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Lettera del Presidente Care amiche e cari amici, desidero aprire questa mia lettera con il ricordo, tanto caro a tutti noi ex, del nostro Padre Mario Salvadeo che dopo 34 anni di guida dell’Istituto e i quasi 60 di presenza nella Comunità, nel mese di maggio, ci ha lasciati per raggiungere la casa del Padre. Come ho detto nel corso dell’omelia funebre è difficile poter tracciare in poche parole il profilo di un’intera vita vissuta tanto intensamente e sorretta dal fortunato trascorrere degli anni. Tuttavia desidero, per il forte legame che egli ha sempre avuto nei confronti della nostra Associazione e per il mio personale rapporto di amicizia, riportare alcune parole che per Lui ho scritto nel corso della cerimonia per il 60° anniversario della Sua ordinazione sacerdotale: “… conosciuto sui banchi di scuola, quando con grande autorità e serietà (… incuteva quasi un po’ di reveren- ziale paura…) dirigeva l’Istituto, siamo diventati negli anni, collaboratori e amici sin- ceri. La mia esperienza è quella di quasi tutti gli ex, oggi qui presenti, ma Lei ha saputo farsi apprezzare e amare anche da quegli ex, più giovani, che non hanno avuto l’opportunità diretta di averla come guida e come maestro. La stima delle persone si guadagna, come ci ha insegnato, “sul campo” e Lei con il Suo coraggio e soprattutto con il Suo impegno e la Sua passione ha dato a tutti, indistintamente, un esempio vivo e intenso. Sempre sorretto dall’entusiasmo e dall’apertura mentale verso ogni genere di novità, ha ricercato, pur nella fragilità umana, il bene dei Suoi amati alunni, con i quali ha trascorso la quasi totalità dei Suoi anni. Non ha mai dimenticato i veri valori della vita, coltivando i suoi intimi desideri di avere sempre vicino degli amici, fratelli presenti nel condiviso cammino. Personalmente La ringrazio, per la Sua disponibilità, per quanto mi ha saputo insegnare, per il sostegno alle mie iniziative e per la reciproca stima che in tutti questi anni ci ha legato nei momenti belli e tristi che la vita stessa riserva a ciascu- no di noi……”. Voglio lasciare questo ricordo a tutti voi ex, salutandolo nella stessa maniera in cui concludevo il mio intervento di allora: AD MAIORA!! Caro Padre Salvadeo e grazie di cuore per tutto. EX ALUNNI 58

Lettera del Presidente - Associazione Ex Alunni Istituto ... 2-2011.pdf · saputo farsi apprezzare e amare anche da quegli ex, più giovani, che non hanno ... mo ai suoi ex alunni

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Lettera del Presidente

Care amiche e cari amici,

desidero aprire questa mia lettera con il ricordo, tanto caro a tutti noi ex, del

nostro Padre Mario Salvadeo che dopo 34 anni di guida dell’Istituto e i quasi 60 di

presenza nella Comunità, nel mese di maggio, ci ha lasciati per raggiungere la

casa del Padre.

Come ho detto nel corso dell’omelia funebre è difficile poter tracciare in poche

parole il profilo di un’intera vita vissuta tanto intensamente e sorretta dal fortunato

trascorrere degli anni. Tuttavia desidero, per il forte legame che egli ha sempre

avuto nei confronti della nostra Associazione e per il mio personale rapporto di

amicizia, riportare alcune parole che per Lui ho scritto nel corso della cerimonia per

il 60° anniversario della Sua ordinazione sacerdotale: “… conosciuto sui banchi di

scuola, quando con grande autorità e serietà (… incuteva quasi un po’ di reveren-

ziale paura…) dirigeva l’Istituto, siamo diventati negli anni, collaboratori e amici sin-

ceri. La mia esperienza è quella di quasi tutti gli ex, oggi qui presenti, ma Lei ha

saputo farsi apprezzare e amare anche da quegli ex, più giovani, che non hanno

avuto l’opportunità diretta di averla come guida e come maestro.

La stima delle persone si guadagna, come ci ha insegnato, “sul campo” e Lei

con il Suo coraggio e soprattutto con il Suo impegno e la Sua passione ha dato a

tutti, indistintamente, un esempio vivo e intenso.

Sempre sorretto dall’entusiasmo e dall’apertura mentale verso ogni genere di

novità, ha ricercato, pur nella fragilità umana, il bene dei Suoi amati alunni, con i

quali ha trascorso la quasi totalità dei Suoi anni.

Non ha mai dimenticato i veri valori della vita, coltivando i suoi intimi desideri di

avere sempre vicino degli amici, fratelli presenti nel condiviso cammino.

Personalmente La ringrazio, per la Sua disponibilità, per quanto mi ha saputo

insegnare, per il sostegno alle mie iniziative e per la reciproca stima che in tutti

questi anni ci ha legato nei momenti belli e tristi che la vita stessa riserva a ciascu-

no di noi……”.

Voglio lasciare questo ricordo a tutti voi ex, salutandolo nella stessa maniera in

cui concludevo il mio intervento di allora:

AD MAIORA!! Caro Padre Salvadeo e grazie di cuore per tutto.

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Con la volontà di proseguire sulla via indicataci da Padre Salvadeo, nello spirito

di amicizia che deve sostenere e animare tutte le nostre attività e in particolar

modo il Torneo di Calcio che vede coinvolti tanti sfegatati e appassionati ex, il

Consiglio Direttivo si avvia alla scadenza del suo mandato.

Per me, in particolare, scadrà il quarto mandato, ciascuno di essi sostenuto da

Consiglieri impegnati e seri che, mettendo a disposizione gratuita il proprio tempo,

hanno consentito la realizzazione di tanti eventi e la risoluzione di tante problemati-

che affiorate nel corso della normale gestione. A tutte queste persone va il mio più

sincero grazie.

Le elezioni, come sempre, avranno luogo nel corso della Grigliata di Primavera

che si terrà il 21 giugno 2012 e sarà necessario far pervenire la propria candidatura

alla portineria dell’Istituto o tramite posta elettronica all’indirizzo dell’associazione

entro e non oltre le ore 19.00 del giorno 14 giugno 2012.

Informazioni più dettagliate saranno disponibili in prossimità dell’evento sul sito

dell’associazione.

Voglio auspicare che ci siano diverse candidature che possano dare un forte

rinnovamento al Consiglio Direttivo, esprimendo così, in maniera democratica, il

proprio consenso verso un esecutivo da cui tutti voi ex vi sentiate rappresentati.

Da ultimo vi aspetto numerosi alle prossime attività in programma dal mese di

gennaio, tra esse ricordo il Corso del vino, la Vendita delle uova di Pasqua, il

Torneo di calcio balilla, la Via Crucis e il Trofeo di Golf delle scuole cattoliche.

Rivolgo a tutti voi e alle vostre famiglie il mio caloroso saluto e gli auguri per un

sereno Natale, dandovi appuntamento alla Messa di mezzanotte.

Maurizio Cernuschi

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RicoRdo di

PadRe M. SaLVadeo

Qualche giorno fa, l’amico exalunno Francesco Borasi ciha scritto per sollecitare laredazione del Notiziario apubblicare un articolo inricordo di Padre Salvadeo.Raccolgo molto volentieril’invito, e lo unisco alle tantevoci che hanno in più occa-sioni voluto rendere omaggioalla figura del nostro PadreRettore: sono la testimonian-za più vera della sua ereditàumana e spirituale.Non mi dilungherò sul lavoroche Padre Salvadeo ha svoltoall’Istituto, prima come inse-gnante e poi come Rettore,né sui molti riconoscimentie attestati ricevuti nella suavita: sono fatti sin troppo noti.Mi piace ricordarlo, invece,per alcuni tratti della sua per-sona.Padre Mario è stato un edu-catore, nel senso etimologicodi questo termine. Egli ciconosceva uno per uno, per-sonalmente, e sapeva cometrarre da noi il meglio che era-vamo in grado di dare. Ci osservava, ci capiva, e ciguidava con polso e voceben fermi, e ciò ha fatto sen -za mai approfittare del timorereverenziale che nutrivamo

nei suoi confronti per imporciun mero elenco di regole dicondotta: all’opposto, ci trat-tava come pari, da adulti,spiegando ogni sua indicazio-ne e discutendone prima ditutto con noi.Padre Mario era un ferventecredente, che ha unito la suafede profonda alla profondaconsiderazione per l’essereumano. Ci ha sempre educa-to alla libertà della persona edell’autodeterminazione, per-ché credere fosse una nostrascelta consapevole e non undovere per chi frequentasseuna scuola cattolica.Padre Mario era un amico, enon posso che raccontarequesta sua qualità per l’espe-rienza che ne ho avuta: nonscorderò mai le bellissimeparole che ha riservato per ilgiorno del mio matrimonio, néi consigli preziosi che mi hadispensato negli anni.Padre Mario ha amato la vita.Anche negli ultimi anni, nonc’era giorno che non avessequalche impegno, né mo -men to della giornata che re -stasse a far nulla: metteval’impegno massimo in tuttociò che faceva, senza mai ti -rarsi indietro. E questo amoreper la vita l’ha coltivato finoall’ultimo: il giorno prima dellasua morte, pur essendo già incoma, lo abbiamo trovato chescuoteva la testa e le spalle,

come per dire “non mi fermomai, nemmeno adesso!”.Padre Salvadeo era legatissi-mo ai suoi ex alunni. Non hamancato a nessuna riunionedel Consiglio Direttivo, né adalcuno dei nostri eventi: allefeste per gli anniversari deicinquantesimi e venticinque-simi di maturità, non c’era exalunno di cui non ricordasse ilnome, e che non accogliessea braccia aperte.Non so dire altre parole perricordare i l nostro PadreSalvadeo: il modo più bello,quello che lui ci avrebbe sug-gerito, è continuare a far vive-re nella comunità degli exalunni il legame dei sentimen-ti e lo spirito di appartenenzache ci ha insegnato.

carlo Maria Tanzarella

Maturità classica 2001

TRofeo “SaLVadeo”

Lo scorso 1 ottobre si è tenu-ta la seconda edizione del“Trofeo Salvadeo”, il qua-drangolare di calcio tra leselezioni degli ex alunni delleprincipali scuole cattoliche diMilano (Zaccaria, San Carlo,Leone XIII e Gonzaga).L’idea è nata l’anno passatocome momento di incontro edi aggregazione tra personeche hanno condiviso percorsi

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diversi, ma tutti fondati sullacondivisione dei medesimivalori.Anche questa seconda edi-zione è stata molto apprezza-ta e partecipata, non solo daigiocatori, ma anche da unnutrito pubblico che ha cir-condato i l campo delloZaccaria.La cronaca sportiva metteconto di raccontare soprat-tutto dell’accesissimo incon-tro tra la selezione delloZaccaria e quella del SanCarlo, già alla vigilia accredi-tate dagli scommettitori comefavorite per la vittoria finale.La squadra dei St. Ambroeus,vincitrice della passata edi-zione del torneo di calciodell’Istituto, ha giocato allapari con i fortissimi giocatoridel San Carlo (alla fine vinci-tori del torneo: nella foto, lapremiazione), essendo poicostretta a capitolare per 3reti a 2, tutte segnate nelcorso del primo tempo.Il quadrangolare è stataanche l’occasione per prova-re una novità, già moltoapprezzata, del Torneo exalunni di quest’anno: il “pani-naro”. Per tutta la giornatadel sabato, rifocilla dal suochiosco gio catori, t ifosi e

avventori occasionali, conottimi panini, cartocci di pata-tine e bevande.L’appuntamento con il qua-drangolare è per l’anno pros-simo, sperando nella rivincitadei nostri!

i Luoghi deLLa MeMoRia

Quando torno allo Zaccariadopo tanto tempo, la primacosa che mi colpisce sono iluoghi: alcuni sono come so -no sempre stati, apparente-mente immuni allo scorreredel tempo; altri sono come liho lasciati quando mi sonodiplomato, ma diversi daquando ho varcato per laprima volta le soglie dellascuola, alle elementari; altriancora, infine, sono nuovi,sconosciuti, e suscitano inme un senso di straniamentomisto a stupore.Ho deciso quindi di fare unelenco dei luoghi chiave delloZaccaria, una specie di guidaturistica che può essere utileai giovani per capire dove dia-mine sono finiti e quali partidell’ istituto evitare, e aglianziani per ricordarsi dei tem -pi in cui nessuno li avrebbe

definiti così. Comincerò dal -l’ala occidentale dell’Isti tuto, emi dedicherò a quella orienta-le in futuro, se dopo questoarticolo delirante mi lasceran-no ancora scrivere qui.Il primo luogo chiave, entran-do, è senza dubbio la portine-ria, passaggio obbligato perchi vuole prendere lo scalonedi sinistra, e per chi si deverecare a colloquio con i pro-fessori e a prendere i buonipasto. È rimasto uguale findal primo giorno, senzaincontrare cambiamenti disorta nel corso degli anni. Sivocifera che, ai tempi d’oro,si dovesse pagare un oboloper il passaggio, come nelleantiche dogane, ma questausanza si è persa nella nottedei tempi, e non è mai stataripresa, almeno fino a oggi. Intempi di crisi tutto fa brodo, eil recente acquisto da partedella scuola di due divise dadoganieri e di una sbarraautomatica non lascia certotranquilli gli abituali avventori.Superata la portineria, sulladestra si può notare un brevecorridoio costellato da treporte. Quella sulla destraporta in cortile, e non è degnadi nota. Le altre due, d’altrocanto, sono la via d’accessoa due dei luoghi più sacridella scuola: l’ascensore e lestanze dei padri. L’ascensoredello Zaccaria è un oggetto

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mitico, un artefatto che pochihanno avuto l’onore di vede-re. C’è chi dice che non esi-sta neppure, e che dietroquella porta non ci sia altroche il tesoro dei Barnabiti,custodito da elfi importatidirettamente dalla Gringott diHarry Potter. Le chiavi del -l’ascensore sono gelosamen-te custodite in portineria, eper ottenerle bisogna supera-re prove impossibili e soppor-tare immani sofferenze. Solochi dimostra di avere almenoun arto rotto può avereaccesso alla sacra soglia, edevitare le orrende sofferenzedello scalone.La porta frontale è di legnomassiccio, pesante, e si apresul più grande mistero delloZaccaria: il Pappagallo Im -mortale. Quel volatile è lì dallanotte dei tempi, e lì sarà an -che dopo la fine dei giorni,immobile, instancabile, sem-pre pronto a urlare oscenità achi è in grado di modulare lavoce nel modo giusto. Il Pap-pagallo custodisce l’in gressoagli alloggi dei padri, e impe-disce l’accesso a chiunquenon sia autorizzato.Proseguendo oltre l’Immorta -le si trova la biblioteca, terradi nessuno, controllata e go -vernata dal Prof. Merzagora,che si narra sia stato il custo-de della perduta Biblioteca diAlessandria. Oltre la bibliote-ca si trova la porta che con-

duce alla sede giovani, i lPaese dei Balocchi zaccari-no, sede di interminabili parti-te di biliardino, biliardo e pingpong, nonché delle leggenda-rie mangiate del ConsiglioPastorale.Il corridoio del Pappagallo miha portato un po’ fuoristrada,quindi mi vedo costretto adarretrare e a tornare in Porti -neria (senza però passare dalnuovo casello, non si sa maiche mi facciano pagare).Salendo le scale si arriva alpiano del liceo, in quello cheai miei tempi era il lato del li -ceo classico. Ora le aule sonoassegnate secondo una logicacomplessa, ma molto bendefinita: all’inizio dell’an notutti i professori si ritrovanonella casa di campagna delProf. Daturi e si strafoganocon sfrigolanti costolette dimaiale, gentile offerta del Willyannuale del professore. Al ter-mine della cena, la luce delcamino i l lumina un sacrorituale, durante il quale il Prof.Nana estrae il suo leggenda-rio tombolino e lo usa per as -segnare le varie aule, mentreil Prof. Carini suona alla chi-tarra “You should be dancing”.Al secondo piano, vicino allaboratorio di fisica e chimica,

si nasconde un luogo perico-loso e oscuro: si tratta delmisterioso sgabuzzino situatoa fianco delle teche dei mine-rali, un luogo dove si possonotrovare libri, fantasmi, antichiregistri, il certificato di nascitadel Pappagallo, e i resti dellecentinaia di zaccarini troppoavventati che hanno osatovarcarne la soglia. Nessunosa cosa si celi al suo interno,e solo il Prefetto è stato vistoriemergere sano e salvo dalletenebre di quel pericolosoanfratto. Il terzo piano è un luogo sicu-ro, un’oasi di pace che viveperò a contatto con una dellerealtà più temibili dell’istituto:il quarto piano. Ai miei tempiera utilizzato per far fare gin-nastica ai bambini delle ele-mentari, nonché per la ricrea-zione in caso di pioggia.Innumerevoli generazionihanno lasciato le loro ginoc-chia sul pavimento duranteinterminabili gare di scivoloni,e le finestre sono state unosservatorio privilegiato perpiù di uno studente. Ora peròtutto è cambiato: il piano èdeserto, e nessuno vi accedese non costretto da cause diforza maggiore. Si dice che visi tengano lezioni di disegno

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e informatica, ma nessuno èmai tornato per raccontarlo.Una misteriosa porta situatain cima a una piccola rampadi scale cela l’accesso a unastanza che nessuno ha maivisto, e nessuno ha mai volu-to vedere, una stanza tantosegreta che chi l’ha creata siè persino dimenticato di aver-la messa lì - una stanza chepraticamente non esiste.L’ala ovest contiene moltimisteri, ma mai quanto quellidell’ala est, terreno di miste-riosi salotti e di oscuri antriinfermieristici. Per ora mifermo qui, ma sono certoche tutti, in cuor loro, ricor -dino i luoghi della scuolacon la stessa vividezza diparticolari e lo stesso stranotimore con cui li ricordo io –quella vividezza e quel timoreche caratterizzano i luoghidove siamo cresciuti.PS: qualcuno si chiederà per-ché non abbia parlato deisotterranei. La risposta è chei sotterranei non esistono.Non si parla dei sotterranei.È severamente vietato parlaredei sotterranei, e della villadi 220 metri quadri che i lProf. Carini si è fatto costruirenei sotterranei, sfruttando lama nodopera degli studenti.Cercate di capirmi, tengofamiglia.

Pier Vittorio Mannucci

Maturità classica 2004

La RiceRca in iTaLia:un PRobLeMa o unaRiSoRSa?

Citando liberamente un per-sonaggio di Antonio Alba -nese, viene da chiedersi se diquesti tempi la ricerca in Italiarappresenti un problema piùche una risorsa. Sulla basedella mia esperienza in Italiae all’estero tenterò di daredel le possibili interpretazionial dilemma. Vorrei però preci-sare che la discussione saràlimitata all’ambito della ricer-ca biomedica, che è quelloche conosco meglio, perquanto probabilmente alcuniaspetti abbiano una valenzagenerale.Ai neolaureati in materiescien tifiche in dubbio se val gala pena intraprendere una car-riera nell’ambito della ricerca,risponderei: sicuramente sì. Apatto di essere consapevolidi alcune limitazioni che l’en -tusiasmo e la passione, dinorma, aiutano a superare.

La ricerca in Italia non pagaIntendiamoci subito: non pa -ga dal punto di vista dellaretribuzione, particolarmentenei primi anni di esperienzaprofessionale. Se la ricercaviene svolta in ambito univer-sitario, in genere si vieneretribuiti per anni con borse distudio e contratti di ricerca in

varia forma, ma invariabil-mente poco generosi prima dipoter entrare nel ruolo delricercatore, attualmente concontratti triennali rinnovabili.Per chi intraprende una car-riera in industria o nei centridi ricerca il percorso è similenelle prime fasi, mentre du -rante la progressione di car-riera le posizioni sono meglioretribuite e non sempre atempo indeterminato.Nel complesso le retribuzionidei giovani ricercatori in Italiasono inferiori a quelle corri-sposte in altre nazioni. Se ilprimum movens del giovanericercatore è il guadagno,meglio emigrare magari dopoaver maturato qualche annodi esperienza, in modo da po -ter valutare con maggior con-sapevolezza le diverse oppor-tunità che si presentano. Anche il riconoscimento del -l’attività dei giovani ricercato-ri, soprattutto all’università,non è generalmente esaltantenel Bel Paese. Tutti i giovaniche lavorano in laboratoriocon borse e contratti sonodefiniti precari, ma questotermine decisamente nonrende giustizia alla loro pro-fessionalità perché da loroarriva un contributo significa-tivo al lavoro sperimentale deigruppi di ricerca. Per alcuni diloro si apre nel tempo la pos-sibilità di superare un concor-so ed entrare nel ruolo di

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ricercatore universitario.Questa è una figura anomalanel panorama internazionaleperché è una posizione cheprevede compiti sia di ricercache d’insegnamento. La con-seguenza è che, di norma, iltempo che il ricercatore puòdedicare alla ricerca diminui-sce progressivamente poichéaumentano nel contempo icompiti didattici e le variemansioni di contorno. Inoltre,lo stipendio del ricercatoreuniversitario in Italia non puòdefinirsi competitivo.

Il merito e la carriera

Senza cadere in luoghi comu-ni e banalizzazioni di mode-sto spessore, non sempre inItalia la progressione di car-riera è associata a un effettivomerito nello svolgimentodell’attività di ricerca. Questoè uno scenario più frequentenelle università che in altrestrutture. Il sistema universi-tario italiano è decisamenteingessato. Esistono circa 80università sul territorio nazio-nale, sulla carta dotate di unacerta autonomia, ma discipli-nate da leggi dello Stato econtrollate da uno specificoministero. Di conseguenza,chi opera in uno specificosettore scientifico-disciplinare(ossia ambito di studio ericerca) si muove in un siste-ma complesso dove gli equili-bri finiscono per essere rego-

lati a livello nazionale. In altreparole, gli stessi criteri e lestesse regole si applicano auniversità grandi e piccole,famose e semi-clandestine,produttive e contemplative,innovative o statiche. Conimplicazioni non difficili daimmaginare.Gli enti statali di ricerca risen-tono in genere della carenzadi finanziamenti oltre che dimolte magagne proprie del -l’università. Nel settore priva-to lo scenario appare più me -ritocratico. Mentre la mobi lità,la competizione e il dinami-smo nelle aziende e nei centridi ricerca privati rappresenta-no un valore ag giunto, le pos-sibilità di occupazione posso-no essere fortemente influen-zate dall’an damento del mer-cato.Occorre anche considerareche le aziende multinazionali,in particolare nel settore far-maceutico, hanno chiuso o siaccingono a chiudere i labora-tori di ricerca nel nostro pae -se. Tuttavia, diverse aziend e,

per lo più piccole e piuttostoinnovative, operanti nel setto-re biomedico stanno emer-gendo in varie regioni. L’inno-vatività e le prospettive appli-cative della ricerca di questeimprese generalmente invo-gliano i privati a investire efinanziare i loro progetti.

La cultura della ricercaCom’è noto, l’Italia investe inricerca e sviluppo menodell’1% del suo prodottointerno lordo. Questo indicaevidentemente che la ricercanel Bel Paese non è conside-rata una priorità. In altri paesici si muove diversamente. Adesempio, in seguito allarecente crisi economica glo-bale la Francia ha raddoppia-to gli investimenti in ricerca esviluppo come impulso esostegno alla ripresa.All’estero non tutti i ricercatoriin ambito accademico sonotenuti a svolgere attivitàdidattica e, pertanto, posso-no concentrarsi sui loro pro-getti di ricerca. Inoltre, il con-

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fronto con il nostro Paesediventa improponibile quandosi consideri la disponibilità dirisorse finanziarie. Un esem-pio personale recente: nel2010 ho trascorso diversimesi in un centro di ricercaprivato a Seattle (USA) in cuilavorano circa 2000 ricercato-ri. Il budget 2010 per la ricer-ca nel centro era di circa 300milioni di dollari erogati daistituti statali, fondazioni pri-vate, società e associazioniscientifiche, aziende e dona-zioni di cittadini. Questa cifraè circa il triplo dello stanzia-mento del Ministero italianodell’Università per i progetti diricerca di interesse nazionalein tutti, dico tutti, i campiscientifici e umanistici nel2009. Lo stanziamento per il2010 non è stato erogato equello del 2011, sempre che ilDr. Tremonti lo permetta, nonè noto. Un altro confronto:l’azienda farmaceutica Roche,con sede a Basilea (340 Kmda Milano), nel 2010 ha spesooltre 9 miliardi di franchi sviz-zeri (7 mil iardi di euro) inricerca e sviluppo. Questo è 4volte la dotazione finanziariadel Programma Nazionaledella Ricerca 2011-2013,annunciato nel marzo scorsodal nostro Ministero, per tuttii settori scientifici e tecnologi-ci. Tuttavia, tenendo contodelle risorse per lo più limita-te, i ricercatori italiani conse-

guono risultati strabilianti esono molto apprezzati al -l’estero anche per la lorocreatività (in parte legata al -l’italica arte di arrangiarsi).Un altro aspetto su cui credoci sia molto da imparareall’estero è l’interazione tra iricercatori. La ricerca in ambi-to biomedico richiede conti-nuo confronto, scambio e cri-tica costruttiva oltre a un’inte-razione continua anche conesperti di altre discipline.Generalmente in Italia colla-borare non è facile, anche sesarebbe vitale, particolarmen-te in un contesto di risorselimitate. Come diceva un illu-stre ex-alunno dello Zaccaria,ormai in pensione dopo unastraordinaria carriera accade-mica, da soli non si va danessuna parte. Essenziale inricerca è (1°) saper reperirefinanziamenti, (2°) sapercomunicare i propri risultati,(3°) essere disposti a criticareed essere criticati in modocostruttivo, (4°) saper colla-borare superando la culturadell’orticello. L’ambiente ita-liano non sempre è un buonterreno per lo sviluppo diquesta cultura.Infine, candidarsi per unaposizione in ricerca all’esteroè relativamente semplice.Oltre al curriculum vengonorichieste di solito delle letteredi presentazione di espertiche conoscono il candidato e

il suo lavoro di ricerca. In uncerto senso, chi le scrive sadi metterci la faccia e tendequindi a fornire una descrizio-ne obiettiva delle qualità e deilimiti del candidato. Pertanto,non conviene presentare unmediocre come un genio.Ancora più importante, chiassume il candidato è suc-cessivamente tenuto a rende-re conto della decisione. Se ilneoassunto si rivela inade-guato alle mansioni assegna-te, la responsabilità ricadràsul neoassunto come pure suchi lo ha selezionato. In unsistema dinamico e merito-cratico si è sempre tenuti arendere conto del propriooperato, a tutti i livelli.

Conclusioni

Nonostante fare ricerca inItalia non sia semplice, senzaricerca non c’è futuro. Il livelloculturale medio dei ricercatoriitaliani è competitivo con glistandard internazionali, men-tre il sistema nazionale dellaricerca non aiuta a valorizzareadeguatamente le competen-ze. Un’esperienza all’estero aqualsiasi livello è assoluta-mente consigliabile ai giovaniche vogliano intraprendereuna carriera nell’ambito dellaricerca biomedica. A volteritornano.

andrea cignarella

Maturità classica 1984

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eSSeRe TeSTiMone

di SPeRanza

“Dottore… io non le chiedotanto, io non voglio tanto. Lechiedo di farmi vivere ancoraquattro anni, il tempo di di -ventare prete. Le chiedo dicelebrare una Messa, la miaMessa - una sola volta: unaMessa vale tutte. Dottore, iltempo di una Messa!(da una testimonianza diun’infermiera)I l giovane affetto da unagrave forma di anemia auto -immune morì nel gennaio2004. Sarebbe diventatoprete il 10 giugno 2006. Unasperanza risultata “vana”.

Le malattie del sangue (ane-mie, leucemie, piastrinopenie)pur essendo malattie gravi eimpegnative hanno oggi unobiettivo comune: la GUARI-GIONE. Infatti in tutte leforme più dell’80% dei bam-bini/giovani se curati adegua-tamente e in Centri di curacompetenti possono guarire.Come medico in 30 anni dicarriera sono stato e sono atutt’oggi testimone di speran-ze che diventano belle realtà.Il nome pertanto non deve piùspaventare “a priori” e l’obiet-tivo vincente a cui si tendeviene pienamente raggiuntoin quanto la malattia induce eattiva le energie potenziali

che ciascuno di noi ha den-tro, energie che anche a livel-lo fisiologico sono in gradodi generare quelle endorfine,sostanze biologiche che mo -dificano in senso positivo ilnostro stato emozionale sti-molando le speranze neces-sarie a proseguire il camminocosì controverso e accidenta-to da parte della malattiastessa.I bambini che curo per leuce-mia e tumore sono un esem-pio splendido di come soffe-renza, paura, dolore, faticapossono “condurre” comun-que verso la speranza dellaguarigione (che come detto èoggi comunque una realtàperseguibile) e verso l’attiva-zione di energie positive.La morte incombe, è vero,ma è più pallida rispetto allaluce della speranza e il bam-bino che corre, che gioca,che sorride, che si fa curarene è un esempio splendido.

Clementina, 10 anni scrivepoco prima di morire per uninesorabile ganglioneurobla-stoma:Vorrei un gattoVorrei fare una bella vacanzaVorrei che mi ricrescanoi capelliCerte volte vorrei scomparire

Vorrei stare sempre beneVorrei che esistesse la magiaVorrei che tutti nel mondosiano feliceVorrei che i desideri di tuttisi esaudiscanoVorrei vivere per unasettimana da solaVorrei fare pesca d’alturaVorrei girare il mondoVorrei vedere le stelleVorrei entrare nel sole…quel vorrei, simbolo di unasperanza vera, negata peròdalla realtà della malattia !

Nonostante tutto sono statoe sono a tutt’oggi testimonedi quella speranza fonte dienergia preziosa. Per megliocomprenderlo mi riferiscosempre a fatti concreti: la nondepressione.

Un bambino di 6 anni, unasera, non facendosi vedereda nessuno mi ha tirato ilcamice e mi ha detto: “...madottor Jankovic perché miamamma è diventata cosìbrutta? E il papà non si fa piùla barba?...” ; in un colpo soloil bambino attraverso il lin-guaggio non verbale dei suoigenitori di fronte al dilemma:sono grave o non sono gra -ve? Si da una risposta legitti-ma: devo essere veramente

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grave! Allora mi do mando: acosa servono tante parole,tante promesse, tante affer-mazioni se poi quello chemostriamo al bambino espri-me concetti diversi?Benessere e salute sonosinonimo di serenità e di cre-dibilità. È necessario quindiche chi sta vivendo l’av ven -tura difficile di una malattiatumorale, il malato piccolo ogrande che sia, possa essere“sereno” dentro e credere re -almente nella possibilità di unsuccesso. Questo vale anchee di più ancora per il genitoreche è il tramite essenziale trascienza e cuo re: un genitorenon depresso è senza dubbiol’arma di cura e di successoin più.

Così mi scrive recentementela mamma di Cecil ia, unaragazza sottoposta alcunimesi fa per una malattia delsangue grave a trapianto dimidollo osseo:Per dott. Jankovic, Marisa edott. Veronica:Vi ringrazio di cuore per lagiornata che avete regalato aCecilia lo scorso 3 luglio.Grazie al dott. Jankovic haavuto la possibilità insieme aMartina di conoscere Nek e,invitata, di fermarsi ad assi-stere al suo concerto. Invitoche Cecilia ha immediata-mente accolto visto che danovembre (quando non ha

potuto andare al Forum diAssago) attendeva questomomento.Cecilia ha passato la giornatapiù bella della sua vita (cosìmi ha detto) grazie ancheall’attenzione affettuosa diMarisa e della dottoressaVeronica che sono state connoi fino alla fine del concerto.Per me questo è stato unaltro segno della vostra pre-murosa attenzione che vi faabbracciare la totalità deiragazzi che curate e che aiutanoi genitori ad avere quellamarcia in più necessaria astar loro vicini in maniera effi-ciente e concreta.

Maria Grazia,

mamma di Cecilia

Per affrontare tale compito(come ci ha espresso bene lamamma di Cecilia) di fusionedi medicina, scienza e uma-nità, il cuore e la ragione nondevono più rimanere separati.

Il nostro cuore deve conosce-re il mondo della ragione e laragione deve essere guidatada un cuore vigile (da B.Bettelheim, “Il cuore vigile”).La “macchina terapeutica”consente oggi di guarire piùdel 75% dei bambini malati ditumore (e più dell’80% di quel-li affetti da leucemia) ma esisteancora il problema della “salu-te mentale” del bambino sot-toposto alle cure e della suafamiglia.Da questa attenzione e perquesta attenzione è andatoconsolidandosi negli anni ilconcetto di “Alleanza Terape -utica” cioè quella capacità daparte di tutti (operatori sanitarie non) di aiutare il bambino ela sua famiglia ad attivarequelle energie positive cheognuno di noi ha dentro di séin maniera “sopita e inappa-rente” e convogliarle versol’obiettivo principale e comunedella guarigione o comunque

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di una buona qualità di vita.Gioco e studio, spensieratez-za e svago, amore e dedizio-ne: binomi fondamentali perraggiungere ciò di cui il bam-bino ha bisogno per crederenuovamente in una vita che loha messo a dura prova.Oc corre lavorare in equipe,in sinto nia, ognuno con unsuo ruolo ben preciso anchese neces sariamente sinergi-co e complementare a quellodegli altri.

È bello veder sorridere unbambino malato, è indispen -sabile che ciò avvenga attra-verso il sorriso “vero” di unge nitore che dopo lo shockiniziale e la negazione (il pro-blema non esiste o è facil-mente e sicuramente risolvibi-le) deve essere aiutato adaccettare la nuova realtà dellama lattia (alternanza di senti-menti positivi e negativi).

Anche questa è parte del -l’Alleanza Terapeutica in cuila scienza ha meno rilevanza,ma la cui mancanza non con-sente alla scienza di raggiun-gere e superare i risultati finoa oggi ottenuti.Anche questa è una forma di“comunicazione” indispensa-bile a creare quella relazionedi aiuto al bambino malatoche necessita di fatti e nonsolo di parole.

Erikson diceva: “abbiamoavuto a immediata portata dimano per secoli pezzetti divetro colorato, specchietti etubi. Per alcuni sono statisemplici frammenti di variomateriale, per altri gli ingre-dienti per trasformare il loromondo di colori e forme infantasie e nuove visioni…ilcaleidoscopio”.

Gioco, studio, spensieratez-za, essere supportati da per-sone (genitori e non) che cre-dono in ciò che viene fatto aloro: ecco cosa necessita adun bambino malato! Eccocosa significa “speranza”.Ricordiamoci che la qualità divita non richiede solo il man-tenimento della situazioneprecedente, ma anche e so -prattutto nuove acquisizionisul piano emotivo-relazionale,motorio e cognitivo.

Impariamo ad ascoltare ibambini, a far tesoro delleloro semplici parole e a tra-durre in fatti concreti quelloche con garbo, ma efficaciaci trasmettono e ci indicanocome strada da percorrere…tutti i giorni, e ne sono felice,sono testimone di questastrada meravigliosa: laSperanza.

dr. Momcilo Jankovicex alunno

Quando ha SenSoPaRLaRe di deSTRae SiniSTRa

Esame di Stato 2011. (maturità Classica)Prima prova, saggio breve,ambito storico-politico.

1. L'esigenza delle conte-stualizzazioni storiche

Costituire una conoscenzadogmatica e accademica deiprincìpi e dei valori custoditiall'interno delle categorie poli-tiche di destra e sinistra è unobiettivo di difficile realizza-zione. Risulta riduttivo ingab-biare in asettiche divisioniideologiche le variegate e mu -tevoli opi nioni presenti nel pa -norama politico di un paese.La storiografia, tuttavia, hacostantemente goduto i bene-fici di questa discutibile clas-sificazione, ponendo, però,sempre le opportune e neces-sarie contestualizzazioni. Nonsi può pretendere di separaredal retroscena socio-econo-mico gli schieramenti politiciascrivibili a un preciso perio-do storico; se questo erroredovesse verificarsi nello stu-dio della storia dei movimentipolitici di un paese, il risultatonon potrebbe essere altro cheun'indagine datata, schieratae scientificamente scorretta.

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2. Il discutibile procedimentoselettivo di BobbioPrincìpi guida nell'analisi de -gli schieramenti sono sugge-riti dal filosofo e storico Nor -berto Bobbio, che propone,nel saggio Destra e sinistra.Ragioni e significati di unadistinzione politica (Donzellieditore, Roma 1994), un crite-rio, invero oggi un po' datato,per separare genericamentela destra dalla sinistra.Secondo il filosofo è possibiledistinguere i due schieramentiattraverso l'analisi della diffe-rente sensibilità nei confrontidell'uguaglianza: la sinistrarisulterebbe più attenta all'e-sigenza di tutelare questoideale, rispetto alla destra,che sembrerebbe, invece,meno concentrata su questoaspetto. Appare evidente lapretesa di Bobbio di utilizzarecome discriminante un crite-rio (l'attenzione all'uguaglian-za) che attribuisce alla sinistraun primato nell' impegno.Questo procedimento risultaparziale e poco scientifico,perché colloca in un piano diinferiorità la destra.

3. Il rischio di un criterio diesclusione nell'indagine diPanebianco

L'indagine di Angelo Pane -bianco, politologo ed edito-rialista del Corriere della Sera,appare più misurata e scienti-

fica di quella di Bobbio, che,seppur datata, risulta, co -munque, assai meritevole. Inun articolo, pubblicato il 17aprile 2011 sul Corriere dellaSera, intitolato “Le ragionidegli altri”, il politologo pro-pone, come criterio di distin-zione tra destra e sinistra,l'attenzione tanto nei confron-ti dell'uguaglianza, quantoquella in rapporto alla libertà.Senza attribuire alcun primatoall'una o all'altra, Panebiancosostiene che la destra siamaggiormente sensibile allalibertà a discapito dell'ugua-glianza, mentre la sinistra,all'opposto, preferisca lottareper la riduzione delle differen-ze sociali a danno della difesadelle libertà. Per quanto cor-retta e imparziale, anche que-sta distinzione non nascondei propri difetti; assolutizzareuna simile classificazionesarebbe un grave errore, per-ché si porrebbe come discri-minante un principio di esclu-sione: laddove c'è uguaglian-za, la libertà è minore. Questavisione ostacola il camminoverso una società migliore,seppur ideale, nella qualeconvivono contemporanea-mente libertà e uguaglianza:un modello che, escluse lefasce estremiste, dovrebbeessere condiviso e ritenutoda tutti, destra e sinistra, unmondo più giusto.

4. L'involuzione del centroMarcello Veneziani, in Sinistrae destra. Risposta a NorbertoBobbio (Vallecchi editore,Firenze 1995), corregge leteorie del filosofo con l'intro-duzione dello schieramento di“centro”, generato, in Italia,dalla matrice concettuale cat-tolica. L'ideologia derivatadalla visione cristiana, cheopera secondo i principi delladottrina sociale della Chiesa,appare, nell'indagine di Ve -neziani, un'alternativa seriae reale alle inconcil iabil iposizioni di destra e sinistra.L'ineluttabile secolarizzazionee la conseguente laicizzazio-ne delle ideologie (estremiz-zata dall'autore in una “scri-stianizzazione della società”),sembrerebbero, però, lecause di un'inevitabile deca-denza del centro e di unmutamento del panoramapolit ico: o i l r itorno a unnuovo bipolarismo conflittua-le o la “spoliticizzazione”,intesa come “neutralizzazionedella politica” in favore dellatecnocrazia, collocabile in un“centrismo pragmatico”.Poco scientifica, oltre cheschierata, è l'analisi storicopolitica di Veneziani: discuti-bil i sono molte posizioni,prima fra tutte la pretesa diindividuare profeticamentel'evoluzione politica di unpaese in base a un fenomeno

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specifico quale la secolariz-zazione. Quest'ultima, poi, èvista come un processodegenerativo e non di eman-cipazione; inoltre, Venezianipresuppone che la laicizza-zione delle ideologie siaaccompagnata necessaria-mente da un abbandono deiprincìpi cristiani, spesso con-divisi dalla sinistra, che, inve-ce, possono ugualmenteessere seguiti, nonostante ildistacco dalla posizione pret-tamente cattolica, dove ladottrina sociale della Chiesasi dimostra “più di destra”,perché ancorata a un'ideatradizionalista della società.

5. Le storiche fusioni di de -stra e sinistra

Destra e sinistra nella storiad'Italia (Laterza, Roma-Bari2002) è un saggio di Giam -piero Carocci che evidenzia isignificativi momenti di fusio-ne tra schieramenti oppostinella storia del paese, situa-zioni in cui ha regnato il co -siddetto “trasformismo” enelle quali destra e sinistrarisultavano indistinguibil i.Come emblema di questoconsociativismo è presentatoGiolitti, diverse volte capo delgoverno nella prima metà delXX secolo, personaggio moltodiscusso, attento a mantene-re buoni rapporti con tutti imovimenti al fine di realizzareaccordi e compromessi tesi almantenimento del potere.Accanto a Crispi e Depretis,

accusati di trasformismo, nel -la sequenza dei personaggiche si sono mossi tra destrae sinistra contemporanea-mente viene proposto ancheMus solini a causa del “suotemperamento di rivoluziona-rio”, a cui sembra lecitoaffiancare il lungo periododella Democrazia Cristiana, ilcui “camaleontismo” è culmi-nato con l'accordo tra Moroe Berlinguer, il cosiddetto“compromesso storico” del1974.

6. La degenerazione remissiva

La storiografia contempora-nea è caratterizzata dalla ten-denza a ritenere destra e sini-stra categorie superate e nonpiù ascrivibili a una precisaideologia. In realtà, ancoraoggi è possibile attribuire loroun contenuto politico, ma nonvi è alcun interesse a farlo.L'inclinazione attuale, infatti,è quella di estremizzare i duetermini in fascismo e comuni-smo, specialmente tra i piùgiovani, e di ritenere che ilmondo della politica sia mar-cio, sia corrotto, sia degene-rato, in entrambi gli schiera-menti, allo stadio primitivo diricerca del solo interesse per-sonale: nulla di meno costrut-tivo potrebbe essere propo-sto.Se il malcontento è frutto del -la crisi economica è giunto ilmomento di combatterla, se ècausato dalla corruzione èora di ripulire la politica, ma

se è generato dal disinteressenon è lecito lamentarsene.Scegliere destra o sinistranon ha significato se non siha alcuna intenzione di mi -gliorare, oltre che la propria,la condizione degli altri. Sequesti due termini sono di -ventati privi di significato è acausa della nostra remissi-vità: una maggioranza apaticae indifferente, che non inve-ste sulle proprie potenzialità,è destinata a essere sotto-messa a una minoranza difurbi.

Tiziano fossati

aL TeaTRo deLLa

MeMoRia è in Scena

L'obLio

Il più noto di loro probabil-mente non è nessuno. Cioè:non è che nessuno è il piùnoto di loro, ma il più noto diloro è presumibilmente nes-suno. Un nulla che è, ovveronon è nulla. Voglio dire: è ilpiù famoso tra loro, ma inrealtà non è. O, per lo meno,si pensa che non sia nessu-no, benché tutti sappiano chiè. Nessuno sa se è o non è,solo perché nessuno lo hamai visto, ma tutti lo aspetta-no. Qualcuno dice che arri-verà, ma io ci credo poco: persicurezza, comunque, lo at -tendo anche io. Ne ho sentitoparlare tanto: tutti ne parlano,

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fin troppo forse, ma nessunoha qualcosa da dire al suoriguardo. Cioè: tutti ne parla-no in termini di attesa, nessu-no può descriverlo o garantir-ci la sua esistenza. Potrebbeavere un nome, e infatti cel'ha, ma potrebbe anche nonaverlo. A dire il vero ha soloquello, è tutto ciò che lo tienein vita: dovesse mancargli ilnome non esiterebbe dicerto. Come dire che è unGodot come un altro. Tutti loaspettano, io per primo, mapiù che altro lo idealizzano.Mi è capitato di sognarnemolti di Godot, ma nessunoera effettivamente lui, proba-bilmente perché egli è tale inquanto assente, è l'uomo inombra, che non si vede, masi sa che c'è. È uno di queitanti che si dimenticano facil-mente, che vengono posti insecondo piano; d'altrondenon si sa neanche chi siano.Certamente sono dimenticati,ma prima o poi riemergono.Magari abbiamo visto loro ipiedi nella terra di Oz, mentreil resto del corpo venivaschiac ciato dalla casa diDorothy, magari li abbiamo amala pena sentiti nominare,come i l Bunbury dell' Im -

portanza di chiamarsi Erne -sto, o una tal Rosalina, che senon fosse stato per Giuliettasarebbe stata la protagonistadi una delle più famose tra -gedie mai scritte. Insomma,Godot è uno di quegli invisibi-li con cui tutti, in un modo onell'altro, sono venuti a scon-trarsi, magari di striscio, sen -za vederli in faccia, ma solosfiorandoli come capita coifantasmi. Sono personaggi senza volto,di quelli che potremmo vede-re passeggiare a testa bassain una qualunque Desolationroad o a qualche assurdoBallo mascherato. Sono queibozzetti appena delineati,senza un carattere specifico:un nome e un paio di attributisono più che sufficienti. Sonoquegli individui abbandonati,scartati dal genio dell'autore,perché troppo complessi:insoddisfazioni, dolori, aspet-tative, frustrazioni... roba dapsicanalisti. Sono personaggiun po' bohème, un po' zingarie un po' ribelli. Si muovonoinvisibili tra le pagine delleopere in cerca di un autoreche gli dia un'altra possibilità:il loro potenziale è grande,peccato però che non si

nutrano d'altro che di speran-ze e aspettative. Sono ancheloro in attesa di qualcuno: unPirandello di turno, che li ria-biliti, che affidi loro il ruoloche gli spetta. Intanto che noici godiamo la sfilata delle lorofrustrazioni e assistiamo alloro lento e interminabilecammino verso l'oblio, essiaspettano ancora fiduciosil'arrivo del loro salvautore.Poveri ingenui. Si risparmie-rebbero molte sofferenze sesi rassegnassero alla loro ine-sistenza. Chissà, però, chenon riescano a evadere daltesto e a rapire un vero scrit-tore in carne e ossa. Nei teatridell'assurdo queste cosesuccedono. In alcuni di questicapita addirittura che Godotarrivi per davvero.

Il 19 e il 20 maggio 2011, alTeatro della Memoria di Mi -lano, Matteo Bertuetti, GledisCinque, Simone Fossati, SilviaSantin, Ylenia Santo, SaverioTrovato, Dario Zizzi, per laregia di Pier Vittorio Mannucci,hanno ricordato, all’internodella rassegna sulla dramma-turgia contemporanea “L’ideadello spettacolo”, I dimenticati:un dramma coinvolgente chesi muove tra metateatro e tec-nica allusiva, che si caratteriz-za per un sofisticato revisioni-smo letterario e per un raffina-to gusto per il remake creativo.Non dimentichiamoci di loro.

Tiziano fossati

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Le Mie eSTaTi

in aLbania

Sono andata per la primavolta a Milot, un villaggio anord dell’Albania, nel 2009,assieme a altri studenti delloZaccaria, accompagnata dalnostro P. Giovanni, e da allo-ra, nel periodo estivo, ci sonosempre tornata. Da quell’agosto di due annifa, infatti, impegno volentieriparte delle mie vacanze perprestare il mio servizio duran-te lo svolgimento del campoestivo organizzato dalla par-rocchia dei padri Barnabiti aMilot. Di certo quello che mi haspinto a tornare in Albania laseconda volta e la terza voltaè il clima di amicizia, di colla-borazione, di unità nella pre-ghiera, nonché il senso delsacrificio, che ho potuto no -

tare. Tutto quello che ho vis-suto è stato per me significa-tivo, sia per la mia formazioneinteriore sia perché ho avutooccasione di migliorare i lmodo con cui rapportarmiagli altri. L’esperienza che ho fatto inqueste tre estati è stata moltopositiva, mi ha permesso diconoscere molte persone,con alcune delle quali hoinstaurato un buon rapportodi amicizia, mi ha dato la pos-sibilità di aprire gli occhi allarealtà del posto che, puressendo così vicino a noigeograficamente, è spessodifficilmente compresa nellasua cultura, ma soprattuttomi ha offerto l’occasione distare con i bambini, i veri pro-tagonisti del campo estivo.Durante il campo, infatti, hosvolto l’attività di animatricedei giochi (un po’ come suc-cede nei nostri oratori) chevenivano organizzati da vo -

lontari italiani e ragazzi alba-nesi, che conoscono la nostralingua. A Milot sono stata ospitatada un padre barnabita, P.Giovanni Peragine, che operalì come parroco ormai da piùdi dodici anni. L’attività mis-sionaria dei padri in questoposto ha costituito per le mi -noranze cristiane (in Albaniacirca il 90% della popolazio-ne è di religione islamica) unimportante punto di riferimen-to per la formazione dei piùgiovani e per la professione difede da parte dei credenti. Inquesti tre anni ho potuto con-frontare la mia cultura conquella degli albanesi, i mieimodi di vivere la quotidianitàcon i loro e ho imparato me -glio a dare più valore allecose. A Milot, infatti, ho avutomodo di considerare e riflet-tere sul modo in cui sonosolita vivere ogni giorno, acasa mia, circondata da tutto

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ciò che “mi serve”, ho capitoche sono spesso portata adare per scontato cose chemolti non possono avere,senza darne troppo valore,come ad esempio l’acqua oun paio di scarpe nuove.In Albania ho visto come lagente vive senza preoccupa-zione il problema dell’acqua,che non sempre è disponibilee viene raccolta in cisternecollocate sul tetto di ognicasa, e come i bambini, avolte, non abbiano alcun pro-blema a togliersi le scarpeche spesso, perché vecchie,

si sfaldano mentre corrono,riprendendo la corsa congioia, a piedi nudi, o come sele tolgano, anche per giocarea calcio, per non rovinarle, senuove. Mi ha colpito un fatto che èsuccesso quest’anno, quan-do ho accompagnato il parro-co di Milot in uno dei tanti vil-laggi sparsi attorno alle colli-ne che circondano il postoperché spesso si deve spo-stare da una chiesa all’altraper celebrare la S. Messa.Stavamo raggiungendo lapiccola chiesa, in auto, su

una strada molto dissestata,quando si sono avvicinaticorrendo, sorridenti, quattroragazzini che ci hanno chie-sto un passaggio e la lorofelicità era data dall’entusia-smo di andare a Messa, per-ché (l’ho scoperto solo piùtardi) non si era potuto cele-brarla per due settimane. Miha meravigliato anche lostraordinario senso di ospita-lità che hanno soprattutto glianziani, sono stata invitata,insieme a altri italiani, in casadi una famiglia non molto ab -biente e numerosa, ma nono-

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stante questo, i membri piùanziani, ci hanno regalatotanti prodotti tipici e ortaggi(è proprio vero che chi menoha più ti dà).L’obiettivo fondamentale delcampo estivo è educare (delresto lo scopo della missioneè formare l’individuo in quan-to cristiano e rendere la fedee la carità i punti cardinalidella sua vita). Ogni estate, P.Peragine, che si occupa della

formazione spirituale deibambini e dei ragazzi durantetutto l’anno nei settimanaliincontri di catechesi, si pro-pone, con l’aiuto degli anima-tori, di unire la preghiera ela riflessione al divertimento,perciò ogni giornata, nelperiodo del campo estivo,che dura due settimane, iniziacon la S. Messa, a cui parte-cipano bambini e animatori, ea essa seguono prima la

riflessione in gruppo su cosapossa insegnare il brano del -la storia che ogni anno sisceglie e che diventa il temadel campo (per quest’annoè stata scelta la favola di Pi -nocchio, accompagnata dalloslogan: “cresciamo insieme aGesù”), poi si dà il via ai gio-chi. P. Peragine ribadivaspesso a noi animatori che èmolto importante saper con-ciliare il gioco con la riflessio-

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ne, perché appunto ciò a cuiil nostro servizio mira è l’edu-cazione dei bambini, e tenevamolto a far riflettere non soloi più piccoli, ma anche noiragazzi sui singoli episodidella storia, proponendo unaserie di spunti che aiutasseroa confrontare gli eventi dellafavola. È fondamentale, dun-que, far crescere nei bambinila consapevolezza di cosasignifichi pregare, stare insie-me, rispettarsi e essere lealinel gioco e per farlo bisognaessere capaci di trasmettereaffetto e di comprendere. Vivere in comunità con volon-tari italiani e conoscere ra -gazzi albanesi sono state perme esperienze molto belle eedificanti perché mi hannopermesso di arricchirmi attra-verso lo scambio relazionalee mi hanno fatto capire che,sebbene la comunicazionecon i bambini sembri essereostacolata dalla diversità del -la lingua e nonostante appaiadifficile, talvolta impossibile,parlare con loro, non è indi-spensabile la conoscenzadel le parole, ma ciò checonta è saper ascoltare (eesprimere) il linguaggio delcuore. È meraviglioso vederecome uno sguardo, un sorrisoo una semplice carezza pos-sano dire più di quanto rie-scano le parole. Sono felice

di poter testimoniare tuttoquesto, ma non è facile perme descrivere tutto ciò cheho vissuto; bisogna provareper capire, perciò voglio invi-tare a fare questa esperienza.In queste tre estati in Albaniaho notato che, partita con ildesiderio di dare qualcosaagli altri, sono sempre tornatacon la convinzione di averricevuto molto più di quantosia riuscita a donare.Ho imparato tanto dai bambi-ni, dal loro modo di vedere lecose con occhi limpidi, dallaloro semplicità e spontaneità,

dalla loro incredibile capacitàdi trasmettere serenità e gioiaa chiunque, senza diffidenza,né paura del confronto. Comeha detto Madre Teresa, natain Albania, la cui f igura èmolto considerata in tutti gliambienti cristiani albanesi:“per imparare ad amare dob-biamo avere fede perchéla fede è l’amore attivo el’amore attivo è la solidarietà.Per imparare ad amare dob-biamo vedere e toccare”.

Silvia Pescò ex alunna

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noTizie

Eccoci all’appuntamento conla rubrica dedicata alle notiziedella vita di noi ex alunni.In molti ci scrivono, nel desi-derio di condividere le proprieesistenze con gli amici di sem -pre: la redazione ha deciso dipubblicare alcune lettere cosìcome sono pervenute, senzatrascriverne il contenuto, malasciando parlare la viva vocedegli ex alunni. Altre comuni-cazioni, non avendo il tagliodella lettera, verranno pubbli-cate di seguito.

Desidero comunicare iseguenti aggiornamenti.

Purtroppo nell’ottobre del2010 è venuto a mancare, a77 anni, il nostro caro papàVincenzo, per cui pochi giorniorsono il gentilissimo PadreRoberto ha celebrato una Mes - sa nella Cappella al primopiano, a me tanto cara sin daitempi delle elementari.Il 6 ottobre di quest’anno miasorella Alessandra, anch’es -sa ex alunna, ha conseguitola laurea quinquennale pres-so l’Università Cattolica delSa cro Cuore in Diritto perl’impresa.Grazie per l’attenzioneGiuseppe Iannella

Caro Consiglio, volevo informarvi che ho con-seguito la laurea triennale inEconomia e Scienze Socialipresso l'Università Bocconi eho iniziato gli studi specialisti-ci presso lo stesso ateneo.Grazie. Cordiali salutiEleonora Cometta

Cari Ex Alunni,Mi sono sposato con Ros -sana Penati il 25 aprile 2009.CiaoMarco Albertario

“Sarebbe piacevole dare lanotizia perché credo di esse-re tra i pochi ex alunni chevanta il primato di aver man-dato allo Zaccaria quattro ge -nerazioni di Brivio. Mio nonnoAnnibale (nato nel 1892) mio

padre Giacomo (nato nel1918) il sottoscritto (nato nel1948) e dal 2011 mio figlioGiacomo (nato nel 2000).Grazie, un caro salutoAnni bale Brivio Sforza”.

Caro consiglio direttivo,una notizia che mi riguarda èil fatto che mi sono laureata apieni voti in giurisprudenza il28 giugno all’Università Sta -tale di Milano. Un saluto,Caterina Braggiotti

Ho concluso di recente lalaurea triennale e ho iniziatola specialistica da poco. Misono laureato il 30 settembrein economia e gestione azien-dale in Cattolica.Mille grazie, a prestoFilippo Parazzoli

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LauReaTi

I l nostro più caro auguriova ad Alessandro Besana eAndrea Visioni, che lo scorsoottobre hanno conseguito lalaurea specialistica a pienivoti in amministrazione, finan-za aziendale e controllo!

Complimenti a StefanoCapellini, Andrea Galassi,Luigi Passera e Marta Tor -rente, che hanno conseguitola laurea specialistica in eco-nomia!

Auguri ai nostri Nicolò Forni,Uberto Pagni, GuglielmoNotarbartolo di Villarosa, eai consiglieri del DirettivoEdoardo Carfagna e LaerteCabras, i quali tutti hannocompletato gli studi triennaliin economia!

Complimentissimi ad AgostinoCarpani e Giovanni Colombo,che lo scorso settembre sisono laureati in ingegneriameccanica presso i l Poli -tecnico di Milano!Auguri anche a MadeleineToti, laureata in linguaggi deimedia lo scorso luglio, pressol’Università Cattolica!

Infine, tantissimi complimentiad Arabella Fossati, che haconseguito la laurea in giuri-sprudenza, discutendo unatesi in storia del diritto roma-no dal titolo “Osservazioni suldiritto sacro e la sacertà”!

aMbRogino d’oRo

Il 7 dicembre verrà conferitala prestigiosa onorificenzadell’Ambrogino d’Oro al Dott.ALDO PISANI CERETTI ExAlunno della nostra Scuola.Per di versi anni ha ricopertola ca rica di Presidente dellano stra Associazione e del Con -siglio d’Istituto. Il ProfessorPisani Ceretti è Primario diMedicina all’Ospedale di Me -rate e Pri mario della Casa didegenza dell’Istituto Palazzolo.A lui gli auguri e le felicitazionida tutta la nostra Comunità.

nuoVi aRRiVi

Il nostro ex alunno SimoneZucca è diventato papà! Ilgiorno 21 novembre è natoFederico. A Simone e Cinziale nostre congratulazioni.

Il 25 settembre 2011, alle ore2.33, è nata Matilde, figlia diRaffaella Grifa Fabbrini e DinoFabbrini. Auguri!!

ci hanno LaSciaTo

Lo scorso mese di agosto èsalita al cielo la nostra amicaRenata Fossati. Enrico, suomarito, è stato ex alunnodell’Istituto, e i loro sei figlihanno frequentato tutti l’Isti -tuto. Renata era una presenzastupenda a scuola, semprepresente e disponibile, e conun sorriso in ogni momento.Ci mancherà molto, e la ricor-diamo con affetto.

Nel mese di agosto è dece -duta la signora Personenimamma del nostro Ex AlunnoMarco Bellini che per diversianni ha ricoperto la carica diPresidente della nostraAssociazione. Al ProfessorBellini le condoglianze piùsentite di tutta la comunitàZaccarina.