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LAVORO E COSTITUZIONE Classe 1^C a.s. 2013-2014 Istituto Comprensivo Campagnano

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LAVORO E COSTITUZIONE

Classe 1^C

a.s. 2013-2014

Istituto Comprensivo Campagnano

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Lavoro = Libertà e dignità.Un progetto multidisciplinare

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SENZA LAVORO NON SI E’ LIBERI “Mi dica in coscienza, lei può considerare

veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero! Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è libertà. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana” (Sandro Pertini)

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La nostra Costituzione

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Discorso sulla costituzione di Pietro Calamandrei

discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa.

http://www.youtube.com/watch?v=2j9i_0yvt4w

L’art.34 dice:” I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: ”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! E‘ stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato. Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma no è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società n cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente. Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese. Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

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Il lavoro nella nostra CostituzioneTra i diritti fondamentali e principi fondamentali

Art.1 L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, la

sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il DIRITTO AL LAVORO e

promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il DOVERE di svolgere secondo le proprie

possibilità e la proprie scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società

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Art. 3

Rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando la libertà, l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione politica, economica, sociale del Paese.

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Art. 35

Ribadisce la tutela del lavoro, in tutte le sue forme ed applicazioni. Garantisce una cura particolare per la formazione e l’elevazione professionale del lavoratore, regolamentazione intenzionali dei diritti del lavoro

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formazione

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Diritto alla giusta retribuzione – es. salario, alle ferie al riposo, …

Art. 36

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Art. 37

Diritto della tutela della donna lavoratrice e dei minori

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Art. 38

Previdenza sociale

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Art. 40

Diritto di sciopero

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Art. 46

Collaborazione tra i lavoratori

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Art. 51 ultimo comma

Conservazione del posto di lavoro per chi è chiamato a funzioni pubbliche

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L’art. 4 è una norma programmatica!!!!!

Secondo l’onorevole Romano “Il diritto al lavoro (art. 4) è un diritto sfornito di

azione, VUOTO DI CONTENUTO. Più che parlare di diritto, si dovrebbe dire che la Statuto promuove le condizioni per eliminare la disoccupazione, quindi è una norma programmatica che non vincola lo Stato a dare pieno impiego a tutta la popolazione attiva. Inteso così non garantisce il diritto all’occupazione né la conservazione del lavoro. In ogni caso il diritto del lavoro è alla base del diritto alla libertà.”

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IL LAVORO Va garantito Va tutelato, anche per gli italiani all’estero(art.35) Dà diritto ad una retribuzione, proporzionata alla quantità e qualità

del lavoro svolto (art.36) La legge ha il compito di determinare la durata massima della

giornata lavorativa e il limite minimo di età per il lavoro salariato (articoli 36, 37)

Va previsto il diritto del lavoratore al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite (art.36)

Ci deve essere l’uguaglianza tra uomo e donna anche in ambito lavorativo (art.37)

Alle donne vanno date condizioni di lavoro che consentano l’adempimento delle funzioni familiari (art.37)

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LAVORO Libertà

Dignità

attività

autonoma

dipendente

imprenditoriale

profitto

guadagno

salario

stipendioonorario

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ECONOMIA settori

del lavoro

primario

secondario

terziario

quaternario

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Sono attività che nascono dallo sfruttamento delle materie prime (colture, allevamento del bestiame, ittico, attività estrattive minerarie, forestali, …)

SETTORE PRIMARIO

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Sono le attività che trasformano le materie prime in prodotti finiti (industrie, artigianato,costruzioni …)

SETTORE SECONDARIO

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Sono le attività che offrono servizi (scuole, uffici, ospedali, commercio, banche assicurazioni, trasporti, turismo, arte e cultura, attività professionali, ricerca,…)

SETTORE TERZIARIO

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Settore terziario avanzato o quaternario

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I SINDACATI

Associazioni libere tra persone che svolgono la loro attività nello stesso settore della produzione o dei servizi costruite per la tutela degli interessi comuni.

Più sindacati di categoria possono unirsi per costituire Confederazioni o Federazioni di Lavoratori oppure padronali.

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BREVE STORIA DEI SINDACATI Prima industrializzazione sociali e

urbanesimoModificazionisociali

Doloroso mutamento nella vita dei ceti operai

Il quarto stato

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Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901, inizialmente intitolato Il cammino dei lavoratori. 

Il quarto stato

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Pesanti ritmi e orari di lavoro Sfruttamento di donne e bambini Drammatiche condizioni abitative e

igieniche Ricorrenti crisi e disoccupazione

Solidarietà tra lavoratori

MUTUO SOCCORSO

I PRIMI SINDACA

TI

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Mancava però il carattere di organizzazione di massa, erano poco più che associazioni di mestiere (corporazioni: esperienza già dei Comuni medievali!)

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Emblemi delle corporazioni medievali e il mutuo soccorso tra 1700 e 1800

Tra il 1700 e il 1800, la Rivoluzione Industriale fu all’origine dello sconvolgimento dei precedenti assetti sociali: la meccanizzazione del lavoro non necessitava più di competenze, abilità e capacità creative. I lavoratori inurbati di estrazione contadina vivevano nelle fabbriche l’intera giornata, in condizioni di precarietà igienica e di insicurezza. Ma è proprio dal quotidiano contatto e dal sentimento di condivisione dei bisogni che spontaneamente presero corpo relazioni interpersonali forti, vincolate da patti associativi e solidaristici di autodifesa.Nei primi decenni dell’800 nelle officine e negli opifici maggiori del nord Italia erano limitatamente diffuse le collette, casse-deposito alimentate dai lavoratori e gestite dal padrone che doveva provvedere a sostenerli in caso di malattia. Altre forme di auto-assistenza erano perlopiù sporadiche e collegate all’esperienza delle confraternite e delle corporazioni di mestiere. Le sovvenzioni erano di volta in volta commisurate a donazioni o ad occasionali elargizioni, derivate dal buon andamento della produzione, che venivano raccolte e distribuite senza norme, senza alcuna regolamentazione partecipativa e democratica. Si trattava di forme assistenziali di tipo caritativo che non coinvolgevano i lavoratori nell’organizzazione sistematica delle tutele.

Emblemi delle corporazioni medievali

Mutuo soccorso tra 1700 e 1800

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Seconda rivoluzione industriale

Produzione in serie, lavorazione automatizzata

Manodopera generica (poco specializzata)

Nuove esigenze

associazionistiche

Quale funzione sulla vita sociale?

IDEEDIVERS

E

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IDEE DIVERSE SOCIALDEMOCRATICI : per l’erosione graduale del reddito capitalistico e trasformazione

della società secondo ideali e interessi del proletariato, Mirano all’educazione degli operai (scuola di socialismo)

LENINISTI: in URSS, dopo la rivoluzione bolscevica, furono concepiti come istituzioni subordinate al Partito Comunista

ANARCOSINDACALISTI: forti soprattutto i Spagna, alla vigilia della guerra civile del 1936. Lo sciopero era per loro la guerra tra sfruttati e sfruttatori

PRAGMATICO RIVENDICATIVI: negli USA, si battono per miglioramenti salariali e contratti di lavoro favorevoli ai prestatori d’opera.

LABURISTI: in Inghilterra, verso la metà dell’ottocento, difendono le condizioni materiali dell’operaio compatibilmente alla funzionalità del sistema politico-produttivo esistente

CRISTIANI: soprattutto in Francia e in Italia, per una umanizzazione e per mitigar i conflitti di classe, cercando mediazione tra gli interessi contrapposti

FASCISTI: con idee corporative elaborate dal fascismo in Italia tra gli anni ’20-’30, organi di Stato totalitario,soffocavano ogni contrasto tra capitale e lavoro e divennero strumento di controllo e organizzazione del consenso al regime

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Costituzione italiana art.39

Comma 1… l’organizzazione sindacale è libera

Comma 5… stabilisce i contratti di lavoro

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LO STATUTO DEI LAVORATORI

 legge 20 maggio 1970, n. 300 ("Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento"), che ancora oggi è una delle norme fondamentali nel diritto del lavoro italiano.

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STATUTO DEI LAVORATORI

Norme sulla libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro. Frutto delle lotte sindacali degli anni ‘60-’70. Limita il potere dei datori di lavoro all’interno delle aziende in rispetto all’at. 41, II comma della Costituzione definisce i più importanti diritti del lavoratore e dei sindacati

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L’art. 18 della legge 300 del 20-05-1970 dello SdL

Impone all’imprenditore che abbia licenziato senza giusta causa o giustificato motivo di reintegrare il lavoratore e risarcirgli il danno (limitatamente a un’unità produttiva che abbia più di 15 dipendenti, poi abrogata con L.108 dell’11 maggio 1990)

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Perché fa tanto parlare l’art. 18?

GOVERNO E IMPRENDITORI frena i datori di lavoro ad

assumere crea disoccupazione licenziabilità più facile, con

indennizzo e non reinserimento anche per motivi economici Meglio un posto di lavoro in più

anche se meno garantito AUMENTEREBBE IL TASSO DI

OCCUPAZIONE

SINDACATI E LAVORATORI a tutela dei lavoratori troppa flessibilità, porterebbe a

massima precarietà non si può eliminare un diritto non creerebbe più lavoro per le

piccole aziende, né emergerebbe il “lavoro nero”

si lavorerebbe preoccupati di poter essere licenziati, con ansie e tensioni

non permette di pianificare il futuro AUMENTEREBBE LICENZIAMENTI E

PRECERIETA’

Modificare o abolire l’art. 18

Mantenere l’art. 18

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PRO E CONTRO L’ABOLIZIONE DELL’ART. 18

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Art. 19 ai lavoratori è data possibilità di costituire rappresentanze sindacali e il diritto di avere un locale per le riunioni, il diritto di sciopero

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Art.28 prevede la repressione della condotta antisindacale, rappresentanza sindacale attraverso RAS e RSU

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Significati del lavoro

E’ un’attività, perché l’uomo progetta

E’ lo strumento attraverso il quale l’uomo si realizza

E’ solo un mezzo per guadagnarsi da vivere

LAVORO

Realizzazione di se’

Necessario (non il suo lavoro, ma i

suoi prodotti)

Visione positiva

Visione negativa

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Significati del lavoro

E’ il dominio dell’uomo sulla natura una sfida, un insieme di conquiste

umane fisico Lavoro psichico intellettivo

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Nell’antichità Oggi per noi il lavoro qualifica socialmente, ma nelle comunità

tribali non c’è un termine che designi il lavoro poiché il lavoro era nelle diverse attività: caccia, fuga, lotta …., come per gli animali.

Lavoro per eccellenza diverrà l’agricoltura, altamente gradita agli dei. I frutti della terra erano considerati doni divini, non conquiste umane.

NATURALE = DIVINO Lavorare la terra e prenderne i frutti non era vista come

personale conquista ----------------CONCEZIONE MAGICA DEL LAVORO

Breve storia del lavoro

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Nell’antica Grecia

Il lavoro manuale è disprezzato, è attività da schiavi, deturpa il corpo. La degenerazione del corpo conduce anche a quella dell’anima, lesivo dell’armonia tra corpo e anima. Per Platone e Aristotele c’è differenza tra:

Chi lavora

(costruisce, produce)

Chi sa a cosa serve il

lavoro (chi consuma)

È l’uso che valorizza la forma dell’oggetto, la forma è nella test del consumatore, non in quella di chi l’ha prodotta. Vera causa di ciò

che viene prodotto è il COMMITTENTE

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Il Cristianesimo Rivaluta il lavoro, senza esaltarlo. Il lavoro è un’attività necessaria… ma inferiore Anche Cristo impara un mestiere S.Paolo diceva “chi non lavora non mangia” Orat et labora sarà la Regula benedettina, ma

ogni cosa stia al suo posto Per Sant’Agostino il Vangelo non vieta di

procurarci il necessario, ma non può essere questo lo scopo della predicazione

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IL Medioevo *

Il lavoro va acquistando dignità, ma non ha ruolo centrale nella vita dell’uomo

Vita nel medioevo, i lavori e la

stagioni

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L’Umanesimo C’è una rivoluzione del lavoro Il lavoro occupa un posto primario entro modelli

“comunistici” (es. in Campanella e Moro) Per Leon Battista Alberti: “Il lavoro riempie il

lento scorrere delle ore” L’uomo lavora

trasforma la materia

scambia

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Una stamperia del Cinquecento

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L’età della Riforma Per Lutero ciascuno nella sua comunità doveva avere

il suo mestiere particolare: calzolaio, artigiano,…. Poiché l’ozio è un’evasione peccaminosa.

La vita monastica è scelta egoistica, di chi fugge ai propri doveri verso il prossimo. Dio ha assegnato a ciascuno il proprio mestiere.

Per Calvino il lavoro ha ruolo dinamico, ogni uomo è chiamato a svolgere un ruolo (predestinazione) e ogni risultato positivo del proprio lavoro è segno di elezione

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L’età della Riforma

LUTERO: l’uomo è… recipiente

CALVINO*: l’uomo è strumento della divina Provvidenza

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L’età della Riforma

* Per Calvino sia lavoro che accumulazione sono

leciti risultati di un operare:

Razionale

Metodico

Instancabile

Libera dall’ansia della salvazione

Che aiuta a migliorare la propria situazione sociale

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Rinascimento Nasce il nuovo metodo scientifico (Galilei) Si cerca di interpretare le leggi della natura Si fanno nuove scoperte scientifiche Si mettono a punto nuove tecnologie L’uomo ha consapevolezza della propria capacità di

trasformazione della natura L’uomo acquista fiducia in se stesso e vede nel lavoro il

proprio futuro ed un mezzo per intervenire sul tempo IL LAVORO VIENE ESALTATO COME CREATIVITA’,anche

con risvolti estetici: giocare,plasmare la natura,….

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Galileo Galilei

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L’età delle rivoluzioni Sempre più forte è l’idea che il lavoro sia un’attività

trasformatrice dell’ordine naturale, che rimuove la natura dal suo stato originario e la domina (Bacon) o se ne appropria (Locke), concetti che permarranno fino all’età moderna e per buona parte del’900

Attività in cui l’uomo produce e controlla la natura, si impadronisce dei materiali naturali esterni necessari a soddisfare i suoi bisogni e MODIFICA SE STESSO sviluppando talenti e facoltà in natura assopite.

LAVORO = insieme delle azioni che per un fine pratico l’uomo esercita sulla natura con l’aiuto del suo cervello, delle sue mni, di utensili o macchine e che agendo a loro volta sull’uomo lo modificano (Friedmann)

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Ottocento Il lavoro è visto come trionfo umanoDa concetto subordinato ai concetti moraliA concetto filosofico pieno di significati che

subordinano altri concettiDiventa concetto chiave della visione del mondoPOSITIVISMO  Corrente di pensiero di metà Ottocentoche pone la scienza a fondamento della conoscenza ed estende il metodo scientifico a tutti i campi

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‘700

‘800

‘900

rivoluzione industriale

rivoluzione industriale

Dalle campagne Alle fabbriche

Formazione della classe operaia

Coscienza delle classi lavoratrici

Trasformazioni

economiche e sociali

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Novecento

Lavoriamo per vivere o viviamo

per lavorare?

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sfruttamento

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Precarietà e sfruttamento

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alienazione

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Disoccupazione e precarietà

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Problemi del lavoro

I Paesi con produttività più bassa

sono quelli che investono

meno in ricerca e sviluppo

E’ importante anche analizzare le caratteristiche peculiari di ogni

Paese

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Alcuni aspetti del nostro sistema economico In Italia c’è il netto predominio delle piccole e

medie imprese che garantiscono flessibilità del prodotto (non dell’occupazione, per noi poco risolutiva e attuabile dalle grandi aziende), qualità, coordinamento tra imprese anziché competizione.

Il sistema italiano è entrato in crisi con la globalizzazione

Da noi è bassa la capitalizzazione (quasi totale il rifiuto di quotarsi in borsa)

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SOLUZIONI

Investimenti in ricerca per battere la

concorrenza con prodotti nuovi e

migliori Flessibilità della

produzione e non tanto dei lavoratori

Uno Stato capace di progettare una

politica industriale nuova

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Disoccupazione giovanile in ItaliaIl problema dell’inserimento dei giovani nel mondo

del lavoro è mondiale, ma in Italia è più acuto

Tra i 16 e i 24 anni

in Italia: solo un ragazzo su 4 trova lavoro

In Europa: un ragazzo su 2

Sono meno quelli che in Italia lo cercano

perché scelgono di frequentare l’Università? NO

Tra i 25 e i 34 anni in Italia 18 su 100 hanno la laurea

Meno della metà che in Francia, Svezia, USA!!!!!!!!!!!!!!

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Disoccupazione giovanile in Italia La disoccupazione giovanile al Centro-Nord si avvicina

alla media europea, ma è molto più alta al Sud Il mercato del lavoro tende a proteggere chi un lavoro

ce l’ha già (adulti) e pensa poco a soluzioni per la disoccupazione giovanile

Ai giovani vengono offerti soprattutto contratti temporanei

Le aziende preferiscono assumere temporaneamente per evitare la rigidità dei contratti a tempo indeterminato

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Quale futuro li attende….?

I giovani vivono più a lungo con i genitori si sposano più tardi, fanno meno figli, non accumulano contributi per la loro

pensione, non acquistano la loro abitazione

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………………………….. !! Lunghi periodi di disoccupazione hanno

conseguenze negative sulle carriera lavorativa e creano gravi problemi psicologici

di autostima socialiPartiti e Sindacati dovrebbero pensare a riformeche favorissero i giovani, ma sono sostenuti dagliadulti occupati, a cui dovrebbero chiedere sacrifici!!!

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Cosa resta?

La famiglia resta l’unico meccanismo di protezione dei giovani

PADREMADRENONNI

Lavoro sicuroPensione

Abitazione

Supporto ai figli (precari)

Si assicura ai giovani la sopravvivenza, ma si nega loro il FUTURO

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La fuga

Si sta creando una generazioneSfiduciataDisillusaChe non s’impegna, perché non vede

futuro Molti bravi giovani vanno all’esteroFuga di “cervelli” e di giovani

intraprendenti e capaci

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“Tanguy” un film francese che racconta la storia di un28enne che non se ne voleva andare da casa

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Sfruttamento del lavoro minorile un problema globaleNEL MONDO 306milioni di bambini economicamente attivi 115milioni esposti a lavoro rischiosi e alle peggiori forme di sfruttamentoSi concentrano in ASIA e nel PACIFICO 113,6 milioni in AFRICA SUB SAHARIANA 65,1

milioniNon è una realtà che riguarda solo i PVS ,ma anche

quelli con economia in via di transizione e quelli industrializzati

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STOP CHILD LABOURschool is the best place of work

Il lavoro minorile va eliminato Vanno promossi i diritti fondamentali del

lavoro per tutti (adulti e minori)

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Un importante obiettivo…Sicurezza sul lavoro Sono ancora troppi i caduti per incidenti

sul lavoro (“omicidi sul lavoro” venivano detti negli anni ‘60,quando erano attribuibili al sistema di produzione, alle scarse o assenti condizioni di sicurezza).

Oggi il termine più usato è MORTI BIANCHE

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Chiamatele pure morti bianche.Ma non è il bianco dell’innocenzanon è il bianco della purezzanon è il bianco candido di una nevicata in montagnaE’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoliche ogni anno coprono sguardi fissi nel vuotoocchi spalancati dal terroredalla consapevolezza che la vita sta scappando via.Un attimo eterno che toglie ogni speranzal’attimo di una caduta da diversi metridell’esalazione che toglie l’aria nei polmonidel trattore senza protezioni che sta schiacciandodell’impatto sulla strada verso il lavorodel frastuono dell’esplosione che lacera la carnedi una scarica elettrica che secca il cervello.E’ un bianco che copre le nostre coscienzee il corpo martoriato di un lavoratoreE’ il bianco di un tramonto livido e nebbiosodi una vita che si spegne lontana dagli affettidi lacrime e disperazione per chi rimane.Anche quest’anno oltre mille mortivite coperte da un lenzuolo bianco.Bianco ipocrita che copre sangue rossoe il nero sporco di una democrazia per pochi.Vite perse per pochi euro al meseda chi è spesso solo moderno schiavo.

MORTI BIANCHE Poesia e dipinto di Carlo Soricelli

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Storia e significato di una ricorrenza20 Luglio 1889 a Parigi viene lanciata l’idea che in una data stabilita in “tutti” i Paesi e “tutte”

le città, nello stesso giorno i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di

ridurre per legge la giornata lavorativa a 8 ore.Si scelse il 1° Maggio, perché nel 1886, in quel giorno, c’era stata una grande manifestazione operaia a Chicago, che era stata repressa nel

sangue.Con questa festa si intendono ricordare le

battaglie operaie alla conquista delle otto ore lavorative e più in generale si dedica questa giornata ai diritti acquisiti che garantiscano

lavoro, dignità e libertà.

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Informazioni

Il lavoro è stato realizzato dalle classi 1^C e 3^B della scuola media di Campagnano condotto e coordinato dalla prof.ssa Catia Montemaggi

Tutte le immagini sono state ricavate da siti di interesse educativo e sono utilizzate ad esclusivo uso didattico.

5 maggio 2014