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Le buone pratiche ergonomiche nella gestione del lavoro mentale
e dello stress
Paola Cenni, Vicepresidente SIE, Eur. Erg.
(da uno studio recente dell’Australian National University condotto su oltre 7mila australiani e pubblicato da “Occupational and Environmental Medicine”)
Il benessere fisico e mentale sul lavoro non può essere considerato un vantaggio facoltativo, particolarmente
difficile da concedere in momenti di regressione economica. In condizioni sfavorevoli sembrerebbe addirittura più
dannoso lavorare che restare disoccupati ….
La premessa
2
Quando si tratta di gestire il lavoro mentale e lo stress,è importante fare riferimento alle norme tecniche(standards emanati da organismi pubblici o privaticon autorità riconosciuta).
Gli standards non sono obbligatori anche se possono diventarlo quando la loro applicazione è prevista per legge al fine di
consentire, ad esempio, la circolazione di un prodotto, l’attestazione di conformità, la certificazione rispetto alla
normativa di riferimento.
La premessa 3
Dalle norme tecniche alle “buone pratiche”
Ente Italiano di Unificazione
La premessa 4
Il consenso su regole comuni è il principio fondamentale che guida la stesura di uno standard tecnico presso i più importanti
enti di normalizzazione internazionali, “sovranazionali” e nazionali come :
Lo standard viene identificato attraverso una stringaalfanumerica che indica l’ente normatore che lo hapromulgato mentre il numero indica la singola norma.
Spesso lo standard è il risultato del recepimento, alivello nazionale, di uno preesistente a livellointernazionale: nella stringa alfanumerica comparirannocosì gli acronimi di più enti come accade, ad esempio,nella norma italiana UNI EN ISO 9001 in cui UNI accoglielo standard internazionale ISO 9001, già recepito da CENcome BS EN ISO 9001
La premessa 5
a) la terminologia da condividere, b) i requisiti di base da soddisfare, c) le prassi o procedure lavorative, d) le metodologie di valutazione.
La premessa 6
In particolare, le buone pratiche ergonomiche(o indicazioni tecniche) sono tratte da standards epossono riguardare:
“Fatti un’arca di legno resinoso: farai tale arca a celle e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Edecco come la farai: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza…”
(Genesi 6, 14)
Esempio di organismo con autorità riconosciuta che suggerisce una buona pratica ergonomica
La premessa 7
8
Come gestire il lavoro mentale e lo stress attraverso l’applicazione
di buone pratiche
Ergonomia e carico di lavoro mentale
Che cosa s’intende per “mentale” ?
L’uomo pensa, si emoziona, si relaziona….
Ergonomia e carico di lavoro mentale 9
Fa riferimento ad un impegno trasversale a tutte le interazioni uomo-macchina-ambiente (fisico e organizzativo)
presenti in un sistema di lavoro
10
Il “mentale” è particolarmente sensibile a problematiche che attengono:
intesa come l’insieme dei processi e delle interazioni progettate in
modo compatibile e coerente, per giungere a obiettivi programmati ed
attesi, con implicazioni sul clima, sulle dinamiche di gruppo, sulle
motivazioni e sulla soddisfazione lavorativa.
• al processo lavorativo
• all’organizzazione del lavoro
inteso come sequenza spazio-temporale dei rapporti che si
stabiliscono fra lavoratori, attrezzature, materiali, energia,
informazioni - all’interno del sistema di lavoro - con implicazioni a
livello di impegno psicofisico, managerialità, qualità relazionale e
comunicazione.
Ergonomia e carico di lavoro mentale
11
A livello internazionale, la norma ISO 10075 è da ritenersi un
ampliamento della
“norma di base” ISO 6385:1981(e successivi aggiornamenti)
“Ergonomic principles of the design of work systems”
(Principi ergonomici nella progettazione dei sistemi lavorativi)
Ergonomia e carico di lavoro mentale
Le buone pratiche più utili all’ergonomia
12
input output
Organi
sensorialiMacchinaUomo Informazione
Compito
lavorativo
Azione
Spazio di lavoro
Ambiente fisico
Ambiente organizzativo
Ambiente socio-culturale
Processamento
input (SNC)
Organi
effettori
Displays
Dispositivi di
controllo
Componenti
operative
Esempio di un modello uomo-macchina- sistema (fonti: ISO/CD 6385-1 e ISO/FDIS 26800)
La norma di base illustra l’interazione fra tutte le variabili del sistema, a partire dall’input che immette informazioni, energia, servizi o altri elementi esterni al
sistema, fino all’output, frutto di elaborazionifinalizzate alla performance
Ergonomia e carico di lavoro mentale
13
da considerare come interdipendenti per cui, nellapratica, non dovrebbero MAI essere consideratiseparatamente.
In ISO 10075 il termine “mentale” è stato usato inriferimento ad esperienze e comportamentilavorativi che richiamano aspetti:
- cognitivi
- emozionali
- sociali
Ergonomia e carico di lavoro mentale
La versione europea sul carico di lavoro mentale
EN ISO 10075 è stata accolta dall’Ente Italiano di
Unificazione (UNI) nelle sue tre articolazioni
Ergonomia e carico di lavoro mentale 14
La prima articolazione, UNI EN ISO 10075-1:2003,
tratta di principi ergonomici relativi al
carico di lavoro mentale a livello di
“termini generali e definizioni” (da condividere)
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003 15
16
inteso come l’insieme di tutte le influenze esterne su di unessere umano, al punto da condizionarlo mentalmente.
inteso come la risposta immediata dell’individuo a stimolostressogeno che risente sia di precondizioni abituali o delmomento, sia degli stili di difesa (coping); si tratta di unacondizione soggettiva che può produrre effetti positivi onegativi.
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
La prima parte della norma mette in relazione il “carico di lavoro mentale” con:
• Lo stress mentale
• Lo strain mentale
17
Condizioni fisiche
Illuminazione, microclima,
rumore, inquinanti
ambientali, condizioni
meteorologiche (lavoro da
svolgere all’aperto), etc.
Richiesta elevata di:
attenzione, impegno
cognitivo e responsabilità
(su salute e sicurezza di
altri). Tempi di lavoro
pesanti, compiti non
qualificanti, condizioni
estreme di pericolo o di
rischio
Aspetti sociologici
esterni al sistema
Fattori sociali e organizzativiCaratteristiche del
compito
PE
RS
ON
AVariabili ambientali che possono indurre stress
AM
BIE
NT
E
CA
US
EE
FF
ET
TI
Condizioni del momento,
influenze pregresse sul
livello iniziale di attivazione
sul lavoro (problemi
personali, pendolarismo,
etc.)
Condizioni generali
di salute, costituzione fisica,
alimentazione, età, genere, etnia
Abilità, capacità, conoscenze
competenze acquisite,
training ed esperienze
pratiche
Aspirazioni, aspettative,
fiducia nelle proprie
capacità, motivazioni,
attitudini, stili di difesa
Caratteristiche individuali che influenzano la risposta allo stress (strain)
Effetti sull’uomo condizionati dallo
stress management (stili di coping)
Ricadute sulla qualità della
performance e sull’apprendimento
Altre conseguenze
Fatica mentale e stati simili: monotonia, ridotta
vigilanza e saturazione mentale
Conseguenze negative
Tensione positiva (eustress)
Conseguenze facilitanti
Struttura organizzativa rigida,
relazioni interpersonali carenti o
difficili, dinamiche di gruppo
problematiche, management più
direttivo che democratico, forte
conflittualità fra gruppi o individui,
ridotte possibilità di crescita
professionale, retribuzioni
inadeguate
Responsabilità nei confronti
della salute pubblica, norme
socio-culturali che
condizionano in negativo le
condizioni lavorative,
problemi di responsabilità
sociale ed etica (difficoltà
legate al mercato del lavoro,
discriminazioni, etc.)
(da: UNI EN ISO 10075-1: 2003: diagramma tradotto e semplificato)
Rapporto fra stress e strain nel carico di lavoro mentale
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
Il comportamento lavorativo è condizionato dalle gestione dello stress
Se lo stile di coping è efficace, l’effetto dello stress produrrà conseguenze facilitanti che si
tradurranno in eustress o tensione positiva
18Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
Il comportamento lavorativo è condizionato dalle gestione dello stress
Se lo stile di coping è inefficace gli effetti dello stress saranno negativi,
fino ad indurre fatica mentale e stati assimilabili (monotonia, ridotta vigilanza e saturazione
mentale)
19Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
Si tratta di un’ alterazione temporanea dell’efficienza funzionale (mentale e fisica) causata da intensità,
durata e andamento temporale dello strain mentale; il ripristino della “normalità” non è
necessariamente legato al cambiamento dell’attività lavorativa
20
Che cosa s’intende per fatica mentale ?
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
21
- rischia di commettere errori, quasi-errorio incidenti, a seguito delle azioni insicure che la faticafavorisce.
- ha sensazioni di stanchezza,
- stabilisce rapporti meno favorevoli fra prestazione esforzo (poca efficienza),
Quando un lavoratore accusa fatica mentale, che cosa prova e come
si comporta ?
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
22
* Sono citati nella norma e si differenziano dalla fatica mentale soprattutto
perché risentono di marcate differenze individuali
Gli stati assimilabili alla fatica mentale (monotonia, ridotta vigilanza e saturazione mentale) *
• Sono dovuti soprattutto a situazioni o compiti che offronopoca varietà (sottocarico).
• Questi stati scompaiono rapidamente se vengonointrodotti cambiamenti nel compito o nell’ambiente dilavoro.
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
23
- sonnolenza
- stanchezza
- diminuzione e variabilità nella prestazione
- minor adattabilità e reattività alle situazioni lavorative.
Questo stato ad evoluzione lenta (con ridotta attivazione) è dovuto ad un campo attentivo molto ristretto, all’eccessiva
uniformità dei compiti e alla loro prolungata ripetitività
Quando un lavoratore accusa monotonia che
cosa prova ?
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
24
E’ uno stato ad evoluzione lenta che pregiudica le performancesdi controllo (ad es., monitoraggio prolungato di pannellistrumentali).
Presenta gli stessi effetti della monotonia ma cambiano le circostanze che ne determinano l’insorgenza: richiesta di compiti
attentivi prolungati, a fronte della ridotta attivazione del SNC
Che cosa s’intende per ridotta vigilanza ?
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
25
E’ uno stato di confuso nervosismo e di forte rifiuto emotivo neiconfronti di compiti poco qualificati (ad es. quelli ripetitivi, dove si“segna il passo” o dove la sensazione è quella “di approdare anulla…”).
I sintomi che accompagnano questo stato sono: rabbia, prestazioniscadenti, stanchezza, difficoltà di concentrazione e una tendenza aripiegarsi in se stessi.
Questo stato differisce dagli altri per una qualità emozionale più negativa e per l’influenza determinante delle differenze individuali
Che cosa s’intende per saturazione mentale ?
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
26
- minor capacità di apprendimento
- minor capacità di gestire l’impatto conil contesto operativo.
In sintesi, l’eccesso di energia spesa nel tentativo di fronteggiare lo strain compromette la possibilità di imparare da nuove esperienze e di gestire efficacemente gli eventi (coping)
Altre conseguenze negative dello strain mentale
Carico di lavoro mentale e stress in UNI EN ISO 10075-1:2003
La seconda articolazione, UNI EN ISO 10075-2:2002,
mette in relazione “carico di lavoro mentale” e
progettazione dei sistemi di lavoro (compiti,
attrezzature, etc.), tenendo conto anche del
“carico di lavoro fisico”
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
28
Scopo e campo di applicazione
a) evitare gli effetti nocivi del carico mentale e delcarico fisico;
b) progettare il lavoro tenendo conto delle risorseumane disponibili (capacità/competenze), allo scopodi prevenire sia il sovraccarico che il sottocarico;
c) progettare i fattori tecnici e organizzativi;
d) consentire sia ai progettisti di sistemi ed attrezzatureche ai rappresentanti dei datori di lavoro e deilavoratori di capire come deve essere pensato ori-pensato un sistema di lavoro.
Vengono date indicazioni per:
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
29
Partono dal presupposto che un sistema di lavoropresenta un’elevata complessità tecnica eorganizzativa e che il carico mentale e lo stresspossono dipendere da ciascuna delle diverse variabiliche lo costituiscono.
Inoltre, per modulare il carico mentale il progettistadovrebbe definire e distribuire adeguatamentefunzioni e compiti fra macchine ed operatori (in basealle loro caratteristiche).
I principi generali di progettazione
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
30
A) INTENSITÀ DEL CARICO LAVORATIVO che dipende dapiù fattori legati alla tipologia dei compiti lavorativi,delle attrezzature e del contesto operativo.
B) DURATA E FORME DELL’ESPOSIZIONE al carico di lavoro,legate all’organizzazione temporale del lavoro (ritmi,turni, pause).
Le “buone pratiche” che discendono dalla norma sono chiamate in causa per modulare sia l’intensità che la durata del carico lavorativo, allo scopo
di evitare o attenuare: fatica mentale, monotonia, ridotta vigilanza e saturazione mentale
Tali principi tengono conto di due variabili molto significative:
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
31
a) non vanno superati i limiti naturali dell’uomo, nel sensoche occorre fermarsi prima che gli effetti della fatica simanifestino;
b) le pause (anche attive) vanno adeguate e ben distribuiteper il recupero della fatica;
c) vanno rispettati i ritmi circadiani alterati dal lavoro inturno (da ridurre o evitare il più possibile, anche perpreservare la vita sociale).
Come modulare progettualmentel’intensità del carico mentale e
prevenire l’insorgenza dello stress
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
32
a) nella gestione degli intervalli siano preferite brevisospensioni del ciclo lavorativo 5’/ogni ora, piuttosto che30’/ogni 6 ore;
b) siano introdotti (ove possibile) alleggerimentidell’impegno cognitivo (ad es., passare da analisilogiche ad operazioni di routine, con effetti paragonabilia pause attive).
Ad esempio, la prevenzione dello stress comporta soprattuttoche:
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
33
Attrezzature di lavoro Operatore
Percezione
Elaborazione cognitiva
Memoria
Giudizio
Decisione
Azione
Elaborazione delle informazioni
Immissione delle informazioni
Display informativo
Compito e/o attività lavorativa Informazioni
Conseguenze
Ambiente/Organizzazione
Relazione tra carico mentale e differenti livelli di impegno cognitivo (da: Uni En Iso 10075-2:2002)
Ad un crescente livello di impegno cognitivo corrisponde una maggior intensità
del carico mentale e dello stress
Nell’interazione uomo-macchina la norma raccomanda la progettazione di interfacce analogiche o “amichevoli”
per favorirne l’usabilità e ridurre l’impegno cognitivo
La progettazione ergonomica dei sistemi di lavoro in UNI EN ISO 10075-2:2002
PROGETTISTA UTENTE
SISTEMAhardware e software
MODELLOCONCETTUALE
MODELLOMENTALE
IMMAGINE DELSISTEMA
Secondo Donald Norman va inteso come “congruenza” fra modelli concettuali e mentali
Usabilità e progettazione ergonomica
Ergonomia e concetto di usabilità
34
Comprensione e specificazione del
contesto d’uso
1
Sviluppo di modelli progettuali e prototipi
3
Specificazione dei requisiti dell’utente e
dell’organizzazione
2Valutazione delle
soluzioni rispetto ai requisiti
4
I requisiti dell’utente ed organizzativi sono soddisfatti?
Sì
No
L’USABILITA’ come USER CENTRED DESIGN prevede ed introduce il concetto di feedback (ad iterazione, fino al soddisfacimento delle richieste del sistema)
Usabilità e progettazione ergonomica
(fonte: EN ISO 13407:1999, tradotto e semplificato)
35
Risultatodell’ interazione
Usabilità: il grado in cui gli obiettivi sono raggiunti con efficacia,
efficienza e soddisfazione
Risultato previsto
Contesto d’uso
Utente
Compito
Ambiente tecnologico e organizzativo
Ambiente fisico
Prodotto
Misure dell’usabilità
efficacia
efficienza
soddisfazione
Scopi
Contesto d’uso
Misure usabilità
USABILITA’: struttura e valutazione (da Iso 9241-11, modificato)
Usabilità e progettazione ergonomica 36
37
La terza articolazione, UNI EN ISO 10075-3:2005,
tratta di principi ergonomici relativi al
carico di lavoro mentale, a livello di
“principi e requisiti riguardanti metodi di misura e
valutazione del carico di lavoro mentale”
L’ultima pubblicazione di questa norma va considerata un’elaborazione
parallela ISO/CEN per arrivare ad una condivisione dei contenuti normativi
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
38
Come premessa, vanno richiamate le iniziali
indicazioni sui criteri da adottare per misurare
il carico mentale e lo stress psicofisico
che ne consegue, secondo i contenuti
del Draft/ISO 10075-3:1995
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
39
Possibili criteri, metodi e strumenti di valutazione del carico di lavoro mentale
Criteri di misura
dello stress da
carico di lavoro
mentale
Fatica mentale
Monotonia
Ridotta vigilanza
Saturazione
Soggettivi Interviste e questionari
di autovalutazione
Comportamentali Metodo del “doppio
compito”
Si rilevano: frequen-
za dei cambiamenti
posturali; segnali di
noia e stanchezza;
rendimento variabile
e/o insoddisfacente
Si rileva: aumento
percentuale di errori
commessi durante
il lavoro
Si rilevano: scadimento
performance e manife-
stazioni evidenti di insof-
ferenza o nervosismo
Fisiologici Indicatori neurofisio-
logici come FCF.
Indici regolati dal SNA
(FC, SCL, EMG, etc.)
Emerge: ridotta atti-
vazione del sistema
nervoso centrale
(sonnolenza e lentez-
za) misurata con
EEG
Biochimici Livelli ormonali: cate-
colamine e corticoidi
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
(Fonte: Draft /ISO 10075-3, 1995, tradotto e modificato)
40
Suggeriscono invece“come scegliere metodi più appropriati alle
differenti situazioni lavorative”
fornendo indicazioni per valutare e misurare correttamente il carico di lavoro mentale, allo scopo di migliorare ed uniformare la
trasmissione dei dati fra le parti interessate.
L’uso di questo Standard è principalmente riservato agli esperti come psicologi, specialisti del benessere sul lavoro e/o fisiologi, con adeguato background
teorico e (soprattutto) capacità d’interpretare correttamente i risultatiche emergono dalle valutazioni
Le buone pratiche tratte da UNI EN ISO 10075-3:2005
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
41
- datori di lavoro
- lavoratori e loro rappresentanti
- gestori di sistema
- designers
- autorità istituzionali
possano trovare indicazioni utili per orientarsi nel campodella valutazione del carico mentale e per individuare imetodi d’intervento più adeguati alle situazioni specifiche(concetto di “ergonomia situata”).
La norma prevede inoltre che anche “non esperti”(o quasi-esperti) come:
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
42
Si ottengono informazioni valide ed affidabili sulle cause del sotto o sovraccarico, con lo scopo di ottimizzare lecondizioni lavorative. A questo livello dovrebbero operare solo esperti ricercatori: psicologi, ergonomi, specialistidella salute sul lavoro e/o fisiologi (dopo appropriata formazione di tipo teorico, metodologico e di interpretazione deirisultati). Si possono utilizzare metodi quantitativi come il questionario purché ci sia rigore nel campionamento enella scelta degli items (anche i risultati dovranno essere trattati ed interpretati con rigore scientifico).
Lo scopo è quello di passare in rassegna le possibili criticità presenti in un sistema di lavoro per anticipare oidentificare un carico inadeguato. Le procedure da utilizzare dovrebbero essere di buona affidabilità-validità edindicare le misure correttive da adottare. Al riguardo si potrebbe utilizzare la tecnica dell’inchiesta (condotta conquestionari non strutturati o interviste), nella fase di analisi del lavoro, per conoscere le opinioni dei lavoratori.
Si ottengono informazioni sulle condizioni di lavoro per prevenire gli effetti negativi di decisioni manageriali o percambiare mansioni, metodi e condizioni di inadeguatezza. Si inizierà a considerare le caratteristiche del contestooperativo e delle mansioni assegnate ai lavoratori e le loro percezioni relative agli aspetti di carico mentale. Alriguardo potrebbero essere utilizzate anche tecniche di osservazione partecipante per capire il grado diapprendimento personale del mestiere e rendersi conto direttamente di alcune delle difficoltà incontrate durante losvolgimento dell’attività lavorativa.
Livello 1 (alto) - per finalità di misurazione accurata
Livello 2 (intermedio) - per finalità di monitoraggio
Livello 3 (basso) - a scopo di orientamento
In UNI EN ISO 10075-3:2005 i metodi per la misurazione e la valutazione del carico di lavoro mentale (indipendentemente dalla tecnica utilizzata) , sono
classificati secondo tre livelli di precisione: alto, intermedio, basso
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
43
UNI EN ISO 10075-3:2005 non specifica un singolo metodo ottimale da adottare
Metodi di valutazione e misura del carico di lavoro mentale in UNI EN ISO 10075-3:2005
• OBIETTIVITA’
• AFFIDABILITA’
• VALIDITA’
• SENSIBILITA’
• DIAGNOSTICITA’
• GENERALIZZABILITA’
Tale valutazione può essere eseguita con qualsiasi metodo idoneo e scientificamenteaccettabile. In ogni caso, occorre fornire un chiaro resoconto della strategia utilizzatanella valutazione delle proprietà psicometriche di un metodo di misura, per accertarel’adeguatezza della procedura scelta e dei risultati ottenuti
La valutazione dovrà rispettare comunque i requisiti concernenti:
La norma indica anche requisiti quantitativi per procedure di misurazione riguardanti i differenti livelli di precisione
Come premessa va ricordato
“che cosa si è detto di autorevole sulfenomeno stress”
Il problema stress45
46
I primi studi scientifici di Selye definiscono lo stress comeSindrome Generale di Adattamento (SGA) causata da unareazione biologica della persona che induce “una rispostaaspecifica e generalizzata a qualsiasi richiesta provenientedall’ambiente”, per ristabilire l’adattamento (o equilibrio)venuto meno a causa di un agente esterno (stressor).
Non ha importanza che le situazioni da fronteggiare sianovalutate come piacevoli o spiacevoli: conta solo l’intensità delbisogno di adattamento.
Secondo SELYE (il “padre” dello stress)
Il problema stress
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llo d
i att
ivaz
ion
e
Condizione di base
Le fasi della reazione biologica
Secondo Selye gli stressors mobilitano sostanze biochimiche(in particolare livelli ormonali) che attivano un’unica SGA
Stressors o agenti esterni
Co
ntr
o-s
ho
ck
47Il problema stress
48
Secondo LAZARUS occorre considerare sia le sollecitazioni cognitive che quelle emozionali
dello stimolo stressogeno
Le ricerche di Lazarus hanno chiarito che il bisogno di ri-
adattamento mobilita un livello di energia che dipende dal
modo con cui la persona percepisce l’ambiente, valutando la
disponibilità di risorse utili.
La percezione dello stress determina la gestione delle emozioni
(positive o negative) e la conseguente efficacia delle strategie di
coping (capacità di fronteggiare la situazione).
Il problema stress
Il recente inquadramento normativo sul rischio stress lavoro-correlato e relativi
percorsi di valutazione
49
50
Le dimensioni del fenomeno giustificano
la necessità di un chiaro inquadramento normativo
La diffusione dello stress occupazionale - nel mondo - è semprepiù preoccupante, rispetto alle tradizionali patologie causate dallavoro. Secondo l’Agenzia di Bilbao, tale problematica chiama incausa circa il 28% dei lavoratori dell’UE (oltre 40 milioni dipersone, con un costo sociale che si aggira sui 20 miliardi dieuro/anno ed una percentuale di assenteismo, riconducibile allostress, intorno al 50-60%).
Il problema stress
Ergonomia e rischio da stress lavoro-correlato
All’interno di un contesto organizzatol’ergonomia affronta il problema del rischiostress lavoro-correlato per individuare evalutare - attraverso l’approccio sistemico - levariabili che lo determinano e le loro reciprocheinterazioni.
51Il problema stress
52
La valutazione corretta di questo rischio richiede attenzione anche per gli aspetti soggettivi
(rapporto stress-strain)
Su lavoro, la necessaria attenzione per gli aspetti psicologico-affettividel rapporto stress-strain, rende possibile la sua valutazionesia in termini di processi cognitivi che di reazioni emozionali.
Tale impostazione è in linea anche con la definizione di “rischi psicosociali”dell’International Labour Organization di Ginevra (ILO) e con la definizione di“benessere lavorativo” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): inentrambi i casi si mette al centro il lavoratore per consentirgli uno
“stato mentale dinamico, caratterizzato da un’adeguata armonia tra capacità, esigenze ed aspettative di un individuo ed esigenze e opportunità ambientali”.
Il problema stress
1. Prevenzione primaria
assetto organizzativo ed ergonomia
2. Prevenzione secondaria
formazione (sui temi della salute fisica e mentale) e crescita della
consapevolezza (percezione soggettiva del rischio)
3. Prevenzione terziaria
effetti dello stress occupazionale, come trattarlo, come riabilitare le
persone soprattutto a livello psicologico e farle rientrare al lavoro.
53
A monte della necessaria valutazione è opportuno ricordare cheesistono tre livelli di prevenzione del rischio stress:
Il problema stress
Lo stress in ambiente di lavoro: l’attualità legislativa nel nostro
Paese, l’accordo-quadro europeo e l’accordo
interconfederale
Il problema stress 54
55
La normativa italiana (D.Lgs. 81/08, s.m.i.)
Nel TU (Capo III - Sez. I, a partire dall’art. 15), la “Gestione della prevenzione nei luoghidi lavoro” prevede “Misure di tutela e obblighi”. Fra questi vanno considerati, inparticolare:
- La valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza.
- La programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri inmodo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell’aziendanonché l’influenza dei fattori dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro.
- Il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nellaconcezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizionedei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sullasalute del lavoro monotono e quello ripetitivo.
- La priorità delle misure di protezione collettiva,rispetto alle misure di protezione individuale.
- Informazione e formazione per lavoratori, dirigenti, preposti e RLS.
- La partecipazione e consultazione dei lavoratori e dei RLS.
Il problema stress
La normativa italiana richiama i contenutidell’accordo quadro europeo (8 ottobre 2004)per inquadrare correttamente il problemadello stress lavoro-correlato
Lo stress in ambiente di lavoro
56
Il problema stress 56
57
Tale accordo è stato siglato a Bruxelles da CES (sindacato europeo); UNICE(“confindustria europea”); UEAPME (associazione europea artigianato ePMI); CEEP (associazione europea delle imprese partecipate dal pubblico edi interesse economico generale).
Già inserito nel programma di lavoro del dialogo sociale 2003-2005, lostress è considerato un problema che potenzialmente può riguardare“… qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore, a prescinderedalla dimensione dell’azienda, dal campo di attività, dal tipo di contrattoo di rapporto di lavoro”.
Tuttavia, “… in pratica non tutti i luoghi di lavoro e non tutti i lavoratori nesono necessariamente interessati”. Tali affermazioni si rivelano importanti,quando si tratta di scegliere i criteri di valutazione più opportuni, fermorestando che “nel considerare lo stress da lavoro è essenziale tener contodelle diversità che caratterizzano i lavoratori”.
L’accordo europeo sullo stress nei luoghi di lavoro
Il problema stress
58
In Italia, l’accordo interconfederale è stato siglato daCONFINDUSTRIA, CONFAPI (Confederazione italiana dellapiccola e media industria privata), CONFARTIGIANATO,CASARTIGIANI, CLAAI (Confederazione delle LibereAssociazioni Artigiane Italiane), CNA (ConfederazioneNazionale Artigianato e della piccola e media impresa),CONFESERCENTI, CONFCOOPERATIVE, LEGACOOPERATIVE,AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane),CONFSERVIZI, CONFAGRICOLTURA, COLDIRETTI e da CGIL,CISL, UIL.
L’accordo-europeo recepito dall’accordo interconfederale del 9 giugno 2008
Il problema stress
59
1. Accrescere la consapevolezza e la comprensione del fenomeno da parte dei datoridi lavoro e dei lavoratori, allo scopo di orientare l’attenzione sui primi segnali distress (favorendo la percezione soggettiva del rischio).
2. Offrire ai datori di lavoro ed ai lavoratori un quadro di riferimento preciso perfacilitare il riconoscimento, la prevenzione o la gestione dei problemi che possonoindurre stress, evitando così di attribuire responsabilità ai singoli.
3. Precisare che dalla valutazioni dello stress lavoro-correlato vengono esclusi altripotenziali fattori come la violenza, le molestie (vedi mobbing) e lo stress post-traumatico, da gestire attraverso altri specifici accordi.
Le indicazioni applicative contenute negli accordi europeo ed interconfederale
Tali accordi, nel sottolineare la complessità insita nella valutazione dello stress lavoro-correlato, indicano tre finalità prioritarie:
Il problema stress
60
Ai fini della valutazione dei rischi, l’art. 3 dell’accordo
interconfederale (9 giugno 2008) descrive in quattro punti
che cosa si deve intendere per stress e
stress lavoro-correlato.
Le indicazioni applicative contenute negli accordi europeo ed interconfederale
Il problema stress
61
1. Lo stress è una condizione che può essere accompagnata dadisturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale e - sullavoro - può essere una conseguenza del fatto che le persone non sonoin grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro.
2. A fronte di un’esposizione di breve-media durata, lo stimolo stressantepuò generare una tensione “positiva” (eustress), per contro si hannomaggiori difficoltà nel sostenere un’esposizione prolungata edintensa. Inoltre, richiamando i concetti di strain e coping, lepersone possono reagire differentemente a situazioni simili, così comeuno stesso individuo può reagire diversamente a situazioni simili, inmomenti diversi della propria vita.
I quattro i punti prioritari che circoscrivono il fenomeno ed inquadrano ilproblema a livello normativo:
Le indicazioni applicative contenute negli accordi europeo ed interconfederale
Il problema stress
62
3. Lo stress non è una malattia ma situazioni di prolungata tensione che non si
sanno gestire (distress), determinano sia una minore efficienza e sicurezza sul
lavoro, sia un peggioramento dello stato di salute (disturbi funzionali).
4. Lo stress può avere origine anche da fattori estranei al contesto aziendale,
con conseguenti alterazioni negative del comportamento e delle prestazioni.
Inoltre non tutte le manifestazioni di disagio o conflitto sul lavoro possono
essere considerate come stress lavoro-correlato.
Le indicazioni applicative contenute negli accordi europeo ed interconfederale
Il problema stress
Come valutare e gestire il rischio stress lavoro-correlato
1. Il percorso di valutazione secondo il Coordinamentotecnico interregionale
2. Le indicazioni della Commissione consultivapermanente per la salute e sicurezza sul lavoro
63Il problema stress
64
Il Coordinamento ha indicato come riferimenti di base:
• L’accordo interconfederale (2008) per il recepimento dell’accordoquadro europeo (2004) sullo stress lavoro correlato
• Le linee di indirizzo regionali (applicate in Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria)
• La proposta metodologica (2010) del Network Nazionale per laprevenzione del disagio psicosociale nei luoghi di lavoro(coordinamento ISPESL).
Il percorso di valutazione indicato dal Coordinamento tecnico interregionale
Il problema stress
65
L’obiettivo prioritario: il fine della valutazione dello stress lavoro-correlato è la PREVENZIONE
Sorveglianza sanitaria
Interventi individuali
Interventi organizzativi
Prevenzione dei rischi
tradizionali
Eliminazione o riduzione dello stress lavoro correlato
Valutazione dello stress lavoro-correlato
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Formazione
Il percorso di valutazione indicato dal Coordinamento tecnico interregionale
Il problema stress
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• Il coinvolgimento del management aziendale e l’organizzazione delpercorso valutativo
• Azioni comunicative e informative• Analisi documentale (indicatori aziendali di stress)• Azioni formative (corsi ai vari livelli gerarchici, MC e RSPP compresi )• Valutazione del rischio (oggettiva/soggettiva)• Gestione del rischio
- misure collettive (organizzative, ergonomiche, procedurali, etc.)- misure individuali (sportelli di ascolto, counselling, sorveglianza
sanitaria, etc.)• Monitoraggio (piano per verificare nel tempo le condizioni di rischio e
l’efficacia degli interventi preventivi/protettivi, con indicazioni dellatempistica )
Il percorso di valutazione secondo il Coordinamento tecnico interregionale
Il problema stress
Il Coordinamento ha indicato le seguenti fasi operative:
67
• Il criterio di omogeneità da rispettare riguarda la natura del problemada analizzare (nel caso specifico lo stress lavoro-correlato).
• In alcuni casi tale criterio riguarda una caratteristica dell’attivitàlavorativa (ad es., addetti ad una linea di assemblaggio, ad unosportello pubblico, etc.).
• In altri casi l’omogeneità fa riferimento all’appartenenza ad unastruttura, area o partizione che fa capo ad una certa figura dirigenziale.
• I dati rilevati vanno analizzati facendo riferimento ai gruppi omogenei opartizioni lavorative.
Il percorso di valutazione secondo il Coordinamento tecnico interregionale
Il problema stress
Come si individuano i “gruppi omogenei” nelle aziende a maggior complessitàorganizzativa (laddove l‘azienda non viene considerata nella sua interezza):
68
1. Le azioni di sensibilizzazione ed informazione, i soggetti o gruppi coinvolti, glistrumenti di valutazione adottati.
2. L’analisi documentale su organizzazione del lavoro, gestione del sistema disicurezza e tutela della salute, flussi informativi riguardanti gli indicatori distress lavoro-correlato.
3. Le azioni formative condotte a livello aziendale, in termini di modalità edurata delle iniziative.
4. Il processo valutativo effettuato con gli strumenti di indagineoggettiva/ soggettiva utilizzati .
5. Il report di analisi dei dati al fine di individuare il livello di rischio (persoggetti, aree/gruppi omogenei).
6. Il piano di misure di prevenzione/protezione collettiva ed individuale daattivare (indicando i tempi ed il ruolo dei soggetti aziendali da coinvolgere).
7. L’eventuale sorveglianza sanitaria mirata ai soggetti/gruppi a rischio,implementata nel piano sanitario esistente, compresi i Programmi diPromozione della Salute su base volontaria.
8. Il piano di monitoraggio /follow-up e relativa tempistica.
Il documento di valutazione dei rischi (DVR) deve documentare i seguentiinterventi:
Il percorso di valutazione secondo il Coordinamento tecnico interregionale
Il problema stress
69
Il percorso di valutazione secondo il Coordinamento tecnico interregionale
Alcuni criteri e cautele raccomandati sull’uso di strumenti come interviste e questionari
a) I questionari non si somministrano “meccanicisticamente”, pena la validità della valutazione.b) I questionari usati in fase di percezione soggettiva necessitano di riferimenti scientifici.c) Gli strumenti da utilizzare devono sondare solo dimensioni non riconducibili a tratti di
personalità, come ad esempio:- il peso della “domanda” o carico lavorativo percepito,- l’esistenza di risorse fruibili a livello organizzativo, a livello individuale (resilienza o coping) e/oa livello di gruppo,- condizioni di benessere o malessere psicologico e/o disturbi funzionali (somatizzazioni).
d) Prima di somministrare il questionario vanno specificati/spiegati gli indicatori su cui vertono gliitems (le domande).
e) Deve essere prevista anche un’informativa iniziale ai lavoratori, sulle ragioni dell’utilizzo delquestionario.
f) Viene dunque raccomandata la somministrazione del questionario con compilazione“supportata”, evitando la distribuzione e l’auto-somministrazione (senza informativa) deiquestionari ai lavoratori (ad es., non in busta paga).
g) I questionari devono essere anonimi (sono tollerati casi in cui la privacy è rigorosamentegarantita).
h) La raccolta delle opinioni/informazioni va riferita al solo problema dello stress lavoro-correlato.i) Non vi deve essere alcuna discriminazione dei lavoratori.j) Il report finale, con dati anonimi collettivi, non deve consentire l’identificazione dei singoli
lavoratori.k) Il report va discusso con i gruppi interessati e con le loro figure di riferimento (RLS, etc.).
Il problema stress
70
Uso del questionario: vantaggi Uso del questionario: limiti
Facilità di compilazione
A domande semplici corrispondono risposte rapide (basta indicare l’opzione
scelta)
Rigidità
Il soggetto che compila il questionario
potrebbe voler dare una risposta non
compresa fra le opzioni previste
Efficienza (rapporto costi-benefici)
Il questionario standardizzato, somministrato ad un elevato numero di
soggetti, consente risparmio di tempo e risorse (rispetto all’utilizzo
dell’intervista aperta)
Bassa “sensibilità” dello strumento
Il questionario self-report (auto-
somministrato) può non rilevare
puntualmente le percezioni di alcune
categorie di persone (problemi di lingua,
etnie diverse, problemi di comprensione delle
domande per anziani o soggetti con modesta
scolarizzazione, etc.)
Elaborazione dei dati ottenuti
I dati emersi dalla compilazione possono essere elaborati e restituiti
velocemente attraverso l’uso di software informatici dedicati (Excel, SPSS,
etc.)
Effetto psicologico delle “domande chiuse”
Alcuni soggetti potrebbero indisporsi per la
ridotta libertà nell’esprimere le proprie
opinioni, alterando l’attendibilità delle
risposte
Altre considerazioni sull’uso del questionario
Il percorso di valutazione secondo il Coordinamento tecnico interregionale
Il problema stress
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
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La valutazione del rischio stress lavoro-correlato è strettamente legata alla “famiglia”dei rischi psicosociali.
La valutazione dovrà partire dalla data del 31 dicembre 2010, con le indicazionimetodologiche della Commissione elaborate “nei limiti e per le finalità puntualmenteindividuati dalla Legge”.
Tali indicazioni, nel tenere conto degli accordi europeo ed interconfederale, dell’ampiaproduzione scientifica disponibile sul tema e delle proposte regionali pervenute, sonostate redatte “secondo criteri di semplicità, brevità e comprensibilità”.
Il percorso metodologico indicato rappresenta il livello minimo di attuazionedell’obbligo legislativo, riguardante la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, alcui adempimento vengono chiamati tutti i datori di lavoro pubblici e privati.
I presupposti
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
Il percorso metodologico dovrà portare alla correttaidentificazione dei fattori di rischio, per consentire lapianificazione e realizzazione di misure atte ad eliminarli o ridurli.
Tali attività vanno riferite a tutte le lavoratrici ed a tutti ilavoratori, compresi dirigenti e preposti.
La valutazione dovrà prendere in esame non singoli ma gruppiomogenei di lavoratori per mansioni (ad es. turnisti) o partizioniorganizzative (dipendenti di uno stesso settore o area) *.
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Le finalità da perseguire
* In ogni caso le modalità di valutazione dovranno tenere conto delle dimensioni aziendali
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
La metodologia prevede due fasi:
• la prima fase (valutazione necessaria e preliminare)
• la seconda fase (valutazione eventuale ed approfondita),da mettere in atto se la prima fa emergere elementi dirischio e le misure di correzione adottate dal datore dilavoro per eliminarli o ridurli si rivelano inefficaci.
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
In questa fase, la valutazione è preliminare nel senso che consiste nella rilevazionedi indicatori oggettivi e verificabili (ove possibile, numericamente apprezzabili)appartenenti a tre distinte famiglie.
La prima fase (necessaria e preliminare)
1. La famiglia degli “eventi sentinella” * che comprendono:
- indici infortunistici- assenze per malattia- turnover- procedimenti e sanzioni- segnalazioni o reports del medico competente- specifiche e frequenti lamentele da parte dei lavoratori.
* da valutare sulla base di parametri omogenei (ad esempio, l’andamento nel tempo)
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
La prima fase (necessaria e preliminare)
2. La famiglia dei fattori che attengono al contenuto del lavoro, in particolare:
- caratteristiche dell’ambiente di lavoro e attrezzature
- carichi e ritmi di lavoro
- orario di lavoro e turni
- corrispondenza fra le competenze dei lavoratori e le richieste
professionali dell’azienda.
Rilevazione dei fattori oggettivi che attengono alla seconda famiglia.
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
La prima fase (necessaria e preliminare)
3. La famiglia dei fattori che attengono al contesto lavorativo, in particolare:
- ruolo in ambito organizzativo
- autonomia decisionale e controllo
- conflitti interpersonali sul lavoro
- evoluzione e sviluppo della carriera
- aspetti comunicativi.
Rilevazione dei fattori oggettivi che attengono alla terza famiglia.
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
La prima fase di valutazione preliminare: come si procede operativamente ?
1. Utilizzando, ad esempio, liste di controllo (checklists) da parte degliaddetti aziendali alla prevenzione, costituite di “indicatori” che fannoriferimento alle tre famiglie già citate: 1, 2, 3.
2. Ricorrendo al coinvolgimento dei lavoratori e/o RLS/RLST(Rappresentante Lavoratori per la Sicurezza Territoriale, con funzioni diRSL nelle aziende o unità produttive del territorio), per “capire” ilcontenuto dei compiti ed il contesto lavorativo (attraverso gli indicatorielencati nei punti 2 e 3 delle famiglie di cui sopra). *
* Nelle aziende di ampie dimensioni è possibile sentire un campione rappresentativo di
lavoratori, tenendo conto anche della modalità valutativa scelta dal datore di lavoro
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
La metodologia prevede che, a fronte di una valutazione
preliminare priva di criticità tali da richiedere azioni correttive, il
datore di lavoro sarà tenuto unicamente a darne conto nel
Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), prevedendo
comunque un piano di monitoraggio.
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
Per contro, se la valutazione preliminare evidenzia rilevantielementi di rischio da stress lavoro-correlato, sarà necessario ilricorso ad azioni correttive come, ad esempio:
• interventi organizzativi• tecnici• procedurali• comunicativi• formativi• etc.
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Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
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Se tali azioni si rivelassero inefficaci, si dovrà procedere (nei tempi
annunciati dall’azienda), alla valutazione successiva o valutazione
approfondita. Tutto ciò comporterà l’avvio della seconda fase
prevista dal percorso metodologico indicato dalla Commissione
consultiva.
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
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Tale approfondimento prevede il coinvolgimento dei lavoratori,attraverso la percezione soggettiva del rischio che richiede ilricorso a strumenti valutativi come, ad esempio:
• questionari• focus group• interviste semi-strutturate
che raccoglieranno le opinioni sulle problematiche elencate nelletre famiglie di fattori/indicatori, già utilizzati nel corso della primafase di valutazione preliminare.
La seconda fase di valutazione approfondita: come si procede operativamente ?
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
82
Nelle aziende di medie dimensioni, tale fase di
coinvolgimento/approfondimento chiama generalmente in
causa “gruppi omogenei” di lavoratori che hanno fatto
emergere le problematiche legate al rischio stress lavoro-
correlato.
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
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Nelle aziende di grandi dimensioni, è possibile che tale fase di
coinvolgimento/approfondimento chiami in causa un
campione rappresentativo di lavoratori per capire tipologia ed
entità del rischio, già rilevato in fase preliminare in alcuni
settori produttivi, aree, gruppi, dipartimenti, etc.
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
84
Nelle aziende di piccolissime dimensioni (fino a 5 lavoratori), tale
fase di approfondimento non comporterà l’utilizzo di strumenti
valutativi: sarà invece opportuno che il datore di lavoro scelga di
coinvolgere direttamente i lavoratori, attraverso riunioni che
favoriscano il confronto sulle problematiche potenzialmente
legate all’insorgenza di stress lavoro-correlato. *
* In modo partecipato verrà favorita sia la ricerca delle possibili soluzioni, sia la verifica della loro
efficacia
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
Viene ribadito che la data del 31 dicembre 2010, di decorrenza dell’obbligo previsto dalTU, è da intendersi come data di avvio della valutazione del rischio stress lavoro-correlato (nel rispetto delle suddette indicazioni metodologiche).
La programmazione temporale delle attività di valutazione (compreso il termineprevisto per il loro completamento), dovrà essere riportata nel DVR per consentirne laverifica da parte degli organi di vigilanza.
Nell’arco dei due anni successivi all’implementazione della metodologia indicata, laCommissione consultiva prevede di condurre un monitoraggio sulle attività valutativeportate a termine, al fine di valutare l’opportunità di introdurvi modifiche e/ointegrazioni.
I datori di lavoro che hanno effettuato la valutazione del rischio stress lavoro-correlatoprima del 17 novembre 2010, nel rispetto dei contenuti degli Accordi europeo edinterconfederale, non debbono ripetere tale valutazione (pur tenuti al suoaggiornamento come da art. 29, comma 3, del TU).
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Le disposizioni transitorie e finali
Le indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro
Il problema stress
-Decreto Legislativo 9/4/2008 n. 81 – Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro e succ. mod.-UNI EN ISO 6385:2004 Principi ergonomici nella progettazione dei sistemi di lavoro-UNI EN ISO 10075-1:2003 Principi ergonomici relativi al carico di lavoro mentale – Termini generali edefinizioni-UNI EN ISO 10075-2:2002 Principi ergonomici relativi al carico di lavoro mentale – Principi diprogettazione-UNI EN ISO 10075-3:2005 Principi ergonomici relativi al carico di lavoro mentale – Principi e requisitiriguardanti i metodi per la misurazione e la valutazione del carico di lavoro mentale-Risoluzione del Parlamento europeo (15/1/2008) sulla strategia comunitaria 2007-2012 per la salutee la sicurezza sul luogo di lavoro (2007/2146(INI))-Accordo europeo sullo stress sul lavoro (8/10/2004)-Accordo interconfederale del 9/6/2008 per il recepimento dell’accordo quadro europeo sullo stresslavoro correlato-Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro di Bilbao, Spagna (sito web dedicato:http://osha.europa.eu/ew2002-ISPESL, Ricerca sullo stress correlato, Roma, 2002-Cenni P., Applicare l’ergonomia, FAngeli editore, Milano, 2003-2005-Ergonomic Checkpoints (prepared by the International Labour Office in collaboration with theInternational Ergonomics Association), ILO, Geneva, 1999-Baldasseroni A., Camerino D., Cenni P., Cesana G.C., Fattorini E., Ferrario M., Tartaglia R., Lavalutazione dei fattori psicosociali. Proposta della versione italiana del Job Content Questionnaire diR.A. Karasek, in Fogli d’Informazione Ispesl, vol. 3, 2001-Coordinamento Tecnico Interregionale della Prevenzione nei Luoghi di lavoro – CoordinamentoTecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province autonome: DecretoLegislativo 81/2008 s.m.i. “Valutazione e Gestione del Rischio da Stress Lavoro-Correlato” – GuidaOperativa (marzo 2010)-Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro del Ministero del lavoro edelle politiche sociali: “Indicazioni della Commissione consultiva per la valutazione dello stress lavoro-correlato (articoli 6, comma 8, lettera m-quater e art. 28, comma 1-bis del D.Lgs. 81/08 e successivemodificazioni e integrazioni)”, 17 novembre 2010.
Riferimenti utili
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