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LIBRO BIANCO SU VENETIAEXPO 2000 CONSORZIO VENEZIA EXPO Giugno 1990 AZIENDE DEL CONSORZIO VENEZIA EXPO AREA METROPOLITANA, ASSICURAZIONI GENERALI, BANCA CATTOLICA DEL VENETO, BANCA NAZIONALE DEL LAVORO, BASTOGI, BENETTON GROUP, CASSA DI RISPARMIO DI VENEZIA, CIGA HOTELS, C.M.C., COCA COLA, COIN, CONSORZIO FUTURA, CONSORZIO VENEZIA NUOVA, ENI, FIAT, FIDIA, FININVEST, GRUPPO FERRUZZI, IBM, INTERMETRO, LONARDI S.P.A., LUXOTTICA GROUP, MARSILIO EDITORI, ARNOLDO MONDADORI EDITORE, MONTEDISON, OLIVETTI, PALAZZO GRASSI, PHILIPS, QUAKER CHIARI E FORTI, SAI, SIP, SIPA - sistemi di produzione flessibile, SOCIETA' FINANZIARIA ED EDITORIALE SAN MARCO, S.V.I.T. - Società Veneta Isola del Tronchetto, TPL - TECNOLOGIE PROGETTI LAVORI, INDUSTRIE ZANUSSI.

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LIBRO BIANCO SU VENETIAEXPO 2000

CONSORZIO VENEZIA EXPO

Giugno 1990

AZIENDE DEL CONSORZIO VENEZIA EXPO AREA METROPOLITANA, ASSICURAZIONI GENERALI, BANCA CATTOLICA DEL VENETO, BANCA NAZIONALE DEL LAVORO, BASTOGI, BENETTON GROUP, CASSA DI RISPARMIO DI VENEZIA, CIGA HOTELS, C.M.C., COCA COLA, COIN, CONSORZIO FUTURA, CONSORZIO VENEZIA NUOVA, ENI, FIAT, FIDIA, FININVEST, GRUPPO FERRUZZI, IBM, INTERMETRO, LONARDI S.P.A., LUXOTTICA GROUP, MARSILIO EDITORI, ARNOLDO MONDADORI EDITORE, MONTEDISON, OLIVETTI, PALAZZO GRASSI, PHILIPS, QUAKER CHIARI E FORTI, SAI, SIP, SIPA - sistemi di produzione flessibile, SOCIETA' FINANZIARIA ED EDITORIALE SAN MARCO, S.V.I.T. - Società Veneta Isola del Tronchetto, TPL - TECNOLOGIE PROGETTI LAVORI, INDUSTRIE ZANUSSI.

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0) CONSORZIO VENEZIA EXPO Avvertenza

Il presente testo vuole dar conto all'opinione pubblica, anche quella ostile, delle ragioni per cui un gruppo di aziende e di studiosi hanno perseguito l'idea di svolgere a Venezia e nel Veneto l'Esposizione Universale del 2000. Era prevedibile che l'idea non potesse trovare tutti consenzienti: troppo grande è il mito di Venezia e troppo grande la sua intima fragilità (anche sociale e culturale) per non creare sospetti e paure nei confronti di un'iniziativa intenzionalmente sovradimensionata rispetto alla quotidiana ordinarietà della vita della città, della gronda lagunare, dello stesso policentrismo veneto. Ma la quotidiana ordinarietà è verosimilmente la maggiore nemica di Venezia e del Veneto: di Venezia perché la consuma senza farla evolverei del Veneto perché lo fa prigioniero di un localismo autocompiacente senza ulteriori spinte di sviluppo. Proprio la consapevolezza di questo doppio pericolo è stata alla base dell'impegno di prima progettazione di un'Expo a Venezia e nel Veneto, vista come occasione per ragionare in modo straordinario "contro" la loro usura ordinaria e quotidiana ed "a favore" di una fase di coordinato e vitale sviluppo (e ruolo) della città e della regione. Le idee e le ipotesi su cui è stato costruito il progetto dell'Expo vanno quindi al di là della stessa Expo. C'è quindi un quieto orgoglio delle aziende e degli studiosi che tali idee e tali ipotesi hanno elaborato, c'è la coscienza di aver messo in luce i termini dei problemi su cui tutti coloro che amano Venezia ed il Veneto (ostili o favorevoli che siano nei riguardi dell'Expo) dovranno misurarsi nel prossimo decennio. In questa prospettiva e speranza di comune sentire, tutti coloro che hanno partecipato al lavoro di cui qui si dà conto (Comitato tecnico scientifico e Comitato direttivo del Consorzio Venezia Expo) dichiarano di voler restare sui problemi sollevati e dare il loro ulteriore contributo alla loro soluzione. Nella convinzione che per Venezia ed il Veneto sia più giusto coltivare la speranza che difendere il mito. Indice I TERMINI DEL LAVORO DI PROGETTAZIONE I - Le motivazioni di un impegno Il - Le difficoltà di un confronto III - La scelta dell'Expo e della sua configurazione IV - Un'occasione di nazionalizzazione V - Un'occasione per riqualificare l'offerta VI - Conclusioni ALLEGATI

A) Membri del Comitato direttivo B) Membri del Comitato tecnico scientifico

C) Primo documento di sintesi del lavoro di progettazione D) L'individuazione del tema. E) La riqualificazione dell'offerta del centro storico: l'arsenale F) Le ipotesi sulla gronda lagunare G) I circuiti dell'Expo nel policentrismo veneto H) Le stime dei flussi e delle compatibilità

I Appendice: Elenco delle ricerche svolte e dei rapporti predisposti a cura del Consorzio Venezia Expo

Il Appendice: Elenco delle ricerche svolte a cura della Regione Veneto.

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1) I TERMINI DEL LAVORO DI PROGETTAZIONE

CONSORZIO VENEZIA EXPO Giugno 90

1.1) Le motivazioni di un impegno 1) Per secoli la Repubblica Veneta non è stata solo una città, pur potentissima nel mondo, ma un sottosistema territoriale, esteso da Crema fino al mare, dagli altopiani e dalle montagne fino al delta dell'Adige e del Po. E se il governo del sottosistema trovava nella raffinata razionalità di Venezia il suo centro motore, nessuno ha mai potuto negare che le diverse componenti del sottosistema contribuivano in maniera determinante alla vitalità ed alla potenza della Repubblica, si trattasse di fornire derrate agricole, legname, lavoro o nuova alimentazione di classe dirigente. L'evoluzione storica degli ultimi due secoli ha purtroppo rotto l'intima integrazione territoriale che faceva della Serenissima un grande sottosistema. Venezia ha coscientemente ripiegato, per sopravvivere, sulla costruzione ed esaltazione del proprio mito di città unica, diversa da tutte, luogo della contemplazione estetica e meta turistica, in virtù della unicità del suo patrimonio ambientale, storico e culturale. Una città quindi sempre più "usata" da visitatori stupefatti e sempre meno capace di leadership, non solo verso le vicende nazionali ed internazionali ma anche verso il suo antico immediato riferimento territoriale. Dall'altro canto, il tradizionale retroterra lombardo-veneto della Repubblica ha via via maturato un proprio diverso destino: in parte facendo progressivo riferimento ad altre città, in sviluppo anche come esercizio di funzioni di capitale economica e sociale (in particolare a Milano); ed in parte creando, specialmente negli ultimi decenni, un modello di sviluppo economico e sociale centrato su molteplici insediamenti territoriali, non solo intermedi (Verona, Vicenza, Padova, Treviso, ecc.), ma anche minori (Schio, Valdagno, Montebelluna, ecc.). Un modello quindi spiccatamente articolato e policentrico, in grande misura tendente a prescindere da una Venezia che sempre meno esercitava funzioni di integrazione e di guida. 2) Siamo oggi quindi ad una situazione in cui il tradizionale sottosistema territoriale che faceva capo alla Repubblica Veneta non ha più l'unitarietà che l'aveva fatto forte e potente. Venezia è sempre più un mito della cultura e del turismo internazionale, il Veneto è sempre più uno dei grandi bacini di sviluppo dell'Europa occidentale; ma insieme non fanno più sottosistema unitario. A qualcuno questa situazione può non interessare. Ma non a chi sia attento, per ragioni culturali o imprenditoriali, ai grandi e complessi processi di internazionalizzazione oggi in corso: - il processo di integrazione dell'Europa occidentale non sarà il risultato solo della competizione fra singole imprese e dei singoli sistemi statuali, ma anche e specialmente della vitalità dei grandi sottosistemi (dei grandi "bacini") territoriali che si vanno sviluppando in Europa. E fra questi sottosistemi quello dell'Italia Nord-Orientale, quello in gran parte coincidente con l'antico territorio della Serenissima, è certamente la migliore "carta" a disposizione del nostro Paese; - il processo di trasformazione politica ed economica dei paesi dell'Europa orientale (che verosimilmente occuperà tutti i prossimi quindici anni) crea un grande bisogno di "piattaforme" territoriali con cui far ponte per tutte le funzioni produttive, finanziarie, commerciali, terziarie che l'Occidente dovrà esercitare per sostenere tale trasformazione. E l'Italia Nord-orientale è la naturale piattaforma meridionale di tale processo di integrazione e sostegno (quella più funzionale ai problemi di sviluppo della Jugoslavia, dell'Ungheria, della Romania, della Bulgaria); - il processo infine di crescente attenzione che l'economia e le società europee dovranno avere per il Medio e l'Estremo Oriente richiederanno, infine, a cavallo del passaggio di millennio, lo sviluppo di una

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cultura, non solo economica, che in tutta Europa solo Venezia ed il Veneto possono esprimere, nel loro antico codice di presenza internazionale. Mai come oggi, mai come nei prossimi decenni, è quindi importante che Venezia ed il Veneto facciano sottosistema unitario ed integrato. Ed è importante che ne siano consapevoli tutti coloro, imprese, studiosi e poteri politici, che avvertono quale ruolo Venezia ed il Veneto possano svolgere nello sviluppo internazionale. Un tale ruolo infatti non ci sarà dato spontaneamente dall'esterno, ma dovremo costruirlo dall'interno, con determinazione e con forte capacità di accumulazione culturale e progettazione del nuovo. Occorre, in altre parole, una forte carica di intenzionalità; tutto il contrario, si può notare, di quella ordinarietà quotidiana in cui si consuma e si mercifica turisticamente Venezia ed in cui si sta un po' appiattendo la crescita del modello veneto. 3) Un tale intenzionale impegno di accumulazione culturale e di progettazione del nuovo ruota intorno ai grandi problemi che il mondo si trova a dover affrontare in questo periodo, problemi su cui Venezia ed il Veneto possono dare un contributo essenziale, simbolico non meno che fattuale, sugli assi che disegnano la storia dei prossimi decenni. a) Il problema anzitutto di dare nuovo significato al concetto di sviluppo. Non possiamo affrontare il futuro con l'identificazione dello sviluppo con la crescita economica vista come espansione quantitativa di imprese, di investimenti, di consumo, in una logica di lineare estrapolazione dello sfruttamento anche squilibrato delle risorse a disposizione. Nel futuro lo sviluppo dovrà essere anche ricerca e creazione di equilibrio: fra risorse disponibili, comportamenti da esprimere, obiettivi da perseguire; e ciò comporterà un lavoro intenzionale, fatto dall'uomo. Ed è certo che Venezia ed il Veneto sono il segno storico che l'equilibrio (ambientale, economico, culturale) è possibile come frutto dell'"artificiale" intenzione dell'uomo. b) Ma l'equilibrio vitale non è un assetto statico, da proteggere e salvaguardare, è piuttosto un assetto fortemente dinamico e dialettico. Esso, essendo la ricomposizione di forze diverse e contrastanti, non si realizza a priori ma si raggiunge per fasi e tentativi successivi e deve essere rappresentato come esperienza vissuta, visibile, fruibile. E lo sviluppo recente del Veneto, sulla base della antica cultura della Serenissima, sta a dimostrare che esso può essere un laboratorio elettivo della ricerca, dinamica e dialettica, di un equilibrio policentrico e sistemico di alta qualità. c) L'alta qualità diventa comunque l'obiettivo e lo strumento di ogni operazione di sviluppo visto come continua ricerca di equilibrio. Di qui il problema di intensificare in ogni territorio che faccia da traino allo sviluppo internazionale (e l'Italia Nord-Orientale è uno di tali territori) il meglio delle iniziative di ricerca scientifica e tecnologica, di elaborazione culturale, di creazione di servizi terziari, di accumulazione finanziaria. d) E ciò è tanto più essenziale se si pensa al quarto grande problema che lo sviluppo si trova a dover affrontare nell'attuale periodo: quello della selezione e della gestione delle risorse scarse. L'equilibrio vitale è dato infatti dalla capacità di garantire continua compatibilità nel governo delle risorse; specie di quelle, come il territorio (ed il territorio reso "irripetibile" dall'uomo), che non possono essere sfruttabili senza misura. Venezia ed il Veneto hanno una storia, antica e recente, di dura necessità del governo del territorio come risorsa scarsa. 4) I quattro grandi problemi dello sviluppo mondiale dei prossimi decenni confrontano con forza Venezia ed il Veneto: - da una parte ne esaltano il ruolo anche culturale, sul piano dell'accumulazione di nuovi contenuti e strumenti con cui progettare il nuovo; - da un'altra parte ne esaltano anche il significato simbolico come sede da sempre di una cultura alta dell'equilibrio fatto dall'uomo e della selezione e governo di risorse scarse; - e da un'altra parte ancora impongono un impegno forte nel testimoniare tali capacità anche nella più complessa configurazione dello sviluppo moderno, crescendo sulla propria storia ed "inventando" nuovi modi di creare e vivere l'equilibrio.

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Proprio e solo in ragione di questi termini di sfida, legati al variare degli orizzonti internazionali e degli scenari del futuro, si comprende l'idea di utilizzare un'occasione "puntuale" (l'Expo dell'anno 2000) per progettare una serie di opere materiali ed operazioni immateriali capaci di mettere Venezia ed il Veneto in condizioni di ricomporre il loro essere sottosistema territoriale a forte integrazione e compattezza; e di poter essere una piattaforma attrezzata di ulteriore "equilibrato" sviluppo. L'impegno svolto non è stato quindi volto alla progettazione di una grande fiera dell'effimero, ma alla progettazione di un permanente governo di una delle aree potenzialmente più strategiche dello sviluppo mondiale dei prossimi decenni. Progettazione di opere fisiche anche importanti, ma soprattutto progettazione di strumenti immateriali del monitoraggio attivo dell'evoluzione di tale area: del suo sviluppo, del suo ruolo e delle sue funzioni esterne, del suo equilibrio interno. Un impegno che è stato volutamente carico di intenzionalità, per la consapevolezza che solo una grande intenzionalità può sottrarre Venezia ed il Veneto a quella gestione passiva del quotidiano che oggi li consumano e li rendono pericolosamente atoni rispetto a processi ad essi esterni, si tratti di flussi turistici o di sviluppo di altri grandi sottosistemi territoriali europei, metropolitani e no. Progettare intenzionalmente un futuro del Veneto e di Venezia perché non siano prigionieri del mito, ma sede di speranza. 5) Si capisce allora, è sperabile, il perché della convergenza di tante imprese, internazionali ed italiane, e di tanti studiosi nel lavoro compiuto in questi anni per arrivare alla proposta di una Esposizione Universale. Le imprese si sono mosse non certo per affezione ad un'ipotesi di supereffimero o per speranza di una improbabile gestione di grande business; ma perché esse da sempre inglobano il cromosoma dell'internazionalizzazione e quindi sono naturalmente predisposte a capire che gli scenari del futuro e gli orizzonti transnazionali esaltano il ruolo di un Veneto e di una Venezia capaci di attrezzarsi adeguatamente per il futuro. E su questa prospettiva si sono convergentemente mossi gli studiosi che hanno collaborato al progetto convinti che non ci si stava esercitando in una banale invenzione di spettacolari attrazioni fieristiche, ma che si doveva seriamente lavorare su idee e progetti capaci di dare a Venezia ed al Veneto (ma specialmente a Venezia, città da rispettare ed amare con forza vivificante) un futuro padroneggiato e, se possibile, un'ulteriore forza di irradiazione culturale.

1.2) Le difficoltà di un confronto 6) Non era certamente pensabile che un impegno di tanta complessità come quello enunciato nelle pagine precedenti potesse mai ricevere immediata ricezione ed immediato apprezzamento. Proprio la sua carica di intenzionalità era infatti fatta apposta per andar contro la passività quotidiana della vita veneziana e veneta e contro la tendenza a ragionar di Venezia (ed in parte del Veneto) più in termini di salvaguardia dell'esistente che in termini di progettazione del nuovo. Ma neppure era prevedibile che le difficoltà, le resistenze, le opposizioni fossero così virulente e radicali. Forse per la particolare congiuntura culturale e politica della Venezia di questi anni (una congiuntura di rinserramento in se stessa e nei propri problemi) in pratica sull'argomento Expo non c'è stato confronto sulle motivazioni e sulle scelte del lavoro di progettazione, ma c'è stata solo una divaricazione, fatalmente generica, sull'opportunità o meno di avere o fare l'Expo. E, come in tutte le divaricazioni generiche, l'aggressività degli atteggiamenti ha prevalso sull'approfondimento dei problemi sul tappeto. Non è comunque troppo tardi, in una realtà dove i problemi hanno oggettivo respiro di tempo lungo, per capire le ragioni per cui il confronto non c'è stato, nella che tale comprensione possa non solo stabilire un clima di più pacata discussione ma anche aiutare quelle convergenze di idee e di volontà senza le quali non si può sperare in uno sforzo coordinato di programmazione e d'intervento in favore di Venezia e dello sviluppo dell'area veneta. 7) Un primo livello di riflessione sulle ragioni che hanno fin qui impedito un confronto serio sulle scelte fatte o da fare riguarda naturalmente il carattere un po' “sovrastrutturale" e "spettacolare" che da

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un po' tutte le parti in causa (fautori dell'idea, suoi oppositori ed organi d'informazione) si è voluto dare al progetto di una Esposizione Universale a Venezia nell'anno 2000. I primi ad ammettere tale carico di sovrastrutturalità devono essere coloro che nell'Expo hanno creduto e credono, i quali più o meno consapevolmente si sono posti in una condizione di provocazione intellettuale alla quotidiana ordinarietà di Venezia e del Veneto; ed in una: condizione di conflitto nei confronti di un governo locale sovrastato dalla impaurita consapevolezza che anche la semplice estrapolazione dell'esistente crea problemi enormi alla città ed alla regione. In particolare non si è riusciti a precisare l'idea dell'Expo ed i progetti relativi: - in termini tali che la gente capisse che non si trattava di un "episodio" (una grande fiera concentrata in qualche mese) pericoloso per i suoi effetti di turbativa dell'esistente; ma si trattava di un "processo" di attrezzaggio (materiale ed immateriale) di un'area verosimilmente strategica per lo sviluppo internazionale dei prossimi decenni; - in termini tali che la classe dirigente veneziana vedesse rispecchiati nel progetto i problemi interni alla città; la carica di internazionalizzazione del progetto si è attagliata bene al dinamismo attuale del Veneto ma non alla forte propensione di Venezia a cercare equilibri al proprio interno, anche a costo di minore ruolo esterno; - in termini tali che l'opinione pubblica avvertisse quale carica di nuova cultura (e di cultura dell'immateriale, quella più consona alle tradizioni veneziane e venete) ci fosse dentro i cardini impliciti e spesso espliciti del progetto: la ricerca di un equilibrio non statico, la regolazione dei flussi, il rispetto delle compatibilità, il governo continuato del sistema, ecc.. Con l'effetto di veder riproporre, magari strumentalmente, una contrapposizione fra cultura urbanistica e cultura socioeconomica, fra cultura di salvaguardia e cultura di trasformazione, fra cultura tout court e tecnocrazia, che non era coerente con la complessità reale del progetto di Expo. Da queste tre sottovalutazioni è disceso un crescente carattere sovrastrutturale, di volontaristica sovrapposizione all'esistente, della proposta di Expo. La qualcosa, spesso esasperata da microcongiunture politiche locali, non ha certo favorito il confronto sui temi, sui contenuti, sulle opzioni di fondo della proposta stessa. 8) Naturalmente le difficoltà, in ogni confronto, non vengono solo da errori di una sola delle parti in causa, ed è evidente che anche gli avversari dell'Expo hanno contribuito a tali difficoltà. Alcuni di essi non hanno accettato neppure l'idea di confrontarsi, per una sorta di paura di contaminazione; altri hanno espresso resistenze troppo di principio per poterle mettere in discussione; altri ancora hanno scoperto che è sempre molto più facile demolire le proposte altrui che elaborarne di proprie. Ma i problemi sul tappeto sono troppo gravi ed urgenti perché si indulga alla tentazione del rinfacciarsi gli errori di esagerazione, va solo preso atto che se si vorranno affrontare seriamente i grandi nodi del futuro di Venezia e del Veneto non dovremo più esasperare oltre misura le polemiche politiche, le personalizzazioni dei contrasti, l'attaccamento ai miti del passato, le paure del nuovo, il terrore dell'incontrollabilità dei comportamenti, i tornei verbali sull'effimero, i sospetti di mercificazione, le accuse di potenziali interessi di business. Si possono capire le radici di tali atteggiamenti, ma si può anche convenire che con essi non si va lontano; contribuiscono infatti a rendere la discussione, oggi ma anche domani e dopodomani, del tutto sovrastrutturale rispetto alla realtà ed ai problemi da risolvere. Come è avvenuto, in questi ultimi mesi, nel modo in cui il tema è stato affrontato dai mezzi d'informazione, spesso certamente non funzionale al confronto approfondito sulla reale configurazione dei problemi e delle proposte: basti ricordare la tendenza a sottolineare i lati spettacolari e dei contrasti, la utilizzazione esasperata di singoli episodi, il ruolo determinante dato alle paure di Venezia e su Venezia, la concentrazione sulle dimensioni puramente urbanistiche del dibattito (con pochissima attenzione alle tematiche socioeconomiche), il privilegio dato di conseguenza alle culture di rinserramento narcisistico "in visceribus urbis" espresse da portatori intellettuali da tempo esclusi dai processi reali, anche decisionali, della regione e della città. 9) Ogni parte in causa quindi (fautori dell'Expo, suoi avversari, mezzi d'informazione) ha un po' esasperato i caratteri sovrastrutturali del progetto, con ciò favorendo più le contrapposizioni radicali che la possibilità di un confronto anche molto dialettico fra posizioni culturali al limite polarizzate. Sarebbe assurda pretesa elitaria, pensare che su un argomento così complesso e delicato non dovessero scatenarsi le voglie di contrapposizione radicale, con tutta la loro carica di genericità e di banalità. Ma chi

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conosce la complessità dei problemi di Venezia e del Veneto non può oggi fermarsi, al limite per proprio orgoglio intellettuale, all'esser truppa di contrapposizioni generiche; deve piuttosto chiarire le polarità culturali di fondo su cui oggi ci si trova a dividerci. E sulle quali si può avviare una dialettica, anche durissima, ma capace di stabilire frontiere di avvicinamento e non di statica contrapposizione. a) La prima di tali polarità è quella relativa alla distinzione fra una cultura della "integrazione sottosistemica" di Venezia e del Veneto ed una cultura del "policentrismo insulare". Da sempre, come si è già detto nel presente testo, il destino del vecchio territorio della Serenissima è di essere un sottosistema integrato. Ma è forte in questi anni una resistenza a tale prospettiva, e si tende ad interpretare il policentrismo come una somma di isole, attente ai propri processi e problemi e poteri interni, fuori di ogni integrazione, fuori di ogni logica di sistema. Venezia, in ragione forse anche della sua storia di supremazia, accentua la sua insularità, ma non fa altro che portare ad evidenza visiva il principio dei territori e delle città chiuse in se stesse, l'egoismo dei campanili che si nasconde spesso sotto il nobile termine del policentrismo veneto. Non dobbiamo dirci, chi vuole lavorare in futuro per Venezia ed il Veneto, che dobbiamo operare più per la loro integrazione sottosistemica che per la loro dissociazione in tante isole, più o meno vitali, più o meno prestigiose? b) La seconda bipolarità da sottolineare, e se possibile da superare, è quella fra una cultura della "globalità dell'approccio" ed una cultura centrata su "approcci monosettoriali". Diventando, come sta diventando, una delle più grandi e significative aree territoriali dell'Europa occidentale, l'Italia Nord-Orientale richiede di fatto un approccio multisettoriale, capace cioè di tener conto dei problemi nazionali ed internazionali; dei problemi industriali e di quelli del terziario (dalla grande commercializzazione alla finanza); dei problemi di grande infrastrutturazione fisica e di quelli dell'ambiente; dei problemi di assetto urbano e di quelli delle grandi reti immateriali (le telecomunicazioni, i centri di ricerca e di innovazione tecnologica, ecc.). Di fronte a queste complessità intersettoriali spesso si tende ad esaltare singoli approcci monosettoriali che si presentano come "chiavi di volta" di ogni futuro (puntare tutto sul turismo, concentrarsi sulla difesa ambientale, fare city internazionale, puntare tutto sulla cultura come base di ogni sviluppo, ecc.), che securizzano e rendono un po' fanatici i loro portatori, ma che non sembrano capaci di dare senso complessivo ai problemi ed alle relative risposte. Non dobbiamo direi, chi vuole lavorare in futuro per Venezia ed il Veneto, che il rigore degli approcci monosettoriali deve poter rifluire in un approccio globale, plurisettoriale, alla dimensione sempre più sistemica dell'area? c) La terza bipolarità da sottolineare e superare è quella fra una cultura del "monitoraggio nazionalizzante" ed una cultura della "protezione delle fragilità". Non c'è dubbio che a Venezia e nel Veneto ci siano (specie in città) delle situazioni di estrema delicatezza ambientale, sociale, culturale; ed è quindi comprensibile che si sia andata consolidando da qualche decennio un'ansia di tipo protettivo, anche sul piano internazionale. Ma non c'è ugualmente dubbio che una logica di protezione delle fragilità è in contrasto con lo sviluppo forte di tutti i processi che coinvolgono la regione e la città (dalla intensificazione dei rapporti con l'Est europeo all'intensificazione dei flussi turistici), processi che richiedono di essere padroneggiati, nazionalizzati, talvolta anche intenzionalmente selezionati e gerarchizzati da un lavoro di continuo monitoraggio. Non dobbiamo direi, chi vuole lavorare in futuro per Venezia ed il Veneto che l'impegno culturale va orientato più verso una cultura del monitoraggio nazionalizzante che verso una cultura delle fragilità protette? d) La quarta ed ultima distinzione polare è quella relativa al diverso coinvolgimento delle responsabilità, fra una cultura di "attivazione dei tanti soggetti" ed una cultura della "emergenza per un soggetto solo". La creazione ed il monitoraggio continuato di una grande area sottosistemica ed a forte integrazione settoriale, richiedono evidentemente che del futuro di Venezia e del Veneto si sentano e si rendano responsabili tanti soggetti: imprenditoriali ed associativi, pubblici e privati, nazionali e locali, culturali e finanziari; e richiedono che tale molteplicità di soggetti impari (magari in un'occasione straordinaria come l'Expo) a lavorare insieme. Di fronte a ciò gli ultimi trenta anni hanno lasciato un'eredità di logica emergenziale (di protezione delle fragilità) da attribuire ad un solo soggetto, in pratica al Comune di Venezia, che non si presenta oggi con quel potere "oggettivo" (senza entrare in polemica sulle sue caratteristiche soggettive) che sarebbe necessario per dare senso ed impulso al futuro complessivo della città e della regione. Non dobbiamo dirci, chi vuole lavorare in futuro per Venezia ed il Veneto, che occorre promuovere il più ampio coinvolgimento di responsabilità e di soggetti, naturalmente rispettando gli interessi e le scelte di ciascuno di essi, ma portandoli a ragionare e lavorare in modo convergente?

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10) Forse pensando alle quattro polarità sopra indicate coloro che hanno lavorato per l'Expo del 2000 hanno finito per puntare espressamente su un'altra polarità, di tipo prettamente strumentale: quella fra una cultura della "intenzionalità con un evento" ed una cultura della "attesa senza evento". L'Expo in altre parole è stata vista come un evento capace di coagulare una forte intenzionalità di idee, di progetti, di interventi; e ciò in più o meno esplicita polemica con un'opinione collettiva (non solo veneziana, globalmente veneta) propensa più ad affidarsi allo spontaneo svolgersi delle cose, alla quotidianità delle vicende, all'attesa senza evento. E' possibile che questa polemica abbia accentuato le contrapposizioni più che chiarire i poli della riflessione; e che in futuro ci si possa ritrovare, lavorando su Venezia ed il Veneto, su campi comuni di convergente intenzionalità, al limite senza che si debba far riferimento ad un evento straordinario come l'Expo. Ma è altrettanto probabile che si dovrà constatare che la sola intenzionalità, senza evento coagulante, non basta; o che, senza evento coagulante, sarebbe necessario uno sforzo doppio di volontà politica e di mobilitazione sociale. Specialmente di mobilitazione sociale, visto che negli anni in cui più forte è stata la polemica fra fautori ed avversari dell'Expo, la realtà meno coinvolta è stata proprio la realtà degli interessi economici e dei gruppi sociali. La polemica, anche quando è diventato spettacolo pettegolo, è rimasta sempre un fatto elitario, senza espressione reale degli interessi e degli operatori economici grandi e piccoli. Elemento non secondario dello scadere della polemica stessa in contrapposizione di principio più che in confronto di idee e di progetti.

1.3) La scelta dell'Expo e della sua configurazione 11) Dalle considerazioni fin qui svolte si capisce bene il ragionamento di fondo che ha guidato il lavoro di ideazione e progettazione di una Esposizione Universale in Veneto ed a Venezia per l'anno 2000; un ragionamento che ruota su alcune scelte che è giusto, e non solo utile richiamare e ripercorrere. La prima di queste scelte è stata quella di considerare l'Expo come evento di provocazione ad una lunga fase di impegno culturale ed operativo in favore di tutta l'area nordorientale del Paese. Ed è stata certamente la scelta più critica. Si è visto nel capitolo precedente quante e quali reazioni negative (di radicale negazione della formula) tale scelta abbia stimolato in ragione dei rischi che ella quasi naturalmente evoca: i rischi di cadere nell'effimero, di provocare solo impegni spettacolari, di concentrare in poco tempo e poco spazio milioni di visitatori, di esasperare la dimensione turistica dell'area, di mercificare ulteriormente una città (Venezia) da decenni ormai considerata solo merce pregiata. Tuttavia, pur avendo constatato quante reazioni tali rischi abbiano stimolato, non si può ancora pensare che la scelta dell'Expo come evento di provocazione sia una scelta errata. Basta a tal proposito ricordare alcune semplici e forse banali considerazioni: - anzitutto non si può esplicare una forte intenzionalità culturale ed una forte volontà politica (quelle che servono per garantire equilibrato sviluppo a Venezia ed al Veneto) se non si riesce a coagularla su una occasione ed una data precise, su cui orientare impegni, finanziamenti, decisioni, comportamenti collettivi. Se non si facesse l'Expo, al limite, si dovrebbe inventare un altro evento, come dimostrano tutte le esperienze di coagulo operativo di precise scelte di attrezzaggio al futuro (dalla Francia del bicentenario alla Spagna delle Colombiadi, per non dover ripetere l'esempio classico degli "anni santi" per la Roma papalina); - in secondo luogo l'Expo come evento ha un significato classico di avvio di processi di "internazionalizzazione mirata", quale quello che va gestito per il Veneto e Venezia e quali quelli che hanno costruito altre realtà mondiali a partire proprio dalle Expo (da Bruxelles '58 alle proposte di Hannover e Toronto per l'anno 2000, in concorrenza con il Veneto e Venezia); - in terzo luogo va ricordato che una Expo offre il vantaggio di provocare una grande scossa di immaginario collettivo, una scossa essenziale per puntare alla mobilitazione dei tanti soggetti coinvolti nella trasformazione di un'area strategica come l'Italia Nord-Orientale (ed essenziale anche, si noti, per dare motivazioni nuove a gruppi e fasce sociali troppo indulgenti, come quelle venete, a rifugiarsi in una quotidianità un po' egoista ed un po' narcisistica).

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Se si riflette a queste considerazioni con calma, defilandosi rispetto alle polemiche accese degli ultimi mesi, non ci si può pentire più che tanto di aver operato una scelta a favore dell'Expo come evento di provocazione. Avremmo dovuto, e dovremmo o dovremo, inventare un altro evento di provocazione, senza neppure quelle potenzialità (di internazionalizzazione e di carica di immaginario collettivo) che una Esposizione Universale porta con sé. Tanto più che il BIE nell'occasione ha segnalato la più ampia disponibilità ad una trasformazione evolutiva della stessa formula delle Esposizioni universali: - sia in termini di contenuto, non più legata cioè all'esaltazione di uno sviluppo lineare (scientifico, tecnologico, economico) del mondo, ma attenta ai nuovi problemi di equilibrio vitale del pianeta e delle sue singole aree; - sia in termini di metodo, non più legata cioè ad una logica di esposizione più o meno trionfalistica dei risultati raggiunti nei vari campi, settori e paesi, ma attenta ad un comune lavoro di "laboratorio" sui nuovi problemi che si impongono nei vari campi, settori e paesi; - sia infine in termini di localizzazione geografica, non più legata cioè ad una concentrazione territoriale in un solo comprensorio ma articolata su più sedi, in modo da dare il segnale che l'equilibrio si forma anche e specialmente nel policentrismo. 12) Per quanto riguarda il tema, da Venezia e dal Veneto non poteva che partire il messaggio che lo sviluppo del futuro non è estrapolazione del passato ma è continua faticosa costruzione di un equilibrio vitale, vitalmente costruito dall'uomo. Le ragioni di valenza internazionale di questa scelta sono contenute nello specifico documento predisposto in preparazione della presentazione al BIE del progetto per l'Expo del 2000, documento integralmente riportato negli allegati, e cui quindi si rimanda. Qui basterà ricordare che il tema dell'equilibrio vitale, vitalmente costruito dall'uomo, è si la sfida di tutto il mondo per i prossimi decenni, ma è anche la sfida su cui il contributo (di cultura internazionale alta) di Venezia e del Veneto può essere non solo significativo ma addirittura paradigmatico. L'equilibrio vitale infatti vale la pena di raggiungerlo e dimostrarlo nei nodi e nelle aree più critiche, quelle affollate e di grande delicatezza e storia (di aree poco affollate o poco affollabili se ne trovano tante, in tutto il mondo). In questa prospettiva la scelta del tema trova ragioni forti di riferimento al Veneto ed a Venezia: - ragioni di tipo fisico, visto che nell'area vi è un equilibrio (fra acqua e terra, fra monti, laghi e fiumi, fra realtà urbanizzate e realtà protette, ecc.) di grande significato ambientale, quasi costituendo un "unicum" irripetibile; - ragioni di tipo culturale, visto che nell'area si è andata accumulando con la storia una grande cultura di "artificio" nella costruzione voluta di un equilibrio non dato dalla natura ma costruito dalle capacità e dall'intelligenza degli uomini, di generazione in generazione; - ragioni di tipo sociale, perché sono pochissime nel mondo le aree dove si è riusciti a coniugare, come in Veneto ed a Venezia, alti livelli del viver bene e del crescere economicamente, della cultura individuale e collettiva e della diffusa proliferazione d'iniziativa e di responsabilità imprenditoriali, del bello da vedere e delle tante cose da fare. La scelta del tema quindi è stata orientata in modo tale che il suo approfondimento e svolgimento servisse a due obiettivi convergenti: dare a Venezia ed al Veneto la spinta a crescere sulla propria storia e cultura di equilibrio costruito dall'intelligenza; e dare da Venezia e dal Veneto un messaggio concreto e visibile a tutte le aree ed i paesi del mondo che devono porsi obiettivi di equilibrio complesso nei propri processi di sviluppo. 13) La scelta del tema si ricollega in modo stretto alla scelta del metodo. Se cade infatti, come è coscienza comune, l'idea dell'Esposizione come esaltazione di un concetto antico di sviluppo (di lineare cioè estrapolazione della crescita tecnologica, economica, quasi quantitativa) e ci si applica ad un nuovo concetto di sviluppo (di faticosa ricerca di un equilibrio vitale, costruito dall'uomo), allora è evidente che il metodo da seguire: - non può che essere quello di una "esposizione-laboratorio", più che un'occasione per materializzare (in padiglioni ed opere fisiche) conquiste e records dei vari paesi partecipanti, quasi in una logica di fiera, e spesso di fiera delle vanità. La concentrazione del tema, dei modi e degli strumenti dell'equilibrio impone un impegno di ricerca comune e parallela di cui un'Expo diventa il luogo di espressione e di confronto;

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- non si può quindi che ragionare in termini di una Esposizione tendenzialmente "elitaria", qualificata non dal numero (e dall'ansia di record) di visitatori ma piuttosto dalla consistenza qualitativa dei messaggi di ricerca che da essa possono partire; - e di conseguenza si è progettata una Expo a forte "valenza immateriale" tendente più a stimolare confronti d'idee che a mostrare cose, più a progettare strumenti e servizi immateriali (di monitoraggio, di cablaggio, di regolazione, ecc.) che ad esporre opere fisiche. Con questa configurazione di metodo si è in fondo operata una scelta non solo valida sul piano del dibattito in corso a livello internazionale ma valida anche sul piano del messaggio che in tale dibattito può essere portato dalla cultura veneziana e veneta, da sempre cultura di laboratorio dell'equilibrio, cultura di élite e cultura che privilegia l'immateriale. 14) La quarta ed ultima scelta compiuta nel lavoro di progettazione dell'Expo è stata quella della collocazione geografica di tipo articolato e policentrico. Se l'equilibrio di un'area o di una nazione è legato alla sua articolazione interna, e se il Veneto è uno dei maggiori esempi di articolazione policentrica dello sviluppo, allora l'Expo non poteva che essere anch'essa policentrica. Se, dall'altra parte, il significato "interno" dell'Expo come evento di provocazione è la spinta alla costituzione di un sottosistema territoriale integrato (coincidente più o meno con il territorio della Repubblica Veneta) allora l'Expo non poteva che essere policentrica. Torneremo nel successivo capitolo sul significato che tale impostazione ha per i problemi di razionalizzazione del territorio e della laguna. Basterà qui sottolineare che le scelte compiute tendono sostanzialmente a tre obiettivi fondamentali: - accentuare il carattere simbolico (e di offerta di cultura vecchia e nuova dell'immaterialità) del centro storico veneziano e della laguna; - concentrare specifica attenzione - materiale ed immateriale - all'immediato retroterra (la gronda e l'asse Padova-Treviso) come l'area dove fare la sede di una doppia sfida: quella di condensare un buon livello e consistenza delle funzioni direzionali necessarie per il sottosistema nord-orientale; e la sfida di far drenaggio intelligente dei flussi dalla terra ferma verso Venezia (in una sorta di specularità con il lavoro progettato ed in corso per fare drenaggio fisico dal mare verso la laguna); - mobilitare le energie (e le ambizioni crescenti) delle diverse province venete e trivenete per orientarle a fare sinergia nell'ambito di un sottosistema unitario; per riconoscersi più in esso che nel proprio particolarismo locale; per specializzare almeno in parte le proprie funzioni e le proprie naturali vocazioni in vista del crescente ruolo internazionale dell'area nel suo complesso. 15) Le scelte compiute nella predisposizione della proposta di Esposizione Universale non sono state, quindi, in alcun modo legate ad una improvvisata tentazione per un grande episodio d'effimero o ad una più brutale tentazione di fare grande business; esse hanno seguito invece una linea di ragionamento volutamente coerente in se stesso e nel suo collegamento con i problemi attuali e futuri di Venezia e del Veneto come area integrata. Nella consapevolezza, forse addirittura nell'orgogliosa convinzione, che la storia e la cultura veneziana, veneta, italiana possano dare un messaggio forte al mondo ed al suo sviluppo alle soglie di un nuovo secolo e di un nuovo millennio. Ma insieme nella consapevolezza, in questo caso meno orgogliosa e più umile, che attrezzarsi per il nuovo secolo ed il nuovo millennio è oggi un obbligo morale prima ancora che un'opzione culturale. E nessuno può negare che il Veneto e Venezia debbano attrezzarsi per il futuro.

1.4) Un'occasione di razionalizzazione 16) Fare laboratorio di equilibrio vitale su un sistema policentrico significa nel concreto misurarsi con le esigenze di un'area tutta particolare come Venezia e il Veneto; un'area profondamente mutata grazie

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ad un processo di congiunzioni per aree ed "assi forti" delle economie locali che percorre il Nord Italia, muovendosi da Occidente a Oriente. Così se Venezia una volta poteva essere esclusivamente un'isola di turismo, oggi, riconfermando tale vocazione come primaria (anche se non unica), ha alle spalle una regione che dal punto di vista economico ha un profilo nuovo con un elevato ritmo di crescita. Tale fenomeno è dovuto alla compresenza di più isole produttive a diversa specializzazione settoriale interconnesse tra loro e, se pur presenti in tutte le provincie Venete, collocate in modo specifico su una direttrice ideale che passa per Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Treviso, Pordenone, Udine e Trieste. La dimensione ed il modello insediativo che hanno assunto questi processi, richiedono, oggi in modo inderogabile, di considerare il territorio una risorsa scarsa e insostituibile, a cui vanno applicati i canoni di razionalità economica propri di queste condizioni. Il perseguire ancora processi di "spontaneismo" insediativo porterebbe invece, in breve tempo, uno stato di congestione endemica e di conflittualità permanente fra usi diversi, con costi notevoli per il sistema economico sociale. Fare laboratorio di equilibrio vitale sul sistema policentrico veneto significa, quindi, spostare il nodo delle problematiche sul versante della gestione dei processi attraverso linee di intervento trasversale, riconducendo al loro interno i soggetti, i settori, il territorio, il sociale e l'economico, la finanza e l'industria. In questa logica i processi chiave per Venezia ed il Veneto risultano sostanzialmente quelli relativi al rapporto fra ambiente e sviluppo ed alla consistenza e qualità dell'assetto infrastrutturale. Per quanto riguarda il rapporto fra ambiente e sviluppo, è chiaro che le sedimentazioni accumulate sul territorio in questi decenni di espansione socioeconomica accelerata hanno ormai prodotto una stratificazione - edilizia, di inquinamenti, di abitudini - che è il vero dato di partenza per le politiche ambientali. Politiche che debbono gestirne gli effetti nell'urbanizzazione diffusa; nella localizzazione spesso incontrollata delle piccole e medie imprese; e nelle stesse trasformazioni agricole. La dialettica società/natura ha assunto proporzioni di massa, rendendo più complessi e difficili i termini in un progetto alternativo che non può basarsi su valori arcaici (la tradizione, il neo-ruralismo, l'ideologia postantica, ecc.), ma, al contrario, deve utilizzare in pieno i metodi e le tecniche più moderne al fine di: - sviluppare una maggiore progettualità per offrire soluzioni nel merito dei problemi attraverso le nuove tecnologie ed acquisizioni scientifiche; - promuovere un utilizzo attivo delle risorse naturali sulla base delle caratteristiche proprie di ogni sito; oltre a salvaguardare l'integrità di un territorio, lo si deve utilizzare come strumento di avanzamento civile di una società di massa e non circoscriverlo alle sole élite di un livello medio- alto; - incentivare infine un terziario verde da incorporare negli interventi, per esaltarne il contenuto infrastrutturale (di bonifica, di risanamento, ecc.). Anche per l'ambiente il successo deriva dalla combinazione di hard (le opere), soft e risorse-uomo. Si capisce facilmente come queste articolate esigenze impongano un profondo ripensamento dell'assetto infrastrutturale di tutta l'area nord-orientale italiana e della sua stessa concezione. E' noto infatti che, nella specifica realtà veneta, il differenziale registrato tra la rete infrastrutturale ed il sistema produttivo e terziario (anche di terziario turistico) rischia, se non colmato, di provocare forti ricadute di segno negativo. L'area nord-orientale, infatti, è oggi uno dei più importanti bacini di sviluppo economico dell'Europa, aperto alla grande dimensione internazionale; ma il suo assetto di vecchia e nuova infrastrutturazione è molto carente. Sono carenti in particolare le infrastrutture di rete (collegamenti veloci, telecomunicazioni, ecc.); la qualità delle reti minori (trasporti di breve raggio, rete idrica, rete di smaltimento, ecc.); le infrastrutture di servizio alle imprese. Si impone quindi una triplice esigenza di intervento, che non riguarda solo il territorio regionale nel suo complesso, ma anche e specialmente il ruolo direzionale di Venezia. Al di là infatti dei naturali riferimenti a Milano, l'area nord-orientale ha bisogno di infrastrutture di servizio (dagli spazi espositivi, ai servizi per la commercializzazione e soprattutto per quanto attiene alla riconversione dal produttivo-industriale al postproduttivo terziario e tecnologico) che solo un polo urbano di medio-alta qualità può garantire. In quest'ottica l'Expo è stata proposta e può essere gestita come una grande occasione di nazionalizzazione territoriale. Ma, anche al di là di tale ipotizzato evento, non si può negare che l'impegno principale deve essere indirizzato verso lo sviluppo delle reti di sostegno alla vitalità dei soggetti e settori che hanno caratterizzato il sistema socio-economico. Nella direzione, cioè, di una nazionalizzazione territoriale volta ad attrezzare Venezia e il Veneto per la sfida con il futuro, costruendo un nuovo sistema di equilibri fra mare e laguna, fra Venezia e la gronda, fra i centri della terraferma, fra la gronda ed il Veneto.

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17) La costruzione dell'equilibrio fra mare e laguna costituisce il punto più avanzato della nazionalizzazione territoriale a cui si fa riferimento: studi, progetti e interventi qui sono stati avviati. L'approccio seguito nella costruzione dell'equilibrio vitale tra mare e laguna, è sintetizzabile nei principi guida della Legge Speciale e nelle direttive del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che indicano la necessità del rispetto dei seguenti ambiti: - gli aspetti urbanistici, paesaggistici e ambientali che riguardano la compatibilità delle opere col contesto ambientale della laguna; - gli aspetti idraulico-marittimi, che riguardano la vivificazione del flusso in alcune zone della laguna, la moderazione dell'attività idrodinamica (oggi eccessiva) in altre zone, il corretto ricambio dell'acqua attraverso le bocche di porto; - gli sbarramenti mobili che devono impedire le acqua alte senza penalizzare permanentemente la propagazione della marea nella laguna; - gli aspetti geotecnica; - la difesa dell'ecosistema, con il rispetto e la conservazione dell'ambiente biologico e la conseguente riduzione dell'inquinamento; - i problemi di gestione degli sbarramenti e la portualità, che devono conservare il potenziale di sviluppo del porto. Tale approccio ha consentito di verificare le soluzioni proposte, progettare, eseguire ed avviare la gestione di un complesso di opere che consentono, sulla base di una armonica integrazione fra le diverse esigenze, la conservazione del sistema e lo svolgimento delle attività produttive, commerciali e turistiche caratteristiche della laguna, ricordando che la salvaguardia dell'ambiente è, in generale, ma in maniera ancor più spiccata per la laguna di Venezia, condizione essenziale per la conservazione e lo sviluppo delle attività che in essa si svolgono. Nella esplicitazione del ruolo di grande occasione di nazionalizzazione territoriale che costituisce l'Expo, abbiamo voluto partire dalla costruzione dell'equilibrio tra mare e laguna non solo per seguire un processo logico di tipo geografico, ma soprattutto perché costituisce un importante tassello in fase di concretizzazione su cui occorre convergere con altrettanta capacità di drenaggio della parte di terra. 18) Il secondo punto di equilibrio è quello fra Venezia e la gronda lagunare, nella prospettiva di una nazionalizzazione territoriale che ha come obiettivo la trasformazione delle città di Venezia e della terraferma in una realtà urbana unitaria: questo è il luogo chiave per la costruzione dell'equilibrio fra le zone urbanizzate dell'area lagunare; e l'elemento principale di tale equilibrio è la questione degli accessi al centro storico lagunare. Attualmente l'accessibilità al centro storico è garantita da un unico punto, il ponte translagunare veicolare e ferroviario, che ormai da tempo è entrato in crisi insieme alla testata veneziana di quest'arteria, ossia Piazzale Roma, il Tronchetto, la Stazione ferroviaria. E la crisi non è soltanto legata alla consistenza qualitativa dei flussi ma anche al sovrapporsi di due flussi diversi e crescenti di utenza: i pendolari e i turisti. Di fronte a questa situazione, il lavoro di progettazione dell'Expo è stato centrato su due scelte fondamentali, su cui comunque ci si dovrà confrontare nel prossimo decennio (Expo o non Expo): la differenziazione degli accessi con un secondo accesso (nord-occidentale, via acqua, dalla zona di Tessera al centro storico); e la differenziazione dei mezzi di collegamento. La necessità di attuare un controllo del movimento di visitatori previsto per l'Expo favorisce l'avvio, fin da oggi, di un processo di creazione di nuovi terminali indipendenti dal ponte e, quindi, di accessi differenziati per i diversi tipi di utenza: da una parte i residenti e i pendolari, che potranno continuare ad utilizzare il ponte, dall'altra il movimento turistico, che potrà essere dirottato sui nuovi terminali collocati a nord e a sud di Mestre. Cosi anche i collegamenti tra la gronda ed il centro storico vanno differenziati: via acqua, a salvaguardia della condizione di insularità di Venezia, dai terminali turistici, su gomma o rotaia (métro leggero), invece, per i residenti o i lavoratori che utilizzano il ponte e hanno bisogno di maggior facilità d'accesso e collegamento con l'entroterra. Differenziazione degli accessi e dei collegamenti sono due strumenti importanti per la regolazione dei flussi di visitatori del centro storico, regolazione che deve essere appositamente progettata. Tutte le risorse scarse e di evidente "unicità" impongono una selezione dei comportamenti che le utilizzano; e

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Venezia in questo senso è un esempio paradigmatico. Per questo il lavoro di progettazione dell'Expo non si è limitato a fare previsioni di flusso (con criteri e livelli di campionamento e di elaborazione non paragonabili, fra l'altro, ad altre più strumentalizzate previsioni) ma si è anche dedicato, come si può constatare nell'apposito testo allegato, a definire gli strumenti di governo dei flussi. Per non essere passivamente subiti, i flussi vanno non solo previsti ma gestiti, regolati, monitorati, con appositi strumenti; attrezzarsi su tale problema non è compito che riguardi solo un'Expo. 19) Il terzo punto di impegno è quello di garantire l'equilibrata vitalità della gronda, avviando un processo di riorganizzazione del fronte urbano di terraferma definito dai centri di Marghera-Mestre-Tessera. Attualmente questi centri si trovano a dover affrontare tre problemi principali: il degrado fisico e ambientale (soprattutto a Mestre e Marghera) e la bassa "qualità urbana"; la separazione fisica tra di loro, determinata dalla presenza di alcune grandi barriere infrastrutturali (ferrovia, circonvallazione); la crisi delle attività caratterizzanti ciascuno di essi (le industrie a Marghera, le funzioni terziarie e residenziali di Mestre, l'aeroporto di Tessera). Questi problemi vanno affrontati (anche indipendentemente dal progetto Expo) individuando soluzioni di carattere permanente per l'assetto urbano della grande città di terra ferma: - un primo aspetto è l'individuazione di un'alternativa all'asse ideale Padova-Mestre-Venezia, lungo il quale tendono oggi a concentrarsi le nuove attività: con la creazione dei due poli a nord e a sud di Mestre si crea una nuova direttrice di sviluppo perpendicolare alla precedente, in grado di rafforzare il fronte costruito lungo il bordo lagunare; - lungo questa nuova direttrice si può leggere una caratterizzazione funzionale dei diversi centri: Marghera come sede produttiva/commerciale, Mestre luogo prevalentemente residenziale e sede di servizi alla residenza, Tessera come centro direzionale cui si affiancano alcune grandi infrastrutture di trasporto (aeroporto internazionale e terminal per Venezia) e per il tempo libero (stadio). Avviare questo processo di riequilibrio urbano del fronte di terraferma e garantire la realizzazione delle necessarie infrastrutture di collegamento (metropolitana nord-sud, tangenziale ovest, ecc.) sono linee di lavoro che vanno approfondite e portate avanti, perché solo attraverso di esse si potrà raccordare le diverse località della gronda e portare a superamento l'attuale condizione di separatezza. Un'equilibrata, autonoma vitalità della gronda è condizione essenziale dello sviluppo del Veneto e dello sviluppo di Venezia come città capitale e come città su cui operare (sulla gronda) drenaggi di flussi di lavoro e di turismo. 20) Nel lavoro di progettazione dell'Expo un'attenzione prioritaria e sostanziale è stata riservata al policentrismo veneto ed all'equilibrio fra gronda lagunare e realtà regionale. Anzi si può dire che la dimensione regionale (di sottosistema regionale vasto) è stata quella più seguita ed approfondita, anche se la meno avvertita all'esterno in ragione della concentrazione polemica su Venezia come città troppo fragile per "resistere" ad una Expo. Anzi si può dire che la ristrutturazione e riorganizzazione territoriale dell'area metropolitana incentrata su Venezia costituisce una delle ragioni principali che hanno motivato la presentazione della candidatura per l'Expo. In particolare il lavoro di progettazione si è articolato nei confronti del Veneto e di Venezia a diverse scale territoriali. E se dal "lato mare" con gli interventi previsti dalla legge speciale per Venezia il processo ha già preso avvio, sul versante della terraferma siamo in presenza di molteplici progetti approvati a scala regionale (PTRC, PRS, PRT), che però devono trovare un fattore di accelerazione e coordinamento. L'inserimento del Veneto nel progetto Expo non nasce quindi solo dall'esigenza di alleggerimento di eventuali sovraccariche su Venezia, ma come ambito entro il quale realizzare le funzioni di ricomposizione e scambio tra Venezia e il Veneto. La costruzione dell'equilibrio tra gronda e il Veneto necessita in via prioritaria di interventi che coinvolgano da un lato l'assetto infrastrutturale delle reti e dall'altro i circuiti terziari. a) L'assetto infrastrutturale delle reti costituisce oggi uno dei maggiori ambiti di "disequilibrio" nel rapporto sociale ed economico tra Venezia, la gronda e il Veneto. Non solo nella direzione verso Venezia, dove la gronda non è in grado di fare filtraggio dei flussi turistici, ma anche nei confronti delle merci e delle persone che utilizzano Venezia come piattaforma per uscire dal Veneto: l’aeroporto ed il porto. Fare equilibrio vitale fra gronda e Veneto significa costruire un assetto infrastrutturale delle reti in grado di funzionare nelle due vie, attrezzando il sistema di un complesso di reti (Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale, Metropolitana leggera, passante autostradale, alta velocità, ecc.) in grado di

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scaricare il sovraccarico di merci e persone nell'unica infrastruttura oggi deputata a reggere il sistema policentrico Veneto: l'autostrada. b) I circuiti terziari sono il secondo elemento di nazionalizzazione territoriale necessario per la costruzione dell'equilibrio tra gronda e policentrismo Veneto. L'elevato grado di qualificazione dell'apparato produttivo regionale, se nel passato ha puntato ad un consolidamento delle proprie posizioni sui mercati di riferimento, sembra oggi maggiormente aperto verso l'esterno, conscio del fatto che per ricercare nuove opportunità di mercato non è più primario agire sul lato della produzione, quanto piuttosto anche sul versante dell'organizzazione terziaria. I centri di ricerca, le università, le fiere costituiscono punti forti del sistema di qualificazione del terziario ed il lavoro di progettazione dell'Expo ha mirato proprio a dare uno specifico peso a queste strutture, tenendo conto in particolare del significato che assumono nella realtà Veneziana e veneta, dove i problemi di salvaguardia fisica ed ambientale, ma anche economica e sociale, dipendono per la loro risoluzione proprio dall'accumulo, l'applicazione e la sperimentazione di nuove tecnologie. L'attuale "mappa" dei centri di ricerca e università, da un lato, e delle fiere dall'altro, disegnano lo stato attuale della consistenza e offerta di ricerca, tecnologia e scambio. Su tale mappa si è pensato di dover lavorare impostando percorsi di Esposizione che valorizzino i punti forti del policentrismo veneto (si veda l'apposito testo allegato).I diversi punti di eccellenza di tali percorsi costituiscono dei localismi che per fare sistema devono essere collegati in circuiti più complessi; e devono trovare una "testa", un punto di sintesi delle informazioni e dei processi che attraversano i circuiti terziari. In questa prospettiva la nazionalizzazione della gronda è la strada per offrire anche un luogo fisico per questa funzione collocato nel punto più accessibile dell'area metropolitana. E la cosiddetta "area delle nazioni" potrebbe funzionare come nodo di coordinamento del circuito delle fiere e del circuito della ricerca e della tecnologia. 21) Contrariamente all'idea affermatasi negli ultimi mesi il lavoro di progettazione dell'Expo non si è concentrato sullo "scardinamento della fragilità della città", ma su un lavoro - più complesso ed articolato, anche se giornalisticamente meno impressivo - di nazionalizzazione dell'insieme di tutto il territorio regionale e cittadino: dei rapporti fra centro storico e gronda lagunare, come dei rapporti fra gronda e modello policentrico veneto. Si tratta di un processo di razionalizzazione già oggi estremamente urgente, perché i ritmi della crescita dei fenomeni (dello sviluppo economico veneto come dello sviluppo turistico veneziano) sono così intensi da tagliar fuori ogni giorno di più gli assetti attuali del territorio ed i metodi attuali del suo governo. Ed è proprio in vista di tale processo di nazionalizzazione, per progettarlo ed ordinarlo nel territorio e nel tempo, che è stata scelta un'articolazione espositiva non incentrata su un unico luogo, come è tradizione delle Esposizioni Universali: non solo e non tanto per alleggerire i sovraccarichi di flusso tipici del "recinto unico", ma anche e forse specialmente per fare dell'Expo l'occasione per una rivisitazione complessiva di tutti i complessi problemi territoriali che si pongono oggi nell'area nord-orientale del Paese e nel rapporto di quest'area con il suo antico riferimento di guida, cioè Venezia.

1.5) Un'occasione per riqualificare l'offerta 22) Riportare il sistema veneziano in condizioni di equilibrio significa intervenire, certo, sulla domanda, attraverso il controllo dei flussi turistici, la selezione delle attività produttive e la esigenza di servizi terziari da parte del sistema veneto; ma significa intervenire anche sull"'offerta" territoriale, sul sistema complesso della città storica, della laguna, del territorio contermine. In effetti il sistema territoriale del Veneto non ha pianificato il suo sviluppo considerando adeguatamente il ruolo di Venezia. La capitale della Regione è come enucleata dalla terraferma e, questo fattore geografico e storico, per secoli punto di forza, oggi non svolge più un ruolo positivo: non la difende dal degrado, dal turismo massificato, dall'esodo, dal declino del ruolo di capitale. Per comprendere perché ciò sia avvenuto si deve forse risalire al processo di distorsione, che il collegamento ferroviario e veicolare creato fra la terraferma e Venezia dalla metà dell'800 ha determinato sull'equilibrio interno della città storica. In precedenza la perfetta organizzazione della città era articolata intorno al sistema primario tripolare S.Marco-Rialto-Arsenale, i centri della vita politica, commerciale, militare della Repubblica; da questi fulcri e dal percorso-matrice che li congiunge, il Canal Grande, si irradiavano in una rete complessa i percorsi minori d'acqua e di terra, le funzioni produttive,

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residenziali, i sistemi dei luoghi pubblici e delle funzioni collettive; il bilanciamento urbano intorno al percorso serpentinato del Canal Grande raggiungeva un grado di complessità e di scioltezza insuperato. La brutale distorsione del collegamento con la terraferma ha rotto l'equilibrio, ha condizionato il futuro della forma urbana. Oggi la precarietà del rapporto fra forma della città e sue funzioni è nuovamente percepito come un problema da affrontare: non ci basta più conservare gli edifici della città attraverso le normative urbanistiche; non ci soddisfa la pura conservazione fisica, né la sola funzione contemplativa, entrambe collegate al ruolo di puro oggetto turistico della città. Questo senso di insufficienza legato agli strumenti di tutela fisica della città non comporta la negazione dei principi della difesa del patrimonio edilizio storico: al contrario, se ne assumono gli strumenti come necessario presupposto culturale, ma per perseguire obiettivi, attuare politiche urbane. 23) Ciò significa progettare nuove funzioni e nuovi assetti per la città e per la laguna. In particolare per la città, che ha bisogno di rilanciare la propria offerta culturale in modo da essere meno passiva rispetto alla fruizione selvaggia che il turismo internazionale tende a fame. Ed il lavoro di progettazione dell'Expo ha concentrato il suo impegno su tre punti che sono stati considerati prioritari ed anche fra loro interrelati: una nuova funzione per l'arsenale; una rivitalizzazione del sestiere di Castello Est; ed il bacino di San Pietro di Castello con la progettazione del parco lagunare. A) L'ARSENALE. Il fulcro del rilancio dell'area est di Venezia e del bacino lagunare gravitante intorno all'isola di S. Pietro di Castello è certamente l'arsenale, il luogo produttivo che ha, nel corso dei secoli, determinato e condizionato l'assetto fisico e sociale della parte orientale della città. Il complesso dell'Arsenale può e deve tornare ad essere un "polo forte" del sistema urbano, elemento di saldatura fra il centro e la parte orientale di Venezia. Per svolgere un ruolo di rilievo nel sistema urbano occorre vincere l'handicap della posizione decentrata rispetto ai rapporti con la terraferma, egemonizzati dal settore occidentale della città. I rischi di ulteriore sbilanciamento del sistema verso occidente sono grandi: fra tutti, i progetti in corso per le attività direzionali ed universitarie nell'area della Marittima, di notevole portata dimensionale ed alto significato riorganizzativo, lasciano intendere come il cordone dei percorsi ferroviari e automobilistici con Mestre continui ad essere il fattore decisivo delle localizzazioni produttive e terziarie della città. Con questi fattori localizzativi l'area orientale non può e non deve competere. Le risorse dell'area sono legate al particolare, ricchissimo assetto morfologico della parte terminale di Venezia, alle potenzialità di sviluppo della nautica, alla portualità turistica, alla formazione di aree a parco, alla pesca. Le linee forti su cui costruire una serie di proposte operative per rivitalizzare un'area della città emarginata e male utilizzata sono legate ad obiettivi intrecciati di carattere culturale, produttivo, residenziale e legati al tempo libero. Le linee sulle quali costruire una proposta per l'arsenale sono: - la creazione di una forte aggregazione di funzioni ed attività nel sestiere di Castello intorno al tema dell'arte mc>dema e contemporanea, partendo dalla traccia storica della Biennale, ai Giardini di Castello. Tale ipotesi suggerisce di concentrare nell'area suddetta le attività culturali, i centri di ricerca, i laboratori e gli archivi dell'Arte Contemporanea lasciando sul Canal Grande le attività museali legate all'Arte Antica sino al '900; - l'identificazione dell'Arsenale come Luogo Espositivo tecnologicamente sofisticato, dove la conoscenza delle strutture edilizie antiche, la storia delle tecniche costruttive, navali ed industriali, il modo di fruizione e di esposizione dei materiali nel luogo-museo, avvengano attraverso i modi più aggiornati e interessanti, in grado di offrire non "un museo in più", ma un luogo di esperienze diverse, sollecitanti, capace di attrarre anche un pubblico giovane; - la possibilità di collocare nell'Arsenale e, in particolare, nell'area del Piazzale dei Bacini la sede per attività produttive e di ricerca, capaci di gradire la particolare situazione logistica e le opportunità interattive, che questa situazione offre; - la definizione del modo d'uso dell'Arsenale come spazio per il tempo libero, per il turismo culturale, per quello legato alle barche ed al mare, per le funzioni di luogo aperto alla vita collettiva quotidiana, della città e del quartiere. B) IL SESTIERE DI CASTELLO EST. La riattivazione produttiva dell'Arsenale si riflette sull'intero sestiere di Castello ed in particolare sulla sua porzione orientale, interamente coinvolta nella valorizzazione del bordo lagunare attraverso il sistema della portualità minore.

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Varie aree, oggi non utilizzate o parzialmente abbandonate, sono interessate da trasformazioni, prevalentemente a favore della residenza e dei servizi collettivi, con l'obiettivo di fondo di rendere più compatto ed "urbano" il fronte orientale della città: - l'isola di S. Pietro di Castello presenta un assetto morfologico non soddisfacente: aree di edificazione parziale o di bassa qualità si affiancano a zone di profondo degrado abitativo. Un intervento di riordino del tessuto può favorire una migliore e più compatta disposizione dei fronti edificati, fornendo a questa importante isola veneziana un nuovo e qualificato assetto edilizio; - lo stesso problema interessa l'Isola di S. Elena, dove l'atteso spostamento dell'ACTV dalla porzione nord dell'isola consente la riprogettazione dell'area, con l'estensione del tessuto residenziale che può saldarsi con il vicino tessuto edilizio di Castello est in un continuum urbano finalmente concluso; - i grandi conventi semioccupati di S. Anna, S. Pietro di Castello, S. Daniele e l'isola delle Vergini sono il patrimonio edilizio prioritariamente utilizzabile per interventi per servizi pubblici, residenza e attività di carattere collettivo. C) IL BACINO DI S. PIETRO DI CASTELLO E IL PARCO LAGUNARE. Il bacino di S. Pietro di Castello è il braccio di laguna compreso fra il fronte orientale di Venezia e il cordone delle isole che separano la laguna dal mare. Uno dei fattori portanti su cui si basa l'obiettivo del rilancio dell'area orientale di Venezia, consiste nella valorizzazione delle potenzialità portuali per il turismo nautico e delle isole minori per l'attrezzatura per il tempo libero. Il sistema portuale è composto dalle "tre darsene veneziane": - la Darsena Grande dell'Arsenale, "il centro" del sistema portuale, la piazza d'acqua dove convergono le imbarcazioni, le linee di navigazione a corto e medio raggio e si intrecciano le attività di mare e di terra; - a questo elemento centrale del sistema portuale si aggiunge la Darsena dell'Idroscalo alle Vignole, in bellissima posizione presso la bocca di porto del Lido; - la Darsena del Diporto Velico, a S. Elena, resa interamente disponibile per le imbarcazioni dopo il trasferimento dei cantieri dell'ACTV. Le tre Darsene, distanti tra loro poche centinaia di metri, assolvono a funzioni complementari rispetto alla domanda locale ed esterna e al tipo di imbarcazioni. Il sistema portuale è integrato dalla presenza dell’Aeroporto Nicelli al Lido, in posizione prossima al bacino di S. Pietro di Castello e agevolmente collegabile con l'arsenale e i porti satelliti. Gli interventi previsti per attrezzare le parti orientali della città a forme di turismo diverse dalla visita passiva della città storica, legate al diporto nautico e al tempo libero "stanziale", introducono nuove prospettive al progetto del parco della laguna nord, che proprio dall'area orientale di Venezia dovrebbe avere la principale porta di accesso. Progettare il parco lagunare significa realizzare una articolata serie di interventi che vanno dalla bonifica dell'ambiente all'attrezzatura di servizi, alla creazione di riserve a difesa di risorse naturali (boschive, agricole, faunistiche), alla progettazione di itinerari e percorsi (d'acqua e di terra), al recupero e alla valorizzazione del ricco e disperso patrimonio architettonico delle isole minori della laguna. 24) Naturalmente il rinnovamento ed il rilancio della offerta di Venezia come città Capitale e di alta cultura non può limitarsi ai tre punti di impegno indicati nel precedente paragrafo. Ci sono altre realtà da approfondire, prime fra tutte le aree centrali (Rialto e San Marco) e la zona Ovest (il Tronchetto e Piazzale Roma). Ma su queste realtà il lavoro di progettazione dell'Expo non è voluto entrare: da un lato per non coprire l'universo, come è normale tentazione dei progettisti; dall'altro per evidenziare come il lavoro di progettazione tendesse a togliere sovraccarico dalle zone indicate. E' stata, infatti, consapevolezza comune a chi ha lavorato sull'Expo che occorresse non accentuare il ruolo della zona Ovest (sono Mestre e la gronda la parte moderna di Venezia); non accentuare il ruolo del ponte translagunare (con l'idea di un secondo accesso via acqua dalla gronda alla parte est di Venezia); non accentuare la funzione (pubblica e museale) della aree centrali. Con ciò lavorando solo indirettamente su un'idea di Venezia non così chiusa orgogliosamente in se stessa da confermarsi luogo mercificato del flusso turistico.

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25) In terraferma l'agglomerato urbano si presenta come il risultato confuso della crescita di Mestre, sorta come periferia della città storica e cresciuta fino a diventare città con problemi propri di forma e di organizzazione, nonché di rapporto con la madrematrigna Venezia. Riqualificare l'offerta della gronda lagunare significa operare grandi scelte, che possano riorganizzare incisivamente il tessuto urbano di Mestre e della terraferma. Gli interventi principali, secondo il lavoro di progettazione dell'Expo, devono essere concentrati nella soluzione prioritaria di alcuni nodi del territorio come Tessera e Marghera, che sono vitali per le funzioni direzionali, produttive, infrastrutturali che svolgono o possono svolgere nei confronti del centro urbano di Mestre, del rapporto fra la terraferma e Venezia, nel rapporto con l'area metropolitana che include Padova e Treviso. In particolare: a) a Tessera gli interventi che devono essere realizzati nel breve periodo sono: - l'ampliamento dell'aeroporto e la sua integrazione con lo scalo aereo di Treviso; - la costruzione del nuovo stadio e di un centro sportivo; - la costruzione di un terminale aria-acqua-terra che colleghi la terraferma con il centro storico di Venezia in alternativa al ponte translagunare; - la bretella di collegamento fra l'aeroporto ed il sistema autostradale. Sono tutti elementi importantissimi che, se governati in modo integrato, offriranno il supporto necessario ad uno sviluppo complessivo dell'area come polo direzionale e terziario del sistema metropolitano, collocato nella direzione più favorevole ad accogliere e promuovere lo sviluppo verso i confini orientali ed i paesi dell'area balcanicodanubiana. b) Il porto e la zona industriale di Marghera stanno uscendo da un lungo periodo di declino produttivo e occupazionale, che ha lasciato in eredità un numero consistente di aree dismesse e di attività in precarie condizioni di sussistenza. Intervenire su quest'area costituisce un'impresa di complessa organizzazione e di lunga durata: occorre diversificare e selezionare le attività fino ad oggi specializzate ed integrate nel polo chimico, occorre trovare nuovi sbocchi produttivi più compatibili con l'ambiente fisico della laguna, occorre spostare fuori dalla laguna il traffico portuale pericoloso e inquinante. Ma il polo di Marghera, simmetricamente a Tessera, ha grandi possibilità di rilancio e sviluppo: la sua collocazione fra il bordo lagunare e la direttrice per Padova ne fanno il punto di partenza dell'asse tradizionalmente forte delle attività produttive dell'area metropolitana, che congiunge Venezia a Padova attraverso la Riviera del Brenta. La previsione di una rete metropolitana che colleghi Mestre, Padova e Treviso potrà rappresentare il salto riorganizzativo di un territorio densamente abitato, che ha nel debole supporto infrastrutturale il punto critico. c) La riqualificazione urbana di Mestre sarà conseguenza di un salto di ruolo a scala metropolitana che la terraferma mestrina è chiamata a svolgere: solo all'interno di una propria tensione economica, produttiva di ricchezza, Mestre può trovare il modo di riorganizzarsi fisicamente come città moderna, evitando il ripiegamento passivo verso la difesa di un passato che è soprattutto mediocrità, provincialismo e rinuncia a favore della città lagunare. 26) La consistenza, così come emerge dallo "stato di fatto" delle infrastrutture e dei servizi, caratterizza il Veneto come area integrata e sviluppata, anche se sono presenti elementi di disequilibrio. La lettura del quadro d'insieme consente di identificare i ruoli delle diverse funzioni infrastrutturali, nonché di ipotizzare anche una serie di relazioni gerarchiche tra le diverse realtà locali. E' così possibile riscontrare come l'area di Verona rappresenti oggi la leadership in termini di commercializzazione di prodotti agricoli zootecnici. L'asse Venezia-Padova, con la sua estensione fino a Treviso, rappresenta un importante nodo a scala interregionale per le funzioni prevalentemente non alimentari e si qualifica sempre più in direzione "avanzata". Infine la fascia costiera a sud, tramite il sistema dei mercati ittici, con al vertice quello di Chioggia, si qualifica come l'area più importante della commercializzazione del pesce del nord Italia. La presenza di una realtà multipolare a varia specializzazione, dove non risulta un "leader" assoluto e complessivo, può concretizzarsi, nel momento della competizione per aggiudicarsi nuove funzioni infrastrutturali, in una situazione conflittuale in cui il

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rischio è quello che, invece di innescarsi meccanismi positivi di crescita, tutto si riduca e degeneri in ricorso ad argomenti e strumenti da "campanile". Se è vero che lo sviluppo delle nuove infrastrutture porta ad una distribuzione degli insediamenti sul territorio di tipo funzionale e tendenzialmente aspaziale, va ricordato che è attorno alla questione delle vecchie e nuove reti e nodi, e soprattutto alla loro utilizzazione più ancora che alla loro localizzazione, che si determinano le nuove regole del gioco dello sviluppo futuro nelle diverse realtà territoriali. Risulta quindi determinante nelle scelte economiche ed urbanistiche l'attuazione di tali servizi in termini di complementarità a scala regionale, oltre che a favorire la crescita e lo sviluppo di nuove soluzioni in termini di soggetti imprenditoriali capaci di promuoverle e gestirle. Per la realtà veneta riqualificare l'offerta significa, quindi, rafforzare i poli di scambio fra tessuto urbano e circuiti policentrici di produzione e terziario. 27) Riqualificare l'offerta non è semplice e banale esercizio progettuale: è l'idea globale per una nuova maglia territoriale, con i suoi nodi, i punti di interscambio, le sue nuove funzioni e vocazioni. E' affermare la necessità di uscire dalla logica di una Venezia morente ed immutabili (perché è su di essa che si concentrano le attenzioni e perché è in essa che stanno avvenendo le mutazioni spontanee più difficili da recuperare). Lo stereotipo di Venezia insulare trasmesso dalla letteratura, dal cinema, addirittura dalla musica dei nostri cantautori, riverbera nell'immaginario collettivo una città malinconica, nebbiosa, sede naturale di uno "spleen" tanto materno quanto infruttuoso. La proposta Expo esce dalle secche di un virtuale immobilismo per proporre uno scenario di trasformazione governata e realizzabile. L'annuncio di un evento futuro stabilito e pensato assegna a Venezia ed al Veneto nell'ambito e nella cultura internazionale un peso nuovo, alto, possibile. Senza l'evento e senza il suo annuncio sul quale è ancora oggi possibile il confronto serrato si rischierà nuovamente il ripiegamento su se stessi, alla voce di una nuova Venezia internazionale si sovrapporranno i sussurri che circolano tra le ristrette calli intorno San Marco.

1.6) Conclusioni 28) Se quanto richiamato nelle pagine precedenti è una narrazione fedele delle circostanze e delle scelte con cui si sono trovati ad avere a che fare, coloro che hanno lavorato al progetto dell'Expo del 2000 possono sperare di essere assolti d'ora innanzi dall'imputazione di crudeltà nei confronti di una città da essi amata almeno al pari di altri. Almeno che non la si voglia respingere perché falsa da capo a fondo, tale narrazione infatti spiega chiaramente che la progettazione dell'Expo non è stata un esercizio avventuroso o banale di fare effimero, di fare evento-spettacolo, di favorire esasperazioni turistiche, di costituire artificialmente interventi tanto straordinari quanto inutili, di fare business, di mercificare ulteriormente Venezia o di asservirla allo sviluppo tumultuoso dell'Italia nord-orientale. L'esercizio di progettazione, anche dovesse restare esercizio come la maggior parte dei progetti urbanistici ed architettonici italiani, resta valido nella sua intima coerenza interna più che nella sua carica di provocazione. Restano cioè da perseguire tutti gli obiettivi che tale progettazione ha messo a fuoco, dalla riqualificazione dell'offerta alla nazionalizzazione del territorio alla creazione di un grande sottosistema territoriale integrato nell'area nord-orientale del Paese; e restano da perseguire tutti gli interventi specifici che convergono a dare significato alla linea di lavoro disegnata nei capitoli precedenti. Su tali obiettivi e su tali interventi (almeno sulla maggior parte di essi) ci ritroveremo a lavorare, chiunque abbia a cuore il futuro di Venezia e del Veneto. 29) Ma il contributo che si è voluto dare in questi anni non si esaurisce nella messa a fuoco di obiettivi e di strumenti, tocca anche il senso di metodo politico ed organizzativo di un impegno di lungo periodo su Venezia ed il Veneto. Forse perché nell'iniziativa di progettazione hanno avuto peso e ruolo (non solo di sponsorship, ma di espressione di una specifica cultura di governo delle cose) le maggiori aziende italiane insieme ad un folto gruppo di tecnici ed esperti di livello internazionale riuniti in un comitato tecnico scientifico, il progetto dice che fare Expo non è soltanto individuare le principali linee di nazionalizzazione del territorio e delle funzioni socioeconomiche su di esso esercitate, ma anche qualcosa di più: - è fare sistema permanente di assetto e di gestione del territorio veneto. Coordinare gli interventi su un evento determinato crea infatti nuova organizzazione territoriale, ma crea anche sinergie nuove fra le

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diverse sub-aree, crea l'esigenza di coordinata gestione dei processi in esse in atto, crea il bisogno di combinare poteri e comportamenti dei vari soggetti coinvolti; - è fare mobilitazione di risorse finanziarie articolate (anche di grande finanziarizzazione internazionale), superando quella logica in parte d'emergenza ed in parte assistenziale che hanno assunto nel corso degli anni gli interventi a favore specialmente di Venezia; - è dare a tutto il sottosistema (Venezia e Veneto) una cultura, oltre che un progetto, di impresa, quasi in una logica di territorio che diventa imprenditore di se stesso. Un progetto complesso come quello dell'Expo comporta una forte carica di iniziativa e di responsabilità, e sarebbe un ottimo investimento per Venezia ed il Veneto usare l'occasione per acquisire la mentalità giusta per fare imprenditorialità sui processi e gli interventi necessari per attrezzarsi per il futuro, un po' sull'esempio di come si stanno comportando le nuove grandi "città-imprese" (Parigi, Monaco, ecc.). Si potrà dire che queste indicazioni, o suggestioni, accentuano i sospetti di potere tecnostrutturale che il progetto di Expo ha instillato in qualcuno. Ma a parte il fatto banale che è più sopportabile il sospetto verso presunte tentazioni tecnostrutturali che quelli verso i peccati presunti di effimero e di mercificazione affaristica, è da dire che comunque anche i tre passaggi sopra indicati (fare nuovo sistema di assetto e di gestione, fare nuova finanziarizzazione, fare cultura di impresa o di tentativo impresa) sono indicativi del tipo di impegno culturale oggi necessario per fare del Veneto e di Venezia un sottosistema non solo integrato nella sua configurazione, ma anche dinamico nella sua azione e nei suoi comportamenti unitari. L'Expo del 2000 assume pertanto la configurazione di opportunità irripetibile ed irriproducibile per inserire effettivamente Venezia ed il Veneto nella dimensione e nell'azione di un mercato globale che ha già innescato, e sempre più innescherà, logiche concorrenziali operanti su lunghezze d'onda incompatibili con le basse frequenze delle visioni localistiche e particolari o delle ipotesi di congelamento dell'esistente. Una città, una repubblica che ha dominato nel mondo di allora, tradirebbe la propria storia e la propria identità che non vivono solo nei palazzi e nel tessuto urbano ma anche nella società e nelle idee che li hanno prodotti - se rinunciasse ad una "mission" che non può essere esclusivamente quella di grande campus, sede di istituzioni culturali, universitarie e di ricerca di livello internazionale. Venezia ed il Veneto possono svolgere una funzione più incisiva e determinante assumendo un ruolo, soprattutto per Venezia, di grande città dell'immateriale - la finanza, l'informazione, la cultura, l'interscambio delle innovazioni...- trasformando l'idea-forza dell'Expo in un sistema permanente, in un grande meeting-point a livello mondiale. 30) Seguendo questo filo di ragionamento su di un piano diverso, cioè quello dei vantaggi e delle opportunità concrete, dobbiamo rilevare come il raggiungimento degli obiettivi proposti, prescindendo dall'evento Expo, risulterebbe probabilmente più difficile e sicuramente dovrebbe essere rinviato nel tempo. Tra i vantaggi offerti possiamo elencare: - la possibilità di realizzare simultaneamente con procedure accelerate un insieme di opere e di infrastrutture, che altrimenti conoscerebbero gravi difficoltà sul piano del reperimento delle risorse finanziarie e delle certezze nei tempi di attuazione; - l'opportunità di convogliare risorse finanziarie aggiuntive, a livello anche di capitali esteri, per il cofinanziamento di queste opere; - il fatto che, oltre alle infrastrutture di livello generale, anche le opere previste per l'Expo sono concepite per funzioni permanenti come precedentemente descritto. Altri vantaggi di natura diretta e indiretta possono essere individuati ma, comunque, va sottolineato come risulti riduttivo ed in parte anche offensivo pensare ai visitatori come orde di nuovi barbari. L'esperienza di altre Expo va nella direzione di comportamenti civili e responsabili. Non tutte le manifestazioni di massa sono riconducibili ad una unica matrice comportamentale e soprattutto non bisogna dimenticare che oltre ai turisti verranno da tutto il mondo gli operatori economici e, pertanto, per il Veneto e per l'Italia (soprattutto quella della piccola e media impresa), si dischiuderanno opportunità di incontro e di scambio altrimenti impensabili.

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31) Alla fine di una linea di ragionamento complessa ed articolata, qualcuno potrà obiettare che il dispiegamento del pensiero e della riflessione serva in qualche modo a rendere meno appariscenti le ragioni reali dell'interesse di alcune grandi aziende all'Expo e ad eludere alcuni problemi di fondo e molto concreti. Qualcuno potrà anche sottolineare che la vera questione non risiede tanto nei contenuti da inserire nell'Expo - chi potrà mai dirsi in disaccordo con il messaggio del riequilibrio? - quanto nella realizzazione di una manifestazione con l'Expo a Venezia e nel Veneto indipendentemente dai suoi contenuti. Il tentativo che abbiamo operato in queste pagine va nella direzione di dare storia (anche se piccola storia) e contenuti (anche se riflessioni ancora parziali) ad un itinerario e ad un problema che per la loro complessità e rilevanza non possono essere rinchiusi nel recinto stretto delle semplificazioni ed a volte anche della banalizzazione. La funzione tecnocratica che il Consorzio può avere in qualche modo assunta non è stata utilizzata per imporre il fatto compiuto, ma per offrire, anche attraverso la simulazione di ipotesi concrete, tutti gli elementi di comprensione e di analisi di una grande impresa come l'Expo, offrendo in questo modo anche gli elementi puntuali di riferimento a chi è contrario a questa iniziativa. La chiarezza riguarda anche l'effettivo interesse delle Aziende che hanno promosso il Consorzio ed il nodo del rapporto tra pubblico e privato. Le imprese si sono mosse un attimo prima dei soggetti pubblici (specie quello regionale), perché il cromosoma della internazionalizzazione e dello scambio/confronto lo inglobano già, perché sono naturalmente predisposte verso orizzonti transnazionali e verso gli scenari del futuro. L'Expo, per i vantaggi diretti ed indiretti che offre, può rappresentare un grande business ma non è certamente, e non può esserlo, un grande appalto pubblico da spartire tra pochi. L'Expo è una impresa che va costruita, anche da parte del soggetto pubblico, con criteri aziendali di efficienza e di economicità. Soprattutto si configura come una operazione che, se gestita correttamente, può essere finanziata, può essere sostenuta anche da capitali e da mercati finanziari privati sia in Italia che all'estero. Essa quindi non va vista come evento ma come processo. E spetta naturalmente al soggetto pubblico, a livello nazionale e locale, il compito di governare saggiamente questo processo e tutte le risorse ed i soggetti disponibili. 32) Questa spinta ad una cultura di iniziativa e ad un ruolo dinamico non è, del resto, il frutto di opzioni di tipo solo economico e tecnocratico, ma di più larghe riflessioni sull’identità delle città come soggetti storici. Heidegger ha scritto che "l'identità non è del soggetto, ma nella relazione", nel traffico cioè che si fa con la realtà che ci circonda, fuori di ogni rinserramento in se stessi. E' la sfida che anche una città unica come Venezia ha di fronte: per coltivare il mito basta "essere un mondo", per recuperare la speranza di futuro occorre recuperare il gusto di "avere un mondo" di progettarsi per gli altri e padroneggiare la realtà. E Venezia è stata grande quando aveva un mondo, non quando si è affezionata al suo essere un mondo, ancorché fascinoso ed irripetibile.

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2) I TERMINI DEL LAVORO DI PROGETTAZIONE

ALLEGATI CONSORZIO VENEZIA EXPO Giugno 90

2.1) ALLEGATO A: Membri del comitato direttivo CONSIGLIO DIRETTIVO PRESIDENTE GIULIO MALGARA VICE PRESIDENTE CESARE DE MICHELIS CONSIGLIERE DELEGATO VICE PRESIDENTE LUIGI ZANDA Rosario ALESSANDRELLO Cesare ANNIBALDI Feliciano BENVENUTI Luigi Antonio BIANCHI Piergiorgio COIN Oreste FRACASSO Gianni LETTA Silvio PASCHI Giorgio PORTA Luigino ROSSI Guglielmo TRILLO Guido VENTURINI SEGRETARIO GENERALE Lucia VALERI

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2.2) ALLEGATO B: Membri del comitato tecnico scientifico COMITATO TECNICO SCIENTIFICO DEL CONSORZIO VENEZIA EXPO - ARCH. EMIILIO AMBASZ - PROF. CARLO AYMONINO - ARCH. EMIN BALCIOGLU - PROF. ROMEO BALLARDINI - ARCH. GIOVANNI BARBIN - PROF. ULDERICO BERNARDI - PROF. MARIO BONSEMBIANTE - ARCH. FRANCO BORTOLUZZI - PROF. RENATO BRUNETTA - ARCH. UGO CAMERINO - PROF. GIOVANNI CASTELLANI - DOTT. LUCIANO CHICCHI - PROF. GIUSEPPE CREAZZA - DOTT. GIUSEPPE DE RITA - ARCH. ANTONIO FOSCARI - PROF. ALFONSO MARIA LIQUORI - ARCH. GIAN PAOLO MAR - ING. PIETRO MASARATI - PROF. CALOGERO MUSCARA' - ARCH. RENZO PIANO - PROF. CLAUDIO PODESTA' - PROF. GIAMPIETRO PUPPI - PROF. LUIGI ROSSI BERNARDI - PROF. CARLO RUBBIA - DOTT. RENATO SALVATORI - ARCH. PIERLUIGI SPADOLINI - DOTT. FABIO TAITI - PROF. MARIO TALAMONA

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- PROF. ANGELO TANTAZZI - AVV. SERGIO TRAVAGLIA - DOTT. GIUSEPPE TURANI - ARCH. GINO VALLE COORDINATORE ARCH. GIORGIO LOMBARDI

2.3) ALLEGATO C: Primo documento di sintesi del lavoro di progettazione (novembre 1987) INDICE 1. Premessa 2. Ragioni per l'Expo a Venezia e nel Veneto 3. Significato dell'esposizione universale 4. Impostazione dell'Expo 5. Temi dell'Expo 6. Caratteristiche dell'Expo 7. Localizzazione dell'Expo 8. Proposte conclusive Allegato A - Programma delle ricerche Allegato B - Quattro istruttorie per Venezia Expo

2.3.1) Premessa

Il Consorzio Venezia-Expo ha nei mesi scorsi esaminato e discusso l'insieme dei problemi da risolvere per poter redigere e presentare in tempo debito al Bureau Intemational des Expositions con sede a Parigi una proposta ed un progetto concreti di esposizione universale che siano coerenti con la specifica storia e la specifica realtà attuale di Venezia e del Veneto. Il primo punto di riflessione è stato naturalmente imposto dalle polemiche sorte negli ultimi mesi sull'opportunità stessa di organizzare a Venezia una esposizione universale, stante il fatto che le più recenti esposizioni hanno registrato un'affluenza media di 55-60 milioni di visitatori, una cifra più che preoccupante per una città come Venezia, che già oggi ha problemi drammatici di congestionamento, tanto da aver seriamente pensato ad una dura regolazione dei flussi turistici, fino al limite dell'imposizione di una qualche forma di "numero chiuso". Al riguardo il Consorzio, pur conoscendo e comprendendo i motivi che potrebbero ostare alla realizzazione dell'Expo, tende a sottolineare un aspetto fondamentale: le difficoltà veneziane di oggi sono tali da non poter essere risolte senza un impegno forte di fantasia e di innovazione, in materia di conservazione e fruizione della laguna e della antica ed intangibile "insularità" del centro storico di Venezia.

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Questo impegno forte di fantasia e di innovazione ha bisogno di un'occasione di coagulo e condensazione, visto che la routine quotidiana, tende ad assestamenti quotidiani e di basso profilo, sempre meno adeguati ai problemi da risolvere. Se non dovessimo fare l'Expo, dovremo inventarci un'altra formula (certamente comunque meno impressiva) di mobilitazione di energie culturali e politiche volta a dare a Venezia un assetto valido per i prossimi decenni.

2.3.2) Ragioni per l'Expo a Venezia e nel Veneto

L'Expo come occasione per "equipaggiare" la Venezia futura, questa è quindi la prospettiva su cui il Comitato tecnico-scientifico ha svolto il suo lavoro di approfondimento. Non fermandosi però solo sulla città e sul centro storico, ma allargando l'attenzione a tutto il retroterra veneto ed orientandosi a vedere l'Expo come un fatto che dovrà riguardare "Venezia e le Venezie". Ciò per tre ordini di motivi: - perché per tradizione Venezia è sempre stata ancorata al suo retroterra fisico, con processi di valorizzazione di grande qualità (ancora oggi l'orma antica della Serenissima si avverte fino a Crema, alle porte di Milano); - perché la conseguenza di tale ancoraggio storico al retroterra è stata la crescita di un policentrismo veneto che è un fenomeno di enorme rilievo. Le tante Venezie hanno creato un vero e proprio "modello" di policentrismo produttivo, insediativo, di relazione sociale; un modello che ha un significato particolare in un mondo caratterizzato dall'accentramento del gigantismo urbano; - perché non solo Venezia ma il Veneto nel suo complesso, con tutte le sue Venezie, può essere il riferimento geopolitico e culturale dei grandi rapporti internazionali (Occidente capitalistico-est socialista, Nord-Sud, tecnologia occidentale e cultura orientale, ecc.).

2.3.3) Significato dell'esposizione universale

Equipaggiare Venezia e valorizzare la modernità veneta, queste quindi le due motivazioni egoiste con cui il Comitato scientifico ha riflettuto sull'Expo, convenendo sulla sua utilità ed opportunità. Ma non ci sono state solo motivazioni e considerazioni egoistiche; nelle discussioni del Comitato è infatti sempre affiorata la tensione culturale a pensare ad una Esposizione Universale di valore e significato speciale, in parte tenendo conto della collocazione temporale (la soglia o l'inizio stesso del nuovo millennio) ed in parte ancora maggiore tenendo conto dell'orgogliosa convinzione che la storia e la cultura veneziana, veneta, italiana possono dare un messaggio forte al mondo ed al suo futuro sviluppo: - possono dare un messaggio di radicamento dello sviluppo futuro sulla storia e sulla sua qualità; - possono dare un messaggio di sviluppo fatto anche e specialmente di fattori ed elementi "soft" (di mente; di intelligenza; di fantasia; di tecnologie avanzate, dalle fibre ottiche all'informatica; ecc.) e non solo di elementi e prodotti di tipo hard; - possono dare un messaggio di sviluppo che accetta e valorizza le diversità, l'articolazione della diversità, il policentrismo, contro i pericolosi meccanismi di accentramento e di massificazione presenti nella realtà d'oggi. Il Comitato tecnico-scientifico non vede quindi l'Expo come occasione per una semplice "esposizione" di conquiste tecnologiche e di prodotti avanzati, ma per una riflessione ed un approfondimento che siano un passo avanti della cultura mondiale sul tipo di ulteriore sviluppo che il mondo può e vuole perseguire nei prossimi decenni. Proposito certo ambizioso, ma che solo può dar senso ad una localizzazione veneziana: Venezia può richiamare l'attenzione del mondo solo se ha qualcosa da dire e su cui far

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riflettere. Questo atteggiamento non è tanto una "botta di orgoglio culturale", del resto più che legittima quando si tratta di pensare in grande e lontano. E' soprattutto un riferimento di fondo per mettere a fuoco i diversi aspetti di ideazione, progettazione e realizzazione dell'Expo. Esso infatti incide fortemente sul modo di pensare l'Esposizione ed in particolare su: - l'impostazione dell'Expo; - i temi dell'Expo; - le caratteristiche dell'Expo; - la localizzazione dell'Expo; - il quadro organizzativo. Su ognuno di questi punti il Comitato tecnico-scientifico ha svolto un lavoro di primo approfondimento di cui si dà conto nei paragrafi successivi.

2.3.4) Impostazione dell'Expo

L'impostazione dell'eventuale Expo veneziana, se vuole tener conto di quanto finora richiamato e della dinamica delle ultime esposizioni universali, deve centrarsi su quattro opzioni di fondo: - la prima è cercare di tendere ad un'esposizione-"laboratorio" e non "fiera". Da troppo tempo le esposizioni universali sono la materializzazione (in capannoni, padiglioni, opere fisiche, ecc.) di conquiste e di records di vari paesi, secondo la cultura "excelsior" su cui le esposizioni erano nate. Ma le cose che si portano, non essendo portate da chi le ha fatte ma da chi le ha "tradotte" in esposizione (ministeri, enti appositi, ambasciate, ecc.) assumono un carattere di esposizione-fiera (spesso di fiera delle vanità). Occorre invece impegnare direttamente gli ambienti che hanno creato innovazione, senza traduttori, con la prospettiva di far conoscere direttamente (anche con specifiche joint-ventures) gli uomini operanti in tali ambienti insieme ai loro processi culturali ed ai risultati del loro lavoro; - la seconda opzione è quella di una "expo d'élite", nel senso che nella logica di esposizione-laboratorio non dobbiamo pensare ad un successo valutato sul numero dei visitatori, ma sull'insieme dei messaggi che dall'Expo veneziana possono venire alla cultura mondiale più avanzata, come riferimenti per affrontare la oggettiva complessità del futuro; - la terza opzione è quella di una "expo fortemente immateriale", giacché dobbiamo non tanto tendere a mostrare cose, quanto a far capire che lo sviluppo moderno (la stessa industria moderna oltre che il terziario sempre più invasivo) è legato ad una crescita forte delle dimensioni immateriali: dai servizi di ogni tipo all'intelligenza artificiale, dalla informatica e telematica alla regolazione dei flussi di mobilità, dalle fibre ottiche ed il laser al controllo dell'ambiente, ecc... Laboratorio d'élite ed a forte carica di immaterialità, questa è l'idea di esposizione che non solo si confà di più alla storia ed alle ambizioni culturali di Venezia e del Veneto d'oggi; ma che anche e specialmente può dare un contributo di convergenza fra gli ambienti che in tutti i paesi operano per l'innovazione tipica del mondo moderno. Certo il Comitato si rende conto che una tale impostazione può trovare qualche resistenza presso gli uffici BIE, da sempre legati ad una storia di esposizioni materiali e di massa; ma essa si rende anche conto che tale storia è oggi abbastanza in difficoltà e che il BIE potrebbe anche veder con favore la sperimentazione di una nuova impostazione ed una nuova formulazione di Expo.

2.3.5) Temi dell'Expo

Un'impostazione dell'Expo veneziana quale quella qui sopra sommariamente indicata ha evidentemente il suo impegno centrale nella definizione del tema. Se si devono dare messaggi per i prossimi decenni e se

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si deve lavorare a livello di laboratorio e di élite, allora il tema è essenziale, contrariamente a quanto avviene nelle esposizioni di mostra delle conquiste e dei records dei vari paesi. A proposito del tema, il Comitato tecnico-scientifico ha discusso di diverse ipotesi, ma si è poi concentrato su due grandi temi: - Venezia come città della mente e dello sviluppo delle tecnologie immateriali; - Venezia come città dell'equilibrio e dell'esposizione; nella consapevolezza che occorresse premiare i temi che permettono a Venezia (usata sui titoli come "semplificazione internazionale", ma che secondo il Comitato da intendere sempre come strettamente legata alle "Venezie") di esercitare una sua specifica funziona culturale, non di far semplice base territoriale per lo svolgimento di temi che potrebbero essere svolti anche altrove e magari con maggiore agevolezza logistica. a) Il primo tema è, come si è detto, Venezia come città della mente e dello sviluppo delle tecnologie soft, tema che potrebbe articolarsi in via di massima sui seguenti grandi sottotemi: a1) la centralità della mente nella cultura del 2000: - la memoria; - l'immagine; - l'intelligenza artificiale; - la rappresentazione (dalla cartografia al teatro). a2) la mente e le tecnologie soft: - i servizi; - l'informatica; - la telematica; - lo spazio (dalla logica di conquista alla protezione del clima e dell'atmosfera); - il villaggio globale; - la gestione dei flussi nel villaggio globale (da quelli di informazione a quelli turistici). a3) la mente e la tecnologia sull'acqua e sulla luce (caratteristiche di Venezia): - tecnologie marine; - tecnologie della luce (fibre ottiche, laser computer ottici, riproduzioni di suoni ed immagini, ecc.); - la cultura del rapporto fra acqua e luce. b) Il secondo tema è quello di Venezia come città dell'equilibrio e della esplorazione, tema che riallacciandosi alla storia della città e della regione potrebbe trovare la sua articolazione interna sui seguenti grandi sottotemi: b1) Venezia ed il Veneto come porte e soglie fra Occidente ed Oriente:

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- sul piano dei rapporti di equilibrio con l'Est europeo; - sul piano dei rapporti di equilibrio ed esplorazione con la cultura del medio ed estremo oriente; - sul piano dell'esplorazione delle nuove logiche di localizzazione dello sviluppo (la corsa dall'Ovest ed il ruolo dell'Est). b2) Venezia ed il Veneto fra natura ed artifizio, tra natura ed ecologia, con particolare riferimento all'approfondimento di argomenti quali ad esempio: - equilibrare spinte ecologiche ed ulteriore sviluppo; - costruire tra terra ed acqua; - costruire sull'acqua; - fare agricoltura senza inquinamento; - controllare il territorio (dai ghiacci ai sismi). b3) Venezia ed il Veneto fra unità e molteplicità, vero grande dilemma delle moderne società di massa: - il valore, simbolico e no, della città; - il policentrismo della regione ed il suo valore; - il senso dell'equilibrio fra il solo ed i tanti (nell'insediamento territoriale come nel concerto musicale come nella stessa organizzazione politica). b4) Venezia ed il Veneto tra primato della razionalità ed inconscio collettivo: - il valore della scienza o dei processi sociali; - il valore dei miti materiali e dei miti immateriali (dalla mistica al giuoco); - il valore delle norme e delle procedure e quello della forza dei comportamenti individuali e collettivi; il valore del progetto e della programmazione ed il valore dell'inconscio come matrice del futuro. Su ognuno dei due temi sarebbe naturalmente necessario svolgere ulteriori approfondimenti, anche con specifiche culture di trasposizione dei temi in fatti visivi ed organizzativi. Il Comitato non ha potuto compiere questi approfondimenti, ma è dell'opinione che essi siano quanto mai urgenti: o su ognuno dei due temi, per poter scegliere con maggiore cognizione di causa; o su quello dei due che il Consorzio dovesse scegliere come terna centrale dell'Expo.

2.3.6) Caratteristiche dell'Expo

Seguendo le riflessioni fin qui compiute sull'impostazione e sul tema dell'Expo veneziana risulta evidente che la linea su cui si è orientato il Comitato non è quella di una esposizione giocata come per il passato sulla prevalenza del momento espositivo e della dimensione tecnologica. Il Comitato ritiene che l'Expo veneziana debba giocarsi sull'intreccio di tre dimensioni: - dimensione scientifico-tecnologica in cui realizzare il laboratorio di joint-ventures fra attori veri dell'innovazione;

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- dimensione culturale, in cui sviluppare il lavoro di riflessione e di messaggio sui temi che fanno oggetto dell'Expo (la luce come i rapporti con l'Oriente, la luce come l'equilibrio fra gli opposti, ecc.); - dimensionamento di intrattenimento e di giuoco in cui esaltare non solo i momenti di irrazionalità ed immaterialità presenti nei due temi, ma anche il contributo che le nuove tecnologie possono dare a questa sempre più ampia dimensione della vita collettiva. Nel corso delle discussioni sono stati portati anche molti esempi sui contenuti possibili delle diverse attività di queste tre grandi funzioni dell'Expo (si è ad esempio parlato di joint ventures scientifiche con il Giappone per i problemi del controllo sismico, con la Germania per i problemi del controllo dell'inquinamento in agricoltura, con il Regno Unito per i problemi delle tecnologie avanzate in medicina, ecc.); ma si è trattato di semplici spunti di discussione, da trasporre eventualmente nel lavoro di coloro che faranno un passo in avanti nella concreta progettazione dell'Expo. L'aspetto comunque su cui il Comitato si è trovato unanimemente d'accordo è quello di articolare l'Expo sui tre livelli indicati - scientifico, culturale, di intrattenimento - dando ad essi anche quei diversi tempi di scansione che i diversi livelli richiedono.

2.3.7) Localizzazione dell'Expo

Le tre dimensioni, scientifico-tecnologica., di intrattenimento e giuoco, culturale, sulle quali, come visto nel paragrafo 6, si vorrebbe impostare l'Expo, suggeriscono appropriata scale di organizzazione materiale e di localizzazione. Se i temi di fondo dell'Expo ruotano intorno alla problematico dell'equilibrio, fra insediamenti e territorio, fra sviluppo e tutela ecologica, fra unità e molteplicità, Venezia ed il Veneto costituiscono i due poli attraverso i quali organizzare la rete di rapporti, materiali ed immateriali, che dovranno rappresentare la complessità e la ricchezza tematica dell'Expo. Gli interventi che l'Expo richiede dovranno, quindi, essere parte di un progetto per il territorio veneto e veneziano: mostrare, materialmente i risultati di un processo di riequilibrio territoriale, di tutela ambientale, di recupero urbano. Le scale appropriata per la localizzazione dell'Expo sono: a) il territorio di gronda lagunare; b) la laguna di Venezia; c) il centro storico di Venezia; d) il territorio delle tre Venezie. a) Il territorio di gronda lagunare, la cerniera fra il microcosmo veneziano e il macrocosmo Veneto, è il punto ottimale dove localizzare il Magnete dell'Expo, il luogo di riferimento centrale della manifestazione. La localizzazione puntuale dell'Expo dovrà dipendere dalle potenzialità offerte dall'area e dalle ricadute che le opere di infrastrutturazione e di allestimento sapranno produrre sull'assetto del territorio circostante. In questa ottica il settore nord della gronda lagunare, la direttrice Tessera-San Giuliano-Marghera offre possibilità ottimali per: - l'interscambio tra reti e percorsi d'acqua (mare e laguna), di terra (rete autostradale e rete stradale nazionale e locale), d'aria (aeroporto internazionale); - la possibilità di incidere sull'assetto territoriale della area metropolitana del triangolo Mestre-Padova-Treviso;

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- la possibilità di intervenire sull'assetto urbano della conurbazione mestrina. La localizzazione del Magnate Expo dovrebbe: - consolidare le potenzialità tendenziali e di un'area dove convergono le principali reti di circolazione regionali e dove sono previsti grossi interventi nelle infrastrutture e nei servizi (bretella per l'aeroporto di Tessera, nuovo stadio comunale, nuovo aeroporto, terminale terra-acqua per i collegamenti tra Venezia ed il nord ovest); - promuovere la riorganizzazione del sistema di accessibilità a scala metropolitana su ferro (triangolo Venezia-Padova-Treviso) ed in particolare, del settore mestrino (Mestre-Marghera-Tessera-Venezia); - suggerire lo sviluppo, favorito dalla localizzazione prevista di grandi strutture sportive, di un'area attrezzata per il tempo libero capace di rispondere ad una domanda estesa territorialmente da Jesolo al Cavallino, da Mestre sino a Padova e Treviso. Questo polo attrezzato per il tempo libero potrebbe sorgere sull'area (o su parte) della Expo e fruire della continuità con il parco della Laguna nord, con il quale formare un insieme complementare di risorse organizzate per il tempo libero ed il turismo. b) La laguna di Venezia è oggetto di importanti iniziative finanziate dallo Stato italiano, orientate al suo recupero fisico ed al ristabilimento di condizioni di riequilibrio ambientale. In occasione dell'Expo la laguna di Venezia potrebbe offrirsi: - come luogo di verifica delle tematiche ecologiche della salvaguardia ambientale; - come percorso privilegiato e quantitativamente controllabile di collegamento acqueo tra la Sede dell'Expo in terraferma e Venezia. c) Il centro storico di Venezia, al centro della laguna, esercita, oltre al potere naturale di attrazione, anche il richiamo come elemento simbolico dell'intera Expo. La ricerca di una linea di equilibrio tra la tutela della insularità di Venezia ed il suo essere, comunque "oggetto di desiderio" da parte dei visitatori, determina la necessità di una programmazione accurata di governo dei flussi di utenti, applicabile anche per la gestione di ogni evento straordinario od ordinario, che provochi sul centro storico un sovraccarico di popolazione. Nel centro storico di Venezia l'Expo dovrebbe trovare una sede satellite rispetto al magnete collocato sulla gronda lagunare, nella quale sviluppare quelle tematiche del programma più attinente alle caratteristiche culturali e ambientali della città: il recupero urbano, il restauro, la politica culturale, ecc. L'Arsenale sembra possedere i requisiti simbolici, dimensionali, tipologici di posizione per sollecitare: - una campagna internazionale per il recupero del complesso attraverso l'obiettivo di ospitare un settore dell'Expo; - un programma di rifunzionalizzazione del complesso per la città e per il territorio per il dopo-Expo; - un progetto di riqualificazione urbanistica del settore urbano che gravita intorno all'Expo. d) Il territorio delle Tre Venezie partecipa direttamente al progetto dell'Expo attraverso tre livelli di intervento: - livello immateriale, attraverso la formazione di joint ventures fra equipes straniere e locali su tematiche di interesse vasto (dalle ricerche in campi avanzati della medicina, della biologia e della chimica, alle scienze ambientali, alla gestione della città e del territorio, alle arti e allo spettacolo, alla telematica, all'artigianato, ecc.). Le ricadute materiali nel sistema espositivo vanno valutate in termini selettivi e di compatibilità con un sistema a forte concentrazione organizzativa qual è un'Expo;

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- livello di "prima eco": la possibilità di organico coinvolgimento del sub-sistema regionale, Venezia-Padova-Treviso, campione maturo del modello veneto della "città diffusa", è legato al programma di rafforzamento infrastrutturale complessivo del triangolo. In questa ipotesi diventa possibile ed opportuno lo sviluppo di settori specializzati dell'Expo al di fuori del magnete centrale, ma all'interno di un raggio di facile accessibilità che funzioni da "prima eco" delle iniziative espositive; - livelli di "seconda eco": esistono infine delle sedi, delle aree, di "seconda eco" poste al di fuori del territorio di massima accessibilità, ma dotate di elementi di richiamo unici, necessari per coprire aspetti più o meno importanti dell'offerta Expo. Queste sedi saranno chiamate a promuovere iniziative complementari in diversi settori (musicale, turistico, teatrale, espositivo, ecc.), che cadranno nel periodo dell'Expo, e potranno offrire ai visitatori una serie di optionals di elevata capacità attrattiva.

2.3.8) Proposte conclusive

Dalle considerazioni e valutazioni fin qui svolte risulta chiaramente che l'Expo non solo è possibile ma opportuna e necessaria per ripensare ed attrezzare per i prossimi decenni Venezia ed il suo retroterra prossimo (la gronda e l'area Treviso-Padova-Mestre) e medio (il policentrico sistema veneto nel suo complesso). In questa prospettiva il Consorzio non può che compiacersi dell'impegno che il Comune di Venezia e la Regione Veneto hanno già assunto recentemente presso il BIE e presso il Governo Italiano, e si ripromette di continuare ad essere soggetto di stimolo e collaborazione nei confronti delle sedi politiche ed amministrative interessate all'Expo. In questa linea occorre assumere iniziative precise in materia di ulteriore sviluppo del lavoro istruttorio fin qui svolto; in materia di nuove istruttorie, su argomenti più squisitamente organizzativi; in materia di maturazione dei meccanismi decisionali necessari per far partire correttamente e tempestivamente la "macchina" dell'Expo. a) La prima iniziativa è quella di sviluppare ad alto regime il lavoro istruttorio fin qui svolto dal Consorzio, e per esso dal Comitato tecnico-scientifico. A tal proposito è opportuno procedere su due strade: - approfondire, con un apposito piano di ricerche i problemi settoriali oggi più aperti (dalla analisi della consistenza del sistema ricettivo ed alberghiero a quella dell'assetto attuale e futuro del sistema dei trasporti). A tal proposito il Consorzio intende proporre alla Regione Veneto un accordo quadro di coordinamento delle ricerche da svolgere, sulla base del provvedimento conciliare del 19/12/1986 n. 355, e successiva determinazione della Commissione Consiliare Speciale del 23/07/1987 (cfr. scheda di localizzazione Allegato A); - approfondire i problemi delle quattro grandi opzioni di localizzazione indicate nel precedente paragrafo 7. Si devono cioè avviare immediatamente quattro gruppi di lavoro, cui va comunque data una precisa traccia di riferimento. A tal fine possono essere utilizzate le schede orientative (cfr. Allegato B). b) La seconda iniziativa da assumere riguarda nuove linee di istruttoria, su quegli argomenti organizzativi che il lavoro fin qui compiuto ha potuto cogliere ma non mettere adeguatamente a fuoco: - anzitutto l'istruttoria su quali contributi le nuove tecnologie possono offrire (e quasi in termini caratterizzanti) per la progettazione per lo ed allo svolgimento dell'Expo; - in secondo luogo l'istruttoria su quali campi e con quali istituti possono essere progettate ed implementate quelle joint-ventures internazionali che dovrebbero dar senso a quella "Expo-laboratorio avanzato" di cui si è scritto al paragrafo 4. Su queste due linee di istruttoria il Consorzio impegna il lavoro del suo comitato tecnico-scientifico per i prossimi mesi, invitandolo ad organizzare due occasioni di incontro e di approfondimento; da un lato un seminario misto tra Comitato ed aziende ad alta tecnologia (SIP, Intermetro, ecc.); e dall'altro un

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seminario di incontro con i corrispondenti esteri dei giornali italiani nei paesi che hanno esperienze significative con cui stabilire raccordi e joint-ventures. c) La terza linea di istruttoria è quella relativa alla maturazione dei meccanismi decisionali necessari per far partire bene la "macchina dell'Expo". L'ambizione, come si è visto, è quella di fare una Expo "diversa", per cui si possano discutere delicati problemi di rapporto decisionale ed istituzionale: - sia con il BIE, su cui va esercitato uno sforzo di convincimento alle innovazioni di impostazione; - sia con gli enti locali (dalla Regione ai comuni) con cui concordare i processi amministrativi necessari per gestire la macchina dell'Expo; - sia con il governo nazionale, per tutte le esigenze di tipo generale (in materia specialmente di infrastrutture e di trasporti) che via via si porranno. Al fine di gestire questi delicati problemi, si deve pensare fin d'ora ad una linea editoriale costante di documenti programmatici in progress (primo rapporto, studio di fattibilità, analisi di costi-benefici, progetto di massima, ecc.) cui far tutti riferimento ed in cui mettere a fuoco i problemi e le opportunità di coordinamento. A tal fine il Consorzio si impegna a creare un apposito gruppo misto fra consiglio direttivo e comitato tecnico-scientifico.

2.3.9) ALLEGATO A: Programma delle ricerche

Il Documento di sintesi traccia le linee generali di una proposta per l'Expo che deve diventare Progetto: per raggiungere la dimensione del Progetto è necessario il passaggio attraverso una fase informativa e conoscitiva che attraversa ed interessa tutte le scale operative e tutte le tematiche dell'Expo. E' necessario stabilire fin da ora un coordinamento efficiente e produttivo con gli organismi pubblici e privati, che sviluppano e hanno in corso ricerche sul territorio veneto e veneziano, per non rischiare inutili doppioni e sprecare risorse intellettuali e finanziarie. Gli enti locali, e la Regione Veneto per prima, stanno per avviare indagini conoscitive sull'offerta di risorse territoriali sul quadro della pianificazione, sulla infrastrutture della sub-area veneziana, sulle reti di trasporto ecc. per valutare la fattibilità dell'Expo e il suo impatto alle diverse scale territoriali. Il Consorzio Venezia Nuova ha promosso e intende promuovere indagini sull'ambiente lagunare che possono avere strette connessioni con le tematiche dell'Expo nell'area veneziana. Le Università veneziane e venete costituiscono importanti fonti di informazioni e luoghi di elaborazione e di ricerca in tutti i settori interessati dal progetto Expo. Fin da ora si può stendere un primo elenco di temi per i quali la collaborazione con la Regione Veneto è auspicabile. In ordine sparso: a) studio dei flussi di traffico; b) studio del sistema turistico e ricettivo; c) articolazione sociale delle Tre Venezie; d) sistema dei trasporti; e) sistema delle infrastrutture e dei servizi;

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f) assetto amministrativo del territorio (sub-area veneziana); g) processi di telematizzazione; h) analisi dell'offerta delle risorse territoriali e dei manufatti fisici (sub-area veneziana in particolare); i) modello organizzativo di gestione; 1) ricognizione dei centri di ricerca e delle ricerche in corso.

2.3.10) ALLEGATO B: Quattro istruttorie per Venezia Expo 1. Un magnete sulla gronda lagunare a) L'esigenza di un riferimento centrale dell'Expo, fra policentrismo veneto da un lato e la laguna (ed il centro storico) dall'altro. b) Le funzioni materiali dell'area al servizio dell'Expo (aeroporto, intermodalità, servizi centrali, ecc.). c) Le funzioni immateriali per l'Expo (parco divertimenti, zona cablata e di centro del cablaggio, la banca di tutte le immagini, ecc.). d) Il ruolo della struttura permanente per il futuro di tutto il Veneto e di Venezia (in fondo c'è il bisogno di una "capitale in terra ferma"). e) Funzione in questa prospettiva della gronda lagunare (Tessera-Mestre-Marghera). f) Rapporti eventuali fra il magnete dell'Expo e l'area metropolitana, costituita dal saldarsi del triangolo Mestre-Padova-Treviso. g) Le funzioni materiali ed immateriali che resterebbero patrimonio dell'area anche dopo l'Expo, in termini di capitale o riferimento materiale della regione nel complesso. 2. La laguna di Venezia a) Si è parlato, in preparazione alla progettazione dell'Expo, di lavorare molto sull'acqua, sul risanamento della laguna, sulla creazione di un parco lagunare, di un'attenzione anche alle coste immediatamente extra lagunari. Ed in effetti si tratta di un intendimento giusto, visto che da un lato l'Expo deve equipaggiare Venezia per il futuro, dall'altro deve poter riscontrare e valorizzare il lavoro che si va compiendo per il risanamento della laguna. b) Accanto a questa preoccupazione c'è l'attenzione che da alcune parti si intende dare anche ad altri temi (ed altre zone) di equilibrio, risanamento, progettazione ambientale: la montagna, i laghi, i fiumi, le falde in zone agricole, ecc.. c) Con questa duplice ottica si deve fare istruttoria su "cosa si può sviluppare", in termini di Expo e di dopo Expo, a livello: - di laguna (parco lagunare: in che termini, come, con quali strumenti, ecc.); - di rapporti fra laguna e mare circostante, non solo in termini tecnici di integrazione espositiva e post-espositiva: accessi a Venezia sul mare, articolazione dei vari porti (Venezia, Chioggia, Porto Levante), integrazione turistica con le coste a Nord, ecc.; - di connessione corretta sul piano ambientale fra laguna, gradino lagunare ed immediato retroterra. 3. I nodi della centralità di Venezia

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Anche all'interno di una ipotesi dell'Expo come sistema a rete e come network, Venezia è comunque destinata a svolgere un ruolo centrale, a rappresentare il simbolo magico dell'intera manifestazione, e, quindi, ad esercitare un potere naturale di attrazione che dovrà essere attentamente valutato disegnando diversi scenari di attuazione in rapporto alle funzioni che si pensano di assegnare alla città. Il problema si pone sotto un duplice aspetto: - da un lato verificare le diverse possibilità fisiche e funzionari di interconnessione tra Venezia ed il sistema della gronda lagunare e del policentrismo Veneto, ipotizzando percorsi alternativi che possono vedere Venezia come "ingresso" dell'Expo o come luogo di una sintesi finale, come rappresentazione fisica e simbolica di equilibrio e misura; in quest'ultimo caso può essere giustificata una azione di contenimento e governo dei flussi; - dall'altro verificare dove e se è possibile costituire un perno forte nella città o non sia invece auspicabile riprodurre a scala ridotta una rete policentrica che abbia un suo cuore telematico, dove fanno capo e si riannodano tutte le informazioni, le suggestioni e le riflessioni che nascono dall'Expo; ognuna di queste ipotesi genera flussi diversi come entità e direzione tenuto comunque presente che l'intera città rappresenterà un oggetto di desiderio per il visitatore. Operativamente le verifiche e le simulazioni da condurre dovranno fornire risposte puntuali e documentate alle seguenti domande: a) cosa significa e cosa comporta la individuazione di un perno forte all'interno del tessuto della città valutando le diverse possibilità di integrazione tra materiale ed immateriale e la creazione di un sottosistema reticolare che limiti gli effetti di sovraccarico su di un solo punto; b) quale gioco può essere fatto tra acqua e terra, quali possibilità ci sono, ad esempio, di realizzare solo percorsi via acqua che goderebbero del vantaggio del contenimento fisico degli utenti ma creerebbero a monte una immensa sala di aspetto; è da valutare anche la ipotesi di navi alla fonda e di piattaforme temporanee; c) quali risultati fornisce una ipotesi/simulazione di utilizzazione dell'Arsenale all'interno degli scenari monocentrici o policentrici, materiali o immateriali; quali sarebbero le linee attuative di un nuovo assetto dell'Arsenale, quali le controindicazioni e le possibili controdeduzioni; d) esistono altre possibilità integrative o sostitutive rispetto all'Arsenale, valutare la fattibilità; e) progettare il rapporto tra il sottosistema Expo ed il sistema della città di Venezia; la gente non seguirà solo le frecce dell'Expo ma tenderà ad invadere la città sovrapponendosi ai flussi turistici ed ai residenti; definire i livelli di "folla alta" tenuto conto dei carichi aggiuntivi dell'Expo in funzione dei diversi scenari adottati; f) individuare concretamente le possibilità e gli effetti derivanti da processi di telematizzazione con particolare riferimento ad ipotesi di Expo cablata tenuto conto che l'effetto magia di questi strumenti sarà minimo, sia perché c'è la concorrenza del reale, ma soprattutto perché fra dodici anni la telematica sarà d'uso sempre più comune. 4. L'insediamento dell'Expo nel policentrismo Veneto L'ipotesi di inserimento nel sistema a rete dell'Expo del retroterra Veneto-Padano non deve essere vista solo come problema di spazio, come valvola di sfogo o come sede distaccata per evitare la concentrazione di carichi eccessivi esclusivamente nell'area Veneziana, ma nasce innanzitutto come ipotesi culturale di fondo. Il policentrismo Veneto, pur tra contraddizioni e rischi, rappresenta comunque uno dei punti di massimo avvicinamento, nella sfera del reale, al tema dell'equilibrio e della ricerca di misura in tutte le sue accezioni (tra moderno e antico), tra sviluppo e tradizione, tra razionale e irrazionale, tra Est e Ovest, tra piccolo e grande, tra città e campagna. Questa impostazione varrebbe a maggior ragione nel caso in cui sia "l'ambiente" il tema portante dell'Expo risultando evidente la connessione tra la dominanza orizzontale e trasversale dell'ambiente e la organizzazione del sottosistema Veneto.

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Le linee di interconnessione vanno oltre il Veneto ed i confini nazionali. Basti pensare alla questione del Po (sarà impensabile aprire un Expo sull'ambiente con un Adriatico agonizzante), all'Alpe Adria, alle direttrici che biforcano verso i paesi di lingua tedesca e verso l'Est dei paesi socialisti, ai solidi collegamenti e rapporti di interscambio che già esistono anticipando nuove forme di transnazionalità sull'Asse Verona-Monaco, alla funzione di Venezia come porto di pace per il medioriente (si pensi alla ricostruzione del Libano). Anche le linee interne presentano una eguale forza esemplare. Il Veneto come dimostrazione che si può essere area forte senza divenire concentrazione metropolitana, che si può sviluppare contemporaneamente l'industria, l'agricoltura, il terziario ad un pari livello, che si può (o meglio che si deve) regolare un rapporto complesso tra montagna e pianura, tra acqua e terra (il Po, la Laguna), che si possono valorizzare storia, arte e cultura senza divenire museo permanente. Da queste tematiche generali debbono discendere delle valutazioni più specifiche che sappiano definire quali punti dovranno essere interessanti e come dovrà essere articolata la rete di collegamento in modo da produrre un effetto network evitando rischi di dispersione. Dovranno essere pertanto definiti: a) gli intrecci tra temi ed aree: agricoltura e ambiente (Verona, Bassa Padovana, Rovigo); turismo tra industrie e qualità (Trentino, Venezia, Garda, spiagge Venete); tecnologia ad alta montagna (Trentino ed Alto Adige); la gestione dei terremoti (ricostruzione e monitoraggio in Friuli); i grandi poli di commercializzazione (Verona, Trieste, ...); - la funzione e l'assetto della zona del delta del Po; - il riordinamento dei bacini fluviali, dalle sorgenti allo sbocco del mare; - lo sviluppo delle tante facce di un lago (il Garda); - il controllo dell'alta montagna (monitoraggio dei ghiacciai, regolazione delle acque superficiali, ecc.); b) la rete tra le diverse aree-tema: in termini di collegamenti fisici, di sistema ricettivo e di trasporto ed in termini di collegamento di significato e di messaggio, altrimenti si corre il rischio della giostra o di una marginalizzazione del segmento Veneto dell'Expo; i punti debbono essere fortissimi per risultare appetibili rispetto a Venezia.

2.4) ALLEGATO D: L'individuazione del tema (Settembre 1989) 1) La tradizione culturale delle Esposizioni Universali porta ad affrontare sempre terni in cui siano compresenti scelte di fondo: la volontà, quasi l'entusiasmo, di segnare un momento forte di spinta in avanti dello sviluppo mondiale; e la volontà, quasi l'entusiasmo di vedere nel progresso della scienza e della tecnologia il motore più profondo dello sviluppo mondiale, il fattore quindi da esaltare ed espandere. Basterebbe ripercorrere i terni scelti dall'Expo di Chicago del 1933 a quella di Chicago del 1992 (da "A century of progress" ad "Age of discovery") per comprendere come vi sia, nella tradizione culturale delle Expo, una grande carica di ottimismo, di progresso, di fede nel futuro dell'uomo, di convinzione che l'uomo abbia le capacità (nel suo cervello come nelle sue realizzazioni tecniche) di portare avanti la progressiva civilizzazione del pianeta.

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2) La scelta del tema per l'Expo veneziana del 2000 deve collegarsi a tale tradizione culturale nella convinzione (non importa se di maggioranza o di minoranza) che "il futuro sarà di chi avrà fiducia nel futuro". Ma, proprio per essere intimamente fedeli alla ispirazione di fondo delle esposizioni universali, occorre non chiudere gli occhi di fronte ai dubbi ed alle difficoltà che tale ispirazione può incontrare (dal livello internazionale fino al livello locale veneziano) in un periodo storico come l'attuale, apparentemente meno fiducioso nel futuro prossimo venturo e nelle capacità dell'uomo di fame un'ulteriore fase di civilizzazione. Non possiamo infatti chiudere gli occhi di fronte al fatto che oggi si stia affermando, un po' in tutti i paesi del mondo, una cultura di grande cautela verso l'ulteriore sviluppo economico e tecnologico. E' diffusa la paura di poter toccare l'equilibrio complessivo (specialmente ambivalente) dei vari sistemi locali, regionali, planetari. Ai termini di sviluppo, di progresso, di innovazione, di trasformazione si contrappongono sempre più spesso i termini di protezione, difesa, salvaguardia, presidio, conservazione. La spinta in avanti si rattrappisce in una tendenza a non cambiare, per paura di squilibrare (o distruggere) l'esistente. 3) Di fronte al diffondersi di questa nuova cultura del presidio e della salvaguardia, non è giusta (e neppure destinata al successo) la sola reazione a ribadire con forza la superiorità della cultura della fede nello sviluppo e della spinta in avanti, quella che ha contraddistinto gli ultimi 10-15 decenni. Occorre invece, proprio per rilanciare e far vincere tale cultura, ridare agli uomini di questo passaggio di secolo (e di millennio) la loro "casa", cioè il pianeta Terra, che non va solo presidiato ma va continuamente governato e ricreato": va cioè continuamente reso coerente con la sua complessità ambientale, tecnologica, economica, sociale. Questo comporta evidentemente la necessità di riprendere la traccia evolutiva I del pianeta e di capisse (e guidarne) il futuro. 4) Ma non sfugge a nessuno che oggi non c'è grande tensione al futuro e non c'è neppure una consistente cultura del futuro; cosicché oggi, all'inizio del nuovo millennio, gli uomini si ritrovano poveri proprio nella risorsa culturale di base: la fede e la tensione al futuro. Forse perché lo sviluppo scientifico e tecnologico è stato così rapido da essere quasi incorporato in un presente in continua innovazione, gli uomini di questo passaggio di secolo non sanno più immaginarsi un futuro, se non come pura continuazione dell'esistente, una sua continua autoalimentazione. Si può anzi dire, al limite, che negli uomini decade non solo l'immaginazione del futuro ma addirittura il gusto e la sorpresa di pensarlo ed attenderlo; come dice un filosofo italiano "il futuro non ci fa né paura né invidia, perché sarà il presente di altri". Non può sorprendere quindi il fatto che oggi vi sia una concezione rattrappita e povera del futuro. Le speranze di mondi migliori non sono più di moda, anzi ci troviamo speso di fronte a grandi incertezze quando pensiamo al futuro. Talvolta tali incertezze sono legate alla sensazione che grandi catastrofi (atomiche e no) siano imminenti, più spesso sono legate alla convinzione che siano in corso una strisciante usura delle risorse con cui gli uomini vivono, ed uno strisciante degrado dell'ambiente in cui gli uomini vivono. Ma la povertà della nostra concezione del futuro è legata anche e forse specialmente ad altre ragioni, abbastanza evidenti, pur se non tutti ne hanno chiara consapevolezza: - l'influsso della perdita della dimensione lineare del tempo: il sempre minor gusto del futuro si lega al fatto che abbiamo sempre meno memoria (il termine è ormai più legato alle banche dati informatiche che all'arte umana del rammemorare), cosicché finiamo per vivere nel tempo attuale come unico orizzonte, senza evoluzione temporale del processo di sviluppo ("life is your film", dice una pubblicità rivolta ai giovani); - l'influsso di una cultura collettiva in cui la gente è appagata di quel che è. Da secoli (forse anche per l'influsso della religione giudaico-cristiana) ci eravamo abituati a concepire la nostra identità individuale e collettiva come legata non a quel che si è ma a quel che si attende di essere (in vita ed oltre la vita).

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Oggi questa tensione all'attesa di un eventuale e futuro "tempo di pienezza" è molto affievolita, quasi che il tempo di pienezza sia quello che viviamo già oggi; - l'influsso della generalizzata convinzione che lo sforzo che il mondo moderno ci impone non è quello di allargare ulteriormente la proliferazione vitalistica ed innovativo dei soggetti sociali, ma è quello di nazionalizzare la troppa confusione esistente. La proliferazione ci comincia a far paura ("anche la malattia del secolo, il cancro, è proliferazione, di tipo metastatico") e preferiamo rinunciare al nuovo che la vitalità proliferante può produrre per rinchiuderci in una cultura "invernale" di ordine, ricentraggio, nazionalizzazione; - ed infine l'influsso del fatto che sono andati decadendo i miti e le speranze che avevano funzionato da "magnete" per una concezione ed una mobilitazione di futuro: la rivoluzione, il comunismo, lo stesso progresso scientifico, sono termini di sempre minore spessore culturale e sempre minore coinvolgimento sociale di massa. Si ritorna agli archetipi statici, ai miti greci, al pensar greco, contro ogni dinamica di sviluppo e di divenire. 5) Una progressiva povertà di cultura del futuro ci impone una domanda seria: possiamo ancora divenire? C'è ancora cultura di trasformazione e di progresso del mondo o dobbiamo soltanto gestirlo, con la cautela più razionale possibile? A queste domande non si può rispondere con l'antica facilità (e felicità) di chi credeva nella cultura vincente dell'ultimo secolo, quella cultura per cui l'uomo ha la possibilità, con la tecnica e con la sua carica vitale, di dominare e trasformare il mondo, superando i vincoli e gli attriti che la realtà può opporre al progresso tecnico ed all'impegno dell'uomo. La fiducia vitale nel futuro e la cultura positivistica e tecnologica che vi stava sotto sono oggi messe in discussione da sospetti e critiche non banali: - il sospetto che il progresso e la tecnica abbiano creato le condizioni (anche di incoscienza collettiva) per intaccare le risorse non rinnovabili (e quindi senza prezzo): l'ambiente, le acque, la fascia d'ozono, il petrolio, ecc.; - addirittura il sospetto che il progresso e la tecnica possano tralignare verso obiettivi di limite sul piano umano e morale (nella manipolazione genetica come negli armamenti); - il sospetto che il progresso e la tecnica ci abbiano dato uno sviluppo essenzialmente quantitativo, ma che non sia capace di darci quella qualità della vita sociale che oggi è perseguita come obiettivo universalmente coinvolgente; - e torna forse l'antico sospetto che il progresso e la tecnica, con la loro continua spinta a cambiare, a dislocarsi rispetto al consolidato, siano in fondo portatori di dolore, del dolore che viene dal dover continuamente perdere il proprio "territorio", i propri riferimenti, la propria identità. Non può essere a tal proposito un caso il diffondersi di culture orientali di fuga dalla storia e dal cambiamento e di rinserramento in misticismi fuori del tempo. Questi quattro filoni di sospetto culturale prendono forme e nomi diversi, da quelle rozze della polemica "ambientalista" a quelle più sofisticate di controllo etico (della scienza, dell'ambiente, ecc.) a quelle più radicali di filosofica nostalgia di quando il mondo, prima dei "grandi greci" (da Eschilo ad Aristotele), non aveva sposato per sempre il divenire. Ma, quale che siano le forme, la domanda sospettosa "possiamo ancora divenire?" segna pesantemente questo passaggio di secolo e millennio. 6) Conviene brevemente approfondire il perché tale domanda non riesca ad essere oltrepassata dall'antica fede nel progresso e nella tecnica come risolutori di ogni difficoltà ed ogni arretratezza. Tale fede ad alcuni sembra ormai un retaggio di periodi culturali ormai superati (il sempre più in alto ed in avanti del positivismo scientifico), ad altri sembra addirittura una irresponsabile pericolosa ingenuità. Per questo, da troppi anni si contrappongono due culture polarizzate e semplificate (e quindi povere) del futuro:

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- da un lato l'orgoglio scientifico e tecnologico che ragiona sulla sua presunzione di poter sempre risolvere qualsiasi problema, antico o nuovo; - dall'altro lato la drammatica segnalazione dei vincoli oggettivi da imporre allo sviluppo (economico o demografico) e fianco al progresso tecnico se si vuole proteggere l'ambiente e la vita del genere umano; e questa semplificata e contrapposta povertà finisce per dividere la cultura moderna in due culture parziali, in due culture impotenti: da un lato l'orgoglio del progresso scientifico e dello sviluppo economico non riesce più ad essere mito collettivo, mito capace di coinvolgere e mobilitare; dall'altro lato i drammatici richiami alla reazione di quel che c'è ed il rifiuto del divenire non solo non riescono a mobilitare (se non le paure) ma non riescono neppure a garantire la promessa protezione dai cambiamenti, perché le innovazioni ed i cambiamenti si infiltrano in ogni quotidiana realtà delle società moderne. 7) Dobbiamo uscire da questa contrapposizione impotente, se vogliamo affrontare il nuovo secolo con la speranza che esso sia un'ulteriore fase di civilizzazione, di sviluppo dell'uomo. E per uscire dalla contrapposizione si deve non soltanto rinunciare all'idea di imporre il primato di una delle due culture che oggi si contrappongono ma si deve anche e specialmente cercare di cogliere una linea di "uscita in avanti" rispetto all'attuale contrapposizione. In questa impegnativa esplorazione di sentieri culturali nuovi (non protetti dalle posizioni culturali esistenti) la scelta di fondo è quella esprimibile in questa concatenazione di concetti e consapevolezza: - lo sviluppo futuro sarà ricerca costante di qualità della vita e della convivenza collettiva; - la qualità della vita e della convivenza si legano alla nostra capacità di garantire vivibilità e piena fruibilità del pianeta e delle sue risorse; - per tale vivibilità e fruibilità è essenziale garantire equilibrio fra possibilità date al progresso tecnico e vincoli imposti dalla oggettiva limitatezza delle risorse; - per fare un equilibrio che non sia di blocco reciproco fra possibilità e vincoli, occorre promuovere una crescente e finalizzata integrazione (e realizzazione) delle energie culturali e tecniche presenti sul pianeta - in questa prospettiva la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica hanno ancora e sempre un ruolo primario. Una simile concatenazione logica può essere espressa se in termini di sintesi con la frase "lo sviluppo come ricerca di equilibrio ed integrazione" o con la frase, più prescrittiva, il costruire l'equilibrio del sistema Terra": nella prima è maggiore il senso della dinamica di sviluppo, nella seconda è più evidente la fatica del costruire e del costruire in un sistema crescentemente complesso. Ma in ognuna delle due è comune la consapevolezza che il futuro sarà fatto di ricerca e di costruzione di nuovi equilibri, ambientali o economici che siano. 8) Nella quasi ovvia esigenza di semplificazione che ogni "tema" di Expo comporta, sembra utile scegliere la seconda delle impostazioni indicate e dare all'Expo veneziana un tema del tipo "La costruzione dell'equilibrio del sistema Terra". Si tratta di un tema su cui tutte le nazioni possono unirsi per garantire un balzo in avanti della coscienza di vivere tutti in un sistema unitario; della coscienza di avere tutti una responsabilità di garantire quell'equilibrio del pianeta che è la base della sua vivibilità e fruibilità; della coscienza di essere tutti impegnati non solo ad un'opera di presidio dell'esistente (l'equilibrio non esiste in natura) ma ad una continua costruzione del nuovo, sul piano scientifico come sul piano organizzativo. a) E' anzitutto un tema che vuole porsi l'obiettivo di considerare la Terra come sistema, nella consapevolezza che orinai il nostro pianeta è. una realtà unitaria e che come sistema unitario va capito e gestito: nei suoi aspetti più squisitamente fisici (la fascia d'ozono come l'effetto serra ad esempio) come nei suoi aspetti economici (i rapporti Nord-Sud come quelli Est-Ovest, ad esempio) come nei suoi aspetti demografici (le dimensioni della natalità come la crescita della multirazzialità, ad esempio) come nei suoi aspetti culturali (la crescita delle comunicazioni di massa come la tendenziale unificazione dei modelli di comportamento, ad esempio). Il pianeta Terra è sempre più un sistema unitario e come tale va capito e gestito.

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b) Va capito e gestito in termini di continua ricerca e costruzione di un equilibrio complessivo. La storia è un continuo succedersi di squilibri e disordini, e non dobbiamo averne paura; ma perché, al passaggio del nuovo millennio, non prevalgano disordini e squilibri di tipo "dissipativo", dobbiamo far crescere una universale cultura dell'equilibrio (delle risorse come delle strutture di residenza come delle produzioni). Sapendo che difficilmente gli equilibri sono spontanei, vanno costruiti dalle nostre capacità. c) In questo senso il tema dell'Expo 2000 parla di costruzione dell'equilibrio, nella consapevolezza che non basta presidiare l'esistente ritenendo che l'equilibrio sia già dato; ma che occorre invece mobilitare la ricerca, la tecnologia, le tecniche organizzativi, i comportamenti collettivi che possono risolvere gli squilibri esistenti, evitare che se ne creino di nuovi, creare le condizioni per una continua e "creativa" ricerca di nuovi equilibri. L'equilibrio che deve stare alla base della vivibilità del pianeta Terra non può essere frutto di appiattimento e di passività, deve essere il risultato delle capacità degli uomini di creare il nuovo. 9) Se si pensa alla tendenza delle precedenti Esposizioni Universali ad esaltare la dimensione del primato della innovazione tecnologica, un tema come quello indicato nel paragrafo precedente può certamente apparire contro-corrente; ma se invece si pensa all'attenzione progressiva che le Esposizioni Universali hanno avuto per i problemi della qualità dello sviluppo moderno, allora un tema quale quello indicato può collocarsi nella logica di continuo perfezionamento della cultura intima e profonda della formula dell'esposizione universale: non solo appuntamento per mostrare innovazioni, ma anche appuntamento per riflettere insieme sul nostro futuro. 10) Del resto concepire lo sviluppo futuro come ricerca e costruzione di nuovi equilibri, contrariamente alle apparenze superficiali, chiama direttamente in causa il contributo della scienza, della tecnologia, dell'innovazione organizzativa. Per troppo tempo questi fattori sono stati considerati portatori di squilibrio, di arrischiata trasformazione degli assetti consolidati (naturali o tradizionali che fossero); oggi si comincia a capire che essi possono essere i fattori che garantiscono, a diversi e sempre più alti livelli di complessità, l'equilibrato svolgersi delle cose. La innovazione tecnico-scientifica è infatti sempre più "ordinante" e capace di cercare i nessi di gestione (il software) dei fenomeni più diversi e più complessi: non a caso lavoriamo oggi su ordinatori e su softwares di crescente capacità; su "codici" (genetici o di linguaggio) da usare per gerarchizzare informazioni e valori culturali; su tecnologie strettamente legate all'organizzazione (dalla robotica alla telematica) e quindi orientate alla migliore gestione di apparati complessi; su ricerche e sperimentazioni di utilizzo ottimale di risorse esistenti (dalla energia solare alla clonazione); su impegni scientifici e tecnologici su problemi di qualità, di manutenzione, di riciclaggio. Sono tutte attività, come si vede, in cui la ricerca e la tecnologia avanzata si rivolgono non tanto alla trasformazione radicale dell'organizzazione sociale ma quasi ad un suo consolidamento e miglioramento qualitativo. La derivazione di punta diventa "ordinante", volta a garantire più alti livelli di equilibrio delle possibilità offerte dalla natura e, quindi, volta ad una maggiore fruibilità delle risorse naturali e di intelligenza umana - che abbiamo a disposizione. Il progresso tecnico diventa al tempo stesso esplorazione del nuovo e gestione creativa degli equilibri esistenti. Per usare i più vecchi concetti della nostra cultura occidentale il progresso non si schiera per la innovazione e la tecnica (la techné greca) contro i vincoli e la necessità (l'ananké greca) ma diventa il modo reale per sposare insieme due polarità da troppo tempo considerate contrarie. 11) Affermare ed arricchire questa nuova e più completa concezione del progresso tecnico come grande e creativo fattore di equilibrio fra innovazione e vincoli è il compito culturale più impegnativo ed entusiasmante dei prossimi decenni, giacché da tale arricchimento dipendono i tre grandi problemi del futuro: - la fruibilità piena del nostro pianeta e delle risorse che noi suoi abitanti abbiamo oggi a disposizione;

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- la evoluzione dei meccanismi economici ed organizzativi con cui possiamo padroneggiare la crescente complessità delle cose; - il senso ed il significato della stessa vita umana, individuale e collettiva; e dipende di conseguenza la cultura del futuro con cui affrontiamo il nuovo millennio. La vitalità con cui è giusto affrontare il futuro dipenderà essenzialmente dalla capacità di elaborare un impegno scientifico e tecnologico capace di dare un creativo contributo alla soluzione dei tre problemi indicati. 12) Il primo problema è quello dell'equilibrio che deve stare alla base della fruibilità del pianeta Terra. Contro la duplice illusione di poter conservare tutto e sfruttare tutto occorre dire che se l'incoscienza sprecona degli ultimi decenni non è prorogabile per molto tempo, anche l'idea di semplicemente conservare non regge di fronte alla spinta di miliardi di persone che vogliono godere di migliori condizioni di vita. "Presidiare non basta" se non è accompagnato da una cultura scientifica e tecnica volta a equilibri nuovi, costantemente da ricercare più che da difendere. Basta pensare a quanto una tale cultura scientifica e tecnica sia necessaria per affrontare temi decisivi per il futuro dell'umanità come quelli che possono costituire i grandi sottotemi della Expo veneziana. a) La costruzione dell'equilibrio del clima sulla terra è oggi il problema più delicato e drammatico del nostro pianeta, che richiedo uno sforzo enorme di ricerca scientifica e tecnologica sui vari temi in esso implicati: il clima dal punto di vista globale, come bilancio ingresso/uscita dell'energia proveniente dal sole; i due principali fattori terrestri di controllo, cioè l'albero e l'effetto serra; il ruolo del sistema accoppiato suolo-idrosfera-atmosfera e le sue modellazioni; le possibilità effettive del controllo del clima. b) La costruzione dell'equilibrio dell'assetto fisico del sistema Terra. Il pianeta ha infatti il problema urgente di dedicare energie culturali, scientifiche, tecnologiche ed organizzativi al compito di garantire riequilibrio e nuovi equilibri nel rapporto fra acque e terre emerse; all'interno delle acque (materie prime dal fondo marino, inquinamenti, eutrofizzazione, interazioni atmosfera-oceani, ecc.); all'interno delle terre emerse (consistenza e qualità delle foreste, ghiacciai, deserti, ecc.); nel rapporto fra suolo e sottosuolo (protezione e valorizzazione delle falde, dei giacimenti, dei gas, dei minerali, ecc.). Tutti argomenti su cui è enorme la potenzialità di controllo e gestione della ricerca e della tecnologia avanzate, come mostrano i grandi programmi di ricerca in corso in vari paesi e regioni. c) La costruzione dell'equilibrio fra risorse finite ed eccedenze crescenti. Sappiamo tutti che le risorse disponibili sul pianeta non sono infinite (da quelle energetiche a quelle di particolari minerali) come ci hanno spiegato innumerevoli ricerche e previsioni degli ultimi anni; ma sappiamo anche che possiamo e dobbiamo fare ogni possibile sforzo per ricercare nuove risorse e per sfruttare razionalmente quelle tradizionali; così come sappiamo che c'è troppo disordine incontrollato nella formazione "inutile" di eccedenze (di residui industriali, di rifiuti urbani, di sovrapproduzioni agricole, ecc.). Un tale stato di cose non è sopportabile, occorre "ordinare" l'equilibrio delle nostre risorse ed in questo la tecnologia e la scienza possono dare - e stanno dando - un contributo estremamente significativo. d) La costruzione dell'equilibrio dell'assetto territoriale dello sviluppo mondiale. Abbiamo ancora aree sovrappopolate e sottopopolate, abbiamo processi enormi di emigrazione (e di formazione di realtà multirazziali, specie nei paesi e nelle regioni a più forte ricchezza, quelle verso cui naturalmente si rivolge l'emigrazione), abbiamo zone di forte squilibrio demografico ed occupazionale, abbiamo forti processi di indiscriminata congestione urbana (con la formazione di incontrollabili megalopoli), abbiamo sottosistemi territoriali policentrici (si pensi allo stesso Veneto) che richiedono una continua gestione coordinata del loro sviluppo; abbiamo cioè fenomeni e problemi che rischiano di rendere non governata, oltre che squilibrata, la vita associata in molte zone del pianeta. Trovare modi e tecniche di gestione di tali fenomeni e problemi è compito primario della tecnologia (hard o soft che sia) e delle ricerche scientifiche, specie di quelle economico-sociali. e) La costruzione dell'equilibrio economico del sistema Terra. L'approccio sistemico alla realtà del pianeta non può che tradursi anche e forse specialmente in un ripensamento a fondo dei problemi economici: i rapporti fra Nord e Sud del mondo; i rapporti fra Est ed Ovest; i rapporti fra paesi fornitori di materie prime ed i paesi di trasformazione produttiva; i rapporti fra attività produttiva ed attività di servizio (perché sia sempre vitale il rapporto fra produzione e terziarizzazione); i rapporti fra economia reale ed economia finanziaria nei vari paesi e nella realtà internazionale; nonché, evidentemente i rapporti fra tutti questi aspetti e le tecnologie che si stanno trasformando (dalla robotica alla telematica).

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Tutti questi cinque impegni di costruzione di nuovi equilibri, ben presenti del resto a buona parte della coscienza collettiva, richiedono non un puro impegno di presidio ambientalistico o di oltrepassamento tecnologico; ma richiedono un impegno complesso, scientifico ed organizzativo insieme, un impegno creativamente "ordinante" (non a caso non c'è alcuno dei problemi di equilibrio che non sia stato già oggetto di modelli matematici, simulazioni informatiche, meccanismi vari di monitoraggio, ecc.). Una rassegna ed una riflessione sui diversi modi in cui essi sono stati affrontati con cultura complessa - insieme di presidio e di valorizzazione, di controllo dell'esistente e di continua progettazione del nuovo - sarebbero essenziali non tanto per stabilire chi sia stato più bravo ma per fare tutti insieme "soglia superiore" di come scienza e tecnica siano oggi i motori più funzionari all'equilibrio ed alla corretta fruibilità del pianeta Terra. 13) Ma un impegno di questo tipo richiede dei meccanismi economici, organizzativi, sociali (e politici al limite) che portino dentro di sé quella cultura nuova, di equilibrio creativo fra innovazione possibile e vincoli di fatto. Si pensi in particolare a quanto siano oggi importanti: - i meccanismi di comprensione e di selezione delle eccedenze e delle carenze che creano squilibri di ogni tipo; - i meccanismi di gerarchizzazione (delle informazioni, dei problemi, dei progetti di informazione); - i meccanismi di controllo e di monitoraggio dei feed-backs dei diversi fenomeni e processi che incidono sui vari equilibri sopra ricordati; - i meccanismi di sviluppo e potenziamento dei processi spontanei di adattamento ed autoregolazione (in natura come nell'organizzazione economica e sociale); - i meccanismi di potenziamento di quella dose di "artificio" che è sempre necessaria per regolare ed ordinare la "natura" (che, come diceva Darwin, uccide molto più di quanto conservi, se non è supportata dall'intelligenza dell'uomo); - i meccanismi di continuo bilanciamento fra la logica di abbandono all'esistente che è tipica di molte culture (specie orientali) e la logica di razionale o istintuale esplorazione del possibile che è tipica del capitalismo occidentale e della sua cultura collettiva; - i meccanismi di sviluppo di quelle capacità di decisione ed organizzazione la cui carenza oggi è il maggiore fattore delle varie crisi di squilibrio ambientale nelle varie aree del mondo. Senza l'attivazione e la diffusione di questi meccanismi ogni ambizione di equilibrata fruizione del pianeta Terra (delle sue risorse finite come delle sue non finite potenzialità culturali e tecnologiche) sarebbe puramente illusoria, predicatoria, esigenziale. Tutta la tematica ambientalistica di questi ultimi anni infatti mostra le sue carenze non tanto nella capacità di individuare e studiare i problemi e gli squilibri più drammatici quanto piuttosto nella capacità di mettere a fuoco meccanismi di gestione avanzata delle diverse funzioni necessarie a garantire l'equilibrio come fonte di vita (da quelle di selezione e gerarchizzazione dei fenomeni a quelle di loro decisionalità ed organizzazione). Siamo ancora per lo più alla cultura della denuncia degli squilibri, non abbiamo ancora una cultura della gestione creativa dell'equilibrio nei diversi fenomeni e nei diversi momenti di crisi. La stessa carica di catastrofe sempre imminente che pervade oggi la dialettica sui grandi problemi della vivibilità e fruibilità della nostra Terra è il sintomo di una implicita contrapposizione (il più profondo degli squilibri) fra dimensione fatale e dimensione sociale dei problemi stessi: essi non sembrano più un fatto della società, angosciante e padroneggiabile al tempo stesso; finiscono per essere espressione di fatalità senza speranza per l’impegno dell’uomo. Dire no alla fatalità significa impegnarsi a sviluppare meccanismi di padroneggiamento dell’equilibrio di fondo della nostra vita collettiva. 14) Questo impegno è tanto più importante in quanto ad una cultura dell’equilibrio creativo è legata non solo la vivibilità del pianeta, ma anche la nostra vita personale, forse lo stesso significato della vita. La vita è equilibrio ed integrazione di forse contrastanti, se è vero che continuamente dobbiamo cercare in noi stessi:

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- equilibrio ed integrazione fra psiche e corpo (come dimostra un po’ tutta la medicina attuale, iperscientifica o alternativa che sia); - equilibrio ed integrazione fra razionalità ed irrazionalità (per sfuggire ai fondamentalismi religiosi o ideologici o all’insufficienza di significato umano degli atteggiamenti solo razionali); - equilibrio ed integrazione fra un’identità legata all’enfasi sul soggetto e sulla soggettività ed una identità legata alla esigenza di relazione interpersonale (“l’identità è sempre più nella relazione” per dirla con alcuni dei maggiori filosofi moderni); - equilibrio ed integrazione fra l’accumulazione e lo scambio come poli di riferimento dei comportamenti e dei valori individuali e collettivi; - equilibrio ed integrazione fra valori centrali e valori periferici (fra grandi valori di monoteismo culturale e politeismo di stimoli ed esperienze diverse, per usare concetti Hillman); - equilibrio ed integrazione fra progettazione del nuovo e tentazione abitudinaria, tentazione sempre diffusa nella realtà, ma potenzialmente pericolosa se è vero che "il troppo abituale è la fonte dell'"inautentico"). La continua tensione all'equilibrio ed all'integrazione è quindi la radice vera della nostra vita individuale e forse non è azzardato pensare che una Esposizione Universale programmata a cavallo di due millenni possa e debba avere anche un inveramento nei problemi culturali dei singoli. Uno degli elementi più evidenti della attuale povertà di cultura del futuro sta infatti proprio nella crisi di significato della vita che tocca milioni di persone, nel mondo sviluppato non meno che nelle aree povere del globo. Non possiamo lanciarci verso il futuro senza riprendere la domanda di sempre sul valore profondo della vita. Ed in un grande appuntamento planetario, qual è sempre un'esposizione universale, è giusto che il confronto non sia soltanto fra diverse esperienze scientifiche e tecnologiche ma fra diverse concezioni e filosofie della vita. I miti e le speranze, l'esodo collettivo giudaico-cristiano e la soggettività mistica orientale, la potenza visibile e il valore del nascondimento, l'abbondanza spesso insensata e la sfida del neutro e del vuoto, il dono senza controdono e l'impegno di reciprocità; sono tutte polarità culturali ormai generalizzate in una cultura collettiva di stampo planetario ed è giusto che su di esse si operi un confronto impegnativo alla vigilia del nuovo millennio. 15) Questa convinzione è tanto più giustificata in quanto l'Expo del 2000 si colloca a Venezia e nel Veneto. Si rileggano le riflessioni compiute nei tre paragrafi precedenti e si capirà quanto la cultura veneziana e veneta sia stata emblematica: - della ricerca di equilibrio fra presidio e valorizzazione dell'ambiente come fattore fondamentale di fruibilità dell'ambiente stesso e delle sue possibilità. Cosa sono in fondo Venezia ed il Veneto se non il frutto di una continua tensione a tenere in equilibrio acqua e terra, uomo ed ambiente, artificio e natura? - del bisogno di strumenti e meccanismi di gestione della ricerca di equilibrio: dal monitoraggio delle acque alla selezione quantitativa dei turisti (fino al numero chiuso o programmato) alla gerarchizzazione degli strumenti di decisione ed organizzazione, in tutti i meccanismi di questo tipo la realtà veneziana e veneta presenta caratteristiche e bisogni quasi uniche al mondo; - ed anche del confronto fra filosofie e concezioni della vita. Basta percorrere una sola giornata Venezia per capire il suo valore culturale nel tenere insieme potenza e nascondimento, abbondanza e vuoto, mito e speranza. Venezia ed il Veneto quindi hanno il potere (di immagine, le sedi insostituibili del confronto fra le culture con cui affrontiamo il 2000, con la speranza di poter arrivare ad una cultura (se non unitaria almeno convergente) che si possa considerare la cultura "ricca" di cui ha bisogno il nostro futuro. Esiste quindi una coerenza di fondo fra il tema scelto e la cultura di cui Venezia è portatrice da sempre.

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L'Expo del 2000 non farebbe altro che confermare il ruolo di convergenza e di spinta al futuro che tale cultura ha sempre svolto. Il ruolo anzitutto di convergenza, perché Venezia è sempre stata il punto di incontro e di scambio fra diverse concezioni del mondo (fra Est europeo ed Occidente, fra cultura del misterioso Oriente e cultura della razionalità industriale e commerciale, fra cultura del bello e cultura funzionale, fra valori di centralità coltivati "in visceribus urbis" e valori di avventura e di esplorazione).Ed il ruolo in secondo luogo di spinta in avanti, perché Venezia è sempre stata capace di elaborare quella cultura della "variabilità ordinata" (basta percorrere il Canal Grande o ascoltare Vivaldi) che oggi è considerata indispensabile perché l'evoluzione e lo sviluppo abbiano sia il fattore di diversità (quel fatto che il neurologo francese Changeaux chiama "variazioni aleatorie", considerandolo il vero "motore dell'evoluzione") che il fattore di ordine, regola, padroneggiamento continuo - e di continuo conferimento di senso - della diversità. 16) La scelta del tema e la scelta della localizzazione si intrecciano quindi profondamente nella linea di riflessione seguita nel presente testo. Occorrerà solo, nel prossimo futuro, compiere un'ulteriore specificazione di tale intreccio (fra tema e localizzazione). In proposito è pensabile che le piste da seguire siano sostanzialmente due: - concentrare su Venezia gli impegni di più marcata dimensione immateriale: al "magnete" di Tessera la trattazione del grande tema (trattato al punto 13) delle tecniche di gestione della costruzione dei nuovi equilibri, cosicché il magnete possa diventare "la caverna del nuovo"; ed all'Arsenale tutte le iniziative di riflessione culturale (trattate al punto 14) che possono dare a Venezia il ruolo di "caverna dell'anima" del mondo nuovo ed equilibrato che vogliamo tutti costruire; - localizzare in cinque grandi insediamenti stellari nella regione veneta i cinque sottotemi (esposti nel paragrafo 12) in cui si articola il grande tema della costruzione dell'equilibrio del sistema Terra: l'equilibrio del clima, l'equilibrio dell'assetto fisico, l'equilibrio delle risorse e delle eccedenze, l'equilibrio territoriale e demografico degli insediamenti, l'equilibrio economico. 17) Si tratta di indicazioni ancora molto generali, ma su cui è possibile cominciare ad avviare quella specificazione dei contenuti concreti dell'Expo su cui dovrà basarsi la programmazione di tutto il suo lavoro preparatorio. In questa sede si può solo riaffermare la grande coerenza che il tema scelto per l'Expo del 2000 presenta, con tutto il significato storico e culturale che Venezia ed il Veneto hanno elaborato (ed imposto) alla cultura mondiale negli ultimi secoli. Quel gusto del futuro e quella fiducia nelle capacità dell'uomo che sono da sempre i valori fondanti delle esposizioni universali, possono trovare a Venezia ulteriori e ben radicati fattori di affermazione e di influenza.

2.5) ALLEGATO E: La riqualificazione dell'offerta del centro storico: l'arsenale (febbraio 1989) INDICE NOTA INTRODUTTIVA 1. LA CITTA' DI VENEZIA E L'EXPO 1.1 1 DAL MAGNETE ALL'ARSENALE 1.2 L'ARSENALE LUOGO DELL'EXPO A VENEZIA 1.3 IL RECINTO ARSENALE 2. IL 'RECUPERO DELL'ARSENALE 2.1 L'ARSENALE LUOGO PRODUTTIVO 2.2 IL PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI

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3. LE AREE-PROGETTO: L'ARSENALE DELLA REPUBBLICA VENETA 3.1 SCHEMA OPERATIVO DELL'AREA-PROGETTO N01 3.2 LA PRODUZIONE CULTURALE 3.3 I NUOVI MUSEI 3.4 I CENTRI DI RICERCA 3.5 LA PIAZZA D'ACQUA 4. LE AREE-PROGETTO: IL PIAZZALE DEI BACINI 4.1 SCHEMA OPERATIVO DELL'AREA-PROGETTO N02 4.2 LA RICERCA AVANZATA 4.3 IL PORTO TURISTICO 5. LE AREE-PROGETTO: LE ISOLE DELLE VERGINI E DI S. DANIELE 5.1 SCHEMA OPERATIVO DELL'AREA-PROGETTO N03 5.2 INTORNO ALL'ARSENALE: IL SETTORE URBANO DI CASTELLO EST 5.3 INTORNO ALL'ARSENALE: IL BACINO DI S. PIETRO DI CASTELLO 6. ITINERARIO DELL'EXPO NELL'ARSENALE 7. LA GESTIONE E LE FASI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO 7.1 LA GESTIONE DEL PROGETTO 7.2 LE FASI DI ATTUAZIONE L'ARSENALE DI VENEZIA E L'EXPO 2000 Progetto di recupero dell'Arsenale di Venezia per attività temporanee e permanenti nello scenario dell'Esposizione Universale del 2000 RAPPORTO FINALE DI SINTESI Gruppo di lavoro: Giorgio Lombardi (direttore del progetto) Carlo Aymonino Francesco Bandarin Giorgio Bellavitis Andreas Brandt Enrico Fontanari con Gabriella Barbini Anna Bellavitis Giorgio Busetto Maria Agata Cappiello Attilio Codognato Giorgio Conti Roberto Curti Giulio De Carli Josè Gutierrez Carlo Poni

2.5.0) NOTA INTRODUTTIVA

Questo documento costituisce, più che una sintesi, un frammento del Rapporto Finale della ricerca, commissionata dal Consorzio Venezia Expo, intitolata "L'ARSENALE di VENEZIA e l'EXPO 2000" e non lo sostituisce, in particolare per tutti gli aspetti di analisi e gli approfondimenti tematici.

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Vale come traccia del metodo impiegato e degli obiettivi perseguiti dal gruppo di lavoro, ed è utile come documento di agile consultazione per il convegno, per il quale è stato preparato. La chiave di lettura di questo documento su Venezia e l'EXPO sta nel titolo del convegno: Idee per l'EXPO. Abbiamo adottato nella descrizione i tempi dell'indicativo presente, per illustrare una situazione possibile e realizzabile nel prossimo futuro e per dare maggiore pregnanza al linguaggio. Non ci siamo preoccupati dei "giochi delle parti": competenze, diritti, gerarchie degli enti istituzionalmente chiamati a stabilire le regole di un programma così complesso come l'EXPO. E' troppo presto e non ne abbiamo i titoli. Abbiamo cercato di immaginare una trasformazione possibile della realtà veneziana, non ai fini dell'EXPO, ma attraverso l'EXPO, lavorando ai confini del possibile, ma decisi a rimanere all'interno delle vie praticabili ed ammissibili per intervenire in questa straordinaria città. Giorgio Lombardi

2.5.1) LA CITTA' DI VENEZIA E L'EXPO

2.5.1.1) DAL MAGNETE ALL'ARSENALE L'EXPO è articolata in più sedi, che si irradiano nel territorio veneto a partire dal "Magnete", il luogo introduttivo di questa esposizione policentrica, profondamente diversa ed innovativo rispetto a tutte quelle che l'hanno preceduta. Il Magnete è localizzato sul bordo della laguna, in prossimità di Tessera, vicino all’aeroporto e alle reti autostradali di collegamento con il Veneto e le altre regioni italiane. Dal Magnete, dove sono concentrati gli aspetti informativi, illustrativi e organizzativi principali dell'Esposizione Universale, si dipartono gli itinerari esterni, che consentono al visitatore di raggiungere, attraverso la regione, altri luoghi destinati a ricevere l'EXPO, con iniziative predisposte per l'occasione o mostrando i risultati di processi di ricerca, di applicazione tecniche ed artistiche, iscritte nelle tematiche dell'EXPO e preparate nel corso dell'ultimo decennio con il concorso internazionale di gruppi di ricerca. Fra gli itinerari previsti, uno ha un carattere particolare: è l'itinerario Magnete-Laguna-Venezia. Questo itinerario mette in relazione il luogo centrale dell'EXPO con Venezia, attraverso la laguna. Durante il tragitto i visitatori potranno, dalle imbarcazioni, assistere alle manifestazioni ed agli spettacoli previsti in occasione dell'EXPO, nei più svariati e suggestivi punti della laguna. Il risanamento ecologico dell'ambiente laguna, risultato di uno sforzo intenso di lavoro e di ricerca, ha, nell'occasione dell'EXPO, il suggello degli spettacolari allestimenti previsti fra le isole, le barene, i canali di questo straordinario "teatro d'acqua".

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2.5.1.2) L'ARSENALE LUOGO DELL'EXPO A VENEZIA La meta veneziana dell'itinerario EXPO è l'arsenale. Il grande perimetro murato di circa 46 ettari di superficie, collocato all'estremità orientale di Venezia, è stato scelto come unico luogo dell'EXPO nella città. Attraverso la visita dell'Arsenale restaurato e delle nuove attività temporanee e permanenti che in esso si svolgono, il visitatore trae un'esperienza ricca, intensa ed articolata della città e della civiltà veneziana. Perché l'EXPO nell'Arsenale di Venezia? Esistono altri luoghi nella città, come l'area della Stazione Marittima, il Tronchetto, alcune isole della laguna, che hanno dimensioni e posizione compatibili con la localizzazione di un'EXPO. Tuttavia nessuno di questi può offrire, come l'arsenale, la stessa pregnanza simbolica di luogo della storia e della civiltà veneziana. 2.5.1.3) IL RECINTO ARSENALE Il recinto dell'Arsenale è, al pari dell'Area Marciana e di Rialto, uno dei luoghi topici della città, ma a differenza di questi oggi si trova in condizioni di abbandono e di degrado. L'isolamento spaziale del complesso, la sua funzione di fabbrica di navi, ma soprattutto la sua dimensione assoluta, hanno resistito a trasformazioni minute e frammentarie, conservandolo intatto ma vuoto di ogni funzione produttiva.

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La maggior parte degli edifici esistenti conservano le tracce o la memoria delle trasformazioni produttive, degli aggiornamenti tecnologici, della perizia artigiana ed industriale dei secoli di attività dei cantieri veneziani. Sono tuttora visibili gli apporti tecnici, le sovrapposizioni funzionali, i linguaggi architettonici dal Medioevo all'900, così come le addizioni e le distruzioni operate nella ricerca continua dell'efficienza produttiva e dell'aggiornamento tecnico. Quando, alla fine del secolo scorso, i responsabili della gestione dell'Arsenale hanno verificato la incompatibilità fra esigenze tecnico-produttive e sopravvivenza fisica del vecchio Arsenale della Repubblica, hanno optato per l'estensione della superficie produttiva all'esterno del perimetro con l'addizione del "Piazzale dei Bacini", dove era possibile allestire cantieri adatti alle grandi dimensioni del naviglio moderno, e delle isole di S. Daniele e delle Vergini, per risolvere i problemi logistici e funzionari dell'Arsenale e dei suoi addetti. Dal secondo Dopoguerra l'Arsenale ha progressivamente ridotto la sua attività fino alla stasi odierna. Questo destino di recinto separato ha protetto l'Arsenale dalla cancellazione dalla città, come è successo ad analoghe fabbriche dismesse di città porto del Mediterraneo, ma Venezia stessa, e in particolare la sua porzione orientale, il sestiere di Castello, ne hanno sopportato profonde conseguenze: l'interruzione della vitalità produttiva dell'Arsenale ha intaccato la vitalità del quartiere, ha condannato l'area orientale di Venezia a un ruolo periferico rispetto alle "aree forti" di S. Marco e dei terminali Ovest con la terraferma.

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2.5.2) IL RECUPERO DELL'ARSENALE

2.5.2.1) L'ARSENALE LUOGO PRODUTTIVO L'idea dell'EXPO all'Arsenale si basa sull'ipotesi di rilanciare, attraverso un'operazione complessa ed articolata, tutto il settore orientale di Venezia e delle isole circostanti il Bacino di S. Pietro di Castello. L'Arsenale, restaurato attraverso i finanziamenti messi in moto dall'EXPO, trova un nuovo ruolo "produttivo" nella città diverso da quello, storico, di fabbrica navale. Diventa luogo di attività legate alla cultura, alla ricerca, al tempo libero ed alla portualità minore.

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La vitalità ritrovata dell'Arsenale si riflette nel tessuto circostante: sollecita il rilancio di attività produttive, richiama posti di lavoro, incrementa la domanda di nuova residenza e di servizi. Impone, finalmente, il problema di una nuova centralità dell'area orientale di Venezia. 2.5.2.2) IL PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI L'EXPO intende proporre ai visitatori della manifestazione una esperienza straordinaria: l'esempio realizzato e funzionante della compatibilità fra l'ambiente storico, le memorie del passato della Serenissima Repubblica di Venezia, e la vitalità produttiva odierna, da costruire intorno ad uno scenario di attività compatibili con l'ambiente ed i manufatti storici. L'EXPO si presenta come promotore di un progetto di recupero generale dell'Arsenale che ha come obiettivo temporaneo la "celebrazione" della manifestazione nell'Arsenale restaurato, e come obiettivo di lungo periodo l'attivazione del polo Arsenale come uno dei "luoghi forti" della città, nei settori dell'offerta culturale, espositiva, della ricerca scientifica, del tempo libero. Il progetto ipotizzato per l'arsenale non punta sugli aspetti effimeri della manifestazione fieristica, che vengono ridotti al minimo, ma promuove interventi permanenti e definitivi di restauro e riuso di edifici ed aree, che faranno "mostra di sé" nell'itinerario espositivo dell'EXPO, per continuare a funzionare anche dopo l'EXPO. Il programma EXPO-Arsenale è articolato per grandi AREE PROGETTO e per obiettivi primari, corrispondenti a ciascuna area. Ogni area può essere articolata in sub-aree omogenee cui corrispondono indicazioni di attività previste e di criteri operativi. Le AREE PROGETTO sono: - L'ANTICO PERIMETRO DELL'ARSENALE DELLA REPUBBLICA VENETA; - IL PIAZZALE DEI BACINI (oggi Area CNOMV, a nord); - LE ISOLE DELLE VERGINI E DI S. DANIELE, (oggi inglobate nell'area militare, a est).

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2.5.3) LE AREE-PROGETTO: L'ARSENALE DELLA REPUBBLICA VENETA

2.5.3.1) SCHEMA OPERATIVO DELL'AREA-PROGETTO N.1 Obiettivi del progetto EXPO per l'arsenale della Repubblica Veneta Primo obiettivo: recupero del complesso come sede di produzione e fruizione culturale Attività: - Museo dell'arsenale e della Marina Militare

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- Museo delI'innovazione - Centro Arte Contemporanea - Centro di Restauro - Aree espositive

Criteri operativi: - tutela del complesso architettonico e dell'ambiente - restauro dei manufatti di valore storico-artistico

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- compatibilità fra tipologie edilizie e funzioni

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Secondo obiettivo: la "Piazza d'Acqua" nella Grande Darsena. Attività: - terminal dei trasporti lagunari per le isole contermini

(Vignole-S.Erasmo-S.Andrea-Lido) - approdo per imbarcazioni da diporto - ricovero ed ormeggio per imbarcazioni lagunari - dotazione di servizi a terra complementari (caffè, ristoranti, ecc.) lungo la banchina - costruzione della passerella pedonale attraverso la Grande Darsena

Criteri operativi: - sistemazione e attrezzatura della Darsena Grande e delle banchine per

l'attracco temporaneo delle imbarcazioni - passerella di attraversamento est-ovest della darsena, dotata di un settore mobile per il passaggio di imbarcazioni - sistemazione delle rive e dei passaggi obbligati fra le parti dell'arsenale - sistemazione degli spazi e piazze alberate - localizzazione e progettazione dei servizi per il pubblico e per la nautica

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2.5.3.2) LA PRODUZIONE CULTURALE (primo obiettivo)

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Quale produzione culturale immettere nell'Arsenale e quali attività produttive ad essa legate? Lo scenario immaginato ha tenuto conto di tre fattori, che contribuiscono a definire un rapporto di necessità fra il "luogo" Arsenale e le attività proposte. a - La storia dell'Arsenale come fabbrica anfibia, sommatoria di architetture navali, centro del potere militare della Repubblica, testimonianza della potenza marittima di Venezia nei secoli. b - L'Arsenale come archivio di tecniche costruttive e produttive, memoria dell'organizzazione del lavoro e della produzione dal Medioevo alla caduta della Repubblica. Luogo possibile dove riannodare i fili spezzati fra la ricerca avanzata del passato e quella di oggi. c - Il sestiere di Castello, luogo storico dell'Arte Moderna a Venezia. L'Arsenale come elemento di continuità e di integrazione con la Biennale dei Giardini. Castello-Arsenale: polo forte delle attività e della presenza internazionale di Venezia nel campo dell'arte Contemporanea. L'offerta culturale è quindi indirizzata verso questi tre temi: - la storia dell'Arsenale e della navigazione - la storia e l'evoluzione della tecnologia - l'arte moderna e contemporanea Elemento caratterizzante le tre offerte culturali è il modello museale, orientato, tramite l'uso dei media e delle sofisticate tecnologie impiegate per la rappresentazione, a facilitare la fruizione del pubblico e consentire un approccio interattivo ai temi ed agli oggetti esposti. In stretto rapporto con i musei si organizza l'attività dei laboratori di ricerca e di sperimentazione: essi sviluppano il patrimonio conoscitivo del museo e, allo stesso tempo, ne progettano l'evoluzione e l'organizzazione espositiva. 2.5.3.3) I NUOVI MUSEI I nuovi musei previsti all'Arsenale sono: Il Museo dell'Arsenale e della Marina Militare. Il nuovo museo raccoglie ed espone la documentazione storica sulle trasformazioni dell'Arsenale, manufatto architettonico e "macchina" produttiva e militare al tempo stesso. Il suo centro di ricerca sviluppa la ricerca storica sulle tecniche costruttive navali, e realizza i modelli di imbarcazioni storiche. La ricostruzione del Bucintoro suggella la rinascita dell'Arsenale come uno dei poli urbani di Venezia. Il Museo dell'Innovazione. Il Museo espone al pubblico lo sviluppo delle tecnologie industriali, ponendole in un continuo temporale che giunge fino ad oggi e guarda al futuro. Il Museo è articolato in: - la Casa delle macchine e dei modelli, che raccoglie le ricostruzioni dei modelli e dei brevetti industriali concessi, nel corso di oltre tre secoli, dal Senato della Repubblica di Venezia; - l'Homo Faber, settore del Museo nel quale il visitatore viene messo a contatto diretto con la tecnica e la tecnologia, attraverso l'interazione con modelli e macchine che illustrano i principi fisici, meccanici, chimici dello sviluppo tecnologico; - il Forum dell'Innovazione, gestito in collaborazione con imprese, che illustra gli esempi attuali di processi innovativi utili all'industria. Il Centro d'Arte Contemporanea.

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Il Centro è, allo stesso tempo, un percorso didattico sull'arte ed un laboratorio permanente di produzione artistica. Attraverso l'uso dei media più avanzati, il visitatore ripercorre l'evoluzione dell'arte nel passato lontano e recente, ricevendo stimoli e suggestioni che lo aiutano li capire il processo di ricerca dell'arte moderna e contemporanea. Solo nell'ultima parte del museo sono esposte materialmente opere di autori contemporanei, che il Centro riceve in dono, in deposito, o che vengono prodotte direttamente nel suo atelier. Il Centro d'Arte Contemporanea non è un museo, e non dispone di una sua dotazione di opere. Esse vengono infatti via via cedute ai musei d'arte moderna di Venezia e del Veneto. 2.5.3.4) I CENTRI DI RICERCA L'Arsenale diventa, in previsione dell'EXPO, e dopo di essa, un luogo della ricerca scientifica e tecnologica, integrato con gli altri centri che, a Venezia e nella terraferma, costituiscono "il sistema della Innovazione". Con la cablatura del territorio, la distanza dell'Arsenale e di Venezia dal resto della regione si annulla e la città può valorizzare il suo ambiente per attrarre funzioni di ricerca avanzata, tecnici e ricercatori. All'interno del perimetro dell'Arsenale della Repubblica trovano sede specialmente le attività di ricerca legate alle funzioni museali previste, mentre l'area del Piazzale dei bacini viene trasformata per accogliere centri di ricerca autonomi ed indipendenti. Le funzioni previste nell'Arsenale sono: - il Centro di Restauro - i laboratori del Museo dell'Innovazione - i laboratori del Museo dell'Arsenale - laboratori e il centro di documentazione sull'Arte Contemporanea. Il Centro di Restauro raccoglie funzioni di ricerca e di didattica, di intervento specialistico e di documentazione, ed integra le sue attività con quelle degli altri centri di restauro esistenti a Venezia. Il Centro di Restauro dei Beni Mobili dell'Arsenale è specializzato particolarmente nel restauro delle opere d'arte moderna e nel restauro e conservazione delle pellicole cinematografiche. Al suo interno si organizza una Scuola di Restauro dei materiali tradizionali, e si situano i Laboratori di Ricerca e Sperimentazione e la Banca Dati sul Restauro. Un particolare rilievo assume il Centro di Restauro per i Materiali Edilizi, specializzato nella ricerca sulle tecniche costruttive e decorative tradizionali dell'area lagunare, in diretto collegamento con gli operatori specializzati nel restauro, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali, l'Amministrazione Comunale, l'università. I Laboratori dei Musei dell'Innovazione e dell'Arsenale sono integrati nella ricerca e nell'elaborazione dei modelli e delle macchine della produzione industriale della civiltà veneziana, così come interessanti collegamenti operativi si stabiliscono fra i laboratori del Museo dell'Innovazione e quelli dell'Arte Contemporanea. Nel Centro di Arte Contemporanea possono trovare sede gli Archivi della Biennale (ASAC), oggi situati a Palazzo Corner della Regina e avulsi dal contesto vivo del polo storico dell'Arte Moderna di Castello-Biennale. 2.5.3.5) LA PIAZZA D'ACQUA (secondo obiettivo) il "Mandrachio", termine che definisce l'antico porto delle città adriatiche e greche, è il luogo centrale della città portuale, la piazza dove si mescolano ed integrano le attività e le funzioni di terra e d'acqua. La Darsena Grande dell'Arsenale può essere assimilata a questo luogo topico della città mediterranea, ed assumere il ruolo di centro del sistema di darsene e porti specializzati che le fanno corona nell'area circostante il bacino di San Pietro di Castello.

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La Darsena è inadeguata ad assolvere alle funzioni rappresentative e rispondere contemporaneamente all'esigenza di spazi ed attrezzature dei porti turistici monofunzionali. In numerosi esempi l'organizzazione del sistema portuale ha differenziato l'offerta fra il porto storico, la Piazza d'Acqua, e il porto turistico specializzato.

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2.5.4) LE AREE-PROGETTO: IL PIAZZALE DEI BACINI 2.5.4.1) SCHEMA OPERATIVO DELL'AREA-PROGETTO N.2 In questa penisola aggregata all'Arsenale veneziano in due riprese, fra la fine dell'Ottocento e la Prima Guerra Mondiale, oggi si svolgono le residue attività cantieristiche dell'Arsenale, nei cantieri CNOMV.

La permanenza nell'area dell'attività cantieristica non ha futuro: le prospettive di rilancio di questo settore dell'Arsenale non sono vincolate da fattori storico-ambientali, come l'arsenale della Repubblica Veneziana, ma alle potenzialità elevate di trasformabilità fisica dell'area e alle possibilità di rilevanti modifiche della sua morfologia. La penisola è stata aggregata all'Arsenale in due riprese: la prima fase (1 870 1879) ha interessato l'area dei due bacini di carenaggio minori; la seconda fase quella del bacino di carenaggio maggiore (1909-1917). Fra i due interventi vi è una differenza notevole. Il primo è il risultato di un progetto disegnato nei minimi dettagli, integrando aspetti estetici e funzionari dell'Arsenale al di fuori del suo perimetro storico. L'addizione è progettata sui due lati del canale di Porta Nuova e interessa anche l'Isola delle Vergini. Tutte le aree annesse vengono circondate da mura, torri e costruzioni neo-gotiche e il fronte laguna del Piazzale dei Bacini viene realizzato con una soluzione architettonica unitaria, di notevole forza e immagine. La seconda addizione, dell'inizio del '900, non segue lo stesso accurato disegno: è un'opera di imbonimento di terreno sufficiente allo scavo del terzo bacino, circondato da mura soltanto sul lato settentrionale ed orientale e riempito casualmente di manufatti industriali in periodi successivi, in aperto contrasto con l'ordine disegnato delle fabbriche del limitrofo Piazzale dei Bacini. Il progetto EXPO ha trattato diversamente le due aree, suggerendo per la prima un intervento di trasformazione dell'area da cantieristica ad espositiva e produttiva, interessando nel progetto anche l'area delle "Casermette" sul fronte nord della laguna. Per la seconda addizione viene proposto lo scavo dell'area imbonita e la sua trasformazione in darsena per imbarcazioni da diporto. Obiettivi del progetto EXPO per il Piazzale dei Bacini Primo obiettivo: ristrutturazione dell'area della prima addizione ottocentesca Attività - Centro Espositivo Temporaneo (periodo EXPO) - Centro di Ricerca e Sperimentazione Avanzata (dopo EXPO)

- residenza e servizi per gli addetti - terminale acqueo sul fronte mare e nei bacini minori

Criteri operativi: - conservazione dei manufatti dell'intervento ottocentesco - nuova costruzione del Centro di Ricerca con flessibilità - di utilizzo temporaneo come centro espositivo

- ristrutturazione dell'area delle Casermette del primo '900 - allestimento di una vasta area a parco alberato e prato - utilizzazione dei bacini di carenaggio come cavane e approdi acquei

- allestimento di un percorso dalle Fondamenta Nuove al Piazzale dei Bacini lungo il muro esterno dell'Arsenale

Secondo obiettivo: formazione di una darsena sull'area della seconda addizione novecentesca Attività: - porto turistico

- albergo e residenze speciali; attività commerciali - attrezzature sportive e parco - impianti tecnici di riparazione e rimessaggio delle imbarcazioni

Criteri operativi: - scavo dell'area di imbonimento, con mantenimento del bacino grande di

carenaggio - mantenimento del perimetro delle mura esistenti e dei manufatti di valore storico sul bordo lagunare sud

- costruzione delle banchine della darsena e delle attrezzature fisse - nuova costruzione degli edifici alberghieri e residences

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2.5.4.2) LA RICERCA AVANZATA (primo obiettivo) Nell'area dei bacini si colloca il grande intervento di trasformazione fisica e produttiva dell'Arsenale. Il servizio dei mezzi pubblici di Venezia tocca l'arsenale, con la linea circolare esterna, all'altezza del Piazzale dei Bacini, dov'è collocato il terminale che serve anche le linee per Tessera e per il Cavallino. In questo quadro migliorato di accessibilità, le potenzialità dell'area come sede di uno o più centri di ricerca - pubblici o privati - orientati a collocarsi in aree di alto valore ambientale, diventano notevolissime: il sito, ricco di spazi liberi, di verde, dotato di attacchi e cavane per le imbarcazioni private, è dotato anche di alloggi per gli addetti alla ricerca e alle attività produttive, ricavati dalla ristrutturazione delle Casermette. Il Centro di Ricerca è costituito da una serie di manufatti e servizi organizzati in modo flessibile per corrispondere alle necessità dell'utenza.

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Come esempio di attività di ricerca sono stati proposti: - il Centro di Ricerca e Sperimentazione sui sistemi telematici, realizzato dalle imprese produttrici di servizi, che studia i problemi tecnologici e di utilizzo delle applicazioni dei sistemi. L'esistenza a Venezia della prima rete telefonica a commutazione digitale e la facilità di posa di reti a fibre ottiche, forniscono condizioni ottimali per la sperimentazione e la ricerca. - il Centro di Editoria Elettronica, che svolge ricerche e produce servizi nel campo delle pubblicazioni tecniche (enciclopedie, repertori giuridici), della manualistica e dei cataloghi attraverso la osservazione e sperimentazione delle potenzialità dei nuovi supporti tecnologici (come, oggi, i Cd-Rom e i videodischi) e utilizzando la rete di interconnessione con archivi e biblioteche di Venezia e del territorio. Prima dell'avvio del Centro di Ricerca, i diversi corpi e padiglioni vengono utilizzati come spazi espositivi dell'EXPO, analogamente ai capannoni della Novissima che chiudono l'area dei bacini a sud. 2.5.4.3) IL PORTO TURISTICO (secondo obiettivo) Nella penisola del Piazzale dei Bacini viene realizzato un Porto Turistico, attrezzato per imbarcazioni da diporto, di livello internazionale, con impianti per l'alaggio ed il varo, bacini di carenaggio, servizi commerciali ed alberghieri, residences, ecc. Lo scavo del bacino è previsto nell'area del secondo imbonimento, in prossimità del bacino grande, che viene mantenuto e utilizzato come bocca di ingresso al porto. Vengono conservati integralmente il perimetro murario esterno della penisola e i manufatti esistenti sul fronte mare del bacino di S. Pietro di Castello. La darsena risultante dallo scavo è di quasi 50.000 mq, in grado di ospitare circa 300-400 imbarcazioni da diporto.

2.5.5) LE AREE-PROGETTO: LE ISOLE DELLE VERGINI E DI S. DANIELE

2.5.5.1) SCHEMA OPERATIVO DELL'AREA-PROGETTO NO. 3

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Obiettivi del progetto EXPO per le isole delle Vergini e di S. Daniele Primo obiettivo: recupero delle isole per funzioni collegate alla residenza e ai servizi collettivi Isola delle Vergini Attività: - giardino pubblico

- attrezzature sportive coperte Criteri operativi: - sistemazione a parco delle aree scoperte con demolizione dei

corpi edificati incongrui - trasformazione dei capannoni ottocenteschi in spazi sportivi: palestre, piscine - costruzione di ponti di collegamento con Campo Ruga e S. Pietro di Castello

Isola di S. Daniele Attività: - residenza

- residenza speciale Criteri operativi: - ridefinizione morfologica del tessuto edificato conservazione dei

resti del convento antico - costruzione dei nuovi edifici residenziali

Il recupero delle due isole per funzioni legate al quartiere, come primo obiettivo. Le esigenze, cessate, dell'Arsenale marittimo e quelle ridotte della Marina Militare consentono di restituire questi "corpi estranei", inglobati nell'800 nell'Arsenale militare, al rapporto con l'intorno immediato, il sestiere di Castello. L'Isola delle Vergini, oggi abbandonata, costituisce un "luogo strategico" per collocarvi aree verdi e attività sportive per il quartiere e la città. La possibilità di costruire ponti di collegamento con le isole limitrofe ne favoriscono l'accessibilità e l'utilità. L'ex convento di S. Daniele è stato trasformato e alterato per le necessità residenziali dei militari. La sua posizione, prossima al quartiere, ne rende strategica la ristrutturazione residenziale ai fini di un incremento dell'offerta abitativa del sestiere di Castello. 2.5.5.2) INTORNO ALL'ARSENALE: IL SETTORE URBANO DI CASTELLO EST La riattivazione produttiva dell'Arsenale si riflette sull'intero sestiere di Castello e in particolare sulla sua porzione orientale, interamente coinvolta nella valorizzazione del bordo lagunare attraverso il sistema della portualità minore. Varie aree, oggi non utilizzate o parzialmente abbandonate, sono interessate da trasformazioni, prevalentemente a favore della residenza e dei servizi collettivi, con l'obiettivo di fondo di rendere più compatto e "urbano" il fronte orientale della città. - L'Isola di S. Pietro di Castello presenta un assetto morfologico non soddisfacente: aree di edificazione parziale o di bassa qualità si affiancano a zone di profondo degrado abitativo. Un intervento di riordino del tessuto può favorire una migliore e più compatta disposizione dei fronti edificati, fornendo a questa importante isola veneziana un nuovo e qualificato assetto edilizio. - Lo stesso problema interessa l'isola di S. Elena, dove l'atteso spostamento dell'ACTV dalla porzione nord dell'isola consente la riprogettazione dell'area con l'estensione del tessuto residenziale che può saldarsi con il vicino tessuto edilizio di Castello est in un continuum urbano finalmente definito. - I grandi conventi semioccupati di S. Anna, S. Pietro di Castello, S. Daniele e l'isola delle Vergini sono il patrimonio edilizio prioritariamente utilizzabile per interventi per servizi pubblici e attività di carattere collettivo.

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2.5.5.3) INTORNO ALL'ARSENALE: IL BACINO DI S. PIETRO DI CASTELLO Il bacino di S. Pietro di Castello è il braccio di laguna compreso fra il fronte orientale di Venezia e il cordone delle isole che separano la laguna dal mare. Uno dei fattori portanti su cui si basa l'obiettivo, intrecciato con il progetto EXPO-Arsenale, del rilancio dell'area orientale di Venezia, consiste nella valorizzazione delle potenzialità portuali per il turismo nautico e delle isole minori per attrezzature per il tempo libero. Il sistema portuale, già descritto in alcune componenti, è composto dalle "tre darsene veneziane": - La Darsena Grande dell'Arsenale, "il centro" del sistema portuale, la piazza d'acqua dove convergono le imbarcazioni, le linee di navigazione a corto e medio raggio e si intrecciano le attività di mare e di terra. - La Nuova Darsena del Bacino Grande, porto turistico attrezzato per il ricovero, l'ormeggio e la riparazione di imbarcazioni. - La Darsena del Diporto Velico, a S. Elena, resa interamente disponibile per le imbarcazioni dopo il trasferimento dei cantieri dell'ACTV. Le tre darsene, distanti tra loro poche centinaia di metri, assolvono a funzioni complementari rispetto alla domanda locale ed esterna e al tipo di imbarcazioni. A questo elemento centrale del sistema portuale si aggiunge la Darsena dell'Idroscalo alle Vignole, in bellissima posizione presso la bocca di porto del Lido. Il sistema portuale è integrato dalla presenza dell'Aereoporto Nicelli al Lido, in posizione prossima al bacino di S. Pietro di Castello e agevolmente collegabile con l'arsenale e i porti satelliti.

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2.5.6) ITINERARIO DELL'EXPO NELL'ARSENALE

Lo spettacolo dell'Arsenale restaurato, come detto, è uno degli obiettivi della visita. Tuttavia, oltre allo spettacolo del sito e del complesso monumentale con i suoi edifici restaurati e i musei permanenti, l'Expo all'Arsenale si sviluppa attraverso la visita dell'area espositiva, organizzata su temi e programmi, nei capannoni della Novissima, a nord della Darsena Grande, e nei padiglioni costruiti nell'area contigua del Piazzale dei Bacini. Queste due aree espositive rivestono un carattere temporaneo, poiché, dopo l'EXPO, vengono trasformate in spazi per la ricerca scientifica e la sperimentazione. I temi della sezione-Arsenale dell'EXPO sono legati al carattere peculiare di Venezia: - i beni culturali - la tutela ambientale - la protezione e conservazione dei monumenti - il restauro - i Centri Storici - l'innovazione tecnologica Nei nuovi padiglioni vengono presentate le esperienze più significative dei paesi stranieri e delle diverse aree culturali. Vengono illustrate tecniche, mostrati esempi. Sono allestite mostre di importanza straordinaria presentate dai paesi ospiti, per fare omaggio, nella maniera più convincente, alla civiltà artistica di Venezia che ha sparso nel mondo, attraverso i secoli, le testimonianze di un lunghissimo, ineguagliato splendore artistico.

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ITINERARIO DELL'EXPO ATTRAVERSO L'ARSENALE La maggior parte dei visitatori dell'EXPO accede all'Arsenale attraverso le imbarcazioni provenienti dal Magnete dell'EXPO, posto sui bordi della laguna. Il TERMINAL D'ARRIVO è previsto davanti al Piazzale dei Bacini, da dove inizia l'itinerario espositivo. Il grande PIAZZALE DEI BACINI, vasto prato erboso aperto fra le torri, le mura e gli edifici neogotici dell'Arsenale, ottocentesco accoglie i visitatori. La folla si distribuisce nei percorsi lungo i bacini di carenaggio, pieni di barche, di bandiere, di movimento. Il primo punto di visita è il PADIGLIONE DELLE ESPOSIZIONI STRANIERE, sul fondo del piazzale, grande edificio di circa 15.000 mq dove sono allestite le mostre tematiche previste per l'Arsenale. L'itinerario prosegue verso i CAPANNONI DELLA NUOVISSIMA, il complesso dell'Arsenale Vecchio, dove sono allestite sotto la stupenda sequenza di pilastri cinquecenteschi, in circa 15.000 metri quadri, le esposizioni dell'Italia e della Comunità Europea e le grandi mostre di opere d'arte antica. Dai capannoni si esce sulla Darsena Grande e di fronte si ammira la "grande macchina" del PONTE e dei PADIGLIONI ACQUATICI allestiti per l'occasione. I padiglioni acquatici sono architetture fantastiche, eredi della tradizione barocca veneziana, che si prestano ad essere usati per spettacoli, come ristoranti e luoghi di ritrovo, e fanno parte dello spettacolo del teatro della laguna. Il percorso prosegue, lungo la darsena, fino al CENTRO D'ARTE CONTEMPORANEA, uno dei luoghi museali permanenti che si inaugura in occasione dell'EXPO, con mostre d'arte Moderna e Contemporanea. Il percorso prosegue verso sud lungo il bordo della Darsena Vecchia, su cui si affacciano simboli monumentali del vecchio Arsenale.

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Il successivo punto di visita è il MUSEO DELL'ARSENALE E DELLA MARINA, che conserva le testimonianze, i modelli e i documenti della storia marinara della Repubblica di Venezia. Per l'occasione viene presentata, fra l'altro, la ricostruzione al vero di una nave da guerra veneziana, ospitata nelle tettoie acquatiche, funzionante e in grado di navigare. L'itinerario prosegue con la visita del MUSEO DELL'INNOVAZIONE allestito nelle Corderie, dove si visita la straordinaria "Galleria dei Modelli" delle macchine industriali antiche e, in parallelo, i reperti della produzione e delle tecnologie antiche fino ai più avanzati e sofisticati prototipi della ricerca applicata contemporanea. Il CENTRO DI RESTAURO costituisce l'ultimo punto di visita. E' collocato nelle antiche officine Artiglieria; qui si possono acquisire informazioni e documentare dal vivo le tecniche di restauro e la ricerca applicata ai diversi materiali ed oggetti d'arte. Il percorso si conclude nell'ISOLA DELLE VERGINI dove sono previsti un'area a parco e il terminal di partenza. Il percorso espositivo, includendo tutti i punti di visita, ha la durata dell'intera giornata. E' previsto un percorso ridotto, attraverso il ponte sulla Darsena Grande, che dimezza l'itinerario. I visitatori al termine del percorso ritornano in terraferma per raggiungere le destinazioni alberghiere. Durante l'EXPO è possibile accedere all'Arsenale anche da Venezia, attraverso gli ingressi di terraferma previsti. Il numero giornaliero di visitatori dalla terraferma e da Venezia è regolamentato dalle soglie numeriche previste dal progetto organizzativo preparato dall'EXPO.

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In termini indicativi, considerando un orario di apertura di 10 ore al giorno, si può considerare un'affluenza media giornaliera di 40.000 persone come del tutto compatibile con le superfici complessive dell'area espositiva (circa 30 ettari di superficie terrestre e 10 ettari di darsene e bacini), in presenza di una superficie coperta totale pari a circa 150.000 metri quadri. Calcolando che i visitatori provenienti dalla terraferma costituiscano il 75% del totale (30.000 persone), le barche dovrebbero trasportare - mediamente - 3.000 persone all'ora da Tessera all'Arsenale, una

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quantità confrontabile con quella trasportata in una normale giornata estiva dalle motonavi fra la Riva degli Schiavoni ed il Lido di Venezia.

2.5.7) LA GESTIONE E LE FASI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO

2.5.7.1) LA GESTIONE DEL PROGETTO L'intervento di recupero dell'Arsenale e l'organizzazione di una sezione dell'EXPO' al suo interno richiedono una forte convergenza delle azioni di una varietà di soggetti ed organismi, alcuni dei quali devono essere appositamente istituiti ed organizzati. La dimensione degli investimenti necessari, insieme alla complessità tecnica dell'intervento, richiedono il coinvolgimento diretto del Governo e degli Enti Locali, insieme agli sponsors privati, nel quadro di un modello operativo caratterizzato dalla massima rappresentatività delle istanze coinvolte, ma anche dalla massima autonomia ed efficienza operativa. La realizzazione di un intervento di questa complessità richiede la creazione di un'apposita struttura operativa (Ente, Agenzia), che può fungere da organismo realizzatore dell'intervento di restauro, in una prima fase, e da organismo di gestione del complesso, in una fase successiva. Questo organismo, a sua volta, promuove e coordina le azioni dei diversi soggetti responsabili delle attività previste all'interno dell'Arsenale, quali i musei, i centri di ricerca, le attività sportive e lo stesso programma delle manifestazioni dell'EXPO.

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Le risorse finanziarie per la realizzazione del progetto sono stanziate in parte dallo Stato e dagli Enti Locali, nel quadro del programma di interventi straordinari coordinato dal Comitato o dei programmi di investimento ordinari (fondi FIO), e in parte da soggetti privati, nell'ambito di sponsorizzazioni o di iniziative a carattere economico e nel quadro delle manifestazioni dell'EXPO. 2.5.7.2) LE FASI DI ATTUAZIONE In questa fase di ricerca preliminare, è possibile solo indicare alcuni criteri generali che devono accompagnare la definizione delle fasi di intervento e alcune priorità che emergono dalle valutazioni quantitative e qualitative effettuate. In primo luogo, deve essere confermato il principio della unitarietà dell'intervento sull'Arsenale. Non è ammissibile, infatti, che interventi settoriali vengano realizzati in assenza di un progetto-quadro e di un programma di interventi. L'organicità dell'Arsenale in quanto "macchina produttiva", che costituisce la ragione della sua straordinarietà storica e monumentale, deve essere conservata anche nella progettazione delle sue nuove funzioni. Ciò implica un coordinamento unitario degli interventi, da affidare ad un unico soggetto esecutore, e la definizione di un rigoroso programma attuativo. Nella scelta delle priorità, occorre distinguere: - le iniziative che possono essere organizzate prima della scadenza dell'EXPO 2000; - quelle che fanno riferimento alla manifestazione; - quelle che non hanno particolari vincoli temporali, nel senso che possono essere realizzate nel momento in cui il mercato si presenta maturo, o esistono le disponibilità Finanziarie. Nel primo gruppo si trovano i due musei con i loro laboratori, il Centro di Restauro e il Centro d'Arte Contemporanea. Si tratta infatti di attività permanenti dell'Arsenale, la cui entrata in funzione non è incompatibile con la continuazione delle opere di restauro nelle altre parti del complesso. Considerati i tempi di smilitarizzazione del complesso, di restauro e di allestimento museale, le strutture museali potrebbero essere pronte già nel 1995. Nel secondo gruppo rientrano le strutture per esposizioni temporanee e le attrezzature ricettive. Anche la realizzazione dei terminali acquei e la messa a punto del sistema di accessibilità e percorrenza dell'Arsenale può avere come scadenza l'EXPO del 2000. Fa parte di questa categoria, inoltre, la realizzazione del Porto Turistico nell'area del Piazzale dei Bacini, che può essere programmata in vista del 2000 e costituisce uno degli scenari delle manifestazioni della Esposizione Universale. Nel terzo gruppo sono compresi gli interventi di ripristino funzionale delle emergenze di archeologia industriale (gru, ecc.) e quelli per i centri di ricerca. Il programma di realizzazione dei centri di ricerca, in particolare, può trovare nelle iniziative dell'Expo (joint ventures tra imprese di diversi paesi e settori di attività) l'occasione per una programmazione articolata e più efficace.

2.6) ALLEGATO F: Le ipotesi sulla grondo lagunare (Ottobre 1989) Le ipotesi sulla gronda lagunare estratto dalle Risposte al QUESTIONARIO BIE (domanda n. 9b) a cura della Regione del Veneto con il contributo del Consorzio Venezia Expo

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Nel punto 8 (e) è stata descritta l'articolazione territoriale dell'Expo nella Regione Veneto, secondo i due circuiti espositivi, "delle idee" e "della produzione". I punti focali sono costituiti da: - il recinto delle nazioni sulla gronda lagunare; - il circuito delle idee a Venezia e nel Veneto; - il circuito delle produzioni nelle fiere del Veneto. Per questo sistema espositivo, innovativo sia nella concezione di Expo che nella sua organizzazione territoriale, il Sistema Infrastrutturale acquista una valenza determinante in quanto deve consentire contemporaneamente facilità di accesso e gestione dei flussi di visitatori. Il sistema delle infrastrutture previsto per consentire Venetia expo 2000 si basa essenzialmente sui programmi di potenziamento e adeguamento delle reti previste dal "Piano regionale dei trasporti" (punto 8 (d)). L'articolazione infrastrutturale si articola in circuiti fisici che comprendono i circuiti logici dell'Expo. Il circuito della produzione e quello delle idee, comprendenti rispettivamente il sistema delle fiere (Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Pordenone) e il sistema delle Università (Trento, Verona, Padova, Udine e Trieste) risultano accessibili: - con il mezzo privato su gomma e, attraverso la rete autostradale già oggi in fase di potenziamento, sia con la realizzazione di una terza corsia supplementare per senso di marcia, sia con il raddoppio dell'autostrada nel tratto Vicenza-Treviso; - con il mezzo pubblico attraverso la rete ferroviaria di cui e previsto il potenziamento con la realizzazione dell'asse Milano-Venezia. L'area più ristretta del circuito espositivo, compresa nel triangolo Marghera-Tessera-Padova, relativa al "recinto delle nazioni" presenta una articolazione infrastrutturale più complessa, orientata a risolvere le gravi carenze di accessibilità tra i poli suddetti, vivamente sentite a livello intercomunale e locale ma non ancora affrontate coerentemente in un progetto unitario. La scelta dell'Expo di individuare i due poli nord e sud dell'agglomerato urbano di Mestre come sedi espositive ha il preciso obiettivo di accelerare il processo di riorganizzazione infrastrutturale del territorio della gronda lagunare. In particolare: a) il recinto delle nazioni, collocato sul quadrante sud di Mestre (a Marghera o nella testata dell'idrovia per Padova) diventa il punto di congiunzione fra: - i percorsi viari provenienti dalla costa adriatica sud (via Romea); - il percorso viario da realizzare lungo l'asta del canale navigabile Venezia Padova, che raccolga il denso traffico locale della Riviera del Brenta; - la circonvallazione mestrina che raccoglie tutto il traffico di provenienza esterna lungo un semicerchio che unisce Marghera a Tessera, sul bordo nord della laguna; - il terminale sud di una linea della rete metropolitana in corso di studio che, attraversando Marghera e Mestre, ha nell'aeroporto di Tessera il terminale nord; - il terminale acqueo sud, di collegamento con il centro storico di Venezia. b) la porta dell'Expo, collocata insieme al padiglione italiana nell'area di Tessera, diventa il nodo riorganizzativo dell'intero quadrante nord della gronda lagunare. In particolare nell'area prevista come porta dell'Expo convergono:

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- il traffico aeroportuale, proveniente dal sistema aeroportuale di Venezia-Treviso, in corso di ristrutturazione ed ampliamento; - il traffico della rete autostradale e nazionale proveniente da ovest e da nord-est; - il traffico delle reti provinciali e locali che servono i centri collocati nord-est di Mestre, - il terminale acqueo nord di collegamento con Venezia e i centri maggiori dell'arcipelago lagunare. La scelta di un modello organizzativo complesso che prevede, per l'Expo, anche per il recinto delle Nazioni una doppia localizzazione è legato all'intenzione di raggiungere, per l'anno 2000, un livello di riorganizzazione infrastrutturale, interna ed esterna, dell'area di bordo della laguna di Venezia che possa consentire rapidi collegamenti fra i due poli nord e sud della città. Il percorso metropolitano diretto tra Marghera e Tessera potrà, in occasione dell'Expo, essere inaugurato e funzionare esclusivamente come collegamento tra Marghera e Tessera per tutto il periodo della manifestazione. Riprendendo un vecchio progetto urbanistico del comune di Venezia, sempre rimasto sulla carta, le posizioni della porta e del recinto dell'Expo sui bordi nord e sud della laguna intendono rilanciare il progetto di accesso acqueo a Venezia da punti esterni alla città di Mestre, al fine di diversificare i tipi di flussi di accesso al centro storico e migliorare l'uso dell'intero sistema di circolazione tra Venezia e la terraferma. In particolare il flusso turistico non dovrà gravitare interamente sul ponte Venezia Mestre intasando l'area di Piazzale Roma-Tronchetto-Ferrovia ma verrà diviso in tre segmenti, gravitanti su Tessera e Fusina (per il traffico turistico veicolare) e sulla Ferrovia per il traffico turistico su rotaie. Da Tessera a Fusina l’accesso a Venezia offrirà l'opportunità di valorizzare approdi esterni e percorsi poco utilizzati per raggiungere le aree centrali oggi sovraccariche del traffico turistico e locale. Il sistema infrastrutturale esistente, ponte automobilistico e ferroviario, terminali del Tronchetto, S. Giuliano e Piazzale Roma, potranno essere riorganizzati per migliorare il sistema urbano Mestre-Venezia, per realizzare, con concrete ed efficaci misure di circolazione parcheggio e interscambio la problematico fusione delle due entità urbane. Come è già stato detto (v. punto 8 (e», due sono i siti scelti in alternativa per ospitare la cosiddetta "Area delle Nazioni", il luogo nel quale si prevede l'allestimento degli spazi espositivi a disposizione dei Paesi e delle comunità internazionali partecipanti a Venetiaexpo 2000. La superficie di ciascuno di essi è pari a 90 ettari, 25 dei quali destinati ai padiglioni veri e propri, e i rimanenti a spazi acquei e di servizio, compreso il verde ed i parcheggi.

2.7) ALLEGATO G: I circuiti dell'EXPO nel policentrismo Veneto (Febbraio 1989) CENSIS SERVIZI S.p.a. Piazza di Novella 2 - 00199 Roma PROGETTO EXPO NEL TRIVENETO Il Progetto e' stato curato dal team di ricerca composto da:

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CENSIS SERVIZI: Alessandro Franchini, Massimo Preite, Francesco Sbetti, Fabio Taiti (coordinatore)

Consulenze specialistiche: Giovanni Barbin, Sandro Meccoli, Calogero Muscarà Collaboratori: Roberto Dal Maso, Elena Maggioni, Peter Morello

2.7.1) PREMESSA

Già una volta, agli inizi dell'epoca moderna, Venezia ha svolto un ruolo, storicamente insostituibile, di allargamento dello spazio economico conosciuto, di ampliamento degli orizzonti di relazione fra le civiltà e i popoli, di spinta al raggiungimento di una prima dimensione planetaria dei mercati di scambio. Al volgere del secondo millennio, con la designazione ad ospitare una grande esposizione universale, Venezia si trova a riassumere (più in forma simbolica che non in virtù di forza economica propria) quel ruolo già svolto in passato di crocevia fra civiltà diverse, di sintesi fra sistemi culturali distinti. Le condizioni sono mutate e quel ruolo, ovviamente, necessita termini di assunzione originali, che tengano conto di un certo stato delle cose, di quello che é diventato oggi lo statuto dei grandi sistemi di comunicazione, dell'oramai irreversibile prevalenza dell'immaterialità dei messaggi, delle rappresentazioni, delle descrizioni, sulla materialità dei fatti, delle cose, degli accadimenti. L'EXPO veneziano diventa allora momento di intermediazione fra materiale e immateriale: è in questa chiave che va inteso il progetto di uno sviluppo policentrico della manifestazione (senza niente togliere al ruolo di fuoco centrale che Venezia deve mantenere). Il progetto nasce a partire da un ribaltamento della funzione storica di Venezia come transito da un mondo noto (l'Occidente) verso un mondo meno noto (l'Oriente); il senso della scoperta si associava strettamente ad una direzionalità geografica. Il progetto ribalta questa direzionalità: la scoperta muove da una società globale (che è quella del pubblico internazionale dei visitatori) a una società locale (che è data dalla peculiarità socio-economica del sistema triveneto); la scoperta muove lungo una serie di percorsi i cui assi tematici hanno caratteri di forte materialità. In quest'ottica Venezia funge da "porta" rispetto a cui interno ed esterno si rovesciano in rapporto al passato: il resto del mondo (che di qui al 2000 risulterà ancora più integrato, interconnesso, interdipendente, ecc) sarà l'interno da cui, attraverso la grande porta di Venezia, si trascorrerà verso l'esterno (l'entroterra veneto), come luogo della "realtà", e quindi come luogo dell'ignoto rispetto a quello sempre più familiare della rappresentazione, dei segni, dell'immateriale. Quali sono questi "luoghi della realtà", vien fatto di chiedersi. E' qui che il progetto di sviluppo policentrico trova i suoi momenti fondamentali di definizione. Sono stati individuati alcuni percorsi tematici relativamente a: - l'ambiente - i beni culturali e i centri storici - la ricerca e la tecnologia - la telematica e l'intelligenza artificiale Ognuno di questi temi sottende un approccio diretto da parte del visitatore, sottende un'esperienza di contatto reale col problema; anticipando alcuni dei contenuti del nostro progetto, possiamo fare alcune esemplificazioni: - la molteplicità dei sistemi ambientali compresenti nel territorio veneto (la Laguna, il Garda, le Dolomiti, ecc) ne fanno una sorta di laboratorio a cielo aperto per la verifica di tecniche attive e passive di difesa, di sistemi di monitoraggio, di discipline di salvaguardia, ecc; esperienza reale significa in

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questo caso opportunità di comprensione della totalità di un ciclo ambientale fino a quelle determinazioni che restano celate nella vita di ogni giorno; - la struttura policentrica dell'armatura urbana del territorio veneto costituisce un inventario vivente delle possibili modalità di coniugazione fra innovazione e conservazione; i centri storici che risultano collegati in questo percorso forniscono, ognuno nella sua specificità, un primo insieme di risposte alla domanda di "storia" dell'uomo contemporaneo, alla sua esigenza di trovare una profondità di sentire, di capire e di apprezzare che trascenda l'arco della sua esistenza biologica; - la ricerca scientifica e tecnologica sono attività che intrattengono rapporti di eccellenza col "reale"; i numerosi centri di ricerca avanzata presenti nel Triveneto diventano momenti di un circuito espositivo che riscontrerà nelle esperienze di applicazione dei risultati della ricerca scientifica una delle più alte occasioni di interesse e partecipazione da parte dei visitatori. Il progetto prevede altri circuiti oltre quelli sopra esemplificati; di essi si da conto nei paragrafi successivi. Qui vogliamo limitarci a sgombrare eventuali timori che potrebbe suscitare un modello di organizzazione policentrica con un'impronta apparentemente localistica. Il problema non deve essere quello di esibire al meglio (o almeno non si tratta solo di questo) le potenzialità e le capacità del sistema veneto; l'obiettivo che dovrà essere perseguito sarà quello di dare massimo risalto a tutte le valenze di trasmissibilità dei valori (quando si tratti di storia e di centri storici), delle esperienze (quando si tratti di salvaguardia ambientale) e delle applicazioni (quando si tratti di scienza e tecnologia) a contesti diversi da quello di partenza. Solo a queste condizioni l'EXPO potrà non consumarsi in una grande "fiera delle vanità" e diventare luogo di incontro e di dialogo fra vecchio e nuovo millennio.

2.7.2) LE RAGIONI DI UNA EXPO POLICENTRICA

Le esperienze passate di grande esposizione hanno sempre trovato soluzioni accentrate di organizzazione spaziale. Due ordini di motivi, il primo I riferito all'impostazione dell'EXPO e il secondo alle caratteristiche del rapporto di Venezia con "le Venezie", inducono a concepire come realistico uno schema organizzativo che: pur senza negare a Venezia il ruolo di sede centrale dell'esposizione contempli un certo numero di sezioni staccate che configurino una nuova tipologia espositiva, potremmo dire una tipologia "a circuito". L'impostazione dell'EXPO, tesa alla realizzazione di una "esposizione laboratorio" e non "fiera" legata cioè alla rappresentazione delle relazioni di scambio scientifico, tecnologico e culturale per aree diverse e non all'ostentazione del "guinness" di primati di ogni area, con artefici i diretti operatori che creano innovazione, senza la tradizionale mediazione dei "paesi espositori", vuole legare direttamente il momento espositivo a laboratori/mostre individuati nei sottosistemi economici, negli specifici ambienti fisici, nelle sedi dell'innovazione. Il sistema delle Venezie, rappresenta non solo il retroterra, consolidatosi storicamente, di Venezia, ma soprattutto, il Triveneto rappresenta un riferimento geopolitico e culturale dei grandi rapporti internazionali: Est-Ovest, Nord - Sud del mondo, ecc. La definizione del Progetto EXPO nel Triveneto, deriva da un processo di verifica/simulazione che ha portato alla costruzione di una mappa simbolica dei "punti di accumulo" del fattori di offerta distinti in tre classi (offerta ricettiva/infrastrutture, contenitori utilizzabili/spazi espositivi, beni culturali, valori simbolica, funzioni imprenditoriali, iniziative culturali). Il modello di verifica messo a punto si qualifica come un sistema aperto all'integrazione ero modifica (anche nel tempo) dei fattori di offerta e iterativo, consentendo così la valutazione degli output al modificarsi dei fattori e parametri di input. Il percorso metodologico che ha consentito di pervenire alla mappa simbolica si basa essenzialmente sulla costruzione di una matrice fattori di offerta/comuni del Triveneto nella quale i valori rappresentati

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fanno riferimento ad un sistema di pesi elementari attribuiti ai singoli fattori. Si sono quindi individuati sulla matrice - alle condizioni attuali - i punti di accumulo (comuni) e quindi su una carta simbolica le direttrici forti e le sue diramazioni. La geografia di offerta - fruibilità - accessibilità che emerge da questa verifica di congruenza tra Triveneto ed EXPO lagunare, che trova legittimità nella tesi di "ricerca" nell'area delle tematiche che giustifichino un suo coinvolgimento che non sia solo di comparsa o di alleggerimento dei previsti sovraccarichi su Venezia,: consente di individuare non solo dei punti di accumulo quantitativo e qualitativo di fattori di offerta, ma anche alcune direttrici di "circuiti espositivi" legati agli elementi catalizzatori e qualificanti l'offerta: l'ambiente naturale, i beni storico architettonici, la ricerca e la tecnologia. Risultato significativo dell'analisi condotta attraverso la matrice fattori/comuni è costituito dalle "aree sistema" che emergono dalla continuità di alcuni gruppi di comuni dove si concentrano livelli qualitativi alti dei fattori di offerta. In particolare si individuano: - l'area di Trieste; - l'area dolomitica con al centro Cortina; - l'area veneziana con il prolungamento verso Padova e il sistema termale Euganeo; - l'area vicentina; - l'area veronese; e un vasto tessuto "connettivo" caratterizzato dalla presenza di emergenze ambientali.

2.7.3) PROGETTO DI EXPO NEL TRIVENETO

2.7.3.1) Le tematiche dell'EXPO All'interno della ipotesi di esposizione fondata sulle relazioni e sullo scambio tecnologico, fra grandi aree economiche, i temi identificati, intorno ai quali sviluppare le possibili formule organizzativi dell'EXPO investono quattro aree principali: - l'ambiente: lo sviluppo di questo tema passa attraverso l'identificazione di un certo numero di sistemi ambientali omogenei (che siano le Dolomiti, che sia il Garda, ecc.), ognuno contraddistinto per una sua peculiare tipologia di rapporto uomo/natura, che mette in gioco le specifiche forme di cultura materiale e di organizzazione dello spazio con cui le comunità hanno interagito col territorio; - i beni culturali e i centri storici: il patrimonio storico delle epoche passate tende sempre più a configurarsi come risorsa non rinnovabile, come bene non riproducibile e quindi come una forma di rendita assoluta della nostra cultura e della nostra storia rispetto al mercato culturale mondiale; un EXPO a Venezia invece, proprio per il ruolo insostituibile di ponte fra civiltà diverse che la città lagunare ha svolto nel suo glorioso passato, dovrà configurarsi come luogo di dialogo per eccellenza fra la "nostra storia" e le altre "storie", come momento di inserimento del nostro "eurocentrismo storico" nella corrente di un divenire storico più ampio e molteplice, in quanto in essa confluiscono i destini di una società umana che, accomunata nel far fronte alle grandi sfide epocali, per la prima volta si riconosce nella sua globalità; - la ricerca e la tecnologia: anche questi sono temi che offrono particolari motivi di aggancio con le caratteristiche peculiari dell'area veneta: Venezia rappresenterà negli anni a venire il più grande laboratorio a cielo aperto delle tecnologie ingegneristiche del XXI secolo, dalle opere di risanamento lagunare al grande capitolo della manutenzione della città fisica; lo sviluppo di tecnologie "pulite" compatibili con l'ambiente trova in area veneta occasioni applicative che possono divenire esemplari (si pensi al grande messaggio trasmissibile da un'industria chimica non inquinante dove fosse possibile indugiare "all'ombra delle ciminiere in fiore").La ricerca e la tecnologia sono temi già affrontati a Tsukuba, ma l'originalità di un loro trattamento in riferimento all'ambiente potrebbe risaltare in area veneta come esempio di una tecnologia applicata che, all'apice del suo sviluppo, annulla la sua stessa

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presenza, rendendosi "non visibile", celata dietro processi di regolazione e controllo dei cicli biologici e naturali che non necessitano di hardware impiantistico e infrastrutturale ma si condensano in software di disciplina &uso del territorio e delle sue risorse; - la telematica, l'intelligenza artificiale: questi temi sono conseguenze se vogliamo dei precedenti, ma nel loro caso particolare va data enfasi alla loro natura immateriale, alla loro capacità di incrementare le nostre attitudini allo scambio simbolico, alla percezione dei segni, all'interpretazione dei messaggi. Sempre in merito a questi temi va esplorato il nuovo rapporto delle attività umane con la spazialità, le distanze fisiche, in una parola vanno indagate tutte le possibilità di commutazione fra spostamento fisico e telecomunicazioni. 2.7.3.2) L'organizzazione progettuale I punti di accumulo rappresentano una forte concentrazione di fattori di offerta e pertanto individuano quei comuni in grado di candidarsi quali sedi di un EXPO policentrico e che possono rappresentare specifiche qualità del modello policentrico, caratterizzandosi come centri di circuiti espositivi all'interno dei quali siano coniugati i rapporti tra: ambiente - tecnologia; storia - tecnologia-, ricerca produzione, ecc. Il sistema dei circuiti espositivi proposto si caratterizza quindi come la parte hard del progetto EXPO: la sede materiale de i prodotti, processi ed eventi, contrapposta al magnete che sì qualifica quale sintesi e rappresentazione immateriale dell'esposizione. La Tavola numero 2, rappresentazione grafica del progetto di EXPO policentrica, individua i tracciati e i punti di concentrazione dei tre principali circuiti espositivi individuati. IL CIRCUITO DELL'AMBIENTE li grande circuito dell'ambiente costituisce uno dei più importanti centri dell'esposizione per almeno due ragioni: - l'insieme del triveneto riunisce nel raggio di un centinaio di chilometri tutte le categorie di ecosistemi individuabili nei climi temperati e si presta quindi non solo ad essere "ammirato", ma soprattutto allo studio e alla sperimentazione delle tecnologie attraverso le quali si regola il rapporto uomo-ambiente, in termini di conservazione, utilizzo/riutilizzo e svago; - la consapevolezza della non riproducibilità delle risorse ambientali e la loro centralità nel rapporto con la vita umana, impone una attenzione prioritaria alla ricerca e alle tecnologie attinenti alla gestione delle risorse ambientali. Si qualificano come tematiche del circuito dell'ambiente, le tecnologie del disinquinamento, della salvaguardia e della progettazione ambientale, oltre a quelle riferite alla valenza economica dei singoli sistemi ambientali (si pensi alle tecnologie del legno, l'uso energetico, la funzione infrastrutturale, ecc.). I CIRCUITI DELLA RICERCA E PRODUZIONE I circuiti della ricerca nascono a partire da una ricca realtà presente nel Triveneto legata ad alcune importanti istituzioni quali le Università, i CNR, gli Osservatori astronomici e soprattutto in rapporto al sistema produttivo di alcune aree-sistema. La definizione di questi circuiti si qualifica, così come per quello ambientale, in relazione al sistema delle risorse che oggi esprimono alcune aree. Questo sistema delle risorse (produttive, di ricerca, di cultura dell'export e delle relazioni) consente di individuare due sottosistemi: - Padova - Vicenza - Verona: IL CIRCUITO DELLO SCAMBIO - Treviso - Pordenone/Udine - Trieste: IL CIRCUITO DELLA QUALITA'

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2.7.3.3) L'articolazione progettuale A. IL CIRCUITO DELL'AMBIENTE A.1 Chioggia: LE DIFESE DELLA LAGUNA Le difese della laguna costituiscono il tema/laboratorio legato ai processi di disinquinamento e rivitalizzazione delle acque che, come quelle lagunari, vivono di uno stretto rapporto con il territorio antropizzato. L'attenzione viene posta ai processi di inquinamento (civile, industriale e agricolo) e alle tecniche e azioni disinquinanti sia dirette, sui processi produttivi, sia attraverso il trattamento delle acque prima di essere scaricate a mare. Il tema sarà allestito nell'antica Mortificazione militare che domina il porto di Chioggia: Forte S.Felice. Questa struttura, per caratteristiche, dimensioni e accessibilità, si presta come contenitore per articolare il tema nei due eventi espositivi previsti. - Mostra sui processi di disinquinamento La mostra presenta 5 sezioni intese ad evidenziare le tecniche utilizzate per il disinquinamento della laguna e gli effetti prodotti da queste sull'ambiente. Tali sezioni prevedono - Mappa dei carichi inquinanti della laguna (civili, industriali, agricoli) e percorsi effettuati per giungere al mare. - Consistenze, peso, effetti dei centri di disinquinarnento (depuratori, ecc.). - Programmi di disinquinamento. - Come è e come sarà la laguna (timing ed effetti dei programmi previsti). - Analisi comparativa dei progetti e delle soluzioni adottate dalle principali città d'acqua del mondo. Infine come sintesi delle sezioni sopracitate è prevista la predisposizione di un modello simulativo con cui estrapolare le tendenze in atto dei processi di inquinamento e gli effetti di programmi alternativi di salvaguardia/riqualificazione ambientale.

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- Convegno internazionale delle città d'acqua Il costituendo Centro Internazionale della Città d'Acqua gestirà incontri/convegni a carattere scientifico sulle seguenti aree di interesse: - opere idrauliche volte a regolamentare flussi e circolazione dell'acqua, al fine di garantire il mantenimento di determinate caratteristiche ambientali, il funzionamento di sistemi di trasporto, le attività connesse alla pesca ed alle colture in acqua; - tecniche per il controllo e l'eliminazione dell'inquinamento della acque prodotto da fertilizzanti, diserbanti e pesticidi in agricoltura, da scarichi industriali, da liquami organici e rifiuti solidi urbani, da scarichi connessi a trasporti e alle attività portuali o genericamente produttive; - utilizzazione dei corpi d'Acqua esistenti ai fini della conservazione e tutela della fauna e della flora, per attività sportive e di ricreazione, oppure per attività, produttive compatibili con la salvaguardia dell'ambiente; - tecniche di monitoraggio, previsione e simulazione dei fenomeni di natura idraulica ed ambientale. Il sistema informativo del Consorzio Venezia Nuova e il costituendo Centro Internazionale della Città d'Acqua saranno gli attori principali dell'allestimento e gestione del tema espositivo. A.2. Chioggia - Bocche di Po (attraverso la laguna): VENEZIA ESPONE LA LAGUNA RISANATA "La laguna come sistema" è il filo conduttore della esposizione che in questa sezione si articola come viaggio-evento sull'acqua. Il tema delle difese viene rappresentato attraverso: - gli interventi di riequilibrio morfologico dell'ecosistema laguna; - gli interventi di difesa dalle maree. Utilizzando il VAM (veicolo acquatico multimodale) si potranno vedere gli effetti degli interventi, oggi previsti e per l'anno 2000 realizzati, dalla Legge Speciale. Appositi schermi allestiti sul VAM forniranno rappresentazioni della Laguna come era nelle diverse fasi dell'intervento dell'uomo (deviazione dei fiumi e opere di difesa dalle mareggiate realizzate dal Governo della Serenissima - costruzione delle casse di colmata e canale dei petroli - ripristino dell'equilibrio). Infine, uscendo dalla laguna in mare, saranno viste in azione le opere di difesa e chiusura mobile delle bocche di porto (MOSE), mentre i monitor ne illustrano gli effetti. A.3. Bocche di Po - Contarina: LA CIVILTA' DEI FIUMI Il viaggio lungo il Po, attraverso il parco del Delta porta il visitatore dell'EXPO nel secondo elemento acqueo dopo la laguna: il fiume. Il tema "la civiltà del fiume" viene affrontato seguendo la duplice relazione: il fiume e il mare e il fiume e l'uomo. - Il fiume e il mare Attualmente il Po raggiunge il mare utilizzando sette strade diverse, la più consistente delle quali, capace di convogliare più della metà delle acque, è quella di mezza, il Po della Pila o Po Grande, ancora denominato per un certo tratto, a ricordo dell'impresa del 1604, Po di Venezia. Almeno sei delta diversi sono stati individuati dagli studiosi solo in epoca storica e protostorica e la pianura polesana ne conserva le reliquie sotto forma di dossi di modestissimo rilievo (gli Scanni), già confini sabbiosi tra terra e mare.

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Sul futuro si può solo dire che sarà diverso. Da un lato il fiume continua a versare ogni anno in Adriatico milioni di tonnellate di materiali, destinati a sedimentare e a costruire isolotti affioranti che ne spostano sempre più a Est la foce; dall'altro l'erosione marina ne contrasta l'avanzata. Il rapporto mare-fiume di cui il parco si presenta come soluzione di equilibrio, rappresenta la salvaguardia di un processo dinamico e omeostatico. - Il fiume e l'uomo Alla fine del viaggio sul fiume si sbarca nella località di Contarina e Ariano Polesine dove trovano sede espositiva le tematiche che attengono al rapporto che l'uomo ha sviluppato con i fiumi, relativamente a: Contarina: - i mezzi di trasporto fluviale - le tecniche di acquicoltura e della pesca Ariano Polesine: - le tecniche di difesa e di disinquinamento: a confronto le soluzioni affrontate sui

grandi fiumi (arginatura, casse di espansione, ecc.). Nell'Abbazia benedettina di Pomposa (importante centro religioso e culturale del medioevo, da cui parti l'opera di bonifica dei territori circostanti) si terrà un grande simposio internazionale: CITTA' E GRANDI FIUMI, coinvolgendo Londra, Leningrado, Vienna, Francoforte, Torino, Lione, Parigi, ecc. Il tema del convegno verrà articolato nelle seguenti sezioni: - fiume come via di trasporto e di comunicazione - inquinamento - disinquinamento - come le città si proteggono dai fiumi - fiume come Ioisire - fiume barriera; fiume nascosto; fiume luogo di qualità. A-.4. Le città storiche: VIAGGIO NELLA MEMORIA Questo percorso, che partendo da Adria attraverso la rete delle città murate e storiche dell'area centrale del Veneto (Monselice, Castelfranco, Montebelluna, Asolo, Bassano, Marostica, Cittadella, Este, Montagnana e Legnago), possiede una specifica valenza nel definire il rapporto uomo - ambiente, che si esplica nella relazione instauratasi tra insediamenti storici e trasformazioni operate su questi dal modello socio-economico e insediativo. Per il visitatore non casuale diventa perciò interessante non solo e non tanto visitare e conoscere il singolo monumento, quanto il legame tra processi storici - produttivi e sociali. All'interno del percorso sono previsti due eventi: una mostra/esposizione sui centri storici (tutela, conservazione e interventi attivi) e un convegno internazionale dal titolo: "il passaggio del millennio". La mostra sui centri storici da tenersi nell'antico castello di San Zeno a Montagnana diventa l'evento nel quale i centri storici rappresentano come l'uomo del 2000 può rispondere al suo bisogno di legame con la memoria e con il tempo. I terrai della mostra derivano quindi dal rapporto: Patrimonio antico -Memoria - Qualità della vita. "Il passaggio del millennio" è il titolo del convegno, previsto nella villa Revedin Bolasco a Castelfranco, dove storici e futurologi rispondono alla nuova domanda di storia dell'uomo del 2000. A.5. Lago di Garda - STORIA E TECNOLOGIA DEL TURISMO Sul lago di Garda, terzo elemento acquatico del "percorso ambiente", l'esposizione universale affronta le nuove forme di turismo del terzo millennio. Tema della mostra sarà: DAI NOMADISMI Al TURISMI. Attraverso due sezioni, una storica a Peschiera e una sulle nuove tecnologie a Riva del Garda, si affrontano le tematiche della mobilità e delle forme di viaggio e turismo. L'attraversamento del lago con il VAM rappresenta invece un viaggio attraverso le civiltà dei laghi. A.6. Peschiera del Garda: STORIA DEL TURISMO

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Peschiera sarà la sede della STORIA DEL TURISMO, tema affrontato attraverso due mostre: - la prima sulla TENDA DELL'UOMO, la casa mobile e le sue forme, articolata nella rappresentazione delle forme di nomadismo di necessità fino ai nuovi nomadismi di evasione; - la seconda artistico letteraria presenterà attraverso mappe, disegni e quadri alcuni viaggi eccellenti in Italia: Goethe, Montagne, ecc. A.7. Riva del Garda: NUOVE TECNOLOGIE PER IL TURISMO A Riva del Garda, il terna dell'EXPO è rappresentato dalle "nuove tecnologie per il turismo". Nel Palazzo dei Congressi di Riva si svolge una mostra delle tecnologie ed una borsa mondiale del Turismo, alla quale partecipano operatori di tutto il mondo. Una sezione storica, attrezzata con disegni, mappe e filmati, documenterà, nella Rocca di Riva, le tematiche, le modalità e gli esiti delle EXPO dell'epoca moderna, dal 1800 al 2000. A.8. Trento: LE TECNOLOGIE DELLA MONTAGNA Nel Castel Beseno (rocca medievale a sud di Trento) verrà allestita la sede centrale del laboratorio/mostra sulle tecnologie della montagna. L'articolazione del tema prevede tre sezioni: - le tecnologie del legno; - il mantenimento e controllo delle foreste; - i dissesti e la difesa del suolo. I laboratori per la sperimentazione e per il trasferimento delle tecnologie della montagna saranno allestiti e gestiti da strutture transnazionali quali l'Alpe Adria e le Università dell'arco alpino; la natura sistemica dei fenomeni cosi come le cause e le politiche attivate, richiedono infatti interventi attenti alla geografia fisica piuttosto che a quella politica. Nelle sale del centro Santa Chiara a Trento, il tradizionale festival del cinema della montagna è dedicato ai temi delle tecnologie della montagna. A.9. Fortezza - Cortina d'Ampezzo: VIAGGIO EVENTO NEL PAESAGGIO MONTANO Viene percorsa la Val Pusteria e la valle di Landro che collega Dobbiaco a Cortina attraverso un treno turistico (viene ripristinato il collegamento funzionante fino al 1962). L'evento spettacolo è costituito dall'attraversamento del paesaggio montano. A.10. Cortina d'Ampezzo: ANTROPOLOGIA DELLA MONTAGNA Himalaya - Ande - Alpi - ecc. Il rapporto dell'uomo con la montagna viene affrontato in chiave economica e antropologica. La specificità delle diverse "montagne" e del loro rapporto di scambio con le "pianure" vengono messi a confronto: - la montagna abbandonata - la montagna turistica - la montagna da difendere - la montagna assistita - la montagna produttiva.

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Cortina è anche la sede dove vengono presentati i temi e le tecniche relativi ai materiali per l'alta quota, il tempo libero e lo sport (impianti di trasferimento e risalita). A.11. Trieste: IL MARE - RICERCA E SPAZIO LUDICO Il mondo marino e sottomarino sono al centro della ricerca scientifica in quanto ultima terra incognita dove si nascondono le più ricche riserve biologiche, chimiche e minerali per la sopravvivenza dell'uomo. La sezione espositiva si incentra in una struttura in grado di unire ricerca e spettacolarità: il parco sottomarino. Gli attori e promotori saranno i centri di ricerca marina e oceanica di tutto il mondo. I CIRCUITI DELLA RICERCA E DELLA TECNOLOGIA B. IL CIRCUITO DELLO SCAMBIO B.1. Verona: LE TECNOLOGIE AGROINDUSTRIALI L'esposizione a Verona ha come oggetto lo scambio tecnologico e di know how per le nuove frontiere dell'agricoltura. Il nord e il sud del mondo si confronteranno sui processi produttivi e distributivi del settore primario. Tre risultano quindi le sezioni espositive: - le tecnologie produttive; - le tecnologie della conservazione e distribuzione; - il clima: suo controllo e riflessi sull'agricoltura. A fianco della Fiera dove trovano sede i laboratori, l'area espositiva si estende a "lotti padiglione" nella campagna veronese dove potranno essere sperimentate nuove tecnologie e nuovi prodotti. La FAO e i centri di ricerca agraria, chimica e biologica assieme alle grandi industrie alimentari saranno i protagonisti di questa sezione dell'EXPO. Sotto il controllo scientifico della FAO viene organizzato un convegno internazionale sul trasferimento di tecnologie agricole e alimentari. B.2. Vicenza: LE TECNOLOGIE DI ECCELLENZA Attraverso l'installazione di un teleporto nella Basilica Palladiana a Vicenza, si realizza una esposizione in diretto rapporto con i centri produttivi e di ricerca più avanzati nel mondo. L'intero processo produttivo, dalla ricerca alle prove tecniche, troverà spazio in questo "laboratorio planetario". Le sezioni in cui si articola l'EXPO delle "tecnologie di eccellenza" sono: - le tecniche e le forme della progettazione - la ricerca e la sperimentazione di nuovi materiali - i processi produttivi - i nuovi prodotti - le prove tecniche. B.3. Padova: IL CENTRO AFFARI DELL'EXPO Padova si qualifica all'interno del circuito dello scambio come il "centro business" dell'EXPO, e organizza due grani borse: una tecnologica e una finanziaria. Attraverso un parallelo storico si riproducono i processi di globalizzazione dell'economia che hanno caratterizzato la Repubblica di Venezia (culla dei processi di internazionalizzazione) e il sistema dei rapporti economici del 2000.

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Le borse, previste nello spazio espositivo in fase di progettazione nell'area Prato della Valle - ex Foro Boario, costituiscono la sede delle "contrattazioni" di joint - ventures fra gli attori veri dell'innovazione. L'aspetto espositivo viene sostenuto anche attraverso la predisposizione di games economici e finanziari', verranno cioè realizzate simulazioni di eventi probabili utilizzando dati reali (i cambi delle monete, le quotazioni delle materie prime, i flussi commerciali, ecc.). C. IL CIRCUITO DELLA QUALITA- C.1. Treviso: LA MODA E IL DESIGN - IL LINGUAGGIO DEI SEGNI Il, mondo moda come linguaggio e i processi di omologazione e differenziazione dei segni costituiscono il tema della sezione espositiva dì Treviso. Gli oggetti e i beni d'uso vengono esposti ponendo una specifica attenzione alla loro funzione di messaggio comportamentale. C.2. Pordenone - Udine: LE TECNOLOGIE DELL'ABITARE, LA CASA DEL TERZO MILLENNIO. La villa Manin a Passariano è la sede dell'EXPO dove trovano spazio le tematiche della casa e dell'abitare. Le tecnologie della casa e la casa del terzo millennio hanno come riferimento principe il rapporto tra telematica e universo domestico. La casa come terminale di funzioni quali la banca, la salute, la spesa, i giuochi, gli spettacoli, il lavoro, ecc. Il nuovo modello di casa multiuso che ne viene determinato: - casa - ufficio - casa - laboratorio - casa - giochi - casa - video viene presentato non solo in relazione ai supporti elettronici che necessita, ma anche rispetto alla nuova qualità (architettura, arredo) che richiede tale modello e ai processi di mobilità che determina. La gestione dei terremoti: previsioni, monitoraggi e ricostruzione, è la seconda sezione dell'EXPO che interessa l'area friulana. La particolare conformazione geologica di quest'area e le già sperimentate tecniche di ricostruzione post-terremoto costituiscono la base di confronto per le tecnologie costruttive in zone a rischio tra i diversi paesi che hanno affrontato le catastrofi naturali (California, Giappone, Cina, URSS, Italia, ecc.). C.3. Trieste: RICERCA E FILOSOFIA - LE DOMANDE UNIVERSALI Le domande universali dell'uomo (origine dell'universo, origine della vita, ecc.) e le risposte che la scienza è in grado di fornire alle soglie del terzo millennio chiudono simbolicamente a Trieste l'esposizione universale del 2000. I centri di ricerca, gli osservatori astronomici, i premi nobel, attraverso i più recenti modelli interpretativi/descrittivi (del cosmo, della materia, del vivente,ecc.) illustrano le risposte che l'attuale stadio della riflessione scientifica è in grado di fornire.

2.7.4) IPOTESI ORGANIZZATIVE GESTIONALI

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I circuiti espositivi, attraverso i quali si articola il progetto EXPO NEL TRIVENETO, si presentano come luoghi di eventi: esposizioni, joint-ventures, incontri scientifico-culturale e spazi ludici; rappresentano cioè la "sede materiale" del modello espositivo fin qui delineato. Pur sposando una logica "policentrica", l'unitarietà del progetto EXPO viene realizzata dal forte grado di complementarità che lega i diversi punti dell'area investita: - il primo elemento di unità progettuale è fornito dalla forte identità tematica che caratterizza i circuiti espositivi; essi uniscono infatti "punti" geograficamente distanti tra loro in un unico modello concettuale/simbolico; - inoltre una rete telematica consentirà di collegare costantemente, in tempo reale, tutti i punti espositivi del Triveneto con il "Magnete di Tessera", cuore e cervello del sistema EXPO nelle Venezie. L'articolazione espositiva non incentrata su un unico luogo, come è tradizione delle esposizioni universali, se da un lato consente di alleggerire i sovraccarichi di strutture e di visitatori che quel modello determina, dall'altra richiede una precisa e specifica articolazione gestionale. Si sono quindi individuate alcuni problemi chiave rispetto alle quali si avanzano prime risposte. 2.7.4.1) L'accessibilità Il Veneto non manca di strade e reti telematiche che sono previste sia dal Piano Territoriale che da quello di Sviluppo. I problemi si presentano però ad un duplice livello: - il grado di sovraccarico sulla rete autostradale est-ovest; - il grado di congestione sulla rete minore prodotto proprio dal modello insediativo e produttivo policentrico; - mentre la rete telematica è ancora (soprattutto nelle strutture che devono consentire il trasferimento di informazioni) ancora a livello di progetto. In relazione alla individuazione dei "circuiti", della loro fattibilità e soprattutto rispetto ai modelli di mobilità previsti nei prossimi decenni, deve essere sottoposto a verifica il rapporto tra previsioni di piano e modello di mobilità dell'EXPO. 2.7.4.2) Il sistema ricettivo Il sistema ricettivo dell'area Triveneta, pari ad 1.220.000 posti letto, è dimensionato e localizzato in base ai modelli tradizionali di vacanza. Si trova cioè per il 71,4% sulla costa ed in montagna dove nei mesi di luglio e agosto raggiunge indici di utilizzo pari a quasi il I 00%, mentre resta vuoto negli altri mesi dell'anno. Solo, i centri storici maggiori e il sistema termale risultano dotati di una struttura alberghiera ridotta (14,2%), ma in grado di rispondere ai nuovi modelli turistici di vacanza breve ed itinerante. In questo quadro probabilmente non è pensabile realizzare ex novo tutta la struttura ricettiva necessaria per l'EXPO, mentre si possono ipotizzare: - processi di riqualificazione ed adeguamento, ad un servizio reso tutto l'anno, degli alberghi della costa e di alcuni punti della montagna; - un utilizzo di forme nuove di ricettività assimilabili all'agriturismo legate all'uso di alcuni contenitori qualificati e diffusi su tutto il territorio quali le ville venete e le case agricole. 2.7.4.3) La gestione dei flussi L'EXPO attirerà sull'intero territorio del Triveneto, con punte più elevate nell'area Veneziana, flussi consistenti di visitatori con conseguenti problemi di sovraccarico sulle strutture di trasporto, ricettive, espositive e sull'insieme dei servizi.

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Trattandosi di un territorio già oggi ad elevatissimo tasso di vitalità ed essendo prevedibile nel futuro un ulteriore incremento proprio sotto il profilo degli scambi internazionali, la compresenza dei due livelli dovrà essere governata con grande attenzione per evitare i rischi di paralisi per eccesso di carico. Poiché non é possibile intervenire esclusivamente a livello di infrastrutture "hard" in funzione di un evento a carattere transitorio, si dovrà rivolgere il massimo di attenzione al piano del "software" cioè alla creazione di un sistema in grado di gestire la complessità dei flussi e delle funzioni. Tutto ciò rappresenta non solo la soluzione al problema specifico ma, trasferito su di un piano diverso, finisce per configurarsi come soluzione emblematica del governo della complessità e delle autonomie che rappresenta il tema fondamenti dell'EXPO. L'intera rete dell'EXPO: - gli accessi; - la recettività; - i trasporti; - l'informazione; - l'interscambio; dovrebbe far capo ad un unico sistema intelligente in grado di gestire ed assecondare il visitatore con largo anticipo partendo dalla prenotazione, dal passaporto itinerario che consente una più agevole previsione degli spazi espositivi, ai trasporti, alla richiesta di informazione relativamente ai segmenti del pubblico e degli operatori, al mantenimento di un sistema di informazione totale per cui si può essere collegati con il mondo intero, alla memoria degli eventi che via via si realizzano, ai sistemi di monitoraggio sull'ambiente... Il sistema dovrà preliminarmente simulare diversi scenari di carico (come numero di visitatori) e di scelte (per quanto riguarda i luoghi più frequentati) in modo da poter indirizzare gli utenti all'interno di percorsi ottimali tenuto conto d normali livelli di utilizzo del tessuto infrastrutturale. Ciò consentirà di gestire per tempo la pianificazione delle prenotazioni e n caso di visitatori non programmati, dovrà essere possibile interrogare il sistema al diverse porte di accesso e convergere presso le principali agenzie o presso uffici a ciò dedicati. Questa ipotesi non rappresenta una limitazione della libertà individuale ben proprio lo strumento per realizzare un percorso personalizzando senza rischi eccessivo sovraffollamento che in alcuni casi potrebbero toccare il livello di una vera e propria overdose. Concretamente ciò significa che il sistema EXPO dovrà essere completamente telematizzato e che una unità centrale (un grande elaboratore) dovrà essere in grado operare interattivamente a più livelli compreso quello di far scattare eventuali allarmi n caso di superamento di determinate soglie di tolleranza.

2.7.5) LE MODALITA' ATTUATIVE

2.7.5.1) La dimensione transnazionale I processi di globalizzazione che mostrano una intensità elevata in questi anni, raggiungeranno prevedibilmente tra circa 10 anni una caratterizzazione ancor più accentuata e strutturale. Inoltre, rispetto alle grandi sfide implicite nelle tematiche trasversali intorno alle quali si articolerà l'EXPO, le dimensioni nazionali, o 'meglio la possibilità che un singolo paese sia in grado di sviluppare le risorse e le tecnologie necessarie per affrontarle, assume una connotazione anacronistico e di complessiva insufficienza. Da ultimo, la stessa articolazione a rete della struttura espositiva nel circuito dei Triveneto rende di fatto impraticabile una organizzazione per padiglioni nazionali, anche dal punto di vista distributivo, ed innescherebbe una indesiderata concorrenzialità volta alla acquisizione delle collocazioni più prestigiose.

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Tutte queste considerazioni inducono a prospettare una organizzazione dell'EXPO che risulti congrua e simmetrica rispetto alla trasversalità delle tematiche e alla dimensione globale dello scambio e dei mercati. Per quanto riguarda l'ipotesi del circuito EXPO nel Triveneto, si può ravvisare una sostanziale integrazione tra questa impostazione e l'articolazione di percorso prevista con le diverse specificazioni tematiche, fino a raggiungere il livello della rappresentazione in chiave emblematica di questo nuovo spazio relazionale che, attraverso la crescente integrazione tra paesi diversi, di fatto promuove l'identità nazionale valorizzandone attraverso il confronto la specificità e la peculiarità. Operativamente si potrebbe prevedere un meccanismo di partecipazione collegato ai diversi percorsi e punti emergenti che consenta, per le diverse aree tematiche, di individuare i contributi più significativi e rappresentativi a livello di strutture aziendali o di altri soggetti indipendentemente dall'appartenenza nazionale che a questo punto verrebbe redistribuita come fattore identificativo su più punti, contribuendo a costruire una configurazione reale e nello stesso tempo simbolica di una realtà trasnazionale. L'EXPO Triveneto diverrebbe quindi una sorta di rappresentazione-laboratorio della identità transnazionale ed in questa condizione potrebbe permanere anche nel tempo oltre l'evento espositivo. Questo ribaltamento delle modalità di esposizione privilegiando i processi e gli ambiti tematici rispetto ai tradizionali padiglioni nazionali, può contribuire anche alla soluzione di alcuni problemi di carattere finanziario ed organizzativo. In particolar modo si potrebbe pensare ad un affidamento di tematiche che avvenga con largo anticipo in modo da consentire alle aziende di operare un investimento adeguato per L'EXPO o di modulare i propri programmi in funzione di questa scadenza. La possibilità che alcune delle aree espositive permangano anche oltre l'EXPO dovrebbe invogliare i soggetti interessati ad operare con criteri diversi soprattutto sotto il profilo qualitativo. Sarebbe perciò opportuno predisporre per tempo una mappa tematica delle diverse opportunità espositive in modo che i diversi stati nazionali possano farsi promotori della individuazione dei soggetti attuatosi in funzione dei temi proposti. Dal loro punto di vista la possibilità di distribuire su più punti la presenza nazionale dovrebbe consentire il conseguimento di un ritorno di immagine maggiore e meno dispersivo. Nel caso di grandi gruppi multinazionali che operano secondo logiche globali si potrebbe anche pensare ad un rapporto diretto. Per quanto riguarda gli aspetti finanziari questa modalità di partecipazione favorirebbe un afflusso di risorse collegate direttamente ai soggetti attuatori in grado di integrare le dotazioni pubbliche fin dall'avvio dei lavori. Si darebbe inoltre la possibilità di effettuare "sponsorizzazioni" legate, ad esempio, ad un qualche centro storico, ad un ambiente da risanare, all'utilizzo di un luogo (una villa e una piazza) sostituendo il territorio agli spazi espositivi di un contenitore a ciò dedicato. Questa soluzione appare opportuna se si tiene conto che il circuito del Triveneto si deve differenziare anche sotto il profilo delle modalità espositive dalle strutture principali dell'EXPO situate in area lagunare al fine di valorizzare le specificità e le potenzialità agli occhi del visitatore. 2.7.5.2) Il coordinamento dei soggetti L'EXPO è una operazione complessa non solo sotto il profilo espositivo ma anche relativamente alla "ingegneria amministrativa" da adottare. La stessa articolazione del progetto e, soprattutto, la presenza di più soggetti pubblici e privati coinvolti richiede soluzioni innovativi che tengano conto di tutti i contributi e consentano di gestire al meglio una occasione di affermazione del nostro paese attraverso l'esplorazione di tutte le sinergie possibili.

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Si tenga anche conto che l'EXPO può costituire un fattore di accelerazione e di anticipazione per interventi in un territorio ancora scarsamente infrastrutturato (dal punto di vista delle infrastrutture di livello superiore) come il Veneto sono già da oggi indispensabili. Poiché anche gli investimenti relativi all'EXPO devono essere inseriti in questa logica, prevedendone la conservazione nel caso delle strutture fisse o la rimozione di quelle provvisorie, il momento della gestione e delle relative procedure assume una funzione strategica. L'ipotesi che appare praticabile allo stato attuale è quella di vincolare un progetto integrato (come quello richiesto per l'EXPO) sul piano contrattuale attraverso lo strumento dell'Accordo di Programma già previsto nella legislazione straordinaria per il Mezzogiorno ed introdotto di recente nel DDL di costituzione del Ministero delle Aree Urbane. Questo strumento contrattuale, che nella legislazione per il Mezzogiorno viene codificato come Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, prevede che i diversi soggetti pubblici (Stato, Regioni, Provincie, Aziende Autonome) e privati si impegnino a rispettare ed attuare (ciascuno per la sua parte) un programma definito e puntuale per quanto riguarda obiettivi, contenuti e risorse finanziarie salvaguardando in tal modo sia la qualità delle competenze che l'efficacia dei risultati. Volendo formulare una prima ipotesi attuativa si potrebbe pensare ad un itinerario diverso rispetto a quello della legge speciale di contenuto centralistico, che comunque si renderebbe indispensabile in una situazione di emergenza caratterizzata da un perdurante stato di paralisi a livello locale Operando l'inserimento in un "DDL" in corsa, ovvero in attuazione di quanto previsto dal DDL per la costituzione del Ministro per le Aree Urbane, si potrebbe avviare fin da subito la procedura dell'Accordo di Programma per la realizzazione dell'EXPO prevedendo un primo finanziamento per la stesura del progetto. In questa sede verrebbe individuato un Comitato di coordinamento composto da tutti i soggetti pubblici (ed eventualmente privati), interessati che potrebbe far capo all, Presidenza del Consiglio dei Ministri in modo da favorire il coordinamento dei diversi Ministeri e di altri Enti pubblici nazionali. La realizzazione del progetto/programma deve contenere non solo la progettazione vera e propria delle infrastrutture fisiche ma anche il piano economico-finanziario con evidenziazione delle modalità di autofinanziamento, i criteri di gestione con relativo regolamento, l'indicazione da soggetto attuatore con la possibilità di costituire una Società operativa (in forma di S.p.a.) che abbia il compito di realizzare il complesso delle iniziative. Il momento della progettazione vedrebbe coinvolti più soggetti in ragione delle diverse specificità ma dovrebbe comunque far capo ad un unico general contractor in grado di operare il necessario coordinamento tra ambiti diversi. Nel progetto dovranno essere definiti competenze ed ambiti operativi di ciascun soggetto come specifica responsabilità ed in connessione con le altre iniziative soprattutto nel caso di opere "miste" legate ai trasporti ed all'interscambio tra reti fisiche ed immateriali. Il progetto Accordo di Programma dovrà anche riassumere al proprio interno tutte le necessarie mediazioni e prevedere l'esercizio dei poteri sostitutivi nel caso di eccessivi rischi o di inadempienze. L'Accordo di Programma contiene sia il progetto che la modalità e le responsabilità attuative consentendo di eliminare il meccanismo dei due tempi (prima le idee generali, poi su di un altro piano, le modalità attuative) a favore di una logica e di integrazione e di simultaneità che superi i rischi connessi alla traduzione procedurale graduale dei due tempi. Una volta configurato il Progetto-Accordo di Programma si può passare all'approvazione formale ed in questa sede individuare e stanziare con precisione le risorse pubbliche necessarie avendo il quadro complessivo della manovra economico/finanziaria dell'EXPO.

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Tutte le valutazioni di compatibilità finanziaria, di mediazione tra i soggetti e le procedure verranno definite preventivamente all'interno del Comitato di Coordinamento che si configura come soggetto formale essendo previsto da un dispositivo di legge. In questo modo si rende possibile una operazione di finanziamento per progetti che rappresenta lo strumento più idoneo per la gestione di una operazione complessa come l'EXPO, non solo relativamente all'impegno pubblico ma anche a livello internazionale per promuovere il più ampio livello di coinvolgimento. Lo stesso progetto dovrà chiaramente prevedere i soggetti attuatori ed in questo caso la soluzione più idonea passa attraverso la dimensione imprenditoriale che non sotto la fattispecie di una concessione (anche se di carattere innovativo), in quanto l'EXPO non é un appalto ma un business. Il Soggetto (o l'insieme dei soggetti) dovrà possedere caratteristiche di globalità che vadano dalla finanza (anche un EXPO si può finanziare sul mercato) alla gestione dei flussi dei visitatori. In questa prima delineazione progettuale si é voluto configurare un possibile scenario di realizzazione dell'EXPO rendendo evidente la necessità di una impostazione avanzata ed innovativo rispetto ai tradizionali meccanismi che già oggi, per altri contesti, mostrano limiti evidenti.

2.8) ALLEGATO H Le stime dei flussi e delle compatibilità (febbraio 1990) IL GOVERNO DEL FLUSSO DEI VISITATORI DELL'EXPO VENEZIA 2000 a cura di: SINERGETICA POLYTECNICA HARRIS sintesi del Rapporto Finale INDICE 1. LE ASSUNZIONI 2. CONSIDERAZIONI SUL NUMERO DI VISITE ALL'EXPO 3. CONSIDERAZIONI SUL NUMERO DI VISITE A VENEZIA 4. I RISULTATI DELLE ANALISI DI SIMULAZIONE MATEMATICA DEL SISTEMA LOGISTICO EXPO 5. LA STRATEGIA IPOTIZZATA PER GESTIRE I FLUSSI 6. DOCUMENTO ALLEGATO

2.8.1) LE ASSUNZIONI

* Il modello dell'Esposizione è quello descritto nelle risposte al Questionario B.I.E. del Novembre 1989. In particolare i siti "chiave" sono: - Il Recinto delle Nazioni, situato in zona Tessera ovvero in zona Marghera (ancora da stabilire);

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- l'arsenale restaurato; - le Fiere di Verona e Padova. * I volumi previsionali di base, e specificatamente il numero di visite sia ai siti sia al Centro Storico di Venezia, sono coerenti con quelli elaborati dal Prof. Costa dell'Università Ca' Foscari su incarico del Comune di Venezia, pubblicati nel Luglio 1989, e corrispondenti a quelli indicati nel Questionario B.I.E. già citato. I dati chiave sono: - circa 30.000.000 di visite ai siti EXPO sull'arco di 4 mesi, come si può dedurre in proporzione diretta dalla stima di Costa di 45.400.000 visite in 6 mesi; - una domanda media di 39.000 visite/giorno al Centro Storico indotte dall'EXPO, da affiancare alla domanda media "naturale" di 28-30.000 visite/giorno prevista per il 2000 (contro le 20.000 visite/giorno registrate nel 1987). * la capacità di accoglimento dei siti sono state definite a partire dalle rispettive superfici disponibili, applicando dei coefficienti di affollamento dedotti dagli indici di manifestazioni analoghe. In particolare, tenendo presente che i siti dell'EXPO di Venezia si prevedono molto più densamente fabbricati delle EXPO tradizionali (cioè un con rapporto superficie coperta/superficie totale molto alto), sono state assunte le seguenti capacità "istantanee" di accoglimento: * Recinto 90.000-100.000 visitatori * Arsenale 10.000-20.000 " * Fiere (totale) 20.000-40.000 " * le capacità di accoglimento del Centro Storico sono quelle indicate nel già citato documento del Prof. Costa, e cioè: - 22.400 visitatori/giorno come limite di capacità "socioeconomica" sostenibile con continuità per lunghi periodi; - 100.000 visitatori/giorno come limite di capacità "fisica" sostenibile solo eccezionalmente e per periodi molto brevi. * la capacità delle infrastrutture stradali, aeroportuali e ferroviarie del Veneto sono quelle previste per l'anno 2000, tenendo conto di una serie di potenziamenti delle infrastrutture attuali prevista nei piani regionali. * la capacità delle strutture alberghiere e extralberghiere sono quelle previste nel 2000.

2.8.2.) CONSIDERAZIONI SUL NUMERO DI VISITE ALL'EXPO

La cifra di 30.000.000 di visite sopra indicate si presta ad interpretazioni non corrette che tendono a far sovradimensionare i fenomeni che essa rappresenta; sono perciò opportuni i seguenti commenti: * tale cifra rappresenta il numero di visite, e corrisponde ad una media di 250.000 al giorno. Tenendo conto che l'Esposizione è distribuita su più siti (Recinto, Arsenale, Fiere Venete) e facendo l'ipotesi che ciascun turista visita, nell'arco di uno stesso giorno, da 1 a 2 siti (con una media di 1.3 a testa), il numero di persone coinvolte può essere stimato pari a circa 23 milioni, corrispondenti a circa. 190.000 al giorno. Questo è il vero numero da considerare agli effetti dei flussi di persone, ed è credibile anche se più alto delle previsioni di Siviglia 1992 (167.000 visitatori/giorno) e della media generale delle precedenti EXPO. Il valore 250.000, interpretato come numero di persone/giorno, è un numero mai raggiunto o superato sinora se non da Bruxelles nel 1958.

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* in n. di 30.000.000 di visite è deducibile, come già detto, in proporzione diretta dalla previsione di 45.000.000. In realtà il periodo di riferimento previsto nel modello presentato al B.I.E. (MarzoGiugno), non include i mesi di alta stagionalità (Luglio, Agosto, Settembre) presenti nel semestre ipotizzato da Costa (che va da Aprile a Settembre). Tenendo conto di questo fatto, i 45.000.000 dovrebbero più ragionevolmente ridursi in modo più che proporzionale; pertanto la cifra di 30.000.000 è da considerarsi una stima cautelativa per eccesso.

2.8.3) CONSIDERAZIONI SUL NUMERO DELLE VISITE A VENEZIA.

Il numero di visite al Centro Storico indotte dall'EXPO viene calcolato facendo delle ipotesi sul grado di interesse che le varie categorie di visitatori EXPO possono avere a visitare anche Venezia. Così facendo il Prof. Costa ottiene appunto 7.000.000 di visitatori, corrispondenti ad una media di 39.000 visitatori/giorno sull'arco di un totale di quasi 70.000 visitatori/giorno. Su questi numeri sono opportune alcune considerazioni, per non dare ad essi un peso superiore al dovuto: * come già detto per il n' di visitatori EXPO, la media giornaliera di 39.000, anche se valida per un periodo di stagionalità medio-alta (Aprile-Settembre) dovrebbe venire adeguatamente ridotta quando ci si riferisce ad un periodo di stagionalità mediobassa quale quello scelto da Marzo-Giugno; * Costa ipotizza che la domanda "naturale" e la domanda indotta dall'EXPO si sommino tout-court; ma ragionevolmente durante l'EXPO una parte di turisti naturali si trasformeranno in turisti EXPO; pertanto la domanda totale di visite a Venezia sarà inferiore alla somma delle due domande considerate separatamente e sarà un valore intermedio tra 30.000 e 70.000 visitatori/giorno; * la stima di 39.000 domande di visita al Centro Storico da parte dei visitatori EXPO non considera il fatto che la visita all'Arsenale (30.000 persone/giorno) soddisferà almeno una parte di tale domanda, essendo l'arsenale una parte del Centro stesso, anche se esso non include i monumenti Marciani che sono il simbolo di Venezia; * la capacità di accoglimento di Venezia sono stimate con riferimento ad una folla normalmente disordinata che si muove con la massima libertà; esse non tengono conto degli effetti benefici che si possono conseguire gestendo in modo organizzato le visite: un gruppo guidato da visitatori che si trattiene poche ore occupa la Città molto meno di un numero uguale di visitatori liberi di fare tutto quello che vogliono. Riepilogando, si può ritenere che la stima della domanda complessiva al Centro Storico e del divario tra domanda e capacità di accoglimento siano cautelative per eccesso.

2.8.4) I RISULTATI DELLE ANALISI D SIMULAZIONE MATEMATICA DEL SISTEMA LOGISTICO EXPO.

Il sistema logistico EXPO, costituito dagli assi stradali e ferroviari principali del Veneto, dai punti di interscambio con parcheggio, e dei siti espositivi è stato tradotto in un modello di simulazione matematica in cui trovano rappresentazione: 1. numero di visitatori giornalieri; 2. luogo di partenza dei visitatori; 3. orario di partenza dei visitatori; 4. distribuzione dei visitatori tra i vari siti espositivi;

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5. itinerario dei visitatori; 6. capacità della rete stradale e ferroviaria utilizzata dai visitatori; 7. distribuzione dei visitatori fra i v ' ari mezzi di trasporto possibili (auto, bus, treno, mezzo acqueo, eventuale metropolitana); 8. capacità di ciascun sito espositivo (incluso il relativo parcheggio); 9. orario di apertura di ciascun sito espositivo; 10. tempo di permanenza dei visitatori in ciascun sito espositivo; 11. quota di visitatori che, al termine della visita, ne effettua un'altra; 12. distribuzione dei visitatori che effettuano una seconda visita fra i vari siti espositivi; 13. itinerario e mezzo di trasporto utilizzato dai visitatori che effettuano una seconda visita; 14. quota di visitatori che, al termine della/e visite/e effettuano una visita di Venezia Centro Storico; 15. itinerario e mezzo di trasporto utilizzato dai visitatori nel viaggio di ritorno. Assegnando a tali parametri dei valori coerenti con quelli indicati nelle Assunzioni (punto 1) è emerso dal modello che: * il sistema nel suo complesso consente l'effettuazione del numero medio di 250.000 visite/giorno ai siti EXPO senza problemi; * il sistema non consente più di 380.- 400.000 visite/giorno, che quindi è da assumere come valore della giornata di picco; * nella giornata media non si presentano problemi di capacità della rete stradale; il traffico può svolgersi senza code particolari; * nella giornata di picco è invece indispensabile fare conto.: - sui potenziamenti infrastrutturali accennati nelle Assunzioni, in particolare sulla disponibilità di una linea metropolitana che colleghi Mestre al Recinto ed all'Arsenale; - su un uso prevalente dei mezzi di trasporto collettivi (treno e bus) rispetto a quelli privati (auto). Qualora venga meno una di queste condizioni, sono da prevedersi delle congestioni di traffico intollerabili, che, addirittura renderebbero difficile l'avvicinamento alle mete desiderate. Dalle simulazioni è inoltre emerso che, da un punto di vista logistico, le localizzazioni di Tessera e Mrghera per il Recinto sono da considerarsi equivalenti.

2.8.5) LA STRATEGIA IPOTIZZATA PER GESTIRE I FLUSSI

Dalle simulazioni sopra descritte emerge quindi che i flussi di visitatori richiamati dalla Esposizione Universale di Venezia, se pur stimati a nostro avviso in modo cautelativo per eccesso, sono sostanzialmente gestibili. Questa affermazione vale comunque nell'ipotesi che vengano attuati non solo i potenziamenti infrastrutturali sopra indicati, ma anche dei sistemi organizzativi, informatici e telematici finalizzati a ottimizzare i flussi di visitatori e ad evitare che le presenze nei siti e nel Centro Storico superino i valori prefissati.

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I sistemi previsti, descritti nel documento allegato, sono: * programmazione di almeno una parte delle presenze, per mezzo di sistemi computerizzati di teleprenotazione, onde limitare la parte di domanda fluttuante ed imprevedibile; * rilevazione ("monitoraggio") continua dei flussi e delle presenze per anticipare le situazioni di congestione; * diffusione per mezzo di strumenti telematici di tutte le informazioni utili per orientare la domanda verso i giorni di minore affollamento; * applicazione di politiche differenziate di prezzi per disincentivare la domanda nei giorni di massima affluenza. e trasferirla possibilmente nei giorni di bassa stagionalità; * realizzazione di sistemi di controllo e regolazione fisica dell'ingresso nei luoghi critici (ivi incluso il Centro Storico), per non superare il numero ottimale di presenze ammesse. Ai visitatori EXPO, agli abitanti e a tutte le persone che frequentano Venezia per ragioni professionali verrà rilasciata una "card intelligente" che aprirà in modo selettivo le porte attraverso cui ciascuno ha acquisito il permesso di passare (albergo, siti espositivi, musei, ecc.) e che consentirà l'accesso al Centro Storico secondo criteri di priorità differenziate. La card potrà essere usata anche come mezzo di pagamento dei trasporti e degli acquisti di ogni genere. Per i visitatori, al termine del giro di visite prenotato, la card perderà ogni potere e resterà solo come simbolo dell'Esposizione. Per i Veneziani essa sarà una vera e propria chiave di accesso alla propria città, che essi dovranno abituarsi a portare sempre con sé come la chiave di casa. La card svolgerà le proprie funzioni inserendola nei terminali di una rete telematica, di cui saranno dotati gli ingressi dei siti EXPO, le vie di accesso a Venezia, gli alberghi, gli esercizi commerciali ed ogni struttura coinvolta nel funzionamento dell'Esposizione. Come considerazioni conclusive sulla fattibilità del sistema di governo ipotizzato, va notato che: * le misure ipotizzate per limitare l'accesso al Centro Storico non sembrano mettere a repentaglio il successo dell'EXPO in termini di numero di visitatori, in quanto dalle ipotesi fatte nelle Assunzioni, risulta che solo un 20-25% dei possibili visitatori EXPO desidererebbe visitare il Centro Storico, e la parte che si vedrebbe negata la possibilità di farlo è stimabile intorno al 10% del numero complessivo dei visitatori: una percentuale che si può anche accettare di scontentare senza conseguenze pratiche; * la soluzione descritta nel documento non presenta il rischio di essere inattuabile da un punto di vista tecnico-organizzativo, perché basata su tecnologie ampiamente collaudate e fondata sull'utilizzo di sistemi già funzionari (come sistemi nazionali e internazionali di teleprenotazione, la rete in fibra ottica già disponibile nel Veneto, ecc.). Semmai i problemi organizzativi potranno essere di tipo culturale (rapporto quotidiano dei cittadini con la telematica; accettazione del concetto di numero programmato) e di tipo operativo (collaborazione tra Enti e Operatori pubblici e privati nel far funzionare il sistema). Ma per superare queste difficoltà sono disponibili dieci anni, nel corso dei quali si possono e si debbono realizzare dei sistemi pilota da estendere progressivamente. Questi dovranno interessare fin dall'inizio il Centro Storico, che ne potrà beneficiare già prima del 2000 e anche dopo, come unica possibilità per trasformare in una opportunità la minaccia di un interesse turistico sempre più intenso, indipendentemente dall'EXPO.

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2.8.6) DOCUMENTO ALLEGATO

Il lavoro svolto ha consentito: a. di verificare, partendo da premesse differenti, alcune ipotesi di previsione qualitativa e quantitativa del flusso di visitatori per l'EXPO di Venezia 2000, incluse le ipotesi di visite indotte verso il Centro Storico di Venezia, nonché l'impatto sul sistema ricettivo; b. di verificare, in base ad ipotesi progettuali preliminari formulate circa l'ubicazione e le caratteristiche dei siti espositivi, l'impatto sul sistema relazionale (reti stradale e ferroviaria) dei flussi di visitatori di cui al punto a, e, viceversa, i vincoli posti dal sistema relazionale ai flussi dei visitatori, anche in questo caso esaminando varie ipotesi di struttura del sistema. Consistenza e tipologia dei flussi. La procedura adottata ha consentito di affrontare contemporaneamente le problematiche della definizione quantitativa e della localizzazione dei flussi. La procedura ripete lo schema degli studi precedenti e consiste in estrema sintesi nell'assegnazione di un fattore di "probabilità di visita" alle popolazioni delle varie aree geografiche mondiali, in accordo con la risonanza mondiale dell'evento. Le tipologie di visitatori potenziali sono state ridotte alle seguenti: a. residenti nella regione Veneto; b. residenti nelle regioni limitrofe; c. turisti italiani in Veneto e regioni limitrofe provenienti dalle rimanenti regioni italiane; d. turisti stranieri in Italia. I visitatori effettivi, quota parte dei visitatori potenziali, si ottengono applicando i coefficienti di probabilità già menzionati, che costituiscono ovviamente l'elemento chiave della procedura, ed esprimono la propensione del singolo individuo a visitare effettivamente l'EXPO, pali come valore massimo teorico ad I e decrescenti dal Veneto alle regioni limitrofe. Ne è risultato un numero complessivo di visitatori effettivi pari a 23 milioni circa, cioè 190.000 nel giorno medio del periodo espositivo, dei quali 4,2 milioni residenti in Veneto, 9,2 milioni residenti in regioni limitrofe, 2,5 milioni turisti provenienti da regioni italiane non limitrofe e 7,1 milioni turisti stranieri in Italia. La stima dei flussi di visitatori è stata effettuata attuando in parallelo una assegnazione dei valori di riferimento (residenti, turisti) a varie località considerate poli di origine della domanda, in Veneto e nelle Regioni limitrofe, in base all'ipotesi che le visite avvenissero con spostamenti giornalieri da località del Veneto o delle Regioni confinanti, in cui i visitatori fossero o residenti o alloggiati in quanto turisti. In tal modo ogni fase della procedura di stima dei visitatori ha incluso automaticamente la ripartizione in quote assegnate alle varie località, fino a determinare quote di traffico medio giornaliero in origine da ciascuna località variabile da 5.000 a 52.000 visitatori rispetto, ad un totale di 19 1.000 visitatori giornalieri. Per quanto riguarda le visite, cioè gli ingressi ai siti espositivi, si può pensare in prima approssimazione ad una distribuzione del tipo seguente: * il 75% dei visitatori fa solo una visita; di questi l'85% visita il Recinto, il 5% l'arsenale, il 10% visita una delle Fiere; * il 20% dei visitatori fa due visite: il 30% visita il Recinto e l'arsenale; il 60% visita il Recinto e I Fiera; il 10% l'arsenale e 1 Fiera; * il 5% dei visitatori fa tre visite; il Recinto, l'arsenale e 1 Fiera. Ne consegue una media di 1.3 visite per visitatore effettivo, un totale di visite di circa IO milioni nel periodo Marzo-Giugno, equivalenti a circa 250.000 visite nel giorno medio tipo e una distribuzione delle visite totali fra i vari siti come segue:

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Recinto: 66.7% Arsenale: 12.9% Fiere: 20.4% Con tale distribuzione delle visite, a ciascun sito si dirige la seguente quota di visitatori:

Recinto: 87% Arsenale: 17% Fiere: 26%

In base all'esperienza di manifestazioni analoghe è prevedibile che le punte siano pari al doppio della media, in termini di visitatori. Non altrettanto si può dire delle visite che saranno meno del doppio per la maggiore congestione del sistema. Le punte potranno quindi attestarsi su valori di 350-370.000 visitatori al giorno, cosicché la media giornaliera, ad esclusione delle punte, sarà pari a circa 120-140.000 visitatori al giorno. Le visite effettive nei giorni di punta non supereranno le 400-450.000, limite determinato dalla capacità del sistema relazionale. L'alloggio dei visitatori avverrà mediante le strutture ricettive esistenti nella Regione Veneto ed aree limitrofe e distribuite sia fra le principali città della Regione, sia lungo la fascia costiera adriatica, sia nelle aree montane e sulle coste del lago di Garda. E' previsto di utilizzare solo in minima parte le strutture ricettive di Venezia Centro Storico. Si può prevedere una certa mancanza di alloggi nel mese di Marzo, e in minore misura in Aprile. Infatti solo a partire dall'inizio del mese di Maggio è normalmente possibile l'alloggio negli esercizi extralberghieri (campeggi), la cui data di apertura ordinaria è normalmente distribuita fra il 1 Aprile e il 15 Maggio di ogni anno. Dovrà quindi essere adeguata l'offerta di alloggi di tipo alberghiero, per fronteggiare la domanda dei giorni di punta di Marzo e Aprile, in cui la situazione climatica non consente il pernottamento negli esercizi extralberghieri quali i campeggi. Viceversa non vi dovrebbero essere problemi in maggio e giugno considerando anche l'utilizzo degli esercizi extralberghieri. Il traffico generato dall'EXPO da e per Venezia Centro Storico sarà molto limitato: si ritiene che solo una parte dei visitatori effettuerà, in aggiunta alla visita all'EXPO, anche visite non programmate di carattere ricreativo ad esempio del Centro Storico di Venezia. La quota di visitatori indotta dall'EXPO verso il Centro Storico di Venezia dovrebbe valutarsi tenendo conto che i residenti nel Veneto e regioni limitrofe non sono incentivati a compiere visite più agevolmente effettuabili al di fuori del periodo espositivo, e che i turisti italiani e stranieri sono portati già naturalmente ad includere Venezia nell'ambito del proprio programma di viaggio e quindi sono già inclusi nei flussi turistici "naturali" stimati per Venezia. Né sembra essere adeguata l'ipotesi di considerare tutti i cosiddetti visitatori "specifici", comprendendo essi anche le scolaresche o i visitatori con interessi professionali, per i quali si può sostenere quanto detto in precedenza a proposito dei residenti. Le visite del Centro Storico di Venezia indotte dall'EXPO possono quindi ascriversi a quote più o meno significative dei visitatori classificati come "turisti", e, in ogni caso, compatibilmente con i vincoli del sistema che né consente un accesso illimitato di visitatori a Venezia né lo consentirà, a maggior ragione, nell'ipotesi dell'introduzione di sistemi di controllo dei flussi in corso di studio. I turisti visitatori risultano essere, in base alle elaborazioni effettuate, 9.6 milioni, pari ad 80.000 giornalieri: si può ragionevolmente ritenere che il 30%, pari a poco più di 20.000 giornalieri, possano non aver programmato la visita del Centro Storico e quindi si aggiungano alla domanda "naturale" indipendente dall'EXPO.

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Simulazione dei flussi e vincoli posti dal sistema relazionale. Lo studio è stato condotto costruendo un modello di simulazione del sistema dall'EXPO. I visitatori (visite) nel giorno medio e nei giorni di punta sono stati ripartiti tra le varie sedi espositive assegnando a ciascun flusso un percorso origine-destinazione; gli spostamenti sono stati ripartiti per modo e mezzo di trasporto, e trasformati in veicoli stradali (auto e bus) e treni. Si è verificato in tal modo il carico lungo le reti stradale e ferroviaria nell'area sede dei siti espositivi, in aggiunta al carico naturale che grava sulle reti stesse. Sono state anche verificate le prime ipotesi di dimensionamento dei siti espositivi a fronte dei flussi di visitatori previsti. La procedura consiste in sintesi nella generazione dei flussi di visitatori, nella assegnazione dei flussi ad itinerari prefissati, nel loro "carico" sulle varie tratte fino a raggiungere i siti espositivi, nel "carico" dei siti espositivi, nelle successive fasi dell'eventuale seconda visita e del ritorno. Il modello è di tipo dinamico, cioè calcola la posizione dei flussi nel sistema per ogni istante del periodo di simulazione. Il modello di simulazione è applicato a vari casi limite (scenari) di valori delle variabili in gioco. Il modello comprende spazialmente l'intera area sede dei siti espositivi e schematizza le località di origine, i siti espositivi e la rete dei collegamenti stradali e ferroviari, a ciascuno dei quali è assegnata una capacità di contenimento di persone o mezzi di trasporto, a seconda dei casi. Il modello così concepito consente di muovere i visitatori nell'ambito del sistema simulando automaticamente i perditempo e le attese dovuti ad insufficiente dimensionamento della rete dei collegamenti attuale (nonché, eventualmente, dei siti espositivi), nei vari periodi della giornata. Il modello così concepito consente di valutare gli interventi di potenziamento delle reti stradali e ferroviarie. Gli scenari simulati considerano rispettivamente i casi del giorno medio e del giorno di punta, dell'uso prevalente di mezzo privato o di mezzo pubblico, con le capacità dei siti espositivi e del sistema relazionale in vario modo dimensionato. L'assegnazione dei flussi ai vari itinerari dalle varie origini ai siti espositivi e fra questi ultimi avviene generalmente in base al criterio del percorso minimo. Ai fini della simulazione si è considerata solo la rete delle autostrade e delle strade statali, escludendo le strade minori. I flussi sono stati assegnati in parte anche alla rete ferroviaria, lungo le tratte che ne dispongono. L'ingresso in ciascuna tratta è subordinato alla disponibilità della capacità necessaria, e quindi il modello arresta i veicoli in ingresso finché tale condizione sia realizzata, determinando attese di cui il modello stesso registra durata e frequenza. L'ingresso nei siti espositivi è regolato analogamente all'ingresso nelle varie tratte del sistema relazionale e cioè in funzione del grado di saturazione della capacità di contenimento assegnata a ciascun sito espositivo. Anche in questo caso il modello registra i tempi di attesa dei visitatori per l'ingresso in ciascun sito espositivo, ai quali viene assegnato un valore massimo prefissato a rappresentare la disponibilità del singolo visitatore, in funzione dell'ora di chiusura del sito espositivo e della durata minima della visita programmata dal visitatore. In pratica il modello valuta il tempo prevedibile di attesa per ciascun visitatore e se questo non consente una visita di durata uguale o superiore alla minima, avvia il visitatore stesso al percorso di ritorno.

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La configurazione del sistema assunta come riferimento per le simulazioni prevede l'EXPO articolata in 4 distinte sedi espositive: * Recinto delle Nazioni, ubicato alternativamente (le ipotesi progettuali sono varie) ad est e a sud-ovest di Mestre, lungo la gronda lagunare, rispettivamente nell'area di Tessera o nell'area di Marghera/Idrovia; * Arsenale di Venezia, nell'area estrema orientale del Centro Storico di Venezia; * Fiera di Padova, in area adiacente all'attuale sede della stessa Fiera; * Fiera di Verona, anch'essa in area adiacente all'attuale sede della stessa Fiera. Per quanto riguarda il Recinto delle Nazioni, le ubicazioni considerate sono praticamente equivalenti dal punto di vista dell'accessibilità: per entrambe si considera l'attestazione a Mestre e un successivo tratto di qualche km attualmente percorribile, sia verso est che verso ovest, solo con mezzo stradale. Analogamente per entrambe le alternative il collegamento con l'arsenale di Venezia è attuabile per via acquea, ed in proposito è stato ipotizzato un servizio di trasporto lagunare di opportuna capacità. Non si considera invece l'utilizzazione delle tratte stradali e ferroviarie del Ponte della Libertà da Mestre a Venezia, che non è considerato infrastruttura di accesso ai siti espositivi. L'ipotesi assunta è infatti che l'arsenale sia accessibile solo per via acquea, eccetto che per le quote dei flussi per le quali saranno studiate le opportune procedure di controllo. Le ipotesi assunte per la parte di sistema costituita dall'area veneziana sono principalmente le seguenti: * accesso al Recinto delle Nazioni da Mestre (nodo della rete stradale e ferroviaria del sistema), con trasferimento a Tessera o Marghera/Idrovia mediante la sola viabilità (situazione "attuale") o mediante la viabilità e un sistema di tipo metropolitano (situazione all'anno 2000 con attuazione di interventi di potenziamento); * accesso all'Arsenale di Venezia senza uso del Ponte della Libertà bensì da apposito terminale ubicato sulla gronda lagunare in prossimità del Recinto delle Nazioni (Tessera o Marghera/Idrovia) mediante sistema di navigazione lagunare (situazione "attuale") o mediante sistema di tipo metropolitano (situazione all'anno 2000 con attuazione degli interventi previsti). La situazione definita "attuale" è in realtà anch'essa una situazione di progetto: infatti per quanto riguarda la viabilità si considera come già esistente, oltre alle strade statali 14 e 309 rispettivamente da Mestre verso Tessera e verso Marghera/Idrovia, anche una ulteriore infrastruttura avente caratteristiche di autostrada a 2 corsie per senso di marcia, corrispondente verso Tessera alla "bretella" di prossima realizzazione per il collegamento con l'aeroporto, e verso Marghera/Idrovia ad una ipotetica nuova infrastruttura da realizzare. Anche il sistema di trasporto lagunare considerato è ipotetico, dovendo disporre di una capacità di gran lunga superiore a quella offerta dai natanti attualmente in esercizio dai terminali di gronda lagunare al Centro Storico. Gli scenari studiati considerano l'avvenuta realizzazione all'anno 2000 di alcuni interventi di potenziamento delle reti stradali e ferroviaria da tempo programmati che riguardano sostanzialmente le tratte Padova-Mestre e Treviso-Mestre, è assunta anche l'avvenuta realizzazione del prolungamento dell'autostrada di Val d'Astico verso nord e della 3' corsia sull'intero percorso Milano-Mestre dell'autostrada "Serenissima". I caratteri "macro" delle simulazioni condotte con il modello sono facilmente individuatili in: * sovraccarico delle infrastrutture di trasporto nelle ore iniziali e terminali della giornata in coincidenza peraltro con le punte del traffico normale; * sovraccarico delle tratte terminali di accesso ai siti espositivi dell'area Veneziana utilizzate dalla quasi totalità dei visitatori.

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I risultati delle simulazioni sono in termini più dettagliati i seguenti: a. il sistema nel suo complesso, nella configurazione attuale per quanto riguarda il sistema relazionale, e con le capacità di progetto assunte per i siti espositivi (100.000 e 30.000 visitatori rispettivamente per il Recinto delle Nazioni e per l'arsenale di Venezia, in termini di presenze contemporanee all'interno di ciascun sito), consente l'effettuazione di circa 400.000 visite giornaliere complessive; il sistema consente l'accesso ai siti espositivi, e l'effettuazione di 1.3 visite per visitatore nel giorno medio, e di una visita a tutti i visitatori nel giorno di punta (vi è una limitata quota di visitatori che effettuano più di una visita). b. L'attuale sistema relazionale non penalizza significativamente gli spostamenti nell'ambito del sistema con il traffico previsto nella giornata media del periodo espositivo. Viceversa si verificano situazioni assai critiche nel giorno di punta: indicativamente tempi di viaggio medi per visitatore (andata + ritorno) di 300 minuti (5 ore) sono gravati da perditempo medi (nel giorno di punta) di circa 400 minuti nel caso di uso prevalente e quasi esclusivo del mezzo privato, e di circa 75 minuti nel caso di uso prevalente e quasi esclusivo del mezzo pubblico, ed in entrambi i casi il periodo assunto a riferimento per la simulazione non è sufficiente per il ritorno di tutti i visitatori; tali perditempo si devono tuttavia in parte di gran lunga preponderante ai collegamenti Mestre-Tessera o Mestre-Marghera/Idrovia. c. Gli interventi programmati sulle reti stradale e ferroviaria rendono assai meno significativi i casi di traffico "congestionato": con riferimento alle stesse situazioni di cui al punto b. (giorno di punta), i tempi di viaggio medi per visitatore risultano gravati da perditempo medi di circa 90 minuti nel caso di uso prevalente del mezzo privato, e di circa 35 minuti nel caso di uso prevalente del mezzo pubblico. Nel giorno medio non si verificano situazioni di congestione. Il netto miglioramento complessivo è da attribuirsi sostanzialmente all'ipotesi di linea metropolitana lungo le tratte terminali di accesso ai principali siti espositivi, e cioè tra Mestre e Tessera (o Marghera/Idrovia) e fra Tessera (o Marghera/Idrovia) e l'arsenale di Venezia: in assenza di tale infrastruttura la situazione permane estremamente critica.

2.9) I APPENDICE: Elenco delle ricerche svolte e dei rapporti predisposti a cura del CONSORZIO VENEZIA EXPO Studi e ricerche effettuati dal Consorzio VENEZIA EXPO dal 1987 al 1990. Istruttorie: UN MAGNETE SULLA GRONDA LAGUNARE arch. Renzo PIANO arch. Ugo CAMERINO arch. Gian Paolo MAR LA LAGUNA DI VENEZIA arch. Emilio AMBASZ arch. Antonio FOSCARI I NODI DELLA CENTRALITA' DI VENEZIA arch. Giorgio LOMBARDI arch. Carlo AYMONINO

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L'INSEDIAMENTO DELL'EXPO NEL POLICENTRISMO VENETO dott. Giuseppe DE RITA arch. Giovanni BARBIN dott. Sandro MECCOLI prof. Calogero MUSCARA' IL "TEMA" DELL'EXPO COORDINATORE: GIUSEPPE DE RITA Partecipanti: A. M. LIQUORI

G. MACCHI G.P. PUPPI C. MUSCARA'

ANALISI DI PREFATTIBILITA' (COSTI DEGLI INTERVENTI) COORDINATORE PROF. GIOVANNI FERRACUTI GRUPPI DI PROGETTAZIONE: MAGNETE 1 ARCH. R. PIANO MAGNETE 2 ARCH. U. CAMERINO - G.P. MAR ARSENALE ARCH. C. AJMONINO - G. LOMBARDI LAGUNA ARCH. E. AMBASZ - A. FOSCARI REGIONE VENETO CENSIS E CONSULENTI IL GOVERNO DEI FLUSSI GRUPPO DI LAVORO: "PROPOSTA SINERGETICA" DOTT. M. POZZI ING. E. GUIDOTTI OBIETTIVO: - SVILUPPARE UN PROGETTO DI DETTAGLIO PER IL GOVERNO DEI

FLUSSI DEI VISITATORI - PREPARARE UN MODELLO DI SIMULAZIONE LOGISTICA (1 FASE) ORGANIZZAZIONE DELL'EXPO COORDINATORI: LUCIANO CHICCHI RENATO SALVATORI OBIETTIVO: - DOCUMENTO SUL QUADRO GESTIONALE E ORGANIZZATIVO DELL'EXPO E VALUTAZIONE DEI MODELLI GESTIONALI UTILIZZATI IN OCCASIONI ANALOGHE

2.10) II APPENDICE: Elenco delle ricerche svolte a cura della Regione Veneto

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GRUPPO DI COORDINAMENTO TECNICO OPERATIVO (G.T.O.) CAMILLO PLUTI (Coordinatore) EDGARDA FELETTI FRANCO MANCUSO GIANNI MENATO ROBERTO SCIBILIA SEGRETERIA TECNICA MARINO ZEGNA (Responsabile) SUSANNA BETTERA ADRIANA MEDINA GRUPPI DI RICERCA LA RICETTIVITA' E IL TURISMO GIULIANO ZANON (Coordinatore) LUCIANO MENETTO LUCIANA MILANI JAN VAN DER BORG ENRICO VIO LA MOBILITA', LE STRUTTURE E I SISTEMI DI TRASPORTO PIER PAOLO SANDONNINI (Responsabile) MARIO ZAMBON GIORGIO VIDO LUCA DELLA LUCIA I GRANDI SISTEMI INFRASTRUTTURALI GUGLIELMO ZAMBRINI (Coordinatore) I LUOGHI CAMILLO PLUTI (Coordinatore) LUCIANO ANTIGA STEFANO BERNARDI VINCENZO FABRIS PAOLO LOMBROSO ALDO GIANNI MARANGON ROBERTO SBROGIO' ENRICO TAGLIATI ROSANNA SCALMANA (Responsabile gruppo di coordinamento esterno) SILVIO PANCHERI GIANCARLO LAZZARETTO PAOLO CAMUCCIO I PROGRAMMI E I FINANZIAMENTI PUBBLICI E PRIVATI FEDERICO MIANI (Coordinatore) PAOLO CECCATO

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LORIS COSTANTINI RENZO ROSIN (Collaboratore esterno) VALUTAZIONI DELLE INTERAZIONI FRA MODELLI E VARIABILI PIERLUIGI DI NATO IMPATTO SUL MERCATO RESIDENZIALE DELL'EXPO DEL 2000 LORENZO BELLICINI CONSULENTI DEL G.T.O. SCENARI E SIMULAZIONI SABINO SAMUELE ACQUAVIVA SCENARI E SIMULAZIONI GIULIO MACCHI MARKETING STEFANO PODESTA' MERCATO TURISTICO REMY PRUD'HOMME COLLABORATORI ESTERNI DELLA SEGRETERIA TECNICA EDITING LUCIA BISETTI RAPPORTI INTERNAZIONALI CRISTINA VON SCHWEINICHEN RICERCHE - LA RICETTIVITA' - LA MOBILITA', LE STRUTTURE E I SERVIZI DI TRASPORTO - I GRANDI SISTEMI INFRASTRUTTURALI - I LUOGHI - I PROGRAMMI ED I FINANZIAMENTI PUBBLICI E PRIVATI

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CONSULENZE - SCENARI E SIMULAZIONI - MARKETING ELENCO CRONOLOGICO DEI DOCUMENTI PRODOTTI DAL G.T.O. EXPO 2000 MARZO 1988 RAPPORTO N. 1 I VISITATORI DELL'EXPO LUGLIO 1988 LA PREVISIONE DEI FLUSSI TURISTICI ORIGINATI DALL'EXPO 2000 - NOTA METODOLOGICA AGOSTO 1988 IDEE GUIDA PER L'EXPO DEL 2000 SETTEMBRE 1988 IDEE GUIDA PER L'EXPO DEL 2000 OTTOBRE 1988 QUADERNO DI LAVORO A DICEMBRE 1988 QUADERNO DI LAVORO B PROBLEMI DI COMMERCIALIZZAZIONE E DI COMUNICAZIONE PER LA MANIFESTAZIONE EXPO 2000 GENNAIO 1989 I LUOGHI

LA RICETTIVITA' E IL TURISMO FEBBRAIO 1989 RAPPORTO N. 2 LA MOBILITA', LE STRUTTURE E I SERVIZI DI TRASPORTO ALCUNE CONSIDERAZIONI SUI GRANDI SISTEMI INFRASTRUTTURALI ALCUNE QUESTIONI DI ACCESSIBILITA' E DI MOBILITA' I PROGRAMMI E I FINANZIAMENTI PUBBLICI E PRIVATI MARZO 1989 I LUOGHI: VALUTAZIONI DI ACCESSIBILITA' DI MODELLI PER L'EXPO 2000 VALUTAZIONE DEI MODELLI VALUTAZIONI DELLE IPOTESI LOCALIZZATIVE IN RELAZIONE ALLA RICETTIVITA' AL TURISMO ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE "VALUTAZIONI DI ACCESSIBILITA' DI MODELLI PER L'EXPO 2000" APRILE 1989 NOTE CRITICHE SU "UN CONTRIBUTO ALLA REGIONE" ALCUNE CONSIDERAZIONI SUI CONTENUTI DEL TEMA PER L'EXPO DEL 2000

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MAGGIO 1989 APPUNTI PER IL TEMA DELL'EXPO DEL 2000 DOCUMENTO APPROVATO NELLA SEDUTA DELLA COMMISSIONE CONSILIARE SPECIALE PER LA CANDIDATURA DI VENEZIA QUALE SEDE DELL’ESPOSIZIONE DI FINE SECOLO – EXPO 2000 DOCUMENTO PRESENTATO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DEL BIE, DAL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL VENETO IN OCCASIONE DELL’INSEDIAMENTO DELLA COMMISSIONE ISTRUTTORIA GIUGNO 1989 CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE SULLA MOBILITA’, LE STRUTTURE E I SERVIZI DI TRASPORTO QUESTIONI DI ALLACCIAMENTO INTERAUTOSTRADALE OVEST- EST IPOTESI PROGRAMMA FINANZIARIO PER L’EXPO DEL 2000 RIFLESSIONI SUL TEMA DELL’EQUILIBRIO VALUTAZIONE DELLE IPOTESI DI LOCALIZZAZIONE DELL’ESPOSIZIONE GIUGNO 1989 RAPPORTO FINALE