardano i settori della governance politica (riforma
elettorale), economica, amministrativa e rule of law, soprattutto la
lotta alla corruzione, endemica nel Paese, diritti umani, in particolare
quelli delle donne, tema quest’ultimo che riveste priorità nell’ambito
della politica italiana verso l’Afghanistan. In tale contesto, si sono
registrati alcuni risultati apprezzabili, in materia ad esempio fiscale,
aumento della presenza femminile a livello di cariche di Governo
(oltre che parlamentare in quest’ultimo caso previsto da quote di
10
legge, pari al 27%; sono donne 4 Ministri su 16 e 2 Governatori su
34), varo misure anticorruzione (tra cui l’istituzione di un organismo
e giudiziario ad hoc), ma, in generale, tenuto anche conto del
difficile contesto afghano, rimane ancora molto da fare.
La Comunità internazionale, consapevole che il successo delle
riforme in Afghanistan richiede ancora il proprio rilevante sostegno,
ha rinnovato lo scorso 5 ottobre (Conferenza di Bruxelles) la propria
assistenza all’Afghanistan nel settore degli aiuti civili (complessivi
pledges per 15,2 miliardi di USD per il quadriennio 2017-2020). UE
e Stati membri, con 5,6 miliardi USD, costituiscono il primo
Donatore dell’Afghanistan. Da parte italiana è stato confermato un
pledge (182 milioni di Euro complessivi) analogo a quello espresso
alla precedente pledging conference di Tokyo del 2012.
A tale eccezionale sostegno dovranno corrispondere, in base al
principio della condizionalità degli aiuti, risultati concreti da parte
afghana nell’attuazione dei piani di riforme indicate.
Migranti afghani: Dopo il fortissimo flusso di migranti afghani
verso l’Europa registratosi nel 2015 (oltre 200.000), di cui molti
destinati in Germania, gli arrivi si sono ridotti considerevolmente
nel 2016 (43.000 circa, 12% del totale), soprattutto dopo la firma
dell’accordo UE-Turchia. Ad ottobre scorso, UE e Afghanistan
hanno firmato la "Joint Way Forward", un documento su rimpatri e
reinserimento di natura non giuridicamente vincolante. In Italia sono
state solo alcune centinaia gli arrivi di Afghani sia nel 2015 che nel
2016, mentre ammontano a circa 2.800 i richiedenti asilo lo scorso
anno.
COOPERAZIONE BILATERALE:
a) Cooperazione allo sviluppo: L’Afghanistan rimane il primo
Paese beneficiario di aiuto italiano allo sviluppo. Dal 2001 ad
oggi sono stati approvati da parte italiana interventi di cooperazione
a favore dell’Afghanistan, per 843 milioni di Euro (di cui 722 a
dono e 121 a credito di aiuto).
I settori prioritari degli interventi della cooperazione italiana,
richiamati dall’Accordo bilaterale di partenariato e cooperazione di
lungo periodo del gennaio 2012, riguardano: la governance, con
l’inclusione della giustizia e dei diritti umani; l’agricoltura e lo
sviluppo rurale; lo sviluppo infrastrutturale nel settore dei trasporti.
Particolarmente significativi sono anche gli interventi indirizzati alle
politiche di genere, alla promozione della società civile, alla
realizzazione di programmi di emergenza e sanitari, nonché i
11
programmi miranti alla salvaguardia e valorizzazione del rilevante
patrimonio culturale del Paese. Vari interventi sono stati inoltre
forniti nel settore umanitario, anche in relazione all’attuale
emergenza di rifugiati afghani in rientro dal Pakistan.
Le politiche di genere della cooperazione italiana in Afghanistan
L’Italia ha avviato una collaborazione con il Governo Afghano nel
settore dell’uguaglianza di genere sin dal 2003, realizzatasi
principalmente attraverso iniziative a sostegno dei diritti umani e
dell’imprenditoria femminile a Kabul Herat e Baghlan, affiancando
alle attività imprenditoriali, un crescente numero di iniziative di
formazione. A partire dal 2013, l’azione italiana nel settore ha
assunto i tratti di una vera e propria strategia in quattro aree
principali di intervento su cui concentrare le iniziative finanziate, in
linea con quanto previsto dal National Action Plan for the Women of
Afghanistan (NAPWA): sostegno istituzionale al Ministero degli
Affari Femminili; salute riproduttiva; lotta alla violenza contro le
donne e sostegno all’empowerment economico delle donne. A
completamento di tale strategia, una parte dei finanziamenti
disponibili sono stati utilizzati per favorire programmi di educazione
primaria e di alfabetizzazione delle donne. Più di 670.000 donne
sono state beneficiarie degli interventi della Cooperazione
Italiana nel Paese. In tale contesto si sono dimostrati
particolarmente efficaci i programmi per la salute delle donne gestiti
dall’Italia in collaborazione con UNFPA e le attività di
mainstreaming per i programmi a sostegno della salute in
collaborazione con il WHO e le azioni di prevenzione e protezione
delle donne e le bambine vittime di violenza di genere e di violenza
sessuale. Di particolare efficacia si è ugualmente dimostrato il
programma di sostegno al piano d'azione nazionale per le donne in
Afghanistan (NAPWA) per la riduzione della violenza contro le
donne.
La Cooperazione Italiana in Afghanistan ha, infatti, iniziato tra il
2014 e il 2015 un lavoro di mainstreaming delle altre iniziative
settoriali, al fine di assicurare che gli interessi e i bisogni delle donne
vengano presi in considerazione in tutte le attività realizzate
dall’Italia nel Paese, dal supporto allo sviluppo rurale, alla
microfinanza, all’agricoltura. In proposito si sono avviate iniziative
specifiche di gender mainstreaming in relazione ai programmi di
“Sostegno alla Micro-finanza e alla piccola e media impresa afgana
nelle province di Herat, Farah e Badghis” (ISAME) e di “Sostegno
all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale”; per l’accesso alla giustizia
per le donne nell’ambito del programma Justice and Human Rights
12
in Afghanistan (JHRA) e di UNDP e del progetto “Vite Preziose” di
COSPE¸ per l’accesso alla salute nei programmi con il WHO
(Attuazione del protocollo di trattamento del GBV) e con UNFPA
(Family Health Houses).
I partner della cooperazione italiana nel raggiungimento
dell’obiettivo dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment
femminile sono stati il Governo, la società civile e le agenzie delle
Nazioni Unite presenti sul territorio. Indubbiamente, nonostante un
quadro difficile, i progressi registrati nell’ultimo decennio nel
miglioramento dell’accesso femminile all’educazione e ai servizi
sanitari di base, lo sviluppo del primo Piano di Azione Nazionale di
Attuazione della Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite, e
l’approvazione della legge di Eliminazione della Violenza contro le
Donne (EVAW Law) sono visibili. Tuttavia, l’esperienza italiana
dimostra che, al fine di garantire una maggiore efficacia degli
investimenti internazionali per l’uguaglianza di genere, soprattutto in
termini di lotta alla violenza, è necessario un lavoro costante di
monitoraggio e la partecipazione attiva ai diversi esercizi di
mappatura delle attività in corso, secondo gli indicatori riconosciuti
nel piano nazionale NAPWA. Tutta l’attività di assistenza tecnica
necessita comunque un sostegno politico costante da parte
governativa affinché possano effettivamente contribuire al
miglioramento della condizione femminile in Afghanistan.
Altri settori di cooperazione bilaterale:
La volontà di proseguire e rafforzare la cooperazione bilaterale è stata
da ultimo ribadita nella Prima riunione della Commissione mista italo-
afghana, svoltasi nel corso della visita dell’allora Ministro degli Esteri e
della Cooperazione Gentiloni in Afghanistan il 19 e 20 aprile 2016.
b) Rapporti commerciali: l’interscambio commerciale tra Italia e
Afghanistan è molto limitato, circa 8 milioni di Euro nel 2016, in gran
parte nostre esportazioni. Le principali voci dell’export italiano sono
rappresentate da macchinari ed apparati di telecomunicazioni. Per quanto
riguarda le importazioni si tratta in gran parte di prodotti agricoli. Il settore
che ha registrato finora manifestazione di maggiore interesse per lo
sviluppo di iniziative imprenditoriali italiane è stato soprattutto quello del
marmo, in subordine l’agroalimentare (food processing, packaging) ed il
tessile, le cui potenzialità di collaborazione commerciale rimangono
tuttavia da sviluppare.
13
Principali recenti visite bilaterali a livello governativo:
- 20-21 settembre 2016, visita ad Herat del Ministro della Difesa Sen.
Pinotti;
- 19-20 aprile 2016, visita a Herat e Kabul del Ministro degli Esteri e della
Cooperazione Gentiloni;
- 1 dicembre 2015, visita ufficiale in Italia del Presidente Ghani;
- 1 giugno 2015, visita ad Herat del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
15
RAPPORTI PARLAMENTARI
(A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA CAMERA)
Presidente della Wolesi Jirga
(Assemblea Nazionale /Camera del
Popolo)
ABDUL RAOUF IBRAHIMI (DAL 28
FEBBRAIO 2011, DI ETNIA UZBEKA)
Presidente della Meshrano Jirga
(Assemblea Nazionale / Camera
degli Anziani)
FAZAL HADI MUSELIMYAR
(DAL 29 GENNAIO 2011)
AMBASCIATORE D’ITALIA
A KABUL
Roberto CANTONE (dal 3 maggio 2016)
AMBASCIATORE AFGHANO
IN ITALIA
Waheed OMER (dal 20 giugno 2016)
Nota sintetica dei rapporti parlamentari con l’Afghanistan
Nel corso delle ultime quattro legislature, la Camera dei Deputati italiani
ha affiancato l’impegno profuso dal Governo italiano nel sostenere il
processo di democratizzazione del Paese, fornendo assistenza
all’Afghanistan e al Parlamento afgano.
Per quanto riguarda l’attività presidenziale, i Presidenti della Camera
hanno ricevuto frequenti visite di alto livello da parte afgana, mentre le
visite presidenziali si sono fino ad oggi limitate ad incontri con le truppe
presenti nel Paese.
Nella XVII legislatura è proseguito lo scambio di visite al più alto
livello. Infatti, la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ricevuto lo
Speaker della Camera del popolo afghana, Abdul Rauf Ibrahimi, lo scorso
26 ottobre 2016 , ed in precedenza aveva ricevuto l’attuale Presidente della
16
Repubblica Islamica dell'Afghanistan , Ashraf Ghani, in visita ufficiale in
Italia, il 1° dicembre 2015. Nel corso di tali incontri, la Presidente è stata
invitata a compiere una visita in Afghanistan.
L’importanza che la Camera dei Deputati attribuisce all’Afghanistan è
dimostrata dalla immediata ricostituzione da parte della Presidente Boldrini,
all’inizio della legislatura, del Gruppo di contatto delle deputate italiane
con le donne afghane, coordinato dalla Vice Presidente Marina Sereni
(PD) e composto dalle deputate Deborah Bergamini (FI-PdL), Donatella
Duranti (SEL), Marta Grande (M5S), Pia Locatelli (Misto-PSI-PLI) e
Gea Schirò (PD)1. Il 28 novembre 2013 si è tenuto alla Camera un
Seminario dal titolo: “Afghanistan 2014, anno di svolta: bilancio e
prospettive per le donne afghane”, promosso dal Gruppo di contatto in
occasione della visita in Italia - su invito dell’organizzazione non
governativa Actionaid per un progetto a favore delle donne denominato:
Stop alla violenza contro le donne (approccio integrato per la riduzione
della violenza contro le donne in Afghanistan) -di una delegazione di
parlamentari afghane, guidate da Fawzia Habibi, Vice Ministro per gli
Affari femminili dell’Afghanistan, e composta dalle deputate Shukria
Barakzai, Presidente della Commissione Difesa della Wolesi Jirga, Nilufar
Ibrahimi, membro della Commissione Sanità, Attività Sportive, Giovani e
Lavoro, Raihana Azad, membro della Commissione per la Società Civile, i
Diritti Civili e le pari opportunità.
Inoltre, nelle scorse legislature la Camera dei Deputati è stata
costantemente attiva nel fornire una cooperazione amministrativa
all’Afghanistan. Tra le varie iniziative realizzate si sottolinea, per la sua
importanza, la partecipazione della Camera, nella XIV legislatura al
programma biennale “Sostegno alla ricostruzione del Parlamento
afgano” (SEAL-Support to establishment of Afghan legislature), dal
febbraio 2005 al febbraio 2007.
Nelle precedenti legislature, l’ex Presidente Karzai è stato più volte in
visita alla Camera. Nel corso della XIV legislatura ed è stato ricevuto
dall’allora Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, in quattro
occasioni: dapprima nella veste di Presidente del Governo Transitorio
afgano, il 18 dicembre 2001, il 16 aprile 2002 ed il 19 dicembre 2002;
1 Il Gruppo venne costituito per la prima volta nella XIV legislatura e promosse due
eventi: lo svolgimento di una Conferenza internazionale a favore delle donne afgane,
tenutasi presso la Camera dei Deputati il 28 novembre 2002, ed una missione in
Afghanistan dal 1° al 5 maggio 2005 per rinsaldare i vincoli di amicizia tra deputate italiane e
donne afgane e per sostenere le donne afgane in vista del successivo svolgimento delle elezioni
parlamentari, le prime dalla fine della guerra.
17
quindi, come Presidente della Repubblica dopo le elezioni presidenziali
dell’ottobre 2004, il 21 luglio 2005. L’ultima visita si è svolta nella XVI
legislatura, il 26 gennaio 2012 (vedi infra). Sempre nella XVI legislatura il
Presidente Fini si è recato due volte (nel 2010 e nel 2008) in visita a Herat
presso il contingente italiano.
È opportuno segnalare, infine, che, nel corso dell’ultima visita del
Presidente Karzai a Roma, avvenuta nel gennaio 2012 (vedi infra) è stato
sottoscritto un Accordo di partenariato e cooperazione di lungo termine,
che, all’articolo 1, comma 4, prevede un versante di sostegno al
rafforzamento del ruolo e della capacità del Parlamento afgano, con
particolare riguardo al procedimento legislativo.
XVII LEGISLATURA
Incontri della Presidente
Il 26 ottobre 2016 la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha
incontrato lo Speaker della Camera del popolo afghana (Wolesi Girga),
Abdul Rauf Ibrahimi.
Il Presidente Ibrahimi ha ringraziato l’Italia per il suo sostegno nella
ricostruzione in Afghanistan. Molte persone però cercano ancora di andare
via dal paese, principalmente a causa della situazione di insicurezza, per la
povertà e per la disoccupazione. La Presidente Boldrini ha ribadito
l’intenzione di firmare un protocollo di intesa tra le due assemblee
parlamentari, che avrebbe dovuto essere sottoscritto durante una visita
ufficiale in Afghanistan rimandata nel 2013 per ragioni di sicurezza. I
rapporti tra le due Assemblee si sviluppano con continuità grazie all’attività
del gruppo di contatto e dal sostegno all’Institution building.
La Vice Presidente della Camera e Coordinatrice del Gruppo di contatto
con le donne afghane, Marina Sereni, ha partecipato insieme alla deputata
Gea Schirò alla cena offerta dall’Ambasciata afghana in onore del
Presidente Ibrahimi il 26 ottobre 2016.
Il 1° dicembre 2015 la Presidente della Camera, Laura Boldrini ha
incontrato il Presidente della Repubblica islamica dell’Afghanistan, Ashraf
Ghani.
L'incontro tra la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, e
il Presidente della Repubblica islamica dell'Afghanistan, Ashraf Ghani è
giunto al termine di un anno difficile per l'Afghanistan, dove centinaia di
18
civili sono morti a causa del perdurante conflitto e milioni di persone sono
ancora sfollate. "La cronaca di questi giorni, con l'arrivo di numeri crescenti
di uomini, donne e bambini afgani sulle coste greche, ci ricorda che
l'Afghanistan non è ancora in pace e che deve far fronte a vecchie e nuove
sfide, come quella dei talebani che controllano parti importanti di territorio
e quella dei miliziani che si richiamano al sedicente Stato islamico", ha
dichiarato la Presidente. "Conosco le straordinarie potenzialità ed il calore
degli abitanti dell'Afghanistan grazie alle numerose missioni effettuate nel
Paese per conto delle Agenzie delle Nazioni Unite a partire dagli Anni
Novanta", ha continuato la Presidente Boldrini, convenendo con il
Presidente Ghani sulla necessità di perseguire in maniera congiunta la lotta
contro la povertà e quella per raggiungere finalmente la pace. "Negli ultimi
quindici anni, l'Afghanistan ha compiuto progressi nel campo
dell'istruzione, dell'accesso alle cure mediche e della democratizzazione.
Molto rimane da fare, soprattutto per quanto riguarda i diritti e la
condizione delle donne e delle bambine. E' proprio per questo - ha concluso
Laura Boldrini - che la comunità internazionale deve continuare a sostenere
la società afgana in questo frangente particolarmente delicato". "La Camera
dei deputati contribuirà a questi sforzi rafforzando ulteriormente i
programmi di sostegno alla Wolesi Jirga, la Camera bassa afgana,
soprattutto in vista delle elezioni legislative del prossimo anno". Il
Presidente Ghani ha invitato la Presidente Boldrini a tornare quanto prima
in Afghanistan in visita ufficiale.
La Presidente della Camera, on. Laura Boldrini, ha incontrato, il 28
novembre 2013, una delegazione di parlamentari afghane, guidate da
Fawzia Habibi, Vice Ministro per gli Affari femminili dell’Afghanistan,
e composta dalle deputate Shukria Barakzai, Presidente della
Commissione Difesa della Wolesi Jirga, Nilufar Ibrahimi, membro della
Commissione Sanità, Attività Sportive, Giovani e Lavoro, Raihana Azad,
membro della Commissione per la Società Civile, i Diritti Civili e le pari
opportunità, in occasione dello svolgimento alla Camera un Seminario dal
titolo: “Afghanistan 2014, anno di svolta: bilancio e prospettive per le
donne afghane”, promosso dal Gruppo di contatto delle deputate
italiane con le donne afghane - coordinato dalla Vice Presidente Marina
Sereni (PD) e composto dalle deputate Deborah Bergamini (FI-PdL),
Donatella Duranti (SEL), Marta Grande (M5S), Pia Locatelli (Misto-
PSI-PLI) e Gea Schirò (PD)2 – che ha partecipato all’incontro.
2 Il Gruppo venne costituito per la prima volta nella XIV legislatura e promosse due
eventi: lo svolgimento di una Conferenza internazionale a favore delle donne afgane,
tenutasi presso la Camera dei Deputati il 28 novembre 2002, ed una missione in
19
La Presidente della Camera, on. Laura Boldrini, ha ricevuto la visita
dell’Ambasciatore italiano in Afghanistan, Luciano Pezzotti, l’11 ottobre
2013.
La Presidente della Camera, on. Laura Boldrini, ha partecipato, il 27
maggio 2013 alla Camera, alla presentazione dei risultati della ricerca-
progetto europeo DelPHE: "La cultura come sfida per la ricostruzione, le
opinioni e le proposte della società civile afghana sul potere delle donne e
lo sviluppo educativo dei bambini e dei giovani nel loro Paese". Dopo il
saluto introduttivo della Presidente della Camera, i lavori sono stati
introdotti dalla Vicepresidente Marina Sereni.
Altri incontri
La Vice Presidente della Camera e coordinatrice del Gruppo di contatto,
Marina Sereni, il 26 ottobre 2016 ha incontrato lo Speaker della Camera
del popolo afghana (Wolesi Girga), Abdul Rauf Ibrahimi nel corso di
una cena alla quale era presente anche l’on. Gea Schirò.
La Vice Presidente della Camera e coordinatrice del Gruppo di contatto,
Marina Sereni, ha ricevuto, il 24 ottobre 2013, la visita dell’Ambasciatore
afghano, Zia Uddin Nezam.
La Vice Presidente Marina Sereni, e le componenti il Gruppo di
Contatto delle deputate italiane con le donne afghane (cfr. infra) hanno
ricevuto, il 10 ottobre 2013, l’Ambasciatore italiano a Kabul, Luciano
Pezzotti, che la Vice Presidente aveva già incontrato, il 12 giugno 2013.
L’Ambasciatore ha ricordato come l’Afghanistan stia
affrontando una fase di transizione. Ha segnalato che anche la
cooperazione allo sviluppo potrebbe finanziare dei progetti. La
Sereni ha ricordato la visita, programmata per novembre, delle
donne parlamentari di Actionaid. L’impegno occidentale è
destinato a durare anche dopo la fine della missione ISAF, ma il
numero dei militari sarà drasticamente ridotto, ha affermato
Pezzotti, il quale ha infine ricordato come l’Italia sia il primo
contributore a livello internazionale per la tutela del patrimonio
UNESCO del Paese,
Afghanistan dal 1° al 5 maggio 2005 per rinsaldare i vincoli di amicizia tra deputate italiane e
donne afgane e per sostenere le donne afgane in vista del successivo svolgimento delle elezioni
parlamentari, le prime dalla fine della guerra.
20
Commissioni
Il 9 settembre 2015 il Presidente della Commissione esteri della Camera,
on. Fabrizio Cicchitto, ha incontrato il Vice Ministro degli affari esteri della
Repubblica Islamica dell’Afghanistan, Khalil Karzai.
Il 26 novembre 2013, una delegazione di parlamentari afghane, guidate
da Fawzia Habibi, Vice Ministro per gli Affari femminili
dell’Afghanistan, e composta dalle deputate Shukria Barakzai, Presidente
della Commissione Difesa della Wolesi Jirga, Nilufar Ibrahimi, membro
della Commissione Sanità, Attività Sportive, Giovani e Lavoro, Raihana
Azad, membro della Commissione per la Società Civile, i Diritti Civili e le
pari opportunità, è stata audita informalmente dal Comitato permanente
agenda post-2015, la cooperazione allo sviluppo e il partenariato pubblico-
privato e dal Comitato permanente diritti umani costituiti in seno alla
Commissione Affari esteri con una delegazione di donne parlamentari
afghane.
Il 7 novembre 2013, il Presidente della Commissione Affari Esteri, on.
Fabrizio Cicchitto, ha incontrato Issa Eshaqzey, Presidente del National
Congress Party of Afghanistan.
Nel corso dell’incontro il signor Eshaqzey ha illustrato l’attività
Presidente del National Congress Party of Afghanistan, che ha lo scopo di
coagulare le forze liberali presenti dentro e fuori l’Afghanistan al fine di
lottare contro la corruzione presente nel suo Paese, soprattutto a livello
governativo. Il signor Eshaqzey ha fortemente criticato tutti i candidati alle
prossime elezioni presidenziali afghane, che si celebreranno il 5 aprile 2014
ed ha proposto invece la formazione di un Governo di transizione.
Dall’11 al 14 settembre 2013 si è svolta la missione in Afghanistan
di una Delegazione di parlamentari, composta dagli onn. Gennaro
Migliore, Gianluca Pini e Maria Edera Spadoni e dal sen. Federico
Petrangeli con il Vice Ministro degli Affari esteri, Lapo Pistelli.
Nel corso della missione, svoltasi tra Kabul ed Herat, oltre alla
visita dei progetti di cooperazione, si sono avuti incontri con il NATO
Senior Civilian Rapresentative, Amb. Maurits Jochems, il Chief of
Staff, Gen. C.A. Giorgio Battisti, una delegazione di parlamentari
afgani e rappresentanti della società civile afghana, il Procuratore
Generale, Maria Bashir ed il Governatore di Herat, Sayed Fazlullah
Wahedi.
21
Audizioni ed informative
L’8 giugno 2016, dinanzi alle Commissioni Riunite Esteri e Difesa di
Camera e Senato si è svolta l’audizione dei ministri degli Esteri, Paolo
Gentiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti, per comunicazioni del Governo
sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo
sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
Il 10 novembre 2015 si è tenuta una audizione dei Ministri degli Esteri,
Paolo Gentiloni Silveri, e della Difesa, Roberta Pinotti, alla Camera,
dinanzi alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.
L’audizione ha avuto come tema l’evoluzione della partecipazione
dell’Italia alla Missione NATO in Afghanistan. La Ministra Pinotti ha
spiegato che l’incremento di 200 unità del contingente italiano è stato
motivato dalla necessità di rimpiazzare il contingente spagnolo. La Ministra
ha ricordato come la regione Ovest del Paese, sede del contingente italiano,
è considerata una delle più sicure, anche se non mancano attacchi. La
continua perdita di forze afghane rende necessaria una costante opera di
addestramento delle nuove reclute, senza che questo comporti tuttavia la
partecipazione di effettivi italiani alle operazioni in campo. Grandi
progressi sono stati registrati, hanno infine ricordato i Ministri, nel campo
della scolarizzazione.
Il 20 novembre 2014, il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni Silveri,
ha tenuto un’audizione di fronte alle Commissioni esteri di Camera e
Senato per esporre le linee guida della politica estera italiana. Il Ministro
degli esteri ha affermato che la presenza italiana in Afghanistan cambierà –
a livello militare – per limitarsi ad aiutare e rafforzare le forze di sicurezza
nazionali secondo modalità che saranno stabilite dal Parlamento. Nel
complesso, la cooperazione italiana si sposterà dal piano della sicurezza a
quello dell’economia.
Si è tenuta il 17 ottobre 2013, presso il Senato della Repubblica
un’audizione congiunta dei Ministri degli Esteri, Emma Bonino, e della
Difesa, Mario Mauro, da parte delle Commissioni congiunte Esteri e
Difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Il Ministro Mauro ha ricordato come l'operato della comunità
internazionale in Afghanistan non debba essere analizzato esclusivamente
dal punto di vista della sicurezza. Per valutare compiutamente la missione
Isaf, non si può prescindere dal prendere in considerazione aspetti quali la
capacità di governance, il processo di ricostruzione e lo sviluppo
22
economico-sociale. A partire dal 2002 nel Paese sono state realizzate con
queste condizioni di sicurezza migliaia di scuole e reclutate decine di
migliaia di insegnanti. Oggi, ci sono tra i 7 ed i 9 milioni di ragazzi e
ragazze afgane che vanno a scuola regolarmente. Erano all'inizio di
Isaf poco meno di 900mila e tutti maschi. L'Afghanistan ha compiuto
impressionanti progressi anche nel settore medico e sono inoltre in calo i
dati sulla mortalità infantile. Nel Paese sono stati costruiti oltre cento
ospedali e la possibilità di ricevere cure mediche raggiunge oltre il 70
per cento della popolazione. Circa il 60 della popolazione si trova a
meno di un'ora di spostamento a piedi dal più vicino punto di assistenza
sanitaria. Quanto alla mortalità infantile, è diminuita negli ultimi 10
anni di circa il 60 per cento, mentre l'aspettativa di vita è cresciuta
rapidamente ed è ora di circa 64 anni per le donne come per gli
uomini. L'economica cresce inoltre a ritmi velocissimi e sono state
costruite decine di migliaia di chilometri di strade. L'effetto di sicurezza
procurato dalla missione Isaf ha contribuito allo sviluppo in un'accezione
più generale. Per questo il decennio 2014-2024 è stato ribattezzato il
decennio della trasformazione, una fase che prenderà simbolicamente il
via con le elezioni presidenziali della primavera del prossimo anno.
Relativamente al contingente italiano, il piano per il ripiegamento,
battezzato Itaca 2, è stato avviato nel settembre 2012 e si sta svolgendo
contestualmente all'assunzione della piena sovranità sulla regione ovest
da parte del governo afgano. Il contingente nazionale si ridurrà da
circa 2.900 unità in media nell'ultimo trimestre 2013, alla fine del
2014 in cui si attesterà su circa 1800 unità. Dopo il 2014 il governo
intenderebbe proseguire il proprio impegno in Afghanistan nella missione
Resolute Support, in coerenza con quelle che saranno le decisioni del
Parlamento in termini di assistenza e addestramento alle forze afgane.
Non saranno più previsti compiti di contrasto all'insorgenza né di lotta al
terrorismo o al narcotraffico, interamente devoluti alle forze di sicurezza
afgane, ma di sostegno e formazione alle forze afghane per consolidarne
la piena ed efficacia autonomia di azione.
Il 12 giugno 2013 il Ministro della difesa, Mario Mauro, ha svolto
dinanzi all’Assemblea della Camera dei deputati un’informativa urgente del
Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del
capitano Giuseppe La Rosa nonché il ferimento di altri tre militari italiani.
E' seguito un dibattito al quale ha partecipato un oratore per gruppo. Il
capitano Giuseppe La Rosa è la 53ma vittima dall’inizio dell’impegno
italiano in Afghanistan.
23
Per l’attività del Gruppo di contatto delle deputate italiane con le donne
afghane v. la scheda successiva su “Profili della condizione femminile in
Afghanistan”
INSTITUTION BUILDING
Nelle precedenti legislature, la Camera dei deputati ha partecipato
attivamente ai seguenti progetti di institution building:
1. nella XIV legislatura al programma biennale “Sostegno alla
ricostruzione del Parlamento afgano” (SEAL-Support to
establishment of afghan legislature), dal febbraio 2005 al febbraio
2007, promosso dal Governo di Kabul, dall’Unione
interparlamentare, dal Programma delle Nazioni Unite per lo
sviluppo (PNUD) e dal Fondo delle Nazioni Unite per le donne
(UNIFEM), con il supporto di alcuni Paesi donatori, tra i quali
figurava anche il Governo italiano con un contributo di un milione di
euro. L’Amministrazione della Camera ha fornito la propria
assistenza in alcune delle componenti del progetto (documentazione
ed informatizzazione; training del personale amministrativo, in
partnership con l’Assemblea nazionale francese; definizione del
nuovo quadro legislativo, attraverso la predisposizione di un
nuovo regolamento parlamentare). In tale contesto si è svolto, dal
18 al 29 luglio 2005, un seminario di formazione, riservato ad una
delegazione di dodici funzionari parlamentari afgani che hanno
effettuato, oltre ad alcuni incontri a carattere generale
sull’organizzazione e sul funzionamento del Parlamento italiano, dei
percorsi individuali di affiancamento al personale della Camera
operante nei servizi dell’area legislativa, amministrativa e della
documentazione.
2. nella XV legislatura, nel luglio 2006, ha avuto luogo una missione
presso la Camera di una delegazione parlamentare della
Commissione giustizia della Wolesi Jirga (la Camera bassa del
Parlamento afgano). La visita rispondeva alle esigenze, prospettate
dallo stesso Parlamento afgano, di valutare la riforma del sistema di
giustizia in atto in Afghanistan, alla cui realizzazione l’Italia ha
partecipato attivamente, in quanto ‘paese leader’ per la riforma della
giustizia.
3. nella XVI legislatura, il 17 maggio 2011 una delegazione di
funzionari, magistrati e giuristi afghani si è recata in vista presso la
Camera dei Deputati allo scopo di approfondire il sistema
24
costituzionale italiano e l'organizzazione delle funzioni
parlamentari".
Unione Interparlamentare
In ambito UIP opera la sezione di amicizia ASIA MERIDIONALE
(Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Maldive, Nepal, Sri Lanka di cui è
Presidente la senatrice Valeria Fedeli (PD).
Attività legislativa
Legge n. 13/15 del 10 febbraio 2015, GU n. 50 del 2 marzo 2015,
“Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della
Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica
dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di
stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno
2011”
Legge n. 131/16 del 14 luglio 2016 Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67, recante proroga
delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di
cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e
partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il
consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché misure
urgenti per la sicurezza. Proroga del termine per l'esercizio di delega
legislativa (Decreto Missioni) Il decreto contiene disposizioni relative
all’Afghanistan al Capo I, art. 2.
E' autorizzata, a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre
2016, la spesa di euro 179.030.323 per la partecipazione di personale
militare alla missione della NATO in Afghanistan, denominata Resolute
Support Mission (RSM), di cui alla risoluzione del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite 2189 (2014), e per la proroga della partecipazione alla
missione EUPOL Afghanistan, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-
legge 30 ottobre 2015, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 11
dicembre 2015, n. 198.
ed al Capo II, art. 1 (Iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno
ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle
organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e
di stabilizzazione).
25
1. E' autorizzata, a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre
2016, a spesa di euro 90.000.000 a integrazione degli stanziamenti di cui
all'articolo 8, comma 2, lettera c) della legge 11 agosto 2014, n. 125, per
iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della
popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di
Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia,
Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud
Sudan, Yemen e, in relazione all'assistenza dei rifugiati, dei Paesi ad
essi limitrofi, nonché per contribuire a iniziative europee e
multilaterali in materia di migrazioni e sviluppo.
Le relazioni bilaterali italo-afghane si sviluppano entro la cornice
rappresentata dall'Accordo bilaterale di partenariato di lungo periodo
firmato a Roma il 26 gennaio 2012 dal Presidente del Consiglio italiano
Monti e dal Presidente afghano Karzai e ratificato con la L. 239/2012, che
riconduce ad un quadro unitario la cooperazione svolta dall’Italia nei vari
settori.
XVI LEGISLATURA
Incontri del Presidente
Il 26 gennaio 2012 il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha
ricevuto il Presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai, in visita ufficiale in
Italia3.
Nel corso dell’incontro è stato trattato l’andamento dei rapporti bilaterali
e le loro prospettive alla luce dell’Accordo di Partenariato4 che il
Presidente afghano ha firmato nel corso della visita ufficiale. Karzai ha
ricordato l’impegno ed il sacrificio dei militari italiani per stabilizzare il
Paese ed ha espresso grande fiducia nelle possibilità di cooperazione future.
Il Presidente Fini ha ricordato le sue visite al contingente italiano di stanza
ad Herat ed ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti nel campo della
sicurezza. Resta da risolvere il difficile nodo della pacificazione interna,
3
Nel corso della sua visita il Presidente Karzai è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, dal Presidente del Senato, Renato Schifani, e dal Presidente del Consiglio,
Mario Monti. 4 Si ricorda che, nel corso della visita, è stato sottoscritto un Accordo di partenariato e
cooperazione di lungo termine, che, all’articolo 1, comma 4, prevede un versante di
sostegno al rafforzamento del ruolo e della capacità del Parlamento afgano, con
particolare riguardo al procedimento legislativo.
26
obiettivo che può essere realizzato solo attraverso il dialogo con i talebani
ed il coinvolgimento di tutti i principali attori della regione, compresa la
Turchia e l’Arabia Saudita. Karzai ha invitato l’Italia a promuovere
maggiori investimenti nel Paese, e Fini ha ricordato che un potenziamento
delle relazioni economiche passa attraverso un miglioramento della fiducia
reciproca, fiducia che può essere rafforzata attraverso i rapporti
parlamentari, il rispetto dello stato di diritto e dei rapporti umani. Karzai ha
infine ricordato come, anche grazie all’Italia, l’Afghanistan abbia compiuto
notevoli progressi nell’organizzazione del suo quadro giuridico e
giudiziario. Spetta agli imprenditori italiani intervenire con tempestività per
cogliere le opportunità che il Paese con le sue risorse può offrire.
Il 1° ottobre 2010, il Presidente Fini ha indirizzato un messaggio di
saluto al meeting di “Alliance of Democrats” che si è tenuta presso la
Camera dei deputati. Al meeting, intitolato “Sicurezza, Sviluppo e
Democrazia”, ha partecipato anche il Capo del Consiglio di Sicurezza
dell’Afghanistan, Rangeen Dafdar Spanta, il quale ha tenuto un intervento
dal titolo: “Afghanistan, abbiamo bisogno di un aumento della presenza
civile e militare?”. Al convegno ha inoltre partecipato la parlamentare
Shukria Barakzai.
Il 2 giugno 2010, il Presidente Fini si è recato ad Herat presso il
contingente militare italiano in Afghanistan, in occasione della Festa
della Repubblica italiana. Il Presidente Fini si era già recato ad Herat il 22
dicembre 2008, per rendere visita al contingente militare italiano. In tale
occasione il Presidente della Camera era accompagnato dall’on.
Gianfranco Paglia (PdL) e dall’on. Rosa Maria Villecco Calipari (PD).
Una delegazione di parlamentari italiani, guidata dal Vice Presidente, on.
Maurizio Lupi, e composta da otto deputati, Aldo Di Biagio (PDL),
Gregorio Fontana (PDL), Gianfranco Paglia (PDL), Luciana Pedoto (PD),
Caterina Pes (PD), Manuela Repetti (PDL), Ettore Rosato (PD), Francesco
Tempestini (PD) si è recata in visita in Afghanistan dal 2 al 5 maggio
2009. La delegazione ha visitato le province di Herat e Farah. In
particolare, la delegazione ha visitato l’Ospedale pediatrico di Herat e la
sede del Regional Command – West, accolta dai gen. Castellano e
Bartolini. La delegazione ha partecipato anche alla cerimonia di posa della
prima pietra della “guest house” che verrà costruita a beneficio dei genitori
dei bambini in cura presso l’ospedale. Nel corso della visita, Lupi e gli altri
deputati sono stati informati dell’incidente che ha causato la morte
27
accidentale di una bambina afghana nei pressi di Camp Arena5. L’on.
Lupi ha espresso alle autorità afghane presenti il profondo cordoglio della
delegazione. Successivamente la delegazione si è recata a Farah, nell’ovest
dell’Afghanistan, per visitare una base militare che ospitava 150
paracadutisti.
Si ricorda che l’on. Margherita Boniver (PDL), Presidente del Comitato
Parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Shengen, di
vigilanza sull’attività dell’Europol, di controllo e vigilanza in materia di
immigrazione, era stata incaricata di coordinare i rapporti parlamentari
con l’Afghanistan ed il Pakistan per la XVI legislatura.
Incontri delle Commissioni
Una delegazione della Commissione Esteri della Camera guidata dall’on.
Stefano Stefani, Presidente della Commissione, e composta dagli onn.
Margherita Boniver (PdL), Leoluca Orlando (IdV) e Francesco
Tempestini (PD) ha effettuato una missione in Afghanistan dal 22 al 24
giugno 2010.
La missione, che ha avuto un prosieguo in Pakistan, aveva lo scopo di
riaffermare l’importanza della stabilità regionale quale chiave per arrivare
ad una soluzione del conflitto afgano.
In Afghanistan la delegazione ha incontrato il Ministro degli Esteri,
Zalmay Rassoul, con il quale sono state affrontate le prospettive della
presenza internazionale nel Paese, nell’esigenza di un approfondimento
della cooperazione civile indirizzata al miglioramento delle condizioni di
vita della popolazione. Il Ministro Rassoul ha insistito sulla necessità che
alle operazioni militari, cui sta iniziando a contribuire anche l’esercito
afgano, faccia seguito la costituzione di un’amministrazione funzionante al
servizio dei cittadini che possa prevenire il ritorno dei talebani. Da parte
sua, il Presidente Stefani ha affermato che è necessario dare concrete
speranze di vita e di benessere alla popolazioni, senza le quali è difficile
garantire una transizione graduale alle forze afgane delle responsabilità di
governo e di sicurezza del territorio.
5 Una pattuglia italiana dell’Operational Mentoring Leason Team (OMLT, addestratori) ha
esploso dei colpi di arma da fuoco contro un’auto che non aveva rispettato le segnalazioni di
avvertimento e sicurezza. L’episodio non ha causato reazioni ostili o manifestazioni popolari di
protesta contro i militari italiani.
28
La delegazione ha inoltre visitato il quartier generale ISAF a Kabul.
La delegazione è stata ricevuta dal gen. Claudio Mora, rappresentante
italiano presso l’ISAF, il quale ha riferito alla delegazione l’evoluzione
strategica in atto sul territorio afgano. Successivamente, la delegazione è
stata ricevuta dal Presidente della Wolesi Jirga, Mohammad Younus
Qanooni, il quale si è soffermato sull’esigenza di un rafforzamento del
potere legislativo nell’ordinamento istituzionale afgano. L’on. Boniver,
rappresentante del Presidente Fini per le relazioni parlamentari con
Afghanistan e Pakistan, ha offerto al Presidente della Wolesi Jirga la più
ampia disponibilità della Camera nell’ambito della ricostruzione civile e
democratica del Paese. La delegazione ha infine incontrato il Consigliere
per la Sicurezza Nazionale, Rangeed Dafdar Spanta. Nel corso del
colloquio è stato affrontato il contesto regionale della crisi afgana, con
particolare riguardo al ruolo del Pakistan.
Una nutrita delegazione di giornalisti afghani, rappresentativi delle
principali testate operanti nel Paese, si è recata in visita in Italia dal 14 al 20
marzo 2010 per partecipare ad un Forum organizzato dal Ministero degli
Affari Esteri. Obiettivo del Forum dedicato ai giornalisti afghani è stato di
far conoscere loro in modo più approfondito la presenza dell’Italia in
Afghanistan soprattutto sul versante della ricostruzione civile. Nel corso
della visita in Italia, la delegazione ha incontrato il 16 marzo alla Camera il
Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano Stefani, e
successivamente il Presidente del Comitato parlamentare di controllo
sull’attuazione dell’accordo di Shengen, on. Margherita Boniver,
incaricata di coordinare i rapporti parlamentari con l’Afghanistan. Il 17
marzo la delegazione ha incontrato gli Uffici di Presidenza, integrati dai
rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni Esteri e Difesa.
I colloqui sono stati incentrati sull’impegno italiano per la
ricostruzione del Paese, sull’inscindibile rapporto tra democrazia e
sicurezza, sul contributo di media liberi per la crescita della società. La
delegazione, oltre agli incontri presso il Ministero degli Esteri, ha anche
potuto visitare alcune delle testate giornalistiche operanti nel nostro
Paese.
Il 25 maggio 2009, l’on. Margherita Boniver (PDL), Presidente del
Comitato Parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di
Shengen, di vigilanza sull’attività dell’Europol, di controllo e vigilanza in
materia di immigrazione, nonché incaricata di coordinare i rapporti
parlamentari con l’Afghanistan, ha ricevuto la visita del Governatore della
29
provincia afghana di Herat, Yusuf Nouristani. Nouristani è stato
ascoltato anche dalle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera
riunite il 27 maggio 2009.
La visita in Italia del Governatore, accompagnato da esponenti della
società civile ed imprenditori, ha avuto come scopo quello di presentare la
situazione economica della provincia di Herat al fine di sollecitare
investimenti italiani che possano contribuire al consolidamento economico
dell’area. Fra i settori in cui è stata chiesta la cooperazione, si segnalano la
lavorazione del marmo, lo sviluppo della coltivazione dell’olivo.
Dal 19 al 21 aprile 2009 si è avuta la visita a Roma di una delegazione
di Governatori afgani, composta da Habiba Sarabi, Governatore del
Bamiyan, e da Rohul Amin, Governatore del Farah (il nuovo Governatore
della Provincia di Khost, Hamidullah Qalandarzai, che avrebbe dovuto far
parte della delegazione, non ha potuto partecipare all’incontro). Il 20 aprile
la delegazione è stata ricevuta dall’on. Margherita Boniver (PDL),
Presidente del Comitato Parlamentare di controllo sull’attuazione
dell’Accordo di Shengen, di vigilanza sull’attività dell’Europol, di controllo
e vigilanza in materia di immigrazione, nonché incaricato di coordinare i
rapporti parlamentari con l’Afghanistan, e dal sen. Mauro Del Vecchio
(PD). Il 21 aprile 2009 la delegazione è stata ricevuta dalle Commissioni
riunite Esteri e Difesa della Camera.
Nel corso della visita, sono stati trattati i temi della sicurezza e della
ricostruzione del Paese. In particolare è stato evidenziato il ruolo
dell’Italia, che è stato uno dei primi Paesi occidentali a riaprire la propria
ambasciata e sta svolgendo un lavoro proficuo nel campo della sicurezza
e della formazione delle istituzioni giudiziarie. Da entrambe le parti è
stata evidenziata la necessità di non abbassare la guardia nei confronti dei
produttori e dei trafficanti di oppio, anche in considerazione dei vantaggi
che traggono i talebani dal commercio di stupefacenti. Dal punto di vista
della sicurezza, è stato trattato in particolare l’suo degli elicotteri nella
lotta al terrorismo e l’eventualità di un potenziamento dell’impegno
militare italiano nell’Afghanistan, sollecitato, insieme ad un maggiore
impegno finanziario, dai Governatori afghani. I due Governatori si sono
inoltre dimostrati favorevoli nei confronti del tentativo promosso dal
Presidente Karzai di avviare un dialogo con le frange moderate dei
talebani, purché questi accettino la Costituzione in vigore nel Paese.
La delegazione ha accolto con favore la decisione del Governo italiano
di inviare rinforzi per garantire il corretto svolgimento delle elezioni
presidenziali previste per il 20 agosto 2009. ed ha infine ricordato come
la popolazione afghana non ami i talebani e sia portata a schierarsi con
loro solo in mancanza di alternative. Per scongiurare quindi tale
30
eventualità, è necessario che la comunità internazionale continui nel suo
sforzo di ricostruzione del Paese, nella consapevolezza che gli afghani
non possono farcela da soli.
Il Presidente del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione
dell'Accordo di Schengen, On. Margherita Boniver, ha incontrato il 24
novembre 2008 la Responsabile del programma dei diritti delle donne per
Action Aid in Afghanistan, sig.ra Nasima Rahmani.
Nel corso dell’incontro sono stati trattati i temi della stabilizzazione nel
Paese, della presenza di truppe straniere e della condizione femminile.
L’on. Boniver ha giudicato ancora prematura l’ipotesi di ritiro delle truppe
straniere ed ha ricordato la riapertura dell’Ambasciata italiana a Kabul
quale segnale positivo verso una normalizzazione della situazione. La crisi
economica che sta attanagliando tutto il mondo, ha ricordato Boniver, avrà
sicuramente ripercussioni negative anche sull’Afghanistan.
Si segnala che il 15 maggio 2009 si era costituito, presso la Wolesi Jirga,
un Comitato di Amicizia interparlamentare, composto dagli onn.
Khudainazar Sarmchar, Obaidullah Halali, Sayed Dawood Hashemi, sig.ra
Shukriya Barakzai, sig.ra Hawa Alam Nurestani, sig.ra Faoziya Roofi,
sig.ra Homeyra Akakhil, Mohammad Esmail Safdari, Mohammad Aref
Noorzai.
PROFILI DELLA CONDIZIONE FEMMINILE IN AFGHANISTAN
(a cura del Servizio Studi della Camera)
Gli sforzi congiunti del governo, della Comunità internazionale e delle
organizzazioni locali della società civile, hanno portato a progressi
sostanziali per le donne e le ragazze afgane, anche in termini di istruzione,
partecipazione politica e ruolo nell’economia. L’empowerment delle donne
è ritornato ad essere una questione cruciale per l'Afghanistan dopo anni
di oblio legati ad emergenze politiche, economiche e di sicurezza. Il
National Unity Government (NUG) si è impegnato per l’empowerment delle
donne, per l’eradicazione della violenza contro le donne e per il
cambiamento di una mentalità sociale sessista, riconoscendo, inoltre, che se
non verrà istituzionalizzata la parità dei diritti delle donne, il paese non sarà
mai in grado di stabilizzarsi e svilupparsi in modo sostenibile.
Nel paese asiatico ci sono più donne che ricoprono posizioni di potere
che in qualsiasi altro momento della storia: 27,7% dei seggi della Camera
bassa (Wolesi Jirga) del Parlamento afghano sono occupati da donne,
quattro ministeri e la Commissione indipendente afghana per i diritti umani
sono guidati da donne e tre donne sono state nominate ambasciatrici.
L'Afghanistan si è dotato di un piano d'azione nazionale per l'attuazione
della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325/2000
su donne, pace e sicurezza, prova di un impegno a promuovere le donne
come partecipanti nella leadership e nella costruzione della pace.
Nonostante l’ambiziosa tabella di marcia del governo per
raggiungimento della parità di genere e nonostante il sostegno di UN
Women, la strada da percorrere è ancora lunga. Le donne e le ragazze in
Afghanistan continuano a subire discriminazioni persistenti, violenza,
molestie di strada, matrimoni forzati e infantili, severe restrizioni in
materia di lavoro e studio fuori casa, nonché un accesso limitato alla
giustizia. Studi riportano che l’87% delle donne in Afghanistan nel corso
della vita subisce violenza fisica, sessuale o psicologica nel corso della vita,
mentre ben il 62% sperimenta più forme di violenza. I sistemi di giustizia
tradizionali continuano a lavorare contro i diritti delle donne, minando la
riforma giuridica formale, e le donne che cercano aiuto per sfuggire alla
violenza spesso affrontare l'indifferenza o sanzioni penali per aver
commesso crimini morali.
La legge per l’eliminazione della violenza contro le donne, approvata
con decreto del Presidente nel 2009, ha il potenziale per contribuire a
migliorare l'accesso delle donne alla giustizia, a condizione che sia
effettivamente applicata. Il governo ha approvato l’Anti-Harassment
32
Regulation and Family Law ora in fase di attuazione, col supporto di UN
Women.
La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è in costante
aumento dal 2001, raggiungendo il 19% nel 2016. Tuttavia, sebbene circa il
64% degli afghani concordi sul fatto che alle donne dovrebbe essere
permesso lavorare fuori casa, esse devono ancora affrontare una moltitudine
di barriere, comprese le restrizioni, le molestie, la discriminazione e la
violenza, così come gli ostacoli pratici quali la mancanza di esperienza di
lavoro, di competenze specifiche e di istruzione. Il tasso di
alfabetizzazione delle donne in Afghanistan è del 17%, ma vi sono
province che lo vedono attestarsi al di sotto del 2%.
Sul versante della salute, va rilevato che oltre il 57% della popolazione
vive ad un'ora di cammino da una struttura sanitaria, il che consente a molti
afgani di potersi rivolgere a un medico. Dal 2003 ad oggi il numero delle
ostetriche formate presenti alla nascita è più che triplicato, con conseguente
riduzione dei tassi di mortalità materna da 1.600 ogni 100.000 nati vivi
nel 2002 a 396 nel 2015. Anche il tasso di fertilità si è drasticamente
ridotto, scendendo a 5.1 figli per donna e crollando ulteriormente a 2,8 per
le donne con livelli più elevati di istruzione. I costi di accesso alla sanità,
tuttavia, sono troppo elevati per molte famiglie afgane e del tutto fuori
portata per molte altre: da qui la rinuncia delle donne ad accedere alle
prestazioni sanitarie.
Con una popolazione che, nella misura del 63% ha un’età inferiore ai 24
anni, e con una stima di 400.000 nuovi lavoratori sul mercato ogni anno per
il prossimo decennio l’Afghanistan è uno dei paesi più giovani del
mondo. Gli studenti iscritti a scuola sono più di 8 milioni, e tra questi oltre
2,5 milioni sono bambine alla crescita culturale delle quali il perseverare
dello stigma contro l’istruzione femminile e il crescente impatto
dell’estremismo violento pongono sfide crescenti.
Nell’attuale fase politica e di sicurezza sono sempre possibili eventi
suscettibili di avere un impatto negativo se alle donne non sarà garantita
una partecipazione attiva; si tratta di elezioni, negoziati di pace, nonché
dell’impegno generale nella governance e nel governo a livello nazionale e
subnazionale. In tali contesti è necessario preservare le conquiste sin qui
realizzate creando resilienza nelle istituzioni responsabili per l'agenda di
genere dell'Afghanistan.
33
Il Gruppo di contatto delle deputate italiane con le donne afgane6
È stato ricostituito nella XVII legislatura il Gruppo di contatto con le
donne afghane, già costituito ed operante nella XIV legislatura.
Il Gruppo è coordinato dalla Vice Presidente Marina Sereni (PD) e
composto dalle deputate Deborah Bergamini (FI-PdL), Donatella Duranti
(SEL), Marta Grande (M5S), Pia Elda Locatelli (Misto-PSI-PLI) e Gea
Schirò Planeta (SCI).
Nella XVII legislatura ha svolto le seguenti attività:
Seminario “Afghanistan 2014, anno di svolta: bilancio e prospettive
per le donne afghane”
Il 28 novembre 2013, il Gruppo di contatto ha tenuto, presso la Sala
della Regina della Camera dei Deputati, di un Seminario dal titolo:
“Afghanistan 2014, anno di svolta: bilancio e prospettive per le donne
afghane”, organizzato dalla Vice Presidente della Camera dei Deputati, on.
Marina Sereni, nella qualità di coordinatrice del Gruppo di contatto delle
deputate italiane con le donne afghane, insieme alle altre componenti del
Gruppo medesimo: le deputate Deborah Bergamini, Donatella Duranti,
Marta Grande, Pia Elda Locatelli e Gea Schirò.
Hanno partecipato per il Parlamento afghano: le deputate Shukria
Barakzai, Presidente della Commissione Difesa della Wolesi Jirga,
Nilufar Ibrahimi, della Commissione Sanità, Attività Sportive, Giovani e
Lavoro, Raihana Azad, della Commissione per la Società Civile, i Diritti
Civili e le pari opportunità. La delegazione afghana era guidata da Fawzia
Habibi, Vice Ministro per gli Affari femminili dell’Afghanistan.
Il Seminario si articolava nelle sessioni:
I sessione: Progressi e criticità dal punto di vista delle istituzioni
II sessione: Progressi e criticità dal punto di vista della società civile
Ha aperto la prima sessione dei lavori che ha valutato progressi e criticità
dal punto di vista delle istituzioni, la Vice Presidente e coordinatrice del
Gruppo, Marina Sereni, e sono intervenute la Ministra degli Affari esteri,
6 A cura del Servizio Rapporti internazionali della Camera.
34
Emma Bonino, e la Vice Ministra per gli Affari femminili
dell’Afghanistan, Fawzia Habibi.
Nella seconda sessione, dedicata a progressi e criticità dal punto di vista
della società civile, sono interventure Maliha Malikpour, del Women’s
rights office di ActionAid Afghanistan, Emanuele Giordana, portavoce
della Rete Afgana, e Luisa Del Turco, esperta in politiche di genere e
cooperazione internazionale.
Ha coordinato i lavori l’inviata Rai Lucia Goracci.
Ha altresì partecipato l’onorevole Federica Mogherini.
La delegazione afghana si trovava in Italia dal 25 al 30 novembre 2013,
su invito dell’organizzazione non governativa ActionAid, per un progetto a
favore delle donne denominato: Stop alla violenza contro le donne
(APPROCCIO INTEGRATO PER LA RIDUZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE
DONNE IN AFGHANISTAN), che comprendeva, oltre al Seminario
parlamentare, i seguenti eventi:
la partecipazione ai lavori del Seminario del Gruppo Speciale
Mediterraneo dell’Assemblea parlamentare della Nato, ospitato a
Montecitorio, il 25 novembre 2013,
una audizione informale da parte dei Comitati permanenti della
Commissione Affari esteri, sull’Agenda post-2015, la cooperazione
allo Sviluppo e il Partenariato pubblico-privato e diritti umani, il 26
novembre 2013 alle ore 10
un incontro con la Presidente della Camera dei Deputati,
onorevole Laura Boldrini, il 28 novembre alle ore 14.
Il programma di Institution Building
Dal 25 al 28 maggio 2015 si è svolto presso la Camera dei deputati, a
Palazzo Montecitorio, il Corso di Formazione per funzionari
parlamentari afghani organizzato dalla Camera dei Deputati in
collaborazione con la LUISS - Libera Università Internazionale delle
Scienze Sociali Guido Carli, con il contributo del Ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione Internazionale. Si tratta del primo
appuntamento del Programma di Institution Building promosso dalla
Camera dei deputati italiana nella legislatura.
Il progetto, fortemente voluto dalla Presidente della Camera dei deputati,
Laura Boldrini, e dalla vice Presidente e coordinatrice del Gruppo di
35
contatto con le donne afghane, Marina Sereni, nonché dalle componenti del
Gruppo, le deputate Deborah Bergamini, Donatella Duranti, Marta Grande,
Pia Elda Locatelli e Gea Schirò, intende contribuire al rafforzamento delle
capacità istituzionali del Parlamento afghano, in attuazione di quanto
previsto dall’Accordo di Partenariato e Cooperazione bilaterale di lungo
periodo, firmato a Roma nel gennaio 2012, che prevede un versante di
sostegno al rafforzamento del ruolo e della capacità del Parlamento afgano.
Il progetto ha consentito ai partecipanti di conoscere in modo approfondito
il funzionamento della Camera dei deputati italiana in tutte le sue
articolazioni: dal settore legislativo a quello della documentazione, inclusa
una visita alla Biblioteca della Camera, dall’ambito amministrativo a quello
informatico. Hanno partecipato al progetto sei funzionari della Wolesi
Jirga, la Camera Bassa afghana, metà dei quali donne, in linea con una delle
priorità dell’azione italiana verso l’Afghanistan, costituita dalla promozione
dei diritti di genere ed il miglioramento della condizione femminile, linea
fortemente sostenuta dalla Presidente Boldrini e finalità primaria
dell’attività del Gruppo di contatto.
Attività del Gruppo di contatto nelle precedenti legislature
Nella XIV legislatura il Gruppo era coordinato dall’onorevole Paola
Manzini, Questore della Camera, e si era distinto per aver promosso due
eventi di grande rilievo:
1) La Conferenza internazionale a favore delle donne afgane, Roma,
28 novembre 2002
Il Gruppo di contatto delle deputate italiane con le donne afgane,
coordinato dall’onorevole Paola MANZINI, Questore della Camera dei
Deputati nella XIV legislatura, ha promosso, sotto l’alto patrocinio della
Presidenza della Camera, una Conferenza internazionale, che si è svolta a
Roma, presso la Camera dei Deputati , il 28 novembre 2002.
L’iniziativa ha costituito un’occasione per incontrare le donne afgane, tra
cui Habiba SARABI e Sima SAMAR.
La Conferenza si è aperta con un indirizzo di saluto del Presidente della
Camera, on. Casini, cui hanno fatto seguito gli interventi della coordinatrice
del Gruppo di contatto con le donne afgane, on. Paola Manzini, dell’allora
Ministro degli Affari Esteri, on. Franco Frattini7, del Sottosegretario di
7 L’intervento del Ministro degli Affari Esteri è stato pronunciato da Guido Martini, Direttore
generale per i Paesi dell’Asia del Ministero degli Affari Esteri.
36
Stato agli Affari Esteri, on. Margherita Boniver, del dottor Mario Serio,
Capo Gabinetto del Ministro per le pari opportunità, che ha portato un
saluto del ministro, on. Stefania Prestigiacomo, e dell’on. Luana Zanella,
componente del Gruppo di contatto con le donne afgane.
I lavori della Conferenza si sono articolati in due sessioni.
Nella prima sessione, dedicata al tema:”La ricostruzione
dell’Afghanistan”, sono intervenute le on. Monica Baldi e Laura Cima, le
giornaliste Nicoletta Tamberlich, Tiziana Ferrario, Giuliana Sgrena e
Mimosa Martini, nonché, per la parte afgana, Orzala Ashraf, Presidente
della ONG HAWCA (Humanitarian Assistance for Women and Children in
Afghanistan), Hakemah Mashal, operatrice sociale. La sessione è stata
conclusa dall’intervento dell’allora Ministro per gli affari femminili
afghano, Habiba Sarabi.
Vi è stato quindi un incontro della delegazione delle donne afgane con il
giudice della Corte Costituzionale italiana, Fernanda Contri, in cui sono
intervenute l’on. Paola Manzini, il Ministro Habiba Sarabi, la direttrice del
Dipartimento legale per gli affari femminili, Parwin Rahemi, la Presidente
del Tribunale dei minori afgano, Anisa Rassoli, la Presidente della ONG
HAWCA, Orzala Ashraf, e Hakemah Mashal.
Nella seconda sessione, dedicata al tema: “La democratizzazione
dell’Afghanistan”, sono intervenute le on. Marina Sereni, Franca Bimbi ed
Alberta De Simone, nonché la deputata al Parlamento europeo Fiorella
Ghilardotti. Sono quindi intervenute le delegate afghane Tahmeena Faryal,
rappresentante dell’ONG RAWA (Revolutionary Association of the Women
of Afghanistan), Shafeeqa Habibi, giornalista e membro dell’Association
New Afghan Women e della Commissione di stato per la Televisione e la
Radio, Hangamah Angari, avvocato e funzionario di UN-Habitat, e il
Ministro Habiba Sarabi .
L’allora Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, on. Mario Baccini,
ha svolto un intervento conclusivo.
A seguito della Conferenza, la Camera dei deputati ha stanziato la
somma di 20.000 euro per approvvigionamento idrico a favore di due
scuole per bambine in Afghanistan. I fondi sono stati destinati alle
scuole di Ghazi Adeh e Deh Dana a Kabul /distretto n. 7.
2) La missione in Afghanistan di una delegazione del Gruppo di
contatto, 1° al 5 maggio 2005
37
Una rappresentanza del Gruppo di Contatto, coordinata dall’On.
Paola Manzini, si è recata in Afghanistan dal 1° al 5 maggio 2005 per
rinsaldare i vincoli di amicizia tra deputate italiane e donne afgane e
per sostenere le donne afgane in vista del successivo svolgimento delle
elezioni parlamentari, le prime dalla fine della guerra.
Della delegazione facevano parte, oltre all’onorevole Paola Manzini
(DS), Questore della Camera e Coordinatore del Gruppo di contatto con le
donne afgane, le onorevoli Monica Baldi (FI), Giovanna Bianchi Clerici
(Lega nord), Dorina Bianchi (Margherita), Carla Castellani (AN), Elettra
Deiana (Rifondazione comunista), Anna Maria Leone (UDC), Elena
Montecchi (DS) e Luana Zanella (Misto-Verdi).
Durante la visita, la delegazione ha incontrato il Presidente della
Repubblica, Hamid Karzai, il Ministro per gli Affari Femminili,
Massouda Jalal, il Ministro dell’Istruzione, Noor Mohammad Qarqeen,
e la Presidente della Commissione per i Diritti Umani, Sima Samar. Il
gruppo è stato anche ricevuto in visita di cortesia dall’ex re Mohammad
Zahir. La delegazione ha inoltre visitato la radio femminile “Voice of
Afghan Women” e ha incontrato donne afgane candidate alle elezioni
parlamentari svoltesi il 18 settembre 2005. Il Gruppo di contatto aveva
inoltre espresso l’intenzione di incontrare una delegazione di donne
parlamentari, dopo lo svolgimento delle elezioni parlamentari in
Afghanistan.
Successivamente alla missione in Afghanistan del Gruppo di
contatto, il Collegio dei deputati Questori della Camera dei Deputati ha
deliberato, in data 15 dicembre 2005, di stanziare ulteriori 15.000 euro
da destinare al sostegno del diritto all’istruzione delle alunne di due
scuole femminili di Ghazi Adeh e Deh Dana a Kabul /distretto n. 7.
Nella XV legislatura, il Presidente della Camera Fausto Bertinotti
conferì alla Vice Presidente Georgia Meloni l’incarico di coordinare
l’attività del Gruppo di Contatto delle deputate italiane con le donne
afghane.
In tale veste la Vice Presidente Giorgia Meloni effettuò i seguenti
incontri:
il 14 febbraio 2007, con la Vice Presidente della Camera del
Popolo, Fauzia Kofi, venuta in Italia, insieme ad una delegazione di
donne afghane, esponenti del Parlamento e di altre istituzioni,
nonché dell’imprenditoria, della magistratura e della società civile,
38
per partecipare, il 16 febbraio, ad un Conferenza organizzata dal
Ministero degli Affari Esteri sul Tema “Afghanistan. Democrazia,
giustizia e sviluppo: il ruolo delle donne”. In tale occasione la Vice
Presidente afgana ha elogiato il ruolo giocato dall’Italia nella
ricostruzione dell’Afghanistan, considerandolo essenziale,
soprattutto nel settore giuridico. La condizione nella donna ha
subito miglioramenti negli ultimi anni, dal momento che è stata
garantita la presenza femminile nel Governo e nel Parlamento.
Tuttavia, molte donne afgane ancora sono vittime di abusi, si
verificano molti suicidi e spesso sono costrette a lavori inadeguati.
La Kofi ha infine chiesto il miglioramento delle relazioni
parlamentari, incontrando il favore dell’on. Meloni.
Il 25 maggio 2006, ha ricevuto insieme al Vice Presidente Carlo
Leoni la deputata afgana Malalai Joya; all’incontro erano presenti
anche le onorevoli Elettra Deiana e Marisa Nicchi e le senatrici
Silvana Pisa e Tiziana Valpiana. Nel corso dell’incontro, la
deputata Malalai ha fatto appello all’impegno, condiviso anche dai
parlamentari italiani, a lottare contro i fondamentalismi, e ha
ricordato che l’obiettivo della sua visita era di informare il governo
italiano sulle questioni più importanti relative alla situazione politica
afgana. Ha nuovamente denunciato il ruolo che i narcotrafficanti
rivestono nel Paese ed ha parlato dell’aggressione subita nel
Parlamento afgano pochi giorni prima. La Malalai ha poi richiamato
l’attenzione sulla drammatica situazione sociale del paese dove 700
bambini e 50-60 donne al giorno muoiono per mancanza di
assistenza sanitaria. La sua voce, ha sostenuto la deputata afgana, è
quella del suo popolo che l’ha ampiamente sostenuta eleggendola al
Parlamento, e di quanti credono ancora nella democrazia e nella
libertà ma hanno difficoltà ad emergere in un quadro dominato dai
talebani, sostenuti da al-Qaeda e dai fondamentalisti criminali
dell’Alleanza del Nord, appoggiati dagli americani. La Malalai si è
poi appellata ai presenti sostenendo che, se l’Europa e l’Italia
vogliono sostenere i democratici afgani e aiutare il suo popolo,
devono agire in maniera indipendente, al di fuori del quadro di
Enduring freedom, ascoltando i bisogni e le speranze degli afgani.
Nella XVI legislatura il Gruppo di contatto non era stato ricostituito.
Canada
SCHEDA-PAESE CANADA
(A CURA DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE)
DATI DI BASE
1.1 Struttura istituzionale
Nome Ufficiale: Canada
Forma di Governo: Monarchia parlamentare
Capo dello Stato: Regina Elisabetta II;
Governatore Generale: David Johnston
(dal 1° Ottobre 2010)
Superficie: Kmq 9.976.000
Capitale: Ottawa
Principali città: Toronto, Montréal, Vancouver, Calgary,
Edmonton, Winnipeg
Capo del Governo: Justin Trudeau
Ministro degli Esteri Chrystia Freeland
Sistema legislativo: Parlamento bicamerale
Sistema legale: Common Law di tipo anglo-sassone e
diritto codificato di tipo continentale
(Québec)
Suffragio: Universale diretto al compimento del 18°
anno
Partecipazione a
Organizzazioni Internazionali:
Tutte le principali a vocazione universale e
a carattere regionale
1.2 Popolazione ed indicatori sociali
42
Popolazione: 35.702.707 (gennaio 2015)
Gruppi etnici: discendenti britannici (28%), discendenti
francesi (23%), discendenti italiani (3%),
popoli aborigeni (2%), minoranze
significative di discendenti tedeschi,
ucraini, olandesi, greci, polacchi e cinesi.
Religioni: Cattolica (42.6%), protestante (23.3%) e
minoranze di tutti i più diffusi culti nel
mondo.
Lingue: Inglese (59,3%) e francese (23,2%) quali
lingue ufficiali; diffuso l’italiano e
numerosi altri idiomi, oltre a 53 lingue
autoctone.
Partiti politici principali: Partito Liberale Canadese, Nuovo Partito
Conservatore, Partito Neodemocratico,
Partito Quebecchese.
1.3 Quadro Istituzionale
Il Canada è una monarchia costituzionale federale ed una democrazia
parlamentare composta da 10 province e 3 territori. Ha due lingue ufficiali:
l'inglese e il francese. Il Capo di Stato è la Regina Elisabetta II, Regina del
Canada, che delega i suoi poteri al Governatore Generale del Canada, suo
rappresentante, mentre il Primo Ministro ed il suo Consiglio esercitano il
potere esecutivo.
Il Parlamento è composto da due camere: il Senato, formato da 105
senatori nominati dal Governatore su indicazione del Primo Ministro in
rappresentanza delle Province e dei Territori8 e la Camera dei Comuni (i
8 Secondo quote numeriche stabilite nel 1999 che non riflettono più la realtà demografica ed
economica del Paese. Con il “Discorso del Trono” del 4 dicembre 2015 il Governo anticipò
che, senza modificare la Costituzione, i Senatori vacanti sarebbero stati designati da un
"Independent Advisory Board on Senate Appointments" sulla base di criteri meritocratici
bipartisan. In marzo e ottobre scorso si è pertanto proceduto alla nomina di 16 senatori
indipendenti e i rimanenti seggi vacanti sono stati coperti il 2 novembre u.s.. La riforma così
43
cui 338 membri sono eletti uno per ogni distretto elettorale, a suffragio
universale con un sistema maggioritario), che è l'organo legislativo
principale e viene eletta ogni quattro anni per un mandato massimo di
cinque anni9.
Il partito che ottiene il maggior numero di rappresentanti alla Camera dei
Comuni forma il Governo. Nell'ambito della struttura federale, il
Consiglio dei Ministri, composto da parlamentari guidati dal Primo
Ministro, è il principale organismo decisionale. Il Governo federale è a capo
del sistema di governo democratico del Paese ed intrattiene un dialogo
istituzionale con i parlamentari, con i rappresentanti provinciali e
municipali e con la società civile. Le sue competenze comprendono difesa
nazionale, commercio e scambi interprovinciali e internazionali,
immigrazione, sistema bancario e monetario, diritto penale e politiche della
pesca. Il governo federale controlla anche settori strategici dell'industria
quali aeronautica, navale, ferrovie, telecomunicazioni ed energia atomica. I
governi delle Province e dei Territori ricalcano la struttura del governo
federale e sono competenti per questioni quali istruzione, proprietà e diritti
civili, amministrazione della giustizia, sicurezza sociale, sanità, risorse
naturali all'interno dei loro confini ed enti comunali.
Il Canada ha due ordinamenti giuridici: il sistema di Common Law, di
ispirazione britannica, su cui si basano il diritto federale, quello provinciale
(in 9 province su 10) e dei Territori ed il Code Civil che vige nella provincia
del Quebec.
2. POLITICA INTERNA
Al termine della più lunga campagna elettorale della storia recente del
Canada, il Partito Liberale guidato dal popolare Justin Trudeau ha vinto le
elezioni del 19 ottobre 2015 con il 39,5% dei voti, ottenendo la
maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Comuni (184 su 338,
mentre nella precedente legislatura il partito aveva ottenuto solo 34 seggi).
introdotta ha inteso porre fine alle nomine con ottica partitica rafforzando la rappresentanza
regionale dei Senatori. 9 A seguito del censimento del 2011 il numero dei membri della Camera dei Comuni è stato
elevato, aggiungendo 30 Collegi elettorali nelle Provincie in cui si è registrata la maggior
crescita demografica: Ontario (15), British Columbia (6), Alberta (6), Quebec (3).
44
La distribuzione regionale del voto ha visto i Liberali prevalere nelle
Province atlantiche, Quebec, Ontario, Manitoba e British Columbia, mentre
i Conservatori hanno tenuto solo in Alberta e Saskatchewan. Il Nuovo
Partito Conservatore, del Primo Ministro uscente Stephen Harper
dimessosi a seguito del risultato elettorale ed ora guidato ad interim da
Rona Ambrose (deputato dell’Alberta, in passato è stata ministro ed ha
ricoperto diversi incarichi), con il 31,9% dei voti ha ottenuto 99 seggi. Il
terzo partito è il Neodemocratico, (44 seggi, 19,7% dei voti), guidato dal
dimissionario Thomas Mulcair, seguito dal Bloc Quebecois, partito
indipendentista del Quebec (10 seggi, 4,7 % dei voti, di cui in ottobre
scorso è diventato leader Jean-François Lisée) e dal Green Party (1 seggio,
3,5% dei voti, leader Elizabeth May).
Nella attuale Legislatura il Partito Conservatore rappresenta
l'Opposizione Ufficiale, mentre il liberale Justin Trudeau, che ha assunto la
carica di Primo Ministro il 4 novembre 2015, ha formato un Governo
composto da 30 Ministri (erano 38 nel precedente Governo Harper) che si
propone, secondo quanto affermato dallo stesso Trudeau, di essere "il ritratto
del Canada di oggi" e della sua "magnifica diversità"; in questo senso rispetta
criteri di pari opportunità (è composto per il 50% da donne), equa
rappresentanza regionale, presenza di ministri francofoni, delle c.d. "comunità
culturali" (4 originari dell'India e 1 dell'Afghanistan) e di due appartenenti alle
comunità aborigene.
Crescita economica, riforme istituzionali, tutela dell'ambiente,
valorizzazione della diversità culturale e sicurezza sono state le cinque macro-
aree poste al centro del programma di governo annunciato. Lo storico risultato
del Partito liberale, del tutto inaspettato, oltre ad essere stato il frutto di una
brillante campagna elettorale focalizzata sul ceto medio (incentivi alle
famiglie, sgravi fiscali e revoca agevolazioni fiscali ai ceti più abbienti) e
un imponente piano di spesa pubblica, è stato anche conseguenza diretta
della volontà di cambiamento, fortemente avvertita in Canada dopo quasi
10 anni di governo conservatore e di una campagna elettorale dei
conservatori percepita come molto “divisiva”10
. Ha avuto inoltre un peso il
peggioramento della congiuntura economica del Paese, che era l'unico Stato
occidentale non interessato dalla crisi economico-finanziaria del 2008-2009
e che aveva mantenuto una costante crescita, e proprio nella seconda metà
10
La strategia elettorale del Governo conservatore uscente aveva puntato a valorizzare i risultati
della disciplina fiscale, l’obiettivo dell’equilibrio fiscale, la finalizzazione di una legge sulla
protezione delle vittime dei reati di terrorismo, preannunciando una riforma della legge
elettorale e valorizzando la decisione di partecipare alle operazioni militari contro l'ISIS in Iraq.
45
del 2014 ha subito invece l’effetto del crollo del prezzo del petrolio,
entrando in recessione nel primo semestre 2015.
Gli esiti del vertice UE-Canada a Bruxelles del 30 ottobre 2016 (con
la firma del Comprehensive Economic and Trade Agreement, oltre che
della Strategic Partnership Agreement, approvata dal Parlamento Europeo
lo scorso 15 febbraio presso il quale si è recato il giorno seguente lo stesso
Trudeau), sono stati accolti da parte canadese con marcata, comprensibile
soddisfazione. Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau ha sottolineato
come i due accordi segnino una nuova tappa nel percorso di crescita delle
relazioni bilaterali tra Unione Europea e Canada, “a vantaggio del ceto
medio di entrambe le sponde dell'Atlantico”. Sin dal momento
dell'insediamento dell'Esecutivo guidato da Justin Trudeau era stato chiaro
che il CETA avrebbe rappresentato il primo autentico banco di prova della
politica commerciale liberale, impegnata - come quella del precedente
governo Harper - alla ricerca di nuovi mercati di sbocco delle esportazioni
canadesi (essenziale per la crescita economica di un Paese molto esteso, ma
con una popolazione di soli 35 milioni di abitanti). Sul piano della politica
interna è prevedibile che Trudeau vorrà considerare il CETA non solo come
un successo della politica commerciale, ma anche come primo grande
successo delle sue ricette di politica economica. Il Canada diventa infatti il
primo Paese G7 ad avere un accordo di libero scambio con l'Unione
Europea (all'interno della quale figurano 11 tra i primi 21 Paesi destinatari
di investimenti canadesi). Toni di grande entusiasmo anche da parte
dell’allora Ministro del Commercio Internazionale Chrystia Freeland (oggi
Ministro degli Affari Esteri), che ritiene che il CETA confermi il primato
della politica volta a rafforzare le relazioni commerciali rispetto a quella
tesa a 'costruire muri'. Sul piano teorico, il CETA è divenuto, nella narrativa
dell'Esecutivo e nella sua concezione di politica commerciale, il 'gold
standard' degli accordi di libero scambio di nuova generazione. Sul piano
pratico l'Esecutivo ha avviato un'intensa azione di lobbying, con numerosi
viaggi presso le cancellerie dei Paesi europei dove maggiori erano le
perplessità sull'accordo e rimettendosi al tavolo negoziale con la
Commissione UE, in particolare per superare le criticità legate al
meccanismo ISDS (Investor-State Dispute Settlement). Il CETA suscita
reazioni positive anche tra le altre forze politiche: Rona Ambrose, leader ad
interim del partito conservatore, che ne aveva promosso e gestito i
negoziati, aveva salutato con favore la firma dell'accordo, definito come 'il
risultato di anni di duro lavoro', sottolineando l'importanza di ascrivere la
paternità di questo successo anche al precedente governo, in particolare al
suo leader Stephen Harper. Di segno differente le reazioni dell'altra forza
politica di opposizione, il Partito Neodemocratico: Tracey Ramsey,
responsabile neodemocratica per il commercio, si è espressa in modo critico
46
sul risultato negoziale raggiunto, ritenendo che le preoccupazioni per la
sorte del comparto agricolo, la possibile lievitazione del costo dei farmaci e
per il meccanismo di protezione degli investimenti sono rimaste non
superate.
La pubblicazione delle lettere di incarico inviate ai Ministri al momento
della loro assunzione di funzioni ha sottolineato la volontà di adottare un
nuovo stile di Governo basato su maggiore trasparenza, condivisione e
responsabilità nei confronti degli elettori, con un netto segnale di discontinuità
rispetto al precedente esecutivo conservatore, ritenuto accentratore, divisivo e
poco trasparente. Le priorità assegnate ai singoli Ministri, che rispecchiano le
anticipazioni presentate nella piattaforma elettorale, vengono periodicamente
aggiornate.
Fin dal primo Consiglio dei Ministri (gennaio 2016), il Governo Trudeau ha
indicato quali proprie priorità il rafforzamento della classe media, la crescita
economica e consistenti programmi di spesa per dei progetti infrastrutturali11
,
con l'obiettivo a breve termine di rilanciare la creazione di posti di lavoro. In
una congiuntura economica caratterizzata dal calo del prezzo del petrolio, che
colpisce in particolare il Canada occidentale, e da un marcato deprezzamento
del dollaro canadese, in una prospettiva di più lunga durata Trudeau intende
ottenere maggiore produttività.
Mentre l'impegno elettorale era di mantenere il deficit di bilancio entro un
limite contenuto (10 mld CAD) il Governo Trudeau ha successivamente
deciso di lasciarne crescere l'entità a 29 mld CAD. In merito alla controversa
questione della costruzione di nuovi oleodotti, l'esecutivo liberale ha
approvato i progetti di costruzione degli oleodotti "Trans Mountain" (progetto
finalizzato ad assicurare al greggio estratto dalle sabbie bituminose dell'Alberta
uno sbocco sulla costa del Pacifico e da lì verso i mercati asiatici) e "Line 3"
(rifacimento di un'opera risalente agli anni '60 che ha avuto diversi problemi di
perdite nel corso degli anni), mentre ha rigettato il progetto "Northern
Gateway" che avrebbe dovuto collegare l’Alberta al terminal marittimo di
Kitimat in British Columbia, ritenendo il progetto “non nel migliore interesse
delle comunità locali, incluse le popolazioni indigene”.
Con riguardo all'attività legislativa, oltre al varo di norme per facilitare
l'impiego di fondi pubblici per finanziare i progetti infrastrutturali, già il 9
dicembre 2015 la Camera dei Comuni ha approvato un primo pacchetto di
11
Il programma elettorale dei Liberali prevedeva lo stanziamento di 60 mld di dollari per progetti
infrastrutturali nell’arco di10 anni, di cui 17,4 entro i primi 4 anni, destinati in particolare a
trasporti pubblici, infrastrutture d'importanza sociale e progetti per la tutela dell'ambiente.
47
misure di politica fiscale12
. Sono stati inoltre ridefiniti i criteri dell'impegno
canadese nel quadro della Coalizione anti-Daesh, la legge sul suicidio assistito,
nonché effettuate le già menzionate nuove nomine senatoriali. Nonostante le
raccomandazioni del dicembre 2016 di una Commissione parlamentare
istituita ad hoc in favore dell'adozione di un sistema proporzionale, sostenuto
in particolare dai Neodemocratici e dai Verdi, il Governo Trudeau ha invece
definitivamente rinunciato all’impegno di superare il vigente sistema elettorale
maggioritario uninominale e allo svolgimento di un referendum popolare
sull'opzione finale prescelta, come richiesto dai Conservatori e dal Bloc
Quebecois. Tra le ragioni di tale decisione è stata in particolare sottolineata
l'impossibilità di raggiungere un consenso sulla modifica dell'attuale sistema.
Come osservato da alcuni analisti, il rischio di tale decisione è quello di
deludere l'elettorato giovanile o più orientato a sinistra (l'area di voti contesa ai
Neodemocratici nel 2015), per il contrasto con il "real change" promesso da
Trudeau. Anche per questo recenti sondaggi hanno registrato un ulteriore calo
della sua popolarità, scesa al 48% rispetto al 51% del dicembre 2016.
La posizione di ferma condanna dell’estremismo assunta dal Canada
anche a seguito degli attentati del 20 e del 22 ottobre 2014 aveva portato alla
conseguente approvazione del controverso “Anti-Terrorism Act, 2015” (Bill
C-51), un provvedimento votato anche dal Partito Liberale, consapevole della
rilevanza della lotta al terrorismo per l'opinione pubblica, che ha tra l’altro
rafforzato i poteri di sorveglianza della Canadian Security and Intelligence
Service (CSIS) sui cittadini canadesi sospettati di attività terroristiche. In linea
con quanto dichiarato da Trudeau al momento della sua approvazione esso
dovrà essere rivisto al fine di garantire un maggiore equilibrio tra sicurezza,
supervisione e diritti.
Mentre il Governo Trudeau ha ridefinito una propria “Security review”, il
Ministro per la Pubblica Sicurezza Ralph Goodale è stato incaricato di
verificare l’attuazione del Piano Nazionale per la Sicurezza Cibernetica
approvato nel 2010 dal precedente Governo Conservatore, riesaminando le
12
riducendo dal 1 gennaio 2016 l'aliquota marginale per i redditi compresi tra i 45.000 e gli
89.000 dollari dal 22 al 20,5 %, con un costo annuo stimato di 3 mld di CAD finanziato in
parte a debito (per circa 1,2 mld di CAD) ed in parte tramite un aumento dell'aliquota dal 29 al
33% per i redditi superiori ai 200.000 dollari. I partiti dell’opposizione hanno criticato tale
riforma sostenendo l'assenza di neutralità fiscale ed un conseguente possibile impatto negativo
sulle finanze pubbliche e rilevando che la popolazione a reddito più elevato (tra gli 89.000 ed i
200.000 dollari) ne avrà il beneficio fiscale maggiore mentre rimarrà escluso il 40% dei
contribuenti che rientra nella fascia di reddito da 30.000 a 75.000 dollari. Critica anche la
posizione del Ministro delle Finanze Morneau il quale ha sollevato dubbi sulla conciliabilità
della manovra con quanto promesso da Trudeau in merito a investimenti strutturali,
l’abbassamento del rapporto debito-PIL, il pareggio di bilancio che si è impegnato ad ottenere
entro il prossimo appuntamento elettorale ed al disavanzo di bilancio che avrebbe dovuto
essere limitato ad un tetto massimo di 10 mld nei soli anni fiscali 2016-17 e 2017-18.
48
misure esistenti e proponendo di emendarle, ove necessario, a sostegno della
contrarietà del Canada ad ogni ipotesi di governance o gestione centralizzata di
Internet e a salvaguardia della libertà di accesso alla rete.
A livello provinciale sono stati molto positivi i commenti per la vittoria
elettorale di Trudeau da parte della Premier dell'Ontario, che ha sostenuto il
Primo Ministro designato sin dall'inizio, e forti sono state le aspettative di
stabilire una 'nuova sintonia' tra Ottawa e Toronto dopo i difficili rapporti avuti
tra la leadership liberale della Provincia ed il precedente Primo Ministro
conservatore. In British Columbia l'affermazione del partito Liberale di Justin
Trudeau (che ha forti legami con Vancouver, avendo tra l’altro studiato ed
insegnato presso la University of British Columbia-UBC) può certamente
definirsi storica: infatti i Liberali, avendo ottenuto 17 deputati su 42, rispetto ai
2 delle precedenti consultazioni politiche federali del 2011, vi hanno
conseguito il miglior risultato elettorale dal 1968 (quando il padre di Justin,
Pierre Trudeau, andò al potere e in British Columbia il partito liberale
guadagnò 16 seggi, rispetto ai 23 disponibili all'epoca). In Québec la
prospettiva quebecchese ha dominato le reazioni ed i commenti dei partiti
politici alle elezioni federali che nella Provincia hanno visto una chiara
affermazione del Partito Liberale (40 seggi) e un forte ridimensionamento
dell'NPD (16 seggi), mentre i conservatori, seppur registrando un consistente
aumento (passando da 4 a 12 seggi) sono rimasti una forza minoritaria. Il Bloc
Quebecois, il raggruppamento che intende esprimere anche a livello federale la
voce del Quebec autonomista, è risultato ultimo con soli 10 seggi. Diverso
l’atteggiamento dell’elettorato dell’Alberta che a livello federale ha
riconfermato il suo appoggio al partito Conservatore (85,3% dei voti) anche se
nelle precedenti elezioni anticipate del 5 maggio 2015 aveva favorito il NDP,
permettendogli di spodestare il partito Conservatore che vi aveva governato
per 44 anni.
Tracciando un primo bilancio dell'azione di governo condotta nel primo
anno, Trudeau ha evidenziato, in particolare, oltre all'accoglienza di 25.000
rifugiati siriani, il taglio alle aliquote fiscali delle classi medie, l'avvio di
consultazioni volte a delineare il quadro dell'inchiesta sulle donne aborigene
scomparse o uccise, la riaffermazione della presenza del Canada a livello
internazionale e gli investimenti per l'azione a livello globale sul cambiamento
climatico.
3. POLITICA ESTERA
Il Vertice G20 di Antalya ha rappresentato il primo appuntamento
internazionale per il Premier Justin Trudeau, che ha posto la crescita
49
economica e la lotta ai cambiamenti climatici al centro della sua agenda
politica. Fin dai primi giorni il Governo Trudeau ha anticipato i principali temi
di politica estera lanciando alla comunità internazionale il messaggio di un
ritorno del Canada al multilateralismo che aveva caratterizzato la politica
estera canadese prima dell'avvento dei governi conservatori. Assi portanti della
politica estera del Governo Trudeau sono stati fin dai primi mesi il
bilanciamento tra valori e pragmatismo in base al principio della "convinzione
responsabile", la ripresa del dialogo con tutti gli interlocutori, il rilancio del
multilateralismo, con il quale Ottawa intende sostenere la candidatura al CdS
per il 2021 con un rinnovato impegno nel peacekeeping a partire dall'Africa
francofona. Le posizioni particolarmente 'principled’ che erano state sostenute
dal governo Harper sulle maggiori questioni di politica internazionale – tra cui
una ferma condanna dell'intervento russo in Ucraina, un sostegno
incondizionato a Israele, il contrasto senza concessione alcuna al regime di
Teheran (Paese con cui le relazioni diplomatiche sono state sospese dal
settembre 2012) - sono state quindi oggetto di una profonda revisione da parte
del governo Trudeau13
.
Durante la campagna elettorale Trudeau aveva anticipato che la posizione
del Canada dovrebbe tendere ad avvicinarsi a quella dei partner G7 e UE - e
dell'Italia - in numerosi dossier di politica estera, ad iniziare dalla lotta contro
lo Stato Islamico (come preannunciato sono state sospese le 'combat missions'
in Iraq e Siria, aumentando invece gli aiuti umanitari e le attività di
formazione), con una maggiore apertura al dialogo nei rapporti con l'Iran
e la Russia (pur mantenendo una ferma condanna delle violazioni dei diritti
umani da parte di Teheran e un convinto sostegno all’Ucraina e alle azioni di
“rassicurazione” in Europa orientale) e in Medio Oriente, dove pur
confermando il sostegno ad Israele Ottawa intende assumere posizioni più
equidistanti14
: l'amicizia con Gerusalemme non è intesa in modo "partisan",
come avvenuto con il precedente governo conservatore, ma maggiormente
equilibrata. Il Canada conta di aiutare infatti molto di più Israele migliorando
le sue relazioni con gli altri Stati e "partner legittimi" della regione e
13
Resta invece piuttosto controversa l’intenzione di Ottawa di sostenere gli Accordi di libero
scambio, ritenuti di particolare rilevanza per l'economia del paese: dopo l’entrata in vigore di
quello con la Corea del Sud (1.1.2015), il Governo Trudeau ha sottoscritto quello con i paesi
dell’area pacifica (TPP) nel febbraio 2016 ma ha fatto seguire una pausa al processo di ratifica
per ottenere un maggiore coinvolgimento degli interessi in gioco, mentre quello con l'Unione
Europea (CETA) – i cui negoziati si erano conclusi dal settembre 2014 – è rimasto a lungo
ostaggio delle resistente di alcuni paesi europei prima di essere firmato il 30 ottobre u.s.. 14
Dichiarazioni secondo cui gli insediamenti israeliani e la ricerca unilaterale del riconoscimento
della statualità rappresentano entrambi un ostacolo alla pace costituiscono una critica esplicita
formulata da questo Governo nei confronti di Israele, che conferma la posizione canadese di
sostegno alla soluzione dei due Stati, ma al tempo stesso marca la differenza con il precedente
Governo Conservatore, che si è sempre astenuto dal criticare Gerusalemme in pubblico.
50
sostenendo la loro stabilità, ad iniziare dal Libano. Come anticipato in una
conversazione telefonica del 23 ottobre 2015 tra il Primo Ministro Trudeau e il
Primo Ministro Netanyahu, Ottawa intende ritrovare il suo ruolo tradizionale
nella regione attraverso uno "shift in tone".
Un deciso cambio di rotta (“Canada is back”) è stato inoltre messo in atto da
parte di Ottawa in materia di sostegno all’ONU, a un approccio
multilateralista e di contributi alle operazioni di pace (in termini di mezzi,
risorse finanziarie e personale), di politica nei confronti dei rifugiati: il Canada
aveva annunciato ad inizio settembre 2016 l’intenzione di procedere a una
ripresa del sostegno alle operazioni di pace delle NU, per le quali ha messo a
disposizione 600 militari e un nuovo programma triennale di $CAN 450
milioni, riconoscendo così la complessità delle situazioni di crisi nel mondo
contemporaneo e la necessità di adottare un approccio 'whole-of-government'
per farvi fronte; Trudeau ha inoltre posto in essere un piano per
l’identificazione in loco e il trasferimento in Canada di rifugiati siriani
(10.000 entro il 31 dicembre 2015 e altri 15.000 tra il 1° gennaio ed il 29
febbraio 2016, poi slittato di poco), l’accoglienza per il 2017 di circa 1200
sopravvissuti alle violenze perpetrate dal Daesh tra cui in particolare donne
yazide, bambini e le loro famiglie e un impegno coordinato tra governo
federale e province a sostegno della lotta al cambiamento climatico,
preannunciato in occasione della Conferenza COP21 di Parigi.
Il principale obiettivo per la proiezione internazionale del Canada è stato
quello di "restore constructive Canadian leadership", per la quale viene ribadita
l'importanza del legame tra politica estera, sicurezza e commercio
internazionale (con un riferimento esplicito al CETA e al TPP). Per la prima
volta è stato introdotto l'obiettivo prioritario della lotta ai cambiamenti
climatici, dove il Canada intende riassumere una posizione di "leadership"
internazionale. Tale ruolo è divenuto ancora più importante negli ultimi anni,
da quando, a fronte della riluttanza del precedente governo conservatore ad
assumere la leadership del contrasto ai cambiamenti climatici, le principali
Province canadesi hanno adottato dei piani locali di riduzione delle
emissioni15
. Il 9 dicembre u.s. è stato adottato un "Pan Canadian Framework
Plan" su cambiamenti climatici e crescita sostenibile che fa seguito
all'impegno assunto con la Dichiarazione di Vancouver del 4 marzo 2016, con
15
Al vertice del Commonwealth della Valletta, svoltosi pochi giorni prima della COP21 di Parigi
di dicembre 2015, Ottawa aveva annunciato un contributo di 2,65 mld USD in cinque anni per
sostenere la transizione dei PVS verso la "low carbon economy". Il Canada ha inoltre aderito
alla “Mission Innovation”, iniziativa lanciata nel corso della COP21 alla quale partecipano 20
paesi in totale, destinando 100 mln di dollari canadesi subito e 200 mln l’anno nei successivi
cinque anni a favore della ricerca ed a supporto di investimenti del settore privato nel campo
delle energie pulite.
51
la quale Governo Federale, Provincie e Territori dichiararono di volere
lavorare insieme per ridurre le emissioni di gas climalteranti. Il
raggiungimento dell'accordo (il primo piano nazionale del Canada sui
cambiamenti climatici e la crescita sostenibile, sottoscritto da tutte le Provincie
ad eccezione di Saskatchewan e Manitoba16
), rappresenta un risultato storico
ottenuto grazie alla leadership del Governo Federale nel definire un piano
nazionale che fornisce le linee guida nei confronti dei cambiamenti climatici
ed armonizza le iniziative intraprese autonomamente da Provincie e Territori,
nelle cui competenze ricade la maggioranza delle attività che generano gas
climalteranti. Il piano prevede nuove misure di competenza federale e
provinciale quali il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici e
della rete di distribuzione elettrica e la riduzione delle emissioni di metano
nell'industria energetica, che il Governo federale si è impegnato a sostenere
con importanti investimenti in infrastrutture, trasporti pubblici e ricerca e con
l'adozione di un "Carbon Pricing Scheme" a partire dal 2018. L'elemento
centrale è tuttavia rappresentato dall'adozione di un "Carbon Pricing Scheme"
da parte di ogni Provincia17
. Tale obiettivo dovrà essere raggiunto mediante
l'adozione di una "Carbon Tax", che è già in vigore in Alberta e British
Columbia, o di un meccanismo di "Cap and Trade" come quello già adottato
da Quebec e California che potrebbe presto essere esteso anche all'Ontario.
La priorità assegnata al Dicastero degli Esteri è ora divenuta il
miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti, compito reso più
complesso dalla ricerca di una intesa con la nuova amministrazione Trump18
ed il rafforzamento della cooperazione con il Messico. Il vertice trilaterale
svoltosi ad Ottawa il 29 giugno scorso aveva registrato in particolare un
16
Il Saskatchewan si è opposto sin dall’inizio all’introduzione di una tassa sul carbone.
Inaspettata invece l’opposizione del Manitoba, manifestata solo il giorno della firma
dell’accordo. Il Premier Pallister ha spiegato la sua posizione quale protesta contro l’intenzione
del Governo Trudeau di tagliare – entro aprile 2017 - i fondi destinati all’assistenza sanitaria. 17
che partirà da una tariffa di $CAN 10 nel 2018 per tonnellata con incrementi annuali di $CAN
10 fino a giungere a $CAN 50 nel 2022. 18
Il Governo di Ottawa aveva ribadito la centralità del rapporto con gli Stati Uniti, considerato
un partner essenziale per il Canada (anche se "Washington deve essere un alleato, non un
modello per Ottawa") e in questa prospettiva il Primo Ministro Trudeau aveva avuto il suo
primo incontro con il Presidente Obama a margine del vertice APEC del 19 novembre 2015
nelle Filippine, recandosi a Washington nel marzo 2016 ed ospitando ad Ottawa il vertice con
Obama e il Presidente messicano Peña Nieto il 29 giugno 2016. Anche la reazione di Trudeau
alla bocciatura statunitense del progetto di oleodotto Keystone XL (di delusione per l'industria
petrolifera canadese, ma al tempo stesso di rispetto per le scelte dell'alleato statunitense), aveva
ribadito la volontà del governo liberale di ridefinire la propria agenda di politica economica ed
ambientale, presentandosi sulla scena internazionale come più disponibile al confronto e alla
mediazione e meno intransigente rispetto al precedente esecutivo. Allo stesso tempo Ottawa
aveva così manifestato l’intenzione di stabilire una nuova relazione con gli USA su basi più
ampie ed aperte, non circoscritte a singoli dossier.
52
significativo impegno comune in materia di energie rinnovabili, anche per
preparare un accordo regionale su ambiente ed energia pulita: i tre paesi
dell’America settentrionale si erano in effetti accordati per raggiungere
entro il 2025 il 50% della generazione del fabbisogno energetico da fonti
rinnovabili e abolire il visto d'ingresso per i cittadini messicani.
Nel gennaio 2017, con un rimpasto di governo il Primo Ministro Trudeau
ha deciso di rafforzare la sua squadra con personalità ritenute più idonee a
gestire la nuova fase nelle relazioni con gli USA, nominando Ministro degli
Affari Esteri Chrystia Freeland, il cui precedente incarico di Ministro per il
Commercio Internazionale è stato affidato a Francois-Philippe Champagne. La
nomina della Freeland rappresenta un elemento importante della strategia per
proteggere il Canada dal rischio di ripercussioni delle politiche
protezionistiche prospettate dalla nuova Amministrazione statunitense e
riconosce alla Freeland i meriti e l’abilità con cui ha negoziato le trattative che
hanno portato alla firma del CETA, ritenendola, allo stesso tempo, più idonea
a gestire la nuova fase nelle relazioni con Washington (alla Freeland sono
rimaste le competenze per le relazioni commerciali con gli USA). Altro aspetto
importante del mandato della freeland sarà "re-energize Canadian diplomacy"
su temi centrali quali la partecipazione alle operazioni delle Nazioni Unite per
il mantenimento della pace e il sostegno ai diritti umani. In questo contesto è
stato indicato come obiettivo specifico l'adesione del Canada allo Arms Trade
Treaty, che è stata annunciata in luglio.
Il Ministro della Difesa Harjit Sajjar, cui era stata assegnata come priorità la
cessazione delle operazioni di combattimento dell'aviazione canadese in Siria e
Iraq, ha il compito di mantenere la capacità delle forze armate al livello
necessario per proteggere la sovranità nazionale e partecipare alle operazioni
internazionali, nonché dedicare particolare attenzione al rafforzamento della
marina militare e alla sostituzione dei velivoli CF-18 in dotazione, che dovrà
avvenire attraverso una procedura di gara aperta. Il Canada auspica che un
limitato contingente delle forze di polizia canadesi (Royal Canadian Mounted
Police) possa collaborare con quelle italiane (Carabinieri) nel programma di
addestramento congiunto delle forze di polizia irachene. Già lo scorso anno il
Governo canadese aveva autorizzato la partenza per l'Iraq di quattro ufficiali di
polizia incaricati di pianificare le attività da svolgere con la missione di
formazione della polizia irachena guidata dall'Arma dei Carabinieri. Per
quanto riguarda la lotta contro il Daesh, il Governo di Ottawa ha ottenuto a
marzo 2016 l'approvazione della Camera dei Comuni sul nuovo piano
d'azione. Come aveva promesso sin dall'insediamento del suo Governo,
Trudeau ha infatti posto fine alle incursioni aeree in Iraq e Siria ed ha ritirato i
CF 18 impegnati nelle missioni di combattimento, mantenendo in operazione a
sostegno dei partner della coalizione impegnati nella regione il velivolo da
rifornimento CC-150 Polaris e i due aerei da ricognizione CP-140. Ottawa ha
53
aumentato da 650 a 830 gli effettivi impegnati nella missione di assistenza a
Baghdad nelle operazioni contro il Daesh e da 69 a 230 i militari destinati
all'addestramento delle forze armate irachene. Aiuti previsti anche per le
autorità giordane e libanesi destinati alla prevenzione dell'estremismo violento
e messa a disposizione dei Ministeri della Difesa e dell'Interno iracheni di
appositi 'consiglieri strategici'. Circa 840 milioni di dollari sono destinati per
l'assistenza umanitaria mentre 270 milioni di dollari sono destinati al sostegno
quei Paesi che, come la Giordania e il Libano, accolgono i profughi fuga dalle
zone di guerra. In totale il contributo finanziario della nuova missione sarà di
1,6 miliardi di dollari, pari a circa 1,1 miliardi di euro, nei prossimi tre anni.
Nei confronti della nuova Amministrazione Trump Ottawa si è detta
pronta a gestire pragmaticamente i diversi dossier, ritenendo – in particolare
- che anche nella sua rinegoziazione il NAFTA non corra "rischi
esistenziali" e che non siano prevedibili cambiamenti sostanziali nelle
relazioni bilaterali, nelle quali si attendono tuttavia maggiori pressioni su
dossier sensibili quali il commercio del Softwood Lumber o l'incremento
delle spese per la difesa. In un video messaggio rivolto ai membri del
115mo Congresso USA in occasione del loro insediamento il Primo
Ministro Trudeau ha sottolineato le affinità tra i due Paesi, ribadendo la
disponibilità a discutere del miglioramento dell’accordo NAFTA;
l'Ambasciatore canadese a Washington ha precisato che un eventuale
negoziato dovrebbe essere centrato su temi concreti di interesse reciproco
senza essere influenzato dagli "irritants" nel commercio bilaterale, mentre il
Ministro per il Commercio Internazionale ha sottolineato la profonda
integrazione tra le due economie e la necessità di illustrare alla nuova
Amministrazione le relazioni economiche con il Canada.
Il Canada rimane l'unico Paese della NATO a non avere una presenza
militare permanente in Europa e questo rappresenta un "constraint" alla sua
capacità di contribuire alla VJTF (Very High Readiness Joint Force), che non
viene messa in discussione dal Governo di Ottawa, il quale ha peraltro
confermato il proprio sostegno all'adesione del Montenegro, la partecipazione
alla Baltic Air Patrol, la presenza navale nel Mar Nero, le esercitazioni terrestri
e le attività di addestramento e ritiene che i Paesi dell'Alleanza debbano
dimostrare la credibilità degli impegni assunti nell'ambito del 'Readiness
Action Plan'. Al vertice NATO di Varsavia è stato confermato che il Canada
assumerà il ruolo di “framing nation” per uno dei quattro battaglioni di
rafforzamento della “forward presence” che sarà di stanza in Lettonia.
Il primo colloquio di Trudeau con Putin, che ha avuto luogo a margine del
G20 di Antalya, ha rappresentato il segnale di una possibile mutazione di toni
nei confronti della Russia e di un'eventuale ripresa del dialogo con Mosca,
54
anche se Ottawa appare intenzionata a mantenere una posizione di forte critica
per il ruolo svolto da Mosca nella crisi ucraina.
Per quanto riguarda l’Iran, Ottawa ha sospeso nel settembre 2012 le
relazioni diplomatiche per il timore di reazioni alla decisione di includerlo
tra gli Stati sponsor del terrorismo internazionale (in applicazione di una
legge che consente alle vittime del terrorismo di rivalersi sui beni di tali
Stati). Pur condannando ripetutamente il regime iraniano per le violazioni
dei diritti umani, il sostegno ad Hezbollah e l'approccio sulla questione
nucleare ed applicando rigorose sanzioni, allo stesso tempo le autorità
canadesi cercano di mantenere il dialogo con la società civile. Tale
approccio di totale chiusura nei confronti di Teheran potrebbe cambiare in
considerazione delle dichiarazioni del Primo Ministro Trudeau che, in
campagna elettorale, aveva espresso l’intenzione di assumere una posizione di
maggiore apertura.
Il dossier riveste importanza anche per le relazioni bilaterali avendo
l’Italia, assunto il ruolo di Potenza Protettrice per la tutela degli interessi
canadesi in Iran e per l'assistenza fornita in tale contesto dalla nostra
Ambasciata a Teheran in alcuni casi consolari particolarmente delicati.
Qualora richiesta l’Italia rimane disponibile ad adoperarsi per favorire un
riavvicinamento tra i due Paesi.
Rapporti con l’Unione Europea
Un importante passo in avanti nei rapporti tra Unione Europea e
Canada è stato registrato con l'annuncio della conclusione dei negoziati per
il “Comprehensive Economic and Trade Agreement” (CETA) e lo
“Strategic Partnership Agreement” (SPA) in occasione del vertice UE-
Canada tenutosi ad Ottawa nel settembre 2014. Nonostante il positivo
risultato negoziale, la ratifica del CETA, firmato il 30 ottobre 2016 ed
approvato dal parlamento Europeo il 15 febbraio scorso, rischia di
restare ostaggio del dilemma nel quale si dibatte la politica commerciale
dell'UE nel periodo post-Lisbona. Il compromesso raggiunto dal Governo
Federale belga con la Regione Vallonia, pur avendo consentito di sbloccare
l’impasse della firma, ha reso incerta la successiva ratifica dell’accordo da
parte di quel paese. I parlamenti locali hanno infatti dichiarato di non voler
ratificare il CETA fino a quando esso conterrà l'attuale sistema di
risoluzione delle controversie tra investitore e Stato, considerato troppo
oneroso per le PMI. Proprio tale aspetto era stato oggetto di una riapertura
delle negoziazioni tra UE e Canada in quanto il Parlamento europeo e
55
diversi SM avevano chiesto ed hanno ottenuto di sostituire l'arbitrato
commerciale tradizionale, particolarmente oneroso e dalla procedura
riservata, con l'introduzione di un tribunale arbitrale con costi prefissati,
garanzia di terzietà dei giudici, udienze pubbliche e doppio grado di
giudizio. Il nuovo sistema, che è peraltro corredato da disposizioni che
fanno espressamente salvo il diritto degli Stati a legiferare per l'interesse
collettivo, anche quando le nuove disposizioni possono danneggiare
l'interesse di investitori stranieri, come nel caso dell'eliminazione di
sovvenzioni a determinati settori, è dunque più garantista nei confronti dello
Stato ed ha lo scopo di limitare i costi che gli SM (compreso il nostro) si
trovano a dover sopportare a causa di un incremento esponenziale degli
arbitrati nei quali sono chiamati a difendersi. La predisposizione di uno
"Strumento interpretativo congiunto" UE-Canada (una dichiarazione
interpretativa dell'Accordo) e un gran numero di dichiarazioni unilaterali
degli SM o delle Istituzioni UE hanno permesso il superamento delle
perplessità manifestate da altri Stati Membri (Ungheria, Germania, Austria,
Slovenia, Grecia, Bulgaria e Romania).
I dossier più controversi del CETA sono stati il capitolo agricolo, le corti
arbitrali, quello delle gare ed appalti, la protezione della proprietà intellettuale
ed alcuni aspetti del negoziato sui servizi, mentre l’accordo include un
significativo compromesso sulla tutela delle indicazioni geografiche. Il
processo di ratifica dovrà ora avere luogo da parte dei Parlamenti dei 28
stati membri dell’UE, mentre in Canada esso dovrà essere recepito dal
diritto interno di Province e Territori19
e quindi essere ratificato dal
Governo federale. Già l’entrata in vigore parziale del CETA per la parte di
competenza della Commissione, prevista entro breve tempo, potrà dare
luogo a un considerevole incremento delle opportunità di scambio
economico-commerciale con l’Unione Europea e l’Italia in particolare,
permettendo così di realizzare le attese di crescita riposte nella sua
attuazione: l'abbattimento tariffario previsto è elevato, con un accesso al
mercato canadese delle merci tipo NAFTA plus e un consistente accesso al
mercato dei servizi e degli investimenti a livelli almeno pari al NAFTA. Per
gli appalti pubblici sono stati raggiunti risultati eccellenti per il settore
energia (apertura del 70%) e anche per quello più complicato dei trasporti
pubblici locali di Ontario e Quebec. Un risultato innovativo per un paese di
common law è stato raggiunto per la protezione delle Indicazioni
Geografiche nel contesto del settore IPR (Intellectual Property Rights,
inclusi i prodotti farmaceutici).
19
lo strumento tipico è uno scambio di lettere tra i Primi Ministri federale e delle Province e
Territori
56
L'intesa raggiunta con il Canada potrà rappresentare un importante
precedente per i negoziati dell'UE tuttora in corso. Forte preoccupazione
per i seguiti dell'Accordo è emersa nel corso del Consiglio Europeo del 27-
28 giugno 2016: in questo periodo di particolare sensibilità politica, le
opinioni pubbliche chiedono il coinvolgimento dei parlamenti nazionali ma,
allo stesso tempo, il percorso parlamentare delle ratifiche del CETA appare
potenzialmente rischioso. L'Accordo potrebbe infatti incappare in una
richiesta di referendum in uno degli Stati membri, come già accaduto per
l'Accordo di Associazione UE-Ucraina nei Paesi Bassi, rischiando di
minare la credibilità dell'UE e di vanificare risultati negoziali che possono
apportare benefici alla nostra economia.
La formulazione iniziale della normativa europea di attuazione della
Direttiva sulla Qualità dei Carburanti (“Fuel Quality Directive” -
FQD), poi modificata20
e approvata tenendo conto anche delle aspettative
canadesi aveva costituito un "irritant" nelle relazioni UE-Canada. Nel
gennaio 2015, durante una visita in Italia, l’allora Ministro per il
Commercio Internazionale, Ed Fast, aveva ringraziato il nostro Governo per
il supporto prestato alle richieste canadesi nell’iter di approvazione della
Direttiva che nella sua formulazione potrebbe facilitare le prospettive di
esportazione anche in Europa del petrolio estratto dalle sabbie bituminose
dell’Alberta.
I rapporti con l’Italia
Gli incontri e i contatti a livello bilaterale con il Canada sono frequenti
e spesso hanno luogo anche a margine di eventi multilaterali: dopo quelli
tra l’allora Presidente del Consiglio Renzi ed il Premier Trudeau (a margine
del Vertice G20 di Antalya del novembre 2015 e del G7 di Ise-Shima nel
maggio 2016), da ultimo vi è stato quello del Ministro Alfano con la neo-
nominata Ministro degli Affari Esteri Freeland a margine della ministeriale
G20 di Bonn (20 febbraio 2017). In precedenza l’allora Ministro degli
Esteri Gentiloni aveva incontrato il Primo Ministro Trudeau e l’allora suo
20
La normativa FQD è stata alla fine approvata con un coefficiente unico di misurazione, mentre
la precedente versione prevedeva un sistema differenziato di misurazione e compensazione
dell'impatto ambientale dell'estrazione di greggio da fonti non convenzionali ritenute altamente
inquinanti ed era quindi avvertita da Ottawa come discriminatoria nei confronti del greggio
canadese estratto da sabbie bituminose.
57
omologo Dion a margine della V Conferenza di Ricostituzione del Fondo
Globale (Montréal, 17 settembre 2016), aveva offerto una colazione di
lavoro al Ministro Dion a Roma (6 luglio 2016) e lo aveva incontrato a
margine della ministeriale NATO del dicembre 2015. Da segnalare anche
gli incontri tra il Ministro Alfano e l’allora suo omologo McCallum a New
York nel settembre 2016, del Sottosegretario Della Vedova con l’allora
Ministro degli Esteri Dion durante la sua visita ad Ottawa nell’aprile 2016,
tra il Ministro Pinotti ed il suo omologo canadese a margine della
ministeriale difesa NATO nel febbraio 2016.
Le ottime relazioni e gli stretti rapporti di amicizia e collaborazione
esistenti tra Roma e Ottawa sono fondate su una condivisione di vedute e di
valori. Quali alleati NATO ed unici partner del G7 che non abbiano un
seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, né ambiscano ad
ottenerlo, Italia e Canada hanno posizioni vicine sulla maggior parte dei
temi di politica internazionale: un impegno congiunto nei teatri di crisi
internazionali21
, in particolare per il contrasto al terrorismo internazionale,
la Libia e l’ISIS in Siria ed Iraq e le tematiche globali di prioritario interesse
per entrambi i Paesi, come quella dei diritti umani, contro la pena di morte, la
lotta alle mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati e la libertà di
religione; un fondamentale apporto della comunità italiana alla crescita del
Canada sia a livello economico che politico, rilevanti collaborazioni
particolarmente avanzate economico-commerciali, energetiche e
scientifiche.
Sul piano multilaterale sia lo status di osservatore dell’Italia nel Consiglio
artico, di cui il Canada è stato presidente fino all’aprile 2015 che la
partecipazione all'Organizzazione per l'Aviazione Civile Internazionale
(ICAO), con sede a Montreal (ove l’Italia è stata nominata Vice Presidente
ed ha aumentato la sua presenza passando da due a quattro Comitati), hanno
fornito importanti occasioni di comune interesse, a conferma anche della
solidità delle relazioni bilaterali: da un lato Ottawa apprezzò molto il
tempestivo ed incondizionato sostegno fornito dall'Italia al Canada in
relazione alla proposta del Qatar (aprile 2013) di trasferire la sede
dell’ICAO da Montreal a Doha, proposta poi prontamente ritirata, ma che
aveva molto allarmato le autorità canadesi; dall'altro, in occasione della
riunione ministeriale di Kiruna, del maggio del 2013, il Canada fornì un
decisivo sostegno per l'ammissione dell'Italia tra gli Stati Osservatori del
Consiglio Artico (status che Ottawa ha per lungo tempo rifiutato di riconoscere
21
Il Canada ha partecipato alla Conferenza internazionale sulla Libia svoltasi a Roma il 6 marzo
2014 con una delegazione guidata dal Ministro di Stato per gli Affari Esteri, Lynne Yelic
58
all'Unione Europea22
), riconoscendo all’Italia una partecipazione attiva in tale
consesso grazie anche alla lunga tradizione delle nostre attività di ricerca nella
regione23
.
Nel campo dei diritti umani vi sono forti convergenze tra Italia e
Canada, come dimostra il comune impegno nelle campagne contro la pena
di morte, in materia di libertà religiosa e contro le mutilazioni genitali
femminili ed i matrimoni forzati che hanno dato luogo a eventi congiunti in
ambito ONU.
Secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni
diplomatiche, avendo Ottawa sospeso nel settembre 2012 le relazioni
diplomatiche con Teheran, l’Italia svolge - ufficialmente, dal novembre
2013, in base ad uno specifico Memorandum d’Intesa bilaterale - il ruolo di
Potenza Protettrice a tutela degli interessi canadesi in Iran. In tale ambito
va menzionata l'assistenza fornita dalla nostra Ambasciata a Teheran in
alcuni casi consolari e umanitari particolarmente delicati.
Tra le possibili direttrici future di cooperazione particolare rilievo riveste
quella del contrasto alla criminalità organizzata di matrice mafiosa, alla
luce della crescente consapevolezza della presenza di tale fenomeno
nell'economia canadese e delle difficoltà da parte delle autorità canadesi a
contrastarlo a causa di carenze normative (non esiste in Canada il reato di
associazione mafiosa), da tempo rilevata dalle autorità investigative
italiane.
Di notevole rilievo anche l’attività bilaterale in materia di ricerca
scientifica, in modo particolare con il Quebec24
e gli scambi
22
a causa del bando dei prodotti di foca. La questione si è risolta (nel settembre 2014, in
occasione del vertice UE/Canada) e il Canada ha sostenuto l’ammissione dell’UE come
osservatore al Consiglio artico di Iqualuit (24-25 aprile 2015) 23
In quest’ottica si è svolto il 22 ottobre 2014 ad Ottawa il seminario “Canada-Italy: Artic
Science and Technology collaboration”, organizzato dalla nostra Ambasciata e dalla Canadian
Polar Commission-CPC, in occasione del quale venne sottoscritta una lettera di intenti tra il
Consiglio Nazionale delle Ricerche e la Canadian Polar Commission (con l'obiettivo di
condividere dati e ricercatori, nonché di sviluppare progetti di ricerca congiunti tra Italia e
Canada). La partecipazione all’evento di qualificate aziende italiane e canadesi ha contribuito a
una sua connotazione e finalità non solo scientifica ma di complessiva promozione del sistema
Paese. 24
Nel quadro dell’Accordo culturale tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo del
Canada, firmato il 17 maggio 1984, e come previsto dal Programma Esecutivo di cooperazione
italo-canadese, firmato il 29 novembre 2000, si svolgono periodicamente le riunioni della
Sottocommissione mista italo-quebecchese volte a stabilire il Programma Esecutivo di
cooperazione culturale, scientifica e tecnologica per il biennio successivo (l’ultima riunione si
è tenuta a Roma nel il 24 settembre 2013 per il periodo 2013-2015).
59
interuniversitari25
.
La comunità italiana in Canada
I cittadini italiani residenti in Canada iscritti all’AIRE (al 31 gennaio
2017) sono 138.690 (Toronto 70.894; Montréal: 39.110; Vancouver:
23.407; Ottawa: 5.279). In base al censimento canadese del 2011 la
comunità italo-canadese è peraltro composta da 1.488.425 unità: circa 900
mila risiedono nell’Ontario, 300 mila nel Québec ed altrettanti nel resto del
Canada. È ormai ben integrata nel tessuto sociale del Paese, anche grazie
alla politica del "multiculturalismo" perseguita a partire dagli anni Sessanta
da Ottawa e include numerosi imprenditori di successo ed esponenti
politici. Alle elezioni federali dell’ottobre 2015 sono stati eletti alla Camera
dei Comuni 11 deputati di origine italiana, tutti nelle fila del Partito
Liberale. Si tratta di Mike Bossio, Marco Mendocino, Anthony Rota, Judy
Sgro, Francesco Sorbara, Filomena Tassi, eletti in Ontario; Nicola Di Iorio,
Angelo Iacono, David Lametti e Francis Scarpaleggia, eletti in Quebec e
Joe Peschisolido, eletto in British Columbia.
A gennaio 2016 nella nuova squadra dei 'Parliamentary Secretary'
annunciati dal PM Trudeau figurano l'italo-canadese Marco Mendicino,
nominato 'Parliamentary Secretary' del Ministro della Giustizia, David
Lametti, già 'Parliamentary Secretary' del Ministro del Commercio
Internazionale, viene trasferito a svolgere tale incarico per il Ministro per
l'Innovazione, la Scienza e lo Sviluppo Economico e l'italo-canadese
Filomena Tassi viene nominata 'Deputy Chief Whip' del Partito di Governo
in Parlamento.
Per dimensione la comunità italo-canadese si colloca al terzo posto nel
Paese dopo la componente anglosassone e quella francofona. Costituisce
uno straordinario volano per il rafforzamento delle relazioni tra Italia e
Canada ed è diventata anche particolarmente influente sul piano interno, in
particolare nell'area metropolitana di Toronto (ad esempio oltre il 40% della
popolazione di Vaughan è di origine italiana), in numerose altre località
dell'Ontario e nella regione di Montreal.
25
I 167 accordi interuniversitari esistenti fra i due Paesi riguardano 34 università italiane, tra cui
figurano Benevento (61), Pisa (42) e Bologna (35); tra le materie maggiormente presenti negli
accordi scienze economiche e statistiche (51) e ingegneria industriale e dell’informazione (34).
60
Storicamente i primi flussi migratori verso il Canada risalgono alla
seconda metà dell’Ottocento; dopo un rallentamento tra le due guerre
mondiali, il flusso migratorio riprese raggiungendo il massimo verso la fine
degli anni Sessanta. La maggioranza dei nostri emigranti preferiva optare
per la naturalizzazione canadese - ai sensi dell’allora vigente legge sulla
cittadinanza – soprattutto per vantaggi su lavoro e residenza, oltre che
economici e previdenziali, riservati ai cittadini canadesi. Questa scelta
contingente spiega le numerose richieste di riacquisto della cittadinanza
italiana a seguito della legge 91/1992, che ha consentito agli italiani di
mantenere la propria cittadinanza: i cittadini italiani in Canada sono
prevalentemente doppi cittadini.
Insegnamento della lingua italiana - Sono più di 27.000 gli studenti
che seguono corsi di italiano nelle scuole canadesi, la maggior parte dei
quali sono concentrati nella Provincia dell'Ontario. La rapida integrazione
nel tessuto sociale canadese dei nostri connazionali ha comportato il
parziale abbandono dell'uso dell'Italiano soprattutto a partire dalla seconda
generazione di immigrati, ma oggi si registra un rinnovato interesse da parte
delle generazioni successive (la terza e la quarta), insieme ad altri gruppi
etnici locali, nei confronti della lingua italiana come strumento di accesso al
mondo della cultura e dello stile di vita italiano. Infatti, la lingua italiana
viene insegnata oggi come disciplina curriculare negli istituti scolastici
pubblici in Ontario, British Columbia e Quebec. Nella circoscrizione
consolare di Toronto risultano attivi 884 corsi curricolari nelle scuole
cattoliche gestite dal “Toronto Catholic School Board” con circa 20.000
studenti, mentre per quanto concerne i corsi extracurricolari, gli Enti gestori
organizzano 122 corsi con 1923 studenti. Nella circoscrizione consolare di
Montreal sono attivi 25 corsi curricolari di italiano in 5 scuole secondarie
statali, i Collegi internazionali “Marie de France” e “Marcellines” e quattro
scuole del “Programma d’insegnamento delle lingue d’origine – PELO” con
un totale di 1877 studenti. Per quanto riguarda i corsi extracurricolari
organizzati dagli Enti gestori si registrano 128 corsi con in totale 1695
studenti. Nella circoscrizione consolare di Vancouver sono attivi 51 corsi
curricolari di lingua italiana nelle scuole con 1037 studenti, mentre gli Enti
gestori organizzano 30 corsi extracurricolari con 378 studenti. Nella
circoscrizione di Ottawa l’Ente gestore Centro Giovanile Formativo italo-
canadese organizza 10 corsi extracurricolari con 184 studenti. Il CE.S.DA.
(Centro Scuola Dante Alighieri) ha promosso l’avvio di corsi di italiano
extracurriculari, a Montreal, presso la Scuola elementare Marie-Clarac per
l’anno scolastico 2015-2016. I Consolati Generali d’Italia a Toronto e a
Montreal hanno istituito un Osservatorio della Lingua Italiana, volto a
rafforzare la promozione della lingua italiana nel Paese. In Canada sono
attive 10 facoltà d’italiano (nelle università McGill, Concordia, Montréal,
61
Ottawa, Carleton, Brock, York, Alberta / Calgary, Columbia Britannica /
Vancouver e Simon Fraser) mentre Dipartimenti di Italiano sono presenti in
13 Università. Presso l’Université de Montreal é stato inoltre istituito nel
2015 un Baccalaureat “par cumul” in Lingue Moderne, con l’italiano come
una delle tre lingue majeures, insieme al tedesco e allo spagnolo.
Gli italo-canadesi rappresentano un elemento di riferimento e di
arricchimento culturale per la multiforme società canadese, capace di
costituire un esempio di minoranza integrata, soddisfatta ed affrancata dalla
condizione di “nuovi cittadini” che l’opinione pubblica canadese le
attribuiva nel recente passato: la politica del “multiculturalismo” adottata
dal Governo canadese a partire dalla metà degli anni ‘60, diventata simbolo
dell’identità nazionale, ha infatti contribuito a promuovere l’eliminazione di
discriminazioni di natura giuridica o fattuale nei confronti delle comunità
linguistiche minoritarie. La nostra comunità ha saputo realizzare una
partecipazione concreta e attiva alla vita sociale locale e ha raggiunto
posizioni politiche rilevanti a vari livelli (comunale, provinciale o federale).
La presenza italiana in Canada è evidente anche nel mondo della finanza,
nella grande industria, nelle grandi società e negli organi di informazione,
analogamente a quanto si riscontra in ambito culturale, dello spettacolo e
dello sport. Attualmente sono oltre tremila gli scienziati italiani in Canada,
numerosi gli accordi di cooperazione tra le Università dei due Paesi e tre le
associazioni di ricercatori italiani: ARPICO con sede a Vancouver, ARIO
con sede a London in Ontario, CSIQ con sede a Montreal. Grazie al ruolo di
coordinamento svolto dalla nostra Agenzia per la Ricerca Europea (APRE)
con il progetto ERACANplus presentato ad Ottawa il 30 gennaio 2014,
l’APRE è stata scelta a coordinare ricerca e sviluppo tra Canada ed Europa
nell’ambito del Programma Quadro “Horizon 2020”. In Canada esiste un
sistema efficiente di assistenza sociale a livello locale, per cui il numero di
connazionali assistiti dalla rete consolare è esiguo. La collettività italiana in
Canada è attualmente rappresentata da cinque Comitati degli Italiani
all’Estero (Comites): Edmonton, Montréal, Ottawa, Toronto e Vancouver,
mentre sono 5 i Consiglieri nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
(CGIE): Carlo Consiglio (Toronto); Alberto Di Giovanni (Toronto);
Domenico Marozzi (Edmonton); Giovanni Rapanà (Montréal).
La partecipazione al voto per corrispondenza per le elezioni politiche, in
linea con il dato medio della circoscrizione estero, nel 2013 si è ridotta al
32,54% rispetto al 39,71% del 2008.
Particolarmente delicata la questione del voto all’estero, tema sensibile
per Ottawa, il cui Governo aveva formalmente deciso, nel settembre 2011,
di non concedere più il proprio assenso (come espressamente richiesto dalla
nostra Legge 459/2001, ora modificata) allo svolgimento di consultazioni
62
elettorali per il rinnovo di Parlamenti che includessero il Canada all'interno
di una circoscrizione estera. Tale posizione intendeva esprimere la
contrarietà all'elezione di candidati che possano essere percepiti quali
rappresentanti di cittadini canadesi in parlamenti stranieri e con il timore
che possano essere importate in Canada tensioni politiche e conflittualità
esterne al Paese.
4. ECONOMIA
Il Canada, che dispone di una considerevole base industriale e sfrutta una
rilevante dotazione di materie prime minerarie e agricole, è spiccatamente
interconnesso con gli Stati Uniti che ne influenzano direttamente la base
produttiva, i consumi e gli scambi commerciali (che ne risultano dipendenti
per il 60-70%)26
e, di conseguenza, l’andamento congiunturale.
Nell’ultimo anno l'andamento negativo dei prezzi delle materie prime
petrolifere ha ridotto i profitti legati all’estrazione ed alla raffinazione di
greggio da sabbie bituminose e, di conseguenza, rallentato e in molti casi
sospeso lo sviluppo sia di nuovi progetti infrastrutturali che dell'indotto del
settore petrolifero e dei servizi ad esso collegati.
I dati del Servizio Statistico canadese relativi al commercio estero di beni
nei primi otto mesi del 2016 (dati espressi in dollari canadesi, con
variazioni anno su anno) indicano che l'interscambio complessivo del Paese
ha subito una leggera riduzione, frutto di un calo sia delle esportazioni (-
2,9%, per un totale di 335,39 mld) che delle importazioni (-0,8%, per
352,66 mld), con l'effetto combinato di un aumento del deficit
commerciale, cresciuto da 9,81 a 17,27 miliardi.
L'alto livello di indebitamento privato, i ricorrenti timori di una “bolla
immobiliare” (che ha portato ad adottare misure di limitazione del credito al
settore) ed una elevata dipendenza della congiuntura dai prezzi delle
materie prime non hanno tuttavia rallentato l’interesse dell'industria
italiana, soprattutto in quei settori e specialmente nelle Province occidentali,
che negli anni precedenti erano arrivate a registrare ritmi di crescita più
sostenuti (fino a 4-5% annuo in Alberta e Saskatchewan, con bassi tassi di
26
Gli USA assorbono circa il 76% delle esportazioni canadesi
63
disoccupazione, pressoché fisiologici, rispetto a quello nazionale
mantenutosi al 7%).
Soprattutto a seguito alla crisi finanziaria ed economica internazionale
iniziata nel 2008 era divenuta più forte l’aspirazione di Ottawa di riuscire
ad accrescere la capacità di emanciparsi dalla marcata dipendenza dal
mercato USA, accresciuta dalla contrazione nella domanda di energia da
parte di Washington, in buona parte dovuta a un impetuoso sviluppo delle
fonti non convenzionali statunitensi. Il precedente esecutivo, guidato
dell’ex Primo Ministro Harper, aveva pertanto avviato una convinta
politica commerciale, orientata a una diversificazione dei mercati di
esportazione, negoziando molteplici accordi di libero scambio, che il
Governo Trudeau intenderebbe poter mantenere, pur dovendo scontare le
riserve sulla ratifica del TPP (che peraltro ha dapprima firmato e solo in un
secondo tempo rinviato a più approfondite analisi dei vantaggi per le
diverse province) e il superamento delle opposizioni europee alle ratifiche
nazionali del CETA pure firmato lo scorso ottobre.
Potenzialmente problematico, oltre all’elevato indebitamento privato, è
l’aggiustamento della struttura produttiva canadese, soprattutto per
l’incertezza che caratterizza il futuro dei grandi progetti infrastrutturali
legati al settore energetico; i ritardi accumulati in questo campo e gli
ostacoli frapposti da istituzioni e società civile potrebbero rendere
strutturale il rallentamento dell'espansione del settore, che negli ultimi anni
aveva costituito una leva rilevante della crescita.
Tali rischi potrebbero essere ulteriormente esacerbati dal persistere di
condizioni sfavorevoli della congiuntura globale, riducendo la trazione della
domanda estera, dalla quale l'economia canadese resta in gran parte
dipendente.
La legge di bilancio federale 2016-2017, presentata in marzo 2016, ha
individuato due priorità programmatiche volte al rilancio dell'economia:
sostegno a famiglie e ceto medio e significativo piano di investimenti
infrastrutturali. Il primo bilancio del Primo Ministro Trudeau ha registrato
un deficit di 29,4 miliardi di dollari per l'anno, prevedendone 29 miliardi
anche per il successivo, seguendo poi con una progressiva riduzione, fino
ad arrivare a 14,3 miliardi nel 2020-21. Il documento non fa riferimento ai
due obiettivi dichiarati nel corso della campagna elettorale: pareggio di
bilancio entro il 2019-20 e mantenimento del deficit al di sotto dei 10
miliardi. Le previsioni di Ottawa riguardo alla crescita del PIL, che sarebbe
dovuto aumentare di mezzo punto percentuale per il primo anno, di un
punto percentuale per il secondo anno e tradursi in un aumento del livello
occupazionale pari a circa 100.000 nuovi posti di lavoro, non sembrano per
il momento essere state confermate.
64
Nei primi dieci mesi del 2016 la Banca Centrale ha evidenziato che
l'andamento delle esportazioni è stato particolarmente fluttuante, facendo
registrare una costante sfasatura al ribasso rispetto alle previsioni: dopo la
forte crescita del 2015, che aveva ingenerato un certo ottimismo tra gli
analisti, i primi cinque mesi del 2016 si sono chiusi con una sensibile
riduzione, ed anche le previsioni di luglio sono state smentite al ribasso dai
dati di ottobre. Le cause sembrerebbero imputabili ad un duplice ordine di
ragioni: da un lato congiunturali, quali l'andamento dell'economia USA e
del commercio internazionale, ma dall'altro - ed in misura forse più
preoccupante - anche strutturali, quali perdita di capacità produttiva,
carenza di infrastrutture, costi relativamente alti dell'energia elettrica. A
testimonianza di ciò si è confermata anche nel periodo in esame una
stagnazione, ormai decennale, delle esportazioni 'non-energy' negli USA
(un mercato che assorbe circa il 75% dell'export canadese), a fronte però di
una significativa crescita dei più diretti concorrenti di Ottawa (Cina e
Messico in primis).
Degli interventi in campo infrastrutturale, finanziati per un ammontare
pari a 11,9 miliardi in un arco di tempo variabile dai due ai cinque anni, una
significativa quota (5 miliardi di dollari in 5 anni) sarà destinata a finanziare
la realizzazione di impianti idrici ed iniziative ecosostenibili (c.d.
infrastrutture verdi), nonché progetti tesi a ridurre le emissioni di gas a
effetto serra; un fondo del valore di 3,4 miliardi in tre anni sarà invece
destinato ai progetti di trasporto pubblico ed un fondo di 3,4 miliardi in 5
anni verrà stanziato per infrastrutture di tipo 'sociale' (edilizia abitativa
agevolata, musei, parchi, e progetti a sostegno delle comunità aborigene).
Tra i provvedimenti a beneficio delle famiglie l'istituzione del nuovo
'Canada Child Benefit' che prevede la corresponsione di un contributo
annuale esentasse (6.400 dollari per i figli al di sotto dei 6 anni e di 5.400
per quelli tra i 6 e i 17 anni), un incremento del sostegno alle spese per
l'istruzione universitaria ed un intervento sulla disciplina degli
ammortizzatori sociali, rifinanziati per oltre 2,5 miliardi di dollari nell'arco
di due anni. Un intero capitolo del documento è dedicato alle Prime Nazioni
del Canada, prevedendo 40 milioni di dollari in due anni per le attività di
inchiesta sulle donne aborigene scomparse o uccise, 10,4 milioni in tre anni
per nuovi centri di accoglienza per le donne e 8,4 miliardi nei prossimi
cinque anni per il miglioramento delle condizioni socio-economiche di
quelle popolazioni, in particolare nel campo dell'istruzione e della bonifica
idrica di alcune regioni.
Sul versante della difesa, è stato rinviato lo stanziamento di fondi per le
spese di ammodernamento delle forze armate, mentre sono allocati 3,7
miliardi di dollari per i veterani, disponendo altresì la riapertura di nove
65
uffici per gli Affari dei Veterani di cui il precedente Governo conservatore
aveva decretato la chiusura.
Per il trasferimento e l’accoglienza di diecimila rifugiati siriani nel 2016
sono stati stanziati 245 mil CAD e 35 mil CAD in cinque anni per un neo
costituito Ufficio per il coordinamento delle attività anti radicalizzazione.27
Nel giugno 2016 il Ministro delle Finanze Bill Morneau aveva espresso
la piena soddisfazione dell'Esecutivo per il giudizio positivo delle
istituzioni finanziarie sulle misure di politica economica (in particolare,
investimenti pubblici e sostegno al ceto medio) ed ha enfatizzato le
risultanze dei rapporti OCSE e FMI, quale riconoscimenti sul piano
internazionale della validità della ricetta economica liberale.
La politica monetaria considera una riduzione delle stime di crescita
globale, un ridimensionamento degli investimenti nel settore energetico, un
leggero recupero della valuta nazionale e l’effetto delle misure di stimolo
fiscale adottate nel budget federale. Con riferimento all’inflazione la
marcata riduzione degli investimenti delle materie prime comporterà un
rallentamento del potenziale di crescita dell’economia.
Nei primi dieci mesi del 2016 il valore dell'interscambio commerciale
tra Italia e Canada è rimasto quasi invariato rispetto allo stesso
periodo del 2015: ad ottobre ha registrato un valore di poco inferiore ai 4
mld €, con le nostre esportazioni verso il Canada (circa 3 mld di €) in
leggero calo (-1%) rispetto allo stesso periodo del 2015 e le importazioni
dal Canada, pari a 1,1 mld di €, in lieve diminuzione (-3,9%) rispetto ai
primi dieci mesi del 2015, tornando così – rispetto a quanto si era registrato
nel primo trimestre del 2016 - ai valori medi del 2013 e degli anni
precedenti.
Nel 2015 il valore dell’interscambio aveva raggiunto i 5,1 mld di €, in
leggera flessione rispetto al 2014, anno in cui le importazioni dal Canada
avevano fatto registrare un sensibile aumento, dovuto soprattutto al valore
del greggio importato (triplicato rispetto all’anno precedente), con un saldo
positivo per l’Italia di circa 2,2 mld €; le nostre esportazioni verso il Canada
si erano mantenute a livelli pressoché invariati (aumentando da 3,1 mld. di
€ nel 2014 a 3,7 nel 2015).
27
Il fenomeno dei foreign fighters sarebbe in crescita rispetto ai numeri resi noti in precedenza
dal Ministero dell'Interno canadese in seno al quale è stato istituito l’Ufficio dedicato al
coordinamento delle attività antiradicalizzazione. Il Comandante della Polizia Federale
(RCMP) ha confermato l'attenzione delle forze di polizia verso circa 60 soggetti rientrati in
Canada dalle aree di combattimento.
66
In tale contesto l'Italia mantiene una posizione vantaggiosa che potrà
avere ulteriori ampi margini di miglioramento, soprattutto nella prospettiva
degli effetti che potranno scaturire dalla finalizzazione del Comprehensive
Economic and Trade Agreement (CETA) tra UE e Canada.
I principali settori del nostro export sono stati : macchinari (+4,3%) e le
bevande e alcolici (vino28
in particolare +3,4%);
Gli investimenti diretti bilaterali rimangono tuttavia ancora limitati e
sbilanciati in favore del Canada, che ha lanciato da tempo concrete
iniziative di attrazione di IDE, rafforzate, nel corso degli ultimi 5 anni, da
campagne condotte da agenzie governative su base locale. Secondo i dati
riportati da Eurostat (fonte Istat-ICE) nel 2015 gli investimenti dell’Italia
oltreoceano sono stati pari a 199 mln. di euro, in netta crescita rispetto ai 62
mln del 2014 ed ai 18 mln del 2013 mentre il flusso proveniente dal Canada
(27 mln di euro nel 2015) interrompe il negativo del 2014 (-35 mln. euro) e
del 2013 (-73 mln di euro). Con riferimento alle consistenze (stock di
investimenti netti), nel periodo 1992-2014 il valore degli investimenti netti
italiani in Canada risulta pari a 1,6 mld di €, mentre quelli canadesi in Italia
sono stati di 191 mln di €.
In Canada operano ed investono molte aziende italiane, alcune con
propri stabilimenti produttivi e distributivi. Il paese è considerato dai nostri
operatori il punto di partenza ideale per penetrare il mercato nord-
americano, grazie alla vicinanza con gli Stati Uniti, ai benefici dell’area
NAFTA ed alla disponibilità e prossimità di materie prime. Ne è un
esempio il recente accordo firmato l’11 luglio u.s. tra il Governo del
Quebec e la Mecaer Aviation Group - MAG29
, per un investimento nel
settore della progettazione e della produzione di carrelli d'atterraggio di
40,4 mil CAD, da effettuarsi nei prossimi 5-10 anni30
.
Gli interessi di operatori italiani nel settore energetico si concentrano nel
manifatturiero, a sostegno dell'oil&gas e nel settore delle energie
alternative. Saipem-Snamprogetti è operativa come Saipem Canada per la
realizzazione di impianti ed infrastrutture a servizio dell'estrazione e
28
Per quanto riguarda il comparto vini, la performance delle esportazioni italiane è
particolarmente positiva: tra i Paesi fornitori del Canada l'Italia occupa infatti la prima
posizione per quantità (47,7 milioni di litri) e la seconda per valore (307 milioni CAD), dopo
gli Stati Uniti (316 milioni CAD) e prima della Francia (304 milioni), Paese che ha visto nel
tempo calare progressivamente la propria quota di mercato. 29
Gruppo di aziende italiano ad elevata specializzazione nel settore aeronautico presente in
Canada da oltre 15 anni 30
L'azienda finanzierà circa il 75% dell'investimento con capitali propri, a fronte dell'impegno
della provincia a coprire la parte restante, in parte (CAD 3 mil) come contributo non
rimborsabile, in parte (8 mil) come prestito agevolato di Investissement Quebec.
67
raffinazione di petrolio greggio da fonti non convenzionali (sabbie
bituminose) in Alberta (e, in misura minore, nelle Province Atlantiche),
dove ha avviato una proficua collaborazione come contractor delle
principali compagnie petrolifere locali (Husky Oil, Canadian Natural
Resources - CNRL, sempre tramite contratti EPC), con commesse - ottenute
negli ultimi anni - dal valore totale superiore ai 3 miliardi di Euro31
. Nelle
Province occidentali sono inoltre operative diverse aziende del
manifatturiero a servizio dell'energetico (come Valvitalia, Technip,
Tenaris) che operano come subfornitori dei grandi operatori canadesi.
Nel settore delle energie alternative e rinnovabili, si segnala in
particolare l'attività di ENEL Green Power Nord America, che è stata da
tempo attiva in Quebec, Terranova e Labrador ed in Alberta. Dopo la
soluzione del contenzioso con il Governo di Terranova per l'impianto
idroelettrico di Starlake, restano operativi un impianto a biomassa (St-
Felicien, Quebec) e un investimento in più fasi per circa 1 mld di dollari nel
settore eolico in Alberta. In Ontario opera, tra gli altri, Silfab nel settore
solare, sebbene l'attività dell'azienda sia rallentata a seguito del
ridimensionamento dei fondi pubblici provinciali di sostegno allo sviluppo
di energie alternative.
Nel quadro del rafforzamento della presenza italiana in Canada, una
posizione di rilievo riveste anche la cooperazione industriale nel settore
della difesa e dell’aerospazio, con particolare riguardo ad alcuni rilevanti
programmi di ammodernamento delle capacità delle Forze Armate avviati
da Ottawa, di interesse per importanti gruppi italiani32
. Leonardo (ex
Finmeccanica) collabora da tempo con imprese canadesi sia in Canada (in
particolare vi sono consolidate relazioni industriali tra Alenia Aeronautica e
31
Saipem Canada deve peraltro fare fronte alle pressioni di un mercato del lavoro privo di figure
professionali qualificate, ma al tempo stesso restio ad assumere, anche solo temporaneamente,
personale specializzato dall'estero. 32
Si segnalano in particolare (i) "National shipbuilding procurement strategy": il Governo
canadese ha stanziato circa 35 mld di CAD per la costruzione di una flotta di fregate e unità
per l’artico che interessa Assonave, Fincantieri ed altre industrie del settore (nell’ambito della
quale SELEX ES si è pre-qualificata per il ruolo di 'combat systems integrator' nella gara per la
fornitura della nuova generazione di fregate, le 'Canadian Surface Combatant Ships'). Le
commesse saranno assegnate ai cantieri navali di Halifax (25 mld di CAD per la costruzione di
fregate) e di Vancouver (8 mld dollari per navi appoggio, ricerca oceanografica e
rompighiaccio). Nel luglio 2014 Fincantieri, attraverso la propria controllata Vard Holdings
Limited (norvegese quotata alla Borsa di Singapore) ha acquisito la STX Canada Marine di
Vancouver, attiva con sedi a Ottawa e Houston (TX) nel mercato Nord Americano del design e
dell'ingegneria navale, per circa 8 mil €; (ii) Selex ES si e' aggiudicata il 9 dicembre 2015 una
commessa a seguito della gara, gestita dall'ente di assistenza al volo canadese - NAV Canada,
per la sostituzione – in un arco temporale di trenta anni - dei sistemi radar dei maggiori
aeroporti del Paese (Ottawa, Montreal, Toronto, Hamilton, Calgary e Vancouver). Tra i
programmi in corso va anche segnalato l’equipaggiamento dei carri armati LAV 6.032.
68
Bombardier per la produzione delle “gondole” dei motori dei velivoli civili
per il trasporto regionale della serie C, insieme ad Avio, Demsa e Ivnesco)33
che in Italia (acquisizione motori Pratt&Whitney Canada per gli elicotteri
Agusta-Westland e i velivoli turboelica ATR 42-72). In tale settore, si
segnala inoltre l’interesse a sviluppare una collaborazione tra il distretto
aerospaziale pugliese e quello della regione metropolitana di Montreal. Di
rilievo anche la presenza della pisana IDS che fornisce tecnologia radar e
prospezione per il settore del traffico aereo, marittimo e terrestre.
Leonardo/Finmeccanica ha firmato nel 2016 con NavCanada (l’ente di
assistenza al volo canadese) un contratto per l’ammodernamento entro il
2027 del “Radar Network System” per il controllo del traffico aereo nei 12
maggiori aeroporti canadesi, con la previsione di opzioni per le successive
fasi di manutenzione e sostituzione di ulteriori apparati.
Fiat Chrysler Automobiles - FCA, presente in Canada con una
sussidiaria del gruppo (ex Chrysler) con sede legale a Windsor (Ontario),
dispone di tre stabilimenti localizzati a Brampton, Windsor ed Etobicoke
(tutti in Ontario), un centro di ricerca e sviluppo a Windsor, tre filiali
amministrative (Missisauga, Montreal, Calgary) e tre centri di distribuzione
e ricambi (Missisauga, Montreal, Red Deer) per un totale di circa 8.500
addetti. Sempre nel settore automotive sono presenti ed operative anche
altre imprese, tra cui si segnala Pirelli, con sede a Montreal.
Italcementi opera in Canada tramite la controllata americana Essroc sin
dal 1989. Astaldi ha iniziato a partecipare con successo a gare ed appalti
pubblici in Canada. Ad ottobre 2013, per il tramite della sua controllata
Astaldi Canada, venne selezionato come contractor per la realizzazione
delle opere civili relative all'Impianto idroelettrico di Muskrat Falls,
(Labrador), del valore di 1 miliardo di dollari canadesi (711 milioni di euro
circa). MAPEI ha aperto nel 1978 il proprio primo stabilimento estero e,
oggi, il più importante nei pressi di Montreal.
L'Italia è tra i maggiori importatori di produzione agricola canadese,
specialmente di materie prime non raffinate (grano e granaglie). Parte delle
nostre importazioni di materie prime viene poi riesportata in Canada come
prodotto trasformato: il Canada è uno dei primi 10 Paesi di destinazione
delle esportazioni agroalimentari, in continua crescita34
. Il gruppo
33
Circa il 6% delle componenti dei velivoli Bombardier della serie C è assicurato da imprese
italiane 34
Vi sono peraltro state alcune rigidità del mercato agroalimentare canadese, principalmente
riconducibili alla legislazione in materia di marchi, che contrasta con alcune denominazioni
d'origine italiana (v. in particolare i contenziosi che hanno coinvolto i Consorzi dei Prosciutti di
Parma, San Daniele e Toscano) e che al contempo resta lacunosa per la protezione degli aspetti
commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (c.d. Italian Sounding). Tali problematiche
69
Campari ha acquisito (3 giugno 2014) la Forty Creek Distillery Ltd,
azienda leader e marchio storico nel mercato delle bevande alcooliche in
Canada, per circa 198,2 milioni di dollari canadesi (pari a 133,7 milioni di
euro). Ferrero Canada è presente nel paese con grande successo dal 1974
ed ha uno stabilimento a Brantford la cui produzione rifornisce sia il
mercato nordamericano, sia il mercato australiano. Nel 2013 il Gruppo
Ferrero decise di avviare nel sud dell'Ontario, d'intesa con l'Università di
Guelph e con le istanze rappresentative del settore primario canadese, una
innovativa coltivazione di nocciole, in vista di un investimento industriale
di lungo periodo volto a controllare anche in Canada il rischio delle
oscillazioni legate del prezzo della nocciola ed a potenziare la
diversificazione degli approvvigionamenti.
Funzionale al rafforzamento della cooperazione commerciale ed
industriale tra Italia e Canada è la cooperazione scientifica e tecnologica
ed accademica, colonna portante delle relazioni bilaterali tra Roma ed
Ottawa, anche in virtù della priorità attribuita dalle Autorità canadesi al
reperimento e sviluppo di nuove tecnologie in tutti i settori 'sul crinale' tra
scienza e mondo degli affari e caratterizzata da un elevatissimo numero di
collaborazioni tra i centri di ricerca e le università italiane con omologhi
enti canadesi (più di un centinaio) e da una forte presenza di ricercatori
italiani in Canada (stimati in oltre 3000). In considerazione dell'ampiezza
della cooperazione tecnologica finalizzata all'innovazione tra Italia e
Canada, è stato concordato un Piano d'Azione che ne costituisce la cornice
strategica e ne identifichi le modalità di finanziamento prevedendo anche il
coinvolgimento del settore privato.
Nel settore agroalimentare esiste una collaborazione tra il distretto
lombardo Parco Padano e quello quebecchese di St-Hyacinthe; il CNR ha la
guida di un progetto COST sulla qualità dell'alimentazione, su fondi UE,
che coinvolge Agriculture and Agro-Food Canada; in quello
dell’automotive vi è un progetto di collaborazione, sostenuto da FIAT-
Chrysler (FCA) in supporto al settore automobilistico canadese, tra il
Politecnico di Torino, l'Università di Windsor ed il Distretto Tecnologico
Italiano IMAST.
La presenza dei ricercatori italiani è stata valorizzata sia promuovendo la
costituzione di associazioni di ricercatori italiani in Québec, Ontario e
British Columbia, sia organizzando, in collaborazione con le Università
locali, Tavole Rotonde annuali con la partecipazione di esponenti italiani e
potranno tuttavia trovare soluzione con l’attuazione delle misure previste dall’accordo UE-
Canada CETA.
70
canadesi di primo piano della ricerca e dell'industria35
. L'Italia si è inoltre
ritagliata un apprezzato ruolo di "facilitatore" dell'accesso dei ricercatori
canadesi ai fondi per la ricerca stanziati dall'Unione Europea per i progetti,
che sono stati coordinati dall'Agenzia per la Ricerca Europea (APRE),
ERA-Can ed ora ERA-Can Plus, finalizzati a diffondere la conoscenza in
Canada degli strumenti finanziari previsti dal programma quadro UE
Horizon 2020. Tra i settori di cooperazione che presentano le potenzialità
più interessanti vi è in particolare quello dell'osservazione della Terra
dallo spazio, alla luce dell'interesse dell'Agenzia Spaziale Italiana e dalla
Canadian Space Agency a rendere interoperabili i due rispettivi sistemi di
satelliti (Cosmo-SkyMed e Radarsat-2) per estendere l'utilizzo dei relativi
dati.
Per quanto riguarda il turismo il Canada occupa una posizione di
assoluto rilievo (è il settimo Paese per spesa turistica internazionale, con 35
mld di dollari) e - visto il benessere diffuso e la costante crescita economica
- vanta ulteriori margini di crescita. Per le forti affinità etnico-culturali
l’Italia è percepita come una destinazione ideale e dopo Regno Unito e
Francia si colloca quale 3^ meta tra i Paesi europei. Mentre negli anni
passati il rapporto di cambio euro/dollaro canadese aveva costituito un
potenziale deterrente, con conseguente necessità di offrire un miglior
rapporto tra qualità e prezzo, l’attuale corso dell’Euro contribuisce a
confermare che l'Italia rimane tra le destinazioni maggiormente preferite in
Europa, con dati relativi a numero di viaggiatori, numero di pernottamenti e
spesa in costante aumento: secondo la Banca d'Italia nel periodo gennaio-
novembre 2015 sono stati rilevati 840 mila arrivi di cittadini canadesi alle
frontiere italiane (+11,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno)
con una spesa di 966 milioni di euro (+4,2% rispetto allo stesso periodo del
2014) ed un +1,7% sul numero di pernottamenti; nell’anno 2014 si erano
registrati 783.000 arrivi di cittadini canadesi (+21% rispetto al 2013: tale
cifra esclude quanti hanno viaggiato con passaporto italiano), con una spesa
totale di 958 mln di € (+28,8% in più rispetto al 2013).
35
In vista dell’EXPO 2015 nell’ottobre 2013 si era svolto a Montreal e a Toronto un rilevante
evento dedicato al tema "Nutrition: research, innovation and markets".
71
Indicatori economici a confronto Italia – Canada
ITALIA CANADA
2013 2014 2015
2016
prev.
novemb
re
2013 2014 2015
2016
prev.
novemb
re
PIL
nominale
2.148
(US $
bn)
1.609
(€ bn)
1.978
1.616
1.814
1.635
1.815
1.675
1.837
(mld
USD)
1.786 1.551 1.541
Variazione
del PIL reale
-1,7% -0,3% 0,8% 0,7% 2,2% 2,5% 1,1% 1,3%
PIL pro
capite
34.91
8
(US $)
26.53
1
(€ bn)
35.25
7
26.58
1
36.73
8
26.80
2
37.620
27.400
43.25
3
(mld
USD)
44.96
8
45.30
5
46.365
Deficit/PIL -2,9% -3,0% -2,6% -2,4% -2,7% -1,6% 1,9% -2,9%
Debito
pubblico/PIL
128.5
%
132.5
%
132,7
% 133,0%
92,4
%
94,7
%
95,3
% 95,7%
Tasso di
disoccupazio
ne
12,1% 12,7 11,9 11,5 7,1% 6,9% 6,9% 7,0%
Tasso di
disoccupazio
ne giovanile
(fino a 25
anni) (*)
40% 42,7% 40,3% 37,1** 16%
12%
12,9
% 13,3%
Tasso di
inflazione 1,3% 0,2% 0,1% 0,0% 1,5% 2,0% 0,7% 1,5%
Fonte: Commissione Europea (DG Affari Economici e Finanziari)
72
E.I.U Economist Intelligence Unit
(*) :OCSE/ISTAT e Statistics Canada (**) dato relativo al mese di
maggio 2016
Dati statistici bilaterali interscambio commerciale
(milioni di euro)
2012
2013
2014
2015
2016
(gen-ott.)
Esportazioni italiane 2.888 3.030 3.101 3.680 3.040
Variazione % 7,0% 4,9% 2,4% 17% -1% (*)
Importazioni italiane 1.735 1.610 2.473 1.460 1.148
Variazione % 5,1 - 7,0 53,6 -41 -3,9% (*)
Totale 4.621 4.640 5.574 5.140 4.188
Variazione % n.d. 0,4% 20,2% -8,3% -1,8%
Saldo per l’Italia 1.153 1.420 628 2.220 1.892
Fonte: ISTAT
(*) variazione rispetto allo stesso periodo del 2015
RAPPORTI PARLAMENTARI
(A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA CAMERA)
Presidente della Camera dei Comuni Geoff REGAN, dal 3 dicembre 2015
Presidente del Senato George FUREY, dal 3 dicembre 2015
RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE
Ambasciatore in Canada:
Gian Lorenzo CORNADO,
dal 2 aprile 2013
Ambasciatore in Italia:
Peter McGOVERN, dal luglio 2013
XVII LEGISLATURA
Parlamentari eletti all’estero
Nell’ambito della Ripartizione America settentrionale e centrale, è stata eletta
l’on. Francesca La Marca (PD), residente a Toronto, Canada.
Corrispondenza
Invitata a svolgere una visita in Canada, la Presidente Boldrini ha accolto
l’invito da fissare in data successiva allo svolgimento delle elezioni canadesi
(19 ottobre 2015).
La Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, ha inviato, il 12
luglio 2013, allo Speaker della Camera dei Comuni, Andrew Scheer, una lettera
di cordoglio per il grave incidente ferroviario di Lac-Mégantic.
Incontri bilaterali
Il 28 gennaio 2016, il Vice Presidente Di Maio ha incontrato l’Ambasciatore
del Canada, Peter McGovern.
L'8 settembre 2014, la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini,
ha incontrato lo Speaker della Camera dei Comuni del Canada Andrew Scheer.
Il 2 settembre 2013, il Presidente del Senato canadese, Noël Kinsella, è stato
ricevuto dal Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio.
74
Nella XVI legislatura, il 15 ottobre 2009, il Presidente della Camera,
Gianfranco Fini, aveva incontrato il Presidente Kinsella e il Presidente
dell'Assemblea Nazionale del Québec, Yvon Vallieres.
Commissioni
Il 15 aprile 2014, il Vice Presidente della Commissione Affari esteri, Andrea
Manciulli, ha ricevuto una Delegazione di parlamentari canadesi, membri del
Gruppo interparlamentare di amicizia Europa-Canada, guidata dall’on.
David Tilson.
Il 18 dicembre 2013, il Vice Presidente della Commissione Affari Esteri,
Andrea Manciulli, ha incontrato il Ministro delle Relazioni internazionali del
Québec, Jean-François Lisée.
Nella XVI legislatura, l’allora Ministro delle Relazioni internazionali e
Ministro responsabile della Francofonia del Quebec, on. Monique Gagnon-
Tremblay aveva effettuato due missioni in Italia incontrando il 23 giugno 2011, il
Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano Stefani, e il 14 ottobre
2010, il Vice Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Franco Narducci.
Attività legislativa
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sicurezza sociale tra il Governo della
Repubblica italiana e il Governo del Canada, fatto a Roma il 22 maggio 1995,
con Protocollo aggiuntivo, fatto a Roma il 22 maggio 2003.
Legge n. 93/15 del 16 giugno 2015, GU n. 154 del 6 luglio 2015.
75
Cooperazione multilaterale
Il Canada invia proprie delegazioni parlamentari alle Assemblee
parlamentari della NATO e dell’OSCE. Nel 2001 il Canada ha ospitato, ad
Ottawa, la 47ma
Sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO e
dal 13 al 17 novembre 2006 ha ospitato a Quebec la 52ma
Sessione annuale
dell'Assemblea NATO.
La senatrice Raynell Andreychuk ha partecipato ai lavori del Gruppo
Speciale per il Mediterraneo della NATO che si è tenuta a Firenze dal 25 al 26
novembre 2015.
Nell’ambito dell’Assemblea NATO, dal 30 aprile al 3 maggio 2014 si è svolta
una missione a Vancouver e Victoria cui hanno partecipato gli onorevoli Paolo
Alli e Andrea Causin e la sen. Cristina De Pietro. I parlamentari hanno avuto
incontri: all’Università del British Columbia per discutere di difesa e sicurezza
nella regione Asia Pacifico e delle risorse energetiche non convenzionali del
Canada; all’Assemblea legislativa del British Columbia, e infine hanno svolto
una visita al Port Metro di Vancouver e alla Base navale Esquimalt.
Dal 17 al 21 ottobre 2008 il Canada ha ospitato a Toronto la Riunione
autunnale dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.
Dimensione parlamentare del G8
Il Canada partecipa alla dimensione parlamentare del G8. L’ultima riunione
ha avuto luogo a Tokyo dall’ 1 al 4 settembre 2016. La prossima riunione
dovrebbe tenersi nel 2017 in Italia.
Cooperazione amministrativa
Il 25 settembre 2007 la Vice Direttrice del Servizio Rapporti
interparlamentari e internazionali dell’Assemblea nazionale del Quebec,
Dominique Drouin, ha incontrato, presso la Camera dei deputati, i responsabili
del Servizio Rapporti internazionali e dell’Ufficio del Cerimoniale.
In occasione della visita in Italia di una delegazione del Senato canadese, il
Segretario Generale del Senato canadese, Paul Bélise, ha incontrato il 10 ottobre
2006 il Segretario Generale della Camera dei deputati Ugo Zampetti.
76
Sul piano della cooperazione amministrativa in ambito G8, a seguito di
un'indicazione ricevuta dai Presidenti, i responsabili dei servizi di sicurezza
delle Camere Basse dei Paesi G8 si sono riuniti a Roma, il 21 e 22 novembre
2003, per confrontare le rispettive esperienze.
UIP
Nella XVII legislatura è sta designata a presiedere la sezione di amicizia
Italia-Canada l’onorevole Francesca La Marca (PD), nata a Toronto.
Il 15 aprile 2014, la Presidente La Marca ha ricevuto una Delegazione di
parlamentari canadesi, membri del Gruppo interparlamentare di amicizia
Europa-Canada, guidata dall’on. David Tilson.
Il 18 dicembre 2013, l’on. La Marca ha incontrato il Ministro delle Relazioni
internazionali del Québec, Jean-François Lisée, in visita in Italia.
Il Canada ha ospitato, dal 21 al 26 ottobre 2012, a Quebec City, la 127ma
Assemblea dell’Unione interparlamentare.
PROFILI DELLA CONDIZIONE FEMMINILE IN CANADA
(A CURA DEL SERVIZIO STUDI DELLA CAMERA)
Il paese si colloca al 35°posto su 144 nel global gender gap 2016 index;
il settore dove la parità è più in sofferenza è quello dell’empowerment
politico (donne in Parlamento, donne Ministro, donne Capo di Stato)
seguito da quello economico (tasso di occupazione, parità del compenso per
pari lavoro, salari e stipendi annuali, figure apicali e manageriali); in
controtendenza il dato relativo all’impiego in lavori professionali e tecnici
dove le donne superano gli uomini spingendo il Canada al primo posto nel
index 2016.
La parità di genere è un valore fondante dello Stato canadese, sancito
dalla Carta dei diritti e delle libertà, che è parte della Costituzione. Parità di
genere significa che le donne e gli uomini, in tutta la loro diversità, sono in
grado di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita canadese,
contribuendo ad una società inclusiva e democratica.
L'uguaglianza di genere, l'empowerment delle donne e delle ragazze e la
promozione e protezione dei loro diritti sono pertanto valori chiave in
Canada, dove è radicata la consapevolezza che la promozione
dell'uguaglianza di genere è un presupposto indispensabile per una crescita
economica sostenibile, per il progresso sociale e per ogni forma di sviluppo
culturale.
A tale scopo il paese ha promosso nel 1995, nell'ambito della ratifica
della Piattaforma di Pechino delle Nazioni Unite, l'analisi di genere GBA
(gender based analysis) e il governo ha adottato il piano federale per
l'uguaglianza di genere, con l'impegno fondamentale di implementare
l'analisi di genere in tutti dipartimenti e le agenzie federali. Tale impegno è
stato recentemente rinnovato e il governo sta lavorando per rafforzarne
l’attuazione.
La pagina web governativa dedicata al GBA presenta una sezione
dedicata a sfatare alcuni “miti” in materia di inutilità di tale tipologia
analitica che consente di cogliere una eco del dibattito nel Paese
sull’utilizzo di indicatori di genere. Questi gli argomenti:
la presunta parità di genere, esistente in Canada secondo alcune voci,
è smentita dal fatto che le donne in media guadagnano 73,5
centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini. Le donne sono
più spesso vittime di violenza domestica e sessuale e continuano ad
essere sottorappresentate nelle posizioni di leadership e decisionali,
occupando solo il 10,3% delle posizioni nei boards. Ciò è
particolarmente evidente per alcuni gruppi di donne quali quelle
78
delle comunità del nord e rurali, più vulnerabili alla povertà, le
donne aborigene più esposte alla violenza del partner e le donne
immigrate, che sperimentano più alti tassi di disoccupazione;
all’osservazione che, in una condizione di generale uguaglianza tra
donne e uomini in Canada, l’analisi di genere GBA si applica solo a
questioni femminili e rappresenterebbe una sorta di patrocinio per le
donne, si replica che GBA è uno strumento progettato per
incrementare le capacità di analisi critica e per identificare potenziali
impatti delle decisioni e delle situazioni; una volta che un problema è
stato analizzato utilizzando il processo GBA, la diversità di genere
può emergere come il fattore più rilevante ma tale fattore, in altri
casi, potrebbe essere rappresentato da cultura, geografia, o da una
combinazione di fattori capaci di mettere un particolare gruppo a
maggior rischio;
all’ osservazione che GBA abbia valore solo per i settori "sociali" il
governo replica argomentando che tutte le politiche colpiscono
persone e il fatto che le questioni di genere possano avere più risalto
in alcune aree (ad esempio istruzione e sanità) e meno in altre (quali
risorse naturali e difesa), non comporta che il genere non sia
rilevante.
Il Canada è impegnato, altresì, nella promozione dell’eguaglianza di
genere e dei diritti umani di donne e ragazza anche in ambito
extradomestico, dove la promozione dell'uguaglianza di genere è al centro
delle attività di assistenza internazionale e dove gli obiettivi per
l'empowerment delle donne sono integrati nei programmi di cooperazione
allo sviluppo e nei progetti finalizzati alla loro realizzazione. La protezione
e la promozione dei diritti delle donne e delle bambine è una delle priorità
della politica estera canadese e ne innerva il confronto con gli altri paesi e
nei forum multilaterali.
Il Canada ha fortemente sostenuto la promozione della parità di genere e
l'empowerment delle donne e delle ragazze come obiettivo dell’Agenda
2030 per lo sviluppo sostenibile ed è stato tra i primi paesi a firmare e
ratificare la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di
discriminazione contro le donne (CEDAW).
All’interno dell’Onu, in ambito UNWomen, in Consiglio dei diritti
umani e nelle altre sedi, il Canada supporta le risoluzioni che chiedono
l'eliminazione della violenza contro le donne anche per quanto riguarda le
ragazze, i delitti d'onore e l'eliminazione delle pratiche tradizionali o
consuetudinarie dannose per la salute di donne e ragazze (tra cui la
79
mutilazione genitale femminile). Il paese si è anche impegnato per garantire
che reati sessuali e di genere fossero inclusi nel progetto di statuto della
Corte penale internazionale.
Il Canada si è dotato di un piano d'azione nazionale piano d’azione
nazionale per l'attuazione della risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza e successive
risoluzioni.
Cina
83
SCHEDA-PAESE
(A CURA DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE)
CINA REPUBBLICA POPOLARE
Quadro generale
La Cina è una repubblica democratica popolare con capitale Pechino.
Territorialmente è divisa in 23 province (il Governo Cinese considera
Taiwan come sua 23a Provincia), 5 regioni autonome e 4 municipalità; vi
sono inoltre le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao,
che godono di autonomia in tutti i settori fatta eccezione per la politica
estera e la difesa.
84
La popolazione della Cina è di circa 1.355 milioni di abitanti, di cui il
91,6% di etnia han (tasso di crescita 0,44%). Il governo cinese riconosce
ufficialmente 56 gruppi etnici La religione prevalente è il buddismo
(18,2%). I cristiani costituiscono il 5,1% dei credenti, mentre i
musulmani costituiscono l’1,8%.
La Costituzione attribuisce al Partito Comunista Cinese il ruolo di
leadership nel processo di “dittatura democratica popolare” su cui si
fonda lo Stato. La struttura politica di base rimane quella di uno Stato
autoritario governato da un solo partito: le strutture del Partito
Comunista Cinese si sovrappongono e controllano tutti i livelli
istituzionali. Non esiste un’opposizione.
Il Partito convoca ogni cinque anni i Congressi Nazionali e in quel
contesto vengono decisi i nomi dei massimi dirigenti del Partito,
decisioni che il Parlamento ratifica. Il XVIII ed ultimo Congresso si è
svolto nel 2012. Il prossimo Congresso, il XIX, è previsto nel 2017.
Nel corso del XVIII Congresso Xi Jinping è stato scelto quale
Segretario generale del Partito e Presidente della Repubblica
(incarico che ha avuto il suo passaggio formale nel voto del
Parlamento a marzo 2013). Il Congresso del novembre 2017
sceglierà il successivo leader e il Parlamento ratificherà
l’incarico a marzo 2018.
Il principale organo del Partito è il Comitato Centrale, il quale annovera
205 membri permanenti (171 i supplenti) e si riunisce in sessione plenaria
almeno una volta l’anno. La gestione quotidiana degli affari partitici è
affidata, ai massimi livelli, al Politburo del Comitato Centrale,
composto da 25 membri, e ad un organo ancora più ristretto, il Comitato
Permanente del Politburo, vero centro di potere, ove siedono i 7
massimi dirigenti del Paese: in ordine gerarchico, 1) Xi Jinping
(Segretario Generale del Partito, Presidente della Repubblica e Capo delle
Commissioni Militari Centrali dello Stato e del Partito- resterà in carica
fino al 2017); 2) Li Keqiang (Primo Ministro del Consiglio di Stato-
resterà in carica fino al 2017); 3) Zhang Dejiang (Presidente
dell’Assemblea Nazionale del Popolo) 4) Yu Zhengsheng, Presidente del
Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo
Cinese; 5) Li Yuanchao, Vice Presidente della Repubblica; 6) Wang
Qishan, Segretario della Commissione Centrale per le Ispezioni
Disciplinari di Partito; 7) Zhang Gaoli, Vice Ministro Esecutivo.
Il Parlamento è monocamerale. L’Assemblea Nazionale del Popolo
(ANP), composta da 2978 deputati, si riunisce in seduta plenaria una
85
volta l’anno (il suo organo permanente è il Comitato Permanente
dell’ANP) e rimane in carica per 5 anni.
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo (parlamento) è
Zhang Dejiang. Le ultime elezioni si sono tenute a marzo 2013. Le parlamentari
donne sono 699 ovvero il 23,40%36
. Le prossime si terranno nel
marzo 2018. Quella attuale è la XII legislatura.
L’elettorato attivo e passivo è 18 anni. I deputati sono eletti
indirettamente dalle 31 “Assemblee del Popolo” locali, elette a livello
cittadino, di contea, distrettuale, provinciale e regionale e delle regioni
amministrative speciali nonché dalle forze armate, sulla base di collegi
plurinominali a maggioranza assoluta dei voti. E’ garantita altresì la
rappresentanza delle nazionalità minoritarie.
L’ANP ha il compito di emendare la Costituzione e controllarne
l’applicazione; fare proposte di legge e approvare le leggi dello Stato;
eleggere e dimettere dalle loro funzioni i principali dirigenti dello
Stato (il Presidente e il Vice-Presidente della Repubblica, il Primo
Ministro e i Ministri; il Presidente della Commissione Militare Centrale,
il Presidente della Corte Suprema ed il Presidente della Procura
Suprema); esaminare e approvare le principali decisioni del governo
(piani economici e di sviluppo sociale, rapporti sul bilancio statale e loro
applicazione); dichiarare la guerra o concludere la pace; modificare o
annullare le decisioni del Comitato Permanente; interpellare il governo.
L’ANP è articolata in 9 Commissioni con il compito di studiare,
esaminare ed elaborare le proposte di competenza.
PRINCIPALI CARICHE ISTITUZIONALI
CAPO DI STATO XI Jinping (Segretario Generale del
Partito, Presidente della Repubblica e
Capo delle Commissionii Militari
Centrali)
PRESIDENTE
DELL’ASSEMBLEA
GENERALE DEL POPOLO
ZHANG Dejiang
PRIMO MINISTRO LI Keqiang
MINISTRO DEGLI AFFARI
ESTERI
WANG Yi
36
Fonte UIP
86
POPOLAZIONE, SOCIETA’ E DIRITTI37
POPOLAZIONE 1.357.000.000 ab.
91,6% di etnia han (tasso di crescita
0,5%). Il governo cinese riconosce
ufficialmente 56 gruppi etnici.
CAPITALE Pechino
Territorialmente è divisa in 23
province (il Governo Cinese considera
Taiwan come sua 23a Provincia), 5
regioni autonome e 4 municipalità; vi
sono inoltre le Regioni
Amministrative Speciali di Hong
Kong e Macao, che godono di
autonomia in tutti i settori fatta
eccezione per la politica estera e la
difesa.
LINGUA UFFICIALE Cinese mandarino
RELIGIONI Buddisti 18,2%, Cristiani 5,1%,
Musulmani 1,8%
PUNTEGGIO DIRITTI POLITICI
(1 max-7 min)
7, non libero
PUNTEGGIO LIBERTA’ CIVILI
(1 max-7 min)
6, non libero
LIBERTA’ DI STAMPA (0-100) 86, non libera
LIBERTA’ SU INTERNET (0-
100)
88, non libera
INDICE CORRUZIONE
PERCEPITA (0-100)
36
DEBOLEZZA DELLO STATO
(20 min. -114 max)
76,4
INDICE DI SVILUPPO UMANO
(0-1)
0,719
DATI ECONOMICI38
PIL 11.385 miliardi $
37
Fonte: Treccani, Atlante geopolitico 2016, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma. 38
Fonte: Treccani, Atlante geopolitico 2016, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma.
87
TASSO DI CRESCITA 6,8%
PIL PRO CAPITE 14.190 $
COMPOSIZIONE DEL PIL 9,2% (primario); 42,6% (secondario);
48,2% (terziario)
TASSO DI DISOCCUPAZIONE 4,1
RAPPORTO DEBITO/PIL 43,2%
SPESA MILITARE/PIL 2,06%
Rappresentanze diplomatiche
Ambasciatore d’Italia a
Pechino
ETTORE SEQUI (da agosto
2015)
Ambasciatore della RPC a
Roma
LI RUIYU (dal 15 gennaio 2014)
88
Rapporti parlamentari
Anche i rapporti tra la Camera dei deputati e il Parlamento cinese
sono molto intensi. Nelle ultime legislature, gli incontri parlamentari
sono stati rilevanti non solo per la loro frequenza (16 a livello delle sole
Commissioni parlamentari nella sola XVI legislatura), ma anche per il
loro livello, giungendo ad investire le più alte cariche dello Stato.
Tra gli incontri più recenti si segnalano:
Il 15 ottobre 2014 la Presidente della Camera Laura Boldrini ha
incontrato il Primo Ministro, Li Keqiang. Tra i temi affrontati, la
ricostituzione della Commissione bilaterale di collaborazione; la
comunità cinese in Italia e presenza degli studenti cinesi nelle
università italiane. Nell'incontro si è discusso, inoltre, di sviluppo
sostenibile e di sicurezza alimentare, temi di Expo2015 dove la Cina
allestirà uno dei padiglioni più estesi. All'incontro hanno preso parte
anche il ministro degli affari esteri Wang Yi, l'ambasciatore cinese in
Italia Li Ruiyu, e l'ambasciatore d'Italia a Pechino, Alberto Bradanini.
Il 22 aprile 2016, a margine della riunione ASEP9 ospitata dalla
Mongolia, la Vicepresidente Marina Sereni ha incontrato la deputata
Zhao Shaohua, Vice Presidente della Commissione Affari esteri della Assemblea Nazionale della Repubblica cinese e Presidente della
parte cinese della Commissione di collaborazione bilaterale. In
precedenza (6 novembre 2014) la Vicepresidente aveva incontrato
Zhang Ping, VicePresidente del Comitato Permanente
dell'Assemblea Nazionale.
il 21 e 22 aprile 2016 si è svolta in Mongolia la nona riunione
dell’Asia-Europe Parliamentary Partnership Meeting (ASEP9),
incentrata sul tema: “The Role of Asia-Europe Parliamentary
Partnership in ASEM”. Alla riunione ha preso parte, in rappresentanza
della Camera dei deputati, la Vicepresidente Marina Sereni. Per
l’ANP hanno partecipato Ms Zhao Shaohua, Vice Presidente della
commissione Affari Esteri, e Gao Xiang.
Dal 30 maggio al 4 giugno 2016 il Presidente della Commissione
Affari sociali Mario Marazziti, insieme agli onorevoli Donata Lenzi e
Giulia Grillo ha svolto una missione in Cina nel corso della quale
hanno avuto incontri con i parlamentari cinesi sui temi sociali e
sanitari. I parlamentari hanno anche incontrato alcuni funzionari della
Food and Drugs Administration e alcuni componenti dell’Assemblea
della Municipalità di Shanghai.
89
Si ricorda che, nella precedente legislatura, il Presidente della
Camera ha ricevuto la visita delle prime quattro cariche del paese: il
Presidente della Repubblica Hu Jintao nel 2009; il Primo Ministro Wen
Jiabao nel 2010; il Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Wu
Bangguo, nel 2009; il Presidente del Comitato Nazionale della Conferenza
Consultiva Politica del Popolo Cinese e quarta carica dello Stato, Jia
Qinglin, nel 2012.
Più in generale, i rapporti parlamentari tra le due Assemblee sono in
continuo sviluppo a partire dalla visita ufficiale in Cina del Presidente
Luciano Violante (settembre 2000) nella XIII legislatura, che ha portato
alla firma, nel 2001, di un Protocollo di cooperazione bilaterale, il quale
prevede la costituzione di una Commissione parlamentare di
collaborazione, che ad oggi si è riunita quattro volte (l’ultima, la quarta a
Roma, presso la Camera dei deputati, nell’ottobre 2011).
La Commissione di collaborazione italo-cinese svolge un ruolo
propulsore nelle relazioni sino-italiane, tenendo riunioni periodiche ed
incontrando sistematicamente le delegazioni che visitano la Camera dei
Deputati. Nella XVII legislatura la Commissione è presieduta
dall’onorevole Guglielmo Epifani (PD), Presidente della Commissione
attività produttive, e composta dagli onorevoli Dorina Bianchi (AP),
Edmondo Cirielli (FDI-AN), Matteo Colaninno (PD) e Pietro Laffranco
(FI-PDL). La prossima riunione della Commissione, la quinta, dovrà aver
luogo in Cina nel settembre 2016.
Vi è inoltre, una sezione di amicizia con la Cina, costituita in ambito
UIP, che è presieduta dall’onorevole Vinicio Giuseppe Guido Peluffo
(PD) ed è composta dagli onn. Nicola Stumpo (PD), Roberta Agostini
(PD), Pietro Laffranco (FI), Davide Caparini (Lega Nord e Autonomie).
Si segnala inoltre che il Parlamento italiano ha approvato le seguenti
leggi:
- Legge n. 96/15 del 18 giugno 2015 (GU n. 155 del 7 luglio
2015) relativa a Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il
Governo della Repubblica italiana e il Governo della Regione
amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare
cinese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte
sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo,
fatto a Hong Kong il 14 gennaio 2013;
- Legge n. 161/15 del 24 settembre 2015 (GU n. 235 del 9 ottobre
2015) relativa a Ratifica ed esecuzione del Trattato di
90
estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare
cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010;
- Legge n. 64/15 del 29 aprile 2015 (GU n. 114 del 19 maggio
2015) relativa a Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo
della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica
popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria
penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010.
- Legge n. 54/16 del 4 aprile 2016 (GU n. 97 del 27 aprile 2016)
“Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul reciproco
riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di
livello universitario rilasciati nella Repubblica italiana e nella
Repubblica popolare cinese, con Allegati, firmato a Pechino il 4
luglio 2005”.
- La Commissione esteri del Senato ha concluso l’esame del ddl
di “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca
asiatica per gli investimenti in infrastrutture”, con Allegati,
fatto a Pechino il 29 giugno 2015 (S. 2407, la Camera lo ha
approvato il 18 maggio 2016).
La Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture (AIIB)
è stata istituita il 29 giugno 2015 con la firma a Pechino
dell’Accordo istitutivo. 57 sono i Paesi aderenti.
Complessivamente, tra i membri fondatori, 20 sono non
regionali; tra questi vi sono 14 Paesi dell’Unione europea (tra
cui Italia, Regno Unito, Germania e Francia), 3 Paesi europei
non-UE (Svizzera, Norvegia e Islanda) e 3 Paesi extra-europei
(Brasile, Egitto e Sud Africa). Il mandato della Banca è
promuovere lo sviluppo economico sostenibile dell’Asia
attraverso l’investimento in infrastrutture. Le operazioni si
concentreranno nei settori dell’energia, dei trasporti, delle
telecomunicazioni, delle infrastrutture rurali, dello sviluppo e
della logistica urbana. Esse assumeranno la forma di prestiti,
partecipazioni al capitale e garanzie.
91
CINQUE TENDENZE DELLA CINA CONTEMPORANEA
1. Xi Jinping: primus inter inferiores
Gli ultimi quattro anni hanno registrato una eccezionale concentrazione
di potere nella figura carismatica del Presidente della RPC e Segretario
generale del PCC, Xi Jinping. L’ordinamento cinese comprime oggi
fortemente il naturale dinamismo della società e lo sviluppo di spazi
intermedi di interazione tra Stato e società. L’azione e il ruolo delle ONG
risultano fortemente condizionati. I loro legami con partner stranieri sono
visti con estremo sospetto e scoraggiati dalle autorità che hanno più volte
denunciato il ruolo di catalizzatore occulto giocato da ONG straniere
nella promozione delle “rivoluzioni colorate” in vari paesi.
2. La “nuova normalità”: minor crescita, crescenti ineguaglianze e
lotta alla corruzione
La Cina è attraversata da forti iniquità sociali con squilibrio nella
distribuzione della ricchezza, ridotta mobilità sociale con il rischio di una
diffusa instabilità. Tali squilibri sono particolarmente tangibili negli
ambiti dell’istruzione e della sanità, dell’assistenza ad anziani, bambini e
malati. L’economia cinese si avvicina al termine di un ciclo di
espansione caratterizzato da tassi annuali di incremento del PIL a doppia
cifra. La leadership fa sempre più frequente e esplicito riferimento a una
“nuova normalità” con una crescita dai ritmi più moderati e rispettosa
dell’ambiente. Sempre più saliente è inoltre l’impegno a costruire un
originale Stato di diritto che coniughi le istanze di una società in
continua e dinamica evoluzione con le esigenze di stabilità politica
mediante una amministrazione ricettiva, meno corrotta e più efficiente in
una logica che vede comunque insindacabilmente il PCC in posizione di
monopolio.
3. Urbanizzazione e sfida ambientale
Nelle scorse tre decadi la Cina ha cambiato il suo tradizionale volto di
paese rurale. La Cina oggi ha più di 100 città con almeno un milione di
persone. Shanghai (23 milioni), Pechino (19.5 milioni), Chongqing (13
milioni), Guangzhou (12 milioni), Shenzhen (11 milioni) e Tianjin (11
milioni).Una nuova fase di sviluppo urbano è promossa dal governo che
vede in essa il motore di una nuova stagione di crescita economica e
innovazione. La Banca Mondiale stima che entro il 2030 oltre un
miliardo di cinesi saranno urbanizzati. Rovescio della medaglia
92
dell’urbanizzazione cinese è il grave tasso di inquinamento dei centri
urbani e la bassa qualità della vita. L’essere il maggior emittore di
biossido di carbonio e anidride solforosa (il 25% delle emissioni
mondiali) determina pesanti ripercussioni socio-sanitarie e economiche: il
numero dei decessi annuali riconducibili all’esposizione a agenti
inquinanti è stimato tra i 1,2 e 1,6 milioni. Il costo di morti premature e
malattia è stimato tra il 7 e il 13% del PIL.
4. L’integrazione nell’economia globale
L’ambizioso progetto di connettività euroasiatica “Una cintura, una
strada”, teso a riproporre una nuova “Via della Seta” tra Pechino e
l’Europa (e dunque anche l’Italia), è solo la più recente manifestazione di
una crescente integrazione dell’economia cinese nei processi di
globalizzazione. Il ruolo di primo piano nell’erogazione di investimenti
diretti esteri costituiscono ulteriori manifestazioni di una proiezione
esterna sempre più irreversibile e responsabile della Cina.
5. Una emergente potenza navale
Ulteriore manifestazione della suddetta proiezione è la trasformazione
della tradizionale mentalità strategica della Cina, storicamente
continentale e isolazionista, in quella di una grande potenza navale. Alla
consapevolezza del ruolo acquisito di potenza globale si è accompagnata
l’esigenza di proiettare una capacità strategica a tutela di asset cinesi
(investimenti, connazionali, vie di comunicazione e rifornimento, ecc.).
Negli ultimi 25 anni la Cina si è dotata di forze navali che non sono solo
capaci di assicurare il pattugliamento delle acque territoriali bensì di
proiettarsi ben al di là di esse. La Marina cinese è oggi in grado di
eseguire operazioni tecnicamente complesse quali quelle anti-pirateria
nell’Oceano Indiano, esercitazioni navali nel Pacifico occidentale, e
finanche nel Mediterraneo (in sinergia con forze russe), sviluppo di basi
mediante la costruzioni di isole artificiali nel Mar cinese meridionale.
Tale ultima attività, contrastata da paesi vicini quali il Vietnam e le
Filippine, costituisce motivo di frizione diplomatica e alimenta il sospetto
che al di là degli slogan dell’”ascesa pacifica” la Cina nutra invece
intenzioni egemoniche nella regione e che il sofisticato hardware navale
di cui essa va attrezzandosi sia lo strumento di un crescente outreach
geopolitico di Pechino e di una sua “volontà di potenza”.
RAPPORTI PARLAMENTARI
(A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA CAMERA)
Presidente dell’Assemblea
Nazionale del Popolo
ZHANG DEJIANG (da marzo 2013)
Rappresentanze diplomatiche
Ambasciatore d’Italia a
Pechino
ETTORE SEQUI (da agosto
2015)
Ambasciatore della RPC a
Roma
LI RUIYU (dal 15 gennaio 2014)
I rapporti parlamentari tra le due Assemblee sono intensi ed in
continuo sviluppo a partire dalla visita ufficiale in Cina dell’allora
Presidente della Camera Violante (settembre 2000) nella XIII legislatura,
che ha portato alla firma, nel 2001, di un Protocollo di cooperazione
bilaterale tutt’ora in vigore (vedi infra).
XVII LEGISLATURA
Incontri bilaterali
Il 30 giugno 2015 la Presidente Boldrini ha incontrato l’Ambasciatore
Ettore Sequi in vista dell’assunzione ufficiale del suo incarico di
Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Popolare Cinese
Il 15 ottobre 2014 la Presidente Boldrini ha incontrato il Primo
Ministro, Li Keqiang. Tra i temi affrontati, la prossima ricostituzione della
Commissione bilaterale di collaborazione; la comunità cinese in Italia e
presenza degli studenti cinesi nelle università italiane. Nell'incontro si è
discusso, inoltre, di sviluppo sostenibile e di sicurezza alimentare, temi di
Expo2015 dove la Cina allestirà uno dei padiglioni più estesi. All'incontro
hanno preso parte anche il ministro degli affari esteri Wang Yi,
94
l'ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu, e l'ambasciatore d'Italia a Pechino,
Alberto Bradanini.
Il 4 marzo 2014, la Presidente Boldrini ha incontrato l'Ambasciatore
della Repubblica popolare cinese, Li Ruiyu. Al centro del colloquio il
rafforzamento della cooperazione bilaterale anche a livello parlamentare, la
comunità cinese in Italia, il dialogo intercoreano e il ruolo della Cina.
Il 22 aprile 2016, a margine della riunione ASEP (vedi infra) ospitata
dalla Mongolia, la Vicepresidente Marina Sereni ha incontrato Zhao
Shaohua, Vice Presidente della Commissione Affari esteri della
Assemblea Nazionale della Repubblica cinese. Al centro del colloquio i
rapporti bilaterali e le relazioni Cina e UE (da entrambe le parti è stato
espresso l’auspicio per una cooperazione sempre più forte tra Cina, UE e
Italia; è stata altresì espressa soddisfazione per gli ottimi rapporti
parlamentari il cui perno è rappresentato dal Protocollo di collaborazione
parlamentare).
Il 6 novembre 2014 la Vicepresidente della Camera Marina Sereni ha
incontrato il Vicepresidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo cinese
Zhang Ping, in visita in Italia dal 5 all’8 novembre a capo di una
delegazione di 16 persone.
Commissioni
Il 22 giugno 2016 una delegazione della Commissione Affari legali
dell’Assemblea Nazionale del Popolo cinese, guidata dal Vice Presidente
Zhang Haiyan, ha incontrato i deputati della Commissione Affari
costituzionali, il Presidente della Commissione di collaborazione italo-
cinese e Presidente della Commissione Attività produttive, Guglielmo
Epifani e l’onorevole Edmondo Cirielli, componente della Commissione
Affari esteri. I colloqui avevano come obiettivo l’approfondimento dei
seguenti temi: il sistema politico e costituzionale in Italia, tutele giuridiche
e status dei militari italiani.
Dal 30 maggio al 4 giugno 2016 il Presidente della Commissione Affari
sociali Mario Marazziti, insieme agli onorevoli Donata Lenzi e Giulia
Grillo ha svolto una missione in Cina nel corso della quale hanno avuto
incontri con i parlamentari cinesi sui temi sociali e sanitari. I parlamentari
hanno anche incontrato alcuni funzionari della Food and Drugs
Administration e alcuni componenti dell’Assemblea della Municipalità di
Shanghai.
95
Il 24 maggio 2016 il Presidente Commissione Affari sociali, Mario
Marazziti, ed alcuni membri della Commissione medesima hanno
incontrato una delegazione della Conferenza Consultiva Politica
Nazionale del Popolo cinese, guidata dal Vice Presidente Chen
Xiaoguang
L’11 novembre 2015 la Commissione d’inchiesta sui fenomeni della
contraffazione ha ricevuto una delegazione di funzionari dell’Ufficio
legislativo del Congresso Nazionale del Popolo. La missione della
delegazione cinese è avvenuta nell’ambito del progetto di cooperazione in
materia di tutela della proprietà intellettuale attualmente in atto tra Unione
Europea e Cina per contrastare il fenomeno della contraffazione e della
pirateria. Nel corso della visita sono stati presentati alla delegazione il
nostro sistema giuridico e le buone prassi adottati dall'Italia nella lotta alla
pirateria e alla contraffazione.
Una delegazione della Commissione Affari interni e giudiziari
dell’Assemblea Nazionale del Popolo cinese, guidata dal Vice Presidente
Qin Guangrong è stata in visita alla Camera dei deputati il 7 maggio 2015,
con l’obiettivo di ricevere una informativa circa le politiche sociali e
legislative per gli anziani vigenti in Italia (è in atto in Cina la revisione della
legislazione a tale riguardo). La delegazione ha incontrato l’onorevole
Guglielmo Epifani, Presidente della Commissione di collaborazione italo-
cinese e Presidente della Commissione Attività produttive e gli onorevoli
Pierpaolo Vargiu, Presidente della Commissione Affari sociali, e Cesare
Damiano, Presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato.
Il 4 febbraio 2015 il Presidente della Commissione Affari esteri,
Fabrizio Cicchitto, ha incontrato l'Ambasciatore della Repubblica
Popolare Cinese in Italia, Li Ruiyu.
Il 19 novembre 2014 il Comitato permanente sui diritti umani,
costituito in seno alla Commissione affari esteri, e presieduto da Mario
Marazziti ha svolto un incontro informale con rappresentanti del Comitato
centrale del Partito Comunista cinese in merito alla situazione nella
Regione Autonoma del Tibet. La delegazione era guidata dal vice
presidente della Chine Overseas Friendship Association, nonché vice
presidente della China Association for Preservation and development of
Tibetan Culture, sig. Si Ta.
Al centro del colloquio la questione tibetana, la libertà religiosa in Cina
e il ruolo del Dalai Lama. Da parte cinese è stata ribadita la necessità che
il Dalai Lama debba rinunciare “realmente” all’indipendenza per avviare
un dialogo sul Tibet.
96
L’11 giugno 2014 la Vicepresidente della Camera, Marina Sereni, ha
ricevuto una delegazione dell'International Campaign for Tibet (ICT),
guidata dal Presidente Matteo Mecacci accompagnato dal dottor Vincent
Metten, direttore dell'ufficio ICT di Bruxelles. Al centro del colloquio la
consegna di una nota informativa contenente raccomandazioni sul Tibet che
l'ICT vuol far pervenire al Parlamento italiano in vista del semestre di
presidenza dell'Unione europea.
Il giorno successivo, Mecacci è intervenuto in un'audizione informale del
Comitato permanente sui diritti umani della Commissione Esteri. Nel corso
dell’incontro ha chiesto una posizione dell’Europa comune e più salda sulla
Cina e presentato le 5 raccomandazioni con le quali si chiedono maggiori
incontri dei governi con il Dalai Lama, accesso di ONG e giornalisti
indipendenti nel Tibet, l'istituzione di uno Special Coordinator per il Tibet
in Ue e un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite.
Il 21 maggio 2014, il Comitato permanente sui diritti umani ha
incontrato una delegazione della Conferenza Consultiva Politica della
Regione autonoma del Tibet della Repubblica Popolare cinese. La
delegazione cinese ha sottolineato i progressi della regione a partire dal
sistema dei trasporti, dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione,
evidenziando l’impegno di Pechino in tal senso. Da parte italiana è stata
tuttavia auspicata una soluzione condivisa alla questione tibetana e la
necessità di rafforzare il dialogo e la fiducia tra le due parti.
Il 24 ottobre 2013 Mario Marazziti, Presidente del Comitato permanente
e Lia Quartapelle, componente della Commissione affari esteri, hanno
incontrato Palden Gyatso, monaco buddhista tibetano del Monastero di
Drepung (Lhasa). Gyatso ha voluto testimoniare la difficoltà e la
drammaticità delle condizioni dei monaci tibetani (sofferenze e torture
subite), i duri contrasti e la conseguente repressione da parte cinese che
hanno spinto alcuni monaci al sacrificio dell’immolazione. Ai parlamentari
italiani è stato chiesto di attivarsi affinché sia mantenuta alta l’attenzione
nei confronti dei monaci tuttora incarcerati dalle autorità cinesi (è stata
presentata una lista di nomi) e di fare il possibile per la tutela del popolo e
della cultura tibetana.
Il 22 ottobre 2013 il Comitato permanente sui diritti umani ha
incontrato una delegazione della Commissione Affari etnici e religiosi della
Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CCPPC). Nel corso
dell’incontro la parte cinese ha tenuto a sottolineare il costante
miglioramento dei diritti umani in Cina e il rispetto delle minoranze etniche
da parte del governo cinese. E’ stato altresì osservato che non esiste una
questione tibetana ma che è il Dalai Lama a costituire un problema. Allo
97
stesso tempo è stata stigmatizzata l’ingerenza da parte di altri paesi nelle
questioni interne cinesi.
Protocollo di collaborazione
E’ in vigore un Accordo di collaborazione parlamentare tra Italia e
Cina, sottoscritto nel 2001. Esso prevede la costituzione di una
Commissione parlamentare di collaborazione Italia – Cina, composta da
un Presidente e da otto deputati per parte, che si riunisce una volta l'anno,
alternativamente in Italia ed in Cina, per avviare il dialogo su temi di
comune interesse. Spetta al Presidente della Camera designare i deputati
che faranno parte della Commissione.
La parte italiana della Commissione è presieduta dall’onorevole
Guglielmo Epifani (PD), Presidente della Commissione Attività
produttive; sono stati designati39
a farne parte gli onorevoli Dorina Bianchi
(Area Popolare (NCD-UDC), Edmondo Cirielli (FDI-AN), Matteo
Colaninno (PD) e Pietro Laffranco (FI-PdL-Berlusconi Presidente).
La Camera dei Deputati ha ospitato a Roma, il 17 e il 18 ottobre 2011, la
quarta riunione della Commissione40
. La prossima riunione dovrebbe
tenersi in Cina. Si segnala, in proposito, che con lettera di giugno 2015 il
Parlamento cinese ha reiterato l’invito a recarsi in Cina per la quinta
riunione della Commissione, sottolineando la grande importanza che la
parte cinese attribuisce a tale forma di collaborazione.
UIP
La sezione di amicizia con la Cina è presieduta dall’onorevole Vinicio
Giuseppe Guido Peluffo (PD) ed è composta dagli onn. Nicola Stumpo
(PD), Roberta Agostini (PD), Pietro Laffranco (FI), Davide Caparini
(Lega Nord e Autonomie).
39
Lettera di designazione del 5 novembre 2015.
40 Si ricorda che la Commissione di collaborazione italo-cinese si è riunita precedentemente, la
prima volta nella XIV legislatura, nel luglio 2005, a Pechino, la seconda nella XV legislatura
nell’ottobre 2007, a Roma e la terza a Pechino dal 12 al 13 novembre 2009.
98
Cooperazione multilaterale
Il Dialogo Eurasiatico
La Cina assieme ad altri Paesi asiatici partecipa al dialogo euro-asiatico
dell’ASEM (Asia Europe Meeting)41
e, quindi, agli incontri dell’Asia-
Europe Parliamentary Partnership (ASEP) che definiscono la parte
parlamentare della cooperazione.
L’ASEP (Asia-Europe Parliamentary Partnership) rappresenta il
versante parlamentare dell’ASEM42
. Le riunioni hanno cadenza biennale.
Al termine della riunione si approva una dichiarazione finale, che è poi
presentata al Vertice governativo ASEM.
La nona riunione si è tenuta il 21 e 22 aprile 2016 in Mongolia ed è
stata dedicata a: “The Role of Asia-Europe Parliamentary Partnership in
ASEM”. Alla riunione ha preso parte, in rappresentanza della Camera dei
deputati, la Vicepresidente Marina Sereni. Per l’ANP hanno partecipato
Ms Zhao Shaohua, Vice Presidente della commissione Affari Esteri, e
Gao Xiang.
Si ricorda che il Parlamento italiano ha la ottava riunione ASEP,
dal 6 all’8 ottobre 2014, sul tema: “The role of Parliaments in fostering
Europe-Asia dialogue, sustainable growth and stronger governance
structures”.
41
Il processo intergovernativo ASEM (Asia Europe Meeting), è stato avviato nel 1996 tra i 15
Paesi membri dell'Unione europea e 10 Paesi dell'area asiatica (Brunei, Cina, Corea del Sud,
Filippine, Giappone, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia e Vietnam). In occasione del
Vertice di Hanoi dell’ottobre 2004 sono entrati a far parte dell’organismo di cooperazione
eurasiatico altri 13 paesi: Cambogia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Laos, Lettonia, Lituania,
Malta, Myanmar/Birmania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Al vertice ASEM di
Helsinki del 2006 era stato deciso di allargare la cooperazione a: Bulgaria, Romania, India,
Pakistan, Mongolia e al Segretariato ASEAN (Association of South East Asian Nations). Tale
allargamento è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM di Pechino del 24 e 25 ottobre
2008 a cui tali paesi hanno partecipato per la prima volta. Nel corso del Vertice ASEM del 2010
Australia, Nuova Zelanda e Federazione Russa, hanno partecipato per la prima volta
all’esercizio e ne sono divenuti pertanto membri. In occasione del Vertice di Vientiane (5-6
novembre 2012) anche Bangladesh, Svizzera e Norvegia hanno aderito all’ASEM, il primo nel
gruppo asiatico, mentre per quanto attiene a Svizzera e Norvegia è stata concordata la costituzione
di un “sottogruppo non-UE” all’interno del gruppo europeo, portando il numero totale a 53 con
l’ingresso della Croazia e del Kazakhstan che è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM
del 2014. 42
Si segnala che il Parlamento del Myanmar/Birmania nel 2012, ha preso parte per la prima
volta alla riunione dell’ASEP; in occasione della riunione di Helsinki del maggio 2006 si erano
infatti opposti alla sua partecipazione i rappresentanti dei Parlamenti UE.
99
Per l’ANP hanno partecipato Ms Zhao Shaohua, Vice Presidente della
commissione Affari Esteri, che ha presieduto il Panel 1, vertente sul tema:
Economic and financial governance structures; e Li Yang, membro della
Commissione Affari economici e finanziari.
La dichiarazione finale, approvata nel corso della riunione, è stata
sottoposta al Vertice dei Capi di Stato e di Governo ASEM, svoltosi a
Milano il 16 e il 17 ottobre 2014.
Il Parlamento cinese ha ospitato la quinta riunione (ASEP V) a Pechino
dal 18 al 20 giugno 2008 (la Camera non ha partecipato)43
.
Dimensione parlamentare del G8
Si segnala anche che la Camera è stata il primo Parlamento ad
ospitare nel settembre 2009, nel corso della Presidenza italiana del G8,
una sessione allargata, riunione outreach, che ha visto la partecipazione
della Cina (insieme ai Presidenti delle Camera basse di Brasile, Egitto,
India, Messico e Sud Africa). Alla riunione è intervenuto il Vice
Presidente dell’Assemblea nazionale del Popolo Hua Jianmin. Tuttavia,
nelle ultime riunioni del G8 parlamentare (dal 2012 in poi) non è stato
previsto il formato outreach.
Attività legislativa
Legge n. 110/16 del 22 giugno 2016, “Ratifica ed esecuzione
dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in
infrastrutture”, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015. La
Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture (AIIB) è stata
istituita il 29 giugno 2015 con la firma a Pechino dell’Accordo
istitutivo. 57 sono i Paesi aderenti. Complessivamente, tra i membri
fondatori, 20 sono non regionali; tra questi vi sono 14 Paesi
dell’Unione europea (tra cui Italia, Regno Unito, Germania e Francia),
3 Paesi europei non-UE (Svizzera, Norvegia e Islanda) e 3 Paesi extra-
europei (Brasile, Egitto e Sud Africa). Il mandato della Banca è
promuovere lo sviluppo economico sostenibile dell’Asia attraverso
43
Le precedenti riunioni ASEP si sono tenute: la settima, nel 2012 nel Laos (la Camera non ha
partecipato); la sesta a Bruxelles nel 2010, (la Camera è stata rappresentata dagli onorevoli
Lino Duilio e Alberto Torazzi); la quinta a Pechino nel 2008 (la Camera non ha partecipato); la
quarta a Helsinki (Finlandia) nel 2006 in occasione della quale è stato approvato il regolamento
dell’ASEP; la terza in Vietnam, nel 2004; la seconda a Manila, nelle Filippine, nel 2002; la
prima a Strasburgo, presso il Parlamento europeo, nel 1996 (si trattava di un incontro
propedeutico e nell’incontro, peraltro, erano stati coinvolti solo i Parlamenti dei 10 Paesi
asiatici e il Parlamento europeo).
100
l’investimento in infrastrutture. Le operazioni si concentreranno nei
settori dell’energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, delle
infrastrutture rurali, dello sviluppo e della logistica urbana. Esse
assumeranno la forma di prestiti, partecipazioni al capitale e garanzie.
Legge n. 54/16 del 4 aprile 2016 “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo
sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o
di livello universitario rilasciati nella Repubblica italiana e nella
Repubblica popolare cinese, con Allegati, firmato a Pechino il 4 luglio
2005”.
Legge n. 161/15 del 24 settembre 2015. Il 15 settembre 2015 il
Parlamento italiano ha approvato la legge di ratifica del Trattato di
estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese.
Legge n. 96/15 del 18 giugno 2015. Il 3 giugno 2015 il Parlamento
italiano ha approvato la legge di ratifica dell’Accordo tra il Governo
della Repubblica italiana e il Governo della Regione amministrativa
speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese per evitare
le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire
le evasioni fiscali.
Legge n. 64/15 del 29 aprile 2015. Il 22 aprile 2015 il Parlamento
italiano ha approvato la legge di ratifica del Trattato tra il Governo della
Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese in
materia di reciproca assistenza giudiziaria e penale.
Atti di indirizzo e controllo
Numerosi sono gli atti di indirizzo e controllo presentati nella Legislatura
in materia di rispetto dei diritti umani; rapporti commerciali e industriali;
concorrenza sleale e difesa del made in Italy; difficoltà di integrazione della
comunità cinese e fenomeno dell'immigrazione clandestina cinese.
Cooperazione amministrativa
Il 24 novembre 2008, una delegazione di funzionari cinesi della
Commissione per gli Affari Legislativi (LAC) ha effettuato una visita di
studio alla Camera. La LAC è un organo di funzionari dell’Assemblea
Nazionale Cinese, che ha la funzione di redigere proposte di legge e di
fornire, inoltre, supporto informativo e documentale al Comitato
101
Permanente44
e ai deputati dell’Assemblea del Popolo Cinese. Nella
fattispecie, tale Commissione, è incaricata della revisione del sistema
giuridico cinese. Gli aspetti costituzionali del federalismo e il federalismo
fiscale sono stati i temi oggetto dell’incontro con i funzionari della Camera.
Il 17 giugno 2004 è stata in visita alla Camera una delegazione
dell’Ufficio Legislativo del Consiglio di Stato (governo) guidata dal
Vicepresidente dell’Ufficio legislativo Wang Yongqing. La delegazione ha
incontrato il vice Segretario Generale, dott. Alessandro Palanza e alcuni
funzionari del Servizio studi.
Il 16 e il 17 luglio 2002 si è svolto presso la Camera uno stage per
funzionari dell’Assemblea del Popolo.
PRECEDENTI LEGISLATURE
Nelle ultime legislature, gli incontri parlamentari sono stati rilevanti non
solo per la loro frequenza (16 incontri a livello delle sole Commissioni
parlamentari nella XVI legislatura), ma anche per il loro livello, giungendo
ad investire le più alte cariche dello Stato.
Si ricordano, in proposito, gli incontri con il Presidente della Camera
Fini delle prime quattro cariche del paese: Jia Qinglin45
, Presidente del
Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese
e quarta carica dello Stato (novembre 2012); il Primo Ministro Wen
Jiabao46
(ottobre 2010); il Presidente della Repubblica Hu Jintao47
(luglio
44 Si segnala che il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che si compone
di 198 membri, è il vero motore del Parlamento, esso garantisce infatti la continuità dei lavori
tra una sessione e l’altra dell’ANP. 45
Tra i temi al centro del colloquio: rafforzamento dei rapporti parlamentari e l’ulteriore sviluppo
del partenariato strategico attraverso la promozione degli scambi tra vertici istituzionali, il
rafforzamento degli scambi tra organi legislativi e partiti politici, lo sviluppo dei rapporti fra
l’Unione Europea e la Cina con l’aiuto dell’Italia, e il rafforzamento dei rapporti economici,
commerciali e culturali. 46
Temi del colloquio: rapporti bilaterali (presenza in Italia di 6000 imprese) governance mondiale
dell’economia, opportunità di riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato.
47Era presente anche l’onorevole Lorenzo Cesa, presidente della parte italiana della Commissione
di collaborazione parlamentare italo-cinese. Temi del colloquio: lotta alla povertà e difesa dei
diritti umani; importanza del Partenariato Strategico Globale Italia-Cina, forte crescita
dell’interscambio commerciale e necessità di promuovere la cooperazione nei settori della
ricerca, dell’energia, ambiente e turismo, e tra le PMI; crisi finanziaria internazionale e
necessità di sostenere i paesi in via di sviluppo.
102
2009); il Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Wu Bangguo48
(maggio 2009).
A questi si aggiungono la visita in Cina effettuata dalla Vicepresidente
Bindi a maggio 2011, su invito del Partito comunista cinese e le due
missioni della sezione bilaterale di amicizia Italia-Cina dell’UIP, guidata
dall'On. Barbi a gennaio e a dicembre 2010.
Per quanto riguarda le visite in Cina a livello presidenziale, si ricorda che
la prima missione è stata effettuata dal Presidente, Luciano Violante, (27-30
settembre 2000) insieme ad una delegazione di deputati, mentre il
Presidente Casini è stato l’ultimo Presidente della Camera a recarsi in
Cina, quando, nnella qualità di neo Presidente dell’Unione
interparlamentare, ha presieduto la quarta Conferenza parlamentare sul
WTO49
tenutasi ad Hong Kong dal 13 al 19 dicembre 2005 a latere della
VI riunione ministeriale.
A queste si aggiungono alcune missioni delle Commissioni di merito in
Cina come quelle, nella XIV legislatura, della Commissione Affari Esteri a
novembre 2004, della Commissione Affari sociali si è recata in missione in
India e Cina a marzo 2005; della Commissione Trasporti a Shangai, a
maggio 2005.
Giova segnalare, inoltre, l’attività svolta dal Comitato Diritti Umani della
Commissione affari esteri della Camera che, in particolare, nella XVI
legislatura, ha condotto varie audizioni nell’ambito dell’indagine
conoscitiva sulla violazione dei diritti umani nel mondo, tra essi:
l'audizione di rappresentanti del World Uyghur Congress (8 luglio 2009),
Rebiya Kadeer, Presidente del World Uyghur Congress, rappresentante del
popolo uiguro, della regione dello Xinjiang, nel Turkestan orientale (5
maggio 2009), il Presidente del National Democratic Party of Tibet, Chimi
Yung Drung (11 novembre 2008); John Kamm, Presidente della
Fondazione Dui Hua (una Fondazione istituita nel 1999 con il fine di
promuovere il rispetto dei diritti umani in Cina) (6 ottobre 2008); Ning Lan,
e Zhao Lili, Rappresentanti dell'Associazione italiana Falun Dafa (17 aprile
2012).
48
Erano presenti anche l’on. Lorenzo Cesa, e il presidente della sezione di amicizia UIP, on.
Antonello Soro. Temi del colloquio: rafforzamento dei rapporti bilaterali, crisi economica
internazionale e la riforma organismi finanziari internazionali. 49
Si ricorda che la Conferenza parlamentare del World Trade Organization è un’iniziativa
congiunta dell’Unione interparlamentare (UIP) e del Parlamento europeo mirante a rafforzare la
democrazia a livello internazionale e a dare una dimensione parlamentare alla cooperazione
multilaterale sulle questioni commerciali.
103
Una riflessione a parte meritano gli incontri con il Dalai Lama. La
Camera, infatti, oltre ad avere presentato e approvato vari atti di indirizzo e
controllo sulla tutela dei diritti del popolo tibetano in Cina, ha più volte
ricevuto il leader spirituale Tibetano; dopo tali incontri sono sempre seguite
le proteste ufficiali dell’Ambasciata del Popolo Cinese in Italia. In
particolare si ricorda che il Presidente della Camera, Gianfranco Fini ha
ricevuto il Dalai Lama. il 18 novembre 2009 (il Dalai Lama nella stessa
giornata aveva partecipato ai lavori del V° Congresso mondiale dei
parlamentari sul Tibet organizzato dall’Intergruppo parlamentare per il
Tibet presieduto dall’On. Matteo Mecacci, che ha avuto luogo il 18 e 19
novembre 2009 presso la Camera dei deputati). Il 12 dicembre 2007 il Dalai
Lama ha svolto un discorso50
nella Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio
di fronte ad un centinaio di deputati ed alla presenza del Sottosegretario agli
Affari esteri, Gianni Vernetti, del Presidente della Camera, Fausto
Bertinotti, e del Presidente della Commissione Affari esteri, Umberto
Ranieri. Il Dalai Lama era stato ricevuto dal Presidente del Senato e dal
Presidente della Camera anche il 12 ottobre 2006.
***
Si ricorda inoltre, inoltre, che la Camera dei deputati ha ospitato il 31
marzo 2004, presso la sala del Mappamondo, la presentazione del libro
“Deng Xiaoping e la rivoluzione culturale” da parte dell’autrice Deng
Rong, figlia del leader cinese.
50
Il leader religioso ha richiesto un sostegno morale, pratico e concreto, affinché siano riconosciuti
i diritti che spettano ai tibetani e che sono sanciti pure nella Costituzione cinese. Sempre in tale
occasione, il Presidente della Camera, Bertinotti, ha confermato l’amicizia italiana sia alla Cina
che al popolo tibetano e l’importanza di includere nei negoziati anche i rappresentanti dei
religiosi tibetani. Ha altresì ribadito l’importanza di sviluppare il dialogo interculturale. Il Dalai
Lama ha sottolineato che non è obiettivo del Tibet quello di ottenere l’indipendenza dalla Cina.
105
PROFILI DELLA CONDIZIONE FEMMINILE IN CINA
(A CURA DEL SERVIZIO STUDI DELLA CAMERA)
Quanto alla Cina (99° nel global gender gap index 2016), UNWomen vi
opera dal 1998 fornendo assistenza tecnica e finanziaria a programmi e
strategie per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, in
collaborazione con governi, ONG, agenzie delle Nazioni Unite, donatori,
comunità e reti per promuovere l'uguaglianza di genere.
Le aree dell’attività nel paese asiatico sono:
violenza contro le donne, una violazione fondamentale dei diritti delle
donne che resta molto diffusa. Le donne hanno pertanto bisogno di forti
strumenti normativi di tutela e della loro applicazione, nonché di servizi per
la protezione e la prevenzione;
leadership e partecipazione politica, in quanto le donne hanno un peso
limitato nelle decisioni che le riguardano. Si rendono necessarie misure
appropriate per ampliare la partecipazione politica delle donne ed aiutarle a
realizzare pienamente il loro potenziale di leadership.
economic empowerment femminile dal momento che le donne in misura
molto minore rispetto agli uomini possono accedere alla terra, al credito
nonché a posti di lavoro dignitosi sebbene evidenze scientifiche dimostrino
che il rafforzamento economico delle donne fa crescere le economie
nazionali;
considerazione della parità di genere nel delineare le politiche
economiche. La parità di genere, che dovrebbe essere un obiettivo
dichiarato di tutti i piani, va sostenuta con azioni specifiche per l'attuazione
nonché da adeguati finanziamenti.
I progetti e programmi di UNWomen in Cina nelle aree sopra ricordate si
svolgono nell’ambito, innanzitutto, della Convenzione sull'eliminazione di
tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) 1979, che la
Cina ha ratificato nel 1980 obbligandosi pertanto a prendere tutte le misure
adeguate ad eliminare la discriminazione nei confronti delle donne e a
promuovere la parità di genere.
Le Agenzie dell’Onu per la parità di genere presenti in Cina (UNWomen,
United Nations Theme Group on Gender – UNTGG e China Gender
Facility - CGF) intendono costituire un forum di scambio di esperienze ed
un canale di diffusione delle strategie di genere più efficaci. In particolare il
CGF, istituito nel 2004 con l'obiettivo di contribuire alla parità di genere e
all’empowerment delle donne in Cina, fornisce finanziamenti (con risorse
provenienti dalle Nazioni Unite, da donatori e dal settore privato) a
governo, società civile e istituzioni accademiche a sostegno di proposte e
106
ricerche innovative a supporto della parità di genere; ad oggi i progetti
sostenuti ammontano a 44.
Libia
109
GLI ULTIMI SVILUPPI DELLA SITUAZIONE IN LIBIA
(A CURA DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE)
Ultimi sviluppi (al 3 marzo 2017)
La situazione sul terreno è caratterizzata da aree di fragilità in tutte le
regioni. A Tripoli, dopo la tensione seguita all’annuncio da parte di alcune
milizie ostili al GNA della creazione di una “guardia nazionale”, il 17
febbraio le celebrazioni per l’anniversario della rivoluzione del 2011 si
erano svolte in un clima pacifico.
Il 20 febbraio nella Capitale libica il convoglio sul quale viaggiava il
Presidente Serraj, con il Presidente del Consiglio di Stato Sweihli e il
Comandante della Guardia Presidenziale Nakua è stato oggetto di colpi di
arma da fuoco provenienti dall’area dell’Hotel Rixos, ancora sotto
controllo di milizie di Misurata vicine al premier di fatto Gweil.
Nei giorni scorsi, violenti scontri tra milizie hanno interessato l’area di
Abu Salim, provocando dieci morti. Grazie all’intervento del Consiglio
Presidenziale è stato raggiunto un cessate-il-fuoco tra le parti. Gli equilibri
di sicurezza nella Capitale si sono spostati a favore delle forze pro CP-
GNA, al termine di un confronto nato per il controllo di un quartiere
popoloso.
Sabato 25 febbraio è stata emessa una dichiarazione dagli
Ambasciatori dei Paesi P3 + Italia, Germania e Spagna per condannare
gli scontri e l’attacco al convoglio del Presidente Serraj, per reiterare il
fermo sostegno alle Autorità legittime e invitare tutte le parti al dialogo
politico inclusivo.
A Bengasi, nei giorni scorsi una autobomba ha ucciso Mahmoud Al-
Warfali, comandante delle forze speciali della LNA del Gen. Haftar, mentre
un altro esponente della LNA sarebbe stato rapito nei pressi di Derna. Il 1°
marzo, 19 effettivi della Operazione “Dignità” della LANA guidata dal
Gen. Haftar sono stati uccisi in scontri con elementi del Bengasi Shura
Council.
A Zuara, nell’ovest del Paese, il 1° marzo scorso uomini armati
hanno sequestrato un cargo turco per il trasporto di greggio, reclamando il
pagamento di “arretrati” da parte della compagnia.
Sul piano diplomatico, il tentativo egiziano di favorire un incontro
al Cairo tra Serraj e il Gen. Haftar il 14 febbraio non è andato a buon
fine a causa del rifiuto di Haftar di incontrare il Presidente libico. A
110
seguito del mancato incontro, da parte egiziana è stato emesso un
comunicato che riflette i punti su cui, secondo gli egiziani, potrebbe essere
raggiunto un accordo: formazione di una commissione di 15 membri per
parte della HoR e del Consiglio di Stato per esaminare le questioni aperte
nell’accordo politico (i rispettivi membri sarebbero in corso di nomina);
approvazione dell’emendamento costituzionale per lo LPA; elezioni
parlamentare e presidenziale entro febbraio 2018 e continuità delle
istituzioni fino a quel momento. All’incontro ha fatto seguito, lo scorso 19
febbraio, un incontro organizzato dal Presidente Tunisino Essebsi tra i
Ministri degli Esteri tunisino, egiziano e algerino che, senza voler istituire
un nuovo formato, hanno riaffermato l’impegno a lavorare per la
stabilizzazione della Libia.
Nell’ambito dell’attivismo russo, il PM Serraj si è recato a Mosca in
visita il 2 marzo, accompagnato dal VPM Maitig, dal Ministro degli Esteri
Syala e dal Comandante della Guardia Presidenziale Nakua. La delegazione
libica ha incontrato il Ministro degli Esteri Lavrov e il Vice Bogdanov. Da
parte russa e’ stata ribadita la determinazione a contribuire, attraverso
contatti ad ampio spettro al consolidamento del quadro istituzionale del
Paese.
Sul piano bilaterale, il 6 febbraio l’Ambasciatore in Libia Perrone
si è recato a Tobruk nella sua prima visita nell’Est del Paese. Nella
missione, egli ha incontrato il Presidente della Camera dei Rappresentanti
Aghila Saleh e diversi parlamentari. Il 22 febbraio, egli si è recato a
Misurata per presenziare ad una distribuzione umanitaria di kit sanitari e
per svolgere colloqui con controparti locali, relativi anche al recente
attentato. E’ prevista una sua prossima visita a Zintan.
E’ in programma per il 14 marzo prossimo alla Farnesina un incontro
a livello Alti Funzionari sulla Libia cui parteciperanno delegazioni di
Algeria, EAU, Egitto, Francia, Italia, Tunisia, Regno Unito e Stati Uniti,
per favorire la coesione della Comunità Internazionale sul dossier.
111
RAPPORTI PARLAMENTARI
(A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA CAMERA)
Incontri bilaterali
L’8 aprile 2015 la Presidente Boldrini ha ricevuto lo Speaker della
Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Aghila Saleh.
In occasione dell’incontro sono stati ricordati gli storici rapporti di
amicizia fra la Libia e l’Italia, il cui ulteriore sviluppo è bloccato dalla
critica situazione in cui si trova il Paese. Il colloquio si è poi incentrato
sugli ultimi sviluppi del quadro politico e sui negoziati in corso per la
formazione di un governo di unità nazionale nonché sulla necessità di una
Libia forte e unita per sconfiggere la comune minaccia del terrorismo.
Condizione quest’ultima indispensabile anche per riprendere le iniziative di
cooperazione con il parlamento e la società civile libica, avviate prima del
conflitto, come quelle in materia di contrasto alla violenza contro le donne.
Il 2 luglio 2013 la Camera, in collaborazione con l’Iniziativa Ara Pacis, e
con il patrocinio del Ministero degli Affari esteri, ha ospitato un Convegno
dal titolo “La verità necessaria: i processi di riconciliazione nei Paesi
delle Primavere arabe”.
I lavori sono stati aperti dalla Presidente della Camera, Laura
Boldrini; è intervenuto il Vice Presidente del Congresso generale
nazionale della Libia, Giuma Ahmed Atigha. Durante i lavori due vittime
delle violenze avvenute in occasione del conflitto in Libia nel 2011 hanno
apportato la loro drammatica testimonianza.
Il 19 settembre 2014, il Ministro della giustizia della Libia, Salah Al-
Marghani, è intervenuto alla Conferenza "Al sicuro della paura, al
sicuro della violenza. L'entrata in vigore della Convenzione di
Istanbul", svoltasi a Roma, presso la Camera dei deputati. A latere della
Conferenza ha avuto luogo un incontro con la Presidente della Camera,
Laura Boldrini.
Incontri delle Commissioni
Il 19 febbraio 2015 la Presidente del Comitato Schengen, Laura
Ravetto, ha incontrato l’allora Ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe
Buccino Grimaldi.
In apertura dell’incontro la Presidente Ravetto ha illustrato l’attività
svolta dal Comitato da lei presieduto sul tema dei migranti e della
112
situazione in Libia. Su richiesta della Presidente Ravetto, ha fatto seguito
un’informativa dell’Ambasciatore in ordine alla condizione effettiva del
Paese e alle prospettive dell’immediato futuro con particolare riferimento
alle partenze dei migranti, alle possibili infiltrazioni jihaidiste tra di essi,
alle soluzioni praticabili per risolvere il problema, al possibile superamento
della guerra civile, al ruolo di IS nel Paese, all’opportunità – anche per
tutelare la popolazione libica – di una presenza internazionale in Libia.
Il 4 luglio 2013 si è svolto un incontro dell'Ufficio di Presidenza
integrato dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni esteri della
Camera e del Senato con l’allora Primo Ministro libico, Ali Zeidan.
Sedi multilaterali
Il Dialogo 5 + 5
La Libia partecipa alle riunioni dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi
del Mediterraneo Occidentale (Dialogo 5+5), che unisce, in un foro
informale di dialogo, 5 Paesi dell’Unione europea e 5 Paesi arabi che si
affacciano sul Mediterraneo occidentale (Italia, Francia, Spagna, Portogallo,
Malta e Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania)51
. Dal 2010 le
riunioni vengono promosse dal Segretariato dell’Assemblea Parlamentare
del Mediterraneo (PAM).
Dal 27 al 28 ottobre 2016 si è riunita a Marsiglia la dimensione
parlamentare del Dialogo 5+5 sul Mediterraneo.
La I Riunione dei Presidenti dei Parlamenti del Paesi del Dialogo 5+5 si
è tenuta a Tripoli dal 24 al 25 febbraio 2003. La Camera era stata
rappresentata dal Vice Presidente, Clemente Mastella.
Partenariato euromediterraneo
Il Congresso Generale del Popolo libico, pur regolarmente invitato in
qualità di osservatore nelle sedi della cooperazione parlamentare inerente il
Processo di Barcellona, non vi ha mai partecipato. La Libia, infatti, non ha
51
La cooperazione tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo occidentale nasce a livello
governativo a Roma nell’ottobre 1990 e si è inizialmente definita ad Algeri nella forma del
Dialogo 5+5 (ottobre 1991), con la partecipazione da un lato di Italia, Francia, Spagna,
Portogallo e Malta e dall’altro di Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania (i cinque Paesi
appartenenti all’Unione del Maghreb Arabo – UMA). Dopo il congelamento quasi decennale
dovuto alle sanzioni imposte dall’ONU alla Libia, l’esercizio si è riattivato nel gennaio 2001
con la Conferenza Ministeriale di Lisbona, cui ha fatto seguito quella di Tripoli del maggio
2002. La Tunisia ha quindi ospitato il primo Vertice dei Capi di Stato e di Governo il 5
dicembre 2003. La dimensione parlamentare si è attivata su iniziativa della Libia dal 24 al 25
febbraio 2003.
113
aderito al Processo di Barcellona e di conseguenza non fa parte
dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo52
.
Si segnala che i sindaci di alcune città libiche sono stati invitati a
partecipare alla riunione della Commissione Cultura dell’Assemblea
Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), presieduta dal
deputato Khalid Chaouki, che è stata ospitata dalla Camera dei deputati il
19 febbraio 2016.
Unione interparlamentare
Nell’Unione interparlamentare opera la sezione di amicizia Italia-Libia,
la cui parte italiana nella legislatura in corso non è stata ancora ricostituita.
*****
Cooperazione amministrativa
Nella scorsa legislatura, la Camera dei deputati ha partecipato, con una
delegazione formata dai deputati Margherita Boniver e Lapo Pistelli, ad un
progetto di sostegno, promosso dall’Unione europea, alle nascenti
organizzazioni parlamentari libiche, al fine di fornire ai membri del
Congresso Nazionale libico la formazione necessaria per il corretto
svolgimento della funzione parlamentare.
In particolare, il contributo italiano si è focalizzato sui settori Bilancio,
Legislazione e Costituzione. In tale ambito i deputati italiani sono
intervenuti in due sessioni: dal 19 al 21 novembre 2012 sul tema del
controllo parlamentare e dal 3 al 5 dicembre su quello della legislazione.
Ai lavori hanno preso parte anche funzionari della Camera.
52
Pur avendo presentato la richiesta di adesione al Partenariato nel gennaio 2000, la Libia l’aveva
ritirata dopo che l’Unione europea aveva chiesto a Tripoli una conferma dell’accettazione
piena e incondizionata dell’acquis di Barcellona. Da parte sua, la Libia sosteneva ufficialmente
che la presenza di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese, prima che fosse risolto il
problema palestinese, avrebbe influito negativamente nei meccanismi del Partenariato.
115
PROFILI DELLA CONDIZIONE FEMMINILE IN LIBIA
(A CURA DEL SERVIZIO STUDI DELLA CAMERA)
Non sono disponibili dati sulla situazione dell’empowerment femminile
il Libia e lo stesso Global gender gap report index non riferisce sul Paese
nord africano nelle ultime edizioni.
Qualche sommaria indicazione può essere tratta dalla pagina web53
di
Libya Women Economic Empowerment (LWEE), progetto sviluppato nel
triennio 2013-2016 da USAID, l’Agenzia governativa statunitense che
opera “contro la povertà estrema e per consentire alle società democratiche
di realizzare il proprio potenziale”. Il programma, finalizzato a liberare il
potenziale economico riconosciuto dell'imprenditorialità femminile ed a
valorizzare il contributo delle donne alla crescita economica ed alla stabilità
politica del Paese, si articola in attività quali:
rafforzamento delle associazioni delle imprese di donne per creare
reti di business e formazione alla leadership femminile;
potenziamento dei servizi per le donne imprenditrici, in
coordinamento con le organizzazioni locali, al fine sia di sviluppare
prodotti innovativi, sia di favorire un approccio più aperto alle
possibilità offerte dall’information technology;
miglioramento dell’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie
imprese libiche attraverso lo sviluppo di un portale per i servizi
finanziari. Inoltre, il progetto include un fondo di ($ 125.000)
finalizzato ad aiutare le donne nella creazione di nuove imprese o
nella crescita di quelle esistenti.
Il progetto ha inoltre lanciato un programma di tutoraggio per
un’assistenza costante sul territorio alle donne imprenditrici.
53
https://www.usaid.gov/libya/fact-sheets/libya-women-economic-empowerment
117
IL MEMORANDUM D’INTESA ITALIA-LIBIA
(A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA CAMERA)
Il Presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, e il Primo ministro
del governo di unità nazionale libico Fayez al Sarraj, il 2 febbraio 2017,
hanno firmato a Roma un memorandum d'intesa sulla cooperazione nel
campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico
di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza
delle frontiere.
Il memorandum prevede, in particolare, supporto tecnico e tecnologico
da parte del Governo italiano alle Autorità libiche che si occupano di
accoglienza e contrasto all’immigrazione clandestina, nel tentativo di
ridurre il traffico illegale via mare. E’ previsto altresì un sostegno dell’Italia
finalizzato al miglioramento dei centri di accoglienza in territorio libico,
finanziando l’acquisto di medicine e attrezzature mediche e la formazione
del personale lavora al suo interno.
Il 3 febbraio, il Consiglio europeo riunitosi a Malta ha espresso il
sostegno all’accordo italo-libico sui migranti.
L’accordo bilaterale è stato invece al centro di critiche da parte di diverse
organizzazioni non governative. In particolare la ONG Medici per i diritti
umani ha giudicato l’Accordo “probabilmente inefficace e certamente
inumano. Inefficace perché il governo di Serraj controlla ad oggi solo una
parte molto ridotta del territorio nazionale libico e non ha il pieno
controllo neanche della capitale Tripoli. Per il resto la Libia è oggi per i
migranti un grande campo di concentramento, sfruttamento e tortura
gestito da una miriade di milizie, gruppi armati e bande criminali di
dimensioni e caratteristiche tra le più svariate. Inumano nel suo impianto
perché ha palesemente come unico obiettivo quello di fare muro nel Canale
di Sicilia per bloccare gli sbarchi in Italia senza preoccuparsi della sorte di
centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini destinati a rimanere
intrappolati nell’inferno libico.”
Anche Medici senza frontiere boccia l’intesa che “intende costruire in
mare una barriera che impedisca a chi fugge di raggiungere le frontiere
dell’Europa. Per migliaia di esseri umani, il muro virtuale in corso di
costruzione nel Mediterraneo Centrale avrà come immediata conseguenza
detenzioni arbitrarie, maltrattamenti, stupri, sfruttamento e respingimenti
nei paesi di origine. Senza alcun riferimento ad alternative sicure per
coloro che non possono più restare in Libia o che sarebbero in pericolo di
vita qualora venissero rimandati nei rispettivi paesi di origine ”.
118
Anche l’UNHRC, tramite la portavoce per il sud Europa, Carlotta Sami,
ha dato una valutazione negativa del Memorandum che “parla di migranti
illegali mentre in realtà buona parte di coloro che fuggono avrebbe diritto
alla protezione internazionale. Nel 2016 il 38% dei richiedenti asilo l'ha
ottenuta”. Inoltre la Libia “non è un approdo in cui si possa rimpatriare chi
cerca asilo. È instabile, sul suo suolo sono praticate violenze e torture, non
ha firmato la convenzione di Ginevra”.
Amnesty International ha dichiarato che la chiusura della rotta avrebbe
messo «centinaia di migliaia di rifugiati a rischio di tortura e
sfruttamento”. Giudizio analogo è stato dato anche da Human Rights
Watch.
In un rapporto del dicembre 2016, l’ufficio dell’Alto Commissariato per i
Diritti Umani e la missione in Libia delle Nazioni Unite hanno documentato
diffusa malnutrizione, lavori forzati, malattie, maltrattamenti, abusi
sessuali, torture ed altri abusi nei centri di detenzione di migranti in Libia.
Il Rappresentante del Governo di Tobruck, Ali al-Qatrani, ha dichiarato
che il Memorandum è nullo in quanto "il Presidente del Consiglio
presidenziale e il suo governo designato non sono abilitati giuridicamente e
costituzionalmente a firmare qualsiasi accordo o intesa regionale o
internazionale” che necessità altesì della ratifica parlamentare.
Il Consiglio europeo informale di Malta, svoltosi il 3 febbraio scorso,
ha approvato la Dichiarazione sugli aspetti esterni della migrazione:
affrontare la rotta del Mediterraneo centrale, nella quale l’UE si
impegna a dare priorità ai seguenti aspetti:
supporto alla guardia costiera libica;
impegno per smantellare l’attività dei trafficanti mediante un’azione di
cooperazione rafforzata;
sostegno allo sviluppo delle comunità locali in Libia;
impegno volto a garantire capacità e condizioni di accoglienza
adeguate per i migranti, unitamente all'UNHCR e all'OIM;
sostegno all'OIM per intensificare le attività di rimpatrio volontario
assistito;
rafforzamento delle campagne di informazione e delle attività di
sensibilizzazione destinate ai migranti in Libia e nei paesi di origine e di
transito;
aiuti per la riduzione delle pressioni alle frontiere terrestri della Libia,
anche sostenendo progetti che rafforzino la loro capacità di gestione delle
frontiere;
119
monitoraggio di rotte alternative e di possibili deviazioni delle attività
dei trafficanti, in cooperazione con i paesi vicini;
sostegno continuativo agli sforzi e alle iniziative dei singoli Stati
membri impegnati direttamente con la Libia. A tale proposito, l'UE accoglie
con favore il memorandum di intesa firmato il 2 febbraio 2017 dalle
autorità italiane e dal presidente del Consiglio di presidenza al-Serraj ed è
pronta a sostenere l'Italia nella sua attuazione;
approfondimento del dialogo e della cooperazione sulla migrazione
con tutti i paesi confinanti con la Libia, inclusa una migliore cooperazione
operativa con gli Stati membri e la guardia di frontiera e costiera europea
per quanto riguarda la prevenzione delle partenze e la gestione dei rimpatri.
Tunisia
123
SCHEDA-PAESE
(A CURA DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE)
124
STRUTTURA ISTITUZIONALE
STRUTTURA ISTITUZIONALE E DATI DI BASE
Nome ufficiale: Repubblica Tunisina
Superficie: 163.610 km2
Capitale: Tunisi (728.453 abitanti)
Città principali: Sfax, Sousse, Ettadhamen-Mnihla, Kairouan, Gabès
Forma di Governo: Semipresidenziale
Capo dello Stato: Béji Caïd Essebsi
Sistema legislativo: Assemblea parlamentare monocamerale
Sistema legale: Fondato sul codice civile francese e la legge islamica
Suffragio: Universale (18 anni)
Partecipazione a organizzazioni internazionali : ABEDA, AfDB,
AFESD, AMF, AMU, AU, BSEC (osservatore), CD, EBRD, FAO, G-11,
G-77, IAEA, IBRD, ICAO, ICC (comitati nazionali), ICRM, IDA, IDB,
IFAD, IFC, IFRCS, IHO, ILO, IMF, IMO, IMSO, Interpol, IOC, IOM,
IPU, ISO, ITSO, ITU, ITUC (organizzazioni non governative), LAS,
MIGA, MONUSCO, NAM, OAPEC, OAS (osservatore), OIC, OIF,
OPCW, OSCE (partner), UN, UNCTAD, UNESCO, UNHCR, UNIDO,
UNOCI, UNWTO, UPU, WCO, WFTU (organizzazioni non governative),
WHO, WIPO, WMO, WTO
POPOLAZIONE ED INDICATORI ECONOMICO - SOCIALI
Popolazione: 11,15 milioni di abitanti (dati fine 2015
dell’Institut National de la Statistique)
Tasso di crescita (PIL):
2013: + 2,5%
2014: + 2,2%
2015: + 0,8%
2016: + 1,3%
Inflazione:
2013: + 5%
2014: + 5,5%
2015: + 4,9%
2016: + 4,0%
Disoccupazione:
2013: 15,8%
2014: 15,1%
2015: 15,4%
2016: 15,5%
Aspettativa di vita alla
nascita:
uomini: 73,9 anni; donne: 77,4 anni (dati
2014)
Gruppi etnici: arabi 98%; europei ed altri 2%
125
Religioni: musulmana sunnita 98%; cristiana 1%;
ebraica 1%
Lingue:
arabo (lingua ufficiale); derubricazione del
francese come lingua ufficiale nella nuova
Costituzione.
Principali partiti politici:
Nidaa Tounes, nato da una costola
di Afec Tounes (liberali)
Ennhadha (movimento di
ispirazione islamica)
Congrès pour la République (CPR,
sinistra nazionalista)
Al-Aridha Chaabia ("Pétition
populaire”, populista)
Forum Democratico per il Lavoro
e le Libertà (FDTL – Ettakatol,
socialista)
Partito Democratico Progressista
(centro-sinistra)
L’Iniziativa (liberali e laici)
Harakat Ettajdid (centro-sinistra,
ex comunisti)
Partito Comunista degli Operai
Tunisini (PCOT)
Politica interna L’attuale esecutivo, guidato dal Primo Ministro Chahed, ha ottenuto la
fiducia lo scorso 26 agosto. A giugno, il Presidente della Repubblica
Essebsi aveva annunciato l’intenzione di formare un Governo di unità
nazionale per far fronte alle impegnative sfide che il Paese deve affrontare,
ritenendo l’Esecutivo tecnocratico in carica non in grado di condurre
un'azione di governo coraggiosa ed incisiva.
A luglio nove Partiti (Ennhadha, Nidaa Tounes, Afek Tounes e UPL
della attuale maggioranza; Mouvement projet Tunisie, Mouvement Echab,
Al Moubadra, e Al Joumhouri all'opposizione: circa l'80% delle forze in
Parlamento), il Sindacato UGTT, gli industriali di UTICA e l'Unione degli
agricoltori (UTAP), hanno firmato l'Accordo di Cartagine, documento
programmatico che delineava le priorità e la tabella di marcia del nuovo
Gabinetto. I cinque assi di intervento sono: contrasto al terrorismo,
accelerazione del processo di sviluppo e di creazione di impiego, lotta
contro la corruzione, ripristino degli equilibri finanziari e attuazione di una
politica sociale efficace, decentramento.
126
Il nuovo esecutivo, formato da 26 Ministri, di cui 19 di nuova nomina, e
14 Sottosegretari, presenta una base politica diversificata, più giovane e
con una rappresentanza femminile rafforzata. Due portafogli importanti,
quali quello degli Affari Sociali e della Funzione Pubblica, sono stati
assegnati a due ex vice Segretari Generali del Sindacato, Mohamed Trabelsi
e Abid Briki. La Ministra della Gioventù e dello Sport proviene dai ranghi
di UTICA. Quattro Partiti minori, finora nella galassia dell'opposizione di
centro-sinistra sono entrati nel governo. Altrettanto degno di nota il
dichiarato sostegno al Governo del Partito di Mohsen Marzouk, emerso
dalla scissione della corrente di sinistra di Nidaa Tounes e oggi forte di 25
deputati.
Il nuovo Esecutivo ha segnalato un riequilibrio tra Nidaa Tounes ed
Ennhadha: mentre Nidaa Tounes vede la propria partecipazione
ridimensionata a quattro Ministri (Esteri, Educazione Nazionale, Trasporti e
Turismo, tutti confermati dal precedente Gabinetto), Ennhadha, emersa da
un processo di secolarizzazione culminato nel Congresso di maggio,
rafforza la propria presenza con due Ministri e un Sottosegretario, scelti tra
i volti più giovani e progressisti del movimento. I liberali di Afek Tounes
restano al Governo con due dicasteri (Ambiente e Salute) mentre ne esce
l'ultraliberale UPL, a causa di dissidi in sede di negoziato con il Primo
Ministro designato. Diversi Ministeri, infine, restano in mano a personalità
indipendenti: spiccano le conferme, in virtu' dei risultati ottenuti in materia
di sicurezza, di Hedi Majdoub agli interni e Farhat Horchani alla difesa.
Alla guida degli Esteri rimane Khemaies Jhinauoi, ex Consigliere
Diplomatico del Presidente Essebsi. Tra i nuovi entrati spiccano il nuovo
Ministro della Giustizia, Ghazi Jribi, ex magistrato nonché Ministro della
Difesa nel Governo Jomaa, e l'attuale direttore generale della società di
intermediazione finanziaria Tunisie Valeurs, Fahdel Abdelke'fi, nominato
Ministro per lo Sviluppo, l'Investimento e la Cooperazione Internazionale.
I primi giorni di marzo hanno visto concludersi un rimpasto ministeriale
che ha portato alla soppressione del Ministero della Funzione Pubblica e
alla nomina di Ahmed Adhoum a Ministro degli Affari Religiosi. L’aspetto
più rilevante del rimpasto è l’uscita dal Governo di Abid Briki, entrato nel
Gabinetto dai ranghi del Sindacato UGTT e il momentaneo ingresso di
Khalil Ghariani, vice presidente e negoziatore della confederazione
industriale UTICA, dimessosi però poco dopo la nomina. Si attende ora di
verificare la tenuta della coalizione di Governo e il risultato del rimpasto
sull’Accordo programmatico di Cartagine.
127
Sicurezza e contrasto al terrorismo
Il 2016 è stato segnato da un importante numero di operazioni delle forze
di polizia volte all’individuazione e all’annientamento di cellule legate agli
ambienti del terrorismo o dedite al traffico d’armi. L’attentato di Ben
Guerdane (7 marzo 2016) ha dimostrato la grande vicinanza e
collaborazione della popolazione locale con le forze dell’ordine. La
vicinanza di Ben Guerdane al confine con la Libia conferma la
preoccupazione delle autorità tunisine nei confronti della porosa frontiera.
Per questo motivo lo scorso anno è iniziata la costruzione di una barriera di
protezione lungo il confine che si estende per circa 245 km, ed è rafforzata
da torrette e postazioni di controllo lungo il tracciato. Continua poi a
rappresentare una minaccia la presenza sul monte Chaambi, nell’area
montagnosa al confine con l’Algeria, di gruppi armati.
Dopo l’attentato terroristico di Sousse di luglio 2015, su impulso del
Vertice G7 di Elmau, è stato avviato un coordinamento multilaterale in
ambito G7, allargato a Belgio, Spagna e UE, sotto forma di un comitato
consultivo per la lotta al terrorismo e di una cellula di crisi nazionale
per il contrasto al terrorismo.
Dopo l’attentato di Berlino del 23 dicembre, si è acceso in Tunisia un
dibattito sul ritorno dei terroristi tunisini dai teatri di crisi in Iraq, Siria
e Libia (5.500 persone secondo le stime dell'ONU).
Ultimi sviluppi di politica estera A partire dal 2015 la Tunisia ha attuato alcune svolte nelle linee di
politica estera. Sono state ristabilite le relazioni diplomatiche con la
Siria, con l’apertura di un Consolato a Damasco e l’invito alle autorità
siriane a inviare un Ambasciatore a Tunisi, ed è stato riaperto il Consolato
a Tripoli, poi nuovamente chiuso per le condizioni di sicurezza.
La Tunisia è entrata nella coalizione anti-Daesh, coerentemente con la
nota posizione secondo cui il contrasto all'estremismo violento deve essere
una responsabilità condivisa e uno sforzo collettivo di tutti i Paesi, nel
quadro di un approccio partecipativo.
Per la Libia, la Tunisia sostiene il quadro istituzionale sancito
dall’Accordo Politico, condividendo con l’Italia il senso di urgenza dettato
dalla volatilità della situazione sul terreno. Tunisi mantiene canali di
comunicazione con tutti gli attori libici e sostiene la necessità di una
soluzione individuata dai libici per le questioni che fino a questo momento
hanno impedito la piena attuazione dell’Accordo. Da queste considerazioni
ha preso le mosse l’azione tunisina per consultazioni rafforzate con gli altri
Paesi vicini per favorire una soluzione intra-libica, di cui i paesi della
regione non dovrebbero essere che i facilitatori/mediatori. Ad inizio
gennaio, il Presidente Essebsi si è recato ad Algeri e ha inviato il Ministro
128
Jhinaoui in Egitto. A destare particolare preoccupazione a Tunisi è in
particolare la questione del controllo delle frontiere meridionali del Paese,
attraversate da varie forme di contrabbando oltre che di traffico di esseri
umani, cui le Autorità tunisine stanno tentando di far fronte con la
costruzione di barriere fisiche e tecnologiche per un tratto di circa 240
chilometri.
Quadro economico
La fragilità del quadro economico tunisino deriva dalla crescita limitata,
incapace di rispondere al disagio legato alla disoccupazione e alle disparità
regionali. Segni di miglioramento del settore manifatturiero e dei servizi e
una lieve ripresa dell'industria dei fosfati hanno contribuito a migliorare le
prospettive del Paese, anche se gli equilibri finanziari permangono delicati a
causa di finanze pubbliche in gravi difficoltà.
La crescita stimata per il 2016 è dell'1,4%. Le previsioni della Banca
Mondiale per il 2017 sono del 3% e del 3,7% per il 2018. La
disoccupazione è al 15,5%. L'inflazione si attesta al 4%. Preoccupa la
struttura della spesa pubblica: il debito pubblico, arrivato a oltre il 60% del
PIL, è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni. L’economia informale
rappresenterebbe circa il 50% del PIL. Cresce il contrabbando, soprattutto
per la difficoltà di monitorare le frontiere con la Libia.
Il 17 settembre 2016 è stato approvato, dopo un lungo dibattito
parlamentare, il nuovo Codice degli Investimenti, entrato in vigore il 1
gennaio 2017. Il 29 e 30 novembre scorsi si è tenuta a Tunisi la
Conferenza internazionale di presentazione del Piano Quinquennale di
Sviluppo 2016-2020. Nel corso della Conferenza, sono stati presentati oltre
cinquanta progetti di investimento pubblici, privati, e di partenariato
pubblico-privato, per un totale di 60 miliardi di dollari, in diversi settori
quali trasporti e infrastrutture, energia e rinnovabili, agricoltura e sviluppo
sostenibile, costruzioni, logistica, sanità, sviluppo regionale,
digitalizzazione, educazione, trattamento delle acque. L’Italia ha annunciato
nell’occasione interventi del valore di 360 milioni di euro, di cui 260 di
crediti di aiuto e 100 di doni.
Relazioni bilaterali Le relazioni bilaterali sono eccellenti, ne è prova l’intensificarsi degli
incontri e delle visite bilaterali ai massimi livelli. L’8 e 9 febbraio, il
Presidente della Repubblica, Beji Caid Essebssi, è venuto in Italia in visita
di Stato, accompagnato dal Ministro degli Esteri e dal Ministro del
Turismo. A margine della visita, sono stati firmati una Dichiarazione
Congiunta che traccia il percorso delle future relazioni, con particolare
riguardo alla Cooperazione allo Sviluppo, alla Cooperazione Culturale e in
129
materia di contrasto all’immigrazione illegale, e sei accordi (Cooperazione
allo Sviluppo, Trasporti su strada, Cooperazione Culturale, Turismo,
Ambiente ed Energia, Sanità). Il 19 gennaio, l’Onorevole Ministro si è
recato in visita a Tunisi, dove è stato ricevuto dal Presidente della
Repubblica, dal Primo Ministro e dal Ministro degli Esteri. Il 4 gennaio
scorso il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, si è recato a Tunisi dove ha
incontrato l’omologo tunisino, Ministro Mejdoub. La cooperazione
bilaterale nel campo della sicurezza e le modalità per rafforzarla sono stati
al centro dei colloqui. Il 29 novembre scorso, il Sottosegretario Della
Vedova ha rappresentato l’Italia alla Conferenza Tunisia 2020.
Cooperazione economica
L’allora Ministro Gentiloni ha guidato la missione di sistema in Tunisia
il 9 maggio scorso, organizzata in collaborazione con ICE Agenzie e
Confindustria. Nel corso della missione si è svolto il Business Forum
incentrato su agricoltura, macchine agricole e tecnologie per la
trasformazione alimentare, infrastrutture ed edilizia ed energie rinnovabili,
con l’intervento del Ministro Gentiloni e del Capo del Governo tunisino
Essid. La missione ha visto la presenza di oltre 170 operatori italiani, e oltre
200 imprese tunisine.
L’Italia rappresenta il secondo partner commerciale della Tunisia, con un
saldo commerciale in attivo (circa 430 milioni di euro) e con un
interscambio bilaterale nel 2016 stimato tra 5 e 5,5 miliardi di euro, sia in
funzione di cliente sia di fornitore, con una quota di mercato del 17,4% e
del 14,5% rispettivamente. Storicamente, l’Italia è anche il secondo
investitore in Tunisia.
In Tunisia, la presenza delle aziende italiane è forte e ben radicata.
Nonostante le difficoltà di questi ultimi anni, esse hanno mantenuto le loro
posizioni, spesso incrementandole. Risultano attive nel Paese oltre 800
imprese (la maggior parte delle quali sono società totalmente esportatrici,
off-shore). Le imprese italiane installate in Tunisia (miste, a partecipazione
italiana o a capitale esclusivamente italiano) impiegano oltre 60mila
persone e rappresentano quasi un terzo del totale delle imprese a
partecipazione straniera. La maggior parte di esse è concentrata nella
Grande Tunisi e nelle regioni costiere. Tuttavia, grazie ad una manodopera
qualificata presente sull’intero territorio, le imprese italiane si stanno
situando sempre più anche nelle regioni interne.
L’Italia è presente nel settore manifatturiero, costruzioni e grandi opere,
componentistica automotive, bancario, trasporti, meccanico, elettrico, agro-
alimentare, farmaceutico. Significativa anche la rilevanza del settore
energetico, in quanto in Tunisia passa il gasdotto TTPC che collega Italia e
Algeria. Aziende italiane si sono aggiudicate importanti commesse per
130
Grandi Lavori nelle infrastrutture (autostrade, rete ferroviaria veloce,
impianti energetici e altro). Il settore merceologico con maggiore presenza
di imprese italiane resta quello del tessile/abbigliamento.
Cooperazione allo sviluppo La Tunisia è un Paese prioritario per la Cooperazione allo sviluppo
italiana. Il Memorandum d’intesa sulla Cooperazione italo-tunisina,
sottoscritto il 18 maggio 2015, ha sancito il ri-orientamento degli interventi
su azioni a sostegno del buon governo e della democratizzazione e ha
confermato il sostegno in materia di occupazione e sviluppo socio-
economico, in particolare del sud del Paese.
Alla Conferenza Internazionale di Tunisi del 29 e 30 novembre
l’Italia ha annunciato un impegno per circa 360 milioni di euro, articolato
in: 260 milioni di euro a credito d’aiuto (di cui 160 milioni di euro da
erogare nel quadro di linee di credito già esistenti, e 100 milioni per nuove
iniziative) e 100 milioni di euro a dono (inclusi 25 milioni di euro derivanti
dall’Accordo di conversione del debito).
L’Italia ha sostenuto l’istituzione del Fondo fiduciario di emergenza
UE per affrontare le cause profonde delle migrazioni in Africa,
contribuendo alla sua creazione in occasione del vertice de La Valletta con
10 milioni di euro. La Tunisia, come gli altri Paesi della sponda sud del
Mediterraneo, può beneficiare di interventi diretti finanziati dal Fondo.
Per quanto riguarda il debito tunisino, sono attive due linee di credito,
una per le PMI di 73 milioni di euro, per rafforzare le capacità e la
competitività delle PMI e delle società miste promuovendo i partenariati tra
imprese, e una seconda di 145 milioni a sostegno alla bilancia dei
pagamenti. E’ stato recentemente firmato l’Accordo di Conversione del
debito tunisino del valore di 25 milioni di euro. Le risorse saranno destinate
alla realizzazione di progetti nelle regioni svantaggiate del Paese in settori
quali la sanità e l'istruzione di base, la costruzione di piccole infrastrutture
volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione, la creazione
d'impiego e lo sviluppo di micro-imprese attraverso l'utilizzo di micro-
crediti. In occasione della Presidenza del G7, la Cooperazione Italiana
contribuirà con 5 milioni di dollari al “Transition Fund per il Medio Oriente
e l’Africa settentrionale”.
La nuova programmazione per il periodo 2017-2020, sancita dal
Memorandum firmato a Roma il 9 febbraio, prevede di concentrare gli
interventi nel sostegno al settore privato, per la creazione di opportunità di
impiego e di fonti di reddito in nelle regioni più svantaggiate del Paese; il
sostegno al rafforzamento della democrazia partecipativa e del welfare
locale (istruzione pubblica obbligatoria nelle zone remote); il sostegno al
settore pubblico nell’attuazione dei programmi di investimento pubblici
131
prioritari. Ad integrazione, e in continuità con la tradizione della
Cooperazione italiana, saranno previste iniziative su tematiche trasversali
quali migrazione, gender, e sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda la
tematica della migrazione l’obiettivo sarà, da un lato, di contribuire a
ridurre le condizioni socio-economiche che favoriscono i fenomeni di
migrazione illegale e, dall’altro, di incoraggiare la partecipazione della
diaspora tunisina in Italia allo sviluppo economico e sociale del paese
d’origine. I fondi stanziati per il 2017 ammontano a 14 milioni di euro di
doni (rispetto ai 9,5 del 2016).
Collaborazione in materia migratoria La collaborazione bilaterale in materia migratoria è basata su uno
Scambio di Note riguardante l'ingresso e il soggiorno sul territorio dei due
paesi dei rispettivi cittadini (in vigore dal 1999) e su un Accordo in materia
di lotta alla criminalità (in vigore dal 2005).
La cooperazione bilaterale in materia di rimpatri è basata sul
Processo verbale del 5 aprile 2011. In cambio di una maggiore
collaborazione in termini di rimpatri l’Italia ha concesso ai migranti tunisini
giunti irregolarmente prima del 5 aprile 2011 la possibilità di chiedere un
permesso di soggiorno provvisorio, su base umanitaria, oltre ad un
programma di assistenza tecnica per uno stanziamento totale di 140 milioni
di euro. In materia di cooperazione di polizia, l’Italia ha offerto un
programma di assistenza con la fornitura di mezzi ed equipaggiamenti
per 180 milioni di euro e con corsi di formazione.
Sinora le disposizioni in materia di identificazione e rimpatrio dei
migranti irregolari hanno rappresentano il principale ostacolo a una
tempestiva definizione dell’Accordo per una gestione concertata delle
migrazioni. Ad aprile 2016, i tunisini hanno chiesto riavviare i negoziati,
fermi dal 2012, per la definizione del progetto di Accordo Quadro sulle
migrazioni, che comprenda un protocollo sulle riammissioni e la
prevenzione dei flussi, un protocollo di sostegno alla mobilità dei lavoratori
tunisini e interventi di formazione professionale.
Il 2016 ha registrato un numero di sbarchi senza precedenti (181.450),
superando del 17,9% il numero degli arrivi del 2015. In oltre il 71% dei casi
si tratta di uomini, i minori non accompagnati rappresentano il 14% degli
sbarcati. Al 31 dicembre scorso, la Tunisia risultava essere terzo Paese di
partenza quanto a numero di natanti (74, a grande distanza dalla Libia con
1.293 imbarcazioni e poco sotto l’Algeria con 82), il quinto quale Paese di
imbarco (975 persone, dopo Libia con 160.864 persone, Egitto, Turchia ed
Algeria).
Processo di Khartoum. La Tunisia fa attivamente parte del PK. L’Italia
è impegnata a far sì che, come gli altri Paesi nordafricani appartenenti
132
all’esercizio (Egitto e, in prospettiva, Libia), la Tunisia riceva i fondi
necessari per avviare dei progetti concreti di cooperazione in campo
migratorio.
Il sostegno dell'UE
L’UE riconosce alla Tunisia lo straordinario sforzo profuso sulla via
delle riforme ed i risultati conseguiti in campo istituzionale e
costituzionale, attraverso un processo inclusivo e aperto agli input della
società civile, con contenuti inediti per il mondo arabo.
Il 18 aprile scorso si è svolto il XII Consiglio d’Associazione UE-
Tunisia. L’UE auspica un rafforzamento del Partenariato privilegiato con
Tunisi. Nel contesto di una generale valutazione del processo di riforme,
sono stati evidenziati i seguenti aspetti: attuazione della Costituzione e
consolidamento democratico; crisi libica e sue ripercussioni in loco;
sicurezza e nuovo pacchetto “antiterrorismo”; questioni migratorie, con
particolare attenzione all’assistenza tecnica e finanziaria nel quadro del
Partenariato di mobilità.
Lo scorso anno era stato definito lo sblocco di fondi ENI previsti dal
Consiglio di Associazione per un ammontare di 70 milioni di euro. Questo
contributo fa della Tunisia il primo beneficiario di tale programma nel
vicinato.
A seguito della ratifica da parte tunisina del relativo MoU, inoltre, l’UE
sostiene la Tunisia attraverso un programma di assistenza macro-finanziaria
di 300 milioni di euro a dono. Lo scorso febbraio l’UE ha proposto di
accordare al Paese un’assistenza macro finanziaria supplementare di
500 milioni di euro, sotto forma di prestiti a medio termine: il nuovo
aiuto sarà versato su tre tranche nel biennio 2016/2017 ed è destinato a
migliorare il bilancio dello Stato, il clima degli investimenti e a facilitare la
convergenza regolamentare con l’UE. Il versamento dei prestiti UE è allo
stato parziale, in quanto condizionato all’adozione di riforme strutturali in
campo socioeconomico e delle finanze pubbliche.
La BEI ha annunciato la concessione di nuovi prestiti da 2,5 miliardi
fino al 2020, destinati a sostenere la crescita inclusiva e sostenibile. La
BERS investirà, nel corso dei prossimi cinque anni, almeno 650 milioni di
euro a sostegno del settore privato e in progetti infrastrutturali ed energetici.
Con l’UE, sono aperti diversi negoziati su cui si attende un impegno
concreto da parte tunisina. In particolare, stentano a decollare le discussioni
sull’Accordo di Libero Scambio (DCFTA). Dal gennaio 2016 la Tunisia è
il primo paese arabo ad entrare nel Programma di Ricerca Horizon2020.
È stato recentemente lanciato il gemellaggio a conduzione franco-italiana
per il rafforzamento delle capacità del parlamento tunisino (Assemblea
dei Rappresentanti del Popolo). Il progetto ha durata triennale ed è
finanziato dall’UE per 1,63 milioni di euro. In data 17 ottobre 2016, i
133
ministri degli esteri europei hanno "rinnovato l'impegno" a sostenere la
Tunisia. Si è deciso di rinforzare l'aiuto finanziario europeo, fino a 300
milioni di euro per il 2017, assicurando che i finanziamenti europei
resteranno a "livello elevato fino al 2020" seguendo l'attuazione del piano di
riforme annunciato. Nella stessa riunione, il Consiglio degli Esteri ha
inoltre accolto con favore la recente adozione di un secondo programma di
assistenza macro-finanziaria della Ue da 500 milioni di euro.
Relazioni UE-Tunisia: cooperazione in materia migratoria
La Tunisia ha firmato un Partenariato di Mobilità con la UE nel 2014.
Quattro gli assi di cooperazione: promozione della migrazione legale (anche
con negoziati per un accordo sulla facilitazione dei visti), contrasto alla
migrazione irregolare (anche attraverso un negoziato sulla riammissione),
approfondimento del nesso tra migrazione e sviluppo, promozione di
politiche di asilo. Il negoziato sull’accordo di riammissione con la UE non è
ancora partito, per la netta contrarietà dei tunisini verso la clausola sulla
riammissione anche dei cittadini di Stati terzi che siano transitati per la
Tunisia. Stenta a decollare il collegato negoziato sulla facilitazione dei visti.
Nel quadro del Partenariato, a titolo bilaterale, l’Italia ha attualmente in
corso una iniziativa di migrazione circolare per il tramite di tirocini di
formazione professionali (Min. Lavoro) ed una di formazione delle forze di
polizia (sommozzatori ed in materia di frode documentale, a cura
dell’Interno); allo studio anche un progetto per la riqualificazione della
formazione professionale (Min. Lavoro). Inoltre, l’Italia (Min. Interno)
partecipa al progetto UE di sostegno al partenariato (Progetto “Lemma”)
ed organizzerà missioni di studio in Tunisia per presentare ai funzionari
tunisini il nostro modello di accoglienza.
La Tunisia è altresì beneficiaria del Fondo Fiduciario di La Valletta. Il
Comitato per la finestra Nord Africa del Fondo ha approvato in dicembre
un primo progetto dal 11,5 milioni di euro per il sostegno alla strategia
nazionale in materia migratoria.
135
RAPPORTI PARLAMENTARI
(A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA CAMERA)
Incontri bilaterali
L’8 febbraio 2017 si è svolta presso il Senato italiano una Conferenza
sulla situazione in Tunisia tenuta dal Presidente della Repubblica
tunisina, Beji Caid Essebsi, in occasione della sua visita di Stato in Italia.
Sono intervenuti, per gli indirizzi di saluto, il Presidente del Senato,
Pietro Grasso, la Presidente della Camera, Laura Boldrini e i Presidenti
delle Commissioni Esteri dei due rami del Parlamento, Pier Ferdinando
Casini e Fabrizio Cicchitto.
Il 20 ottobre 2016 la Presidente Boldrini ha avuto un incontro con il
leader del partito tunisino Enhahda, Rachid Ghannouchi.
Al centro dei colloqui, gli ultimi sviluppi in Tunisia e il sostegno della
Camera dei deputati al processo democratico in corso nel Paese, con
particolare riferimento al protocollo bilaterale di collaborazione e al
gemellaggio condotto in collaborazione con il Parlamento francese (su cui
si veda infra). E’ stato altresì ricordato l’eccellente stato delle relazioni tra
Italia e Tunisia, che devono essere ulteriormente sviluppate, ed è stata
evidenziata la necessità di fare un fronte comune contro il terrorismo
promuovendo l'institution building al fine di garantire lo sviluppo dei paesi
islamici. Infine è stata affrontata la questione relativa alla diffusione in
Europa dei movimenti di razzismo e xenofobia e alla promozione, da parte
della Presidente Boldrini, della Dichiarazione su una maggiore integrazione
europea al fine di contrastare questa tendenza. A tale riguardo Gannouchi
ha osservato che una maggiore integrazione regionale sarebbe utile anche la
sponda sud, per parlare con una sola voce con l’UE.
Il 28 gennaio 2016 la Presidente Boldrini ha incontrato il Presidente
dell'Assemblea dei Rappresentanti del popolo, Mohamed Ennaceur,
accompagnato da una delegazione di deputati tunisini.
I due Presidenti hanno svolto un intervento nel corso della prima
sessione dell'incontro "Italia-Tunisia, insieme per la democrazia",
dedicata al tema dei Parlamenti a sostegno della democrazia. Al termine di
tale sessione i due Presidenti hanno sottoscritto il Memorandum d'intesa
tra la Camera dei deputati e l'Assemblea dei Rappresentanti del popolo
tunisina (si veda oltre).
136
L'8 novembre 2015 la Presidente Boldrini ha ricevuto i rappresentanti
del "Quartetto del dialogo nazionale tunisino", vincitore del Premio
Nobel per la Pace 2015.
Dal 28 al 29 marzo 2015 la Presidente Boldrini si è recata in visita
ufficiale in Tunisia per partecipare alla Marcia della Pace, indetta a
seguito dell’attentato al Museo del Bardo (per l’Italia era presente l’allora
Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ed una delegazione
della Commissione Affari esteri della Camera, guidata dal Presidente
Fabrizio Cicchitto).
Nel corso della visita, la Presidente ha avuto un colloquio con il
Presidente dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo, Mohamed
Ennaceur. La Presidente ha poi incontrato l’allora Ministra della Cultura
e della Salvaguardia del Patrimonio, Latifa Lakddhar, insieme ad alcune
deputate e a rappresentanti della società civile femminile tunisina e ha avuto
un incontro con rappresentanti della comunità italiana.
Il 10 settembre 2014 la Presidente Boldrini ha incontrato, insieme al
Presidente del Senato, Pietro Grasso, l’allora Presidente della Repubblica
di Tunisia, Mohamed Moncef Marzouki, in visita ufficiale in Italia.
Temi del colloquio: le relazioni con l’Italia, crisi libica, rifugiati in
Tunisia, crisi in Siria, lotta al Daesh e politica interna tunisina in vista delle
elezioni parlamentari e presidenziali.
L’allora Presidente dell’Assemblea Costituente tunisina, Moustapha
Ben Jaafar, nell’incontro avuto con la Presidente Boldrini il 7 aprile
2013, a latere della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti
dell’Unione per il Mediterraneo (UpM), a Marsiglia, ha riaffermato
l’importanza dei legami con l’Italia, in una fase particolarmente delicata del
processo di riforma istituzionale in atto nel Paese e dell’importanza del
sostegno italiano per il rafforzamento delle istituzioni democratiche.
Incontri delle Commissioni
Il 20 ottobre 2016 il Presidente della Commissione Affari esteri,
Fabrizio Cicchitto, ha avuto un incontro con il leader del partito tunisino
Enhahda, Rachid Ghannouchi.
Il 22 settembre 2016 si è svolto un incontro tra una delegazione della
Commissione Giustizia, presieduta dalla Presidente Donatella Ferranti, e
una delegazione dell’Assemblea dei Rappresentanti del popolo e di altre
istituzioni pubbliche della Tunisia sulla normativa italiana in materia di
lotta alla corruzione.
137
Si segnalano tre missioni della Commissione affari esteri della Camera
a Tunisi; tutte le missioni sono state guidate dal Presidente della
Commissione Cicchitto:
dal 12 al 13 luglio 2015, incontri svolti con il Presidente della
Repubblica Essebsi, il ministro degli Esteri Baccouche, la Presidente
della Commissione per i Diritti, le Libertà e le Relazioni estere
dell'Assemblea dei Rappresentanti Bochra Belhaj Hmida, e Rached
Ghannouchi, leader di Ennhadha;
dal 29 al 30 marzo 2015 per partecipare alla Marcia della pace;
incontri svolti con il Presidente dell’Assemblea dei Rappresentanti
Ennaceur, con il leader di Ennhadha, Rached Ghannouchi, e con il
Presidente della Repubblica Essebsi;
dal 19 al 21 gennaio 2015, incontri svolti con il Primo Ministro,
Mehdi Jomaa, il Presidente del Parlamento, Ennaceur, il Segretario
di Stato agli Affari Esteri, Faical Gouiaa, il leader di Afek Tounes,
Yassin Brahim, il leader di Ennhadha, Rached Ghannouchi e Hamma
Hammami, portavoce del Fronte Popolare. La delegazione è stata
altresì ricevuta dal Presidente della Repubblica Essebsi.
L’8 maggio 2014, presso la Commissione Affari esteri, in ambito di
Comitato permanente sui diritti umani e di Comitato sull'Africa e
questioni globali, è stata audita l’allora Vicepresidente dell'Assemblea
costituente di Tunisia, Maherzia Labidi.
Il 28 maggio 2013 il Presidente Cicchitto ha incontrato l'Ambasciatore
della Repubblica tunisina in Italia, Naceur Mestiri.
Protocollo di collaborazione bilaterale
Il 28 gennaio 2016 la Presidente Boldrini e il suo omologo tunisino
Ennaceur hanno sottoscritto, a Roma, un Memorandum d'intesa che
stabilisce la creazione di Gruppo parlamentare di collaborazione tra le
due Camere, composto da 6 deputati per ciascuna parte e coordinato in
ciascuna Assemblea da un deputato con incarico istituzionale.
L'intesa prevede lo svolgimento di Vertici parlamentari con cadenza
biennale, da organizzarsi alternativamente in Italia e in Tunisia. Il Gruppo
parlamentare di collaborazione ha l'obiettivo di consolidare e approfondire i
legami già esistenti tra le due Camere, promuovere incontri tra
Commissioni parlamentari omologhe su temi di interesse comune, favorire
la cooperazione parlamentare e la formazione di posizioni convergenti in
ambito multilaterale, rafforzare la cooperazione fra le due Amministrazioni.
138
La parte italiana del Gruppo, coordinata dal deputato Lorenzo Dellai, è
formata dai deputati Matteo Colaninno, Titti Di Salvo, Pia Locatelli,
Edmondo Cirielli e Valentino Valentini.
In preparazione dei lavori, il 26 luglio 2016 una delegazione della parte
italiana del Gruppo parlamentare di collaborazione composta dai
deputati Dellai, Cirielli, Di Salvo e Colaninno, ha incontrato il Vice
Ministro degli Affari esteri, Mario Giro.
In apertura dell’incontro è stata sottolineata la necessità di fornire
sostegno alla Tunisia, unico esempio positivo di democrazia da tutelare e
diffondere anche negli altri Paesi dell’area, ricordando a tale proposito la
svolta positiva introdotta dal partito Enhahda, fautore di un contrappeso
tra la componente democratica e quella laica. Si è poi parlato della necessità
di un approccio organico di collaborazione con la Tunisia da parte
dell’Italia – anche in collaborazione con l’Europa, le regioni e gli enti locali
- che non si limiti ai soli aspetti istituzionali, ma che si estenda anche a
quelli economici. Dopo aver ricordato che la Tunisia rappresenta una
priorità per la cooperazione italiana allo sviluppo, il Vice Ministro ha
elencato le risorse economiche stanziate dall’Italia a favore del paese e le
iniziative intraprese al fine di creare occupazione e sviluppo nel territorio.
Da ultimo, il 18 gennaio 2017 ha avuto luogo un incontro tra la parte
italiana del gruppo di collaborazione e l’Ambasciatore della
Repubblica tunisina Mestiri.
Sedi multilaterali
La Tunisia partecipa alla cooperazione parlamentare nell'ambito
dell'Assemblea parlamentare dell'Unione del Mediterraneo (AP-UpM),
prendendo parte a tutte le sedi ove si svolge tale cooperazione. Alla Tunisia
è stata assegnata, per i quadrienni 2008-2012, 2012-2016 e 2016-2020, la
Presidenza della Commissione diritti della donna (carica ora ricoperta dalla
deputata Leila Chettaoui); ha inoltre esercitato la Vice Presidenza della
Commissione per l'energia e l'ambiente dal 2008 al 2012, e quella della
Commissione Cultura per il quadriennio 2012-2016.
La Tunisia ha co-presieduto, insieme all'Italia, il Gruppo di lavoro
tecnico incaricato di approfondire la questione della trasformazione del
FEMIP in Banca euro mediterranea di sviluppo. La Tunisia ha esercitato la
Presidenza di turno della medesima Assemblea da marzo 2006 a marzo
2007. Partecipa altresì all'Assemblea Parlamentare Mediterranea (PAM) e
139
al Dialogo 5+5 (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta e Algeria,
Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania), la cui ultima riunione si è tenuta a
Lisbona, il 20 maggio 2014.
La Tunisia è Partner mediterraneo per la cooperazione dell'OSCE. Il
Parlamento tunisino ha lo status di osservatore nel Gruppo Speciale del
Mediterraneo e del Medio Oriente dell'Assemblea Parlamentare della
NATO. Dal 28 settembre al 1° ottobre 2015, si è svolto a Tunisia la
Riunione del Gruppo Speciale Mediterraneo e Medio Oriente (GSM)
dell'Assemblea NATO cui ha preso parte l'onorevole Alli.
Durante la missione i parlamentari hanno incontrato Mohamed Ennaceur,
Presidente del Parlamento tunisino, e il Ministro degli interni Gharsalli. Si
sono inoltre svolti incontri presso la base navale tunisina di Bizerta, la
Banca Mondiale e la Delegazione UE di Tunisi. I parlamentari hanno poi
partecipato ad una tavola rotonda con alcuni docenti universitari sui temi
delle riforme, della scuola, della lotta al terrorismo e della disoccupazione
giovanile e, successivamente, incontrato alcuni rappresentanti della società
civile tunisina, di organismi internazionali e ONG.
Si ricorda inoltre che l'Assemblea parlamentare dell'OSCE ha effettuato
una missione di osservazione elettorale in Tunisia in occasione delle
elezioni per la costituzione dell'Assemblea Costituente del 23 ottobre 2011.
Unione interparlamentare (UIP)
Nell’ambito dell’Unione interparlamentare opera il gruppo di amicizia
Italia-Tunisia, la cui parte italiana è presieduta dal senatore Claudio
Martini. Ne fanno altresì parte i senatori Enrico Buemi, Gianmarco
Centinaio , Giuseppe Esposito, Pietro Laffranco e Francesco Scoma,
nonché i deputati Alessandro Pagano, Giorgio Sorial e Nicola Stumpo.
Collaborazione amministrativa
La Camera dei deputati, congiuntamente al Senato, si è aggiudicata,
insieme al Parlamento francese, il progetto di gemellaggio europeo con
l'Assemblea dei rappresentanti del popolo tunisina.
Il progetto, finanziato dall'Unione europea, ha l'obiettivo collaborare con
l'amministrazione dell'Assemblea tunisina nell'attuazione della nuova
Costituzione, entrata in vigore nel febbraio 2014.
140
In particolare il progetto intende sostenere il consolidamento della
governance democratica tunisina, mediante il rafforzamento dell'azione
parlamentare, potenziando le competenze legislative dei parlamentari e le
competenze legislative e tecniche dell'amministrazione. Il progetto ha avuto
inizio il 1° gennaio 2016 e durerà complessivamente 36 mesi.
Il 18 novembre 2015 un gruppo di funzionari tunisini, in Italia per
partecipare ad al progetto "Sostegno al processo di transizione democratica
in Tunisia" organizzato dall’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
sulla base di un finanziamento del Ministero degli affari esteri e della
cooperazione internazionale, si è recato per una visita di studio alla
Camera. Il Gruppo di funzionari, il successivo 24 novembre, è stato
ricevuto dal Presidente della Commissione Affari esteri, Fabrizio Cicchitto.
Una funzionaria della Camera dei deputati ha effettuato una missione a
Tunisi, dal 10 al 13 giugno 2015, per partecipare al seminario sul ruolo
delle Assemblee parlamentari nella progettazione e implementazione
dello Stato decentralizzato, nell'ambito di un programma delle Nazioni
Unite per il sostegno al processo costituzionale e parlamentare e al dialogo
nazionale in Tunisia.
141
PROFILI DELLA CONDIZIONE FEMMINILE IN TUNISIA
(A CURA DEL SERVIZIO STUDI DELLA CAMERA)
TUNISIA
Il quadro dell’empowerment femminile in Tunisia è ricostruito nel
Rapport National Genre Tunisie 2015, pubblicato nel 2016 come risultato
della collaborazione tra UN Women e l’Institut National de la Statistique
tunisino con l’obiettivo di incorporare l’approccio di genere nella
produzione di dati statistici.
Indicatori statistici sensibili al genere, infatti, consentono un’analisi
approfondita della parità uomo-donna con conseguente possibile
rafforzamento della posizione delle donne nelle strategie nazionali tunisine.
Nel rapporto sono stati utilizzati gli indicatori di genere individuati in
ambito Onu, integrati con indicazioni provenienti sia dall’Istituto tunisino
di statistica, sia dalla società civile. La fase di analisi ha evidenziato le
disuguaglianze di genere nel contesto tunisino.
Si riportano di seguito le principali evidenze emerse nel report.
Occupazione
Il peso percentuale delle donne in età lavorativa (15 anni e oltre) sul
totale della popolazione compresa in tale fascia non si traduce in
un’equivalente partecipazione delle donne all'attività economica: infatti le
donne rappresentano il 50,2% della popolazione in età lavorativa ma
solo il 24,6% della popolazione occupata (dati terzo trimestre 2015). Tale
situazione non consente il miglioramento dell'empowerment economico
delle donne tunisine e, in termini di creazione di valore, è una perdita per
l’intera comunità nazionale tunisina. Inoltre le donne sono più colpite
dalla disoccupazione rispetto agli uomini, con un tasso di disoccupazione
femminile stimato al 22,5%, contro il 12,4% degli uomini, con punte che
superano il 35% in diversi governatorati (terzo trimestre 2015). Il tasso di
disoccupazione delle donne con diploma di istruzione superiore, 41,1%,
è circa il doppio dell’equivalente tasso maschile, che è 21,4%.
Salari
Nel settore privato, sia informale sia strutturato, le donne
guadagnano meno degli uomini. Un’inchiesta del 2012 sulle micro
142
imprese ha evidenziato che le donne accusano un divario salariale rispetto
agli uomini stimato al -35,5%, dato che le colloca ad un livello inferiore
rispetto al salario minimo, laddove il salario maschile supera tale livello.
Quanto al settore privato formale, l'indagine sulla struttura salariale in
Tunisia per il 2011-2012 ha mostrato che le donne guadagnano in media il
25,4% in meno degli uomini.
Istruzione
Il tasso di iscrizione al primo anno di istruzione di base, nell’anno
scolastico 2013/2014, è stato del 99,4% sia per i ragazzi come per le
ragazze, la maggior parte dei/delle quali (77,8%) ha ricevuto istruzione pre-
scolastica. Nel secondo ciclo dell’istruzione di base e nell’insegnamento
secondario, il tasso di iscrizione delle bambine è significativamente
superiore a quello dei maschi. L'indice di parità di genere, definito come
il rapporto tra il numero delle femmine e il numero dei maschi iscritti
in un determinato ciclo, mostra che a livello prescolare e del primo ciclo
dell’istruzione di base il numero di bambine è inferiore a quella dei ragazzi;
tuttavia, dal secondo ciclo di istruzione di base, le ragazze sono più
numerose dei ragazzi, in conseguenza del fatto che i maschi abbandonano la
scuola in anticipo e in numero maggiore rispetto alle ragazze. Nell’anno
2013/2014 degli oltre 112.000 alunni che hanno lasciato la scuola il 40%
erano ragazze e il 60% ragazzi; l’analisi ha evidenziato che, a differenza di
quanto avviene per i maschi, l’abbandono della carriera scolastica da parte
delle ragazze tende a polarizzarsi a livello di scuola superiore, più avanti nel
percorso formativo.
Quanto all’istruzione di livello universitario, nell’anno accademico
2013/2014, il 67% dei laureati erano ragazze rappresentando il 57% dei
laureati negli ambiti scienza, ingegneria, produzione e costruzione.
In generale, in Tunisia ci sono più donne analfabete rispetto agli uomini
e secondo il censimento generale popolazione 2014, il tasso di
analfabetismo è del 25% per le donne e 12,4% per gli uomini.
Accesso al credito
Di tutti i progetti approvati dalla BFPME (Banque de financement des
petites et moyennes entreprises) il 17% sono progetti promossi da
sviluppatori donne e 83% da promotori uomini. Tuttavia, la mancanza di
dati statistici sulla ripartizione per sesso delle richieste di finanziamento
non consente di costruire un dato chiaro sul tasso di approvazione per sesso.
Dal lato del costo dei progetti di investimento risulta che quelli avviati da
donne costano in media il 41% in meno rispetto ai progetti avviati dagli
uomini.
143
Salute
In tutto il Paese va scomparendo il parto non assistito da personale
qualificato ed anche la diagnostica prenatale ha evidenziato significativi
miglioramenti: nel 2011, il 98,2% delle donne in gravidanza si è sottoposta
ad almeno una visita prenatale e tale percentuale sfiora il 100% nelle aree a
sud e nord-ovest. Anche la differenza urbano-rurale appare trascurabile,
attestandosi a circa 1,5 punti percentuali. Tuttavia, permane elevata la
mortalità materna che, nel 2008, è stata di 44,8 decessi ogni 100.000
nascite.
L’infezione da HIV/AIDS è meno presente tra le donne rispetto agli
uomini; nel 2014 le stime hanno indicato 9,3 casi ogni 100.000 donne e
21,8 casi ogni 100.000 uomini. La diffusione del virus avviene attraverso
rapporti sessuali con uomini, nel caso delle donne, e attraverso l’iniezione
di sostanze stupefacenti per gli uomini. Le donne sieropositive, poi,
accedono maggiormente ai farmaci antiretrovirali rispetto agli uomini: nel
2013 beneficiavano del trattamento il 27,6% delle donne contro il 13%
degli uomini.
Quanto all’obesità, il tasso relativo delle è più che doppio rispetto a
quello degli uomini, con un picco per la fascia di età 50-59 anni.
Partecipazione alla vita politica e presenza nelle istituzioni
Le donne tunisine hanno attivamente contribuito al successo degli
eventi elettorali del 2011 e del 2014, anno in cui le donne sono risultate
costituire il 47% degli iscritti nelle liste elettorali contro il 53% per gli
uomini; le donne sono state molto presenti sia come membri di un seggio
elettorale (49%), sia come osservatori/rappresentanti di candidato (26%) o
membri di ONG (42,5%).
Sebbene la legge elettorale promuova la parità di genere, in pratica le
donne hanno meno probabilità di essere elette rispetto agli uomini in
conseguenza della posizione sfavorevole in lista. Nelle elezioni
parlamentari 2014, ad esempio, le donne rappresentavano il 47% dei
candidati ma costituiscono solo il 31,3% dei 217 membri del Parlamento
monocamerale tunisino.
Malgrado il loro potenziale di competenza, le donne sono scarsamente
rappresentate nell’esecutivo tunisino; nel gennaio 2016, le tre donne
ministro rappresentano il 6,7% di un governo composto da 30 membri. Nel
2015, le donne costituivano l'8% del corpo diplomatico con 6 ambasciatori
donne e una console 1 su un totale di 88 posizioni.
144
La presenza femminile nella magistratura tunisina è in aumento e il
numero delle donne magistrato è aumentato del 34,8% tra il 2002 e il 2007
a fronte di un incremento dell’ 8,7% del numero dei giudici maschi.
In generale, l'accesso delle donne tunisine alle posizioni di
responsabilità (Segretaria generale di ministero, Direttrice generale o
carica equivalente, Direttrice, Sottodirettrice e Capo servizio) nella
pubblica amministrazione è in aumento, pur restando inferiore al peso
complessivo della porzione femminile in tale ambito. Il numero di donne in
posizioni di responsabilità è aumentato dell’ 82,2% tra il 2004 e il 2007 a
fronte di un aumento del 37,6% per gli uomini; sul totale delle posizioni di
responsabilità la percentuale di donne, nello stesso periodo, è passata dal
15,3% al 19,3%.
Violenza contro le donne
La prima indagine nazionale sulla violenza contro le donne è stata
condotta nel 2010 dall’Office National de la Famille et de la Population
(ONFP) su un campione di 5600 donne tra i 18 e i 64 anni. L’indagine ha
evidenziato una presenza molto significativa di almeno una delle forme di
violenza subìte dalle donne (ossia violenza fisica, sessuale, psicologica,
economica): il 47,6% delle donne dichiara di essere stata vittima di una
delle forme di violenza nel corso della vita e il 32,9% si è dichiarato vittima
di violenza negli ultimi 12 mesi. La medesima indagine ha rilevato che, nel
corso degli ultimi 12 mesi, il 9% delle donne riferisce di avere subito abusi
sessuali e il 7,2% ha dichiarato di aver subito violenze fisiche da parte di
una persona intima. Estendendo l’arco temporale considerato all’intera vita
delle intervistate tali percentuali salgono sino al 14,2% per gli abusi sessuali
ed al 20,3% per le violenze fisiche.
(Il global gender gap report 2016 del World Economic Forum colloca la
Tunisia in 126a posizione su 144 Paesi)