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Alcune Idee Imprenditoriali

Libro Idee Imprenditoriali - Il Passato Futuro · estrinseche alla base del mestiere e del suo possibile successo, una breve analisi del contesto, delle attrezzature e dei materiali

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INDICE

PREMESSA L’Arrotino Il Barbiere Il Bottaio Il Campanaro Il Calzolaio Il Carbonaio Il Fabbro Il Falegname Il Fornaio - Carcaro - Mastro di cotto L’Impagliatore di Sedie L’Intagliatore di Tufo Magliaia Il Massaro di campo Il Sarto Il Tessitore di ginestra Strumenti finanziari utili a realizzare le idee imprenditoriali

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Premessa

Il progetto “Il Passato Futuro” ha visto otto giovani assegnatari di borse di studio concentrare la propria attenzione sugli antichi mestieri praticati nell’area del progetto, arrivandone a tracciare quarantadue, distribuiti tra mestieri praticati nell’ambito agricolo, artigianale e dei servizi di tipo pubblico. In effetti uno dei possibili sviluppi del progetto avrebbe potuto portare ogni singolo giovane impegnato nella ricerca dei mestieri a sceglierne uno che, con l’aiuto della struttura tecnica sarebbe stato trasformato in un business plan da candidare a Sviluppo Basilicata SpA per verificarne la sostenibilità e, quindi, l’eventuale finanziamento. Purtroppo, nessun giovane aveva i requisiti per attivare il canale finanziario percorribile attraverso Sviluppo Basilicata e, in un incontro tra giovani borsisti e struttura tecnica di progetto, si è deciso che gli stessi giovani hanno ne scegliessero sedici, su cui effettuare ulteriori approfondimenti, prima di passare tutta la documentazione alla struttura tecnica di progetto, per successive elaborazioni da mettere a disposizione di tutta l’area, e non solo. Sulla base, quindi, delle ricerche effettuate in varie fasi dai giovani, nonché dei laboratori della memoria condotti in tutti i comuni dell’area grazie al qualificato supporto della Dott.ssa Cinzia Iaquinta, è stato possibile elaborare un documento di sintesi che rappresentasse la proiezione nel futuro di alcuni antichi mestieri poco praticati, se non, addirittura, scomparsi. In una delle tante riunioni tecniche tenutesi in fase di attuazione del progetto, pertanto, si è deciso di puntare su un documento che, a partire dai sedici mestieri scelti dai giovani, proponesse delle idee imprenditoriali a disposizione di chiunque avesse voglia di intraprendere una nuova attività economica, senza avere in proposito idee già chiare e definite. Da qui, il lavoro svolto dalla Dott.ssa Rosa Castronuovo, che restituisce quindici idee imprenditoriali strutturate in modo da chiarirne il contenuto, le esigenze da soddisfare, i possibili clienti, i prodotti da offrire, le motivazioni intrinseche ed estrinseche alla base del mestiere e del suo possibile successo, una breve analisi del contesto, delle attrezzature e dei materiali necessarie, nonché alcune informazioni sulla loro possibile ubicazione. Per concludere la descrizione dell’idea imprenditoriale, n un primo tempo si era pensato di inserire alcune informazioni economiche, relative ai costi delle attrezzature, delle materie prime e della gestione, in modo da offrire un pacchetto pressoché completo da candidare ai fini di un probabile finanziamento. Attente riflessioni, però, hanno suggerito di evitare questo livello di approfondimento, soprattutto perché le scelte economiche in merito alla dimensione dell’impresa, alla individuazione di tecniche e tecnologie, oltre che all’ubicazione delle attività di impresa, sono troppo legate al singolo individuo e sono tali da condizionare fortemente l’investimento.

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Pertanto, piuttosto che fornire indicazioni standard non rispettose delle specificità del singolo individuo, potenziale imprenditore, si è scelto di aggiungere un capitolo dedicato agli strumenti in grado di assicurare un finanziamento alle idee prima descritte. La struttura di Progetto

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“L’ARROTINO”

L’IDEA Recuperare un mestiere, l’arrotino, in cui convivono l’anima antica del vecchio viandante e quella moderna dell’imprenditore. Si ripropone, con le attrezzature ed i mezzi odierni, un mestiere in grado di assicurare un servizio alla collettività ed un reddito a chi lo esercita, con la dupliche declinazione: ambulante, per qualche giorno a settimana, a al mese, stanziale per il reso delle giornate lavorative, presso la propria “bottega dell’arrotino”, a servizio della popolazione e dei potenziali clienti, locali e non.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE Dare una risposta alla potenziale clientela, di un singolo comune come di un’area più vasta, che necessita di “arrotare” tutti quegli oggetti “taglienti” che formano il proprio corredo di attrezzature domestiche, per il tempo libero e per il lavoro, e che necessitano sia di interventi di semplice affilatura che di interventi di ripristino delle originarie condizioni, ormai perse. Oltre ad affilare e ripristinare varie tipologie di attrezzo ed utensili, l’arrotino può anche riparare guasti a cucine a gas, vecchie e nuove, così come altri oggetti ed attrezzi, laddove la riparazione risulti conveniente od obbligatoria.

CHI SONO I CLIENTI L’intera collettività di un comune, piccolo o grande che sia, ed anche di un’area più allargata. Si va dalle famiglie ai ristoranti, dai macellai ai rivenditori ambulanti, da chi pratica l’agricoltura a chi utilizza attrezzi taglienti per hobby, dai parrucchieri ai barbieri.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE Innanzitutto, l’arrotino offre servizi di molatura o affilatura di ogni tipo di lama: oltre ai classici coltelli, forbici di grandi o piccole dimensioni, normali o in acciaio, come le forbici da seta (molto più difficili da arrotare e per le quali serve una mola molto veloce e una smerigliatrice), taglienti dal filo particolarmente sottile come i coltelli da prosciutto. Ma anche i nuovi coltelli in ceramica, che non ossidano i cibi, dal momento che il loro taglio non innesca processi di ossidazione dei cibi, con il

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risultato di ottenere una cucina più sana. In questo ultimo caso l’affilatura richiede una tecnica particolare, poiché quella classica potrebbe distruggere i coltelli.

Oltre alla molatura o affilatura, l’arrotino può riparare i meccanismi di apertura e chiusura degli ombrelli, nonché degli esoscheletri deperiti o bloccati degli stessi, ovviamente se si tratta di ombrelli particolarmente costosi, la cui riparazione risulta più conveniente della sostituzione, ovvero di oggetti il cui valore affettivo supera ogni ragionamento di convenienza economica. Infine, l’arrotino può porre rimedio a piccole e medie perdite che si generano nelle cucine a gas, grazie ad un’adeguata strumentazione e a materiali in grado di intervenire nelle fuoriuscite di gas e, nell’eventualità in cui le cucine producano del fumo, l’arrotino può rimuovere lo stesso dai cannelli di ciascun focolare.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA La convinzione che, attraverso il mestiere dell’arrotino, si recuperi anche tutto il suo fascino, legato alla tradizione ed alla voglia di ridare vita ad oggetti utili ed indispensabili per l’intera collettività.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO Creando una nuova formula di lavoro misto: di artigianato itinerante ed artigianato stanziale, si dà origine ad una doppia occasione di reddito, per una migliore prospettiva di vita.

ANALISI DEL CONTESTO Quando coltello, forbici, rasoio erano gli attrezzi da lavoro per il macellaio, il sarto, e il barbiere, l'arrotino aveva un ruolo ben preciso e la sua presenza un significato importante. All’arrotino on mancava mai lavoro. Bisognava rifare il filo una volta alla settimana e ad ogni cliente corrispondeva un filo specifico, quello del suo attrezzo da lavoro. Lo si appoggiava con precisione, la lama non doveva subire pressioni dalla mano altrimenti il filo veniva "ondulato" e non tagliava bene. La "mola" rifaceva il filo a tutte le lame, era pesante e veniva manovrata con un sistema di leva a pedale. Col tempo la situazione si è trasformata: rasoi con lame di ricambio, coltelli a seghetta, tante industrie che li producono ed ancor di più i negozi che li vendono. Di contro, meno agricoltori ed artigiani, paesi che si spopolano in favore delle città e sempre meno lavoro per l’arrotino e sempre meno arrotini in giro. Non che i servizi dell’arrotino oggi non siano più importanti, anzi, al contrario, servono ancora, forse anche più di prima. La qualità del lavoro, infatti, si è alzata perché così pretende il mercato, soprattutto se si intende offrire un servizio adeguato e professionale, che

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altri riescono solo ad accennare. Migliorano i macchinari e si aggiornano le conoscenze. Le moderne tecnologie, infatti, garantiscono affilature perfette a lame fatte di metalli diversi, che richiedono attenzioni specifiche. In questa immagine della società contemporanea, che può rappresentare la vera potenziale minaccia all’iniziativa, quello dell'arrotino è considerato un lavoro scomparso, assorbito dalla grande distribuzione confluita nei centri commerciali. Oggi, l'arrotino non gira più per i paesi con il carretto adattato a banco di lavoro con una ruota per affilare, ben salda sul retro, anche perché, quel tipo di attrezzatura è insufficiente rispetto ai bisogni attuali, ed anche la preparazione professionale spesso non è adeguata. Non basta l’appellativo “affilatore di coltelli”, a fare di una persona un artigiano competente e scrupoloso; spesso, infatti, c'è bisogno di competenza, che si forma frequentando corsi idonei, e di professionalità, che si acquisisce con la pratica ripetuta. I corpi delle lame sono forgiati con metalli diversi l’uno dall’altro e ogni materiale deve essere lavorato con i giusti attrezzi, per evitare di rovinare coltelli che possono valere anche centinaia di euro. Lo studio e l’aggiornamento continuo, pertanto, diventano elementi da cui bisogna partire: è fondamentale conoscere la metallurgia, il panorama della produzione mondiale, la storia e la provenienza dei coltelli. Così facendo, si avranno molte più possibilità di riuscita nella propria impresa, perché con l’aumentare della competenza e della professionalità, aumentano anche i clienti, dal momento che si finisce per creare un rapporto di fiducia.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME Le attrezzature indispensabili per l’attività del’arrotino sono: Per il lavoro itinerante, serve un automezzo dotate di una o più mola, collegata all'albero di trasmissione, nonché ogni altro attrezzo ed accessorio utile a meglio espletare il lavoro, come la smerigliatrice, i pezzi di ricambio per gli ombrelli e i pezzi di ricambio per le cucine a gas. Analoga attrezzatura serve anche presso la bottega, che rappresenta il luogo di lavoro stanziale.

Le materie prime sono: Lavorando esclusivamente con i prodotti dei clienti, il lavoro dell’arrotino non prevede l’acquisto di materie prime, con l’eccezione dei lubrificanti necessari a tenere in perfetta efficienza i propri macchinari.

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TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE: L’attività dell’arrotino può essere realizzata sia in una bottega del centro storico che in locali attrezzati situati nelle aree artigianali, all’interno di locali aventi le seguenti caratteristiche: o n. vani: almeno 1 + accessori obbligatori; o superficie: a partire da metri quadrati 20. Inoltre, l’attività può essere svolta anche in modalità “itinerante” utilizzando un automezzo all’uopo attrezzato.

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“Il BARBIERE”

L’IDEA

Creare un marchio di una dimensione senza tempo, basato sulla ricerca di qualità e di stile, al di fuori delle mode: “La Barberia”. Già il termine suona antico, tanto quanto il mestiere che lo stesso indica, quindi, se il barbiere continua da tanti anni a compiere lo stesso lavoro, grazie ai soliti attrezzi di base (se pur adeguati al tempo che passa), perché non comunicare anche attraverso un contesto ambientale, il sapore antico della professione? In sostanza aprire una Barberia in un locale, magari situato nel centro storico, magari ispirato al passato (mobili antichi, accarezzati da musiche retrò, ed oggetti ormai da collezione, della vecchia attività del barbiere), ma caratterizzato da moderne e sicure attrezzature, oltre che da adeguate tecniche di taglio e rasatura.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire, alla sola clientela maschile, un servizio di taglio, pettinatura e rasatura, con atmosfere antiche ed attrezzature e tecniche moderne; nonché un servizio di puro benessere, tra maschere e massaggi, sia per i capelli ed il cuoio capelluto, sia per la pelle del viso. Inoltre, assicurare lo stesso servizio e trattamento, anche a domicilio, alle persone più anziane, donando loro la gioia di un attimo di gioventù ritrovata, attraverso il taglio e/o la rasatura di un barbiere vecchio stampo.

CHI SONO I CLIENTI

Soprattutto gli abitanti del posto, senza porre limiti alla possibilità di catturare clienti anche da altre zone. In ogni caso, tra un taglio ed una rasatura, è necessario riproporre agli attuali fruitori della “barberia” l’atmosfera e l’ambiente di un passato mai vissuto, per i giovani, o lontano, seppure raccontato, per i loro nonni.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

La tipica attività del barbiere: tagli, pettinature e rasature; affiancata da un’attività di benessere: maschere e massaggi per capelli, cuoio capelluto e pelle del viso, con l’ausilio di una raffinata linea di profumi e cosmetici per soli maschi.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

Anticamente, nei piccoli paesi l'operato del barbiere era considerato un lavoro di tutto rispetto, posizionato in uno scalino intermedio tra le varie professioni allora

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esercitate: poco sotto il medico condotto ed il sindaco del paese e sopra i ceti sociali più umili. Spesso chi faceva il mestiere del barbiere, contemporaneamente, ne svolgeva anche un altro: il dentista, piuttosto che il sarto, o il calzolaio, piuttosto che il contadino. Vigeva l’arte dell’arrangiarsi! Tutti lavoravano per l’intera settimana, perciò il sabato sera, tornati dal proprio lavoro, il primo contatto con la civiltà si aveva dal barbiere. Qui oltre a: barba, baffi e brillantina, ci si ritrovava per fare “quattro chiacchiere” sui fatti che accadevano nella piccola comunità e, per “ammazzar l’attesa” del proprio turno, spesso si giocava una partita a carte, in un piccolo tavolo posizionato all’angolo della bottega. Per risparmiare, molti clienti facevano la barba a casa, facendo comunque un salto dal barbiere, per il periodico taglio di capelli, facendosi pettinare alla “Umberto” o alla “mascagna”. La convinzione che un moderno servizio di “barberia”, ispirato al passato sopra ricordato, possa attirare più clienti di un altro esercizio della stessa categoria, assicurando, così, un reddito adeguato e certo.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

La popolazione locale, è rappresentata in larghissima parte, da anziani, tra i quali vi sono molti uomini. Spesso gli stessi, sono stati in gioventù e molti ancora adesso, dei grandi lavoratori, capaci di dedicare pochissimo tempo libero per se stessi. Uno dei momenti più rilassanti per questi uomini è sempre stato, e lo è ancora oggi, “la pausa barbiere”. Pertanto ritrovarsi in un locale carino, accogliente, di gran servizio, magari con qualche amico con cui fare quattro chiacchiere, ascoltando musica che, coi ricordi riporta alla gioventù e fa assaporare melodie di epoche sconosciute, stimolando la curiosità del sapere, dei giovani, rappresenta una carta vincente su tutti i fronti: economico, culturale, umano. Inoltre, la possibilità di raggiungere gli anziani più in difficoltà nelle loro case, crea un vero e proprio servizio alla persona, che in tal modo si sente ancora importante, bella e profumata per se e per quanti la circondano, senza dover dipendere da questi ultimi, anche solo per “farsi la barba ed i capelli”. Ed ai tanti anziani si aggiungono anche i giovani ed i meno giovani che, proprio nella “barberia”, potrebbero trovare importanti occasioni di confronto e crescita.

ANALISI DEL CONTESTO

Oggi non esiste più la figura del barbiere così come descritta in precedenza: il suo posto è stato preso dall’ “acconciatore per soli uomini”, che non si limita alla vecchia attività, poiché il suo nuovo locale, è un elegante salone, in cui la bellezza e la vanità al maschile trovano la massima espressione: morbide mantelle per il taglio di capelli e la rasatura della barba; shampoo, balsamo, lozioni, profumi e cosmetici delle migliori marche, per massaggi di cuoio capelluto e pelle del viso. Pertanto l’unico modo per riabilitare l’antico mestiere del barbiere, in un settore quasi saturo, e contestualmente renderlo competitivo sul mercato, quindi redditizio, è quello di offrire comunque un servizio moderno (in mezzi e tecniche), ma con quel qualcosa in più che un giovane acconciatore, che non guarda al passato, non potrà mai proporre

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(l’ambiente retrò) e con l’aggiunta del servizio a domicilio per i più anziani, in modo da rendere anche un importante servizio alla persona. Un limite all’attivazione del mestiere del barbiere è rappresentato dalla necessità di possedere già all’atto dell’apertura dell’attività adeguate conoscenze e competenze. Chi non le ha già, pertanto, deve frequentare adeguate attività formative, supportate da idonei stage.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del barbiere sono: acqua, shampoo, balsamo, forbici, pettini, lame e rasoi, spazzole, phon, piastre, ferri arricciacapelli e cosmetici vari; nonché rasoi di ultima generazione, creme dopobarba, capaci di tonificare, rivitalizzare la pelle del viso, maschere, profumi, pinzette, e così via. Le materie prime sono solo i clienti con capelli, barba e viso.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE

Il locale tipico del barbiere di un tempo aveva: una poltrona al centro ed uno specchio di fronte; un piccolo tavolo con un recipiente smaltato colmo d'acqua dove puliva i pennelli (l'acqua corrente arrivò solo in tempi quasi moderni) e tre o quattro rasoi allineati in bella vista. Qualche sedia in ordine sparso ed il piccolo tavolo per le “partitelle di carte” occasionali. Una piccola tenda arricciata divideva la stanza da un piccolo retrobottega ed una mensola su una parete metteva in bella mostra le bottiglie lavorate con l'acqua di colonia. Oggi le severe norme igienico- sanitarie impongono standard di qualità elevati che vanno rispettati. Fatto salvo il rispetto delle suddette norme igienico-sanitarie, la moderna barberia deve riproporre l’ambiente di un tempo. E per fare questo è necessario una bottega nel centro storico che abbia almeno n. 1 vano più gli accessori obbligatori.

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“IL BOTTAIO”

L’IDEA

Recuperare l’antico mestiere del bottaio e riadattarlo alla realtà attuale, tenendo conto delle esigenze delle cantine lucane ma con un occhio aperto anche sulle altre regioni, soprattutto limitrofe.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire, alla filiera vitivinicola lucana, delle botti costruite con idonee materie prime, nel rispetto delle antiche tradizioni locali, utilizzando tecniche e tecnologie moderne, in grado di assicurare l’ottima qualità del vino prodotto

CHI SONO I CLIENTI

Soprattutto le tante cantine il cui numero è in aumento per effetto degli investimenti in corso e programmati, sparse sul territorio regionale che, in un processo sempre più spinto verso la valorizzazione del vino lucano, intendono puntare sul vino invecchiato, capace di spuntare prezzi maggiori sul mercato

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Botti con caratteristiche tecniche specifiche, adatte ai diversi vini prodotti in Basilicata.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

Creare una nuova attività imprenditoriale, recuperando antiche tradizioni, capace di produrre un reddito stabile, con discrete prospettive di crescita.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

A seguito dell’elevato grado di competitività che interessa il settore vitivinicolo a livello globale, solo una elevata specializzazione dei prodotti, associata alla ricerca delle caratteristiche tipiche e/o esclusive, può assicurare quel valore aggiunto, che permette una migliore collocazione degli stessi, sul mercato. Nel caso del vino, solo il perfetto abbinamento vino/botti, può concorrere ad un prodotto invecchiato di qualità superiore.

ANALISI DEL CONTESTO

Tutto il territorio regionale è a vocazione vitivinicola (Aglianico del Vulture, DOC Matera, DOC Terre Alta Val d’Agri, Grottino di Roccanova), ed il vino prodotto soprattutto quello non destinato all’invecchiamento, è spesso conservato in botti di

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vetro resina, poiché destinato ad un mercato a breve scadenza. Volendo puntare su prodotti di qualità, da destinare ad un mercato contraddistinto da margini migliori sarà necessario puntare maggiormente sui vini invecchiati ed è noto che l’invecchiamento del vino potrà avvenire solo dentro botti di legno pregiato, costruite ad arte da esperti bottai. Attualmente, il mercato lucano si avvale, ormai da anni, soprattutto di bottai esterni al territorio, anche di altri stati,con know-how e tecnologie, consolidati. Pertanto, riuscire a produrre in loco le botti, destinate ad invecchiare i nostri vini, sarebbe un’ottima opportunità di apertura anche verso i mercati esterni alla regione (Puglia, Campania e Calabria). Botti costruite in Basilicata potrebbero essere immediatamente più competitive, anche solo grazie alla minore incidenza dei costi di trasporto, con ripercussioni sui costi di invecchiamento del prodotto finito, che risulterebbe più competitivo.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del bottaio sono: � seghe di varie misure; � Incudine; � doghe in ferro; � pialle � altri macchinari di ultima generazione non meglio identificati.

Le materie prime sono: � il legno pregiato; � il ferro.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE

Si può andare un bilocale di pochi metri quadrati per chi intende svolgere l’attività di bottaio a domanda, a locali di 400 e più metri quadrati, sistemati in aree attrezzate. Riepilogando un locale può avere le seguenti caratteristiche: o n. vani da 2 a 6; o superficie (da m. q. 50 a m. q. 400) o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nei centri storici, in presenza di locali di

dimensioni adeguate.

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“IL CAMPANARO1”

L’IDEA

Creare una piccola bottega artigianale in cui l’esclusività e la manifattura delle realizzazioni, unite alla particolarità di una committenza di nicchia molto selezionata, consentirebbero di recuperare, conservare e tramandare alle future generazioni tecniche millenarie, solo opportunamente adattate ai tempi, senza l’assillo del contenimento dei costi di produzione.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire campane di varie misure, forgia e modelli ai clienti che ne facciano richiesta, assicurando, in tal modo, prodotti su misura, non proponibili a livello industriale, obbligato a produzioni standard.

CHI SONO I CLIENTI

A seconda delle dimensioni delle campane, variano i potenziali clienti: si va dagli allevatori di bestiame, soprattutto al pascolo, alle chiese ed agli altri Enti proprietari di campanili, passando per i musei storici che propongono nella propria esposizione anche campane.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Il prodotto che si intende offrire è vario e dipende dai potenziali clienti. Sicuramente si tratta di un prodotto artigianale, tendente all’artistico. Si parte dalle piccole campane da mettere al collo degli animali pascolanti, per arrivare alle grandi campane sistemate all’interno dei campanili. Nel mezzo, una serie di campane di varia forgia e dimensione, da utilizzare come complementi di arredo o all’interno di musei.

                                                                                                                         

1   Un   tempo   il   “campanaro”   era   anche   colui   che   suonava   le   campane.   Con   l’avvento   dell’elettronica   e   dei   meccanismi  automatici,   questo   mestiere   è   praticamente   scomparso   ed   oggi   per   campanaro   si   intende   soprattutto   chi   fabbrica   le  campane.  Vedere  nota  storica  in  calce      

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QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

Mantenere viva la tradizione del “Campanaro”, per non far sparire completamente questo antico mestiere e, nel contempo, riproporre un mestiere capace di produrre reddito.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

L’iniziativa può avere successo soprattutto per la scarsa presenza di competitors, sia in zona che sull’intero territorio regionale. Pertanto, dal passato si creerebbe una vera, “nuova” opportunità per il futuro. Guardando alla nostra regione, almeno come potenziale mercato di partenza, quello degli allevatori, abbastanza numerosi, è un target di riferimento sicuramente interessante. Più interessante ancora è il mercato delle “campane da campanili”, sia in considerazione del limitato numero di competitors, che del maggior prezzo di vendita dei relativi prodotti. I continui lavori di recupero e ristrutturazione di immobili dediti al culto e di altri immobili di pregio architettonico caratterizzati dalla presenza di campanili, infatti, rendono questo mercato ancora molto in fermento. Da non trascurare il mercato dei musei e dei complementi di arredo, cui le campane possono essere destinate.

ANALISI DEL CONTESTO

Per tutto quanto riportato in precedenza, il mestiere del “campanaro” è ancora oggi riproponibile nel nostro territorio, perchè in grado di produrre reddito, sia se indirizzato alla realizzazione di prodotti destinati agli allevatori; figura molto presente nell’economia locale, sia se indirizzato alle chiese, alle torri civiche di particolari edifici, pubblici e privati, ai musei. Un limite importante al recupero del mestiere del campanaro è rappresentato dalla scomparsa dei “mastri campanari” e dalla conseguente difficoltà di recuperarne facilmente le “abilità”. Questo comporta la frequentazione di idonee attività formative accompagnate da stages presso laboratori ancora operanti.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

La fabbricazione di una campana comporta una lunghissima preparazione sia per lo studio della sagoma sia per la realizzazione della forma. La prima operazione da affrontare per la costruzione della forma della campana, è la realizzazione della sagoma. Sulla sagoma sono disegnati sia il profilo dell’interno della campana (anima), sia il profilo dell’esterno (falsa campana); la sagoma è disegnata geometricamente e funge da tornio verticale, determinando la dimensione della campana, i suoi spessori, il suo peso, la frequenza ed una nota musicale. Le fasi di lavoro sono tre: costruzione dell’anima, costruzione della falsa campana e costruzione del mantello:

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� Anima È una struttura di forma conica, realizzata con mattoni sagomati rivestiti con argilla refrattaria, levigata con la sagoma, che corrisponde al profilo interno della campana

� La falsa campana Consiste nella realizzazione a ridosso dell’anima di una campana provvisoria in argilla, il cui profilo è conforme al profilo esterno della campana: la sua superficie è arricchita da decorazioni in cera. La falsa campana ultimata, è il modello esatto della futura campana su cui già appaiono bellissimi particolari.

� Il mantello Le decorazioni in cera della falsa campana sono rivestite con argilla sottilissima, che danno inizio alla costruzione del mantello. I primi strati di argilla che vanno a diretto contatto con le decorazioni in cera, sono fatti asciugare spontaneamente e realizzano il calco in negativo sulle cere; gli strati di argille successive servono per irrobustire il mantello e sono argille di contenimento ricche di sostanze antilesioni. Per il prosciugamento degli strati di argilla del mantello, la forma è riscaldata all’interno provocando lo scioglimento delle decorazioni in cera che trasmettono i negativi sulla superficie interna del mantello.

Al fine di supportare adeguatamente questo processo di fabbricazione sono necessarie alcune attrezzature ed alcune materie prime. Tra le attrezzature si citano :

� il “focolaio”, una fossa entro cui fondere la campana; � il “crogiolo”, il contenitore ove fondere il bronzo; � il “mantice”, per innalzare la temperatura; � la “anima”, la struttura tronco-conica che costituisce il profilo interno della

campana; Tra le materie prime, quelle indispensabili per l’attività del campanaro sono il rame e lo stagno, fondamentali per la fusione del bronzo, da cui prenderà origine la campana. Le campane, infatti, fuse in bronzo, sono composte da quattro parti di rame e da una parte di stagno. Altre materie prime importanti sono la cera, l’argilla, la sabbia silicea ed i carboni, necessarie a supportare il processo di fabbricazione. Se la sagoma viene realizzata in loco, servono anche i materiali per allestirle, ovvero, legno e mattoni.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

La dimensione e l’ubicazione delle attività di fabbricazione del “campanaro” risentono sia del tipo di lavorazione, sia del target del cliente di riferimento, ma è fondamentale la disponibilità di spazio all’aperto dove realizzare le fosse per la

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fusione delle campane. Questo rende per lo meno difficile ubicare l’attività del campanare all’interno dei centri storici.

Fatta questa presmessa la dimensione dei locali può oscillare da una piccola bottega periferica ad un moderno capannone, attrezzato in idonee aree artigianali.

Le caratteristiche minime dei locali sono le seguenti: o n. vani 2; o superficie (per vano, m. q. 25; totale m. q. 50) o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nelle aree periferiche con disponibilità

adeguata di spazi all’aperto.

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“IL CALZOLAIO”

L’IDEA

Immettere sul mercato locale il mestiere del calzolaio, andando oltre la mera riparazione di scarpe usate, puntando su una nuova immagine, capace di rispondere immediatamente e puntualmente all’ esigenze della clientela moderna

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE In aggiunta, o in alternativa, all’antico servizio della riparazione delle scarpe, si creerebbe una vera attività artigianale, basata sulla produzione di scarpe personalizzate, originali e di elevata qualità.

CHI SONO I CLIENTI Il target di mercato più facilmente e direttamente raggiungibile è quello dei cittadini della propria area geografica di riferimento, sia per la vendita che per la riparazione di scarpe. In relazione alla produzione e vendita di calzature, inoltre, buone opportunità possono essere offerte dai rivenditori al dettaglio ed all’ingrosso, che permettono di raggiungere anche altre aree geografiche.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE Soprattutto scarpe su misura, costruite con materie prime di alta qualità (pelle, cuoio e materiali plastificati o sintetici), con caratteristiche specifiche in grado di incontrare e soddisfare i gusti e le esigenze delle diverse generazioni e delle differenti classi sociali.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA Creare un lavoro autonomo, in grado di assicurare un reddito decoroso, riprendendo antiche tradizioni, da poter tramandare anche alle future generazioni.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO In Basilicata i calzolai, sono veramente pochi ed in tutti i casi, quelli che ci sono si limitano ad effettuare riparazioni. Pertanto, un calzolaio più creativo, sensibile alle innovazioni ed alle mode, che oltre a riparare, sappia anche creare belle scarpe, preferibilmente su misura, con specifiche caratteristiche personalizzate, utilizzando il materiale desiderato, potrebbe rappresentare una svolta tutta locale nel settore delle calzature lucane.

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ANALISI DEL CONTESTO Attualmente, in Basilicata, il mercato delle calzature è sviluppato più dal punto di vista delle vendite che dal punto di vista produttivo. Su tutto il territorio regionale, vi sono molti negozi che vendono scarpe, ma non esistono produttori di calzature, se non in rari casi. Non sono tantissimi neanche coloro che riparano le calzature e gli altri articoli in pelle/cuoio (ad es. borse, valigie, etc). Pertanto, una simile iniziativa potrebbe creare delle discrete opportunità lavorative sia all’interno dell’area geografica oggetto del progetto, sia, e questo è più probabile, al suo esterno, considerando sia l’ambito regionale che quello extra regionale. Le opportunità di riuscita dell’iniziativa aumentano sensibilmente se si punta sulla qualità dei prodotti, sulla capacità di personalizzare gli articoli, sulle materie prime utilizzate e sulla capacità di combinare materiali offrendo prodotti innovativi e particolarmente originali. Un’attività indirizzata verso la qualità, la personalizzazione e, quindi, l’originalità dei prodotti, è il primo passo verso al creazione di un marchio proprio, condizione che permette ad un’attività artigianale di acquisire i connotati delle realizzazioni artistiche. Il mercato attuale, infatti, è molto legato ai grandi marchi noti, tra i quali, in verità, negli ultimi anni si sono affacciati diversi nuovi prodotti e marchi, che hanno puntato sul design e/o sull’innovazione.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME Le attrezzature indispensabili per l’attività del calzolaio sono: o la pressa per incollare; o la lampada ad infrarossi, per asciugare la colla; o la mola; o macchine da cucire elettriche; o forme per allargare o stringere le scarpe; o macchina spara chiodi; o macchina per cucire la tomaia; o macchina per cucire le suole; o vari martelli, pinze per occhielli, tenaglie, bussetti, marca punti, deschetti,

mastelli, lesine, tira suole, punzoni, pedali, trincetti, lime, spaghi, chiodi, piedi di ferro, suole, solette, cere, forbici.

Le materie prime sono: o cuoio; o pelli;

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o materiali plastificati o sintetici (come la gomma).

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE: L’attività del calzolaio può essere realizzata anche in piccoli locali del centro storico, riponendo le antiche botteghe di un tempo. Ovviamente, più spazio è disponibile più grande potrà essere l’attività. In linea di principio, il locale da adibire a bottega del calzolaio deve avere le seguenti caratteristiche minime: o n. vani: almeno 1 più servizi; o superficie: almeno 15 metri quadrati; o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nei centri storici, in presenza di locali di

dimensioni adeguate.

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“IL CARBONAIO”

L’IDEA

Creazione di un (piccolo) stabilimento di trasformazione della legna in carbone, da destinare al commercio.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire un prodotto per uso privato e industriale.

CHI SONO I CLIENTI

Privati cittadini; ristoratori; negozi al dettaglio ed all’ingrosso, industrie di confezionamento di carbone e carbonella.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE Carbone per barbecue, stufe e termo camini.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

In passato, l'unica attività che potesse integrare il reddito familiare derivante dall'allevamento e da una stentata agricoltura, era quella del carbonaio. Generalmente le zone di bosco destinate a legna per il carbone erano quelle più impervie, senza strade di accesso e l'unico mezzo di trasporto era il mulo o il cavallo da soma. Il mestiere del Carbonaio, è stato una delle attività sicuramente più rappresentative del legame: uomo - bosco e delle sue risorse. I lavori del taglio della legna e della cottura del carbone, costituirono importanti occupazioni per tante comunità montane, per molti secoli. I carbonai vivevano soprattutto in baracche alle periferie dei paesi. Si stabilivano sul posto e vi restavano diversi mesi. Sceglievano zone di montagna ricche di buon legname. Per prima cosa costruivano la capanna con terra e legna e poi iniziavano i lavori: si abbattevano gli alberi, si tagliavano i tronchi a pezzi e si formavano delle cataste secondo determinati criteri, in modo da lasciare al loro centro un vuoto che fungeva da camino. Una volta acceso il fuoco, lo si doveva alimentare due o tre volte sia di giorno che di notte con pezzi di legna di piccole dimensioni. A questa operazione erano addette almeno due persone per alcuni giorni. Le cataste venivano ricoperte di terra e venivano fatte bruciare per circa una settimana. Alla fine si toglieva la terra e si raccoglieva il carbone, che, messo nei sacchi di tela, veniva venduto all'ingrosso. Terminato il lavoro, venivano smontate le "baracche" ed i carbonai si trasferivano in altri posti per ricominciare daccapo il lavoro.

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Perse e non più recuperabili a pieno le motivazioni di un tempo, oggi rimane la possibilità di creare reddito, utilizzando la legna derivante dalle varie utilizzazioni boschive nonché dalle molteplici attività di potatura, soprattutto su alberi di grosse dimensioni.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Una simile iniziativa può avere successo soprattutto perché non esistono competitors sul mercato.

ANALISI DEL CONTESTO

Oggi il mestiere di carbonaio è quasi del tutto scomparso, a causa della sostituzione del carbone con altre fonti energetiche, quali metano, gpl, energia elettrica. Ciò nonostante, esistono ancora molte case con i termo camini, che alimentano la richiesta di legna. Pur potendo valutare positivamente la quasi scomparsa del mestiere di carbonaio, per i mancati negativi effetti sui disboscamenti, con conseguente maggiore tutela e difesa del territorio, rimane la constatazione che una parte delle nostre radici e tradizioni e della nostra memoria storica viene meno. Il complesso universo della cultura del carbonaio, della vita solitaria alla macchia, con i suoi atteggiamenti e modi di vita arcaici e quasi antagonisti al mondo civile, sono ormai inesorabilmente tramontati. Fatta salva la necessità di recuperare dal nostro passato anche questo spaccato di vita sociale e lavorativa, rimane la constatazione che ancora oggi è possibile produrre carbone e, ancora oggi, è possibili ricavare un reddito da questa attività. Ovviamente, questo mestiere oggi è completamente trasformato.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del moderno carbonaio sono le classiche attrezzature da taglio (motosega, ascia, accetta, cunei, roncola) e l’unica materia prima che serve è la legna

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

La dimensione e l’ubicazione delle attività di fabbricazione del “carbonaro” risentono sia del tipo di lavorazione) sia del target del cliente di riferimento, ma è fondamentale la disponibilità di spazio all’aperto dove realizzare la produzione e la raccolta di carbone. Per questo motivo, è impossibile ubicare l’attività del carbonaio all’interno dei centri storici. Fatta questa presmessa è opportuno orientarsi verso un locale periferico, attrezzato in idonee aree artigianali. Le caratteristiche minime dei locali sono le seguenti: o n. vani 2; o superficie (per vano, m. q. 50; totale m. q. 100)

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o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nelle aree periferiche con disponibilità adeguata di spazi all’aperto.

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“IL FABBRO”

L’IDEA

Riproporre il modello della vecchia bottega, con una occhio alle innovazioni atte ad assicurare interventi specialistici propri dei serramentisti e/o dei carpentieri.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire tutti una serie di prodotti in ferro, destinati sia ad uso privato (arredo per interni ed esterni delle abitazioni e/o di locali pubblici) che pubblico (arredo per interni ed esterni di strutture pubbliche), particolarmente richiesti dal mercato locale, e non solo.

CHI SONO I CLIENTI

In primis la popolazione locale, rappresentata non solo da semplici privati cittadini con le proprie abitazioni, ma anche da piccole imprese, sia del settore edilizio che agricolo, nonché da altre categorie, a vario titolo interessati alle prestazioni fornite dai fabbri.

CHE TIPO DI PRODOTTO SI INTENDE OFFRIRE

A prescindere che il target di riferimento sia pubblico o privato, due sono le tipologie di prodotti che potrebbero offrire: 1. prodotti di arredo per interni, quali, a titolo non esaustivo:

a. mobili in ferro battuto (tavoli, letti, specchiere,etc.); b. infissi (porte, finestre); c. elementi di arredo e piccoli oggetti ornamentali (passamani, lampadari,

lampade (candelabri, cornici, bajoure). 2. prodotti di arredo urbano, quali, a titolo non esaustivo:

a. elementi di arredi destinati alla pubblica illuminazione (porta-lampade, bracci, etc.(;

b. elementi di arredo destinati alla salvaguardia della pubblica incolumità (ringhiere, parapetti, cancelli, inferriate);

c. accessori e materiali su misura, quali serrature, chiavi, chiodi etc.

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QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

Si va dalla passione per un mestiere che ha bisogno sì di abilità tecniche, ma anche di capacità creative, alla consapevolezza di avviare un mestiere ed un’attività produttiva in un settore nel quale la concorrenza tende a scomparire, soprattutto per effetto della grande diffusione di infissi ed elementi di arredo di tipo industriale, prodotti con materiali diversi dal ferro, non in grado di trasmettere le stesse sensazioni.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Pur essendo una professione che, al pari degli altri antichi mestieri, affonda le proprie radici in un passato ormai lontano, la figura del fabbro di un tempo, che creava gli utensili per tutti le attività (da quelle domestiche a quelle agricole, da quelli artigianali a quelle per il tempo libero) ormai non esiste più. Sia per la diffusione di attrezzi e strumenti prodotti con materiali diversi dal ferro, spesso più economici, sia per lo scarso appeal esercitato da un mestiere troppo spesso accostato ad una grande fatica fisica, oggi le antiche “forge” (le vecchie botteghe dei fabbri) hanno ceduto il passo a moderni laboratori dedicati a produzioni specialistiche di tipo industriale (soprattutto serramenti e carpenteria); per accontentare le mutate esigenze del mercato. In tal modo, però, le tipologie di prodotti e servizi, praticamente personalizzati, un tempo offerti dai fabbri non sono più presenti sul mercato, che, pure li richiede con sempre più insistenza, anche in realtà piccole, come quelle dei comuni interni della Lucania. Quando, poi, le produzioni in ferro lasciano il livello ordinario comunemente conosciuto per abbracciare quello tipico dell’arte, lo scenario che potrebbe aprirsi avrebbe orizzonti molto più ampi. Anche rimanendo nell’ordinarietà di un tempo, però, il moderno fabbro, in grado di accontentare i gusti di una platea più vasta di potenziali clienti, sia pubblici che privati, troverebbe terreno fertile per una attività economica capace di assicurare redditi dignitosi in tutti i mesi dell’anno.

ANALISI DEL CONTESTO

Oggi, il ferro battuto, è molto richiesto, sia per l’arredo interno ed esterno di varie tipologie di edifici; sia per l’arredo urbano, soprattutto nell’ambito del recupero, tuttora in atto, dei centri storici dei tantissimi paesi di cui è formata l’intera regione. Tanto spazio lasciato libero dai nostri artigiani che, per varie ragioni, in primis l’età avanzata, hanno abbandonato l’attività, in molti casi è stato occupato da artigiani provenienti dalle regioni limitrofe alla nostra, che operano anche da noi. Proprio per questo, però, potrebbe essere più facile, per i nostri giovani, entrare in questo mercato, nel quale la domanda supera l’offerta.

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ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del fabbro sono: � Saldatrice; � Trapano; � Piegaferri; � Tenaglia; � Incudine; � Martelli (tra cui il martello da due chili che si usa per fare i riccioli); � Forgia (caminetto per scaldare il ferro alla temperatura di 1000 gradi); � Maglio; � Tornio.

Le materie prime sono:

� Il ferro grezzo, che si può acquistare presso un qualsiasi rivenditore della regione (tenuto conto che, i maggiori giacimenti di minerali di ferro, nazionali, si trovano nell'isola d'Elba)

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

Si può andare da un monolocale di pochi metri quadrati a locali di 200 e più metri quadrati, sistemati in aree attrezzate. Riepilogando un locale può avere le seguenti caratteristiche: o n. vani da 1 a 6; o superficie (da m. q. 25 a m. q. 200) o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nei centri storici, in presenza di locali di

dimensioni adeguate.

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“IL FALEGNAME”

L’IDEA

Conservare l’attività del falegname, ad oggi non del tutto sparita ed ancora compatibile con le moderne esigenze, sia in riferimento alle opere di piccola falegnameria e dei mobili su misura, sia in riferimento alle opere di restauro di mobili antichi, con l’utilizzo di tecniche sempre più moderne.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Produrre mobili, infissi ed elementi di arredo in legno pregiato, facendoli diventare "unici" nel loro stile, tanto da poter riconoscere loro un valore superiore rispetto ai mobili provenienti dall’industria. Recuperare e restaurare mobili antichi. Essere in grado di riparare qualsiasi cosa in legno si rompa o non finzioni più bene

CHI SONO I CLIENTI

Chi non si accontenta dei mobili industriali, di grande serie e poco personalizzati, ma preferisce mobili esclusivi, disegnati e realizzati artigianalmente su misura. Possessori di mobili antichi bisognosi di restauro. Chiunque abbia problemi con il legno ed abbia bisogno di artigiani in grado di risolverli.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Mobili, infissi e serramenti su misura, nonché soprammobili, cornici, specchiere, candelabri e lampade. Inoltre, aspetto assolutamente non secondario, interventi su tutto ciò che è in legno e necessita di riparazioni.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

La consapevolezza di creare, con le proprie mani ed abilità, mobili esclusivi, ma anche infissi e serramenti belli e remunerativi. Per le notevoli soddisfazioni che sa procurare, non va trascurata l’arte del recupero e del restauro di mobili antichi.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Partiti dalle città, i grossi negozi che vendono mobili per lo più industriali, a volte da montare in proprio (IKEA), hanno attirato anche clienti dalle aree meno urbanizzate, attratti dai prezzi molto vantaggiosi, assolutamente non alla portata degli artigiani

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del mobile. A questa nuova industria del mobile fanno ricorso soprattutto le persone che non vogliono spendere molto o che vanno a vivere in una casa non di proprietà e, quindi non definitiva. Di contro, le persone più benestanti o quelle che investono i propri risparmi per costruirsi la casa della vita, sono maggiormente propensi a curare anche l’arredamento in generale, ed i mobili in particolare, scegliendo manufatti su misura preferibilmente in legno pregiato. Il moderno falegname, non deve solo fare mobili su misura, ma deve dedicarsi anche alla realizzazione di altri prodotti in legno per la casa, nonché alla riparazione, recupero e restauro di mobili già esistenti, soprattutto se antichi.

ANALISI DEL MERCATO: MERCATO REGIONALE, NUMERO E TIPOLOGIA DEI PRODOTTI, AMBIENTE COMPETITIVO (MINACCE ED OPPORTUNITÀ)

Nella realtà locale, fatta di piccoli centri, il mestiere del falegname è ancora molto richiesto, sia per la forza del legame con la tradizione, sia per la qualità complessiva che un prodotto artigianale, quasi artistico, riesce a trasmettere, sia perché nelle vecchie case dei centri storici il legno è il materiale predominante e spesso necessita di interventi di manutenzione. I centri molto piccoli, però, da soli spesso non bastano a supportare un’ attività dedicata esclusivamente a questo mestiere, a meno che, chi la esercita abbia capacità di realizzazione molto sopra la media. Pur essendo una terra ricca di boschi, la Basilicata non produce molto legname di qualità in quanto le specie più nobili, che pure un tempo vegetavano rigogliose, oggi sono quasi scomparse. L’approvvigionamento di materia prima, pertanto avviene dall’esterno. Seppure diminuite negli ultimi anni, esiste ancora, un discreto numero di falegnamerie di tipo artigianale, alcune dedite anche alla produzione di mobili artigianali su misura, al punto che in questo periodo di sostanziale crisi del settore, riescono comunque a tenere sul mercato. Inoltre, per il costane interesse verso il recupero dei centri storici, per il quale spesso si utilizzano tecniche di bio-architettura, l’impiego di antichi materiali, come il legno, è sempre più attuato.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del falegname sono:

� la pressa, che serve ad incollare i pezzi di legno;

� la circolare, utilizzata per squadrare le assi;

� la calibratrice;

� il pantografo;

� la levigatrice;

� il trapano;

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� l'indispensabile sega;

� nonché pennelli per la verniciatura. Le materie prime sono:

� legni vari, con particolare riferimento ai legnami più pregiati, quali: o legno di noce;

o legno di ciliegio, poiché sia pregiato, sia resistente nel tempo.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE

L’attività del falegname può essere realizzata sia in piccole botteghe situate nei centri storici, sia in moderni locali realizzate nelle aree artigianali. Si può ricorrere ad una bottega situata in un centro storico allorché si punta a privilegiare opere di recupero/restauro di mobili antichi, o anche a realizzare piccoli ed isolati manufatti di pregio. Sicuramente, altresì, la piccola bottega risulta vincente se, si privilegia il servizio di riparazione a domicilio, ancora molto richiesto. Se si punta a produzioni più variegate ed impegnative, sempre rimanendo nel campo artigianale/artistico, è necessario avviare una attività in locali idonei, particolarmente spaziosi ed attrezzati, situati soprattutto in aree artigianali debitamente attrezzate. Si può andare, quindi da un monolocale di pochi metri quadrati per chi intende svolgere l’attività di falegname prevalentemente a domicilio, o dedito a piccoli lavori di restauro e/o costruzione, a locali di 400 e più metri quadrati, sistemati in aree attrezzate. Riepilogando un locale può avere le seguenti caratteristiche: o n. vani da 1 a 6; o superficie (da m. q. 25 a m. q. 400) o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nei centri storici, in presenza di locali di

dimensioni adeguate.

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“IL FORNACIAIO-CARCARO-MASTRO DI COTTO”

L’IDEA Creare un laboratorio artigianale in cui esercitare un’attività artistica con tecniche tradizionali, ossia attraverso una produzione totalmente manuale, che parte dalla raccolta dell’argilla, fino alla decorazione e cottura nei forni a legna ancora utilizzati in ambito privato casalingo. In alternativa, ma anche a latere del laboratorio artistico, creare una piccola impresa produttrice di materiale in cotto per l’edilizia.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE Offrire sculture ad uso domestico e/o artistico e/o turistico (souvenir), destinate agli estimatori dei manufatti tradizionali. In alternativa, o a latere, prodotti in calce e in cotto destinati all’attività edilizia.

CHI SONO I CLIENTI Si distinguono più tipologie di clienti. In particolare: o nell’ambito della produzione tradizionale:

� privati cittadini in qualità di acquirenti di souvenir ed oggetti ad uso domestico e/o artistico;

� gallerie d’arte; � negozi di arredo e complementi di arredo; � enti ed altri soggetti pubblici;

o nell’ambito della produzione per l’edilizia: � imprese ed operatori edili; � enti ed altri soggetti pubblici,

per la costruzione di edifici, la ristrutturazione di casali, ville antiche, agriturismi, e per il recupero dei centri storici.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Anche per i prodotti si distinguono due tipologie. Nell’ambito della produzione tradizionale:

� oggetti di arredo e di uso domestico; � manufatti tradizionali, sottoforma di souvenir: vasi in ceramica lavorati e

decorati a mano, piccole sculture in argilla, e così via;

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� oggetti per l’uso concreto, rinominati in cucina, come tegami e pentolacce (ottime per la cottura a fuoco lento di ortaggi ed intingoli), brocche per acqua, brocche per vino, etc..

Nell’ambito della produzione per l’edilizia: � embrici per coperture; � mattoni per pavimentazioni; � mattoni per murature; � calce come collante.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA Creare un’attività commerciale su base artigianale e/o di piccola impresa, che possa assicurare un reddito dignitoso e duraturo.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO Una simile iniziativa può avere successo perché la nostra area è ricca di argilla. Inoltre, le tanti fornaci, i cui resti sparsi sul nostro territorio sono ancora molto visibili, ne testimoniano la forte presenza in un passato anche non molto remoto. L’attività edilizia che interessa la nostra area e la nostra regione, seppure in crisi come nel resto del mondo, trova nelle attività di recupero e ristrutturazione del ricco patrimonio edilizio esistente, nonché nel crescente interesse per le tecniche bio-architettoniche, una forte spinta verso la produzione di manufatto tradizionali. Per non dire dei prodotti a valenza artistica, per i quali esiste sempre un mercato di riferimento.

ANALISI DEL CONTESTO Tra i mestieri meno conosciuti, ma ancora oggi esistenti, vi è quello del “Fornaciaio” o produttore di “cotto fatto a mano”. Come tutti i mestieri di una volta, anche questo è un lavoro duro ed impegnativo, ma pieno di soddisfazioni, perché il mattone “fatto a mano” profuma sempre di storia, di cultura, di antico. Esso, infatti, viene impiegato soprattutto per il recupero ed il restauro di chiese, conventi, masserie antiche (soprattutto del 500), casolari, casali di campagna, palazzi medievali, castelli, etc. Le fasi più affascinanti di questo mestiere sono la lavorazione dell’argilla e la produzione del “crudo”, attraverso l’utilizzo di appositi stampi, una volta in legno, ora in ferro. Gli addetti a queste fasi sono prevalentemente giovani, poiché per affrontarle, è necessario stare tanto tempo in piedi, battere con molta forza l’argilla con le mani, secondo una precisa tecnica, per poi posare lo stampo sul pavimento riscaldato per l’essiccazione del crudo. Inoltre, la velocità è fondamentale, perché in questo settore, velocità vuol dire guadagno. Oggi un giovane fornaciaio, dopo un adeguato apprendistato, e senza ulteriori supporti tecnici e tecnologici, può produrre intorno ai 500 pezzi al giorno, con un guadagno mensile sugli stessi livelli degli altri lavori,

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guadagno che può aumentare soprattutto in relazione alla qualità di ciò che si produce e che può fare la differenza nel mercato di settore (basti pensare all’elevato prezzo di mercato del “Cotto Fiorentino”, per rendersene conto). In una regione come la nostra, quindi, dove l’argilla abbonda, sarebbe auspicabile creare un “Cotto Lucano”, da promuovere, valorizzare e commercializzare in loco e, grazie al mercato multimediale, che sempre più si afferma in rete, in altre zone vicine e lontane. Lo stesso ragionamento vale per la produzione dei manufatti tradizionali, che si potrebbero vendere tanto nella bottega di produzione, quanto in rete. Tutto ciò premesso, è evidente la notevole opportunità lavorativa che una simile iniziativa potrebbe fornire, ravvisando, tra le poche minacce alla stessa, non tanto la concorrenza interna ed esterna, sempre superabile se si offrono prodotti di qualità, quanto la mancanza di un’adeguata formazione. Un altro ostacolo è rappresentato dalla scarsa disponibilità di risorse finanziarie sufficienti ad assicurare la realizzazione di un investimento completo, soprattutto se si intende perseguire la duplice attitudine della produzione (artistica ed edilizia). Le cose cambiano se si punta sulla singola “bottega”, dal momento che l’attività può essere intrapresa con modesti investimenti, dovendo puntare soprattutto sulla manualità. In quest’ultimo caso, infatti, si parte dalla raccolta dell’argilla nei siti locali, per arrivare alla decorazione e alla cottura nei forni a legna, ancora utilizzati in ambito casalingo.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME Per la produzione di oggetti di arredo e di uso domestico, ed in particolare, per la produzione ceramica, si può avere una produzione industriale ed una produzione tradizionale.

� per la produzione industriale, oggi, tutti i passaggi del processo, sono compiuti da macchine;

� mentre il processo produttivo tradizionale della terracotta utilizza ancora: o forno a legna; o forme; o mani, per modellare; o setacci, per ripulire; o tornio a mano o a pedale, per far roteare la pasta di argilla; o recipienti per contenere l’acqua.

Per la produzione di materiali per l’edilizia:

� Fusti per contenere la materia prima: argilla e/o pietre calcaree; � autoveicoli di diversi tipi e dimensioni, a seconda dell’entità del carico, per il

trasporto della materia prima;

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� piazzale, detto “cretaro”, in cui si fa riposare l'argilla estratta dalla cava, per un anno, affinché possa beneficiare degli agenti atmosferici: acqua, gelo, sole e determinare, così, la prima fase dell’impasto;

� banco per la lavorazione dell’impasto; � regolo; � stampo; � sabbia; � Piazze interne alla struttura di lavoro, magistralmente costruite per sfruttare al

meglio il calore del sole e realizzare così la fase dell’essiccatura; � Stecca, per la rasatura dei bordi della sagoma di argilla, fase effettuata

rigorosamente a mano; � forni (per la cottura, che ad oggi sono fondamentalmente elettrici, ma che,

nelle nostre piccole realtà regionali, si possono ancora trovare a legna).

Le materie prime sono: � Argilla; � pietre calcaree � acqua; � sabbia; � materie prime moderne (utilizzate nel processo tecnologico delle ceramiche),

quali: o bioceramici per uso medico; o ceramici speciali per l’ingegneria missilistica;

� legna (nel caso di utilizzo del forno a legna).

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

La dimensione e l’ubicazione delle attività del fornaciaro-carcaro-mastro di cotto risentono della tipologia di prodotto scelta. Pertanto, si può oscillare da una piccola bottega anche situata nei centri storici, per la produzione di oggetti artistici, ad un moderno capannone, con adeguate superfici esterne, attrezzato in idonee aree artigianali, per la produzione di manufatti per l’edilizia .

Le caratteristiche minime dei locali sono le seguenti:

Per le botteghe artistiche: o n. vani 2; o superficie minima (per vani m. q. 25; totale m. q. 50). Per la produzione di manufatti per l’edilizia: o n. vani 4;

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o superficie minima (n. due vani m. q. 50; n. 2 vani da m.q. 150; totale minimo. q. 400).

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L’IMPAGLIATORE DI SEDIE”

L’IDEA Portare un lavoro originariamente in prevalenza itinerante in una bottega artigianale situata nei centri storici e, quindi a contatto diretto con la gente e facilmente ed immediatamente raggiungibile.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE Se anche nasce come impagliatore di sedie, chi si dedica a questa attività può soddisfare anche altre esigenze, potendo intervenire una svariata gamma di prodotti, simili alle sedie, come il dondolo, o sostanzialmente differenti, come ceste, cestini e contenitori vari. Questo è possibile perché la materia prima utilizzata è la stessa: i vimini. Caratteristica essenziale di questo lavoro è l’originalità e la personalizzazione che si riesce ad offrire, creando una netta distinzione tra il prodotto artigianale e quello industriale.

CHI SONO I CLIENTI È possibile fornire direttamente le persone che hanno bisogno di interventi di riparazione e/o recupero/restauro di sedie ed altri oggetti simili, oppure gli artigiani del legno che, realizzando sedie, hanno bisogno dell’opera dell’impagliatore, così come le ditte costruttrici sedie e complementi di arredo similari, nonché i negozi che vendono tali oggetti.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE Usando tecniche, materiali ed attrezzi comuni e non troppo impegnativi, è possibile restaurare e/o impagliare ex novo, sedie di ogni tipo, epoca e stile, sgabelli bassi e alti, poltroncine, sedie a dondolo di ogni tipo, dai modelli classici in legno in stile ed arte povera, a quelli contemporanei che hanno bisogno, ad esempio, dell’ impagliatura a “ scacchi ”, con cordoncino, o a “ spicchi ”, con erbe palustri e filati più recenti. Inoltre, è possibile Si potranno, altresì, crearne altri, ex novo, nonché fare sporte o canestri di giunco, di ogni misura e modello a seconda delle richieste dei clienti: cesti, panieri, contenitori, forme per la ricotta, borse; ed altri oggetti tradizionali.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

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La principale motivazione è rappresentata dalla creazione di un lavoro in proprio, che si può svolgere all’interno di una bottega situata nei centri storici, che magari si affacciano sulle piazze principali o nelle immediate vicinanze. Un’altra motivazione è rappresentata dalla relativa esiguità degli investimenti necessari ad avviare una simile attività, e dalla relativa semplicità nell’acquisizione delle competenze e della manualità sufficienti a svolgere al meglio il lavoro. Infine, ma non meno importante, la certezza che, attraverso questo lavoro, si potranno anche produrre oggetti di fattura straordinaria, in grado di appagare la soddisfazione personale, attraverso la creatività, e le esigenze finanziarie necessarie per vivere, attraverso il guadagno.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO Oggi, che tutto si può acquistare velocemente perché prodotto su scala industriale e seriale, l’atto di ordinare sedie ed oggetti da impagliare, scegliendo secondo i propri gusti, genera nel cliente una duplice soddisfazione dovuta, sia al piacere di poter disporre di un oggetto personalizzato e, quindi, esclusivo, sia all’ansia di attesa che accompagna il suo stato d’animo fino alla consegna del e sistemazione del prodotto nella propria abitazione. Condizioni simili si ripetono anche in occasione di interventi di riparazione, ripristino e, a maggior ragione, di restauro. Creando le giuste sinergie con gli artigiani del legno, che realizzano prodotti su misura, l’impagliatore può risultare particolarmente utile in quanto contribuisce, seppure in quota parte, alle condizioni prima esplicitate.

ANALISI DEL CONTESTO Il lavoro dell’impagliatore, ossia di colui che si dedicava alla lavorazione dei vimini, dando vita a molteplici, a volta splendide, creazioni, ha sempre trovato la propria forza nella pazienza, nella precisione e, soprattutto, nell'esperienza di chi a tale attività si dedicava. L’evoluzione, più o meno naturale, del contesto socio-economico oggi caratterizzato dalla numerosa presenza di prodotti simili provenienti da svariate aree geografiche del mondo, dove la manodopera ha costi bassissimi, ha visto progressivamente ridursi il numero delle persone dedite a tale attività, al punto che oggi quasi più nessuno fa l’impagliatore. Nonostante questo scenario, però, soprattutto nei nostri piccoli paesi, non è difficilissimo incontrare qualche impagliatore, in verità soprattutto anziani o persone improvvisatesi per bisogno, capace di creare oggetti d’uso quotidiano, quali cestini e contenitori di varie grandezze, ma anche capace di riparare sedie o realizzarne di nuove.

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Quella dell’impagliatura, infatti, è un'arte antica, che lascia indubbiamente affascinati ed ipnotizzati tutti coloro che assistono alla lavorazione, ma che oggi rappresenta una maestria che appartiene a pochi artigiani del settore. In effetti, si sta cercando di far rivivere alcuni antichi mestieri manuali, come quello dell’impagliatore di sedie, attraverso corsi finalizzati all’insegnamento delle tecniche manifatturiere, in modo da riscoprire i vecchi gesti ed il valore di un’attività artigianale molto vicina all’arte. Nello specifico di questo mestiere, la professionalità acquisita nel tempo trova le sue origini nella passione per la tessitura su sedie, che ha visto evolvere varie tecniche, come ad esempio quella dell’impagliatura di Vienna, particolarmente difficile perché bisognosa di tanta pazienza e maestria. E’ opportuno, pertanto, investire in questo campo, previa acquisizione delle tecniche più moderne, che permettono di utilizzare al meglio i materiali e le attrezzature oggi disponibili, per poter realizzare prodotti atti a rappresentare adeguatamente i gusti della clientela moderna, convincendola a rivolgersi alle botteghe artigianali, invece che all’industria di serie. A queste condizioni il mestiere dell’impagliatore rappresenterebbe un’ottima opportunità lavorativa, sia in riferimento al mercato locale che all’intero mercato regionale, con prospettiva di allargarsi anche oltre i confini regionali, man mano che la produzione si sposta dal livello artigianale a quello artistico. La maggior minaccia per il mestiere dell’impagliatore è senz’altro rappresentata dalla molteplice disponibilità sul mercato di settore di prodotti industriali, spesso a buon mercato e realizzati con prodotti scadenti.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME Le attrezzature indispensabili per l’attività dell’impagliatore sono:

� Telaio della sedia; � Ferretti per intrecciare; � Pezzi di legno a supporto del lavoro, per rendere la struttura più resistente e

per accompagnare fino alla chiusura il lavoro, che avviene con un pezzo di legno a forma di grosso ago;

� Sacchi di iuta (per assorbire l’acqua bollente in eccesso versata sui vimini e per mantenere il giusto grado di umidificazione).

Le materie prime sono: � Erbe palustri (giunco, lesca); � Rametti di ulivo e/o di salice, usati per gli intrecci; � Vimini; � Cordoncino;

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� Filati più recenti (nailon, corda di canna d’India, paglia carta, etc.).

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE L’attività dell’impagliatore di sedie può essere realizzata sia una bottega del centro storico che in locali attrezzati situati nelle aree artigianali, all’interno di locali composti almeno da n. 1 vano + accessori obbligatori, con superficie a partire da metri quadrati 20.

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“L’INTAGLIATORE DI TUFO”

L’IDEA

Creare un’attività economica di impresa nel settore della lavorazione della pietra, disponibile in buone quantità anche nella nostra regione e, con particolare riferimento ai comuni dell’area del progetto “Il Passato Futuro”, nel territorio di Guardia Perticara, intervenendo sul prodotto grezzo, per offrire al mercato prodotti finiti di elevata qualità.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Con la pietra lavorata, soprattutto se su specifiche e personalizzazioni accentuate, può essere soddisfatta qualsiasi esigenza nel campo dell’architettura e dell’ingegneria, sia per uso privato (arredo per interni ed esterni delle abitazioni e/o di locali ad uso pubblico) che pubblico (arredo per interni ed esterni di strutture ed infrastrutture pubbliche). Questi prodotti, infatti, sono particolarmente richiesti dal mercato, sia locale regionale, che extra-regionale.

CHI SONO I CLIENTI

In primis la popolazione locale, rappresentata non solo da semplici privati cittadini con le proprie esigenze legate alle civili abitazioni, ma anche da piccole, medie e grandi imprese operanti nel settore edilizio, sia pubblico che privato.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Tutti i possibili prodotti finiti da impiegare nell’edilizia, sia pubblica (arredo urbano) che privata, anche di tipo residenziale, per la realizzazione di rivestimenti esterni ed interni, di elementi decorativi e membrature portanti, (colonne, archi, volte); nonché per pavimentazioni, lapidi, scale, scalinate, facciate, rivestimenti speciali per interni di uffici/servii importanti quali banche, negozi, hotel, etc.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

Si va dalla passione per un mestiere che ha bisogno sì di abilità tecniche, ma anche di capacità creative, alla consapevolezza di avviare un mestiere ed un’attività produttiva in un settore nel quale esiste una discreta domanda di prodotti, che l’offerta attuale non riesce a smaltire in modo esaustivo, condizionata soprattutto dalla limitata gamma di prodotti offerti. Le imprese artigiane operanti nel settore, infatti, preferiscono concentrare la propria attenzione su poche linee di prodotti, per lo più tradizionali, in modo da migliorare le proprie performance economiche

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attraverso consistenti economie di scala. Infine, dall’attività di “intagliatore di pietra” si ottengono sicure soddisfazione derivanti dalla creazione di prodotti visibili e duraturi, spesso di ottimo valore economico.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Sin dall’antichità la casa ha rappresentato il principale investimento dell’uomo. Quando poi l’uomo ha prima creato, e poi diversificato, le,proprie attività economiche, anche gli immobili e gli stabilimenti che le ospitavano hanno assunto enorme importanza. Pertanto, ci sarà sempre bisogno di prodotti finiti ricavati dalla lavorazione della pietra. Lo è ancor di più oggi nei nostri piccoli comuni, tutti interessati da interventi di ristrutturazione edilizia, sia pubblica che privata, nonché da interventi spesso consistenti sull’arredo urbano. Si parte dalle tante case dei centri storici per andare agli antichi casali, di varie fattezze, forme e colori, in vari stili (rustico, classico, moderno). Un segnale ulteriore a supporto di questa attività é fornito dalla crescente valorizzazione ad uso turistico che interessa le nostre aree, con offerte variegate che vanno dall’ospitalità diffusa nei centri storici (soprattutto B&B,), alla creazione di piccole strutture ricettive nelle campagne (agriturismi ed alberghi rurali).

ANALISI DEL CONTESTO

La Basilicata, è ricca di centri storici da ristrutturare e, più in generale, di centri urbani da arredare o ri-arredare, anche solo parzialmente. E’ ricca, altresì, di abitazioni private, che spesso abbisognano di ristrutturazioni, nonché di terreni suscettibili di edificabilità. Ciò premesso, risulta chiara la richiesta di prodotti finiti ricavati dalla lavorazione di pietre, marmi e graniti. Come già accennato in precedenza, pur esistendo nel nostro territorio una discreta offerta di questi prodotti, la produzione è, in taluni casi, ancora troppo tradizionale, oppure poco personalizzata. In un simile cotesto, condicio sine qua non per poter avere successo in questo comparto, è la produzione di un vasto catalogo di manufatti, tutti di elevata qualità, anche attraverso l’impiego di macchinari ad elevati contenuti tecnologici, in grado di portare sia innovazioni di processo che di prodotto. Ovviamente, rispetto al lavoro prevalentemente “manuale”, il supporto tecnologico incoraggia la diversificazione della gamma dei prodotti possibili. A prescindere che si svolga l’attività facendo ricorso esclusivamente o prevalentemente alle abilità manuali, piuttosto che all’aiuto tecnologico, però, non ci si può improvvisare “artigiani scalpellini” senza un’adeguata preparazione tecnico-professionale: e questo è l’unico vincolo oggettivo all’avvio ex novo di una attività da “scalpellino”.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività dell’Intagliatore di tufo sono:

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� macchinari di avanzata tecnologia computerizzata; � attrezzi tradizionali, quali:

o martelletto elettrico; o piccone; o martellina; o idropulitrice; o cazzuola; o cucchiara.

Le materie prime sono: � Pietre; � Marmi; � Graniti.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

La dimensione e l’ubicazione delle attività di lavorazione della pietra risentono sia del tipo di lavorazione) sia del target del cliente di riferimento.

Pertanto si può oscillare da una piccola bottega anche situata nei centri storici ad un moderno capannone, attrezzato in idonee aree artigianali.

Le caratteristiche minime dei locali sono le seguenti: o n. vani 2; o superficie (per vani m. q. 25; totale m. q. 50) o ubicazione: nelle aree artigianali ovvero nei centri storici, in presenza di locali di

dimensioni adeguate.

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“MAGLIAIA”

L’IDEA

La lavorazione a maglia è un’ antichissima arte che si realizza con strumenti chiamati ferri2. Per essere certi di ottenere un ottimo prodotto, poi, bisogna scegliere il filato in base al tipo di lavoro che si vuole eseguire, preferendo lane di buona qualità e che abbiano sull'etichetta lo stesso “numero di bagno” che di solito affianca il numero di colore. A questo punto, non resta che affidarsi alla propria creatività e manualità, caratteristica, quest’ultima, meno importante della prima, se si decide di lavorare il filato con macchinari. L’idea, molto semplice, consiste nella creazione di un laboratorio tessile in cui “la lana si fa arte”, grazie alla possibilità di creare capi unici su misura.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire prodotti in tessuto, lavorati sia a mano che a macchina, esclusivi e su misura, in modo da soddisfare le esigenze di tutte le tipologie di clienti.

CHI SONO I CLIENTI

Acquirenti privati e rivenditori (negozi di abbigliamento, di oggetti in tessuto di uso domestico e/o decorativo).

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Si possono realizzare varie tipologie di lavori a maglia, sia sotto forma di capi di abbigliamento (vestiti, gonne, maglie, maglioni, pullover, cardigan, giacche, poncho, sciarpe, guanti, cappelli, etc.), che coperte, tovaglie, tende e un gran numero di altri oggetti di uso domestico, o anche solo decorativi.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

                                                                                                                         

2  Essi  possono  essere,  a  seconda  del  tipo  di  lavoro  e  della  consuetudine  del  territorio:  due,  ad  una  sola  punta  (per  ottenere  lavorazioni  piatte  da  cucire  per  produrre  maglioni  o  coperte  in  pezzo  o  strisce  di  dimensioni  modeste);  quattro,  cinque  o  più,  a  doppia  punta  (per  ottenere  lavorazioni  tubolari  di  piccole  dimensioni  come  per  guanti  o  calze);  oppure  uno  di  forma  circolare,  con  due  punte  ed  un  cavo  flessibile  di  varia  lunghezza  (da  30  a  150  cm)  che  le  connette  (con  il  quale  è  possibile  ottenere  tessuti  sia  piatti  sia  tubolari,  per  eseguire  maglioni  o  parti  di  maglione,  cappelli  ecc.).  

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La possibilità di offrire prodotti di assoluta qualità, realizzati con i migliori filati disponibili sul mercato, in grado di seguire tutte le tendenze in atto, nonché di soddisfare i gusti di una clientela vasta e variegata, dai giovani agli adulti, da capi sportivi a capi eleganti, è una condizione sufficiente ad assicurare il successo dell’iniziativa. Inoltre, la possibilità di produrre capi per la vendita diretta, piuttosto che per conto terzi, aumenta la certezza del reddito.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Soprattutto in una situazione di crisi generale, come quella attuale, la possibilità di offrire capi di abbigliamento o da corredo, ma anche da complemento di arredo, offre qualche chance in più e questo è tanto più vero quanto più la produzione si orienta verso il “conto proprio”, che privilegia il rapporto diretto con il cliente. Il successo sarebbe garantito anche in assenza di crisi, e questo vale sempre per i prodotti di nicchia, per la possibilità di soddisfare i gusti diversificati di una varietà di clienti. Una simile iniziativa imprenditoriale, infine, porterebbe in breve tempo la neo ditta a conquistare posizioni sempre maggiori sul mercato tessile, sia a livello locale e regionale che, a livelli ancora più ampi.

ANALISI DEL CONTESTO

A prescindere dalla varie considerazioni possibili, la lavorazione a maglia resta ancora oggi un’attività molto considerata, poiché assicura prodotti belli ed originali, confezionabili su misura. Per avere maggiori opportunità di successo sul mercato di riferimento, pertanto, sarà necessario puntare su un laboratorio basato sulla qualità assoluta, possibilmente certificata, sia delle materie prime che del processo produttivo che, laddove possibile, deve sempre privilegiare il carattere artigianale (i bottoni, ad esempio, devono essere applicati manualmente, come pure la fase di pressatura del tessuto, deve essere fatta a mano). Un pericolo concreto a questo tipo di attività è rappresentato dai costi di produzione che, rispetto a quelli industriali sono decisamente più alti, soprattutto per i prodotti “fatti manualmente”. Va anche detto, altresì, che le varie offerte di prodotti provenienti dai mercati orientali, soprattutto quello cinese, spesso non hanno qualità percepita e sia i materiali che la manifattura lascia molto a desiderare. Sicuramente, il rapporto qualità-prezzo dei nostri prodotti tessili di tipo artigianale è ottimo e tale da reggere sia il confronto con i prodotti di “alto di gamma” sia con i prodotti a basso costo provenienti dai mercati emergenti. In questo scenario un notevole aiuto è offerto dal web: basta aprire un sito web, dove poter mostrare, come in una grande vetrina senza confini, i propri prodotti (modelli già realizzati e/o da realizzare, filati e colori da scegliere, taglie da stabilire, e così via,) e si può andare incontro a grandi prospettive.

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ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Gli strumenti di base dei lavori a maglia sono i ferri, che si possono trovare in commercio in diversi materiali, la cui scelta dipende dal gusto personale: acciaio, alluminio, plastica e legno. La lunghezza dei ferri tradizionali ad una punta può variare dai 20 agli 80 centimetri a seconda del capo che si vuole confezionare. I ferri a due punte per la lavorazione circolare hanno lunghezze che variano dai 15 ai 35 cm. I ferri circolari possono essere lunghi da 30 a 150 cm. I ferri per il lavoro a maglia hanno un numero che corrisponde al loro diametro, più sono sottili, più il numero è basso. Le misure possono variare dai 2 ai 20 millimetri con una numerazione che procede ogni mezzo numero. Il numero 2 è il più sottile; i ferri più usati per lavori in filato di media grossezza sono i ferri n. 5 e n. 6. I ferri si possono dividere in tre categorie:

� ferri a una punta, servono per i pezzi base da lavorare separatamente (davanti, dietro, maniche, colli, tasche, pannelli, inserti, ecc.) e che hanno all'estremità opposta un pomellino per non far scivolare le maglie;

� ferri a due punte, per lavorare capi in tondo, come guanti, calze, colli o berretti, senza dover fare cuciture;

� ferri circolari, per realizzare lavori di forma tubolare, per certi tipi di collo o per capi che non richiedono cuciture, tuttavia il ferro circolare può anche essere utilizzato (e alcuni lo trovano più comodo) per realizzare i capi a più pezzi; inoltre, è indicato per lavorare capi di dimensioni molto vaste, come gli scialli.

Oltre ai ferri, è necessario avere a portata di mano altri strumenti: � un paio di forbici per tagliare i fili; � aghi da lana per cucire, con punta arrotondata (ora realizzati anche in plastica

e con un comodo occhiello per far passare anche filati grossi); � un metro per misurare; � un uncinetto per raccogliere i punti ed eseguire le rifiniture.

Ci sono anche accessori facoltativi come: � proteggi-punte, un piccolo cappuccio di gomma da infilare sulla punta dei

ferri per non far sfuggire le maglie quando il lavoro viene lasciato in sospeso; � contagiri, una sorta di "contachilometri" manuale, della grandezza di 1 – 2 cm,

che serve per tenere il conto del numero dei ferri lavorati; � ferri ausiliari, cioè piccoli ferri dritti, curvi o a forma di "J", aggiuntivi a quelli

necessari alla lavorazione, utilizzati per realizzare incroci di maglie e trecce; � spille da balia o barrette chiuse ai due estremi da cappucci rimovibili per

trattenere le maglie aperte che si lasciano in sospeso (per la realizzazione di colli, tasche, occhielli ecc.);

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� portagomitoli, grembiuli porta lavoro, cestini porta lavoro, per tenere il lavoro pulito e ordinato.

� bobine per tenere i fili separati nelle lavorazioni a colori con la tecnica dell'incastro o intarsio;

� graffette, una sorta di clips in plastica utilizzate per segnare punti chiave durante la lavorazione (es. aumenti, diminuzioni, incroci, ecc.) o, più frequentemente, per marcare lo sviluppo verticale del lavoro;

� anellini marcapunti, che possono essere semplici, di plastica, di metallo con piccoli pendenti (e che possono essere sostituiti da minuscoli elastici per capelli, piccoli cappi di lana in colore contrastante e così via), che vengono infilati direttamente sul ferro, anziché sul filo, e che scorrono con il lavoro; questi vengono usati per marcare aumenti, diminuzioni e ripetizioni dello schema di punti o di colori.

� carta e penna, per eventuali conteggi, promemoria, etc. Accanto ai ferri, quali strumenti di base dei lavori a maglia, sono disponibili anche macchinari moderni, specifici per la maglieria. Le materie prime sono costituite dai filati. In particolare, per la lavorazione a maglia, si possono usare diversi tipi di filati:

� quelli derivati da fibre vegetali: lino, cotone, canapa, juta, agave, cocco, bambù, etc.;

� quelli derivati da fibre animali: lana, seta, alpaca, cammello, angora (che è un tipo di coniglio), bue muschiato (quivut), bisonte;

� quelli artificiali, derivati da materiali naturali vegetali o naturali come il Rayon o la Viscosa, la fibra di latte, la soya, alcuni tipi di alga o le bucce di banana (ancora scarsamente disponibili sul mercato italiano);

� quelli derivati da fibre sintetiche: poliammide, poliestere, nylon, acrilico.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

L’attività della magliaia può essere realizzata sia una bottega del centro storico che in locali attrezzati situati nelle aree artigianali, all’interno di locali aventi le seguenti caratteristiche: o n. vani: almeno 1 vano + accessori obbligatori; o superficie: a partire da metri quadrati 20.

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“IL MASSARO DI CAMPO”

L’IDEA

Recuperare ed esaltare valori ed esperienza del mondo agricolo e rurale, per proporre nuovi modelli di supporto alla attuale realtà agricola: dall’antico mezzadro e dall’umile e vituperato bracciante agricolo, il moderno “massaro di campo” che, a seconda dei casi e di specifiche esigenze, può rivestire il ruolo di fiduciario del proprietario, amministratore della proprietà o, più semplicemente, prestatore d’opera su specifiche attività dell’annata agraria. Il moderno massaro di campo è una figura a metà tra il bracciante agricolo ed il mezzadro: a seconda dei lavori che è chiamato a compiere, infatti, può comportarsi da bracciante, seppure tecnologicamente moderno, o da mezzadro.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Attualmente, l’agricoltura della nostra area, ma in generale quella di tutta la regione, è caratterizzata dalla presenza di due tipologie di “aziende agricole”:

quelle gestite da imprenditori agricoli, che le conducono direttamente e/o attraverso il ricorso alla manodopera agricola e/o al contoterzismo;

quelle gestite da persone non dedite direttamente all’agricoltura che, per la conduzione dei terreni in proprietà fanno sistematicamente ricorso alla prestazione di terzi.

Atteso che la prima tipologia di aziende è già di per se organizzata, in modo da assicurare la piena copertura dell’intero ciclo produttivo, quella che offre notevoli opportunità di lavoro è sicuramente la seconda tipologia di aziende, rappresentate da terreni a seminativo, a pascolo o arborati, che richiedono interventi di manutenzione almeno una volta all’anno, e spesso anche più di una volta, in considerazione della coltivazione praticata. Nel caso dei pascoli (cespugliati o arborati) è sufficiente un solo intervento all’anno; nel caso dei seminativi gli interventi sono almeno due; nel caso degli uliveti, che è la coltivazione maggiormente praticata nella nostra area, gli interventi diventano più di due, interessando più fasi del ciclo produttivo: la lavorazione del terreno (due volte all’anno), la raccolta delle olive (una volta all’anno) la potatura (una volta all’anno), senza contare gli interventi di pulizia del terreno dopo la raccolta delle olive e dopo la potatura, oltre che la ripulitura dai polloni dalla base delle piante, che va fatta almeno una volta all’anno,prima della raccolta.

CHI SONO I CLIENTI

Tutti i proprietari di terreni agro-forestali che non possono condurli direttamente: si tratta di persone non residenti in Basilicata, perché emigrate per lavoro o per altro, di

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persone non più in grado di lavorare direttamente nei campi (per anzianità o per malattia o per altro motivo), di persone dedite ad altre attività e non in condizione di praticare direttamente il lavoro agricolo. Considerando che le imprese agricole operanti in Basilicata ed iscritte alla CCIAA nel 2007 erano oltre 27.000, mentre le aziende agricole censite dall’ISTAT, oltre 50.000, appare evidente come sia particolarmente interessante il numero almeno 23.000, dei potenziali clienti del moderno “massaro di campo, considerando l’intero territorio regionale. Nel rispetto delle proporzioni, tale numero è significativo anche riferendoci all’area interessata dal progetto”Il Passato Futuro”, dove il numero delle imprese iscritte alla CCIAA diminuisce, mentre quello delle aziende censite ISTAT aumenta.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

L’attività del moderno massaro di campo offre servizi reali ai tanti proprietari di terreni agricoli e forestali che non possono condurre direttamente i propri poderi ma che non intendono abbandonarli. I servizi offerti vanno dalla lavorazione dei terreni alla pulizia da erbe ed altri infestanti; dalla pulizia dei confini poderali a quella dei canali e fossi di scolo; dalla potatura e successiva pulizia del terreno, alla raccolta dei frutti. Un esempio può chiarire bene i servizi che può rendere il moderno massaro di campo: l’olivicoltura, che richiede attenzione durante tutto l’anno. Nel periodo gennaio-marzo, infatti, è necessario potare gli alberi e ripulire dai rami il terreno; in primavera –estate è necessario procedere ad almeno una lavorazione del terreno e ad alcuni interventi di sostegno quali concimazioni ed irrigazione. In autunno, prima della raccolta, è necessario ripulire bene tutto il terreno, liberando anche la base dei tronchi dai polloni infestanti. Quindi si avvia la raccolta delle olive, che occupa il periodo ottobre-dicembre, con escursioni a gennaio, necessitando di molta manodopera, anche in presenza di forte meccanizzazione. Nei periodo in cui è richiesto meno lavoro per l’olivicoltura, cioè nel periodo primavera-estate, le attività a sostegno dell’agricoltura possono essere integrate da quelle a sostegno di altre coltivazioni, dal momento che tale periodo è solitamente riservato alla pulizia e manutenzione dei terreni, al fine di evitare o almeno ridurre, il rischio incendi durante l’estate.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

Due sono le motivazioni principali: 1. praticare un mestiere in grado di assicurare un reddito durante tutto l’anno e

che attualmente non presenta una grande concorrenza; 2. offrire ai proprietari di terreni che non sono imprenditori agricoli

l’opportunità per non abbandonare i terreni.

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PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Fondamentalmente, l’iniziativa può aver successo perché negli ultimi anni si è registrato un graduale allontanamento, soprattutto da parte dei giovani, dalle attività agricole, contribuendo sensibilmente alla pericolosa diminuzione di offerta di lavoro in un settore in cui la domanda è ancora molto alta ed è destinare a rimanere sempre alta per molti anni ancora. Inoltre, anche in una situazione di agricoltura sempre più competitiva, come quella attuale, il mantenimento della biodiversità, in generale, e delle pratiche colturali che la rafforzano, come appunto l’olivicoltura delle aree più interne della Basilicata, garantisce effetti positivi sull’ambiente contribuendo in maniera sostanziale alla riduzione dei fenomeni erosivi. Inoltre, proprio per assicurare una maggiore cura dell’ambiente e degli spazi rurali, sempre più in futuro la Politica Agricola Comune garantirà un giusto sostegno anche alle tante piccole aziende, comunque responsabili della manutenzione ambientale in senso lato, giustificando ancor di più la figura del moderno massaro di campo, che di tale manutenzione sarà l’artefice.

ANALISI DEL CONTESTO

Per molti secoli, le masserie agro-pastorali della Basilicata hanno costituito gli unici importanti centri della vita economica della Regione. I grandi possidenti agrari incrementavano le loro ricchezze grazie all'operato dei massari, abili nello sfruttare le risorse del latifondo. Per lungo tempo, infatti, le masserie hanno costituito le uniche importanti sedi in cui si concentrava la produzione. Pur esistendo ancora oggi esempi di massari di campo, per continuare e migliorare la produzione agricola, non necessariamente bisogna risiedere in una masseria. La moderna figura del massaro di campo, infatti, è caratterizzata proprio dalla mobilità e dalla flessibilità. Questi si sposta di volta in volta su vari fondi, a seconda del proprietario che lo cerca, e rimane a lavorare quel campo sino a quando non finisce ciò per cui è stato chiamato. Da evidenziare che, per tutta la durata del lavoro, il moderno massaro di campo non resta a dormire nelle masserie, se esistenti (salvo casi eccezionali), ma rientra ogni sera a casa sua, grazie all’utilizzo di automobili, furgoni, trattori e/o altri mezzi, che gli consentono facili spostamenti quotidiani. In età moderna, infatti, la novità maggiore relativa alla figura del vecchio massaro risiede proprio nell’introduzione delle macchine (sia per gli spostamenti sia per la lavorazione della terra), quale ausilio fondamentale per la propria attività. Dalla presente analisi si escludono i tradizionali braccianti agricoli, che in varie zone ad agricoltura intensiva della Basilicata sono ancora molto richiesti, ma che non rappresentano un target per il mestiere di moderno massaro di campo, perché pura e semplice manodopera stagionale. Tra l’altro, in questo settore, considerato che la maggior parte dei giovani lucani preferisce fare altri mestieri, spesso si ricorre agli extracomunitari, o alla manodopera che proviene dall’est comunitario, spesso ancora oggi reclutati dal “Caporale”, figura più vicina al tradizionale “massaro di campo”, poiché è colui che organizza e gestisce il lavoro per tutti i braccianti interessati. Tra l’altro, per svolgere il mestiere di bracciante agricolo, per definizione, bastano le sole braccia.

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Nulla vieta, però, che la manodopera proveniente da altri paesi, comunitari o extracomunitari, più economica di quella italiana, si renda conto delle prospettive che offre in Basilicata l’agricoltura, proponendosi essi stesi come moderni “massari di campo”. Come già anticipato in precedenza i numeri dell’agricoltura lucana evidenziano spazi occupazionali particolarmente interessanti.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature utili a meglio esercitare l’attività del moderno “massaro di campo”sono:

� almeno una trattrice di potenza media(circa 60-80 cavalli); � accessori per la lavorazione del terreno (aratro, frangizolle); � carro per trasportare merci, attrezzi, prodotti, etc); � gruppo compressore per produzione autonoma di energia pneumatica; � attrezzature per la potatura (forbici pneumatiche e manuali, seghetti); � piccole cippatrici per produzione cippato; � attrezzi per la raccolta di olive (bacchette scuotitrice, scuotitori mobili); � attrezzature per l’irrigazione; � macchine taglia erbe e taglia cespugli.

Queste sono le principali macchine ed attrezzature, cui possono aggiungersi altre macchine ed attrezzature, che continuamente l’industria meccanica mette a disposizione della moderna agricoltura.

A fronte di tante macchine attrezzature, trattandosi di prestazioni di servizio e non di produzione di beni, non necessitano materie prime, ma solo materiali di consumo (carburanti, lubrificanti, altri materiali) che si “pagano da soli” con l’uso quotidiano delle macchine degli attrezzi.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE

Gli unici locali che servono per il moderno massaro di campo sono quelli per la custodia delle macchine delle attrezzature, e la cui ampiezza varia con il numero e la tipologia delle stesse. Pertanto, l’attività del moderno massaro di campo necessita di un locale di superficie pari ad almeno 50 metri quadrati.

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“IL SARTO3”

L’IDEA

La creazione di un laboratorio sartoriale di matrice artigianale, che produca capi di abbigliamento, maschile e femminile, su richiesta dei singoli clienti, cuciti in base alle loro esigenze personali, pertanto unici ed originali nel loro genere. in subordine, ma non meno importante dal punto di vista economico, modifiche e/o riparazioni/ripristino di capi sartoriali vecchi e nuovi.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Offrire capi di abbigliamento artigianali, realizzati su misura; offrire la possibilità, a chi ne avesse bisogno, di apportare le dovute modifiche ai propri capi di abbigliamento, seriali e/o griffati, per adattarli perfettamente al proprio corpo e recuperare vecchi vestiti, altrimenti da buttar via.

CHI SONO I CLIENTI

I clienti sono rappresentati da tutte le famiglie dei piccoli centri di zona, nonché dai vari negozi di abbigliamento presenti sul territorio locale, che spesso hanno bisogno dell’ausilio di un sarto, per apportare le dovute modifiche su un capo standard venduto ad un cliente, capo che spesso necessita di adattamenti su misura (fare la piega, restringere, allargare, etc.).

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

Premesso che il sarto è colui che taglia il tessuto, lo cuce, lo rifinisce ed apporta le dovute modifiche, se necessarie, il prodotto che si intende offrire ricomprende tutto ciò che riguarda i capi di abbigliamento maschile e femminile, quali: pantaloni, gilet, giacche, camicie, cappotti, vestiti, gonne, etc..

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

La possibilità di creare un’attività economica in grado di assicurare un reddito durante tutto l’anno, è resa fattibile dalla non eccessiva presenza di sarti professionali e dalla domanda comunque presente nell’area.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

                                                                                                                         

3  Quando  si  parla  genericamente  di  “sarto”  ci  si  riferisce,  indifferentemente  al  sarto  ed  alla  sarta.  

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Attualmente, il mestiere del sarto, svolto “ufficialmente”da pochissimi soggetti, è ancora richiesto nei nostri piccoli centri. Esso rappresenta una sicura risorsa per l’economia locale poiché, se da una parte può sembrare un mestiere che offre prodotti acquistabili solo dai ceti più benestanti, capaci di permettersi capi di abbigliamento unici e su misura, fatti con le stoffe migliori sul mercato, dall’altra parte offre la possibilità, anche ai ceti meno abbienti, di potersi permettere sia virtuose ed invisibili riparazioni di vecchi capi, che ritornano quasi nuovi, sia creazioni di capi nuovi ad hoc. In quest’ultimo caso si verifica la concreta possibilità di “farsi fare su misura” abiti, pantaloni, giacche, camice, giubbotti, in base al proprio desiderio, basandosi su disegni originali o ispirati dalle tante riviste di moda, ma più economici perché realizzati con stoffe meno costose (ma pur sempre di buona qualità) e senza il sovrapprezzo della griffe. Una siffatta iniziativa, pertanto, se realizzata con approccio professionale e con il supporto delle moderne tecnologie, associate ad una buona manualità, non può non avere successo.

ANALISI DEL CONTESTO

Il mercato locale è caratterizzato dalla scarsa presenza di sarti e quei pochi operanti, spesso utilizzano ancora tecniche ed attrezzature obsolete, non in linea con i tempi, e non in grado di ridurre i tempi di lavoro. Ciò nonostante, chi fa questo mestiere riesce a vivere in maniera soddisfacente, anche per effetto della situazione dominante loro conferita dalla limitata concorrenza. La professione del sarto è essenziale nel mondo dell’abbigliamento, soprattutto in quello dell’alta moda, perché è colui che realizza artigianalmente ogni tipo di capo, per bimbi e per adulti, per uomini e per donne. Per diventare sarto, occorre avere conoscenza e pratica delle tecniche di confezione, di merceologia, ma anche del disegno tecnico, della realizzazione di cartamodelli, nonché, occorre saper sviluppare e rielaborare taglie e modelli, in modo da poter lavorare anche per grandi aziende o negozi di abbigliamento. Oggigiorno, pertanto, per intraprendere questa professione, è necessario frequentare corsi di sartoria e modellistica, anche in riferimento a quelli industriali Cad. Proprio la preparazione di alto livello, quindi, insieme all’attuale richiesta della figura del sarto, rappresentano la vera opportunità lavorativa di questa iniziativa, che vede qualche minaccia, soprattutto nei tempi necessari a qualificarsi e ad assumere la professionalità minima necessaria per affrontare la produzione.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del sarto sono: � Aghi; � ditale; � centimetro; � forbici; � squadra;

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� macchina per cucire; � ferro da stiro; � asse e cavalletto da stiro; � busto di manichino; � computer per l’utilizzo del Cad e relativi software.

Le materie prime sono: � fili; � carta-modelli; � gesso; � Stoffe di vari tipi e qualità, fornite direttamente dai clienti, oppure acquistate

nelle industrie.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE:

L’attività del sarto può essere realizzata sia in una piccola bottega di un centro storico, che in un moderno locale situato in un’area attrezzata. A prescindere dalla tipologia del locale, le caratteristiche minime devono essere: o n. vani: almeno 1 + servizi; o superficie: almeno metri quadrati 25 per vano.

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“IL TESSITORE DI GINESTRA”

L’IDEA

Creazione di un laboratorio artigianale per recuperare e riproporre in chiave moderna l'attività tradizionale della tessitura artistica della ginestra e, contemporaneamente, introdurre nel mercato prodotti nuovi ricavabili da una risorsa naturale facilmente rinnovabile, quale la ginestra, particolarmente disponibile in vaste aree nella parte centrale della Lucania.

QUALI ESIGENZE SI VOGLIONO SODDISFARE

Dalla ginestra si possono produrre filati a fibra altamente ecologica e con vasta, soprattutto in termini di flessibilità, potenzialità di utilizzo, ed è possibile estrarre essenze di profumo, fitofarmaci e tinture. Pertanto, tutte le esigenze ed i fabbisogni collegati alla produzioni di filati, di profumo, di fitofarmaci e di tintoria, possono trovare accoglimento da un progetto di impresa da realizzare in questo comparto.

CHI SONO I CLIENTI

In via preferenziale le industrie, di qualsiasi forma e dimensione, legate al tessile (anche abbigliamento), alla produzione di profumi, di fitofarmaci, di colori e di arredamento. In subordine, piccole imprese artigiane operanti nei settori sopra richiamati, ma anche privati cittadini.

CHE TIPO DI PRODOTTO S’INTENDE OFFRIRE

In considerazione delle potenziali della materia prima “ginestra”, le tipologie di prodotto possibili sono molteplici: si va dalla sola produzione di filati, da distribuire dopo una prima lavorazione grezza, alla realizzazione e produzione di tessuti di pregio e da questi alla realizzazione e produzione di una serie di prodotti quali: o copriletti; o arazzi; o tappeti; o biancheria per la casa e per il corredo; o imbottiture ecologiche per il settore del mobile e dell’abbigliamento; o carte speciali (anti-tarme e profumate);

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o olio da destinare all’industria profumiera; o tinture ecologiche; o fitofarmaci; o composti per oggettistica ed accessori.

QUALI MOTIVAZIONI SONO ALLA BASE DELL’INIZIATIVA

La consapevolezza di avviare un mestiere ed un’attività produttiva in un settore nel quale ad oggi, in Basilicata, non esiste concorrenza organizzata, con la possibilità di avviare un’attività economica duratura e dai sicuri profitti. Utilizzare una materia prima come la ginestra, diffusamente presente su buona parte del territorio regionale, con una capacità di riprodursi e rigenerarsi decisamente fuori dal comune, soprattutto sui tanti terreni argillosi che costituiscono il nostro suolo e sottosuolo, aumenta sensibilmente le probabilità di successo dell’iniziativa, anche nella prospettiva di un possibile futuro aumento della concorrenza. Le richieste di mercato per i prodotti ricavabili dalla ginestra, infatti, sono sicuramente superiori rispetto alle quantità comunque disponibili.

PERCHÈ L’INIZIATIVA PUÒ AVERE SUCCESSO

Nota sin dall’antichità per il suo impiego come pianta da fibra, nel tempo la ginestra è stata conosciuta ed apprezzata anche per gli altri molteplici usi da essa derivanti, al punto che Il mercato attuale è in grado di recepire tutti i possibili prodotti che essa può offrire, a partire dalle fibre, particolarmente richieste dalla produzione industriale italiana. Questo perché le fibre ricavate dai suoi rametti, definiti anche vermene, mostrano capacità di resistenza e flessibilità al di sopra della media. Tra l’altro, per tali caratteristiche, ma soprattutto perché difficilmente infiammabile e poco tossico in caso di combustione, il vermene, insieme ad altre materie, può essere utilizzato anche nella produzione degli sportelli delle automobili. Le condizioni favorevoli al successo di una iniziativa imprenditoriale basata sulla ginestra, si ripetono anche passando agli altri possibili prodotti da essa ricavabili: dalle imbottiture ecologiche alle carte speciali, dagli oli per l’estrazione dei profumi alle tinture ecologiche, dai fitofarmaci ai composti per oggettistica ed arredo.

ANALISI DEL CONTESTO

La lavorazione della fibra della ginestra, proiettata in un sistema di produzione ecocompatibile, è la naturale e logica prosecuzione dell’attività avviata diversi secoli fa dai monaci basiliani allorché si insediarono nella nostra area realizzando, nei fatti, quello che è stato il primo vero modello di sviluppo culturale, sociale ed economico del nostro territorio. Quello del tessitore di ginestra si presenta, quindi, come un antico mestiere da poter riproporre, adeguatamente adattato, nel sistema economico moderno. I prodotti da introdurre sul mercato sarebbero, oltre che innovativi,

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altamente ecologici e contraddistinti da una grandissima flessibilità e potenzialità di utilizzo. L’estrazione della fibra tessile, infatti, è solo una delle possibilità di impiego della pianta di ginestra: anche tutte le restanti componenti sono a vario titolo utilizzabili. Poiché non è richiesta alcun tipo di aratura, semina e fertilizzazione, la coltivazione estensiva della ginestra presenta caratteri gestionali ed economici favorevoli e, quindi, fortemente sostenibili, soprattutto in considerazione dei tanti terreni argillosi disponibili per tale coltivazione ed oggi non utilizzati. Creare un laboratorio che si occupi della lavorazione della ginestra, pertanto, significa innanzitutto creare le basi per avviare un processo di qualificazione dell’industria tessile locale, che potrebbe specializzarsi nella produzione di tessuti di alto pregio e prodotti in fibra di ginestra, esclusivamente in tinte naturali. Un simile progetto, pur in grado di offrire opportunità lavorative a più persone, non è immediatamente realizzabile, sia per effetto dei considerevoli investimenti che necessitano, sia per l’esigenza di qualificazione e specializzazione dei diversi profili lavorativi necessari al proprio ciclo produttivo. Attualmente, in Basilicata non risultano attività organizzate nel comparto della lavorazione della ginestra.

ATTREZZATURE E MATERIE PRIME

Le attrezzature indispensabili per l’attività del tessitore di ginestra sono:

o Vasche per la macerazione;

o Macchinari moderni funzionali alle fasi successive del processo produttivo, quali: la scorticatura; la battitura; la sfibratura, la cardatura, la filatura, la tessitura e la tintura.

Le materie prime sono:

Piante spontanee di ginestra presenti su tutto il territorio locale, eventualmente integrabili con piantagioni e/o semine artificiali, possibili su tutti i terreni argillosi attualmente non coperti da altre vegetazioni.

TIPOLOGIA, DIMENSIONE ED UBICAZIONE DEL LOCALE

La dimensione e l’ubicazione dei locali adibiti alla lavorazione della ginestra risentono sia del tipo di lavorazione) sia del target del cliente di riferimento, ma difficilmente questa attività può essere ubicata nei centri storici o in locali non situati all’interno di moderne ed attrezzate aree artigianali.

Le caratteristiche minime dei locali sono le seguenti: o n. vani 4;

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o superficie (almeno n. 1 vano con superficie superiore a m. q. 100; totale m. q. 200) o ubicazione: nelle aree artigianali.

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STRUMENTI FINANZIARI UTILI A REALIZZARE LE IDEE IMPRENDITORIALI

Le idee imprenditoriali raccontate nelle pagine precedenti potrebbero trovare diversi canali di finanziamento, ma in questa sede si preferisce concentrare l’attenzione sulle agevolazioni gestite da Sviluppo Basilicata SpA, partner di progetto dell’iniziativa “Il Passato Futuro”, con particolare riferimento a quelle previste dalla Legge 185/2000 Titolo II, sotto forma di lavoro autonomo (ditte individuali) e microimprese (Società di Persone), che possono giovarsi dell’accordo stipulato tra i Comuni e la stessa Sviluppo Basilicata Spa.

Lavoro autonomo Questa agevolazione è rivolta a persone fisiche che intendono avviare un'attività di lavoro autonomo in forma di ditta individuale.

Per presentare la domanda i proponenti devono essere in possesso dei seguenti requisiti:

� avere la maggiore età alla data di presentazione della domanda;

� non essere occupato alla data di presentazione della domanda

� essere residente nel territorio nazionale alla data del 1 gennaio 2000 oppure da almeno sei mesi alla data di presentazione della domanda, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale vigente in materia.

Inoltre, la ditta individuale deve essere costituita dopo la presentazione della domanda.

Tra le iniziative agevolabili nell’ambito del lavoro autonomo rientrano tutte quelle sviluppate nell’ambito dell’iniziativa “Il Passato Futuro”, ivi comprese quelle descritte nel presente documento, comunque entro i massimali di investimento previsti che, in questo caso non può superare i 25.823,00 Euro, IVA esclusa. Inoltre, l’attività finanziata deve essere svolta per un periodo di almeno 5 anni.

Le agevolazioni previste sono di due tipi:

1. agevolazioni finanziarie, per gli investimenti e per il 1° anno di gestione

2. servizi di sostegno, nella fase di realizzazione e di avvio dell’iniziativa

1. Le agevolazioni finanziarie

Le agevolazioni finanziarie concedibili sono:

� per gli investimenti, un contributo a fondo perduto e un finanziamento a tasso agevolato, a copertura del 100% degli investimenti ammissibili;

� per la gestione relativo al primo anno, un contributo a fondo perduto.

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Il finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti è pari al 50% del totale delle agevolazioni finanziarie concedibili, e non può superare l'importo di € 15.494.

Il tasso di interesse è pari al 30% del tasso di riferimento vigente alla data di stipula del contratto di finanziamento, in base alla normativa comunitaria.

Il finanziamento a tasso agevolato è restituibile in cinque anni, con rate trimestrali costanti posticipate.

Il contributo a fondo perduto per gli investimenti è pari alla differenza tra gli investimenti (ritenuti ammissibili) e l'importo del finanziamento a tasso agevolato.

Il contributo a fondo perduto per le spese di gestione del 1° anno non può superare l'ammontare massimo di € 5.164,57

Le spese di investimento e di gestione considerate “ammissibili” ai fini del calcolo dell’ammontare delle agevolazioni sono:

� per l’investimento

o attrezzature, macchinari, impianti e allacciamenti;

o beni immateriali a utilità pluriennale;

o ristrutturazione di immobili, entro il limite massimo del 10% del valore degli investimenti.

� per la gestione

o materiale di consumo, semilavorati e prodotti finiti, nonché altri costi inerenti al processo produttivo;

o utenze e canoni di locazione per immobili;

o oneri finanziari (con l'esclusione degli interessi del mutuo agevolato);

o prestazioni di garanzie assicurative sui beni finanziati.

2. I servizi di sostegno

Nella fase di realizzazione e di avvio dell'iniziativa sono previsti servizi totalmente gratuiti di assistenza tecnica e gestionale, erogati direttamente da Sviluppo Basilicata SpA per un periodo massimo di un anno. I servizi hanno l'obiettivo di accompagnare il beneficiario durante l'iter di erogazione delle agevolazioni e di rafforzarne le competenze gestionali in fase di start up della iniziativa.

Microimprese Questa agevolazione è rivolta a persone che intendono avviare un’attività imprenditoriale di piccola dimensione, in forma di società di persone. Sono pertanto escluse le ditte individuali, le società di capitali, le cooperative, le società di fatto e le società aventi un unico socio.

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Per presentare la domanda, almeno la metà numerica dei soci che detiene almeno la metà delle quote, deve essere:

� maggiorenne, alla data di presentazione della domanda

� non occupata, alla data di presentazione della domanda

� residente nel territorio nazionale alla data del 1 gennaio 2000 oppure da almeno sei mesi alla data di presentazione della domanda, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale vigente in materia.

I soci che rispondono a questi requisiti, quindi, devono detenere almeno la metà delle quote di partecipazione.

Analogamente al “lavoro autonomo”, tra le iniziative agevolabili nell’ambito delle microimprese rientrano tutte quelle sviluppate nell’ambito dell’iniziativa “Il Passato Futuro”, ivi comprese quelle descritte nel presente documento. L’investimento non può superare i 129.114,00 Euro IVA esclusa, e l’attività finanziata deve essere svolta per un periodo di almeno 5 anni

Le agevolazioni previste sono di due tipi:

1. agevolazioni finanziarie, per gli investimenti e per il 1° anno di gestione

2. servizi di sostegno nella fase di realizzazione e di avvio dell’iniziativa

1. Le agevolazioni finanziarie

Le agevolazioni finanziarie concedibili sono:

� per gli investimenti, un contributo a fondo perduto e un finanziamento a tasso agevolato che, complessivamente, possono arrivare a coprire il 100% degli investimenti ammissibili

� per la gestione, un contributo a fondo perduto sulle spese relative al 1° anno di attività

Le agevolazioni finanziarie sono concesse entro il limite comunitario del “de minimis” (ovvero è possibile concedere un massimale di contributo pari ad € 200.000,00, in un periodo di tre anni).

L’entità di ciascuna singola agevolazione non è predefinita, ma è il risultato di un calcolo che tiene conto dell’ammontare degli investimenti e delle spese di gestione nonché delle caratteristiche del finanziamento a tasso agevolato (durata, entità e tasso) che si intende richiedere. Il calcolo deve essere effettuato nel rispetto del principio che prevede che l’importo del mutuo a tasso agevolato per gli investimenti non possa essere inferiore al 50% del totale delle agevolazioni concedibili.

Il tasso di interesse è pari al 30% del tasso di riferimento vigente alla data di stipula del contratto di finanziamento in base alla normativa comunitaria.

Il finanziamento a tasso agevolato è restituibile in un massimo di sette anni, con rate trimestrali costanti posticipate.

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Le spese di investimento e di gestione considerate “ammissibili” ai fini del calcolo dell’ammontare delle agevolazioni sono:

� per l’investimento

o attrezzature, macchinari, impianti e allacciamenti;

o beni immateriali a utilità pluriennale;

o ristrutturazione di immobili, entro il limite massimo del 10% del valore degli investimenti.

� per la gestione

o materiale di consumo, semilavorati e prodotti finiti, nonché altri costi inerenti al processo produttivo;

o utenze e canoni di locazione per immobili;

o oneri finanziari(con l'esclusione degli interessi del mutuo agevolato);

o prestazioni di garanzie assicurative sui beni finanziati;

o prestazione di servizi.

2. I servizi di sostegno

Nella fase di realizzazione e di avvio dell'iniziativa sono previsti servizi totalmente gratuiti di assistenza tecnica e gestionale, erogati direttamente da Sviluppo Basilicata SpA per un periodo massimo di un anno. I servizi hanno l'obiettivo di accompagnare il beneficiario durante l'iter di erogazione delle agevolazioni e di rafforzarne le competenze gestionali in fase di start up della iniziativa.

Ulteriori Strumenti Finanziari Altri canali finanziari possono essere rinvenuti nei differenti programmi regionali che, a vario titolo, operano sul nostro territori: si va dai Programmi Operativi finanziati dall’Unione europea per il periodo 2007-2013 (Programma Operativo FESR, Programma Operativo FSE, Programma di Sviluppo Rurale) ai programmi FAS (Fondi Aree Sottoutilizzate), dal Programma Operativo Val d’Agri (finanziato con le roayalties del petrolio), al Programma Operativo del Senisese (finanziato con le royalties dell’acqua). In questo panorama, infine, vanno opportunamente prese in considerazione le opportunità offerte dai Gruppi di Azione Locale LEADER (GAL), responsabili dell’attuazione dell’Asse 4 del PSR Basilicata 2007-2013, che, per loro mission sono i soggetti più vicini ai territori e, pertanto, quelli maggiormente in grado di soddisfare le esigenze ed i bisogni degli operatori che vivono ed operano nelle piccole comunità.

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Quando i piccoli comuni si spopolano sempre di più, due condizioni emergono sulle altre: l’invecchiamento della popolazione e la scarsa presenza di giovani.Allorché si verificano queste condizioni, il rischio di “chiusura” di tanti piccoli, ma indispensabili, presidi sui territori, diventa altissimo e, con esso, viene pregiudicata la prosecuzione stessa della vita, intesa soprattutto nella sua più ampia accezione sociale, economica, storica e culturale.E’ fondamentale, pertanto, investire nei pochi giovani rimasti, uniche risorse in grado di assicurare un futuro alle piccole comunità, senza mai dimenticare le radici storiche, culturali, sociali ed economiche che hanno contraddistinto secoli di vita.Consapevoli del ruolo da protagonista che va riconosciuto alle nuove e poco rappresentative generazioni, stimolati dalla sfida, i sindaci di sette piccoli comuni lucani (Aliano, Armento, Gallicchio, Guardia Perticara, Missanello, San Chirico Raparo e San Martino d’Agri), hanno ritenuto opportuno riunirsi e discutere per scegliere un tema di progetto coerente con le specificità di tutti i comuni. Da qui è nata l’iniziativa “Il Passato Futuro”, realizzato nell'ambito del progetto “Giovani Energie in Comune”, promosso dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'ANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani, che ha avuto come scopo il recupero della memoria, con il duplice intento di riportare alla luce gli episodi storici più significativi e gli antichi mestieri che hanno caratterizzato l’economia di un tempo. Il tutto per consegnare alle giovani generazioni dell’area la piena consapevolezza del patrimonio storico-culturale e socio-economico, nella migliore delle ipotesi non sufficientemente noto, ma suscettibile di interessanti sviluppi, anche nella prospettiva di offrire concrete opportunità di crescita ai giovani, sia in termini culturali che socio-economici.Attorno a questo progetto sono stati coinvolti altri quattro partner, uno dei quali (il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese), al pari dei sette comuni, anche in qualità di cofinanziatore, due solo in qualità di partner di progetto (Sviluppo Basilicata S.p.A. ed il Parco Letterario Carlo Levi), l’ultimo (la Provincia di Potenza), in qualità di patrocinante.A partire da alcuni antichi mestieri scelti dai giovani borsisti, il presente volume propone quindici idee imprenditoriali, allo scopo di verificarne la sostenibilità tecnico-economico e metterle a disposizione di chiunque intenda avviare una nuova attività economica.