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L’ABERRAZIONE RAZZISTA Speciale: il primo numero de “La difesa della razza”

Leggi razziali [Interno] · Con “La difesa della Razza”, la po-litica del regime nei confronti degli ebrei diventa metodica e, per così dire, “scientifica” e pianificata

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L’ABERRAZIONE RAZZISTA

Speciale: il primo numero de “La difesa della razza”

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patria indipendente l 21 gennaio 2007 l 11

Gli “speciali” di Patria

Perché pubblichiamo il primo numero della rivista “La difesa della razza”

Eccolo l’antisemitismofascista

rità fasciste furono – e i fatti lo dimostra-no – strettamente legate agli occupantinazisti e fornirono nomi ed elenchi “deifigli di Israele” da portare via per sempre.Altre volte, parteciparono direttamente airastrellamenti e alle deportazioni. Certo,ci furono questori coraggiosi, poliziotti,carabinieri e autorità militari che aiutaro-no gli ebrei a rischio della vita. E altriebrei furono salvati da tanti singoli italia-ni indignati per la persecuzione. Poi dallaChiesa, dai parroci, dalle suore e dagli uo-mini della Resistenza antifascista.Le colpe del regime di Mussolini furonogravissime, ma la tendenza generale è, an-cora oggi, quella di addossare tutto alla“follia” nazista. E le tesi revisioniste con-tinuano, purtroppo, a sfornare scusanti diogni genere e spiegano che il razzismo fa-scista “fu all’acqua di rose”. Che “da noinon ci furono mai campi di concentra-mento” e che tutto “rimase nell’ambitodi una serie di provvedimenti amministra-tivi e niente altro”. Sappiamo tutti chenon è vero: le leggi razziali del fascismofurono una vergogna e una infamia im-perdonabile. Quelle leggi, infatti, porta-rono alla morte migliaia di ebrei e provo-carono sofferenze indicibili, paura, terro-re, angoscia e miseria.Le leggi razziali furono emanate nel1938: esattamente il 14 luglio con la pub-blicazione del famoso “Manifesto del raz-zismo italiano’’ poi trasformato in decre-to, il 15 novembre dello stesso anno, contanto di firma di Vittorio Emanuele III diSavoia, Re d’Italia e imperatore d’Etiopia“per grazia di Dio e per volontà della na-zione”. Il 25 luglio, il ministro della cultura po-polare Dino Alfieri e il segretario del par-tito fascista Achille Starace si erano pre-murati di ricevere “un gruppo di studiosifascisti, docenti nelle università italianeche avevano, sotto l’egida del ministerodella cultura popolare, redatto il manife-sto che gettava le basi del razzismo fasci-sta”. Del gruppo facevano parte SabatoVisco, direttore dell’Istituto di Fisiologiagenerale dell’Università di Roma e diret-tore dell’Istituto nazionale di Biologia

Abbiamo deciso di pubblicare, comeallegato alla nostra rivista, un docu-mento eccezionale per celebrare, a

modo nostro, il “Giorno della Memoria”del 27 gennaio. Quel giorno, come tuttidovrebbero sapere, è stato fissato per ri-cordare la Shoah, cioè lo sterminio nazi-sta del popolo ebraico e di tutti quantisoffrirono e morirono nei campi di con-centramento, nelle prigioni naziste e fa-sciste di tutta Europa. O che furonoperseguitati, tormentati, vilipesi, perseroil lavoro, la scuola, i diritti civili e poifucilati, torturati o impiccati, solo per ilfatto di essere ebrei.Quel giorno, vuole anche ricordare l’infa-mia delle leggi razziali fasciste (e il “do-cumento”, che pubblichiamo a parte,parla chiaro in quel senso), la persecuzio-ne terribile degli ebrei italiani, la loro de-portazione prima nel campo di Fossoli epoi in quelli di sterminio in Germania oin Polonia. Un gran numero finirono an-che nella Risiera di San Sabba per esseremassacrati. Altri furono prelevati nelGhetto di Roma (più di mille, tra i quali207 bambini) per finire ad Auschwitz o aMauthausen. Tornarono solo in sedici.Una cinquantina morirono poi nell’infa-me carnaio delle Fosse Ardeatine, sempreper l’unica colpa di essere ebrei. Le auto-

di Wladimiro Settimelli

Ebrei al lavoro obbligato-rio, sul greto del Tevere, aRoma.

Nero su biancole “teorie”della vergogna.Fu solo l’inizio.Poi le leggidella persecuzione

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presso il Consiglio nazionale dellericerche; il dott. Lino Businco, assi-stente di patologia generale all’U-niversità di Roma; il prof. Lidio Ci-priani, incaricato di antropologiaall’Università di Firenze; il prof.Arturo Donaggio, direttore dellaclinica neuropsichiatrica dell’Uni-versità di Bologna e presidente del-la Società italiana di psichiatria; ildott. Leone Franzi, assistente nellaclinica pediatrica dell’Università diMilano; il prof. Guido Landra, assi-stente di antropologia nell’Univer-sità di Roma; il sen. prof. LuigiPende, direttore dell’Istituto di pa-tologia speciale medica dell’Uni-versità di Roma; il dott. MarcelloRicci, assistente di zoologia all’U-niversità di Roma; il prof. FrancoSavorgnan, ordinario di demografianell’Università di Roma, presidentedell’Istituto centrale di statistica e ilprof. Edoardo Zavattari, direttoredell’Istituto di zoologia dell’Uni-versità di Roma. Il “manifesto dellarazza”, insomma, era stato redattoda questo gruppo di studiosi inpratica sconosciuti (salvo il prof.Pende) che comprendeva, ridicol-mente, anche due specialisti in zoo-logia, come se il razzismo fascistadovesse anche occuparsi delle scim-mie o degli elefanti. Con il manife-sto e con le leggi successive, agliebrei venne proibito, tra l’altro, diprestare servizio militare, esercitarel’ufficio di tutore, essere proprieta-ri di aziende, essere proprietari diterreni e di fabbricati, avere dome-stici “ariani”. Gli ebrei venivanoanche licenziati dalle amministra-zioni militari e civili, dagli enti pro-vinciali e comunali, dagli enti para-statali, dalle banche, dalle assicura-zioni e dall’insegnamento nellescuole di qualunque ordine e gra-do. Infine, i ragazzi ebrei non po-tevano più essere accolti nelle scuo-le statali.Insomma una vera e propria trage-dia per migliaia di persone, magaricon alle spalle anni ed anni di ono-ratissimo lavoro o carriera.Subito dopo l’emanazione delleleggi razziali era stato anche pub-blicato sui giornali un elenco di180 scienziati e 140 politici, intel-lettuali, scrittori e giornalisti cheaderivano alla campagna razziale.Spulciare quell’elenco (redatto, af-

fermano gli interessati, dal ministe-ro fascista, a volte senza neanchechiedere la necessaria adesione oquantomeno il permesso) riserbamolte sorprese. Tra i firmatari cisono il prof. Giacomo Acerbo, Di-no Alfieri, Giorgio Almirante, Er-manno Amicucci, Mario Appelius,Pietro Badoglio, Guido BuffariniGuidi, Piero Bargellini, VittorioBeonio Brocchieri, Gino Boccasile,Giuseppe Bottai, Alessandro Lesso-na, il conte Antonio Marzotto,Fernando Mezzasoma, Mario Mis-siroli, Walter Molino, Emilio Cane-vari, Tullio Cianetti, Galeazzo Cia-no, Romolo Murri, Paolo Orano,Giovanni Papini, Alessandro Pavo-lini, monsignor Giuseppe MariaPetazzi, Concetto Pettinato, JuliusEvola, Amintore Fanfani, RobertoFarinacci, Cesare Frugoni, LuigiGedda, padre Agostino Gemelli,Giovanni Gentile, Santi Savarino,Ardengo Soffici, Arrigo Solmi, Pie-tro Tacchi Ventura, Giuseppe Tuc-ci, Asvero Gravelli, Rodolfo Gra-ziani, Giovannino Guareschi e altri. Ed ecco, il 5 agosto del 1938,comparire nelle edicole e nelle li-brerie, il primo numero del giorna-le “La difesa della Razza”, direttoda Telesio Interlandi. Interlandi eraun giornalista e uno scrittore sullacresta dell’onda che già dirigeva, surichiesta di Mussolini, il quotidiano“Il Tevere”.Gli scritti di Interlandi, comunquecolto e preparato, erano già di unrazzismo ripugnante. Persino ilgiornale del maresciallo dell’ariaItalo Balbo lo aveva attaccato.Con “La difesa della Razza”, la po-litica del regime nei confronti degliebrei diventa metodica e, per cosìdire, “scientifica” e pianificata.La rivista, fu il prodotto giornalisti-co più vergognoso e infame del fa-scismo.Per questo abbiamo deciso di ri-pubblicare, in allegato alla nostrarivista con lo schifo che ci attana-gliava lo stomaco, il primo nume-ro. Così da permettere a tutti i let-tori di leggere e valutare personal-mente, carte alla mano, le vergo-gnose scempiaggini, la stupidità, lesciocchezze e le idiozie teorichesulle quali si reggeva la politica an-tiebraica fascista che non faceva al-tro che scimmiottare quella nazista.

In base a quelle cosiddette teorie(quasi sempre penose, false e per-fino ridicole) migliaia di ebrei ita-liani furono perseguitati, umiliati,messi alla fame, arrestati e poi spe-diti nei campi di sterminio.Con la pubblicazione integrale de“La difesa della Razza”, vogliamodare al revisionismo da quattro sol-di, a tutti i nostalgici del ventennioe a coloro che trovano mille giusti-ficazioni alla persecuzione razzialedel fascismo, una meritata risposta.Leggete, leggete quello che scrive-vano i fascisti sugli ebrei. Guardatele foto e i disegni che utilizzavano,leggete i testi dei cosiddetti specia-listi, guardate con cura e attenzionele fotografie, scorrete le didascalie,i titoli e i sottotitoli. E non trala-sciate gli assurdi e ridicoli richiamialla “romanità” e alla “purezza raz-ziale” del popolo italiano. Sembradi sentir riecheggiare certo miseroe pericoloso razzismo di oggi.Il senso della copertina è chiaro: laspada del fascismo che divide il belprofilo dell’italico antico romano,dalle altre razze spurie e animale-sche.Tanto per la cronaca, sul primo nu-mero, come vedrete, firmavano gliarticoli, ovviamente, Telesio Inter-landi e poi Arrigo Solmi, LidioCipriani, Guido Landra, Franco Sa-vorgnan, Marcello Ricci, EdoardoZavattari, Arturo Donaggio, LeoneFranzi, Massimo Lelj, Giorgio Al-mirante, Giuseppe Pensabene, Li-no Businco e Carlo Magnino.In seguito, Giorgio Almirante saràchiamato a ricoprire l’importantis-sima carica di segretario di redazio-ne della rivista.Un’ultima cosa: volevamo informa-re i lettori che, d’ora in avanti, oltrea “Le Fotostorie”, quando ci capi-teranno sottomano documenti ori-ginali di una qualche importanzastorica, faremo il possibile per ri-produrli in fac-simile. Sarà un mo-do ulteriore per fornire, ai più gio-vani, non solo racconti e memoriesu fascismo, antifascismo e Resi-stenza, ma anche carte, manifesti,verbali, riviste, libri di testo, pub-blicazioni di vario genere, ordini dicarattere militare, risoluzioni, deli-berazioni e giornali.Ci pare, anche questo, un modo perassolvere alla nostra funzione.

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