14
APPROFONDIMENTO ORO BLU L ibera M ente EDITORIALE Perché un giornale e non la tv? di Mauro Aquino Le forme di comunicazione che fino ad oggi conosciamo sono molteplici e, sopratutto nel mondo tecnologico, osser- viamo la nascita di nuove pro- poste dÊaggregazione e di comunicazione che hanno tutte lo scopo di relazionarsi ed in- contrare lÊaltro. Il titolo di que- sto pezzo potrebbe senzÊaltro essere lo slogan di un lancio pubblicitario ma non è questo il caso perché il nostro interesse, con la nascita di un giornale al- lÊinterno della Casa sulla Roc- cia, é voler dare forma ad unÊesigenza propria di comuni- cazione verso tutto ciò che é al- lÊesterno, ma che non sia una comunicazione spettacolo ma che tenda a portare pluralismo e contenuti. LiberaMente gioca sul titolo della propria testata ed essere letto, sia come un gior- nale che assomigli ad una piazza in cui chi vuole espri- mersi, esternarsi, raccontare un se, entra in questo luogo circo- lare ed aperto e allestendo il proprio spazio lo rende visita- bile allÊospite di turno, sia come unÊinformazione che tende ad un miglioramento della qualità della vita esprimendo valori ed offrendo al lettore spunti di ri- flessione. Le prime chiacchie- rate sullÊidea redazionale si sono consumate attraverso i fi- nestrini semi aperti delle auto e i veloci incontri che si sono fatti spazio allÊinterno di altre pro- gettualità e poi, come spesso mi accade, serve solo crederci e tutto il resto nasce un poÊ da solo avendo cura, ogni tanto, di soffiare per spolverare la messa a fuoco. QuellÊidea iniziale è stato come il nucleo di un ma- gnete che ha messo in orbita intorno a sé altri e poi altri an- cora che, presi anchÊessi dal piacere del fare e del pro- porsi, hanno dato vita al gruppo di redazione. I pensieri si sono trasformati in parole e le parole hanno dato vita alle idee, le idee si sono colorate sugli appunti assumendo carat- teri, spazi, colore, forme, righe testo, numeri ed insieme è ini- ziata questÊesperienza accele- rando i ritmi e, come in un decollo, una spinta propulsiva ci ha fatto sollevare. E dunque e ancora perché un giornale e non la tv ? EÊ semplice perché scrivere rende liberi, raccontare dà forma ai pensieri, le parole ci permettono di farci cono- scere e si compongono atmo- sfere affascinanti trascinando con sé il lettore di turno in un viaggio tra gli accenti e le pa- role tronche. LiberaMente po- teva nascere solo su questi presupposti ed essere, per la Casa sulla Roccia, il naturale veicolo di comunicazione con cui riversare al di là della pro- pria porta i vapori di un sob- bollire (segue a pagina 2) Il bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.1 giugno 2010 L’ASSOCIAZIONE Siamo qui pag.2 VOLONTARIATO Mettiamoci in gioco pag.6 NEWS Notizie Informazioni ed Eventi pag.10 CULTURA E SPETTACOLO Il Teatro di Pippo Delbono pag.12 LÊ „oro blu‰ come spesso è stato denominato, fa dividere il mondo in due filoni. Alcuni ri- tengono che lÊacqua debba avere un prezzo e che sia ne- cessario riconoscerne i costi ef- fettivi. Altri invece, la considerano un bene comune e un diritto di tutti, ritenendone inaccettabile la commercializza- zione e la vendita. LÊEuropa sce- glie di privatizzare la gestione dellÊacqua potabile, e il nostro paese va a ruota. Ma é davvero il privato la soluzione? - 1 - Comunità Terapeutica - Villa Dora

LiberaMente - n.1 giugno 2010

Embed Size (px)

DESCRIPTION

LiberaMente il bimestrale dell'Associazione La Casa sulla Roccia - Centro di Solidarietà

Citation preview

Page 1: LiberaMente - n.1 giugno 2010

APPROFONDIMENTO

ORO BLULiberaMente

EDITORIALE

Perché ungiornale enon la tv?di Mauro Aquino

Le forme di comunicazione chefino ad oggi conosciamo sonomolteplici e, sopratutto nelmondo tecnologico, osser-viamo la nascita di nuove pro-poste dÊaggregazione e dicomunicazione che hanno tuttelo scopo di relazionarsi ed in-contrare lÊaltro. Il titolo di que-sto pezzo potrebbe senzÊaltroessere lo slogan di un lanciopubblicitario ma non è questo ilcaso perché il nostro interesse,con la nascita di un giornale al-lÊinterno della Casa sulla Roc-cia, é voler dare forma adunÊesigenza propria di comuni-cazione verso tutto ciò che é al-lÊesterno, ma che non sia unacomunicazione spettacolo mache tenda a portare pluralismo

e contenuti. LiberaMente giocasul titolo della propria testata edessere letto, sia come un gior-nale che assomigli ad unapiazza in cui chi vuole espri-mersi, esternarsi, raccontare unse, entra in questo luogo circo-lare ed aperto e allestendo ilproprio spazio lo rende visita-bile allÊospite di turno, sia comeunÊinformazione che tende adun miglioramento della qualitàdella vita esprimendo valori edoffrendo al lettore spunti di ri-flessione. Le prime chiacchie-rate sullÊidea redazionale sisono consumate attraverso i fi-nestrini semi aperti delle auto ei veloci incontri che si sono fattispazio allÊinterno di altre pro-gettualità e poi, come spessomi accade, serve solo credercie tutto il resto nasce un poÊ dasolo avendo cura, ogni tanto, disoffiare per spolverare la messaa fuoco. QuellÊidea iniziale èstato come il nucleo di un ma-gnete che ha messo in orbitaintorno a sé altri e poi altri an-cora che, presi anchÊessi dal

piacere del fare e del pro-porsi, hanno dato vita algruppo di redazione. I pensierisi sono trasformati in parole ele parole hanno dato vita alleidee, le idee si sono coloratesugli appunti assumendo carat-teri, spazi, colore, forme, righetesto, numeri ed insieme è ini-ziata questÊesperienza accele-rando i ritmi e, come in undecollo, una spinta propulsivaci ha fatto sollevare. E dunquee ancora perché un giornale enon la tv ? EÊ semplice perchéscrivere rende liberi, raccontaredà forma ai pensieri, le paroleci permettono di farci cono-scere e si compongono atmo-sfere affascinanti trascinandocon sé il lettore di turno in unviaggio tra gli accenti e le pa-role tronche. LiberaMente po-teva nascere solo su questipresupposti ed essere, per laCasa sulla Roccia, il naturaleveicolo di comunicazione concui riversare al di là della pro-pria porta i vapori di un sob-bollire (segue a pagina 2)

Il bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.1 giugno 2010

L’ASSOCIAZIONE

Siamo quipag.2

VOLONTARIATO

Mettiamociin giocopag.6

NEWS

Notizie InformazioniedEventi

pag.10

CULTURA E SPETTACOLO

Il Teatro diPippo Delbonopag.12

LÊ „oro blu‰ come spesso è statodenominato, fa dividere ilmondo in due filoni. Alcuni ri-tengono che lÊacqua debbaavere un prezzo e che sia ne-cessario riconoscerne i costi ef-fettivi. Altri invece, laconsiderano un bene comune eun diritto di tutti, ritenendoneinaccettabile la commercializza-zione e la vendita. LÊEuropa sce-glie di privatizzare la gestionedellÊacqua potabile, e il nostropaese va a ruota. Ma é davveroil privato la soluzione?

- 1 -

Comunità Terapeutica - Villa Dora

Page 2: LiberaMente - n.1 giugno 2010

EDITORIALE

Perché un giornale e non la tv ?da pagina 2lento e ritmato generatore di quel modo di

essere uomini che ci appartiene. Libera-Mente, che è il giornale di unÊassociazioneno-profit, per la propria diffusione e distri-buzione ha scelto un canale appunto no-profit, internet, viaggerà sul web e saràdisponibile dal sito dellÊassociazione allÊin-dirizzo http://www.lacasasullaroccia.it e dalsito è possibile, indicando il proprio indi-rizzo e-mail, richiederne il recapito. Così Li-beraMente contribuisce ad arricchire LaCasa sulla Roccia di un altro strumento di

comunicazione e prevenzione che è parteintegrante del nostro progetto che mira arendere la persona protagonista della pro-pria vita, valorizzandone il recupero in fun-zione della sua totale autonomia. E quindinel farci gli auguri saluto questo gruppo diargonauti che ha deciso di entrare a farparte di questa squadra e tutti coloro chevia via incroceremo nella nostra naviga-zione. A te invece un grazie per averci sfo-gliato.

L’ASSOCIAZIONE

UNA CASA COSTRUITASULLA ROCCIAVenticinque anni fa nasceva l’as-sociazione di volontariato controle dipendenze. Tante le tappeche hanno portato la comunitàad essere un luogo solido, sicuro eradicato.

di Enza Petruzziello

˚ lÊautunno del 1985. In Irpinia le scossedel terremoto non si sono ancora comple-tamente dissolte. Un gruppo di giovani ra-gazzi provenienti dal mondo laico ecattolico, volontari proprio durante il sismadellÊ80, decide di deporre la prima pietra diquella che sarebbe diventata ÿLa Casa sullaRocciaŸ. Nasce così lÊassociazione di volon-tariato che noi tutti oggi conosciamo e cheogni anno dà aiuto e sostegno a tantissimigiovani e alle loro famiglie. Diverse le tappeche hanno portato alla crescita e allo svi-luppo della comunità terapeutica. Due gliamici del gruppo, Enzo Cristallo e NicolaDe Rogatis, che scelgono il nome perché „ilsaggio costruisce la sua casa sulla roccia perrenderla forte e solida‰. Insomma un luogosolido, sicuro, radicato. Un centro di solida-rietà dove accogliere, sostenere e accom-pagnare le persone cadute nella trappola

della dipendenza e del disagio esistenziale.ÿIl terremoto fece conoscere a me e ad altrimiei coetanei il movimento del volontariato– ricorda uno dei fondatori nonché attualepresidente dellÊassociazione, Mauro Aquino–. Nel 1981 partecipai a un convegno aTrento dove conobbi i rappresentanti dellemaggiori associazioni di volontariato:gruppo Abele, villa Maraini, Gesi e tantialtri. Quando ritornai ad Avellino ne parlaicon i miei amici e tra le varie attività su cuivolevamo concentraci trascrivemmo „cen-tro di recupero per tossicodipendenti‰Ÿ. Ar-mati così della propria esperienza divolontari, ma soprattutto spinti dalla vogliadi aiutare e impegnarsi per la loro terra,quattro anni dopo danno vita a La Casasulla Roccia. I primi tempi non sono facili.Non hanno alcuna forma di finanziamentoe per tirare avanti decidono di autotassarsi.ÿLo abbiamo fatto per pagare le spese piùurgenti come le utenze della sede, la can-celleria, la benzina per lÊauto – ricorda an-cora il presidente Aquino –. Ma laperseveranza e la voglia di crederci fino infondo ci hanno aiutato a portare avanti ilnostro sognoŸ. Nel 1986, poi, la CaritasDiocesana dona loro un prefabbricato e nelquartiere San Tommaso di Avellino sorgela sede dellÊAccoglienza. Tossicodipendenti,famiglie, volontari iniziano una grande av-ventura che trae la sua forza dallo stare in-sieme per vivere, condividere e aiutarsi

reciprocamente. Due anni dopo, lÊassocia-zione apre, nel comune di Prata PrincipatoUltra, la sede della Comunità terapeuticaVilla Dora. Un luogo ancora più significa-tivo. Si tratta, infatti, della casa di campa-gna del generale Carlo Alberto Dalla Chiesadata in comodato dÊuso allÊassociazione daifigli Nando, Rita e Simona. Corre lÊanno1989. La comunità cresce sempre di più efonda Casa Famiglia per offrire un ricoveronotturno a coloro che non potevano rag-giungere quotidianamente lÊAccoglienza.Inizialmente ubicata in un piccolo prefab-bricato di Serino grazie alla disponibilità didon Carlo Ragazzetti, la sede di Casa fami-glia viene trasferita ben presto a Merco-gliano. Negli anni Â90 lÊassociazione siconsolida. Viene iscritta nellÊalbo regionaledegli Enti ausiliari della Regione Campania,ma purtroppo un incendio distrugge partedella struttura di San Tommaso che riapriràil 26 giugno 1992, nella giornata mondialeper la lotta alla droga. Alla vigilia dei diecianni dalla fondazione, la Casa sulla Rocciaentra a far parte delle associazioni di vo-lontariato della regione associandosi alla Fe-derazione italiana delle comunitàterapeutiche. UnÊistituzione, questa, cheraccoglie tutti i centri di solidarietà che ri-conoscono la filosofia del Progetto Uomo,un programma terapeutico centrato sul self-help della comunità. Arriviamo al nuovomillennio. Nel 2001 si stipula la conven-

- 2 -

Page 3: LiberaMente - n.1 giugno 2010

NOI CE LÊABBIAMO FATTAParlano due dei ragazzi che hanno completato il percorso in comunità. Ecco le loro storie: dalla dipendenza fino alla rinascita (prima parte)

di Emilia Riccardo e Anna Bellizzi

Roberta e Luca, li chiameremo così, sono due persone che hannocompletato il percorso in comunità. Hanno più di quaranta anni.Le loro storie sono molto diverse, eppure entrambi iniziano da gio-vanissimi a bere e drogarsi. Alle loro spalle una dipendenza di oltreventÊanni. Oggi possono finalmente dirsi liberi e per entrambi laCasa sulla Roccia è diventata la loro casa. In questo numero vi pro-poniamo la prima delle due interviste realizzate.

Roberta quando hai cominciato a fare uso di alcol? E perché?ÿHo iniziato a 21 anni, dopo il matrimonio. Mio marito era tutto ilgiorno fuori per lavoro, mia sorella si era sposata, mio padre co-minciava ad avere problemi di salute, non poteva più darmi quelloche mi dava prima, ero io a dovermi prendere cura di lui, gli ta-gliavo le unghie, gli facevo la barba. Scelsi di rimanere a casa conloro perché i miei fratelli erano fuori, se fossi andata via anchÊio luisarebbe rimasto da solo e mia madre lo avrebbe riempito di botte.Che fine avrebbe fatto? Questo fu lÊerrore più grande della mia vita.Mi sentivo sola. Così mi sono rifugiata nellÊunica cosa che ho tro-vato in casa, il vino, quello che beveva mia mammaŸ.

Quanto è durata la tua dipendenza?ÿ˚ durata 20 anni. AllÊinizio fisicamente stavo bene, poi il fegato neha risentito, ho perso molto peso, insomma ho toccato il fondo.Sono stata due mesi ricoverata in una clinica privata a Roma, hofatto dentro e fuori dagli ospedali credendo che i ricoveri potesseroaiutarmi a stare meglio, ma mi bastava tornare a casa per rico-minciare a stare maleŸ.

Quando ritieni che il tuo uso di alcol si sia trasformato in dipen-denza?ÿNon credevo fosse una dipendenza. Ho capito di stare malequando mia madre, forse nel tentativo di aiutarmi, e per questooggi la ringrazio, mi ha denunciato ai servizi sociali per i minoriperché voleva che mi togliessero i bambini. Non facevo più lamamma, dormivo tutto il giorno, non cucinavo, non curavo casa,non riuscivo più a sostenere la mia famigliaŸ

Tuo marito e i tuoi figli come hanno reagito? Come è cambiato ilvostro rapporto?ÿLoro ormai combattevano da anni, le loro valigie erano pronte da-vanti alla porta e mi hanno messo alle strette dicendomi „o vai via

tu o andiamo via noi‰. Poi è arrivata una comunicazione che dicevache se non mi fossi decisa ad entrare in un centro mi avrebberotolto i bambini e sarebbero stati affidati a mio maritoŸ

Questo dunque ti ha spinto a smettere e a rivolgerti ad una strut-tura specializzata?ÿSi, a questo punto ho deciso di andare al SERT . Pesavo 38 kili.Dal SERT avevano già contattato la Casa sulla Roccia e cÊera unsolo posto libero. Il giorno dopo ho preparato la valigia e sono ve-nutaŸ.

Che cosÊè per te la Comunità?ÿLa Casa sulla Roccia è la mia casaŸ

Come sei stata accolta?ÿRicordo che il giorno in cui sono arrivata, era una giornata splen-dida, nel giardino cÊerano delle rose bellissime, sarà stata lÊatmo-sfera, la voglia di cambiare. Una volta entrata la cosa che più mi hacolpita è stato il sorriso di „zia E.‰, lÊho vista come una mamma,era come se mi conoscesse da sempre. Poi è arrivata unÊopera-trice, mi ha abbracciata, non dimenticherò mai quellÊabbraccio. Enonostante fosse tardi, ed io ero completamente ubriaca mi ha fattofare comunque il colloquio, mi ha accolto lo stessoŸ.

Quanto è durato il tuo percorso terapeutico? ÿSono stata due mesi in Accoglienza, un anno in Comunità e unanno e mezzo al RientroŸ

Questo percorso prevede il coinvolgimento attivo delle famiglie.Quale dei tuoi familiari ha fatto questa esperienza, e cosa ha si-gnificato per te?ÿMio marito e i miei figli, se non fosse stato per loro non sarei quia parlare con voi adesso. Mia figlia in modo particolare è stata tre-menda, ma oggi la ringrazio. Prima che entrassi in Comunità eramolto violenta, mi ammazzava di botte, e anche durante il percorsoè stata dura, veniva, ma non mi guardava neanche in faccia, mi di-ceva che il momento di riabbracciare la sua vera mamma lo avrebbedeciso lei. E questo è arrivato solo nella fase del rientro. Un giornomi disse: se vai via da questo posto non pensare neanche di tornarea casa perché noi non ci saremo. Questo mi ha dato la forzaŸ

zione con il ministero della Giustizia per ac-cogliere persone detenute in alternativa alcarcere. Tre anni dopo, nel 2004, si associaal centro servizi per il volontariato „IrpiniaSolidale‰. Si accredita inoltre come Ente peril servizio civile e con il Dipartimento di giu-stizia minorile della Campania firma unaconvezione per accogliere minori con pro-blemi di tossicodipendenza. Nel 2007, in-fine, inaugura il primo panificio „VillaDora‰, forno della cooperativa Demetra per

il reinserimento lavorativo delle personesvantaggiate. Sono trascorsi venticinqueanni da quellÊautunno del 1985. La Casasulla Roccia ha dato aiuto a migliaia di gio-vani. Tantissimi gli ex tossicodipendenti chehanno ricominciato a vivere. Centinaia i vo-lontari che hanno attraversato quella portaper dare sostegno e riceverlo. ÿMolte storiedi ragazzi sono passate per le nostre stanze- conclude Mauro Aquino -. Ricordo moltidi quei visi così come sono oggi, con una

propria vita presa per mano, con una fami-glia, dei figli, unÊindipendenza, una rela-zione. Credo che sia questo il vero bilancioche possiamo andare a raccogliere. Siamoad una svolta e stiamo tutti lavorando perampliare l'offerta dei servizi dell'associa-zione e per essere, nella solidarietà, unastruttura che raggiunge altre forme di emar-ginazione e disagio. EÊ questo il nostro pros-simo obiettivoŸ. E oggi la nuova avventurasi chiama LiberaMente.

- 3 -

Page 4: LiberaMente - n.1 giugno 2010

Qual è stato il momento più difficile?ÿDi sicuro il distacco da mio figlio quando sono salita in Comunità.EÊ stata la prima volta che lÊho visto piangereŸ.

La Comunità ti ha aiutato a porti degli obiettivi e a perseguirli re-sponsabilmente attraverso le attività svolte al suo interno?ÿSi, ogni settore della Comunità mi ha dato qualcosa, io ne ho co-nosciuti tre, la lavanderia, dove inizialmente ho potuto piangeretutte le mie lacrime lavando i panni, la cucina dove ho imparato agestire i sentimenti e a lavorare sulla famiglia, il punto dove ho im-parato ad essere la donna che non ero mai stata. Qui ho capito ve-ramente chi era R. perché nei settori, devi essere in grado di gestirela situazione e saper dare delle indicazioni ai ragazzi, ho dovuto ti-rare fuori tutta la mia grinta e smettere di sentirmi dire cosa dovevofare ma cominciare a dare io delle istruzioni agli altri. In questa faseho pianto tanto, ero spesso in riflessione, ma ho trovato la forza diribaltare la situazioneŸ.

Hai mai avvertito il desiderio di fuggire?ÿLÊho solo pensato. Qualche volta facevo capricci perché guardandodissero che non era il taglio di capelli a cambiarmi, dovevo cambiareio. Mi fu data una riflessione per un mese, tutte le mattine dovevopulire lo specchio, guardarmi, e vedere se „ero io o i capelli a farela persona‰, poi la sera dovevo scrivere una relazione per descriverecome mi ero sentita quella mattina alla fine i capelli non li ho piùtagliati;

Cosa ritieni ti abbia lasciato questo percorso fatto principalmentedi relazioni umane?ÿMi ha ridato la vita, i valori dellÊamicizia, quella pulita senza inte-ressi. Una rinascita totale, per me e per la mia famigliaŸ.

Oggi chi sei?ÿOggi posso essere R. a testa alta, la moglie e la mamma che miomarito e i miei figli volevano e la donna che avrei voluto sempre es-sere. Oggi collaboro con la Casa sulla Roccia, prima non ho mailavorato.. ho preso un altro diploma, la patente e mi sto facendo costruire una casaŸ.

Insomma ritieni di aver realizzato il tuo „progetto di vita‰?ÿSi, ho definitivamente chiuso con la mia vecchia vita quando hocambiato casa e mi sono trasferita ad Avellino. ˚ stata P. a pro-pormelo, e dopo averne parlato in famiglia ho deciso. Proprio ieriho fatto una festa a mia figlia, ne abbiamo fatte altre in passato mamai con piena lucidità. Ieri invece eravamo tutti insieme e anche glialtri si sono accorti che non festeggiavamo solo lei ma anche la ri-nascita della nostra famiglia. ˚ stato meravigliosoŸ.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?ÿRimanere sempre legata alla Casa sulla Roccia, lavorativamente oin qualità di volontaria, perché questa è casa mia, e quello che ioho avuto intendo ridarlo agli altriŸ.

Cosa consiglieresti ad un ragazzo che non sa come risolvere i suoiproblemi e cerca di raggirarli evadendo?ÿLa cosa più importante è il dialogo, quello che ho scoperto qui èche ci sono cose di noi che non conosciamo, ma è importante im-parare a riflettere su se stessi e parlare del proprio disagioŸ.

Qual è lÊinsegnamento che adesso ritieni di poter testimoniare aglialtri?ÿQuesto per me è un piccolo angolo di paradiso, io avrei potutonon essere qui adesso, per questo la cosa che sento di dire è: laCasa sulla Roccia è vitaŸ.

Il progetto del nuovo marchiode „la Casa sulla Roccia‰ si al-lontana dalla tradizionale icono-grafia descrittiva per approdarea una grafica che „evoca‰,anzi-ché semplicemente spiegare. Ilrisultato è un segno volutamentecaratterizzato da molteplici si-gnificati e che lascia spazio avarie interpretazioni, tutte ri-mandanti alla missione origina-ria del centro. Un marchioispirato dal nome e connotatoda segni e composizione forte-mente allusivi, che restituisconounÊimmagine al tempo stessooriginale e poetica. Il cerchio èil più importante simbolo geo-

metrico, forma perfetta senzainizio e senza fine, già per gliantichi evocatore di luce edenergia (il sole), generatore divita, sicurezza e accoglienza(madre terra). Nel nostro mar-chio il cerchio è aperto, a rap-presentare il centro, ad evocarebraccia che accolgono e proteg-gono. „Casa‰ e „Roccia‰, dueparole dal significato così pro-fondo non possono esseremesse da parte nella genesi delmarchio, che infatti è prima ditutto un monogramma. Anchese estremamente stilizzate, leiniziali „C‰ e „R‰sono gli ele-menti fondanti di tutta la co-

PRESENTIAMOIL NUOVO LOGO

A 25 anni dalla nascita della Casa

sulla Roccia abbiamoriprogettato il nostro

logo in sintonia con gliobiettivi di oggi

struzione grafica. Il soffione, o„dente di leone‰, è un fiore si-

curamente sui generis. Entitàtrasparente e leggera, attorno alsuo nucleo si aggregano decinedi petali, ognuno che sostienelÊaltro in una struttura perfetta,pronta a lasciarli liberi al mo-mento del volo. La „C‰ e la „R‰sono lo stelo e la corona delfiore. Delicati, giocosi, poetici, ipetali del soffione sono ele-menti semplici, attaccati al pro-

prio stelo fino a quando sonopronti a prendere il volo in ma-

niera autonoma, al momentodella completa fioritura. Dalfiore vengono nutriti e fatti cre-scere, dal fiore partono per la-sciarsi andare al propriopercorso. Nel marchio i petalidel fiore, quelli protetti dal nu-cleo e quelli pronti a partire,rappresentano il cuore dellacomposizione grafica, elementodinamico e prospettico.

- 4 -

Page 5: LiberaMente - n.1 giugno 2010

IN-DIPENDENZADalla conoscenza del fenomeno per giungere alla libertà dell’individuo

di Anna Iovino

Oggi nella giornata mondiale contro le dro-ghe molti parleranno, ancora di più diquanto non si faccia negli altri giorni di que-sto grande problema che affligge la nostrasocietà ormai da anni, di come prevenirlo,di dati, di statistiche, di possibili modalitàdÊintervento ecc. Quando si parla di drogaè inevitabile parlare della dipendenza chequesta crea, ma in realtà noi sappiamo re-almente cosa significa essere dipendenti?Se sfogliamo un qualsiasi dizionario dellalingua italiana alla voce dipendenza tro-viamo: dipendenza sostantivo femminile ildipendere, l'essere dipendente. Dipendereverbo intransitivo derivare, procedere, averorigine, essere causato. Queste definizioniin realtà non ci dicono molto, infatti, il con-cetto di dipendenza è molto più complesso,implica aspetti psichici, sociali, culturali,comportamentali e neurobiologici. Facendoriferimento a una definizione più ampia didipendenza, è necessario, prima di tutto, te-nere in considerazione che nello sviluppodellÊessere umano, dipendere da qualcosao da qualcuno è una condizione „normale‰,determinata dalla natura stessa dellÊuomo,essere imperfetto, esposto alla necessità eal bisogno. Sono tante le cose da cui di-pendiamo e di alcune non possiamo fare ameno per la nostra stessa sopravvivenza fi-sica: ad esempio ci sono indispensabili lÊos-sigeno, il cibo, lÊacqua e molti altri elementi.Intrinseca inoltre alla nostra condizioneumana è il bisogno di accudimento di cui ilbambino necessita nei primi anni di vita. Ci sono anche altre cose da cui dipendiamonon tanto per la nostra sopravvivenza fisicaquanto per la qualità della nostra vita. Chesia da sostanze lecite o illecite, dal fumo,dallÊalcool, dal caffè, da internet, da amoreo libidine, dalla vita dissoluta o esemplare,o magari dagli specchi o da quello che sinasconde dietro i sorrisi. Tutti siamo di-pendenti da qualcosa. La lingua ingleseopera un'importante distinzione tra due ter-mini che in italiano sono tradotti con lastessa parola, pur avendo significati moltodiversi: Addiction e Dependence. ‰Addic-tion‰ è un termine inglese, ma di origine la-

tina, che riflette lÊetimologia della parola„schiavitù‰ („addictus‰ in latino indicava chisi era reso „schiavo per un debito contrattocon un padrone‰): con esso sÊintende, in-fatti, la mancanza di capacità di controllareun impulso verso un oggetto o comporta-mento („non poter fare a meno di‰) ; si in-tende un disordine progressivo, cronicorecidivante che, in genere, comprende com-pulsione, perdita di controllo ed uso conti-nuativo malgrado le conseguenze negativedi tale consumo o attività. Il disordine pri-mario non dipende da una malattia mentalee può sviluppare dipendenza fisica, tolle-ranza, astinenza. Nelle dipendenze i dueelementi fondamentali sono:1) craving (desiderio incontrollabile di ripe-tere lÊuso della sostanza);2) drug-seeking behavior (comportamentocompulsivo di ricerca della sostanza che simette in pratica senza curarsi delle conse-guenze).L'addiction è dunque l'atto di consegnarsicompletamente ad un padrone (una so-stanza, un oggetto, un'attività o una per-sona) tanto da esserne interamenteposseduti. L'individuo quindi perde la pro-pria integrità personale e, soprattutto, lapropria libertà. Con Addiction, quindi, si in-tende definire una condizione generale incui la dipendenza psicologica spinge alla ri-cerca dell'oggetto, senza il quale l'esistenzadiventa priva di significato.Con Depen-dence, invece, si vuole indicare la dipen-denza fisica e chimica, la condizione in cuil'organismo necessita di una determinatasostanza per funzionare e perciò la richiede.EÊ importante sottolineare che Addiction eDependence non compaiono necessaria-mente insieme. Il riconoscimento di nuoveforme di dipendenza nei confronti di attivitàe non più solamente di sostanze chimiche,conferma l'ipotesi che si possa sviluppareun'addiction senza dependence, un bisognoimprescindibile di mettere in atto dei com-portamenti significativi, in assenza di unadipendenza fisica vera e propria. D'altraparte si può anche avere dipendenza fisicasenza Addiction, vale a dire senza svilup-

pare una fenomenologia patologica checonduce a mano a mano alla completa au-todistruzione e all'isolamento del soggetto.Si pensi alla dipendenza dalla nicotina: si-curamente l'organismo richiede la sostanzae si sviluppa anche una dipendenza psico-logica, ma difficilmente si arriva ad azioniillegali o comportamenti antisociali a causadel fumo. Tanti o forse è meglio dire tan-tissimi sono i motivi per cui una personapuò diventare dipendente da qualcosa o daqualcuno e non riuscire più a farne a meno.A questo proposito concludo con una pro-spettiva molto generale, senza inquadrarlain nessuna ottica di pensiero in modo dadare a tutti la possibilità di riflettere. Dasempre lÊuomo sogna di essere autonomoe indipendente, di superare i limiti e le ansieche accompagnano, sotto forme diverse,lÊintero ciclo della vita. Questa ricerca noncostituisce di per sè la precondizione delleforme di dipendenza patologica, in quantosi tratta di un fenomeno universale e umanoche appartiene alla lotta dellÊuomo per lÊesi-stenza e alla necessità di riconfermare inogni istante la prevalenza della vita sullamorte. Alcune persone, però, possono di-ventare dipendenti nel tentativo di realizzarequesto sogno, fino al punto di perdere la ca-pacità di interagire dinamicamente e armo-nicamente con la realtà. La loro ricercadiviene così compulsiva e patologica.

- 5 -

Page 6: LiberaMente - n.1 giugno 2010

Il volontariato in Italia ha tre grandi tradizioni: una ecclesiale e cat-tolica, legata all'opera di evangelizzazione della Chiesa, fondata sulconcetto di pietas cristiana e tuttora molto viva; accanto a questasi sviluppa, fin dall'Ottocento, anche un'intensa attività di volonta-riato di tradizione operaia e socialista; infine una tradizione liberalemolto ricca, ma successivamente scomparsa. La fine degli anni Settanta segna il declino di un modello preva-lentemente filantropico dell'assistenza e vede il diffondersi di un vo-lontariato che, attraverso progressive puntualizzazioni, diventeràvero e proprio soggetto politico riconosciuto anche dalla successivaproduzione legislativa.In quegli anni sia il volontariato ecclesiale che quello più pretta-mente laico appaiono accomunati dalla stessa filosofia d'intervento,che sembra trovare realizzazione solo attraverso un impegno per-sonale di tipo riparatorio volto, infatti, ad accogliere, ridurre e con-tenere le diverse patologie sociali avendo contemporaneamentepresente la prospettiva della prevenzione al fine di eliminare lecause di tante situazioni di povertà ed esclusione.Negli anni settanta viene elaborata a Napoli, in un convegno pro-mosso dalla Caritas, la prima definizione del volontario e del vo-lontariato: „il volontario è un cittadino che, adempiuti i suoi doveridi Stato (famiglia, professione ecc.) pone se stesso a gratuita di-sposizione della comunità. Egli impegna le sue capacità, i mezziche possiede, il suo tempo in risposta creativa ai bisogni emergentiprioritariamente dai cittadini del suo territorio; ciò attraverso unimpegno continuativo di preparazione, servizio e intervento, a li-vello individuale o preferibilmente di gruppo, evitando ogni inutileparallelismo con l'attività dello Stato.‰Da questa definizione, che dà del volontariato ancora un'immaginetradizionale, emergono alcune fondamentali caratteristiche di quelleche sono le sue motivazioni e le sue modalità dÊazione. L'identitàdel volontario viene, infatti, costruita attorno a precisi valori.

VOLONTARIATO

VIAGGIO NEL VOLONTARIATONel nostro Paese e da sempre il Volontariato ha rap-presentato la testa di ponte del Terzo settore, il NonProfit, una punta di diamante nella tradizione, riccaed antica, delle istituzioni assistenziali, benefiche ededucative tanto che nel 2001 l'ONU ha proclamato"l'anno internazionale del volontariato"

di Claudia Minocchia, Carmen Spagnuolo, Francesca Feoli e Anna Fossile

Il volontario è una persona che, adempiuti i doveri di ogni citta-dino, mette a disposizione tempo e capacità per gli altri; egli esplicala sua azione in forma individuale, in aggregazioni informali o inorganizzazioni strutturate.Il volontario agisce con azioni gratuite, infatti la gratuità è lÊelementodistintivo dellÊagire volontario e lo rende originale rispetto ad altrecomponenti del terzo settore e ad altre forme dellÊimpegno civile.Ciò comporta assenza di guadagno economico, libertà da ogniforma di potere e rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti. In questomodo diventa testimonianza credibile di libertà rispetto alle logichedellÊindividualismo, dellÊutilitarismo economico e rifiuta modelli disocietà centrati esclusivamente sullÊavere e sul consumismo.I volontari traggono dalla loro esperienza di dono motivi di arric-chimento sul piano interiore e sul piano delle abilità relazionali.UnÊaltro valore importante è quello della relazione e della condivi-sione con lÊaltro: al centro del suo agire ci sono persone conside-rate nella loro dignità umana, nella loro integrità e nel contesto dellerelazioni familiari, sociali e culturali in cui vivono.Il costume della condivisione è qualcosa di più della divisione: spar-tire qualcosa, con-dividere, implica il movimento nelle due direzioni:non solo si dà, ma si crede che anche l'altro abbia qualcosa da darci.Ciò conferma ancora di più che lÊessere umano è un „animale‰ so-cievole, bisognoso di relazionarsi con altri per il soddisfacimentodei suoi bisogni.Infatti, in questi ultimi tempi, le necessità ed i bisogni emergenti, intutti i campi del vivere sociale stanno ponendo forti interrogativi aiquali, a volte, solo il comparto del Volontariato sa e desidera darerisposte adeguate. Ciò è dovuto ad alcuni importanti fattori dise-quilibranti. Da un lato Il progresso tecnologico e scientifico, lasciasempre più sul terreno le dimensioni umanitarie e socializzanti del-

lÊindividuo, inteso come persona nella sua interezza.Da un altro lato la configurazione dello Stato Sociale, fondato sullaDemocrazia dellÊ Uguaglianza, sul Diritto e sui principi di sussidia-rietà ed assistenza, come ben annunciati da un Dettato Costituzio-nale tra i più completi ed articolati, il quale però ha molte volteprestato il fianco ad interpretazioni sui generis e poco attendibili.Da un altro ancora la Società moderna, in quanto tale, nella suastrutturazione „materialistica‰ e „consumistica‰ considera lÊuomocome „produttore di risorse‰, quindi come unità lavoro, al pari diuna macchina, a volte addirittura meno importante di questa, senon un numero di codice su di un cartellino da timbrare.I motivi per i quali il Volontariato rappresenta un movimento diavanguardia dipendono sostanzialmente dalla facilità con cui na-scono questo tipo di organizzazioni, dallo stretto legame con le ne-cessità storiche, sociali e geografiche e dalla ecletticità e fantasiaoperose con cui gli italiani sanno unirsi e compattarsi per trovaresoluzioni efficaci ai problemi emergenti.

- 6 -

Page 7: LiberaMente - n.1 giugno 2010

C O N T R O L O S F R U T T A M E N T O S E S S U A L E D E I B A M B I N IN E L M O N D O

Nasce la certificazione turismo responsabile per fermare i viaggi della vergogna.

Sono centinaia di migliaia gli adulti di tutto il mondo che approfittano di bambini costretti a prostituirsi. Lo

chiamano “turismo”, in realtà non è altro che pedofilia. Un crimine che il Governo Italiano s’impegna a

combattere con la creazione del marchio CTR. Per la prima volta le più importanti sigle delle aziende

turistiche sono state unite dal Dipartimento per lo sviluppo e la competività per lottare insieme in difesa

dell’infanzia.

Maria Rita ParsiLe mani sui bambini. Storie cliniche diabusi infantiliMilano, Mondadori, 1998

Con dieci drammatiche storie attintedal quotidiano orrore della cronacanera, Maria Rita Parsi affronta il temadegli abusi sessuali sui bambini.Attraverso i percorsi personali, fami-liari, scolastici e sociali dei piccoli pro-

tagonisti e attraverso il lavoro terapeutico per aiutarli a lenire, neilimiti del possibile, il profondo dolore della ferita che è stata loro in-ferta, emerge in tutta la sua violenza "l'atto di potere" e di abbruti-mento di chi pratica la pedofilia. E' il silenzio il principale nemicodelle piccole vittime.Dischiudere questo silenzio è come spezzare un incantesimo mal-vagio, ma è anche un atto di grande impegno civile.

Livia PomodoroA quattordici anni smettoEditore, Melampo

Dodici storie di bambini privati dellaloro infanzia. Storie di ordinaria po-vertà materiale, affettiva e morale. Do-dici storie di bambini che arrivanodalla Romania, Albania, India, Mol-dova, Ucraina, Marocco, Bulgaria,Cina, che approdano in questa Italiavista come un Eldorado. Bambini pri-

vati di qualsiasi affettività, abituati ad arrangiarsi, a vivere nellefogne delle metropoli, a spacciare, a prostituirsi al punto da nonconsiderare più il corpo come proprio. Infine una bellissima dedicache la donna, ancor prima del magistrato, ha voluto lasciare aiprotagonisti del libro: ÿTra successi e delusioni mi sono accostataa questi ragazzi con l'animo e le intenzioni di chi ama l'umanità.Mi appartengono tuttiŸ.

- 7 -

Page 8: LiberaMente - n.1 giugno 2010

L’APPROFONDIMENTO

ORO BLUdi Rosa De Angelis

Una legge che fa acqua da tutte le parti. Viaal referendum contro la privatizzazione delcosiddetto „oro blu‰, lÊacqua, bene pre-zioso, soprattutto nel Sud del mondo, manon solo. Grande mobilitazione della so-cietà civile contro la legge Ronchi che aprealla liberalizzazione dei servizi. Eventi, festee banchetti in tutta Italia. Il 24 aprile è par-tita la raccolta di firme per indire il referen-dum che chiede lÊabrogazione degli articolidi legge che disciplinano la privatizzazionedellÊacqua. Raccolte già 800 mila firme.LÊobiettivo è arrivare a un milione entro il24 luglio. LÊiniziativa, promossa dal Forum dei movi-menti per lÊacqua, è sostenuta ad Avellinoda una parte del Pd, Territori e nuove ge-nerazioni, Terra e libertà, AÊPotea, Rosso-fisso, dei sindacati Cgil e Uil, e di esponentidi Sinistra Ecologia e Libertà, Centro sini-stra alternativo e del Movimento CinqueStelle. Impegnati anche gli istituti missio-nari. Il Referendum dunque si farà. Sonostate già raccolte le 500 mila firme neces-sarie per legge, ma per i promotori è im-portante cercare di coinvolgere la societàtutta così da ottenere un risultato anche alleurne. Raggiungere il quorum non sarà dicerto una passeggiata.

A difendere lÊoro blu dai rischi della priva-tizzazione anche padre Alex Zanotelli, dasempre in prima linea per i diritti dei piùdeboli. ÿSe perdiamo lÊacqua, perdiamotutto - spiega - Senza acqua non cÊè vita.Che razza di cultura è la nostra che ha pen-sato di privatizzarla? Riteniamo che priva-tizzare lÊacqua sia come pensare diprivatizzare la madre. Perché lÊacqua è lamadre. LÊacqua è vitaŸ. Padre Alessandro Zanotelli lavora con i tos-sicodipendenti nel Rione Sanità di Napoli,uno dei quartieri più difficili della città. Giàmissionario in Sudan e in Kenya, da anni sibatte contro la privatizzazione dellÊacqua,partecipando a eventi, marce e cortei intutta Italia. Dura la sua posizione nei con-fronti del decreto Ronchi, convertito inlegge lo scorso 19 novembre, che apre allaprivatizzazione dei servizi idrici. ÿLÊacqua èlÊoggetto del desiderio. - spiega padre Alex- Il capitale, la finanza lÊha già capito. La ge-stione delle acque diventa il grande affare,per questo lÊacqua pubblica deve essere af-fidata a enti di diritto pubblicoŸ. Bene quindiil sistema delle vecchie municipalizzate,senza lÊingresso dei privati.„Fuori lÊacqua dal mercato‰ e „Fuori il pro-fitto dallÊacqua‰. Come spiega padre Alex:

ÿQuesta battaglia è per me unÊimportanteavventura, sia come prete – è un problemaetico-morale – sia come missionario. Per-ché, se lÊacqua verrà privatizzata, vuol direche i poveri del sud del mondo la paghe-ranno ancora più cara di noi. Se già oggiogni anno 50 milioni di poveri muoiono difame, domani ne moriranno ancora di piùdi sete. Ecco perché questa campagna vedeimpegnati anche gli istituti missionari ita-lianiŸ.Tre i quesiti proposti dal referendum: lÊabro-gazione dellÊarticolo 23 bis della legge 133del 2008, che disciplina la privatizzazionedei servizi pubblici di rilevanza economica.˚ lÊultima normativa approvata dal GovernoBerlusconi. Stabilisce come modalità ordi-naria di gestione del servizio idrico lÊaffida-mento a soggetti privati attraverso gara olÊaffidamento a società a capitale misto pub-blico-privato, allÊinterno delle quali il privatosia stato scelto attraverso gara e detenga al-meno il 40%. Il secondo quesito riguardalÊabrogazione dellÊart.150 del Codice del-lÊAmbiente, che definisce lÊaffidamento delservizio idrico con la gara o tramite societàper azioni a capitale misto o pubblico. LÊar-ticolo definisce come uniche modalità di af-fidamento del servizio idrico la gara o la

- 8 -

Page 9: LiberaMente - n.1 giugno 2010

gestione attraverso società per azioni a ca-pitale misto pubblico privato o a capitale in-teramente pubblico. LÊabrogazione di questoarticolo non consentirebbe più il ricorso néalla gara, né allÊaffidamento della gestione asocietà di capitali, favorendo il percorsoverso lÊobiettivo della ripubblicizzazione delservizio idrico, ovvero la sua gestione at-traverso enti di diritto pubblico con la par-tecipazione dei cittadini e delle comunitàlocali. Il terzo quesito riguarda lÊart. 154 delCodice, nella parte in cui prevede che la ta-riffa dellÊacqua sia determinata tenendoconto della remunerazione del capitale in-vestito. La parte di normativa che si chiededi abrogare è quella che consente al gestoredi ottenere profitti garantiti sulla tariffa, ca-ricando sulla bolletta dei cittadini un 7% aremunerazione del capitale investito, senzaalcun collegamento a qualsiasi logica di rein-

vestimento per il miglioramento qualitativodel servizio.

IL PERSONAGGIOPadre Alex Zanotelli è un missionario com-boniano che ha vissuto per molti anni a Ko-rogocho, una delle baraccopoli cheattorniano Nairobi, la capitale del Kenya,dove ha dato vita a piccole comunità cri-stiane, ma anche a una cooperativa che sioccupa del recupero di rifiuti e dà lavoro anumerosi baraccati. Nato a Livo (Trento) il26 agosto 1938, viene ordinato sacerdotenel 1964. Ha operato per otto anni inSudan. Nel 1978 ha assunto la direzione delmensile Nigrizia fino al 1987. Dopo gli annipassati come missionario in Africa, padreAlex è giunto a Napoli, dove attualmenteopera nel quartiere Sanità. Vive in una casaricavata dal campanile della chiesa della Sa-

nità e lavora nella comunità Crescere In-sieme, dove trovano rifugio i tossicodipen-denti più emarginati del rione. In uncontesto diverso da Korogocho, ha una solagrande missione: Aiutare la gente a rialzarsi.

LÊUNIVERSITAÊ DEL BENE COMUNEE’ una associazione europea risultato della elaborazionedi un gruppo internazionale di docenti e di esperti impe-gnati nella promozione di alternative alla mercificazionedella conoscenza e dell’educazione

LÊUniversità del Bene Comune (in sigla UBC) è un progetto edu-cativo, nato nel 2001/2002 a seguito dei lavori del Gruppo di Li-sbona, che parte dal principio che la „conoscenza‰ è un patrimoniodellÊumanità, che fa parte dei „ beni comuni‰, cosi come lÊacqua èfonte di vita. Il progetto è il risultato dellÊelaborazione di un gruppointernazionale di docenti e di esperti impegnati nella promozionedi alternative alla "mercificazione della conoscenza e dellÊeduca-zione‰. LÊobiettivo è di promuovere la cultura del „bene comune‰,vale a dire un modo nuovo di fare educazione alla cittadinanza nellatriplice dimensione immaginare, condividere ed agire, centrata sul-lÊapprendimento del vivere insieme. In questo senso lÊUBC si ponein una prospettiva differente da quella della attuale trasformazionedelle Università in „imprese della conoscenza‰ messe al serviziodella formazione di risorse umane altamente qualificate in funzionedei bisogni delle imprese multinazionali private. LÊUniversità delBene Comune opera quindi attraverso quattro Facoltà : La Facoltàdell'acqua - La Facoltà dell'immaginazione - La Facoltà dell'alterità- La Facoltà della mondialità. L'uso del termine "facoltà" è stato ac-cettato, per ora, in mancanza di un altro termine. Gli stretti rap-porti tra i quattro "campi" sono evidenti. Se il "campo" dell'acqua(più concreto, settoriale e politico) può sembrare di natura diversadagli altri tre (che fanno piuttosto parte di campi "trasversali"), le at-tività dell'UBC si tradurranno in una navigazione permanente tra iquattro "campi" allo scopo, per l'appunto, di realizzare efficace-mente le tre finalità dell'UBC: immaginare, condividere, agire. LaFacoltà dell'acqua : L'oggetto di questa Facoltà è l'acqua in quantoespressione simbolica e concreta del bene comune ed esempiomaggiore di ciò che è un bene comune, in particolare un bene co-mune mondiale. L'obiettivo della Facoltà dell'acqua è di creare uno

dei luoghi e uno dei tempi di ricerca e di apprendimento dove ci sieduca a pensare e a promuovere il bene comune. Infatti, l'acqua èdiventata, specie negli ultimi decenni, uno dei "campi" rivelatoridella natura delle pratiche sociali proprie alle società contempora-nee, dei problemi, delle sfide e delle prospettive del vivere e del vi-vere insieme su scala "locale" e mondiale. In questo senso, laFacoltà dell'acqua mira alla messa in comune delle molteplici e di-verse esperienze "locali" (processi innovativi compresi) che contri-buiscono allo sviluppo di un vivere insieme. La FacoltàdellÊImmaginazione : LÊoggetto di questa facoltà è lÊimmaginazionein quanto fonte principale della creatività individuale e collettiva,dalla quale sgorgano le varie forme della conoscenza. LÊimmagina-zione non è fonte di creatività solo nei campi detti, comunemente,della creazione artistica (musica, scultura, pittura, danza, architet-tura, teatro) e di altre forme di espressione umana quali lo sport, ildivertimento, i giochi. La si ritrova anche nel linguaggio degli astro-fisici, dei biologi, dei filosofi, degli economisti come in quello dei so-ciologi e degli informatici. LÊobiettivo della facoltàdellÊimmaginazione è quello di creare uno dei luoghi e dei tempi diricerca e di apprendimento dove ci si educa a pensare e a pro-muovere il bene comune, acquistando coscienza che il vivere in-sieme passa attraverso una più grande capacità di espressionecreatrice in tutti i campi e che esso dipende dalla promozione dipratiche collettive sociali, le più differenziate possibili, nel rispettodei principi fondamentali consacrati nei Trattati, Convenzioni e Di-chiarazioni universali sui diritti umani e sociali che costituisconolÊattuale patrimonio comune della civiltà mondiale. La Facoltà del-lÊAlterità : LÊoggetto della facoltà dellÊalterità è lÊaltro, il diverso vistonon come il nemico, lÊopposto, lÊescludente e nemmeno come lÊin-

- 9 -

Page 10: LiberaMente - n.1 giugno 2010

feriore, ma come ricchezza di possibilità,collaborazione e interazione tra punti divista diversi, solidarietà e scambio. Non cÊévita senza diversità e inventare le modalitàper coesistere e interagire con lÊaltro é con-dizione necessaria per realizzare gli obiet-tivi di un altro mondo possibile e condizionebase di ogni società. LÊobiettivo della facoltàé quello di creare una pluralità di luoghi discambio di esperienze e di riflessione trauomini e donne che abbiano lÊobiettivo co-mune di studiare e valorizzare lÊalterità, apartire dalle filosofie che in oriente come in

occidente hanno affrontato il problema del-lÊaltro. Sulla base di questa riflessione e di-scussione si possono poi considerare alcunerelazioni di alterità sulle quali agire per losviluppo del bene comune. La Facoltà dellaMondialità : LÊobiettivo di questa Facoltà èquello di creare dei luoghi e dei tempi di ri-cerca e di apprendimento in cui ci si educaa pensare e a promuovere il bene comunetramite lÊapprofondimento e la compren-sione dei processi che favoriscono il vivereinsieme al livello del pianeta e del sistema-mondo. I principi che ispirano questa Fa-

coltà sono la promozione delle diversitàcome le modalità del vivere insieme; lo sti-molare nuove forme di immaginare (imma-ginazione) di un modo diverso di vivere lacooperazione e le relazioni ispirandosi aprincipi di giustizia/conoscenza di saperi;stimolare la partecipazione comunitaria (dallocale al globale). LÊUNIVERSIT¤ DELBENE COMUNE : immaginare, condividereed agire per costruire un mondo diverso.Per approfondimenti invitiamo a consultareil sito http://www.universitadelbeneco-mune.org/

Il 26 giugno è la Giornata internazionale contro lÊAbuso ed iltraffico illecito di stupefacenti. Indetta dallÊAssemblea Generaledelle Nazioni Unite (istituita con risoluzione 42/12 del 7 di-cembre 1987), questa giornata serve a ricordare gli obiettivi con-cordati dagli Stati Membri delle Nazioni Unite per la creazionedi una società internazionale libera dallÊabuso di droga. LÊ'Uffi-cio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC)sceglie ogni anno un tema per la Giornata Internazionale, e lan-cia una campagna che dura tutto l'anno per accrescere la con-sapevolezza sul problema globale della droga. Il tema sceltodallÊUfficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine(UNODC) per gli anni 2007 e 2009 con il fine di accrescere laconsapevolezza a livello mondiale sul problema della droga è:La droga ha il controllo sulla tua vita? La tua vita. La tua co-munità. Non cÊè posto per la droga. La droga non la si com-batte con le parole, ma con l'attuazione di azioni concrete, conl'attuazione di interventi competenti e responsabili (che pur-troppo non sempre avvengono) da parte degli addetti ai lavori;la collaborazione tra i Servizi pubblici e del privato sociale; unmaggiore coinvolgimento delle istituzioni e del mondo politico;la testimonianza, in particolare da parte degli adulti, di valoripositivi e condivisibili, nei quali i giovani possano riconoscersi e

sui quali possano costruire un'esistenza serena e impegnata.Questi auspici e buoni propostiti molto spesso sÊinfrangono sulmuro delle istituzioni pubbliche e della politica attenta più a re-clamizzare lÊinizio di un progetto, la proposta dÊinstituire tavolidi confronto, lÊipotesi dÊinterventi astratti trovando poi difficil-mente un concreto interesse a dare seguito a quando annun-ciato. E quindi la giornata del 26 giugno rischia così dÊ esseresolo il titolo di coda di un annuncio distratto o lÊaffissione di unmanifesto più o meno colorato ricoperto da altre reclame. La ns.associazione ha da anni realizzato, intorno a questa giornata,manifestazioni ed eventi al fine di raccogliere lÊattenzione del-lÊopinione pubblica sia sul fenomeno nazionale che locale pro-ponendo ed evidenziando le azioni sugli interventi diprevenzione e di recupero da mettere in atto. Nella giornata del26 giugno ribadiamo che i ragazzi e le famiglie devono sentirsi"protagonisti" del recupero, non semplicemente "utenti" di unservizio. Fare prevenzione non significa informare i giovani suipericoli della droga, ma ricostruire i rapporti con il mondo econ gli adulti ed aiutarli a riprendere il loro sviluppo di personee a farli tornare nel contesto sociale con i diritti e i doveri diUomo.

NEWS

26 Giugno Giornale Mondiale Contro le Dipendenze

Progetto direinserimento

lavorativo de

La Casasulla

Roccia

via

luigi

amabile

78

viale

Italia

85

- 10 -

Page 11: LiberaMente - n.1 giugno 2010

EventiCon il mese di giugno concludiamo la primaparte dellÊanno per la fase di presentazionedelle iniziative de La Casa sulla Roccia macontinuiamo a lavorare anche nei mesi estiviper completare la realizzazione delle pros-sime attività che saranno presentate ed av-viate con il mese di settembre.Il 24 giugno alle ore 10,30 é stata indetta,presso la sede di Avellino dellÊAssociazionesita in via San Tommaso 85, una conferenzastampa in cui é stata invitata tutta lÊinfor-mazione locale (giornali on-line, televisioni,carta stampata) per presentare e divulgarele ultime iniziative e quindi nel dettaglio :-Presenza alla manifestazione del 25 giugnoallÊinterno della festa del Comando provin-ciale della Guardia di Finanza.-Calendario ed attività inerenti la manife-

stazione del 26 giugno per la giornata mon-diale contro lÊuso ed il traffico di stupefa-centi-Presentazione di „Assud‰ la prima compa-gnia del teatro stabile de La Casa sulla Roc-cia-Presentazione di „LiberaMente‰ primo nu-mero del bimestrale dellÊAssociazioneIl 25 giugno, nel continuo delle ottime re-lazioni che la nostra Associazione intrat-tiene con gli Enti sul territorio, siamo statipresenti allÊinterno della festa della Guardiadi Finanza del Comando provinciale diAvellino in cui, volendo il Colonnello MarioImparato allietare gli ospiti anche con unmomento dÊintrattenimento e facendosipromotore in prima persona dellÊidea, hainvitato i ragazzi della Comunità Terapeu-tica „Villa Dora‰ a rappresentare un brevestralcio dello spettacolo di questÊanno trattoda „Esercizi di stile - Storia di un mascal-zoncello gaglioffo‰ di Raymond Queneau.Il 26 giugno nella giornata mondiale controlÊuso ed il traffico di sostanze stupefacentitestimoniamo, come ogni anno, dalla mat-tina presso la Villa Comunale di Avellinocon la nostra equipe del settore Pre-

venzione unitamente allÊunità mobile concui stiamo sviluppando sul territorio il pro-gramma con-tatto‰ e la sera alle ore 20,30siamo stati presenti presso il Centro Sociale„Samantha Della Porta‰ di Avellino ove illaboratorio teatrale dei ragazzi di „VillaDira‰ ha messo in scena la visione integraledello spettacolo „Esercizi di stile - Storia diun mascalzoncello gaglioffo‰ di RaymondQueneau.

UNA GRANDEFESTA PER LAGUARDIA DI FINANZAIl 25 giugno il comando provincialedelle Fiamme Gialle di Avellino ha fe-steggiato i 236 anni della sua fonda-zione. Parla il colonnello MarioImparato. «Un momento di festa e divicinanza alla cittadinanza».

di Enza Petruzziello

Ha più di due secoli e non li dimostra. LaGuardia di Finanza della provincia di Avel-lino il 25 giugno ha festeggiato i 236 annidella sua fondazione. Gli uomini hanno la-sciato le loro scrivanie, le loro automobiliper scendere in piazza e celebrare lÊeventocon la cittadinanza. Dopo aver partecipatoalla cerimonia ufficiale di Roma e a quellainterregionale del 23 giugno, le FiammeGialle dellÊIrpinia hanno organizzato la lorofesta nel parco del Teatro „Carlo Ge-sualdo‰. Alle 19 tutta la città ha assistito allamanifestazione con lÊarrivo del Prefetto elÊingresso dei gonfaloni dei vari Comuni incui ha sede la Guardia di Finanza. Sono

QuestÊanno, inoltre, abbiamo deciso di por-tare in scena lo spettacolo della compagniateatrale de La Casa sulla Roccia, Esercizi distile. Una commedia che avevo visto a tea-tro tempo fa interpretata da 4 attori pro-fessionisti. Ma recitata dai ragazzidellÊassociazione mi è sembrata molto piùviva e ricca. In questo modo abbiamo vo-luto trasmettere un doppio messaggio: so-lidarietà e vicinanza unite al teatro. Credomolto in questo momento, perché è unafesta per il comando provinciale che scendein piazza al fianco e vicino alla cittadinanzacome facciamo ogni giorno, anche se dietrouna scrivania, nelle nostre macchine, nellenostre divise e casermeŸ. Lei è sempre molto vicino allÊassociazioneLa Casa sulla Roccia. Ci parli di questo rap-porto. ÿCon una battuta: io ho iniziato con ladroga. Nel 1986, uscito dallÊaccademia, hoavuto il mio primo incarico nella sezioneantidroga di Napoli. ˚ stato un impatto im-mediato con la vita, con la strada, con i gio-vani. Grazie a questa esperienza hoimparato a conoscere il fenomeno anchedietro le storie che si nascondono: drammifamiliari e personali, carenza di valori, di-sagi a cui si cerca di rimediare sfuggendoalla realtà. Ho capito che pur contrastandoil fenomeno, bisogna comprendere le vit-time che per colpa di situazioni esterne oper debolezze caratteriali non riescono atrovare una soluzione, se non la fuga versose stessi. Ecco perché viene più voglia di

stati poi premiati i militari che si sono di-stinti lo scorso anno e il colonnello MarioImparato, comandante provinciale dellaGuardia di Finanza, ha tenuto un discorsocon il quale ha salutato e ringraziato tutti ipresenti. Simbolicamente ha tolto il ber-retto e dato il via allÊevento artistico. Inscena, lo spettacolo teatrale „Esercizi distile‰ della compagnia de La Casa sullaRoccia. Colonnello Imparato, lÊevento è tornato incittà nel giugno 2008 grazie a lei. Che si-gnificato ha questa cerimonia? ÿPrima che arrivassi io, nellÊagosto 2007,erano quattro anni che non si celebrava lafesta della Guardia di Finanza. Ho voluto ri-pristinarla e modificarla. Prima avveniva dimattina, ora invece nel tardo pomeriggio.

- 11 -

Page 12: LiberaMente - n.1 giugno 2010

stroncare il fenomeno e non accanirsi con-tro una singola personaŸ. Il contrasto alla droga è una delle vostre at-tività di punta. Il fenomeno in Irpinia è cre-sciuto? ÿNon mi piace parlare di contrasto. Non cÊèla lotta del finanziere o del poliziotto o delcarabiniere contro il tossicodipendente. ˚piuttosto una lotta contro il fenomeno delladroga di cui il tossicodipendente è solo lÊul-timo anello, il più debole. In provincia for-tunatamente lo spaccio è quasi assente, masiamo comunque molto presenti insieme a

polizia e carabinieri. Ci sono molte personeche vanno a rifornirsi a Napoli, perciòsiamo attenti alla diffusione dellÊuso. Ab-biamo attuato una strategia di contrasto cheprevede più turni di servizio nei fine setti-mana in corrispondenza delle arterie di ac-cesso della provincia, ad esempio i caselli.Poiché si tratta di un fenomeno che vieneda fuori, in questo modo cerchiamo di met-tere un segnale di presenza e di controllosul territorioŸ.Far parte di una famiglia come quella della

Guardia di finanza, cosa vuol dire?ÿFondamentale è il senso di appartenenza.In una squadra ci possono essere anche un-dici campioni, ma se non cÊè il senso delgruppo ognuno va da solo. Quegli undicidevono essere uniti perché si crei unÊalchi-mia e una sinergia per lavorare insieme auno scopo comune. ˚ un discorso che valesolo se credi nella direzione in cui stai an-dando, parallelamente alle altre istituzioni:ognuno sulla sua barca ma tutti nella stessadirezioneŸ.

CULTURA E SPETTACOLO

Il teatro di Pippo Delbonodi Maurizio Picariello e Elena Spiniello

“Ci sono due modi per essere spettatori delteatro di Pippo Delbono. Si può stare inplatea, tranquilli, con i propri riferimentipoetici, letterari o cinematografici, e godersiamabilmente lÊinfinita serie di collegamentiche il mondo di Delbono intreccia con sa-pienza. Una babele di generi e grandi mae-stri, riconosciuti e riconoscibili: Pina Bausche Tadeusz Kantor; Jean Genet e SarahKane; Charlie Chaplin e Federico Fellini.Oppure, al contrario, gettare via tutti i filtriintellettuali per farsi attraversare dal fascioviolento di emozioni che scaturisce, comeuna cascata, dalla scena.‰ Pippo Delbononasce a Varazze, provincia di Savona, nel1959. Frequentò durante il liceo la scuola diteatro di Savona, dove incontrò l'attore ar-gentino Pepe Robledo, scappato dalla dit-tatura del suo paese. All'inizio degli anniottanta si trasferisce in Danimarca, dove siunisce al gruppo di teatro Farfa, diretto daIben Nagel Rasmussen attrice storica del-l'Odin Teatret. Qui studia come attore edanzatore dell'Oriente, due tecniche che ap-profondirà nei successivi soggiorni in India,in Cina e a Bali. Tornato in Italia, cominciaa lavorare al suo primo spettacolo, Il tempodegli assassini, che debuttò sui palcosceniciitaliani nel 1987, dopo una lunga tournéeattraverso non solo teatri, bensì anche car-ceri e villaggi popolari sudamericani. Giànella prima opera si definirono i tratti di unlinguaggio teatrale che avrebbero caratte-rizzato tutte le creazioni seguenti. Tappafondamentale nel percorso artistico e per-sonale di Delbono sarà l'incontro, avvenutonel 1998, con Bobò, un "diverso", che egliincontra per caso nel manicomio di Aversae che lo accompagnerà, in veste di attore, inogni suo spettacolo: "Si trattava di fare unseminario ed era proprio in manicomio! Ilmanicomio di Aversa. Era un seminario perattori al quale alcuni pazienti dell'ospedale

partecipavano come osservatori. Mangia-vamo lì con loro, dormivamo lì. E lì, ognipomeriggio, puntualmente veniva un ominoche si sedeva molto compitamente a osser-vare. Così, a un certo punto, l'ho invitato apartecipare al lavoro. Era Bobò, sordomuto,microcefalo; era stato rinchiuso lì per 45anni. Questo omino faceva delle cose bel-lissime. Non sapevo se ero io così matto,ma lui mi era sembrato subito un grande at-

tore, poetico, dolce, misterioso, con un mo-vimento aggraziato, delicato, bellissimo. Epoi c'erano insieme a lui altri pazienti eanche con loro si era creato qualcosa dimolto profondo. Qualcosa di molto grandeci univa in quel momento, loro lo percepi-vano e io li sentivo molto vicini". Il trattoche caratterizzerà l'arte di Delbono sarà lasua capacità estrema di rappresentare lamarginalità, la malattia, la sofferenza e le di-versità della vita sul palcoscenico, coinvol-gendo lo spettatore che si scopre a viverenelle grida e nelle forme "diverse" dei corpiin scena. Gli spettacoli si susseguono e siaprono a esperienze politiche e civili, sonodominati da tensione poetica, testimonianola radicalità del vissuto dei protagonisti. "Ilsilenzio", "Her bijit"(traduzione dal curdo:"Che tu possa vivere per sempre"), "Questoferoce", "Barboni", „ La rabbia‰, un omag-gio a Pier Paolo Pasolini creato nel 1995.„Guerra‰, del 1998, e il più recenteEsodo‰, dell'anno seguente, opera dove ilmontaggio si avvicina ad una sorta di com-posizione cubista, Delbono proseguì l'av-ventura umana e artistica con le personeche costituiscono la sua compagnia. Nel lu-glio 2000 debuttò nel comune siciliano diGibellina „ Il silenzio‰, che parla del terre-moto del Belice del 1968; fu rappresentatosul "Cretto" dello scultore Alberto Burri, ungrande sudario di pietra bianca che rico-priva la città in macerie. Nel 2002 fu lavolta di „Gente di plastica‰, al teatro delle

- 12 -

Page 13: LiberaMente - n.1 giugno 2010

„K-e nako‰ urla la ragazzina sudafricana nello spot intermedio deimondiali di calcio 2010. „K-e nako‰: nella nostra lingua „è lÊora‰ ma quale ora? Non è il so-lito campionato mondiale di calcio che si ripete, ormai, da circa unsecolo? Cosa cÊè oltre i soliti 22 ometti in mutanda che corronodietro un pallone guardati a vista da un altro ometto una volta ve-stito di nero? Cosa si nasconde dietro il grande business che ognimondiale offre a nazioni partecipanti, società della pubblicità e dellatelecomunicazione, le centinaia di migliaia di venditori ambulantidi bandiere e trombette? Forse è perché per la prima volta il cam-pionato di svolge in un continente diverso dallÊEuropa e dalle Ame-riche? Non credo, otto anni fa, quando si giocò nel continenteasiatico, nessuno gridava „è lÊora‰.Quindi, cosa cÊè di nuovo stavolta? La novità è lo stesso continenteafricano, la culla dellÊumanità, teatro di grandi colonizzazioni, sfrut-tamenti multinazionali, guerre fratricide, un continente così etero-geneo per cui è difficile trovare un comune denominatore: non nellageografia, non nella lingua, non nella religione e neanche nel co-lore della pelle: gli abitanti dellÊAfrica mediterranea sono quasichiari come gli europei. Eppure questo continente ha dato moltoalla storia dellÊumanità: grandi popoli che hanno dominato per se-coli (uno fra tutti lÊEgitto), milioni e milioni di schiavi deportati inFrancia, in Inghilterra e negli Stati Uniti che hanno costituito lamano dÊopera principale per lo sviluppo di quelle nazioni, chehanno creato musica ed arti varie da tutti riconosciute come „afro-americane‰. Ricordiamo il blues prima e il jazz dopo, due generimusicali a cui hanno attinto tanti altri artisti per crearne di nuovi,dal rhythmÊand blues al rockÊn roll e così via. E che dire dei grandi

atleti protagonisti di memorabili tornei di atletica leggera che hannovisto sempre sul podio uomini e donne di colore. Un continentepieno di contraddizioni: così ricco di petrolio, diamanti e oro e cosìpovero in larghi strati della popolazione; ma anche un continentecomposto da uomini e donne che hanno nel loro dna la capacitàdi sopravvivere nonostante le tante privazioni che stroncherebberoin poche settimane noi abitanti dellÊEuropa. Terra di colonialistima anche terra di grandi missionari, di martiri locali, di nuove teo-logie in risposta a quella occidentale che sembra troppo appesan-tita dalle sue istituzioni bimillenarie. Perciò „è lÊora‰ che lÊAfrica riconquisti la sua indipendenza in tuttii sensi, che diventi la terra che possa dare uno stimolo decisivo aun nuovo modo di concepire il rapporto tra i popoli di tutto ilmondo. Oggi la Cina, lÊIndia e il Brasile si sono candidati ad esserenuovi leader economici affiancando, se non sostituendo, nazionicome la Germania, la Francia e gli Stati Uniti. LÊAfrica è portatricedi gioia, speranza, voglia di vivere (esistono persone più gioiose deitanti venditori ambulanti neri che vediamo per le nostre città?). Eche dire della musica, del ritmo trascinante delle percussioni afri-cane? Miriam Makeba e Khaled solo per citarne qualcuno. E i tantimessaggeri di pace che hanno pagato con decenni di detenzionelÊaffermazione di ideali contro lÊapartheid, lo sfruttamento econo-mico, la piaga dellÊAids e dellÊepatite: Nelson Mandela e DesmondTutu su tutti, entrambi premi nobel.La musica, la politica africana, le migliaia di martiri, cristiani e non,sono racchiusi nellÊurlo della ragazzina nera: invitano gli altri con-tinenti a ridare speranza allÊAfrica e allÊintera umanità.„˚ lÊora‰ grida la ragazzina nera: è lÊora di riprenderci il mondo!

Passioni di Modena, un universo visivo esu-berante che si fonde con la musica rock diFrank Zappa ed il testamento poetico diSarah Kane. „Urlo‰ ha debuttato al Festi-val di Avignone il 13 luglio 2004, con lapartecipazione straordinaria di UmbertoOrsini, Giovanna Marini e la banda dellaScuola Popolare di Musica di Testaccio.Nell'agosto 2006 Partecipa al ProgettoThierry Salmon in veste di maestro per lostage dal titolo "la danza del corpo e delleparole" con giovani attori provenienti da 5stati europei sotto la direzione artistica diFranco Quadri. Per la prima volta il 6 set-

tembre 2007 a Spoleto nei panni di registadi opera lirica si cimenta con un altro illustredebutto ovvero l'opera lirica "Obra Maestra"tratta da un progetto inedito di FrankZappa, scritta dal veneziano Giovanni Man-cuso con libretto di Pilar Garcia, opera giàpremiata come vincitrice della VII Edizionedel Concorso Internazionale per NuoveOpere di Teatro Musicale da Camera Or-pheus. Nel 2004 Pippo Delbono riceve ilDavid di Donatello per "Guerra", come mi-glior documentario di lungometraggio, rea-lizzato durante la tournée in Israele ePalestina tra il dicembre 2002 ed il gennaio

2003. Creazione poetica tragica ed esi-stenziale, "Guerra" rappresenta forse la suaopera più incisiva, nella quale tutti i perso-naggi si perdono nel tentativo di aggrap-parsi alla vita ricercandola e trovandolanell'amore e nelle piccole grandi paure degliuomini in guerra. Il dolore che egli descriveè rinascita, è un cadere per tornare ad al-zarsi nella fantasia del teatro; Trasformandoil disagio e la fatica di vivere nella propriaarte, da inscenare quotidianamente, per sal-varsi così dal delirio e dall'annientamentointeriore ed esteriore.

SUD AFRICAMONDIALI2010Mondiali 2010 Sud Africa: per la prima volta il cam-pionato mondiale di calcio sbarca in Africa. L'Africae in particolare il Sud Africa proveranno, attraversoquesta manifestazione, a farsi scoprire e conoscere-dal mondo intero.

di Nicola De Rogatis

- 13 -

Page 14: LiberaMente - n.1 giugno 2010

LiberaMenteLiberaMenteBimestrale de La Casa sulla Roccia

Registrazione presso il Tribunale di Avellino : In attesa di registrazioneN. Reg. Stampa 00 del 00/00/000

Diret tore EditorialeDiret tore EditorialeMauro Aquino

Diret tore ResponsabileDiret tore ResponsabileEnza Petruzziello

Capo Redat toreCapo Redat toreFrancesco Iannicelli

CoordinatoreCoordinatoreNicola De Rogatis

RedazioneRedazioneAnna Bellizzi Anna Fossile Anna Iovino Carmen Spagnuolo Claudia Minocchia Elena SpinielloEmilia Riccardo Francesca Feoli Francesca Maddalena Pecchia Maurizio Picariello

EditoreEditoreAssociazione La Casa sulla Roccia ONLUSVia San Tommaso, 8583100 Avellinohttp://www.lacasasullaroccia.it

Per contat t i ed infoPer contat t i ed infotel.: 0825/72420 - 72419fax: 0825/71610mail : [email protected]

- 14 -