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I UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE Tesi di Laurea di STORIA CONTEMPORANEA LOPERA NAZIONALE DOPOLAVORO IN PROVINCIA DI TERAMO Laureanda: Relatore: Mariarosaria Mazziotti Chiar.mo Prof. Guido Crainz Anno accademico 1995-96 Avvertenze: l'autorizzazione alla libera distribuzione riguarda solo ed esclusivamente la versione elettronica della tesi. I diritti d'autore su ogni altra forma di pubblicazione, anche parziale, della stessa, e in particolare quelli relativi alla versione a stampa, restano di proprietà dell'Autore. Resta dunque vietata, senza esplicita autorizzazione scritta dell'Autore, ogni forma di riproduzione a stampa dei testi. Il testo in formato elettronico potrà essere liberamente distribuito, anche per via telematica e attraverso la rete Internet, purché completo in ogni sua parte e sempre accompagnato dall'indicazione dei dati dell'edizione a stampa e dalle condizioni alle quali ne è consentita la distribuzione. Nessun provento potrà essere ricavato, a nessun titolo, dalla distribuzione della tesi in formato elettronico; non è, infine, autorizzata alcuna modifica, con l'eccezione di quelle eventualmente concordate per iscritto fra Liber Liber e l'Autore.

L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

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Tesi di laurea su "L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo" di Mariarosaria Mazziotti, Università degli Studi di Teramo, a.a. 1995/1996.

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I

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO

FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE

Tesi di Laurea di STORIA CONTEMPORANEA

L’OPERA NAZIONALE DOPOLAVORO IN PROVINCIA DI TERAMO

Laureanda: Relatore: Mariarosaria Mazziotti Chiar.mo Prof. Guido Crainz

Anno accademico 1995-96 Avvertenze: l'autorizzazione alla libera distribuzione riguarda solo ed esclusivamente la versione elettronica della tesi. I diritti d'autore su ogni altra forma di pubblicazione, anche parziale, della stessa, e in particolare quelli relativi alla versione a stampa, restano di proprietà dell'Autore. Resta dunque vietata, senza esplicita autorizzazione scritta dell'Autore, ogni forma di riproduzione a stampa dei testi. Il testo in formato elettronico potrà essere liberamente distribuito, anche per via telematica e attraverso la rete Internet, purché completo in ogni sua parte e sempre accompagnato dall'indicazione dei dati dell'edizione a stampa e dalle condizioni alle quali ne è consentita la distribuzione. Nessun provento potrà essere ricavato, a nessun titolo, dalla distribuzione della tesi in formato elettronico; non è, infine, autorizzata alcuna modifica, con l'eccezione di quelle eventualmente concordate per iscritto fra Liber Liber e l'Autore.

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II

Indice

Premessa. ................................................................................................p. 1

Parte prima Origini, costituzione, sviluppo e struttura organizzativa

dell’O.N.D.

Capitolo primo Le varie fasi di sviluppo dell’O.N.D.

1. Introduzione. ........................................................................................p. 11

2. Il progetto di Mario Giani: “un’invenzione di ispirazione americana”. ..............................................................................................p. 13

3. Dall’Ufficio centrale del Dopolavoro all’Opera Nazionale Dopolavoro. .............................................................................................p. 20

4. Il Partito assume il controllo. ...............................................................p. 25

Capitolo secondo L’organizzazione tecnico-amministrativa dell’O.N.D.

1. La Direzione centrale. ..........................................................................p. 28

2. Gli Uffici esecutivi periferici (Dopolavoro provinciali). ....................p. 31

3. I Dopolavoro comunali. .......................................................................p. 33

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III

Parte seconda Attività e manifestazioni del Dopolavoro in provincia di Teramo.

Capitolo primo L’attività relativa agli anni 1927-28.

L’esordio del Dopolavoro in provincia. ..................................................p. 36

Capitolo secondo L’attività relativa all’anno 1929.

1. Introduzione. ........................................................................................p. 48

L’inaugurazione delle prime sezioni del Dopolavoro in provincia di Teramo: Notaresco, Nepezzano, Pietracamela.

2. L’assistenza sociale. ............................................................................p. 51

Sconti e altre agevolazioni a favore dei dopolavoristi teramani. L’Ufficio consulenza assistenziale.

3. Cultura popolare “propriamente detta”. ..............................................p. 53

I cicli di cultura e i corsi di stenografia e di lingue straniere. L’istituzione delle prime “bibliotechine”.

4. Folklore. ...............................................................................................p. 57

La riesumazione della tradizioni popolari. La “nobile” funzione svolta dalle tradizioni nell’ottica dei dirigenti fascisti. La “manipolazione” delle tradizioni: teorie a confronto. La “Festa del Fiore” e la “Festa dell’Uva”. La celebrazione in Atri della “Festa del Grano e delle Canzoni” e della “Festa del Fiore”.

5. L’educazione artistica. .........................................................................p. 70

La limitata attività in campo artistico. Proiezioni cinematografiche in provincia. La costituzione della “Federazione Provinciale delle Filodrammatiche”.

6. L’attività sportiva. ...............................................................................p. 72

Lo sport come elemento predominante nel complesso delle attività dell’Ond. C.O.N.I. e Ond. Il gioco della “volata”. La rappresentativa del Dopolavoro provinciale di Teramo al 1° “Concorso nazionale Ginnico Atletico”.

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IV

Capitolo terzo L’attività relativa all’anno 1930.

1. Introduzione. ........................................................................................p. 80

L’indagine sui Dopolavoro provinciali condotta nel 1930. Il 2° “Congresso provinciale dei Segretari politici dei Fasci”: la malcelata insoddisfazione dei quadri provinciali sull’andamento dell’Opera in provincia. La costituzione di sezioni del Dopolavoro a Civitella del Tronto e Ancarano.

2. Cultura popolare “propriamente detta”. ..............................................p. 90

La partecipazione del Dopolavoro provinciale di Teramo alla 1^ “Mostra Dopolavoristica di Arte e di Mestieri”.

3. Folklore. ...............................................................................................p. 93

Il successo riscosso dalla rappresentanza teramana al “Raduno dei Costumi d’Italia”, in occasione delle nozze dell’erede al trono. La “Festa dell’Uva”: riuscito connubio tra riscoperta delle tradizioni e momento utilitaristico. La celebrazione della festa a Teramo. La riesumazione delle feste patronali. I festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Grazie, protettrice di Teramo.

4. L’educazione artistica. .........................................................................p. 106

La riorganizzazione del concerto bandistico teramano e degli altri complessi musicali. Le esibizioni a Teramo e provincia: il “rinnovato trionfo della tradizione musicale teramana”. L’inesistente attività nel settore delle filodrammatiche: il rammarico espresso dal direttore della filodrammatica del Dopolavoro di Teramo, Colombo nell’appello lanciato alla cittadinanza su “Il Solco”.

5. L’attività sportiva. ...............................................................................p. 112

L’inquadramento sportivo dei dopolavoristi. Le selezioni in provincia per la partecipazione ai “Campionati crossistici nazionali”. La sterile attività della Sezione escursionismo in provincia di Teramo: le gite a Castelli, a Collurania ed al Ceppo.

Capitolo quarto L’attività relativa all’anno 1931. 1. Introduzione. ........................................................................................p. 116

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V

Il “prodigioso sviluppo” dell’Ond nei primi mesi del 1931. La pianificata diffusione dell’Organizzazione nei centri rurali. La stagnazione del numero delle manifestazioni da essa promosse.

2. L’educazione artistica. .........................................................................p. 120

L’esordio in provincia dell’apparecchio radiofonico. La ricostituzione della “Federazione Provinciale delle Filodrammatiche”. Il concerto del coro del Dopolavoro al teatro comunale.

3. Cultura popolare “propriamente detta”. ..............................................p. 127

I corsi di insegnamento popolare e insegnamento professionale. La “Mostra Provinciale del lavoro artigiano”. Il 2° “Concorso Nazionale Dimostrativo per l’allevamento dei bachi da seta”.

4. Folklore. ...............................................................................................p. 130

Il “Raduno folkloristico” di Teramo e le prime canzoni dialettali. La celebrazione del “Centenario Antoniano”. Le feste in onore dei Santi patroni di Casoli di Atri, Montorio al Vomano e Mutignano. La “Festa dell’Uva”.

5. L’attività sportiva. ...............................................................................p. 139

Il 2° “Campionato nazionale di Corsa campestre”. Il 2° “Campionato nazionale di marcia e tiro”. L’assegnazione dei brevetti. La gita ad Atri.

Capitolo quinto L’attività relativa agli anni 1932-34.

1. L’educazione artistica. .........................................................................p. 145

L’incremento dell’ascolto radiofonico. Il consolidamento dell’attività filodrammatica in provincia: le creative compagnie del Dopolavoro di Atri e Colonnella. L’arrivo del “Carro di Tespi” a Giulianova.

2. Cultura popolare “propriamente detta”. ..............................................p. 167

I corsi di cultura popolare e professionale e le nuove conferenze. La partecipazione al “Concorso Nazionale Dimostrativo dell’allevamento del baco da seta” di alcuni Dopolavoro comunali della provincia.

3. Folklore. ...............................................................................................p. 171

L’impulso dell’Ond alle feste patronali: la celebrazione di S. Berardo a Teramo. L’esibizione del coro folcloristico del Dopolavoro di Giulianova a Pescara, in onore dei principi di Savoia.

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VI

4. L’attività sportiva. ...............................................................................p. 176 Il progressivo incremento dell’attività escursionistica in provincia.

La gita a Pola, Fiume, Abbazia e grotte di Postumia.

Capitolo sesto L’attività relativa agli anni 1935-37.

1. Introduzione. ........................................................................................p. 185

La guerra d’Etiopia, le sanzioni economiche: il Dopolavoro come strumento di mobilitazione delle masse. La “nuova strategia rurale”: l’istituzione dei Dopolavoro rurali in provincia di Teramo.

2. L’educazione artistica. .........................................................................p. 193

Le proiezioni del “Cinesonoro” in provincia. L’attività bandistica e filodrammatica. La terza esibizione del “Carro di Tespi Lirico” a Giulianova.

3. Cultura popolare “propriamente detta” e folklore. ..............................p. 199

Il potenziamento delle “bibliotechine”. La mostra di lavori femminili delle dopolavoriste teramane. Il “Concorso provinciale per una novella”: “Il Paganini di Montaprico”, novella di A. Trojani. Le esibizioni in trasferta del “Concerto del Dopolavoro” di Castelli e del “Gruppo popolaresco” di Penna S. Andrea.

4. L’attività sportiva. ...............................................................................p. 208

La rivalutazione degli sport prettamente popolari: le bocce, gioco degli “italiani autentici”. I primi campionati provinciali di scherma e nuoto. Il “Campeggio Dopolavoristico” ai Prati di Tivo e il 1° “Campionato Provinciale di marcia e tiro in montagna”.

Capitolo settimo. 1931-1937: dati a confronto. ..........................................................p. 214

Fonti e Bibliografia. ...............................................................................p. 219

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1

Premessa

Nel quadro degli strumenti usati dal fascismo per accreditare presso

l’opinione pubblica l’immagine di un regime attento agli interessi popolari,

un’attenzione particolare merita l’Opera Nazionale Dopolavoro, istituita con

il R.D.L. 1° maggio 1925, n. 582.

Essa, infatti, divenne ben presto la più vasta e capillare delle

organizzazioni di massa create dal regime, accanto all’Opera nazionale

balilla, ai Fasci giovanili e ai Gruppi universitari fascisti. La sua attività

offriva un notevole numero di possibilità ricreative, sportive, culturali e

sanitarie e veniva incontro a reali esigenze popolari. L’Ond fu così in grado

di penetrare tra i lavoratori, in particolare tra i giovani, soprattutto a partire

dalla seconda metà degli anni Trenta, quando cominciava ad entrare nel

mondo del lavoro la “nuova generazione” che non era stata protagonista

dell’aspra lotta politica che portò all’avvento del fascismo e che era, quindi,

più sensibile e vulnerabile alla sua propaganda.1

1 I curatori del libro “La generazione degli anni difficili”, un’indagine sulla generazione

del regime, hanno sottolineato l’impressione che, all’inizio degli anni Trenta, il fascismo

fosse l’unica realtà esistente per i giovani; l’influenza della generazione più anziana,

antifascista, si era affievolita e i ragazzi non avevano precisi modelli esterni su cui far

convergere le loro insoddisfazioni: cfr. A. Alberoni, E. Antonini, R. Palmieri, La

generazione degli anni difficili, Bari, Laterza, 1962, pp. 8-9. Della stessa opinione è

Gastone Silvano Spinetti. Egli ha affermato che i giovani ebbero poco in comune con gli

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2

Per l’ideologia mussoliniana era di vitale importanza un’azione di

canalizzazione del consenso. Dunque, come ha osservato Matteo

Giambattista in un suo articolo sull’organizzazione fascista del tempo libero,

la creazione di un organismo come l’Ond poteva, anzi, doveva rispondere a

questo fine: “La capillare ed articolata macchina burocratica incaricata di

promuovere il consenso, avvalendosi della miriade di strutture per

l’organizzazione ed il controllo del tempo libero, era infatti la più idonea allo

scopo, possedendo la forza, gli strumenti e l’autorità necessaria per occuparsi

di questo aspetto che poi altro non era che una delle tante facce di un unico

problema, quello di creare uno stato forte, con una popolazione ordinata,

disciplinata, obbediente e, all’occasione, pronta e unita nel rispondere agli

appelli del regime”.2

Il fascismo intuì, infatti, che a tal fine non erano sufficienti la

prevenzione e la repressione delle opposizioni, affidate alle varie forze di

polizia, e l’uso di una propaganda incisiva e sottile che, con l’avvento dei

esuli antifascisti: coloro i quali erano quindicenni quando Mussolini si impadronì del

potere, passarono gli anni decisivi della loro formazione sotto il fascismo e furono portati

ad accettare il regime come un fatto compiuto. Le idee di Spinetti sono contenute i due

saggi polemici, in cui egli accusa l’antifascismo del dopoguerra di non essere riuscito a

capire la sua generazione: G. S. Spinetti, Difesa di una generazione, Roma, 1948; Id.,

Venti anni dopo. Ricominciare da zero, Roma, 1964. 2 M. Giambattista, Il tempo libero del Duce, in “Historia”, n. 435, maggio 1994, p. 56.

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3

mass-media, divenne ancor più martellante ed onnipresente. Di maggior

aiuto sarebbe stata invece una propaganda indiretta, fatta di messaggi

dissimulati fra i festeggiamenti di una sagra, di un santo patrono, di una

manifestazione sportiva, o tra le sorprendenti, spettacolari o romantiche

immagini di un film che, se non altro, per il loro carattere squisitamente

ricreativo o evasivo avrebbero distolto il lavoratore italiano da disquisizioni

politiche, sociali ed assistenziali.

Fu dunque, per dirla con le parole di Lyttelton, tramite la “crescente

irregimentazione delle attività del tempo libero”3 che la politica fascista

cercò di esercitare maggiore influenza sulle classi popolari. Pertanto, ancor

oggi, il problema di una approfondita analisi della “più larga delle

organizzazioni fasciste”4 presenta un notevole interesse storiografico: non

solo per l’importanza del fenomeno in sé considerato, ma anche e soprattutto

per le attività e finalità nelle quali gli iscritti al Dopolavoro si trovarono

coinvolti.

3 A. Lyttelton, La conquista del potere. Il fascismo dal 1919 al 1929, Bari, Laterza, 1974,

pp. 644-646. 4 P. Togliatti, Lezioni sul fascismo. Corso di quindici lezioni tenute da Togliatti alla

sezione italiana della Scuola Leninista di Mosca sul tema “Gli avversari”, Roma, Editori

Riuniti, 1972, p. 97. Togliatti continua precisando che “il Dopolavoro non è stato sempre

numericamente l’organizzazione più larga del fascismo, ma lo è stato per gli scopi che

esso si propone, per le origini, per le sue forme di organizzazione”.

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4

***

La nostra ricerca si è limitata allo studio dell’attività dopolavoristica

svolta nel ristretto ambito della sola provincia di Teramo. Se ha dunque il

difetto, sotto molti aspetti, di non essere rappresentativa delle funzioni svolte

dall’Ond su scala nazionale, ha però il vantaggio di costituire un’analisi

particolareggiata, resa possibile dall’ampio spazio che la pubblicistica locale

dedicò a questa istituzione. Inoltre, nel Dopolavoro teramano è possibile

riscontrare indicazioni su tendenze più vaste ed anche individuare alcune

caratteristiche significative, che permettono di presentarlo come un esempio

concreto di come e quanto il regime operò tramite questa istituzione e

condizionò i vari aspetti della vita sociale.

Al fine di agevolare la comprensione delle vicende dopolavoristiche

provinciali, si è ritenuto opportuno dedicare la prima parte di questa tesi alla

storia del Dopolavoro (dalle sue origini nei piani dei sindacalisti fascisti per

organizzare il mondo del lavoro, fino alla sua elevazione ad ente morale ed al

suo costituirsi in apparato maturo del potere dello stato) ed alla sua struttura

organizzativa, rigidamente centralizzata e verticistica.

Nella seconda parte, invece, si è ricostruita l’attività svolta dal

Dopolavoro in provincia, dalle sue origini (1927-1928) fino agli anni ritenuti

del maggior consenso (1935-1937). Nella sua compilazione ci si è imbattuti

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5

nel problema della relativa scarsità delle fonti di riferimento, problema che è

comune a tutte le ricerche che sino ad oggi hanno interessato tale istituzione.

Alla mancanza dei documenti relativi all’amministrazione centrale e

periferica dell’Ond Vittoria De Grazia ha tentato di dare una spiegazione.

“Non occorre pensare a nessuna cospirazione per spiegarne la perdita”: più

semplicemente la ragione va ricercata nella scarsa importanza politica che a

tale istituzione gli amministratori del dopoguerra ritennero di dover dare. “Di

conseguenza -continua l’autrice- i documenti di carattere locale furono nella

maggior parte dei casi confinati letteralmente nella pattumiera della storia;

oppure data la grave penuria di carta verificatasi negli anni dell’immediato

dopoguerra, venivano riciclati”.5 Per ciò che concerne il materiale

sull’attività svolta dal nostro Dopolavoro provinciale, si è comunque riusciti

a sopperire alla mancanza di documenti d’archivio, soprattutto grazie

all’ampio spazio che “Il Solco”, portavoce ufficiale della Federazione

fascista di Teramo, dedicò alle organizzazioni di massa del regime in

generale e, in particolare, al Dopolavoro.

Nel primo capitolo di questa parte abbiamo cercato di dare una

collocazione temporale all’istituzione a Teramo del Direttorio provinciale del

5 V. De Grazia, Consenso e cultura di massa nell’Italia fascista. L’organizzazione del

dopolavoro, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 335-336

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6

Dopolavoro. Il confronto fra due articoli pubblicati su “Il Solco”,

rispettivamente nel settembre del 1927 e nel febbraio del 1928, nonché

l’esame di un documento datato dicembre 1927, rinvenuto presso l’Archivio

di Stato, ci hanno consentito di supporre che la Federazione provinciale

fascista di Teramo abbia iniziato a muovere i primi passi verso

l’organizzazione dopolavoristica proprio in quel periodo.

Nei capitoli successivi è stata, invece, cronologicamente ripercorsa

l’evoluzione seguita in provincia da questa istituzione, attraverso la

descrizione dettagliata delle attività e delle manifestazioni promosse in

ciascuno dei settori che rientravano nella sua sfera di competenza e mettendo

in risalto le novità che anno dopo anno venivano inserite nei programmi

ricreativi dei dopolavoristi teramani.

La ricerca si chiude, quindi, con un breve capitolo conclusivo nel quale

vengono messi a confronto i dati statistici sull’organizzazione

dopolavoristica provinciale relativi al 1931 e al 1937 (gli unici abbastanza

completi di cui tramite “Il Solco” disponiamo).

Tali informazioni evidenziano chiaramente che nel corso di questi sei

anni l’Ond raggiunse in provincia una maggiore complessità organizzativa.

Nonostante le difficoltà e le lentezze, dovute al carattere prettamente agricolo

della nostra provincia, l’Ond riuscì a non tralasciare alcun settore

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7

d’intervento: progressivamente, anno dopo anno, si passò dalla musica al

teatro, dalla radio al cinema, dalle escursioni ai viaggi all’estero, dai giochi

popolari come la “volata”, le bocce e il tiro alla fune, a sport elitari come il

nuoto e la scherma. Per quanto riguarda il numero degli iscritti e delle

sezioni, si registrò invece una situazione di stasi, che venne comunque

egregiamente superata nel 1940, quando il numero dei tesserati arrivò a

7.247, contro gli “oltre tremila” del 1931 ed i 3.888 del 1937.

Tuttavia, dai dati in nostro possesso si evince chiaramente che nella

nostra provincia, così come nelle altre d’Italia, l’Ond polarizzò sempre più

l’attenzione sulle manifestazioni sportive e ricreative, trascurando di contro

le sue possibilità educative e sociali.

Un atteggiamento, questo, che se da un lato contribuì a far lievitare il

numero degli iscritti, dall’altro però -come ha osservato Giovanni Galli-

precluse all’Opera il raggiungimento degli obiettivi politici e ideologici che

il regime le aveva assegnato. “Infatti, -precisa tale autore- oltre alla limitata

diffusione di corsi professionali e di cultura sindacale, l’assenteismo del

dopolavoro nel campo delle “battaglie economiche” o la superficialità con

cui i problemi vennero affrontati, accentuarono la sua incapacità di “educare

il lavoratore e adeguare le sue funzioni e i suoi compiti ai principi dello stato

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8

fascista e corporativo””.6

La crescente indifferenza che dal 1936 alla guerra (gli anni ritenuti di

maggior consenso) la maggior parte degli iscritti mostrò nei confronti delle

“opzioni bellicose di Mussolini” costituisce la tangibile prova di questo

sostanziale fallimento.7

La tipologia delle iniziative e delle manifestazioni promosse dal

Dopolavoro era infatti tale da non comportare necessariamente la piena

adesione al fascismo di coloro che vi prendevano parte. “Nella generale

mancanza di luoghi pubblici di incontro, -scrive Vallauri- i locali

dopolavoristici costituivano una delle poche sedi per occasioni di iniziative e

scambi di punti di vista, sia pure per giocare a carte o per ballare o per

ascoltare musica o vedere un film”.8 L’adesione al Dopolavoro nasceva

dunque soprattutto dal desiderio di usufruire delle agevolazioni e dei

vantaggi che offriva e di prendere parte a manifestazioni sportive, teatrali o

musicali altrimenti inaccessibili.

6 G. Galli, Un’organizzazione ausiliaria del Partito Nazionale Fascista: l’O.N.D. in

Provincia di Arezzo, in “Studi Storici”, n. 3, 1973, p. 814-815. 7 Cfr. C. Vallauri, Introduzione a L’utile e il dilettevole. Storia del Dopolavoro a Roma

negli anni Trenta (a cura di E. Bizzarri, P. Luzzato, A. Zanuttini), Roma, Il Ventaglio,

1988, p. 12. 8 C. Vallauri, ivi.

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9

“ ... peccato (peccato per lui, s’intende), che il segretario del PNF, che

dell’OND era per statuto il presidente, di questa semplice realtà si rese conto

quando era ormai troppo tardi”.9

9 F. Mazzonis, Storia contemporanea, in “Studi romani”, nn. 3-4, 1992, p. 365.

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10

Parte prima

Origini, costituzione, sviluppo e struttura organizzativa dell’O.N.D.

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Capitolo primo Le varie fasi di sviluppo dell’O.N.D.

1. Introduzione.

Analizzando con uno sguardo d’insieme le varie fasi per le quali

l’organizzazione del dopolavoro è passata, si possono distinguere tre diversi

periodi: un primo di “preparazione”, un secondo di “affermazione” ed un

terzo di “organizzazione concreta” e di “piena efficienza”.10

Durante la prima fase, che va dal 1920 fin verso la fine del 1923, per

iniziativa di pochi volenterosi e con non poche difficoltà dovute ai

contrastanti interessi degli industriali, dei sindacati fascisti e di quelli

socialisti e comunisti, si pone allo studio il problema del miglior impiego

delle ore libere dal lavoro, si richiama l’attenzione pubblica sull’utilità di

un’azione dopolavoristica ai fini dell’educazione del popolo, se ne tracciano

le linee generali, se ne indicano e se ne illustrano i vari aspetti.

Questa fase iniziale, come vedremo più avanti, è in particolare

contraddistinta dall’iniziativa personale dell’ingegnere industriale torinese

10 Per questa distinzione cfr., in particolare, A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro,

Milano, A. Mondadori, 1938, p. 21; E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il

Dopolavoro. L’organizzazione in provincia di Pavia, Pavia, Tip. Successori Bizzoni,

1929, pp. 7-8; O.N.D. Bollettino mensile. I primi due anni di attività dell’O.N.D., anno I,

n. 4, aprile 1927, pp. 7-9.

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12

Mario Giani il quale, subito dopo la firma dei primi contratti che stabilivano

la giornata lavorativa di otto ore, aveva fondato a Roma un piccolo istituto

attraverso il quale si era proposto di sensibilizzare gli industriali italiani sul

problema del tempo libero degli operai.

Tale controverso periodo di maturazione programmatica si chiude nel

1923, quando la Confederazione delle corporazioni e dei sindacati fascisti,11

assumendo sotto la sua egida l’ufficio di Giani, fece suo il movimento e

“passò a tradurre in pratica la teoria”.12

Nel 1925 con il R.D. del 25 maggio n. 582 (che istituiva l’“Ente

Parastatale Opera Nazionale Dopolavoro”, sotto la presidenza del duca

Emanuele Filiberto D’Aosta), “si passò alla fase di pieno attrezzamento e di

completa efficienza”.13

Con la sua elevazione ad ente morale, il dopolavoro si distaccherà

sempre più dal sindacato per divenire, nel 1927, un’organizzazione ausiliaria

del Pnf, alle sue strette dipendenze.

11 Per uno studio approfondito sulle origini del sindacalismo fascista e i suoi rapporti con

il Pnf, cfr. F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Roma-Bari, Laterza, 1974, pp. 42

ss.; R. Sarti, I sindacati fascisti e la politica economica del regime, in “Problemi del

socialismo”, nn. 11-12, settembre-dicembre 1972, pp. 746-765. 12 Così A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro, Milano, 1938, p. 21. 13 Così A. Starace, ivi.

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13

2. Il progetto di Mario Giani: “un’invenzione di ispirazione americana”.

Nei paesi più industrializzati, iniziative su larga scala, con forme

articolate di assistenza ai lavoratori, erano già state prese durante la prima

guerra mondiale.

Infatti, lo sforzo produttivistico imposto dalla guerra e, soprattutto

l’aumento dello sfruttamento in seguito all’imposizione dell’orario

continuato ed all’introduzione di forme di organizzazione del lavoro che ne

intensificavano gli aspetti alienanti, avevano comportato sul fattore umano

conseguenze disastrose in termini di resistenza fisica e morale, tali da far

apparire indispensabili agli imprenditori ed agli Stati un intervento sulle

questioni riguardanti la ricreazione della forza lavoro, pena la impossibilità

di mantenere gli alti indici di produttività introdotti con la mobilitazione

dell’industria bellica.14

Finita la “grande guerra”, parallelamente alla più o meno simultanea

14 Cfr. G. Consonni, G. Tonon, Tempo libero e classe operaia tra le due guerre, in

“Hinterland”, nn. 7-8, gennaio-aprile 1979, pp. 60-62. Per quanto riguarda le nuove forme

di organizzazione del lavoro e la conseguente alienazione del fattore umano, cfr. H.

Braverman, Lavoro e capitale monopolistico. La degradazione del lavoro nel XX secolo,

Torino, Einaudi, 1978; C. Carboni, Lavoro e culture del lavoro, Roma-Bari, Laterza,

1991; G. Orsini, Il lavoro operaio nella ricerca sociologica di P.F.G. Le Play, Milano,

Angeli, 1986.

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14

conquista delle otto ore, si ebbe in tutto il mondo un fiorire di iniziative

pubbliche e private in tema di attività ricreative: da quelle sorte in Inghilterra

ai nuovi centri sociali degli Stati Uniti, dalle iniziative del Comitè de Forges

de France a quelle dei Krupp in Germania.15

Al contrario di quel che voleva far credere Starace, attribuendo all’Italia

la paternità del movimento dopolavoristico,16 nel nostro paese lo spazio

aperto dalle otto ore aveva inizialmente mostrato una grave carenza in questo

campo.17 Del resto, la situazione politica del primo dopoguerra, caratterizzata

da un acuto scontro sociale culminato nell’occupazione delle fabbriche del

settembre del 1920,18 non era delle più favorevoli alla trattazione dei

problemi relativi all’assistenza dei lavoratori nel tempo libero. Come ha

osservato De Grazia, “il biennio rosso fece sì che la principale

preoccupazione degli industriali italiani fosse il ripristino dell’autorità

amministrativa nell’azienda”: essi ritenevano, inoltre, che ciò potesse

15 Cfr. G. Di Nardo, L’Opera Nazionale Dopolavoro, in AA.VV., La civiltà fascista (a

cura di P.L. Pomba), Torino, Ed. Torinese, 1928, pp. 396-397. 16 Cfr. A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro, Milano, 1938, p. 41. 17 Cfr. G. Consonni, G. Tonon, Tempo libero e classe operaia, cit., p. 62; F. Tintorri,

L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano (1923-39), in “Storia in Lombardia”, n. 2,

1984, p. 69.

Page 21: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

15

ottenersi soltanto con una dura repressione, licenziando gli scioperanti,

vietando l’assunzione dei militanti sindacali ed alimentando le tensioni e i

contrasti tra i sindacalisti fascisti e le organizzazioni operaie socialiste.19

Inoltre il movimento operaio, forte della sua tradizione di

associazionismo e mutuo soccorso,20 oppose -come è stato osservato- una

“vigorosa resistenza contro le lusinghe del paternalismo aziendale”.21

18 Relativamente alla conflittualità sociale di quel periodo in Italia, cfr. P. Striano,

L’occupazione delle fabbriche. Settembre 1920, Einaudi, 1964; G. Maione, Il biennio

rosso. Autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Bologna, Il Mulino, 1975. 19 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa nell’Italia fascista. L’organizzazione

del dopolavoro, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 72-73; l’autrice sostiene che la resistenza

opposta dai datori di lavoro fu sostenuta dal nuovo presidente della Confindustria,

Antonio Stefano Benni. A partire dal gennaio del 1923, sotto la sua direzione, né la

Confindustria, né il suo giornale “Organizzazione industriale”, parlavano in termini

entusiastici delle proposte relative al welfare work o alle oeuvres sociales che negli Stati

Uniti ed in altri paesi d’Europa stavano destando un certo interesse. Sulla figura del

presidente della Confindustria, A.S. Benni, cfr. P. Melogrami, v. Antonio Stefano Benni,

in Dizionario biografico italiano, VII, pp. 558-561; A. Lyttelton, La conquista del potere:

il fascismo dal 1919 al 1929, Laterza, Bari, 1974, pp. 644-645. 20 Sulla posizione del movimento operaio italiano nei riguardi del tempo libero, cfr. G.

Consonni, G. Tonon, Tempo libero e classe operaia, cit., pp. 52-60; Id., Casa e lavoro a

Milano. Dalla fine dell’Ottocento al fascismo, in “Classe”, n. 14, ottobre 1977, pp. 165-

259; A. Baldi, Il Dopolavoro strumento di propaganda del fascismo, in “La Toscana nel

regime fascista (1922-1939), Convegno di studi promosso dall’Unione Regionale delle

Province Toscane, dalla Provincia di Firenze, e dall’Istituto Storico per la Resistenza in

Toscana”, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1975, pp. 636-637. 21 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 73.

Page 22: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

16

Il precursore del dopolavoro italiano, colui che si fece portavoce della

necessità di creare anche in Italia una organizzazione che si occupasse del

tempo libero dei lavoratori, fu l’ingegner Mario Giani, un ex dirigente della

filiale della Westinghouse Corporation di Vado Ligure.

Giani, avendo studiato negli Stati Uniti,22 si era proposto -come visto in

precedenza, di far conoscere- attraverso il suo istituto fondato a Roma nel

1919, le soluzioni che al problema delle ore libere erano state date nei paesi

industriali più avanzati. L’ispirazione della sua iniziativa era dunque, per

dirlo con le parole di De Grazia, “apertamente americana”.23

Le attrezzature ricreative che l’ingegnere proponeva “non erano altro

che un aggiornamento dei servizi tipo “dalla culla alla tomba” incoraggiati in

tutta la storia del paternalismo aziendale, da quelli realizzati a New Lenark

da Robert Owen al Sociology Departement di Henry Ford”.24

Il suo modello per l’organizzazione dei servizi sociali nell’industria,

22 Per la biografia di Giani, cfr. V. De Grazia, The politics of leisure; the dopolavoro and

the organization of workers’ spare time in fascist Italy, Dipartimento di storia, Columbia

University, 1976, pp. 28-31. De Grazia specifica che i cenni biografici su Giani si fanno

scarsi a partire dal momento in cui cadde in disgrazia sotto il fascismo. Per quanto

riguarda la sua formazione prefascista cfr. L. Pezzoli, Una lunga fatica e una bella

vittoria, in “La Stirpe”, n. 6, giugno 1925, p. 371. 23 V. De Grazia, La taylorizzazione del tempo libero operaio nel regime fascista, in

“Studi storici”, n. 2, 1978, p. 332. 24 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 31.

Page 23: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

17

concepito come parte integrante del processo di produzione, avrebbe dovuto

abituare i lavoratori “alla disciplina dell’industria di massa, cementando nel

contempo la loro lealtà all’azienda”.25

Nell’intento di creare un termine che indicasse il tempo libero derivante

dalla riduzione della giornata lavorativa e, insieme, i mezzi con i quali

utilizzarlo in maniera socialmente utile, Giani stesso coniò il neologismo

“dopolavoro”.26

Dal momento che in Italia il dopolavoro, per essere accolto e

incoraggiato dalle classi dominanti, doveva rispondere a precisi requisiti di

convenienza economica, Giani, al fine di promuovere il suo progetto, rivolse

espliciti appelli all’egoismo manageriale: “Il dopolavoro -scrive Giani nei

suoi Quaderni del Dopolavoro- è lo strumento ideale per manutenzione della

forza lavoro”: il maggior benessere del personale avrebbe cioè agito

favorevolmente sul suo rendimento, così come le cure prodigate nella

manutenzione dell’attrezzatura meccanica, tendevano a migliorare il

complesso della produzione.27

Malgrado queste opportunistiche affermazioni, Giani non riuscì, però,

25 Così V. De Grazia, La taylorizzazione, cit., p. 332 26 Cfr. V. De Grazia, ivi. 27 Cfr. M. Giani, Quaderni del Dopolavoro: il Dopolavoro nelle industrie, II, Roma,

1925, p. 1.

Page 24: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

18

né a suscitare l’interesse degli industriali, né ad ottenere l’appoggio

dell’ultimo governo Giolitti.28

Il progetto di Giani, e la sua instancabile propaganda condotta per

mezzo del suo giornale “Il Dopolavoro”,29 trovarono invece degli ascoltatori

attenti nei sindacalisti fascisti.

La Confederazione delle corporazioni e dei sindacati fascisti -in cerca di

proposte che, sotto l’apparenza di intensificare l’efficienza manageriale,

fornissero nello stesso tempo alcuni vantaggi concreti per la manodopera e,

quindi, rendessero più attraente il suo programma- vide nelle idee di Giani la

soluzione più idonea allo scopo: opportunamente riveduto, il suo progetto

avrebbe dato ai sindacati fascisti la possibilità di accattivarsi la simpatia

degli imprenditori e di battere finalmente la concorrenza socialista e

28 Cfr. L. Pezzoli, Una lunga fatica, una bella vittoria, cit., p. 371; secondo Pezzoli,

l’incontro tra Giani e Giolitti, nei primi del 1921, si dimostrò infruttuoso: il primo

ministro liberale dichiarò inattuabile il progetto di Giani, sostenendo che le risorse

finanziarie dello Stato erano troppo limitate e che, in ogni caso, i socialisti si sarebbero

fermamente opposti a qualsiasi ingerenza del governo nel tempo libero dei lavoratori. 29 “Il Dopolavoro”, rivista quindicinale, fu fondato da Giani nel febbraio del 1923, con

apporti finanziari privati; nel dicembre del 1923, venne assorbito dal mensile sindacale

“La Stirpe”: lo stesso titolo venne usato per una nuova serie, che va dal 1° gennaio 1926

all’8 febbraio 1929, come pure per un’edizione pubblicata a Vicenza all’epoca della

Repubblica di Salò, dalla fine del 1943 al principio del 1945: cfr., in merito, V. De

Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 31 e 293.

Page 25: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

19

comunista, non ancora del tutto eliminata nelle fabbriche.30

Il 5 maggio 1923, la Confederazione, sotto la guida dell’ex sindacalista

rivoluzionario Rossoni, approvò formalmente il progetto di Giani,

costituendo al suo interno l’Ufficio centrale del Dopolavoro.31

Così come il suo istituto, anche Giani fu incorporato nella Cnsf,

diventando condirettore, insieme al sindacalista Casalini, del nuovo mensile

“La Stirpe”.32

Dunque, se “come idea il dopolavoro fu un’invenzione di ispirazione

americana di un riformatore tecnocratico”, come istituzione doveva le sue

origini “unicamente all’opportunismo politico delle organizzazioni sindacali

del movimento fascista”.33

30 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 31 e 29; Id., La

taylorizzazione, cit., p. 333; F. Tintorri, L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano, cit.,

pp. 69-70. 31 Cfr. F. Tintorri, L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano, cit., p. 70; V. De Grazia,

Consenso e cultura di massa, cit., p. 32. 32 Cfr. E. Rossoni, Per il Dopolavoro, in “Il Dopolavoro”, 5 maggio 1923; M. Giani, Gli

orizzonti del Dopolavoro, in “La Stirpe”, n. 12, dicembre 1923, p. 39; A. Starace, Opera

Nazionale Dopolavoro, Milano, 1938, p. 21. 33 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 29.

Page 26: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

20

3. Dall’Ufficio centrale del Dopolavoro all’Opera Nazionale Dopolavoro.

Durante questa seconda fase di sviluppo del movimento

dopolavoristico, Giani ritoccò rispettosamente la sua idea per meglio

adeguarla ai piani dei sindacalisti fascisti, interessati -come si è detto- a

costruirsi un seguito tra i lavoratori ed a conquistarsi nel contempo le

simpatie degli industriali.

Ponendo le basi del suo “nuovo dopolavoro” più sul piano della

“organizzazione” che della “amministrazione”, egli ne trasformò l’immagine

da quella di ufficio del personale a quella di circolo sindacale o di “centro di

elevazione”.

Non dovendo più essere aggregato ad una ditta, questo poteva essere il

centro ricreativo ed istruttivo di un’intera comunità o di un intero quartiere e

si sarebbe autofinanziato sostenendosi con le quote d’iscrizione e i contributi

provenienti dai benefattori.34

Giani impresse all’attività dopolavoristica un carattere tecnocratico e,

insieme, paternalistico:35 il momento educativo veniva esaltato in funzione di

34 Cfr. M. Giani, Il problema del lavoro, in “Il Dopolavoro”, 8 marzo 1923. 35 De Grazia osserva che, nella sua “versione sindacalista”, il progetto di Giani si mise in

luce come una specie di centro ricreativo che, pur non avendo una forma diversa dal

Page 27: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

21

una sorta di riscatto sociale, per togliere i lavoratori “dalle pastoie di un

avvilente automatismo [...] e dallo stato d’infelicità che ebbero a soffrire per

tanto tempo in seno al moderno regime industriale”.36 Si invitavano, perciò, i

vari dopolavoro ad aprire biblioteche e si insistette sul valore educativo,

accanto al momento di svago e di evasione, delle gite operaie organizzate.

Lo scopo definitivo, in sostanza, era quello di convincere la classe

operaia all’idea che avrebbe conseguito la sua emancipazione “non

attraverso la lotta contro il capitalismo, ma per via del miglioramento

individuale”.37

Ma, nonostante gli accorgimenti di Giani e l’egida del sindacato

fascista, i circoli dopolavoristici sorti durante questo periodo, non

riusciranno ad attrarre né l’attenzione degli operai, né tantomeno quella degli

industriali: i lavoratori, dovendo scegliere, rimasero fedeli ai loro tradizionali

posti di ritrovo i quali, “a dire il vero, dimostrarono di avere più capacità di

recupero di quanto i sindacalisti fascisti avevano previsto”;38 i datori di

tradizionale circolo operaio, recava ancora “la netta impronta dei suoi precedenti

industriali anglo-americani”: cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 32. 36 Così M. Giani, I dirigenti sindacali e il Dopolavoro, in “La Stirpe”, n. 2, febbraio

1924, p. 134. 37 Così M. Giani, Il problema del lavoro, cit. 38 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 35-36. Addirittura De Grazia

ha rilevato che, nel 1923, il numero delle associazioni culturali e ricreative della sinistra

Page 28: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

22

lavoro, ancora scossi dal “biennio rosso” e, quindi, interessati a ripristinare

l’autorità dirigenziale all’interno delle fabbriche, erano sempre più decisi a

stroncare alla base qualsiasi forma di organizzazione sindacale.39 Di

conseguenza, dopo il fallimentare risultato conseguito dai sindacalisti alle

elezioni del 6 aprile 1924 (alla Camera dei deputati vennero infatti eletti

solamente ventidue sindacalisti su un totale di 374 seggi da attribuirsi) e

successivamente alla crisi seguita all’uccisione di Matteotti, avvenuta ad

opera dei fascisti nel giugno dello stesso anno, i dirigenti della Cnsf, con un

improvviso cambiamento della loro iniziale posizione di autonomia nei

confronti dell’apparato statale, cominciarono a pretendere che il governo

sopprimesse completamente il movimento sindacale antifascista e

promulgasse leggi che regolassero la loro posizione all’interno dello Stato.40

Nel novembre del 1924, Rossoni presentò formalmente a Mussolini una

deliberazione approvata dal consiglio di amministrazione della Cnsf, con cui

si chiedeva al governo di istituire un ente nazionale del dopolavoro. Il primo

rivoluzionaria era aumentato dal momento che i militanti antifascisti, divenuti più

sensibili alla domanda proletaria in fatto di sport e interessati a dare un mascheramento

apolitico alle loro riunioni, istituirono, in diverse cittadine, un certo numero di circoli

sportivi e di società escursionistiche. 39 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 37. 40 Cfr. F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, cit.; A. Lyttelton, La conquista del

potere, cit., pp. 309-310; V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 34, 38, 39.

Page 29: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

23

maggio dell’anno successivo, il governo -che da sempre aveva guardato

l’istituzione con grande interesse-41 aderì ufficialmente alla richiesta

istituendo con R.D. n. 582 l’“Ente Parastatale Opera Nazionale Dopolavoro”,

la cui presidenza fu assegnata, per i primi due anni, ad Emanuele Filiberto,

duca d’Aosta.42

I dirigenti sindacali, con i loro ripetuti appelli al governo affinché desse

un appoggio al Dopolavoro, ritenevano che un ente governativo,

sopprimendo definitivamente la concorrenza antifascista e legittimando il

dopolavoro agli occhi delle classi dominanti, avrebbe completato per ogni

verso i loro sforzi organizzativi. Essi presumevano, inoltre, che il governo

avrebbe continuato a fare affidamento sulle loro capacità gestionali e che le

41 Come ha osservato Carlo Vallauri, “un organismo non politicizzato, in grado di

raccogliere lavoratori, costituiva un boccone ghiotto per chi meditava di pervenire alla

soppressione di libere forme organizzative”: cfr. C. Vallauri, Introduzione a L’utile e il

dilettevole. Storia del Dopolavoro a Roma negli anni Trenta (a cura di E. Bizzarri, P.

Luzzato, A. Zanuttini), Roma, Il Ventaglio, 1988, p. 9. 42 Secondo De Grazia (Consenso e cultura di massa, cit., pp. 40-41), la designazione di

Emanuele Filiberto, cugino del Re, servì a Mussolini per dimostrare il carattere apolitico

dell’Ente, la cui tessera poteva essere elargita anche ai non iscritti al Pnf. Vallauri

(Introduzione a L’utile e il dilettevole, cit., p. 9) osserva che la suddetta designazione,

“considerato l’invitto -come recano i giornali del tempo- comandante della III Armata”,

dimostra l’esistenza di un legame che univa “l’organismo creato per consentire uno svago

ai lavoratori e quelle che sono le esigenze derivate dall’atmosfera generata nel paese dalla

guerra”.

Page 30: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

24

sezioni locali sarebbero rimaste sotto il loro controllo.43

In realtà, è stato osservato che, con la costituzione dell’Ond e con la sua

elevazione ad ente morale, la gestione del dopolavoro si staccherà sempre

più dal sindacato, per divenire nel 1927 (anno in cui Turati fu designato a

succedere ad Emanuele Filiberto d’Aosta), “un’organizzazione

fiancheggiatrice in piena regola del Partito fascista” e, nel 1930 (anno in cui

Starace successe a Turati in qualità di commissario straordinario),

“un’organizzazione dipendente dal partito e direttamente responsabile nei

confronti del suo segretario”.44

43 Cfr. F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, cit., p. 403. 44 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 46 e 63. Il medesimo

concetto è formulato da F. Tintorri, L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano, cit., p. 70.

Page 31: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

25

4. Il Partito assume il controllo. Il passaggio, nel 1927, del movimento dopolavoristico alle dirette

dipendenze del Pnf segnò l’inizio di una nuova fase del suo sviluppo. Il

Dopolavoro venne ad assumere, infatti, una dimensione territoriale più ampia

ed una diversificazione categoriale più articolata: ai circoli operai espropriati

ai socialisti (da cui traevano origine la maggior parte delle sezioni costituite

nel quinquennio precedente), si aggiunsero gruppi ricreativi sovvenzionati

dai datori di lavoro45 e circoli sociali sorti direttamente sotto gli auspici

dell’Ond nella pubblica amministrazione (Dopolavoro statali), nei quartieri

urbani e nelle zone rurali (Dopolavoro rurali).46

45 Infatti, l’immagine dell’Ond promossa dal governo, di un’organizzazione “apolitica” e,

soprattutto, “produttivistica”, unita alla “regale protezione”, persuase le classi dominanti

ad abbandonare la loro originale posizione refrattaria: cfr. V. De Grazia, Consenso e

cultura di massa, cit., pp. 42-43 e 79. Inoltre, il fascismo aveva garantito ai principali

gruppi industriali e finanziari una pressoché totale autonomia d’azione, accresciuta dalla

soppressione della libertà sindacale e dal drastico ridimensionamento del ruolo degli

stessi sindacati fascisti. Verso la fine del 1928, infatti, con il c.d. sbloccamento, la

Federazione unica dei sindacati fascisti fu sciolta per essere sostituita da sei

confederazioni settoriali, che avevano come potente interlocutore la Confederazione degli

industriali, rimasta unitaria: cfr. C. Capra, G. Chittolini, F. Della Peruta, Corso di storia.

L’Ottocento e il Novecento, Firenze, Le Monnier, 1993. 46 All’ottobre 1935, l’Ond era la più grande organizzazione per adulti del regime fascista

e quella socialmente più diversificata. Con 2.376.000 aderenti, la sua composizione era

preminentemente urbana (76%): erano in primo luogo registrati i lavoratori manuali

(66%), distinti dagli impiegati. I dopolavoristi erano operai dell’industria (38%),

Page 32: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

26

Per giunta, i nuclei dopolavoristici assunsero in questo periodo

caratteristiche ben diverse da quelle loro afferenti negli anni 1926-27, un

periodo cioè in cui tali nuclei non rientravano ancora nel programma di una

vasta organizzazione di massa. A partire dal 1927, consolidatosi ormai il

fascismo al potere, verrà dato maggiore risalto alle attività sportive, alle

manifestazioni ginniche, alle parate, alle gite, a scapito dell’impegno

educativo, culturale, di prevenzione sanitaria, ossia di tutto ciò che

qualificava l’attività assistenziale del Dopolavoro.47

Se per tutto il tempo in cui Turati rimase in carica, gli originari obiettivi

tecnocratici del Dopolavoro furono (almeno in parte) mantenuti, con Starace

l’elemento qualificante del programma dell’Opera diverrà lo svago.

L’Ond, trovandosi alle soglie del 1930 nella necessità di organizzare il

tempo libero dei lavoratori, reso disponibile non più solo dalla ridotta

contadini (23%), dipendenti del commercio (9%), dei trasporti (5%) e della pubblica

amministrazione (25%). Inoltre, risultavano affiliati 19.966 gruppi locali, dei quali forse

un terzo di origine prefascista: cfr., in merito, O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 10, ottobre

1935, prot. n. 61301; Annuario dell’O.N.D. 1937. Diagrammi statistici, Roma, 1937;

Annuario Statistico Italiano 1938, Roma, 1938, p. 243. 47 Emblematico è, al riguardo, il fatto che Starace nel suo libello sui programmi dell’Ond

del 1933 (L’Opera Nazionale Dopolavoro, Roma, 1933, p. 94) dedicò solamente tre

pagine all’istruzione tecnica, a fronte delle venticinque assegnate allo sport.

Nell’annuario del 1938 (Annuario dell’O.N.D. 1938, Roma, 1938), un manuale di 253

Page 33: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

27

settimana lavorativa, ma anche da un grave disagio economico

(disoccupazione, generale adozione dell’orario ridotto), non poteva più

abbindolare i lavoratori ricordando loro la nobile condizione sociale di

produttori dello “stato corporativo”. Altro non rimaneva, invece, che

sfruttare al massimo le potenzialità dell’Ente in campo ricreativo, allo scopo

di distogliere l’operaio dall’opposizione politica agli indirizzi economici del

regime.48

Così facendo, il Dopolavoro avviò i lavoratori cittadini e, in una certa

misura, anche gli agricoltori, ai minuti piaceri del divertimento di massa, dai

pattini a rotelle alle feste da ballo, dal canto corale al turismo. Come è stato

osservato, dunque, il fascismo “se non fu l’inventore del dopolavoro, ne

sfruttò appieno le potenzialità, portandone alle estreme conseguenze

l’organizzazione per scopi politici di propaganda di irregimentazione e

mobilitazione di massa”.49

pagine dedicate alle varie attività gestite dal Dopolavoro, sono soltanto sette le pagine

dedicate all’assistenza ed alla previdenza sociale. 48 Cfr. R. De Felice, Mussolini il Duce. Gli anni del consenso, 1929-1936, I, Torino,

1974, pp. 198-199; V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 48-67. 49 Così F. Tintorri, L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano, cit., p. 71.

Page 34: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

28

Capitolo secondo L’organizzazione tecnico-amministrativa

dell’O.N.D.

1. La Direzione centrale. La struttura organizzativa dell’Ond, riprodotta nello schema sottostante,

era rigidamente centralizzata, in perfetto stile fascista.

A partire dal 1927, i poteri della Direzione centrale, in precedenza

ripartiti tra presidente, consigliere delegato, direttore generale e consiglio

d’amministrazione,50 furono attribuiti in via esclusiva ad un commissario

straordinario, coadiuvato da un direttore generale responsabile, di fronte al

primo, dell’andamento tecnico e amministrativo.51

La Direzione centrale era suddivisa nei seguenti servizi:

a) Servizio organizzazione;

b) Servizio sportivo;

c) Servizio escursionistico;

d) Servizio educazione artistica (con sottosezioni per la musica, il

cinema e la radio) e cultura popolare (suddivisa in “cultura propriamente

detta” e “folklore”);

e) Servizio assistenza;

50 Cfr. artt. 2-9, Statuto dell’O.N.D., in “Il Dopolavoro”, 10 gennaio 1926, p. 4.

Page 35: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

29

f) Servizio amministrativo.

In collaborazione con questi uffici funzionavano alcune Commissioni

centrali (sport, musica, filodrammatica, ecc.), aventi carattere esclusivamente

tecnico-consultivo e costituite da persone particolarmente esperte nelle

branche di attività sopra menzionate.52

51 Così R.D. 7 maggio 1927, n. 516. 52 Cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 20-21; O.N.D.

Realizzazioni e sviluppo dell’O.N.D., Istituto Grafico Bertello, Borgo S. Dalmazzo, 1933,

p. 13. Per quanto riguarda l’attività delle Commissioni centrali, cfr. O.N.D. Bollettino

mensile. I primi due anni di attività dell’O.N.D., cit., pp. 9-10.

Page 36: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

30

Figura 1. La struttura organizzativa dell’Ond.

Servizioamministrativo

Serviziosportivo

Servizioescursionistico

Segretario generale uffici centrali

Servizioed. artistica

Servizioassistenza

Servizioamministrativo

Segretario generale amministrativo

Direttore generale

Commissario straordinario

Dopolavoro comunalipropriamente detti

Dopolavoro aziendali Associazioni dipendenti

Direttorio comunaleDopolavoro comunale

Direttorio provincialeDopolavoro provincialeCommissioni tecniche

Page 37: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

31

2. Gli Uffici esecutivi periferici (Dopolavoro provinciali). Dipendevano dalla Direzione centrale gli Uffici esecutivi periferici,

meglio conosciuti come Dopolavoro provinciali.

Questi erano presieduti da un Direttorio provinciale, del quale facevano

parte, a norma della circolare 28 maggio 1927, i rappresentanti dei datori di

lavoro, dei lavoratori e delle associazioni autorizzate dei dipendenti dello

Stato e di altri enti pubblici. Presidente del Direttorio provinciale era di

diritto il segretario federale del Pnf, coadiuvato da un segretario scelto

direttamente dalla Direzione centrale (in casi eccezionali poteva essere

nominato dal segretario federale, con la successiva ratifica della Direzione

centrale).

Il compito del presidente del Dopolavoro provinciale era di carattere

tecnico-amministrativo: corrispondeva con la Direzione centrale e dava

esecuzione alle proposte ed alle disposizioni da questa emanate, manteneva i

rapporti con gli uffici statali e con i rappresentanti delle diverse

confederazioni, sollecitandone, se del caso, la collaborazione.53

Della organizzazione dopolavoristica provinciale, faceva infine parte la

Commissione tecnica provinciale, composta dai direttori tecnici provinciali

per ciascuna branca di attività (sport, escursionismo, cultura popolare,

53 Cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., p. 21.

Page 38: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

32

cinematografia, radiofonia, ecc.).

La designazione dei direttori tecnici era rimessa al presidente del

Direttorio provinciale; la Direzione centrale si riservava la ratifica. Essi

esercitavano il potere consultivo in seno al Direttorio provinciale e

predisponevano il programma da svolgere nel settore di interessi di loro

competenza il quale, dopo l’approvazione da parte del Direttorio provinciale,

veniva dagli stessi posto in esecuzione.54

54 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale: Scopi e Organizzazione, anno I, n. 1, gennaio 1927; E.

De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., p. 22.

Page 39: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

33

3. I Dopolavoro comunali. Nei comuni l’attività delle diverse sezioni del Dopolavoro era diretta e

coordinata di diritto dai segretari politici dei Fasci, “vigili e fedeli esecutori

dei Dopolavoro Provinciali ai quali soltanto devono riferire”.55

Soltanto in casi eccezionali i segretari politici potevano delegare, sotto

la loro personale responsabilità, altre persone per la gestione dell’attività

dopolavoristica. Il segretario politico ricopriva la carica di presidente del

Direttorio del Dopolavoro comunale, costituito per legge dal segretario

politico del Fascio, dal segretario del comune, da un medico del comune, da

un insegnante elementare, dalla fiduciaria del Fascio femminile, da un

fiduciario comunale dell’Organizzazione sindacale dei datori di lavoro, da

un fiduciario dell’Organizzazione sindacale dei lavoratori, dal direttore

della Sezione della Cattedra ambulante di agricoltura, da un rappresentante

della Milizia forestale.

Il presidente del Dopolavoro comunale era tenuto a trasmettere l’elenco

nominativo dei membri chiamati a comporne il Direttorio al presidente del

Dopolavoro provinciale, per la necessaria ratifica e si riservava la facoltà di

fare appello “alla disciplinata e volenterosa collaborazione di altri elementi

stimati necessari per il buon funzionamento del Dopolavoro comunale”;

55 Così E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., p. 22.

Page 40: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

34

questi collaboratori, tuttavia, non potevano far parte del Direttorio.56

56 Per le notizie relative all’organigramma e alla distribuzione funzionale dei membri dei

Dopolavoro comunali, cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 7, settembre 1929, prot. n.

31148.

Page 41: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

35

Parte seconda

Attività e manifestazioni del Dopolavoro in provincia di Teramo.

Page 42: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

36

Capitolo primo L’attività relativa agli anni 1927-28.

L’esordio del Dopolavoro in provincia.

La ricognizione de “Il Solco”, organo ufficiale del fascismo teramano,57

testimonia una limitata presenza dell’attività dopolavoristica nella provincia

fino agli inizi degli anni Trenta.

In vero, su questo autorevole foglio provinciale, le prime notizie

relative al Dopolavoro compaiono solo nel 1927, anno che segna il passaggio

dell’Ente alle dirette dipendenze del Partito nazionale fascista (Pnf).58

Fondamentali, al fine di una collocazione temporale -sia pure

approssimata- della istituzione a Teramo del Direttorio provinciale dell’Ond,

sono due articoli pubblicati su “Il Solco” rispettivamente il 18 settembre

57 Questo periodico, pubblicato dal 1921 al 1943, “costituisce una delle principali fonti di

informazione per la provincia di Teramo durante tutto l’arco del regime fascista. Fin dal

1921 aggiunge al sottotitolo quello di organo dei Fasci di Combattimento. A partire dal

1922 diviene portavoce ufficiale della Federazione Fascista. Nel dicembre del 1926, quasi

certamente in rapporto a dissidi interni connessi alle vicende che portarono alla

costituzione della provincia di Pescara, il giornale subisce una interruzione. Riprende le

pubblicazioni [...] nell’agosto 1927. Nel novembre 1932, in ottemperanza a disposizioni

date in conseguenza della guerra d’Etiopia, il settimanale si trasforma in “Foglio

d’Ordine” della Federazione dei Fasci di Combattimento di Teramo”: così L. Ponziani,

Due secoli di stampa periodica abruzzese e molisana, Teramo, Interlinea, 1990, p. 161. 58 Cfr. F. Tintorri, L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano, cit., p. 70.

Page 43: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

37

1927 e il 12 febbraio 1928.

Il primo, firmato da Giacomo Franchi (che nel giro di pochi mesi sarà

nominato vicepresidente del Direttorio provinciale dell’Ond), dimostra che la

provincia di Teramo non poté usufruire delle “belle, sane, ricreatrici

iniziative curate dall’O.N.D.” fino al giorno in cui il numero de “Il Solco”,

che ospita in prima e seconda pagina l’articolo, fu pubblicato.

Il cronista inizia riferendo “lo scopo supremo” di questa “grandiosa

opera”, ossia “l’elevazione spirituale delle classi lavoratrici” e continua

spiegando i motivi della sua istituzione:

In passato, quando l’operaio lavorava dieci, dodici ore al giorno e

anche più, non aveva la possibilità materiale di dedicarsi ad occupazioni

che ne elevassero la mente ed il cuore. Solo la provvida recente legge, con

cui il nostro Paese, primo fra tutti, ha riconosciuto il diritto alle otto ore di

lavoro giornaliero, ha reso possibile lo sviluppo della benefica istituzione,

perché lascia al lavoratore largo margine di tempo che egli, assai meno

affaticato per la minor durata del lavoro, può più facilmente dedicare al

progresso dell’anima sua.

Nella pagina successiva, Franchi dopo averci fornito un quadro sulle

“prolifiche” attività dopolavoristiche del Nord Italia, conclude l’articolo

esortando i fascisti teramani ad attivarsi affinché:

Page 44: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

38

...anche nella nostra Provincia il Dopolavoro con tutte le sue benefiche

iniziative sorga e s’affermi vittoriosamente; anche la nostra Città e i nostri

borghi, popolati da una gente sobria, sana, operosa, ma ancora troppo

chiusa di mente e angusta di spirito, abbiano i loro centri di ritrovo e di

serena letizia educatrice, liberatrice!59

L’articolo del 12 febbraio 1928 è, in realtà, un comunicato dell’Ente

provinciale dell’Ond di Teramo datato 30 gennaio 1928.60 Esso contiene le

prime concrete ed utili informazioni per la nostra ricerca.

Innanzitutto, messo a confronto con l’articolo precedente, ci consente di

supporre che la Federazione provinciale fascista teramana abbia cominciato a

muovere i primi passi verso l’organizzazione dopolavoristica tra la fine del

1927 e i primi mesi del 1928.61

59 G. Franchi, Una istituzione tipicamente fascista: il Dopolavoro; in “Il Solco”, 18

settembre 1927, pp. 1-2. 60 Opera Nazionale Dopolavoro. Ente Provinciale di Teramo, in “Il Solco”, 12 febbraio,

1928, p. 2. Il comunicato è a firma del presidente del Direttorio provinciale dell’Ond

comm. Antonio De Flaviis e del prof. Giacomo Franchi, vicepresidente. 61 Ad ulteriore conferma della nostra supposizione, ci sembra interessante far notare che

negli Abruzzi il numero degli iscritti all’Ond aumentò considerevolmente proprio

nell’arco di tempo compreso tra il 1927 e il 1928. Nel 1927, risultavano infatti essere

iscritti all’Ond 1.126 lavoratori che, nel 1928, diventarono 14.071; si registrò, quindi, un

incremento di 12.945 unità che, in questa regione, non ebbe più modo di verificarsi: cfr.,

in proposito, I primi cinque anni di attività dell’Opera Nazionale Dopolavoro - 1926-

1930, Roma, 1931, p. 197.

Page 45: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

39

Il comunicato esordisce, infatti, con queste testuali parole:

L’organizzazione dopolavoristica nella nostra Provincia, in questi

ultimi giorni, si è ovunque affermata con il più largo ed entusiastico

consenso della massa impiegatizia ed operaia. [...] Tra breve, non appena

saranno ultimate le operazioni di inquadramento, sorgeranno in Teramo,

come in tutti i Comuni della Provincia, istituzioni ed iniziative, che

dimostreranno come l’Opera del Dopolavoro sia un centro poderoso, da

dove la massa, consapevolmente organizzata, trovi nel sollievo dello spirito

la bellezza dell’iniziativa fascista.

Dopo aver esortato tutti i fascisti aventi funzioni direttive di uffici,

associazioni e aziende ad aderire nel più breve tempo possibile, il

comunicato prosegue vietando “nel modo più assoluto di attribuirsi il titolo

di Organizzazione Dopolavoristica, senza il regolare nuovo consenso del

Direttorio Provinciale, che evoca a sé ogni decisione al riguardo”.

A questo punto si rammentano altresì le norme del tesseramento per il

1928 e si segnalano alcune delle innumerevoli ed importanti facilitazioni e

provvidenze a cui la tessera dava diritto. Questa, che veniva accordata a tutti

i lavoratori, a qualunque categoria appartenessero, costava nel 1928 cinque

lire annue e dava la possibilità di usufruire di tutti i vantaggi previsti, di

carattere generale (sconti del 50% per viaggi nelle ferrovie dello Stato e nei

servizi marittimi e lacustri, a favore delle comitive escursionistiche; sconti

Page 46: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

40

sul prezzo dei biglietti per manifestazioni teatrali e cinematografiche;

ingresso gratuito ai musei; sconti da parte degli editori sulle forniture di libri

alle biblioteche; agevolazioni speciali in materia di diritti di autore alle

filodrammatiche, società corali e bande musicali) e di carattere individuale,

se in possesso degli appositi tagliandi (riduzioni per cinema, teatri, concerti e

attività sportive).62

Nell’articolo viene, altresì, riportato il contenuto di un manifesto che,

affisso a cura del Direttorio in città e in tutta la provincia, evidenzia le

piccole ma promettenti tappe raggiunte dall’Ente a Teramo:

Cittadini!

Con l’ausilio degli Organi centrali e per l’interessamento vigile e

appassionato del nostro Prefetto S.E. Palumbo, anche nella nostra Provincia

il Dopolavoro, che ha raggiunto altrove uno sviluppo grandioso, ha iniziato

i primi passi sulla via della sua vasta e complessa organizzazione.

Ha il suo Direttorio composto dai Segretari delle locali Federazioni

Sindacali e delle varie Associazioni dei dipendenti dello Stato e presieduto

dal Segretario Federale del Partito che è coadiuvato da un Vice Presidente.

62 Tannenbaum sostiene che lo scopo di queste agevolazioni non era tanto quello di

accordare ai lavoratori come classe speciali privilegi, quanto piuttosto quello di

competere con organizzazioni non fasciste, esistenti soprattutto nell’Italia del Nord, che

offrivano gli stessi svaghi: cfr. Tannenbaum E. R., L’esperienza fascista. Cultura e

società in Italia dal 1922 al 1945, Milano, Mursia, 1974. p. 161.

Page 47: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

41

Ha i suoi Direttori Tecnici che guidano e controllano le varie nobili e

belle iniziative sportive, musicali, filodrammatiche, ecc.

Ha incominciata la ricostruzione del glorioso ‘concerto musicale’,

tradizione nobilissima e ormai necessità imperiosa del nostro popolo gentile.

Avrà tra breve una degna Sede negli ampi locali (Piazza Cavour) messi

a sua disposizione dal Podestà del Capoluogo.

Il manifesto termina con un appello ai lavoratori e alle lavoratrici del

teramano, affinché tutti prendano la tessera del Dopolavoro: “che vi dà tanti

diritti e vantaggi immediati, giusto premio a chi lavora e produce!”

Il comunicato ci fornisce, infine, le prime notizie relative alle

personalità che presiedevano il Direttorio dell’Ond Esso infatti è firmato dal

comm. Antonio De Flaviis in qualità di presidente e dal prof. Giacomo

Franchi quale suo vice.

Ulteriori comunicati pubblicati nel corso del 1928 attestano, però, che

De Flaviis e Franchi rimasero in carica per poco tempo ancora. Infatti, gli atti

ufficiali della Federazione provinciale del Pnf a partire dal mese di novembre

sono firmati, a titolo di segretario federale, dal console Nicola Forti il quale

affidò “il non facile compito” di dare all’istituzione “quello sviluppo sicuro e

provvido che ha già raggiunto in altre provincie” al “camerata” Ercole

Arduini, “con la sua ardente fede di fascista della prima ora”.63

63 Per il Dopolavoro, in “Il Solco”, 11 novembre 1928, p. 2.

Page 48: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

42

Le nostre precedenti supposizioni circa la collocazione temporale

dell’organizzazione dopolavoristica provinciale trovano conferma in una

lettera che il commissario straordinario dell’Ond spedì al presidente del

Dopolavoro provinciale di Teramo nel 1927. In essa Turati si rammarica di

aver rilevato che il movimento dopolavoristico “in codesta Provincia procede

con molta lentezza, mentre la necessità di attuare a favore delle masse

lavoratrici quelle provvidenze assistenziali che l’O.N.D. si propone, si rende

sempre più manifesta”.64 Questo fu molto probabilmente l’episodio che

determinò l’Organizzazione ad indire una “adunata per lo sviluppo del

Dopolavoro”, che si tenne il 20 dicembre 1927 ed in occasione della quale i

gerarchi fascisti di Teramo fecero una ottimistica previsione circa il

tesseramento all’Ond per il 1928: “Per il 1° settembre 1928 gli iscritti

dovranno essere almeno 50.000”.65 Non sappiamo quante tessere l’Opera

riuscì effettivamente a distribuire in quell’anno; possiamo però con certezza

affermare che per tutto il 1928 l’Ente svolse a Teramo una limitata attività

ricreativa.

Il servizio escursionistico continuava ad essere gestito dal C.A.I.: non si

64 AS Teramo. Opera Nazionale Dopolavoro, busta n. 4, fascicolo n. 8, Roma, 2 dicembre

1927. 65 AS Teramo. Opera Nazionale Dopolavoro, busta n. 4, fascicolo n. 8, Comunicazione

del lavoro svolto a pro dell’Opera.

Page 49: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

43

hanno infatti notizie di gite organizzate dall’Ond.

Gli intrattenimenti musicali erano, invece, organizzati soprattutto

dall’Istituto musicale “La Cetra” che, presieduto dal “camerata” Pagliaccetti

organizzava concerti “di primo ordine”, i quali attiravano un pubblico

“numeroso” ma soprattutto “scelto”.66

Tra le principali iniziative patrocinate dall’Opera nel capoluogo, si ha

notizia della ricostituzione della Grande banda “Città di Teramo”, della

attività della Filodrammatica “Dux” ed infine, per quanto riguarda la

provincia, della costituzione di una filodrammatica del Dopolavoro con sede

66 P.G., Asterischi musicali. I concerti a “La Cetra”, in “Il Solco”, gennaio 1927;

Nell’Istituto Musicale “La Cetra”, in “Il Solco”, 15 aprile 1928. L’Istituto musicale “La

Cetra”, sotto la presidenza di Amilcare Pagliaccetti, a partire dal 1927 cominciò ad

organizzare una serie di concerti da svolgersi durante la stagione invernale. Questa venne

inaugurata sabato 16 gennaio con un concerto dato da Mario Corti, “un violinista di

vaglia, artista in tutto il significato della parola”. Costui, cattedratico della Reale

Accademia di S. Cecilia e acclamato protagonista di molti concerti nelle principali città

d’Italia e dell’estero, presentò un programma “ampio ed austero”. In quell’anno furono

poi invitati artisti come il violoncellista Bonucci, il violinista Hone ed i pianisti Borowski

e Zecchi (quest’ultimo detto “il secondo Bussoni”), oltre al trio di Budapest ed al

Quartetto di Dresda. Questo primo ciclo di concerti “è stato onorato da un pubblico

numeroso ed eletto che ha voluto così volenterosamente dimostrare il suo spirito di

benevolenza verso il nostro massimo Istituto musicale della Regione [...]. S.E. il Prefetto

comm. Palumbo ha voluto significare con una bella lettera il suo vivo compiacimento

trasmettendo pure la somma di lire 100 quale suo contributo per i concerti”. La stagione

Page 50: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

44

in Atri.

A Teramo, il presidente della Commissione addetta al Servizio

artistico,67 prof. Oreste D’Alessandro, si diede immediatamente da fare

affinché la Grande banda “Città di Teramo” venisse ricostituita ed entrasse,

soprattutto, nell’orbita dell’Ond. La notizia della prossima ricostituzione del

“glorioso concerto musicale” era già stata riportata sul manifesto affisso nel

mese di febbraio in città e provincia; quella relativa all’avvenuta rinascita

venne, invece, pubblicata il mese successivo.68

La Filodrammatica “Dux” fu fondata a Teramo nel 1927 ad opera del

si concluse il 25 marzo del 1928, con il quartetto Manzer, “l’ultimo concerto dato, in

soprannumero di quelli di I serie”. 67 La Direzione generale dell’Ond era suddivisa in sei servizi: Servizio organizzazione,

sportivo, escursionistico, educazione artistica, assistenza e amministrativo. In ogni

Direttorio provinciale altrettante commissioni tecniche guidavano e coadiuvavano le varie

iniziative: cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 13. 68 Cfr. Vita del Dopolavoro. La Grande Banda Città di Teramo, in “Il Solco”, 11 marzo

1928, p. 3, il quale prosegue: “Questa magnifica istituzione cittadina è oggi parte viva

della nostra Istituzione. La dirige con vero intelletto d’arte il M. Cav. Lodovico Favilla e

conta, nella massa dei suoi 65 esecutori, rinomati professori solisti, fra i quali notiamo il

flicorno soprano prof. Michele Di Paolo, da altri non superato in Abruzzo e fuori; il già

noto flicorno tenore della nostra banda prof. Otello Farias, elemento di prim’ordine; il

baritono prof. Attilio Carestia, di impareggiabile cavata, il prof. di clarinetto Paolo Caro,

già solista dei primari concerti di Lucera e Frattamaggiore, i distintissimi primi clarinetti

prof. Troiano e Pietrosante, il nostro concittadino contrabbasso prof. Meschini e tutta una

massa di sceltissimi esecutori che inquadrano l’imponente corpo”.

Page 51: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

45

cav. Gabriele De Santis, invalido di guerra.69 Diretta nel ’28 dal prof. Luigi

Tappara, il 3 aprile mise in scena al teatro comunale la commedia “Addio

Giovinezza”, in occasione della quale si distinsero “per vivezza di

interpretazione dei personaggi” i giovani Oscar Taccetta (Mario), Michele

Tappara (Leone) e, fra le “signorine”, Rosa Napolitani, “che fu una

appassionata Dorina”.70

La filodrammatica del Dopolavoro atriano fu invece fondata nel 1928

ed era diretta dalla “signorina” Giovannina Consorti e dai signori Forcella e

De Petris. La sera dell’11 novembre dello stesso anno, la compagnia

rappresentò al teatro comunale di Atri la commedia in tre atti “Mario e

Maria” di S. Lopez. Tra i dilettanti che offrirono “uno spettacolo veramente

bello” si distinsero “la debuttante signorina D’Alessio, [...] sicura e

tempista”, “la piccola e svelta Annita Malvezzi” e “il divertentissimo De

Sanctis”; mentre Forcella, De Victoriis, Melchiorre e Finizi riconfermarono

“le ottime loro qualità di arte e di fedele passione”.71

69 Cfr. Teramo: Filodrammatica Dux, in “Il Dopolavoro”, 25 settembre 1927; è questa

l’unica notizia relativa al Dopolavoro provinciale di Teramo rinvenuta su tutta la nuova

serie di questa rivista quindicinale, pubblicata dal 1° gennaio 1926 all’8 febbraio 1929. 70 Cronaca. Nella filodrammatica “Dux”, in “Il Solco”, 15 aprile 1928, p. 3. 71 Cronache provinciali. Da Atri. Filodrammatica. Dopolavoro atriano, in “Il Solco”, 18

novembre 1928. Nell’articolo si ricorda ai lettori che “i filodrammatici dopolavoristi

Page 52: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

46

Chiudiamo la breve ricostruzione relativa all’attività svolta dal nostro

Dopolavoro provinciale durante il 1928, riportando testualmente i passi più

significativi di un comunicato inviato dal suo presidente, console Nicola

Forti ai segretari politici dei Fasci della provincia ed ai dirigenti delle

istituzioni aderenti all’Ond. Questo, che contiene le norme relative al rinnovo

dell’iscrizione per il 1929, alla voce “Attività” conferma le nostre precedenti

osservazioni circa la scarsa attività svolta dall’Opera in provincia:

Le Sezioni dopolavoristiche costituite in Provincia, sino ad oggi -fatte

poche eccezioni- non hanno dato segno di vita. È necessario svegliarsi e far

sì che nel 1929 la Provincia di Teramo si metta alla pari delle consorelle

d’Italia dando il massimo impulso anche a questa istituzione del Fascismo

alla quale il Regime ha affidato compiti importantissimi.

I Dirigenti locali devono esplicare il massimo interessamento e dare la

maggiore attività alle iniziative riflettenti lo Sport, l’Escursionismo, la

Musica, la Filodrammatica, la Cultura Popolare, l’Insegnamento

professionale, l’Assistenza sociale ed Igienico sanitaria, la Cinematografia,

la Radiofonia ecc. Per ognuno di tali rami di attività esiste presso questo

Direttorio provinciale un Direttore tecnico, che in ogni momento potrà

fornire tutte le istruzioni necessarie effettuando, se del caso, anche dei

sopraluoghi.

hanno un vasto programma di lavoro e si ripromettono di iniziare una tournée nei vari

teatri della Provincia”.

Page 53: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

47

Dal canto suo questo Direttorio non mancherà di dare il suo tangibile

appoggio a tutte le iniziative che saranno intraprese e dalle quali i

lavoratori dovranno trarre quel giovamento fisico e morale che è nel

programma dell’istituzione.

È indispensabile provvedere ai locali di ritrovo richiedendoli ai Sigg.

Podestà. Ove non fosse possibile averne dei proprii, si utilizzino, previo

bonario accordo, quelli di istituzioni già esistenti nei Comuni, oppure si

usufruisca di quelli dei Fasci.

Alla voce “Direttorii Comunali”, si proclamano invece decaduti i

Direttori comunali esistenti, per i quali si auspica una rapida ricostituzione

con “elementi attivi e fattivi”:

All’uopo -prosegue il comunicato- i Segretari Politici-Presidenti

dovranno -non oltre il corrente mese- designare quattro persone di

indiscussa fede politica, di buona volontà e capacità tecnica in rapporto alle

varie attività da espletare, che siano disposte a dare la loro opera per

l’organizzazione del Dopolavoro locale.72

Quest’ultimo passo, in particolare, può costituire la conferma, anche se

non esplicita, del fatto che la scarsa attività posta in essere dai Dopolavoro

locali sia da ricollegarsi ad una corrispondente scarsa attività profusa dai loro

responsabili.

72 Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo, in “Il Solco”, 16

dicembre 1928.

Page 54: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

48

Capitolo secondo L’attività relativa all’anno 1929.

1. Introduzione.

L’inaugurazione delle prime sezioni del Dopolavoro in provincia di Teramo:

Notaresco, Nepezzano, Pietracamela.

Durante il 1929 il nuovo presidente del Direttorio provinciale, avv.

Adolfo Pirocchi,73 si adoperò affinché ogni comune, anche il più piccolo,

avesse il proprio circolo dopolavoristico. In seguito a pressanti sollecitazioni,

furono dunque inaugurate nuove sezioni, come quelle di Notaresco,

Nepezzano e Pietracamela.

A Notaresco, il Dopolavoro comunale fu inaugurato il 9 giugno. Esso,

che aveva sede in un ampio locale ubicato sulla principale via del paese, era

“severamente arredato di quelle immagini che sono oggi i fari luminosi che

guideranno la Patria a sempre più prosperi ed alti destini: Cristo, il Re ed il

Duce”. Per l’occasione il segretario politico della cittadina, dott. Ulisse

Pirocchi, pronunciò una conferenza avente ad oggetto “La Lotta contro la

Tubercolosi”, un morbo che sottraeva annualmente “50000 esistenze,

73 L’avv. Adolfo Pirocchi subentrò in qualità di segretario federale e, quindi, di presidente

dell’Ond, al console Forti il quale, essendo stato eletto deputato in occasione delle

consultazioni elettorali che si tennero il 24 marzo del 1929, fu costretto a rassegnare le

Page 55: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

49

funebre flagello dell’individuo e della razza”.74

Il 10 agosto fu invece inaugurata la sezione di Nepezzano; alla

cerimonia intervenne l’avv. Giuseppe Sofia, direttore tecnico provinciale

che, presentato al “folto uditorio” dal parroco don Domenico Pirocchi,

fiduciario del Dopolavoro, esaltò con parola “calda e convincente” l’opera

del fascismo, “che rivolge tutte le sue cure specialmente alla gente di

campagna che tanta parte ha nelle fortune della Patria”.

Dopo l’applaudito discorso del professore, padre Bartolo dei

Francescani, direttore tecnico per la cinematografia, proiettò “bellissime

(sic!) films molto gradite (sic!) dai presenti”. La festa si concluse con le

“scelte marce” suonate dalla locale banda del Dopolavoro.75

L’ultima sezione, della cui costituzione abbiamo notizia, è quella di

Pietracamela, inaugurata anch’essa nel mese di agosto. Per l’occasione, il

nuovo circolo ospitò la Sezione escursionisti del Dopolavoro marchigiano, in

gita sul Gran Sasso:

dimissioni dalle precedenti cariche. La carica di vicepresidente venne, invece,

riconfermata al “camerata” Ercole Arduini. 74 Dalla Provincia. Da Notaresco. Inaugurazione del Dopolavoro, in “Il Solco”, 16

giugno 1929, p. 4. 75 Nuova Sezione del Dopolavoro. A Nepezzano, in “Il Solco”, 18 agosto 1929, p. 2.

Page 56: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

50

Questo ‘Dopolavoro’ -si legge sull’articolo che ne annuncia la nascita-

per la posizione speciale di Pietracamela è chiamato ad assolvere compiti di

alto interesse che ben s’inquadrano nell’impulso tutto nuovo che la vigile e

solerte opera delle autorità politiche e amministrative ha imposto alla vita

Provinciale tutta orientata verso la valorizzazione della Montagna.76

76 Dalla Provincia. Da Pietracamela. Dopolavoro comunale, in “Il Solco”, 25 agosto

1929, p. 2.

Page 57: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

51

2. L’assistenza sociale. Sconti e altre agevolazioni a favore dei dopolavoristi teramani. L’Ufficio

consulenza assistenziale.

L’Ufficio provinciale del Dopolavoro, per ottenere una più rapida

diffusione dell’organizzazione, iniziava frattanto ad offrire particolari forme

di assistenza sociale, di assicurazioni extra lavoro ed altre agevolazioni:

ottenne, ad esempio, numerosi sconti e facilitazioni dagli industriali e

commercianti di Teramo, a favore dei dopolavoristi.77

Il fascismo, dunque, organizzava il suo Dopolavoro e invogliava le

masse ad entrarvi, soddisfacendo il reale bisogno ricreativo dei lavoratori e

offrendo loro degli effettivi vantaggi.

Nella città, inoltre, funzionava l’Ufficio consulenza assistenziale, presso

il quale tutti i dopolavoristi si potevano rivolgere per l’espletamento delle

77 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Riduzioni e

sconti, in “Il Solco”, 21 luglio 1929, p. 2. Su questo numero viene riportato l’elenco delle

ditte che aderirono all’iniziativa e le riduzioni da esse praticate: “Soc. An. Autotrasporti

Abruzzo - sconto del 5% sui prezzi delle proprie linee automobilistiche, compresa la linea

di recente istituzione Roma-Teramo; Ditta Rubini - Piazza Vittorio Emanuele - sconto del

5% sui colli, bretelle, cinture, cravatte; Ferri Giuseppe - Corso Trivio - sconto del 2% per

cappelli di feltro e di marca. Sconto del 3% per cappelli di lana, berretti, paglie, ombrelli

scarpette, sandali e calze. Sconto del 4% sugli articoli di cuoio, maglierie, bretelle,

cravatte colli e camicie; Alessandrini Orazio - cuoiami - 5% su tutti gli articoli; La

Page 58: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

52

pratiche in corso con i diversi uffici e servizi pubblici, come certificati

penali, di nascita, di morte, di matrimonio, di residenza, di buona condotta,

carta di identità, ecc.78

“Scolastica” - Corso S. Giorgio - 10% su tutti gli articoli di cancelleria; Fratelli Adamoli -

Corso Trivio - ferramenta, 3,50% escluse le peutrelles”. 78 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Assistenza

sociale, in “Il Solco”, 21 luglio 1929, pp. 2-3.

Page 59: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

53

3. Cultura popolare “propriamente detta”.79 I cicli di cultura e i corsi di stenografia e di lingue straniere. L’istituzione delle

prime “bibliotechine”.

Durante questo periodo iniziale di raccoglimento ed organizzazione dei

primi Dopolavoro, fu svolta in provincia una discreta attività di ordine

culturale. D’intesa con il Gruppo provinciale insegnanti medi fascisti, si

formò un gruppo speciale di conferenzieri che, rispondendo alle richieste dei

vari Dopolavoro, agiva in provincia.

Il prof. Pompeo Falcone, direttore tecnico per la cultura popolare,

organizzò un ulteriore ciclo di conferenze culturali, presso la sala

dell’Istituto musicale “La Cetra”.

Tramite “Il Solco”, conosciamo unicamente il titolo della terza

conferenza del “ciclo di cultura” indetto dal Dopolavoro provinciale; questa

fu tenuta, “alla presenza di un folto pubblico”, dal prof. Paolo Colombo,

titolare della cattedra di letteratura italiana al Liceo “M. Delfico” di Teramo

ed ebbe per oggetto il quinto canto dell’Inferno dantesco.80

Fu inoltre organizzato, nella seconda quindicina del mese di novembre,

79 Il Settore cultura popolare si divideva in: istruzione, o cultura “propriamente detta” e

folklore: cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., p. 70 ss. 80 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. La Conferenza

del prof. Colombo al corso di cultura del Dopolavoro, in “Il Solco”, 26 maggio 1929.

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54

un corso di stenografia;81 mentre a dicembre il Direttorio provinciale, “per

conformarsi agli intendimenti raccomandati dalla Direzione Centrale

dell’O.N.D.” e al fine di “offrire la possibilità di apprendere le lingue

straniere oggi tanto necessarie ad ogni ceto”, decise di aprire un corso di

lingua tedesca. Le lezioni, impartite dal prof. dott. Antonio Calvi, iniziarono

il 10 dicembre; erano bisettimanali e si tenevano presso i locali del “Regio

Istituto Magistrale”, il martedì e il venerdì dalle ore 19,30 alle 20,30. Il costo

del corso era di 30 lire mensili ma era prevista una riduzione del 50% a

favore degli iscritti dell’Ond, della F.I.E. (Federazione Italiana Escursionisti)

e per i militari di “bassa forza”.82

Il Direttorio provinciale provvide inoltre alla distribuzione, previa

richiesta, delle “bibliotechine” ai Dopolavoro comunali. Nel mese di luglio

ne erano già state dotate le sezioni di Atri, Montorio al Vomano, Castel

Castagna, Forcella, Frondarola, Colonnella e Castilenti.83

Malgrado la notevole pubblicità data alla distribuzioni di libri fatta

dall’Ond, sembra che l’unica consistente distribuzione ebbe effettivamente

81 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Corsi di stenografia e di lingue straniere, in “Il

Solco”, 3 novembre 1929, p. 3. 82 Cfr. Cronaca e Informazioni. Corso di lingua tedesca, in “Il Solco”, 8 dicembre 1929,

p. 3.

Page 61: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

55

luogo solo nel 1928, quando furono spediti 1.270 libri per provincia (pari ad

un totale di 118000), allo scopo di istituire in ciascuna di esse otto

biblioteche locali.84 Un’altra distribuzione si verificò nel novembre del 1929,

con la consegna a ciascun Dopolavoro provinciale di 50 esemplari dell’opera

“Un anno di vita del partito” di Turati, offerti dalla casa editrice “Libreria

d’Italia”, 4 volumi della “Grammatica della Recitazione” (che dovevano

servire le scuole di recitazione) ed un’unica copia delle due commedie di A.

Alesi, “Anima Nova” e “Il folle volo”, da assegnare alle federazioni

provinciali delle filodrammatiche, in vista di una eventuale loro

rappresentazione.85

In altre circostanze, l’Ond si limitò a fare pubblicità alla disponibilità di

autori classici a basso prezzo rinvenibili sul mercato libero.86

Di tanto in tanto distribuiva scritti politici o ne consigliava l’acquisto: la

vita di Arnaldo Mussolini, la storia del “massacro di Sarzana” scritta da

83 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Comunicati.

Attività Dopolavoristica, in “Il Solco”, 14 luglio 1929, p. 3. 84 Cfr. Bollettino del lavoro e della previdenza sociale, n. 56, Roma, 1931, p. 173. Per

quanto riguarda le regole da seguire nella costituzione di una biblioteca, cfr. E. De

Angelis, Cosa è, cosa vuole il Dopolavoro, cit., 71-72; Come si deve costituire una

biblioteca, in “Il Dopolavoro”, 14 febbraio 1926, p. 2. 85 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 9, novembre 1929, p. 15. 86 Cfr. Gente nostra, 27 marzo 1932.

Page 62: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

56

Giuseppe Gregori, gli opuscoli della collana “Panorami di vita fascista”. In

base ad un calcolo piuttosto generico fatto nel 1934 dall’Ond, delle sue circa

19.000 sezioni, soltanto 1.569 avevano proprie biblioteche; di queste appena

264 avevano una dotazione sufficiente per farle classificare “biblioteche

popolari”.87

87 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 1, gennaio 1934, p. 11. Per quanto riguarda le

preferenze dei lettori durante il “ventennio”, cfr.: M.L. Betri, Lettura, biblioteche e tempo

libero dall’Unità al fascismo, in “Il tempo libero nell’Italia unita” (a cura di F. Tarozzi e

A. Verni), Ed. Clueb, Bologna, 1992, pp. 91-97; M. Isnenghi, Intellettuali militanti e

intellettuali funzionari. Appunti sulla cultura fascista, Torino, Einaudi, 1979; M.

Giocondi, Lettori in camicia nera. Narrativa di successo nell’Italia fascista, Firenze,

1978. Secondo questi autori, sembra che alle esaltazioni delle imprese coloniali, ai

discorsi di Mussolini, alle collane di opere guerriere, imperiali, romaneggianti, che

costituivano il modesto patrimonio delle biblioteche delle Opere nazionali, i pochi e

svogliati lettori italiani preferissero la narrativa straniera: Mann, Lawrence, Caldwell,

Cronin, Lewis, Mitchell, Steinbeck.

Page 63: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

57

4. Folklore. La riesumazione della tradizioni popolari. La “nobile” funzione svolta dalle

tradizioni nell’ottica dei dirigenti fascisti. La “manipolazione” delle tradizioni: teorie a confronto. La “Festa del Fiore” e la “Festa dell’Uva”. La celebrazione in Atri della “Festa del Grano e delle Canzoni” e della “Festa del Fiore”.

A partire dal 1929, i dirigenti dell’Ond cominciarono a dedicare le loro

energie alla riesumazione e, più spesso, reinvenzione di quelle tradizioni

popolari che, relegate dallo stato liberale in un ruolo marginale, a poco a

poco, con il diffondersi dell’alfabetismo, dell’urbanizzazione e delle

migliorate comunicazioni, stavano scomparendo.88

Il direttore generale dell’Ond, Enrico Beretta, sosteneva che le

tradizioni, “frutto dell’intimo sentimento del popolo che le creò e le conservò

nella loro viva essenza, espressioni della potenza creativa del sentimento

collettivo del popolo e della sua immaginazione” erano “le vie certe e sicure

per poter giungere alle grandi masse che compongono il popolo, onde

elevarle e migliorarle intellettualmente”.89

Quindi, come precisò anche il nazionalista Emilio Bodrero, presidente

della Commissione nazionale per le tradizioni popolari, la ripresa delle feste

non era un aspetto della mania festaiola degli italiani, ma svolgeva

88 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 9, novembre 1929. Nel 1929 Beretta, direttore

generale dell’Ond, annunciò per la prima volta il cosiddetto “ritorno alle tradizioni”. 89 E. Beretta, in O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 97.

Page 64: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

58

un’importante funzione pedagogica perché faceva rivivere gerarchie e valori

passati, distogliendo l’operaio dalla fissazione del guadagno economico.90

Lo svolgimento collettivo e le forme rituali delle feste riportate in vita

avrebbero, infatti, avuto un effetto morale “abituando il popolo all’ordine,

alla disciplina, alla tolleranza della fatica, al vigore del corpo, all’energia

dello spirito per garantirlo dall’ozio sempre seguito dalla noia, dalla

frivolezza e dal vizio”.91

Il folklore era visto, in sostanza, come il portatore di valori premoderni

fondati sulla gerarchia e, in quanto tali, ritenuti adatti a rafforzare la stabilità

della compagine sociale.92

Attraverso il folklore, l’Ond cercava di liberare l’operaio dalla sua

“ossessione” riguardo alla differenza tra ricchi e poveri. Una volta venuto a

conoscenza “dei tesori naturali e schietti dell’arte popolare”, nonché delle

“innumerevoli ed affascinanti usanze locali”, l’uomo comune avrebbe

90 Cfr. E. Bodrero, Prefazione in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica,

Roma, 1935, p. 11-12. 91 Cfr. E. Beretta, Relazione presentata al 2° “Congresso internazionale per le arti

popolari”, Anversa, settembre 1930, in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze,

musica, cit., p. 103. 92 Cfr. S. Cavazza, Feste popolari durante il fascismo, in “Il tempo libero nell’Italia

unita”, a cura di F. Tarozzi e A. Varni, Bologna, Ed. Clueb, 1992.

Page 65: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

59

“riconosciuto di possedere qualcosa che i ricchi non avevano”.93

Nelle intenzioni dei dirigenti dell’Ond la riscoperta delle tradizioni,

delle feste, dei costumi, delle musiche e delle danze popolari non aveva

come unico scopo quello di fungere da antidoto alle coercizioni della vita

moderna, o di concedere alle masse un’illusione di libertà per compensare

una effettiva perdita di autonomia. Esisteva, infatti, un’altra fondamentale

ragione per la quale l’Ond ripristinò questo insieme di consuetudini locali,

ossia la volontà di suscitare nelle masse il senso profondo, sia pure

inconsapevole, dell’orgoglio di un’antichissima storia di appartenenza alla

razza italiana.

Trovò, dunque, un terreno fertile nel regime fascista italiano, così come

negli altri regimi reazionari europei,94 la tendenza a manipolare dall’alto

costumi e tradizioni per fini squisitamente politici. Un atteggiamento dei

gruppi dominanti che Eric J. Hobsbawm, nel suo saggio sulla genesi delle

tradizioni, ritiene sia fiorito con particolare assiduità nei trenta, quarant’anni

precedenti la prima guerra mondiale, in seguito alle trasformazioni sociali

93 Così E. Beretta, Relazione, cit., p. 103. 94 In proposito Cavazza (Feste popolari durante il fascismo, cit., p. 101) ci ricorda che

l’Organizzazione dopolavoristica nazista (Kraft Durch Freude) elaborò un programma di

riesumazione di feste ed usanze, istituendo un apposito dipartimento (Volkstum und

Heimat), e che lo sviluppo del folklore fu favorito anche nella Francia petainista.

Page 66: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

60

innescate dal processo di industrializzazione ed alla costituzione di nuove

entità nazionali in cerca di legittimazione.95

L’opinione di Hobsbawm trova conferma anche in Burke, secondo il

quale “fu nell’alveo del Romanticismo che l’interesse per i costumi popolari

trovò solide basi come ricerca delle radici da parte di quei movimenti che

stavano costituendo la propria identità nazionale”.96 Ma Stefano Cavazza

osserva che nell’Ottocento, accanto all’aspetto descritto da Burke, la

scoperta del folklore era stata anche la conseguenza della ricerca romantica

di un’arte spontanea e naturale. L’avvento delle prime produzioni di massa e

le modifiche all’ambiente rurale, causate dall’industrializzazione e

dall’urbanizzazione, avevano infatti prodotto correnti culturali e gruppi che

si opponevano a queste tendenze della società moderna.97

Invece, sostiene Giovanni Galli, “durante il fascismo le feste furono

riprese non a titolo di curiosità storica o folklorica, ma furono utilizzate

esclusivamente per promuovere sentimenti patriottici e spirito autarchico”. Il

loro successo veniva presentato come “una istintiva ribellione

dopolavoristica all’esotismo e alle trovate straniere, in difesa dell’originalità

95 Cfr. E.J. Hobsbawm - E. Ranger, L’invenzione della tradizione, Torino, Einaudi, 1987. 96 P. Burke, Cultura popolare nell’Europa moderna, Milano, 1978. 97 Cfr. S. Cavazza, Feste popolari durante il fascismo, cit., p. 99 ss.

Page 67: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

61

italiana”.98

Nel XIX secolo, secondo questa interpretazione, accanto

all’“invenzione” praticata dai gruppi dominanti, che Haubsbawm definisce

“politica”, esisteva anche un tipo di “invenzione sociale”, promossa cioè da

gruppi non organizzati, che avevano in comune l’interesse per l’arte popolare

e il folklore, in quanto percepiti come manifestazioni di spontaneità, in

contrapposizione all’artificiosità dell’arte coeva ed alla scadente qualità

estetica delle produzioni industriali di massa. Durante il fascismo, invece, la

“invenzione” della tradizione si inserisce in un progetto culturale “di

regime”.

Per di più, negli anni Venti, essendo il nostro paese ancora

sostanzialmente privo di tradizioni, usi e costumi nazionali, il “locale” -come

ha notato Vittoria De Grazia- venne a svolgere la funzione di surrogato di

una cultura nazionale. Nonostante fosse poco probabile che l’identificazione

popolare con lo stato, la nazione o con la razza sarebbe stata incoraggiata da

un ritorno alle tradizioni, basato su distinzioni regionali o locali, tuttavia “il

credere nella superiorità della propria razza a livello regionale, purificato da

qualsiasi significato politico tradizionale e promosso mediante il ritorno alle

98 G. Galli, Un’organizzazione ausiliaria del Partito Nazionale Fascista: l’O.N.D. in

Provincia di Arezzo, in “Studi Storici”, n. 3, 1973, p. 805.

Page 68: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

62

tradizioni, [...] offriva al regime un sostituto alquanto accettabile di fedeltà

nazionale immensamente preferibile all’identificazione di classe, ovvero a

ciò che Bodrero rifiutava qualificandolo il pernicioso particolarismo [...] che

ci avrebbe ricondotti in breve all’Italia del 1815”.99

Vi era qui, a ben vedere, una contraddizione nell’ideologia del regime:

agli occhi di molti nazionalisti, infatti, il regionalismo era collegato alle

divisioni che avevano ostacolato il Risorgimento ed anche sinonimo dei

programmi democratici federalisti appartenenti al periodo posteriore

all’unificazione e delle proposte riguardo alla decentralizzazione, avanzate

nel dopoguerra dai socialisti e dai popolari. Per questa ragione, Bodrero

tenne a precisare, in più occasioni, che il fascismo “non aveva intenzione di

evocare di nuovo o di dare impulso ad un regionalismo di tal fatta”,100 e che

esso “non vuol più che si parli in Italia di regioni [...] perché il regionalismo

è stato una delle piaghe della nostra storia. [...] Non è dunque regionalismo

quello che si vuole rievocare e fomentare quando si coltivano le nostre arti

popolari, ma la spontanea genialità artistica universa del nostro popolo e la

99 V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 247. 100 E. Bodrero, in “Gente nostra”, 8-12 gennaio 1930; Id., in Opera Nazionale

Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., pp. 255-258.

Page 69: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

63

sua sincera tradizione di bellezza”.101

Lo stesso Mussolini, in occasione dell’inaugurazione della “Mostra

d’Arte Pugliese” espresse la sua opinione in proposito, paragonando l’Italia

con le sue regioni ad una orchestra: “poiché s’è fatto cenno al regionalismo,

dichiaro che non vagheggio un livellamento delle Regioni che sarebbe

innaturale, perché geografia e storia non sono un’invenzione. Ogni Regione

ha le sue caratteristiche e le sue particolari condizioni geografiche. Come

nelle orchestre le tenui voci dei violini e quelle laceranti degli ottoni si

uniscono formando un’unica armonia, così le particolari fisionomie e le

attitudini delle singole Regioni debbono fondersi nella insuperabile armonia

dell’unità nazionale”.102

Al fine di risolvere questo evidente contrasto tra l’orientamento

fondamentalmente nazionale del regime fascista ed il carattere prettamente

101 E. Bodrero, Prefazione, in Costumi d’Italia, di E. Calderini, citato in Opera Nazionale

Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., pp. 294-295. 102 B. Mussolini, dal Discorso per l’inaugurazione della “Mostra d’Arte Pugliese”, Opera

Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 123. L’esempio dell’orchestra era

già stato utilizzato da Mussolini il 10 ottobre 1928, in occasione del discorso sui problemi

e sul ruolo della stampa tenuto a palazzo Chigi, dinanzi a settanta direttori di quotidiani.

Nell’intento di screditare le accuse sulla poca libertà di stampa, egli tirò fuori il paragone

musicale: “Io considero il giornalismo italiano fascista come un’orchestra. Il ‘la’ è

comune. [...] Ma, dato il ‘la’, c’è la diversità degli strumenti, [...] la diversità dei

Page 70: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

64

locale e regionale delle manifestazioni riportate in auge, “gli etnografi

fascisti e gli organizzatori culturali cercavano di estrarre dalla miriade di

consuetudini locali qualche sottinteso nazionale o seminazionale: il senso

estetico popolare esibito nei costumi, il fervore religioso delle ricorrenze dei

santi patroni, il presepio apertamente contrapposto all’albero di Natale dei

barbari nordici, la celebrazione dell’Epifania nazionalizzata in veste di

Befana fascista”.103

Oltre a ciò, una serie di manifestazioni nazionali (come, ad es. la

“Befana Fascista”, il “Matrimonio del Principe ereditario” e la “Festa

dell’Uva”) vennero plasmate al fine di scavalcare la diversità delle usanze

regionali.

È doveroso, infine, ricordare che l’arte “popolaresca”, con le sue

manifestazioni, piccole o grandi che fossero, assunse un’importanza

particolare in seno all’Ond, anche perché costituiva uno strumento di

consenso e di propaganda politica non indifferente.

Infatti, come ha osservato Giambattista, “durante le feste, i “messaggi”

scivolavano facilmente, dissimulati fra le pieghe dei festeggiamenti, senza

creare quel clima di diffidenza e noia che in genere produce la propaganda

temperamenti e degli artisti”: cfr. P. Murialdi, La stampa del regime fascista, Roma-Bari,

Laterza, 1986, pp. 59-60. 103 V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 247.

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65

diretta”.104

Teramo inaugurò la sua attività nell’ambito dell’arte popolare nel

giugno del ’29, con la “Festa del Fiore”. Questa, nell’intenzione del

Direttorio provinciale, doveva essere la prima di quattro sagre stagionali,

dedicate ognuna al fiore, al mare, all’uva ed alla neve; di fatto essa fu poi

seguita, per quell’anno, dalla sola “Festa dell’Uva”.

L’articolo che ne annuncia l’imminente celebrazione è firmato con una

sigla: “Falc.”; probabilmente il suo autore fu il prof. Pompeo Falcone,

direttore tecnico per la cultura popolare. Perfettamente in linea con le

posizioni dei dirigenti dell’Ond, a livello centrale, esso denuncia i pericoli

della vita di città, mentre difende le sane virtù naturali:

L’uomo dei tempi nostri, o chiuso nel circolo arido della vita cittadina,

o premuto dall’ansia del lavoro quotidiano non pone più mente alla vita

rinnovellante della Natura, non ritrova con semplice gioia tutto se stesso

nella vicenda di vita e di aspetti della terra. Occorre riannodare il vincolo

spezzato, ripristinare quel senso di purezza e di spontaneità, senza del quale

la vita vissuta diventa affanno, penitenza obbligata, ferocia d’interessi

scatenati. È assurdo che sul nostro capo si volgano le costellazioni e che

l’occhio non abbia per esse uno sguardo, che il tempo che passa o che fa si

apprenda dalla monotonia cartacea di un almanacco. Molti di noi ricordano

il senso di viva partecipazione al cangiar multiforme del mondo naturale che 104 M. Giambattista, Il tempo libero del Duce, in “Historia”, n. 435, maggio 1994, p. 56.

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66

fu schietta letizia della nostra fanciullezza: né ci sa il cuore di credere che

quell’ingenua aspettazione manchi alla sensibilità sbocciante dei fanciulli

d’oggi. Ma in noi volgenti o già venuti a maturità la vita si è fatta

meccanismo e schema. Ritorniamo alle fonti.105

In realtà, come ha giustamente osservato Vittoria De Grazia, queste

manifestazioni “sebbene evocassero la solidarietà della collettività rurale,

denotavano una evidente tendenza consumistica”.106

Le feste, di cui il regime si faceva promotore, non erano dunque

soltanto la “fabbrica del consenso”, ma avevano anche un altro scopo che

riguardava l’immediato, il contingente.

Così, per quanto riguarda le feste del fiore, del mare e della neve, il fine

veniva ad essere quello di promuovere il turismo balneare e montano. La

“Festa dell’Uva”, che nel 1930 verrà proclamata festa nazionale ed estesa a

tutte le zone di produzione, rientrava invece in quella categoria di

manifestazioni che servivano a smaltire un prodotto che altrimenti andava

distrutto, con grave danno per gli agricoltori.

Il programma della “Festa del Fiore”, celebrata nella nostra provincia,

conteneva tutte le attrattive tipiche dell’epoca: cori abruzzesi e danze

campestri, manifestazioni comico-sportive, estrazioni di lotterie

105 P. Falcone (?), La Festa del Fiore, in “Il Solco”, 19 maggio 1929, p. 1.

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67

gastronomiche. La riuscita della manifestazione viene, successivamente,

definita “magnifica”: il 9 giugno, infatti, “ben mille persone di tutti i ceti

lavoratori unite in una unica fede” convennero “in perfetto ordine” alle grotte

S. Angelo, alle gole del Salinello e alla fortezza di Civitella del Tronto.107

La “Festa dell’Uva” si svolse invece “sulle ubertose balze” di

Cermignano e Penna S. Andrea, il 6 ottobre.

Il biglietto di partecipazione, con diritto al viaggio in autobus andata e

ritorno era venduto, presso il Direttorio provinciale, al prezzo di lire 10; ma i

dopolavoristi potevano usufruire di una speciale riduzione acquistando la

“tessera azzurra” al costo di lire 8.

La prima tappa della manifestazione fu Penna S. Andrea, ove ebbe

luogo una “interessantissima rappresentazione folcloristica locale in

costume”, denominata “Laccio d’amore”.

Quindi, i gitanti proseguirono a piedi per Cermignano dove ebbero

modo di visitare la mostra dell’uva, promossa dai produttori del luogo e di

fare “numerosi ed abbondanti assaggi”. In serata furono rallegrati dalle note

di una orchestrina e da “bravi e volenterosi” artisti, che misero in scena

106 V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 240. 107 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. La Festa del

Fiore, in “Il Solco”, 9 giugno 1929; Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale

di Teramo. La festa del Fiore, in “Il Solco”, 16 giugno, p. 2.

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68

interpretazioni comiche.108

Due manifestazioni simili, ma di minore portata, si svolsero in Atri. Nel

mese di agosto, in occasione della mostra agricola, fu celebrata la “Festa del

Grano e delle Canzoni”. L’on. dott. Vincenzo Savini, il prof. Arturo

Provenzale e il cav. uff. dott. Giacinto Arlini, membri della commissione, si

procedettero alla premiazione dei vincitori della mostra, assegnando tre

medaglie d’oro, quattro medaglie d’argento e altrettante di bronzo. Nel

pomeriggio, digerito il rinfresco servito nei locali della “Magnifica Scuola

Secondaria di Avviamento al Lavoro”, il corteo delle autorità si recò sul

piazzale del Belvedere, ove ebbe luogo la sfilata dei carri folcloristici e

l’audizione delle canzoni abruzzesi del maestro Antonio Di Jorio, cantate dai

cori di Atri e di Casoli “in costume della regione”. La cerimonia si chiuse

con l’esibizione della “rinomata” “Banda della Milizia” di Introdacqua.109

Nel mese di ottobre si celebrò, invece, una “Festa del Fiore” fuori

stagione, a favore del Comitato provinciale antitubercolare. Sede della

manifestazione fu il teatro comunale, dove la Compagnia filodrammatica del

Dopolavoro rappresentò una commedia di Ugo Falena, “L’ultimo Lord”,

staccandosi quindi dal solito repertorio dialettale. Nell’intervallo dello

108 La festa dell’Uva, in “Il Solco”, 29 febbraio 1929, p. 1.

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69

spettacolo, prestò inoltre servizio l’orchestrina atriana diretta dal maestro

Antonio Di Jorio e furono cantate canzoni dialettali; “molto ammirata per la

dolcezza e per la chiarezza della voce la signorina Graziosa Di Jorio”. La

serata fruttò alla “benefica istituzione” oltre mille lire in donazioni.110

109 Dalla Provincia. La Festa del Grano e delle Canzoni in Atri, in “Il Solco”, 11 agosto

1929, p. 2. 110 Importanti manifestazioni provinciali per l’inaugurazione di opere pubbliche. da Atri.

La festa del fiore, in “Il Solco”, 3 novembre 1929, p. 2.

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70

5. L’educazione artistica. La limitata attività in campo artistico. Proiezioni cinematografiche in provincia. La

costituzione della “Federazione Provinciale delle Filodrammatiche”.

Piuttosto limitata fu l’attività svolta durante il 1929 nel campo

dell’educazione artistica. Per quanto riguarda la cinematografia risultano

essere stati proiettati, nei vari comuni della provincia, due soli film

documentari dell’“Istituto Luce”: “Le gesta dell’Artide - anno IV” e la

“Adunata dei rurali in Roma”. La proiezione di quest’ultimo, “a cura della

Federazione Agricoltori e col valido aiuto del Dopolavoro, che gentilmente

ha favorito la macchina ed il personale”, attirò “folle di agricoltori e

contadini”: “l’interessante film [...] rimarrà -scrive l’anonimo cronista de “Il

Solco”- un documento dello spirito di disciplina e del fervore di cui sono

animati gli agricoltori sotto l’impulso benefico del Fascismo e la guida del

grande Capo”.111

Non abbiamo invece notizie relative a rappresentazioni teatrali curate

dai dopolavoristi teramani, nonostante la costituzione, avvenuta proprio nel

1929, della “Federazione Provinciale delle Filodrammatiche”, alla quale

111 Confederazione Nazionale Fascista Agricoltori. Proiezione film “adunata dei rurali a

Roma”, in “Il Solco”, 27 gennaio 1929.

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aderirono i Dopolavoro di Mosciano S. Angelo, Atri, Tortoreto Spiaggia,

Torano Nuovo, Forcella, Piano Risteccio e Silvi.112

112 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Federazione

Provinciale delle Filodrammatiche, in “Il Solco”, 12 maggio 1929.

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72

6. L’attività sportiva. Lo sport come elemento predominante nel complesso delle attività dell’Ond.

C.O.N.I e Ond. Il gioco della “volata”. La rappresentativa del Dopolavoro provinciale di Teramo al 1° “Concorso nazionale Ginnico Atletico”.

Nel complesso delle attività svolte nel 1929 dal Dopolavoro

provinciale, predomina largamente quella sportiva. A partire, infatti, dalla

fine degli anni Venti, gli sport furono sempre più sovvenzionati e

propagandati dal regime fascista che, attraverso questi, riuscì a raggiungere

uno dei più alti gradi di coinvolgimento, soprattutto tra i giovani.

Attraverso le strutture dell’Ond venne soprattutto incoraggiata la pratica

dello sport di massa, mentre l’altro organismo che presiedeva alle attività

sportive, il C.O.N.I., si occupava principalmente dello sport professionistico

e della selezione atletica per le Olimpiadi.

Infatti, in base allo Statuto sportivo fascista, predisposto nel 1929 da

Turati per mettere fine alle aspre polemiche giurisdizionali tra l’Ond e il

C.O.N.I., “gli sport agonistici in generale che richiedono agli atleti che li

praticano dispendio di forze non comuni, preparazione lunga e meticolosa,

non rientrano nell’attività dopolavoristica; a questi provvedono direttamente

le competenti Federazioni sportive del C.O.N.I.”113 La giurisdizione

dell’Ond riguardava, quindi, quelli che erano fondamentalmente giochi non

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73

competitivi, come pure le associazioni dilettantistiche e le loro attività.

Anche se attraverso la pratica sportiva, svolta nel Dopolavoro, alcuni

lavoratori trovavano l’occasione di mettersi in luce e di iniziare una carriera

sportiva vera e propria, i dirigenti dopolavoristici tendevano a sottolineare il

fatto che le attività sportive del Dopolavoro andavano “verso le masse non

per ricercarvi il campione o per crearvi tipi eccezionali da lanciare in gara

alla conquista di primati, ma per insegnare praticamente alle masse

lavoratrici che si può con poco sforzo migliorare le proprie condizioni

fisiche, irrobustirsi, rinvigorirsi, opporre maggiore resistenza alla malattia,

rendersi infine temprati e pronti alle fatiche del lavoro e, se occorre, a quella

della guerra”.114

L’attività di squadra, promossa dal Dopolavoro, comprendeva quindi

tutti quei giochi come il tamburello, il tiro alla fune, la pallavolo, la

pallamano, le bocce ecc., che richiedevano scarsa abilità, in modo tale da

poter essere praticati anche dall’esordiente e dall’operaio più anziano.

L’Ond, al fine di incoraggiare la massima partecipazione, sviluppò un

proprio particolare sistema di premiazione: a coloro che superavano

determinate prove, con i minimi di tempo e spazio stabiliti, venivano

113 O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 18. 114 Così A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro, Milano, 1938, p. 47.

Page 80: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

74

rilasciati dei brevetti che erano costituiti da un diploma, con un distintivo

dell’Ond

Le prove riguardavano i brevetti di “Nuotatore Veloce”, di “Atletica

leggera”, di “Atletica pesante” e di “Atleta Completo”.115

L’Ond pensò, inoltre, di fissare le preferenze sportive dei suoi iscritti: la

“volata” (un gioco a metà fra la palla a muro e il calcio) -che rappresentava

la ricostruzione personale del classico football fatta dal segretario del partito

Turati- doveva diventare, nelle intenzioni dei dirigenti fascisti, il nuovo

svago nazionale degli operai fascisti.116

A detta di Starace, la “volata” era più congeniale allo spirito italiano

perché “più logica tecnicamente ed anche più corrispondente al

temperamento italiano, perché giocata con le mani, cioè più

115 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 26; O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 4,

giugno 1929, circ. n. 51, prot. n. 9447, 18 maggio 1929. Con quest’ultima circolare, si

invitano per la prima volta tutti i Dopolavoro provinciali ad organizzare adunate sportive

dopolavoristiche per l’assegnazione del brevetto atletico. Essa contiene altresì la tabella

con le prove ed i limiti di tempo e spazio stabiliti per il conseguimento del brevetto. Tali

norme saranno poi modificate, nel 1934, aumentando lievemente le difficoltà. Nel mese di

ottobre dello stesso anno furono, inoltre, indette le prove per il conseguimento del

brevetto di “Audax Ciclista”: cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 8, ottobre 1929, circ. n.

59, prot. n. 3198. A Teramo, le prove per il conseguimento dei brevetti atletici

cominciarono a svolgersi solo nel 1930. 116 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 211.

Page 81: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

75

razionalmente”.117

“Evidentemente -sostiene Vittoria De Grazia- altre considerazioni si

agitavano in questa adesione appassionata alla “volata”. [...] L’Ond non

aveva facoltà di promuovere competizioni calcistiche che erano di

competenza del C.O.N.I. Tuttavia, per andare a genio ai giovani operai, molti

dei quali erano tifosi di calcio, doveva offrire uno sport altrettanto dinamico,

perché pochi erano allettati dal posato gioco delle bocce, di solito preferito

dalla generazione più anziana. La “volata” offriva un sostituto capace di

sviluppo. Essendo un gioco di bravura altamente competitivo, sembrava

adatto alla vitalità dell’era fascista. Inoltre, “la spiegazione razionale del

giocare con le mani” aveva un’importante ragione economica: a differenza

del calcio, la “volata” si poteva giocare in modo competitivo su terreno

pesante, vale a dire senza bisogno di costose attrezzature di gioco”.118

De Grazia, inoltre, fa notare che a partire dal 1929 la “volata” divenne

l’argomento principale degli organizzatori sportivi, ricevendo molta

pubblicità sulla stampa fascista.119

117 A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro, Milano, 1938, p. 48. 118 V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 201-202. Per lo statuto della

F.I.G.V. (Federazione Italiana Gioco della Volata) ed per il regolamento tecnico del

gioco, cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 222-237. 119 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., ivi.

Page 82: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

76

Questa tendenza generale è riscontrata anche nella nostra provincia: il

primo comunicato che il Direttorio provinciale dell’Ond pubblicò su “Il

Solco” nel 1929 riguardava proprio “Il giuoco della Volata”; l’articolo

occupa ben due colonne, nelle quali vengono date delucidazioni sulle

principali norme tecniche che governavano questo sport, il quale -recita

l’articolo- “sta interessando moltissimo l’ambiente sportivo nazionale”.120

In maggio, si costituì a Teramo una squadra di giocatori “di questo

nuovo e italianissimo giuoco”, sotto la guida del neo direttore tecnico per la

“volata”, Ottorino Tommassini. Le iscrizioni erano aperte a tutti i

dopolavoristi e gli allenamenti si tenevano ogni domenica.121

Nel 1929, su 11.084 sodalizi dipendenti dall’Ond, ben 3.554

praticavano attività sportiva, con un complesso di 53.438 manifestazioni,122

fra le quali merita particolare menzione il primo “Concorso nazionale

Ginnico Atletico”, svoltosi a Roma con la partecipazione di oltre quattromila

dopolavoristi nei giorni 11, 12 e 13 ottobre, presso lo stadio del Pnf e il

120 Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Il giuoco della

“Volata”, in “Il Solco”, 13 gennaio 1929. 121 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Giuoco della

volata, in “Il Solco”, 12 maggio 1929. 122 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 23.

Page 83: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

77

campo sportivo militare della Farnesina.123

Anche Teramo, “non seconda a nessuna città d’Italia per giovani baldi e

vigorosi”, fu rappresentata “con una forte ed allenata squadra del

Dopolavoro Provinciale”. Gli allenamenti ebbero inizio il 1° settembre sotto

la “valente guida” del ten. Bruno Cioschi, direttore tecnico per lo sport e si

tenevano tutte le domeniche dalle sette alle dieci, presso il campo dell’Onb

(Opera nazionale balilla). La selezione dei partecipanti, che si classificarono

primi della regione abruzzese-molisana, fu fatta tenendo conto anche

dell’assiduità di presenza agli allenamenti.

Questo piazzamento venne annunciato da “Il Solco” con un articolo

tutto permeato di toni epici, del quale si riportano alcuni passi che,

nell’esaltare la tenacia e la perseveranza degli atleti teramani impegnati e del

loro allenatore, spiegano il segreto di questo successo:

123 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 23; Manifestazioni sportive dell’O.N.D. Il

Primo Concorso Ginnico Atletico Nazionale dei Dopolavoristi d’Italia, in “Il Solco”, 1°

settembre 1929, p. 1. Le disposizioni generali, relative alle modalità di svolgimento del

concorso ginnico, furono rese note a ciascun Dopolavoro attraverso una circolare

contenuta nel Bollettino Ufficiale del luglio 1929: cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 5,

luglio 1929, pp. 15-23. Un’ulteriore circolare dava altre indicazioni relative alla richiesta

dei costumi per le squadre: cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 6, agosto 1929, circ. n. 65,

12 settembre 1929.

Page 84: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

78

L’Atletica leggera era pressoché sconosciuta fra noi. Si trattava,

quindi, di iniziare gli elementi sportivi a questo genere nuovo di ginnastica;

e la gioventù accorse alle attività atletiche del Dopolavoro, con l’entusiasmo

proprio dell’età. Ogni sera, venivano i giovani operai, stanchi forse del

lavoro giornaliero, ma animati dal desiderio tenace di riuscire, infuso nelle

loro anime dai saldi principi dell’educazione fascista. Corsa, nuoto, salto,

getto del sasso, tiro a segno, esercizi elementari, tutto fu provato, insegnato

ad uno per uno.

E ancora:

L’allenamento metodico, costante, rubando ai giorni le ore, condusse

finalmente alla realizzazione: dall’elemento -uomo-, scaturì il ginnasta. E

raddoppiando negli ultimi tempi le cure ai prescelti, fu finalmente formata

una bella squadra, salda, pronta per la prova.

Premio alle fatiche di tutti, una targa in bronzo, testimonia il lavoro

compiuto: arra di future vittorie ai più giovani dopolavoristi, pronti sempre

a difendere i colori di Teramo, con cuore e braccio di fascisti.

Seguono, a questo punto, i ringraziamenti al ten. Cioschi -che “con

ferma volontà seppe plasmare i ginnasti di quello spirito di disciplina e

passione sportiva che nei ludi ginnici sviluppa l’armonia delle membra e

tempera l’organismo a fatiche e audacie”- e ai quattordici componenti la

squadra, dai quali si attendono “nelle future competizioni sui campi sportivi

Page 85: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

79

d’Italia, sempre maggiori prove di volontà, di sacrificio, di disciplina”.124

Infine, rimanendo nell’ambito dell’attività sportiva, abbiamo notizie di

allenamenti di squadre di calciatori, pugilisti e sciatori; mentre il Gruppo

provinciale ottenne una buona affermazione alla adunata ciclistica di

Pescara.

Mancano del tutto informazioni sull’attività escursionistica, a parte

quelle sulla “scampagnata” organizzata a Civitella del Tronto, in occasione

della “Festa del Fiore”.

124 La squadra sportiva del dopolavoro provinciale di Teramo al 1° Concorso Ginnastico

dei Dopolavoristi d’Italia, in “Il Solco”, 21 ottobre 1929.

Page 86: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

80

Capitolo terzo L’attività relativa all’anno 1930.

1. Introduzione.

L’indagine sui Dopolavoro provinciali condotta nel 1930. Il 2° “Congresso

provinciale dei Segretari politici dei Fasci”: la malcelata insoddisfazione dei quadri provinciali sull’andamento dell’Opera in provincia. La costituzione di sezioni del Dopolavoro a Civitella del Tronto e Ancarano.

Risulta difficile, per chi voglia tracciare un quadro chiaro dell’attività

dell’Ond, trovare dati precisi e distinti per regioni e province; raramente,

infatti, il regime si preoccupò di diffondere relazioni statistiche che non

fossero quelle di carattere nazionale. Secondo Albertina Baldi, autrice di un

interessante articolo sull’attività dell’Ond in Toscana, ciò derivava “dalla

spiegabile riluttanza a fare quadri comparativi, che avrebbero posto in luce

debolezze ancora evidenti fra zona e zona ed avrebbero impedito le

innumerevoli manipolazioni che i dati nazionali potevano permettere,

inglobando anche iniziative di cui si aveva solo modesto patrocinio”.125

Un raro esempio è costituito da una indagine sui Dopolavoro provinciali

condotta nel 1930 dall’Ond la quale, se da una parte denota lo sforzo

125 A. Baldi, Il Dopolavoro strumento di propaganda del fascismo, cit. L’autrice precisa,

tra l’altro, che lo stesso annuario dell’Ond reca relazioni precise suddivise per regioni e

città soltanto nel 1939, con riferimento all’attività svolta durante il 1938, all’apice cioè

dell’espansione del Dopolavoro in Italia.

Page 87: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

81

compiuto dal regime per diffondere ovunque il Dopolavoro, dall’altra

evidenzia il ritardo e, quindi, le difficoltà incontrate nella diffusione di

questa istituzione nelle zone meno industrializzate, in particolare in quelle

del Mezzogiorno. Bisogna tener conto, però, come bene ha rilevato

Lyttelton, che al Sud “il Dopolavoro fu una novità reale: prima di esso non

erano esistite altre associazioni che i circoli in cui i notabili locali giocavano

a carte”.126

Nel Nord Italia, invece, il Dopolavoro si diffuse più rapidamente dal

momento che, con l’uso della forza, si venne a sostituire a quei nuclei di

organizzazione operaia, come le “Società di Mutuo Soccorso”, che già da

tempo esistevano ed operavano.127

126 A. Lyttelton, La conquista del potere, cit., p. 645. Della stessa opinione è anche

Palmiro Togliatti, il quale nelle sue “Lezioni sul fascismo”, nel capitolo dedicato al

Dopolavoro, passando in rassegna le forme di organizzazione operaia che avevano

preceduto quelle fasciste, sottolinea come queste, nel Mezzogiorno, “non esistevano, o

almeno esistevano in misura molto limitata”: cfr. P. Togliatti, Lezioni sul fascismo. Corso

di quindici lezioni tenute da Togliatti alla sezione italiana della Scuola Leninista di

Mosca sul tema “Gli avversari”, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 99. 127 Cfr. A. Baldi, Il Dopolavoro strumento di propaganda del fascismo, cit., pp. 634-36. I

nuclei di organizzazione operaia che traevano vita da vari movimenti politici, da quello

moderato borghese a quello anarchico sindacalista, non svolsero solo compiti puramente

di soccorso e previdenza, ma divennero centri di svago e di iniziative culturali. Non erano

quindi soltanto una sede ove erano presenti le organizzazioni politiche e sindacali dei

lavoratori, ma erano in primo luogo libere associazioni, aperte ai cittadini di ogni

Page 88: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

82

Nelle tabelle che seguono si riportano i dati relativi alla ripartizione

regionale dei tesserati all’Ond per il primo quinquennio e quelli relativi alla

ripartizione provinciale per il 1930, così come risultano dalla suddetta

indagine.128

Tabella 1. Ripartizione regionale dei tesserati Ond nel quinquennio 1926-30 (compresi i muniti di tessera F.I.E.)

Numero dei tesserati - 1926-30

Regioni 1926 1927 1928 1929 1930 Piemonte 73.984 118.362 143.773 229.507 252.964 Liguria 15.043 24.286 48.907 79.380 85.322 Lombardia 60.027 131.228 171.264 266.521 302.639 Venezia Trid. 2.605 4.667 16.304 25.314 27.848 Veneto 20.099 38.553 75.491 96.636 130.730 Venezia Giulia 8.692 16.245 28.802 39.093 49.751 Emilia 13.686 28.066 43.854 92.871 94.673 Toscana 21.877 48.290 63.079 101.893 123.906 Marche 4.952 11.136 10.958 31.106 38.152 Umbria 2.163 5.747 15.547 23.993 26.878 Lazio 25.327 44.017 76.427 83.820 108.606 Abruzzi 555 1.126 14.071 21.390 23.031 Campania 11.166 21.750 67.165 98.934 123.696 Puglie 6.615 12.674 30.295 51.254 39.231 Basilicata 188 3.883 5.862 7.954 Calabria 3.007 6.353 15.182 33.360 41.706 Sicilia 10.786 21.253 40.889 100.180 98.772 Sardegna 4.396 7.696 11.112 20.691 Colonie 600 Estero 50.000 25.000

Totale generale 280.584 538.337 882.589 1.445.226 1.622.140

tendenza, che si ponevano come scopo quello di essere un centro popolare di svago, di

cultura e di educazione civica. Il fascismo, quindi, si affrettò a distruggere queste

organizzazioni, ad impossessarsene, creando nel frattempo i mezzi per la loro

sostituzione. 128 Cfr. I primi cinque anni di attività dell’Opera Nazionale Dopolavoro, cit., pp. 197-

198. Il numero degli abitanti indicati nella tabella n. 2 si riferisce al censimento 21 aprile

1931, riportato in Annuario Statistico Italiano 1931, Roma, 1931, pp. 24-25.

Page 89: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

83

Tabella 2. Ripartizione dei tesserati Ond per provincia nell’anno 1930 (compresi i muniti di tessera F.I.E) e rapporto percentuale tra tesserati e numero abitanti. Provincia iscritti abitanti rapporto provincia iscritti abitanti rapporto

Agrigento 8.701 398.362 2,18 Cosenza 13.682 548.088 2,50

Alessandria 47.900 755.680 6,34 Cremona 9.340 364.655 2,56

Ancona 16.941 356.729 4,75 Cuneo 18.322 617.770 2,97

Aosta 14.992 223.923 6,70 Enna 4.862 253.730 1,92

Aquila 6.108 344.203 1,77 Ferrara 8.095 366.270 2,21

Arezzo 6.685 300.477 2,22 Firenze 39.361 839.774 4,69

Ascoli P. 7.115 288.693 2,46 Fiume 7.348 106.532 6,90

Avellino 7.172 421.390 1,70 Foggia 6.909 504.429 1,37

Bari 14.115 936.409 1,51 Forlì 11.703 421.771 2,77

Belluno 9.207 210.319 4,38 Frosinone 10.737 414.697 2,59

Benevento 9.828 330.553 2,97 Genova 56.271 831.024 6,77

Bergamo 15.728 582.802 2,70 Gorizia 6.380 205.717 3,10

Bologna 29.211 681.963 4,28 Grosseto 5.377 176.586 3,04

Bolzano 12.151 269.354 4,51 Imperia 8.955 162.210 5,52

Brescia 25.793 709.876 3,63 Lecce 7.133 485.975 1,47

Brindisi 2.871 241.107 1,19 Livorno 11.659 245.343 4,75

Cagliari 3.446 475.643 0,72 Portoferr. 4.450

Caltanissetta 6.372 258.771 2,46 Lucca 15.332 339.394 4,52

Campobasso 5.398 374.798 1,44 Macerata 6.334 277.277 2,28

Catania 14.905 697.233 2,14 Mantova 3.784 396.962 0,95

Catanzaro 15.335 570.513 2,69 Massa Carr 3.853 189.266 2,04

Como 31.454 486.939 6,46 Messina 18.005 597.899 3,01

continua...

Page 90: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

84

...segue: Provincia iscritti abitanti rapporto provincia iscritti abitanti rapporto

Milano 159.519 1.998.225 7,98 Rovigo 7.729 312.623 2,47

Modena 12.151 447.735 2,71 Salerno 18.049 662.148 2,73

Napoli 88.647 2.068.247 4,29 Sassari 8.544 289.243 2,95

Novara 44.489 389.142 11,43 Savona 10.183 220.832 4,61

Nuoro 2.803 207.539 1,35 Siena 9.272 260.799 3,56

Padova 22.587 631.774 3,58 Siracusa 8.504 288.790 2,94

Palermo 23.263 935.015 2,49 Sondrio 5.673 133.740 4,24

Parma 5.732 372.805 1,54 Spezia 9.913 221.003 4,49

Pavia 22.529 471.124 4,78 Taranto 8.204 304.360 2,70

Perugia 11.547 514.946 2,24 Teramo 2.788 226.043 1,23

Pesaro 7.762 294.024 2,64 Terni 15.331 178.956 8,57

Pescara 3.476 193.460 1,80 Torino 93.990 1.146.043 8,20

Piacenza 5.850 290.387 2,01 Trapani 6.386 385.528 1,66

Pisa 17.443 334.705 5,21 Trento 15.697 390.202 4,02

Pistoia 10.474 201.801 5,19 Treviso 14.142 560.365 2,52

Pola 10.962 298.072 3,68 Trieste 22.635 348.410 6,50

Potenza 4.460 348.142 1,28 Udine 17.253 717.923 2,40

Ragusa 7.774 245.532 3,17 Varese 23.819 382.197 6,23

Ravenna 13.649 272.278 5,01 Venezia 24.388 590.174 4,13

Reggio C. 12.689 548.818 2,31 Vercelli 33.271 359.425 9,26

Reggio E. 8.282 360.705 2,30 Verona 21.329 559.158 3,81

Roma 85.708 1.567.856 5,47 Vicenza 14.095 528.095 2,67

Viterbo 7.362 230.021 3,20 Zara 2.406 20.314 11,84

Totale 1.596.580 41.145.041 3,88

Page 91: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

85

I dati relativi alla ripartizione provinciale dei tesserati della regione

abruzzese-molisana sono stati pubblicati anche su “Il Solco” del 23 febbraio

1930. Tuttavia, da una analisi comparata, si ricava che quelli riportati

sull’organo della Federazione provinciale fascista teramana sono

notevolmente diversi: 2.833 risultano essere gli iscritti in provincia di

Teramo, 4.381 in provincia di Pescara, 5.802 in provincia di Chieti, 2.852 in

provincia di Campobasso e 4.111 in provincia dell’Aquila, per un totale di

19.979 tesserati. Non riuscendo a spiegare una simile discrepanza, abbiamo

ritenuto più conveniente affidarci alle tabelle statistiche pubblicate

sull’organo ufficiale della Direzione centrale dell’Ond, dal momento che,

contenendo anche le cifre relative a tutte le altre province italiane, offrono

una visione più completa della situazione.

Nel 1930 gli iscritti all’Ond erano, dunque, 1.622.140. Di questi,

soltanto 23.031 appartenevano alla regione abruzzese-molisana, il cui

numero di dopolavoristi, in valore assoluto, era superiore soltanto a quello

della Sardegna e della Basilicata. Dei 23.031 tesserati abruzzesi solo 2.788

risiedevano in provincia di Teramo, la quale deteneva, quindi, il primato del

minor numero assoluto di iscritti, non solo tra le province abruzzesi, ma

anche fra tutte quelle italiane. Se andiamo a mettere in relazione il numero

degli iscritti con quello della popolazione residente in ciascuna provincia,

Page 92: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

86

quella di Teramo figura al quartultimo posto: ne risulta che l’espansione del

Dopolavoro era ancora lontano dall’aver dato i frutti sperati.

Il 30 giugno dello stesso anno si tenne a Teramo il secondo “Congresso

provinciale dei Segretari politici dei Fasci”. In seguito ad una assenza

“giustificata” del vicepresidente Arduini, il dott. Romolo Lucangeli fu

incaricato dal segretario federale di esporre la relazione sul Dopolavoro. In

base ai dati statistici, da questi forniti, la cifra di 1.532 iscritti con la quale si

chiuse il tesseramento 1929 era stata non solo raggiunta, ma superata di 837

unità; mentre i nuclei dopolavoristici costituiti erano 45 e così ripartiti:

Dopolavoro comunali n. 28, sottosezioni dell’Ond n. 11, istituzioni aderenti

n. 5, Dopolavoro femminili n. 1.129

Dal confronto di questi dati con quelli della tabella n. 3,130 riportata

nella pagina seguente, emerge che solo il 15% dei circoli dopolavoristici

esistenti in Abruzzo erano situati nella nostra provincia.

129 Cfr. Il Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930,

p. 1. 130 Cfr. I primi cinque anni di attività dell’Opera Nazionale Dopolavoro, cit., p. 200.

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87

Tabella 3. Distribuzione dei Dopolavoro per regioni, nell’anno 1930.

Numero dei Dopolavoro - 1930

Regioni Dopolavoro rionali

Dopolavoro comunali

Dopolavoro aziendali

Dopolavoro femminili

Dopolavoro in genere

Totale

Piemonte 266 581 291 15 932 2.118 Liguria 83 199 120 19 429 850 Lombardia 96 941 408 44 887 2.376 Venezia Trid. 3 228 8 1 104 344 Veneto 97 602 211 12 412 1.334 Venezia Giulia 47 168 37 8 131 391 Emilia 225 335 126 9 421 1.116 Toscana 307 236 186 16 582 1.327 Marche 117 176 9 19 65 386 Umbria 81 65 13 7 27 193 Lazio 62 335 166 11 189 763 Abruzzi 9 232 3 17 36 297 Campania 76 343 61 18 233 731 Puglie 1 212 16 24 61 314 Basilicata 3 76 1 3 19 102 Calabria 25 346 10 5 53 439 Sicilia 64 333 53 23 240 713 Sardegna 5 128 20 11 69 233 Dopolav. Statali 400 400

Totale 1.567 5.539 2.139 292 4.890 14.427

Lo stesso segretario federale del resto, al termine della relazione esposta

da Lucangeli, non poté evitare di sottolineare l’esiguità del numero dei

Dopolavoro costituiti e, soprattutto, di quelli che funzionavano

correttamente:

...in Provincia sono pochi i Dopolavoro costituiti e pochi quelli che

funzionano lodevolmente. Bisogna mettersi al lavoro di organizzazione con

serietà d’intenti e con fermi propositi. Solo così le difficoltà scompariranno.

Facendo appello allo spirito fascista dei Capi delle Amministrazioni

Page 94: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

88

Comunali, si può ottenere qualche modesto sussidio e l’istituzione tanto cara

al Partito troverà il modo di reggersi e di progredire.131

Le uniche sezioni della cui recente costituzione abbiamo notizia sono

quelle di Civitella del Tronto e di Ancarano. Il Dopolavoro comunale di

Civitella fu inaugurato il 16 giugno, con l’intervento delle autorità locali. Per

l’occasione, il segretario politico del Fascio locale pronunciò un discorso sui

doveri che incombono sui dopolavoristi, “incitando tutti al lavoro onesto e

proficuo, alla elevazione culturale, per migliorare se stessi e gli altri, secondo

i dettami del Duce”. Al termine della cerimonia, sotto le note della banda

aderente al Dopolavoro, diretta dal maestro Giuseppe Adriani, a tutti gli

intervenuti fu offerta una “bicchierata”.132

Il Dopolavoro comunale di Ancarano non fu computato fra le

quarantacinque unità censite in occasione del secondo Congresso federale, in

quanto inaugurato il 29 luglio, ricorrenza del patrono S. Simplicio. La

cerimonia fu allietata dall’intervento del Concerto musicale “F.lli Reino” di

S. Eusanio del Sangro. Dopo le brevi parole del presidente Guido

Pierannuzzi, distribuite le tessere e i distintivi ai 42 iscritti, il segretario

131 Il Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1. 132 Dalla Provincia. Da Civitella del Tronto. Inaugurazione del Dopolavoro, in “Il

Solco”, 1 giugno 1930, p. 5.

Page 95: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

89

comunale Emidio De Antoniis illustrò “i vari scopi che il Duce volle fossero

il cardine su cui poggiar deve la bella opera del Dopolavoro”. In chiusura

vennero letti due telegrammi inviati dal presidente, rispettivamente al

segretario federale e al presidente del Dopolavoro, così compilati:

1° - Presidente Dopolavoro Provinciale Teramo/ Inaugurandosi oggi

Dopolavoro invio devoto saluto Duce rigeneratore Italia/ Presidente

Pierannunzi.

2° - Oggi inauguratosi Dopolavoro rinnoviamo nostra devozione

attuale Regime/ Presidente Pierannunzi.133

133 Dalla Provincia. Ancarano. Inaugurazione del Dopolavoro Comunale, in “Il Solco”, 9

agosto 1930, p. 2; cfr., inoltre, Attività dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 2.

Page 96: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

90

2. Cultura popolare “propriamente detta”. La partecipazione del Dopolavoro provinciale di Teramo alla 1^ “Mostra

Dopolavoristica di Arte e di Mestieri”.

Un ciclo di conferenze virgiliane tenuto nel mese di maggio dal prof.

Paolo Colombo,134 un corso di stenografia,135 corsi serali per analfabeti

adulti, corsi di cultura professionali per impiegati, operai e artigiani136 e la

costituzione di 20 biblioteche, distribuite ai vari Dopolavoro dipendenti,137

caratterizzarono -nel corso del 1930- l’attività culturale “propriamente

detta”, cioè quella finalizzata ad istruire ed informare i lavoratori. Gli iscritti

all’Ond avevano diritto all’esenzione da qualsiasi tassa d’iscrizione e di

frequenza, per ciascuno dei suddetti corsi.

Una particolare attività dell’Ond, inquadrata anche questa nella Sezione

cultura popolare, era costituita dalle mostre dopolavoristiche che

raccoglievano oggetti fabbricati dai dopolavoristi nelle ore di riposo e di

svago. Il 24 maggio 1930, a Bolzano, fu inaugurata dal duca di Pistoia la

134 Cfr. Cronaca e informazioni. Conferenza Virgiliana, in “Il Solco”, 3 maggio 1930, p.

3. 135 Cfr. Il Congresso Provinciale. A rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930,

p. 1. 136 Cfr. L’attività dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930. 137 Cfr. Il Congresso Provinciale. A rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930,

p. 1.

Page 97: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

91

prima “Mostra Dopolavoristica di Arte e di Mestieri”. Essa -si legge sulla

circolare che ne annuncia l’imminente inizio- doveva essere un monito a non

sciupare le ore libere “in abulico ozio” ed un incoraggiamento a coltivare nel

tempo libero “quelle attitudini speciali [...] che non possono trovare

applicazione nelle professioni esercitate”. La mostra accolse circa dodicimila

oggetti prodotti da duemila dopolavoristi del regno e delle colonie e

comprendeva sei sezioni: letteratura artistica (romanzi, novelle, poesie,

canzoni, componimenti musicali, pitture, sculture e caricature), artistico-

decorativa (mobili, soprammobili, lampadari, maioliche, ecc.), tecnico-

industriale (macchine, motori, oggetti da caccia e pesca, apparecchi

fotografici e cinematografici), folcloristica (oggetti di carattere locale

tradizionale), casalinga (oggetti per uso domestico, vestiario, floricoltura e

orticoltura), inventiva (modelli di invenzioni per i quali si richiedevano

brevetti a mezzo dell’Ond).

La manifestazione riportò un grande successo e fu visitata dalla

duchessa d’Aosta, dai senatori Guglielmo Marconi, Balbino Giuliano e dalla

scrittrice Margherita Serfatti. Fu inoltre realizzata una raccolta fotografica

dei lavori più notevoli, inoltrata a tutti i Dopolavoro provinciali al prezzo di

lire 10. Il signor Nicola De Fabritiis, membro del Dopolavoro provinciale di

Teramo, inviò una sua composizione musicale che fu premiata con la

Page 98: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

92

medaglia di vermeil dal Dopolavoro provinciale di Modena, mentre la

medaglia d’argento del podestà di Teramo fu assegnata al Dopolavoro

femminile di Vercelli.138

138 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 9, novembre 1929, pp. 12-15; Id., n. 1, gennaio

1931, prot. n. 1492, pp. 6-7; Id., n. 4, aprile 1931, pp. 28-41; O.N.D. Realizzazioni e

sviluppo, cit., p. 94.

Page 99: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

93

3. Folklore. Il successo riscosso dalla rappresentanza teramana al “Raduno dei Costumi

d’Italia”, in occasione delle nozze dell’erede al trono. La “Festa dell’Uva”: riuscito connubio tra riscoperta delle tradizioni e momento utilitaristico. La celebrazione della festa a Teramo. La riesumazione delle feste patronali. I festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Grazie, protettrice di Teramo.

Notevoli furono i progressi fatti nel settore folklore. Nel 1930, infatti,

una rappresentanza del nostro Direttorio provinciale ebbe per la prima volta

modo di partecipare ad una adunata in costume di rilevanza nazionale. Il

gruppo folcloristico di Teramo prese parte al “Raduno dei Costumi d’Italia”

in Roma, indetto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nei giorni 5-8

gennaio, in occasione delle nozze dell’erede al trono Umberto di Savoia con

la principessa belga Maria José. Composto da quaranta persone, il gruppo

rappresentò i costumi usati, nella prima metà del secolo scorso, “dagli

abitanti della zona collinosa, compresa fra la catena del Gran Sasso ed il

mare, quelli proprii della zona montana e precisamente Pietracamela”.139

Particolarmente ammirata, secondo quanto riferito dalle cronache dell’epoca,

fu la rappresentazione del tipico ballo di Penna S. Andrea, il “Laccio

d’amore”.140 Questa “antichissima” danza, che solitamente veniva ballata da

139 Il Gruppo Folkloristico del Dopolavoro Provinciale di Teramo al Raduno dei costumi

d’Italia in Roma, in “Il Solco”, 19 gennaio 1930, p. 1. 140 Cfr. Il Gruppo Folkloristico del Dopolavoro Provinciale di Teramo al Raduno dei

costumi d’Italia in Roma, in “Il Solco”, 19 gennaio 1930, p. 1; Il cuore d’Italia nelle

Page 100: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

94

12 coppie, a Roma fu eseguita da solo 8 coppie.141

Il successo riscosso dall’esibizione trova ulteriore conferma nella

accurata descrizione che la già citata pubblicazione speciale dell’Ond sui

costumi, la musica, le danze e le feste popolari italiane, riporta con dovizia di

particolari:

Varie coppie di giovani (gli uomini danno la destra alle donne e queste

portano in mano il cembalo, col suono del quale accompagnano la danza)

sfilano in corteo, precedute dal suonatore di fisarmonica e dal portatore del

palo, intorno al quale le coppie dovranno ballare. Il palo, all’estremità

superiore, ha un numero di nastri di colori diversi, corrispondente al

numero dei danzatori. Le coppie procedono in fila, danzando, al tempo di

saltarella e tenendo per mano - con le braccia alzate - la fascia che ogni

danzatore porta al fianco; formano una specie di galleria attraverso la

quale successivamente la coppia di coda si porta in testa. Ad un ordine del

capogruppo, il corteo si ferma; il portatore del palo posa a terra il palo

stesso e mette a posto i nastri. Intanto le coppie si pongono attorno al palo,

a forma di cerchio risultando le donne e gli uomini alternati. Al suono della

fisarmonica - tempo di quadriglia - ha inizio il ballo attorno al palo e le

fettucce (nastro) tenute per mano dai danzatori s’intrecciano. Ad un segnale

del capogruppo, i danzatori ballando in senso inverso e con un tempo più

fastose cerimonie per le nozze auguste, in “Il Giornale d’Abruzzo e Molise”, 9 gennaio

1930; L’Abruzzo caratteristico, in “Il piccolo giornale d’Italia”, 7 gennaio 1930. 141 Cfr. Cenni sul balletto “il laccio di amore” - Penna S. Andrea (Teramo), in Opera

Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 219.

Page 101: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

95

allegro - quello della saltarella - sciolgono l’intreccio. Finita questa parte

del ballo, vengono lanciati i nastri e le coppie seguono la danza del

commiato che viene chiuso con la saltarella abruzzese.142

La sfilata del gruppo teramano si chiuse con il variopinto carro

abruzzese, trainato da una “superba coppia di buoi”, con all’interno “una

nidiata chiassosa e canora di fanciulle, fatta segno all’incessante lancio di

complimenti ed agli applausi della folla”.143

Nella mente e nel cuore degli uomini e delle donne di nostra terra, -

recita un anonimo cronista su “Il Solco”- rimarrà perenne il ricordo della

radiosa giornata. Hanno visto Roma, esultante per il rito nuziale, bella

regina d’Italia e del mondo; hanno visto la Roma dei Cesari ancor sempre

più che mai superba, nella gloria dei suoi monumenti, delle sue tradizioni,

nel delirio del popolo per lo storico avvenimento: forse un senso di

sgomento e di nostalgia per la quiete del paese lontano, avrà stretto il cuore

delle semplici fanciulle di Penna che si stringevano timorose vicino ai loro

uomini, quasi per cercarne la protezione, sentendosi piccine di fronte al

poderoso pulsare di vita della metropoli festante; ora, raccolte intorno al

focolare, nel loro Abruzzo, faranno rivivere alle amiche attonite le vicende

142 Cenni sul balletto “il laccio di amore” - Penna S. Andrea (Teramo), in Opera

Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 219. 143 Il Gruppo Folkloristico del Dopolavoro Provinciale di Teramo al Raduno dei costumi

d’Italia in Roma, in “Il Solco”, 19 gennaio 1930, p. 1.

Page 102: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

96

di quattro giorni, la visione di Roma sfolgorante di mille luci, i sorridenti

volti della Principessa e del Principe, le nobile figure dei Re guerrieri.

Dal loro animo sgorgherà un canto nuovo che narrerà la superba

visione.144

Al principesco corteo nuziale presero parte anche le rappresentanze

delle altre quattro province della regione abruzzese-molisana. L’Aquila, che

aveva già partecipato alla gigantesca adunata in costume tenuta a Venezia tra

l’agosto e il settembre del 1928, inviò i famosi costumi di Scanno e

dell’Aquila, “notevoli per l’ampia coppa che le donne portano appuntata

sulla testa e che scende larga sugli omeri e le spalle, incorniciando con grazia

il viso”.145

Chieti, anch’essa reduce da Venezia, inviò i “ricchi” costumi di

Orsogna, di cui furono ammirati “i magnifici talami ed abbondanti ori”.146

144 Il Gruppo Folkloristico del Dopolavoro Provinciale di Teramo al Raduno dei costumi

d’Italia in Roma, in “Il Solco”, 19 gennaio 1930, p. 1. 145 Cfr. Adunata del costume nazionale in Roma, VII gennaio MCMXXX. Il corteo dei

costumi d’Italia, in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 262; I

raduni dei costumi italiani a Venezia, 18-19 agosto - 8-9 settembre 1928. Relazione della

giuria, ivi, p. 149 146 Cfr. Adunata del costume nazionale in Roma, VII gennaio MCMXXX. Il corteo dei

costumi d’Italia, in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 262; Il

cuore d’Italia nelle fastose cerimonie per le nozze auguste, in “Il Giornale d’Abruzzo e

Molise”, 9 gennaio 1930

Page 103: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

97

Campobasso, che come Pescara e Teramo era alla sua prima esperienza,

sfilò con i costumi del Matese e dell’antico Sannio, caratterizzati da preziosi

ricami.

Pescara si presentò all’adunata con il gruppo più folto, comprendente le

rappresentanze di ben sei comuni: Villa Badessa, Loreto Aprutino,

Caramanico, Città S. Angelo, Spoltore e Cappelle.147

Vittoria De Grazia ha osservato che questo matrimonio “fu, se non

proprio una cerimonia fascista, un’occasione colta al volo per farne una

autentica festività nazionale. [...] Mescolando come fecero i tradizionali

costumi contadini, le decorazioni militari di Casa Savoia e le sobrie divise

fasciste, le immagini della cerimonia -che fu uno degli avvenimenti più

propagandati prima della campagna d’Etiopia- lasciarono intendere che per

un breve istante si fosse raggiunta la piena fusione tra consuetudini popolari,

tradizioni dinastiche e rituale fascista”.148

Le “fauste” nozze non costituirono, però, l’unica opportunità sfruttata

per lenire la fastidiosa dicotomia tra nazionalismo e localismo, con cui il

regime si trovò a dover fare i conti nel suo intento di riscoprire tradizioni.

Nel 1930, infatti, anche la “Festa dell’Uva”, proclamata per volere del Capo

147 Adunata del costume nazionale in Roma, VII gennaio MCMXXX. Il corteo dei costumi

d’Italia, in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 262.

Page 104: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

98

del governo festività nazionale da celebrarsi il 28 settembre di ogni anno,

aggiunse al suo scopo prettamente consumistico quello più sottile di

supporto alla suddetta esigenza.149

Sebbene organizzata su scala nazionale, ogni singola festa vinicola si

svolgeva in base a specifiche usanze locali, ricorrendo in genere a forme

rituali derivate dalla tradizionale festa del raccolto o sagra contadina. Mentre

ai comitati locali, presieduti dai podestà e costituiti dai gerarchi e dai

rappresentanti di tutte le organizzazioni del regime, era demandata

l’organizzazione burocratica della festa (la quale doveva avere “vero e

proprio carattere di smercio d’uva”), all’Ond era invece affidata la cura delle

singole manifestazioni folcloristiche che all’interno di ciascuna festa

avevano a svolgersi.150

Anche a Teramo, così come in tutta Italia, la “Festa dell’Uva” ebbe il

suo “degno svolgimento”. Secondo le superiori disposizioni, si costituì

l’apposito comitato presieduto dal comune, con l’incarico di concretare la

celebrazione della manifestazione.151 Fin dalle prime ore del mattino di

148 V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 247. 149 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit., p. 78. 150 Cfr. La prima “Festa dell’Uva”, in “Il Solco”, 7 settembre 1930, p. 3. 151 Per ciò che concerne più propriamente la ripartizione delle incombenze organizzative,

si legge su “Il Solco” che “il Dopolavoro Provinciale (prese) l’incarico

Page 105: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

99

domenica 28 settembre, nei portici di corso S. Giorgio, in quelli di corso

Trivio e alla Villa comunale, furono predisposti banchi di vendita addobbati

ed infiorati. Contemporaneamente gruppi di giovani fasciste, dopolavoriste

ed avanguardisti erano impegnati nella distribuzione di “pratici sacchetti

dell’uva” alla popolazione e di “artistici cestini alle Autorità Provinciali”. La

vendita della mattinata si chiuse con un “ottimo bilancio: [...] i banchi di

vendita come le apposite squadre più volte rifornite di sacchetti, dovevano

terminare la vendita avendo esaurito completamente la provvista dell’uva

stessa”. Nel pomeriggio, a cura del Dopolavoro provinciale e della

Delegazione dei Fasci femminili, furono allestiti un “affiatato” coro di

giovani fasciste e di dopolavoriste, sotto la “valente” direzione della prof.ssa

Monticelli, come pure una orchestrina campagnola con organetti, i cui

componenti indossavano i tradizionali costumi di Penna S. Andrea, “mentre

le signorine vestivano quell(i) della provincia di Teramo, che già

figur(arono) al grandioso raduno del costume di Roma”.

dell’organizzazione dei banchi di vendita ed in unione con l’O.N.B. e la Delegazione

Prov.le dei Fasci Femminili, (provvide) alla formazione delle squadre di volenterose

signorine e giovani, ed infine con la partecipazione della Federazione Prov.le degli

Agricoltori e della Cattedra Ambulante dell’Agricoltura, (provvide) al Corteo dei Carri

Folkloristici, mentre gli altri Enti competenti coordinavano l’accentramento dell’uva da

distribuire e la partecipazione dei commercianti locali”: cfr. La celebrazione della Sagra

dell’Uva a Teramo, in “Il Solco”, 5 ottobre 1930, p. 1.

Page 106: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

100

Alle ore 16 ebbe luogo la sfilata dei caratteristici carri abruzzesi, che da

piazza Madonna si portarono, attraverso corso Trivio e corso S. Giorgio alla

Villa comunale. Al ritorno i carri si disposero in semicerchio sulla piazza,

dove il coro ed il gruppo in costume eseguirono canzoni e danze popolari:

...questo coro sempre più forte che si è elevato nel pomeriggio di

domenica non era se non una parte di quello immensamente grande e

significativo che da ogni luogo d’Italia si è innalzato per glorificare ed

esaltare con l’espressione più bella dell’animo, il silenzioso lavoro della

terra come dono della fertilità della nostra patria.

La “Festa dell’Uva” ebbe un “così pieno raggiungimento” anche ad

Atri, Giulianova e Colonnella dove, per iniziativa dei rispettivi Dopolavoro,

furono organizzati spettacoli folcloristici e filodrammatici, “su soggetti

corrispondenti alla Festa”.152

Nel vasto movimento per la rivalutazione delle tradizioni popolari,

furono inquadrate oltre alle feste civili anche quelle religiose. Il fascismo,

infatti, aveva modificato fortemente il suo atteggiamento iniziale nei

confronti della Chiesa, accantonando l’anticlericalismo degli inizi e

valorizzando sempre più le stesse feste religiose. Il Concordato del 1929

sancì definitivamente e diede nuovo impulso a questo atteggiamento: di

152 La celebrazione della Sagra dell’Uva a Teramo, in “Il Solco”, 5 ottobre 1930, p. 1.

Page 107: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

101

conseguenza, molte ricorrenze che lo stato laico aveva relegato in un ruolo

marginale e poco appariscente vennero rispolverate e, soprattutto, arricchite

di elementi nuovi e più moderni. Le feste patronali assunsero un’importanza

tale, nell’ambito delle celebrazioni pubbliche riesumate dal regime, che ad

esse il direttore generale dell’Ond dedicò gran parte del discorso tenuto ad

Anversa, in occasione del secondo “Congresso internazionale per le arti

popolari”:

... i santissimi patroni, oggi, vengono nuovamente festeggiati con la

grandiosità di un tempo. Ritornano le navi, i carri trionfali, le bare, i

misteri, i talami, i quadri plastici, i gigli, i ceri, i candelieri, i cortei storici,

le rappresentazioni sacre, i canestri processionali, i giochi popolari e tutte

quelle altre manifestazioni che costituiscono il nucleo delle feste e che frutto

dell’immaginazione e del senso decorativo del popolo, sono in se stesse

l’esaltazione del culto religioso di nostra gente.153

Il Dopolavoro -che collaborava all’organizzazione delle celebrazioni dei

santi patroni facilitando il trasporto della gente e mettendo a disposizione

gruppi folcloristici, bande e cori- in queste occasioni toccava la punta

massima della sua capacità inventiva. La coreografia dei festeggiamenti

153 E. Beretta, Relazione presentata al 2° “Congresso internazionale per le arti popolari”,

Anversa, settembre 1930, in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit.,

p. 103.

Page 108: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

102

veniva predisposta in modo da richiamare la massima partecipazione

possibile; si assisteva, così, alla fusione del rituale cattolico e di quello laico:

alle storiche processioni e ai cortei vengono affiancati carri allegorici e

umoristici, gare canore, corse ciclistiche, podistiche o nei sacchi, il tutto in

una fantasmagoria di colori e di luci che accompagnano i festeggiamenti.

Non era raro trovare, fianco a fianco, immagini di culto, crocifissi e ritratti

del duce, mentre la banda passava con disinvoltura da “Mira il tuo popolo” a

“Giovinezza”. In chiusura, il fascino e la suggestione della ricorrenza erano

aumentati dagli immancabili fuochi d’artificio.154

Roma tornò, dunque, a celebrare la festa di san Giovanni; Firenze quella

del patrono san Giovanni e di san Rocco; Napoli -diceva Beretta- non

trascurava nessuna ricorrenza religiosa per far rivivere le sue caratteristiche

manifestazioni.155

Gareggiavano con Roma, Firenze e Napoli, in grandiosità e

magnificenza delle feste, Siena, Venezia, Palermo ed anche altre città e

piccoli centri di provincia, fino ai villaggi.

Anche Teramo si lasciò coinvolgere da questa rinnovata tendenza,

154 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p 241-244. 155 E. Beretta, Relazione presentata al 2° “Congresso internazionale per le arti popolari”,

Anversa, settembre 1930, in Opera Nazionale Dopolavoro. Costumi, danze, musica, cit.,

pp. 94-95.

Page 109: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

103

tornando nel giugno 1930 ad “onorare dignitosamente” la sua protettrice

Maria Santissima delle Grazie. Nel programma si legge che i “solenni

festeggiamenti” si protrassero per ben sei giorni; ogni mattina i cittadini

venivano svegliati da un “grandioso bombardamento” offerto dalla Premiata

ditta “Carlo Vallone” e dal suono a festa dei “sacri bronzi”. Terminati i

fuochi, la banda effettuava il giro per le vie principali della città: il 30 giugno

prestò servizio la Banda “Città di Montorio al Vomano”, nei giorni

successivi quella della “Città di Chieti”. Alle solenni funzioni religiose,

celebrate in genere alle ore 10,30 e 18, si alternavano numerosi spettacoli

accessori, che dovevano contribuire a richiamare la massima partecipazione.

Il 28 e 29 giugno furono organizzate rispettivamente una gita sul lago e un

“suggestivo dancing tra i pini”, con lotteria gastronomica. Il 30 giugno,

terminata “la dotta orazione sacra” del padre cappuccino Emidio da Ascoli,

fu aperto il teatro comunale, dove si esibì con uno “scelto repertorio” non

meglio precisato, la compagnia dell’Impresa “Reali” di Roma. Alle ore 18,30

del 1° luglio fu organizzata una corsa di cavalli con fantini, sul percorso di

viale Bovio, mentre alle ore 20 da piazza Garibaldi erano visibili i “fuochi di

gioia” sparati dalla vetta più alta del Gran Sasso in onore della protettrice. Il

2 luglio, alle ore 18,30, partì da piazza Vittorio Emanuele il giro ciclistico

della provincia, il cui percorso lungo 155 chilometri attraversava gran parte

Page 110: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

104

dei principali comuni; al primo classificato fu assegnato un premio di

cinquemila lire. Al rientro ebbe luogo l’estrazione di una tombola di lire

tremila. Il 3 luglio fu organizzata una partita di calcio tra la squadra

rappresentativa abruzzese e la squadra di prima divisione nord. Una corsa

con triciclo fu invece dedicata al divertimento dei bambini. A notte tarda,

con un grandioso bombardamento finale, si chiusero i festeggiamenti ed un

treno speciale ricondusse a casa i forestieri giunti dai vicini comuni.156

Feste in onore dei santi patroni furono celebrate anche in provincia. Nel

mese di maggio a Giulianova ebbero un “eccezionale svolgimento” i

festeggiamenti in onore della Madonna dello Splendore; per l’occasione

prestò servizio la banda di San Severo “riscuotendo numerosi applausi”. La

“quanto mai solenne” processione fu completata in chiusura da “splendidi e

artistici fuochi artificiali e da un’imponente illuminazione”.157

Anche a Basciano, comune piccolissimo, fu nuovamente festeggiata la

santa protettrice del paese, la Madonna del Carmine. Qui la cerimonia fu

arricchita da una processione di carri di grano e da una “affollatissima” fiera.

La immancabile competizione sportiva consistette in una corsa podistica per

156 Solenni Festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Grazie, in “Il Solco”, 29 giugno

1930. 157 I festeggiamenti della Madonna dello Splendore, in “Il Solco”, 3 maggio 1930, p. 2.

Page 111: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

105

dilettanti, attraverso un percorso lungo quattro chilometri.158

Restando sempre nell’ambito della riscoperta di tradizioni sacre e

profane, operata dal regime, ci sembra doveroso segnalare la disputa del

primo “Campionato di tiro della ruzzola”,159 un’umile, ma significativa

manifestazione, che si svolse a Controguerra nel mese di marzo. La volontà

di far rivivere questo gioco tradizionale, i cui meriti vengono attribuiti alla

locale sezione del Dopolavoro, testimonia che persino i “camerati” dei più

piccoli centri della nostra provincia si diedero da fare nel tentativo di

riscoprire una antica identità abruzzese.160

158 Dalla Provincia. Basciano. Festa alla Madonna del Carmine, in “Il Solco”, 9 agosto

1930, p. 2. 159 Il gioco della “ruzzola”, tipico nell’alto teramano, consiste nel far “ruzzolare” su di un

percorso prestabilito, delle “pizze” di formaggio che, nella parte dorsale vengono

avvinghiate con una corda, la cui cima è tenuta con la mano dal partecipante alla gara,

che se ne serve per dare il lancio. Colui che riusciva a lanciare più lontano la propria

“pizza” era il vincitore ed aveva diritto a impossessarsi di quelle dei perdenti. Il gioco ha

origini antichissime, di probabile importazione toscana; ancor oggi viene effettuato con

una piccola variante: al posto del formaggio si adoperano delle forme di legno pieno. 160 Campionato Controguerrese di tiro alla ruzzola, in “Il Solco”, 9 marzo 1930, p. 4.

Page 112: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

106

4. L’educazione artistica. La riorganizzazione del concerto bandistico teramano e degli altri complessi

musicali. Le esibizioni a Teramo e provincia: il “rinnovato trionfo della tradizione musicale teramana”. L’inesistente attività nel settore delle filodrammatiche: il rammarico espresso dal direttore della filodrammatica del Dopolavoro di Teramo, Colombo nell’appello lanciato alla cittadinanza su “Il Solco”.

Nel campo dell’educazione artistica, nel 1930 particolarmente proficua

fu l’attività musicale. Sotto l’alto patronato del prefetto e del segretario

federale, si costituì un comitato con il compito di riorganizzare, “su nuove e

solide basi”, la Banda “Città di Teramo” “a cui l’O.N.D. darà un nuovo

indirizzo, una nuova vita, una razionale disciplina, ed un severo controllo”:

Il nuovo Concerto Bandistico -si legge sull’articolo che ne annuncia la

riorganizzazione- sorgerà alle seguenti condizioni.

1 - Avrà carattere di stabilità, essendo composto di elementi locali (che

non saranno distolti se non la sera e nei giorni festivi, dalle ordinarie

occupazioni), ad eccezione di alcuni musicanti dei vicini paesi per questa

stagione soltanto, mentre per l’anno venturo saranno immancabilmente

sostituiti con gli allievi della apposita scuola musicale già da qualche tempo

in funzione.

2 - Non avrà se non rarissime volte, il permesso di andare in giro per le

altre città, essendo esclusivamente a servizio della città di Teramo; per la

quale suonerà tutte le domeniche (possibilmente anche il giovedì) e in tutte

le ricorrenze civili e patriottiche.

Page 113: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

107

Nella direzione artistica della banda, al cav. Lodovico Favilla161

subentrò il maestro Alessandro Zunica, il quale aveva già dato prova del suo

talento nel 1923, conducendo al successo la medesima banda, in occasione

del “Concorso bandistico della Settimana abruzzese” di Castellammare

Adriatico. Un’apposita commissione ricevette l’incarico di recarsi in giro per

raccogliere le adesioni e le offerte dei cittadini; il suo lavoro fu naturalmente

affiancato da una adeguata propaganda, fatta di elogi alla “forte terra

d’Abruzzo il cui popolo è ricco più di qualunque altro di attitudini geniali per

quest’arte”, e di continui richiami al “glorioso passato artistico” di questa

istituzione teramana, “sempre ammirata ed invidiata ovunque”.162

Su iniziativa della Direzione tecnica per la musica, furono ricostituiti

con nuovi elementi il quartetto d’archi, diretto dal maestro Righetti ed il

quartetto di violoncelli, diretto dal maestro Masotti; i due complessi musicali

si esibirono per quell’anno nelle sole città di Atri, Montorio e Campli.163

Nella metà di ottobre, presso la sezione del Dopolavoro di Teramo, ebbero

161 Il cavalier Favilla aveva diretto la Grande banda “Città di Teramo” per circa un anno;

la direzione artistica gli fu infatti affidata nel marzo del 1929, quando cioè la banda entrò

nell’orbita del Dopolavoro: cfr. Vita del Dopolavoro. La Grande Banda Città di Teramo,

in “Il Solco”, 11 marzo 1928, p. 3. 162 Riorganizzazione della Banda Cittadina, in “Il Solco”, 5 gennaio 1930, p. 2. 163 Cfr. Il Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930,

p. 1.

Page 114: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

108

inizio i corsi di strumenti a plettro, istituiti in vista della organizzazione di

un’orchestrina del Dopolavoro. Anche Roseto ebbe la sua scuola musicale

per strumenti a plettro, sempre in funzione di una costituenda orchestrina,

mentre a Penna S. Andrea si pensava alla formazione di un concerto

mandolinistico.164 Inoltre, sempre presso il Dopolavoro teramano, furono

costituiti una scuola di canto per dopolavoristi, diretta dal maestro Di Jorio, e

due gruppi corali, uno maschile e uno femminile. La direzione di quello

maschile fu affidata al maestro Nicola De Fabritiis, quella del gruppo

femminile alla prof.ssa Monticelli; l’insegnamento per entrambi aveva luogo,

tre giorni la settimana, nelle ore serali. Identico era anche il repertorio

musicale che comprendeva sia canti regionali, sia canti e brani di opere

classiche e di musica religiosa.165

Il “rinnovato trionfo della tradizione musicale teramana” fu

simboleggiato da una manifestazione corale e orchestrale, organizzata per la

sera del 6 marzo presso la sala dell’Istituto musicale “la Cetra”, con la

164 Cfr. L’inizio dell’attività musicale, in “Il Solco”, 26 ottobre 1930, p. 3; L’attività

dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 3. 165 Cfr. Dopolavoro Provinciale. L’inizio dell’attività musicale, in “Il Solco”, 26 ottobre

1930, p. 3; L’attività dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 3; Il Congresso

Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1.

Page 115: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

109

partecipazione di tutte le attività musicali della provincia.166

Nonostante la costituzione nel 1929, nell’ambito del Dopolavoro

provinciale, della Federazione provinciale delle filodrammatiche, nel 1930

l’attività svolta da questo settore era ancora quasi del tutto inesistente. La

filodrammatica del Dopolavoro di Teramo, infatti, si decise ad inaugurare il

suo programma il 6 dicembre, con una nuova operetta del maestro Di Jorio,

dal titolo “Costazzurra”.167 Il direttore della filodrammatica, Colombo, ebbe

ad esprimere il suo rammarico al riguardo in un articolo pubblicato su “Il

Solco”, del quale riportiamo testualmente i passi più significativi:

Mi sono domandato più volte il motivo per il quale qui a Teramo non ci

sia stata in questi due anni nessuna attività filodrammatica bene organizzata

e feconda. Lo scorso anno furon date, che io sappia, tre o quattro recite di

cui una sola per iniziativa della Filodrammatica dipendente dall’O.N.D.

Quest’anno la cosa si presenta ancor più scoraggiante. Non si è riusciti a

mettere su una recita, nonostante tutta la buona volontà dei dirigenti del

Dopolavoro e il tempo perduto da coloro che vorrebbero venire a qualche

risultato positivo.

166 Il Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1. 167 L’attività dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 3.

Page 116: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

110

Il motivo è forse una scarsa semplicità artistica? Per Teramo non lo

credo. I Teramani, mi pare, tra un ambiente culturale notevole hanno un

teatro civico dove gli anni scorsi furon date rappresentazioni di primo

ordine [...]. Ora un’attività teatrale cittadina è un onore e un vanto per una

città cosifatta. Van bene le conferenze, ma servono a non molti e, a lungo

andare, stancano; van bene le lezioni, ma sono pochissimi quel che le

frequentano, tanto pochi da far gelare il sangue, van bene le passeggiate, ma

hanno un’efficacia educativa molto ridotta. Il teatro, un buon teatro fatto da

gente di qui e frequentato dalla massa popolare locale è veramente una

scuola efficace: imparano a parlare quei che recitano e quei che sentono

recitare, [...] si affila il buon gusto del popolo, la cultura, la capacità

intellettuale [...]. Perché mai, allora, non è possibile mettere insieme una

buona compagnia di prosa? Perché c’è un po’ d’apatia, di freddezza; perché

nessuno vuol correre il rischio d’esser criticato. Tutto ciò è deplorevole.

Quanto all’apatia, bisogna distruggerla. Quanto alla paura di far male,

bisogna che ciascuno si persuada che s’impara a furia di sbagli [...]. C’è

poi, riguardo alle attrici, un’altra diavoleria che, all’atto pratico, mette un

povero direttore d’una filodrammatica in un mare di guai: le famiglie non

lasciano che le signorine vengano a recitare perché c’è un pregiudizio: che,

cioè, le signorine di buona famiglia stanno male in una compagnia di

filodrammatica. E’ roba da mettersi le mani nei capelli! Alla testa della

filodrammatica stanno persone per bene; si esige disciplina, correttezza e

puntualità; è indispensabile la buona condotta civile e morale; se i genitori

accompagnano alle prove le signorine, tanto meglio; se no, stian pur certi

che le loro figliuole sì troveranno in un ambiente ineccepibile. [...] Dunque,

Page 117: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

111

attendiamo che qualcheduno e qualcheduna di buona volontà venga a

presentarsi per recitare. Sarà tanto di guadagnato per Teramo.168

168 P. Colombo, La questione filodrammatica a Teramo, in “Il Solco”, 15 giugno 1930, p.

2. A chiusura dell’articolo, segue una breve nota a commento del direttore de “Il Solco”:

“Le osservazioni del camerata Colombo, Direttore della Filodrammatica Dopolavoristica,

sono giustissime e bene imbroccate. Sarebbe proprio ora che le famiglie cominciassero a

persuadersene”.

Page 118: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

112

5. L’attività sportiva. L’inquadramento sportivo dei dopolavoristi. Le selezioni in provincia per la

partecipazione ai “Campionati crossistici nazionali”. La sterile attività della Sezione escursionismo in provincia di Teramo: le gite a Castelli, a Collurania ed al Ceppo.

Nelle sezioni della provincia, sempre sotto la direzione del “camerata”

Cioschi (direttore tecnico provinciale per lo sport), andava nel frattempo

affermandosi gradatamente l’inquadramento sportivo dei dopolavoristi: si

provvide alla formazione delle Sezioni sportive di tiro alla fune, bocce,

ciclismo e cicloturismo, “palla al volo”, tamburello e canottaggio a sedile

fisso.169

Furono inoltre costituite le squadre di ginnastica ed atletica leggera, i

cui capisquadra vennero scelti tra gli atleti che diedero alla provincia, anche

per quest’anno, l’opportunità di essere rappresentata al secondo “Concorso

Ginnico-Atletico Nazionale dei Dopolavoristi d’Italia”.170

La squadra del gioco della “volata”, costituitasi già nel 1929,

169 Cfr. Vita Fascista Teramana. Dopolavoro, in “Il Solco”, 21 settembre 1930, p. 2;

L’attività dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 2. 170 Cfr. Vita Fascista Teramana. Dopolavoro, in “Il Solco”, 21 settembre 1930, p. 2; Il

Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1. I

“rigorosi e razionali” allenamenti che consentirono di selezionare la squadra che prese

parte al concorso, ebbero luogo nel campo messo a disposizione dalle autorità comunali;

gli atleti teramani ottennero una non meglio precisata “ottima classifica”: cfr. Note

Sportive. I lavoratori e lo Sport, in “Il Solco”, 28 settembre 1930, p. 2.

Page 119: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

113

continuava nel frattempo i suoi allenamenti, sperando di poter al più presto

“misurarsi con le consorelle della Regione”.171

Nella seconda decade del mese di gennaio, a Teramo e in tutti i

capoluoghi di provincia italiani, previa autorizzazione e sotto il controllo

della Commissione centrale sportiva dell’Ond, si svolsero i “Campionati

crossistici provinciali”, valevoli per le qualificazioni ai campionati italiani

della specialità che si svolsero a Roma il 2 febbraio 1930.172 La gara

nazionale si svolse su un percorso “vario e accidentato”, lungo otto

chilometri. Il tempo massimo per aver diritto ad essere classificati fu fissato

in un’ora. I premi vennero assegnati, individualmente, ai primi trenta arrivati

entro il tempo massimo consentito e, collettivamente, alle prime quindici

squadre classificate. A tutti gli arrivati nel tempo massimo venne comunque

consegnata “un’artistica medaglia ricordo e diploma”. I partecipanti alla gara

usufruirono, inoltre, di uno sconto del 70% sul viaggio di andata e ritorno

per Roma, di speciali agevolazioni per il vitto e l’alloggio e di una serata

171 Il Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1. 172 I “Campionati crossistici provinciali” coinvolsero, in tutta Italia, ben 9.000 atleti

dopolavoristi. Di questi, 450 si classificarono per il Campionato nazionale, per un totale

di 90 rappresentative provinciali: cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 24.

Page 120: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

114

completamente gratuita in uno dei “principali teatri” della capitale.173

La squadra del Dopolavoro provinciale di Teramo, “composta anche di

elementi appartenenti alla Sezione dell’O.N.D. di Montorio al Vomano”, si

classificò prima tra le partecipanti della regione abruzzese-molisana, con un

concorrente che riuscì a piazzarsi, nella classifica individuale, al

quindicesimo posto, ricevendo un “ricchissimo” premio.174

Concludiamo l’annuale rassegna sportiva con un breve cenno alla

Sezione escursionismo, la cui attività -specie nel settore gite turistiche-

trovava a quanto pare ancora qualche difficoltà a decollare. Nel 1930 furono

infatti organizzate tre sole gite popolari e, per di più, su brevi tragitti.175

Una gita a Castelli, con breve sosta al vicino santuario di S. Gabriele,

inaugurò il programma escursionistico del Dopolavoro in provincia. Il

viaggio viene descritto come un avvenimento memorabile. I dopolavoristi di

Arsita ebbero modo di viaggiare su un “grande” autobus offerto dalla ditta

173 Opera Nazionale Dopolavoro, Bollettino Ufficiale, n. 9, novembre 1929, circ. n. 82,

prot. n. 15828, 5 dicembre 1929. 174 Il Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1. 175 Cfr. L’attività dell’O.N.D., in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 2. Stando ad una

pubblicazione ufficiale della Direzione centrale dell’Ond, 1.525 furono le manifestazioni

escursionistiche (comprendenti oltre alle gite turistiche anche quelle sciistiche, ciclistiche

e podistiche) che si svolsero nella “VI Zona”, comprendente Teramo e altre tredici

province: Pesaro, Ancona, Macerata, Perugia, Ascoli, Terni, Viterbo, Rieti, Roma,

Frosinone, Aquila, Chieti e Pescara.

Page 121: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

115

“Antoricoli Di Loreto”, godettero di una giornata “piena di sole”,

consumarono un pasto “abbondante” al ristorante “Babicone” di Castelli e

una “magnifica merenda” in uno “splendido prato ombreggiato”; il tutto in

un clima di “cordiale allegria” a dimostrazione della fraterna solidarietà di

tutti i dopolavoristi.176

A questa prima scampagnata seguì una visita “particolarmente

istruttiva” all’Osservatorio astronomico di Collurania. Il “folto gruppo di

dopolavoristi e dopolavoriste” ebbe modo di conoscere le funzioni e

l’importanza scientifica dell’osservatorio e di incontrarsi con la squadra

ciclistica del Dopolavoro provinciale che, per l’occasione, raggiunse i

gitanti.177

Il 7 dicembre venne invece effettuata un’escursione alla Capanna del

Ceppo, a quota 1.349 metri.178

176 Dalla Provincia. da Arsita. Gita dopolavoristica, in “Il Solco”, 29 giugno 1930, p. 2. 177 Dopolavoro Provinciale. La gita a Collurania, in “Il Solco”, 26 ottobre 1930, p. 3. 178 L’attività dell’O.N.D. Attività sportiva, in “Il Solco”, 1° dicembre 1930, p. 2.

Page 122: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

116

Capitolo quarto L’attività relativa all’anno 1931.

1. Introduzione.

Il “prodigioso sviluppo” dell’Ond nei primi mesi del 1931. La pianificata

diffusione dell’Organizzazione nei centri rurali. La stagnazione del numero delle manifestazioni da essa promosse.

Stando ai dati riferiti nel mese di marzo da un anonimo cronista de “Il

Solco”, nel 1931 il Dopolavoro provinciale di Teramo “compì un prodigioso

sviluppo”: le sezioni “regolarmente costituite” assommavano a 72, più 49

sottosezioni distribuite nelle varie frazioni e 10 associazioni aderenti, contro

i 45 nuclei dopolavoristi censiti al 30 giugno dell’anno precedente.179 Oltre

3.000 risultavano essere i tesserati, con un incremento di circa 300 unità

rispetto al totale degli iscritti denunciato nel 1930. Facevano inoltre parte

dell’organizzazione dopolavoristica provinciale 16 bande musicali

“regolarmente inquadrate”, 9 orchestrine a plettro, 10 scuole di musica, 4

complessi corali, 11 filodrammatiche, 23 scuole serali di istruzione e 25

biblioteche. A soli tre mesi di distanza dalla pubblicazione dei suddetti dati,

in base alla relazione presentata dall’ing. Marucci (chiamato a sostituire il

vicepresidente del Dopolavoro provinciale Arduini) al “Congresso dei

179 Cfr. Attività del Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 22 marzo 1931, p. 3; Il

Congresso Provinciale. A Rapporto. Dopolavoro, in “Il Solco”, 27 luglio 1930, p. 1.

Page 123: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

117

Segretari politici” della provincia, il numero dei Dopolavoro regolarmente

costituiti era aumentato già di 5 unità, mentre quello dei tesserati ammontava

a 4.050.180

Al fine di sviluppare maggiormente l’opera di inquadramento, vennero

inoltre programmate una serie di ispezioni periodiche e di discorsi di

propaganda da tenersi da parte del segretario e degli ispettori provinciali

dell’Ond nelle varie sezioni rurali, “poiché necessita soprattutto che

l’organizzazione dopolavoristica esista ed apporti i suoi benefici effetti

assistenziali e d’elevazione tra le masse rurali delle frazioni e dei centri più

lontani ed isolati”. Per agevolare detta azione furono altresì definiti

“particolari ed importanti accordi” con il segretario generale della

Federazione agricoltori, dott. Clini e con quello dei sindacati dell’agricoltura,

cav. Laurenti.

Discorsi di propaganda, che ponevano soprattutto l’accento su quelli

che dovevano essere “i principali doveri di ogni bravo agricoltore [...] che

rappresenta la principale molecola della futura ricchezza nazionale”, furono

dunque tenuti da Laurenti a S. Omero, S. Egidio alla Vibrata, Castelli e Isola

del Gran Sasso, mentre l’ispettore provinciale del partito si recò a

180 Cfr. Il Congresso dei Segretari Politici. Dopolavoro e sport, in “Il Solco”, 24 giugno

1931, p. 1; Attività del Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 22 marzo 1931, p. 3.

Page 124: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

118

Pietracamela.181

A Campli, invece, in seguito ad una ispezione effettuata dal segretario

provinciale, si addivenne alla completa ricostituzione della sezione del

Dopolavoro che, “riorganizzata con disciplina e con finalità precise di

educazione e di elevazione, saprà raccogliere ed inquadrare tutti i lavoratori

del fiorente Comune”.182

Per ciò che concerne l’attività svolta, Marucci tenne a sottolineare che,

seguendo le particolari direttive impartite dalla Direzione centrale, il

Dopolavoro aveva svolto nella provincia “continua attività” in ciascuno dei

settori ricreativi ed assistenziali che rientravano nella sua sfera di

competenza.183

In realtà, stando almeno alle cronache locali ed alle notizie riportate dai

vari bollettini ufficiali pubblicati nel corso dell’anno, all’aumento del

numero degli iscritti e delle sezioni non corrispose un proporzionale

incremento delle manifestazioni organizzate. Come vedremo, qualche novità

si registrò solo nell’ambito dell’educazione artistica e della cultura popolare;

181 Cfr. Attività del Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 22 marzo 1931, p. 3;

Propaganda Fascista, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931, p. 2. 182 Attività del Dopolavoro Provinciale. Campli, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931, p. 2. 183 Il Congresso dei Segretari Politici. Dopolavoro e sport, in “Il Solco”, 24 giugno 1931,

p. 1.

Page 125: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

119

ampio spazio, come ogni anno, venne riservato alle manifestazioni sportive,

mentre molto più limitato fu quello concesso all’attività assistenziale;

restavano infine irrisolti i problemi che ostacolavano il regolare svolgimento

dell’attività escursionistica e filodrammatica.

Page 126: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

120

2. L’educazione artistica. L’esordio in provincia dell’apparecchio radiofonico. La ricostituzione della

“Federazione Provinciale delle Filodrammatiche”. Il concerto del coro del Dopolavoro di Teramo al teatro comunale.

La vera novità dell’anno interessò proprio il settore dell’educazione

artistica e fu rappresentata dall’acquisto, da parte di dieci sezioni locali,

dell’apparecchio radiofonico,184 il mezzo di comunicazione di massa che,

insieme al cinematografo, andava assumendo un’importanza sempre

maggiore in seno alla propaganda fascista. La radio, come esattamente intuì

Starace, era un mezzo “per introdurre i suoni e i ritmi della società

industriale nel mondo rurale e per garantire un contatto continuo tra lo Stato

e le zone rurali più lontane”.185

Dal momento che in Italia l’apparecchio radio non era affatto un

articolo “casalingo”,186 il regime -considerandolo un importante fattore di

184 Il Congresso dei Segretari Politici. Dopolavoro e sport, in “Il Solco”, 24 giugno 1931,

p. 1. 185 Citazione tratta da R. Loffredo, Dopolavoro rurale, in “Gente Nostra”, 20 ottobre

1935. 186 Il modello a quattro valvole Alauda della “Radio Marelli”, uno dei più economici,

lanciato al prezzo di 600 lire con un’imposta governativa di 114 lire l’anno, costava molto

più del salario medio mensile di un lavoratore dell’industria: cfr. G. Isola, Abbassa la tua

radio, per favore..., Firenze, La Nuova Italia, 1990, p. 14. Sullo sviluppo e la diffusione

della radio in Italia vd., inoltre, Ph.V. Cannistraro, La fabbrica del consenso: fascismo e

mass-media, Bari, Laterza, 1975, pp. 225-270; A. Papa, Storia politica della radio in

Page 127: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

121

cultura e di propaganda- contribuì notevolmente alla sua diffusione

attraverso la rete capillare dei Dopolavoro:187 si cominciò così

coll’organizzare le prime audizioni pubbliche all’interno delle locali

sezioni.188 Alle varie sezioni vennero concesse agevolazioni per l’acquisto

degli apparecchi ed uno sconto del 50% sull’abbonamento annuo alle

radioaudizioni.189

Sempre allo scopo di diffonderne l’acquisto nelle istituzioni aderenti,

l’Opera bandì addirittura un concorso tra gli industriali italiani per la

produzione di una radio economica.190

Italia 1924-1943, II, Napoli, Guida, 1978; F. Monteleone, La radio italiana nel periodo

fascista, Venezia, Marsilio, 1975; G.F. Venè, Mille lire al mese. Vita quotidiana della

famiglia nell’Italia fascista, Milano, A. Mondadori, 1989, pp. 253-263. 187 Cfr. F. Tintorri, L’Opera Nazionale Dopolavoro a Milano, cit., p. 95. 188 Oggetto di continue discussioni con la S.I.A.E. fu la complessa questione del

pagamento dei diritti d’autore in occasione delle manifestazioni radiofoniche organizzate

dall’Ond La diatriba portò alla conclusione di una speciale convenzione che prevedeva

l’esenzione di qualsiasi pagamento di tali diritti, purché le audizioni si svolgessero a

scopo di cultura o di ricreazione dei soci, escludendo qualsiasi forma di lucro e non

fossero destinate al ballo: cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro,

cit., p. 62. 189 Cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 61-62. Per

l’elenco dettagliato degli sconti e delle condizioni di pagamento che le fabbriche italiane

di apparecchi radiofonici praticavano ai Dopolavoro, cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 4,

giugno 1929, prot. n. 21295, 12 giugno 1929. 190 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., pp. 89-90.

Page 128: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

122

Per di più, sin dal 1926, l’Ond ottenne dal Ministero delle

comunicazioni la trasmissione serale della rubrica “I Dieci minuti del

Dopolavoro”, una rassegna di brevi note di cultura generale, propaganda

nazionale, sport, folklore, economia domestica e previdenza sociale.191

Affinché il pubblico potesse conoscere con precisione il giorno in cui veniva

trasmessa la rubrica di proprio interesse, in un secondo momento fu istituito

un ciclo fisso di rubriche, ciascuna delle quali veniva programmata sempre

nello stesso giorno della settimana: il lunedì, l’educazione fisica e lo sport; il

martedì, la cultura; il mercoledì, l’igiene, l’educazione morale e il varietà; il

giovedì, la propaganda agraria, forestale e peschereccia; il venerdì, la

previdenza e il varietà; la domenica, infine, l’arte e il folklore.192

Fra i dieci Dopolavoro comunali della provincia di Teramo i cui iscritti

poterono godere finalmente di questi appuntamenti quotidiani, c’era quello

di Giulianova. I suoi nuovissimi locali, inaugurati nel mese di febbraio, erano

dotati di una “vastissima sala” da utilizzare anche per le audizioni

radiofoniche e per le proiezioni cinematografiche.193

Di una “potente radio” disponevano inoltre i 130 soci del Dopolavoro

191 Cfr. L’Opera Nazionale Dopolavoro, Roma, 1938, p. 57. 192 Cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 60-61. 193 Dalla Provincia. Giulianova. L’inaugurazione del Dopolavoro, in “Il Solco”, 8

febbraio 1931, p. 3.

Page 129: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

123

comunale di S. Egidio alla Vibrata “frequentatissimo”, proprio per questo, di

sera.194

L’ultima sezione che sappiamo con certezza possedere “l’accessorio”

radiofonico era quella di Teramo. Una sezione che nel 1931, “mercé l’opera

assidua e fattiva dei camerati Arduini e Forni”, raggiunse uno sviluppo

“insperato, sia come tesseramento (801 iscritti, ndr.) ed inquadramento, sia,

soprattutto come completamento organizzativo di manifestazioni ricreative,

sportive, artistiche e di sane iniziative di educazione ed assistenza”.195

Andremo ora ad analizzare la situazione degli altri intrattenimenti e

svaghi che il Servizio educazione artistica offriva.

L’attività filodrammatica continuava anche quest’anno ad essere

piuttosto limitata: sembra che nel complesso si siano svolte tre sole

manifestazioni, una organizzata dalla filodrammatica del Dopolavoro

provinciale e due dal Dopolavoro comunale di S. Egidio alla Vibrata.196

Al fine di dare maggiore impulso a questa che era una delle attività più

194 Dalla Provincia. S. Egidio alla Vibrata. Attività del Dopolavoro, in “Il Solco”, 1°

marzo 1931, p. 3. 195 L’Assemblea del Fascio di Teramo acclama i suoi dirigenti. La relazione del

camerata Pannella. Il Dopolavoro, in “Il Solco”, 13 luglio 1931, p. 1. 196 Cfr. Attività del Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931, p. 2; Dalla

Provincia. S. Egidio alla Vibrata. Attività del Dopolavoro, in “Il Solco”, 1° marzo 1931,

p. 3.

Page 130: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

124

propagandate, si provvide alla completa ricostituzione della Federazione

provinciale delle filodrammatiche: il suo Consiglio venne sciolto, mentre la

direzione fu affidata alla Segreteria provinciale; il ten. Alessandro Panzieri,

inoltre, fu nominato nuovo direttore tecnico provinciale e segretario della

federazione stessa. Costui impartì immediatamente le opportune disposizioni

per la ripresa, in tutta la provincia, dell’attività filodrammatica, “la cui azione

educativa e di propaganda risulta di particolare e somma importanza nei

confronti dell’inquadramento delle masse lavoratrici”.197

197 Attività del Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931. Riprese invece

energia la vita del teatro comunale. Ultimati i lavori per l’installazione dell’impianto di

riscaldamento (“prima -recita l’anonimo cronista de “Il Solco”- non si poteva andare

d’inverno al Teatro Comunale senza il pericolo di contrarre malattie perchè il freddo ivi

era più intenso di quello che si soffre all’aperto”), furono date una serie di

rappresentazioni organizzate dall’Impresa “Reali” di Roma (la quale, in base al contratto

stipulato con il comune, avrebbe dovuto allestire ogni anno sessanta rappresentazioni) e

dalla deputazione teatrale, della quale facevano parte cittadini esperti ed appassionati

d’arte. Le rappresentazioni che riscossero maggiore successo furono “Il Gran Viaggio” di

Sheriff, con la “impeccabile esecuzione” di Lamberto Picasso; “Stefano” di Giacomo

Duval e “Congedo” di Renato Simoni: cfr. Al Teatro Comunale. I restauri e la nuova

attività, in “Il Solco”, 22 marzo, 1931, p. 3. Altre due recite furono allestite dagli studenti

della “Regia Scuola Industriale” e da quelli del liceo classico: i primi, diretti da

Alessandro Panzieri, rappresentarono in giugno la commedia “Romanticismo” di G.

Rovetta; i secondi, diretti da Arduino Fraticelli, si cimentarono ne “La locandiera” di C.

Goldoni: cfr. Cronaca e Informazioni. Due recite al comunale, in “Il Solco”, 1° marzo

1931, p. 3; “Romanticismo” di G. Rovetta al Teatro Comunale, in “Il Solco”, 11 giugno

1931, p. 2.

Page 131: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

125

Nella Sezione musicale, “larghe messe di consensi ed applausi” raccolse

il concerto tenuto al teatro comunale dal gruppo corale del Dopolavoro di

Teramo.198 L’esibizione fu preceduta da un discorso pronunciato dal prof.

Giacomo Franchi il quale, prima di illustrare al pubblico le musiche inserite

nel programma, espresse l’augurio che nella provincia di Teramo, “sempre

sensibile al dolce fascino della musica”, tornassero “in onore le belle

Maggiolate di cui avevamo avuto qualche non dimenticabile saggio negli

anni 1921 e 1922”. Franchi formulò altresì il voto che “la gentile costumanza

del rito canoro risorgesse con la festa della canzone non più solamente

abruzzese, ma particolarmente teramana, cioè spiccatamente improntata del

carattere e dell’anima di questa parte d’Abruzzo, che è senza dubbio tra le

più musicali contrade della musicalissima Regione”.199 I cori, diretti dal

maestro De Fabritiis (direttore tecnico per la Sezione musicale), fecero

ascoltare “il fior fiore della produzione popolare del nostro Abruzzo”: canti

di De Nardis, Albanese, Cipollone, Di Jorio, “semplici e agresti, odorosi di

sole, freschi di rugiada, colti tra la montagna e il mare in questa nostra antica

e sacra terra”. Di Jorio, che assisteva al concerto, fu chiamato “a gran voce

198 Vita Fascista Teramana. Concerto del Dopolavoro al Teatro Comunale, in “Il Solco”,

11 gennaio 1931, p. 2. 199 G. Franchi, Prefazione a Canti Teramani di Nicola De Fabritiis, Teramo, Cooperativa

Editrice Tipografica, 1931.

Page 132: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

126

alla ribalta” ed ebbe “vibranti dimostrazioni di simpatia e d’omaggio dal

folto uditorio”. Il concerto si chiuse con i ritmi “marziali e giocondi ad un

tempo” dell’inno del Dopolavoro teramano, “su felici versi del Prof. Franchi

rivestiti di belle note dal Maestro De Fabritiis”.200

200 Vita Fascista Teramana. Concerto del Dopolavoro al Teatro Comunale, in “Il Solco”,

11 gennaio 1931, p. 2.

Page 133: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

127

3. Cultura popolare “propriamente detta”. I corsi di insegnamento popolare e insegnamento professionale. La “Mostra

Provinciale del lavoro artigiano”. Il 2° “Concorso Nazionale Dimostrativo per l’allevamento dei bachi da seta”.

Nel 1931, il Direttorio provinciale riservò ampio spazio all’attività di

ordine culturale sebbene, con Starace alla direzione dell’Opera, la

preoccupazione della Direzione centrale per l’istruzione fosse già cominciata

a scemare.201

Come già detto, nel mese di marzo risultavano essere regolarmente

inquadrate in provincia ben 23 scuole serali di cultura popolare ed

insegnamento professionale. Fra queste, vengono segnalati, per gli “ottimi

risultati conseguiti”, due corsi di maestranze e una scuola di taglio e cucito

organizzati dal Dopolavoro di Teramo, i corsi femminili della “Scuola

artigiana” di Ancarano e quello d’igiene tenuto a Bisenti.202

Nel mese di novembre, presso i locali del Dopolavoro comunale di

Teramo, ripresero le lezioni serali di lingua inglese e francese che,

sperimentate già nel 1929, erano state interrotte nel 1930. Nel frattempo

erano in corso “particolari accordi con Enti interessati” per lo svolgimento di

201 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 231; F. Tintorri, L’Opera

Nazionale Dopolavoro a Milano, cit., p. 70.

Page 134: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

128

settimanali conferenze educative accompagnate da proiezioni

cinematografiche.203

Il 14 giugno venne inoltre “solennemente” inaugurata la “Mostra

Provinciale del Lavoro Artigiano”, promossa dal Dopolavoro provinciale e

dal comitato della Confraternita di S. Antonio in collaborazione con la

Federazione dell’artigianato, al fine di valorizzare gli oggetti

“artisticamente” fabbricati dai lavoratori teramani nelle ore di svago.204

Restando sempre nell’ambito delle attività culturali, segnaliamo infine

la partecipazione di una rappresentanza del Dopolavoro provinciale al

secondo “Concorso Nazionale Dimostrativo dell’allevamento del baco da

seta”. L’Opera, visti gli ottimi risultati conseguiti l’anno precedente, decise

di ripetere la manifestazione anche nel 1931, ottenendo un maggior numero

di adesioni. Con la collaborazione delle “principali Case semarie del Regno”,

distribuì alle varie sezioni un tipo di seme (uova da bachi) adatto ad ogni

singola zona. Il Direttorio teramano, con una assidua opera di propaganda,

convinse i “fiorenti” Dopolavoro di Atri, Giulianova, Tortoreto, Nereto,

202 Il Congresso dei Segretari Politici. Dopolavoro e sport, in “Il Solco”, 24 giugno 1931,

p. 1. 203 Attività del Dopolavoro Provinciale. Attività culturale, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931,

p. 2.

Page 135: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

129

Bellante, Roseto, Silvi, Pineto, Morrodoro, Mosciano S. Angelo e S. Egidio

alla Vibrata a prendere parte al concorso. Ai partecipanti vennero assegnate,

in ordine di merito, medaglie d’oro, d’argento e di bronzo; quale “tangibile

segno di incoraggiamento”, la Direzione centrale distribuì, inoltre, ai

concorrenti meritevoli, somme “rilevanti” di denaro.205

204 Attività del Dopolavoro Provinciale. Mostra del lavoro artigiano, in “Il Solco”, 7

giugno 1931, p. 2. 205 Attività del Dopolavoro Provinciale. Concorso per l’allevamento dei bachi da seta, in

“Il Solco”, 7 giugno 1931, p. 2.

Page 136: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

130

4. Folklore. Il “Raduno folkloristico” di Teramo e le prime canzoni dialettali. La celebrazione

del “Centenario Antoniano”. Le feste in onore dei Santi patroni di Casoli di Atri, Montorio al Vomano e Mutignano. La “Festa dell’Uva”.

Proseguendo nel programma di rivalutazione e conoscenza del folklore

provinciale, il Dopolavoro di Teramo organizzò, “superando notevoli

difficoltà organizzative”, un raduno folcloristico che si concretizzò in una

“grandiosa” esecuzione corale e musicale, svoltasi la sera del 7 giugno al

teatro comunale.

Questa “sagra” del costume popolare ha rivestito un’importanza

particole nella storia del folklore dell’intera provincia poiché, per

l’occasione, furono composte, a cura della Presidenza provinciale del

Dopolavoro, le prime canzoni in dialetto teramano:206

L’importante manifestazione -si legge su “Il Solco”- [...] è valsa ad

affermare solennemente che anche la Provincia di Teramo, come ogni altra

d’Abruzzo, ha disposizione ed amore per il canto popolare, che sulle labbra

del buon popolo nostrano suona pieno di grazia e spontaneo non meno che

in altre terre della bella regione abruzzese, così doviziosa di attitudini

206 Cfr. Le manifestazioni del Dopolavoro. Il Raduno Folkloristico Teramano del

Dopolavoro Provinciale - Le prime canzoni dialettali - La grande esecuzione corale, in

“Il Solco”, 31 maggio 1931, p. 2.

Page 137: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

131

artistiche, particolarmente musicali.207

All’“eletto e numeroso uditorio” che affollava il teatro e del quale

facevano parte tutte le autorità cittadine, fu offerta una “smagliante fiorita di

canti, [...] tutti pregevoli e spesso degni di ammirazione, per i versi e per le

note”. Le poesie erano in gran parte del poeta dialettale teramano Guglielmo

Cameli, “che sa essere felicemente lirico e giocondo”, di Oberdan Merciaro,

“anche lui piacevolmente sentimentale e arguto” e di Luigi Brigiotti, “decano

dei poeti dialettali abruzzesi e superiore ad ogni lode”. Una sola canzone,

“che ha la delicatezza vaporosa di una ballata”, fu infine scritta dal prof.

Giacomo Franchi, “chiaro cultore delle buone lettere” nonché ex

vicepresidente del Dopolavoro provinciale.

Le musiche furono dovute, per la maggior parte, al maestro Nicola De

Fabritiis (direttore tecnico per la musica e direttore della sezione maschile

del coro del Dopolavoro teramano), che curò ben sette canzoni, fra le quali

vengono ricordate nell’articolo: “St’amore campagnole”, su versi di Oberdan

Merciaro, “Barcatta d’ore”, su versi di Franchi e “Damme nu vasce”, su

versi di Cameli, “le prime due svolte con ritmo largo, l’ultima con ritmo

rapido e festoso”.

Di Jorio, “componitore geniale e notissimo di musica popolare”, si fece

207 Gicip, Il Raduno folkloristico del Dopolavoro, in “Il Solco”, 11 giugno 1931, p. 2.

Page 138: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

132

ancora una volta ammirare con due composizioni: “Nannè”, su versi di

Brigiotti e “La Serenate de lu ’mbriiche”, su versi di Cameli. Tre “belle”

canzoni furono offerte al giudizio del pubblico dal maestro Cocciali: fra

queste i maggiori consensi vennero riscossi da “La uve e la fiquere”, su versi

di Cameli. Il maestro Righetti, infine, “rivestì di note” una poesia dal titolo

“Sole pe’ ta”, anch’essa di Cameli.

Queste prime canzoni in dialetto teramano vennero raccolte in un

elegante fascicolo stampato dalla “Cooperativa Editrice Tipografica” di

Teramo; ogni esemplare recava una fotografia del maestro De Fabritiis e un

“pregevolissimo disegno” raffigurante una testa di fanciulla, con la

caratteristica acconciatura del contado teramano, eseguita dal pittore

Melarangelo. Le pagine erano “abbellite” da disegni decorativi “color seppia

sbiadito” eseguiti da Ugo Barbettani.208 Cinquecento copie numerate del

volume vennero messe in vendita in tutta Italia e furono “ben presto”

esaurite. Di conseguenza, il maestro De Fabritiis -“spinto dall’entusiastico

favore con cui il pubblico e la stampa accolsero le varie composizioni di quel

magnifico raduno”- si decise a raccogliere le sue sei “applauditissime”

canzoni, scritte per la circostanza, in una nuova e più sobria pubblicazione

208 Gicip, Il Raduno folkloristico del Dopolavoro, in “Il Solco”, 11 giugno 1931, p. 2.

Page 139: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

133

recante una prefazione scritta da Giacomo Franchi.209

La serata si concluse con la riproduzione, da parte dei contadini di

Penna S. Andrea, del caratteristico ballo “Laccio d’amore”:

... pareva che un’onda di sanità, di forza, di freschezza erompesse dal

grembo profondo della nostra terra e, riversandosi con murmure

carezzevole, sfiorasse l’anima degli ascoltatori.210

Il Dopolavoro provinciale, d’intesa con il comitato della Confraternita

teramana di S. Antonio, la settimana successiva organizzò un raduno in

costume folcloristico ancora più imponente, che coincise con la chiusura dei

festeggiamenti per il VII centenario della nascita del “grande taumaturgo di

Padova”. Le celebrazioni del santo si protrassero per quattro giorni, durante i

quali alle cerimonie religiose si alternarono esecuzioni musicali e

manifestazioni sportive.

Il giorno 11, oltre al servizio musicale prestato dalla Banda “Città di

Campli”, ebbe luogo una manifestazione ciclistica per la disputa della prima

“Coppa Vittoria”, offerta dalla Federazione combattenti di Teramo: dopo una

“vivacissima” lotta, il bolognese Cimatti si assicurò la vittoria.

209 Cfr. G. Franchi, Prefazione a Canti Teramani di Nicola De Fabritiis, Cooperativa

Editrice Tipografica, Teramo, 1931. 210 Gicip, Il Raduno folkloristico del Dopolavoro, in “Il Solco”, 11 giugno 1931, p. 2.

Page 140: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

134

La mattina del giorno successivo, prestò invece servizio la banda di

Orsogna, “valorosamente diretta” dal maestro Di Nizio; nel pomeriggio, si

assistette ad un incontro di calcio tra la squadra di Teramo e quella di Roseto

degli Abruzzi che ne uscì vittoriosa.

Sabato 13, dopo la cerimonia religiosa, fu offerto un pranzo a cento

poveri della città nei locali del “Seminario Aprutino”, mentre in serata vi

furono due concerti musicali: la banda di S. Benedetto del Tronto si esibì in

piazza Vittorio Emanuele, quella di Orsogna presso il “tempio di S.

Antonio”.

Nella giornata di domenica, “una folla davvero strabocchevole,

proveniente anche dalle più lontane borgate della montagna”, si riversò in

città per assistere al raduno folcloristico, al quale parteciparono le

rappresentanze in costume di tutte le 130 sezioni e sottosezioni del

Dopolavoro della provincia. All’“ammiratissima” sfilata dei costumi e dei

carri seguì un’esecuzione corale in piazza Vittorio Emanuele, diretta anche in

questa occasione dal maestro De Fabritiis: “i cori in costumi di tutte le

sezioni, con accompagnamento a grande orchestra suscitarono il più sano e

schietto entusiasmo”.

Tra i costumi più ammirati vi furono quelli di Pietracamela, “ricchi di

stoffe speciali e ornamenti d’oro” e di Penna S. Andrea, “semplici ma

Page 141: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

135

sfarzosi”. I “bravi pennesi” ancora una volta si esibirono nel ballo del

“Laccio d’amore” e nel “saltarello”, mandando la folla “in visibilio”. A tarda

sera, “tra l’impazienza giustificatissima della popolazione”, fu estratta una

tombola “lire 3000 oro”. Immancabili, in chiusura, i fuochi di artificio.211

Sulla scia di una tendenza che, come già visto, cominciò a manifestarsi

l’anno precedente, nel 1931, grazie all’interessamento ed al contributo delle

locali sezioni del Dopolavoro, continuò a crescere in misura notevole il

numero dei centri di provincia che tornavano ad officiare i santi patroni.

Il 17 gennaio di quell’anno, nella piccola frazione di Casoli di Atri si

211 La Celebrazione del Centenario Antoniano, in “Il Solco”, 24 giugno 1931, p. 1. A

conclusione dell’articolo, il cronista ritenne necessario fare alcuni rilievi

all’organizzazione della manifestazione, con la speranza che di essi si sarebbe tenuto

conto nell’avvenire. La prima obiezione aveva ad oggetto l’illuminazione: a suo avviso,

sarebbe stato meglio se ci si fosse attenuti a “criteri più moderni”, evitando ad esempio i

“pacchiani e ormai superati” archi. “Un’inutile spesa” rappresentò inoltre, sempre a suo

avviso, lo “sfarzo di ben tre complessi musicali”, mentre la manifestazione folcloristica

avrebbe avuto maggiore successo se fosse stata più disciplinata e, cioè, “se si fosse alzato

un palco per il ballo, se con delle corde distese, si fosse tenuta più lontana e ben divisa la

folla dai gruppi in costume, tanto più che il materiale al Comune non manca!” Un ultimo

rilievo, infine, riguarda i prezzi delle consumazioni, i quali sembra siano stati oltremodo

aumentati dall’“inconsueto affollamento”. Viene pertanto invitata la Federazione dei

commercianti ad intervenire, “provvedendo tempestivamente, in caso di feste, a non

permettere aumenti ingiustificati e facendo fare dei cartelli ben visibili con i prezzi delle

consumazioni per dare così al pubblico il modo di controllare... se le somme che tirano i

camerieri non soffrono di eventuali errori aritmetici”.

Page 142: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

136

celebrò la festa in onore di S. Antonio, esibendosi per l’occasione la locale

banda del Dopolavoro, “egregiamente” diretta dal maestro Raffaele Spitilli.

Maestro e bandisti, al termine del primo pezzo in programma,

l’“Arlesienne”, furono salutati con “applausi deliranti” dal “numeroso

pubblico accorso per l’occasione anche dai paesi viciniori”; seguirono poi

altri due pezzi, “Il barbiere di Siviglia” e “La traviata”, “anch’essi molto

applauditi”.212

Per iniziativa della locale sezione del Dopolavoro, a Montorio al

Vomano ebbero luogo nei giorni 7 e 8 settembre i festeggiamenti in onore

della Madonna del Ponte. La solennità della cerimonia religiosa fu

“alleggerita” da una corsa ciclistica, dall’allestimento di un “divertente”

“palo della cuccagna” e dal “bamboccio”, ossia una riesumazione della

“corsa del saracino” molto in voga nel medioevo. Ma “il numero sicuramente

più interessante e riuscito della festa” fu il corteo folcloristico composto da

un “numeroso gruppo di signorine di Montorio” che, nel pomeriggio dell’8,

su carri agricoli e vestite dei tradizionali costumi abruzzesi, percorse

cantando le principali vie del paese. La festa si concluse con un’esibizione in

piazza della Vittoria della locale banda del Dopolavoro, che suonò alcune

canzonette abruzzesi “concertate e dirette con la usata valentia” dal maestro

212 Dalla Provincia. Casoli d’Atri, in “Il Solco”, 25 gennaio 1931, p. 3.

Page 143: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

137

Arturo Andreoni.213

Riprendendo l’antica e caratteristica tradizione della sagra in onore del

patrono S. Ilario, anche a Mutignano la locale sottosezione del Dopolavoro,

recentemente ricostituita e che contava solo diciotto iscritti, organizzò

“imponenti cerimonie religiose e belle manifestazioni folkloristiche e

sportive”. Davanti a tutte le autorità locali sfilarono i carri agricoli

“magnificamente addobbati e carichi di cestini d’uva”, che vennero

distribuiti gratuitamente al termine della festa. A cura della sig.ra Maria

Ferretti, “volenterosa organizzatrice”, ebbe luogo l’estrazione di una lotteria

di beneficenza, dotata di “molti premi ricchi ed utili”. In serata, a casa del

sig. Curti, fu offerto un banchetto alle autorità. Per gli amanti dello sport

furono organizzate una gara ciclistica, vinta da Raffaele Pallini e una corsa

podistica, vinta da Mario Lattanzi.214

Infine, come ogni anno, a Teramo e provincia si svolse, “tra l’unanime

consenso della popolazione”, la “Festa dell’Uva”. Dalle “signorine” del

Dopolavoro, dagli avanguardisti, dai giovani fascisti e dalle “piccole

italiane” fu distribuito in ogni centro il “soave frutto della vite” ed ebbero

213 Dalla Provincia. Montorio al Vomano. Festeggiamenti in onore della Madonna del

Ponte, in “Il Solco”, 12 settembre 1931, p. 3. 214 Dalla Provincia. Pineto. Manifestazioni Dopolavoristiche, in “Il Solco”, 17 ottobre

1931, p. 3.

Page 144: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

138

luogo dei cortei folcloristici organizzati dalle locali sezioni del

Dopolavoro.215

215 La Festa dell’Uva, in “Il Solco”, 4 ottobre 1931, p. 2.

Page 145: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

139

5. L’attività sportiva. Il 2° “Campionato nazionale di Corsa campestre”. Il 2° “Campionato nazionale di

marcia e tiro”. L’assegnazione dei brevetti. La gita ad Atri.

Nel 1931 i grandi appuntamenti sportivi dei dopolavoristi teramani

iniziarono a Roma il 15 febbraio con il secondo “Campionato nazionale di

Corsa campestre”. Per questa occasione la provincia fu rappresentata dal sig.

Labbricciosa il quale, giungendo trentesimo al traguardo, ricevette in premio

una medaglia d’argento 25 mm.216

Nello stesso mese furono indette in provincia due adunate per

l’assegnazione dei brevetti di “Sciatore Dopolavorista”, una riservata ai

dopolavoristi dei comuni montani, l’altra a quelli di Teramo e dei comuni del

litorale. Alla prima, che si tenne il 1° febbraio a Pietracamela, parteciparono

95 sciatori, 18 dei quali conseguirono il brevetto; alla seconda, che si svolse

la settimana successiva, a S. Stefano di Torricella Sicura, furono brevettati

18 su 100 partecipanti.217 Forni, il segretario provinciale dell’Ond,

presiedette entrambe le manifestazioni, che “raccolsero larga partecipazione

216 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 1, gennaio 1931, circ. n. 144, Roma, 11 febbraio

1931 e circ. n. 146, Roma, 16 febbraio 1931. 217 Nel 1931 furono attribuiti in tutta Italia 4.081 brevetti di “Sciatore Dopolavorista”; le

prove per la loro assegnazione prevedevano la discesa di un pendio lungo 800 metri ed

avente 150 metri di dislivello, con una la pista che doveva avere almeno tre curve ed un

trampolino per principianti: cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., pp. 47-48.

Page 146: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

140

non solo di sciatori, ma anche di escursionisti in modo che il numero

complessivo di essi ammonta(va) a circa duecento”.218 La mancanza di neve

nelle vicine montagne “(ostacolò) notevolmente il ripetersi di tali

adunate”.219

Le due riunioni per l’assegnazione dei brevetti di “Sciatore

Dopolavorista” servirono anche a selezionare la squadra dei sei atleti che

rappresentò la provincia il 22 febbraio al secondo “Campionato Nazionale di

Marcia e Tiro per pattuglie di sciatori dopolavoristi”:220 anche nel 1931, “la

più importante manifestazione sciatoria dopolavorista dell’anno” ebbe luogo

a Roccaraso, località che “per la speciale sua situazione geografica e per i

comodi servizi di comunicazione che vi fanno capo, può radunare sui vasti

campi di neve molte migliaia di escursionisti e di sciatori”.221 Le gare,

218 Cfr. Attività del Dopolavoro Provinciale. Brevetti di sciatori dopolavoristi, in “Il

Solco”, 22 marzo 1931, p. 3. 219 Quest’ultima affermazione risale al citato articolo pubblicato il 22 marzo; stando però

alla relazione sul Dopolavoro esposta nel mese di luglio da Pannella, vicesegretario

politico del Fascio di Teramo, alle “adunate sciatorie” di Pietracamela e S. Stefano ne

seguì una terza che si tenne a Forca Canapina: cfr. L’Assemblea del Fascio di Teramo

acclama i suoi dirigenti. La relazione del camerata Pannella. Dopolavoro, in “Il Solco”

13 luglio 1931, p. 1. 220 Attività del Dopolavoro Provinciale. Campionato Naz. di Marcia e Tiro per Pattuglie

di Sciatori, in “Il Solco”, 22 marzo 1931, p. 3. 221 Cronaca e informazioni. Il Campionato di Marcia e Tiro, in “Il Solco”, 22 febbraio

1931, p. 3.

Page 147: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

141

valevoli per l’assegnazione della “Coppa Giovanni Giurati”, consistevano in

una marcia di dodici chilometri su percorso vario, da percorrersi nel tempo

stabilito di un’ora e mezza, e in una prova di tiro con fucile “modello 91”,

“su sagoma di uomo a terra”.222

L’organizzazione, “portata a termine e curata nei minimi particolari”,

lasciava prevedere “un successo veramente lusinghiero”: alla manifestazione

aderirono, infatti, ben duemila dopolavoristi. Sennonché, il giorno della

prova, le tutt’altro che favorevoli condizioni atmosferiche, costrinsero la

giuria a sospendere l’effettuazione della prova di tiro, sulla quale

principalmente avrebbe dovuto basarsi la classifica delle pattuglie. Di

conseguenza, a tutte le settantasei squadre, che “gagliardamente” avevano

percorso nel tempo stabilito i dodici chilometri previsti, giunse

l’“ambitissimo” premio dell’elogio del duce e fu assegnata dalla F.I.E. una

medaglia d’argento e un diploma di benemerenza.223

Anche la pattuglia di Teramo, composta dai dopolavoristi Marino e

Osvaldo Trinetti, Terigi Gizzone, Domenico Di Donato, Aladino Franchi e

Pietro Trentini, che arrivò “compatta” al traguardo segnando un “ottimo”

222 Cronaca e informazioni. Il Campionato di Marcia e Tiro, in “Il Solco”, 22 febbraio

1931, p. 3. 223 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., pp. 50 e 52; O.N.D. Bollettino Ufficiale, n.

2, febbraio 1931, p. 20.

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142

tempo, si classificò prima ex-aequo con le altre che avevano compiuto

regolarmente l’intero percorso. Teramo partecipò al raduno escursionistico

non solo con la pattuglia rappresentativa, ma anche con un gruppo di trenta

dopolavoristi, tra i quali una notevole rappresentanza del “Gruppo Sciatori”

del Dopolavoro di Nerito. Pertanto, l’onorevole Achille Starace,

vicesegretario del Pnf, nonché commissario straordinario dell’Ond, inviò al

segretario federale Adolfo Pirocchi un telegramma di cui si riporta

integralmente il contenuto:

Sua eccellenza il Capo del Governo affidami alto onore esprimere suo

plauso organizzatori et dopolavoristi partecipanti secondo campionato

Marcia Tiro Roccaraso stop/ Plauso nostro Duce mentre costituisce premio

più ambito sarà certamente incitamento nuove vittorie in campo dello sport

stop/ Pregoti darne comunicazione componenti pattuglie codesta provincia

unitamente mio vivo compiacimento ottima riuscita manifestazione

dopolavoristica stop/ Cordialmente - Achille Starace.224

L’altra importante manifestazione nazionale alla quale il Dopolavoro

provinciale prese parte fu il consueto “Campionato Ginnico Atletico”, che

vide schierate nel 1931 ben 348 squadre, per un totale di 5.280 atleti.225

224 Attività del Dopolavoro Provinciale. Campionato Nazionale di Marcia e Tiro per

Pattuglie di Sciatori, in “Il Solco”, 22 marzo 1931, p. 3. 225 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 34.

Page 149: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

143

Una serie di manifestazioni di carattere provinciale fecero infine da

cornice ai suddetti appuntamenti di rilievo: due adunate per il conseguimento

dei brevetti di “Audax Ciclista”, una gara per l’assegnazione del brevetto

atletico, i campionati provinciali di corsa campestre, di bocce e di tiro alla

fune.

Nel mese di ottobre, il ten. Arnaldo D’Antonio subentrò, in qualità di

direttore tecnico per lo sport, al cap. Cioschi “dimissionario per ragioni di

Ufficio”. Il suo primo atto ufficiale fu quello di rivolgere immediatamente un

particolare invito a tutti i presidenti e fiduciari delle sezioni e sottosezioni del

Dopolavoro, affinché avessero provveduto ad intensificare, “con cura e con

alacrità”, la formazione e la preparazione delle squadre rappresentative.

Rammentò, inoltre, ad ogni Dopolavoro l’obbligo di inviare ai campionati ed

alle prove di brevetto almeno una squadra rappresentativa.226

Per quanto riguarda infine l’escursionismo turistico, l’unico raduno

indetto dal Dopolavoro provinciale di cui abbiamo notizia è quello che si

tenne il 4 giugno ad Atri, in occasione della festa del “Corpus Domini”. A

questa manifestazione, presieduta dal segretario federale, parteciparono oltre

ai dopolavoristi ed alle associazioni di Teramo, anche i gruppi escursionistici

226 Attività del Dopolavoro Provinciale. Attività sportiva, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931,

p. 2.

Page 150: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

144

delle principali sezioni del Dopolavoro in provincia. A coronare il “vasto

programma dei festeggiamenti”, fu indetta una marcia ciclo-turistica che

raccolse circa duecento ciclisti, e ciò, secondo “Il Solco”, a dimostrazione

che il Dopolavoro Provinciale “non ha bisogno di esaltazioni per invitare alla

partecipazione tutti coloro che desiderano godere di una sana e ricreativa

giornata di festa”.227

227 Le manifestazioni del Dopolavoro. La gita ad Atri, in “Il Solco”, 31 maggio 1931, p.

2.

Page 151: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

145

Capitolo quinto L’attività relativa agli anni 1932-34.

1. L’educazione artistica.

L’incremento dell’ascolto radiofonico. Il consolidamento dell’attività

filodrammatica in provincia: le creative compagnie del Dopolavoro di Atri e Colonnella. L’arrivo del “Carro di Tespi” a Giulianova.

Nel corso di questi tre anni, la diffusione della radiofonia raggiunse in

provincia di Teramo un poderoso sviluppo. Analizzando le relazioni mensili

sull’attività svolta dal Dopolavoro provinciale che, a partire dal 1934,

cominciarono ad essere pubblicate su “Il Solco”, abbiamo calcolato che in

quell’anno almeno 21 sezioni disponevano di un apparecchio radio. Ciascuna

di queste sezioni organizzava in media una quindicina di manifestazioni

radiofoniche al mese, che consistevano in sedute di ascolto collettivo. Per i

frequentatori dei circoli minori, esse rappresentavano l’unico diversivo

veramente originale: nel mese di gennaio, per esempio, i dopolavoristi di

Mosciano S. Angelo furono intrattenuti nelle ore di svago da 20

manifestazioni radiofoniche e da una scuola di musica; quelli di Castilenti

usufruirono di 19 manifestazioni radiofoniche e 2 conferenze; a quelli di

Isola del Gran Sasso spettarono 16 manifestazioni radiofoniche e 2 concerti

Page 152: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

146

bandistici.228

L’altra attività che entrò finalmente a far parte in maniera continua del

patrimonio ricreativo della nostra provincia fu quella filodrammatica.

Iniziata quasi in sordina nel 1927 con le recite portate in scena dalla

Filodrammatica “Dux” di Teramo e da quella del Dopolavoro di Atri,

l’attività teatrale, nonostante la costituzione nel 1929 e la ricostituzione nel

1931 della Federazione provinciale delle filodrammatiche e la sua

esaltazione ripetutamente fatta in occasione degli annuali congressi dei Fasci,

trovò in provincia (almeno fino al 1932) notevoli difficoltà ad emergere. Nel

1933 si verificò, invece, una prima lieve inversione di tendenza.

A Colonnella, la sezione del Dopolavoro, grazie alla “costanza” di

Ernesto Acerbo, locale segretario politico, coadiuvato “validamente” dal

podestà Franchi, riuscì ad avere una “sala Teatro”; mentre la “pazienza

certosina” del dott. Clito Natali e l’“attività efficace” del comandante del

Fascio giovanile riuscirono a “creare degli artisti”. Nel mese di marzo si

assistette, quindi, alla prima rappresentazione di questa filodrammatica dal

228 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Gennaio XII, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 3. Disponevano con certezza dell’apparecchio radiofonico le sezioni di

Teramo, Giulianova, Mosciano S. Angelo, Castilenti, Isola del Gran Sasso, Cornacchiano,

Atri, Montorio al Vomano, Frondarola, Cellino Attanasio, Leognano, Controguerra,

Forcella, Pietracamela, Collevecchio, Roseto, Civitella del Tronto, Penna S Andrea,

Bisenti e Castellalto.

Page 153: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

147

titolo “Ali spezzate”.

Gli attori “fecero sbalordire” e “il piacere e l’entusiasmo della

popolazione (tra cui non pochi forestieri) furono il premio più ambito per

tutti gli organizzatori ed attori”.229

Nel mese di novembre, la filodrammatica del Dopolavoro provinciale,

con la commedia “Il viaggio dei Berluron” rappresentata al teatrino del

Dopolavoro di Atri, tornò ad esibirsi dopo quasi un anno e mezzo di

inattività.230

Nel mese successivo fu poi “costituita” la filodrammatica del

Dopolavoro di Mosciano S. Angelo, i cui “volenterosi e bravi giovani”

debuttarono con la commedia “L’assente”:231 la notizia relativa alla

costituzione di questa filodrammatica ci sembra, però, di dubbia esattezza

dato che, dagli articoli pubblicati negli anni precedenti, risulta che il paese di

Mosciano disponesse già nel 1929 di un gruppo filodrammatico del

229 Dalla Provincia. Colonnella, in “Il Solco”, 11 marzo 1933, p. 3. 230 Dopolavoro. Recita Filodrammatica in Atri, in “Il Solco”, 3 dicembre 1933, p. 3. Le

ultime notizie relative all’attività di questa filodrammatica risalgono al 4 giugno 1931,

giorno in cui si esibì ad Atri in occasione di un raduno escursionistico: cfr. L’Assemblea

del Fascio di Teramo acclama i suoi dirigenti. La relazione del camerata Pannella. Il

Dopolavoro, in “Il Solco”, 13 luglio 1931, p. 1. 231 Dopolavoro. Filodrammatica del Dopolavoro di Mosciano S. Angelo, in “Il Solco”,

16 dicembre 1931, p. 3.

Page 154: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

148

Dopolavoro, il quale fu poi ricostituito nel 1931.232 Probabilmente, dunque,

nel 1933 si verificò una nuova ricostituzione: sembra infatti che queste

piccole ribalte paesane fossero spesso sottoposte ad un continuo processo di

scioglimento e ricomposizione.233

Fu però nel 1934 che questo tipo di spettacolo divenne, per il pubblico

del Dopolavoro, uno degli intrattenimenti più diffusi, insieme alle

manifestazioni radiofoniche ed alle matinées del sabato eseguite dalle locali

bande del Dopolavoro.234 Particolarmente attive furono la “vecchia”

filodrammatica del Dopolavoro di Atri e la “debuttante” filodrammatica del

Dopolavoro di Colonnella.

La prima, recentemente ricostituita ad opera del dott. Domenico

232 Cfr. Opera Nazionale Dopolavoro. Direttorio Provinciale di Teramo. Federazione

Provinciale delle Filodrammatiche, in “Il Solco”, 12 maggio 1929; Attività del

Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 17 ottobre 1931, p. 2 233 Cfr. G. Galli, Un’organizzazione ausiliaria del Partito Nazionale Fascista, cit., p.

813. 234 Scorgendo gli articoli relativi all’attività svolta mensilmente dal Dopolavoro in

provincia, abbiamo rilevato che nel 1934 ogni sezione organizzava almeno una

manifestazione bandistica al mese. Durante l’estate, il numero di queste manifestazioni

andava poi da un minimo di quattro ad un massimo di nove. La sezione di Forcella il

mese di agosto ne organizzò addirittura undici: cfr., in particolare, Dopolavoro. Attività

del mese di agosto XII, in “il Solco”, 15 settembre 1934, p. 2.

Page 155: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

149

Torinese,235 debuttò il 3 febbraio al teatro comunale con una “brillante

commedia in un atto”. Il “numeroso pubblico che gremiva il Teatro”

applaudì “spesso e vivamente” i “bravi e volenterosi filodrammatici” che,

diretti dal nuovo direttore artistico Domenico Torinese, riuscirono a

preparare la recita “in meno di un mese”.236

La filodrammatica del Dopolavoro atriano si esibì per la seconda volta

nel mese di aprile, con un dramma intitolato “La vecchia casa nel parco”,

scritto dall’avv. Giuseppe Romualdi “della vicina Notaresco”. Il “camerata”

Torinese, per l’occasione, non si limitò a dirigere e organizzare la recita, ma

si volle riservare “una delle parti più importanti e difficili del dramma

recitata con anima e passione di vero artista”.237

Il 10 giugno, con “Il Dono del Mattino”, commedia in tre atti di G.

235 Cfr. In Provincia. Atri. Imminente recita della filodrammatica del Dopolavoro, in “Il

Solco”, 27 gennaio 1934, p. 2, dove si legge che “Il camerata dott. Torinese Domenico,

Vice Commissario del Dopolavoro, nell’intento di dare sempre maggiore incremento alla

Istituzione, d’accordo col Segretario Politico, ha formato tra i migliori elementi locali,

una compagnia di filodrammatici. [...] Ferve intanto la preparazione della recita alla quale

sono stati chiamati le Signorine: Clara Consorti, Cerolini e Collina; i Signori: De Sanctis

Alberto, Torinese, D’Alesio e Cellinese”. 236 La vita in Provincia. Atri. Attività del Dopolavoro, in “Il Solco”, 10 febbraio 1934, p.

2. 237 La vita in Provincia. Atri. Attività Dopolavoristiche, in “Il Solco”, 20 aprile 1934, p.

2.

Page 156: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

150

Forzano (l’ideatore del “Carro di Tespi”), questa filodrammatica, che “ad

ogni nuova recita si arricchisce di nuovi ottimi elementi, dotati di qualità

artistiche”, raccolse ancora una volta “un meritato e lusinghiero successo”.

Tutti, stando all’articolo pubblicato su “Il Solco”, si distinsero “per

naturalezza e disinvoltura” ma, in modo particolare, i rallegramenti andarono

ai due protagonisti: la “signorina” Betta Cerolini ed il sig. Domenico

Torinese, “perfetti interpreti” delle loro parti.238

La filodrammatica del Dopolavoro di Colonnella, che aveva appena un

anno di vita, si esibì (stando alle relazioni sull’attività del Dopolavoro in

provincia) per ben sei volte: la serie delle sue recite iniziò a febbraio con un

dramma di Cuciniello intitolato “Ezela - Un’eredità nell’Alabama”: “non

pochi tra gli spettatori, non seppero trattenere le lagrime” per le sventure

della povera protagonista Ezela, che “si ribella alle prepotenze del padrone

Jakson e preferisce la morte alla schiavitù”. Il pubblico ebbe però modo di

rifarsi “con incontenibili, interminabili risa”, assistendo ad una farsa dal

titolo “Il Tesoro nascosto”, che fu data immediatamente dopo.239

Domenica 18 febbraio, a distanza di pochi giorni dalla prima recita, nel

238 In Provincia. Atri. Attività della Filodrammatica del Dopolavoro, in “Il Solco”, 23

giugno 1934, p. 2. 239 La vita in Provincia. Colonnella. Recita della Filodrammatica, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 2.

Page 157: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

151

teatrino del Dopolavoro di Colonnella, si visse nuovamente “una serata

indimenticabile”. La filodrammatica locale interpretò “in modo impeccabile”

il dramma “La Contessa di Somerive”. Il “numeroso” pubblico, che seguì la

recita “con la massima attenzione”, “alla fine di ogni atto tributò ai vari attori

numerosi scroscianti applausi ed infine li chiamò ripetute volte alla

ribalta”.240

Altre due recite, delle quali non conosciamo il titolo, furono date nel

mese di marzo e in quello di aprile.241

Il 10 maggio fu rappresentato il dramma in quattro atti “Papa

Lebonnard”242 e in giugno la creativa compagnia teatrale di Colonnella

240 La vita in Provincia. Colonnella. Recita, in “Il Solco”, 24 febbraio 1934, p. 2. Gli

attori dilettanti che facevano parte di questa filodrammatica erano Giacomo Bernardini,

“beniamino” del pubblico; Derna De Fulgentis, “distinta e spigliatissima”; Antimo Di

Giuseppe, “riproduttore esimio dei vari stati in cui l’anima umana viene a trovarsi nel

corso della vita”; Tommaso Tozzolini, “attore franco e distinto”; Ida Cesarini, “che nulla

deve invidiare ad una attrice che vanti vari anni di esercizio nelle scene”; e poi ancora il

“comico” Claudio Volponi; il “cameriere specializzato” Fernando Bernabei; la

“signorina” Italia Billè, “che diede prova di arte sopraffina”; la giovanissima attrice

tredicenne Mary Acerbo; ed infine il direttore artistico Cleto Natali e la suggeritrice

Maria Boraschi, che si occupava anche dell’istruzione degli attori e delle attrici. 241 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Marzo, in “Il Solco”, 14

aprile 1934, p. 2; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di aprile XII°, in “Il

Solco”, 12 maggio 1934, p. 2. 242 Cfr. La vita in Provincia. Colonnella. Recite della filodrammatica, in “Il Solco”, 26

maggio 1934, p. 2.

Page 158: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

152

chiuse la sua stagione con un’ultima recita di cui non conosciamo però il

titolo.243

Non meglio precisate “recite varie” furono rappresentate nel mese di

febbraio da una compagnia teatrale appena costituita in seno al Dopolavoro

di Bellante.244

Abbastanza attive furono le filodrammatiche dei Dopolavoro di Torano

Nuovo e Torricella che si esibirono, nel corso dell’anno, rispettivamente due

e tre volte.245

Nel mese di aprile si ricostituì, inoltre, il gruppo filodrammatico del

Dopolavoro di Tortoreto Stazione, che in ottobre andò in scena per ben due

volte.246

La filodrammatica del Dopolavoro provinciale, invece, nel 1934 si esibì

una volta sola, riportando nel mese di maggio “un meritato successo” al

243 Cfr. Dopolavoro. Attività svolta durante il mese di Giugno, in “Il Solco”, 14 luglio

1934, p. 3. 244 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di febbraio XII, in “Il Solco”, 4

marzo 1934, p. 3. 245 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di febbraio XII, in “Il Solco”, 4

marzo 1934, p. 3; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Marzo, in “Il

Solco”, 14 aprile 1934, p. 2; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di aprile

XII, in “Il Solco”, 12 maggio 1934, p. 2. 246 Dopolavoro. L’attività svolta dal Dopolavoro provinciale durante il mese di ottobre

XII, in “Il Solco”, 10 novembre 1934, p. 3.

Page 159: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

153

teatro “Apollo”, con la “brillantissima” commedia “Il ratto delle Sabine”. In

particolare, furono applauditi Alessandro Panzieri, direttore della

filodrammatica sin dal 1931, e la “signorina” Elena Collina, membro della

filodrammatica del Dopolavoro di Atri. Alla rappresentazione intervenne un

pubblico che il cronista del “Il Solco” giudicò “abbastanza numeroso”: per

questo motivo costui, nel chiudere l’articolo relativo alla rappresentazione

augurando alla compagnia di continuare la sua attività, invita il pubblico,

“anche quello che l’altra sera era assente”, ad accorrere alle rappresentazioni

“sempre più numeroso”.247

Come si è visto, le opere da rappresentare nelle piccole ribalte paesane

non venivano scelte necessariamente tra gli autori che facessero aperta

professione di fede fascista. Il regime, infatti, si limitò a far subire alle

filodrammatiche una dettagliata regolamentazione, predisposta non tanto per

dare ad esse un contenuto specifico, ma piuttosto per garantire una

“disciplina sociale ed artistica rigorosa”, eliminando “l’anarchia di grezzi

egoismi” che, a detta degli esperti, aveva afflitto i piccoli teatri anteriormente

al fascismo, impedendo loro di attuare il potenziale artistico di cui

247 Cronaca cittadina e informazioni. La recita della Filodrammatica del Dopolavoro, in

“Il Solco”, 2 giugno 1934, p. 3.

Page 160: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

154

disponevano.248

Si esigeva pertanto che il gruppo fosse esiguo e compatto; per mettere

fine, una volta per tutte, alla “tirannia di attori ed attrici”, il direttore artistico

veniva investito di piena autorità; l’arrivismo di attori ansiosi di diventare

famosi andava scoraggiato: l’intero gruppo doveva essere spinto da una

passione incontaminata per l’espressione artistica e considerare la

filodrammatica non “come mezzo per le (proprie, ndr.) ambizioni personali,

ma come una nobile palestra di studio, di elevazione morale”. Nessun

filodrammatico avrebbe avuto, per questo motivo, assegnato di diritto un

ruolo. Nondimeno l’apparato scenico, confacendosi ad un teatro “degno”

della sua affiliazione al fascismo, doveva essere “decente”, un autentico

microcosmo della società fascista ideale.249

Anche per quanto riguarda i soggetti da rappresentare esistevano severe

disposizioni del regime: una prima, emanata nel 1933, stabiliva il “divieto

assoluto [...] di rappresentare lavori che per forma o contenuto contrastano

248 Cfr. E. De Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 47-48. In

generale, sulla linea di condotta fascista nei riguardi del piccolo teatro, cfr. O.N.D.

Bollettino mensile. Scopi ed organizzazione del movimento filodrammatico dell’O.N.D.,

anno I, n. 2, febbraio 1927. 249 Cfr. G. Pesce, La filodrammatica e il Dopolavoro, in “La Stirpe”, n. 6, giugno 1924,

p. 561; Regolamento delle Associazioni Filodrammatiche, appendice a E. De Angelis,

Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 206-210.

Page 161: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

155

con le finalità educative, politiche e culturali dell’O.N.D.”; un’altra proibiva

di produrre copioni non esplicitamente approvati dai censori; altre circolari

mettevano al bando spettacoli in dialetto ed imponevano le quote sul numero

di lavori teatrali stranieri che ogni repertorio poteva contenere in una

determinata stagione; nel 1935 furono poi vietate tutte le opere drammatiche

di autori appartenenti alle nazioni che avevano applicato le sanzioni contro

l’Italia.250

Tuttavia, tranne nei casi in cui si trattava di sfacciata propaganda

antifascista, si trascurava di fare una censura esplicita;251 infatti, come ha

osservato De Grazia, ad aumentare il conformismo congenito degli ambienti

provinciali, bastava la minaccia di interferire, unitamente alla

discriminazione ufficiale contro opere straniere e alla mancanza di contatto

con il mondo esterno.252

Inoltre, nel 1929 l’Ond, “al fine di rendere partecipe il popolo dei modi

e delle espressioni della grande arte e per fargli conoscere i capolavori

dell’arte drammatica e lirica, che, nella loro ampiezza di visioni sono capaci

250 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 2 febbraio 1932; prot. n. 9332, 11 febbraio 1932;

Id., n. 5, maggio 1933, prot. n. 27527, 10 maggio 1933; Id., n. 3, marzo 1935, prot. n.

19387; Id., n. 11, novembre 1935, “Foglio di comunicazione” n. 2. 251 Cfr. U. Bardi, Le piccole ribalte durante il fascismo, in “La Toscana nel regime

fascista (1922-1939)”, cit., p. 663.

Page 162: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

156

di elevare nobilmente lo spirito”,253 costituì una propria compagnia

viaggiante denominata “Carro di Tespi”. Questo “grandioso e modernissimo

teatro viaggiante su autocarri, capace di allestire in poche ore spettacoli lirici

e drammatici all’aperto, in qualsiasi località”,254 fu progettato appositamente

per impressionare gli spettatori di provincia.

I tre “Carri di Tespi” per la prosa, unitamente al Carro lirico per le

rappresentazioni operistiche istituito nel 1930,255 durante i mesi di primavera

e d’estate, quando effettuavano il loro annuale “giro di propaganda

educativa” per le province, impiegavano circa un migliaio di persone: un

gran numero di attori e di cantanti d’opera, cori e orchestre al completo,

macchinisti e tecnici del suono, insieme ai conducenti dei torpedoni e dei due

autocarri che trasportavano l’attrezzatura per l’allestimento del teatro. Entro

252 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 195. 253 Così A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro, Milano, 1938, p. 47. 254 Così M. Missiroli, Cosa deve l’Italia a Mussolini, Società Editrice di Novissima,

Roma, 1941, pp. 104-105. 255 I tre “Carri di Tespi” drammatici, ideati da Giovacchino Forzano (direttore del teatro

alla Scala e collaboratore di Mussolini), furono inaugurati a Milano nel 1929, alla

presenza di Mussolini; prima di iniziare il loro tour, furono invitati a Gardone da Gabriele

D’Annunzio, il quale assistette all’esecuzione de “La figlia di Jorio” da parte delle tre

compagnie, che si alternarono nella recitazione: cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit.,

p. 67. L’inaugurazione del “Carro di Tespi” lirico, invenzione anche questa di Forzano,

Page 163: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

157

poche ore dall’arrivo a destinazione della troupe, la piazza designata per la

rappresentazione (che doveva essere lunga almeno 70 metri e larga 50)

veniva trasformata in una struttura “simile ad un tempio”, con un

palcoscenico doppio sovrastato da una cupola detta “fortuny” (dal nome del

suo ideatore) che, azionata elettricamente, permetteva di dar vita ad effetti

speciali: notti stellate, acquazzoni, onde e così via.256

Il passaggio delle carovane attraverso le province era preceduto per

molte settimane da numerosi comunicati della Direzione centrale dell’Ond,

aventi ad oggetto la predisposizione dello spettacolo e la mobilitazione degli

spettatori.257

I costo dei biglietti, inizialmente abbastanza cari, nel 1934 venne

ribassato: nel caso del Carro di prosa, del 50%, di modo che le sedie

costassero 4 lire e le gradinate 2; nel caso del Carro lirico, che fino a

quell’anno erano oscillati tra le 5 e le 15 lire, del 20%.258

ebbe luogo il 24 agosto 1930 a Torre del Lago, paese natale di Giacomo Puccini: cfr.

O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 79. 256 Per le descrizioni del “Carro di Tespi”, cfr. “Gente Nostra”, 2 ottobre 1932; L’Opera

Nazionale Dopolavoro, Roma, 1937, pp. 39-40; O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p.

49. 257 Tra le circolari spedite ai Dopolavoro provinciali che si accingevano ad ospitare il

Carro, cfr., per esempio, O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 4, aprile 1932, prot. n. 21941,

Roma, 14 aprile 1932; Id., n. 6, giugno 1933, prot. n. 34628, Roma, 2 giugno 1933. 258 Cfr. “Gente Nostra”, 6 maggio 1934; Id., 24 agosto 1930.

Page 164: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

158

Questa iniziativa dell’Ond, richiamò un pubblico “impressionante”: nel

1930, il Carro drammatico n. 1, che aveva nel suo repertorio “La figlia di

Jorio”, di Gabriele D’Annunzio, “Trionfo d’amore”, di Giuseppe Giacosa e

“Gianni Schicchi”, di Giovacchino Forzano, percorse 2.899 km, visitò 60

comuni del meridione e delle isole e diede 124 recite, alla presenza di

303.151 spettatori. Nello stesso anno, i Carri n. 2 e n. 3 rappresentavano “La

figlia di Jorio” e “Ginevra”, di Forzano: il primo si esibì 108 volte in 53

comuni dell’Italia centrale e coinvolse 292.257 spettatori; il secondo si esibì

124 volte in 60 comuni del Nord, richiamando 288.929 spettatori.

Impostando gli itinerari in modo da attraversare quanti più centri di provincia

fosse possibile, i tre “Carri di Tespi” per la prosa e quello lirico si

ritrovarono nel 1932 ad aver dato 877 spettacoli in 501 località diverse, alla

presenza di oltre un milione di persone.259

Nel maggio del 1932, su un trafiletto de “Il Solco” dedicato all’attività

dell’Ond veniva annunciato l’arrivo in provincia di Teramo dei “Carri di

Tespi” drammatico e lirico: il primo (“Carro di Tespi” n. 2) si sarebbe

dovuto esibire a Teramo il 19 luglio, il secondo, nei giorni 25 e 26 dello

stesso mese, a Giulianova. Per la prima volta, dunque, la nostra regione si

259 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., pp. 67-68.

Page 165: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

159

preparava ad accogliere “tale immensa organizzazione”.260

In realtà, per ragioni a noi sconosciute, la provincia di Teramo fu

“onorata” dalla sola presenza del Carro lirico, che venne allestito a

Giulianova il 18 e 19 luglio. Nel piazzale Fiume d’Italia, “inquadrato in una

magnifica cornice di pini, [...] lambito dall’azzurro Adriatico”, fu eretto lo

“splendido” palcoscenico dotato della famosa cupola “fortuny”, “creazione

geniale italiana dell’O.N.D.”

L’amministrazione comunale, “efficacemente” coadiuvata dal segretario

politico del Fascio locale e da “volenterosi cittadini”, creò nell’ampia piazza

una platea “a piano inclinato” e ne rivestì la superficie con una

pavimentazione fatta di laterizi; la qual cosa, stando almeno alle cronache

dell’epoca, fu molto apprezzata dai dirigenti del Carro, dal momento che non

avevano mai avuto modo di vederla “in nessuna delle precedenti piazze,

dove il Carro ha deliziato i vari pubblici”.

Il giorno 18 fu rappresentata un’edizione “superba” di “Boheme”:

La grandiosità e perfezione dello spettacolo -notava un commentatore-

ha superato ogni aspettativa e l’immenso pubblico accorso dall’intera

Provincia di Teramo è rimasto attonito ed ha prodigato applausi ed

260 Nell’Opera Nazionale Dopolavoro, in “Il Solco”, 7 maggio 1932, p. 3.

Page 166: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

160

acclamazioni, sia durante lo spettacolo che alla fine di ciascun atto,

chiamando gli artisti e l’illustre maestro Vitale alla ribalta.261

Il giorno successivo, alle rappresentazioni de “I pagliacci”, di Ruggero

Leoncavallo e della “Cavalleria rusticana”, di Pietro Mascagni, fu presente

anche “sua eccellenza” Achille Starace, invitato dal podestà di Giulianova.

Al suo ingresso in teatro, l’onorevole fu salutato da “scroscianti applausi che

volevano testimoniargli tutta la devozione del popolo della Provincia di

Teramo, sia per aver voluto concedergli attraverso le rappresentazioni del

Carro l’insperato godimento artistico, sia per aver voluto, sia pure

fugacemente, onorare di sua presenza Giulianova”.

Al termine dello spettacolo, come di rito, tutti gli artisti e le “masse

corali”, accompagnati dall’orchestra e diretti dal maestro Vitale, intonarono

“l’Inno Reale e l’Inno “Giovinezza””. Alla manifestazione presero parte oltre

seimila persone, tra cui Bottai, membro del Direttorio nazionale dell’Ond, il

261 Tra i cantanti interpreti che si esibirono quel giorno a Giulianova, vengono dal

“Solco” ricordati: il tenore Angelo Minghetti, che fu un “ottimo Rodolfo [...] dalla voce

limpida e squillante negli acuti”; il baritono Vanelli “dalla voce poderosa un Marcello

pieno di calore”; Bianchi, che interpretò Schaunard con “molta vivacità”; il basso Cirino,

che impersonava il filosofo Colline; il baritono Pacini, “nella duplice figura di Benoit e

Alcindoro”; Maria Polla Puecher, “una Mimì deliziosa, dalla voce calda e affascinante”;

Pierisa Giri, “che fu una Musette briosissima e vivace”: cfr. Il “Carro di Tespi” a

Page 167: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

161

segretario federale Pirocchi, il prefetto Witzer e “tutte le Autorità della

Provincia di Teramo”.262

Il “Carro di Tespi” lirico tornò nuovamente ad esibirsi a Giulianova la

sera del 27 luglio 1934, con il “Rigoletto” di Giuseppe Verdi. Al fine di

ottenere la massima partecipazione di pubblico, l’avvenimento fu preceduto

da una martellante pubblicità: nei mesi di giugno e luglio, per esempio, su “Il

Solco” venne pubblicata una serie di strisce dal seguente tenore:

“Musica e canto elevano lo spirito e nobilitano la mente. Prenotate i

posti per il “Carro di Tespi””

“Il “Carro di Tespi” è oggetto di ammirazione e meraviglia”

Giulianova. S.E. Starace assiste alla rappresentazione de “I Pagliacci” e de “La

Cavalleria Rusticana”, in “Il Solco”, 30 luglio 1932, p. 2. 262 Il “Carro di Tespi” lirico a Giulianova. S.E. Starace assiste alla rappresentazione de

“I Pagliacci” e de “La Cavalleria Rusticana”, in “Il Solco”, 30 luglio 1932, p. 2. Tra gli

interpreti de “I pagliacci” vengono ricordati: il giovanissimo tenore Bertelli, “ottimo

Canio”; la “signorina” Alda Fedeli, “una Nedda simpaticissima e attraente”; il baritono

Vanelli, che questa volta vestiva i panni di Tonio. Nell’interpretazione della “Cavalleria

rusticana”, invece, si distinsero: Angelo Minchetti, chiamato a sostituire nella parte di

compare Turidda il “divo” Beniamino Gigli, assente a causa di una “malaugurata

indisposizione”; Florica Cristoforeanu, “un’artista deliziosa, [...] interprete superba e

passionale della parte di Santuzza”; il baritono Perrone, “ottimo Alfio”; la signora

Toniolo, “vivacissima Lola”; la “signorina” Mariani, che interpretò “molto bene” Mamma

Lucia.

Page 168: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

162

““Andare incontro al popolo”. Il Carro di Tespi realizza il Teatro del

popolo”263

Con molta probabilità tali inserzioni riprendevano il contenuto di quei

manifesti che, sulla base delle disposizioni della Direzione centrale dell’Ond,

dovevano essere affissi sui muri dei centri visitati dal “Carro di Tespi”, e dei

volantini che venivano distribuiti ed esposti nei locali pubblici.264

Sullo stesso giornale, inoltre, furono pubblicati diversi articoli dedicati

all’arrivo del Carro in provincia, articoli che facevano soprattutto riferimento

alle modifiche apportate alla struttura:

Il Carro di Tespi Lirico è stato dotato, quest’anno, di una cabina

mobile di trasformazione in modo da arricchire gli effetti luce;

perfezionamenti sono stati portati al quadro di distribuzione generale ed

altrettanto si è fatto per l’impianto della illuminazione nell’area riservata al

pubblico. Allo scopo di permettere un maggior sviluppo di movimento delle

masse sono state fatte delle importanti modifiche sia nell’architettura

esterna del teatro come nell’avanscena.

263 Cfr. “Il Solco”, 30 giugno 1934, p. 3; Id., 7 luglio 1934, p. 3. 264 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 6, giugno 1933, prot. n. 34628, Roma, 2 giugno

1933.

Page 169: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

163

Una delle migliorie più efficaci è stata quella di perfezionare ed

ampliare le tribune in modo da permettere a duemila persone di assistere

comodamente alla rappresentazione.265

Gli articoli, inoltre, non trascuravano di ricordare le riduzioni apportate

nel 1934 ai prezzi dei biglietti “per facilitare maggiormente l’affluenza della

grande massa di lavoratori”.266

La manifestazione registrò il “tutto esaurito”, con 3.662 spettatori ed un

incasso di 27.050 lire.267

Ottima impressione destarono, stando alle cronache, il soprano

Margherita Carosio, il tenore Landi ed il baritono Basiola, “all’indirizzo dei

quali gli spettatori hanno improvvisato, alla fine di ciascun atto ed anche a

scena aperta, calorose dimostrazioni di simpatia”. L’orchestra, sempre diretta

dal maestro Vitale, seppe assolvere “ottimamente il suo non facile compito”.

Particolare importanza conferì allo spettacolo la presenza del comm. Beretta,

direttore generale dell’Ond e quella del comm. Sarrocchi, ispettore centrale e

265 I Carri di Tespi lirico e drammatico nel Teramano, in “Il Solco”, 16 giugno 1934, p.

2. 266 Cfr. I Carri di Tespi lirico e drammatico nel Teramano, in “Il Solco”, 16 giugno 1934,

p. 2; In Provincia. Giulianova. Il Carro di Tespi Lirico, in “Il Solco”, 30 giugno 1934, p.

2. 267 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività del mese di luglio, in “Il Solco”, 4 agosto 1934,

p. 2.

Page 170: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

164

presidente del Dopolavoro comunale di Roma.268

Nel 1934 la provincia ebbe anche l’opportunità di ospitare per la prima

volta il “Carro di Tespi” drammatico n. 3, che a Teramo la sera del 6 luglio

rappresentò, in piazza Vittorio Emanuele, una commedia di A. De Stefani dal

titolo “Equatore”.269

Anche l’arrivo del Carro drammatico fu preceduto da un’insistente

pubblicità, questa volta incentrata soprattutto sull’importanza educativa di

tale istituzione, sul valore dei componenti della compagnia, sull’esiguo

prezzo dei biglietti (ridotto, come visto in precedenza, del 50%) e sulle

migliorie apportate alla struttura:

A simiglianza di quello lirico ed allo scopo di concedere allo spettatore

sempre maggiori comodità e migliorare la visibilità dello spettacolo, il

Dopolavoro che nulla trascura perchè i Carri abbiano sempre una maggiore

efficienza, ha disposto che i Carri di Tespi di prosa siano quest’anno dotati

di tribune di modo che ogni spettatore abbia il suo posto a sedere. I Carri

268 Il grandioso successo del Carro di Tespi Lirico a Giulianova, in “Il Solco”, 28 luglio

1934, p. 3. 269 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Il Carro di Tespi Drammatico n. 3 a Teramo, in “Il

Solco”, 30 giugno 1934, p. 2. La compagnia del Carro n. 3 era composta da Amilcare

Pettinelli (direttore), Mimy Aylmer, Wanda Bernini, Mariù Glek, Oretta Raiani, Giovanni

Bellini, Luigi Belsani, Attilio Fernandez, Giulio Lacchini, Filippo Lanzoni, Augusto

Olivieri, Ernesto Mannicini, Pierino Rosa, Guido Tei: cfr. I Carri di Tespi lirico e

drammatico nel Teramano, in “Il Solco”, 16 giugno 1934, p. 2.

Page 171: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

165

Drammatici saranno dotati di un altro recinto di tubi di ferro e tela olona,

che consente l’isolamento del teatro in qualsiasi punto esso venga montato e

permetterà al pubblico di assistere alla rappresentazione più raccolto.

I prezzi d’ingresso che già erano popolari sono stati quest’anno

modificati per dimostrare come il Dopolavoro voglia sempre più andare

incontro al popolo. [...]

Il complesso artistico sarà come per gli anni precedenti formato da

attori di valore indiscusso e che sapranno far apprezzare nel loro giusto

valore il beneficio culturale ed artistico che apporta l’iniziativa del

Dopolavoro.270

Alla rappresentazione accorsero 950 spettatori, per un incasso di 3.179

lire.271

Per quanto concerne, infine, le proiezioni cinematografiche, anche

queste ricomprese nel Servizio educazione artistica, fino al 1934 gli unici

vantaggi collegati alla tessera del Dopolavoro erano nella nostra provincia

rappresentati dagli sconti sui biglietti d’ingresso praticati dalle sale

pubbliche.272 Sembra, addirittura, che il “cinema sonoro ambulante”,

acquistato nell’aprile del 1934 alla Fiera di Milano, sia stato assai

270 I Carri di Tespi lirico e drammatico nel Teramano, in “Il Solco”, 16 giugno 1934, p.

2. 271 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività del mese di luglio, in “Il Solco”, 4 agosto 1934,

p. 2.

Page 172: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

166

sporadicamente utilizzato: nei resoconti mensili dell’attività dell’Opera,

infatti, si fa cenno delle proiezioni cinematografiche solo nel mese di

giugno.273

272 Cfr. L’Assemblea del Fascio di Teramo. La relazione Pannella. Dopolavoro, in “Il

Solco”, 14 luglio 1932, p. 2. 273 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di aprile XII°. Cinema sonoro,

in “Il Solco”, 12 maggio 1934, p. 2; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di

Giugno, in “Il Solco”, 14 luglio 1934, p. 3. L’impianto del cinema sonoro ambulante era

fornito di microfono e radio, in modo da poter essere utilizzato anche per manifestazioni

che non erano prettamente cinematografiche. I Dopolavoro interessati ad ospitare la

proiezione dovevano rivolgere la loro domanda direttamente alla segreteria provinciale.

Page 173: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

167

2. Cultura popolare “propriamente detta”. I corsi di cultura popolare e professionale e le nuove conferenze. La partecipazione

al “Concorso Nazionale Dimostrativo dell’allevamento del baco da seta” di alcuni Dopolavoro comunali della provincia.

Il Dopolavoro provinciale seguitò, nel corso di questi tre anni, ad

istituire corsi di cultura popolare e professionale “là dove ne ravvisasse

l’opportunità per numero di richiedenti e per possibilità finanziarie”.274 Tra

questi vengono segnalati: il “Corso di specializzazione pre-aeronautica per

telegrafisti e aerologisti” promosso nel 1932 dal Dopolavoro provinciale,

dall’Aereo club “A. Costantini” e dalla “Regia Scuola Industriale” di

Teramo,275 due corsi serali per analfabeti istituiti nel dicembre del 1933 a

Civitella del Tronto276 ed un corso di taglio e cucito che, sperimentato già nel

1931, viene riproposto nell’ottobre del 1934. Le lezioni di quest’ultimo

erano gratuite, si tenevano presso i locali “gentilmente concessi”

dall’Artigianato ed erano impartite “amorevolmente” dalla “signorina”

274 Dopolavoro. Attività culturale, “Il Solco”, 9 dicembre 1933, p. 3. 275 Il corso era diretto dall’ingegnere Ettore Checchia, direttore della scuola industriale, e

tenuto dal capitano Gioacchino Franchi, ex ufficiale radiotelegrafista della compagnia

Marconi: cfr. Cronaca e informazioni. Corsi di specializzazione pre-aeronautica per

radiotelegrafisti ed aerologisti, in “Il Solco”, 29 novembre 1932, p. 3. 276 Cfr. Dopolavoro. Scuole Serali per Dopolavoristi a Civitella del Tronto, in “Il Solco”,

3 dicembre 1933, p. 3.

Page 174: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

168

Cesira Nanni.277

Al fine di suscitare “l’interessamento vero e proprio dei lavoratori”, nel

dicembre del 1933, il Dopolavoro provinciale di Teramo, dietro

suggerimento del nuovo direttore tecnico provinciale per la cultura popolare,

Luigi Savorini,278 pensò di organizzare nei diversi Dopolavoro comunali

delle riunioni dove “appositi competenti dottori” erano chiamati per trattare,

non più temi fissi e prestabiliti, ma argomenti diversi scelti in precedenza

dagli stessi dopolavoristi. I dirigenti del Dopolavoro provinciale ritennero

opportuno adottare questa forma nelle conferenze poiché, a loro avviso, essa

meglio si adattava “alla cultura ed al potere di apprendimento dell’uditorio

in genere e dell’interessato in ispecie” che, in questo modo, avevano la

possibilità di intrattenere con il relatore incaricato “una specie di colloquio”.

Tale organizzazione permetteva, inoltre, di approfondire più argomenti nella

stessa serata e dava quindi vita a conferenze non più “stucchevoli”, ma

“varie, piacevoli e proficue”.279

Nel corso del 1934 furono dunque organizzate numerose conferenze

277 Cfr. Dopolavoro. Corso di taglio e cucito, in “Il Solco”, 10 novembre 1934, p. 3. 278 Su proposta del Dopolavoro provinciale, la Direzione generale dell’Ond chiamò Luigi

Savorini a sostituire nella suddetta carica Paolo Colombo, che la ricopriva dal 1931: cfr.

Dopolavoro. Direttore tecnico per la cultura popolare, in “Il Solco”, 16 dicembre 1933,

p. 3.

Page 175: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

169

impostate secondo questo nuovo criterio; esse si tenevano soprattutto il

sabato sera ed i temi proposti (che riguardavano in particolare l’educazione

tecnica e l’economia domestica), insieme ai nomi dei dopolavoristi

proponenti, dovevano essere comunicati al Dopolavoro provinciale entro il

giovedì, in modo da avvisare in tempo il “Dottore specializzato”.280

Nell’aprile del 1934 il Dopolavoro provinciale tornò inoltre a

partecipare al “Concorso Nazionale Dimostrativo dell’allevamento del baco

da seta” (il quinto) con una rappresentanza composta dai Dopolavoro di

Mosciano S. Angelo, Nereto, S. Egidio, S. Omero e Torano Nuovo. Il gruppo

riportò una “lusinghiera affermazione”: il Dopolavoro comunale di Mosciano

S. Angelo fu premiato con una medaglia di vermeil, 75 lire e un diploma,

quello di S. Omero con una medaglia d’argento, 50 lire e un diploma; i

dopolavoristi Casalena di S. Omero, Chiarammella di Mosciano S. Angelo,

Cesare Di Emidio di S. Egidio e tutti quelli di Notaresco ottennero, invece,

ciascuno una medaglia di bronzo e un diploma.281

Per concludere, segnaliamo infine la distribuzione, avvenuta nel

279 Dopolavoro. Attività culturale, “Il Solco”, 9 dicembre 1933, p. 3. 280 Per ciò che riguarda le numerose conferenze organizzate nel 1934, cfr. i resoconti

mensili sull’attività svolta dal Dopolavoro provinciale pubblicati su “Il Solco”.

Page 176: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

170

gennaio del 1934, di 23 volumi alle biblioteche dei Dopolavoro

dipendenti.282

281 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di aprile XII°, in “Il Solco”, 12

maggio 1934, p. 2; Dopolavoro Provinciale. Esito V. Concorso Bacologico dell’O.N.D.,

in “Il Solco”, 1° settembre 1934, p. 2. 282 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Gennaio XII, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 3.

Page 177: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

171

3. Folklore. L’impulso dell’Ond alle feste patronali: la celebrazione di S. Berardo a Teramo.

L’esibizione del coro folcloristico del Dopolavoro di Giulianova a Pescara, in onore dei principi di Savoia.

Nel 1932 il Dopolavoro provinciale -che fino a quel momento si era

limitato a collaborare alla buona riuscita delle feste patronali, mettendo a

disposizione dei comitati locali i gruppi folcloristici e le bande e facilitando

il trasporto dei pellegrini- decise di riservarsi l’esclusiva di questo compito.

Il “camerata” Pannella, infatti, nella relazione sull’attività del

Dopolavoro provinciale presentata in occasione dell’annuale Congresso del

Fascio di Teramo, sottolineò il lodevole lavoro svolto dall’Opera

nell’accentrare a sé il compito di organizzare le feste in onore dei santi

patroni, evitando, così facendo, che “in periodi di crisi” cessassero queste

manifestazioni “così care al cuore del nostro popolo, e che con il loro

movimento, apportano un sensibile beneficio al nostro commercio”.283

Come si è visto, il Dopolavoro era solito arricchire queste sacre

ricorrenze di elementi nuovi e più moderni (manifestazioni sportive, lotterie,

fuochi d’artificio); tuttavia, se si presentava l’occasione, non disdegnava di

rispolverare antiche tradizioni cadute in disuso, soprattutto se potevano

283 L’Assemblea del Fascio di Teramo. La relazione Pannella. Dopolavoro, in “Il Solco”,

14 luglio 1932, p. 2.

Page 178: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

172

contribuire indirettamente a legittimare e rafforzare uno dei tanti messaggi

che il regime tentava di propagandare. E’ questo il caso della festa di S.

Berardo (santo protettore di Teramo), la quale, a cominciare dal 1932, fu

arricchita dal ripristino di una vecchia consuetudine che suggellava la pace

tra l’autorità religiosa e quella civile:

Un tempo -si legge su “Il Solco”- il Civico Magistrato, a suon di trombe

si recava ad offrire un cero al Santo, a ricordo della liberazione di Teramo

dall’assedio del Duca d’Atri nel 1521. L’Università, come allora dicevasi,

prendeva parte in forma ufficiale, alle nuove manifestazioni riguardanti il

Santo Patrono. Tra queste la più importante era la festa della Pace, per

ricordare la pace che il Vescovo Piccolomini nel 1559 fece giurare a tutti i

cittadini dinanzi al tempio delle Grazie, dopo aver invocato il Santo

Patrono.

Il podestà Savini, per riprendere la “bella tradizione”, nel dicembre

1932 inaugurò la festa di S. Berardo, recandosi con il vice podestà, il

segretario e i “valletti recanti il Gonfalone Municipale” all’interno del

“vetusto tempio” di S. Domenico, dove offrì il cero votivo al vescovo

Micozzi “tra la più viva commozione dell’immenso pubblico”. Al termine, il

vescovo, che “dalla bella cerimonia [...] traeva il più lieti auspici per la Città

nostra e per i cittadini tutti”, impartì al popolo la “solenne benedizione”;

terminava così la “bella e memoranda funzione, che segna una data e ne fa

Page 179: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

173

rivivere altre sì belle, e mostra anche come oggi l’Autorità religiosa e civile

c’è quella unione d’intenti e di fede, così necessaria che per cooperare alla

vera grandezza della Patria”.284

Tra le manifestazioni prettamente folcloristiche che si tennero durante

questo triennio -a parte le tradizionali sfilate di carri addobbati organizzate in

occasione della “Festa dell’Uva”- abbiamo sufficienti informazioni su un

unico avvenimento che ebbe come protagonista il gruppo corale del

Dopolavoro di Giulianova in trasferta a Pescara. Questo complesso

folcloristico nell’agosto del 1932 fu scelto, tra tutti gli analoghi gruppi delle

province abruzzesi, per sfilare lungo le rive del fiume Pescara alla presenza

dei principi di Piemonte. “La bellezza coreografica dei costumi originali e

degli appassionati canti della nostra gente marinara e campagnola” piacque

così tanto ai principi che espressero il desiderio di riascoltarli nella villa dei

duchi di Bovino, dove erano ospiti:

Così -si commenta un articolo de “Il Solco”- nella dolce notte, tra la

lussureggiante pineta, dalla “Barchetta d’ore” alla popolare “Nannì” e

dalla briosa “Damme nu’ vasce” alla caratteristica “Serenata de lu

’mbriache”, le LL.AA.RR., sorridenti e quasi frammischiati ai nostri

generosi popolani sentirono la passione e la gentilezza della nostra terra 284 Cronaca e informazioni. La festa di S. Berardo, Patrono della Città - Il ripristino di

un’antica cerimonia, in “Il Solco”, 25 dicembre 1932, p. 3.

Page 180: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

174

fino a mostrare il loro generoso ed incoraggiante compiacimento e la loro

augusta bontà con l’incitare tutti a ballare, dando luogo ad una magnifica

riproduzione delle scene che al suono delle rustiche fisarmoniche e con la

“saltarella” si svolgono in ogni casolare campestre, nelle notti di quando si

sgrana il granturco.

L’entusiasmo dei giovani e delle ragazze giuliesi divenne

“incontenibile” quando il principe Umberto volle conoscere il maestro

Raffaele Marziale, “vecchio musicante e direttore del coro”; stringendosi la

mano, i due dettero luogo ad un breve dialogo:

-Lei maestro si chiama?

-Marziale.

-Bravo! Quante volte concerta?

-Una volta alla settimana.

-Allora quando verrò a Giulianova mi farà sentire i cori?

-Meglio ancora; ma la parola che avete detto di venire a Giulianova

“Signor Principe” dovete mantenerla.

-Si, sì.

A questo punto la “commozione e l’entusiasmo delle fanciulle e dei

giovani giuliesi, giunto al colmo, non poté frenare un coro di “grazie,

grazie””, cui fecero seguito il “più squillante e sincero alalà per il Re, per i

Principi e per la Casa Savoia” e l’intonazione della “Marcia Reale”.

Page 181: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

175

Giulianova fascista, -conclude il cronista- orgogliosa di tanta augusta

attenzione, pronta a ricevere degnamente il Figlio amatissimo del glorioso

Re d’Italia, è vivamente entusiasmata dell’avvenimento, e col proporsi di

perfezionare sempre più il proprio spirito, la propria vita fascista, ringrazia

quanti -da S. E. Giacomo Acerbo alle alte Gerarchie al popolo di Pescara e

d’Abruzzo ivi convenuto- vollero calorosamente festeggiare il gruppo corale

folkloristico del Dopolavoro giuliese.285

285 I canti e le danze dei dopolavoristi giuliesi alla presenza delle LL.AA.RR. i Principi di

Piemonte, in “Il Solco”, 28 agosto 1932, p. 1.

Page 182: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

176

4. L’attività sportiva. Il progressivo incremento dell’attività escursionistica in provincia. La gita a Pola,

Fiume, Abbazia e grotte di Postumia.

Nel corso di questi tre anni, il Dopolavoro provinciale si adoperò

affinché la cosiddetta “mentalità escursionista”286 cominciasse finalmente a

radicarsi in maniera più incisiva nei dopolavoristi teramani: nel 1932, con la

nomina di Gabriele Marramà, venne istituita la carica di direttore tecnico

dell’escursionismo;287 sui giornali locali furono pubblicati numerosi articoli

nei quali cominciavano ad essere esaltate le risorse naturali ed artistiche della

provincia;288 si provvide, inoltre, a promuovere e pubblicizzare un gran

286 Così A. Starace, Opera Nazionale Dopolavoro, Milano 1938, p. 65. 287 Cfr. Nell’Opera Nazionale Dopolavoro. Nomine, in “Il Solco”, 7 maggio 1932, p. 3. 288 Fra i tanti, ricordiamo un articolo su Fano Adriano, “grazioso paese, che oggi dista

soltanto sessanta minuti d’automobile da Teramo”, dove i turisti avrebbero potuto non

solo godere di una vacanza salubre e tranquilla, ma anche assistere a rappresentazioni

teatrali: cfr. A teatro, coi pastori..., in “Il Solco”, 28 agosto 1932, p. 3. Un altro venne

pubblicato nel 1933, e fa riferimento alla riapertura della cattedrale di Teramo la quale,

“pur senza i magnifici affreschi che ne adornavano le pareti, come si vede dai pochi

avanzi, essa oggi esercita potente il suo fascino sul visitatore”: cfr. La riapertura della

Cattedrale, in “Il Solco”, 10 settembre 1933, p. 2. Per ciò che riguarda il 1934,

interessante è l’intera trasposizione sul giornale di una conversazione sull’Abruzzo

teramano tenuta dal prof. Pietro Zerra, la sera del 23 agosto, nella rubrica del radio

giornale dell’E.N.I.T.: cfr. Problemi d’attualità. Per la valorizzazione turistica della

nostra Provincia, in “Il Solco”, 1° settembre 1934, p. 3. Sempre con riferimento al 1934

Page 183: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

177

numero di escursioni a piedi, sugli sci e in bicicletta.

Nell’inverno del 1932, ai soliti appuntamenti per il conseguimento dei

brevetti di “Sciatore Dopolavorista”, validi per la disputa del terzo

“Campionato Nazionale di Marcia e Tiro” (che quell’anno si tenne a Col

Nevegal),289 si aggiunse la partecipazione al primo raduno degli sciatori

dopolavoristi del Lazio, della Campania e degli Abruzzi, organizzato per il

21 febbraio a Roccaraso.290

Nel mese di agosto, invece, i dopolavoristi di Castel Castagna

organizzarono una escursione alle sorgenti del Ruzzo, a bordo dei più

svariati mezzi di trasporto: carretti trainati dai muli, biciclette e “veloci

automobili”.291

Nel 1933, il Dopolavoro provinciale si cimentò per la prima volta nella

programmazione di una gita di lungo tragitto. Le mete stabilite erano Pola,

Fiume, Abbazia e le grotte di Postumia, con partenza prevista alle ore 14.30

di sabato 16 settembre, presso la “Regia Capitaneria di Porto” di Ancona, per

raggiungere -a bordo di un piroscafo della “Società Generale di Navigazione

cfr., infine, i trafiletti sulla vita balneare di Giulianova, pubblicati su “Il Solco” nei mesi

estivi. 289 Cfr. L’Assemblea del Fascio di Teramo. La relazione Pannella. Dopolavoro, in “Il

Solco”, 14 luglio 1932, p. 2. 290 Cfr. O.N.D. Realizzazioni e sviluppo, cit., p. 52.

Page 184: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

178

Italiana”- la città di Pola, dove il gruppo di gitanti avrebbe pernottato. Il

programma della domenica comprendeva la visita di Pola e Fiume e, quindi,

il pernottamento ad Abbazia. Il lunedì, dopo la visita della cittadina e delle

grotte di Postumia, il gruppo si sarebbe di nuovo imbarcato a Pola, per

rientrare nel porto di Ancona alle ore 5.45 di martedì 19. Facevano inoltre

parte del programma due feste da ballo organizzate sul piroscafo e una gara

fotografica con premi alla migliore fotografia e a coloro che presentavano il

maggior numero di fotografie “riuscite”. La gita, che costava 180 lire, era

aperta ai soli dopolavoristi in possesso della tessera Ond “per l’anno XI”. Il

viaggio Teramo-Ancona, scontato per l’occasione del 50%, era a carico dei

partecipanti.292

Oltre a questa gita, del cui esito non siamo certi, il Dopolavoro

provinciale programmò per il 1933 ben 15 gite escursionistiche: a noi,

tuttavia, è giunta notizia soltanto delle due che si tennero nel mese di

dicembre a Paranesi e ai Piani di S. Pietro.293

291 Cfr. Dalla Provincia. Castel Castagna, in “Il Solco”, 28 agosto 1932, p. 2. 292 Il Dopolavoro di Teramo indice una gita a Pola - Fiume - Abbazia - Postumia, in “Il

Solco”, 10 settembre 1933, p. 2. Non disponendo di ulteriori notizie che facciano

riferimento alla suddetta gita, non siamo in grado di dire se essa ebbe effettivamente

luogo. 293 Cfr. Il rapporto annuale del Fascio di Teramo. La relazione del Segretario Federale,

in “Il Solco”, 2 luglio 1933, p. 1; Dopolavoro, in “Il Solco”, 30 dicembre 1933, p. 3.

Page 185: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

179

Fu però nel 1934 che tra le attività svolte del Dopolavoro in provincia

cominciò a predominare largamente quella turistica.

Veramente intensa fu l’attività escursionistica del periodo invernale:

sembra, infatti, che nei primi cinque mesi del 1934 si siano svolte in

provincia ben 15 manifestazioni che coinvolsero oltre mille lavoratori. Nuovi

“Gruppi Sciatori” si costituirono a Teramo, Pietracamela, Rocca S. Maria,

Crognaleto e persino nel litorale Dopolavoro di Roseto.294 “Ottimo esito

organizzativo e soprattutto tecnico” ebbero le “Giornate invernali della

Montagna” indette ogni anno a Paranesi e Pietracamela per l’assegnazione

dei brevetti di “Sciatore Dopolavorista”. A quanto pare, queste adunate

raccolsero larga partecipazione non solo di sciatori, ma anche di escursionisti

“in modo che il numero complessivo di essi ammontava a circa quattrocento

per le due manifestazioni”.295 Alle Giornate della montagna, seguì il quinto

“Concorso Nazionale di Marcia e Tiro”, che in quell’anno tornò a disputarsi

a Roccaraso: la pattuglia rappresentativa del Dopolavoro provinciale di

294 Cfr. Dopolavoro Provinciale. L’attività escursionistica invernale, in “Il Solco”, 7

aprile 1934, p. 3. 295 Cfr. Dopolavoro Provinciale. L’attività escursionista invernale, in “Il Solco”, 7 aprile

1934, p. 3; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Gennaio, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 3. La riunione di Paranesi si tenne il 28 gennaio; vi parteciparono 50

dopolavoristi, di cui 40 conseguirono il brevetto. Durante l’altra riunione, che si tenne

l’11 febbraio, furono assegnati 30 brevetti.

Page 186: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

180

Teramo partecipò alla gara classificandosi al 41° posto su 186 squadre

concorrenti.296 Il Dopolavoro provinciale intervenne anche al quinto

“Convegno Escursionistico”, indetto dalla F.I.E. in occasione della

manifestazione di Roccaraso, con un gruppo di altri trenta dopolavoristi e

dopolavoriste, tra cui una “notevole” rappresentanza del “Gruppo Sciatori”

di Roseto degli Abruzzi, il quale ebbe l’occasione di prendere parte ad un

concorso per la costruzione di un fantoccio di neve e ad una gara di slittino

valevole per l’assegnazione del titolo di “Campione Italiano Dopolavorista di

Slittini”.297 Altre importanti manifestazioni escursionistiche e turistiche del

periodo invernale furono la gita a Roseto, organizzata dal Dopolavoro di

Teramo ed alla quale parteciparono 208 persone,298 le gite a Lanciano,

Roseto e Bussi, promosse dal Dopolavoro di Giulianova299 e quelle a Chieti e

296 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 2, febbraio 1934, circ. n. 159 DR, Roma, 24

febbraio 1934. 297 Cfr. Dopolavoro. Raduno a Roccaraso, in “Il Solco”, 27 gennaio 1934, p. 2;

Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di febbraio XII, in “Il Solco”, 4 marzo

1934, p. 3. 298 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Gennaio, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 3. 299 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Gennaio, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 3; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di febbraio, in “Il

Solco”, 4 marzo 1934, p. 3.

Page 187: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

181

Pietracamela del Dopolavoro di Roseto.300

Altrettanto prolifica fu l’attività escursionistica praticata durante il

periodo primaverile ed estivo. La stagione fu inaugurata il 10 maggio con

una gita alle sorgenti del Ruzzo. Oltre cinquanta dopolavoristi, “fra cui un

folto gruppo del gentil sesso”, parteciparono a questa manifestazione, che

diede loro al possibilità di visitare il “grande” acquedotto e la lunga galleria

dove dovevano essere convogliate le acque delle sorgenti del Peschio e di

Fossaceca. L’opera, “saggiamente voluta dal Regime Fascista”, suscitò “nel

cuore dei gitanti un profondo senso di ammirazione e di soddisfazione”.

Al termine dell’articolo dedicato alla manifestazione il cronista, dopo

aver trasformato l’acquedotto in un simbolo materiale dell’efficacia del

regime, fa “con piacere” notare che “l’elemento femminile incomincia a

partecipare ai raduni e manifestazioni escursionistiche del Dopolavoro,

concorrendo così a dare maggior brio alle manifestazioni stesse”.301

Il 20 maggio si disputarono i brevetti di “Audax Ciclista”,302 mentre il

300 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Gennaio, in “Il Solco”, 10

febbraio 1934, p. 3; Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di Marzo, in “Il

Solco”, 14 aprile 1934, p. 2. 301 Cfr. Dopolavoro Provinciale. La gita alle sorgenti del Ruzzo, in “Il Solco”, 2 giugno

1934. p. 2. 302 Cfr. Dopolavoro Provinciale, Calendario delle manifestazioni escursionistiche

primaverili ed estive, in “Il Solco”, 19 maggio 1934, p. 2.

Page 188: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

182

10 giugno ebbe luogo una seconda gita al “meraviglioso” Fondo della Salsa.

La presenza di “nuove facce” dimostrò il “divulgarsi di questa benefica

attività per la educazione del fisico”. Alle ore 6 i gitanti partirono in autobus

alla volta di Castelli, dove arrivarono “come per incanto: effetto dei cimenti

canori fra i diversi gruppi della comitiva”. Da qui iniziarono l’ascesa a piedi

e, dopo una marcia “di circa due ore”, raggiunsero il Fondo della Salsa, posta

alla base della “strapiombante parete del superbo Monte Camicia”. Un

improvviso acquazzone costrinse i gitanti a tornare di corsa a Castelli, dove

ripresero l’autobus per Teramo.303

In base al “Calendario delle manifestazioni escursionistiche primaverili

ed estive”, pubblicato su “Il Solco”, a queste due gite dovevano seguire la

disputa dei brevetti di “Audax Ciclista”, un raduno ciclistico provinciale, la

“Giornata del Mare” a Giulianova e ben quattro escursioni a Colle Natale, al

Bosco Martese, a Roseto e a Rocca Roseta.304

L’unica nota di cronaca rinvenuta in proposito riguarda il “Raduno

Ciclistico Provinciale del Dopolavoro”, indetto il 2 luglio a Teramo in

303 Dopolavoro Provinciale. La gita al Fondo della Salsa, in “Il Solco”, 16 giugno 1934,

p. 3. 304 Cfr. Dopolavoro Provinciale. La gita al Fondo della Salsa, in “Il Solco”, 16 giugno

1934, p. 3.

Page 189: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

183

occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie.305 A

questa manifestazione presero parte centoventi dopolavoristi provenienti da

dodici distinte sezioni. L’ambita “Coppa del Dopolavoro Provinciale” fu

assegnata a quella di Torricella Sicura, prima classificata con 557 punti e

seguita, nell’ordine, dalle rappresentanze di S. Stefano, Poggio S. Vittorino,

Mosciano S. Angelo, Piano Vomano e Nepezzano. In occasione del raduno

furono effettuate anche le prove per il conseguimento dei brevetti di “Audax

Ciclista” e su 85 partecipanti 63 conquistarono il brevetto.306 Tornando

all’escursionismo di natura prettamente turistica, non vanno infine

dimenticate le numerose gite organizzate in provincia il 21 aprile, festa

fascista del lavoro.

Come “escursioni più importanti” vengono citate: la gita a Colle S.

Maria del Dopolavoro di Teramo, con circa 400 partecipanti e alla quale

presero parte il prefetto della provincia, il segretario federale e numerosi

gerarchi provinciali; la gita ai Piani del Tronto del Dopolavoro di

Controguerra, con oltre 150 partecipanti; la gita al Semaforo con 85 gitanti;

la gita a Monte Giove del Dopolavoro di Bisenti, con 128 gitanti; la gita ai

Piani delle Mandorle del Dopolavoro di Pietracamela, con 98 partecipanti; la

305 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Raduno Ciclistico Provinciale del Dopolavoro, in “il

Solco”, 30 giugno 1934, p. 2.

Page 190: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

184

gita al Colle S. Salvatore del Dopolavoro di Castiglione Messer Raimondo,

con 57 partecipanti e, infine, quella a Colle S. Maria del Dopolavoro di

Nepezzano, con 120 partecipanti.307

306 Cfr. Dopolavoro. Il raduno ciclistico provinciale, in “Il Solco”, 7 luglio 1934, p. 3. 307 Cfr. Dopolavoro Provinciale. Attività svolta nel mese di aprile XII°. Attività varie, in

“Il Solco”, 12 maggio 1934, p. 2.

Page 191: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

185

Capitolo sesto L’attività relativa agli anni 1935-37.

1. Introduzione.

La guerra d’Etiopia, le sanzioni economiche: il Dopolavoro come strumento di

mobilitazione delle masse. La “nuova strategia rurale”: l’istituzione dei Dopolavoro rurali in provincia di Teramo.

Verso la fine del 1935, quando il regime di Mussolini attaccò l’Etiopia,

la rete dopolavoristica, di pari passo con le altre organizzazioni fasciste di

massa, divenne uno strumento di primaria importanza per chiamare a

raccolta la popolazione a sostenere lo sforzo bellico. Il regime cominciò a

mobilitare le sezioni dopolavoristiche molto prima dell’apertura delle

ostilità. Con il R.D.L. 20 giugno 1935, n. 1010, fu istituito il c.d. “sabato

fascista”, in base al quale la settimana lavorativa terminava il sabato alle ore

13, in quanto il pomeriggio doveva essere riservato alle “attività di carattere

addestrativo”, prevalentemente “premilitare e post-militare” e ad altre di

carattere politico, professionale, culturale e sportivo.308

A partire dalla fine di settembre, ai gruppi locali venne inoltre ordinato

di prendere parte alle centinaia di adunate preparatorie che si tenevano nelle

fabbriche, nei quartieri e nei villaggi, e che raggiunsero il culmine alla vigilia

della invasione dell’Etiopia (2 ottobre 1935), con gigantesche dimostrazioni

Page 192: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

186

sul tutto il territorio nazionale.309

L’impresa etiopica, durata otto mesi fino al maggio 1936,310 fornisce la

prova di quanto efficace sia stata l’organizzazione di massa del fascismo: al

fine di sostenere la guerra di conquista, i dopolavoristi degli stabilimenti

FIAT e i dipendenti dei cantieri navali di Palermo fusero i loro trofei, i

lavoratori delle “Officine Meccaniche Galileo” di Firenze offrirono quattro

lingotti d’oro, migliaia di donne proletarie e di massaie rurali, invece,

donarono al “plebiscito d’oro” i loro anelli nuziali.311

308 Cfr. O.N.D. Bollettino Ufficiale, prot. n. 45628, Roma, 13 luglio 1935. 309 Cfr. M. Giambattista, Il tempo libero del Duce, cit., p. 56. 310 L’attacco dell’Etiopia, partito dall’Eritrea e dalla Somalia il 2 ottobre 1935, sotto il

comando dell’ex quadrunviro De Bono, sostituito poi dal maresciallo Badoglio, ebbe un

successo abbastanza rapido, data la schiacciante superiorità dell’aggressore. Le

operazioni furono infatti impostate dal Comando italiano come una guerra moderna,

totale, con l’impiego di 400.000 militari (dotati di aerei, carri armati e aggressivi chimici,

largamente usati), ai quali la resistenza indigena poteva contrapporre un numero eguale di

uomini, privi però di un armamento adeguato e male addestrati. Dopo una serie di

battaglie vittoriose, le truppe di Badoglio ebbero la meglio e il 5 maggio del 1936

occuparono la capitale imperiale, Addis Abeba, abbandonata tre giorni prima dal Re per

l’esilio. Sulla guerra d’Etiopia cfr.: A. Del Boca, La guerra d’Abissinia, Milano,

Feltrinelli, 1965; G.W. Bear, La guerra italo-etiopica e la crisi dell’equilibrio europeo,

Bari, Laterza, 1970; G. Rochat, Militari e politici nella preparazione della campagna

d’Etiopia, Milano, Angeli, 1971; E.M. Robertson, Mussolini fondatore dell’impero,

Roma-Bari, Laterza, 1979. 311 Cfr. “Lavoro Fascista”, 17 novembre; Id., 20-21 dicembre 1935, nonché ottobre 1935,

maggio 1936; cfr., inoltre, “Gente Nostra”, 5 gennaio 1936; Id., 12 gennaio 1936.

Page 193: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

187

La cronaca de “Il Solco” (che dal 1932, in ottemperanza a disposizioni

date in vista della guerra d’Etiopia, era diventato il “Foglio d’Ordine” della

Federazione dei Fasci di combattimento di Teramo)312 è ricca, in questi anni,

di elenchi recanti i nomi dei “buoni cittadini” che mensilmente offrivano il

loro contributo alla patria, nonché di slogan che invitavano a donare l’oro

alla stessa o a prestarlo alla Banca d’Italia, la quale corrispondeva in cambio

un interesse del 5%.

Particolarmente significative sono al riguardo due locandine pubblicate

il 18 gennaio e il 26 ottobre del 1936, delle quali riportiamo integralmente il

contenuto:

TUTTO L’ORO ALLA PATRIA

L’oro rappresenta la massima garanzia monetaria in pace e la

massima riserva in guerra.

Rappresenta cioè la vita di tutti i cittadini per i quali non basta e non

serve tenerlo per loro conto.

Bisogna che lo Stato, e solamente lo Stato, possa contare sull’oro.

Per questo i buoni cittadini possono:

1) Regalarlo allo Stato;

2) Venderlo alla Banca d’Italia;

3) Prestarlo alla Banca d’Italia che corrisponderà l’interesse del 5 per

cento.

312 Cfr. L. Ponziani, Due secoli di stampa, cit., p. 161.

Page 194: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

188

Ciascuno può fare il proprio dovere e il proprio interesse.313

DARE ORO ALLA PATRIA

L’offerta dell’oro alla Patria, in questo momento storico, ha lo scopo di

validamente appoggiare il vittorioso sforzo dei nostri Soldati in Africa

Orientale.

Poiché oggi tutta la Nazione si considera mobilitata e il fronte di

combattimento è unico, bisogna che ciascuno concorra -nel limite delle sue

forze e anche con sacrifizio- a creare le condizioni più favorevoli per

l’impresa, che impegna superbamente la forza e la grandezza del Regime.

Offrendo oro alla Patria si concorre notevolmente in quest’opera di

appoggio e di collaborazione.

Date quindi oro alla Patria. V’è certamente in un cassetto della vostra

casa qualche vecchio inutile oggetto prezioso, qualche frammento, qualche

residuo d’oro. Son briciole insignificanti, è vero: pochi grammi, poche lire

di valore. Ma pensate che milioni di famiglie possono contribuire e le

briciole, i frammenti, le maglie delle vecchie catene, gli spilli, gli anelli

consunti e contorti, le casse degli orologi inservibili, le medaglie, le

decorazioni si accumuleranno e formeranno in tutta Italia una piccola

montagna d’oro, che può trasformarsi in acciaio contro i nemici.

Teramo patriottica, sempre in prima linea, risponda sollecitamente col

suo “presente”.314

La guerra coloniale sottopose il regime non solo ad un’ingente

fuoruscita di denaro pubblico, necessario per sostenere lo sforzo bellico, ma

313 “Il Solco”, 18 gennaio 1936, p. 1. 314 “Il Solco”, 26 ottobre 1936, p. 2.

Page 195: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

189

anche ai sacrifici imposti dalle sanzioni economiche decretate dalla Società

delle Nazioni, le quali rimasero in vigore dal novembre 1935 al luglio

1936.315

Per difendere l’Italia da queste misure, Mussolini annunciò nel marzo

del 1936 la battaglia dell’“autarchia economica” la quale, tra le tante cose,

implicava soprattutto l’“autosufficienza agricola”. Questo nuovo bisogno

spinse dunque il regime a sviluppare una “nuova strategia rurale”,316 più

incisiva, che portò ad un grandioso aumento del tesseramento e delle

attrezzature rurali dell’Ond,317 un’impresa che fino a quel momento, a detta

dello stesso Starace, si era dimostrata “lenta e difficile”.318

Di questa nuova politica la nostra provincia, definita sull’“Annuario

315 Le sanzioni economiche furono l’unica arma che la Società ginevrina adottò per

difendere l’Etiopia, che era uno stato membro, e per contrastare l’azione fascista. Esse

vietavano agli stati societari di esportare in Italia materiale bellico o materie prime

utilizzabili a fini militari e di concedere crediti al nostro paese. Ma l’efficacia di queste

misure riuscì assai scarsa, sia perché tra i prodotti sanzionati non vi era il petrolio, sia

perché l’Italia poté contare sui rifornimenti di Stati Uniti, Germania e Giappone, assenti

dalla Società delle Nazioni: cfr. C. Capra, G. Chittolini, F. Della Peruta, Corso di storia,

cit., pp. 685-686. 316 Così V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 144. 317 Tra il 1935 e il 1936 il numero dei tesserati appartenenti alla categoria degli

agricoltori aumentò di quasi 200.000 unità, portandosi da 538.587 a 720.554: cfr.

Annuario Statistico Italiano 1939, Roma, 1939, p. 326. 318 O.N.D. Bollettino Ufficiale, n. 10, ottobre 1935, prot. n. 61301.

Page 196: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

190

dell’O.N.D.” “essenzialmente rurale”,319 costituisce un esempio lampante.

Dalla ricognizione degli articoli de “Il Solco” che vennero in questi tre anni

dedicati al Dopolavoro provinciale, il fenomeno più significativo che balza

immediatamente agli occhi è, infatti, la costituzione dei Dopolavoro rurali e

l’inserimento di questa categoria nella ripartizione delle istituzioni che

facevano parte dell’organizzazione dopolavoristica provinciale: se nel 1931

(anno al quale risalgono gli ultimi dati analitici di cui si disponeva)320 si

parlava di 72 Sezioni regolarmente costituite, 49 Sottosezioni e 10

Associazioni aderenti, nel 1937 l’organizzazione dopolavoristica provinciale

viene invece ripartita in 43 Dopolavoro Comunali, 39 Dopolavoro Rurali, 2

Dopolavoro Rionali, 1 Dopolavoro Aziendale e 3 Associazioni aderenti.321

Inoltre, a partire dal 1936, le relazioni sull’attività svolta dall’Ond in

provincia annunciano puntualmente la costituzione di due o tre nuove sezioni

rurali ogni mese.322 L’impegno profuso dal Dopolavoro provinciale in questa

direzione ci viene ulteriormente confermato da un articolo pubblicato nel

settembre del 1937; da esso si evince che alla costituzione di sezioni si

319 Annuario dell’O.N.D. 1939, Roma, 1939, p. 327. 320 Cfr. l’introduzione del cap. IV. 321 Cfr. L’attività dopolavoristica dell’A. XV, in “Il Solco”, 24 ottobre 1937, p. 2.

Page 197: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

191

affiancava una “complessa e vasta” attività rurale:

N. 5 Corsi di Agraria elementare [...]. - N. 159 rurali esaminati ed

approvati [...]. - N. 65 Conferenze d’indole zootecnica e sanitaria [...]. - N.

31 pacchi con semi varii [...]. - N. 52677 piantine forestali messe a dimora

nei costituendi boschi per la celebrazione dell’Impero [...]. - N. 1211

giornate lavorative fatte gratuitamente da altrettanti Dopolavoristi [...]. - N.

50 rappresentazioni gratuite, serali e all’aperto del Carro Cinema-sonoro di

proprietà del Dopolavoro Provinciale di Teramo dal 1 giugno al 31 corrente

(agosto 1937, ndr.) [...]. - N. 11 apparecchi radio, istallati presso i [...]

dopolavoro rurali [...]. - N. 9 Cassette di “pronto soccorso” consegnate [...].

- N. 42 pratiche di assistenza sociale [...].323

Sebbene l’Opera dichiarasse di voler contribuire a legare i contadini alla

modernità, il tipo di attività promossa nei Dopolavoro rurali dimostra tuttavia

che, di fatto, un contadino troppo emancipato, amante di cinema, radio e

attività ricreative, più che di zappa, concimi, bestie e numerosi figli, era

contro gli interessi che stavano dietro alla “immobile e chiusa ideologia

rurale del fascismo”. Il Dopolavoro ricorreva, infatti, a criteri diversi da

quelli seguiti nella sua organizzazione cittadina e aziendale. “Così, ad

322 Cfr., in particolare, Dopolavoro, in “Il Solco”, 18 gennaio 1936, p. 2; Dopolavoro.

Attività svolta nel mese di febbraio 1936 - XIV, in “il Solco”, 14 marzo 1936, p. 2;

Dopolavoro. Costituzione Dopolavoro Rurali, in “il Solco”, 4 aprile 1936, p. 2. 323 L’attività rurale del Dopolavoro, in “Il Solco”, 1° settembre 1937, p. 2.

Page 198: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

192

esempio, andava bene la radio e anche la musica, ma meglio l’Aida o la

Traviata, suonate alla buona dalla banda in piazza, piuttosto che altre

musiche moderne. Il cinema doveva essere istruttivo, con problemi

campagnoli, e a ciò provvedeva l’“Istituto Luce”. Andavano bene anche

corse di motociclette, gare agonistiche, ma era meglio la corsa col sacco,

l’albero della cuccagna, il tiro alla fune. [...] Era compito del dopolavoro

rurale filtrare ogni novità, perchè giungesse alla gente di campagna senza

sconvolgere vecchi usi, rapporti patriarcali”.324

La pretenziosa rivendicazione di modernità del Dopolavoro non era

altro, dunque, che una risposta ad esigenze nuove, con fini di conservazione

e, al tempo stesso, di esaltazione nazionalistica.

324 Così G. Galli, Un’organizzazione ausiliaria del Partito Nazionale Fascista, cit., p.

804.

Page 199: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

193

2. L’educazione artistica. Le proiezioni del “Cinesonoro” in provincia. L’attività bandistica e

filodrammatica. La terza esibizione del “Carro di Tespi Lirico” a Giulianova.

Nell’ambito delle attività promosse nel triennio 1935-37 dal Servizio

educazione artistica, un’importante novità fu costituita dall’entrata in

funzione del cinema sonoro ambulante, che contribuì ad introdurre le prime

pellicole anche nella campagna teramana. A partire dal 1935, il

“Cinesonoro” cominciò a realizzare ogni anno tre cicli di proiezioni che,

generalmente, venivano dati nel periodo compreso tra il mese di aprile e

quello di settembre.325 Sappiamo, ad esempio, che nel 1935 il secondo e il

terzo ciclo furono organizzati rispettivamente nel mese di agosto e di

settembre e che ciascuno di essi coinvolse ben undici diversi comuni.326 Nel

1936 le rappresentazioni cinematografiche ebbero una cadenza quasi

325 Cfr. Dopolavoro. Manifestazioni Artistico - Culturali per l’Anno XVI, in “Il Solco”, 1°

dicembre 1937, p. 4. 326 Cfr. Vita del Dopolavoro. Attività Cinematografica, in “Il Solco”, 24 agosto 1935, p.

4; Dopolavoro. Manifestazioni cinematografiche nel Dopolavoro Provinciale, in “Il

Solco”, 14 settembre 1935, p. 2. In agosto il Cinesonoro attraversò i comuni di Roseto,

Giulianova, Montorio, Campli, Silvi, Pineto, Mosciano, S. Nicolò, Castellalto e Nereto.

In settembre furono invece visitate le località di Corropoli, S. Egidio alla Vibrata,

Bellante, S. Omero, Campli, Bisenti, Castelli, Isola del Gran Sasso, Notaresco, Penna S.

Andrea, Cellino Attanasio e Ancarano: cfr. le relazioni sull’attività svolta dal Dopolavoro

Page 200: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

194

mensile, mentre nel 1937 il “Cinesonoro” raggiunse con i suoi tour persino

frazioni piccolissime come Piano Risteccio, Villa S. Lucia, S. Margherita,

Collevecchio.327 Quanto al repertorio proposto, si ha notizia di tre sole

pellicole, proiettate nel corso del 1936: la prima rientrava nell’ambito della

propaganda antigas ed era stata offerta dal “Centro Chimico”; la seconda,

intitolata “Verso la Vittoria”, faceva propaganda rurale; la terza era un

documentario sull’impresa africana.328

Sembra, tuttavia, che la stragrande maggioranza dei film proiettati dal

Dopolavoro fosse costituita da pellicole educative, documentari e

cortometraggi, distribuiti dall’Ond o dall’“Istituto Luce”. L’Opera, infatti,

sebbene si fosse aspettata davvero di usare la nuova tecnologia di

intrattenimento come caposaldo del suo programma di educazione e di svago

delle masse lavoratrici, dovette tener conto della minaccia costituita dalle sue

organizzazioni allo sviluppo della rete cinematografica commerciale.329

provinciale nei mesi di gennaio, febbraio, aprile, maggio, luglio, settembre e ottobre, le

sole, cioè, che vennero pubblicate su “Il Solco” in quell’anno. 327 Cfr. Dopolavoro. Attività svolta nel mese di giugno, in “Il Solco”, 7 luglio 1937, p. 2. 328 Cfr. Dopolavoro. Propaganda rurale ed antigas, in “Il Solco”, 26 settembre 1936, p.

4; Dopolavoro. L’attività del mese di settembre, in “Il Solco”, 10 ottobre 1936, p. 2. 329 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 185-186. Nel 1928, allo

scopo di “evitare ogni malcontento negli esercenti di sale cinematografiche e di eliminare

ogni possibile concorrenza che in fatto di spettatori cinematografici potrebbe danneggiare

gli interessi degli esercenti stessi”, l’Ond ingiunse alle sedi dopolavoristiche di non

Page 201: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

195

Del resto, questa tendenza riscontrata da De Grazia a livello nazionale

trova conferma in alcuni brevi commenti sull’attività cinematografica

provinciale pubblicati su “Il Solco”. Ad esempio, nel trafiletto che, nel 1935,

annuncia il terzo ciclo di rappresentazioni all’aperto, si legge:

La direzione tecnica provinciale, uniformandosi alle direttive

programmatiche dell’Opera Nazionale Dopolavoro, che considera la

cinematografia quale elemento essenziale di elevazione spirituale perchè

spazia in tutti i campi: dal politico allo scientifico, dal ricreativo

all’informativo della cronaca, esercitando sulle masse un grande fascismo

(sic!) che prepara alla maggiore comprensione possibile della vita moderna,

ha stabilito un interessante programma composto di films a carattere

ricreativo ed istruttivo di sicura approvazione da quanti lo visioneranno.330

Un simile accenno al carattere “educativo” e, addirittura, di

“propaganda” dei film proposti è riscontrabile nelle poche righe che

proiettare film nei giorni festivi o nei teatri all’aperto dovunque ci fosse una regolare sala

cinematografica e di far vedere soltanto pellicole educative e di propaganda. Quanto

all’intrattenimento, si doveva proiettare un film comico lungo non più di un atto: cfr.

O.N.D. Bollettino mensile. Il servizio cinematografico e radiotelefonico dell’O.N.D., anno

II, nn. 9-10, settembre-ottobre 1928, pp. 102-103. 330 Cfr. Dopolavoro. Manifestazioni cinematografiche nel Dopolavoro Provinciale, in “Il

Solco”, 14 settembre 1935, p. 2.

Page 202: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

196

riassumono le proiezioni cinematografiche date nell’aprile 1936.331

A parte la novità costituita dalle proiezioni del “Cinesonoro”, i dati

raccolti nelle relazioni mensili sull’attività del Dopolavoro provinciale

dimostrano che, tra gli intrattenimenti proposti dal Servizio educazione

artistica nel triennio 1935-37, continuarono a predominare le audizioni

radiofoniche e le manifestazioni bandistiche.332 Più sporadiche si fecero

invece le esibizioni delle filodrammatiche del Dopolavoro, la cui federazione

fu ricostituita ben due volte: nel 1935, quando la sua direzione venne affidata

a Ettore Checchia, nominato in seguito alle dimissioni di Giacomo

Franchi;333 nel 1937, allorché venne nominato direttore l’avv. Giuseppe

331 Cfr. Dopolavoro. L’attività svolta nel mese di aprile, in “Il Solco”, 2 maggio 1936, p.

2. 332 L’attività bandistica per la quale la nostra provincia nutriva una spiccata simpatia e

passione trovò la sua culminante espressione nel convegno dei complessi musicali della

provincia, che si tenne a Teramo nel luglio del 1937: cfr. Dopolavoro. Le manifestazioni

artistiche e culturali nell’Anno XV, in “Il Solco”, 12 dicembre 1936, p. 2. Se nel triennio

1932-34, in ciascuna sezione si tenevano mensilmente sino ad un massimo di 19 audizioni

radio e 11 concerti bandistici, nell’agosto del 1935 in alcune sezioni si tennero 31

audizioni radiofoniche e 16 concerti: cfr. O.N.D. Attività svolta dal Dopolavoro

Provinciale nel mese di agosto XIII, in “Il Solco”, 7 settembre 1935, p. 2. 333 Cfr. Vita del Dopolavoro. Federazione Provinciale delle Filodrammatiche, in “Il

Solco”, 6 aprile 1935, p. 4. Molto probabilmente, tra la nomina di Alessandro Panzieri,

avvenuta nel 1931 in seguito all’ultima ricostituzione di cui abbiamo avuto notizia, e

quella di Ettore Checchia, la Federazione provinciale delle filodrammatiche fu sottoposta

ad un altro scioglimento, che determinò la nomina di Giacomo Franchi.

Page 203: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

197

Marcheggiani.334

Le uniche notizie reperite riguardano la filodrammatica del Dopolavoro

di Atri, e quella del Dopolavoro di Piano Risteccio. La prima allestì

nell’aprile 1935 una commedia in tre atti di De Benedetti, intitolata

“Lohengrin”; i giovani della filodrammatica di Piano Risteccio, diretti

dall’“appassionato” Giuseppe Mattielli, si esibirono -sempre in quell’anno-

durante le feste di Carnevale, rappresentando tre farse “esilarantissime”

intitolate “L’avvocato per forza”, “Ho bisogno di una moglie” e “La

consegna è di russare”.335

Nell’ambito delle attività promosse dal Servizio artistico, un ultimo

breve cenno merita la terza esibizione del “Carro di Tespi” Lirico a

Giulianova, avvenuta il 16 e 17 agosto del 1936. Il teatro venne allestito,

come negli anni precedenti, in piazza Fiume d’Italia; le opere prescelte

furono “Il trovatore” di Giuseppe Verdi e “La Gioconda” di Ponchielli.336

334 Cfr. Dopolavoro. Federazione Provinciale Filodrammatiche, in “Il Solco”, 27

gennaio 1937, p. 2. 335 Dal Gran Sasso all’Adriatico. Atri; Piano Risteccio, in “Il Solco”, 16 marzo 1935, p.

3. Tra i giovani della filodrammatica di Piano Risteccio si distinsero nell’interpretazione

“le gentili sig.ne: Cesira, Lucia e Giulia Di Bonaventura e i giovani Mariano e Serafino

Di Bonaventura, Lodovico Gemmi, Ilario Regi e Giuseppe Di Dalmazio”. 336 Cfr. A Teramo e Provincia. Il “Carro di Tespi” a Giulianova, in “Il Solco”, 8 agosto

1936, p. 2 e 22 agosto 1936, p. 3.

Page 204: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

198

Anche questa volta, il pubblico teramano rispose “compatto e numeroso”,

tant’è che in entrambi gli spettacoli si ebbero “due pienoni”. Facilitazioni sul

viaggio furono inoltre previste per coloro che volevano assistere agli

spettacoli del Carro:

L’Istituto Nazionale Trasporti, sia per il giorno 16 (Il Trovatore) che

per il 17 agosto (La Gioconda) effettuerà delle corse speciali, con partenza

da Teramo, piazza Vittorio Emanuele, alle ore 19 e ritorno dopo lo

spettacolo, e praticherà lo sconto del 50% ai viaggiatori muniti del biglietto

d’ingresso alle rappresentazioni. Tali corse avranno luogo sempre che sia

raggiunto il numero di 30 posti per ogni vettura. Nel caso contrario i

viaggiatori potranno usufruire delle corse normali. Le prenotazioni si

ricevono presso l’Agenzia Ferrante fino alle ore 17 dei giorni 16 e 17

corrente.337

337 Dopolavoro. Facilitazioni per gli spettacoli del Carro di Tespi Lirico a Giulianova, in

“Il Solco”, 15 agosto 1936, p. 2.

Page 205: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

199

3. Cultura popolare “propriamente detta” e folklore. Il potenziamento delle “bibliotechine”. La mostra di lavori femminili delle

dopolavoriste teramane. Il “Concorso provinciale per una novella”: “Il Paganini di Montaprico”, novella di A. Trojani. Le esibizioni in trasferta del “Concerto del Dopolavoro” di Castelli e del “Gruppo popolaresco” di Penna S. Andrea.

La Direzione tecnica provinciale per la cultura popolare, durante questo

triennio, riversò le sue attenzioni soprattutto sulle “bibliotechine” delle

istituzioni dipendenti dell’Ond

Nel 1935, Vittorio Cortiglioni, segretario federale nonché presidente del

Dopolavoro provinciale, invitava il prefetto della provincia a dare

disposizioni ai podestà affinché facilitassero la costituzione di biblioteche

presso ogni Dopolavoro, associazione o circolo iscritto all’Ond.338 Il prefetto,

in una lettera di risposta, fece però osservare che:

...tenuto conto delle condizioni finanziarie di quasi tutti i comuni della

Provincia, notoriamente dissestate, e che non consentono erogazioni

ulteriori di spese facoltative, per quanto ammissibilissime, non si comprende

cosa potrebbero fare i comuni stessi per facilitare la costituzione ed il

funzionamento di queste biblioteche.339

Il problema fu però in qualche modo risolto, soprattutto per quel che

338 Cfr. AS Teramo. Opera Nazionale Dopolavoro, busta n. 4, fascicolo n. 8, “Foglio di

disposizione” n. 456, comma 3. 339 AS Teramo. Opera Nazionale Dopolavoro, busta n. 4, fascicolo n. 8, Teramo, 21

ottobre 1935.

Page 206: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

200

riguardava il “funzionamento”. Nel corso del 1936 e, ancor più, nel 1937,

infatti, il Direttorio provinciale effettuò numerose e consistenti distribuzioni

di volumi:340 All’ottobre del 1937, si constatò che 64 istituzioni dipendenti

su 88 disponevano di una biblioteca, per un totale di 7.443 volumi.341 Una

percentuale (87%) veramente singolare nella sua consistenza: da un calcolo

fatto nel 1934, definito da De Grazia “piuttosto generoso”, risulta che su

19.000 sezioni esistenti in Italia, soltanto 1.569 (ossia l’8,2%) avevano

proprie biblioteche, delle quali appena 264 con una dotazione sufficiente per

farle classificare “biblioteche popolari”.342

Nel marzo del 1935 si chiuse, con una “riuscitissima” mostra, il “Corso

di maglieria e cucito”, indetto ed organizzato dal Dopolavoro l’anno

precedente. “I manufatti delle brave Dopolavoriste” furono ammirati da

“numerose” visitatrici, che ebbero l’occasione di constatare “di quale

340 Nei mesi di gennaio e febbraio del 1936, vennero distribuiti rispettivamente 68 e 90

libri, mentre nel mese di maggio proseguiva “ininterrotta” la costituzione di biblioteche e

l’arricchimento di volumi in quelle già esistenti: cfr. Dopolavoro. Attività svolta nel mese

di gennaio 1936 - XIV, in “Il Solco”, 8 febbraio 1936, p. 2; Dopolavoro. Attività svolta

nel mese di febbraio 1936 - XIV, in “Il Solco”, 14 marzo 1936, p. 2; Dopolavoro. Attività

del mese di Maggio, in “Il Solco”, 4 luglio 1936, p. 2. Nel 1937 furono invece elargiti, in

totale, 656 volumi: cfr. L’attività dopolavoristica dell’A. XV, in “Il Solco”, 24 ottobre

1937, p. 2. 341 Cfr. L’attività dopolavoristica dell’A. XV, in “Il Solco”, 24 ottobre 1937, p. 2. 342 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 229.

Page 207: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

201

immensa pratica utilità (fosse) per le nostre giovinette la istituzione

dopolavoristica dei lavori domestici”. La mostra fu visitata dal segretario

federale, “festosamente accolto dalle dopolavoriste riunite per la

circostanza”, il quale si compiacque “vivamente” con loro, con la direttrice

dei Dopolavoro femminili, prof.ssa Panzieri, e con l’insegnante, “signorina”

Nanni. Alle partecipanti, in occasione di una gita gratuita organizzata a spese

del Dopolavoro provinciale, furono consegnati dei diplomi.343

Visto il successo riscosso, la Direzione tecnica decise di ripetere

l’esperienza e organizzare un nuovo corso, che fu inaugurato il 25 novembre

1936.344

Nel febbraio dello stesso anno ebbe inoltre inizio il primo degli undici

cicli di conferenze igienico-sanitarie, che si tennero nelle sezioni della

provincia tra il 1936 e il 1937.345

Attinenti alla situazione politico-economica dell’epoca furono, invece,

le brevi lezioni di propaganda coloniale, dal tema “La lotta contro le

343 Una Mostra di lavori femminili al Dopolavoro Provinciale, in “Il Solco”, 23 marzo

1935, p. 2. 344 Cfr. Dopolavoro. Corso di Maglieria e Cucito per Dopolavoriste, in “Il Solco”, 17

novembre 1936, p. 2. 345 Cfr. Dopolavoro. Attività svolta nel mese di febbraio 1936 - XIV, in “Il Solco”, 14

marzo 1936, p. 2; Dopolavoro. Attività svolta nel mese di marzo, in “Il Solco”, 22 aprile

1936, p. 5.

Page 208: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

202

sanzioni”, che si svolsero, nel biennio 1935-36, in tutte le sezioni durante i

“sabati fascisti”.346

Tra le iniziative prettamente culturali promosse in quegli anni dalla

Direzione tecnica per la cultura popolare, segnaliamo infine il “Concorso

provinciale per una novella”, la cui prima edizione fu bandita nel 1935. Il

concorso comprendeva due sezioni: una riservata agli operai ed un’altra agli

impiegati, anche se la prima categoria venne rappresentata solo nel 1936 e da

un unico concorrente.347

Le novelle, che dovevano essere inedite, scritte in lingua italiana e non

potevano superare “le otto pagine dattilografate, formato protocollo”,

andavano inviate al Dopolavoro provinciale, contrassegnate da un “motto”

ripetuto su una busta chiusa “contenente il nome ed il cognome dell’autore

nonché il mestiere o impiego e numero della tessera dell’Opera Nazionale

Dopolavoro”. Il giudizio della giuria, composta da rappresentanti del

Dopolavoro provinciale e da altri due dopolavoristi, era inappellabile. I

premi assegnati per ciascuna sezione erano tre, rispettivamente, di cento,

346 Cfr. Dopolavoro. Attività svolta nel mese di ottobre 1935, in “Il Solco”, 2 novembre

1935, p. 2; Dopolavoro. Attività svolta nel mese di aprile, in “Il Solco”, 2 maggio 1936,

p. 2. 347 Cfr. Dopolavoro, in “Il Solco”, 18 gennaio 1936, p. 2; Dopolavoro. I risultati del 2.

concorso provinciale per una novella, in “Il Solco”, 1° aprile 1937, p. 2; Dopolavoro.

Esito del Terzo concorso per una novella, in “Il Solco”, 17 marzo 1938, p. 5.

Page 209: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

203

cinquanta e venticinque lire.348

Particolarmente significativa, per il suo contenuto spiccatamente

tendenzioso e per i suoi motivi epici, ci è sembrata la novella scritta da

Antonio Trojani, un impiegato di Cornacchiano che partecipò alla prima

edizione del concorso aggiudicandosi il terzo premio.349

La storia è ambientata nello sperduto e montano villaggio di

Montaprico. Protagonista ne è il giovane Alvaro, “primo nato di Rosa

bon’anima” che, “forse per intervento di S. Cecilia, di cui (la madre) era

tanto devota”, fin da fanciullo mostrò una grande inclinazione per la musica

e, in modo particolare, per il violino “di cui a poco a poco divenne esperto”,

tanto da essere soprannominato “il Paganini di Montaprico”. Tornato dalla

guerra, “la grande guerra di redenzione”, alla quale aveva partecipato

facendo il soldato “nelle eroiche difese del Grappa e del Montello”, Alvaro

aderì all’Associazione dei combattenti del suo paese, dove “ritrovava i suoi

compagni di patimento e di ansie, di martirio e di gloria”. Entrò inoltre a far

parte dell’orchestrina di Montaprico, che sovente “dopo la guerra, come

prima, [...] veniva chiamata a prestarsi in occasione di feste religiose”.

348 Cfr. Concorso provinciale per una novella bandito dal Dopolavoro provinciale, in “Il

Solco”, 15 giugno 1935, p. 4; Dopolavoro. Concorso per una novella, in “Il Solco”, 4

luglio 1936, p. 2. 349 Cfr. Dopolavoro, in “Il Solco”, 18 gennaio 1936, p. 2.

Page 210: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

204

Nonostante in quegli anni i giornali parlassero sempre di “saccheggi, scioperi

e sommosse”, nel piccolo lembo montano “nessuno sentiva di rinnegare la

Patria, nessuno aderiva al socialismo”; tanto che, quando durante la festa del

“Corpus Domini”, giunsero per un comizio una ventina di “figuri, ubriachi

d’odio e di vino come turpi Caini”, un “vocio assordante, grida frenetiche di

evviva l’Italia” impedirono all’oratore del gruppo di parlare e “dopo vari ed

inutili tentativi la comitiva socialista si sbandò”. La festa andò avanti e

l’orchestrina di Alvaro, invitata per l’occasione, continuò a suonare gli inni

patriottici “entusiasmando tutti”. Al termine della giornata, però, Alvaro

tornando a casa fu importunato proprio dalle stesse persone “ancora

traballanti” che qualche ora prima si erano recate a Montaprico per il

comizio. I “figuri”, vedendo che il giovane aveva un violino sotto il braccio,

“gli dissero di suonare “Bandiera rossa””, ma Alvaro si rifiutò: “Non so

suonarla, non l’ho mai suonata, non la suonerò giammai”. Allora la “vile e

turpe accozzaglia” prese a schiaffeggiarlo e lo spinse in fondo al burrone che

costeggiava la strada. “Quasi tre anni dopo, la notte del 28 ottobre, chi

passava di lì nelle ore notturne, udiva le note di un violino che esultavano:

“Giovinezza... Giovinezza...””.350

350 Il Paganini di Montaprico. Novella di A. Trojani vincitore del 3. premio nel Concorso

bandito dal Dopolavoro Prov. di Teramo, in “Il Solco”, 28 marzo 1936, p. 2.

Page 211: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

205

Delle novelle che vinsero le altre edizioni del concorso conosciamo

soltanto i titoli, ma non il contenuto.351 Sembra comunque che in genere

questi racconti, più che densi di espliciti argomenti politici, fossero in realtà

pieni zeppi dei pregiudizi e degli ideali piccolo-borghesi che gli organi

culturali fascisti contribuivano a diffondere.352

A parte le solite celebrazioni dei santi patroni e della “Festa dell’Uva”,

le cui scenografie folcloristiche venivano puntualmente organizzate dalle

sezioni del Dopolavoro, non ci risulta che si siano svolte in provincia, nel

corso di questi anni, importanti manifestazioni. Una certa rilevanza sulla

pubblicistica locale fu, però, data alle esibizioni in trasferta del “Concerto del

Dopolavoro” di Castelli e del “Gruppo popolaresco” di Penna S. Andrea.

351 La terna vincente della prima edizione del concorso era costituita dalle novelle:

“Quando c’era la guerra”, dell’insegnante Anna Nalveggi; “Mitzi, bimba dagli occhi a

mandorla” di un capo manipolo della “Divisione XXI Aprile”, stanziata in Africa

Orientale e dalla sopracitata novella di Antonio Trojano: cfr. Dopolavoro, in “Il Solco”,

18 gennaio 1936, p. 2. La seconda edizione fu vinta dalla novella “Mietitore”, scritta dal

dopolavorista Pasquale Casciotti, unico rappresentante della Sezione operai, e dalle

novelle “Commiato” di Anna Malveggi Muccioli e “Verso la vita” di Lamberto De

Carolis, per la Sezione impiegati: cfr. Dopolavoro. I risultati del 2. concorso provinciale

per una novella, in “Il Solco”, 1° aprile 1937, p. 2. Le novelle “Un bimbo nella notte” di

Ginevra Tapani, “Intimità” di Lamberto De Carolis e “Clima d’Africa” di Rosa Leone si

aggiudicarono, invece, i premi della terza edizione: cfr. Dopolavoro. Esito del terzo

concorso per una novella, in “Il Solco”, 17 marzo 1938, p. 5. 352 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., pp. 251-253.

Page 212: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

206

Il concerto di Castelli, nell’agosto 1937, prestò servizio in occasione

delle “grandiose feste” che annualmente da secoli la città di Ascoli tributava

a S. Emidio. L’articolo relativo alla manifestazione è firmato da Silvio

Mattioli, proprio colui che “ebbe il piacere di consigliare al Comitato delle

feste la nostra banda di Castelli” la quale, “dopo i soliti dubbi e

tentennamenti e tergiversazioni”, fu accettata anche se solo “come ripiego”;

ma, specifica Mattioli, “non è questo che conta”:

Nel complesso -scrive Mattioli- tutto è andato discretamente nonostante

che a volte si sia riscontrata qualche monotonia nell’esecuzione. [...] La

musica è come la pittura vuole anch’essa i chiaroscuri, le tonalità forti e le

ombre saggiamente distribuite.

Mattioli termina l’articolo augurandosi che:

...a questo il nostro concerto possa arrivare fra non molto. [...] Noi lo

speriamo e ce lo auguriamo per le nostre belle tradizioni musicali

d’Abruzzo.353

Come al solito un “trionfo” fu, invece, l’esibizione del “Gruppo

popolaresco” di Penna S. Andrea, che l’8 agosto dello stesso anno partecipò

al raduno dei costumi che si tenne in Aquila. Su tredici gruppi

353 S. Mattioli, Il Concerto Musicale del Dopolavoro di Castelli alle feste di S. Emidio in

Ascoli Piceno, in “Il Solco”, 11 agosto 1937, p. 5.

Page 213: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

207

dopolavoristici concorrenti, quello di Penna riuscì a conquistare la coppa in

palio nel concorso delle danze e dei canti abruzzesi. Reduce dal successo

riportato, il gruppo, “che è fra le più simpatiche e riuscite organizzazioni del

Dopolavoro in provincia di Teramo”, partì poi alla volta di Napoli, per

prendere parte alla terza “Piedigrotta”, indetta dall’Ond per i giorni 7, 8 e 9

settembre.354

354 Il gruppo popolaresco di Penna S. Andrea a Napoli, in “Il Solco”, 8 settembre 1937,

p. 2.

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208

4. L’attività sportiva. La rivalutazione degli sport prettamente popolari: le bocce, gioco degli “italiani

autentici”. I primi campionati provinciali di scherma e nuoto. Il “Campeggio Dopolavoristico” ai Prati di Tivo e il 1° “Campionato Provinciale di marcia e tiro in montagna”.

Nel corso di questo triennio, nel palinsesto delle manifestazioni sportive

organizzate dal Dopolavoro provinciale di Teramo, furono incluse nuove

competizioni legate soprattutto a sport prettamente popolari: nel 1935 fu

organizzato il primo “Campionato Provinciale di Tamburello”,355 nel 1936

furono invece organizzati i primi campionati provinciali di bocce e di tiro

alla fune356 e, nel 1937, una rappresentanza del Dopolavoro provinciale

partecipò, per la prima volta, ai campionati nazionali.357

355 Cfr. Sport Dopolavoristico. Le manifestazioni che il Dopolavoro Provinciale

organizzerà nell’Anno XIII, in “Il Solco”, 26 gennaio 1935, p. 4. 356 Cfr. Dopolavoro, in “Il Solco”, 18 gennaio 1936, p. 2. La prima gara provinciale di

bocce fu disputata il 4 ottobre a San Nicolò a Tordino, in occasione dei locali

festeggiamenti patronali. “La propaganda svolta per la manifestazione bocciofila” diede

“i risultati sperati”: vi parteciparono infatti oltre trenta giocatori. Di conseguenza la

giuria, per fare in modo che il programma si esaurisse in giornata, decise di effettuare la

gara a coppie, anziché singolarmente com’era stato in precedenza stabilito. “Dopo

bellissime partite, giocate con tecnica e abilità, specialmente dalle prime classificate”, si

aggiudicò il primo posto la coppia formata da Gregorio Carnessale e da Raffaele Di

Carlo, del Dopolavoro di Teramo: cfr. Dopolavoro. Gara Provinciale di Bocce, in “Il

Solco”, 3 ottobre 1936, p. 4; Dopolavoro. I risultati della gara di bocce, in “Il Solco”, 10

ottobre 1936, p. 2. 357 Cfr. Dopolavoro. Manifestazioni sportive, in “Il Solco”, 13 gennaio 1937, p. 2.

Page 215: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

209

Il fascismo, infatti, non si limitò a propagandare le discipline sportive

riconosciute a livello internazionale, ma si trovò a dover promuovere anche

quelle che traevano la loro origine da intrattenimenti paesani e rionali o da

giochi che, tradizionalmente, allietavano feste e sagre popolari.358

Il gioco delle bocce, per esempio -inizialmente trattato con disprezzo

dai funzionari sportivi fascisti, in quanto degradato dal suo stretto

collegamento con le osterie-359 venne poi inquadrato in una federazione, in

seguito alla constatazione che esso fosse “il gioco preferito delle classi

lavoratrici”.360 Distinguendosi, per tradizione, mediante un vasto numero di

variazioni di carattere locale, nel 1926 il gioco venne sottoposto ad un unico

regolamento nazionale, formato da 58 articoli.361 Fu questo il primo passo

per organizzare il gioco su una nuova base competitiva: a partire dal 1931, si

fecero sempre più numerosi i raduni di bocce, che fecero uscire il gioco dai

358 Addirittura, giochi popolari come le bocce, il tiro alla fune e il tamburello furono tra le

prime attività ad essere inquadrate e rappresentate nelle federazioni costituite dall’Ond

Tali federazioni erano, agli esordi, soltanto sei (le altre tre rappresentavano,

rispettivamente, la palla al volo, il canottaggio e la volata): cfr. E. Bizzarri, P. Luzzato, A.

Zanuttini, L’utile e il dilettevole. Storia del Dopolavoro a Roma negli anni Trenta, Roma,

Il Ventaglio, 1988, p. 106. 359 Cfr. V. De Grazia, Consenso e cultura di massa, cit., p. 195. 360 Cfr. Annuario dell’O.N.D. 1937, Roma, 1937, p. 43. 361 Cfr. Regolamento tecnico del gioco delle Bocce e Statuto della F.I.G.B., in E. De

Angelis, Che cosa è, che cosa vuole il Dopolavoro, cit., pp. 239-250.

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210

campi e dalle vie secondarie per portarlo nelle piazze principali. Si

organizzarono, quindi, campionati provinciali e di zona e, nel 1936, per

celebrare la fondazione dell’impero italiano in Etiopia, fu indetto a Roma il

primo “Campionato Nazionale di Bocce”.362

Nel 1937, il gioco delle bocce fu dichiarato uno “sport veramente

nazionale”, praticato da “gente di tutte le classi sociali”, lo svago preferito,

come sottolineò Ugo Cuesta, di “italiani autentici”, come Pio XI, il

compositore Pietro Mascagni e il generale Badoglio, eroe della campagna

etiopica.363

Tra le nuove manifestazioni sportive provinciali, legate a discipline di

carattere prettamente agonistico, segnaliamo i campionati provinciali di

scherma, di nuoto e di tiro a piattello, disputati tutti per la prima volta nel

1937.

Il primo “Campionato Provinciale di Scherma per le tre armi” (fioretto,

sciabola e spada) si tenne nel mese di aprile a Giulianova, nei locali del

cinema “Kursaal”, alla presenza del segretario provinciale dell’Ond, del

console Giuseppe D’Alessandro, presidente della giuria, del capitano

Armando Marini, direttore tecnico provinciale per la scherma e di un “folto

362 Cfr. Annuario dell’O.N.D. 1937, Roma, 1937, p. 45. 363 Cfr. U. Cuesta, Il libro del Dopolavoro, Roma, 1937, p. 123.

Page 217: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

211

pubblico”.364

Sempre a Giulianova ebbe luogo la prima edizione della “Coppa

Vincenzo Migliori”, abbinata al primo “Campionato Provinciale di Nuoto”.

La vittoria collettiva andò ai dopolavoristi rosetani, mentre nella gara

individuale si classificò primo il dopolavorista Walter Costantini.365

Si svolse invece a Teramo, “nel campo di Tiro a Volo, presso l’ex orto

agrario, fuori porta Madonna delle Grazie”, il primo “Campionato

Provinciale di Tiro al piattello”.366

Nell’ambito delle manifestazioni promosse in provincia dal Dopolavoro

provinciale, le più nuove ed importanti furono il “Campeggio

Dopolavoristico”, che si tenne nel 1935 ai Prati di Tivo, e il primo

“Campionato Provinciale di marcia e tiro in montagna” per pattuglie di tre

dopolavoristi, organizzato nel 1937 a Teramo.

Il campeggio ai Prati di Tivo, organizzato di concerto con la F.I.E.

(Federazione Italiana Escursionismo), prevedeva quattro turni settimanali,

che andavano dal 28 luglio al 25 agosto, con la direzione dello stesso che

364 Cfr. Scherma. 1° Campionato Provinciale, in “Il Solco”, 22 aprile 1937, p. 6. 365 Cfr. Dopolavoro. Il Primo Campionato Provinciale di Nuoto, in “Il Solco”, 15

settembre 1937, p. 2. 366 Cfr. Dopolavoro. Primo Campionato Provinciale di Tiro al piattello, in “Il Solco”, 15

settembre 1937, p. 2.

Page 218: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

212

poteva consentire l’iscrizione a due turni consecutivi. La quota individuale

giornaliera era stabilita in 7 lire e dava diritto al pernottamento nelle tende

messe a disposizione dalla F.I.E. (“tende tipo O.N.D. lunghe metri 8,20,

larghe metri 4,20, alte metri 2,70”, che ospitavano fino ad un massimo di

dieci campeggiatori) ed al vitto secondo il seguente menù:

Mattino: Caffè e latte o cioccolato con pane.

Mezzogiorno: Minestra asciutta o al brodo; piatto di carne con

contorno; formaggio o frutta; un quarto di vino.

Sera: Minestra in brodo; piatto di carne con contorno; formaggio o

frutta; un quarto di vino; alla domenica sera dolce.

Il Campeggio metteva a disposizione dei partecipanti un apparecchio

radio, una biblioteca, scacchi e dama. Non si è purtroppo riusciti a risalire al

numero dei dopolavoristi che aderirono all’iniziativa.367

Il primo “Campionato provinciale di Marcia e Tiro in montagna”,

valido per l’assegnazione della “Coppa Dopolavoro Provinciale” e per la

selezione delle pattuglie da inviare al campionato nazionale, fu indetto dal

Dopolavoro provinciale per il giorno 13 giugno 1937 a Teramo. Lo

svolgimento della gara comprendeva una marcia in montagna a cronometro

367 Il Campeggio Dopolavoristico ai Prati di Tivo del Gran Sasso d’Italia, in “Il Solco”,

22 luglio 1935, p. 3.

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213

“su percorso vario di chilometri 16 circa con un dislivello massimo di metri

720” e una prova di tiro con fucile “modello 91”, “su sagoma di uomo a

terra” posta a 100 metri di distanza. Questo primo campionato fu vinto dal

terzetto del Dopolavoro comunale di Castelli che, oltre alla coppa, si

aggiudicò il diploma, tre medaglie di vermeil e tre penne stilografiche. Al

Dopolavoro di Piano Risteccio, primo classificato tra i Dopolavoro rurali,

spettò invece un significativo premio costituito da un attrezzo agricolo.368

368 Cfr. Campionato provinciale di marcia e tiro in montagna, in “Il Solco”, 2 giugno

1937, p. 4; Il Dopolavoro di Castelli vince il Primo Campionato provinciale di marcia e

tiro in montagna, in “Il Solco”, 16 giungo 1937, p. 5.

Page 220: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

214

Capitolo settimo 1931-1937: dati a confronto.

Al termine della nostra ricerca, per inquadrare correttamente il livello di

sviluppo raggiunto dall’Opera nazionale dopolavoro nella nostra provincia,

si è ritenuto che non si potesse prescindere dal mettere a confronto i dati

relativi al 1931 e quelli relativi al 1937 (i più completi tra quelli che ci sono

pervenuti).

Nel marzo del 1931 facevano parte dell’organizzazione dopolavoristica

provinciale teramana:

n. 72 Sezioni regolarmente costituite e funzionanti;

n. 49 Sottosezioni;

n. 10 Associazioni Aderenti;

n. 16 Bande Musicali regolarmente inquadrate;

n. 9 orchestrine a plettro;

n. 10 Scuole di Musica;

n. 4 Complessi Corali;

n. 11 Filodrammatiche;

n. 23 Scuole Serali d’istruzione;

n. 25 Biblioteche.

Oltre 3.000 risultavano essere i tesserati, ma nel mese di giugno si

arrivò a quota 4.050 iscritti.369

369 Cfr. l’introduzione al cap. IV.

Page 221: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

215

Nell’ottobre del 1937, la stessa organizzazione risultava costituita da

istituzioni così ripartite:

n. 43 Dopolavoro Comunali;

n. 39 Dopolavoro Rurali;

n. 2 Dopolavoro Rionali;

n. 1 Dopolavoro Aziendali;

n. 3 Associazioni aderenti.

L’attrezzatura dopolavoristica comprendeva altresì:

n. 13 Bande e fanfare;

n. 5 orchestrine a plettro;

n. 7 Filodrammatiche;

n. 64 Biblioteche;

n. 1 Cinematografi;

n. 1 Cinema Ambulanti;

n. 52 apparecchi radio;

n. 51 spacci.

Durante il decorso anno XV -si legge sul resoconto dell’attività

dopolavoristica pubblicato su “Il Solco”- il Dopolavoro Provinciale di

Teramo [...] ha svolto la seguente attività:

Sports.

Giuoco delle bocce. - n. 164 manifestazioni con 1658 partecipanti;

Tiro alla fune. - n. 47 manifestazioni con 906 partecipanti;

Atletica leggera. - n. 20 manifestazioni con 114 partecipanti;

Scherma. - n. 5 manifestazioni con 19 partecipanti;

Page 222: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

216

Tiro a volo. - n. 6 manifestazioni con 61 partecipanti;

Ginnastica. - n. 1 manifestazione con 15 partecipanti;

Nuoto. - n. 5 manifestazioni con 71 partecipanti.

Escursionismo.

Escursionismo. - n. 138 manifestazioni con 3415 partecipanti;

Sciismo. - n. 16 manifestazioni con 415 partecipanti;

Ciclo-Turismo. - n. 2 manifestazioni con 40 partecipanti;

Marcie di regolarità in montagna. - n. 5 manifestazioni con 50

partecipanti.

Educazione artistica e cultura popolare.

Scuola per strumenti a fiato. - n. 1;

Scuola per strumenti a plettro. - n. 1;

Scuola corale. - n. 1;

Manifestazioni bandistiche. - n. 148;

Manifestazioni d’orchestra a plettro. - n. 31;

Manifestazioni d’orchestra ad arco. - n. 2;

Filodrammatiche. - n. 12 recite;

Cinematografia. - n. 130 spettacoli tra cui quelli del Cinema Sonoro

Ambulante;

Arte popolaresca. - n. 26 manifestazioni;

Corsi per semi analfabeti. - n. 2;

Corsi di agraria. - n. 5;

Corsi di cucito e maglieria. - n. 1;

Corsi di ebanisteria. - n. 1;

Corsi di cultura generale. - n. 1;

Conferenze. - n. 105.

Assistenza sociale.

Page 223: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

217

Consulenza - Pratiche espletate n. 65, di cui amministrative 8 -

Tributarie 6 - Militari 21 - varie 39;

Assistenza varia. - n. 2;

Concessione di spacci di bevande alcoliche. - n. 51;

Concessione patentini vendita tabacchi. - n. 1;

Assicurazioni durante le manifestazioni - Infortuni subiti n. 1; Infortuni

liquidati n. 1;

Orti-Giardino - Distribuzione di semi a 9 Dopolavoro;

Piantagione gelsi in 8 Dopolavoro.

Assistenza igienico-sanitaria.

Conferenze - n. 24;

Schede di valutazione fisica. - n. 126 visite;

Cassette di pronto soccorso - distribuite n. 8.

Queste informazioni evidenziano chiaramente che, nel 1937, l’Ond

raggiunse in provincia una maggiore complessità organizzativa. Nello stesso

tempo, però, mettono in risalto un’inspiegabile stasi nel numero degli iscritti

e, addirittura, una riduzione in quello delle sezioni: un fenomeno, questo, che

va contro ogni tendenza riscontrata a livello nazionale.370

Dalle informazioni reperite presso l’Archivio di Stato di Teramo, risulta

però che nel 1939 il numero degli iscritti al Dopolavoro provinciale tornò a

370 In Italia, tra il 1931 e il 1937, il numero di iscritti all’Ond passò da 1.772.085 a

3.159.687; il numero delle istituzioni, invece, da 16.162 a 21.695: cfr. Annuario Statistico

Italiano 1939, Roma, 1939, p. 326.

Page 224: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

218

superare la cifra di 4.000 (cifra già raggiunta nel 1931), per oltrepassarla poi

nel 1940, allorché si denunciarono addirittura 7.247 tesserati.371

371 AS Teramo. Opera Nazionale Dopolavoro, busta n. 4, fascicolo n. 8, Teramo, 2

ottobre 1940.

Page 225: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

219

Fonti e Bibliografia

I - Fonti archivistiche.

Archivio di Stato di Teramo:

Opera Nazionale Dopolavoro, busta n. 4, fascicolo n. 8 (Prefettura,

Versamento 1989, Inventario Archivio di Gabinetto).

II - Fonti a stampa.

“Il Solco”, periodico settimanale pubblicato in provincia di Teramo, dal 1921

al 1943; portavoce ufficiale del Federazione fascista teramana dal 1922,

nel 1932 si trasforma in “Foglio d’Ordine” della Federazione dei Fasci

di combattimento di Teramo.

“Il Dopolavoro”, rivista quindicinale illustrata, pubblicata dal 15 febbraio al

15 novembre 1923; dal dicembre 1923 al dicembre del 1925 continua

ad essere pubblicata come rubrica del periodico “La Stirpe”.

“Il Dopolavoro” - nuova serie, rivista pubblicata dal gennaio 1926 al

febbraio 1929.

“La Stirpe”, mensile delle corporazioni fasciste pubblicato tra il 1923 e il

1939: critica e cultura sindacale, Dopolavoro, attività economica,

politica e artistica.

III - Pubblicazioni ufficiali.

O.N.D. Realizzazioni e sviluppo dell’O.N.D., Istituto Grafico Bertello, Borgo

S. Dalmazzo, 1933.

Quaderni del Dopolavoro, voll. I-IV, Roma, 1925.

Page 226: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

220

O.N.D. Bollettino Ufficiale. Scopi e organizzazione, anno I, n. 1, gennaio

1927.

O.N.D. Bollettino mensile. Scopi ed organizzazione del movimento

filodrammatico dell’O.N.D., anno I, n. 2, febbraio 1927.

O.N.D. Bollettino mensile. Scopi ed organizzazione del movimento musicale

dell’O.N.D., anno I, n. 3, marzo 1927.

O.N.D. Bollettino mensile. I primi due anni di attività dell’O.N.D., anno I, n.

4, aprile 1927.

O.N.D. Bollettino mensile. Ordinamenti, programmi e regolamenti

dell’O.N.D., anno I, nn. 11-12, novembre-dicembre 1927.

O.N.D. Bollettino mensile. Il servizio cinematografico e radiotelefonico

dell’O.N.D., anno II, nn. 9-10, settembre-ottobre 1928.

O.N.D. Bollettino Ufficiale, anni dal 1929 al 1939.

I primi cinque anni di attività dell’Opera Nazionale Dopolavoro - 1926-

1930, Roma, 1931.

O.N.D. Dopolavoro Provinciali e Organizzazioni dipendenti, Roma, 1932.

L’Opera Nazionale Dopolavoro, Roma, 1936.

L’Opera Nazionale Dopolavoro, Roma, 1937.

L’Opera Nazionale Dopolavoro, Roma, 1938.

Annuario dell’O.N.D. 1937, Roma, 1937.

Annuario dell’O.N.D. 1938, Roma, 1938.

Annuario dell’O.N.D. 1939, Roma, 1939.

Bollettino del lavoro e della previdenza sociale, n.56, Roma, 1931.

Annuario Statistico Italiano 1931, Roma, 1931.

Annuario Statistico Italiano 1935, Roma, 1935.

Annuario Statistico Italiano 1939, Roma, 1939.

Annuario Statistico Italiano 1943, Roma, 1943.

Page 227: L'Opera Nazionale Dopolavoro in Provincia di Teramo

221

Annuario Statistico Italiano 1938, Roma, 1938.

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