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L L e e S S I I Q Q A A Y Y A A d d e e l l l l H H a a d d r r a a m m a a u u t t 1 Dedicato a mia moglie Rosa che come me ama l’Hadramaut e la musica di Abou Baker Salem Bel Faqih Mubarak in wadi Masila, nel villaggio di Qabr Hud con la grande e bella siqaya (n.123) a due cupole, presso il Mausoleo del profeta Hud. E' la siqaya più ad Est nel territorio da noi studiato.

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1

Dedicato a mia moglie Rosa

che come me ama l’Hadramaut

e la musica di Abou Baker Salem Bel Faqih

Mubarak in wadi Masila, nel villaggio di Qabr Hud con la grande e bella siqaya (n.123)

a due cupole, presso il Mausoleo del profeta Hud. E' la siqaya più ad Est nel territorio da noi studiato.

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2

La scoperta delle siqaya

A noi tutti, in Hadramaut, era vietato persino sfiorare l’acqua che non fosse

confezionata in bottigliette di plastica da mezzo litro, mentre Freya Stark era

costretta a bere l’acqua dalle siqaya, ma non sembra che se ne preoccupasse: a “un

bel beduino giovane dalla testa ricciuta” chiederà un mestolo d’acqua dalla siqaya

posta sulla strada da Sīf ad Al Hagarayn.

Freya Stark, che l'Hadramaut l'ha percorso quasi per intero alla metà degli anni

Trenta del secolo scorso, così descriveva1 nel suo stile conciso la prima siqaya da lei

incontrata: «… dopo un'ora di marcia apparve dietro di noi la nostra carovana al

trotto, per cui ci sedemmo ad aspettarla accanto alla cupoletta bianca di una siqaya, o

serbatoio per l'acqua, donato e riempito ogni giorno per i viaggiatori assetati da qualche

benefattore defunto».

Dopo alcuni mesi anche la nostra attenzione fu attratta dalle siqaya, queste

costruzioni di modeste dimensioni, ma, per la loro stessa funzione, sempre bene in

vista. O meglio: percepimmo alla fine l'esistenza di queste architetture “minori”

solo dopo aver metabolizzato i 500 grattacieli di Shibam, il Palazzo del Sultano a

Saiun, le magioni della famiglia Al Kaf a Tarīm e le 7 Qubbe del cimitero

monumentale di Al 'Oyaināt.

Io fui come folgorato dalle siqaya che valutai fossero, nel loro insieme, il più

grande monumento della regione. Il mio progetto di catalogazione del patrimonio

architettonico degli 8 wadi dell’Hadramaut ignorava l’esistenza delle siqaya e,

tuttavia, predisposi immediatamente una squadra composta da due agronomi

hadramiti guidati da Mohàmmed, il palestinese con passaporto giordano che stava

perfezionando a Ravenna l’arte del mosaico. A me e a Badran riservai le 49 siqaya

di wadi ‘Amd, di wadi Al’Ain edi wadi Daw’an (forse è questo il territorio più

suggestivo). In tutto documentammo 182 siqaya lungo i 500 km degli 8 wadi. e le

ho fatte inserire tutte nell’Atlante culturale dell’Hadramaut realizzato alla fine dei

lavori con il Touring Club.

1 Le porte dell'Arabia, Guanda 2002

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Domanda: in presenza di centinaia di

palazzi, fortezze e moschee, perché

dedicai tante risorse a queste

architetture “minori”? Risposta: la

distribuzione capillare dell’acqua delle

siqaya mi ricordava la presenza

rassicurante delle fontane pubbliche

dell’Acquedotto Pugliese. Sono nato a

80 metri da uno di questi oggetti in

ghisa piantato presso la piazzola

alberata. Cosa potevo desiderare di più

nei primi anni della mia felice infanzia

oltre alla disponibilità illimitata di

acqua corrente per i miei giochi giochi

per strada?

Lo skiline della medina di Ostuni con la pianura

di ulivi e la prospettiva chiusa dal Mare Adriatico.

In certe giornate di tramontana credevamo di poter

vedere i monti dell’Albania.

Ho guardato quel panorama ogni giorno e ho giocato

con quell’cqua per 8 anni e la cosa non ha influito sulla

mia intelligenza, ma certamente ha creato alcune delle

mie convinzioni: un paese felice deve avere acqua

gratis per tutti gli abitanti e per i visitatori. E l’acqua

deve essere fresca.

Calcolai il costo del recupero delle siqaya abbandonate

e previdi la direzione scientifica di un capomastro di

Tarim, esparto nel restauro dell’architettura del fango.

Ho consegnato copia del Report (vedi: Programma

per la valorizzazione del patrimonio culturale)

alla Banca Mondiale, Al Ministero degli Affari Esteri

Italiano e al Ministero della Cultura Yemenita. Ho

esagerato? Si, ma mi piace pensare che qualsiasi

salentino avrebbe agito con il mio stesso entusiasmo.

Ostuni: le numerose fontane

dell’Acquedotto Pugliese.

L'acqua per tutti Per i locali e, innanzitutto, per i viandanti

Forse saqqāya è la versione più corretta, ma la gente in Hadramaut le chiama

siqāya (pronuncia: sigaya).2 In Hadramaut le siqaya sono praticamente

dappertutto nel wadi principale e in tutti i wadi secondari, ma a un viaggiatore

distratto possono anche passare del tutto inosservate. Naturalmente agli inglesi

2 Alla Mecca il profeta Muhammad aveva la carica di siqaya, colui che dà da bere ai pellegrini

le sacre acque dello Zemzen, la sorgente vicino alla Ka’ba, il sacro edificio della città [Claudio

Corvino in: «Correva l’anno dell’Elefante», MEDIOEVO, settembre 2001]

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non erano sfuggite né le naqba, le cisterne sull’altopiano desertico, né le siqaya, i

piccoli serbatoi collocati lungo tutte le piste di fondovalle e presso molti villaggi.

Si tratta di fatto di riserve d’acqua potabile distribuite strategicamente ad una

certa distanza le une dalle altre: «In parts of the limestone plateaux of the

Hadhramaut cisterns with small mouth openings are met with, called naqba. Usually

they are roughly hewn in the porous limestone above impervious strata. Very

characteristic of the Hadhramaut also are the small wayside water reservoirs (siqaya)

with domed or pyramidal roofs…».3

Wadi Daw'an, poco oltre il villaggio di Ribāt: si tratta della siqaya (n.127) collocata più a Sud nel

complesso di wadi affluenti di wadi Hadramaut; costruita in alto su di una roccia per difenderla

dalle piene del wadi Daw´an qui molto stretto. Il modello è simile alla siqaya di Qabr Hud (n.123),

anche questa ha due cupole, ma quale differenza nelle dimensioni e nell'apparato decorativo!

La nostra viaggiatrice inglese, provenendo da Mukalla, il porto sull'Oceano

Indiano, procedette lungo la strada sul Jōl (o Jawl), un massiccio roccioso e

desertico posto a un migliaio di metri sul livello del mare che si estende fra la costa

e i wadi dell’Hadramaut. Dopo 170 km Freya Stark incontra la prima siqaya,

ancor prima di avventurarsi in wadi Daw'an che sprofonda rapidamente per 300

metri. Ed è proprio questa la prima delle architetture che ella descrive nel

resoconto del suo viaggio in Hadramaut. Freya Stark, parlando dei ripidi sentieri

che dal Jōl sovrastane conducono nel fondovalle, accenna ad una regina dello

Yemen, moglie del raisulid Malik Esharaf, che nel XIV secolo lasciò delle

donazioni perché venissero erette «fontane di acqua potabile nelle strade delle

valli».

3 GEOGRAPHICAL HANDBOOK SERIES. Western Arabia and the Red Sea, 1946

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Di questi distributori d’acqua ci accorgemmo naturalmente anche noi, ma dopo

alcuni mesi e solo nel corso del nostro terzo viaggio: all'improvviso

nell'Hadramaut, nel paese dei costruttori dei grattacieli di fango di Shibām e dei

palazzi di Tarīm la nostra attenzione fu attratta da queste costruzioni di modeste

dimensioni, ma, per la loro stessa funzione, sempre bene in vista. O meglio:

percepimmo l'esistenza di queste architetture “minori” solo dopo aver in qualche

modo metabolizzato i 500 grattacieli di Shibam, il Palazzo del Sultano a Saiun, le

magioni della famiglia Al Kaf a Tarīm e le 7 Qubbe del cimitero monumentale di Al

'Oyaināt.

Dopo averle finalmente “viste”, le siqaya furono immadiatamente da me inserite

nel programma di catalogazione del patrimonio culturale architettonico e

archeologico della valle che la mia équipe si accingeva a realizzare per conto della

Banca Mondiale con il finanzamento del Ministero degli Affari Esteri Italiana.

L’acqua deve essere fresca Per i viandanti, le capre e gli asini

La costruzione delle siqaya non era affidata alla pubblica amministrazione, ma

alla pietà dei fedeli benestanti: questi provvedevano alla loro realizzazione e alla

loro manutenzione, magari mediante la rendita di un campo. Poi un uomo, con

l'aiuto di un asino, avrebbe avuto il compito quotidiano di portare dell'acqua e di

versarla nel contenitore dove si sarebbe mantenuta fresca per tutto il giorno.

«These siqayas, founded by charitable people for the benefit of wayfarers, are usually

endowed by their founders, and so are periodically refilled by men paid to perform this

task»4

Mediante la loro distribuzione capillare sul territorio, le comunità locali

forniscono l’acqua ai propri membri ed esercitano il dovere dell’ospitalità verso

gli stranieri, creando nel contempo, un unicum architettonico che costituisce di

fatto il più esteso monumento della valle, un manufatto puntiforme che si inoltra

in tutti i wadi, lungo un percorso di 1.000 km. Mentre è di 300 km distanza che

intercorre fra la grande e bella siqaya dalla doppia cupola, presso la tomba del

profeta Hud, ad est in wadi Masila, e le piccole e graziose siqaya poste presso il

villaggio di Ribāt, nell'estremo Sud di wadi Daw'an, percorrendo tutti gli altri

wadi secondari, da Est verso Ovest: 'Adm, Bin 'Ali, Sar, Al 'Ain e 'Amd.

Le siqaya servono a dissetare gli uomini e sono quindi inaccessibili agli animali:

l’acqua viene prelevata attraverso una piccola apertura o da strette feritoie,

utilizzando un secchiello fissato alla muratura con una catenella o uno spago. Le

4 GEOGRAPHICAL HANDBOOK SERIES. Western Arabia and the Red Sea, 1946

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aperture sui lati servono a far circolare l’aria in modo che l'acqua risulti piacevole

rispetto alla temperatura che all’esterno in lunghi periodi dell’anno supera i 40

gradi: «…and openings in the sides through which the vessel provided can be pushed in

and withdrawn full of water.»5

In ogni caso l'utilizzo di questo bene così generosamente offerto è caldamente

sconsigliato agli occidentali, trattandosi di acqua “non imbottigliata”.

Wadi Hadramaut.

Siqaya (n.78) con due aperture …

… con secchiello per l'acqua fermato con una catenella.

Alcune siqaya sono fornite di una piccola vasca o di una canaletta per poter

provvedere a dissetare così anche gli animali.

Wadi Bin 'Ali

La bella siqaya (n.22) con abbeveratoio.

La vecchia siqaya (n.152) con abbeveratoio.

5 GEOGRAPHICAL HANDBOOK SERIES. Western Arabia and the Red Sea, 1946

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Proprio attorno alle aperture protette con mattoni dagli animali che si concentra

quel poco di apparato decorativo presente di solito in queste architetture sobrie:

qui spesso si nota la presenza di riquadrature, di parti aggettanti. Molte riportano

iscrizioni con la data d’impianto o, più spesso, quella dell’ultima manutenzione.

Wadi 'Amd

Siqaya (n.181) con aperture decorate

Siqaya (n.136) con iscrizioni

Wadi Hadramaut-Saiun

Siqaya (n.65) con iscrizione

su cartiglioposto fra le aperture

decorate con “gelosie”.

Wadi Hadramaut – Shibam

Siqaya (n.75) con estese decorazioni plastiche.

Le siqaya sono tutte belle E sempre diverse

Tipici dell’Hadramaut, da Tarīm a Mukalla, questi manufatti segnano tutto il

territorio con forme architettoniche simili, ma, contemporaneamente, è difficile

trovarne due identici. Eppure, in altri casi, gli hadramiti, una volta sperimentato

un modello o una soluzione tecnica, amano ripetersi all'infinito con piccole

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varianti: i solai delle case, i capitelli, le porte, le finestre, addirittura le serrature e

le chiavi in legno. Molti componenti dell'edilizia su di un territorio molto vasto (gli

estremi distano più di 300 km) sono pressoché identici.

Perché dunque nel caso delle siqaya questa grande varietà di “tipi”? Sembrerebbe

che solo questi manufatti sfuggano alla “normalizzazione” messa in atto dagli

abitanti dell’Hadramaut per molti altri aspetti dell'edilizia. Ma a guardar bene

non è proprio così. Nel modellare le forme delle siqaya le maestranze locali non

hanno fatto altro che riproporre le forme delle altre architetture, come le cupole

dei mausolei o dei minareti, nelle soluzioni già collaudate nel gusto dei loro

concittadini.

Di verse fra di loro, ma sempre simili a qualcos'altro, di sicuro le vecchie siqaya

sono evocative: esse tendono cioè a richiamare gli elementi dell’architettura

«maggiore», come le moschee e i minareti, quelli più antichi e poi quelli nello stile

di Tarīm, detto anche “barocco giavanese”. I membri della famiglia Al Kaf

rientrati dall'estremo oriente, dove avevano accumulato da immigrati immense

ricchezze con il commercio, costruirono a Tarīm in pochi anni all'inizio del '900 più

di 20 residenze regali in uno stile che ebbe molto successo e che le maestranze

chiamate a realizzare moschee e palazzi diffusero in tutti i wadi.

Wadi Masila - Al 'Oyainat

La siqaya (n.94) del "Cimitero delle 7 qubbe".

Wadi Masila - Tarīm

Siqaya (n.57) presso una moschea.

A volte alcune soluzioni alludono alle forme femminili. Oltre i seni, in alcuni casi,

sono disegnati con particolari anatomici anche i capezzoli, in modo inequivocabile,

come nel caso della siqaya in wadi Daw'an, presso il Mausoleo di Hadun.

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Wadi Daw'an, villaggio di Hadun.

Siqaya (n.135) a due cupole:

esempio di architettura evocativa.

Particolare della siqaya (n.135) presso la

moschea.

Wadi Daw'an

Siqaya (n.161) a due cupole.

Wadi Daw'an

Siqaya (n.121) a due cupole.

In generale la maestria degli hadramiti nell'arte del mimetismo è così forte che i

viaggiatori più suggestionabili ben presto scorgono somiglianze persino fra i

castelli e le rocce circostanti, come nel caso di Yabhūzh, in wadi Sar. È come se il

costruttore dell’edificio si fosse ispirato al disegno della roccia sovrastante: lo

stesso sky line, lo stesso orientamento, persino le stesse ombre. Naturalmente è

solo una suggestione procurata dal punto di vista del tutto casuale della macchina

fotografica o dalla fantasia del viaggiatore nel più arido di tutti i wadi della zona.

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In Wadi Sar, presso il villaggio di Yabhūzh

L’edificio è simile alla roccia sullo sfondo. Nel notare questa vorosimiglianza

io scimmiotto Freya Stark che sovente amava “leggere” le forme delle pareti del wadi

(si divertiva a impressionare i suoi lettori?).

Purtroppo, le siqaya più recenti, dove la soluzione del tetto a capanna è dovuta

all’introduzione di materiali non tradizionali, non ricordano nessuna altra forma

dell'architettura locale.

I materiali e le tecniche sono praticamente gli stessi utilizzati per tutte le altre

costruzioni. Partiamo dal basamento in pietra che nelle case forma una specie di

zoccolo: in questo caso finisce per costituire tutta la parte inferire, cioè l’intera

cisterna. Poi naturalmente per la copertura si usavano mattoni crudi.

Wadi 'Adm

Resti di siqaya (n.87), con basamento in pietra

Resti di siqaya (n.98) con basamento in blocchi

regolari pietra.

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Il tutto era rifinito con intonaco tinteggiato a colori uniformi e chiari, salvo il caso

di alcune siqaya più recenti a sud, in wadi Daw’an, dove, accanto ad alcune

vecchie dall’aspetto più austero, ne sono apparse di più recenti con colori

sgargianti: ciò è stato possibile dopo l'allaccio alla rete idrica e quindi l'acqua

corrente non richiede più necessariamente colori chiari per la difesa dai raggi

solari.

Le coperture, di varie fogge, non poggiano mai direttamente sul pelo dell’acqua

contenuta nella cisterna: infatti i tetti a piramide, a capanna, cupole singole e

doppie, trattengono una grande quantità d’aria, a volte pari al volume dell’acqua

sottostante, favorendone l'areazione trasversale e, quindi, una maggiore freschezza

e salubrità.

Wadi 'Adm

Nei resti della siqaya (n.114) si notano la

base in pietra e la copertura in fango.

Wadi Hadramaut

Siqaya (n.25). Si notano tutti i materiali: la

base in pietra, la copertura in fango e

l’intonaco tinteggiato con colori chiari.

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Wadi Daw'an

Siqaya “a capanna” a colori vivaci, costruita

accanto alla vecchia siqaya (n.130), ora non

utilizzata, con forme e materiali tradizionali e

tinteggiata di bianco. allacciata alla rete idrica,

Nell'elegante siqaya (n.103) la copertura

a cappuccio spunta dalla base fortemente

rastremata.

Siqaya (n.68) in wadi Hadramaut. Forma comune

negli esemplari più vecchi.

Siqaya (n.97) in wadi Hadhy. Si tratta di un cubo

sormontato da una copertura a piramide.

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Wadi Daw'an (n.136).

Siqaya con base cilindrica e copertura

a cupola.

Wadi Daw'an. Vecchia siqaya (n.117) non più in uso, coperta da una

cupola a semisfera (forma diffusa negli esemplari più vecchi) con accanto

una siqaya più recente con copertura a capanna molto comune in quelle

recenti.

Villaggio di Badra, in wadi Al 'Ain.

Siqaya (n.170) coperta da una volta a sesto acuto.

Forma molto rara.

Villaggio di Al Qarin, in wadi Daw'an.

Siqaya (n.134) coperta da una volta a tutto sesto.

Anche questa soluzione è molto rara.

Villaggio di Damun in wadi Damun.

Siqaya (n.85) a doppia cupola.

Wadi Hadramaut, città di Shibam.

Siqaya (n.76) con copertura in

piano (forma rara).

Wadi Hadramaut. Rudere della

siqaya (n.18) a forma d'uovo.

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A volte la siqaya si presenta con accanto una musalla per la preghiera, una piccola

area lastricata e protetta da un basso muretto; ma, anche in assenza di questo

spiazzo delimitato, i viandanti nell'ora della preghiera si genuflettono ugualmente

nelle sue vicinanze.

Wadi Hadramaut.

Siqaya (n.2) con musalla, area dedicata alla preghiera.

Wadi Hadramaut.

Siqaya (n.14) con fedeli nella musalla nell'ora della

preghiera.

La maggior parte delle siqaya sono di norma isolate e poste a livello del suolo,

mentre alcune sono collocate su un basamento con tre o quattro gradini che

conferiscono maggiore monumentalità al piccolo manufatto, oltre a preservarlo

dalle acque di esondazione…

Wadi Hadramaut.

Siqaya (n.1) con basamento.

Wadi Hadramaut.

Siqaya (n.30) con gradini.

… raramente sono incastrate nei muri di recinzione, come la siqaya d'angolo in un

villaggio a nord di wadi 'Adm e in una strada nella cittadina di Tarīm.

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Wadi Hadramaut, villaggio di Sherma. Siqaya (n.7) d'angolo nel muro di recinzione di una casa.

Wadi Masila, villaggio di Ba 'Alal. Siqaya (n.10) addossata ad un muro di recinzione.

Wadi Masila, città di Tarīm. Siqaya (n.120) incastrata in un muro di recinzione.

Molte volte la siqaya fa addirittura parte integrante del complesso monumentale,

insieme alla moschea e al minareto.

Wadi Daw'an, piccolo nucleo abbandonato di Huweiba. Siqaya (n.133) della moschea all'ombra del macigno al quale è “appoggiata” la stessa moschea.

Cittadina di Saiun, in wadi Hadramaut, siqaya (n.66) perfettamente integrata nel complesso della moschea.

A prima vista piuttosto singolare risulta la posizione di alcune siqaya realizzate su di una roccia: in realtà anche per altri manufatti sono stati documentati soluzioni identiche, sino al minareto del villaggio posto più a sud in wadi Al 'Ain.

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In wadi Daw'an. La siqaya (n.163) posta su di una roccia ha acquistato in sicurezza dalle esondazioni e in "monumentalità".

Minareto in wadi Al 'Ain realizzato su di un masso nel villaggio di Al Husun.

.

Pozzo al sicuro dalle acque di esondazione su un masso in wadi Daw'an, presso il villaggio di Husn Basem.

Ruderi su di un masso nel villaggio abbandonato di 'Anqūra, nell'omonimo wadi.

Mostriamo alcuni esempi «unici» di siqaya. Iniziamo da Saiun, così descritta da Freya

Stark circa settanta anni fa: «Vi sono molte tranquille viuzze assolate, con una moschea bianca, un'elaborata siqaya e un paio di palme a darle ombre». La siqaya esiste ancora, sono sparite le palme.

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Wadi Hadramaut, città di Saiun. La siqaya di Freya Stark (n.26) a doppia cupola e con decorazioni asimmetriche.

In Wadi Daw'an, ad ovest di Al Hagaryn, nel villaggio di Nakhula: si tratta dell’unica siqaya (n.162) con servizi igienici annessi.

Esempio di siqaya (n.125) con decorazione piuttosto singolare in wadi Daw'an, nel villaggio di Qarn Ba

Esempio unico di siqaya (n.158) "monumentale" nel villaggio di Kharikhar in wadi Al Ghabra.

L'evoluzione delle forme delle siqaya La maggior parte delle siqaya era alimentata quotidianamente a mano e quindi si ergeva solitaria in mezzo al wadi nei pressi della pista; a volte l'acqua della siqaya era fornita da un pozzo posto a pochi metri.

Wadi Daw'an. Siqaya (n.164) con pozzo. Wadi Hadramaut, Saiun. Siqaya (n.68) con pozzo.

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Attualmente molte siqaya sono servite dall'acqua corrente prelevata direttamente dalla rete idrica: di sicuro tutte quelle urbane, ma anche molte collocate fuori dai centri quando l'acquedotto corre nelle vicinanze. A volte una siqaya recente, servita da acqua corrente, ha preso il posto di quella precedente servita dal pozzo.

Wadi Bin 'Ali, siqaya (n.88) con canaletta per convogliare l'acqua dal pozzo.

Wadi Daw'an. Esempio di siqaya più recente, in primo piano, e allacciata alla rete idrica in sostituzione della vecchia siqaya (n.164) realizzata con forme e materiali tradizionali e servita da un pozzo.

Per collegare le siqaya alla rete idrica sono stati operati interventi non sempre felici con le tubature lasciate a vista e con la creazione di sportelli metallici con il tamponamento delle originali aperture. Quindi la vita di questo oggetto, nato prima dell'introduzione della rete idrica, ha dovuto subire anche queste piccole violenze, che potevano essere evitate se i lavori fossero stati eseguiti con più cura.

Wadi Hadramaut. La siqaya (n.28) con allaccio alla rete idrica. Wadi Go'Eima. La siqaya (n.30) con allaccio alla rete idrica.

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Wadi Hadramaut, la siqaya (n.29) è stata collegata all'acquedotto e quindi munita di uno sportello di metallo (questo è di sicuro uno dei peggiori allacci estemporanei documentati).

Wadi Hadramaut: la vecchia e bella siqaya (n.4), coperta da una cupola, è stata collegata all’acquedotto. Si noti l’apertura per sportello ricavato sulla cupola: l’acqua della cisterna non ha più bisogno di essere ventilata.

Non se ne costruiscono più di nuove: il loro posto da tempo è stato preso dai barrad: si tratta di distributori di acqua refrigerata, rivestiti di blocchetti di cemento lasciati a vista.

Wadi Daw'an: la costruzione di un moderno barrad in blocchetti di cemento realizzato vicino ad una nuova abitazione anch'essa in materiali non tradizionali.

Wadi Hadramaut, siqaya (n.73) trasformata in barrad.

Sembra che adesso le vecchie siqaya non siano più necessariamente abbandonate al loro destino per costruire magari accanto al loro rudere un nuovissimo barrad, ma si procede al loro “restauro” con la realizzazione di un piccolo ricovero per il refrigeratore dell'acqua. In questo modo è stato creato un nuovo «tipo edilizio», praticamente sconosciuto fino a poco tempo fa.

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Siqaya (n.25) in wadi Hadramaut in cattive condizioni documentata nel 2001.

Ecco come la siqaya si presentava agli inizi del 2002.

In wadi Daw'an si ha la sensazione che il governo socialista possa, a suo tempo, aver realizzato alcune siqaya (quelle con il tetto a capanna) e potrebbe aver collegato sistematicamente alla rete idrica quelle esistenti, «ammodernandole».

Una moderna siqaya (“socialista”?) con l’areazione trasversale per rinfrescare l’acqua che può essere prelevata da due rubinetti senza l’utilizzo del “secchiello per tutti”.

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Le siqaya all’imbocco di wadi Masila

In una zona dove la maggior parte dell'anno si raggiungono temperature elevate, in mezzo a cento castelli e ad altrettanti minareti, in mezzo a migliaia di palazzi, ci sono anche questi piccoli manufatti, intonacati e tinteggiati, lungo le piste di fondovalle, presso le moschee nei villaggi e al servizio dei fedeli in pellegrinaggio in visita ai numerosi mausolei e tombe degli uomini santi della valle. «Qui e là una siqaya bianca, un paio di cammelli, che procedevano beccheggiando, con il lungo collo e le palpebre semichiuse». Freya Stark così descrive il paesaggio lungo la pista fra le cittadine di Al Qatn e di Shibam. Anche se si attraversa la valle in tutta la sua lunghezza, di siqaya se ne potranno notare solo alcune decine, ma a nessuno, neanche agli hadramiti, è dato il privilegio di poterle vedere tutte. Noi crediamo di averle viste tutte (o quasi) insieme a Mubarak, il nostro autista che era, contemporaneamente, sindaco di Maduda, un villaggio a Nord di Saiun, ricco di belle e antiche moschee. Anch'egli ha "scoperto" le siqaya nel corso del lungo lavoro svolto insieme a noi: prima di allora le aveva solo viste una alla volta, ed era per lui come vedere una palma alla volta, senza accorgersi di vivere in realtà in un'unica e grande oasi. Nella parte di territorio da noi percorso e studiato ne abbiamo documentate più di 180.

Per meglio comprendere la distribuzione delle siqaya esamineremo il territorio ad est di Tarīm, la bella cittadina, ricca di palazzi, di moschee e di molte siqaya poste come una cintura intorno al vecchio centro. La strada non asfaltata, sul lato destro di wadi Masila offre un percorso alternativo alla strada principale, che a nord fiancheggia le pendici della scarpata del canyon. I villaggi di Al Havi, Khubaya, Rugha, Mishta e Al Kouda sono collegati dalla vecchia strada lastricata con ciottoli di fiume e fiancheggiata da siqaya la cui collocazione non è stata certamente affidata al caso: é ovvio che la siqaya venisse costruita lì dove il benefattore lo desiderava e, ragionevolmente, alla distanza di un quarto d'ora di strada dal villaggio e, contemporaneamente, dalla siqaya più vicina. Fra le siqaya e i villaggi la distanza che doveva percorrere il viaggiatore non doveva mai superiore a 1 km: il tracciato della vecchia strada di questo primo tratto del wadi ci permette di percepire il rispetto di questa semplice norma dettata dalla ragionevolezza e dal bisogno. Partiamo dal villaggio di Mishta e dirigiamoci verso Tarīm: dopo un km incontriamo il villaggio di Rugha; dopo un altro km vediamo sulla destra i poveri resti della prima siqaya; un altro km per il villaggio di Khubaya; un km sulla destra una seconda siqaya non più funzionante; un altro km ed ecco una bella siqaya, la terza, adesso non più raggiungibile perché posta in cima ad una zolla di terra; ancora due km sino al villaggio di Al Hawi: quindi manca la quarta siqaya. La quarta siqaya potrebbe essere stata demolita e adesso non esisterebbero neanche più i resti? È molto improbabile che qualcuno qui nella valle si sia dato la pena di rimuoverne i resti o, forse, più semplicemente, nessun uomo pio ha mai stanziato risorse per la sua costruzione.

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Partiamo dal villaggio di Mishta e dirigiamoci verso Tarīm: dopo un km incontriamo il villaggio di Rugha; dopo un altro km vediamo sulla destra i poveri resti della prima siqaya; un altro km per il villaggio di Khubaya; un km sulla destra una seconda siqaya non più funzionante; un altro km ed ecco una bella siqaya, la terza, adesso non più raggiungibile perché posta in cima ad una zolla di terra; ancora due km sino al villaggio di Al Hawi: quindi manca la quarta siqaya. La quarta siqaya potrebbe essere stata demolita e adesso non esisterebbero neanche più i resti? È molto improbabile che qualcuno qui nella valle si sia dato la pena di rimuoverne i resti o, forse, più semplicemente, nessun uomo pio ha mai stanziato risorse per la sua costruzione. Non esistendo un vero e proprio progetto pubblico per la loro distribuzione sul territorio, dobbiamo arguire che questa maglia, con nodi alla distanza media di 1 km, presenti a volte dei buchi e delle distanze maggiori presumibilmente per l'assenza di donatori. E, di contro, la presenza di molte siqaya in un wadi sta a significare che proprio lì è vissuto un cospicuo numero di uomini pii. Insomma: proprio perché la siqaya non è edificata dalla pubblica amministrazione, ma dalla pietà dei fedeli, il suo numero è un indicatore di religiosità. Se volessimo fare delle graduatorie anche in questa materia potremmo dire che wadi Daw'an è il luogo dove alla maggiore concentrazione di siqaya per kmq (48 sulle 182 dell'intera area) corrisponde il maggior numero di mausolei (qui sono presenti ben 6 sugli 8 dell'intera area). Strano destino quello della prima siqaya che si incontra uscendo da Tarīm andando verso est. Sono ancora evidenti i segni della ruspa sul terreno: qualcuno ha portato via tutta la terra che circondava questo piccolo gioiello adesso in bilico su di una zolla di terra, mettendo in evidenza le pietre delle fondazioni e rendendo praticamente inaccessibile questa siqaya che un’iscrizione conferma come una delle più antiche. Adesso è in balia della prossima piena del wadi e dell'erosione: il suo crollo potrebbe essere imminente. Mi chiedo perché mai la ruspa non abbia colpito sino in fondo. Per rispetto della bellezza del modesto manufatto? Per rispetto dello spirito dell'uomo pio che l'ha voluta? Oppure, semplicemente, per un certo senso dell'umorismo, che qui non manca?

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Wadi Masila. Siqaya (n.45) ad Est di Tarīm.

Wadi Masila. Iscrizione che attesta la vetustà della siqaya (n.45).

In assenza di siqaya

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Questo signore si è servito dalla borraccia appesa

alle sue spalle a disposizione di tutti i passanti assetati (Foto di Badran che ha visto il signore bere poco prima)

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Crediti

Mohamed, restauratore di mosaici giordano-palestinese.

Ha guidato la squadra per la documentazione delle siqaya

dei wadi Hadramaut, wadi Sar, wadi Bin 'Ali, wadi 'Adm e wadi

Masila.

Aboobaker Eideed, agronomo hadramita.

Ha partecipato alla documentazione delle siqaya dei wadi

Hadramaut, wadi Sar, wadi Bin 'Ali, wadi 'Adm e wadi Masila.

Abed Algader, agronomo hadramita.

Ha partecipato alla documentazione delle siqaya dei wadi

Hadramaut, wadi Sar, wadi Bin 'Ali, wadi 'Adm e wadi Masila.

Mohamed Badrane Brahim, ingegnere tunisino.

Ha partecipato alla documentazione delle siqaya dei wadi Daw'an,

wadi 'Amd e wadi Al 'Ain.

Il progetto di schedatura è di Francesco Lavecchia che ha partecipato alla

documentazione delle siqaya dei wadi Daw'an, wadi 'Amd e wadi Al 'Ain