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LETTERA ENCICLICA AD CATHOLICI SACERDOTII AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI CHE HANNO PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA : SUL SACERDOZIO CATTOLICO. PIO PP. XI

LETTERA ENCICLICA AD CATHOLICI SACERDOTII¨que... · missione di essere "il sale della terra e la luce del mondo"1, e in modo ancora più speciale ai dilettissimi giovani che si vanno

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LETTERA ENCICLICAAD CATHOLICI

SACERDOTIIAI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,

PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI

ALTRI ORDINARI LOCALI CHE HANNOPACE E COMUNIONE CON LA SEDE

APOSTOLICA : SUL SACERDOZIOCATTOLICO.

PIO PP. XI

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Venerabili fratelli salute e apostolicabenedizione.

Sin da quando, per arcano disegno delladivina Provvidenza, Ci vedemmo sollevati aquesto supremo vertice del sacerdozio cattolico,non abbiamo mai cessato di rivolgere le nostrecure più sollecite e più affettuose a quelli tra gliinnumerevoli figli che Dio Ci ha dati, i quali,insigniti del carattere sacerdotale, hanno lamissione di essere "il sale della terra e la luce delmondo"1, e in modo ancora più speciale aidilettissimi giovani che si vanno educandoall'ombra del santuario e si preparano a questanobilissima missione.

Negli stessi primi mesi del NostroPontificato, prima ancora di rivolgere la Nostrasolenne parola a tutto l'orbe cattolico, Ci demmopremura, con la Lettera Apostolica Officiorumomnium del 11 agosto 1922 indirizzata al dilettoFiglio nostro, Prefetto della Sacra Congregazionedei Seminari e delle Università degli Studi, ditracciare le direttive, a cui deve ispirarsi laformazione sacerdotale dei giovani leviti. Ed ogniqualvolta la pastorale sollecitudine Ci muove aconsiderare più in particolare gli interessi e ibisogni della Chiesa, la Nostra attenzione primadi ogni altra cosa si dirige ai sacerdoti e ai chierici,che formano sempre l'oggetto principale delleNostre cure.1 (Mt 5,13.14).

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Di questo Nostro speciale interessamento peril sacerdozio sono prova eloquente i numerosiSeminari che abbiamo o eretti dove ancora nonerano, o forniti, non senza grande dispendio, dinuove sedi ampie e decorose, o meglioprovveduti di mezzi e di persone onde possanopiù degnamente raggiungere l'alto loro scopo.

Se poi in occasione del Nostro giubileosacerdotale abbiamo consentito che ne fossesolennemente festeggiata la fausta ricorrenza econ paterno compiacimento abbiamo secondatole manifestazioni di filiale affetto che Ci venivanoda tutte le parti del mondo, ciò fu perché, più checome un ossequio alla Nostra persona,consideravamo quella celebrazione come unadoverosa esaltazione della dignità e del caratteresacerdotale.

E anche la riforma degli studi nelle Facoltàecclesiastiche, da Noi decretata con laCostituzione apostolica Deus scientiarum Dominusdel 24 maggio 1931, fu da Noi voluta colprecipuo intento di accrescere ed elevare semprepiù la cultura e la dottrina dei sacerdoti.

Ma è questo un argomento di tanta e cosìuniversale importanza, che ci sembra opportunodi trattarne più di proposito in questa NostraLettera enciclica, affinché non solamente quelliche già posseggono il dono inestimabile dellafede, ma anche quanti con rettitudine e sinceritàdi cuore vanno in cerca della verità, riconoscano

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la sublimità del sacerdozio cattolico e la suaprovvidenziale missione nel mondo, e soprattuttola riconoscano e la apprezzino quelli che ad essasono chiamati : argomento particolarmenteopportuno alla fine di quest'anno che a Lourdes,ai candidi raggi dell'Immacolata e fra i fervoridell'ininterrotto triduo eucaristico, ha visto ilsacerdozio cattolico, di ogni lingua e di ogni rito,circonfuso di luce divina nello splendidotramonto del Giubileo della Redenzione dall'Urbeesteso all'Orbe cattolico ; di quella Redenzione,della quale i Nostri cari e venerati sacerdoti sono iministri, mai tanto operosi e benefici quanto inquesto Anno Santo straordinario, in cui, comedicemmo nella Costituzione apostolica Quodnuper, si è pure celebrato il XIX centenario dellaIstituzione del Sacerdozio.

E con ciò, mentre questa armonicamentes'innesta alle Nostre precedenti Encicliche, concui abbiamo voluto proiettare la luce delladottrina cattolica sui più gravi problemi chetravagliano la vita moderna, sentiamo pure di darea quegli stessi Nostri solenni ammaestramenti unopportuno complemento. Difatti il sacerdote è,per vocazione e mandato divino, il precipuoapostolo e l'indefesso promotore dell'educazionecristiana della gioventù ; il sacerdote in nome diDio benedice il matrimonio cristiano e ne difendela santità ed indissolubilità contro gli attentati e ledeviazioni suggerite dalla cupidigia e dalla

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sensualità ; il sacerdote porta il più validocontributo alla soluzione o almeno allamitigazione dei conflitti sociali, predicando lafratellanza cristiana, a tutti ricordando i mutuidoveri della giustizia e della carità evangelica,pacificando gli animi inaspriti dal disagio moraleed economico, additando ai ricchi e ai poveri gliunici beni a cui tutti possono e devono aspirare ;il sacerdote finalmente è il più efficace banditoredi quella crociata di espiazione e di penitenza, acui abbiamo invitato tutti i buoni per riparare lebestemmie, le turpitudini e i delitti, chedisonorano l'umanità nell'ora che volge, un'orache come poche altre nella storia ha tantobisogno della misericordia divina e de' suoiperdoni. E i nemici della Chiesa ben sannol'importanza vitale del sacerdozio, contro cuiappunto, come abbiamo già lamentato per ilNostro diletto Messico, dirigono prima di tutto iloro colpi, per toglierlo di mezzo e sgombrarsi lavia alla sempre desiderata e mai ottenutadistruzione della Chiesa stessa.

I. LA SUBLIME DIGNITÀ : ALTER CHRISTUS

Il genere umano sentì sempre il bisogno diavere dei sacerdoti, degli uomini cioè che permissione ufficiale loro affidata fossero i mediatoritra Dio e gli uomini, e a questa mediazioneinteramente consacrati, ne facessero il compitodella loro vita : deputati ad offrire a Dio

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pubbliche preghiere e sacrifici a nome dellasocietà, che pur essa, in quanto tale, ha l'obbligodi rendere a Dio culto pubblico e sociale, diriconoscere in Lui il suo supremo Signore eprimo principio, tendere a Lui come ad ultimofine, ringraziarlo, propiziarlo. Difatti presso ipopoli, di cui conosciamo gli usi, purché noncostretti dalla violenza ad andar contro le leggipiù sacre della natura umana, si trovano deisacerdoti, quantunque spesso al servizio di falsedivinità : dovunque si professa una religione,dovunque si ergono altari, là vi è anche unsacerdozio, circondato da speciali mostre di onoree di venerazione.

Ma ai fulgori della rivelazione divina ilsacerdote apparisce rivestito di una dignità di granlunga maggiore, della quale è lontano annuncio lamisteriosa, veneranda figura di Melchisedech,sacerdote e re2 che San Paolo rievoca conriferimento alla persona e al sacerdozio di GesùCristo stesso3.

Il sacerdote, secondo la magnifica definizioneche ne dà lo stesso San Paolo, è bensì un uomo"preso di mezzo agli uomini", ma "costituito avantaggio degli uomini per i loro rapporti conDio"4 : il suo ufficio non ha per oggetto le coseumane e transitorie, per quanto sembrino alte e

2 (Gn 14,18).3 (Eb 5,10 ; 6,20 ; 7,1-11.15).4 (Eb 5,1).

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pregevoli, ma le cose divine ed eterne ; cose, chepossono essere per ignoranza derise e disprezzate,che possono anche venire osteggiate con maliziae furore diabolico, come una triste esperienza loha spesso provato e la prova pur oggi, ma chestanno sempre al primo posto nelle aspirazioniindividuali e sociali dell'umanità, la quale senteirresistibilmente di essere fatta per Iddio e di nonpotersi riposare se non in Lui.

Nella legge mosaica al sacerdozio, istituitoper disposizione divino-positiva promulgata daMosè sotto l'ispirazione di Dio, vengonominutamente assegnati i compiti, le mansioni, iriti determinati. Sembra che Dio nella suasollecitudine volesse nella mente ancora primitivadel popolo ebreo imprimere una grande ideacentrale che, nella storia del popolo eletto,irradiasse la sua luce su tutti gli avvenimenti, leleggi, le dignità, gli uffici : il sacrificio e ilsacerdozio ; perché, per la fede nel futuro Messia,diventasse fonte di speranza, di gloria, di forza, diliberazione spirituale5. Il tempio di Salomone,mirabile per ricchezza e splendore e ancor piùmirabile ne' suoi ordinamenti e ne' suoi riti, erettoall'unico vero Dio come tabernacolo della divinaMaestà sulla terra, era pure un altissimo poemacantato a quel sacrificio e a quel sacerdozio, che,quantunque ombra e simbolo, racchiudevanotanto mistero da far inchinare riverente il5 (Cfr Eb 11).

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vincitore Alessandro Magno davanti alla ieraticafigura del Sommo Sacerdote ; e Dio stesso facevasentire l'ira sua all'empio re Baldassare, perchégozzovigliando aveva profanato i vasi sacri deltempio6. Eppure quell'antico sacerdozio nontraeva la sua più grande maestà e gloria se nondall'essere una prefigurazione del sacerdoziocristiano, del sacerdozio del nuovo ed eternoTestamento confermato col Sangue delRedentore del mondo, di Gesù Cristo vero Dio evero uomo !

L'Apostolo delle Genti scultoriamentecompendia quanto si può dire intorno allagrandezza, alla dignità e ai compiti del sacerdoziocristiano, con queste parole : "Così ci consideriognuno come ministri di Cristo e dispensatori deimisteri di Dio"7. Il sacerdote è ministro di GesùCristo ; è dunque strumento nelle mani del divinRedentore per la continuazione dell'opera suaredentrice in tutta la sua mondiale universalità edivina efficacia, per la continuazione diquell'opera mirabile che trasformò il mondo ; anziil sacerdote, come ben a ragione si suol dire, èdavvero alter Christus perché continua in qualchemodo Gesù Cristo stesso : "Come il Padre hamandato me, anch'io mando voi"8, continuandoanch'esso come Gesù a dare, secondo il canto

6 (Cfr Dn 5,1-30).7 (1 Cor 4,1).8 (Gv 20,21).

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angelico, "gloria a Dio nel più alto dei cieli e pacein terra agli uomini di buona volontà"9.

Potere ineffabileE in primo luogo, come insegna il Concilio di

Trento, Gesù Cristo nell'ultima Cena istituì ilsacrificio ed il sacerdozio della Nuova Alleanza :"... Egli adunque, Dio e Signore nostro, benchéstesse per offrire se medesimo una volta sola aDio Padre, mediante la morte sull'altare dellacroce, per operarvi una redenzione eterna ;tuttavia, poiché il suo sacerdozio non dovevaestinguersi con la sua morte10, nell'ultima Cena,nella notte in cui veniva tradito11, per lasciare alladiletta sua sposa la Chiesa un sacrificio visibile,come è richiesto dalla natura degli uomini, colquale venisse rappresentato quel sacrificiocruento che doveva operarsi una volta sola sullacroce, e affinché di quel sacrificio rimanesse ilricordo in perpetuo12 e venisse applicata l'efficaciaper la remissione delle colpe che da noi sicommettono ogni giorno, dichiarandosi costituitosacerdote in eterno secondo l'ordine diMelchisedech13, offrì a Dio Padre il Corpo e ilSangue suo sotto le specie di pane e di vino, esotto le apparenze di queste medesime cose,

9 (Lc 2,14).10 (Eb 7,24).11 (1 Cor 11,23).12 (1 Cor 11,24ss).13 (Sal 109,4).

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diede a gustare quel Corpo e quel Sangue divinoagli Apostoli, cui allora costituiva sacerdoti delNuovo Testamento, e con le parole : Fate questoin memoria di me14, comandò agli stessi Apostolie ai loro successori nel sacerdozio di offrire quellamedesima oblazione".

E da allora, gli Apostoli e i loro successori nelsacerdozio cominciarono ad innalzare verso ilcielo quella "oblazione monda" predetta daMalachia per la quale il nome di Dio è grande trale genti15 e che, offerta ormai in ogni parte dellaterra e in ogni ora del giorno e della notte,continuerà ad offrirsi perennemente sino alla finedel mondo : vera azione sacrificale, e nonmeramente simbolica, che ha una reale efficaciaper la riconciliazione dei peccatori con la divinaMaestà : "Poiché il Signore, placato da una taleoblazione, concedendo la grazia e il dono dellapenitenza, rimette le colpe e i peccati anchegravissimi". La ragione di ciò la indica lo stessoConcilio Tridentino con queste parole : "Una solae medesima è la vittima, e Colui che ora la offre,mediante il ministero dei sacerdoti, è quello stessoche allora offrì se medesimo sulla Croce,essendone diverso soltanto il modo".

Donde apparisce luminosamente l'ineffabilegrandezza del sacerdote umano, che ha il poteresullo stesso Corpo di Gesù Cristo, rendendolo

14 (Lc 22,19 ; 1 Cor 11,24).15 (Cfr Mt. 1,11).

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presente sui nostri altari ed offrendolo in nome diCristo stesso, vittima infinitamente grata allaDivina Maestà. "Mirabili cose sono queste –esclama giustamente San Giovanni Crisostomo –cose mirabili e piene di stupore !".

Oltre questo potere che esercita sul corporeale di Cristo, il sacerdote ha ricevuto altri poterieccelsi e sublimi sul corpo mistico di Lui. Nonabbiamo bisogno, Venerabili Fratelli, didilungarCi ad esporre questa bella dottrina delcorpo mistico di Gesù Cristo, così cara a SanPaolo ; questa bella dottrina, che ci mostra lapersona del Verbo fatto carne insieme con tutti isuoi fratelli, ai quali giunge l'influssosoprannaturale che da Lui deriva, formanti conLui, come Capo, un solo corpo di cui essi sono lemembra. Orbene il sacerdote è costituito"dispensatore dei misteri di Dio"16 in favore diqueste membra del corpo mistico di Gesù Cristo,ministro ordinario com'è di quasi tutti iSacramenti, che sono i canali attraverso i qualiscorre a beneficio dell'umanità la grazia delRedentore.

Dispensatore dei misteri di DioIl cristiano, quasi ad ogni passo importante

della sua mortale carriera, trova al suo fianco ilsacerdote in atto di comunicargli o accrescerglicol potere ricevuto da Dio questa grazia, che è lavita soprannaturale dell'anima. Appena nasce alla16 (1 Cor. 4,1).

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vita del tempo, il sacerdote lo rigenera colbattesimo ad una vita più nobile e più preziosa, lavita soprannaturale, e lo fa figlio di Dio e dellaChiesa di Gesù Cristo ; per fortificarlo acombattere generosamente le lotte spirituali, unsacerdote rivestito di speciale dignità lo fa soldatodi Cristo nella cresima : appena è capace didiscernere ed apprezzare il Pane degli Angeli, ilsacerdote glielo porge, cibo vivo e vivificantedisceso dal cielo ; se caduto, il sacerdote lo rialzain nome di Dio e con Lui lo riconcilia per mezzodella penitenza ; se Iddio lo chiama a formarsiuna famiglia ed a collaborare con Lui allatrasmissione della vita umana nel mondo, peraumentare prima il numero dei fedeli sulla terra epoi quello degli eletti nel cielo, il sacerdote è là abenedire le sue nozze e il suo casto amore ; equando il cristiano, giunto alla soglia dell'eternità,ha bisogno di forza e di coraggio prima dipresentarsi al tribunale del Giudice divino, ilsacerdote si china sulle membra dolorantidell'infermo e lo riconsacra e conforta con l'OlioSanto. Dopo di aver così accompagnato ilcristiano attraverso il pellegrinaggio terreno finoalle porte del cielo, il sacerdote ne accompagna ilcorpo alla sepoltura con i riti e le preci dellasperanza immortale, e ne segue l'anima sino oltrele soglie dell'eternità per aiutarla coi suffragicristiani, se mai abbisognasse ancora dipurificazione e di refrigerio. Così dalla culla alla

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tomba, anzi sino al cielo, il sacerdote è accanto aifedeli, guida, conforto, ministro di salute,distributore di grazia e di benedizioni.

Ma fra tutti questi poteri che il sacerdote hasul corpo mistico di Cristo, a vantaggio dei fedeli,uno ve n'è sul quale non possiamo contentarci delsemplice accenno testé fatto : quella postestà,"che Iddio non ha data né agli Angeli né agliArcangeli", come dice San Giovanni Crisostomo,la potestà cioè di rimettere i peccati : "A chirimetterete i peccati saranno rimessi ed a chi liriterrete saranno ritenuti"17. Potestà formidabile,tanto propria di Dio, che la stessa umana superbianon poteva comprendere fosse possibile chevenisse comunicata all'uomo : "Chi può rimetterei peccati, se non il solo Dio ?"18. E vedendolaesercitata da un semplice uomo qual è ilsacerdote, c'è davvero da chiedersi, non perscandalo farisaico, ma per riverente stupore ditanta dignità : "Chi è costui, che rimette anche ipeccati ?"19. Ma appunto l'Uomo-Dio, che avevaed ha "sulla terra il potere di rimettere i peccati"20,l'ha voluto trasmettere ai suoi sacerdoti per venirincontro, con divina liberalità e misericordia, aquel bisogno di purificazione morale che è insitoalla coscienza umana. Quale conforto per l'uomo

17 (Gv 20,23).18 (Mc 2,7).19 (Lc 7,49).20 (Lc 5,24).

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colpevole, trafitto dal rimorso e pentito, udire laparola del sacerdote, che in nome di Dio gli dice :"Io ti assolvo dai tuoi peccati" ! E l'udirla dallabocca di uno, che a sua volta avrà bisogno eglipure di chiederla per sé ad un altro sacerdote, nonsolo non avvilisce il dono misericordioso, ma lofa apparire più grande, facendoci megliointravedere, attraverso la fragile creatura, la manodi Dio, per la cui virtù si opera il portento. Ed èperciò che – per usare le parole di un illustrescrittore, il quale tratta anche di cose sacre conuna competenza rara a trovarsi in un laico –"quando un sacerdote, fremendo in ispirito dellasua indegnità e dell'altezza delle sue funzioni, hastese sul nostro capo le sue mani consacrate ;quando, umiliato di trovarsi il dispensatore delSangue dell'alleanza, stupito ad ogni volta diproferire le parole che danno la vita, peccatoreegli ha assolto un peccatore, noi alzandoci da'suoi piedi, sentiamo di non aver commessa unaviltà... Siamo stati ai piedi di un uomo cherappresentava Gesù Cristo... vi siamo stati peracquistare la qualità di liberi e di figliuoli di Dio".

E tali poteri eccelsi, conferiti al sacerdote inuno speciale sacramento a ciò ordinato, non sonoin lui transitori e passeggeri, ma stabili e perpetui,congiunti come sono ad un carattere indelebileimpresso nell'anima sua, per cui è diventato"sacerdos in aeternum"21, a similitudine di Colui21 (Sal 109,4).

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del cui eterno sacerdozio è fatto partecipe :carattere, che il sacerdote, anche tra le piùdeplorevoli aberrazioni in cui per umana fragilitàpuò cadere, non potrà mai cancellare dall'animasua. Ma insieme con questo carattere e con questipoteri il sacerdote, per il sacramento dell'Ordine,riceve nuova e speciale grazia con speciali aiuti,per i quali, se con la sua libera e personalecooperazione fedelmente asseconderà l'azionedivinamente potente della grazia stessa, egli potràdegnamente assolvere tutti gli ardui doveri dellostato sublime, a cui fu chiamato, e portare, senzarestarne oppresso, quelle formidabiliresponsabilità inerenti al ministero sacerdotale,che fecero tremare perfino i più forti atleti delsacerdozio cristiano, come un San GiovanniCrisostomo, Sant'Ambrogio, San GregorioMagno, San Carlo e tanti altri.

Apostolo della verità e della caritàMa il sacerdote cattolico è ministro di Cristo

e dispensatore de' misteri di Dio22, anche con laparola, con quel "ministero della parola"23, che èun diritto inalienabile e insieme un dovereimprescrittibile impostogli da Gesù Cristomedesimo : "Andate adunque e ammaestrate tuttele genti,... insegnando loro di osservare tuttoquello che vi ho comandato"24. La Chiesa di

22 (cf 1 Cor 4,1).23 (cf At 6,4).24 (Mt 28,19-20).

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Cristo, depositaria e custode infallibile della divinarivelazione, per mezzo de' suoi sacerdoti sparge itesori delle celesti verità, predicando colui che è"luce vera, che illumina ogni uomo che viene aquesto mondo"25, spargendo con divinaprofusione quel seme, piccolo e disprezzato allosguardo profano del mondo, ma che, comel'evangelico grano di senape, ha in sé la virtù dimettere radici salde e profonde nelle animesincere e sitibonde di verità e di renderle, comealberi robusti, incrollabili anche tra le più fortibufere26.

In mezzo alle aberrazioni dell'umanopensiero, ebbro di una falsa libertà da ogni legge eda ogni freno, in mezzo alla corruzionespaventevole dell'umana malizia, si erge faroluminoso la Chiesa, che condanna ognideviazione a destra o a sinistra della verità, cheindica a tutti e a ciascuno la via diritta da seguire ;e guai se anche questo faro, non diciamo sispegnesse, il che è impossibile per le promesseinfallibili su cui è basato, ma venisse impedito daldiffondere largamente i suoi raggi benefici ! Giàvediamo coi nostri occhi dove abbia condotto ilmondo l'aver rigettato superbamente la divinarivelazione e l'aver seguito, sia pure sotto lospecioso titolo di scienza, false teorie filosofiche emorali. Che se nella china dell'errore e del vizio

25 (Gv 1,9).26 (cf Mt 13,31-32).

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non si è ancora caduti più in basso, lo si deve airaggi della verità cristiana che sono pur semprediffusi nel mondo.

Orbene la Chiesa esercita il suo "ministerodella parola" per mezzo dei sacerdoti, distribuitisapientemente per i vari gradi della sacragerarchia, ch'essa invia in ogni plaga, banditoriindefessi della buona novella, che sola puòconservare o portare o far risorgere la vera civiltà.La parola del sacerdote scende nelle anime edarreca loro luce e conforto ; la parola delsacerdote, anche in mezzo al turbine dellepassioni, si eleva serena ed annuncia impavida laverità e inculca il bene : quella verità che rischiarae risolve i più gravi problemi della vita umana ;quel bene che nessuna sventura, nemmeno lamorte, può togliere, che la morte anzi assicura erende immortale.

Se poi si considerino ad una ad una le veritàstesse, che il sacerdote deve più spesso inculcareper essere fedele ai doveri del suo ministero, e sene ponderiamo l'intima forza, ben si comprendequanto sia grande e benefico, per l'elevazionemorale e la pacificazione e tranquillità sociale deipopoli, l'influsso del sacerdote : quando, peresempio, ricorda ai grandi e ai piccoli la fugacitàdella vita presente, la caducità dei beni terreni, ilvalore dei beni spirituali e dell'anima immortale, laseverità dei divini giudizi, la santità incorruttibiledell'occhio divino che scruta i cuori di tutti e

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"renderà a ciascuno secondo il suo operato"27.Nulla di più acconcio che questi ed altri similiinsegnamenti, per temperare quella febbrileavidità di godimenti, quella sfrenata cupidigia deibeni temporali, che degradano oggi tante anime espingono le varie classi della società a combattersicome nemiche, anziché aiutarsi a vicenda con lamutua collaborazione. In mezzo poi al cozzo ditanti egoismi, nel divampare di tanti odi, fra tanticupi disegni di vendetta, nulla di più opportuno edi più efficace che proclamare alto il"comandamento nuovo"28 di Gesù, il precettodella carità, la quale si estende a tutti, nonconosce barriere né confini di nazioni o di popoli,non eccettua neppure il nemico.

Una gloriosa esperienza di ormai venti secolidimostra tutta l'efficacia salutare della parolasacerdotale, che essendo eco fedele eripercussione di quella "parola di Dio", che "èviva ed efficace e più tagliente di qualunque spadaa due tagli"29, anch'essa arriva "sino alla divisionedell'anima e dello spirito", suscita eroismi di ognigenere, in ogni classe e in ogni luogo, e creal'azione disinteressata dei cuori più generosi. Tuttii benefici, che la civiltà cristiana ha portato nelmondo, si devono, almeno nella loro radice, allaparola e all'opera del sacerdozio cattolico. E tale

27 (Mt 16,27).28 (cf Gv 13,34).29 (cf Eb 4,12).

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passato basterebbe da sé a dare affidamentoanche per l'avvenire, se non avessimo "una parolapiù sicura"30 nelle promesse infallibili di Cristo.

Anche l'opera missionaria, che manifesta inmaniera così luminosa la potenza di espansione,di cui, per divina virtù, è dotata la Chiesa, èpromossa ed attuata principalmente dal sacerdote,che, pioniere di fede e di carità, a costo diinnumerevoli sacrifici, estende e dilata il Regno diDio sulla terra.

Mediatore tra Dio e gli uominiIl sacerdote finalmente – continuando anche

in ciò la missione di Cristo, il quale "passava lanotte pregando Dio"31 e "sempre vive adintercedere per noi"32 – come pubblico edufficiale intercessore dell'umanità presso Dio, hal'incarico e il mandato di offrire a Dio in nomedella Chiesa, non solo il sacrificio propriamentedetto, ma anche il "sacrificio della lode"33 con lapreghiera pubblica ed ufficiale ; egli, con salmi,preci e cantici, tolti in gran parte dai Libri ispirati,paga a Dio ogni giorno a più riprese questodoveroso tributo di adorazione e compie questonecessario ufficio d'impetrazione per l'umanità,oggi più che mai afflitta e più che mai bisognosadi Dio. Chi può dire quanti castighi la preghiera

30 (cf 2 Pt 1,19).31 (cf Lc 6,12).32 (cf Eb 7,25).33 (cf Sal 49,14).

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sacerdotale allontana dal capo dell'umanitàprevaricatrice e quanti benefici le procura edottiene ? Se la preghiera anche privata hapromesse divine così magnifiche e così solenni34,come quelle che Gesù Cristo le ha fatto, quantopiù potente sarà la preghiera innalzata ex officioin nome della Chiesa, diletta Sposa delRedentore ? E il cristiano, anche se troppo spessoimmemore di Dio nella prosperità, conserva nelfondo dell'animo suo la fiducia nella preghiera,sente che la preghiera può tutto e, quasi per santoistinto, in ogni frangente, in ogni pericolo privatoo pubblico, ricorre con singolare fiducia allapreghiera sacerdotale. Ad essa domandanoconforto gli sventurati di ogni specie ; ad essa siricorre per implorare l'aiuto divino nelle varievicende di questo terreno esilio. Veramente "ilsacerdote sta nel mezzo tra Dio e l'umana natura,da una parte arrecando a noi i benefici di Dio,dall'altra presentando a Dio le nostre preghiere,riconciliandocelo se adirato".

Del resto, come accennavamo fin daprincipio, i nemici stessi della Chiesa, a modoloro, mostrano di sentire tutta la dignità el'importanza del sacerdozio cattolico, dirigendocontro questo i loro primi e più feroci colpi, bensapendo quanto sia intimo il nesso che intercedetra la Chiesa e i suoi sacerdoti. I più accanitinemici del sacerdozio cattolico sono oggi i nemici34 (cf Mt 7,7-11).

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stessi di Dio : ecco un titolo di onore che rende ilsacerdozio più degno di rispetto e di venerazione.

II. FULGIDO ORNAMENTO

La virtù e la scienzaSublimissima dunque, Venerabili Fratelli, è la

dignità del sacerdote ; e le debolezze, per quantodeplorevoli e dolorose, di alcuni indegni nonpossono oscurare lo splendore di tale altissimadignità, come non devono far dimenticare lebenemerenze di tanti sacerdoti insigni per virtù,per sapere, per opere di zelo, per il martirio.Tanto più che l'indegnità del soggetto non rendepunto invalida l'opera del suo ministero : laindegnità del ministro non intacca la validità deiSacramenti, che ripetono la loro efficacia dalSangue di Cristo, indipendentemente dalla santitàdello strumento, ossia, come si esprime illinguaggio ecclesiastico, esercitano la loro azione"ex opere operato".

E' però verissimo che tale dignità, di per sestessa, esige in chi ne è investito una elevazione dimente, una purezza di cuore, una santità di vitacorrispondente alle sublimità e santità dell'ufficiosacerdotale. Questo, come abbiamo detto,costituisce il sacerdote mediatore tra Dio el'uomo in rappresentanza e per mandato di Coluiche è "l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini,Cristo Gesù uomo"35 ; deve quindi avvicinarsi

35 (cf 1 Tm 2,5).

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quanto è possibile alla perfezione di Colui di cuifa le veci e rendersi sempre più gradito a Dio conla santità della vita e delle opere ; poiché, più cheil profumo degli incensi, più che il fulgore deitempli e degli altari, Iddio ama e gradisce la virtù."Diventando (gli ordinati) mediatori tra Dio e ilpopolo – dice San Tommaso – devonorisplendere per la bontà della coscienza davanti aDio e per la buona fama presso gli uomini ".Dall'altra parte, invece, se chi tratta ed amministrale cose sante, mena una vita riprovevole, leprofana e diventa sacrilego : "Quelli che non sonosanti, non devono trattare le cose sante".

Perciò già nell'Antico Testamento, Iddiocomandava ai suoi sacerdoti e ai leviti : "Sianodunque santi, perché santo sono anch'io, ilSignore che li santifico"36. E il sapientissimoSalomone, nel cantico per la dedicazione deltempio, questo appunto chiede al Signore per ifigli di Aronne : "I tuoi sacerdoti si rivestano digiustizia e i tuoi santi esultino"37. Orbene,Venerabili Fratelli, "se tanta perfezione e santità ealacrità – diremo con San Roberto Bellarmino – siesigeva in quei sacerdoti, che sacrificavano pecoree buoi e lodavano Dio per benefici temporali, checosa mai non si dovrà esigere in quei sacerdotiche sacrificano l'Agnello divino e rendono grazieper benefici eterni ?". "Grande in vero – esclama

36 (Lv 21,8).37 (Sal 131,9).

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San Lorenzo Giustiniani – è la dignità dei Prelati,ma maggiore ne è il peso ; posti come sono ingrado così elevato davanti agli occhi degli uomini,bisogna che anche si innalzino al sommo verticedelle virtù davanti agli occhi di Colui che tuttovede ; altrimenti sono sopra gli altri non a propriomerito, ma a propria condanna".

Imitatore di CristoE veramente tutti i titoli da Noi accennati più

sopra per dimostrare la dignità del sacerdoziocattolico, ritornano ora qui come altrettantiargomenti per dimostrare il dovere che gliincombe di una sublime santità ; poiché, comeinsegna l'Angelico Dottore, "ad esercitareconvenientemente i sacri ordini non basta unabontà qualunque, ma si richiede una bontàeccellente ; siccome quelli che ricevono il sacroordine vengono costituiti per ragione di essosopra il popolo, così siano a lui superiori ancheper la santità". Infatti, il sacrificio eucaristico, incui s'immola la Vittima immacolata che toglie ipeccati del mondo, in modo particolare esige cheil sacerdote con una vita santa ed intemerata sirenda il meno indegno possibile di Dio, a cui ognigiorno offre quella Vittima adorabile, che è lostesso Verbo di Dio incarnato per nostro amore."Rendetevi conto di quello che fate, imitate quelloche trattate", dice la Chiesa per bocca delVescovo ai diaconi che stanno per essereconsacrati sacerdoti. Inoltre il sacerdote è

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distributore della grazia di Dio, di cui i Sacramentisono i canali ; ma troppo disdirebbe a un taledistributore, se di quella grazia preziosissima eglistesso fosse privo o anche solo ne fosse in séscarso estimatore e pigro custode. Di più eglideve insegnare la verità della fede : la veritàreligiosa non si insegna mai tanto degnamente etanto efficacemente, che quando è accompagnatadalla virtù ; poiché, come dice il comune effato :"Le parole commuovono, ma gli esempitrascinano". Deve annunziare la legge evangelica ;ma, per ottenere che gli altri l'abbraccino,l'argomento più accessibile e più persuasivo, conla grazia di Dio, è il vedere quella legge attuatanella vita di chi ne inculca l'osservanza. E SanGregorio Magno ne dà la ragione : "Piùfacilmente penetra nel cuore degli uditori quellavoce che ha in suo favore la vita del predicatore,perché, mostrando con l'esempio come si debbaoperare, aiuta a fare quello che inculca". Cosìappunto del divin Redentore dice la SacraScrittura che "cominciò a fare e ad insegnare"38, ele turbe lo acclamavano, non tanto perché"nessun uomo ha mai parlato comequest'uomo"39, quanto, piuttosto perché "ha fattobene ogni cosa"40. E al contrario "quelli chedicono e non fanno" si rendono simili agli Scribi

38 (At 1,1).39 (Gv 7,46).40 (Mc 7,37).

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e Farisei, a rimprovero dei quali lo stesso divinRedentore, pur salvando l'autorità della parola diDio che annunziavano legittimamente, ebbe adire al popolo che l'ascoltava : "Sulla cattedra diMosè si sono assisi gli Scribi e i Farisei : osservatedunque e fate tutto quello che essi vi dicono ; nonvogliate però agire secondo le loro opere"41. Unpredicatore che non si sforzi di confermare conl'esempio della vita la verità che annunzia,distruggerebbe con una mano quello che edificacon l'altra. E invece Iddio largamente benedice lefatiche dei banditori del Vangelo, che prima ditutto attendono seriamente alla propriasantificazione : essi vedono sbocciare copiosi ifiori e i frutti del loro apostolato e nel giornodelle messe "tornando andranno con gioiaportando i loro covoni"42.

Sarebbe un errore gravissimo epericolosissimo se il sacerdote, trasportato dafalso zelo, trascurasse la propria santificazione pertutto immergersi nelle opere esteriori, per quantobuone, del ministero sacerdotale. Con ciò,metterebbe in pericolo la propria eterna salute,come il grande Apostolo delle Genti temeva di sestesso : "Castigo il mio corpo e lo rendo schiavo,perché non avvenga che dopo aver predicato aglialtri, io diventi riprovato"43 ; e si esporrebbe anche

41 (Mt 23,2-3).42 (Sal 125,6).43 (1 Cor 9,27).

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a perdere, se non la grazia divina, certamentequell'unzione dello Spirito Santo, che dà unamirabile forza ed efficacia all'apostolato esterno.

Del resto, se a tutti i cristiani è detto : "Siateperfetti come è perfetto il Padre vostro che è neicieli"44, quanto più devono i sacerdoti considerarerivolte a sé queste parole del divino Maestro,chiamati come sono con vocazione speciale aseguirlo più da vicino ! Perciò la Chiesa inculcaapertamente a tutti i chierici questo gravissimodovere, inserendolo nel codice delle sue leggi : "Ichierici devono condurre una vita internamenteed esternamente più santa che i laici ed essereloro di preclaro esempio nella virtù e nellarettitudine dell'operare". E siccome il sacerdote "èambasciatore di Cristo"45, egli deve vivere inmodo da potere con verità far sue le paroledell'Apostolo : "Siate miei imitatori, come io losono di Cristo"46, deve vivere come un altroCristo, che col fulgore delle sue virtù illuminavaed illumina il mondo.

La pietà sacerdotaleMa se tutte le virtù cristiane devono fiorire

nell'anima sacerdotale, ve ne sono però alcuneche in modo tutto particolare convengono e piùsi addicono al sacerdote. E prima di tutte la pietà,secondo l'esortazione dell'Apostolo al suo diletto

44 (Mt 5,48).45 (cf 2 Cor 5,20).46 (1 Cor 4,16 ; 11,1).

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Timoteo : "Esercitati nella pietà"47. Infatti, sesono così intimi, così delicati e frequenti irapporti del sacerdote con Dio, evidentementeessi devono essere accompagnati e comeimbalsamati dal profumo della pietà ; se "la pietàè utile a tutto"48, essa è utile soprattutto al rettoesercizio del ministero sacerdotale. Senza la pietà,le più sante pratiche, i più augusti riti del sacroministero saranno eseguiti meccanicamente e perabitudine ; mancherà loro lo spirito, l'unzione, lavita. La pietà però, di cui parliamo, VenerabiliFratelli, non è quella falsa pietà, leggera esuperficiale, che piace ma non nutre, solletica manon santifica ; Noi intendiamo la pietà soda, laquale, non soggetta alle incessanti fluttuazioni delsentimento, si fonda sui principii della dottrinapiù sicura, ed è quindi formata di convinzionisalde, che resistono agli assalti e alle lusinghe dellatentazione. E questa pietà, se deve in primo luogofilialmente dirigersi al Padre che sta nei cieli, deveperò estendersi anche alla Madre divina, e contanto maggior tenerezza nel sacerdote che nonnei semplici fedeli, quanto più vere e profondesono le somiglianze tra i rapporti del sacerdotecon Cristo e i rapporti di Maria col suo divinFigliuolo.

La castità

47 (1 Tm 4,8).48 (1 Tm 4,8).

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Intimamente congiunta con la pietà, da cuideve ricevere consistenza e splendore, è l'altragemma fulgidissima del sacerdote cattolico, lacastità, alla cui perfetta e totale osservanza ichierici della Chiesa Latina costituiti negli Ordinimaggiori sono tenuti con obbligo sì grave che,trasgredendolo, sarebbero rei anche di sacrilegio.

Che se tale legge non vincola in tutto il suorigore i chierici delle Chiese orientali, anche traessi però il celibato ecclesiastico è in onore e, incerti casi, specialmente per i supremi gradigerarchici, è requisito necessario ed obbligatorio.

Un certo nesso tra questa virtù e il ministerosacerdotale si scorge anche solo col lume dellaragione : essendo che "Dio è spirito"49, appareconveniente che chi si dedica e si consacra alservizio di lui, in qualche modo "si spogli delcorpo". Già gli antichi Romani avevano intravistoquesta convenienza ; una loro legge cosìformulata : "Agli dèi accostati castamente", vienecitata dal più grande dei loro oratori,aggiungendovi questo commento : "La leggecomanda di accostarsi agli dèi castamente, cioècon l'anima casta, in cui sta ogni cosa ; nonesclude però la castità del corpo, ma questo sideve intendere così, che, essendo l'anima di moltosuperiore al corpo, se si deve conservare lapurezza del corpo, molto più si deve custodirequella dell'anima". Nell'Antico Testamento, ad49 (Gv 4,24).

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Aronne e a' suoi figliuoli fu comandato da Mosèin nome di Dio di non uscire dal Tabernacolo equindi di osservare la continenza nei sette giorniin cui si compiva la loro consacrazione50.

Ma al sacerdozio cristiano, tanto superioreall'antico, conveniva una purezza molto maggiore.Infatti la legge del celibato ecclesiastico, la cuiprima traccia scritta (la quale evidentementesuppone una prassi più antica) si riscontra in uncanone del Concilio di Elvira all'inizio del secoloIV, quando ancora fremeva la persecuzione, nonfa che dar forza di obbligazione a una certa,diremmo quasi, morale esigenza, che sgorga dalVangelo e dalla predicazione apostolica. L'altastima in cui il Divino Maestro mostrò di avere lacastità, esaltandola come cosa superiore allacomune capacità, il saperlo "fiore di MadreVergine" e fin dall'infanzia allevato nella famigliaverginale di Maria e Giuseppe, il vederloprediligere le anime pure, come i due Giovanni, ilBattista e l'Evangelista ; l'udire il grande ApostoloPaolo, fedele interprete della legge evangelica edel pensiero di Cristo, predicare i pregiinestimabili della verginità, specialmente in ordinead un più assiduo servizio di Dio : "Chi è senzamoglie, ha sollecitudine delle cose del Signore, delcompiacere a Dio"51 ; tutto questo doveva quasinecessariamente far sì che i sacerdoti della Nuova

50 (cf Lv 8,33-35).51 (1 Cor 7,32).

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Alleanza sentissero il fascino celestiale di questaeletta virtù, cercassero di essere nel numero diquelli "ai quali è stato concesso di comprenderequesta parola"52, e se ne imponesserospontaneamente l'osservanza, sancita poi benpresto da gravissima legge ecclesiastica in tutta laChiesa Latina : affinché – come asseriva alla finedel secolo IV il Concilio Cartaginese II – "anchenoi osserviamo quello che gli Apostoli hannoinsegnato e la stessa antichità ha osservato".

Né mancano testimonianze anche di illustriPadri Orientali, che esaltano l'eccellenza delcelibato cattolico e che mostrano esservi stataallora, nei luoghi dove la disciplina era più severa,consonanza anche su questo punto tra la ChiesaLatina e l'Orientale. Sant'Epifanio alla fine dellostesso secolo IV attesta che il celibato giàs'estendeva fino ai suddiaconi : "Colui che ancoravive nel matrimonio e attende ai figli, anche se siamarito di una sola donna, non viene tuttaviaammesso (dalla Chiesa) all'ordine di diacono, dipresbitero, di vescovo o di suddiacono, ma coluisoltanto che si sia separato dall'unica sua consorteo ne sia rimasto vedovo ; il che si fa specialmentein quei luoghi dove i canoni ecclesiastici sonoosservati con accuratezza". Ma eloquente sopratutti è in questa materia il Santo Diacono diEdessa e Dottore della Chiesa universale EfremSiro, "chiamato meritamente cetra dello Spirito52 (cf Mt 19,11).

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Santo". Questi, in un suo carme, rivolgendo laparola al Vescovo Abramo, suo amico : "Tu benrispondi al nome che porti, o Abramo – gli dice –perché tu pure sei stato fatto padre di molti ; mapoiché tu non hai una sposa, come Abramo ebbeSara, ecco che la tua greggia è la tua sposa. Educai figli di lei nella tua verità, diventino a te figli dispirito e figli della promessa affinché sieno eredinell'Eden. O frutto splendido della castità, nelquale si è compiaciuto il sacerdozio... e il cornoriboccante del sacro olio ti unse, la manosacerdotale si è posata su di te e ti ha eletto, laChiesa ti ha scelto e ti ha amato". E altrove :"Non basta al sacerdote ed al nome di luipurificare l'anima e far monda la lingua e lavare lemani e rendere mondo l'intero corpo, mentreoffre il vivo Corpo (di Cristo), ma in ogni tempoegli deve essere puro, perché è posto qualemediatore tra Dio ed il genere umano. Sia lode aColui che ha in tal guisa voluto mondi i suoiministri". E San Giovanni Crisostomo affermache "perciò chi esercita il sacerdozio deve esserecosì puro come se fosse collocato nei cieli traquelle Podestà".

Del resto la stessa sublimità, o per usare lafrase di Sant'Epifanio, "l'incredibile onore edignità" del sacerdozio cristiano, già brevementeda Noi esposta, dimostra la somma convenienzadel celibato e della legge che lo impone ai ministridell'altare : chi ha un officio in certo modo

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superiore a quello dei purissimi spiriti "che stannoal cospetto di Dio"53, non è forse giusto chedebba vivere quanto è possibile come un purospirito ? Chi tutto deve essere "in quelle cose chesono del Signore"54, non è giusto che siainteramente distaccato dalle cose terrene ed abbiasempre "la sua conversazione ne' cieli" ?55. Chideve essere assiduamente sollecito della saluteeterna delle anime e continuare verso di essel'opera del Redentore, non è forse giusto che sitenga libero dalle preoccupazioni di una famiglia,che assorbirebbe gran parte della sua attività ?

Ed è davvero spettacolo degno di commossaammirazione quello, pur così frequente nellaChiesa Cattolica, dei giovani Leviti, che prima diricevere il sacro Ordine del Suddiaconato, primacioè di consacrarsi interamente al servizio e alculto di Dio, liberamente rinunziano alle gioie ealle soddisfazioni, che potrebbero onestamenteconcedersi in un altro genere di vita ! Diciamo"liberamente", poiché, se dopo l'ordinazione nonsaranno più liberi di contrarre nozze terrene,all'ordinazione stessa però accedono non costrettida veruna legge o persona, ma di propria espontanea volontà.

Non intendiamo però, che quanto siamovenuti dicendo in commendazione del celibato

53 (cf Tb 12,15).54 (Lc 2,49 ; 1 Cor 7,32).55 (cf Fil 3,20).

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ecclesiastico, sia così interpretato come sevolessimo in certo modo biasimare e quasiredarguire la disciplina diversa, legittimamenteammessa nella Chiesa Orientale ; ma lo diciamounicamente per esaltare nel Signore quella veritàche riteniamo una delle glorie più pure delsacerdozio cattolico e Ci pare risponda meglio aidesideri del Cuore Santissimo di Gesù e ai suoidisegni sulle anime sacerdotali.

Distacco dai beni terreniNon meno che nella castità, il sacerdote

cattolico deve essere segnalato nel disinteresse. Inmezzo ad un mondo corrotto, in cui tutto sivende e tutto si compra, egli deve passare scevrodi ogni egoismo, santamente sdegnoso di ognivile cupidigia di guadagno terreno, in cerca dianime, non di danaro, della gloria di Dio, nondella sua. Egli non è il mercenario che lavora perriscuotere una mercede temporale, né l'impiegatoche, pur attendendo coscienziosamente agliobblighi del suo ufficio, pensa anche alla suacarriera e alla sua promozione ; egli è il "buonsoldato di Cristo" che "non s'impaccia dei negozidel secolo, perché possa piacere a chi lo haarrolato"56 ; è il ministro di Dio e il padre delleanime ; egli sa che l'opera sua, le sue sollecitudininon possono compensarsi adeguatamente coitesori e con gli onori della terra. Non gli èinterdetto di ricevere il conveniente56 (2 Tm 2,3-4).

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sostentamento, secondo il detto dell'Apostolo :"Quelli che servono all'altare, hanno parteall'altare ; così pure il Signore ordinò a quelli cheannunziano il Vangelo di vivere del Vangelo"57 ;ma, "chiamato alla sorte del Signore", come dice ilsuo stesso titolo di clericus, ossia "all'eredità delSignore", nessun'altra mercede si aspetta, se nonquella che Gesù prometteva ai suoi Apostoli : "Lavostra mercede è copiosa nei cieli"58. Guai se ilsacerdote, dimentico di sì divine promesse,cominciasse a mostrarsi "avido di turpe lucro"59 esi confondesse con la turba dei mondani, su cuigeme la Chiesa insieme con l'Apostolo : "Tuttipensano alle cose loro, non a quelle di GesùCristo"60. In tal caso, oltre il mancare alla suavocazione, raccoglierebbe il disprezzo del suostesso popolo, il quale riscontrerebbe in lui unadeplorevole contraddizione tra la sua condotta ela dottrina evangelica così chiaramente espressada Gesù e che il sacerdote deve annunziare :"Non cercate di accumulare tesori sopra la terra,dove la ruggine e il tarlo li consumano e dove iladri li dissotterrano e li rubano ; procurate invecedi accumulare tesori nel cielo"61. Se si pensa cheuno degli Apostoli di Cristo, uno dei Dodici,

57 (1 Cor 9,13.14).58 (Mt 5,12).59 (Tt 1,7).60 (Fil 2,21).61 (Mt 6,19-20).

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come mestamente notano gli Evangelisti, Giuda,fu condotto all'abisso dell'iniquità appunto dallospirito di cupidigia delle cose terrene, ben sicomprende come questo medesimo spirito abbiapotuto arrecare tanti danni alla Chiesa attraverso isecoli : la cupidigia, che dallo Spirito Santo è detta"radice di tutti i mali"62, può trascinare aqualunque delitto ; e quando anche non arrivi atanto, di fatto un sacerdote infetto da tale vizio,consciamente o inconsciamente fa causa comunecoi nemici di Dio e della Chiesa e coopera ai loroiniqui disegni.

E invece il sincero disinteresse concilia alsacerdote gli animi di tutti, tanto più che conquesto distacco dai beni terreni, quando vienedall'intima forza della fede, va sempre congiuntaquella tenera compassione verso ogni sortad'infelici, che trasforma il sacerdote in un veropadre dei poveri, nei quali egli, memore di quellecommoventi parole del suo Signore : "Ogni voltache avete fatto qualche cosa per uno dei piùpiccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta a me"63,con affetto singolare vede, venera e ama GesùCristo stesso.

Lo zeloLibero così il sacerdote cattolico dai due

principali legami che lo potrebbero tenere troppoavvinto alla terra, i legami di una propria famiglia

62 (1 Tm 6,10).63 (Mt 25,40).

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e i legami del proprio interesse, sarà più atto adessere infiammato da quel celeste fuoco cheerompe dai penetrali del Cuor di Gesù e noncerca che di apprendersi a cuori apostolici perincendiare tutta la terra : il fuoco dello zelo64.Questo zelo per la gloria di Dio e la salute delleanime deve, come si legge di Gesù nella SacraScrittura65, divorare il sacerdote, fargli dimenticarese stesso e tutte le cose terrene e spingerlopotentemente a consacrarsi tutto alla sua sublimemissione, cercando mezzi sempre più efficaci percompierla sempre più largamente e sempremeglio.

E come può un sacerdote meditare ilVangelo, udire il lamento del buon Pastore : "Edho altre pecorelle, che non sono di questo ovile, eanche quelle bisogna che io conduca"66, vedere "icampi che già biondeggiano per la messe"67, e nonsentirsi accendere in cuore la brama di condurretali anime al cuore del buon Pastore, non offrirsial Padrone della messe come operaio indefesso ?Come può un sacerdote vedere tante povereturbe, non solo nelle lontane regioni delleMissioni ma purtroppo anche nei paesi giàcristiani da secoli, "giacenti come pecore senza

64 (cf Lc 12,49).65 (cf Sal 68,10 ; Gv 2,17).66 (Gv 10,16).67 (Gv 4,35).

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pastore"68, e non sentire in sé l'eco profonda diquella divina commiserazione che tante voltecommosse il Cuore del Figlio di Dio ?69. Unsacerdote, diciamo che sa di possedere la paroladi vita e di avere nelle sue mani i mezzi divini dirigenerazione e di salute ? Ma sia lode a Dio, cheappunto questa fiamma di zelo apostolico è unodei più luminosi raggi che brillano in fronte alsacerdozio cattolico, e Noi con cuore ripieno dipaterna consolazione vediamo i Nostri Fratelli e idiletti Figli Nostri, i Vescovi e i sacerdoti, comescelta milizia sempre pronti a correre, all'appellodel Capo, su tutte le fronti dell'immenso campo,dove si combattono le pacifiche ma pur asprebattaglie della verità contro l'errore, della lucecontro le tenebre, del Regno di Dio contro ilregno di Satana.

L'obbedienzaMa da questa stessa condizione del

sacerdozio cattolico come di milizia agile evalorosa, ne viene la necessità di uno spirito didisciplina, o diciamo con parola piùprofondamente cristiana, la necessitàdell'obbedienza : di quella obbedienza, chebellamente lega tutti i vari gradi della Gerarchiaecclesiatica, "sicché – come dice il Vecovonell'ammonire gli ordinandi – la Chiesa santa neresta circondata, ornata e retta da una varietà

68 (Mt 9,36).69 (cf Mt 9,36 ; 14,14 ; 15,32 ; Mc 6,34 ; 8,2 ; ecc.).

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certamente magnifica, mentre in essa altrivengono consacrati Pontefici, altri sacerdoti digrado inferiore... formandosi di molti membri divaria dignità un solo corpo di Cristo".Quest'obbedienza i sacerdoti promisero al loroVescovo nell'atto di partire da lui ancora freschidella sacra unzione ; quest'obbedienza a loro voltai Vescovi giurarono nel giorno della loroconsacrazione al supremo Capo visibile dellaChiesa, al Successore di San Pietro, al Vicario diGesù Cristo. L'obbedienza adunque leghi semprepiù queste varie membra della sacra Gerarchia traloro e tutte al Capo, rendendo così la Chiesamilitante davvero terribile ai nemici di Dio "comeesercito schierato"70 ; l'obbedienza temperi lo zeloforse troppo ardente degli uni, e sproni ladebolezza o la fiacchezza degli altri ; assegni aciascuno il suo posto e le sue mansioni, eciascuno vi si collochi senza resistenze che nonfarebbero che intralciare l'opera magnifica chesvolge la Chiesa nel mondo ; ciascuno veda nelledisposizioni dei Superiori gerarchici ledisposizioni del vero ed unico Capo, a cui tuttiobbediamo, Gesù Cristo Signor Nostro, il quale siè fatto per noi "obbediente fino alla morte, e allamorte di croce"71.

Difatti il divino Sommo Sacerdote volle chein modo tutto singolare ci fosse manifesta la sua

70 (Ct 6,3.9).71 (cf Fil 2,8).

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perfettissima obbedienza all'Eterno Padre ; eperciò abbondano le testimonianze, sia profetichesia evangeliche, di questa totale e perfettasoggezione del Figlio di Dio alla volontà delPadre : "Entrando nel mondo dice : Tu non haivoluto sacrifizio né offerta, ma mi hai preparatoun corpo... Allora dissi : Ecco io vengo (poiché dime sta scritto in principio del libro) per fare, oDio, la tua volontà"72. "Il mio cibo è fare lavolontà di Colui che mi ha mandato"73. Ed anchesulla croce, non volle consegnare l'anima sua nellemani del Padre prima di avere dichiarato che tuttoera compiuto quanto le Sacre Scritture avevano dilui predetto, cioè tutta la missione affidatagli dalPadre, fino a quell'ultimo così profondamentemisterioso "Sitio", ch'egli pronunciò "affinché siadempisse la Scrittura"74 ; volendo con ciòdimostrare come anche lo zelo più ardente debbasempre essere pienamente sottomesso allavolontà del Padre, cioè sempre regolatodall'obbedienza a chi per noi tiene le veci delPadre e ci trasmette i suoi voleri, ossia ai legittimiSuperiori gerarchici.

La scienzaMa la figura del sacerdote cattolico, che Noi

intendiamo mettere in piena luce al cospetto ditutto il mondo, sarebbe incompleta se

72 (Eb 10,5-7).73 (Gv 4,34).74 (Gv 19,28).

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omettessimo di rilevare un altro importantissimorequisito, che la Chiesa esige in lui : la scienza. Ilsacerdote cattolico è costituito "maestro inIsraele"75 avendo ricevuto da Gesù l'ufficio e lamissione di insegnare la verità : "Ammaestratetutte le genti"76. Egli deve insegnare la dottrinadella salute, e di quest'insegnamento, asomiglianza dell'Apostolo delle Genti, è debitore"ai sapienti e agli ignoranti"77. Ma come la potràinsegnare, se non la possiede ? "Le labbra delsacerdote devono custodire la scienza e dalla suabocca ricercheranno la legge"78, dice lo SpiritoSanto in Malachia ; e nessuno potrebbe mai direin commendazione della scienza sacerdotale unaparola più grave di quella che un giorno laSapienza stessa divina ha pronunziato per boccadi Osea : "Perché tu hai rigettato la scienza,rigetterò io te dal ministero di mio sacerdote"79. Ilsacerdote deve pienamente possedere la dottrinadella fede e della morale cattolica, deve saperlaproporre, deve saper render ragione dei dogmi,delle leggi, del culto della Chiesa, di cui èministro ; deve dissipare l'ignoranza ; la quale,non ostante i progressi della scienza profana,ottenebra in fatto di religione le menti di tanti

75 (Gv 3,10).76 (Mt 28,19).77 (Rm 1,14).78 (Mt 2,7).79 (Os 4,6).

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contemporanei. Non è stato mai tanto opportunocome oggi il monito di Tertulliano : "Questo solospesso desidera la verità, di non essere cioècondannata senza essere conosciuta". E' doveredel sacerdote sgombrare dagli intelletti ipregiudizi e gli errori, accumulativi dall'odio degliavversari : all'anima moderna, che ansiosa cerca laverità, egli deve saperla indicare con serenafranchezza ; alle anime ancor incerte, travagliatedal dubbio, egli deve ispirare coraggio e fiducia eguidarle con tranquilla sicurezza al porto sicurodella fede coscientemente e fortementeabbracciata ; agli assalti dell'errore protervo edostinato egli deve sapere opporre una resistenzastrenua e vigorosa ma calma insieme e solida.

E' quindi necessario, Venerabili Fratelli, che ilsacerdote, anche in mezzo alle occupazioniassillanti del suo santo ministero e sempre inordine a quello continui lo studio serio eprofondo delle discipline teologiche, aggiungendoal corredo sufficiente di scienza portato seco dalSeminario una sempre più ricca erudizione sacra,che lo renda sempre più idoneo alla sacrapredicazione e alla guida delle anime. Inoltre, peril decoro dell'ufficio che esercita e perguadagnarsi come conviene la fiducia e la stimadel popolo, che tanto giovano a rendere piùefficace la sua opera pastorale, il sacerdote deveessere fornito di quel patrimonio di dottrinaanche non strettamente sacra, che è comune agli

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uomini colti del suo tempo ; deve cioè esseresanamente moderno, com'è la Chiesa, cheabbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi e a tutti siadatta, tutte le sane iniziative benedice epromuove e non ha paura dei progressi anche piùarditi della scienza, purché sia vera. In tutti itempi il clero cattolico si distinse in ogni campodello scibile umano ; in alcuni secoli anzi si spinsetalmente all'avanguardia del sapere che chiericodivenne sinonimo di dotto. E la Chiesa, dopoaver custodito e salvato i tesori della culturaantica, che senza di essa e de' suoi monasterisarebbero andati quasi interamente perduti, hadimostrato ne' suoi più illustri Dottori come tuttele umane cognizioni possano servire ad illustraree difendere la fede cattolica ; del che abbiamo Noistessi recentemente additato al mondo unesempio luminoso cingendo del nimbo dei Santi edell'aureola dei Dottori, quel grande Maestro delsommo Aquinate, quell'Alberto Teutonico, chegià i suoi contemporanei onoravano del nome diMagno e di Dottore universale.

Ora certamente non si può pretendere che ilclero possa avere un simile primato in ognicampo del sapere : il patrimonio scientificodell'umanità è ormai così vasto, che nessun uomopuò abbracciarlo interamente né, molto meno,rendersi insigne in ciascuno de' suoi innumerevolirami. Ma, mentre si devono prudentementeincoraggiare e aiutare quei membri del clero che

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per inclinazione e doti speciali si sentono chiamatiad approfondire e coltivare questa o quellascienza, questa o quell'arte, che non disdica allaloro professione ecclesiastica, perché tuttoquesto, se si contiene entro i dovuti confini esotto la direzione della Chiesa, ridonda a decorodella Chiesa stessa e a gloria del divino suo CapoGesù Cristo ; anche tutti gli altri chierici non sidevono contentare di quello che forse potevabastare in altri tempi, ma devono essere in gradodi avere, anzi devono avere di fatto, una culturamoderna in confronto dei secoli passati.

Che se talvolta il Signore, "scherzando sullaterra"80, volle anche in tempi recenti assumere alladignità sacerdotale ed operare meraviglie di beneper mezzo di uomini sforniti quasi interamente diquesto patrimonio di dottrina, di cui parliamo, ciòfu perché tutti impariamo a pregiare, tra le due,più la santità che la scienza, e a non riporre piùfiducia nei mezzi umani che nei divini ; in altreparole, ciò fu perché il mondo ha bisogno disentirsi ripetere di tanto in tanto questa salutarelezione pratica : "Le cose stolte del mondo hascelto Dio, per confondere i sapienti... affinchénessun uomo si dia vanto al cospetto di Lui"81.Ma, come nell'ordine naturale i miracoli divinisospendono per un momento l'effetto delle leggifisiche senza abrogarle, così questi uomini, veri

80 (Prv 8,31).81 (1 Cor 1,27.29).

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miracoli viventi, nei quali la santità eccelsasuppliva a tutto il resto, non tolgono punto laverità e necessità di quanto siamo venutiinculcando.

Questa necessità poi di virtù e di scienza,questa esigenza di esemplarità e di edificazione, diquesto "buon odore di Cristo"82, che il sacerdotedeve spargere dappertutto intorno a sé pressoquanti l'avvicinano, è oggi tanto maggiormentesentita e resa tanto più evidente e stringente, inquanto che l'Azione Cattolica, questo movimentosì consolante che sa spingere le anime ancheverso i più sublimi ideali di perfezione, mette ilaici a più frequente contatto e a più intimacollaborazione col sacerdote, al qualenaturalmente essi non solo si rivolgono come aguida, ma mirano anche come ad esemplare divita cristiana e di virtù apostoliche.

III. LA PREPARAZIONE

Il SeminarioSe così alta è la dignità del sacerdozio e così

eccelse le doti che richiede, ne segue, VenerabiliFratelli, l'imprescindibile necessità di dare aicandidati del santuario una formazioneproporzionata. La Chiesa, conscia di questanecessità, per nessun'altra cosa forse, lungo isecoli, ha mostrato tanto tenera sollecitudine ematerna premura come per la formazione de' suoi

82 (cf 2 Cor 2,15).

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sacerdoti. Essa non ignora che, se le condizionireligiose e morali dei popoli dipendono in granparte dal sacerdozio, l'avvenire stesso delsacerdote dipende dalla formazione ch'egli avràricevuto, essendo anche per lui verissimo il dettodello Spirito Santo : "Il giovinetto secondo la viache ha presa, anche quando sarà invecchiato nonse ne scosterà"83. Perciò la Chiesa, mossa dalloSpirito Santo, ha voluto che dappertutto sierigessero Seminari dove si allevino e si educhinocon singolare cura i candidati al sacerdozio.

La cura dei SeminariIl Seminario dunque è e deve essere la pupilla

degli occhi vostri, o Venerabili Fratelli, quantidividete con Noi il formidabile peso del governodella Chiesa, è e deve essere l'oggetto precipuodelle vostre sollecitudini. Accurata soprattuttodeve essere la scelta dei Superiori, dei Maestri e inmodo particolare del Direttore spirituale, che hauna parte sì delicata e sì importante nellaformazione dell'anima sacerdotale. Date ai vostriSeminari i migliori sacerdoti, né temiate disottrarli anche a cariche apparentemente piùrilevanti, ma che in realtà non possono venire aconfronto con quest'opera capitale einsurrogabile ; cercateli anche altrove, dovunquene troviate di veramente atti a sì nobile scopo ;siano tali che insegnino, prima con l'esempio checon la parola, le virtù sacerdotali e sappiano83 (Prv 22,6).

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infondere con la dottrina uno spirito sodo, virile,apostolico ; facciano fiorire nel Seminario la pietà,la purezza, la disciplina, lo studio, premunendoprudentemente gli animi giovanili, non solocontro le tentazioni presenti, ma anche contro ipericoli ben più gravi a cui si troveranno poiesposti nel mondo, in mezzo al quale dovrannovivere "per far tutti salvi"84.

E affinché i futuri sacerdoti possano averequella scienza che i nostri tempi esigono, comesopra abbiamo esposto, è di somma importanzache, dopo una soda formazione negli studiclassici, siano bene istituiti ed esercitati nellafilosofia scolastica "secondo il metodo, la dottinae i principii del Dottore Angelico". Questa"philosophia perennis", come la chiamava ilNostro grande Predecessore Leone XIII, non soloè loro necessaria per approfondire il dogma, ma lipremunisce efficacemente contro gli errorimoderni, quali che essi siano, rendendo la loromente atta a distinguere nettamente il vero dalfalso, e in ogni questione di qualunque genere oin altri studi che dovranno fare, darà loro unachiarezza di vista intellettuale che supererà dimolto quella di altri, privi di questa formazionefilosofica, anche se dotati d'una più vastaerudizione.

Che se, come avviene specialmente in alcuneregioni, la poca estensione delle Diocesi o la84 (cf 1 Cor 9,22).

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dolorosa scarsità degli alunni o la mancanza dimezzi e di uomini adatti non permettesse aciascuna Diocesi di avere un proprio Seminarioben ordinato secondo tutte le leggi contenute nelCodice di Diritto Canonico e secondo le altreprescrizioni ecclesiastiche, sommamente convieneche i Vescovi della regione fraternamente siaiutino ed uniscano le loro forze concentrandolein un Seminario comune, che rispondainteramente all'alto suo scopo. I grandi vantaggidi tale concentrazione compensano largamente isacrifici sostenuti per conseguirli ; anche ilsacrificio, talvolta doloroso al cuore paterno delVescovo, di vedere temporaneamente allontanati isuoi chierici dal Pastore, che vorrebbe trasfondereegli stesso il suo spirito apostolico nei suoi futuricollaboratori, e dal territorio che dovrà essere ilcampo del loro ministero, sarà poi ripagato dalriceverli meglio formati e più forniti di quellospirituale patrimonio che profonderanno inmaggior copia e con maggior frutto a beneficiodella loro Diocesi. E perciò Noi non abbiamomai tralasciato di incoraggiare e promuovere efavorire tali iniziative, spesso anzi le abbiamosuggerite e raccomandate ; dal canto Nostro poi,dove l'abbiamo creduto necessario, abbiamo Noistessi eretto o migliorato o ampliato parecchi ditali Seminari Regionali, come a tutti è noto, nonsenza grandi spese e gravi cure, e continueremo,con l'aiuto di Dio, ad adoperarCi con tutto lo zelo

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anche per l'avvenire per un'opera che riputiamotra le più giovevoli al bene della Chiesa.

La scelta dei candidatiMa tutto questo magnifico sforzo per

l'educazione degli alunni del santuario pocogioverebbe se non fosse accurata la scelta deicandidati stessi, per i quali sono eretti eamministrati i Seminari. A tale scelta tutti devonoconcorrere, quanti sono preposti alla formazionedel clero : i Superiori, i Direttori spirituali, iConfessori, ciascuno nel modo e nei limiti propridel suo ufficio, come devono con ogni impegnocoltivare la vocazione divina e corroborarla, cosìcon non minore zelo devono distogliere edallontanare per tempo da una via, che non è laloro, quei giovani che si scorgono sprovvisti dellanecessaria idoneità e si prevedono quindi non attia sostenere degnamente e decorosamente ilministero sacerdotale. E quantunque sia moltomeglio che questa eliminazione si faccia fin dalprincipio, perché in queste cose l'attendere edaspettare è insieme un grave errore e un gravedanno, tuttavia qualunque sia stata la causa delritardo, si deve correggere l'errore quando lo siavverte, senza umani riguardi, senza quella falsamisericordia che diventerebbe una vera crudeltà,non solo verso la Chiesa, a cui si darebbe unministro o inetto o indegno, ma anche verso ilgiovane stesso che, sospinto così sopra una falsavia, si troverebbe esposto ad essere pietra

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d'inciampo a sé e agli altri, con pericolo di eternarovina.

Né sarà difficile all'occhio vigile ed esperto dichi presiede al Seminario, di chi segue e studiaamorosamente ad uno ad uno i giovani a séaffidati e le loro inclinazioni, non sarà difficile,diciamo, accertarsi se uno abbia o no una veravocazione sacerdotale. Questa, come ben sapete,Venerabili Fratelli, più che in un sentimento delcuore o in una sensibile attrattiva, che talvoltapuò mancare o venir meno, si rivela nella rettaintenzione di chi aspira al sacerdozio, unita a quelcomplesso di doti fisiche, intellettuali e morali chelo rendono idoneo per tale stato. Chi tende alsacerdozio unicamente per il nobile motivo diconsacrarsi al servizio di Dio e alla salute delleanime, e insieme ha o almeno seriamente attendead acquistare una soda pietà, una purezza di vita atutta prova, una scienza sufficiente nel senso daNoi sopra esposto, questi mostra di esserechiamato da Dio allo stato sacerdotale. Chiinvece, spintovi forse da malconsigliati genitori,volesse abbracciare questo stato per la prospettivadi vantaggi temporali e terreni, intravveduti esperati nel sacerdozio, come avveniva piùfrequentemente in passato ; chi è abitualmenterefrattario alla soggezione e alla disciplina, pocoinclinato alla pietà, poco amante del lavoro epoco zelante delle anime ; chi specialmente èproclive alla sensualità e con diuturna esperienza

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non ha provato di saperla vincere ; chi non haattitudine allo studio, in modo che si preveda nonpoter seguire con sufficiente soddisfazione i corsiprescritti ; tutti costoro non sono fatti per ilsacerdozio, e il lasciarli progredire, fin quasi allasoglia del santuario, rende loro sempre piùdifficile il ritrarsene, e forse li spingerà a varcarla,per umano rispetto, senza vocazione e senzaspirito sacerdotale. Pensino i Superiori deiSeminari, pensino i Direttori spirituali eConfessori, quale gravissima responsabilità siassumono davanti a Dio, davanti alla Chiesa,davanti ai giovani stessi, se dal canto loro nonfanno il possibile per impedire un passo sbagliato.Diciamo che anche i Confessori e Direttorispirituali potrebbero essere responsabili di un sìgrave errore, non già perché essi possano in niunmodo agire esternamente, il che è loroseveramente vietato dal loro stesso delicatissimoufficio e spesso anche dall'inviolabile sigillosacramentale, ma perché essi molto possonoinfluire sull'animo dei singoli alunni e con paternafermezza devono guidare ciascuno, secondo cherichiede il suo bene spirituale ; essi quindi,specialmente se per qualunque ragione nonagissero i Superiori o si mostrassero deboli,devono intimare, senza umani riguardi, agli inettio agli indegni l'obbligo di ritirarsi finché ne sonoancora in tempo, attenendosi in ciò alla sentenzapiù sicura, la quale in tal caso è anche la più

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favorevole a quel penitente perché lo preserva daun passo che potrebbe essere per lui eternamentefatale.

Che se anche non vedessero talvolta cosìchiara l'obbligazione da imporre, usino almenotutta l'autorità che viene loro dall'ufficio edall'affetto paterno che hanno verso i loro figlispirituali, per indurre quelli, che non hanno ledovute disposizioni, a ritrarsi spontaneamente. Siricordino i confessori quello che in un argomentosimile dice Sant'Alfonso Maria de' Liguori :"Generalmente parlando... (in questi casi) ilconfessore quanto maggior rigore userà co'penitenti, tanto più gioverà alla loro salute ; eall'incontro tanto più sarà crudele quanto sarà conessi più benigno. San Tommaso da Villanovachiamava tali confessori troppo benigniempiamente pii, impie pios. Una tal carità è controla carità".

Il dovere dei VescoviMa la responsabilità principale rimane pur

sempre quella del Vescovo, il quale, secondo lagravissima legge della Chiesa, "non deve conferiregli ordini sacri a veruno, se non sia moralmentecerto, per argomenti positivi, della idoneitàcanonica di lui ; altrimenti non solo commette ungravissimo peccato, ma si espone anche alpericolo di partecipare ai peccati altrui". Nel qualcanone risuona ben chiara l'ecodell'ammonimento dell'Apostolo a Timoteo :

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"Non imporre le mani a nessuno con troppafretta, e non prender parte ai peccati altrui"85. "Eche cos'è poi questo imporre con troppa fretta lemani – come spiega il Nostro predecessore SanLeone Magno – se non conferire la dignitàsacerdotale a soggetti non provati, prima di un'etàmatura, prima di averli bene esaminati, prima delmerito dell'obbedienza, e prima di averneesperimentata la disciplina ? E prender parte aipeccati altrui, che cosa vuol dire, se non che talesi fa l'ordinante quale è quegli che non meritava divenir ordinato ?". Perché, come dice SanGiovanni Crisostomo rivolgendo la parola alVescovo, "per i peccati di lui passati e futurianche tu dovrai scontare la pena perché gli haidato quella dignità".

Severe parole, Venerabili Fratelli, ma ancorpiù tremenda è la responsabilità che essedesignano, la quale faceva dire al grande Vescovodi Milano San Carlo Borromeo : "In questamateria, una negligenza anche leggera puòrendermi reo di gravissima colpa". Attenetevidunque al consiglio del già citato Crisostomo :"Non dopo la prima prova né dopo la seconda ola terza, ma dopo che avrai ben riguardato e tuttoaccuratamente esaminato, allora soltanto imponipure le mani". Il che vale soprattutto della bontàdella vita dei candidati al sacerdozio : "Non basta– dice il Santo Vescovo e Dottore Alfonso Maria85 (1 Tm 5,22).

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de' Liquori – che il Vescovo non conoscaalcunché di male nell'ordinando, ma deve rendersicerto della sua positiva probità". Perciò nontemete di sembrare troppo severi, se, valendovidel vostro diritto e compiendo il vostro dovere,esigete in antecedenza tali prove positive e, nelcaso di dubbio, rimandate ad altro tempol'ordinazione di qualcuno ; poiché – comebellamente insegna San Gregorio Magno – "sitagliano bensì dalla selva i legni adatti agli edifici,ma non vi si mette sopra il peso dell'edificio senon dopo che l'attesa di molti giorni li abbiadisseccati e resi atti allo scopo ; che se si trascuritale precauzione, ben presto si spezzeranno sottoil peso" ; ossia, per usare le brevi e chiare paroledell'Angelico Dottore, "gli ordini sacri esigono inantecedenza la santità... e perciò il peso degliordini deve sovrapporsi a pareti che per la santitàsiano già disseccate dall'umore dei vizi".

Del resto, se saranno diligentementeosservate tutte le prescrizioni canoniche, se tuttisi atterranno alle prudenti norme che or sonopochi anni abbiamo fatto promulgare dalla SacraCongregazione dei Sacramenti su questoargomento, si eviteranno molte lagrime allaChiesa e molti scandali ai fedeli. E siccomeanaloghe norme abbiamo voluto che fossero dateper i Religiosi, mentre ne inculchiamo a chi spettala fedele osservanza, ricordiamo a tutti i supremiModeratori degli Istituti Religiosi i quali hanno

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giovani destinati al sacerdozio, che riguardinocome detto anche a sé tutto quello che abbiamofinora raccomandato intorno alla formazione delclero, poiché essi presentano i loro alunniall'ordinazione e il Vescovo generalmente sirimette al loro giudizio.

Né si lascino rimuovere, sia i Vescovi che iSuperiori religiosi, da questa necessaria severità,per il timore che venga a diminuire il numero deisacerdoti della Diocesi o dell'Istituto. L'AngelicoDottore San Tommaso si è già proposta questadifficoltà e così vi risponde con la sua consuetalucidità e sapienza : "Iddio non abbandona mai lasua Chiesa, così che non si trovino (sacerdoti)idonei in numero sufficiente alla necessità delpopolo, se si promovessero i degni e sirespingessero gli indegni". Del resto, come beneosserva lo stesso Dottore riportando alla lettera legravi parole del Concilio Ecumenico LateranenseIV, "se non si potessero trovare tanti Ministriquanti sono al presente, sarebbe meglio averepochi Ministri buoni che molti cattivi". Ed èquello stesso che Noi abbiamo rammentato inuna solenne circostanza, quando in occasione delpellegrinaggio internazionale dei Seminaristi,durante l'anno del Nostro giubileo sacerdotale,parlando all'imponente gruppo degli Arcivescovie Vescovi d'Italia, abbiamo detto che vale meglioun sacerdote ben formato, che molti poco o nullapreparati, sui quali la Chiesa non può contare,

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anche se non ha piuttosto da gemere. Qualeterribile conto, Venerabili Fratelli, dovremorendere al Principe dei Pastori86, al SupremoVescovo delle anime87, se avremo consegnatequeste anime a guide inette e a condottieriincapaci !

Ma, quantunque debba sempre tenersi benferma la verità che il numero da sé non deveessere la principale preoccupazione di chi lavoraper la formazione del clero, tutti però devonosforzarsi che si moltiplichino i validi e strenuioperai della vigna del Signore, tanto più che ibisogni morali della società anziché diminuirevanno crescendo. E tra tutti i mezzi per sì nobilescopo, il più facile insieme e il più efficace èanche il più universalmente accessibile a tutti equindi tutti devono assiduamente usarlo, cioè lapreghiera, secondo il comando di Gesù Cristostesso : "La messe è veramente copiosa, ma glioperai sono pochi ; pregate adunque il Padronedella messe, che mandi operai alla sua messe"88. Equale preghiera può essere più gradita al CuoreSantissimo del Redentore ? Quale preghiera puòsperare d'essere esaudita più prontamente e piùabbondantemente di questa, che è sì conformealle ardenti aspirazioni di quel Cuore divino ?

86 (cf 1 Pt 5,4).87 (cf 1 Pt 2,25).88 (Mt 9,37.38).

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"Chiedete, e vi sarà dato"89 ; chiedete dei buoni esanti sacerdoti e il Signore non li negherà alla suaChiesa, come sempre ne ha concessi attraverso isecoli, anche in tempi che meno sembravanopropizi al fiorire di vocazioni sacerdotali, anziproprio allora in maggior copia, come attestaanche solo l'agiografia cattolica del secolo XIX,così ricca di nomi gloriosi dell'uno e dell'altroclero ; fra i quali brillano come astri di primagrandezza quei tre veri giganti di santità, esercitatain tre campi così diversi, che Noi stessi avemmola consolazione di cingere dell'aureola dei Santi :San Giovanni Maria Vianney, San GiuseppeBenedetto Cottolengo e San Giovanni Bosco.

La cooperazione dell'Azione CattolicaNon bisogna però trascurare le diligenze

umane, onde coltivare il prezioso seme dellavocazione che Dio largamente sparge nei cuorigenerosi di tanti giovani ; e quindi lodiamo ebenediciamo e raccomandiamo con tutto l'animoNostro quelle opere salutari che, in mille forme econ mille sante industrie suggerite dallo SpiritoSanto, mirano a custodire, a promuovere, adaiutare le vocazioni sacerdotali. "Per quantopossiamo pensarvi – afferma l'amabile Santo dellacarità, Vincenzo de' Paoli – troveremo sempreche non avremmo potuto contribuire a niente dipiù grandioso che a fare dei buoni sacerdoti".Nulla infatti vi è di più accetto a Dio, di più89 (Mt 7,7).

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onorifico alla Chiesa, di più proficuo alle anime,che il dono prezioso di un santo sacerdote. Equindi, se chi offre un bicchier d'acqua a uno de'più piccoli tra i discepoli di Cristo "non perderà lasua ricompensa"90, quale mercede non avrà coluiche mette per così dire nelle mani pure di ungiovane levita il sacro calice in cui rosseggia ilSangue della Redenzione, e lo aiuta a sollevarlo alcielo arra di pacificazione e di benedizione perl'umanità ?

E qui il Nostro grato pensiero corre di nuovoa quell'Azione Cattolica, da Noi cosìcostantemente voluta, promossa, difesa, la quale,come partecipazione del laicato all'apostolatogerarchico della Chiesa, non può disinteressarsi diquesto vitale problema delle vocazioni sacerdotali.E difatti, con Nostra intima consolazione, lavediamo in ogni luogo distinguersi, come in ognialtro campo di cristiana attività, così in modospeciale in questo ; e certamente il più riccopremio di tale operosità è appunto la copiaveramente mirabile di vocazioni sacerdotali ereligiose, che vanno fiorendo in seno alle sueorganizzazioni giovanili, mostrando con ciò diessere non solo un terreno fecondo di bene, maanche una ben custodita e ben coltivata aiuola,dove i fiori più belli e più delicati possonosvilupparsi senza pericolo. Sentano tutti gli ascrittiall'Azione Cattolica l'onore che con ciò ricade90 (Mt 10,42).

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sulla loro associazione e si persuadano che illaicato cattolico, in nessun'altra maniera meglioche col collaborare a questo accrescimento dellefile del clero secolare e regolare, parteciperàdavvero all'alta dignità di "regale sacerdozio" cheil Principe degli Apostoli attribuisce a tutto ilpopolo dei redenti91.

La collaborazione della famigliaMa il primo e più naturale giardino, dove

devono quasi spontaneamente germinare esbocciare i fiori del santuario, è sempre la famigliaveramente e profondamente cristiana. La maggiorparte dei Santi Vescovi e Sacerdoti, "le cui lodicelebra la Chiesa"92, devono l'inizio della lorovocazione e della loro santità agli esempi edinsegnamenti di un padre pieno di fede e dimaschia virtù, di una madre casta e pia, di unafamiglia in cui regnava sovrana con la purezza deicostumi la carità di Dio e del prossimo.

Le eccezioni a questa regola di ordinariaprovvidenza sono rare e non fanno checonfermare la regola stessa. Quando in unafamiglia i genitori, ad esempio di Tobia e di Sara,domandano a Dio una numerosa posterità "nellaquale venga benedetto in eterno il nome delSignore"93, e la ricevono con gratitudine comedono celeste e come prezioso deposito, e si

91 (cf 1 Pt 2,9).92 (cf Sir 44,15).93 (Tb 8,9).

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sforzano di instillare ai figli fin dai primi anni ilsanto timor di Dio, la cristiana pietà, una teneradevozione a Gesù Sacramentato e alla VergineImmacolata, il rispetto e la venerazione per iluoghi e le persone sacre ; quando il figli vedononei genitori il modello di una vita onesta,laboriosa e pia ; quando li vedono amarsisantamente nel Signore, li scorgono spessoaccostarsi ai Santi Sacramenti, obbedire non soloalle leggi della Chiesa circa l'astinenza e il digiuno,ma anche allo spirito della cristiana mortificazionevolontaria ; quando li vedono pregare anche incasa, riunendo intorno a sé tutta la famigliaperché la comune prece s'inalzi più gradita alcielo ; quando li sanno compassionevoli allemiserie altrui e li vedono dividere coi poveri ilmolto o il poco che posseggono, è ben difficileche, mentre tutti cercheranno di emulare gliesempi paterni, qualcuno almeno di tali figli nonsenta nell'animo suo l'invito del divino Maestro :"Vieni dietro a me"94 e "Io ti farò diventarepescatore di uomini"95. Fortunati quei genitoricristiani, i quali, anche se di queste divine visite, diqueste divine chiamate rivolte ai loro figli, nonfanno l'oggetto delle loro più fervide preghiere,come più spesso di oggi avveniva in tempi dimaggior fede, almeno non ne hanno paura, esanno scorgere in esse un insigne onore, una

94 (Mt 14,21).95 (cf Mt 4,19).

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grazia di predilezione e di elezione del Signore perla loro famiglia !

Si deve invece purtroppo confessare chespesso, troppo spesso, i genitori, anche quelli chesi gloriano di essere sinceramente cristiani ecattolici, specialmente nelle classi più elevate e piùcolte della società, sembra che non sappianorassegnarsi alla vocazione sacerdotale e religiosadei loro figli, e non si fanno scrupolo dicombattere la divina chiamata con ogni sorta diargomenti, anche con mezzi che possono metterea repentaglio non la sola vocazione ad uno statopiù perfetto, ma la coscienza stessa e l'eternasalute di quelle anime che pur dovrebbero essereloro così care. Il qual deplorevole abuso, comequello già malamente invalso nei secoli passati dicostringere invece i figli allo stato ecclesiasticoanche senza alcuna vocazione né idoneità, nontorna certo ad onore di quelle stesse classi socialipiù alte, che ora sono così poco rappresentate,generalmente parlando, nelle file del clero :poiché, se le dissipazioni della vita moderna, leseduzioni che, specie nelle grandi città, eccitanoprecocemente le passioni giovanili, le scuole, inmolte regioni così poco favorevoli allo sviluppodi simili vocazioni, sono in molta parte causa etriste spiegazione della scarsità di esse in talifamiglie agiate e signorili, non si può negare checiò arguisce anche una lacrimevole diminuzionedi fede nelle famiglie stesse. Difatti, se si

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guardassero le cose al lume della fede, quale piùalta dignità potrebbero i genitori cristianidesiderare per i loro figli, quale ministero piùnobile di quello che, come abbiamo detto, èdegno della venerazione degli uomini e degliAngeli ? Una lunga e dolorosa esperienza poiinsegna che una vocazione tradita (non si credatroppo severa la parola) è fonte di lagrime nonsolo per i figli, ma anche per gli sconsigliatigenitori ; e Dio non voglia che tali lagrime sianotroppo tardive, da diventare lagrime eterne.

IV. ESORTAZIONE

La pratica di santificarsiEd ora a voi, diletti Figli, rivolgiamo

direttamente la Nostra paterna parola, quanti sietesacerdoti dell'Altissimo, dell'uno e dell'altro clero,sparsi per tutto l'orbe cattolico ; a voi "gloriaNostra e Nostro gaudio"96, che portate con tantagenerosità il "peso e l'ardore della giornata"97 ecosì validamente aiutate Noi e i Nostri Fratellinell'episcopato, nell'adempimento del dovere dipascere il gregge di Cristo, giunga il Nostropaterno ringraziamento e il Nostro fervidoincoraggiamento insieme con l'accorato appelloche, pur conoscendo ed apprezzando il vostroencomiabile zelo, vi rivolgiamo nei bisognidell'ora presente. Quanto più questi si vanno

96 (1 Ts 2,20).97 (Mt 20,12).

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aggravando, tanto più deve crescere edintensificarsi l'opera vostra redentrice ; poiché"voi siete il sale della terra, voi siete la luce delmondo"98.

Ma perché l'opera vostra sia davverobenedetta da Dio e copiosi ne siano i frutti, ènecessario ch'essa sia fondata nella santità dellavita. Questa è, come abbiamo dichiarato di sopra,la prima e più importante dote del sacerdotecattolico : senza questa, le altre doti pocovalgono ; con questa, anche se le altre doti nonsono in grado eminente, si possono compieremeraviglie, come avvenne (per citare solo qualcheesempio) in San Giuseppe da Copertino, e, intempi a noi più vicini, in quell'umile Curato d'Ars,San Giovanni Maria Vianney, già ricordato, cheNoi volemmo assegnare a tutti i Parroci comemodello e celeste Patrono. Pertanto, "considerate– vi diremo con l'Apostolo delle Genti –considerate la vostra vocazione"99 ; e questaconsiderazione non potrà non farvi apprezzaresempre più quella grazia, che vi fu data nella sacraordinazione, e non spronarvi "a diportarvi inmodo degno della chiamata che vi fu fatta"100.

Raccoglimento e preghieraA ciò vi gioverà immensamente quel mezzo,

che il Nostro predecessore di santa memoria Pio

98 (cf Mt 5,13-14).99 (1 Cor 1,26).100 (Ef 4,1).

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X nella sua così pia e così affettuosa Exhortatioad Clerum catholicum, la cui assidua letturacaldamente vi raccomandiamo, pone in primoluogo tra i più validi aiuti per custodire edaccrescere la grazia sacerdotale ; quel mezzo cheNoi stessi più volte, e soprattutto con la NostraLettera Enciclica Mens Nostra, abbiamopaternamente e solennemente inculcato a tutti iNostri figli, ma più specialmente ai sacerdoti ;cioè l'uso frequente degli Esercizi spirituali. Ecome al chiudersi del Nostro giubileo sacerdotalenon abbiamo creduto di poter dare ai Nostri figliun migliore e più salutare ricordo di quella faustaricorrenza, che con l'invitarli per mezzo dellaricordata Lettera ad attingere più largamentel'acqua viva che sale alla vita eterna101, a questafonte perenne aperta da Dio provvidenzialmentenella sua Chiesa, così ora a voi, diletti figli, chepiù ci siete cari, perché più direttamente lavoratecon Noi all'avvento del Regno di Cristo sullaterra, non crediamo di poter meglio mostrare ilNostro paterno affetto che con l'esortarvivivamente a valervi di questo stesso mezzo disantificazione, nel miglior modo possibile,secondo i principi e le norme da Noi esposte nellamemorata Enciclica, chiudendovi nel sacro ritirodegli Esercizi spirituali, non solo nei tempi e nellamisura strettamente prescritta dalle leggiecclesiastiche, ma anche più spesso e più a lungo101 (cf Gv 4,14).

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che vi sarà concesso, prendendovi poi ogni meseun giorno per consacrarlo ad una più fervidaorazione, ad un maggior raccoglimento, comehanno sempre usato i più zelanti sacerdoti.

Nel ritiro e nel raccoglimento potrà pure"ravvivare la grazia di Dio"102 chi mai fosseentrato "nell'eredità del Signore" non per la viadiritta della vera vocazione, ma per fini terreni omeno nobili ; poiché, essendo anch'esso ormaiindissolubilmente legato a Dio e alla Chiesa, nongli rimane che di seguire il consiglio di SanBernardo : "Procura d'ora in avanti di renderebuone le tue vie e i tuoi affetti, e santo il tuoministero ; e così se la santità della vita non èpreceduta, che almeno essa segua". La grazia diDio, e segnatamente quella che è propria delsacramento dell'Ordine, non mancherà di aiutarlo,se sinceramente lo desidera, a correggere quelloche allora vi fu di difettoso nelle disposizionipersonali, e a compiere tutti i doveri del propriostato, comunque ci sia entrato.

Tutti poi dal raccoglimento e dalla preghierauscirete rinfrancati contro le insidie del mondo,pieni di santo zelo per la salute delle anime, tuttiinfiammati d'amore in Dio, quali devono essere isacerdoti, più che mai in questi tempi, nei quali,accanto a tanta corruzione e diabolica perversità,si sente in tutte le parti del mondo, un potenterisveglio religioso nelle anime, un soffio dello102 (cf 2 Tm 1,6).

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Spirito Santo che pervade il mondo persantificarlo e per rinnovare con la sua forzacreatrice la faccia della terra103. Pieni di questoSpirito Santo, comunicherete questo amor di Diocome sacro incendio a quanti vi si accosteranno,diventando davvero portatori di Cristo in mezzoalla società così sconvolta, la quale solo da GesùCristo può sperare salvezza perché egli solo esempre è "veramente il Salvatore del mondo"104.

E prima di terminare, a voi, o giovani chierici,che vi educate al sacerdozio, rivolgiamo con unatenerezza tutta particolare il Nostro pensiero e laNostra parola, e dall'intimo del cuore viraccomandiamo di prepararvi con ogni impegnoalla grande missione, a cui Dio vi chiama. Voisiete le speranze della Chiesa e dei popoli, chemolto, tutto anzi aspettano da voi, perché da voiaspettano quella attiva e vivificante cognizione diDio e di Gesù Cristo, in cui consiste la vitaeterna105. Cercate dunque nella pietà, nellapurezza, nell'umiltà, nell'obbedienza, nelladisciplina e nello studio, di formarvi sacerdotidavvero secondo il Cuore di Dio ; persuadeteviche la diligenza, con cui attenderete a questavostra solida formazione, per quanto accurata esolerte, non sarà mai eccessiva, perché da essa ingran parte dipende tutta la vostra futura attività

103 (cf Sal 103,30).104 (Gv 4,42).105 (cf Gv 17,3).

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apostolica. Fate che la Chiesa, nel giorno dellavostra sacerdotale ordinazione, possa trovarvidavvero quali vi vuole, che cioè "una sapienzaceleste, costumi illibati e una diuturna osservanzadella giustizia vi renda commendevoli ", affinchépoi" il profumo della vostra vita sia diconsolazione alla Chiesa di Cristo, perché con lapredicazione e con l'esempio abbiate ad edificarela casa, cioè la famiglia di Dio ". Solo così potretecontinuare le gloriose tradizioni del sacerdoziocattolico e affrettare l'ora auspicatissima in cuisarà dato all'umanità di godere i frutti della Pacedi Cristo nel Regno di Cristo.

Nuova messa votivaEd ora, terminando questa Nostra Lettera, a

voi, Venerabili Fratelli Nostri nell'Episcopato, eper mezzo vostro a tutti i Nostri diletti Figlidell'uno e dell'altro Clero, siamo lieti diannunziare che a solenne testimonianza delNostro grato animo per quella santacooperazione con cui essi, dietro la guida el'esempio vostro, hanno reso così largamentefruttuoso alle anime questo Anno Santo dellaRedenzione, e più ancora perché sia perenne ilpio ricordo e la glorificazione di quel sacerdozio,del quale il Nostro e il vostro, Venerabili Fratelli,e di quanti sono sacerdoti di Cristo, è lapartecipata continuazione, abbiamo credutoopportuno, dopo udito il consiglio della SacraCongregazione dei Riti, di preparare una propria

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Messa votiva "de summo et æterno Iesu ChristiSacerdotio" ; Messa, che abbiamo il piacere e laconsolazione di pubblicare insieme a questaNostra Lettera Enciclica, e che potrà celebrarsinelle ferie quinte, secondo le prescrizioniliturgiche.

Non Ci resta, Venerabili Fratelli, cheimpartire a tutti quell'Apostolica e paternaBenedizione che tutti aspettano e desiderano dalcomun Padre ; e sia benedizione diringraziamento per tutti i benefici largiti dalladivina Bontà in questi Anni Santi straordinaridella Redenzione, sia benedizione augurale per ilnuovo anno che sta per cominciare.

Dato a Roma presso San Pietro, il 20 dicembre1935, nel LVI anniversario del Nostro sacerdozio, delNostro Pontificato l'anno decimoquarto.

PIUS PP. XI

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