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LINEE GUIDA PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE Scuola dell’Infanzia-Primaria-Secondaria di I grado Con Sez. staccata e plesso a MARCEDUSA e BELCASTRO Via Rinascimento BOTRICELLO-88070- (CZ)

LINEE GUIDA PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI · 2019-11-27 · La Direttiva del 27 dicembre 2012 “Strumenti di Intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazioni

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LINEE GUIDA PER ALUNNI CON

BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE Scuola dell’Infanzia-Primaria-Secondaria di I grado

Con Sez. staccata e plesso a MARCEDUSA e BELCASTRO Via Rinascimento BOTRICELLO-88070- (CZ)

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PREMESSA

Il nostro Istituto, in ottemperanza alla legislazione scolastica in materia di inserimento di alunni con bisogni

educativi speciali, predisone un piano di interventi volti a garantire il successo formativo di tutti e di ciascuno,

favorendo l’inclusione scolastica, sia dal punto di vista della socializzazione che dell’apprendimento. Una scuola

inclusive mira al rispetto e alla valorizzazione delle capacità individuali nella consapevolezza che le diversità

costituiscono una risorsa per tutti, nonché un’occasione di crescita e di arricchimento, sviluppando la personalità

di ciascuno per il raggiungimento dell’autonomia personale e relazionale nella prospettiva di una fattiva

integrazione nella vita sociale. Il concetto di BES si fonda su una “ visione globale della persona” come

definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2002). Nel 2002 l’OMS ha, infatti, elaborato uno

strumento diagnostico definito ICF (International Classification of Function of Disability and Health), con lo

scopo di descrivere e misurare il funzionamento di una persona: quando i fattori biologici, sociali e culturali

interagiscono in modo positivo è garantito il benessere dell’alunno. Il Documento nasce, quindi, dall’esigenza di

attuare strategie d’intervento che possano cogliere l’eterogeneità dei bisogni per individualizzare i diversi

percorsi di apprendimento di ogni discente. Tale visione prende in considerazione la possibilità che ogni

persona, nel corso della propria vita, possa esprimere bisogni, disagi o “disabilità”, anche temporanee, che

necessitano di una presa in carico flessibile, integrata e dinamica.

La Direttiva del 27 dicembre 2012 “Strumenti di Intervento per alunni con bisogni educativi speciali e

organizzazioni territoriali per l’inclusione scolastica” definisce la strategia inclusiva finalizzata a promuovere

il diritto all’apprendimento per tutti gli alunni in difficoltà. L’inclusione scolastica, attuata attraverso la definizione

e la condivisione del Piano Educativo Individualizzato, risponde ai differenti bisogni educativi e si realizza

attraverso strategie finalizzate allo “sviluppo delle potenzialità di ciascun alunno nel rispetto del diritto

all’autodeterminazione nella prospettiva della migliore qualità di vita” (D. Lgs 62 e 66/17, Art. 1). Ciò trova

piena espressione nella mission del nostro Istituto che mira ad una scuola inclusiva che valorizzi e favorisca

l’incontro tra culture diverse e differenti realtà sociali del territorio, progettando iniziative a favore degli alunni

in situazioni di disagio personale e sociale, in termini di accoglienza e sostegno ai loro progetti di vita.

RIASSUMIAMO CHI SONO I BES:

E IN MANIERA PIÙ DETTAGLIATA:

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3- SVANTAGGIO SOCIO-

ECONOMICO, LINGUISTICO,

CULTURALE

Sono gli studenti

diversamente

abili

Si intendono alunni con:

- DSA

- Deficit del linguaggio

- Deficit abilità non verbali

- Deficit coordinazione motoria,

- Disprassia

- ADHD

- Disturbo oppositivo provocatorio

- Disturbo della condotta

- Funzionamento intellettivo limite

- Spettro autistico lieve

- Disturbi d’ansia e dell’umore

- Plusdotazione

- Comorbilità

Si intendono coloro che con continuità, o

per determinati periodi, possono

manifestare Bisogni Educativi Speciali.

Gli svantaggi possono derivare da:

- Motivi fisici

- Motivi biologici

- Motivi fisiologici

- Motivi psicologici

- Motivi sociali

- Motivi economici

- Difficoltà derivanti dalla non

conoscenza della cultura e della

lingua italiana

- Interazioni tra motivi

Certificati dall’ASL

o Enti accreditati

.

Situazione a carattere transitorio.

A scuola si redige:

- P.D.P per BES

Il PDP ha validità annuale e va

firmato dal team docente, dal D.S. e

dalla famiglia dell’alunno.

Da consegnare in segreteria

e protocollare.

Il documento può essere

consegnato, su richiesta, alla

famiglia

Da consegnare in segreteria

e protocollare.

Il documento può essere

consegnato, su richiesta, alla

famiglia

Da consegnare in

segreteria

e protocollare.

Il documento può

essere consegnato

alla famiglia.

NO INSEGNANTE DI SOSTEGNO

INSEGNANTE DI

SOSTEGNO

BES Studenti con Bisogni Educativi Speciali

comprendono

1- DISABILITÀ (DVA) 2- DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI

1. Certificati dell’ASL o Enti accreditati

2. Diagnosticate

3. Anche in attesa del rilascio della

certificazione si devono comunque

accertare le difficoltà e adottare un piano

didattico individualizzato e personalizzato

NO INSEGNANTE DI SOSTEGNO

Situazione a carattere

permanente.

A scuola si redige:

- P.D.P per DSA

- P.D.P per BES

Il PDP ha validità

annuale e va firmato

dal team docente, dal

D.S. e dalla famiglia

dell’alunno.

Situazione a carattere

permanente.

A scuola si redige:

il PEI che ha validità

annuale e va firmato

dal team docente/

CdC, dagli specialisti,

dal D.S. e dalla

famiglia dell’alunno.

Identificati dal Consiglio di

Classe/Team dei docenti sulla

base di elementi oggettivi (es.

segnalazione dei servizi sociali,

relazione d i esperti,

considerazioni pedagogiche e

didattiche dei docenti) ovvero di

ben fondate considerazioni

psicopedagogiche e didattiche

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Tenendo conto della

DISTINZIONE TRA DIFFICOLTA’ E DISTURBO

• Innato

• Resistente all'intervento didattico

• Resistente ad interventi volti all'automatizzazione.

DISTURBO

• Non innata

• Modificabile con interventi didattici mirati e potenziamento cognitivo pianificato, monitorato e verificato

• Automatizzabile anche se in tempi dilatati.

DIFFICOLTÀ

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1. GLI ORGANI PREPOSTI PER L’INCLUSIONE

GLI ( Gruppo di lavoro per l’Inclusione)

Per perseguire la “ politica per l’inclusione”, la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012

individua nel GLI l’organo istituzionale preposto a tale funzione.

Il GLI (Gruppo di Lavoro per l’Inclusione)

Chi compone il

GLI

Dirigente Scolastico

Docenti referenti delle funzioni strumentali

Team docente interessato

Educatori e operatori dei servizi

Genitori

Specialisti ASL o enti accreditati

Compiti del GLI Rilevazione BES presenti nella scuola

Raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi

Focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle

strategie/metodologie di gestione delle classi

Rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività

della scuola

Raccolta e coordinamento delle proposte formulate dalla

Commissione BES

Elaborazione di una proposta di PAI (Piano Annuale per

l’Inclusività) riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di

ogni anno scolastico (entro il mese di giugno). Il PAI va discusso e

deliberato in collegio e inviato a USR, ai GLIP e GLIR per la richiesta di

organico di sostegno e alle altre istituzioni territoriali come proposta di

assegnazione delle risorse di competenza. (a partire dall’a.s 2013-2014

in via di definizione legislativa).

A settembre, in relazione alle risorse effettivamente assegnate

alla scuola, il GLI redige un adattamento del PAI, sulla base del quale il

dirigente assegna le risorse. ( a partire dall’a.s. 2014-2015 in via di

definizione legislativa).

Funge da interfaccia della rete CTS e dei servizi sociali e sanitari

territoriali.

LA COMMISSIONE BES

Chi compone

la Commissione

BES

Funzioni Strumentali area dell’Integrazione e dell’Inclusione

Referenti sottoarea DVA

Referenti sottoarea DSA e BES 2

Referenti sottoarea BES3

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RUOLO DEL CONSIGLIO DI CLASSE/TEAM DEI DOCENTI

I Consigli di classe e i team dei docenti svolgono un ruolo fondamentale per

l’individuazione e gestione dei bisogni educativi degli alunni della classe.

RUOLO DEL DOCENTE DI SOSTEGNO

La legge 517/1977 individua il docente di sostegno specializzato come figura preposta

all’integrazione degli studenti con disabilità certificate.

L’insegnante di sostegno è nominato dallo Stato e “assume la contitolarità delle sezioni e delle

classi in cui opera, partecipa alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e

verifica delle attività di competenza dei Consigli di classe e dei Collegi dei docenti - L.104/92

art.13 comma 6 “.

Compiti del

Consiglio di

Classe e del

Team dei

docenti

Individuazione casi in cui sia necessaria e opportuna l’adozione

di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure

compensative e dispensative rilevazione di tutte le certificazioni non DVA e non DSA

rilevazione alunni BES di natura socio-economica e/o linguistico-

culturale

produzione di attenta verbalizzazione delle considerazioni

psicopedagogiche e didattiche che inducono ad individuare come

BES alunni non in possesso di certificazione

definizione di interventi didattico-educativi in base ai bisogni

degli studenti

individuazione strategie e metodologie utili per la realizzazione

della partecipazione degli studenti con BES al contesto di

apprendimento progettazione e condivisione progetti personalizzati

individuazione e proposizione di risorse umane strumentali e

ambientali per favorire i processi inclusivi stesura e applicazione Piano di Lavoro (PEI e PDP)

collaborazione scuola-famiglia-territorio

condivisione con insegnante di sostegno (se presente) e con le

varie figure che collaborano all’interno della classe (educatori,

assistenti alla comunicazione, docente di italiano L2, …).

Compiti della

Commissione

BES

Rilevazione BES presenti nella scuola

Raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi

Focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle

strategie/metodologie di gestione delle classi Formulazione proposte di lavoro per GLI

Elaborazione di una proposta di PAI (Piano Annuale per

l’Inclusività) riferito a tutti gli alunni con BES Raccolta Piani di Lavoro (PEI e PDP) relative ai BES

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RUOLO DELL’ASSISTENTE EDUCATORE

Gli assistenti educatori sono assegnati alle Istituzioni scolastiche in casi particolari (come da

certificazione sanitaria ) in aggiunta al team docente, al fine di garantire il rinforzo a relazioni

positive e, ove possibile, il raggiungimento dell’autonomia personale.

RUOLO DELL’ASSISTENTE ALLA COMUNICAZIONE

Il facilitatore è una figura di sostegno per gli studenti con disabilità sensoriale definita e

prevista dalla L. 104 /1992.

La sua presenza è assicurata grazie ad una convenzione tra l’Amministrazione provinciale ed

Associazioni e / o Enti allo scopo di facilitare la comunicazione e l’integrazione scolastica.

Compiti

dell’assistente

educatore

Collaborazione alla programmazione e all’organizzazione delle

attività scolastiche in relazione alla realizzazione del progetto educativo

Collaborazione alla continuità nei percorsi educativi didattici

favorendo anche il collegamento tra scuola e territorio in funzione del

progetto di vita dello studente

Partecipa alla valutazione, fornendo elementi significativi, degli

studenti seguiti.

classe

Supporto al consiglio di classe/team docenti nell’assunzione di

strategie e tecniche pedagogiche, metodologiche e didattiche

inclusive

Coordinamento stesura e applicazione del piano di

programmazione educativo-didattica per l’alunno diversamente abile

nel contesto della programmazione di classe ( P.E.I. ) Piano Educativo

Individualizzato

Coordinamento conoscenza della documentazione inerente

all’alunno disabile

Coordinamento dei rapporti con tutte le figure che ruotano

intorno all’alunno ( genitori, specialisti, operatori ASL, ecc. ) Verifica e valutazione delle attività e delle dinamiche della classe

Facilitatore per l’integrazione tra pari attraverso il proprio

contributo nella gestione del gruppo classe.

Compiti

dell’insegnante

di sostegno

Promozione del processo di integrazione dell’alunno nel gruppo

classe attraverso corrette modalità relazionali Partecipazione alla programmazione educativo-didattica della

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RUOLO DEL COLLEGIO DEI DOCENTI

Su proposta del GLI il Collegio dei Docenti, nel mese di Giugno, delibera il PAI. Inoltre

approva l’esplicitazione nel POF di un concreto impegno programmatico per l’inclusione.

Il Collegio dei Docenti si impegna a partecipare ad azioni di formazione e/o prevenzione

concordate anche a livello territoriale.

2. INDICAZIONI OPERATIVE

Punto 1. Osservazione sistematica da parte dei docenti

VERIFICA DEL BISOGNO:

- Esaminare la documentazione clinica, SE PRESENTE, (dei servizi pubblici o dei centri

autorizzati) presentata dalla famiglia;

- prendere in considerazione le situazioni che necessitano di un possibile intervento di tipo

pedagogico-didattico e che, pur in assenza di documentazione clinica o diagnosi, motiva

l’assunzione degli stessi.

Punto 2. Compilazione delle mappe orientative per l’identificazione dei bisogni sulla

classe Individuazione dei BES a cura del CdC/team di classe

Utilizzare:

se necessario la “Mappa orientativa per l’osservazione”, solo Scuola Primaria - Allegato A

“Scheda di identificazione e analisi dei Bisogni Educativi Speciali” BES 3 – Allegato D

in classe prima Scuola Primaria, o quando necessario, “Scheda di identificazione e

analisi dei Bisogni Educativi Speciali – grigia predittivi DSA” – Allegato B

Compiti

dell’assistente

alla

comunicazione

Collaborazione con il Consiglio di Classe/Team Docenti alla

programmazione e all’organizzazione delle attività scolastiche con

un’attenzione particolare alle strategie didattiche inerenti alla tipologia

di disabilità sensoriale

Partecipazione al Consiglio di Classe/Team Docenti ai fini della

realizzazione del progetto educativo e dell’elaborazione e condivisione

di PDF e PEI in accordo con i docenti

Collaborazione alla continuità dei percorsi didattici anche qualora

l’intervento avvenga a domicilio, sempre in accordo con la famiglia, i

docenti e l’Associazione e/o l’Ente di appartenenza.

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Punto 3. Confronto dei docenti di classe e individuazione delle azioni comuni

d’intervento

Punto 4. Primi interventi mirati e individualizzati per aiutare l’alunno a colmare il suo

bisogno

• Recupero individuale su obiettivi comuni alla classe, recupero che l'alunno “può svolgere per determinate abilità o per specifiche competenze,

potenziare acquisire

anche nell'ambito delle strategie compensative e del metodo di studio”.

• Didattica diretta a obiettivi diversi

rispetto alla classe, per i quali l''offerta didattica e le modalità relazionali vengono calibrati sulla specificità e unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano tutti gli

alunni.

DIDATTICA PERSONALIZZATA

DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA

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Punto 5. Coinvolgimento della famiglia

- Parlare con la famiglia delle difficoltà riscontrate, senza allarmare, e esponendo un progetto di

insegnamento individualizzato finalizzato al recupero o alla riduzione delle problematicità

riscontrate.

- Dopo un periodo di interventi mirati e di osservazione sistematica, ricontattare i genitori ed

eventualmente invitarli a rivolgersi ad un centro specializzato per avere una diagnosi e per poter

poi programmare un percorso adeguato.

Punto 6. Stesura del piano d’intervento in accordo con la famiglia

Il C.d.C/Team docenti, compreso l’insegnante di sostegno, acquisita la diagnosi specialistica,

compila il PEI (art. 5 DPR 24.02.1994), il documento nel quale vengono descritti gli interventi

finalizzati alla piena realizzazione del diritto all’educazione, all’istruzione e all’integrazione

scolastica.

Il C.d.C/Team docenti compila il PDP/PDT. IL PDP è un documento nel quale sono delineate le

metodologie e le attività didattiche rapportate alle capacità individuali specificando le misure

dispensative e gli strumenti compensativi.

Punto 7. I docenti, in sede di colloquio, presentano alla famiglia il PEI/PDP/PDT e lo

condividono

- Sostenere la famiglia nell'affrontare il problema ed essere disponibili al dialogo e al confronto.

- Mantenere contatti con gli specialisti in un’ottica di collaborazione e stima reciproche.

- Tenere informati i genitori degli incontri. Punto 8. La famiglia firma per presa visione il PEI/PDP/PDT.

Punto 9. Il PEI/PDP viene consegnato in segreteria per il protocollo e messo agli atti

unitamente alle schede di osservazione

Punto 10. Per i BES oltre alla firma dei genitori sarà necessaria anche quella del

Dirigente Scolastico.

Punto 11. Il C.di C. / Team dei docenti valuta i risultati ottenuti (valutazione

intermedia e finale) e individua le ulteriori azioni da progettare.

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Ogni alunno può manifestare Bisogni Educativi Speciali con continuità o per determinati periodi.

A differenza delle situazioni di disturbo documentate da diagnosi, le misure dispensative, nei casi

sopra richiamati, avranno carattere transitorio e attinente ad aspetti didattici, privilegiando

dunque le strategie educative e didattiche attraverso percorsi personalizzati.

Per le situazioni di svantaggio si individuano tre tipologie:

Svantaggio

socio-economico

Svantaggio

linguistico e culturale

Disagio

comportamentale/relazionale

alunni seguiti dal servizio famiglia-

minori, situazioni segnalate dalla

famiglia, rilevati dal Consiglio di

Classe/Team docenti attraverso

osservazione diretta.

- alunni stranieri neo-arrivati in Italia

o che non hanno ancora acquisito

le adeguate competenze

linguistiche;

- alunni di origine straniera: la

recente normativa per i BES prevede

anche per gli alunni di origine

straniera che fossero in difficoltà di

apprendimento la possibilità di un

Piano Didattico Personalizzato

Temporaneo (PDT) e quindi

semplificato (in parte già previsto dal

DPR 394 del 1999).

Alunni con funzionamento problematico,

definito in base al danno vissuto

effettivamente dall’alunno, prodotto su

altri e sull’ambiente (senza certificazione

sanitaria)

Le situazioni di svantaggio socio-

economico e culturale, vengono

considerate nella misura in cui

costituiscono un ostacolo per lo sviluppo

cognitivo, affettivo, relazionale, sociale

dell’alunno e generano scarso

funzionamento adattivo, con conseguente

peggioramento della sua immagine

sociale.

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3. RILEVAZIONE DEI SOSPETTI DSA

COSA SONO I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO:

difficoltà scolastiche dovute ad alterazioni di natura neurobiologica;

possono modificarsi nel tempo ma difficilmente scompaiono;

non sono dovuti a pigrizia, poca motivazione o ritardo nel funzionamento intellettivo

generale;

possono determinare prestazioni altalenanti, bassa autostima, atteggiamenti di chiusura e di

disinteresse verso gli impegni scolastici.

DSA: se è evidente una difficoltà significativa nell’acquisizione del controllo del codice

scritto (lettura, scrittura, calcolo) che interferisce con il funzionamento adattivo

in presenza di:

normodotazione intellettiva ( Q.I. ≥ 85 )

adeguate opportunità di apprendimento

in assenza di:

disturbi neurologici e/o sensoriali

disturbi psicopatologici (pre-esistenti)

il disturbo deve essere persistente, nonostante la scolarizzazione adeguata e interventi

didattici specifici.

I disturbi specifici di apprendimento si presentano in ciascun individuo in modo diverso,

cioè con caratteristiche non accomunabili e con diversa intensità.

TIPOLOGIE

a) DISLESSIA SPECIFICA EVOLUTIVA

E’ relativa alla lettura strumentale (abilità di base che consentono di riconoscere le parole contenute

in un testo) e si manifesta come una difficoltà a carico dell’automatizzazione (velocità), della

correttezza della lettura e della comprensione.

I tempi di lettura sono potenziabili e migliorano fino alla classe terza della scuola secondaria di

primo grado, ma è più facile correggere gli errori che aumentare la velocità. Spesso è presente

comorbilità con altri DSA.

b) DISORTOGRAFIA

E’ relativa alla correttezza ortografica nella scrittura di parole e frasi. Anche se l’alunno conosce le

regole ortografiche mostra difficoltà nell’analizzare e distinguere i suoni di cui si compone una

parola o nell’utilizzare il codice di simboli che lega i suoni agli elementi grafici corrispondenti.

Gli errori più rilevanti consistono in omissioni di lettere o parti di parola ( es. “pote” per “ponte” o “

camica” per “camicia”); sostituzioni ( es. “vaccia” per “faccia”; “parde” per “parte”), o inversioni ( es.

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“il”per “li”; “spicologia” per “psicologia”) assenza di doppie o accenti. La stessa parola può essere

scritta a distanza di poche righe, in modi diversi.

Spesso la disortografia si associa alla dislessia, perché i due apprendimenti sono strettamente

legati.

c) DISGRAFIA EVOLUTIVA

E’ un disturbo legato a difficoltà nella motricità fine, che impedisce di automatizzare la routine

motoria necessaria per la realizzazione del segno scritto. Il segno più evidente è una significativa

difficoltà a produrre un corsivo fluente e morfologicamente comprensibile.

d) DISCALCULIA EVOLUTIVA

E’ un disturbo a carico delle abilità numeriche e aritmetiche. L’alunno ha difficoltà nel calcolo a

mente con le dita o è molto lento; non automatizza le somme entro la prima decina e le tabelline;

confonde le procedure e i riporti delle operazioni in colonna; manifesta problemi nella letto-scrittura

dei numeri (posizione dello “zero” anche in numeri a poche cifre, giudizi di numerosità e grandezze).

QUANDO RICHIEDERE LA DIAGNOSI AGLI SPECIALISTI

Per la dislessia, la disgrafia e la disortografia la diagnosi si può far fare alla fine del 2°

anno della scuola primaria (coincide con il completamento del ciclo dell’istruzione formale

del codice scritto)

Prime ipotesi già alla fine del 1° anno della scuola primaria se:

- profili funzionali molto compromessi

- pregresso disturbo del linguaggio

- familiarità accertata per il disturbo di lettura

per la discalculia alla fine della 3° anno della scuola primaria.

PERCHÉ INTERVENIRE PRECOCEMENTE

I DSA rappresentano il 4-5 % nella popolazione scolastica

Interdipendenza tra componenti: cognitive, emotive, motivazionali e relazionali

Esperienze ripetute di insuccessi condizionano la personalità del bambino

L’80% dei bambini con DSA presentano anche:

Problemi motivazionali

- Si sentono meno responsabili del loro apprendimento

- Persistono poco di fronte ad un compito

- Sfiducia nelle proprie possibilità di imparare come gli altri

Problemi emotivi

- Concetto di sé più negativo

- Maggiore ansia

- Bassa autostima

Problemi relazionali

- Difficoltà ad entrare in relazione con compagni

- Sono più facilmente esclusi e respinti

- I DSA tendono ad aggravarsi nel tempo perché alcuni apprendimenti dipendono da altri

Differenziazione tra :

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- Bambini a rischio per vero DSA (base biologica)

- Bambini a rischio per inadeguatezze nelle esperienze d’apprendimento

Fattori di rischio in età prescolare: (notizie desunte dai colloqui con i genitori)

Familiarità

Difficoltà nelle competenze comunicativo- linguistiche (DSL)

Difficoltà nelle competenze motorio-prassiche

Difficoltà nelle competenze visuo-spaziali

Possibile segnale predittivo: difficoltà di linguaggio che permangono dopo i 4 anni.

Risulta, quindi, fondamentale l’osservazione da parte degli insegnati:

Le osservazioni e i giudizi fatti dalle insegnanti sul comportamento dei bambini nella scuola

dell’infanzia possono essere altamente predittivi rispetto allo sviluppo di una successiva

difficoltà nell’apprendimento.

• Prima si interviene, prima si riducono le difficoltà di apprendimento.

• L’individuazione precoce dei segnali di rischio ha quindi lo scopo principale di elaborare

percorsi di recupero delle difficoltà, per prevenire i disturbi specifici dell’apprendimento.

• E’ compito delle scuole attivare interventi tempestivi, per individuare tra gli alunni i casi

sospetti di DSA (Legge n. 170, 08.10.2010 ).

Precisazioni sulla certificazione DSA

La Delibera Regionale n. 6315 del 21.02.2013 ha istituito presso le ASL gli elenchi dei soggetti

autorizzati a effettuare attività di prima certificazione diagnostica valida ai fini scolastici.

Gli enti privati accreditati:

devono essere inseriti in elenchi ASL che vengono aggiornati e resi disponibili sul sito ASL

entro il 30 settembre di ogni anno;

l’elenco delle strutture ha valore su tutto il territorio regionale.

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4. INDICAZIONI METODOLOGICHE

Come comportarsi

con la famiglia:

- Non fare diagnosi ma esporre con chiarezza le difficoltà rilevate.

- Sostenere la famiglia nell'affrontare il problema ed essere disponibili al dialogo e al

confronto.

… con l’alunno:

- aiutare il bambino ad accettare le proprie difficoltà ed a migliorare la propria autostima;

- valorizzare, lodandolo, i suoi punti di forza;

- condurre ogni sforzo per costruire la fiducia in sé;

- favorire la costruzione attiva della conoscenza, attivando le personali strategie di approccio

al sapere, rispettando i ritmi e gli stili d’apprendimento e assecondando i meccanismi di

autoregolazione;

- fargli comprendere che tutti abbiamo dei lati più “fragili” con i quali convivere;

- lavorare il più possibile all’interno della classe (se presente l’insegnante di sostegno);

- coinvolgere l’alunno con BES in ogni attività facendolo sentire parte integrante del gruppo

classe;

- assegnargli incarichi che lo facciano sentire stimato dai docenti e che accrescano la stima

dei compagni;

- evitare le frustrazioni legate agli insuccessi scolastici perché non si trasformino in rabbia;

- non essere avari di gratificazioni e usare il rinforzo come strumento usuale;

- aiutarlo a stemperare l’ansia: ricordarsi che, in particolare i bambini dislessici, ma in

generale ogni bambino in situazione di difficoltà, andando incontro ad insuccessi e

frustrazioni, si fanno l'idea di essere inferiori agli altri bambini; spesso si sentono inadeguati

ed incompetenti. Fondamentale è quindi il sostegno e l’incoraggiamento dei docenti.

Cosa non fare con un ragazzo con D.S.A.

• Non imporre la lettura ad alta voce, ma se richiesto aiutare e sostenere l’alunno nella

prestazione

• Non correggere "tutti" gli errori nei testi scritti

• Non dare liste di parole da imparare a memoria

• Non imporgli la copiatura

• Non paragonarlo agli altri

• Non definirlo lento, pigro, svogliato o stupido.

… con la classe

- considerare il gruppo classe come una “risorsa”

- usare strategie mirate

- far capire al gruppo che ogni individuo ha dei bisogni speciali e che è compito di ogni

docente aiutare in modo specifico “tutti” gli alunni in base alle diverse esigenze

- tutti possiamo trovarci, in un particolare momento della nostra vita, ad affrontare un periodo

difficile che ci porta ad avere bisogno di attenzioni particolari; spiegare alla classe le

difficoltà che alcuni alunni incontrano nell’affrontare gli impegni scolastici, parlandone in

modo scientifico e facendo esempi (che non riguardino i presenti)

- far capire che questi alunni hanno bisogno di strumenti compensativi per seguire meglio la

programmazione della classe (come un miope ha bisogno degli occhiali)

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- cercare di evitare inutili polemiche e discriminazioni spesso frequenti nel gruppo classe

- incoraggiare la condivisione di appunti.

- usare in modo flessibile il tempo di lavoro scolastico

… con i rappresentanti di classe

- Informare preventivamente il rappresentante di classe che all’interno del gruppo ci sono

bambini che necessitano di attenzioni ed interventi particolari, rassicurando che questo non

pregiudicherà l’apprendimento di nessuno studente né lo svolgimento del programma

didattico, ma approcci didattici differenti a seconda dei casi e delle necessità contingenti

che comunque saranno di arricchimento per l’intero gruppo

- non fornire il nominativo degli alunni in questione

- essere sempre tranquillizzanti e mostrarsi sicuri e propositivi: anche se complessa abbiamo

in mano la situazione

- spesso i risultati non sono immediati ma stiamo tutti lavorando per uno stesso obiettivo: far

vivere una positiva esperienza di crescita ad ogni alunno

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Schema riassuntivo.

Categorie

Chi sono?

Cosa serve?

Cosa il team di

classe deve

compilare?

B

ES 1

Alunni DVA con sostegno

Diagnosi funzionale

verbale del collegio

ASL

PEI

Firmato dai genitori

B

ES 2

Alunni con DSA (disturbi specifici

dell’apprendimento)

Relazione (non

diagnosi funzionale)

redatta da specialista

rilasciata da struttura

pubblica o

accreditata (se si

possiede certificazione

rilasciata da una

struttura privata,

intanto che si attende

la certificazione dalla

struttura pubblica, si

considera già BES2 e si

attuano tutti gli

strumenti compensativi

e dispensativi e si

compila PDP)

PDP DSA (per DSA)

PDP BES 2 (per altre

certificazioni)

Firmato dei genitori

Alunni con ADHD (deficit da

disturbo dell’attenzione e

dell’iperattività)

Alunni con DOP (disturbo

oppositivo-provocatorio)

Alunni con deficit del linguaggio

Alunni con deficit delle abilità non

verbali

Alunni con altre problematiche

severe che possono

compromettere il percorso

didattico (per es. disturbo dello

spettro autistico lieve qualora non

rientrino nelle casistiche previste

dalla legge 104)

Alunni con funzionamento

cognitivo limite

Altro

BES 3

Are

a d

ello

sva

nta

gg

io alunni con svantaggio linguistico-

culturale

scheda di

identificazione e

analisi dei bisogni

PDP per BES 3

Firmato dai genitori

e dal Dirigente

Scolastico

.

Alunni con svantaggio socio-

economico

Alunni con disagio

comportamentale/relazionale

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Riferimenti normative

Legge 118/1971 La legge 118/1971,”Provvidenze a favore dei mutilati e invalidi civili”, all’art. 28

“Provvedimenti per la frequenza scolastica”, dispone che l’istruzione dell’obbligo

debba avvenire nelle classi normali della scuola pubblica.

In questo senso, la legge in questione supera il modello dello scuole speciali, prescrivendo

l’inserimento degli alunni con disabilità, comunque su iniziativa della famiglia, nelle

classi comuni. Per favorire questo inserimento dispone, inoltre, che agli alunni con

disabilità vengano assicurati il trasporto, l’accesso agli edifici scolastici mediante il

superamento delle barriere architettoniche, l’assistenza durante gli orari scolastici degli

alunni più gravi.

DPR. 24 febbraio 1994 È un “Atto di indirizzo e coordinamento relativo ai compiti delle unità sanitarie locali in

materia di alcuni portatori di handicap” che individua i soggetti e le competenze degli

Enti Locali, delle attuali Aziende Sanitarie Locali e delle Istituzioni scolastiche nella

definizione della Diagnosi Funzionale (DF), del Profilo Dinamico Funzionale (PDF) e

del Piano Educativo Individualizzato (PEI). Questo DPR. è stato integrato e modificato

dal DPCM. n. 185/2006. Successivamente, sia il Regolamento sull’Autonomia scolastica,

DPR.

n. 275/1999, sia la Legge di riforma n. 53/2003 fanno espresso riferimento

all’integrazione scolastica. Inoltre, la L. 296/06, all’art 1 c. 605 lettera “b”, garantisce il

rispetto delle “effettive esigenze” degli alunni con disabilità, sulla base di accordi

interistituzionali.

Legge 104/1992 La Legge del 5 febbraio 1992, n. 104 “ Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione

sociale e i diritti delle persone handicappate” raccoglie e integra i precedenti interventi

legislativi divenendo il punto di riferimento normativo dell’integrazione scolastica e

sociale delle persone con disabilità. Il diritto soggettivo al pieno sviluppo del potenziale

umano della persona con disabilità non può dunque essere limitato da ostacoli o

impedimenti che possono essere rimossi per iniziativa dello Stato ( Legislatore, Pubblici

poteri, Amministrazione).

La Legge prevede una particolare attenzione, un atteggiamento di “cura educativa” nei

confronti degli alunni con disabilità che si esplica in un percorso formativo

individualizzato.

Il Profilo Dinamico Funzionale ( PDF) e il Piano Educativo Individualizzato (PEI) sono,

dunque, per la Legge i momenti concreti in cui si esercita il diritto all’istruzione e

all’educazione dell’alunno con disabilità.

Viene inoltre sottolineato il ruolo di con-titolarità del docente di sostegno. In particolare:

Definizione di handicap Art. 3 - “È persona in situazione di handicap colui che presenta una minorazione fisica,

psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà

d’apprendimento, di relazione o d’integrazione lavorativa e tale da determinare un

processo di svantaggio sociale o d’emarginazione.” Accertamenti dell’handicap

Art. 4 - “Gli accertamenti relativi alla minorazione, alle difficoltà, alla necessità

dell’intervento assistenziale permanente e alla capacità individuale complessiva

residua, di cui all’articolo 3, sono effettuate dalle unità sanitarie locali

mediante le commissioni mediche di cui all’articolo 1 della legge 15 ottobre 1990, n°

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295, che sono integrate da un operatore sociale e da un esperto nei casi da esaminare,

in servizio presso le unità sanitarie locali.”

Ruolo dell’insegnante di sostegno

Art. 6 - Gli insegnanti di sostegno assumono contitolarità delle sezioni e delle classi in

cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione

e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse, dei consigli di classe e

dei collegi docenti. Inserimento e integrazione sociale Art. 8 - “L’inserimento e l’integrazione sociale della persona con disabilità si realizzano

mediante:

…(comma d) provvedimenti che rendano effettivi il diritto allo studio della persona in

situazione di handicap, con particolare riferimento alle dotazioni didattiche e tecniche, ai

programmi, a linguaggi specializzati, alle prove di valutazione e alla disponibilità di

personale appositamente qualificato, docente o non docente.”

Diritto all’educazione e all’istruzione Art. 12 commi 1-2-3

1 -“All’alunno da 0 a 3 anni in situazione di handicap è garantito l’inserimento negli

asili nido.”

2 -“È garantito il diritto all’educazione e all’istruzione della persona con disabilità nelle

sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche d’ogni ordine

e grado e nelle istituzioni universitarie.”

3 -“L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della

persona in situazione di handicap nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle

relazioni e nella socializzazione.”

Legge 170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici d’apprendimento in ambito scolastico”.

La legge 8 ottobre 2010, n. 170, riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la

discalculia come Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), assegnando al sistema

nazionale di istruzione il compito di individuare le forme didattiche e le modalità di

valutazione più adeguate affinché studenti con DSA possano raggiungere il successo

formativo.

Per la peculiarità dei Disturbi Specifici di Apprendimento, la Legge apre, in via

generale, un ulteriore canale di tutela del diritto allo studio, rivolto specificatamente

agli alunni con DSA, diverso da quello previsto dalla legge 104/1992. Infatti il tipo di

intervento per l’esercizio del diritto allo studio previsto dalla Legge si focalizza sulla

didattica individualizzata e personalizzata, sugli strumenti compensativi, sulle misure

dispensative e su adeguate forme di verifica e valutazione.

DM. 5669 del 12.07.2011 Corredato di allegato con le “Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli

studenti con disturbi specifici di apprendimento”.

Il Decreto Ministeriale individua, ai sensi dell’art. 7, comma 2, della Legge 170/2010, le

modalità di formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici, le misure educative e

didattiche di supporto utili a sostenere il corretto processo di

insegnamento/apprendimento fin dalla scuola dell’infanzia, nonché le forme di verifica e

di valutazione per garantire il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con diagnosi

di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), delle scuole di ogni ordine e grado del

sistema nazionale di istruzione e nelle università.

Le Linee Guida presentano alcune indicazioni, elaborate sulla base delle più recenti

conoscenze scientifiche, per realizzare interventi didattici individualizzati e

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personalizzati, nonché per utilizzare gli strumenti compensativi e per applicare le misure

dispensative. Esse indicano il livello essenziale delle prestazioni richieste alle istituzioni

scolastiche e agli atenei per garantire il diritto allo studio degli alunni e degli studenti

con DSA.

NOTA MINISTERIALE del 24.07.2012 Schema di accordo tra Governo, Regioni e

Provincie autonome di Trento e Bolzano su “Indicazioni per la diagnosi e la

certificazione diagnostica dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA)”. La nota

sancisce che:

la diagnosi debba essere tempestiva e prodotta non oltre il 31 marzo, per gli alunni che

frequentano gli anni terminali di ciascun ciclo di studi;

il percorso diagnostico venga attivato solo dopo che la scuola abbia attuato gli interventi

educativi e didattici previsti dalla L. 170/2010

se il Servizio Sanitario Nazionale non è in grado di rilasciare la certificazione in tempi

utili, le Regioni forniscono criteri qualitativi per l’individuazione dei soggetti privati

accreditati per il rilascio delle diagnosi;

la certificazione dei DSA deve evidenziare precisi elementi: la nota li indica e propone un

modello di certificazione per i DSA.

LINEE GUIDA MINISTRO PROFUMO del 27 DICEMBRE 2012

CIRCOLARE MINISTERIALE n. 8 del 6 marzo 2013

Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni

educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni

operative.

Legge 107. Legge D.Lgs 62/17 e 66/17