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LE GUIDE COME GESTIRE IL PATRIMONIO COME GESTIRE IL PATRIMONIO I risparmi di una vita I risparmi di una vita I LIBRI DEL SOLE 24 ORE Pubblicazione settimanale con Il Sole 24 ORE € 2,50 (I Libri del Sole 24 ORE € 0,50 + Il Sole 24 ORE € 2,00) NON VENDIBILE SEPARATAMENTE Solo ed esclusivamente per gli abbonati in vendita separata dal quotidiano a € 0,50

LE GUIDE I risparmi di una vita...2020/11/06  · 4 I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE N on è mai troppo tardi. C'è sempre tempo per assumere corretti comportamenti di in-vestimento

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L E G U I D E

COME GESTIRE IL PATRIMONIOCOME GESTIRE IL PATRIMONIO

I risparmidi una vitaI risparmidi una vita

I LIBRI DEL SOLE 24 OREPubblicazione settimanale con Il Sole 24 ORE€ 2,50 (I Libri del Sole 24 ORE € 0,50 + Il Sole 24 ORE € 2,00)

NON VENDIBILE SEPARATAMENTESolo ed esclusivamente per gli abbonatiin vendita separata dal quotidiano a € 0,50

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

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© Riproduzione riservataCopyright Il Sole 24 Ore Spa

CHIUSO IN REDAZIONEIL 30 OTTOBRE 2020

I Libri del Sole 24 ORE Settimanale – N. 29/2020 – Novembre 2020Registrazione Tribunale di Milano n. 33 del 22-01-2007Direttore responsabile: Fabio TamburiniProprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A.Sede legale, redazione e direzione: Via Monte Rosa n. 91, 20149 MilanoDa vendersi in abbinamento al quotidiano «Il Sole 24 ORE».Solo ed esclusivamente per gli abbonati, in vendita separatadal quotidiano a 0,50€

Direttore responsabileFabio Tamburini

Progetto e coordinamentoeditorialeAlberto OrioliChristian MartinoGianfranco Ursino

Testi di questo numeroRuggero Bertelli,Laura Cavestri,Maximilian Cellino, Antonio Criscione, Andrea Franceschi,Andrea Gennai,Vito Lops,Federica Pezzatti e Marzia Redaelli

L’offerta del Gruppo 24ORE

24+ e Mercati+24+ è la sezione premium del Sole24ore.com che offre contenuti esclusivi, audioversioni degli articoli, podcast e una newsletter. Mercati+ è il servizio sui mercati azionari con analisi, dati in tempo reale, strumenti di analisi tecnica e grafici avanzati.

Investire è facileIn edicola fino al 10 novembre, il libro dei conduttori del programma sul risparmio di Radio 24 ‘Due di Denari', Debora Ro-sciani e Mauro Meazza, propone una guida agli strumenti di investimento con un approccio da manuale accessibile a tutti.

Plus24 Ogni sabato con Il Sole 24 Ore appuntamen-to con Plus24, il settimanale dedicato alla finanza personale che mette a disposizione giornalisti ed esperti, per dare risposte alle domande che ogni risparmiatore può inviare alla email [email protected]

Il tempo è il denaroUn podcast in esclusiva su Audible e su 24+ che racconta il risparmio ai tempi del Covid. Dieci puntate per spiegare come mettere da parte denaro in modo efficace evitando rischi inutili, dal conto corrente alla pensione, dal mutuo agli investimenti.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE SOMMARIO

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RISPARMI IN PARCHEGGIO La liquidità degli italiani è in sosta vietata

01pagina 07

RENDIMENTI AI MINIMIOccorre andare oltre Titoli di Stato e Buoni Postali

02pagina 17

IN BORSAIl giusto approccioagli investimenti azionari

03pagina 29

IL FATTORE TEMPOLe scelte strategiche per investire con buon senso

04pagina 39

FINANZIAMENTIMutui e prestiti personaliper tutte le età

05pagina 45

06 SOLDI IN MENTE La psicologia nella finanza e nelle scelte d’investimento pagina 57

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

N on è mai troppo tardi. C'è sempre tempo per assumere corretti comportamenti di in-vestimento e imposta-

re un’attenta pianificazione finanzia-ria. Con il progredire dell’età tendiamo a procrastinare ulteriormente le scelte e rimanere immobili con i nostri risparmi depositati sul conto, con la convinzione - ogni giorno che passa - di aver ormai superato oltre ogni limite il rischio di giungere fuori tempo massimo.

In ambito economico-finanziario il fattore tempo è senza dubbio una risor-sa importante, ma bendarsi gli occhi e rimanere inerti non fa che peggiorare la situazione. Occorre quindi partire dalla consapevolezza che prima o poi biso-gna mettersi in moto e che è sempre il momento giusto per riprendere in ma-no il nostro presente e impostare una strategia per mettere in sicurezza il fu-turo della propria famiglia.

Diversi studi evidenziano che il peri-odo di accumulazione del capitale si realizza nella mezza età, cioè fra i 40 e i 64 anni. Ed effettivamente in età la-vorativa tendiamo ad essere più con-centrati a “fare i soldi” che a gestirli.

Ma anche solo iniziare a preoccuparci della gestione delle disponibilità eco-nomiche quando siamo in procinto di andare in pensione non sarebbe un male. Meglio tardi che mai.

Ad un certo punto occorre quindi dare una svolta al proprio ciclo di vita finan-ziario e cercare di rimettersi in carreg-giata ed avviare una periodica analisi patrimoniale, economica e finanziaria della situazione familiare. Natural-mente con le dovute cautele.

Come emergerà a più riprese in que-sto volume, via via che il tempo a dispo-sizione dell'investitore diminuisce è naturale immaginare una riallocazione degli investimenti verso i porti ritenuti più sicuri. Anche perché quando il tem-po non gioca a nostro favore, le scelte di-ventano sempre più decisive e gli errori si pagano più cari.

La prudenza è quindi d'obbligo, so-prattutto in un contesto come quello attuale in cui ci sono due forze che spin-gono gli investitori in direzioni oppo-ste. Da una parte il mondo obbligazio-nario (con i titoli di Stato, le emissioni societarie e fra questi, in particolare i bond bancari agevolmente collocati negli anni passati a mani basse allo

Lunga vita alle scelted’investimento consapevolidi Gianfranco Ursino

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INTRODUZIONE

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sportello) che non rappresentato più per i risparmiatori italiani la roccaforte delle loro scelte di investimento.

Negli ultimi due decenni, i crack fi-nanziari e la stessa crisi del debito so-vrano hanno fatto emergere il rischio emittente presente nelle emissioni ob-bligazionarie. Contestualmente, però, ai maggiori rischi non sono scattati in automatico maggiori rendimenti. Tutt'altro. I tassi riconosciuti dal cosid-detto “reddito fisso” sono scesi ai mini-mi termini, con il mercato obbligazio-nario via via divenuto uno strumento funzionale al torchio delle banche cen-trali (che stampano moneta proprio comprando obbligazioni) e per gli inve-stitori che desiderano estrarre valore dai mercati finanziari non resta che but-tarsi sulle azioni. Accettando però un grado di rischio elevato.

Dall'altra parte, però, le incognite le-gate alla pandemia in corso spingono le correnti sui mercati finanziari verso l’incertezza e l’alta volatilità, che non in-vitano ad approcciare gli investimenti azionari. Almeno nel breve termine. Ma avere una quota di portafoglio esposta sull’azionario è diventata una strada obbligata – priva di alternative - per tan-

ti investitori che si sono trovati di fronte al bivio se rischiare per far fruttare il proprio portafoglio oppure arrendersi all’inevitabile erosione del suo valore.

Ora più che mai, quindi, per gestire al meglio i risparmi di una vita occorre te-nere un atteggiamento prudenziale e soprattutto dedicare più tempo alla gestione delle proprie finanze familia-ri per realizzare a qualsiasi età - giova-ni e meno giovani - scelte d’investi-mento consapevoli.

Anche sul fronte dei finanziamenti il mondo è parallelamente cambiato negli ultimi decenni sulla scia dei massicci in-terventi delle banche centrali. E non so-lo dal punto di vista dei tassi prossimi al-lo zero che i mutuatari riescono a spun-tare ormai da qualche anno in banca. Nella logica del “non è mai troppo tar-di”, anche chi è avanti con l’età può pro-vare a non autocensurarsi e avvicinarsi allo sportello per chiedere un mutuo. Oggi è cresciuto di molto il numero di offerte che spingono il limite per l’ero-gazione di un prestito a 80 anni (calco-lati sommando l’età anagrafica alla du-rata del mutuo). La vita, anche in finan-za, tende ad allungarsi.

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01DIVIETO DI SOSTAPER LA LIQUIDITÀ

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

U n mare di liquidità. Uno degli effetti della crisi Covid è quello di aver fatto aumentare vertiginosamente i de-

positi bancari degli italiani. La pro-pensione al risparmio è schizzata al 12% contro una media passata tra l’8 e il 9% e sebbene molti redditi siano stati colpiti dalla crisi, aumentano le gia-cenze. Vuoi l’incertezza, vuoi la paura del futuro e anche il timore di investire in mercati molto volatili, fatto sta che la cifra sui depositi sta raggiungendo i

1.700 miliardi di euro con un progres-so di oltre 120 miliardi rispetto al set-tembre dello scorso anno, secondo i dati pubblicati dall’Abi (Associazione bancaria italiana). Una massa di liqui-dità che nella gran parte dei casi sta-ziona sui conti correnti. O in alternati-va sui conti deposito. Ma quanto costa e quanto rende?

Negli ultimi mesi il tasso di inte-resse medio sul totale dei depositi (conti correnti, conti deposito, etc) è in Italia intorno allo 0,3% per cento. In particolare sui conti correnti tra-

di Andrea Gennai

DEPOSITI BOOM

Italiani adagiatisu un tesorodi 1.700 miliardi

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LIQUIDITÀ IN DIVIETO DI SOSTA

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Depositi da clientela delle banche in Italia. Dati in miliardi

Fonte: Abi

1.400

1.475

1.550

1.625

1.700 1.488 1.682

DNOS DNOSALGMAMF SALGMAMF‘19 ‘20

La continua crescita

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

dizionali oramai il rendimento è un optional: ottenere uno 0,10% lordo può essere già un successo in questo contesto di mercato.

Per avere rendimenti occorre pun-tare sui conti di deposito. L’obiettivo di investire in questi conti è quello di massimizzare il rendimento in quanto l’operatività è limitata rispetto al con-to corrente tradizionale e sono con-sentite solo poche operazioni di base a partire da versamenti e prelievi. Oggi ci sono offerte sul mercato che supera-no anche l’1% lordo annuo (da qui c’è da toglierci la tassazione).

Un capitolo importante è poi quello dei costi: capire se ci sono costi di gia-cenze, se l’imposta di bollo viene ri-chiesta al superamento di una certa soglia può fare molto la differenza, so-prattutto se si versano somme non co-spicue. L’altro aspetto importante è quello del vincolo. Spesso per avere rendimenti più alti occorre tenere i soldi bloccati per un certo numero di mesi. Una variabile importante. L’al-tra variabile importante in tutta que-sta storia è l’inflazione. Al momento il fattore non preoccupa visto che l’Italia è in deflazione. Ma una risalita dell’in-dice dei prezzi è da mettere in conto con tutte queste manovre monetarie attivate dalle principali banche cen-trali (vedi approfondimento a pagina 14). E con rendimenti così risicati basta un piccolo rialzo dell’inflazione per vanificare qualsiasi beneficio reale.

L’impercettibile peso dei costi Il rapporto tra italiani e conti correnti resta comunque abbastanza nebulo-

so, nonostante la massa di liquidità in giacenza. Secondo un’indagine con-dotta per Facile.it da mUp Research e Norstat i titolari di conto corrente che, a luglio 2020, hanno ammesso di non conoscerne i costi sono 5.900.000, va-le a dire quasi il 15% dei possessori.

Il refrain dell’aumento dei costi dei conti correnti si ripropone periodica-mente ed è anche supportato dalle statistiche di Banca d’Italia. Si tratta di un universo molto variegato dove le differenze tra fasce di età dei clienti e anzianità degli stessi clienti sono molto ampie. Diventa quindi oppor-tuno scendere nel particolare affin-ché ogni cliente possa capire la condi-zione in cui si trova rispetto alle ten-denze di mercato.

Ad esempio anche nel 2018, perio-do al quale si riferisce l’ultima inda-gine di Banca d’Italia sul tema dei conti correnti, lo spettro di costi per fasce di anzianità è rimasto molto ampio. Chi ha il conto aperto da ap-pena un anno ha speso in media 56 euro, circa la metà rispetto ai 106 euro spesi da chi ha il conto da più di 10 an-ni. Una differenza molto ampia, al-l’interno della quale ci sono poi le di-verse sfumature. Chi ha aperto il con-to da 3-4 anni ad esempio ha pagato in media 65 euro. Ecco perché oltre che lamentarsi dei costi che conti-nuano ad aumentare, i clienti do-vrebbero iniziare ad interagire mag-giormente con il proprio istituto per capire le dinamiche dei propri costi visto che il cliente più fidelizzato ap-pare paradossalmente il più penaliz-zato. Occorre leggere attentamente

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LIQUIDITÀ IN DIVIETO DI SOSTA

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Quanto risparmiano gli italiani

Il lockdown ha inciso sulle abitudini degli italiani e sulla loro propensione al risparmio. Questo emerge dall’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat che, interrogando un campione rappresentativo della popolazione nazionale, hanno eviden-ziato come quasi 1 famiglia su 2 (48,2%), pari a 21 milioni di nuclei, abbia dichiarato di essere riuscita a risparmiare tra marzo e giugno 2020, in media, 480 euro su alcune delle principali voci di spesa familiare (uten-ze, assicurazioni e prodotti finanziari). Questo risparmio si è tramutato in liquidi-tà ed è andato a incremento lo stock dei conti correnti. Una controprova del feno-meno registrato da più osservatori. Sarà interessante capire se almeno questa parte di liquidità si tradurrà in investimen-ti oppure se servirà solo a fronteggiare situazioni di emergenza a fronte di una crisi economica che appare ben lontana dall’essere risolta. Trattandosi di un ri-sparmio una tantum è probabile che la dote accumulata possa maggiormente propendere per la seconda soluzione.Su quali voci di spesa sono riusciti a rispar-miare maggiormente gli italiani da marzo a giugno 2020? Ad essere stati ridotti con maggior frequenza (14,4% del campione intervistato) sono i costi sostenuti per l’Rc auto e la bolletta della telefonia mobile; il 10,2%, pari a 4,5 milioni di famiglie, ha di-chiarato di aver ridotto la bolletta elettrica, mentre il 9,2% quella del gas.A determinare questi risparmi sono state diverse cause, sostengono gli esperti di Facile.it. In alcuni casi, come per l’Rc auto e

moto, ha influito la riduzione delle tariffe applicate dalle compagnie, in altri, come per le utenze elettriche, ha inciso la dimi-nuzione del costo delle materie prime, mentre in altri ancora il risparmio è stato determinato da un atteggiamento più atti-vo dell’utente che, con maggior tempo a disposizione, ha potuto confrontare le varie offerte presenti sul mercato trovando quella più adatta alle sue necessità.A livello nazionale il 48,2% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a risparmiare riducendo le spese di casa, Guardando a coloro che hanno ridotto le spese, come detto, il risparmio medio conseguito è stato pari a 480 euro; va detto, però, che il 64% dei rispondenti è riuscito a risparmiare meno di 300 euro, mentre il 18% tra 300 e 500 euro.Ma quali sono le spese domestiche che pesano maggiormente, almeno psicologica-mente, sul budget delle famiglie italiane? Il 61,1% ha indicato l’Rc auto; nonostante molti siano riusciti negli scorsi mesi a ridur-re questa spesa, l’assicurazione rimane ancora una delle voci di costo meno amate dagli italiani e, non a caso, una di quelle sulle quali la maggior parte dei rispondenti vor-rebbe risparmiare. Tra i costi domestici meno amati ci sono anche la bolletta della luce (59,6%) e quella del gas (52%), la telefonia fissa (30,5%) e quella mobile (24,7%). Il mutuo è ritenuto come la spesa più pesante dal 28,9% dei rispondenti; va detto che sulla percentuale, a ben guardare non altissima, incide il fatto che non tutte le famiglie debbano far fron-te a questo costo.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

le condizioni che vengono applicate. Periodicamente è anche opportuno eventualmente rinegoziare le condi-zioni o cambiare conto, altrimenti i differenziali di spesa si stratificano.

Difficoltà a cambiare bancaSe da un lato l’indagine pubblicata da Facile.it ha messo in evidenza come il 16,9% degli intervistati dichiari che vorrebbe risparmiare sul conto cor-rente, dall’altro ha anche certificato come siano pochi coloro che trasfor-mano il desiderio in realtà; tra i ri-spondenti, tra marzo e giugno 2020, solo il 4,8% dei correntisti ha dichia-rato di aver cambiato conto, percen-tuale bassa, ma che evidentemente

In banca la fedeltà non paga

Spese di gestione dei conti correnti per fascia di anzianità. Dati in euro

VARIABILE ANNOAPERTURA OLTRE

10 ANNI PRIMAAPERTURA TRA

3 E 4 ANNI PRIMAAPERTURA TRA

5 E 10 ANNI PRIMAAPERTURA

2 ANNI PRIMAAPERTURA

DA UN ANNO

Spese fisse(A)

2016 64,7 49,8 38 34 31,22017 67,2 49,5 38,5 34,4 322018 70,4 52 39,1 37,1 31

di cuicanoni

2016 47,2 39,3 30,9 27,5 25,32017 53,7 41,1 31,6 28,5 26,62018 60 46 34,7 33,1 26,4

Spese variabili(B)

2016 29,7 27,6 21,2 21,2 18,92017 28,8 28,4 22 22,1 21,92018 35,7 28,9 26,6 30,7 25,1

di cuispese per disposizioni

2016 18,3 19,6 16,1 17,1 15,82017 19,7 22,1 17,9 17,8 16,82018 23,5 21,1 20,5 25,1 19,9

Spese totali(A+B)

2016 94,4 77,4 59,2 55,2 50,12017 96 77,9 60,5 56,5 53,92018 106,1 80,9 65,7 67,8 56,2

Fonte: Banca d’Italia

risente delle oggettive difficoltà logi-stiche durante il periodo di lockdown. Guardando invece a colo-ro che hanno cambiato conto, sem-pre secondo quanto rilevato per Faci-le.it emerge un dato interessante: più di 1 su 4 (27%) lo ha fatto perché la propria banca non forniva un servi-zio di home banking (nell’indagine precedente, relativa al periodo gen-naio 2019-20, meno del 10% dei ri-spondenti ha cambiato per questa ra-gione). I più inclini a cambiare conto corrente sono stati gli uomini (5,4% vs 4,3% delle donne), i giovani con età compresa fra 25 e 34 anni (9,5%) e i re-sidenti nel Nord-Est (5,8%).

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LIQUIDITÀ IN DIVIETO DI SOSTA

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delle commissioni applicate sui paga-menti automatici, sulle spese di scrit-turazione e sui bonifici online.

Costi fissi e variabili Le spese fisse ammontano a 55,5 euro (2,7 euro in più del 2017) e rappresen-tano circa i due terzi della spesa com-plessiva. La crescita maggiore è quella per i canoni di base (3,9 euro), per ef-fetto dell’aumento del costo del cano-ne (da 42,2 a 52,7 euro); questo apprez-zamento ha più che bilanciato l’au-mento dei clienti esenti dal canone stesso. Meno significativo è stato l’au-mento della spesa per le carte di debito (1,1 euro). Pressoché invariato, poi, l’esborso per le carte di credito: il calo dei clienti detentori di almeno una carta (scesa dal 38 al 36 per cento) è stato per lo più compensato dall’au-mento del costo di una singola carta.

Sono invece diminuite le spese lega-te all’invio dell’estratto conto, quelle per le comunicazioni di trasparenza e infine quelle connesse a servizi resi-duali quali, ad esempio, la tenuta dei dossier titoli o la liquidazione periodi-ca degli interessi. Le spese variabili so-no cresciute di 4,8 euro, raggiungendo l’importo di 31,4 euro.

I profili Isc Per capire le dinamiche dei costi delle varie tipologie di conti correnti e con-frontare la propria situazione è im-portante osservare l’Isc, ovvero l’in-dicatore sintetico di costo. È una mi-sura finalizzata a quantificare in mo-do semplificato i costi del conto corrente offerto ai clienti consumato-

A nche per il mondo dei conti correnti la sfida è quella tec-nologica: da un lato il canale

tradizionale, che per ovvii motivi ha oneri maggiori, e dall’altro quello digi-tale più snello e meno costoso.

L’ultima indagine di Banca d’Italia fotografa questo trend. Nel 2018 la spesa per la gestione di un conto cor-rente è cresciuta di 7,5 euro rispetto al-l’anno precedente, attestandosi a 86,9 euro: si tratta di una netta accelerazio-ne rispetto al precedente biennio, du-rante il quale era complessivamente cresciuta di 2,9 euro.

Quello dei costi bancari appare quindi un trend in crescita abbastan-za consolidato: sarà interessante analizzare poi le dinamiche del 2019 e soprattutto quelle del 2020 per ca-pire i possibili scenari. Anche per i conti correnti postali la spesa di ge-stione è sensibilmente aumentata (di 4,9 euro nel 2018).

In generale le spese sono aumentate principalmente per effetto dell’incre-mento dei canoni di base e dei canoni delle carte di debito. Ha contribuito in modo significativo anche la crescita congiunta del numero di operazioni e

IL CONFRONTO

Cresce il divariodei costitra conti onlinee tradizionali

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

Il peso dell’inflazione

Il conto corrente è uno strumento funzionale per la gestione della liquidità. L’alternativa di detenere soldi in contanti presso la propria abitazione ha prima di tutto un problema di sicurezza. Il conto diventa quindi uno strumento di servizio pressoché imprescindibile ma come ogni servizio ha dei costi e vanno ponderati vari aspetti soprattutto in una fase come questa caratterizzata da una remunera-zione pressoché nulla sugli stessi conti. Ci sono dei costi evidenti e ci sono dei costi occulti nella tenuta di un conto. Oneri che non vengono spesso ponderati ma che non possono essere omessi in un’analisi complessiva del rapporto co-sti-benefici. Il primo aspetto è quello dell’inflazio-ne, l’aumento dei prezzi erode i soldi depositati nel tempo. Viviamo in un’era di bassa inflazione o addi-rittura deflazione e questo non fa percepire ai ri-sparmiatori l’importanza della variabile. Nell’ultimo decennio l’impatto dell’inflazione è stato di poco superiore al 10%: un valore tutto sommato conte-nuto ma comunque un costo. Se avessi versato 10mila euro su un conto 10 anni fa, oggi il potere di acquisto di sarebbe ridotto di poco più di 1.000 euro anche se questo da un punto di vista nominale non si percepisce. Ci sono poi i mancati guadagni se avessi investito queste somme altrove visto che il conto non ha rendimenti, ma questo è un ragiona-mento che vale solo per le somme in eccesso ri-spetto alla liquidità di cui il risparmiatore può aver bisogno per sbrigare le faccende quotidiane. Infine ci sono i costi reali: ipotizzando 50 euro all’anno di costi fissi, senza tenere conto dell’imposta di bollo, in un decennio avrei speso 500 euro. Poi ci sono gli oneri variabili. È sicuramente il costo per un servi-zio. Ma intanto i miei risparmi accumulati si sono erosi progressivamente nel tempo, vuoi per voci visibili ma anche per voci invisibili.

ri. Nel 2018 ad esempio una famiglia a bassa operatività ha speso 75 euro a fronte dei 115 di una famiglia ad alta operatività. Un divario significativo non dovuto solo alle spese variabili ma anche ai costi fissi. Gli utenti de-vono stare quindi attenti a scegliere la modalità di conto maggiormente in linea con le proprie esigenze.

Comunque dalla stessa analisi di Bankitalia emerge che gli utenti sono attenti a valutare le offerte sul mer-cato e a scegliere anche le opzioni meno costose. Nel 2018 i clienti che hanno speso meno dell’Isc sono au-mentati, dal 73,5 al 75,3%: la loro spe-sa è stata di 70,4 euro contro un Isc di 181,5 euro. La restante quota di clien-ti (pari al 24,7 per cento) ha speso me-diamente 139,2 euro, a fronte di un Isc medio pari a 86,6 euro.

Lo scostamento tra la spesa effettiva e l’Isc può dipendere sia da un’operati-vità diversa da quella prevista nel pro-filo di operatività tipo, sia da un livello delle commissioni applicate inferiore a quello massimo pubblicizzato. La spesa di gestione dei conti correnti tende all’aumento man mano che il pa-niere dei servizi fruito da ciascun rag-gruppamento di clienti diviene più ar-ticolato: è più bassa per quei profili ca-ratterizzati da un’operatività relativa-mente semplificata (“giovani”, “famiglie”, “pensionati” a bassa ope-ratività); è sensibilmente maggiore per i profili di consumo più sofisticati. Uno degli effetti della pandemia in corso è stato l’exploit dei servizi digita-li a distanza. Complice anche la chiu-sura parziale delle filiali, molti utenti

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LIQUIDITÀ IN DIVIETO DI SOSTA

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hanno scoperto anche per effetto del nuovo contesto un altro modo di usu-fruire dei servizi bancari.

Conti online Spesso si identifica con questa catego-ria un universo che comprende anche l’home banking. In realtà il vero conto online è quello che consente di svolge-re le operazioni solo attraverso la rete mentre non esiste un rapporto conti-nuativo con la filiale fisica. I conti onli-ne, è spiegato nel rapporto Bankitalia, costituiscono una tipologia di conto ri-volta a consumatori che intendono svolgere operazioni prevalentemente tramite canali virtuali.

Le differenze di costo sono significa-tive e questo ovviamente è legato al fatto di non dover mantenere delle strutture fisiche per fornire servizi alla clientela. Nel 2018 la spesa di gestione di un conto online è stata in media pari a 15,5 euro, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (15,3 euro).

Rispetto ai conti bancari conven-zionali, che pure offrono un ampio spettro di operazioni eseguibili onli-ne, il divario di spesa ammonta a 71,5 euro ed è in aumento rispetto al 2017 (64,1 euro). Questa differenza è spie-gata dalla struttura delle tariffe, piuttosto che dalla composizione del paniere di servizi fruiti: 32,8 euro del divario derivano dal canone di base, da cui è esente l’84% della clientela online (contro circa un terzo di quella tradizionale).

Anche la spesa per le carte di paga-mento, sebbene utilizzate con mag-giore frequenza nei conti online, non

comporta aggravi, poiché i relativi co-sti sono significativamente inferiori sia per le carte di credito sia per le carte di debito. Infine, il limitato ammonta-re delle “altre spese fisse” spiega una minore spesa di 4,5 euro.

Tra le spese variabili, il maggior di-vario (quasi 9 euro) si riferisce alle spe-se di scritturazione contabile, sostan-zialmente gratuite per i conti online. Analoghe considerazioni valgono per i bonifici online e per i pagamenti auto-matici, le cui commissioni sono molto più favorevoli per la clientela online. La scelta di questo conto dipende an-che dalla possibilità di accedere alla re-te oltre che dalla capacità di utilizzare un Pc o un smartphone per poter usu-fruire dei servizi offerti.

Spese di gestione dei conti correnti per tipo di spesa. Anno 2018 in €

Fonte: Banca d’Italia

Spese Fisse

Spese Variabili

Canone di base 35,0Carte di debito 5,6Carte di credito 7,2Carte prepagate 0,4Comunicaz. di trasparenza 0,4Invio estratto conto 1,6Altre spese �sse 5,5

Boni�ci allo sportello 3,1Boni�ci su altri canali 3,0Prelievi allo sportello 0,2Prelievi ATM 6,7Pagamenti automatici 5,5Altre spese variabili 3,8Scritture allo sportello 5,5Scritture su altri canali 3,6

Le singole voce di costo

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE LIQUIDITÀ IN DIVIETO DI SOSTA

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Conti postaliL’altra alternativa, rispetto al tradizio-nale canale bancario, è quella dei conti correnti postali. Nel 2018, spiega an-cora Bankitalia, la spesa di gestione di un conto postale è stata pari a 54,8 eu-ro, circa 4,9 euro in più rispetto all’an-no precedente; l’aumento è legato prevalentemente ai maggiori oneri per i canoni di base (0,8 euro) e per le carte di credito (0,7 euro). È aumenta-ta pure la componente di spesa per servizi residuali come la tenuta dei dossier titoli o la liquidazione periodi-ca degli interessi. Tuttavia le spese di gestione dei conti correnti postali ri-mangono inferiori rispetto agli omo-loghi conti bancari. La differenza è pa-ri a 32,2 euro ed è riconducibile alla spesa per canoni delle carte di credito, alle “altre spese fisse” e alle spese di scritturazione contabile.

Il divario è in parte attribuibile alla diversa composizione del paniere di servizi fruiti: la clientela postale, infat-ti, fruisce saltuariamente di servizi co-me la tenuta di dossier titoli che ali-mentano le “altre spese fisse” (il 2% dei clienti postali contro il 20% dei clienti bancari); anche la percentuale di clienti titolare di almeno una carta di credito è molto più bassa tra i conti po-stali (il 12% contro il 36%). Relativa-mente alla parte delle spese variabili, le maggiori differenze sono attribui-bili principalmente alle spese di scrit-tura delle operazioni effettuate allo sportello, sostanzialmente gratuite per i conti postali, e alle minori spese per i pagamenti automatici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

VARIABILE CONTODI BASE GIOVANI

FAMIGLIE AD OPERATIVITÀ

PENSIONATI AD OPERATIVITÀ

BASSA MEDIA ELEVATA BASSA MEDIA

Spese fisse (A) 47,8 33,7 53,3 60,2 65,7 55,5 65

di cui: canoni 43,6 31,0 46,5 56,5 59,8 46,7 54,1

Spese variabili (B) 42,7 22,4 22,6 42,3 50 19,7 36,2

di cui: spese per disposizioni

35,3 18,8 15,6 30,9 38,3 13,4 24,7

Spese totali (A+B) 90,4 56,1 75,8 102,5 115,8 75,2 101,1

Ad ognuno il suo costo

Spesa di gestione dei conti correnti per profilo Isc della clien-tela. Dati 2018, in euro

Fonte: Banca d’Italia

DA 0 A 49 DA 50 A 99 DA 100 A 199 200 E OLTRE

Spese fisse(A) 40,4 55,1 59,8 66,0

di cui: canoni 34,2 47,0 51,9 58,4

Spese variabili (B) 9,2 25,9 35,1 52,6

di cui: spese per disposizioni

6,1 18,1 24,3 38,4

Spese totali(A+B) 49,6 81 94,9 118,6

Tra spese fisse e variabili

Spesa di gestione dei conti correnti per fascia di operatività. Dati 2018, in euro

Fonte: Banca d’Italia

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02ANDARE OLTRE

I TITOLI DI STATO

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

N on si possono avere tassi infinitesimali per i soldi presi a pre-stito e interessi ab-bondanti su quelli in-

vestiti a basso rischio: il costo del dena-ro da cui dipende la remunerazione del credito è unico ed è stabilito dalle ban-che centrali. Il fatto che ci sia favorevo-le o meno, dipende dal lato dell’opera-zione dal quale stiamo, cioè se siamo prenditori o datori di capitali.

Eppure, i tassi bassi di interesse sono sempre fastidiosi da accettare quando

vogliamo far fruttare i risparmi.Ora i tassi di interesse delle banche

centrali principali (la Banca centrale europea, la Federal Reserve america-na, la Banca del Giappone e la Banca d’Inghilterra) sono a zero. Per questo motivo i titoli di Stato hanno raggiunto rendimenti che in molti casi sono ne-gativi, a seconda della qualità del-l’emissione e della sua durata.

Più il titolo è affidabile e meno deve pagare agli investitori. Viceversa, al crescere dei problemi di solvibilità au-menta anche il premio che richiede

di Marzia Redaelli

OBBLIGAZIONI & C.

Rendimenti esigui, l’effetto di misureultra-espansive

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ANDARE OLTRE I TITOLI DI STATO

19

IL SIGNIFICATO DI RATING STANDARD & POOR MOODY'S FITCH

AAA Aaa AAA

AA+ Aa1 AA+

AA Aa2 AA

AA- Aa3 AA-

A+ A1 A+

A A2 A

A- A3 A-

BBB+ Baa1 BBB+

BBB Baa2 BBB

BBB- Baa3 BBB-

BB+ Ba1 BB+

BB Ba2 BB

BB- Ba3 BB-

B+ B1 B+

B B2 B

B- B3 B-

CCC+ Caa1 CC+

CCC Caa2 CCC

CCC- Caa3 CCC-

CC Ca CC

SDD C RDD

Estrema qualità. Titolo solo minimamente sensibilealle circostanze avverse

Alta qualità. Titolo poco sensibile alle circostanze avverse

Qualità medio alta. Titolo moderatamente sensibile alle circastanze avverse

Qualità media. Titolo sensibile alle circostanze avverse

Qualità discutibile. Titolo dalla solidità incerta molto sensibilealle circostanze avverse

Scarsa qualità. Titolo dalla solidità scarsa molto dipendenteda un contesto favorevole

Qualità molto scarsa. Titolo dalla solidità scarsa con alta probabilitàdi insolvenza in un contesto sfavorevole

Situazione vicina all'insolvenza. Alta probabilità o segnale imminentedi insolvenza con minime probabilità di recuperoSituazione di insolvenza. Default effettivo o annunciatocon probabiità di recupero prossime allo zero

I giudizi delle Agenzie sul rischio emittente

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

l’investitore per impegnare i suoi soldi.Questo giudizio di merito (rating) di

chi emette un’obbligazione per racco-gliere capitali è sintetizzato dalle agenzie di rating in un giudizio alfanu-merico (si veda la tabella a pagina 19).

L’Italia ha un rating al limite del con-fine tra investimento a basso rischio (investment grade) e investimento speculativo (high yield, cioè alto rendi-mento) per le principali agenzie che stilano le pagelle. Infatti, le obbligazio-ni del Tesoro danno un rendimento maggiore rispetto a quelle dei Paesi sviluppati europei e anche extra euro-pei. Ma dopo l’approvazione del piano di aiuti anti-pandemia della Commis-sione europea che per la prima volta nella storia comunitaria poggia su una condivisione del debito tra i parteci-panti dell’Unione, il rischio-Paese è stato in gran parte neutralizzato e così anche i titoli di Stato italiani sono riu-sciti ad abbassare la remunerazione ai compratori. Soprattutto, c’è la Bce che acquista grandi quantità di obbliga-zioni dell’area euro per immettere mo-neta nel sistema economico, tenere bassi i tassi di interesse e sostenere in-direttamente l’economia.

Anche se l’inflazione è contenuta a livello globale, per avere un rendi-mento reale positivo bisogna accetta-re un rischio che vada oltre quello delle obbligazioni governative più affidabi-li e investire in titoli di Paesi in via di sviluppo, che emettono titoli sia in va-luta locale sia in valuta forte (dollari o euro). Oppure prestare soldi a società private (corporations), che si affaccia-no sul mercato per raccogliere capitali

e pagano un tasso di interesse tanto maggiore quanto minore è la solidità dei loro bilanci.

In media (sia per durata sia per ri-schio) le obbligazioni corporate inve-stment grade dell’area euro rendono lo 0,5%, mentre le high yield il 3,9%.

Un investimento rischioso, però, è imprescindibile da alcuni elementi che non possono mancare nella decisione di effettuarlo: la consapevolezza della probabilità di perdita del proprio capi-tale, che non è teorica, come insegna il caso Argentina. In secondo luogo, bi-sogna stabilire la suddivisione del por-tafoglio tra le varie attività finanziarie, a maggior ragione le più rischiose, per bilanciare il rischio complessivo. In terzo luogo, è consigliabile analizzare l’investimento o affidarsi a qualche fi-gura professionale in grado di tradurci in modo comprensibile le caratteristi-che più importanti e decodificarne il rapporto tra valore aggiunto e costo, reale e potenziale.

Il rischio di un’obbligazione, infatti, non consiste soltanto nella possibilità del fallimento di chi la emette, ma an-che, per esempio, nell’eventualità di non poter contare sul pagamento delle cedole perché vengono sospese o di averle con un certo ritardo. Ancora, può capitare di dover liquidare l’inve-stimento anticipatamente rispetto alla sua scadenza e non trovare una con-troparte, perché quel tipo di titolo è po-co liquido, cioè poco scambiato. O an-cora di dover vendere a una quotazio-ne inferiore al prezzo di acquisto, so-stenendo una perdita.

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ANDARE OLTRE I TITOLI DI STATO

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re l’investimento a vent’anni. Al mo-mento, il premio di un Bonos a 20 anni è nullo perché a settembre in Italia l’infla-zione è risultata in calo dello 0,5%.

Il fenomeno dei rendimenti rasoterra è ancora più macroscopico se si guardano le emissioni governative considerate più rischiose: il titolo di Stato greco a dieci anni rende meno di un punto percentua-le (0,8% ai prezzi di metà ottobre 2020).

L’Italia, il punto debole (da un punto di vista del debito pubblico) dei principali Paesi dell’Unione europea ha un rating al limite della zona speculativa. Lo scorso aprile Fitch, una tra le agenzie più accre-ditate, ha tagliato a sorpresa il giudizio tricolore a BBB- a causa delle possibili ri-percussioni della pandemia da corona-virus sull’economia e sui conti pubblici. A marzo 2020 il rendimento del BTp (Buono del Tesoro poliennale) rendeva il 2,3% a fronte del -0,2% del Bund tedesco.

A luglio, però, l’approvazione del Re-covery Fund (più propriamente Next Generation Eu) con la condivisione del debito tra i paesi dell’Unione europea ha ridotto il rischio del nostro Paese e ha ri-portato gli acquisti sul BTp, che a quel punto godeva di una protezione comu-nitaria e offriva un rendimento genero-so. Così la spinta sulle quotazioni ha fatto scendere gradualmente il tasso a sca-denza sotto lo 0,7%.

Premio sulla durataI BTp a 30 e a 50 anni, naturalmente, dan-no un rendimento maggiore, che subito dopo la svolta storica europea del piano di aiuti condiviso era a premio sul titolo decennale (rispetto alla media). Il mer-cato però è efficiente, va dove c’è margi-

I tassi di interesse a zero hanno schiacciato il rendimento dei titoli più sicuri in negativo.

Per via dell’incertezza (il motivo che ha indotto le banche centrali ad abbassare i tassi) la richiesta delle emissioni più affi-dabili ha alzato la loro quotazione e ne ha ridotto la remunerazione. Attualmente, chi compra un titolo di Stato tedesco a dieci anni e lo tiene fino alla scadenza avrà un rendimento annuo inferiore al -0,5%. In pratica, anziché ricevere un in-teresse per i soldi prestati al Governo di Berlino, deve pagare mezzo punto per-centuale sul capitale investito.

Curve sott’acquaMolti titoli di Stato con la cedola a tasso fisso hanno un rendimento negativo: quelli tedeschi sono “a pagamento” per tutte le scadenze, dal mese ai trent’anni. Anche il Bund che scade nel 2050, infatti, ha un rendimento annuo pari a -0,1%.

Lo stesso vale per l’intera curva delle scadenze dei titoli di Stato francesi, gli Oat: chiedono un interesse fino ai 15 anni e per le durate a 20 anni danno lo 0,1%.

Anche la Spagna non dà interessi fino al lungo termine e per avere mezzo pun-to percentuale all’anno bisogna allunga-

TITOLI DI STATO

C’è anche chi pagaper averliin portafoglio

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

Buoni fruttiferi al passo coi tempi (e con i tassi a zero)

La pubblicità dei buoni fruttiferi postali recita che risparmiare è facile con i Bfp ga-rantiti dallo Stato. Questo è il loro vantaggio principale. L’emittente (Cdp) è un ente sta-tale e la sottoscrizione non richiede partico-lari competenze, si può andare in un ufficio postale o comprarli online.Il rendimento, invece, è al passo con i tempi della repressione finanziaria, cioè dei tassi di interesse ai minimi storici.Le formule sono diverse, come si vede nella tabella qui sotto, soprattutto per quanto riguarda la durata. Si possono sottoscrivere Buoni per periodi di tre o quattro anni rinno-vabili per un certo numero di volte. Però la remunerazione è davvero contenuta e va dallo 0,25% al 2,5% sui buoni dei minori, a seconda delle scadenze e dei vincoli. Ci sono

anche premi per i piani di versamenti, come nel caso dei Bfp Piano risparmio semplice.I Bfp non hanno costi di sottoscrizione e di rimborso, ma al rendimento bisogna sottrar-re l’imposizione fiscale (agevolata rispetto ad altri strumenti finanziari privati) pari al 12,5% sugli interessi.Bisogna poi fare bene i calcoli con la possibili-tà di dover ritirare il denaro in anticipo rispet-to alla scadenza naturale del Buono. In questo caso, infatti, la corresponsione degli interessi è calcolata in modo diverso a seconda dei prodotti: è vincolata al raggiungimento del periodo minimo previsto nel caso delle formu-le 3x2,3x4 ecc.; il buono ordinario li paga su-perato il primo anno; il piano risparmio facile dà diritto al premio dello 0,5% soltanto alla fine di 24 versamenti.

TIPO DURATA MASSIMA (ANNI) RENDIMENTO INTERMEDIO TASSO ANNUO

LORDO A SCADENZA RISCATTI ANTICIPATI

Buono 3x2 3 o 6 0,10 alla fine del 3°anno 0,30% 50€ e multipli

Buono 3x4 3,6,9,12 0,10% al 3° anno; 0,20% al 6°; 0,50% al 9° 1,00% 50€ e multipli

Buono 4x4 4,8,12,16 0,20% al 4° anno; 0,40% all'8°; 0,75% al 12° 1,25% 50€ e multipli

Buono Ordinario 20 anni 0,05% fino al 4° anno e poi crescente 0,60% Si, interessi dopo 1 anno

Buono 4x4 risparmio semplice 4 anni 0,25% annuo; premio

0,5%con 24 versamenti 0,25% 50€ e multipli

Buoni per i minori 18 anni 0,5% fino al 3° anno e poi crescente 2,50% 50€ e multipli, interessi

dopo 18 mesi

Buono soluzione eredità 4 anni 1,00%

L’OFFERTA DEI BUONI ALLE POSTE

Caratteristiche principali dei Bfp

Nota: oneri fiscali del 12,50% sugli interessi; minimo investibile 50€ Fonte: Poste Italiane; dati in vigore al 6 ottobre 2020

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ANDARE OLTRE I TITOLI DI STATO

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Fonte: Thomson Reuters

I rendimenti dei titoli di Stato di Italia e Germaniaa diverse scadenze

TASSI TEDESCHI SOTTO ZERO

Andamento delle quotazioni dei titoli di Stato delle diversearee geogra�che (Indici Barclay)

UN 2020 IN ALTALENA

110,0

05 OTT01 GEN

Usa+5,12

Italia+2,73Area euro+1,74

Mercati emergenti

-0,74

-0,62

-0,46

Italia 0,81Germania -0,51

105,0

102,5

100,0

95,0

97,5

107,5

92,5

-0,8

-0,4

0

0,4

0,8

1,2

3 M 6 M 9 M 1 A 2 A 3 A 5 A 10 A

-0,38 -0,36-0,27

-0,60

-0,53

-0,61

-0,64 -0,70

-0,16

-0,75

0,19

-0,71

Pressione sui tassi governativine di guadagno e lo spread, cioè il diva-rio, si va riducendo.

Gli analisti finanziari ritengono inte-ressante il margine dato dai titoli a lungo termine perché a meno di sorprese i tassi di interesse si manterranno bassi per un bel po’ di tempo. Con i prezzi di metà ot-tobre 2020 il rendimento del BTp a 30 anni è all’1,5%% e quello a 50 anni a 1,8%. Bisogna però tenere presente che i prezzi dei titoli a lunga durata soffrono in caso di volatilità e di condizioni avverse al mercato obbligazionario in generale, per esempio se i tassi di interesse doves-sero risalire, o di tensioni particolari.

In valuta con cautelaCi sono titoli di Stato a premio di rendi-mento in aree valutarie diverse dall’eu-ro. Non più i Gilt inglesi o i Treasury Usa, che con la crisi e le azioni delle ri-spettive banche centrali hanno rag-giunto i livelli degli europei. E poi han-no un problema di valuta: la sterlina è più che mai sensibile alla Brexit e il dol-laro è indebolito dalla prospettiva di politiche fiscali molto espansive dopo le elezioni presidenziali.

Il dollaro debole, tuttavia, apre op-portunità nelle emissioni dei paesi emergenti più solidi, perché dà sollievo a molte economie in via di sviluppo e rende più stabili le monete locali. Tut-tavia, i titoli emergenti sono adatti a in-vestitori esperti: alcune obbligazioni sono acquistabili soltanto da profes-sionisti ed è consigliabile comunque esporsi attraverso prodotti (fondi di va-rio tipo o gestioni) per diversificare il patrimonio in quote limitate.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

dar luogo a una sottostima della vulnerabi-lità del portafoglio. Nella scelta delle attivi-tà finanziarie, invece, la valutazione dei ri-schi deve essere una priorità al pari degli obiettivi di rendimento. Il mondo corpora-te non può essere considerato un unicum indiviso e indifferenziato. Anche all’inter-no della stessa fascia di classificazione delle agenzie di rating. Ci sono obbligazioni molto diverse non soltanto nell’ampia area dell’investment grade o dell’high yield, ma anche tra titoli che condividono lo stesso giudizio (AAA, BBB, ecc.).

Il punto da chiarire quando si sceglie un’obbligazione corporate, infatti, è se il premio offerto dal suo rendimento rispet-to a quello dei titoli più sicuri (i titoli di Stato cosiddetti free risk) ripaghi del rischio che si corre in termini di mancato pagamento delle cedole o di possibile perdita in conto capitale; dalla risposta dipendono l’am-montare della eventuale sottoscrizione e il suo peso in termini relativi nel portafoglio.

Venti a favoreIn questa fase di mercato ci sono alcuni fat-tori tecnici favorevoli al mondo delle obbli-gazioni corporate, soprattutto le invest-ment grade, cioè le più affidabili e distinte dalle high yield (speculative o ad alto rendi-mento). Così come ci sono fattori avversi da tenere sotto controllo.

I gestori sono in grandissima parte con-vinti che la pressione sui rendimenti possa generare opportunità in funzione della qualità. La crescita indiscriminata del mer-cato del credito, infatti, sta lasciando spazio a una fase in cui il valore delle obbligazioni dipende in maggior misura dai fondamen-tali delle società che le emettono. Alcuni ti-toli investment grade sono supportati an-

I l rendimento ai minimi storici dei titoli di Stato ha alzato l’asticella del rischio. I risparmiatori, infatti,

cercano alternative di investimento che possano remunerare il capitale e sono disposti a cambiare il loro modo usuale di impiegare i soldi al fine di co-struirsi un patrimonio.

Le quotazioni dei bond emessi da società private (corporate) sono state lo sbocco dei nuovi (e numerosi) investitori obbligazio-nari, che vi accedono direttamente, ma più spesso tramite prodotti del risparmio ge-stito come fondi comuni, gestioni patri-moniali o prodotti assicurativi. Il consenso del mercato alle obbligazioni societarie è visibile nell’aumento dei loro prezzi segui-to alle vendite registrate in primavera per timore di insolvenze delle aziende in crisi a causa del coronavirus. Il mondo corporate è comunque immenso e variegato e la tran-quillità dei mercati finanziari o l’appiatti-mento dei rendimenti verso quelli dei titoli più sicuri (che agevolano l’assunzione di ri-schi maggiori) non devono distogliere l’at-tenzione dal rischio dell’investimento.

Il premio al rischioLa maggiore disinvoltura degli investitori unita a un premio al rischio più risicato può

EMISSIONI CORPORATE

Il panoramafuori dalla zonadi comfort: i bond societari

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ANDARE OLTRE I TITOLI DI STATO

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di fallimenti aziendali potrebbe essere più elevato negli Usa che nel vecchio continente.

Volatilità possibileUlteriore supporto al debito delle azien-de europee è arrivato con l'approvazione del Recovery Fund, il piano di aiuti della Commissione europea. Ma i fondamen-tali di bilancio che garantiscono la solvi-bilità delle imprese non devono essere ignorati e per alcune aziende stanno peg-giorando, vista la crisi perdurante causa-ta dalla pandemia. È vero però che le va-lutazioni delle aziende e i loro titoli di de-bito dovrebbero essere valutate anche in vista di una ripresa il prossimo anno, as-sumendo che non ci siano altri shock alla produzione e a i consumi.

Gli utili delle aziende europee sono sti-mati in ribasso del 36% per il terzo trimestre del 2020, ma in recupero del 40% da genna-io a marzo 2021 ( e del 60% nel secondo tri-mestre 2021). Negli Stati Uniti, i profitti stanno scendendo del 20% e nel primo tri-mestre del 2021 dovrebbero risalire del 13% (+44% nel secondo). I settori dove gli utili hanno tenuto di più quest’anno sono le uti-lities, le aziende di servizi di pubblica utilità che distribuiscono luce, acqua, gas e le aziende ad esse collegate (gli utili sono sti-mati in crescita del 3% a fine anno); poi il comparto sanitario e della cura della perso-na, che invece dovrebbe chiudere con i pro-fitti in diminuzione di appena il 3%. Vice-versa, gli ambiti di maggiore difficoltà sono l’energetico (-90%) visto che i consumi di carburante ad uso industriale e personale si è interrotto con la quarantena, e i consu-mi ciclici (-69%), cioè quelli che vanno di pari passo con il reddito, anch’essi arrestati dalla crisi. Anche la mancanza di qualche

che dalle misure straordinarie delle banche centrali, che li comprano nell'ambito dei programmi espansivi. La loro rischiosità è dunque minore che in passato, ma con un rendimento più appetibile di quello dei ti-toli di Stato. Naturalmente bisogna fare se-lezione perché lo spread di rendimento ri-spetto alle emissioni governative si è molto ridotto. Quindi, bisogna trovare un com-promesso accettabile tra esposizione al ri-schio e remunerazione ed essere capaci di individuare nicchie di valore. Il mondo del-le high yield ha sofferto di più l'impatto del coronavirus e offrono spread maggiori, so-prattutto in Europa . Però la scelta, proprio perché si tratta per definizione di titoli ad alto rendimento (che poi così alto non è più) e ad alto rischio, richiede maggiore at-tenzione e professionalità elevata.

Spread in compressioneLe obbligazioni corporate hanno già fatto un po’ di strada quest’anno e, dunque, oc-corre individuare quelle che offrono an-cora un rapporto rischio/rendimento ap-petibile. Da gennaio il rendimento medio globale è sceso di quasi 70 punti base (-0,7%) da 2,3% a 1,6%; quello delle euro corporate da 0,6% a 0,48%. Le high yield dell’area euro, invece, sulla spinta degli acquisti, danno oltre mezzo punto per-centuale in meno e il tasso medio a sca-denza è inferiore al 4%.

Negli Stati Uniti il rendimento medio delle corporate è del 2% (5% per le high yield). Ma per gli investitori italiani ci sono controindi-cazioni: l’investimento è in dollari e la coper-tura del cambio per non incorrere in oscilla-zioni sfavorevoli ha un costo (sebbene si sia ridotto perché dipende dalla differenza dei tassi tra le due aree valutarie). Inoltre, il tasso

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

Il panorama

Obbligazioni societarie europee a tasso fisso con il rendimento maggiore. Dati al 6 ottobre 2020

Italia promossa nel trimestreI profitti delle aziende italiane non fanno ec-cezione alla caduta globale. Anzi, nel terzo trimestre di quest’anno si preannunciano quasi dimezzati (i bilanci non sono ancora noti del tutto). Le società francesi perdono poco meno (-45%), mentre i guadagni netti delle imprese tedesche si prevedono a -23% e quelli delle spagnole a -34%, a dispetto del-l’impatto violento del Covid-19. In compen-so, le società italiane non hanno subìto boc-ciature nel trimestre scorso, a differenza delle francesi e spagnole, più penalizzate.

fattore tecnico favorevole alle obbligazioni corporate, come l’offerta inferiore alla do-manda, potrebbe aumentare gli spread e la volatilità. In settembre si è vista instabilità sui titoli high yield, che non godono del so-stegno delle banche centrali - con qualche eccezione - e che sono più sensibili alle in-certezze. Gli esperti si attendono un incre-mento notevole dei fallimenti tra le azien-de statunitensi con rating high yield, le cui ulteriori emissioni porterebbero volatilità indesiderata nel portafoglio e perdite diffi-cili da recuperare.

INVESTMENT GRADE ISIN EMITTENTE (VALUTA SE DIVERSA DA €) SCADENZA RATING CEDOLA

ANNUA (%)REND. ANNUO A SCADENZA (%)

A breve scadenza… FR0013293883 RCI Banque (£) 08/11/2022 Baa2 1,88 2,09DE000DZ1JBB0 Dz Bank 30/12/2022 A 3,00 2,06DE000DZ1JB29 Dz Bank 30/12/2022 A 3,75 1,89DE000A2YNVU1 Deutsche Pfandbriefbank (£) 21/11/2022 A- 1,75 1,64FR0013016631 Tdf Infrastructure Sasu 19/10/2022 BBB- 2,88 1,31DE000NLB2RB5 Nordeutsche Landesbank Giroz. 14/11/2022 Baa2 0,75 0,87DE000NLB1E80 Nordeutsche Landesbank Giroz. 30/12/2022 Baa2 3,50 0,85DE000NLB2RZ4 Nordeutsche Landesbank Giroz. 08/12/2022 Baa2 0,75 0,84DE000BRL9261 Nordeutsche Landesbank Giroz. 12/12/2022 Baa2 2,50 0,84DE000NLB1J51 Nordeutsche Landesbank Giroz. 30/11/2022 Baa2 2,50 0,83HU0000652821 UniCredit Jelzalogbank(Fiorino) 08/10/2022 Baa1 6,50 0,71…e a lunga FR0013073764 C. Fed. Cr.Mutuel NordEurope 23/12/2030 BBB+ 4,00 3,25DE000DB7XLQ3 Deutsche Bank 23/10/2030 BBB (high) 2,35 2,52DE000NLB2UD5 Nordeutsche Landesbank Giroz. 09/10/2030 Baa2 2,00 1,26SE0011762137 Nordea Hypotek (Corona) 08/10/2030 Aaa 1,80 0,74DE000DDA0T01 Dz Bank 09/10/2030 AA 0,50 0,65FR0013455813 Engie 24/10/2030 A3 0,50 0,35SK4120008228 Vseobecna Uverova Banka 29/11/2030 Aa2 5,35 0,24DE000DDA0PB6 Dz Bank 13/11/2030 AA+ 1,17 0,13JFONTE: Reuters

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ANDARE OLTRE I TITOLI DI STATO

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HIGH YIELD ISIN EMITTENTE SCADENZA RATING CEDOLA

ANNUA (%)REND. ANNUO A SCADENZA (%)

A breve scadenza… DE000A19SPK4 Corestate Capita 28/11/2022 BB 1,38 12,97SE0010832071 Transcom Holding 22/03/2023 CCC+ 6,50 11,16DE000A2NBY22 Diok RealEstate 01/10/2023 B- 6,00 8,55FR0013183571 Tereos Finance Groupe 16/06/2023 B+ 4,13 7,31AT0000A1LHT0 Novomatic 20/09/2023 BB+ 1,63 4,88SE0010830950 Polygon 23/02/2023 BB- 4,00 3,82DE0002539566 Deutsche Hypothekenbank 20/11/2023 Ba2 5,30 3,52DE000NLB2HD2 Nordeutsche Landesbank Giroz. 02/10/2023 Ba2 4,75 3,35IT0005108490 Autostrade per l'Italia 12/06/2023 Ba3 1,63 3,34DE000NLB2HC4 Nordeutsche Landesbank Giroz. 02/10/2023 Ba2 4,75 3,12…e a lunga IT0005380578 F Brasile-Forgital Gr.($) 15/08/2026 B3 7,38 11,36DE000A2AAV39 Deutsche Pfandbriefbank 03/11/2031 BBB (low) 4,12 5,79DE000DL19S19 Deutsche Bank 15/06/2026 BB+ 4,20 4,89DE000A2DASM5 Deutsche Pfandbriefbank 22/02/2027 BBB (low) 4,60 4,44DE000NLB8JM6 Nordeutsche Landesbank Giroz. 08/12/2025 Ba2 4,22 3,77DE0007025140 Deutsche Pfandbriefbank 13/03/2026 BB+ 6,55 3,57FR0013451416 Renault 04/10/2027 Ba2 1,13 3,28DE000A2DAST0 Deutsche Pfandbriefbank 24/05/2027 BBB (low) 3,38 3,26DE000NLB8K69 Nordeutsche Landesbank Giroz. 30/03/2026 B+ 3,50 3,24

causata dal coronavirus.Le numerose incognite che presenta

rendono fallibili le previsioni sull’anda-mento dei mercati. L’unico consiglio che danno i gestori di capitali è di tenere un atteggiamento prudenziale, orienta-to agli obiettivi di lungo termine; di pre-servare un cuscinetto di liquidità per ogni evenienza, dalla necessità di dena-ro all’opportunità di rientrare sui mer-cati appena l’orizzonte si schiarisca e si capisca dove andare.

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Gli studi degli economisti evidenziano che i tagli del merito di credito delle aziende da parte delle agenzie di rating si stanno differenziando per settore. In settembre, l’auto, le banche, l’energia e l’immobiliare europei hanno sofferto più ribassi, mentre il commercio al dettaglio nell’investment grade e le utility nell’high yield si sono mo-strati più solidi.

Il mondo che verràLa difficoltà maggiore nel decidere un investimento, anche obbligazionario, è

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE ANDARE OLTRE I TITOLI DI STATO

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di un indice. Ma l’ingegneria finanzia-ria sforna sempre nuove soluzioni per offrire ai clienti prodotti appetibili.

I tassi ai minimi termini, però, li-mitano anche per i gestori la possibi-lità di dare un rendimento positivo, anche perché i costi degli strumenti attivi (amministrativi, per l’operati-vità ecc.) sono elevati rispetto ai margini. Inoltre, se il mercato è piat-to e non permette arbitraggi tra i prezzi di acquisto e di vendita, la scarsità dei rendimenti affligge an-che gli Etf più smart, cioè quelli che hanno un certo agio nella scelta dei sottostanti e delle operazioni.

In generale, più il mercato è traspa-rente ed efficiente e più è difficile per il gestore creare valore aggiunto. Le possibilità di aumentare il tornaconto dell'investimento salgono se il merca-to offre spazi di manovra al gestore, è complesso e le informazioni e le com-petenze degli operatori fanno la diffe-renza. Ma non è la prossimità di un mercato che lo rende un ambito da esperti, dipende anche dal tipo di inve-stimento: comprare titoli di Stato ci-nesi, per esempio, è più semplice che selezionare obbligazioni di società sempre cinesi, spesso poco trasparen-ti benché pubbliche.

Il confronto tra fondi ed Etf venduti in Italia mostra che da gennaio i fondi attivi battono in media gli Etf nella ca-tegoria degli obbligazionari euro cor-porate, mentre negli obbligazionari governativi area euro e in quelli emer-genti i prodotti passivi hanno media-mente guadagni più elevati.

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È possibile diversificare il portafoglio su obbligazioni più rischiose dei titoli di Sta-

to anche senza essere investitori professionisti.

Per esempio indirettamente, attra-verso i prodotti di risparmio gestito che permettono di puntare su più atti-vità finanziarie senza concentrare il ri-schio, anche con un importo limitato.

Tra gli strumenti disponibili ci sono i fondi attivi, per i quali un gestore fa la selezione dei titoli con l’obiettivo di massimizzare il rendimento; i fondi passivi (anche quotati, gli Exchange Traded Funds), che invece copiano il paniere di investimento di un mercato più o meno ampio, comprando i titoli di un indice, per esempio un indice ob-bligazionario globale o uno dei titoli ad alto rendimento europei e così via; le gestioni patrimoniali variamente personalizzate, di solito riservate ad ammontari elevati di capitale; le poliz-ze assicurative unit linked che inve-stono in fondi di investimento; i certi-ficati, che funzionano con meccani-smi più sofisticati, che per esempio prevedono un certo risultato al rag-giungimento di soglie predeterminate

RISPARMIO GESTITO

Fondi e gestioniper non ballareda soli, ma occhioal risultato

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03L’APPRODO

IN BORSA

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

L e politiche monetarie ul-traespansive varate dalle banche centrali in questi anni hanno comportato un crollo senza precedenti

dei rendimenti del mercato obbliga-zionario. La pandemia ha costretto i banchieri centrali agli straordinari. Il varo di misure ancora più espansive per far fronte alla minaccia senza pre-cedenti del virus non ha fatto altro che amplificare il processo di compressio-ne dei tassi di interesse già in atto da parecchi anni. E le aspettative sono per

il mantenimento degli stimoli mone-tari attualmente in vigore per molto tempo ancora. Specialmente se doves-se concretizzarsi il rischio di una spira-le deflattiva (prezzi in calo) nelle prin-cipali economie occidentali.

Con i beni rifugio sempre meno red-ditizi (se non addirittura onerosi visti i tassi negativi di buona parte dei titoli di Stato dell’Eurozona) avere una quota di portafoglio esposta sull’azionario è diventata una strada obbligata per tanti investitori che si sono trovati di fronte al bivio se rischiare per far frut-

di Andrea Franceschi

BORSE

Mercati azionariappesi al filo del vaccino

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L'APPRODO IN BORSA

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ADOBESTOCK

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

tare il proprio portafoglio oppure ar-rendersi all’inevitabile erosione del suo valore. E secondo diversi osserva-tori è proprio questa situazione di as-senza di alternative ha contribuito quest’anno al rapido rimbalzo degli in-dici di Borsa. Nel gergo degli addetti ai lavori questa situazione è fotografata dall’acronimo “Tina”, che sta per “The-re Is No Alternative” (vedi scheda a pa-gina 37). Cioè non ci sono alternative.

La necessità di far fruttare il proprio portafoglio rende l’assunzione di ri-schi una strada obbligata ma questo ovviamente non significa che non si possa minimizzarli il più possibile. Attraverso, ad esempio, un’attenta di-versificazione e mantenendo possi-bilmente un orizzonte di lungo perio-do nel momento in cui lo si pianifica. Nel breve termine gli indici sono sog-getti alla volatilità e un evento dirom-pente e inatteso come la pandemia può comportare svalutazioni anche molto importanti nel giro di poche settimane. Ma se si osserva l’anda-mento su un arco temporale più lungo la situazione cambia: negli ultimi 15 anni il mercato a livello globale ha messo a segno un rialzo del 110 per cento. Le Borse insomma hanno il passo del maratoneta ed è sulle lun-ghe distanze che se ne dovrebbe valu-tare l’opportunità e la rischiosità.

Certo bisognerebbe avere la sfera di cristallo per sapere in che direzione si muoveranno le Borse nei prossimi anni. Ma gli elementi a nostra disposi-zione ci consentono di fare un quadro della situazione ad oggi e identificare le variabili destinate a condizionare la

SULL’ALTALENA DEI SETTORI

Il divario tra vincitori e perdenti da virus aperto dalla pandemia resta molto elevato. A marzo l’indice Dow Jones European Consumer Cyclicals, che monitora il settore dei beni di consumo ciclici (auto, vendite al dettaglio, turismo) è arrivato a perdere oltre il 40% da inizio anno scontando gli effetti della recessione in arrivo. L’indice ha recuperato da allora, ma a fine otto-bre restava ancora sotto di 10 punti percentuali. Un comparto favorito dal lockdown come la tecnologia è inizialmente crollato in scia al resto del mercato (il Dow Jones Europe Technology è arrivato a perdere oltre il 30%) ma già ai primi di giugno ha recuperato le perdite e a fine ottobre viaggiava oltre i livelli di inizio anno. Difficilmente questo divario potrà essere colmato. Almeno fintanto che il virus continuerà a pesare sulla fiducia di consumatori e imprese zavorrando la ripresa. Ad oggi il cosiddetto “portafoglio lockdown”, basato sui settori come la tecnologia, la sanità e altri business poco soggetti al distanziamento sociale e all’anda-mento del ciclo economico, continua ad essere una scelta vincente. Di certo il potenziale di crescita per questi titoli si è ridotto a giudicare dei rialzi “monstre” messi a segno. La volatilità che ha colpito a inizio set-tembre l’inflazionato comparto tecnologico a Wall Street (-10% dai massimi in appena cinque sedute) è il segnale che il mercato è sempre pronto a chiedere il conto di certi eccessi. È anche vero che, al netto della volatilità di breve periodo, tra gli investitori è ormai consolidata la convinzione che la pandemia farà da acceleratore di quel processo di quella rivoluzione tecnologica in atto da diversi anni. Questo spiega le valutazioni a premio dell’indice Nasdaq100 i cui com-ponenti vengono mediamente valutati 30 volte gli utili attesi. Sono multipli di Borsa nettamente più alti della media dell’ultimo decennio che, stando alla banca dati S&P Market Intelligence, indica un prezzo/utili attesi medio di 19 volte.

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L'APPRODO IN BORSA

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I TEMPI DEL VACCINO

La capacità dei governi di contenere i contagi mini-mizzando l’impatto sull’economia sarà una variabile decisiva per evitare una nuova contrazione del Pil nel quarto trimestre. Nel frattempo resta alta l’attenzione degli operatori sui progressi della scienza. Diversi vaccini sono ormai alla fase finale di sperimentazione e ci si attende un verdetto sulla loro sicurezza ed effi-cacia nel contrastare il virus. Per i mercati, anticipatori di natura, la scommessa sui tempi di una possibile campagna vaccinale è strettamente correlata alla speculazione sui tempi della ripresa. Anche su questo fronte tuttavia le incertezze non mancano. Stabilire in tempi stretti e con precisione l’efficacia di un vaccino potrebbe rivelarsi meno semplice del previsto. E an-che una volta che la sperimentazione sarà ultimata e le autorità sanitarie avranno dato la loro approvazione ci saranno enormi problemi logistici da gestire: la distribuzione su scala mondiale di vaccini che devono essere conservati a bassissime temperature non sarà una passeggiata. È illusorio insomma pensare che l’arrivo di un vaccino possa automaticamente com-portare la fine dell’emergenza e il ritorno alla normali-tà. Molto più probabile lo scenario di una convivenza con il virus destinata a durare a lungo i cui disagi po-tranno essere solo gradualmente contenuti dai pro-gressi della scienza. Se questo fosse lo scenario che si prospetta difficilmente si potrebbe ipotizzare sui mercati azionari una ripresa delle quotazioni di quei settori più esposti alla pandemia le cui valutazioni a sconto potrebbero rappresentare un’occasione. Ov-viamente questo scenario e soggetto a possibili varia-zioni in senso positivo o negativo. Se nei prossimi mesi dovessero verificarsi successi inaspettati sul fronte scientifico il mercato potrebbe reagire con una fiammata a rialzo. Viceversa cattive notizie sul fronte vaccini o un peggioramento del quadro epidemiologi-co possono innescare una reazione opposta.

performance degli indici nei mesi a venire. La più importante di queste è sicuramente l’evoluzione della pan-demia, evento che più di ogni altro ha messo a dura prova gli equilibri del-l’economia mondiale e scosso i mer-cati finanziari.

A giudicare dalla performance del-l’indice azionario globale Msci World, che in pochi mesi ha recuperato dal crollo di marzo, si direbbe che la Borsa si è messa alle spalle la crisi. La realtà è più complessa: il semplice saldo del-l’indice non fotografa in maniera com-pleta lo shock da virus. Shock che è sta-to asimmetrico da settore a settore. Un uragano per il turismo, i trasporti e tut-ti i comparti “ciclici” esposti alla reces-sione. Un’opportunità senza prece-denti per settori come la tecnologia o la sanità che ne sono usciti più forti. Il fat-to che il peso di questi ultimi sia pre-ponderante a Wall Street e quindi sul-l’indice globale (insieme valgono il 35% dell’Msci World) ha finito inevita-bilmente col distorcere un quadro ge-nerale estremamente polarizzato tra vincitori e perdenti.

La polarizzazione è stata anche di natura geografica. Sebbene la seconda ondata in queste settimane stia col-pendo duramente anche molti Paesi che erano stati colpiti in misura limita-ta a primavera resta ancora evidente il divario tra listini come Madrid, in calo di oltre il 30% da inizio anno, e la Borsa di Francoforte che risulta sotto di 12 punti. D’altro canto l’impatto econo-mico è stato molto maggiore in un Pae-se come la Spagna. Sia perché l’emer-genza sanitaria è stata più dura. Sia

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

Capitalizzazione in termini assoluti e peso % oggi e ad inizio anno

INIZIO ANNO OGGI

OGGIINIZIO ANNO

Tecnologia

Beni di consumodiscrezionali

Sanità

Finanza

Comunicazioni

Industria

Largo consumo

Immobiliare

Utilities

CAPITALIZZAZIONEin miliardi di euro

40,0 47,0

Fonte: S&P Market Intelligence

Materie prime

Energia

0 5 10 15 20 25

19,4

10,9

12,8

15,8

11,7

9,6

8,4

7,0

3,7

6,7

2,9

2,7

2,8

2,5

3,3

3,6

6,6

7,9

10,0

13,5

13,9

24,3

Il peso dei settori a Wall street perché la sua economia a forte voca-zione turistica l’ha resa particolar-mente esposta alla crisi. Il forte peso della manifattura, più resiliente alla pandemia dei servizi, ha per contro so-stenuto la Germania che, dalla sua può contare anche su un forte legame com-merciale con la Cina, il Paese uscito meglio dall’emergenza sanitaria.

Anche al Paese della Grande Mura-glia i mercati hanno riconosciuto i me-riti, a giudicare dall’exploit dell’indice Csi300 (+15%). È stato soprattutto alla luce del netto rialzo messo a segno dai mercati cinesi che si spiega la perfor-mance dell’indice Msci Emerging Markets che ha azzerato le perdite da inizio anno. Ma anche in questo caso il quadro generale è viziato dal fatto che l’azionario cinese ha un peso prepon-derante sull’indice. Altri Paesi emer-genti non ne sono usciti altrettanto be-ne. Il caso più eclatante è quello del Brasile, falcidiato dal Covid, che ha vi-sto l’indice azionario Bovespa perdere oltre il 20% da inizio anno.

Guardando al futuro la risalita dei contagi e le nuove misure restrittive rischiano di provocare una nuova contrazione delle attività (la temuta ripresa a W). Non è chiaro tuttavia quanto sarà marcata questa contra-zione. Fino a poche settimane fa gli addetti ai lavori erano piuttosto con-cordi nell’escludere la riproposizione di uno scenario come quello della scorsa primavera (lockdown rigidi su base nazionale) nella convinzione che gli Stati avessero oggi più strumenti e conoscenza per affrontare la pande-mia. L’impennata dei ricoveri di questi

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L'APPRODO IN BORSA

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giorni e lo stress a cui sono stati sotto-posti i sistemi sanitari hanno convinto molti a mettere da parte l’ottimismo. Eppure c’è chi invita a guardare ai pro-gressi della scienza e a concentrarsi su come sarà la ripresa nel 2021. Su vacci-ni e cure si stanno facendo importanti passi avanti e una svolta su questo fronte potrebbe avere effetti econo-mici rilevanti. Diversi vaccini sono or-mai alla fase finale di sperimentazio-ne. Ora si attende un verdetto sulla lo-ro sicurezza e soprattutto sulla loro ef-ficacia nel contrastare il virus.

Per i mercati, anticipatori di natura, la scommessa sui tempi di una possi-bile campagna vaccinale è stretta-mente correlata alla speculazione sui tempi della ripresa. Anche su questo

fronte, tuttavia, le incertezze sono tante. Il primo luogo, stabilire l’effica-cia di un vaccino, potrebbe rivelarsi meno semplice del previsto. Il secon-do luogo, la distribuzione su scala mondiale di vaccini che devono essere conservati a basse temperature, com-porta problemi logistici di non secon-daria importanza. La situazione in al-tre parole resta fluida e l’evoluzione tutt’altro che scontata.

Lo stesso vale per l’altra grande va-riabile che condizionerà l’andamen-to dell’economia nei prossimi mesi: il maxi-piano di investimenti pub-blici che saranno finanziati dal Re-covery Fund e che vedranno la luce nei mesi a venire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I CANDIDATI ALLA FASE FINALEDI SPERIMENTAZIONE

LO STATO DI AVANZAMENTO

Fonte: Milken Institute Fonte: Milken Institute

Univ. Oxford/AstraZeneca

Sinovac/Instituto Butantan

Wuhan Inst./Sinopharm

Beijing Inst./Sinopharm

Moderna

Gamaleya Research Inst.

CanSino Biologics

Janssen Pharma

BioNTech/Fosun/P�zer

Novavax

Regno Unito

Cina/Brasile

Cina

Cina

Usa

Russia

Cina

Usa

Usa/Germania/Cina

Usa

213

In fase �naledi sperimentazione

10

In sperimentazione35

Vaccini allo studioa livello globale

La corsa al vaccino

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

che ciò che viene dopo quelle flessioni è solitamente gratificante per gli investi-tori a lungo termine che hanno abba-stanza tempo per superare la volatilità temporanea - spiega Emanuele Perini, fondatore di Best Stocks -. In particola-re, maggiore è l’entità del calo, maggiori sono le probabilità che il mercato azio-nario sarà più alto entro cinque anni. Inoltre, maggiore è il calo delle azioni, migliori saranno i rendimenti successi-vi. Il consiglio? Non bisogna commette-re l'errore tipico degli investitori princi-pianti, ovvero non investire o addirittu-ra vendere in perdita durante le fasi ci-cliche di correzione. Bisogna invece imparare ad investire regolarmente sui mercati con piani di accumulo mirati e allo stesso tempo mantenere sempre al-meno un 20% di liquidità pronta da in-vestire in caso di crollo del mercato».

Un investitore quindi non può pre-scindere da una strategia. Non deve avere la presunzione di allocare tutto il capitale in un unico momento esponen-dosi così al rischio del caso (può andar bene se dovesse entrare da quello che con il senno del poi si rivelerà essere sta-to il punto di minimo, ma può anche an-dar male se invece si tratterà dei massi-mi). Piuttosto è più corretto un piano di accumulo, riservandosi una parte im-portante di liquidità proprio da allocare nei momenti in cui il mercato vede nero e quota a forte sconto anche le aziende con più valori fondamentali in bilancio.

Un’altra buona regola è quella di com-prendere che l’economia (e di conse-guenza i mercati finanziari) sono ciclici. Se si riesce ad anticipare il prossimo ci-clo è chiaro che si incamera un certo

di Vito Lops

N on ci sono mai momenti dav-vero tranquilli per i mercati azionari. Anche quelli caratte-

rizzati da una calma (apparente) - con-traddistinti da una bassa volatilità e per tale può essere considerato un indice Vix tra i 10 e 15 punti - possono sempre nascondere nubi all’orizzonte. Ecco perché chi investe nei mercati azionari - e quindi si dà per scontato che abbia un orizzonte temporale di almeno 24-36 mesi altrimenti più che un investitore sarebbe una sorta di trader di posizione - deve acquisire l’abilità di saper mante-nere i nervi tranquilli durante le fasi di turbolenza. Questo perché le correzioni fanno parte dei mercati finanziari e, in particolar modo del mercato azionario. Basti pensare che in media si assiste a un calo di almeno il 10% almeno una volta all’anno. Ogni quattro o cinque anni, ci sarà un calo del 20%, e molti investitori daranno per certo che si andrà verso un mercato ribassista a tutti gli effetti. E una volta ogni dieci anni, si assiste a un calo davvero massiccio del 30% o più, proprio come abbiamo visto all'inizio del 2020. «La buona notizia, tuttavia, è

PREVISIONI

Gli indicatorida seguire per tenersi pronti a tornare in Borsa

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L'APPRODO IN BORSA

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vantaggio rispetto agli altri investitori. Bisogna sempre chiedersi? Verso quale ciclo economico siamo direzionati? In questo autunno pandemico la risposta che molti esperti danno, tra i quali anche gli analisti della banca d’affari Goldman Sachs, è che stiamo andando verso la re-flazione. Un contesto caratterizzato da una ripresa dell'economia e dell'infla-zione. Con la crescita di quest'ultima, tuttavia, non tale da spingere le banche centrali a ricalibrare le politiche mone-tarie espansive andando cioè a rialzare i tassi. Di solito gli addetti ai lavori osser-vano il mercato delle materie prime per provare a cogliere il sentiment su un ci-clo economico. E in questo momento tra le commodities spicca il balzo del rame, risalito di oltre il 50% rispetto ai minimi di periodo toccato a marzo 2020. Perché se il rame dà segnali di risveglio dopo un lungo torpore su livelli molto bassi può voler dire che lo scenario di medio-ter-mine che ci aspetta potrebbe essere ap-punto la “reflazione”.

«Se osserviamo il rapporto tra rame ed S&P500 si ricava che il primo si sta progressivamente rafforzando sul se-condo - spiega Stefano Bottaioli, consu-lente finanziario e responsabile territo-riale di Banca Consulia -. Lo stesso acca-de confrontando l'indice azionario americano con l'argento e le Borse dei Paesi emergenti. Molti segnali che stan-no arrivando dai mercati indicano quin-di che si sta aprendo la strada per una fa-se di reflazione. Queste fasi, come acca-duto tra il 2010 e il 2011, vedono in prima battuta uno strappo rialzista dell'oro, come quello che c'è stato a partire dal 2019, seguito da un break out dell'ar-

My name is Tina

There is no alternative. Tina. È questo l’acronimo che va per la maggiore nelle stanze degli operatori finanziari. Questo perché l’altra grande alternativa alle azioni, ovvero i bond, sono diventati uno strumento di politica monetaria (i bond vengono acquistati dalle banche centrali per immettere liquidità sui mercati e di conse-guenza sono diventate carissime, con ogni probabilità in bolla). Le valute, per chi è interessato a investirvi, si stanno appiattendo perché le banche centrali hanno portato i tassi a zero quasi in tutto il mondo e quindi non c’è più un differenziale di tassi elevati tra i vari Paesi tale da spingere gli acquisti verso una valuta piuttosto che un’altra. E quindi vincono ancora le azioni.Per capire in che punto ci troviamo, basta porsi questa domanda: quanti anni occorre “aspettare” prima che il capitale investito rad-doppi? Dipende ovviamente da molti fattori. Limitandosi però a fotografare gli attuali rendimenti delle principali classi di investimen-to e ipotizzando che lo scenario non cambi granché nei prossimi anni è possibile ottenere una proiezione sul futuro. Cominciamo dai bond. Non è una novità che i rendimenti stiano crollando in tutto il mondo per effetto delle politiche delle banche centrali. Oggi il rendimento globale medio dei bond è scivolato allo 0,49%. Di questo passo occorrerebbero 147 anni per poter veder raddoppiato il proprio capitale con un investimento 100% obbligazionario. Ancora più eclatante la distanza temporale se si considera la liquidità (e quindi in questo caso si fa riferimento a strumenti come fondi monetari). Dato che il rendimento nominale si attesta allo 0,1% il tempo necessario perché 1.000 euro investiti oggi si trasformino in 2.000 è sostanzial-mente lunare: 720 anni. Senza considerare che nel frattempo l’infla-zione, per quanto bassa essa ormai sia, andrebbe con ogni probabili-tà a erodere del tutto in termini reali questi 1.000 euro guadagnati in più di 700 anni. Se ci spostiamo sulle azioni, il cui rendimento medio annuo si attesta invece al 5,49% stando ai calcoli effettuati da Robe-co, il tempo si accorcia inesorabilmente: in 13 anni il capitale oggi investito in azioni tendenzialmente andrà a duplicarsi. Questi dati confermano che se le banche centrali non cambieranno prima o poi rotta, per gli investitori sarà sempre più complesso sfuggire all’acronimo che oggi va per la maggiore nelle sale operati-ve: Tina. There is no alternative. Sottointeso, alle azioni.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE L'APPRODO IN BORSA

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gento, come visto a partire da marzo di quest'anno, e successivamente del ra-me che, come detto, inizia a dare segnali di maggiore forza relativa. Quando ciò accade, dal punto di vista del mercato azionario, i Paesi emergenti tendono a sovraperformare Wall Street. Ecco per-ché in questa fase - conclude Bottaioli - mi concentrerei in particolar modo nell'analisi di rame, dollaro e azionario emergente. Classi di investimento estremamente correlate, soprattutto nelle fasi di reflazione che storicamente premiano in misura preponderante l'area emergente, primis in Cina, Paese che a differenza di Europa e Stati Uniti non pare avere tra l'altro problemi di se-conda ondata da coronavirus».

La stessa idea emerge da uno studio

di Gmo, società giapponese di analisi e finanza, che si aspetta per i prossimi sette anni un rendimento reale medio annuo del 9,3% per le azioni categoria value dei Paesi emergenti a fronte di tassi reali negativi stimati a Wall Street. Insomma se finora non c'è stata partita tra Usa ed Europa nei prossimi anni Wall Street potrebbe passare il testi-mone della crescita azionaria alle azio-ni cicliche (value) dei Paesi emergenti che dovrebbero beneficiare più di tutte del risveglio di materie prime indu-striali come rame e argento (quest'ulti-mo è sì un metallo prezioso ma per il 60% della sua produzione viene utiliz-zato a livello industriale).

Tutto però dipende dal dollaro. Se il biglietto verde rimarrà basso e conti-nuerà a svalutarsi - con un dollar index sotto i 90 punti rispetto ai 102 toccati a marzo nel momento più acuto della crisi pandemica e rispetto ai 93 attuali - lo scenario di reflazione, con tutto ciò che ne consegue in termini di investimenti, potrebbe trovare la strada libera. Al con-trario episodi strutturali che potrebbero portare a un rafforzamento del dollaro - come una duratura crisi economica glo-bale o una Fed che contraddica se stessa andando ad alzare i tassi in anticipo - manderebbero gambe all'aria lo scena-rio di reflazione. Scenario, come detto, di cui si iniziano ad intravedere le basi ma al quale (volenti o nolenti) non tutti i gestori stanno dando peso: la percen-tuale di azioni emergenti nei portafogli globali si attesta nel 2020 al 6,9%, in calo rispetto al 7,3% del 2019 e, soprattutto, al 13,4% del picco raggiunto nel 2010.

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04IL FATTORE

TEMPO

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

L a scelta dell’asset allocation del proprio portafoglio di-pende da molteplici variabi-li che debbono essere pon-derate. Si parte intanto dagli

obiettivi che l’investitore vuol raggiun-gere alla luce della situazione patrimo-niale e reddituale, la quota che può de-stinare al risparmio, l’età, la propensio-ne al rischio e altre variabili.

Non c’è nulla di più personalizzato di questa scelta e quindi servono cono-scenze e competenze specifiche per evi-tare di assumere opzioni avventate o

non adatte alla propria situazione. Er-rori che si possono pagare cari con per-dite che possono lasciare il segno non solo nel portafoglio, ma anche a livello psicologico impedendo così di affron-tare serenamente le scelte in un campo strategico per il futuro e il benessere di ognuno di noi.

Il contesto di mercatoOggi, più che in passato, un’accurata as-set allocation non può prescindere dal contesto di mercato profondamente al-terato da oltre un decennio di massicci

di Andrea Gennai

ASSET ALLOCATION

L’età imponeil giusto equilibriotra azioni e bond

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IL FATTORE TEMPO

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Fonte: JPMorgan Am

L’ULTIMO VENTENNIOI rendimenti annualizzati delle asset class dal 1999 al 2019

IL TEMPO ABBATTE LA VOLATILITÀIl range di oscillazione dei rendimenti per bond, azioni e un portafoglio 50/50 relativo ad asset Usa dal 1950 al 2019

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2%

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7,9 7,67,0

6,15,6 5,4 5,0

3,8 3,42,5 2,2

1,71,0

AZIONI BOND PORTAFOLIO 50% BOND / 50% AZIONI

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-10

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VARIAZIONI A UN ANNO VARIAZIONI A 5 ANNI VARIAZIONI A 10 ANNI VARIAZIONI A 20 ANNI

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1% 5%

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23% 21% 19% 16% 16% 17%12% 14%

Su e giù con i listini

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

interventi delle banche centrali. È que-sta forse la novità più importante del-l’ultimo mezzo secolo. Se in passato al-cune regole, come ad esempio le correla-zioni tra alcune asset class, erano rima-ste immutate per decenni, oggi ci troviamo ad analizzare mercati che sono stati profondamente cambiati nelle loro dinamiche dall’immissione di liquidità.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, quando il mondo si avviava dopo oltre un decennio a una normalizzazione, è arrivato il Covid-19 che ha spinto le ban-che centrali a nuovi interventi. Le mos-se sono state incisive e ben accolte dagli operatori e questo spiega come mai il mercato azionario abbia inizialmente vissuto un mercato ribassista della du-rata di un solo mese a fronte di una crisi che è molto più pesante di quella del 2008 che allora generò un ribasso azio-nario molto più prolungato.

Sul versante delle obbligazioni i ren-dimenti sono stati schiacciati per effetto della massiccia immissione di liquidità e questo ha portato molti titoli in territo-rio negativo, a partire dal Bund.

In passato, ad esempio, l’asset allo-cation di un persona non più giovanis-sima che si avvicinava alla pensione doveva progressivamente ridurre l’esposizione al rischio per mantenere il capitale accumulato. Dal 2013 l’obbli-gazionario mondiale ha chiuso 15 anni su 17 garantendo il ruolo di investimen-to più sicuro. Da inizio 2020 la perfor-mance è molto positiva, intorno al 6%. Ma quanto potrà durare con tassi sem-pre più compressi?. Al momento l’infla-zione non è un pericolo ma gli esperti stanno mettendo in guardia sulla ripre-

Sulla scia dei mercati

Come andranno i mercati finanziari nei prossimi anni? La domanda è da un milione di dollari. Nessu-no sa la risposta ovviamente, ma le case di investi-mento devono cimentarsi in scenari probabilistici per capire le possibili evoluzioni delle asset class e dare indicazioni di massima su come investire. Nelle ultime settimane di ottobre Robeco ha rila-sciato l’outlook fino al 2025, uno scenario ancora più complesso per l’imprevedibilità della pandemia in corso. In particolare i riflettori sono puntati sull’azionario, l’unica area che può dare delle pro-spettive di rendimento attraente in un quadro di tassi a zero. Secondo Robeco i rendimenti azionari saranno inferiori alle stime di lungo termine. L’azionario dei paesi sviluppati è leggermente sopravvalutato, soprattutto in virtù delle eccessi-ve valutazioni Usa. Robeco ha rivisto al rialzo le previsioni di rendimento per i mercati emergenti. Spesso, infatti, quando la forza dell'inflazione sorprende i mercati sviluppati, i mercati emergenti recuperano in termini di utili per azione. I rendi-menti attesi si attestano quindi al 6,75%.A preoccuparsi dei mercati finanziari non saranno più le banche, ma i governi. Questo farà aumentare la volatilità visto che i politici sono meno inclini a fornire sostegno rispetto alle banche centrali. Una questione chiave da considerare, nella riflessione sui possibili scenari futuri, è se i responsabili poli-tici riusciranno a mantenere i tassi reali su livelli abbastanza bassi per un periodo di tempo signifi-cativamente esteso da facilitare una ripresa eco-nomica autosufficiente. Il tema chiave diventa il rapporto tra politiche mo-netarie e politiche fiscali: le prime hanno sparato quasi tutte le cartucce a loro disposizione e le scelte fiscali diventano sempre più strategiche per il futu-ro dell’economia mondiale.

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IL FATTORE TEMPO

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sa dei prezzi nei prossimi anni.

Azioni vs bondL’investimento azionario sembra quin-di la scelta quasi obbligata in epoca di tassi a zero e repressione finanziaria an-che per un asset allocation di persone non più giovanissime che dovrebbero puntare prima di tutto a preservare il ca-pitale. L’azionario è più rischioso e vola-tile: secondo un’analisi di JPMorgan Am, per avere garanzie di un ritorno an-nualizzato positivo 10 anni di investi-mento non possono bastare.

Analizzando le dinamiche degli asset Usa negli ultimi 70 anni, si osserva che sull’equity la performance annualizzata a 10 anni (rolling) oscilla tra -1% e +19%. Azzeccare una fase di mercato non par-

ticolarmente favorevole espone a dei ri-schi, mentre per i bond storicamente questo lasso di tempo è sempre suffi-ciente per avere ritorni annualizzati po-sitivi. Esporsi sull’azionario significa comunque dover adottare delle scelte che richiedono tempo e più l’età degli in-vestitori avanza maggiore è il rischio di non poter trarre gli sperati vantaggi dal proprio portafoglio. Una ipotesi che non rallegra nessuno e che deve essere at-tentamente ponderata.

Negli ultimi 20 anni (fino al 2019) a livello globale l’asset class che ha ga-rantito il ritorno annualizzato più alto è stato il Reit (fondi immobiliari) con guadagni di poco sopra l’11% mentre la peggiore performance è per le commo-dity (appena l’1%).

Guadagni e perdite

Fonte: JPMorgan AM

Andamento dei bond globali total return (Indici Bloomberg Barclays) dal 2002 a giugno 2020. In %

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020

RENDIMENTO % ANNUO PERDITA MASSIMA DURANTE L’ANNO

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE IL FATTORE TEMPO

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L’incognita dei bond

Molti osservatori prevedono un periodo prolungato di tassi di interesse reali negativi a livello internazio-nale, il che significa che l’impatto sull’asset alloca-tion sarà molto critico visto che i bond sono una componente essenziale dei portafogli. L’attuale pandemia ha portato a un’ulteriore compressione dei rendimenti. Le massicce iniezioni di liquidità hanno giocato in questa direzione. Ci sono però due variabili molto importanti che potrebbero riportare la tensio-ne sui bond: l’elevato debito e la ripresa dell’inflazio-ne. Si tratta di due fattori che al momento il mercato non sconta, ma che potrebbero presentarsi presto come elementi da ben ponderare. Per quanto riguar-da l’inflazione una modalità per ridurre l’impatto è quella di puntare sui bond indicizzati, che stanno tornando anche tra i preferiti nelle scelte di portafo-glio dei gestori in prospettiva.Quello che preoccupa di più è il problema dell’indebi-tamento, che sta montando in maniera vertiginosa. Il rapporto debito/Pil degli Usa è tornato ai massimi dalla seconda guerra mondiale e l’impatto di even-tuali declassamenti sui titoli sovrani, proprio per l’eccesso di carta in circolazione, potrebbe far balza-re i rendimenti in assenza di nuovi interventi delle banche centrali. Al momento la prospettiva di forti rialzi dei rendimenti è scongiurata dagli osservatori proprio perché avrebbe effetti molto destabilizzanti. Secondo molti analisti fino al 2025 i rendimenti dei titoli di Stato hanno spazio di crescita limitato. I titoli di Stato americani decennali renderanno al massimo l’1,5% nei prossimi cinque anni, mentre in Germania e in Giappone non si andrà oltre lo 0,5%. Il tutto tenendo conto del leggero aumento dei tassi di interesse di fine periodo, quando la crescita inizia ad accelerare. Ciò implica che, per chi investe in titoli di Stato, i rendimenti nominali saranno negati-vi in tutti i principali mercati.

Il portafoglio perpetuoLa semplicità può essere un’arma inat-tesa per fronteggiare mercati finanziari sempre più complessi. È la filosofia del portafoglio perpetuo: un portafoglio buono per tutte le stagioni. L’esempio più calzante, relativo alla sua capacità di funzionamento, è quanto accaduto per effetto del Covid-19. Un elementare portafoglio diversificato composto da 4 Etf ha consentito di navigare con risul-tati eccellenti nel corso di questo 2020 dove il Covid-19 ha spiazzato qualsiasi previsione. Un portafoglio costituito da bond governativi a breve, bond go-vernativi a lunga, oro e azioni avrebbe reso da inizio anno oltre il 16% (dati ag-giornati ad agosto) a fronte di un rialzo del 4,6% da parte dell’indice S&P500.

Si tratta di un portafoglio con asset in dollari e quindi per l’investitore euro-peo subisce l’effetto valuta. Un porta-foglio cosiddetto perfetto o perpetuo, ideato negli anni 80 da Harry Browne, secondo un principio basilare: creare un portafoglio buono per tutte le sta-gioni, capace di far fronte alla diverse condizioni economiche che possono verificarsi. Il portafoglio quindi inve-ste il 50% in bond (a breve e lungo), il 25% in commodity (oro) e il resto in azioni. Si tratta di tutte le asset class presenti sul mercato. Per il principio secondo il quale la liquidità da qualche parte deve andare, questo portafoglio ha una o più asset class che si rivaluta-no in qualsiasi condizioni di mercato. Il ritorno annualizzato nell’ultimo de-cennio è stato del 7,5%. Un valore deci-samente al di sopra dell’inflazione.

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05MUTUI E PRESTITIPER TUTTE LE ETÀ

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

T assi eccezionalmente bassi, in molti casi anche negativi, ancora a lungo. Volendo sintetizzare al massimo, è proprio que-

sto il messaggio che arriva negli ultimi mesi dalle Banche centrali mondiali, con in prima fila quella Bce che, in via più o meno diretta, finisce per regolare anche gli indicatori che stanno più a cuore agli italiani che hanno o si appre-stano ad accendere un finanziamento. Per loro le condizioni eccezionalmen-te favorevoli (almeno sotto l’aspetto

dei tassi) che si sono verificate di re-cente sono destinate a permanere, probabilmente ancora per anni.

La recessione scatenata dal diffon-dersi dell’epidemia Covid-19 ha in fondo accentuato una situazione che si era già sviluppata nel corso del de-cennio precedente. A differenza di al-tri istituti centrali mondiali, la Bce non ha ulteriormente abbassato i tas-si sui depositi, già ridotti a -0,50% nel settembre 2019. L’Euribor, il tasso in-terbancario che da Francoforte si è in grado di controllare più da vicino e

di Maximilian Cellino

FINANZIAMENTI

Tassi d’interesseai minimi ancoraper diversi anni

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MUTUI E PRESTITI PER TUTTE LE ETÀ

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ADOBESTOCK

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

che regola le rate dei mutui variabili, è quindi rimasto sotto lo 0% e molto vi-cino a quel tasso sui depositi (la sca-denza 3 mesi viaggia intorno -0,51% a ottobre 2020), confermando quella anomalia che in fondo va avanti fin dalla primavera del 2015, da quando cioè l’Eurotower allora guidata da Mario Draghi lanciò il primo piano di riacquisti di titoli pubblici.

Ed è proprio sotto il profilo delle po-litiche monetarie non convenzionali che in questo 2020 così complesso so-no stati compiuti i passi in avanti più decisi, nel mondo come in Europa. La liquidità iniettata nei mercati ha rag-giunto i 91mila miliardi di dollari, livel-li impensabili anche qualche mese pri-ma, grazie soprattutto alle manovre

delle principali quattro Banche centra-li, i cui bilanci si sono allargati fino a ol-tre 26mila miliardi di dollari. Anche in questo caso la Bce ha fatto ampiamen-te la propria parte, ampliando la porta-ta dell’attuale programma di riacquisti che aveva ripreso l’autunno prima a un ritmo di 20 miliardi al mese e aggiun-gendo il piano anti-pandemia Pepp prima da 750 miliardi di euro, poi ulte-riormente ampliato a 1.350 miliardi.

Tali misure senza precedenti, così come la concessione di nuovo denaro alle banche a condizioni ancora più fa-vorevoli affinché lo rimettano in cir-colo a favore della clientela, hanno im-pattato in primo luogo sui rendimenti dei titoli di Stato europei e, di riflesso, su quegli indici Irs a 10, 20 o 30 anni determinanti per il calcolo degli im-porti dei mutui a rata fissa. Il fatto che anche questi ultimi viaggino ormai costantemente in territorio negativo è in fondo la novità di questi ultimi me-si, che rende ancora più complessa (ma in positivo, stavolta) la scelta della tipologia di tasso del prestito.

È se è vero che da più parti si invoca la necessità di una strategia di uscita per le Banche centrali da questo gene-re di politiche ultra-espansive, è al-trettanto evidente che i tempi sono destinati comunque a dilatarsi. Lo fanno chiaramente capire anche le at-tese di mercato e quei contratti future che tendono a «vedere» l’Euribor a 3 mesi con un segno meno davanti per il prevedibile futuro, cioè almeno fino al 2026 (vedi grafico in pagina). Gli ana-listi di Robeco assegnano del resto al-l’idea di una normalizzazione dei tassi

I tassi impliciti desumibili dai future sull'Euribor a 3 mesi negoziatial Liffe di Londra

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NOV 2020 SET 2026

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Le attese sui tassi

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MUTUI E PRESTITI PER TUTTE LE ETÀ

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da qui ai prossimi 5 anni una probabi-lità pari al 30%, ma soltanto nel caso in cui la ripresa dell’economia dallo shock Covid (ancora tutta da dimo-strare) si rivelerà sostanziosa.

L’ipotesi centrale, con probabilità assegnate del 60%, vede una sorta di status quo per la Bce e per le altre prin-cipali Banche centrali mondiali che è del tutto coerente con lo scenario dise-gnato dai future appena ricordati. Semmai esistono ancora remote pro-babilità (il restante 10% appunto) che la situazione si complichi in misura tale da rendere necessari ulteriori riduzio-ni dei tassi (fino a -1%, o magari -2% per la Bce) che non tarderebbero a riflet-tersi su Euribor e anche Irs.

Va detto che quest’ultima eventua-lità, estremamente favorevole per chi si trova di fronte a un finanziamento, viene scartata a priori da molti esperti di mercato per gli effetti collaterali che comporterebbe. «È ormai opinione condivisa, tra le banche centrali, che i tassi negativi abbiano raggiunto un li-vello inefficiente», osserva Francesco Castelli, responsabile Fixed Income di Banor Capital, spiegando che «ogni ulteriore riduzione porta sempre me-no vantaggi in termini di crescita eco-nomica e sempre più svantaggi alla redditività degli investitori e, in parti-colare, ai bilanci delicati di istituzioni sistemiche quali banche e assicura-zioni». Anche per questo motivo, con l’eccezione di chi aveva spazi a dispo-sizione come la Federal Reserve ame-ricana, gli istituti centrali hanno or-mai quasi smesso di concentrarsi sul tasso di interesse, storicamente la va-

riabile chiave, per dedicare più tempo alle misure non convenzionali e al controllo del livello dei tassi sulle sca-denze meno ravvicinate.

Una potenziale incognita, nel medio termine, è rappresentata dall’entrata in scena degli Eurobond, che la Com-missione Europea dovrà collocare per finanziare le spese del Next Genera-tion Fund. Il profilo rischio/rendi-mento di questi strumenti di debito - garantiti dalle solide finanze pubbli-che dei paesi del Nord Europa, ma pur sempre diversificati anche sul mag-gior rischio rappresentato dai paesi del Sud - dovrebbe appunto collocarsi in posizione intermedia fra i Bund tede-schi, i titoli «sicuri» per eccellenza, e le obbligazioni sovrane dei Paesi della «periferia» europea.

«La loro emissione potrebbe com-portare un allargamento fra i rendi-menti dei titoli di Stato del Nord e del Sud Europa, difficilmente però in-fluenzerà i tassi d’interesse interban-cari, già ai minimi storici e legati alle manovre Bce», nota Emanuele Cane-grati di BpPrime, che tende a rassicu-rare non soltanto in chiave Euribor, ma anche sugli indicatori di medio-lungo termine per i prodotti a tasso fis-so: «Non esiste un motivo plausibile per pensare che ci si debba proteggere da un rischio tassi d’interesse, né al rialzo, né al ribasso, e quindi neppure ipotizzare una variazione significativa degli Irs, almeno nel breve periodo». Tassi ridotti ai minimi termini su tutti i fronti, per un periodo ancora suffi-cientemente lungo, appunto.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

di Vito Lops

L’ era dei tassi bassi sta rilevan-do numerosi effetti collate-rali. Tra questi quello che ve-

de oggi il mercato obbligazionario in una sorta di bolla finanziaria, concla-mata giorno dopo giorno dagli acqui-sti di bond governativi (e non solo) da parte delle banche centrali. Il secon-do grande effetto collaterale è quello di mantenere in vita imprese ineffi-cienti (grazie al fatto che possono continuare a indebitarsi a tassi favo-revoli) che invece sarebbero costrette ad uscire dal mercato qualora doves-sero finanziarsi a tassi “normali”. La presenza sul mercato di imprese inefficienti danneggia quelle effi-cienti che non possono alzare i mar-gini sui propri prodotti e quindi sono costrette ad investire meno in ricerca e sviluppo, fattore che contribuisce invece a rendere il sistema economi-co nel suo complesso più produttivo nel medio-lungo periodo.

Due macchie dei cui danni solo il fu-turo potrà renderne conto. Allo stes-so tempo l’era dei tassi bassi qualche vantaggio ce l’ha. E riguarda la ster-

minata platea di mutuatari. Oggi questi possono accedere a finanzia-menti per comprare la casa e/o ri-strutturarla a tassi impensabili fino a qualche anno fa. Mese dopo mese vengono aggiornati nuovi minimi al ribasso tanto che è davvero difficile sbilanciarsi sul predire che abbiano toccato il fondo. In questo autunno pandemico, ad esempio, sono stati aggiornati nuovi minimi. In media è oggi possibile stipulare un fisso allo 0,88% e un variabile allo 0,78%.

Tuttavia se si analizzano anche le migliori offerte delle banche (quelle tarate su chi chiede meno del 50% del valore dell’immobile e quindi a livel-lo di ranking personale è considera-to dalla banca un pagatore più affi-dabile di chi chiede un prestito al-l’80%) tanto i fissi quanto i variabili scivolano sotto lo 0,5%.

Prima d’ora non era mai successo ed è a questo punto davvero impe-gnativo pensare che si possa conti-nuare a scendere. Innanzitutto per-ché siamo vicino a quota “0” e, come prevede il Codice Civile, sottozero i tassi dei mutui non possono scende-re. E poi perché, per quanto le banche spesso considerino i mutui un “pro-dotto-ponte”, ovvero una sorta di porta di ingresso per nuovi clienti a cui veicolare prodotti finanziari più profittevoli, è chiaro che dovranno mantenere comunque un minimo di guadagno sull’operazione.

In ogni caso, oltre al record sui tassi si registra un altro guinness. Mai co-me prima d’ora la distanza in partenza tra fisso e variabile è stata così bassa:

OFFERTE ALLO SPORTELLO

Il tasso fissodomina la scenae si può chiudereil mutuo a 80 anni

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MUTUI E PRESTITI PER TUTTE LE ETÀ

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10 punti base in più per il primo. Nel 2019 il fisso costava 70 punti base in più, nel 2018 110, nel 2017 125 fino ai 23o punti del 2012.

In tempi normali il variabile costa sempre meno in partenza perché il fisso incorpora un’assicurazione di cui il variabile è sprovvisto, ovvero una rata bloccata per sempre, anche in caso di fragorosi rialzi dei tassi. Ora questa legge della finanza è stata ri-baltata dalla nuova era dei tassi bassi. Rendendo sostanzialmente vano l’amletico dubbio se scegliere il varia-bile o il fisso. Se il costo si equivale per-ché imbarcarsi in un variabile ed esporsi a futuri - per quanto oggi diffi-cili da immaginare - aumenti del costo del denaro e quindi a ruota delle rate? Questo i mutuatari italiani lo hanno ben compreso. «Non c’è partita tra fis-so e variabile - spiega Roberto Aned-da, direttore marketing di MutuiOnli-ne.it -. Ormai oltre il 90% delle eroga-zioni, sia per quanto riguarda i mutui d’acquisto ma anche per quanto ri-guarda l’importante fetta delle surro-ghe, è a tasso fisso. Stiamo inoltre no-tando, in merito alle surroghe, che sta aumentando la componente di chi passa da variabile a fisso, magari ac-cettando un lieve aumento della rata, a fronte però di congelare fino alla scadenza gli attuali tassi che poggiano su livelli eccezionalmente bassi».

L’aggancio del tasso fisso sul varia-bile è arrivato in questo 2020 compli-ce il crollo degli indici Eurirs - che sin-tetizzano l’andamento del costo del denaro nel medio-lungo periodo e che vengono utilizzati per ancorare il

giorno della stipula la rata del mutuo a tasso fisso - che su molte scadenze si sono praticamente azzerati e in alcu-ni frangenti sono addirittura scivolati sottozero. Di converso gli indici Euri-bor - utilizzati invece per il calcolo delle rate dei mutui variabili - conti-nuano sì a stupire aggiornando nuovi minimi (Euribor 1 mese -0,53%) ma difficilmente potranno continuare a scendere in futuro. Questo perché es-si sono in un certo qual modo aggan-ciati all’andamento del tasso sui de-positi fissato dalla Bce (che sintetizza quanto la Bce remunera la liquidità in eccesso che le banche depositano presso la banca centrale), attualmen-te fissato a -0,5%. Dato che gli Euribor sono andati addirittura oltre la soglia del -0,5% vuol dire che il mercato sta

0%

1%

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4%

5%

6%

7%

Andamento dei tassi medi per mutui a 20-30 anni.Dati a �ne settembre 2020

Fisso

Variabile

4,74

6,02

5,30

3,16

3,70

3,16

2,53

1,86

1,23 1,01 0,83 0,86 0,78

3,13

4,73

2,262,30

1,53

0,88

1,92

5,57

2010 ’11 ’12 ’13 ’14 ’15 ’16 ’17 ’18 ’19 2020

Fonte: MutuiOnline

2,06

Tra fisso e variabile

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

iniziando a scontare un ulteriore ta-glio dei tassi della Bce, probabilmente in area -0,6%. Ciò vuol dire che chi ha un mutuo a tasso variabile senza un floor (quelle clausole in base alle quali le banche non sottraggono l’Euribor, se negativo, allo spread per calcolare il tasso complessivo a carico del mu-tuatario) potrà in futuro continuare a vedere scendere leggermente la pro-pria rata. Tuttavia questo vantaggio residuale non vale la candela di sotto-scrivere praticamente gratis l’assicu-razione di un fisso per tutti gli anni che mancano alla fine del debito. È sulla base di questo semplice ragio-namento che oggi i mutuatari - stori-camente già da sempre simpatizzanti verso la sicurezza psicologica offerta da una rata invariabile - stanno op-tando quasi all’unanimità per i presti-ti ipotecari a tasso fisso.

Va detto che oltre alla capacità di scelta della domanda sul predominio del fisso c’è anche la spinta della do-manda. «Per le banche erogare mu-tui a tasso fisso è una garanzia mag-giore di stabilità sia in termini di red-ditività che di qualità dell’indebita-mento» prosegue Anedda.

Un altro tema di interesse che va collegato al mondo della finanza e quindi anche al mercato dei mutui riguarda il Recover plan. È stato de-finito una sorta di secondo Piano Marshall. Quel che al momento sappiamo è che dall’Europa arrive-ranno a partire dal 2021 aiuti a pioggia a favore dei vari Paesi per fronteggiare i danni pandemici. Una parte di questi aiuti sarà addi-

rittura a fondo perduto. Alcuni stimano che questa liquidità

farà risalire l’inflazione. Altri invece sono più scettici. Nel primo caso gli in-dici Eurirs, agganciati alle prospettive future sull’inflazione, non potranno che salire. Se così fosse i tassi fissi at-tuali (0,88% in media ma anche sotto lo 0,5% nelle migliori offerte) proba-bilmente risulteranno con il senno del poi davvero irripetibili. Perché a parti-re dal 2021 le nuove offerte potrebbero risultare più costose. «Non è però così scontato che la liquidità del Recovery plan si tradurrà automaticamente in inflazione - sottolinea Anedda -. È una storia in parte già vista nel 2012 con il “what ever it takes” di Mario Draghi. Anche in quell’occasione si ipotizzava una ripartenza dell’inflazione, che in-vece non c’è mai stata».

Come mai l’inflazione, al netto della parentesi pandemica che è obiettiva-mente deflazionistica, stenta da un decennio a decollare in tutto il mondo e in particolar modo dell’Eurozona? La risposta più ovvia, che però spesso non compare nelle analisi su questo argomento, è data dall’invecchia-mento della popolazione. Più si va avanti con l’età meno si consuma. Me-no si consuma meno si crea inflazio-ne. Semplice matematica.

Chi appartiene alla terza età spesso inoltre si autocensura anche sul fronte mutui. Forse perché molti non sanno che le banche sono sempre più aperte verso questa categoria tanto che oggi è cresciuto di molto il nume-ro di offerte che spingono il limite per l’erogazione di un prestito a 80 anni

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MUTUI E PRESTITI PER TUTTE LE ETÀ

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BANCA TASSO FISSO RATA ISC (TAEG) BANCA TASSO VARIABILE RATA ISC (TAEG)

Credem 0,40% (IRS 10A+0,60%) 520 € 0,66% UniCredit 0,29%

(Euribor 3M+0,80%) 515 € 0,42%

B.ca Carige 0,50% (Tasso finito) 526 € 0,68% B.ca Sella 0,49% (Euribor 3M+1,00%) 525 € 0,63%

IW Bank 0,60% (IRS 20A+0,55%) 531 € 0,73% B.ca Carige 0,50%

(Euribor 3M+0,50%) 526 € 0,68%

Cr. Agricole 0,55% (Tasso finito) 528 € 0,77% Credem 0,44%

(Euribor 3M+0,95%) 522 € 0,73%

Banco Bpm 0,55% (IRS 20A+0,50%) 528 € 0,77% Cr. Agricole 0,52%

(Euribor 3M+1,02%) 526 € 0,73%

UBI Banca 0,60% (IRS 20A+0,55%) 531 € 0,80% Cr. Agricole 0,75%

(Euribor 3M+1,25%) 538 € 0,82%

WeBank 0,75% (IRS 20A+0,70%) 539 € 0,82% IW Bank 0,80%

(Euribor 1M+1,10%) 541 € 0,85%

B.ca Sella 0,67% (Tasso finito) 534 € 0,83% IW Bank 0,60%

(Euribor 1M+1,10%) 531 € 0,86%

Intesa Sanpaolo 0,60% (Tasso finito) 531 € 0,86% Bnl Bnp

Paribas0,66%

(Euribor 1M+1,20%) 534 € 0,86%

Bnl Bnp Paribas 0,75% (Tasso finito) 539 € 0,95% B.ca Widiba 0,81%

(Euribor 3M+1,31%) 542 € 0,88%

L’offerta

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Fonte: MutuiOnline.it

(calcolati sommando l’età anagrafica alla durata del mutuo). «Prima lo standard era 75, ora questa soglia si sta alzando verso quota 80 - conclu-de il direttore marketing di Mu-tuiOnline.it -. Ciò significa che un 65enne oggi può chiedere un mutuo a 15 anni e un 70enne a 10 anni presso diversi istituti». Ovviamente per questa categoria le banche fanno an-cora più attenzione al loan to value, ovvero alla percentuale di finanzia-mento richiesta in relazione al valore dell’immobile. «Le banche tendono a

concedere mutui alla terza età con lo-an to value bassi - dettaglia Anedda -. In questo modo, in caso di decesso anticipato del mutuatario, il debito è più gestibile da parte degli eredi. Inoltre se il mutuo fosse sostanzioso ci sarebbe il sospetto teorico che die-tro la richiesta dell’anziano ci sia un famigliare più giovane, magari poi intenzionato a non onorare il debito, costringendo la banca ad avviare le lunghe pratiche di un contenzioso le-gale sulla morosità».

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

mente, il finanziatore versa la somma direttamente al fornitore. Se invece il finanziamento viene richiesto perché si ha necessità di denaro liquido, si chiama prestito “non finalizzato” e in questo caso la cifra viene erogata diret-tamente al consumatore. Il finanzia-mento può arrivare fino a 75mila euro e può essere concesso da una banca o da una società finanziaria autorizzata, anche attraverso un fornitore di beni o servizi come il negoziante o il conces-sionario auto. Oltre che sotto forma di finalizzati e non, i prestiti possono es-sere concessi anche come cessione del quinto dello stipendio o della pensione (si veda scheda in pagina), o come con-solidamento debiti, o, ancora, attra-verso carte di credito e carte revolving.

Il capitale finanziato viene rimborsato a rate, aumentato dagli interessi che normalmente sono a tasso fisso. Talvol-ta sono previsti, magari per incentivare le vendite, dei finanziamenti a tasso ze-ro ossia il Tan (tasso annuo nominale) applicato al prestito è nullo.

Non sempre però il Tan, coincide con il Taeg (tasso annuo effettivo globale). Anzi spesso a un Tan basso, o pari a zero, corrisponde un Taeg superiore (per ef-fetto dei costi di istruttoria, delle com-missioni e delle altre spese addebitate al consumatore). Il Taeg è quindi lo stru-mento principale di trasparenza nei contratti di credito ai consumatori. Tale indicatore comprende quasi tutti i costi, ma è un indice armonizzato a livello eu-ropeo, che permette quindi di confron-tare facilmente e rapidamente tutti i fi-nanziamenti, anche quelli offerti da operatori stranieri sul mercato italiano.

di Federica Pezzatti

«C’ è un prestito per te!». «Approvata la tua pratica di finanzia-

mento». Sono numerosi i messaggi e-mail che, quotidianamente, ci offrono denaro con rimborso rateale e che ci raggiungono tramite posta elettroni-ca. Internet ha infatti moltiplicato le possibilità per le finanziarie e banche di raggiungere potenziali individui che hanno un sogno nel cassetto, ma che non sanno come renderlo realtà per mancanza di fondi. La crisi econo-mica originata dal Covid amplifica del resto la platea di coloro che hanno bi-sogno di liquidità.

La soluzione si chiama “credito al consumo” un tipo di finanziamento che si può richiedere solo per bisogni personali, propri e della famiglia. Dallo studio per i figli, al corso d’inglese, al-l’auto nuova, al matrimonio da sogno, anche se con il Covid molti festeggia-menti sono stati rinviati.Quando ci si indebita per acquistare un bene (il computer, il divano, il salotto o l’auto) lo strumento si chiama prestito finaliz-zato o “credito collegato” e, normal-

CREDITO AL CONSUMO

Rimborsare a rateun prestito perl’acquisto di benipuò costare caro

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In particolare nelle aperture di credito e quando si ha a che fare con carte revol-ving i costi dipendono da fattori non sempre prevedibili: andamento del tas-so di interesse e modalità di utilizzo e re-stituzione degli importi presi a prestito.

Quando si deve scegliere una soluzio-ne di finanziamento non bisogna avere fretta, ma va ponderata la convenienza. La normativa prevede infatti che l’inter-mediario deve consegnare il modulo Secci ( acronimo di Standard European Consumer Credit Information), che contiene in un unico documento tutte le informazioni di base, fissate a livello europeo, utili al consumatore per valu-tare la proposta di finanziamento. La consegna del modulo deve avvenire pri-ma che il consumatore firmi il contratto o la proposta irrevocabile.

Come sempre, ma ancora di più nel-l’era di internet, quando le offerte arri-vano direttamente sulla mail è meglio informarsi e fare confronti con altri operatori. Bisogna fare attenzione non solo ai tassi di interesse, ma anche alle spese accessorie. Occhio anche alla proposta di polizze a copertura del pre-stito, o a copertura di altri eventi che nulla hanno a che fare con il finanzia-mento, che talvolta vengono vendute in abbinamento al finanziamento, an-che se la pratica è scorretta. A tal propo-sito l’Antitrust ha più volte multato al-cuni leader di mercato. Tra l’altro que-ste ultime non sono incluse nel Taeg.A tutelare i consumatori in un ambito co-sì delicato c’è una normativa ad hoc con-tenuta nel Codice del Consumo, intro-dotto dal Decreto Legislativo 206/2005.

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La cessione del quinto

Quando non si riesce più ad avere credito, lo stipendio o la pensione possono aiutare. Ma prima di firmare dei contratti di Cessione del quinto (Cdq) con cui si vincolano per un lungo periodo parte dei propri introiti è meglio pensarci bene. In quest’ambito infatti il contenzioso tra finanziarie e consumatori negli scorsi anni è salito alle stelle. Lo dimostrano i dati dell’Arbitro bancari finanziario (Abf): quasi il 50% dei ricorsi riguarda proprio la “cessione del quinto” che oramai rappresenta una buona fetta del business dei finanziamenti. Ma veniamo allo strumento. Con la Cdq la legge consente ai lavoratori dipendenti (pubblici e privati) e ai pensionati di restituire la somma avuta in prestito cedendo al finan-ziatore fino a un quinto dei loro introiti (stipendio o pen-sione. Alla Cds può accedere chiunque abbia uno stipendio fisso o incassa una pensione e rappresenta un’opportuni-tà per una fascia di consumatori che ha un difficile accesso ad altre forme di finanziamento con minori garanzie. Fatta questa scelta sarà il datore di lavoro o l’ente previdenziale a versare la cifra dovuta alla finanziaria o alla banca.Un dipendente può chiedere anche un finanziamento di importo più alto cedendo un ulteriore quinto del proprio stipendio; in questo caso, oltre alla cessione del quinto, deve stipulare con il finanziatore anche il contratto di “delegazione di pagamento”. Il datore di lavoro è tenuto ad aderire alla cessione del quinto mentre è libero di aderire o meno alla delegazione di pagamento. I pensio-nati invece devono limitarsi solo alla cessione di un quin-to, perché per loro esiste il limite di una sola trattenuta sulla pensione, che non può superare il quinto della som-ma mensile percepita. Per la cessione del quinto la legge richiede di stipulare una polizza assicurativa, questa volta obbligatoria, per coprire il rischio di morte o di perdita dell’impiego del debitore. È utile anche ricordare che chi richiede la cessione del quinto ha tutte le tutele e i diritti previsti dal credito ai consumatori qualunque sia l’importo del finanziamento.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE MUTUI E PRESTITI PER TUTTE LE ETÀ

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Per chi compra, i vantaggi sono quelli di realizzare un’importante rivalutazio-ne, sicuramente maggiore di quella che avrebbe ottenuto acquistando da subito la piena proprietà; acquistare – per legge – la piena proprietà dell’immobile al momento della morte dell’usufruttua-rio o decorso il termine di durata del-l’usufrutto, con un notevole guadagno fra prezzo dell’investimento iniziale e successiva rivalutazione.

Un mercato ancora in crescita. Secon-do l’ultimo Rapporto Immobiliare del-l’Agenzia delle Entrate, nel 2019 il volu-me di compravendita in nuda proprietà per le abitazioni in Italia è cresciuto ri-spetto al 2018, facendo registrare un au-mento del 4,1%, pari a poco meno di 25mila operazioni. Con un diverso anda-mento tra aree geografiche: nel Nord Est la crescita è più consistente (+10,1%), mentre al Sud si osserva una flessione del 6,3 per cento. In calo, anche il Centro (-1%). Un terzo degli scambi resta con-centrato nel Nord Ovest.

Dall’analisi dell’Ufficio Studi del Grup-po Tecnocasa sulle compravendite gesti-te dai propri affiliati nel I semestre del 2020, risulta che l’80% di chi vende lo fa per reperire liquidità e mantenere un cer-to tenore di vita, per far fronte ad esigenze legate all’avanzare dell’età e a volte per sostenere i figli nell’acquisto della loro casa. Nel 54,3% dei casi i venditori sono single, vedovi, divorziati e separati. Il 68% degli acquirenti sono coppie e coppie con figli tra i 18 e i 54 anni. I più venduti sono i trilocali (44,1%), seguono i bilocali (20,6%); al 14,7% le soluzioni indipen-denti e semi-indipendenti.

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di Laura Cavestri

P er chi si trova in età avanzata o en-tra in una fase di non autosuffi-cienza da finanziare nel medio-

lungo periodo, una delle misure più “consolidate” nella prassi immobiliare è la vendita della nuda proprietà.

Si tratta della possibilità di vendere la casa mantenendone però l’usufrutto (e quindi il pieno godimento del bene) per il resto della propria vita. Più l’età del venditore sale, più cresce il valore della nuda proprietà, perché, in base al-l’aspettativa di vita media, al venditore resteranno meno anni da vivere nella propria casa. Ad esempio, se un sessan-tenne può incassare (almeno in teoria) il 40% del valore della casa, un novantenne potrà arrivare all’85 per cento.

Per chi vende, quindi, i principali bene-fici sono: non pagare nessun canone di locazione per godere di quella casa; far vivere con sè chi vuole; decidere di affit-tarla ottenendo una rendita; cedere l’usufrutto a titolo oneroso se non è vie-tato dalle pattuizioni con il nudo pro-prietario; ottenere immediatamente dal nudo proprietario una liquidità che può impiegare per le sue esigenze.

NUDA PROPRIETÀ

Per la terza età,il vantaggio di «monetizzare»senza traslocare

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06LA PSICOLOGIA

DELLE SCELTE

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

«A b b i a m o incontra-to il nostro nemico e s i a m o

noi». Questa frase è di un perso-naggio immaginario, l’opossum di un fumetto, Pogo. Lo cita Burton G. Malkiel nel suo «A spasso per Wall Street». E come scriveva uno dei più grandi economisti di tutti i tempi, John Maynard Keynes (che peraltro fu personalmente un inve-stitore di successo): «l’importante

non è concepire idee nuove, ma li-berarsi delle vecchie che si annida-no in ogni angolo della mente».

Ed è vero, spesso è proprio la no-stra mente che ci rema contro, fa-cendoci fare errori, che poi ci co-stano cari. E forse il motivo per cui gli italiani sono degli ottimi ri-sparmiatori, ma dei pessimi inve-stitori, risiede anche nel fatto che non dedicano abbastanza tempo ad informarsi, anche sugli ostacoli mentali, per fare scelte appropria-te. Risparmiare in fondo significa

di Antonio Criscione

INVESTIMENTI

Quando il nemicosi annida nella nostra mente

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LA PSICOLOGIA DELLE SCELTE

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essere oculati con le spese e quindi di per sé, entrate permettendo, non è impossibile. Investire signi-fica entrare in un mondo molto più complesso.

In genere per misurare le compe-tenze finanziarie vengono misu-rate alcune capacità “matemati-che” semplicissime. Eppure gli er-rori maggiori che negli anni gli ita-l i a n i h a n n o c o m m e s s o , s i sarebbero potuti evitare con pochi accorgimenti intuitivi. Il detto per cui non bisogna mettere tutte le

uova in un unico paniere, se fosse stato tenuto in considerazione da parte di quelle persone che hanno investito tutta la loro liquidazione o tutti i risparmi nelle azioni della banca di cui erano clienti da sem-pre, non le avrebbe portate a per-dere, in molti casi, tutti i risparmi di una vita. E il principio per cui “non ci sono pasti gratis”, avrebbe evitato a tanti (anche Vip, persone istruite) di cadere nella rete dei va-ri truffatori, che seguono vie sem-pre uguali, per far cadere in trap-

ADOBESTOCK

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

Un piccolo glossario

L’idea che l’investitore sia un soggetto razionale, che decida con lucida freddezza e piena consapevolezza i suoi investimenti è stata definitivamente “smontata” da una disciplina che viene definita finanza compor-tamentale. Un insieme di studi e ricerche che ci met-tono in guardia rispetto ai nostri più frequenti errori comportamentali (bias). I quattro fondamentali, co-me visti dall’economista Burton Gordon Malkiel sono: eccesso di fiducia, errori di giudizio, effetto gregge e avversione alle perdite. Proviamo a darne alcune bre-vissime definizioni.Eccesso di fiducia. Indicato normalmente anche come overconfidence, ci porta a stimare le nostre capacità molto più di quanto in realtà dovremmo e ci fa assume-re più o meno rischi di quanto sarebbe funzionale alla nostra situazione economica e finanziaria.Giudizi errati. Già al liceo abbiamo studiato che una successione costante non indica necessariamente un rapporto causa-effetto. Gli errori di giudizio indicati dai comportamentalisti si basano spesso sul fatto di indi-viduare in alcuni fatti tra loro slegati una “serie” che con tutta probabilità porterà a un certo risultato. Fa-cendoci sbagliare.Effetto gregge. Qui può sembrare facile capire di cosa si tratta. Farsi influenzare da una moda, come anche nel settore degli investimenti si manifestano. Spesso questi comportano un errore di timing: se anche il movimento era giusto, quando arriviamo seguendo il gregge, probabilmente è troppo tardi e non riusciamo a trarne vantaggio.Avversione alle perdite. È ovvio che nessuno è felice di perdere il proprio denaro. Quella di cui si parla qui però è la differente valutazione che diamo di un evento negativo rispetto a uno positivo. Tendiamo molto di più ad essere “scottati” dal primo che non apprezzare il secondo. E anche questo è un atteggiamento che ci può costare caro.

pola le prede. Un altro errore che si fa spesso è credere alle voci che cir-colano tra amici e familiari, veico-late da personaggi che hanno sem-pre l’aria di saperla lunga.

Esiste poi tutta una serie di erro-ri, sui quali esiste una così ampia letteratura, che sarebbe velleitario volerli riassumere nelle poche ri-ghe di un articolo. Proviamo allora a partire da un concetto semplice. Dal punto di vista finanziario in che fase siamo della nostra vita? «In età adulta, ad un certo punto ci troviamo a passare un momento molto importante, una sorta di “svolta” nel ciclo di vita finanzia-rio: ovvero quando il valore attuale del futuro risparmio è inferiore al-lo stock di ricchezza che abbiamo accumulato. Come dire che abbia-mo davanti meno tempo (finanzia-rio) di quanto non ne abbiamo la-sciato alle spalle. Siamo “maturi”, tutto qui», commenta Ruggero Bertelli, professore di Economia degli intermediari finanziari al-l’Università di Siena ed esperto di finanza comportamentale.

«Da questo momento in poi le nostre scelte sullo stock di ricchez-za sono determinati - afferma Ber-telli -. Abbiamo circa 45–55 anni, siano in grado di risparmiare an-cora, ma dobbiamo prendere delle decisioni di lungo termine sulle ri-sorse attuali. Sono infatti le risorse dalle quali dipendono una parte importante della nostra integra-zione della pensione futura, il rag-giungimento di alcuni obiettivi di

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LA PSICOLOGIA DELLE SCELTE

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benessere e tranquillità nostra e della nostra famiglia. I rendimenti contano, in questa fase. I rendi-menti si applicano ad una base im-portante, che continuerà a cresce-re nel tempo. I soldi hanno iniziato a “lavorare per noi”. Noi conti-nuiamo a lavorare e a guadagnare, quindi a risparmiare. Ma al nostro fianco anche la ricchezza inizia a produrre un reddito significativo. I soldi lavorano per noi. Il loro “sti-pendio” dipende dalle nostre scel-te di investimento».

Quando il tempo non gioca a no-stro favore, le scelte diventano sempre più decisive e gli errori si pagano più cari. È un po’ come il corpo, che con l’andare degli anni impiega molto più tempo a guarire e spesso non è capace di “ricostru-irsi” come quando si era giovani. «Ecco, è questo il momento delle scelte - conferma Bertelli -. Il ri-schio è quello di vedere ampie oscillazioni di breve periodo nel valore della nostra ricchezza, com-pensate da una crescita più forte nel lungo periodo. Lo scambio è chiaro: il maggior rendimento di lungo periodo si ottiene assumen-do maggior rischio di breve».

Le indicazioni di Bertelli tengono conto del fatto che via via che l’età avanza, si presenta l’esigenza di ef-fettuare scelte che possono anche essere invasive per la nostra vita: «Avremo abbastanza “soldi” per fi-nanziare i nostri bisogni ed i nostri desideri in età avanzata? Se la ri-sposta è “NO” non abbiamo alter-

native: dobbiamo risparmiare di più! E avviare un saggio processo di accumulazione del nostro rispar-mio periodico. Se lo avessimo fatto bene da giovani, oggi non avrem-mo questi dubbi. Mano a mano che diventiamo più anziani si riduce il nostro orizzonte temporale di in-vestimento. Ci avviciniamo al tem-po del “decumulo”, ossia all’utiliz-zo delle risorse per gli obiettivi del-la nostra vita».

Questa situazione influenza an-che molto le scelte di investimento. Per esempio, Bertelli ricorda che gli americani seguono la regola del “110” meno l’età, per indicare la do-se di azioni da tenere in portafo-glio. Se non si può dedicare tempo a studiare gli andamenti azionari, è bene dedicare un po’ di tempo a trovare un buon consulente e im-parare a fargli le domande giuste. Studi di qualche tempo fa, mostra-vano che gli italiani sono più sensi-bili al fatto che il consulente si mo-stri un po’ “amicone” e meno pro-pensi a chiedere conto dei risultati raggiunti e del perché. Prima si parlava di un rischio di breve ter-mine comparato a un rendimento di lungo termine. Questo significa anche non lasciarsi prendere dal-l’ansia del giorno per giorno per le oscillazioni dei titoli. Magari me-glio periodicamente fare un ag-giornamento con il consulente e chiedere dell’andamento comples-sivo del portafoglio e se occorre fa-re qualche aggiustamento.

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I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE

1In quale fase del tuo “ciclo di vita” finanziario ti trovi?a.La somma del mio risparmio futuro è superiore allo stock di risorse che ho già messo da parte. b.La somma del mio risparmio futuro è inferiore allo stock di risorse che ho già messo da parte. c.Non lo so. Ma intuisco l'impor-tanza di questa domanda. d.Non lo so e non comprendo il significato di questa domanda.

2Quale di questi temi ti preoc-cupa di più?a.Proteggere il risparmio sin qui accumulato anche a costo di conseguire un rendi-mento inferiore all'inflazione. b.Assicurare una adeguata eredità ai miei figli.c.Far crescere nel tempo il ri-sparmio fin qui accumulato ed investire bene quello futuro. d.Far crescere nel tempo il ri-sparmio fin qui accumulato.

3Quale di queste regole di com-portamento condividi di più?a.Calcola il tuo reddito annuale, decidi quanto consumare e cerca di investire al meglio quel poco che rimane. b.Investi con saggezza le risorse disponibili oggi e l'eventuale risparmio futuro e determina il tuo consumo annuo vita natural durante. c.Decidi quanto devi consumare per essere felice, utilizza tutto il tuo reddito e la tua ricchezza e, se non basta, prendi le altre risorse a prestito. d.Risparmia tutto quello che puoi, limitando al massimo le spese per i consumi.

Sai far lavorare i soldi per te?

PUNTI 60 – 40 ELEFANTE Il mio obiettivo è la resilienza. Nulla mi potrà fermare. I ragionevoli obiettivi della mia vita voglio raggiungerli con tranquillità e magari lasciare qualcosa ai miei figli.

PUNTI 40 – 20 LEONE Le mie regole le rispetto fino in fondo. Hanno sempre funziona-to e funzioneranno ancora, perché cambiare. Saprò gestire i miei momenti di debolezza. Se arriveranno.

Ecco il tuoprofilo

Ruggero Bertelli

Page 63: LE GUIDE I risparmi di una vita...2020/11/06  · 4 I RISPARMI DI UNA VITA IL SOLE 24 ORE N on è mai troppo tardi. C'è sempre tempo per assumere corretti comportamenti di in-vestimento

LA PSICOLOGIA DELLE SCELTE

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4In un investimento a lungo termine, quale dei seguenti elementi consideri il più im-portante?a.L'investimento a lungo termi-ne deve poter essere liquidato in ogni momento in caso di bisogno. b.L'investimento a lungo termi-ne deve avere un rendimento minimo pari al tasso di inflazio-ne atteso. c.L'investimento a lungo termi-ne deve sempre essere effet-tuato in un prodotto finanziario con una precisa scadenza di rimborso del capitale. d.L'investimento a lungo ter-mine deve essere sempre ef-fettuato in un prodotto finan-ziario che assicuri un flusso cedolare almeno annuale per tutta la sua durata.

5Con riferimento all'epoca della tua pensione, in quale delle seguenti affermazioni ti rico-nosci di più?a.Attendere di conoscere l'im-porto esatto della pensione è l'unica strada per prendere decisioni sulla necessità e sulle modalità di un'eventuale inte-grazione. b.L'investimento del capitale in titoli a cedola fissa è la migliore soluzione per l'integrazione della pensione. c.La trasformazione di una parte del capitale accumulato in ren-dita vitalizia è la migliore solu-zione per l'integrazione della pensione. d.Un piano di progressivo decu-mulo del capitale accumulato è la migliore soluzione per l'inte-grazione della pensione.

6Quale di queste regole di inve-stimento ti sembra più adatta al raggiungimento degli obiet-tivi della vita?a.Investire in un portafoglio ampiamente diversificato sui mercati azionari almeno una parte delle risorse disponibili, in funzione del tempo che manca alla pensione. b.Tenere disponibili sul conto corrente una quantità elevata di risorse, per essere pronti all'età della pensione. c.Lasciare il risparmio sul conto corrente almeno finché non si trovano reali opportunità di investimento. d.Investire in pochi titoli aziona-ri buoni ed attendere di venderli al momento giusto.

SOTTO I 20 FRINGUELLO Leggero e senza vincoli, volo nel cielo, sono libero di prendere qualunque direzione. Se arrive-ranno i problemi, cercherò un riparo al momento, sperando di trovarlo in fretta.

1a. 7b. 10c. 5d. 0

2a. 2b. 4c. 10d. 7

3a. 7b. 10c. 0d. 4

4a. 5b. 10c. 4d. 0

5a. 0b. 4c. 10d. 7

6a. 10b. 0c. 2d. 5

Punteggi

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