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MOSTRE 30 NOVEMBRE ‘97 9 GENNAIO ‘98 Palazzo Arese SEDE MUNICIPALE ROBECCHETTO con INDUNO Guardando il mondo nuovo - 1997 - Acrilico su legno, cm. 110 x 155 con una sezione presso il CENTRO CIVICO di Malvaglio SPECIALE: Le strepitose cartoline di Sergio Ciulli. Un grazie particolare all’Amministrazione Comunale di Robecchetto che mi ha voluto invitare secondo un programma di eventi artistici e culturali apprezzabili per la loro onestà intellettuale e per la testimonianza di impegno nel nostro territorio. LO SPAZIO dele cose III° Edizione PERIODICO A LUNGO PERIODO I° Edizione 1978 New York Caravan House Gallery II° Edizione 1980 Milano Galleria l’Agrifoglio Astrolabio - medaglione - 1997 Argento, fusione a cera persa, diam. cm. 6 EDIZIONE SPECIALE 1997 Francisco Goya Il sonno della ragione genera mostri (circa 1797), disegno per l’omonima incisione dei “Capricci” Madrid, Museo del Prado. LO SPAZIO delle cose “Il sonno della ragione genera mostre” Daniele Oppi Il sonno del pittore davanti al ritratto di Ho Chi Min Dettaglio da “Naviglio 1” (1985) Al piccolo Leonardo, il nonno dedica. Ho preparato questo collage usando materiali visivi e testuali di alcuni amici, oltre ai miei. Ne dò notizia dettagliata a pag.15, e ringrazio tutti.

LO SPAZIO delle cose - Daniele Oppi · LO SPAZIO delle cose - 1997 IL MONDO IN UN QUADRO Se guardiamo con attenzione i quadri “astratti” di ... Ma qui si tratta di far entrare

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M O S T R E30 NOVEMBRE ‘97

9 GENNAIO ‘98

Palazzo Arese

SEDE MUNICIPALEROBECCHETTO con INDUNO

Guardando il mondo nuovo - 1997- Acrilico su legno, cm. 110 x 155

con una sezione presso ilC E N T R O C I V I C O

di Malvaglio

SPECIALE:Le strepitose cartoline di

Sergio Ciulli.

Un grazie particolareall’Amministrazione Comunale

di Robecchetto che mi ha voluto invitare secondo un programma

di eventi artistici e culturaliapprezzabili per la loro

onestà intellettuale e per la testimonianza

di impegno nel nostro territorio.

LO SPAZIOdelle coseIII° Edizione

PERIODICO A LUNGO PERIODOI° Edizione 1978 New York

Caravan House GalleryII° Edizione 1980 Milano

Galleria l’Agrifoglio

Astrolabio - medaglione - 1997Argento, fusione a cera persa, diam. cm. 6

EDIZIONE SPECIALE

1997

Francisco Goya

Il sonno della ragionegenera mostri(circa 1797),disegno perl’omonima

incisione dei “Capricci”

Madrid, Museo del Prado.

LO SPAZIO delle cose“Il sonno della ragionegenera mostre”

Daniele Oppi

Il sonno del pittoredavanti al ritratto di Ho Chi MinDettaglio da“Naviglio 1” (1985)Al piccolo Leonardo, il nonno dedica.

Ho preparato questo collage usando materiali visivi e testuali di alcuni

amici, oltre ai miei.Ne dò notizia dettagliata

a pag.15, e ringrazio tutti.

LO SPAZIO delle cose - 1997

IL MONDO IN UN QUADROSe guardiamo con attenzione i quadri “astratti” diDaniele Oppi, vi scorgiamo degli insospettati elementi difiguratività che conferiscono al dipinto significatività cheva al di là di quella, puramente estetica, del segno consi-derato in sè stesso.Tali elementi si collocano tuttavia in un contesto che nonè quello dell'ordinario spazio fisico tridimensionale,“teatro” della rappresentazione naturalistica, bensì inquello dell'interiorità, della mente e del cuore, più conge-niale ad un'urgenza espressiva e narrativa del tutto svin-colata da ogni preoccupazione mimetica.L'apparente configurazione astratta è in realtà la rappre-sentazione pittorica di un'ingarbugliata complessitàdiscorsiva formulata in un personalissimo codice simbo-lico che solo l'artista possiede compiutamente, ma di cuiognuno può liberamente disporre in modo altrettanto per-sonale.Come ha osservato Roberto Sanesi, Oppi immette nellospazio del quadro "un viluppo di figure brulicanti, con-torte, come investite da un vento d'allucinata follia",figure impastate in un "informe status psicologico” nel

quale "restano indistinguibili, organizzate e insieme sol-lecitate in vischiosi arrovellati virtuosismi dinamici,sospinte a una definizione, risucchiate in un grovigliomagmatico”.Il trionfo di questa caleidoscopica cripto-figuratività lovediamo, in particolare, in un'opera del 1992, “Materialiper un quadro”, che è una sorta di meditazione meta-pit-torica sul lavoro dell'artista e sul rapporto tra l'opera e larealtà.Come da una fantasmagorica “cornucopia”, si squadernaagli occhi dell'osservatore, con le sue luci e le sue ombre,un caotico “frullato” di frammenti di tanti universi giu-stapposti od intrecciati (lacerti “euclidei” trapiantati inun iperspazio), che nell'insieme sembrano quasi costitui-re un'istantanea dell'“Aleph” borgesiano, di quel magico“speculum universale” che sembra poter concentrare inun punto la cangiante e multiforme varietà del Tutto,fatta di tutti i tempi e di tutti gli spazi.Tentando di adeguarsi alla stupefacente realtà da rappre-sentare, il discorso si dirama in centomila rivoli che siintrecciano, si ricompongono, si sfilacciano, si perdononei labirinti della più aperta polisemia.Ma qui si tratta di far entrare in un quadro l'Universointero! Una simile ambizione ci richiama l'ossessione delpittore Bahzad (di cui parla lo scrittore tunisino ShamsNadir), il quale voleva “riuscire a realizzare un giorno ilCapolavoro: una tela capace di racchiudere entro lapropria superficie dipinta, come in uno specchio addo-mesticato, la quintessenza del reale, tutte le meravigliedel mondo e i suoi misteri, il segreto della Rosa, la rive-lazione del Velo, l'evidenza della Verità”.Anche Oppi, con la sua consueta garbata ironia, vuoleper lo meno provarci; addirittura mette nel quadro anchesè stesso e la sua tela vuota, nel mezzo del vortice diquella straordinaria varietà di “materiali” che si dovreb-bero trascegliere e fissare con il pennello. (Che l'impresasia sovrumana lo sa benissimo, tant'è che si fa assisteredal suo benefico “nome tutelare”, misteriosa presenzaalle sue spalle che vigila e protegge come un angelocustode).In definitiva, però, l'impresa è fallimentare: la realtà ètroppo vasta e complessa per essere compresa tutta inuna tela, la quale non può catturarne che un infinitesimoassaggio. (Parafrasando Montale, potremmo dire che èpretesa assurda chiedere al pittore l'immagine che la“squadri da ogni lato”). E' importante, però, capire cheanche il poco può rinviare al tanto (e, ancora di più, indi-rizzare al Tutto), che la finitezza dell'opera d'arte riman-da ad una ricchezza che da essa trabocca e di gran lungala supera, che il vero valore ed il più profondo significatodi un quadro stanno al di fuori di una più o meno limitatasuperficie di tela dipinta, nella ricchezza spirituale del-l'artista che si fa conoscitore, interprete e comunicatoredel Mondo.

agosto 1997 Pinuccio Castoldi

Il SindacoFranco Ottolini

L’Assessore alla CulturaGiorgio Braga

Qui sopra: 1) dettaglio del vero quadro nel quadro.2) dettaglio di Oppi che firma dentro al quadro con il suo nome tutelare.

Materiali per un quadro - 1992 - Acrilico su tela, cm. 200 x 150

Daniele Oppi è un artista che ha deciso di vivere inun piccolo paese, ma non ha racchiuso il suo mondoin uno spazio limitato.Grazie a questa sua scelta la cascina del Guado èdiventata un punto di incontro per molti giovani ed ildibattito culturale, così vivo negli anni ‘70 e ‘80, hatrovato un punto di riferimento costante.Daniele non è mai stato un artista avulso dalla vita delpaese, ma anzi è sempre stato una persona che si èinteressata, e si interessa ancora, della vita sociale diRobecchetto con Induno.Ho condiviso con lui i banchi dell’opposizione inConsiglio Comunale e ci siamo meglio conosciutiproprio nella ricerca di un’alternativa per il governodel nostro Comune.Nei suoi quadri non ho mai ritrovato la realtà esterna,ma i problemi che ogni uomo ha nel proprio intimo.Daniele è così: la sua sensibilità e le sue capacità loportano a descrivere nei suoi quadri la gioia e le ansiequotidiane.Ricordo con piacere una sua personale al teatroNuovo di Milano. Grandi tele erano collocate nellavasta sala d’ingresso e, proponendo i sentimenti e iturbamenti dell’artista, coinvolgevano gli spettatoriintervenuti ad assistere alla rappresentazione di DarioFo. Dai commenti dei presenti potei constatare chenon solo io ero rimasto particolarmente colpito daquelle opere esposte.Adesso vedremo a Robecchetto con Induno una suamostra e credo che sicuramente sarà un appuntamentoimportante.

Sono lieto che Daniele Oppi, abbia deciso di riaprirela propria stagione espositiva iniziando daRobecchetto con Induno, comune dove abita e dipin-ge. La scelta di Daniele, di venire ad abitare nel nostropiccolo; Comune, inserito nel parco del Ticino ha for-temente caratterizzato e vivacizzato la vita dellaComunità.L’ho conosciuto, anche se indirettamente, nei primianni ‘70, quando, mentre frequentavo ancora le scuoledell’obbligo, lui conduceva l’esperienza della Comunedel Guado. L’ ho conosciuto approfonditamente nei primi anni‘90, all’inizio della mia esperienza amministrativa,affidandogli, attraverso il Raccolto, il programma cul-turale dell’anno 1993.Negli anni intercorsi fra questi due momenti, Danieleè comunque sempre stato una forza attiva, un punto diriferimento del nostro paese, per la cui crescita cultu-rale si è sempre impegnato. Questo suddividere le proprie energie in molteplicicampi è una peculiarità di Oppi, che se da un lato ci hatolto la possibilità di ammirare un numero maggiore disue opere, dall’altro ha permesso che il mondo deisuoi quadri sia qualcosa di meravigliosamente com-plesso nella sua semplicità. Credo che tutti dobbiamo essergli grati della sua sceltadi tornare a dedicare molto tempo alla pittura. Sceltache ci permetterà ancora di godere di quel suo modomagico di interpretare le problematiche più profondedella nostra società.Questa mostra si inserisce in un ciclo chel’Amministrazione Comunale vuole dedicare a treimportanti artisti della storia di questa comunitàDaniele, Giancarlo, Sandro.Ciclo iniziato nell’ottobre scorso con la mostra diColli, che proseguirà con la mostra di Negri e cheavrà termine con una collettiva dedicata ai tre pittori.

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e il Guado conosce ormai i miei passida ventotto anni, le mani sui gerani, lecarezze ai gatti e qualche parola furtivaai cani. Gli alberi si sono rivelati, aumentando iricami contro i cieli e nelle acque. Glialberi segnano e gestiscono le stagioni,avvicendando il significato della terra eindicando in avanti la morte e la vita.I miei simili brulicano nelle tribolazio-

ni, nelle felicità, in pace e in guerra conla vita già a partire da Induno, e poi aMalvaglio e poi ancora a Robecchetto eio, insieme ai miei cari, guardo verso di

loro come in un susseguirsi di tele dainterrogare, compiere.In questi anni mi è mancato il padre, sene sono andati dieci compagni impor-tanti per me e sono arrivati due nuovifigli e tre nipoti. Questi sono gli ultimi visitatori tra i piùmisteriosi ed esaltanti la mia piccola

fantasia di uomo della vallata.Ho un desiderio irrefrenabile di catalo-gazione, un sistematico sogno di scavonel passato senza rimpianti o nostalgie:solo la voglia di sorridere con il tempoche ha accumulato attorno a me unafantastica serie di eventi, opere, accadi-menti, interessi e vite intrecciate, unitedisgiunte accavallate.L’obiettivo di queste incursioni verso ilpassato è quello di accumulare energie,alimentarmi di forze nuove, di trovareastrolabi, sestanti, bussole per i passi daoggi (da ogni oggi) a domani, verso unainfinità di domani possibili.Il Guado conosce anche, spiandoli bene-

volmente, i miei passi verso le cartechiuse negli armadi, i libri ordinati negliscaffali e sussulta l’aria rarefatta deglistudi mentre visito stupito e curioso lemie anatomie della memoria.Ho sempre amato quella frase stampatasul mondo, dal Goya: “Il sonno dellaragione genera mostri” e, mentre a fati-ca mi convincevo che fosse giunta l’oraper una mia mostra nel mio comuneadottivo, qui a Robecchetto, ho sorriso

in un solo attimo ripetendo la frase e,per gioco la mutavo in : “Il sonno dellaragione genera mostre”. Ho trovato così il titolo di questa capi-

tolazione personale verso gli altri, chesempre ha caratterizzato la mia dolceriluttanza ad esporre. Dolce come una medicina amara che lamamma ti porgeva sul cucchiaio conuna zolletta di zucchero, ma che infondo tu sapevi che ti avrebbe fattobene, e forse guarito.Riprendo, per questa mostra irragione-vole, nel sonno della ragione, la miapersonale testata giornalistica “lo spaziodelle cose” per un collage sicuramenteun po’ oscuro al lettore, per il riaffiorareinconsulto di citazioni e incitazioni.Una specie di mostra di carta per frattali e frammenti in similitudine con le mie intenzioni del dipingere. Vorrei più tempo per fotocopiare fra meridiani e paralleli un anello compiutoed equidistante come l’ipotetico e misterioso luogo dell’equatore.

LO SPAZIO delle cose - 1997

Il tempo dei trent’anni è vicino,

Sia la parola scritta libera e consapevole, detta qui da alcuni di quelliche si ritrovarono a creare insieme nuovi incontri e segnali, contem-poranei tutti, e tutti pieni del silenzio di chi è abituato a fare.

Così grandi,

oltre i trent’anni,

i miei carissimi Elisabetta e David Oppi (gioielli).

1974 e 1986:

i miei quattro figli con Franca.

L’auto di papà Giuseppe Oppi in visita. (1973)

Il vecchio pioppo caduto.

Leonardo, mesi 4, con papà Francesco.

Daniela con Alessandro.Massimiliano e Federico, i miei amici nipoti.

Una moltitudine di amici discreti ma moltoinfluenti: i libri. Ricordando l’America 1997 - Acrilico su legno - cm. 107 x 154

Lela

Alla mia Franca

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Mamma Caterinaversione fototessera

LO SPAZIO delle cose - 1997

La mia partita aperta con il computer

E’ il momentolo annuncia la morsache attanaglia l’uomoal week-endin fuga lucidadentro l’automobile.E’ il momentolo grida la differenzatra tecnologia e la morte,tra la volpe tremantesenza boscoe il jumbo jet.Cantano.Vengono avantie domandano soluzioni.Grande speranza del mondo,i computersvengono avantima domandano soluzioni,in un brivido organicodi responsabilità.E’ il momentodella risposta,per un solomomentosia l’amore.

testo pubblicato in occasionedella mostra a Como

Venga avantichi è capace di fare il totale.Si parli ancoradi volontariper tirare le somme.Diventa difficile: a meno che non si accampicome usail verdetto del computer.La sua parola contro la mia:e perderà.Ma sarà una questioneche verrà fuori,e cioé che perderemo tutti:noi mondo.

Il Quarto Regno

Siamo alla porta del Regno dell’Informazione.Veniamo dal Regno Animalee portiamo con noi le Ambascerie dei Regni Vegetale e Minerale.Si sono lacerati i confinidella nostra Dimensione.Quello che sembrava un Accessorio,ciò che pareva Servizio, si rivela ormai Altro: lo chiamiamo computer.Entriamo noi nella Nuova Dimensioneo -di fatto- entra in noi e fra noila percezione del Nuovo Regno?Distinto, codificato, aristotelico e scoperto. Scoperto ora e introdotto di fatto come categoriaparitetica agli altri tre Regni.Ora sappiamo di qualche cosadestinata a determinare, favorirei Cambiamenti.Non abbiamo mai messo in discussione(a differenza di tutto il resto)la questione dei Tre Regni.Certo, li abbiamo identificati,ma siamo ancora lontani dal conoscerli.Mai abbiamo dubitato della loro presenzae degli ampi, generali confiniche contengono le catalogazioni.Il Regno dell’Informazione si è materializzato,e sembra essere il luogo della Scienzae della Ricerca, il luogo delle genesi e delle revisioni di sé.Esso risponde alle leggidella generazione, dell’evoluzione e della degenerazione, come gli altri Tre Regni.Occhi quadratisi aprono sulla Grande Spiegazione.L’ antichissima presenzaoccultata inconsulta intuitivamisteriosamente indistruttibile,emergente dai Grandi Segnaliora appare, rivelata dall’impianto concreto dei mezzi che l’hanno materializzata:è la Creatività.

Il Quarto Regno scopre e decodifica,riflette sul processo creativo,apre la porta dell’Energia.E’ il Regno del Soccorso,Fratello sollecito, nuovo e prodigo dell’Istinto di Conservazionee dell’Intelligenza.Siamo andati di là del muro, oltre lo specchio.Nell’aria tesa e tersa,la Precisione e la Rivoluzionesi danno la mano,la Fantasia e la Regola si abbracciano.Gli spazi si replicano nell’antispazio,e incontrano i Termini.I Termini chiudono il campo, recintanoil luogo dove non esistono recinti.Il video chiama l’antivideo, il quadro travolge il quadro o, viceversa,il video chiama il quadro e l’antivideo travolge il quadro.Le realtà si placano nelle interpretazionimostrando cause e riflessioni,docili alle rivelazioni.Con il computer irrompe nella vita nuovo teatro forzando e moltiplicando gli artifici.L’invasione conferma l’istinto di trasformare il reale, la continua creazione di videogiochi,la passione per le espressioni iconiche.L’artista fa parte del Quarto Regno?(domanda a codice)“In modo organico, totale”risponde una voce visiva,muta di suono e sintesi di immagine,vibratile, in verde, su fondo scuro.

19801970 1989testo scritto in occasione

di “Agonia di una mostra” a Finale Borgo

A proposito dei trent’anni... (due dediche)

Il mio primo amico, più giovane di me di 4 anni, è Giosi Deffenu (infanzia e ado-lescenza comprese) e incomprese, come sempre. Nell’ottobre del ‘97 mi arriva unsuo fax inaspettato e magico, con le mie due dediche del Natale ‘52 -per un libroda me regalato ( MASSIME di La Rochefoucauld) e per l’onomastico di Giosi nel1964. E in questo caso il libro era “Trentesimo anno” di Ingeborg Bachmann.Riporto qui le mie dediche di allora, a memoria futura, in omaggio al sonno dellaragione. Grazie, amico.

A GIOSI - Natale 1952

Massime ........... caro Amico,Parola vuota, perché troppo ripiena.Ma non libro vuoto: pensieri.Ecco, forse così va “Meglio”

Daniele

A GIOSI - S. Giuseppe 1964

Il trentesimo annoè il centro del ponteche io guardo,girando il capo indietroe che tu vediavanti a te.Sotto gli archi,al centro,la corrente è più forte.Sotto il ponte.

Daniele

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Tornare sui propri passi, arrivano i distruttori - 1991 - Acrilico su tela, cm. 120 x 120

testo pubblicato in occasionedella mostra a San Paolo

Il bagatto pittore - 1992 -Acrilico su tela - cm. 30 x 50

Una ricerca con il pennello, 1995

Naviglio Grande con Enel

Naviglio Grande con Guado

Due ricerche con il computer, 1986

LO SPAZIO delle cose - 1997

Si, lo confesso,io sono come i miei quadri e imiei disegni, difficile a inqua-drare, a causa di una polifoniaparcellizzata e contrappunta,dove le mie icone frammenta-no e fermentano, rendendoardua e appassionata l’inter-cettazione, il motivo, la collo-cazione.Eppure, come hanno rivelato (anche a me stesso) gliscritti di chi ha guardato dentro ai miei quadri, i fram-menti si possono identificare e osservare nella lorounità compiuta.

LA COOPERATIVA DEL GUADO

Fra questi per passare al tema autobiografico, salutol’imminente venticinquesimo anniversario della coo-perativa del Guado, un alveare prezioso di comunica-zione e stampa tutt’ora pieno di nettari creativi.I miei quadri appaiono come una radiografia del miocorpo, e lo rivela l’autoritratto fotografico del ‘69 equello dipinto nel 1989.

VENTICINQUESIMOANNIVERSARIO

il GuadoEcco, ho cercato di vivere per dipingere e mai ho pen-sato di dipingere per vivere. Trovo il coraggio e lasfrontatezza, in questa edizione de “Lo Spazio dellecose”, di scrivere come se nessuno mi potesse leggereridendo di me in una sorta di commemorazione rifles-sa.Lo Spazio delle cose è calpestato, frequentato dallepresenze attive che lo animano.

LA COOPERATIVARACCOLTONel 1991 ho cercato dovefossero gli artisti, chi fos-sero, come vivessero: hochiamato a voce alta pernome miei amici e i tribo-lati della creatività, tentan-do l’impossibile, cercandodi coniugare le differenze,di amalgamare alchemicamente contraddizioni e con-trasti.L’importante era ed è non teorizzare ma provare, tenta-re ipotesi costruttive per nuovi prototipi espressivi,mischiando esistenzialità, utopia, pragmatismo, pro-gettualità.E’ in quell’anno che nacque il Raccolto, una cooperati-va culturale che è affidata all’intelletto e al travagliodei suoi stessi associati, cui sono grato per la nobiltàd’animo, per lo spirito di comprensione e per la dolcetolleranza.Mi rendo conto di avere disegnato una grande interro-gativo, con la sua voluta circolare, che parte da uncentro e forma un anello svolto diritto verso il bassoprima di un punto fermo. Il dolce segnale del punto di domanda campeggia suuna sconosciuta opera che mi sarà dato di iniziare nel-l’ora più vicina alla mia stessa morte.Fino ad allora io sento una presenza collettiva di pen-sieri e di azioni intense e umili, concatenate tra di loroe tra più persone in compiti e volontà che sento benefi-che e che mi paiono affermare che

“vi sono molte cose da dire e da fare, ma da dire solamente non ce n’è”.

A un amicoEravamo nel 1972 e mi trovavo circondato, nel mio avampo-sto della Cascina del Guado, dall’assedio pervicace e durodei giovani e giovanissimi di allora. Venivano avanti in rapi-de sortite, in tumultuosi assalti, per poi attestarsi vigili neiloro accampamenti mentre io, dalle mura del Guado, osser-vavo in attesa del prossimo attacco, riflettendo pensoso sucosa sarebbe stato di me senza quella continua stimolantebattaglia.E un mattino all’alba, mentre sul fronte ovest il Naviglioproteggeva con le sue acque la fronte della cascina, nellaparte est che dava sulla costa della vallata del Ticino sispezzarono le catene del ponte levatoio e irruppero.Quando gli andai incontro spezzammo il pane e brindammo:ci trovammo nello stesso spazio, nello stesso tempo, per fare.Tra i tanti giovani della Cascina del Guado ve n’era uno,come molti altri con i capelli lunghi sulle spalle, ironico eraffinatamente contadino, forte e ridente, dai vivaci occhinocciola, accesi e visionari.Questo giovane era Piero Fabbri che formicolava energiecreative, e continue ipotesi progettuali, animato sempre, etenero trascinatore di felici attività. Molti anni dopo midedicò questo testo:

Daniele e il quadro*La tela non gli bastava mai. Finché un giorno un veliero incendiato scontrò l’arenile. E si incagliò bruciando.E il quadro lo contenne.Contenne l’implosione e gli scoppi, la paura e i colori.L’oceano baciante il cielo, dalla riva era sereno, infinitocome un desiderio.L’arrovellarsi delle vele e il crepitio dei legni per il fuoco, colmavano un silenzio assordante in tutta la plaga.Vennero genti a teatro e trepidanti rimasero ritte contro il disastro. Non entrarono nella scenaperché restarono a distanza di sicurezza, ma accolsero i marinai naufraghi del veliero.

Piero Fabbri, 1989* “Il veliero”, acrilico su tela, cm. 100 x 70 - Collezione Scadinavian Airlines System (SAS)

RACCOLTO

Autoritratto 1969Foto e diapositiva proiettata

Autoritratto dipinto, 1989.Alla Galleria Dissemination.

Paolo Suman si accende una sigaretta tra mille e mille fogli dastampare. 1976

Le opere del RACCOLTO, nella sua ormai storica versione con i25 artisti e autori del 1991. Erano presenti, all’interno opere diBaratella, Crivelli, Deodato, Oppi, Petrus, Pizzi, Spadari, Tadini,Fabbri, Galli, Ventura, Zosi.

La Cascina del Guado, vista dall’Alzaia Naviglio.Partendo dall’idea creativa iniziale, i periodici degli Enti Localisi sono moltiplicati.

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1973-1998

Emilio Tadini Stefano Pizzi

Qui sopra, due serigrafie cm. 35 x 50. Curate dal Raccolto nel 1991.

LO SPAZIO delle cose - 1997

La pittura di Oppi, nella sua palese irritazione,è tanto visionaria quanto lucida per ciò cheriguarda la condizione dell’uomo. Dunque nonestatica, piuttosto toccata da una paura (non daun tremore), che si manifesta - qui e in esempipiù lontani - per sollecitazioni di tipo espres-sionistico. E allo stesso modo in cui sembraevitare la cronaca per affrontare il senso dellastoria, si direbbe non considerare l’individuoin quanto tale ma la folla, il gruppo, le correla-zioni interne. Talvoltafino al racconto. A differenza di quantoaccadeva nelle sue provepassate, frammenti rav-vicinati di drammatichemetamorfosi in atto(“strane forme di mac-chine minacciose chestraziano... la realtà orga-nica della natura”, secon-do De Micheli, 1970), lapittura attuale di Oppiprende le di-stanze dal-l’oggetto singolo, dalparticolare portato in pri-mo piano e indagatominuziosamente lascian-done emergere unasostanza di terrore, edilata il paesaggio, dispo-ne uno scenario allargato (ancora un particola-re sebbene più leggibile). E in questo spazioimmette un viluppo di figure brulicanti, con-torte, come investite da un vento d’allucinatafollia. La messa in rilievo di uno status infor-me (psicologico) equivale in alcuni casi a unasorta di cancellazione metaforica o a unadenuncia in blocco di cose di cui non sappia-mo altro se non che sono paurosamente pre-senti, all’esterno, oggettivamente, e nello stes-so tempo all’interno di noi: complesse, inestri-cabili. Sentiamo di farne parte. Per questo lefigure restano indistinguibili, organizzate einsieme sollecitate in vischiosi, arrovellati vir-tuosismi dinamici, sospinte a una definizione,

risucchiate in un groviglio magmatico. Che le figure si annettano la scena e lo spaziole inglobi, che si presentino come conforma-zioni accidentali di un paesaggio stravolto conconsequente e inquietante unificazione d pul-sioni in contrasto provocando associazioni dinatura malata, di umanità ridotta a condizionelarvale in un meccanismo metamorficoanimale - vegetale inarrestabile (la stessa fron-talità di quasi tutti i quadri è indizio di un

moto “chiuso”, in conclusione di una stasi perspinte opposte), a volte annunciando un mali-gno ludus naturae, un’indicazione di fratturee sconvolgimenti innaturali, e solo a tratti vi sipuò intuire un segreto risvolto salvifico subitorepresso, tutto questo non lascia dubbi sull’in-tenzione “dimostrativa” di Oppi. Sul suo invito a un giudizio. Quella chepotrebbe apparire un’accidentalità stilistica(ma alle spalle di Oppi si intravedono modelliprecisi, da un certo fiammeggiante linearismogotico filtrato dal simbolismo fino all’organi-cità di Max Ernst) si muta per proiezione psi-cologica in “accidentalità” della condizioneumana.

Tra utopia e profezia di Roberto Sanesi - 1980

Notizie di cronaca

Aprile 1996, vallata, nei pressi del vecchio Molino delGuado.Il segno incomprensibile della violenza si abbatte improvvisamente econ determinazione. Si annida dentro e fuori di noi, sia in episodi di poco conto come inmacroscopiche espressioni di risonanza mondiale. Ma anche nel più piccolo episodio di sopraffazione della vita vi è giàil germe dei crimini più terribili, fino a quelli perpetrati contro l’uma-nità. Il movente non giustifica: il segnale è il medesimo, anche quan-do si tratta dipiccoli cani.Non rimediano iprocessi, finchéla condanna nonriscatterà maigli uomini dal-la violenza.

Atroce fine di cinque giovani cani dopo lunga agonia:

avvelenati da ignoti.

Il grande blu - 1988 -Acrilico su tela, cm. 140 x 200

Daniele Oppi si ferma a leggere.

Amplessi e salvezze sovrastanti - 1980 - Acrilico su tela cm. 120 x 80

Monumento possibile1995

Acrilico su tela,cm. 70 x 90

Cani abitanti alGuado.

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Dettaglio di nudofemminile.Disegno a china.

LO SPAZIO delle cose - 1997

Io non vado mai in città,praticamente vi ritorno.Una frequentazione assi-dua, rarefatta quasi fossel’imitazione di un postodi lavoro anomalo, dovele ore settimanali sonogià diventate dieci ododici, oppure, in alcunicasi, diciotto. Attraverso la mia Milanonatìa sorprendendomiogni volta in una dimesti-chezza cronica, quasi nonl’avessi mai lasciata nondico per un anno, manemmeno per un minuto:questo mi rende ugualealla sua grande capacitàdi non sapere più checosa sta facendo, scono-scendo il suo degradofisico e mentale, avvilup-pata -e qui noto con sgo-mento la differenza dame- in una dissennataincuria spirituale che la

agita da un lato all’altrodel suo ring regolamenta-re come si trattasse di unpugile suonato. Ma io levoglio bene attraversan-dola, e i miei sono incon-

tri non proprio pugilistici,e comunque spero sem-pre che non si veda lacintura del campione eche questi round non fini-scano con un KO.

Non vado mai a Milano,praticamente vi ritorno

Nel vento del surrealismodi Franco Floreanini - 1993

Personalità inquieta, del tutto aliena alle influenze delle mode, dall’esperienzaumana ed intellettuale di molteplici curiosità, oltre che pittore è operatore culturalenel campo delle comunicazioni di massa e promotore di iniziative sui rapporti frapolitica e cultura. Oppi ricorda sotto certi aspetti l’irriducibilità di altri artisti, ilpoeta Emilio Villa e il narratore Guido Seborga. Oppi si accosta alla tematica sur-realista dopo una giovinezza come pittore figurativo, influenzato dall’espressioni-smo, nel tema delle crocefissioni soprattutto da Rouault. L’inconscio di DanieleOppi si esprime visivamente con le “infernali” associazioni di oggetti smembrati,cascami della civiltà postindustriale, scorie del consumismo. Che tuttavia trovanocontrapposizioni “angeliche” nell’apparizione della nave, una specie di arca di Noèo dell’agnello, simbolo di una natura innocente sacrificata a una tecnologia impaz-zita. Lo smembramento delle forme, dal mondo geometrico ai frattali, reso ora concampiture chiare, ora accese, alternanza di barocco caldo e barocco freddo, è com-posto entro un reticolo di semi. la sua mano non si abbandona mai al puro gesto: larigorosità del disegno conferisce ordine all’associazione delle immagini, specularialle rovine dell’odierno modo di produrre e consumare, il colore non è mai flut-tuante o a macchie. Oppi è artista anomalo e singolare in un mercato dell’artedominato da un citazionismo che spazia dal classicismo al dadaismo, dall’astratti-smo all’espressionismo fino al pop art, che non riesce a dissimulare l’omologazionedi linguaggi e che naufraga in un logoro manierismo.

libreria BOCCA

Per risollevarsi da sè medesimiAlla devo la libertà ulteriore dei miei giorni del 1996 edel ‘97 per avermi accolto in un dialogo semplice enoncurante, ma molto naturale. Chiamavo scherzo-samente i miei giovedì presso l’Ufficio delle AttivitàCulturali una forma di autopunizione. Ho godutodella compagnia di una avventura intellettuale esociale dalle caratteristiche uniche, in una sospensio-ne progettuale che incute grande rispetto e tenerezza.Cari amici e compagni dell’Umanitaria, ci siamo tro-vati fianco a fianco senza tanti complimenti e senzavolerlo. Tra quei chiostri vi sono ancora sottese ecustodite grandi energie per la nostra povera, riccaMilano. Mi sento autorizzato a considerarmi un tuoattento e appassionato difensore, carissima SocietàUmanitaria.

Umanitaria: i Chiostri e un collage di Oppi.

Incisione 1997 per la Galleria Bocca dei Lodetti, eseguita allaStamperia d’Arte L’Incisione di Corbetta. Tratta dal dipinto (pag.8)“Dalla città nascono i quadri”-1990 - Acrilico su tela, cm. 140 x 140

Da sinistra: Luigi Canzi, Italo Barbieri, Nico De Sanctis e Giacomo Lodetti

Individuazione dei frattali - 1968/88 - Acrilico su tavola - cm. 150 x 200

Franco Floreanini, l’uomo che miha confermato come sia impor-tante guardare avanti a sé tirandoforsennatamente il bagaglio deidati del passato, mi portò un gior-no a conoscere Giacomo Lodetti,un capomastro di libri straordina-rio che porta con noncuranzaverso il futuro una libreria dellafine del settecento. Accadeva nel1995 e con gratitudine rispondoalla cortesia affettuosa dellaLibreria Bocca in GalleriaVittorio Emanuele con una miamostra-presenza nel 1998.

7

Come si arriva all’Umanitaria, in via Daverio, 7.

LO SPAZIO delle cose - 1997

8Germinazioni di quadri - 1990 - Acrilico su tela, cm. 150 x 140

Una nascita della primavera,acrilico su masonite, cm. 200 x 140 circa

Tesi per non soccombere - 1970 - Acrilico su tela, cm. 80 x 120

Proprietà delComune di Vittuone,Sala Consiliare

Mentre mostro -impudico- i miei lavori, come si fa adimenticare le tante e tante iniziative per tanti artistie autori che dal ‘93 al ‘94 caratterizzarono le impresedel Raccolto? Il Comune di Sedriano ne fu il promo-tore con programmi di intervento pianificato annuale,cosa ben rara, e sicuramente d’avanguardia.

Note tecniche sulle mostre

Negli ambienti al primo piano del Palazzo Arese di Robecchetto, ora sedeMunicipale, si sovrappone una funzione di galleria lungo le pareti degli spazidi solito adibiti all’amministrazione della Cosa Pubblica ,e mi sta bene que-sta doppia funzionalità che appaga, con opportuna metafora, il senso che iostesso ho del mio essere, legato alla consapevolezza dell’impegno civile eall’inconsapevole fascino della creatività.

SedrianoArt

LO SPAZIO delle cose - 1997

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Succedono comunque piccoli episodi - 1997Acrilico su legno - cm. 107 x 154

Il volto della paura e del coraggio - 1968 - Acrilico su tavola - cm. 150 x 200

Ciaikowski incontra Wagner, paesaggio sonoro sotto la realtà - 1993 -acrilico su tela, cm. 100 x 70

Spettatori indecenti di una mostra - 1987 - Serigrafia ispirata dal dipinto“Naviglio 2” del 1986 - cm. 35 x 50

Il luogo dove non simostra, la “non galleria”.

Questo è un quadro importante,perché racconta amaramente ilnaufragio della mostra previstaalla Triennale di Milano nel1986, finanziata totalmente dallaUnisys e mai realizzata, dopo unaserie di ambigue posizioni diaccettazione e di rinvii di periododa parte dell’Ente e/o delComune.Sul retro della tela sono scritte leidentità dei personaggi rappre-sentati. Una normale storia di dianormalità. Quattro anni dopo lamostra fu accolta, ma io rifiutai.

LO SPAZIO delle cose - 1997

La mostra continua al primo piano dell’edificio restauratodelle ex Scuole Elementari di Mal-vaglio, ora Centro Civico e di servizioper le Associazioni.Ne sono lieto per due motivi, il primoperché tra queste pareti si respiraancora il vocìo, le pene e le monelleriedei fanciulli, simboleggiando la miapassione per lo studio; e il secondomotivo per il mio rapporto storico eaffettivo con la frazione Malvaglio e ilsuo popolo.

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Le vecchie Scuole Elementari di Mal-vaglio ristrutturate come centro sociale edi servizi. Per quanto riguarda le mienote sulla scuola qui a fianco, ricordo cheanche la sede Municipale era anche sededelle Elementari di Robecchetto.

Centro Civico di Malvaglio.

LA MOSTRA COMINCIA là dove comincia l’espressione della sua comunicazione, nello spazio che contiene il luogo, nello spazio del luogo che contiene l’opera,che contiene nel suo spazio luoghi e cose, espressioni pronte ad essere portate, nel tempo e nello spazio di ciascun “sé” che guarda: il quale sé comincia a guardaredallo spazio più ampio, nel tempo che sembra precedere il punto esatto più piccolo; che è lo spezzone, il frammento estrapolato e cioè l’opera stessa, là, in quel postodeterminato.

Le riproduzioni nei riquadri filettati - A e B - contengono molti quadri pronti, di cui si dà un esempio qui sopra, qui sotto e nella pagina accanto. L’importante è fare unquadro che ne generi tanti altri.

Naviglio 1 - Compleanno di Franca - 10 giugno 1985 - Acrilico su tela, finito 1986 - cm. 400 x 150

A

LO SPAZIO delle cose - 1997

21 TAVOLE RACCONTANO MOLTI PARTICOLARI

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Da Brüegel il Vecchio.Insegnare a tanti, per imparare da tutti, e si applica anche l’asino.

Lulù, gattastorica imitail lucertoloneimitato dal Dürer.

A Sinistra (1) l’invito di inaugurazione del bar Italia, prima iniziati-va pubblica della Cooperativa del Guado in Malvaglio (1972), fon-dando la Cooperativa di consumo. Tanti concittadini ricordano.(2) Campanile della Chiesa di Malvaglio, fotografato da StellaCeracchi (1997), la magica amica di Roma.

(1) (2) I FATTI E I TUMULTI DEL 1986dentro a tre dipinti

CENTRO CIVICO DI MALVAGLIO(realtà virtuale della Triennale)

1997-98

Siamo pronti a far sì che un grande quadro-repertorio contenga la nascita -per partenogenesi- di tanti quadri dalla vita autonoma e derivata, come nel regno animale evegetale. Realtà virtuale, aiutaci tu.

Naviglio 2 - Inizio nel luglio 1985 - Acrilico su tela, finito gennaio ‘87 - cm. 400 x 150.

BENE, ALLORA HO COMINCIATO IL 10 GIUGNO 1985 due grandi tele del for-mato di mt. 1,60 e mt. 4 di base. Sono i telai di una “simulazione” di murale preparatoda giovani cileni nel 1974, poi squarciato dal vento e dalla burrasca. Era il complean-no di Franca -nata il 10 giugno 1945- e insieme il mio regalo, preparato con un picco-lo rinnovo di pennelli e di qualche acrilico, per 60.000 lire a Cuggiono. Sono due tele.Dipingo dal 1948, dopo un apprendistato entusiasta che risaliva al 1936, anno in cuimi produssi in un sotto-torta a matite colorate con accampamenti abissini e bandierineitaliane, con la scritta pre-scolare e fatidica di DUX in cima al giallo della corniceautarchica colorata.

B

E’ dai quadri di Daniele Oppi, che èsorta in me l'immagine/metafora dellabirinto dalle mille uscite. Via via chesi penetra, infatti, in queste ampiesuperfici zeppe di colore, ci si avvede-e forse non senza sorpresa e stupore-che “oltre lo specchio”, per usare lastraordinaria invenzione di LewisCarrol, scopriamo, con la sua Alice,tutto un universo, un repertorio ogget-tuale imprevisto e imprevedibile: voltie nudi di donna, paesaggi, alberature,squarci urbani, animali. Incasellati,incastonati nell'insieme visivo, questisquarci di una “realtà” che può appari-re “immediata”, acquisiscono unanuova, diversa, dimensione e rilevan-za. Appaiono, emergono, come imma-gini ipnagogiche nel torbido passaredalla veglia al sonno, o come squarciilluminati da un lampo fugace nellepur vive tenebre notturne di un cieloin tempesta, proiettate su una ribalta,icastiche, incastonate -ovvero, vice-versa, fuse, diffuse- nel gioco di formee di colori che le avviluppano. Ma, inun caso come nell'altro, da qui, da

queste figure, o scorci, da questaimprovvisa e inattesaimago mundi, siapre e dispiega, come un varco, undeposito della memoria, una madelei-ne proustiana, una joyciana epifania,entro l'intrico che la circonda e di cuiè parte. E' un gioco sottile, raffinato,che rende esplicito, in questa pittura, ilmodulo di un' opera di pensiero chesempre, alla produzione artistica chenon sia mero dilettantismo, è sottesa.Una pittura, perciò, che a me -ben lon-tano come sono dalle competenze diun critico d'arte- appare fruibile noncerto a prima vista, ma nel silenzio enella meditazione che sono insiemedistanza e compresenza. Vi si sentedentro, vi sento, lo stesso attivo silen-zio dell'“anima” di un complicato“elaboratore” elettronico: dal quale,appunto, attendiamo che possa rispon-dere a una nostra domanda sospesa,che ci induca, per vie sempre diverse,a esiti non forse supposti, ma possibili.Ignota latebat: l'ignoto era soltantonascosto, secondo l'espressioneemblematica di Giovan Battista Vico.

LO SPAZIO delle cose - 1997

Il labirinto dalle mille uscitedi Mario Spinella - 1990

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Massimo Silvano Gallie le sue dedicheper i mieicompleanni.

Caro Massimo, tu che hai spartito e condiviso gli annipiù accesi e felice dell’utopia RAC-COLTO, sei il testimone-protagonistapronto alle marce lunghe.Si, sei uno scrittore, un vero scrittore.Non consolartene.Testimone io, ora, dei tuoi segnali: per“PRO-MEMORIA”.

L”ovale delle uova marce - 1988Acrilico su tela

Un ovale con presenze inquietanti - 1990Acrilico su tela

TOGLIETECI IL PANE E NOI CI NUTRIREMO DI CAREZZE RUBATE AL TEMPO.TOGLIETECI L’ACQUA E NOI CI DISSETEREMO ALLA FONTE DI UNA BOCCAOVE IL NETTARE E’ IL BACIO ANTICO.TOGLIETECI IL SONNO E NOI SUL LETTO DELLE EMOZIONI CONTEMPORANEE CI RILASSIAMO SPALLA A SPALLA GUANCIA A GUANCIA.TOGLIETECI IL TEMPO E NOI VIVREMMO TRA PASSATO E PRESENTE.TUTTO E NULLA PER NOI E’ TANTO. L’ANIMA SI CIBA DI SILENZIO,DI MANI CHIUSE, DI GEMITI ANTICHI, DI STELLE RITROVATE, DI STRADE PERCORSE MILLE

VOLTE E TOCCATE NEL PRESENTEROMA, 16 AGOSTO ‘95

La grande barca dei vinti e dei vincitori - 1974 - Acrilico su tela, cm. 150 x 200

Entrata avventurosa - 1979 - Acrilico su tela, cm. 70 x 50

Il cibo dell’anima

A Stella, Stellina, l’amica della Bambina del Guado, questo spazio di sua poesia sul cielo dellasua foto scattata questa estate nella vallata della cascina Guado di Induno.

Caro Mario, a Te sempre vivo per tanti e pur sempre, a te, che sei l’immagine più determinata e razionale del laboratorio-utopia , dedico con Leonardino.

Pensate a un Bosch, il qualeabbia scoperto i fumetti e l’ae-roplano. Pensate a Goya che, auna sfilata di moda, graffia i“capricci” con una penna asfera. E ad Armani che li com-pra.Pensate (suggerisco alla svelta)a un tenebroso Füssli di tenta-zioni televisive: a un WilliamBlake come atleta di utopie,gonfiato dagli estrogeni; ad unasorta di catalogo ensoriano, distrabiliante impronta grottesca,diluito, sparso, seminato incontinuità nelle occasioni deldipingere. A un WilliamHogarth che, disegnando, assi-ste alla partita di calcio. Algreco Savinio, degradato daimiti dell’Olimpo a quelli delmercato rionale. Pensate a un

Masson più denso, a un Mattaegualmente astrale, ma più spi-goloso, sfaccettato, rotto ediscontinuo, più povero. Pen-sate a una forma di minacciosoallarme “catalano”, avvolgen-te, con un embrione di Dalìfermo al palo, sempre sollecita-to, sempre rifiutato. Pensatealle architetture organiche diun Gaudì comprate di secondamano.

Tutto questo, e altro ancora,alita per grandi orbite sull’offi-cina dell’artista, senza cheOppi se ne dia pensiero. Unamatassa profanissima di stellefilanti, grovigliosa, incombesul suo carnevale di dolori, tra-scinando folate estreme di vec-chio incenso sconsacrato. Nonsi fa fatica a parlare di visionid’un occhio malvagio che con-vergono per talento, e vi si cri-stallizzano, in quel luogo dimeraviglie che è la tela: auten-tica, sofisticata “Wunderkam-mer”, o gabinetto di curiosità,proprio perché, qui, è stanzadelle torture.

Da dove sguscia un Oppi?

Viene fuori da una “carriera” arimbalzi, che contiene trionfid‘America e una serie di nega-zioni governate in prima perso-na; che rispecchia attività rami-ficate, tentacolari, trasgressive,e meditazioni sull’acqua.Parabola (o iperbole?) di unartista che, milanese, colto, difamiglia dorata, aveva capitosubito che l’arte vive didomande e muore di risposte.Nel suo corpo a corpo contro lanoia, aveva violato le attese,catturando e vivificando leistanze sociali che oggi lo scal-dano. Così come aveva fissatonegli stupori e negli incantidell’infanzia il nucleo miticoda condividere con l’interlocu-tore, con l’antagonista delmomento, per chiedergli quellatemporanea “sospensione d’in-credulità” che apre le stradealle avventure dell’arte.Importa, lo fa capire, esserecriticamente soddisfatti dellapropria vita quando viene iltempo dei consuntivi. Altriapparirebbe vittima di unrimorso prigioniero: un‘ango-

scia che è imponente, o meglioriluttante, se non a liberarsi sot-tovoce. Oppi, no. Ma forse, sotto il segno dellesue estasi e dei suoi disinganni,Oppi è una forza della naturache entra a mani basse nellacultura, e la disturba e la mettealle strette. Non per vana tra-cotanza o per ter-rorismo ideale, èevidente, ma perdesiderio di inno-cenza e, parallela-mente, di efficaciavitale.Il suo dramma delfare esprime in-quietudine dellecose che pulsano;però la tensioneche le sta sopra èadulta, e dunquetemperata, e dun-que attiva. Non lachiamerei neanchedinamismo, mapiù positivamente,“energia”.

LO SPAZIO delle cose - 1997

L’inquietudine adulta di Luciano Prada - 1988

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Il bacio - 1967/88 -Acrilico su tavola, cm. 35 x 50

Tornando dal Brasile - 1970 - Acrilico su tavola cm. 100 x 140

Evoluzione, I° e III° fase - 1979 - Due acrilici su tela, di cm. 50 x 70 ciascuno (dettaglio del trittico omonimo)

Arturina

Disegno per il poema recitante “Rio y Sangre” di Massimo Silvano Galli.

Questa è la strada da Milanoalla Cascina e viceversa.

LO SPAZIO delle cose - 1997

Pubblicità (consigli per gli acquisti)

Quando si vuole raccontare qualcosa di netta-mente percepibile e nitido su Daniele Oppi, èmeglio ricorrere ad alcune opere di larga acqui-sizione popolare: il nome Lambretta, la lineaChicco, Brooklyn la gomma del ponte e la rivo-luzione della grappa. Io stesso, in questi ricono-scimenti, mi ritrovo e mi rassicuro, per ironia,quasi che fossero un riferimento storico cuiancorarsi, anche per sapere in quale epoca mi èstato dato di vivere. Fra l’altro queste mie operemi hanno fornito l’energie del disincanto e qual-che briciolo di saggezza riguardo a come eserci-tare l’arte dell’Arte.

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GLI AVVENIMENTI DURANTE LE MOSTRESala consiliare, ore 21.00

Sabato 6 DICEMBRE - presentazione del libro“Induno - Malvaglio, Padregnano - Robecchetto, storia di una comunità”a cura di: D.ssa Luisa Vignati - Giuseppe Leoni.

Domenica 14 DICEMBRE “Paesaggio umano con artista”di Massimo Silvano Galli

DICEMBRE - (data in definizione)

Concerto di Natale

Sabato - 3 GENNAIOMusica dei coloridi Francesco Oppi e Francesco Tricarico

Domenica 4 GENNAIOLetture da Calvinodi Sergio Ciulli

Sheeba, perché non fumi anche tu?

Una conversazioneprofonda e difficile.

Bianco,

Forte muro di carta,

Bianco

Che sfuma nebuloso,

Al di qua

Ed al di là,

Morbido silenzio stereo,

Si fa denso il diaframma bianco

Verso il “romantico dramma”

Spinto dal tempo

Nella nebbia che sorride

Al di qua;

Ed al di là, silenzio, e visioni.

E’ punto preciso,

Il bianco,

Nello spazio del mio tempo futuro,

Punto finale e accecante,

Accidente mostruoso dell’essere:

Tre dimensioni di spazio bianco

Irraggiunto e silenzioso,

Bruciano,

Come il gelo dei cristalli bui,

Gli effetti della mia primavera.

Francesco Oppi, 1991

BIANCOChitarra e Francesco, 1990Bicicletta e Francesco, ‘75

Caro Agustì,partirai dal Guado prima di vedere finito questo gior-nale. Ma è impossibile dimenticarsi di fare la sangrìae una paella, prima di andare a Barcelona. Ma ripren-diamo a primavera. (novembre 1997) Rimanere fuori, senza altra concentrazione

che l’estraniazione, qualche volta ti fa entrare.

Foto 1994di Stella

Agustin Español Viñas. Da: “Catalunya,

mil anys d’historia”.Dettaglio, dal ciclo

di opere di proprietàdella Regione spagnola.

Pilota navigatore - 1995 - cm. 50 x 70. Virus da computer 1994 - Acrilico su tela, cm. 60 x 80

II Punto di vista - 1996

Punto di vista I° - 1996Dittico unico in due visioni spaziali sinistra/destra.Acrilici su tela di cm. 30 x 40 ciascuno.

Il RACCOLTO è in Internet:

LO SPAZIO delle cose - 1997

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Una cartolinadel Ciullianticipava iltema della miamostra.Tra i gustosicollages diSergio Ciulli uno citava Goyae i Caprichos.

Caro Francesco,

il più giovane e intenso“desiderio di Raccolto”viene sempre da Te, soccor-ritore di energie con la tuaantica bicicletta contro laguerra, impunito e generosoelargitore di saggezza.Dobbiamo tutti poter leggereil Tuo Lucrezio, perchéfin’ora il De Rerum Naturain italiano “non c’è!”.

Personaggi e interpreti nelle immagini e/o rievocazioni:l’Umanitaria - le gatte Lulù e Arturina - Sheeba, maremmano mor-dace - una serie di cuccioli del Guado - Cartomostra di SergioCiulli - Fotopoesia di Stella Ceracchi - Agustin Español Viñas -Francesco Vizioli - Francisco Goya - Giosi Deffenu - GiacomoLodetti, Libreria Bocca - l’Agrifoglio - Michele Stasi perDissemination - Flavio Parmigiani, Alfredo Bernasconi, Studio S,Clemente Tamburini, fotografi - Gianfranco Crespi -ElisabettaOppi - David Oppi - Daniela Oppi - Francesco Oppi - LeonardoOppi e la mamma Caterina Aicardi - Massimiliano Forlani -Federico Forlani - Franca Elisa Stangherlin Oppi - Daniele Oppi -Paolo Suman.

Personaggi e interpreti nei testi e nelle citazioni: Daniele Oppi -Giosi Deffenu - Francesco Vizioli - Mario De Micheli - RobertoSanesi - Mario Spinella - Luciano Prada - Giorgio Seveso -Pinuccio Castoldi - Helmut Orpel - Franco Floreanini - SergioCiulli - Francesco Oppi - Piero Fabbri - Massimo Silvano Galli -Franco Ottolini - Giorgio Braga - Ringraziamenti: alla Moderna e Litoservice per la gigantografialuminosa a plotter del dipinto 1968, a Roberto Riva per gli impian-ti, a Luciano e Paolo Calini, ad Angelo Ippone per il tetto,Alessandro Trabucchi e Lela per l’allestimento, Umberto Scattoliniper “la Triennale s’en fugge, il comune di Milano s’addorme”.

A GIANFRANCO DRAGHI

Nessuna certezza riesce mai a vincere -con il suo miserolimite- la forza universale dell’innocente incertezza.Conosco uomini abbandonati e consolati nel misteriosoinfinito della chiarissima incertezza.Uno, Gianfranco Draghi, da quel Chianti abitato da uominidi potere senza merito, abitato da uomini del comando dallefauci affilate come denti di squalo, lancia segnali grandi,profondi, questi sì degni del meraviglioso spirito che saledalle colline chiantigiane.Gianfranco, maestro e fratello, scriveva un “Pensiero” il 15novembre 1975.In questo pensiero mi riconosco.

Pensiero

Quello che mi interessa ècogliere, di una forma, di unoggetto, un essere vivente, laimmutabile variabilità, le differenze che si inseguono una dopo l’altra, nella stessasostanza, e la stessa sostanzaperciò potrei variare all’infinito, sullo stesso modello,forme, colori, aspetti, inin millesimo di tono e disuperficie, non una parola in piùo in meno. Anche ciò cheora scrivo potrei variarlo,in tanti modi sempreuguali e diversi.

Chiedo scusa all’amico Gianfranco Draghi per questa brevissimacitazione. Per il lettore, il consiglio di scoprire la qualità e laquantità delle opere di questo fondamentale artista, poeta, saggi-sta e scrittore, che attraversa con grande profondità e vivissimapresenza la storia contemporanea. Una testimonianza rilevante,che consiglio di avvicinare. Il telefono di Gianfranco Draghi è: 055 / 8361282 Villa di Tilliano 50060 Molino del Piano (Firenze).

SERGIO CIULLI:

Cartomostra delle cartoposte

L’affettuosa ironia del Vizioli regala a Oppi “Il tuffo”

Collage con Goya

E’ con questosorriso che vola viada trentacinqueautunnila mia fantasiamigrandoper ritornare a primavera.

(Daniele, dal 25 nov.‘62al 25 nov.‘97)

Quando arriva Francesco Vizioli, le mense del Guado vanno in festa, e si leva-no alte le voci conviviali con grande contentezza mentre sfilano di fronte a noisull’alzaia le figurine dei ciclisti compagni di ventura di Sergio Ciulli.

Caro Sergio,qui al Guado l’arrivoper posta di una tua car-tolina è sempre stato ungrande avvenimento,una felicità che ci haradunato attorno adognuna di esse, fresca ditimbro postale...

Il visitatore della Ras-segna delle cartoline diSergio Ciulli può gustarel’ironia e il disincanto lìracchiuso dal mittente,con sapienti collagesallusivi pieni di humor.Le vie dei nostri paesisono sfondi presenti evibranti, mentre le figu-rine, le biografie e leallusioni si dipananocitanti ed eccitanti, doveil Ciulli, i suoi tratti di

carattere, gli amici, ilRaccolto, entrano edescono di scena come sesi trattasse di un vero eproprio teatro della com-media dell’arte, un carrodi Testi da fondali di car-tone in un ambiente sce-nografico d’incanto.Sergio, che qui sorridepungente, firma sicurotal quale è: autore, regi-sta, sceneggiatore esapiente attore, confer-mando la sua profondanatura di uomo di teatroconnaturato al teatro,una passione strutturatadi fibra in fibra, anima ecorpo. Maestro e didatta, pre-zioso e generoso, haregalato al Raccolto e amolti giovani la consa-pevolezza (nell’impe-gno), di che cosa signifi-chi “fare teatro”, con unrigore e una noncuranzaapparente che insegna atrasformare il “mestiere”nel senso stesso dellavita.Il 19 novembre mi è

arrivato un fax, dopoaver appreso dell’idea diesporre le cartoline:“....Eh sì, caro Daniele,val più una sciocchezzabirichina che un giusto eponderoso gesto.Balzò esilarato il cuorealla notizia di una carto-mostra delle cartoposte.Noi siamo di orizzontipucciniani, gente avvez-za alle piccole cose aall’amicizia.”“.... se potrò verrò, perun raccontino dell’AbateCalvino:La memoria del mondo.”

Il Ciulli in TV, nei panni del Leonardo del caffè Lavazza.

Disegno diGianfranco Draghi,simbolo del gruppo editoriale L’Individuale(anni ‘70, Firenze)

Ittico di coppia d’acqua - 1993 -Acrilico su tela, cm. 70 x 100

Disegno colorato da Naviglio 1(A)

FrancescoVIZIOLI

Le sue tele recenti presentate alla Agrifogliodi Milano segnano un “ritorno”, come si dice(1). Difatti Oppi, pur senza mai smettere didipingere, si è occupato per anni di moltealtre cose nella sua Cascina del Guado, sulTicino vicino a Robecchetto “Feci le valigieuna notte, nel 1968. Il mattino dopo partim-mo da Milano per la nuova casa, anzi casci-na, e cominciammo ad abitarla. Milano rima-se lì, dove era sempre stata, a passare tutti glianni settanta senza di noi, con i testimoni dipietra sulle guglie del Duomo che si sgretola-vano impercettibilmente come in un logoriostellare infinito. Avevamo, e abbiamo, un filod’acqua, un respiro liquido di campagna checontinua ad andare in città, il NaviglioGrande, la congiunzione. Noi del Guadosiamo una sua “stazione” (2)”. Il suo rappor-to con la politica, con la necessità di impe-gnarsi e di fare concretamente qualcosa con-tribuendo alla crescita della democrazia edella partecipazione, lo avevano in qualchemodo allontanato, se non dalla pittura, alme-no dal “mestiere” di pittore. E si era dedicatoa mettere in piedi una straordinaria officinad’idee e di cose sul piano della comunicazio-ne di massa, da numerosissimi giornali epubblicazioni locali a laboratori di serigrafiaed a momenti diversi di animazione culturale(3). Oggi tutte queste iniziative camminanocon le loro gambe (il Guado è stato per moltigiovani della zona una vera e propria scuola)e Oppi torna a presentare i suoi quadri. Sitratta, in qualche modo, di “paesaggi dell’a-nimo”: tele in cui un pacato sentimento dellarealtà, tutto poetico e interiore, si organizzanella confluenza di elementi organici e mine-rali. Ma sono, anche tele inquietanti.Percorse come da un brivido costante, da unallarme sospeso e indefinito, suggerisconocon grande efficacia stati d’animo, presenzepsicologiche attuali e straordinariamentevivide.

Giorgio Seveso, Milano 1980

(1) Con questa mostra allestita in aprile-maggio allaAgrifoglio Daniele Oppi (Milano 1932) ha ripreso l’attivitàartistica espositiva interrotta nel 1971 dopo una personaleall’Angolare di Milano.(2) In “Lo spazio delle cose” nr. 2 aprile 1980.(3) Dal 1969 la cascina del Guado è stata, di fatto, un labo-ratorio che ha prodotto serigrafie, ciclostili, monografiedidattiche per le scuole, oggetti casalinghi artigianali, espe-rienze di teatro e musicali, dando vita poi ad una vera e pro-pria tipografia cooperativa e all’agenzia stampa “IlPeriodico Comunale”.

I lavori di Oppi si distinguono per le dispie-gature e i frazionamenti. Nelle pieghe e neipunti di frattura, nitidi, si possono riconosce-re piccole figure o scene. Il pittore assembla isuoi quadri con strutture molteplici; indicati-vo resta però lo spazio vuoto, in cui lecostruzioni complesse sviluppano il lorogioco. Le strutture di Oppi si sviluppano dalvacuo, dal nulla, dall’infinito e restano inde-finite nello loro stessa dipendenza.Appariscente è il gioco con la luce, con for-mule e motivi tradizionali. Si crede di rico-noscere non più solo il riferimento a MaxErnst, ma anche ai pittori del tardoRinascimento, Bosch e Hans Baldung Grien,e ciò non a causa dei colori o dei motivi,bensì l’atmosfera che traspare da alcuni qua-dri, per esempio da “Il Papa Cavallo”, undipinto della metà degli anni ‘80. Questodipinto è molto vicino all’arte tardo-medioe-vale. Colorazione e strutturazione attraversofrazionamento fanno pensare a finestre dichiese medioevali.Lo scioglimento della forma attraverso lamodellatura, attraverso la scomposizionedelle forme strutturata attraverso molteforme semplici, in un certo senso come neiquadri di Arcimboldo, è qui spinto all’estre-mo.Le forme del segno sono sempre riprese edesasperate da Oppi, ma restano trasparentiper l’osservatore, cosicchè nascono stratifi-cazioni senza soluzione di continuità, all’in-finito.Le aperture diventano evidenti, ciò che sipuò spiegare come se si trattasse di dettagliarchitettonici. In Oppi le prospettive sonolavori spesso mascherati uno nell’altro. Inquesto modo l’artista trasporta i suoi osserva-tori in un mondo surreale, che cambia, trasogno e realtà.Tipico di Oppi è il riuscito dialogo menzio-nato tra le forme composte e i dettagli, cosìcome il gioco con le forme negative e positi-ve.Accanto a dipinti originali sono nate ancheriproduzioni grafiche, che appaiono comevere e proprie mappature del sistema creativodi Oppi.

Helmut Orpel, Mannheim 1994

LO SPAZIO delle cose - 1997

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Un piccolo contributo, se sarà possibileDedico il 20% degli eventuali introiti di questa mostra ai terremotati del territorio del folignate e designo desti-natario delle eventuali somme Piero Fabbri folignate di S. Giovanni Profiamma poeta, scrittore, giudice di pacedel Comune di Foligno, socio e sindaco della Cooperativa Raccolto fin dalla fondazione, che farà le scelte delcaso in consulta con Giorgio Foresti di Bettona, Silvio Bettini di Bevagna e Maurizio Cancelli di Cancelli.

Proibito andarsene, per Antonio Porta - 1990 - Acrilico su tela, cm. 150 x 400(in amichevole prestito comodato presso la gelateria Colombo di Inveruno)

La Pittura di Daniele Oppi affronta un tema attualissimo, quello del rapporto tra l'uomo e lasocietà tecnologica. Che cosa sta per diventare il personaggio umano nell'ingranaggil di unatecnica onnivora, nel gioco spietato di una società, la quale sta violentemente riducendo i mar-gini di libertà dentro i quali è possibile agire senza essere spinti nella sfera di una totale alie-nazione? Ecco le domande che Oppi si pone alle quali risponde con le sue immagini.Ora è il groviglio delle energie naturali che si difendono, aggredendo con mille braccia, conmille víventi tentacoli la presenza ostile di strutture meccaniche esorbitanti; e ora sono straneforme di macchine minacciose che straziano coi loro aculei, con le loro tenaglie, i loro uncinicrudeli, i tessuti palpitanti, la realtà organica della natura e dell'uomo.Oppi è immerso in questa drammatica dialettica, ne è o se ne sente protagonista.L'uomo diventerà un robot o il robot investito dal caldo flutto della vita scioglierà la sua mec-canica articolazione, la sua anima d'acciaio, il suo cervello elettronico, ritrovandosi come permiracolo umanizzato? In altre parole: riusciremo a dominare i procedimenti che stanno allabase della civiltà contemporanea o vi dovremo soccombere?Oppi, è inutile dirlo, sta dalla parte dell'uomo, ma non perchè sia contro l'evoluzione tecnolo-gica; bensì perchè tale evoluzione è diventata nelle mani dei potenti, indirizzata contro gliinteressi fondamentali della nostra esistenza.E' dunque di tutto ciò che ci parlano le immagini della sua pittura. Oppi dipinge seguendo gliimpulsi di una fantasia fervida, favorita da una mano abile e ubbidiente, che si muove sullasuperficie del quadro con sicurezza e vigore.Sotto certi aspetti è un visionario, ma sotto altri si può intuire che la sua visionarietà scaturisceda una persuasione intellettuale.Anche nel suo processo creativo sembra quindi rispecchiarsi la dialettica dei problemi ch'eglisi è posto: una dialettica che invade intimamente anche i modi dell'espressione, ora quasigestuali e ora calcolati, quasi costruttivisti. Ma è la prova migliore dell'autenticità della suapittura e della verità di cui Oppi vuol farci partecipi.

Mario De Micheli, marzo 1969

Una recensione critica di

Giorgio SevesoAlcune riflessioni di

Helmut Orpel

La presentazione di Mario De Micheli per la mostra di Oppi a New York

Banca Popolaredi Milano

Agenzia di Robecchetto con Induno