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Wendy Lower
Le furie di HitlerComplici, carnefci, storie
dell’altra metà del Reich
Traduzione di Andrea Zucchetti
Rizzoli
Proprietà letteraria riservata© 2013 by Wendy Lower
Published by special arrangement with Houghton Miffin Harcourt Publishing Company
© 2013 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-06880-2
Titolo originale dell’opera:hITler’S furIeS: The uNcovered STory of germaN womeN
oN The NazI kIllINg fIeld
Prima edizione: ottobre 2013
la traduzione del capitolo 7 e dell’epilogo è di roberta zuppet.
In copertina:manifesto per la Lega delle Ragazze Tedesche, c. 1935, collezione privata,© Peter Newark Military Pictures / The Bridgeman Art LibraryArt director: Francesca LeoneschiGraphic designer: Mauro De Toffol / the World of DOT
Le furie di Hitler
Alle mie nonne,Nancy Morgan e Virginia Williamson,
a mia madre, Mary Suzanne Liljequist,e alle mie sorelle, Virginia e Lori Lower.
N o r t hS e a B a l t i c S e a
S k a g e r r a k
K a t t e g a t
GERMAN RE ICH
ITALY
HUNGARY
SLOVAK IA
SWITZE RLAND
P o l a n d
A u s t r i a
L i t h u a n i a
L a t v i a
E s t o n i a
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NORWAY
YUGO S LAV IA
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SWEDEN
Dvina
Vistula
Oder
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Memel
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CopenhagenMalmö
Oslo
Stavanger
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Hamburg
Bremen
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Berlin
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Frankfurt
Minden
Münster
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S a a r -l a n d
Köln
Stuttgart
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Munich
PragueLidice
Erfurt
Reichenbach
WeimarHerressen
Meseritz-Obrawalde
Grzenda
Stachenhausen
Ruppertshofen
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Warsaw
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Debrecen
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MiedzyrzecPodlaski
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Bialystok
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LinzVienna
GrazInnsbruckBern
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TriesteFiume
Belgrade
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G E N E R A L -G O U V E R N E M E N T
B E Z I R KB I A L Y S T O K
W A R T H E L A N D
R E I C H C O M M I S S A R I A T O S T L A N D
B O H E M I A -M O R A V I A
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S E R B I A
C R O A T I A
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S k a g e r r a k
K a t t e g a t
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Monaco
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WeimarHerressen
Meseritz-Obrawalde
Grzenda
Stachenhausen
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Brno
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KönigsbergDanzica
Varsavia
Lubino
Cracovia Leopoli
Drohobyc
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Debrecen
Pécs
Pinsk
Vladimiro-Volynskij
Hrubieszów
Slonim
ŁódzRadom
Plonsk(Plöhnen)
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MiedzyrzecPodlaski
Reichelsfelde
Kocborowo(Conradstein)
Lida
VilniusKovno(Kaunas)
Memel
Riga
Pskov
Libau
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Stoccolma
Brest
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Grodno
Pilsen
LinzVienna
GrazInnsbruckBerna
MilanoVenezia
TriesteFiume
Belgrado
ClujBudapest
G O V E R N A T O R A T OG E N E R A L E
B E Z I R KB I A L Y S T O K
W A R T H E L A N D
R E I C H S K O M M I S S A R I A T O S T L A N D
B O E M I A -M O R A V I A
P R U S S I A O R I E N T A L E
S E R B I A
C R O A Z I A
The Nazi East
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Dnepr
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Bug
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farthest German advance, 1943
TarnopolBuczacz
Czernowitz
Rivne
Minsk
Bobruisk
Gomel
SmolenskVitebsk
Mogilev
Leningrad
Moscow
Vyazma
Voronezh
Stalingrad
Voroshilovgrad
Kharkiv
Chernihiv
Kiev
Cherkasy
Poltava
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Dnepropetrovsk
Krasnodar
Rostov on Don
KerchOdessa
Simferopol
Sevastopol
Novgorod
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Zhytomyr
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Nikolajev
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Vinnytsia
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Mariupol
Melitopol
Sotschi
Yalta
R E I C H C O M M I S S A R I A TU K R A I N E
L’Est nazista
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M a r d ’ A z o v
M a r N e r o
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URSS
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BULGAR IA TURCHIA
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Danubio
massima avanzata tedesca, 1943
TernopilBucac
Cernovcy
Rivne
Minsk
Babrujsk
Gomel
SmolenskVitebsk
Mogilev
Leningrado
Mosca
Vjaz’ma
Voronez
Stalingrado
Vorosilovgrad
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Cernihiv
Kiev
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Poltava
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Dnepropetrovsk
Krasnodar
Rostov sul Don
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Sinferopoli
Sebastopoli
Novgorod
Kalinin
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Novgorod Volynskij
Bucarest
Nikolajev
Iasi
Vinnycja
Stalino
Mariupol
Melitopol
Soci
Jalta
R E I C H S K O M M I S S A R I A TU K R A I N E
11
Introduzione
Nell’estate del 1992 acquistai un biglietto aereo per Parigi, lì presi a noleggio una vecchia Renault e guidai in compa-gnia di un amico fino a Kiev, percorrendo centinaia di chi-lometri di pessime strade russe. Fummo costretti a frequen-ti fermate. Le gomme scoppiavano sul fondo sconnesso, non c’era benzina a disposizione, e contadini o camionisti curiosi volevano guardare sotto il cofano per vedere come fosse fatto il motore di un’auto occidentale. Lungo l’unica autostrada che collega Leopoli (la tedesca Lamberg) a Kiev, facemmo tappa nella città di Žytomyr, un centro abitato ebraico in quella che in passato era la cosiddetta «zona di residenza», che durante la Seconda guerra mondiale era di-ventata il quartier generale di Heinrich Himmler, una tra le principali menti ad aver teorizzato e poi messo in pratica la «soluzione finale». Sulla strada verso sud, a Vinnycja, sor-geva il complesso del Wehrwolf, la roccaforte orientale di Hitler. L’intera regione un tempo era una sorta di enorme parco giochi nazista, con tutti i suoi orrori.
Nel tentativo di costruire un impero che durasse un mil-lennio, il Führer giunse in questa fertile regione dell’Ucrai-na – l’ambito granaio d’Europa – con legioni di progettisti, amministratori, funzionari della sicurezza, «scienziati raz-ziali» e ingegneri che avevano il compito di colonizzare e sfruttare l’area. I tedeschi si lanciarono in una guerra lampo
Le furie di Hitler
12
verso est nel 1941, saccheggiarono i territori conquistati, ma batterono in ritirata nel 1943 prima e nel 1944 poi. Mentre l’Armata Rossa rioccupava la zona, gli ufficiali so-vietici misero le mani su innumerevoli pagine di rapporti ufficiali tedeschi, raccolte di fotografie e giornali, e scato-le piene di bobine cinematografiche. Depositarono questo bottino di guerra e classificarono il «trofeo» documentario in archivi statali e regionali che sarebbero rimasti per de-cenni dietro la cortina di ferro. Avevo deciso di andare in Ucraina per visionare questo materiale.
Negli archivi di Žytomyr mi imbattei in pagine dai bor-di bruciacchiati e cosparse di impronte di stivale. I docu-menti erano sopravvissuti a due assalti: l’evacuazione na-zista, avvenuta usando la tattica della «terra bruciata», che prevedeva la messa a fuoco di qualsiasi prova incriminante e la distruzione della città durante i combattimenti del no-vembre e del dicembre 1943. Gli incartamenti conteneva-no brandelli di corrispondenza, pezzi di carta con l’inchio-stro scolorito, ordinanze con firme pompose e illeggibili di piccoli funzionari nazisti, e verbali di interrogatori della polizia con i tremolanti scarabocchi di terrorizzati conta-dini ucraini. Avevo visto molti documenti nazisti prima di allora, sebbene comodamente seduta nella sala di consul-tazione dei microfilm dei National Archives di Washing-ton. Ma ora, in quegli edifici che erano stati occupati dai tedeschi, scoprii qualcosa al di là della natura grezza del materiale che stavo sfogliando. Con mia sorpresa, trovai i nomi di giovani donne tedesche che avevano partecipa-to attivamente, nella regione, alla costruzione dell’impero hitleriano. Comparivano su innocue liste burocratiche di insegnanti d’asilo. Con questi indizi in mano, tornai negli archivi americani e tedeschi, e iniziai a cercare in modo più sistematico dei documenti sulle tedesche che erano state trasferite nell’Est, e in particolare su quelle che erano sta-
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Introduzione
te testimoni ed esecutrici dell’Olocausto. Man mano che i dossier aumentavano di volume, le storie cominciarono a prendere forma.
Esaminando gli atti delle inchieste postbelliche, mi resi conto che centinaia di donne erano state chiamate a de-porre, e che parecchie lo avevano fatto di buon grado e con franchezza, poiché i pubblici ministeri erano più interessati agli efferati crimini commessi dai loro mariti e colleghi ma-schi. La maggior parte, però, si era mostrata indifferente e altezzosa nel raccontare ciò che aveva visto e provato. Un’ex maestra d’asilo in Ucraina si era riferita all’Olocausto co-me a «quella faccenda ebrea durante la guerra». Lei e le sue colleghe erano state istruite al momento di attraversare il confine tra la Germania e i territori orientali occupati, nel 1942. Ricordava che un ufficiale nazista con un’«uniforme dorata-brunastra» le aveva rassicurate dicendo loro di non spaventarsi se avessero udito degli spari: si trattava «solo di qualche ebreo che veniva fucilato».1
Se l’esecuzione degli ebrei non veniva considerato un motivo di allarme nel corso del conflitto, allora come rea-givano le donne allorché arrivavano realmente sul posto di lavoro? Si giravano dall’altra parte, oppure volevano vede-re e fare di più? Lessi gli studi pionieristici di storici come Gudrun Schwarz ed Elizabeth Harvey, che confermavano i miei sospetti riguardo la partecipazione di donne tedesche nell’Est nazista, ma lasciavano aperte diverse questioni circa colpe e responsabilità più ampie e gravi.2 La Schwarz aveva scoperto la presenza di mogli violente di militari delle SS. Ne citava una, senza però fornirne il nome, che a Hrubie-szów, in Polonia, aveva tolto la pistola dalle mani del marito e sparato a degli ebrei durante un massacro in un cimitero locale. La Harvey invece aveva accertato che numerose in-segnanti operavano in Polonia e che, occasionalmente, si recavano nei ghetti e rubavano i beni degli ebrei. La por-