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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto Ing. Raffaele SABATINO Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’ISPESL Con la collaborazione di: Ing. Massimo GIUFFRIDA Arch. Andrea CORDISCO del S.P.P. ISPESL Si ringraziano: Ing. Dario SANTORO Ing. Giuseppe SFERRUZZA

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativoper i lavoratori dell’Istituto

Ing. Raffaele SABATINOResponsabile del Servizio diPrevenzione e Protezione dell’ISPESL

Con la collaborazione di:Ing. Massimo GIUFFRIDAArch. Andrea CORDISCOdel S.P.P. ISPESL

Si ringraziano:Ing. Dario SANTOROIng. Giuseppe SFERRUZZA

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativoper i lavoratori dell’Istituto

Ing. Raffaele SABATINOResponsabile del Servizio diPrevenzione e Protezione dell’ISPESL

Con la collaborazione di:Ing. Massimo GIUFFRIDAArch. Andrea CORDISCOdel S.P.P. ISPESL

Si ringraziano:Ing. Dario SANTOROIng. Giuseppe SFERRUZZA

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Rev. 01 • Data 21.04.2001RSPP Ing. Dario SANTORODatore di Lavoro Dott. Antonio MOCCALDI

Rev. 02 • Data 12.04.2010RSPP Ing. Raffaele SABATINODatore di Lavoro Dott. Umberto SACERDOTE

BibliografiaLa Valutazione dei rischi nella pubblica amministrazione C. Testa e D. MarconiEPC Libri

Progetto grafico ed impaginazione:Studio Sismondo srl - Roma

Finito di stamparenel mese di maggio 2010a cura di Mediapubbligrafica srl

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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Introduzione

Il testo unico della sicurezza sul lavoro, ovvero il D. Lgs. 81/08 (e s.m.i.), è il prodottodi molte leggi antecedenti riguardanti la salute dei lavoratori. Con questo decreto sono stati aggiornati ed integrati, sulla base dell’esperienza ma-turata nel corso degli anni, i contenuti del D. Lgs. 626/94, ora abrogato insieme adaltre precedenti normative, ed il loro contenuto è stato in esso ricompreso.Il D. Lgs. 81/08 si occupa, pertanto, di tutela della salute e della sicurezza nei luoghidi lavoro e si applica:

• alla persona, sotto ogni aspetto: salute, sicurezza e dignità, tenendo conto del-l’età, della provenienza geografica e del genere.

• al lavoro, in qualunque forma svolto, anche gratuito (volontariato), autonomo,dipendente, interinale, ecc.

Viene sancito il Principio di Effettività della Tutela: diritto di tutti coloro che operanonegli ambienti di lavoro, qualunque sia il rapporto o contratto di lavoro. Ciò implica,altresì, un’effettività dei doveri.Questa dispensa informativa vuole, innanzitutto, fornire una panoramica generalesul decreto con lo scopo di portare a conoscenza dei dipendenti dell’Istituto una nor-mativa che appare assai complicata ma che, in realtà, non è nient’altro che la “lineaguida” di un corretto comportamento sui luoghi di lavoro. Comportamento che, se impostato secondo quanto prescritto, può abbattere i rischipresenti ed evitare gli incidenti che si possono verificare durante l’attività lavorativa.La cultura della sicurezza è il perno centrale che queste righe vogliono portare allavostra attenzione.Soltanto, infatti, una corretta informazione e formazione dei lavoratori può far sì chequesti prendano coscienza che è importante rispettare il D. Lgs. 81/08, non solo peril fatto che sia obbligatorio farlo, ma soprattutto perché, così facendo, tutelano lorostessi.Conoscere i rischi presenti sul posto di lavoro significa abbatterli o almeno ridurli dra-sticamente. La maggior parte del nostro tempo lo passiamo sul posto di lavoro e permolto tempo; anche se spesso non ci pensiamo, viviamo per otto, dieci ore in unluogo che deve essere a norma e ci deve dare la garanzia di salubrità sia fisica chementale.Se non preveniamo i rischi attraverso strumenti come la valutazione dei rischi, i con-trolli periodici delle attrezzature ed il corretto uso delle stesse, questi possono sfociarein incidenti. Tali incidenti provocano, nel caso migliore, danni a cose e, nel peggiore, danni a per-sone.Tuttavia, il “progetto d’informazione” non si esaurisce nella consegna del presenteopuscolo; infatti, nella logica di assicurare la formazione continua ai lavoratori, si pre-vede la realizzazione di incontri informativi, da svolgersi con modalità da program-

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Introduzione

mare, fra i lavoratori (neo assunti e non) e le figure professionali che si occupano disalute e sicurezza sul lavoro nell’Istituto, al fine di approfondire gli argomenti che ne-cessitano maggior attenzione.Si conferma inoltre che sono organizzati e realizzati dall’Istituto, dai competenti sog-getti, corsi di formazione sui vari argomenti specifici legati alla tutela della salute esicurezza sul lavoro.Per quanto concerne le specifiche problematiche locali si rimanda comunque alle in-dicazioni contenute negli specifici Documenti di Valutazione dei Rischi relativi allevarie sedi lavorative dell’Istituto.Con la convinzione che quest’agile dispensa possa svolgere un piccolo, ma impor-tante, ruolo nella crescita dell’attenzione dei lavoratori su questi temi, auguro a tuttiuna buona lettura ed un buon lavoro in salute e sicurezza.

Il Direttore Generale dell’IstitutoDott. Umberto Sacerdote

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Indice

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Cap. I L’organizzazione della Sicurezza alla luce del Testo Unico 7

Premessa 7

Il D. Lgs. 81/08: Nozioni generali 7

La Valutazione dei Rischi 8

La Formazione e l’Informazione 9

Attori e obblighi 9

Il Servizio di Prevenzione e Protezione 9

I Ruoli 10

Le nuove procedure della P.A. alla luce del D. Lgs. 81/08 13

La gestione dell’Emergenza 14

Glossario 16

Cap. II La Sicurezza nell’Istituto 17

Attività di Ufficio 20

A. Uso dei Videoterminali 20

B. L’ufficio e le interazioni con l’ambiente 23

C. Rischi tipici nell’Ufficio 29

D. Rischio stress lavoro-correlato 33

Attività di Laboratorio 35

A. Regole Generali 35

B. Elenco delle Frasi di Rischio ” R” dei Consigli di Prudenza “S” 37e delle loro relative combinazioni

C. Simboli e indicazioni di pericolo sulle sostanze 45

D. I pittogrammi che bisogna conoscere 46

E. I Dispositivi di Protezione Individuale 47

F. Movimentazione manuale dei carichi 49

Attività lavorativa fuori Sede 52

Cap. III La Prevenzione degli Incendi 83

Il Rischio Incendio 83

Il Piano di Emergenza 91

Principali norme di Prevenzione Incendi 96

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L’organizzazione della Sicurezza alla luce del Testo Unico (D. Lgs. 81/08 e s.m.i.)

Premessa

Il D. Lgs. 81/08 rappresenta, oltre che una pietra miliare nel campo della normativainerente la sicurezza, anche un cambio di mentalità nella maniera di gestirla.Il Decreto prevede un percorso molto impegnativo e soprattutto non occasionale osaltuario, che dovrà essere portato avanti nel tempo in maniera continuativa e cheprende in considerazione il triangolo lavoratore – luogo di lavoro – mansione. Impone una serie di obblighi piuttosto pesanti ripresi quasi completamente da decretigià esistenti (in particolare il D. Lgs. 626/94) e inseriti in un Testo Unico che è (insiemeai numerosi decreti attuativi in corso di emanazione) l’unico riferimento per tutti i la-voratori di un’azienda (pubblica o privata).I numerosi adempimenti previsti, comportano un impegno notevole avendo comeobiettivo finale la creazione di un sistema di gestione della sicurezza a regime, chedovrà essere concreto e attendibile e, quindi, non solo ipotizzato sulla carta.Ciò presupporrà percorsi di formazione impegnativi e periodici, e l’individuazione dialcuni soggetti che dovranno essere delegati formalmente per lo svolgimento di alcunefunzioni inerenti la sicurezza.

Il D. Lgs. 81/08: Nozioni generali

Cosa è?È un Decreto Legislativo del2008 che ha sostituito il D. Lgs.626/94 che riguarda la salutee la sicurezza dei lavoratorisul luogo di lavoro. Rappre-senta un momento fondamen-tale rispetto a questi temi inquanto prosegue il percorso in-trapreso con il D. Lgs. 626/94che imponeva un cambio dimentalità e un’attenzione co-stante ai problemi legati alla si-curezza.

A chi è rivolto?A tutte le attività, pubbliche eprivate.

50-70 cm

110º90ºSchermo regolabile

PUNTO DIAPPOGGIO

LIBERO

Tastieraseparata

SPAZIO SUFFICIENTE

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cm

Capitolo 1

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Capitolo 1

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Chi è coinvolto?Il decreto coinvolge tutte le figure presenti in azienda. Sono tutti implicati e obbligatia collaborare (sono previste sanzioni penali piuttosto pesanti per tutti) a partire dal Datoredi Lavoro fino al lavoratore. Nessuno si può disinteressare del problema sicurezza.

La Valutazione dei rischi

In Italia prima del D. Lgs. 81/08 (definito Testo Unico sulla Sicurezza) esistevano giànumerose Leggi e Decreti riguardanti la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (D.Lgs. 626/94, D.P.R. 547/55, D.P.R. 303/56, D. Lgs. 277/91, ...).In passato, prima dell’entrata in vigore del D. Lgs. 626/94, ci si preoccupava dei pro-blemi legati alla sicurezza solo dopo un infortunio o un evento catastrofico (incendio,terremoto,...) o dopo un’ispezione dell’Organo di Vigilanza (Asl, Vigili del Fuoco,...).Il D. Lgs. 626/94 ha iniziato a cambiare radicalmente tale filosofia e il D. Lgs. 81/08prosegue in questa direzione: a prescindere dagli eventi dannosi accaduti (che costi-tuiscono comunque un’informazione preziosa) il Datore di Lavoro è obbligato adeffettuare una valutazione dei rischi esistenti per il proprio personale nei propri luoghidi lavoro. Questo perché per valutare occorre conoscere e capire i problemi relativialla salute ed alla sicurezza sul luogo di lavoro. La valutazione effettuata deve essereriportata in un documento chiamato “Documento di Valutazione dei Rischi” cherappresenta quindi un elaborato all’interno del quale è riportata l’analisi dei problemiesistenti da risolvere in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro ed il programmaprevisto per la risoluzione di tali problemi. Si tratta quindi di una “fotografia”dell’Azienda sui problemi della sicurezza. Quindi un momento di prevenzione chesi concretizza in un documento vero e proprio che deve essere il punto di partenza(non di arrivo) per risolvere i problemi.

Dunque sicurezza:

• Preventiva;• Programmata;• Continuativa.

Il D. Lgs. 81/08 rafforza il concetto di valutazione dei rischi imponendo numerose va-lutazioni fra cui:

• valutazione del rischio incendio;• valutazione del rischio videoterminale ed ergonomia del posto di lavoro;• valutazione del rischio chimico;• valutazione del rischio biologico;• valutazione del rischio rumore;• valutazione del rischio movimentazione manuale dei carichi;• valutazione del rischio derivante da campi elettromagnetici;• valutazione del rischio derivante da atmosfere esplosive;• valutazione del rischio stress lavoro correlato;

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La Formazione e l’Informazione

Uno degli aspetti più importanti del decreto riguarda l’obbligo per il datore di lavorodi Informare e Formare tutti i lavoratori. In particolare devono essere informati tuttii lavoratori rispetto alla mansione che svolgono, i rischi esistenti e le corrette modalitàdi svolgimento della mansione stessa.Inoltre devono ricevere una formazione specifica eapprofondita alcune figure che assumono un’impor-tanza rilevante in materia di salute e sicurezza sulluogo di lavoro. Queste figure sono:

• il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;• gli addetti alla gestione dell’Emergenza.

Il primo deve ricevere, tramite un corso di almeno 32 ore, approfondite nozioni inmateria di salute e sicurezza sul luogo di lavoro;I secondi devono partecipare a corsi specifici (per esempio di prevenzione in-cendi e di primo soccorso) per essere messi in condizioni di gestire correttamenteuna situazione di emergenza.

L’informazione e la formazione devono avvenire per tutti i lavoratori:

• al momento di assunzione;• in occasione di cambio di mansione;• in occasione dell’acquisto di nuove attrezzature o adozione di nuove tecnologie;• nel caso di rilevanti variazioni organizzative o gestionali dell’attività.

Attori e obblighi Ma ... chi si deve occupare di sicurezza?

• Il Datore di Lavoro;• Dirigenti e preposti;• Lavoratori (tutti).

Il Servizio di Prevenzione e Protezione

Cosa è?È un gruppo di persone che deve organizzare il sistema sicurezza all’interno dell’Azienda.Non sono le sole persone che si devono preoccupare della sicurezza: tutti dob-biamo prendere parte a questo nuovo modo di lavorare.Il Servizio di Prevenzione e Protezione deve solo organizzare e gestire questi aspetti.È a disposizione di tutti i lavoratori tramite un rappresentante e deve essere un puntodi riferimento costante per tutti. Il Datore di Lavoro è il protagonista principale della svolta: è a lui che sono rivolti gliobblighi principali.

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Ma... attenzione... sono coinvolti, responsabilizzati e sanzionati.Anche:

• Dirigenti e Preposti;• Lavoratori;• Il Medico competente

Tutti devono collaborare e partecipare!

Ma Come?Prima di tutto attraverso alcuni principi generali

• Una corretta applicazione delle norme esistenti in materia di prevenzione, sicurezzaed igiene sul lavoro;

• Individuazione e valutazione dei rischi presenti nelle attività lavorative;• Redazione di un documento di valutazione dei rischi;• Eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, loro riduzione al minimo;• Sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è;• Istruzione dei lavoratori per una corretta gestione dell’emergenza;• In generale, una maggiore attenzione a tutti i fattori di rischio ed una corretta

azione di prevenzione.

La sicurezza è un percorso da fare tutti insieme!

I Ruoli

Ogni dipendente, a prescindere dal ruolo che ricopre, deve imparare a valutare corret-tamente i rischi esistenti nella propria attività lavorativa e deve tenere un comportamentocorretto al fine di salvaguardare la propria sicurezza e salute e quella dei propri colleghiCome dobbiamo comportarci?

Il Datore di Lavoro

• È tenuto all’osservanza delle misure generali di tutela previste e, in relazione allanatura dell’attività dell’azienda, valuta, nella scelta delle attrezzature e delle so-stanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi dilavoro, i rischi per la sicurezza e per la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli ri-guardanti i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari.

• Elabora un documento (Il Documento di Valutazione dei Rischi) contenente lo statodi fatto dell’Amministrazione relativamente agli aspetti di sicurezza e igiene del la-voro. Il documento deve essere aggiornato nel tempo e deve valutare tutti i rischipresenti nei vari fabbricati.

• Designa il responsabile del servizio di prevenzione e protezione interno o esternoall’azienda.

• Designa gli addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione;• Nomina il medico competente.

Capitolo 1

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• designano gli addetti alllagestione dell’emergenza;

• aggiornano le misure di prevenzione in relazione ai muta-menti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai finidella salute e della sicurezza del lavoro;

• forniscono ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi diprotezione individuale sentito il responsabile del servizio diprevenzione e protezione;

• prendono le misure appropriate affinché soltanto i lavora-tori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano allezone che li espongono ad un rischio grave e specifico;

• richiedono l’osservanza da parte dei singoli lavoratori dellenorme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in ma-teria di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzidi protezione collettivi e dei dispositivi di protezione indi-viduale messi a loro disposizione;

• adottano le misure per il controllo delle situazioni di rischioin caso di emergenza e dà istruzioni affinché i lavoratori,in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abban-donino il posto di lavoro o la zona pericolosa;

• informano il più presto possibile i lavoratori esposti al ri-schio di un pericolo grave ed immediato circa il rischiostesso e le disposizioni prese o da prendere in materia diprotezione;

• permettono ai lavoratori di verificare, mediante il rappre-sentante per la sicurezza, l’applicazione delle misure di si-curezza e di protezione della salute e consente al rappre-sentante per la sicurezza di accedere alle informazioni edalla documentazione aziendale;

ll Datore di Lavoro, i Dirigenti e i Preposti

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I Lavoratori (quanto segue rappresenta obblighi sanzionati penalmente)

Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propriasalute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possonoricadere gli effetti delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazioneed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

I Lavoratori

Capitolo 1

12

• adottano le misure necessarie ai fini della preven-zione incendi e dell’evacuazione dei lavoratori, non-ché per il caso di pericolo grave ed immediato. Talimisure devono essere adeguate alla natura dell’at-tività, alle dimensioni dell’azienda ovvero dell’unitàproduttiva, e al numero delle persone presenti;

• organizzano adeguati percorsi di formazione e in-formazione affinché i lavoratori (con particolare ri-ferimento agli addetti alla gestione dell’emergenza)siano adeguatamente formati e informati in materiadi salute e sicurezza sul luogo di lavoro.

• devono osservare le disposizioni e le istruzioni im-partite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai pre-posti, ai fini della protezione collettiva ed indivi-duale;

• devono utilizzare correttamente i macchinari, le ap-parecchiature, gli utensili, le sostanze e i preparatipericolosi, i mezzi di trasporto e le altre attrezzaturedi lavoro, nonché i dispositivi di sicurezza;

• devono utilizzare in modo appropriato i dispositividi protezione messi a loro disposizione;

• devono segnalare immediatamente al datore di la-voro, al dirigente o al preposto le deficienze deimezzi e dispositivi, nonché le altre eventuali condi-zioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, ado-perandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’am-bito delle loro competenze e possibilità, per elimi-nare tali deficienze o pericoli, dandone notizia alrappresentante dei lavoratori per la sicurezza;

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Le nuove procedure della P.A. alla luce del D. Lgs. 81/08

Il D. Lgs. 81/08, poiché prevede una gestione costante della sicurezza, impone il ri-spetto di tutte le nuove normative che si susseguono a seguito di precise direttive eu-ropee. Oltre a modificare i comportamenti, il decreto modifica anche il modo di gestirealcune operazioni ordinarie come l’acquisto di materiali, di attrezzature, la gestionedegli appalti per la fornitura di opere, di beni e di servizi.

Il Datore di lavoro, i Dirigenti, i Funzionari devono modificare i capitolati diacquisto e di appalto e predisporre adeguate procedure e disposizioni di ser-vizio per:

• Acquistare attrezzature o macchine (DPI,...);• Acquistare materiale (materiale per pulizia...);• Affidare un servizio ad una ditta esterna all’interno di un luogo di lavoro (es. pulizie,

assistenza,...) con la compilazione di un documento inerente la valutazione deirischi legati alle interferenze (DUVRI);

• Richiedere ai lavoratori il rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza;• …………………

Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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• non rimuovono o modificano senza autorizzazione i di-spositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo

• non compiono di propria iniziativa operazioni o manovreche non sono di loro competenza ovvero che possonocompromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;

• si sottopongono ai controlli sanitari previsti nei loroconfronti;

• contribuiscono, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti eai preposti, all’adempimento di tutti gli obblighi impostidall’autorità competente o comunque necessari per tute-lare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro.

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I Lavoratori (tutti)

• Devono utilizzare correttamente le nuove attrezzature, i DPI, le sostanze ed ognialtra attrezzatura messa a loro disposizione.

• Devono archiviare e conservare correttamente la documentazione che viene fornita;• Devono rispettare le disposizioni del Datore di Lavoro e sottoporsi ai programmi di

formazione ed informazione

Il Servizio di Prevenzione e ProtezioneDeve verificare e vigilare affinché questo percorso si svolga correttamente.

Occorre iniziare a ragionare in maniera sistematica e coordinata

Datore di lavoro, dirigenti e funzionari, in oc-casione della predisposizione del bilancio perl’anno successivo, è opportuno che si consul-tino con il Responsabile del Servizio di Preven-zione e Protezione per effettuare una correttaprogrammazione delle risorse economiche dadestinare a prevenzione e sicurezza relativa-mente a:

• Manutenzione impianti;• Acquisti di DPI;• Programmi di formazione e informazione;• Costi del Servizio di Prevenzione e Protezione;• Costi Medici.

La gestione dell’Emergenza

Gli addetti alla gestione dell’emergenza

L’amministrazione deve nominare gli addetti alla gestione del-l’emergenza. Si tratta di persone che vengono formate in maniera specifica peressere messe in condizioni di saper gestire una situazione di emer-genza.È dovere di ogni lavoratore conoscere i nominativi dei propri addetti alla ge-stione dell’emergenza e rivol gersi a loro in caso di necessità.

I lavoratori

I lavoratori devono conoscere il Piano di Emergenza e collaborare attivamente, nel ri-spetto delle proprie conoscenze e competenze, specialmente in occasione delle proveannuali di esodo.

Capitolo 1

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Alcune regole per iniziare a gestire la sicurezza in maniera corretta

Datore di Lavoro

• Effettuare tutte le nomine previste dal Decreto in maniera mirata e tempestiva;• Mantenere sempre il contatto diretto con il Servizio di Prevenzione e Protezione

per sviluppare insieme correttamente i programmi concordati;• Fornire ai lavoratori tutti i mezzi necessari (Dispositivi di Protezione Individuale, at-

trezzature, ecc...) per poter lavorare in sicurezza;• Dare ascolto alle segnalazioni dei lavoratori e coinvolgerli nella scelta di attrezzature

e Dispositivi di Protezione Individuale;• Promuovere percorsi e momenti d’informazione e formazione;• Instaurare nuove procedure per l’acquisto di materiali o attrezzature per la gestione

degli appalti e la conservazione della documentazione;• Effettuare sopralluoghi sui luoghi di lavoro;• Predisporre un’accurata e seria gestione dell’emergenza;• Ricordarsi di non conservare in un cassetto il Documento di Valutazione dei Rischi

ma di utilizzarlo come riferimento costante. Il Documento deve essere aggiornatoe rappresenta il punto di partenza e non di arrivo rispetto agli adempimenti ine-renti la sicurezza;

• In caso di dubbi o problemi rivolgersi sempre al proprio Responsabile del Serviziodi Prevenzione e Protezione.

Lavoratori

• Utilizzare correttamente i Dispositivi di Protezione Individuale e le attrezzature for-nite dal Datore di Lavoro;

• Evitare comportamenti incauti che possano mettere a repentaglio la propria sicu-rezza e quella degli altri;

• Verificare sempre le dichiarazioni di conformità e la documentazione necessaria perle attrezzature e i mezzi da utilizzare;

• Effettuare con precisione e puntualità le verifiche richieste dai Dirigenti;• Non rimuovere mai per nessun motivo i dispositivi di sicurezza delle macchine e

delle attrezzature;• Partecipare attivamente alle iniziative promosse dal Datore di Lavoro o dai Dirigenti

in materia di salute e sicurezza

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Capitolo 1

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Addetto alla sicurezza:dipendente cui sono attribuiti dal datoredi lavoro, per iscritto, compiti specifici intema di sicurezza.

Idoneità al lavoro specifico:capacità psichica e fisica di svolgere lapropria mansione senza rischi per la pro-pria salute, per quella dei compagni di la-voro e degli utenti e per la sicurezza degliimpianti.

Infortunio sul lavoro:infortunio dovuto a causa violenta, avve-nuto per cause correlate con il lavoro,che abbia come conseguenza un’inabilitàtemporanea assoluta di almeno tre giornio un’inabilità temporanea di almeno ungiorno.

Malattia professionale:malattia causata da uno o più rischi lavo-rativi che dà diritto alla tutela assicurativaINAIL, come per l’infortunio sul lavoro.

Medico competente:medico specialista in medicina del lavoroincaricato dal datore di lavoro di effet-tuare la sorveglianza sanitaria dei lavora-tori e di collaborare alla prevenzione.

Organi di vigilanza:organismi pubblici (ASL, Vigili del Fuoco,Ispettorato del lavoro, Ministero dell’In-dustria per il settore minerario, ecc.) in-caricati di controllare l’applicazione dellalegislazione in materia di sicurezza e sa-lute nei luoghi di lavoro (ciascuno se-condo le rispettive competenze).

Pericolo:proprietà o qualità intrinseca di un deter-minato fattore (per es., materiale o at-trezzature di lavoro, metodi e pratiche dilavoro, ecc.) aventi potenziale di causaredanni.

Prevenzione:il complesso delle disposizioni o misureadottate previste in tutte le fasi dell’atti-vità lavorativa per evitare o diminuire i ri-schi professionali nel rispetto della salutedella popolazione e dell’integrità dell’am-biente esterno.

Rappresentante dei lavoratoriper la sicurezza (R.L.S.):lavoratore eletto o designato per rappre-sentare i lavoratori stessi nell’applicazionedel D. Lgs. 81/08. Le attribuzioni del RLSsono indicate all’art. 50 della medesimanorma.

Rischio:probabilità che sia raggiunto il limite po-tenziale di danno nelle condizioni di im-piego, e/o di esposizione del fattore dipericolo.Servizio di prevenzione e protezione:insieme delle persone nominate per l’at-tività di prevenzione e protezione dai ri-schi professionali nell’azienda o nell’unitàproduttiva.

Servizio di prevenzionedell’Unità sanitaria locale:servizio che, nel territorio di competenzadell’Ausl, svolge compiti di tutela dellasalute nei luoghi di lavoro e di vigilanzasull’applicazione della normativa in ma-teria. Assume denominazione diversa se-condo la regione di appartenenza.

Visite mediche preventive eperiodiche:visite mediche obbligatorie peri lavoratoriquando sono esposti ai rischi previsti dallalegislazione vigente; sono eseguite dalmedico competente e si concludono conun giudizio d’idoneità o meno alla man-sione specifica.

Glossario

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In applicazione di quanto previsto dal D.Lgs. 81/08 (“Attuazione delle direttiveCEE riguardanti in miglioramento della si-curezza e della salute dei lavoratori sulluogo di lavoro”) il Direttore Generaledell’Istituto svolge le funzioni di datoredi lavoro ed emana direttamente o per iltramite del Responsabile del Servizio diPrevenzione e Protezione, specifici ordinidi servizio nei confronti di tutto il perso-nale dell’Istituto.

Con Lettera Circolare prot. AOO-02-0001336/08 del 2/5/08 il Direttore Ge-nerale ha delegato ai Direttori dei di-partimenti centrali e periferici alcuniobblighi previsti dall’art. 18 del D.Lgs. 81/08, fra i quali, quello relativoalla lettera l) inerente la formazione,l’informazione e addestra mento dicui agli artt. 36 e 37.

Il Direttore di Dipartimento rispondedella corretta gestione delle attività all’in-terno della propria struttura ed è tenutoall’osservanza delle misure generali di tu-tela previste dalle norme.

Il Responsabile di laboratorio (Coordi-natore dell’Unità Funzionale) sovrinten-dente alle attività che direttamente o in-direttamente possono dare origine ai ri-schi (consulenze, ricerche, prove di labo-ratorio, uso di video terminali, ecc);nell’ambito delle proprie competenze edin quanto preposto alle attività stessedeve:

• mettere in atto ogni procedura ed

ogni accorgimento che consentano dieliminare o ridurre al minimo i rischi;ri-spondere della corretta prevenzione eprotezione dai rischi per la salute;

• coordinarsi preventivamente col pro-prio Direttore di Dipartimento per pro-muovere una corretta informazionedegli operatori;

• formare tutti i propri collaboratorisulle corrette procedure da adottare,sorvegliandone e verificandone l’ope-rato, con particolare attenzione neiconfronti dei borsisti, in relazione aiquali ha comunque la responsabilitàdiretta di informazione sui rischi e diformazione sulle relative procedure daadottare.

Il Dipendente è obbligato alla osser-vanza delle norme e delle procedure disicurezza già previste nelle diverse situa-zioni ed a segnalare immediatamentequalsiasi mal funzionamento o situa-zione di pericolo di cui venga a cono-scenza, intervenendo nell’ambito delleproprie competenze per limitare o elimi-nare il pericolo; deve utilizzare mante-nere sempre efficienti e non rimuoveredi propria iniziativa i sistemi di prote-zione, di sicurezza e di emergenza chesono stati predisposti.

Il contrattista/borsista non può accen-dere ai laboratori senza autorizzazionedel responsabile del laboratorio dove èassegnato e ad esso egli deve fare co-stante riferimento per una corretta for-mazione, informazione e prevenzione.

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Capitolo 2

La Sicurezza nell’Istituto

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Al Servizio di Prevenzione e Prote-zione (*) compete il coordinamento diogni atto che riguardi l’applicazione nel-l’Istituto delle norme vigenti in materia disicurezza e salute dei lavoratori. In parti-colare, al Servizio spettano i compiti pre-visti all’art. 33 del D. Lgs. 81/08. Il Servi-zio è a disposizione dei Dipartimenti perchiarimenti sulla materia.

Al Medico Competente (**) spetta losvolgimento di ogni atto che riguardil’applicazione degli obblighi di sorve-glianza sanitaria sul personale previstidalla normativa vigente. In particolareegli risponde di quanto previsto all’art. 25del D. Lgs. 81/08. Cos’è la sorveglianza sanitaria: è l’in-sieme degli atti medici finalizzati alla tu-

tela dello stato di salute e sicurezza deilavoratori in relazione all’ambiente di la-voro, ai fattori di rischio professionali ealle modalità di svolgimento dell’attivitàlavorativa.La V sezione del T.U. ridisegna il quadrodella sorveglianza sanitaria, con partico-lare attenzione per i compiti del medicocompetente.La sorveglianza sanitaria in medicina dellavoro è una attività di prevenzione chesi fonda sul controllo medico del lavora-tore ma richiede anche la conoscenza ap-profondita del ciclo tecnologico, dell’or-ganizzazione del lavoro, degli aspettiquali - quantitativi dell’esposizione ai fat-tori di rischio professionali (rilevati ancheattraverso il monitoraggio ambientale ebiologico) e deglispecifici effetti sulla sa-

Capitolo 2

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(*) S.P.P. ISPESL Via Alessandria, 220/E 00198 – RomaTel. 06.9789.2571/3/5 • Fax 06.9789.2591

(**) Dott. F. Draicchio (Ancona • Campobasso • NapoliPescara • Roma • S.C. Via Urbana)Dott. A. Papale (Bolzano • Firenze • Livorno •Lucca • Padova • Venezia • Verona)Dott. B. Papaleo (Alessandria • Aosta • BergamoBiella • Brescia • Como • Genova • Milano • Pia-cenza • Torino)Dott. S. Signorini (Avellino • Bari • Catania • Ca-

tanzaro • C. R. Lamezia Terme • Messina • Palermo Potenza • Taranto • Terni)Dott. ssa T. P. Baccolo • (Cagliari • Sassari • S.C.Via Alessandria)Dott. V. Molinaro (C. R. Monteporzio)Dott. ssa A. Pera (Bologna • Forlì • Udine • C. R.Casilino)Sorveglianza medica della radioprotezione:Esperto Qualificato Dott. E. MarchettiMedico Autorizzato Dott. ssa B. Persichino

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lute dei lavoratori. Essa ha lo scopo diprevenire le malattie professionali e lemalattie correlate al lavoro e di impedireche malattie dovute a qualsiasi causa pos-sano peggiorare per effetto del lavoro.Loscopo primario della sorveglianza medicadei lavoratori è la valutazione dello statogenerale di salute confrontato con le con-dizioni di lavoro che possono incidere,sotto il profilo sanitario, sull'idoneità allamansione specifica, idoneità che deve es-sere valutata sulla base degli:

• aspetti ergonomici e di igiene del la-voro;

• aspetti legati alle attitudini e capacitàneurosensoriali;

• aspetti correlati alle condizioni di sicu-rezza.

Il giudizio di idoneità esprime il livello dicompatibilità fra quella persona conquello stato di salute e quell’ambientecon quelle caratteristiche.Per le attività lavorative comportanti le si-tuazioni di rischio previste dalla normativaè pertanto fatto obbligo al datore di la-voro di istituire la sorveglianza sanitariaaffidandola al medico competente.

Il ruolo del medico competente, non siesaurisce nella sorveglianza sanitaria. Già,infatti, nella definizione contenuta nel-l’art. 2 (medico in possesso di uno dei ti-toli e dei requisiti formativi e professionalidi cui all’art. 38, che collabora,secondoquanto previsto dall’art. 29, comma 1,con il datore di lavoro ai fini della valuta-zione dei rischi ed è nominato dallostesso per effettuare la sorveglianza sani-taria e per tutti gli altri compiti di cui alpresente decreto) è indicato il ruolo fon-damentale di collaborazione alla valuta-zione dei rischi, ma è soprattutto nell’art.25 che vengono dettagliati tutti gli obbli-ghi a carico del medico competente.La finalità della sorveglianza sanitaria è,in definitiva, promuovere e mantenere ilpiù alto grado di benessere fisico, men-tale e sociale dei lavoratori in tutte le oc-cupazioni; adoperarsi per prevenire ognidanno causato alla salute da condizionilegate al lavoro e proteggere i lavoratoricontro i rischi derivanti dalla presenza diagenti nocivi; destinare e mantenere i la-voratori in occupazioni consone alle loroattitudini fisiologiche e psicologiche, insostanza adattare il lavoro all'uomo e si-stemare ogni persona al posto giusto.

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ATTIVITÀ DI UFFICIO

A) USO DEI VIDEOTERMINALIAllegato XXXIV T.U.

1. Introduzione

La guida che segue è stata messa a puntoper fornire le indicazioni fondamentaliper lo svolgimento dell'attività al video-terminale al fine di prevenire l'insorgenzadei disturbi muscolo-scheletrici, dell’affa-ticamento visivo e della fatica mentaleche possono essere causati dall'uso del vi-deoterminale. Per la redazione della pre-sente guida si è fatto riferimento a normetecniche nazionali (CEI, UNI), comunitarie(CENELEC, CEN) e internazionali (IEC, IS0)che forniscono la regola dell'arte sull'uti-lizzo dei videoterminali.

Va chiarito, preliminarmente, che tutti glistudi e le indagini epidemiologiche sinorasvolti portano ad escludere, per i videoter-minali, rischi specifici derivanti da radia-zioni, ionizzanti e non ionizzanti, sia a ca-rico dell'operatore sia della prole. In parti-colare, nei posti di lavoro con videotermi-nale le radiazioni ionizzanti si mantengonoa livelli rilevabili nei comuni ambienti divita e di lavoro. Per quanto si rife risce aicampi elettromagnetici, la presen za dellamarcatura CE sul videoterminale com-porta che tali campi siano mantenuti al di-sotto dei limiti accomandati e riscontrabilinei comuni ambienti di vita ove sono uti-lizzate apparecchiature elettriche e televi-

sive. Nelle lavoratrici gestanti sono presentivariazioni posturali legate alla gravidanzache potrebbe favorire l'insorgenza di di-sturbi dorso-lombari atti a giustificare lamodifica temporanea delle condizioni odell'orario di lavoro, ai sensi del D. Lgs.151/2001, concernente misure in materiadi tutela e sostegno della maternità.Al fine di prevenire i disturbi che talvoltasi accompagnano ad un’utilizzazione deivideoterminali è necessario attenersi alleindicazioni di seguito elencate.

2. Indicazioni sulle caratteristichedell'arredo della postazione delvideo terminale

Il piano di lavoro (la scrivania) deve:

• avere una superficie sufficientementeampia per disporre i materiali neces-sari e le attrezzature (video, tastiera.ecc.) e consentire un appoggio per gliavambracci dell’operatore davanti allatastiera, nel corso della digitazione;

• avere una profondità tale da assicu-rare una corretta distanza visiva dalloschermo, tenendo presente cheschermi di grandi dimensioni richie-dono tavoli di maggiore profondità;

• avere il colore della superficie chiaro,possibilmente diverso dal bianco, edin ogni caso non riflettente;

• essere stabile e di altezza, fissa o rego-labile, indicativamente fra 70 e 80 cm;

• avere uno spazio idoneo per il comodo

Capitolo 2

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alloggiamento e la movimentazionedegli arti inferiori e per infilarvi il sedile.

Il sedile deve:

• essere di tipo girevole, saldo contro slit-tamento e rovesciamento, dotato dibasamento stabile o a cinque punti diappoggio;

• disporre del piano e dello schienale re-golabili in maniera indipendente cosìda assicurare un buon appoggio deipiedi ed il sostegno della zona lombare;

• avere i bordi del piano smussati, in ma-teriale non troppo cedevole, permea-bile al vapore acqueo e pulibile;

• essere facilmente spostabile anche inrapporto al tipo di pavimento; qualorafosse necessario, essere dotato di unpoggiapiedi separato, per far assumereuna postura adeguata agli arti inferioridell'operatore

3. Indicazioni sugli ambienti

In sede di predisposizione degli ambientidi lavoro ove ubicare postazioni munite divideoterminale occorre prevedere:

• per quanto riguarda il rumore, l’elimi-nazione di eventuali problemi di rumoredeterminati in fase di stampa dallestampanti ad impatto procedendo allaloro segregazione o insonorizzazione;

• per quanto riguarda il microclima, il la-voro al videoterminale non si chiede ilrispetto di parametri diversi da quelli

normalmente assunti per il comune la-voro d’ufficio. È necessario che nellapostazione di lavoro la velocità dell’ariasia molto ridotta, evitando la presenzadi correnti d’aria provenienti da porte,finestre, bocchette di condiziona-mento, ventilatori, apparecchiature,poste in vicinanza ecc. È importanteche l’aria non sia troppo secca per evi-tare possibili irritazioni agli occhi.

• altrettanta precauzione andrà postaper evitare fonti di calore radianteposte nelle immediate vicinanze dellapostazione, quelli impianti di riscalda-mento ma anche finestre che possanoessere colpite da irraggiamento solarediretto, ecc;

• per quanto riguarda l’illuminazione, alfine di evitare riflessi sullo schermo, ab-bagliamenti dell’operatore ed eccessivicontrasti di luminosità la postazione dilavoro va correttamente orientata ri-spetto alle finestre presenti nell’am-biente di lavoro. L’illuminazione artifi-ciale dell’ambiente deve essere realiz-zata con lampade provviste di schermied esenti da sfarfallio, poste in modoche siano al di fuori del campo visivodegli operatori; in caso di lampade asoffitto non schermate la linea tra l'oc-chio e la lampada deve formare conl'orizzonte un angolo non inferiore a60° (fig. 1). Va in ogni modo evitatol'abbagliamento dell'operatore e lapresenza di riflessi sullo schermo qua-lunque sia la loro origine.

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30º

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4. Indicazioni atte ad evitare l'insorgenzadi disturbi muscolo-scheletrici

Per la prevenzione di tale tipologia di di-sturbi occorre:

• assumere la postura corretta di fronteal video, con piedi ben poggiati al pa-vimento e schiena poggiata allo schie-nale della sedia nel tratto lombare, re-golando allo scopo l'altezza della sediae l'inclinazione dello schienale;

• posizionare lo schermo del video difronte in maniera che, anche agendosu eventuali meccanismi di regolazione,lo spigolo superiore dello schermo siaposto un po’ più in basso dell'orizzon-tale che passa per gli occhi dell'opera-tore e ad una distanza dagli occhi paria circa 50÷70 cm. (fig. 2);

• disporre la tastiera davanti allo schermo(fig. 3), salvo che lo schermo non siautilizzato in maniera saltuaria, e ilmouse, od eventuali altri dispositivi diuso frequente, sullo stesso piano della

tastiera ed in modo che siano facil-mente raggiungibili;

• eseguire la digitazione e utilizzare ilmouse evitando irrigidimenti delle ditae del polso, curando di tenere gli avam-bracci appoggiati sul piano di lavoro inmodo da alleggerire la tensione deimuscoli del collo e delle spalle;

• evitare, per quanto possibile, posizionidi lavoro fisse per tempi prolungati. Nelcaso ciò fosse inevitabile si raccomandala pratica di frequenti esercizi di rilassa-mento (collo, schiena, arti superiori edinferiori).

5. Indicazioni atte ad evitarel'insorgenza di problemi visivi

A tale scopo si dovrà:

• illuminare correttamente il posto di la-voro, possibilmente con luce naturale,mediante la regolazione di tende o ve-neziane, ovvero con illuminazione arti-ficiale. Le condizioni di maggiore com-fort visivo sono raggiunte con illumina-menti non eccessivi e con fonti lumi-nose poste al di fuori del campo visivoe che non si discostino, per intensità,

Capitolo 2

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X-RAY

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in misura rilevante da quelle degli og-getti e superfici presenti nelle imme-diate vicinanze, in modo da evitarecontrasti eccessivi;

• orientare ed inclinare lo schermo pereliminare, per quanto possibile, riflessisulla sua superficie;

• assumere la postura corretta di fronte alvideo in modo tale che la distanza occhi-schermo sia pari a circa 50÷70 cm;

• disporre il porta-documenti, se pre-sente, alla stessa altezza e distanzadagli occhi, dello schermo, ricorrendoa i meccanismi di regolazione;

• distogliere periodicamente lo sguardodal video per guardare oggetti lontani,al fine di ridurre l'affaticamento visivo;

• durante le pause ed i cambiamenti diattività previsti, è opportuno non dedi-carsi ad attività che richiedano un in-tenso impegno visivo, come ad esem-pio la correzione di un testo scritto;

• cura della pulizia periodica di tastiera,mouse e schermo;

• si raccomanda l'utilizzo di eventualimezzi di correzione della vista se pre-scritti.

6. Indicazioni atte ad evitare disturbida affaticamento mentale

Nel lavoro al videoterminale è possibileriscontrare una certa difficoltà degli ope-ratori a seguire adeguatamente il conti-nuo aggiornamento dei software.L'attività al videoterminale richiede per-tanto che essa sia preceduta da un ade-

guato periodo di formazione all'uso deiprogrammi e procedure informatiche.È utile, al riguardo:

• seguire le indicazioni e la formazionericevuti per l'uso dei programmi edelle procedure informatiche;

• disporre di tempo sufficiente per ac-quisire le necessarie competenze edabilità;

• rispettare la corretta distribuzionedelle pause;

• utilizzare software per il quale si è

avuta l'informazione necessaria, ov-vero facile da usare;

• in caso di anomalie del software edelle attrezzature, è bene che l'opera-tore sappia di poter disporre di un re-ferente per la soluzione del problema.

Infine si ricorda che la conoscenza delcontesto in cui si colloca il risultato del la-voro al videoterminale è un elementoutile per l'attenuazione di uno dei possi-bili fattori di affaticamento mentale.

B) L’UFFICIO E LE INTERAZIONI CON L'AMBIENTE

Nei rapporti con l'ambiente esterno per gliUffici Pubblici Amministrativi il problemadell'esplicazione del D. Lgs. 81/08 e s.m.i.si estrinseca nella ricerca delle azioni(agenti dannosi) che mutuamente s’in-staurano fra l'ambiente interno e l'am-biente esterno e nella successiva reazione

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PAUSA

PAUSA

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(tecnica di protezione) che viene adottataallo scopo di minimizzare gli effetti del-l'agente dannoso.L'ambiente interno e l'ambiente esternosono da considerare due distinti sistemichiusi in quanto possono essere assimilatiad insiemi contigui ma separati.In linea generale (ad es. in termodinamica)in un sistema chiuso i parametri di equili-brio possono variare per influenze sia in-terne che esterne.In altre parole considerando un ufficio am-ministrativo, in genere sito in un edificio oporzione di esso, come un sistema chiusoed autosufficiente possono essere ipotiz-zate sia azioni che il sistema esplica sul-l'ambiente circostante sia azioni che l'am-biente circostante esplica sull'interno delsistema stesso sia azioni interne che inter-feriscono con l'interno del sistema stesso.Basti pensare al caldo e al freddo. In invernoil freddo esterno (immissione) ci costringead usare i termosifoni; in estate, per starepiù freschi all'interno, pompiamo caloreverso l'esterno (emissione) vedasi fig. 1.

Possiamo quindi immaginare l'esistenza didue famiglie di azioni schematizzabilicome di seguito:

1. DALL'INTERNO VERSO L'ESTERNO (EMISSIONI):

• emissioni liquide -> scarichi idrici; • emissioni aeriformi -> impianti tecno-

logici (riscaldamento, condizionamento); • emissioni solide -> rifiuti;

• emissioni acustiche;• emissioni termiche.

2. DALL'ESTERNO VERSO L'INTERNO:

• agenti chimici -> immissione d’inqui-nanti esterni (smog);

• irraggiamento solare ;• agenti fisici: rumore, radiazioni elet-

tromagnetiche (elettrosmog), (elettro-dotti, ripetitori radiotelevisivi, ripetitoriper telefonia ecc.).

Nell'ottica sopra descritta è opportunonon confondere le interazioni con l'am-biente con il rischio ambientale degli uf-fici amministrativi; quest'ultimo è un pa-rametro interno al sistema ambiente in-terno. Ad esempio si focalizzi l'atten-zione sul fatto che il calore emesso daltermosifone può essere eccessivo o insuf-ficiente per una confortevole perma-nenza interna (vedasi fig. 2).

I parametri interni sono riconducibili al-l’igiene del lavoro e sono essenzialmentei seguenti:

• ergonomia del posto di lavoro;• illuminazione degli ambienti;• microclima degli ambienti;• emissioni nocive o fastidiose (polveri,

collanti, ecc.)• uso delle apparecchiature (fotocopia-

trici, macchine da scrivere, computerecc.).

Capitolo 2

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TERMOSIFONE

3,261,10

0,15

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In particolare per quanto riguarda le ap-parecchiature (fotocopiatrici, computer,ecc.) occorre porre l'attenzione sul fattoche possono essere considerate, oltre chesorgenti d’inquinamento in senso chi-mico e fonte d’infortuni traumatici,anche come sorgenti d’inquinamentoelettromagnetico.A tal proposito occorre precisare che ilsemplice passaggio di corrente elettricain un conduttore genera un campo elet-tromagnetico, quindi un qualunque ap-parecchio elettrico utilizzatore produceun campo d’intensità variabile.Producono campi elettromagnetici tuttigli elettrodomestici dotati o meno di mo-tore elettrico (dal phon al ferro da stiroecc.); ciò che varia è l'intensità del campoelettrico, in V/m, del campo magnetico,in A/m, e dell'induzione magnetica misu-rabile in Tesla o Gauss e sottomultipli.L'effetto sull'uomo, tra l'altro, dipendeoltre che dall'intensità anche dalla fre-quenza della corrente pertanto, nel casodei normali apparecchi elettrici utilizzatori- in cui rientrano ad es. le fotocopiatrici,l'impianto elettrico, i tubi al neon, le stu-fette elettriche, ecc. - si parla di campielettrici e magnetici relativi a 50 Hz, cheè la frequenza della corrente di rete in Ita-lia e quindi si definiscono campi elettricie magnetici di rete rientranti, data la fre-quenza, nei ELF (Campi elettromagneticia bassa frequenza).Oltre ai campi elettromagnetici di retepossono essere presenti sorgenti elettro-magnetiche a frequenze più elevate adesempio, in un computer o in un oscillo-grafo, lo schermo o le sorgenti di righeemettono campi dell'ordine dei Khzmentre i processori emettono campi del-l'ordine dei Mhz; in questo caso si parladi campi a radiofrequenza e microonde.Senza voler entrare nel merito si può direche, per gli effetti acuti sull'uomo, la IC-

NIRP (International Commission Non - Io-nizing Radiation Protection) ha propostolimiti di base e di riferimento. I limiti dibase sono determinati in base ai valori disoglia relativi alle risposte acute e ai fattoridi sicurezza e vengono espressi da un nu-mero di una grandezza fisica. Sono verivalori limite. I limiti di riferimento sono va-lori limite relativi alla qualità dell'ambienteove avviene l'esposizione, differenziati perle varie frequenze, sia per i lavoratori cheper la popolazione mentre per gli effettia lungo termine non si è ancora giunti, incampo internazionale, ad una propostascientifica convincente.In Italia le leggi tecniche principali sono ilD. Lgs. 19 novembre 2007, n. 257 (At-tuazione della direttiva 2004/40/CE sulleprescrizioni minime di sicurezza e di sa-lute relative all'esposizione dei lavoratoriai rischi derivanti dagli agenti fisici (campielettromagnetici) e il D.P.R. 8 luglio 2003(Fissazione dei limiti di esposizione, deivalori di attenzione e degli obiettivi diqualità per la protezione della popola-zione dalle esposizioni a campi elettrici,magnetici ed elettromagnetici generati afrequenze comprese tra 100 KHz e 300GHz).Ritornando al tema delle interazioni am-bientali esaminiamo in dettaglio le varieazioni:

1.1 Dall’interno verso l’esterno

Queste azioni che il sistema ufficioesplica sull'ambiente esterno po-tremo chiamarle emissioni; di queste,seguendo lo schema iniziale, diamodi seguito maggiori informazioni.

• Scarichi liquidi

Le principali emissioni liquide sono do-vute a:

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• liquami organici (acque nere)• liquidi igienici• liquidi di lavorazione

I liquami organici sono di regola smaltitiin fognature e l'impianto delle acquenere è quindi soggetto agli standard edi-lizi comunali e viene controllato all'attodel rilascio della abitabilità; la problema-tica è di competenza comunale.La maggioranza dei liquidi che vengonousati negli uffici amministrativi sono es-senzialmente del tipo igienizzante (vare-china, detersivi, disinfettanti, ecc.) ed intrascurabile parte lubrificanti (oli di lubri-ficazione per macchine o similari) o col-lanti; in genere i primi vengono smaltitidurante le operazioni di pulitura, diluiti inacqua fra i liquami senza creare problemirimanendo sempre entro gli standarddella Legge (D. Lgs. 152/99 e s.m.i.); glialtri, normalmente sotto forma dei con-tenitori dei lubrificanti o collanti, ven-gono smaltiti fra gli scarichi solidi.Nel caso di notevoli quantità di oli di lu-brificazione, come quelli provenienti dalparco macchine ove sia presente ancheuna manutenzione, oppure di notevoliquantitativi di colle adesive, si deve at-tuare uno smaltimento differenziato conle modalità richiamate al paragrafo sca-richi solidi considerando che il prodottoè un rifiuto classificato pericoloso.

• Scarichi aeriformi

Rientrano fra questi gli:

• scarichi dei fumi dell'impianto termicoasservito al riscaldamento

• scarichi dei fumi degli impianti termicio frigoriferi asserviti all'impianto dicondizionamento

• espulsione dell'aria trattata dall'im-pianto di condizionamento

• espulsioni puntuali di aria provenienteda locali con aerazione forzata

Per quanto riguarda gli ultimi due casi,poiché, nella generalità, non risultano ac-coppiate all'aria espulsa sostanze gassosein concentrazioni tali da poter essereconsiderate nocive, l’unica avvertenza èquella di evitare che l'aria espulsa rientrinell'ambiente interno o venga “sparata”in un altro ambiente di civile abitazione.Nei primi due casi, trattandosi di veri epropri impianti, gli stessi vanno collau-dati, verificati periodicamente, mante-nuti con regolare appalto da Ditta Qua-lificata nonché denunciati alla A.S.L.competente in relazione alle emissioni,e ai Vigili del Fuoco per la prevenzioneincendi e le relative autorizzazioni.Si ricorda che, oltre a numerose circolari,l'argomento è trattato nella Legge 9/11/91n. 10 e nel D.P.R. 26/8/93 n. 412 e s.m.i."Regolamento di attuazione dell'art. 4,comma 4, della legge sovracitata".Il punto saliente è la potenza dell'im-pianto. Se l'impianto ha potenza infe-riore ai 35 KW, (cioè impianto individualedi tipo domestico) per esempio alimen-tato a metano, la normativa è semplifi-cata e consiste essenzialmente in normed’installazione (UNI-CIG 7129) e in unamanutenzione (art. 11 D.P.R. 412/93) daparte di una Ditta Qualificata che provve-derà, oltre agli interventi di riparazione eregolazione, anche alla verifica periodicadella emissione dei fumi ed alla rispon-denza degli stessi alle normative comu-nali; inoltre l'occupante, che in questo.

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caso subentra al proprietario, deve averee conservare il "libretto d’impianto"Se la potenza dell'impianto è pari o supe-riore ai 35 KW la normativa, più com-plessa, prevede la denuncia alla A.S.L.competente per territorio in relazione allaemissione dei fumi e ai Vigili del Fuocoper la prevenzione incendi e le relative au-torizzazioni, nonché la manutenzione daparte di Ditta Qualificata (iscritta in albicategoria gestione e manutenzione im-pianti tecnici nazionali, europei o accredi-tata ai sensi delle norme UNI-EN ISO9000) che provvederà alle riparazioni, alcontrollo delle emissioni dei fumi e aquanto altro per la buona conduzionedell'impianto; in questo caso il proprieta-rio o l'occupante, oltre ad avere e conser-vare il "libretto di centrale", deve esporrepresso l’impianto termico l’indicazione delperiodo annuale di esercizio, l'orario di at-tivazione giornaliera, le generalità e il do-micilio sia del responsabile dell'esercizioche quelle della manutenzione dell’im-pianto (art. 9, comma 8, D.P.R. 4/2/93).Il sopracitato D.P.R. 4/2/93 regola inoltresia la temperatura degli ambienti interni,sia le ore di accensione, sia il periodo diattivazione tramite l’inserimento dei Co-muni in zone tabellate.

• Scarichi solidi

La normativa di riferimento è il D. Lgs.5/2/97 n. 22 e s.m.i. con i successivi de-creti attuativi.

In un ufficio pubblico di tipo amministra-tivo i rifiuti consistono essenzialmente inmateriali cartacei, in mobili ed attrezza-ture, in macchine da scrivere, in computere suoi accessori, in fotocopiatrici, in tonerecc.: tutti materiali di scarto per uso odobsolescenza. Non è possibile smaltire in-discriminatamente i rifiuti solidi urbani dicui sopra ma occorre uno smaltimentodifferenziato e pertanto deve essere ese-guita una classificazione dei rifiuti. Con-segue, nella fattispecie, che sono da clas-sificare come rifiuti urbani solo i residuinon ingombranti (carta, penne, fermagli,contenitori vuoti di liquidi igienizzanti,ecc.) provenienti dai fabbricati o da altriinsediamenti civili in genere (gli uffici am-ministrativi fanno parte di questa catego-ria) e quindi smaltibili dalle Aziende Mu-nicipalizzate tramite il normale servizio dinettezza urbana.I rifiuti ingombranti (mobili, sedie, classi-ficatori, ecc.) quali beni di consumo du-revoli, di arredamento, d’impiego dome-stico di uso comune, provenienti da fab-bricati o da altri insediamenti civili in ge-nere, sono classificati come rifiuti urbanima è opportuno che il loro smaltimentoavvenga a cura delle Aziende Municipa-lizzate tramite un intervento particolarea costo controllato.Tutti i rifiuti, che vengono prodotti negliuffici amministrativi e che non rientranonelle. categorie sovracitate, sono da con-siderare rifiuti speciali e pertanto al lorosmaltimento sono tenuti a provvedere, aproprie spese, i produttori dei rifiuti stessidirettamente o attraverso imprese o entiautorizzati dalla Regione o medianteconferimento dei rifiuti ai soggetti chegestiscono il servizio pubblico con i qualisia stata stipulata apposita convenzione.Ad esempio sono inclusi tra i rifiuti specialisia le cartucce esauste di toner per fotoco-piatrici che quelle per stampanti dei com-

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puter; quindi questi scarti devono esseresmaltiti, attraverso l’adozione di appositocontratto, da imprese o enti autorizzati op-pure, se previsto dal suo organigramma,dalla Azienda Municipalizzata locale. Sitenga a mente che, se si vuole entrare inquesto tipo di problematiche, la normativavigente in Italia nel settore rifiuti è in rapidae continua evoluzione. Si segnala che nel citato D. Lgs. 5/2/97 n.22 vengono dettate norme per il conferi-mento e le tariffe di gestione dei rifiuti ur-bani nonché le sanzioni a carico dei pro-duttori (anche privati cittadini) che abban-donino rifiuti, di qualunque natura, nel-l'ambiente.

• Rumore

Tale eventualità è piuttosto rara e se si ec-cettua il caso di presenza di gruppi elet-trogeni, diesel o similari atti a sopperire lamancanza di energia elettrica, in un uffi-cio difficilmente si generano rumorositàtali da poter infastidire il vicinato. Comun-que la normativa di riferimento è indivi-duabile nel D.P.C.M. 1/3/91 "Limiti mas-simi di esposizione al rumore negli am-bienti abitativi e nell'ambiente esterno" es.m.i. e nella Legge n. 447/95.

• Emissioni termiche

Allo stato attuale non vengono segnalateemissioni energetiche significative e laproblematica è stata riportata solo percompletezza d’informazione

2.1 Dall’esterno all’interno

Per le problematiche legate ad un taletipo di azioni un ufficio non può interve-nire se non adottando tecnologie di pro-tezione; quanto sopra nel senso che nonè nella facoltà della struttura eliminare ifattori determinanti ma è solo possibilemettere in. atto dispositivi atti a limitarnegli effetti sul personale.Una raccomandazione comune a tuttele situazioni considerate è che le realiz-zazioni devono essere eseguite a normadi buona tecnica (le norme UNI sonoconsiderate di buona tecnica) e per-tanto sarebbe opportuno, prima dicommissionare un lavoro, essere a co-noscenza delle norme UNI specifiche delsettore. Una seconda raccomandazioneè quella di rivolgersi a ditte qualificatee di farsi rilasciare la certificazione dellavoro eseguito sulla falsariga di quantogià normato dalla ex Legge 46/90 (so-stituita dal D.M. 37/08) per gli impianti.

• Inquinanti esterni (smog)

Esiste attualmente in Italia una copiosalegislazione in merito che essenzialmentesi basa su criteri di qualità dell'aria riferitaad inquinanti guida.Come normativa possono essere presi a ri-ferimento il D. Lgs. 152 del 3/4/06 "Normein materia ambientale" ed il D.P.C.M.28/3/83 "Limiti massimi di accettabilità

Capitolo 2

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(Standard di qualità dell'aria)" e s.m.i.. Nonè certo il caso di entrare nel merito delleinterpretazioni legislative ma, per quantodetto in premessa, come tecniche di pro-tezione si può solo auspicare l'adozione,da parte di ogni singolo ufficio, di misureatte essenzialmente ad isolare il più possi-bile l'ambiente interno da quello esterno.Si danno alcuni esempi non esaustivi:

• adozione d’impianto di condiziona-mento con filtrazione selettiva di aria;

• adozione di serramenti a perfetta te-nuta.

• Irraggiamento solare

In genere accoppiato all'ingresso di ca-lore si verifica il fenomeno dell'abba-gliamento solare e quindi, come nelcaso precedente, si può solo auspicarel'adozione di idonee schermature o vetriatermici polarizzati atti a diminuire il fa-stidio determinato dall'abbagliamentoe l'installazione di condizionatori loca-lizzati, ove non esista l'impianto centra-lizzato, per sottrarre il calore immessodal sole.

• Rumore esterno

Sempre tenendo conto delle premessepossiamo dire che le normative di riferi-mento possono essere individuale nel D.Lgs. 10/4/06, n. 195 " Attuazione delladirettiva 2003/10/CE relativa all'esposi-zione dei lavoratori ai rischi derivantidagli agenti fisici (rumore)" e dalla Leggen. 447/95 "Legge quadro sull'inquina-mento acustico”.La principale tecnologia di protezioneconsiste nella posa in opera di infissiesterni a perfetta tenuta e dotati di vetricon camere d’aria che limitano di moltol’intensità sonora.

• Elettrosmog

È un problema è essenzialmente provo-cato da elettrodotti, ripetitori radio-tele-visivi e ripetitori per telefonia cellulare osatellitare. Lasciando la problematica aglispecialisti in materia, si può dire che in Ita-lia il D.P.C.M. 23/4/92 (Limiti massimi diesposizione ai campi elettrico e magne-tico generati alla frequenza industrialenominale, ovvero 50 Hz, negli ambientiabitativi e nell'ambiente esterno) ha ini-ziato la regolamentazione nel campo.

C) RISCHI TIPICI NELL’UFFICIO

I più comuni rischi in ufficio sono:

• cadute provocate da scivolate su pa-vimenti troppo lucidi o bagnati o ca-dute dovute ad ostacoli;

• cattiva utilizzazione di piccoli utensili(forbici, tagliacarte, spillatrici, ecc.);

• incidenti dovuti al fuoco (cenere, siga-rette accese nei cestini della carta ecc.);

• incidenti di manutenzione (manuten-zione delle fotocopiatrici, pacchi dicarta, ecc.);

• incidenti di origine elettrica.

Gli incidenti possono essere evitati se-guendo elementari norme di prudenza:

• aprire lentamente le porte in modo danon urtare le persone che possonotrovarsi dall’altra parte;

• evitare di correre per i corridoi equando si utilizzano le scale, percor-rendo le quali ci si dovrà sempre te-nere saldamente al corrimano;

• non lasciare aperti i cassetti contro iquali si possa urtare;

• non salire mai su sedie e cassettiaperti ma usare le apposite scale;

• aprire un cassetto classificatore dopo

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aver controllato che gli altri siano chi -usi;

• non trasportare oggetti troppo pe-santi o voluminosi;

• mantenere i pavimenti, i corridoi e lescale liberi da ostacoli;

• usare correttamente forbici, taglia-carte, pinzatrici ed altri mezzi appuntitio taglienti: ogni attrezzo deve essereusato per la sua funzione;

• fogli e buste di carta, specie se nuovi,hanno i bordi taglienti e devono esseremaneggiati dagli angoli utilizzando lespugnette per le buste da inumidire;

• le taglierine manuali devono essere uti-lizzate con cautela facendo attenzionealla posizione di entrambe le mani,riabbassando sempre la lama al ter-mine dell’utilizzo;

• e mantenendo in efficienza la prote-zione;

• la cucitrice a punti metallici può cau-sare infortuni soprattutto nel tentativodi sbloccare eventuali punti inceppati;

Generalmente, l’attività di fotocopiaturae stampa svolta dai singoli lavoratori nonè così frequente da ipotizzare significativirischi per la salute dei lavoratori, pur tut-tavia, si possono adottare particolari at-tenzioni volte a limitare ulteriormente i ri-schi. Infatti, le fotocopiatrici e le stam-panti, di larga diffusione nel lavoro d’uffi-cio, possono essere fonti potenziali diemissione di agenti chimici pericolosi, frale quali l’ozono.

Tutte le apparecchiature di stampa o dicopia funzionanti mediante principi elet-trostatici lo producono, ma con appro-priate tecniche costruttive l’emissione diozono è ridotta al minimo, la concentra-zione rimane considerevolmente al disotto del limite di esposizione su menzio-nato.Si reputa pertanto necessario installare lefotocopiatrici in luoghi dotati di ventila-zione naturale e, se il carico di lavoro dellamacchina è elevato, in cui non vi sia per-manenza continua di personale.È poi opportuna una manutenzione pun-tuale condotta da tecnici esperti.La polverosità dei locali in cui sono instal-lati apparecchi per la copiatura è compo-sta in larghissima parte dalla normale pol-vere presente negli ambienti domesticicon piccole particelle di carta e toner. Gliapparecchi sono normalmente dotati di si-stemi di raffreddamento mediante venti-lazione, questa ventilazione può movi-mentare le particelle di polvere.

Capitolo 2

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I toner di colore nero più comunementeutilizzati sono formati di particelle di resinacontenente materiale carbonioso e ossididi metalli magnetizzabili. I toner non sonosostanze pericolose e se usati corretta-mente non rappresentano un pericolo perla salute degli utilizzatori. Si è parlato dipericolo per la salute in relazione ai tonera causa dell’utilizzo di materiale carbo-nioso impuro nei processi produttivi (es.contaminato da nitropirene). Le case produttrici di macchine fotocopia-trici garantiscono l’assenza di contami-nanti, ma solo per i toner da loro stesseforniti.

• SCALE PORTATILI

L’uso sicuro della scala implica non soloavere a disposizione una scala sicura eidonea ma anche valutare le condizioniambientali di utilizzo e lo stato della per-sona al lavoro. Per rispettare i criteri diconformità alla normativa vigente, lascala deve essere costruita secondo lenorme UNI EN. L’indicazione della normadeve essere riportata sulla scala che saràsempre accompagnata da un librettod’uso e di manutenzione.

Le cause di incidenti su scale portatilisono:

• sottovalutazione o scarsa percezionedel rischio e del pericolo;

• problemi di vertigini e di equilibrio;• affaticamento muscolare e osseo;

• scivolamento della scala nella parte su-periore;

• scivolamento della scala alla base;• appoggio instabile della scala;• oggetti appoggiati sulla scala e loro ca-

duta;• scarsa visibilità e/o problemi di vista;• problemi di udito e/o di esposizione al

rumore;• contatti con conduttori elettrici.

Si propongono, di seguito, alcune indica-zioni per un utilizzo sicuro.

Come collocarla:Una scala a pioli, se troppo inclinata, puòscivolare, se troppo dritta può ribaltarsi. Lagiusta inclinazione è un angolo di circa60°, ovvero: piede corrispondente a 1/4dell’altezza del piano servito o dell’altezzadella scala stessa se è a parete.Occorre controllare sempre i punti di ap-poggio inferiore e superiore, che devonoessere:

• piani;• non scivolosi, irregolari o cedevoli;• allo stesso livello.

Non collocarla mai contro o vicino a porte.Usare scale di altezza adeguata al puntoche si vuole raggiungere.I montanti devono sporgere di almeno unmetro oltre il piano di arrivo.Se la scala non sporge sufficientemente,va allungato almeno di un metro unmontante, oppure si deve assicurare l’ar-rivo con barre di appiglio per le mani.Non usare mai scale per fare degli impal-cati, anche se di fortuna, o per congiun-gere piani orizzontaliIn caso di vertigini cercare punti d’ap-poggio al di fuori della scala.Negli archivi e nelle biblioteche sono dapreferire le scale che si agganciano alle

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68º

68º

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scansie: in questo modo si evitano errorinella collocazione ed infortuni negli spo-stamenti.

Come muoversi:In salita e in discesa

• stare sempre sulla linea mediana e colviso rivolto alla scala;

• le mani, che devono essere sempre li-bere, si tengano saldamente ai pioli(presa sicura in caso di scivolamentodei piedi);

• mai saltare a terra;• scendere sempre per spostare la scala.

Le scale vanno spostate a spalla, tenen-dole inclinate, mai orizzontali speciequando la visibilità è limitata.

Lavorare sulle scaleEseguire lavori su scale comporta un ri-schio aumentato. è opportuno dunque:

• consultare il manuale d'uso;• non usare scale che abbiano subito ri-

parazioni "fai da te" difettose o rovi-nate da un uso improprio;

• non usare le scale doppie in posizionedi chiusura;

• fare attenzione alle vertigini;• avere una buona illuminazione;• proteggersi dai rumori troppo forti e

molesti;• avere buoni riflessi, porre attenzione

all'età ed all'uso di medicinali, alcolici,tabacco ecc.;

• limitarsi a lavori brevi;• tenere il viso rivolto verso la scala ed i

piedi sullo stesso piolo;• non sporgersi troppo ai lati o indietro;• non superare il terz’ultimo gradino;• mai stare cavalcioni;• usare il predellino solo come appog-

gio evitando di agganciare accessorialla scala stessa;

• gli utensili da lavoro vanno tenuti inborsa a tracolla o fissati alla cintura;

• mai salire in due sulla stessa scala;• controllare il carico massimo per-

messo della scala;• non spostare da soli scale pesanti;• per lavori elettrici usare solo scale in

materiale adeguato.

• RISCHIO ELETTRICO

Prima di usare utensili elettrici portatili,apparecchi o macchine alimentate elet-tricamente, è obbligatorio assicurarsi chei cavi per l’alimentazione abbiano il rive-stimento isolante in perfette condizioni eche le prese e le spine non siano difettoseavere cura affinché i conduttori elettriciflessibili usati per l’alimentazione degliapparecchi e delle macchine mobili oportatili non intralcino il passaggio;Durante l’uso è necessario usare i mezzidi protezione previsti, non sottoporre icavi di alimentazione a torsione, piega-menti non poggiare il cavo su spigoli vivio su materiali caldi ridurre al minimo losviluppo libero del cavo: non eseguirecollegamenti di fortuna.I rischi elettrici possono essere evitati se-guendo elementari norme di prudenza!Inserire e togliere le spine afferrandosempre il corpo isolante, evitando di toc-care gli spinotti.

Non fare tale operazione con mani su-date o bagnate!Non rimuovere i contatti del collegamento

Capitolo 2

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SI

NO

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a terra delle spine per evitare di annullarela protezione.Non allacciare un apparecchio di qualsiasipotenza a qualsiasi spina servendosi, ma-gari, di riduzioni!Evitare, inoltre, di effettuare collegamentiprovvisori di apparecchiature elettriche,lampade, ecc..Le prese multiple (ciabatte) non devonoavere più di 5 prese e, comunque, nonvanno MAI sovracaricate! Non effettuarecollegamenti di apparecchi utilizzatori di-rettamente a portalampade.

Il tipo di spina riportato in figura, i cuicontatti di terra sono posti ai lati sulcorpo isolante, è riscontrabile su molti tipidi apparecchi d’importazione. L’inseri-mento nelle prese di produzione nazio-nale non consente il collegamento a terradell’apparecchio.

È quindi consigliabile sostituire tali spinecon altre di produzione nazionale munitedi spinotto centrale di terra. Il suo cor-retto impiego è comunque possibile conun adattatore che assicuri il collega-mento a “terra” dell’apparecchio in uso.

D) RISCHIO STRESS LAVORO-CORRELATO

Per quanto la normativa italiana fornisseda tempo specifiche previsioni e disposi-zioni in materia, il rischio stress lavoro-correlato, risulta ora esplicitato formal-mente nell’art. 28 del D. Lgs. 81/08, cheriprende la definizione delle Parti Socialia livello europeo approvata in sede di Ac-cordo Interconfederale.La caratterizzazione multifattoriale del fe-nomeno dello stress lavoro-correlato e lanecessità di diagnosticarlo, analizzarlononché di intervenire per ridurlo o elimi-narlo con misure appropriate richiedonol’assunzione di un’ottica multidisciplinaree la fattiva collaborazione di un’ampiagamma di categorie professionali impli-cabili per la specificità del loro contributoprofessionale.Secondo la definizione dell’Accordo qua-dro europeo, che è parte integrante delD. Lgs. 81/08, “lo stress è una condi-zione, accompagnata da sofferenze o di-sfunzioni fisiche, psichiche, psicologicheo sociali, che scaturisce dalla percezioneindividuale di non essere in grado di ri-spondere alle richieste o di non essereall’altezza delle aspettative”. In tal senso,si comprende come lo stress sia l’espres-sione di un processo di interazione tra illavoratore e il suo contesto di lavoro nelquale numerosi fattori (stressors) pos-sono concorrere a determinare conse-guenze indesiderate per gli individui eper la stessa organizzazione. Si proponequindi, coerentemente, di sostenere unaprocedura di diagnosi, valutazione e in-tervento che tenga conto di tali elementiin interazione tra loro.Valutare il rischio stress lavoro-correlatosignifica considerare come un pericolopresente nel contesto di lavoro (ovverouna condizione descrivibile in cui l’indivi-

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NO SI

SI

NO

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duo può subire l’eventualità di un danno)possa effettivamente procurare danni dastress di una certa entità e con una certafrequenza (R=F*M). Quando questa con-dizione rischiosa, dovuta a differenti fat-tori lavorativi, si manifesta per un periodoprolungato di tempo e con una intensitàelevata, tende a produrre conseguenzesignificative per l’individuo. Definiamoquesti possibili effetti come strain o esitida stress lavoro-correlato che possonopresentarsi in forma acuta o cronica. Taliesiti non sono una malattia in sensostretto, ma possono a loro volta, ridurrel’efficienza, influenzare lo stato di salutepsicofisica ed essere causa di infortuni emalattie professionali. Il campo di appli-cazione del D. Lgs. 81/08 riguarda diret-tamente l’identificazione, valutazione eintervento correttivo e preventivo sul ri-schio stress lavoro-correlato soprattuttoa livello organizzativo, mentre i danni osindromi patologiche e i relativi tratta-menti a livello individuale rientrano in-vece nelle pratiche di sorveglianza sani-taria e nei conseguenti atti riabilitativi re-putati necessari.

Esistono anche differenti condizioni distress che hanno effetti sulle persone,ma che originano al di fuori del lavoro(fattori di stress o stressors extralavora-tivi). Queste condizioni stressanti nonrientrano direttamente nella definizionedi stress lavoro-correlato, così come de-finite dal D. Lgs. 81/08.

Prevenzione e protezione

Tutti i datori di lavoro hanno l’obbligogiuridico (direttiva-quadro 391/89) ditutelare la salute e sicurezza dei lavora-tori, anche in presenza di rischi stress la-voro-correlato, sia come fattore di ri-schio a sé stante sia per la correlazionerilevata con il verificarsi di infortuni emalattie professionali. In questo sensoil datore di lavoro adotta specifiche mi-sure per identificare i fattori di rischiostress lavoro-correlato (antecedenti) evalutarne la priorità così da ridurre lafrequenza e l’entità del danno da stresslavoro-correlato (prevenzione e prote-zione). Tutti i lavoratori sono, di conse-guenza, coinvolti attivamente, e re-sponsabili a diverso titolo, dell’applica-zione delle politiche individuate dal da-tore di lavoro. La politica di prevenzionee protezione del rischio stress lavoro-correlato prevede:

• Interventi di valutazione degli ante-cedenti organizzativi e delle variabilipersonali implicate, allo scopo dimettere in relazione le fonti del ri-schio stress lavoro-correlato con glieffetti dannosi per i singoli lavoratorie per l’intera organizzazione (impattoindividuale e collettivo);

• Interventi di miglioramento delle con-dizioni organizzative e delle risorseindividuali, sia per ridurre la fre-quenza (ovvero prevenzione attra-verso miglioramenti organizzativi econsapevolezza individuale del ri-schio) sia per ridurre i danni da stresslavoro-correlato (ovvero protezionead esempio attraverso training oazioni di sostegno organizzativo spe-cifiche e miglioramento delle capa-cità di fronteggiamento/coping per-sonale).

Capitolo 2

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ATTIVITÀ DI LABORATORIO

A) REGOLE GENERALI

Le regole qui riportate rappresentano uninsieme non esaustivo di precisi obblighiche ciascun operatore è tenuto a rispet-tare; la loro inadempienza potrebbe es-sere sanzionata ai sensi delle normativevigenti.

• Mantenere pulito ed in ordine il labo-ratorio, non introdurre sostanze edoggetti incompatibili o estranei alle at-tività di lavoro.

• Nel laboratorio è vietato fumare con-servare ed assumere cibi e bevande.

• Rispettare le elementari norme igieni-che, per esempio lavarsi le mani allafine del lavoro.

• Non portare oggetti alla bocca è vie-tato l’uso di pipette a bocca.

• Indossare il camice e, ove previsto, i di-spositivi di protezione individuali (DPI):guanti, occhiali, maschere, ecc.

• Prima di utilizzare qualsiasi apparec-chio leggere il manuale delle istru-zione; non utilizzare apparecchiatureelettriche non a norma e tenerle piùlontano possibile da fonti di umiditàe/o vapori solventi infiammabili.

• Prima di utilizzare qualsiasi prodottochimico acquisire le informazioni sullesue caratteristiche attraverso le schededi sicurezza, le frasi di rischio ed i con-sigli di prudenza ed attenersi alle indi-cazioni riportate per la manipolazione,stoccaggio e smaltimento Anche perl’utilizzo di agenti biologici è necessa-rio acquisire quante più informazionipossibili.

• Tenere in ordine ed etichettare corret-tamente tutti i recipienti in modo chesia possibile riconoscere il contenutoanche a distanza di tempo.

• Utilizzare sempre le cappe chimicheper le reazioni chimiche giudicate a ri-schio ed il travaso o prelievo di sol-venti, specie se volatili; utilizzare lecappe di sicurezza biologica per la ma-nipolazione di agenti biologici perico-losi.

• Conservare in laboratorio solo quanti-tativi minimi di sostanze infiammabilio di solventi e, se necessario in frigori-feri antideflagranti.

• Custodire gli agenti pericolosi sottochiave e con relativa registrazione; inparticolare i cancerogeni (R45-R49) iradioattivi e i biologici (gruppo 3 e 4).

• Non lavorare mai soli in laboratoriospecialmente fuori dal normale orariodi lavoro ed in caso di operazioni com-plesse o pericolose.

• Non lasciare mai senza controllo rea-zioni in corso o apparecchi in funzionee nel caso unirli di opportuni sistemi disicurezza.

• Raccogliere, separare ed eliminare inmodo corretto i rifiuti chimici, biologicie radioattivi, solidi e liquidi, prodottinei laboratori; è vietato scaricarli infogna e nei cassonetti.

• Prima di lasciare il laboratorio accer-tarsi che il proprio posto di lavoro siapulito e in ordine e che tutti gli appa-recchi non necessari siano spenti.

Marcatura Europea

La marcatura comunitaria CE attesta laconformità del prodotto ai requisiti essen-ziali di sicurezza previsti dalle norme. Da oltre 20 anni la marcatura CE è dive-nuta obbligatoria per molti prodotti e ma-teriali. Inizialmente ha riguardato, in ge-nerale, i prodotti ed i materiali da costru-zione e successivamente sono state ag-giunte specifiche categorie che hannocaratteristiche particolari.

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La valutazione della conformità può es-sere effettuata in diversi modi, come in-dicato nella direttiva 93/465/CEE nuovoapproccio. È possibile scegliere la stradadella presunzione di conformità che im-plica la conformità alle norme tecniche ar-monizzate redatte dai comitati tecnici na-zionali, che forniscono un esempio di pro-dotto costruito a regola d'arte (solo lenorme armonizzate costituiscono la pre-sunzione di conformità). Da notare che,mentre le direttive comunitarie, dopo chesono state recepite dagli stati, assumonoil valore di legge cogente, l'applicazionedelle norme tecniche è volontaria, inquanto esse forniscono solo un esempiodi regola d'arte. L'altra strada, se il pro-duttore decide di non attenersi allenorme, è quella di dimostrare, se richie-sto, che i propri prodotti rispondono inogni caso ai requisiti essenziali di sicu-rezza previsti dalla/dalle direttive applica-

bili al prodotto. La strada della presun-zione di conformità è quindi una sempli-ficazione.La conformità deve essere dichiarata dalproduttore o dall'organizzazione checommercializza il prodotto fornendo la di-chiarazione di conformità CE. In alcunicasi la marcatura CE deve essere autoriz-zata da un ente terzo (o ente notificato).In tal caso, accanto al simbolo CE com-pare il numero dell'ente notificato.Per quanto riguarda le macchine rien-tranti nella Direttiva 98/37/CE, la loro con-formità è data dal rispetto e dalla correttaapplicazione delle norme armonizzate(norme EN), dall'oggettivazione di taleapplicazione mediante la stesura dell'ana-lisi dei rischi, dalla redazione d’idonea do-cumentazione tecnica (disegni meccanici,impiantistici e manuale d'uso), dalla pre-parazione della Dichiarazione di Confor-mità CE e dall'apposizione della targa CE.

Capitolo 2

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

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ELENCO DELLE FRASI DI RISCHIO “R”

R1 Esplosivo allo stato secco.

R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione.

R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione.

R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.

R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.

R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.

R7 Può provocare un incendio.

R8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.

R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.

R10 Infiammabile.

R11 Facilmente infiammabile.

R12 Estremamente infiammabile.

R14 Reagisce violentemente con l'acqua.

R15 A contatto con l'acqua libera gas estremamente infiammabili.

R16 Pericolo di esplosione se mescolato con sostanze comburenti.

R17 Spontaneamente infiammabile all'aria.R18 Durante l'uso può formare con aria miscele esplosive/infiammabili.

R19 Può formare perossidi esplosivi.

R20 Nocivo per inalazione.

R21 Nocivo a contatto con la pelle.

R22 Nocivo per ingestione.

R23 Tossico per inalazione.

R24 Tossico a contatto con la pelle.

R25 Tossico per ingestione.

R26 Molto tossico per inalazione.

R27 Molto tossico a contatto con la pelle.

R28 Molto tossico per ingestione.

R29 A contatto con l'acqua libera gas tossici.

R30 Può divenire facilmente infiammabile durante l'uso.

R31 A contatto con acidi libera gas tossico.

R32 A contatto con acidi libera gas altamente tossico.

R33 Pericolo di effetti cumulativi.

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Capitolo 2

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

ELENCO DELLE FRASI DI RISCHIO “R”

R34 Provoca ustioni.

R35 Provoca gravi ustioni.

R36 Irritante per gli occhi.

R37 Irritante per le vie respiratorie.

R38 Irritante per la pelle.

R39 Pericolo di effetti irreversibili molto gravi.

R40 Possibilità di effetti cancerogeni - Prove insufficienti.

R41 Rischio di gravi lesioni oculari.

R42 Può provocare sensibilizzazione per inalazione.

R43 Può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle.

R44 Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato.

R45 Può provocare il cancro.

R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie.

R48 Pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata.

R49 Può provocare il cancro per inalazione.

R50 Altamente tossico per gli organismi acquatici.

R51 Tossico per gli organismi acquatici.

R52 Nocivo per gli organismi acquatici.

R53 Può provocare a lungo termine effettivi negativi per l'ambiente acquatico.

R54 Tossico per la flora.

R55 Tossico per la fauna.

R56 Tossico per gli organismi del terreno.

R57 Tossico per le api.

R58 Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente.

R59 Pericoloso per lo strato di ozono.

R60 Può ridurre la fertilità.

R61 Può danneggiare i bambini non ancora nati.

R62 Possibile rischio di ridotta fertilità.

R63 Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati.

R64 Possibile rischio per i bambini allattati al seno.

R65 Può causare danni polmonari se ingerito.

R66 L’esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolatura della pelle.

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COMBINAZIONI DELLE FRASI DI RISCHIO “R”

R14/15 Reagisce violentemente con l'acqua liberando gas estremamenteinfiammabili.

R15/21 A contatto con l'acqua libera gas tossici estremamente infiammabili.

R20/21 Nocivo per inalazione e contatto con la pelle.

R20/22 Nocivo per inalazione e ingestione.R20/21/22 Nocivo per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione.

R21/22 Nocivo a contatto con la pelle e per ingestione.

R23/24 Tossico per inalazione e contatto con la pelle.

R23/25 Tossico per inalazione e ingestione.

R23/24/25 Tossico per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione.

R24/25 Tossico a contatto con la pelle e per ingestione.

R26/27 Molto tossico per inalazione e contatto con la pelle.

R26/28 Molto tossico per inalazione e per ingestione.

R26/27/28 Molto tossico per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione.

R27/28 Molto tossico a contatto con la pelle e per ingestione.

R36/37 Irritante per gli occhi e le vie respiratorie.

R36/38 Irritante per gli occhi e la pelle.

R36/37/38 Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle.

R37/38 Irritante per le vie respiratorie e la pelle.

R39/23 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione.

R39/24 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle.

R39/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione.

R39/23/24 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e acontatto con la pelle.

R39/23/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione edingestione.

R39/24/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con lapelle e per ingestione.

R39/23/24/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, acontatto con la pelle e per ingestione.

B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

ELENCO DELLE FRASI DI RISCHIO “R”

R67 L’inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini.

R68 Possibilità di effetti irreversibili.

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Capitolo 2

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

COMBINAZIONI DELLE FRASI DI RISCHIO “R”

R39/26 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione.

R39/27 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per acontatto con la pelle.

R39/28 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione.

R39/26/27 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazionee a contatto con la pelle.

R39/26/28 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazioneed ingestione.

R39/27/28 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contattocon la pelle e per ingestione.

R39/26/27/28 Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi perinalazione, a contatto con la pelle e per ingestione.

R40/20 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione.

R40/21 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle.

R40/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per ingestione.

R40/20/21 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e a contattocon la pelle.

R40/20/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione ed ingestione.

R40/21/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle e peringestione.

R40/20/21/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione, a contatto conla pelle e per ingestione.

R42/43 Può provocare sensibilizzazione per inalazione e contatto con lapelle.

R48/20 Nocivo: pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione.

R48/21 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata contatto con la pelle.

R48/22 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per ingestione.

R48/20/21 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione e a contatto con la pelle.

R48/20/22 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione e ingestione.

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

COMBINAZIONI DELLE FRASI DI RISCHIO “R”

R48/21/22 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata a contatto con la pelle e per ingestione.

R48/20/21/22 Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione.

R48/23 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione.

R48/24 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata a contatto con la pelle.

R48/25 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per ingestione.

R48/23/24 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione e a contatto con la pelle.

R48/23/25 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione ed ingestione.

R48/24/25 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata a contatto con la pelle e per ingestione.

R48/23/24/25 Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione

R50/53 Altamente tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungotermine effetti negativi per l'ambiente acquatico

R51/53 Tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termineeffetti negativi per l'ambiente acquatico

R52/53 Nocivo per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termineeffetti negativi per l'ambiente acquatico.

R68/20 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione

R68/21 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle.

R68/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per ingestione.

R68/20/21 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e a contattocon la pelle.

R68/20/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e ingestione.

R68/21/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle e peringestione.

R68/20/21/22 Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione, a contatto conla pelle e per ingestione.

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Capitolo 2

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

ELENCO DEI CONSIGLI DI PRUDENZA “S”

S 1 Conservare sotto chiave.

S 2 Conservare fuori della portata dei bambini.

S 3 Conservare in luogo fresco.

S 4 Conservare lontano da locali di abitazione.

S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del fabbricante).

S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del fabbricante).

S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.

S 8 Conservare al riparo dall'umidità.

S 9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato.

S 12 Non chiudere ermeticamente il recipiente.

S 13 Conservare lontano da alimenti o mangimi e da bevande.

S 14 Conservare lontano da (sostanze incompatibili da precisare da parte del produttore).

S 15 Conservare lontano dal calore.

S 16 Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare.

S 17 Tenere lontano da sostanze combustibili.

S 18 Manipolare ed aprire il recipiente con cautela.

S 20 Non mangiare né bere durante l'impiego.

S 21 Non fumare durante l'impiego.

S 22 Non respirare le polveri.

S 23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol [termine (i) appropriato (i) da precisare daparte del produttore].

S 24 Evitare il contatto con la pelle.

S 25 Evitare il contatto con gli occhi.

S 26 In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente conacqua e consultare il medico.

S 27 Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati.

S 28 In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente (conprodotti idonei da indicarsi da parte del fabbricante).

S 29 Non gettare i residui nelle fognature.

S 30 Non versare acqua sul prodotto.

S 33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche.

S 35 Non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con le dovute precauzioni.

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

ELENCO DEI CONSIGLI DI PRUDENZA “S”

S 36 Usare indumenti protettivi adatti.

S 37 Usare guanti adatti.

S 38 In caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratorio adatto.

S 39 Proteggersi gli occhi/la faccia.

S 40 Per pulire il pavimento e gli oggetti contaminati da questo prodotto, usare... (da precisare da parte del produttore).

S 41 In caso d’incendio e/o esplosione non respirare i fumi.

S 42 Durante le fumigazioni/polimerizzazioni usare un apparecchio respiratorio adatto[termine (i) appropriato (i) da precisare da parte del produttore].

S 43 In caso d’incendio usare... (mezzi estinguenti idonei da indicarsi da parte delfabbricante. Se l'acqua aumenta il rischio precisare "Non usare acqua").

S 45 In caso d’incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (sepossibile, mostrargli l'etichetta).

S 46 In caso d'ingestione consultare immediatamente il medico e mostrargli ilcontenitore o l'etichetta.

S 47 Conservare a temperatura non superiore a... °C (da precisare da parte delfabbricante).

S 48 Mantenere umido con... (mezzo appropriato da precisare da parte del fabbricante).

S 49 Conservare soltanto nel recipiente originale.

S 50 Non mescolare con... (da specificare da parte del fabbricante).

S 51 Usare soltanto in luogo ben ventilato.

S 52 Non utilizzare su grandi superfici in locali abitati.

S 53 Evitare l'esposizione - procurarsi speciali istruzioni prima dell'uso.

S 56 Smaltire questo materiale e relativi contenitori in un punto di raccolta rifiutipericolosi o speciali autorizzato.

S 57 Usare contenitori adeguati per evitare l'inquinamento ambientale.

S 59 Richiedere informazioni al produttore/fornitore per il recupero/riciclaggio.

S 60 Questo materiale e il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi.

S 61 Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle istruzioni speciali schede informative inmateria di sicurezza.

S 62 Non provocare il vomito: consultare immediatamente il medico e mostrargli ilcontenitore o l'etichetta.

S 63 In caso d’incidente per inalazione, allontanare l’infortunato dalla zona contaminatae mantenerlo a riposo.

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Capitolo 2

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B) ELENCO delle FRASI di RISCHIO ” R” dei CONSIGLI di PRUDENZA “S”e delle loro relative combinazioni

ELENCO DEI CONSIGLI DI PRUDENZA “S”

S 64 In caso d’ingestione sciacquare la bocca con acqua (solamente se l’infortunato ècosciente).

COMBINAZIONI DEI CONSIGLI DI PRUDENZA “S”

S 1/2 Conservare sotto chiave e fuori della portata dei bambini.

S 3/7 Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco.

S 3/9/14 Conservare in luogo fresco e ben ventilato lontano da... (materialiincompatibili da precisare da parte del fabbricante).

S 3/9/14/49 Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e benventilato lontano da... (materiali incompatibili da precisare da partedel fabbricante).

S 3/9/49 Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e benventilato.

S 3/14 Conservare in luogo fresco lontano da... (materiali incompatibili daprecisare da parte del fabbricante).

S 7/8 Conservare il recipiente ben chiuso e al riparo dall'umidità.

S 7/9 Tenere il recipiente ben chiuso e in luogo ben ventilato.

S 7/47 Tenere il recipiente ben chiuso e a temperatura non superiore a... °C(da precisare da parte del fabbricante).

S 20/21 Non mangiare, né bere, né fumare durante l'impiego.

S 24/25 Evitare il contatto con gli occhi e con la pelle.

S 29/56 Non gettare i residui nelle fognature.

S 36/37 Usare indumenti protettivi e guanti adatti.

S 36/37/39 Usare indumenti protettivi e guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia.

S 36/39 Usare indumenti protettivi adatti e proteggersi gli occhi/la faccia.

S 37/39 Usare guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia.

S 47/49 Conservare soltanto nel contenitore originale a temperatura nonsuperiore a...°C (da precisare da parte del fabbricante).

S 47/49 Conservare soltanto nel contenitore originale a temperatura nonsuperiore a...°C (da precisare da parte del fabbricante).

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E Esplosivo: può esplode -re per effetto della fiammao è sensibile agli urti.

O Comburente:a contatto con sostanze in-fiammabili provoca unaforte reazione esotermica.

F+ Altamente infiammabile

F Facilmente Infiammabile

A contatto con l’aria a tem-peratura ambiente può ri-scaldarsi ed infiammarsi; allostato solido può facilmenteinifiammarsi per azione diuna sorgente di accensionee continuare a bruciare; allostato liquido ha punto d’in-fiammabilità <21 °C: allostato gassoso s’infiamma acontatto con l’aria, ovveroche a contatto con l’ariaumida sprigiona gas facil-mente infiammabile.

T+ Altamente tossicoT TossicoPuò comportare rischi gravi,acuti o cronici, o anche lamorte, per inalazione, inge-stione o penetrazione cuta-nea.

Xn Nocivo: può compor-tare rischi di gravità limitataper inalazione, ingestione openetrazione cutanea.

Xi Irritante: può produrreuna reazione infiammato-ria, al contatto con la pellee le mucose.

C Corrosivo: può eserci-tare un’azione distruttivaa contatto con i tessutivivi.

Rischio biologico

Radioattivo:Emette radiazioni ionizzanti; può causaredan no ai tessuti umani.

N Nocivo per l’ambiente

ATTENZIONE AI PRODOTTIETICHETTATI R45, R46, R49, R40, R68

R45: Può provocare il cancroR46: Può provocare alterazioni

genetiche ereditarieR49: Può provocare il cancro

per inalazioneR40: Sospetto cancerogenoR68: Possibili effetti irreversibili

C) SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO SULLE SOSTANZE

Le sostanze o preparati pericolosi vanno trattati secondo le indicazioni fornite!

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Rischimeccanici

Elettricitàstatica

Rischichimici

Micro-organismi

Rischi dovutial freddo

Caloree fuoco

Taglioper impatto

Radiazioni ionizzantie contaminazione

radioattiva

Capitolo 2

46

ATTENZIONE ALLA SCELTA DEI GUANTI

• Indossare sempre guanti resistenti agliagenti chimici/fisici/meccanici;

• Adottare un tipo che garantisca la spe-cifica resistenza ai possibili rischi/peri-coli;

• Ispezionare i guanti prima dell’uso;• Lavare i guanti prima di toglierli;• Sostituirli quando rotti ed in ogni caso

periodicamente.

D) I PITTOGRAMMI CHE BISOGNACONOSCERE

La segnaletica di sicurezza ha un propriocodice specifico: di seguito sono riportatidegli esempi.

AVVERTIMENTO

Fondo giallobordo e simbolo nero

DIVIETO

Fondo biancoBordo rossoSimbolo nero

PRESCRIZIONE

Fondo azzurroSimbolo bianco

SALVATAGGIO E DISPOSITIVIDI SOCCORSO

Fondo verdeSimbolo bianco

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ANTINCENDIO

Fondo rossoSimbolo bianco

USO DI GAS COMPRESSI

Astenersi dall’uso dei gas se non adegua-tamente istruiti; in laboratorio si possonointrodurre bombole (>0,5 lt) eccezional-mente e a condizione che, appena termi-nata la sperimentazione, vengano ripor-tate in deposito; in particolare, le bom-bole di ossigeno e di acetilene devono es-sere riposte all’esterno ogni sera;ciascuna bombola va sempre fissata inmodo sicuro ed indipendente; non dete-nere nello stesso locale bombole di gastra loro incompatibili; effettuare il tra-sporto con appositi carrelli; durante i mo-vimenti apporre il cappellotto e, se sitratta di gas tossici, anche il tappo pro-tettivo; l’erogazione del gas deve sempreavvenire mediante riduttori di pressionee, se si tratta di gas combustibili, ossi-geno, aria, anche mediante dispositivi dinon ritorno; non forzare, né tentare di ri-parare le valvole di sicurezza od i riduttoridi pressione; usare condotte di materialecompatibile con il gas impiegato; non lu-brificare valvole o riduttori con oli egrassi: sono un pericolo con l’ossigeno;le bombole vuote vanno contrassegnate,chiuse e conservate in deposito con lestesse precauzioni di quelle piene.

Numeri utili:112 Carabinieri113 Polizia115 Vigili del Fuoco118 Pronto Soccorso Centro Antiveleni 06 30154492

E) DISPOSITIVI DI PROTEZIONEINDIVIDUALE (DPI)

Il Testo Unico dedica ampio spazio allaanche trattazione dei dispositivi di pro-tezione individuale (DPI).L'argomento era già stato sviluppato dalD. Lgs. 626/94, ma recentemente la revi-sione apportata dal D. Lgs. 81/08 ha leg-germente modificato il concetto di DPI,definendolo una qualsiasi attrezzaturadestinata ad essere indossata e tenuta dallavoratore allo scopo di proteggerlo con-tro uno o più rischi suscettibili di minac-ciare la sicurezza o la salute durante il la-voro, nonché ogni complemento o acces-sorio destinato a tale scopo. Accanto a questa definizione, lo stessoTesto Unico in materia di sicurezza (art. 74,comma 2) elenca tutta una serie di altri di-spositivi che non rappresentano i DPI:

• gli indumenti da lavoro ordinari e leuniformi non specificamente destinatia proteggere la sicurezza e la salutedel lavoratore;

• le attrezzature dei servizi di soccorsoe di salvataggio;

PRINCIPALI COLORAZIONI DISTINTIVE DELLE OGIVE DELLE BOMBOLE

Ammoniaca: verdeAria: bianco e nero a spicchiAcetilene: arancioneOssigeno: biancoIdrogeno: rossoAnidride carbonica: grigio chiaro

Azoto: neroEtilene: violaCloro: gialloElio: marroneProtossido d’azoto: blu

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• le attrezzature di protezione indivi-duale delle forze armate, delle forzedi polizia e del personale del servizioper il mantenimento dell'ordine pub-blico;

• le attrezzature di protezione indivi-duale proprie dei mezzi di trasportostradali;

• i materiali sportivi quando utilizzati afini specificamente sportivi e non perattività lavorative;

• i materiali per l'autodifesa o per la dis-suasione;

• gli apparecchi portatili per individuaree segnalare rischi e fattori nocivi.

Il datore di lavoro è il soggetto obbligatoper primo a fornire ai lavoratori tutti i di-spositivi di protezione individuali opportunied indispensabili, dopo aver interpellato ilresponsabile del servizio prevenzione eprotezione ed il medico competente. L'uti-lizzo dei DPI deve però costituire l'ultimorimedio, poiché in primo luogo inun'azienda occorre adottare tutte le mi-sure idonee ad evitare i rischi o a ridurli at-traverso l'utilizzo degli strumenti appositidi prevenzione messi a disposizione dal da-tore di lavoro. I DPI devo essere scelti se-guendo dei criteri ben determinati adopera del datore di lavoro, il quale è te-nuto ad effettuare una valutazione dei ri-schi anche per escludere la possibilità diadozione di altri mezzi di tutela, prioritaririspetto ai DPI, affinché i lavoratori non sitrovino ad operare in situazioni di pericolo.In base a questa valutazione le aziendedecidono quali requisiti devono avere i di-spositivi di protezione individuale per es-sere conformi ed adeguati ai rischi che ilavoratori devono affrontare. Se la man-sione da esercitare richiede di utilizzare inconcomitanza una serie di DPI, tutti que-sti devo risultare adattabili l'uno con l'al-tro, inoltre su ogni dispositivo ci deve es-sere l'attestazione CE ed il numero della

norma EN che il costruttore impiega perattestarne la conformità.Anche il lavoratore ha le sue responsabi-lità e deve rispettare le norme che riguar-dano l'utilizzo dei DPI. Il D. Lgs. 81/08 impone al dipendente: diservirsi di questi strumenti per la propriatutela in modo adeguato ed in base allaformazione e all'addestramento ricevuti,di non eseguire alcun tipo di modifica sudi essi e di comunicare al datore di lavorola presenza di possibili difetti.

I DPI sono suddivisi in tre categorie

Nella prima categoria, sono compresitutti i dispositivi di progettazione sem-plice destinati a salvaguardare la persona

da rischi di danni fisici di lieve entità. Rientrano esclusivamente nella prima ca-tegoria i DPI che hanno la funzione di sal-vaguardare da:

• azioni lesive con effetti superficiali pro-dotte da strumenti meccanici;

• azioni lesive di lieve entità e facilmente re-versibili causate dai prodotti per la pulizia;

• rischi derivanti dal contatto o da urticon oggetti caldi, che non esponganoad una temperatura superiore ai 50° C;

• ordinari fenomeni atmosferici nelcorso di attività professionali;

• urti lievi e vibrazioni inidonei a rag-giungere organi vitali ed a provocarelesioni a carattere permanente;

• azione lesiva dei raggi solari.

Capitolo 2

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Appartengono alla terza categoria i dispo-sitivi di progettazione complessa destinatia salvaguardare da rischi di morte o di le-sioni gravi e di carattere permanente.

Rientrano esclusivamente nella terza ca-tegoria:

• gli apparecchi di protezione respirato-ria filtranti contro gli aerosol solidi, li-quidi o contro i gas irritanti, pericolosi,tossici o radiotossici;

• gli apparecchi di protezione isolanti,ivi compresi quelli destinati all’immer-sione subacquea;

• i DPI che assicurano una protezione li-mitata nel tempo contro le aggres-sioni chimiche e contro le radiazioniionizzanti;

• i DPI per attività in ambienti con con-dizioni equivalenti ad una tempera-tura d’aria non inferiore a 100 °C, cono senza radiazioni infrarosse, fiammeo materiali in fusione;

• i DPI per attività in ambienti con con-dizioni equivalenti ad una tempera-tura d’aria non superiore a 50 °C;

• i DPI destinati a salvaguardare dallecadute dall’alto;

• i DPI destinati a salvaguardare dai ri-schi connessi ad attività che espon-gano a tensioni elettriche pericolose outilizzati come isolanti per alte ten-sioni elettriche.

I DPI che non rientrano tra quelli dellaprima e della terza categoria, apparten-gono alla seconda categoria.

F) MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Con questa espressione s’intende il tra-sporto o il sostegno di un carico ad operadi uno o più lavoratori, comprese leazioni del sollevare, deporre, tirare, por-tare o spostare un carico. Il D. Lgs. 81/08(art. 169 – Titolo VI – Capo I) stabilisceche è obbligo del datore di lavoro predi-sporre le misure organizzative necessariee i mezzi appropriati per evitare o, co-munque, ridurre al minimo la necessitàdi procedere alla movimentazione ma-nuale dei carichi da parte dei lavoratori.Un risultato che può essere conseguitoricorrendo all’uso di attrezzature mecca-niche, ma anche, in molti casi, semplice-mente modificando le condizioni di stoc-caggio (in modo, ad esempio, di evitaredi formare pile di materiale all’altezzadelle spalle o sul pavimento) e privile-giando imballaggi più maneggevoli.Nel caso in cui la movimentazione ma-nuale sia inevitabile, il datore di lavoro èobbligato a:

• valutare il rischio sia nella fase inizialedell’attività che, successivamente,con una periodicità atta a consentirglidi individuare l’eventuale insorgenzadi nuove situazioni di pericolo;

• decidere le azioni correttive per ri-durre il rischio;

• dotare di attrezzature tecniche ilposto di lavoro;

• informare ed addestrare i lavoratoricirca i metodi di lavoro sicuro;

• vigilare che i lavoratori interessati si at-tengano alle procedure stabilite ed utili -zzino i mezzi di protezione a loro forniti.

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LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Nel procedere alla valutazione del rischioil Datore di lavoro deve considerare ache l’incidenza di vari fattori tra cui:

• l’età, il genere e l’idoneità fisica deilavoratori interessati dalla mansione;

• la frequenza con cui viene eseguital’operazione di movimentazione ma-nuale dei carichi;

• la presenza o meno nel processo dilavoro di un sistema di gestione chepreveda, ad esempio, il sollevamentodi squadra.

Deve anche tenere conto dei fattori dirischio legati al tipo di lavoro che vieneeffettuato con riferimento alla posizioneassunta dal lavoratore (è inginocchiato,è costretto a piegarsi in avantiecc.), al tipo di carico che deve esseremovimentato e alle caratteristiche delluogo di lavoro. Per determinare il pesodel carico che può essere trasportatosenza causare effetti indesiderati alla sa-lute, è opportuno considerare non soloil peso in sé, ma anche la frequenzadelle attività, la distanza da percorrerecon il carico, la dimensione del carico ela sua eventuale instabilità.Rispetto al D. Lgs. 626/94, il D. Lgs.81/08 elimina il riferimento al limite di 30kg per gli uomini di età superiore ai 18anni e di 20 kg per le donne adulte di etàsuperiore ai 18 anni come massimo pesodi un carico sollevabile individualmente.Tale limite è stato sostituito dal rinvioalle norme ISO 11228 che fissano para-metri analoghi.Nella determinazione del carico occorre,però, tener presente che il caricamentodell’apparato muscolo scheletrico varia aseconda della disposizione del caricoverso il corpo, delle caratteristiche del ca-rico stesso e dell’ambiente di lavoro.

In alcuni casi, quindi, potrebbe esserenecessario ridurre il peso in proporzione.Tra le caratteristiche del carico da consi-derare figurano la presenza di eventualispigoli vivi o parti deboli e di tempera-ture troppo elevate o troppo basse delmateriale, la scivolosità o lo sbilancia-mento del baricentro e il fatto che le suedimensioni siano tali da non impedire,una volta sollevato, al lavoratore di ve-dere il percorso da percorrere. Occorreanche considerare se la posizione in cuiesso è collocato sia tale da obbligare illavoratore a maneggiarlo tenendolo adun’eccessiva distanza dal corpo o assu-mendo posizioni instabili o comunqueerrate (torsione o inclinazione del dorso,ad esempio).La posizione assunta dal lavoratore vieneinfluenzata dalle caratteristiche del luogodi lavoro.Occorre quindi accertare che l’ambientein cui deve essere effettuata la movimen-tazione manualedei carichi:

• garantisca la disponibilità di spazionecessaria al lavoratore per assumerela posizione corretta;

• sia priva di superfici scivolose o sdruc-ciolevoli;

• non siano presenti dislivelli che obbli-ghino a manipolare il carico a livelli di-versi;

• garantisca condizioni microambientaliadeguate in termini di temperatura,che non deve essere eccessiva per evi-tare, ad esempio, la sudorazione dellemani, d’illuminazione, che deve es-sere tale da garantire un’ottimale visi-bilità del percorso da compiere, e diesposizione al rumore e alle vibrazionimeccaniche;

• la distanza da percorrere non sia taleda imporre sforzi eccessivi.

Capitolo 2

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Per quanto riguarda, infine, i rischi legatialle caratteristiche del lavoratore il criteriogenerale è che possono essere assegnatia mansioni in cui sia prevista la movimen-tazione manuale dei carichi lavoratori lacui idoneità fisica sia stata accertata dalMedico competente attraverso visite pe-riodiche. Una ridotta capacità fisica deilavoratori derivante dal loro stato di sa-lute, ad esempio disturbi preesistenti delsistema deambulatorio, da una scarsacondizione fisica che deriva da una man-canza di attività fisica possono conside-rate causa d’inidoneità del lavoratore allamansione.Fondamentale, inoltre, anche in questocaso l’attività di formazione ed informa-zione sui rischi e sulle procedure cui atte-nersi che, com’è noto, costituisce un ob-bligo preciso del Datore di Lavoro.In particolare, il lavoratore deve essereformato all’uso delle attrezzature di sol-levamento a sua disposizione e sulle cor-rette tecniche di movimentazione ma-nuale.

LE MISURE PREVENTIVE

L’organizzazione del lavoro deve esseretale da alternare le attività di solleva-mento dei carichi con altri lavori menogravosi e da non comportare la necessitàdi movimenti troppo bruschi e frettolosi.La movimentazione manuale del caricodeve essere effettuata girando tutto ilcorpo e muovendo i piedi in modo daevitare la torsione del busto. Il piano di

lavoro deve essere posizionato ad un’al-tezza tale da consentire di tenere i gomitiad angolo retto.É buona norma astenersi, per quantopossibile, dal depositare o prelevare ma-teriali al di sopra dell’altezza delle spalleo direttamente sul pavimento.In ogni caso occorre tener presente cheper prelevare oggetti posti in basso nonbisogna mai piegare la schiena, ma è ne-cessario flettere le ginocchia tenendo unpiede più avanti dell’altro in modo da mi-gliorare l’equilibrio.

COSA SONO LE LESIONIDORSO-LOMBARI

Con questa espressione si classificano lelesioni a carico di ossa, muscoli, tendini,nervi e vasi che interessano la colonnavertebrale (rachide) composta da 33 ver-tebre (7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari,5 sacrali, 4 coccigee) e da 24 dischi inter-vertebrali. Inserito tra una vertebra e l’al-tra, il disco vertebrale svolge un’impor-tantissima funzione di cuscinetto ammor-tizzatore ed elastico. Con l’invecchia-mento, però, tende a perdere la suacapacitàammortizzatrice rendendo laschiena maggiormente soggetta a pato-logie.Nella movimentazione di un carico sonole vertebre lombari a sopportare il caricopiù consistente e, di conseguenza, ad es-sere più esposte all’insorgere di patologielegate ad errate manovre.

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ATTIVITÀ LAVORATIVAFUORI SEDE

Per le attività fuori sede, in serviziocioè presso ambienti di lavoro esterni,si fa riferimento - oltre ai principi ge-nerali di prevenzione e igiene del la-voro di competenza - alle valutazionidel rischio ed alle misure, mezzi e di-sposizioni in materia di ciascunaunità produttiva ospitante.

Rischi riscontrabili e misure generali di tutela

Nell’ambito delle attività preliminari dicoordinamento e d’interfaccia con il Re-sponsabile dell’unità produttiva ospi-tante, il lavoratore dell’Istituto incaricatodella effettuazione della “verifica” sugliimpianti, deve acquisire, da questi, tuttele notizie afferenti i possibili rischi relativial luogo di lavoro nel quale si troverà adoperare e le misure di prevenzione e pro-tezione predisposte.Una delle prime condizioni è la cono-scenza degli ambienti e l’individuazionedi ”rischi interferenziali” che possonoinsorgere dal fatto che in uno stessocontesto vengono a operare addetti conmansioni diverse (addetti della attività diproduzione, installazioni, manutenzioniedilizie, impiantistiche, ecc.) e dei rischiambientali e intrinseci. Dato che si deveoperare in officine, entro vani tecnici,piani interrati, generalmente decentrati,è raccomandabile che la “verifica” siaeffettuata congiuntamente ad un inca-ricato dell’unità produttiva ospitante.In ogni caso, prima di dare inizio alla“verifica”, occorre fare un’accurataanalisi geometrica e fisica dei luoghi:condizioni operative di lavoro, tempera-tura e umidità dei locali, illuminazioneordinaria e di emergenza, condizioni di

ventilazione, sovraccarichi e agibilità pa-vimenti, presenza di dislivelli, percorsi diesodo in caso di emergenza, trasportodi macchinari, attrezzature, materiali,servizi igienici per gli addetti, depositorifiuti, scarti, ecc.Occorre anche valutare le condizioni er-gonomiche - operative in cui si viene atrovare il corpo umano di un addetto,una volta che, eventualmente, è salitosu una scala o su di un piano del tra-battello, tenendo presente che l’og-getto da verificare non deve distare piùdi 60 cm dal punto in cui agevolmentesi può posizionare un addetto. Gli ope-ratori che vanno ad agire in ambienti ri-stretti e/o angusti (botole d’ispezione,cavedi, controsoffitti, ecc.) devono es-sere dotati di una torcia elettrica di au-silio sia per operare in sicurezza sia perpoter agire secondo la buona tecnica ela qualità.Dopo la verifica delle condizioni ambien-tali, bisogna fare un censimento delle at-trezzature da impiegare e verificare chele stesse siano idonee.

Uso dei Dispositivi di Protezione Individuale

In proposito il Dipartimento di ap-partenenza fornisce a ciascun tecnicoi Dispositivi di Protezione Individualeossia i dispositivi generici di prote-zione per i rischi comuni alle singoleattività svolte.

S’intende per dispositivo di protezioneindividuale (DPI), qualsiasi attrezzaturadestinata a essere indossata e tenuta dallavoratore allo scopo di proteggerlo con-tro uno o più rischi suscettibili di minac-ciare la sicurezza o la salute durante il la-voro, nonché ogni complemento o ac-cessorio destinato a tale scopo.

Capitolo 2

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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Non costituiscono , come già detto, DPI: a) gli indumenti di lavoro ordinari e le

uniformi non specificatamente desti-nati a proteggere la salute e la sicu-rezza del lavoratore;

b) le attrezzature dei servizi di soccorsoe salvataggio;

c) gli apparecchi portatili per indivi-duare e segnalare rischi e fattori no-civi.

La segnaletica di sicurezza e salute rife-rita a un oggetto, ad un’attività o a unasituazione determinata, fornisce un’indi-cazione o una prescrizione concernentela sicurezza o la salute sul luogo di la-voro, e che utilizza, a seconda dei casi,un cartello, un colore, un segnale lumi-noso o acustico, una comunicazione ver-bale o un segnale gestuale.

Prima di impostare l’attività in un am-biente (officina, laboratorio, locali tecno-logici, ecc.) è necessario informarsi eprendere accurata visione della disloca-zione della segnaletica e le relative indi-cazioni e prescrizioni: divieti, avverti-menti, prescrizioni, salvataggio o soc-corso, vie di fuga, uscite di sicurezza, di-spositivi di allarme, accesso mezzi disoccorso, ecc.In via generale il datore di lavoro hal’obbligo di informare i lavoratori sui ri-schi specifici della attività; egli deve inol-tre assicurare la formazione e informa-zione ai propri addetti riferita ai rischioggettivamente riscontrabili nei vari am-bienti:in particolare gli addetti devono essereformati circa gli interventi in caso d’in-cendio (misure precauzionali, cono-scenza dei mezzi di estinzione e im-piego di estintori portatili, numeri diemergenza e capacità di comunicazioneper messaggi di emergenza, chiamata

squadre interne di soccorso, VV.F., ecc.)e di primo soccorso medico (folgora-zione, fratture, ustioni o esposizione alcalore, introduzione di schegge, asside-ramento, congelamento, intossicazionee/o asfissia da gas, congiuntivite, distor-sioni, ferite ed emorragie, ecc.).

Qualora si tratti di un’attività di tipoparticolare - per la quale sono ri-chiesti speciali DPI - i tecnici, acqui-sita anche verbalmente la valuta-zione del rischio dell’Azienda ospi-tante, provvederanno a farsi dotare,da quest’ultima, di dispositivi di pro-tezione relativi a tali particolari ri-schi specifici; in mancanza di talefornitura oppure in presenza diun’evidente situazione di rischio itecnici, come previsto per legge,sono dispensati dall’effettuare il ser-vizio.

I dispositivi di Protezione Individualeforniti dall’Istituto sono:

• elmetto protettivo• visiera per elmetto• tuta protettiva monouso• occhiali• maschera antipolvere• inserti auricolari• guanti in pelle (uso generico)• calzature protettive• imbrago di sicurezza per

lavori in quota.

In proposito è stata effettuata unacategorizzazione delle diverse tipo-logie di attività esterne allo scopo diraccogliere le stesse per omoge-neità di rischio; di seguito è de-scritta, per sommi capi, l’attività la-vorativa fuori sede del personaletecnico.

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Impianti elettrici IE

• Sopralluoghi presso attività lavorativeper la verifica della rispondenza alledisposizioni di legge degli impianti dimessa a terra.

• Ricognizione degli ambienti di lavoroe degli impianti, esecuzione di misureelettriche, esame documentale e ste-sura del rapporto d’ispezione pressogli uffici della ditta ospitante.

DPI:

• elmetto protettivo• visiera per elmetto• tuta protettiva monouso• inserti auricolari• calzature protettive• guanti in pelle (uso generico).

Impianti di riscaldamento IR

• Sopralluoghi presso il luogo d’instal-lazione d’impianti di riscaldamentoad acqua calda di potenzialità supe-riore a 35 kW, per la verifica della ri-spondenza al progetto approvato.

• Accesso alla sala caldaie, ricognizionedell’impianto, esame documentale eredazione del verbale d’ispezione.

DPI:

• elmetto protettivo• maschera antipolvere• tuta protettiva monouso• occhiali• calzature protettive• guanti in pelle (uso generico).

Apparecchi a pressione AP

• Sopralluoghi - presso le officine dicaldareria - per le verifiche connessealla fabbricazione e riparazione delleapparecchiature a pressione. Utilizzodel punzone metallico riportante ilmarchio d’Istituto.

• Sopralluoghi presso il luogo d’instal-lazione per la verifica delle modi d’in-stallazione e di esercizio di apparec-chiature a pressione, accesso agli im-pianti, ricognizione degli apparecchi,esame documentale. Utilizzo del pun-zone metallico riportante il marchiod’Istituto.

• Sopralluoghi presso aziende specializ-zate per la taratura di dispositivi di si-curezza. Utilizzo dei banchi prova val-vole di sicurezza. Utilizzo del punzonemetallico riportante il marchio d’Isti-tuto.

• Sopralluogo presso i laboratori diprove meccaniche e tecnologiche.

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Capitolo 2

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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DPI:

• elmetto protettivo• tuta protettiva monouso• occhiali• maschera antipolvere• inserti auricolari• calzature protettive• guanti in pelle (uso generico).

Apparecchi di sollevamento IS

Sopralluoghi sul luogo d’installazioneper la verifica della rispondenza alle di-

sposizioni di legge degli apparecchi peril sollevamento cose, accesso agli im-pianti, ricognizione degli apparecchi edesame documentazione.

Formazione e consulenza FC

Sopralluoghi sul territorio per attività diformazione e consulenza.

Stabilimenti ed impianti a Rischio diIncidente Rilevante RIR

Verifiche ispettive presso stabilimenti edepositi a Rischio di Incidente Rilevanteper verifiche di rispondenza a disposi-zioni di legge e prescrizioni delle autoritàdi controllo.

DPI:

• elmetto protettivo• tuta protettiva monouso• maschera antipolvere• occhiali• inserti auricolari• calzature protettive• imbrago di sicurezza per lavori

in quota• guanti in pelle (uso generico).

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Rischi inerenti le attività di verifica del settore apparecchi di sollevamento finalizzataalla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

Rischi del tecnico verificatoreA cura di: Ing. Vincenzo Nastasi, Ing. Maurilio Bellissimo e Ing. Pietro Amodeo del Dipartimento di Palermo

Capitolo 2

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TIPO DIRISCHIO

IN CHESITUAZIONI

ATTREZZATURE ESOSTANZE

PROTEZIONE

Cadutamaterialedall'alto

Durante la prova dicarico per laverifica di stabilitàe dei dispositivi disicurezza

Materialegenerico

Attenzione nellamovimentazione delmaterialeControllare il bilanciamento el’aggancio del materialeVerificare la presenza diostacoli nel raggio di azioneControllare la portatamassima dell’apparecchio di ollevamentoDPI: Elmetto

Inciampo ecadutapersone

Negli spostamentiall’interno dei luoghi di lavoro nelcorso della verifica

Materialegenerico

Attenzione negli spostamentinei luoghi di lavoro

Folgora-zioni

Quando si eseguela verificaapparecchi disollevamentoalimentatielettricamente

Apparecchi disollevamentoalimentatielettricamente

Informarsi sulla correttaesecuzione dell'impiantoelettricoVerificare l’utilizzo di spine disicurezza omologate CEIVerificare l’utilizzo diattrezzature con doppioisolamentoDPI: Scarpe di sicurezza

Abrasioni,tagli eschiaccia-menti dellemani e deipiedi

Nelle fasi diaggancio e sganciodel materiale

MaterialegenericoElementidell’apparecchiodi sollevamento(funi, ganci,parti strutturaliecc.)

Attenzione nelle fasi di caricoe scaricoDPI: Scarpe di sicurezza

Irritazioneagli occhi ealle vie respiratorie

Quando si eseguela verificaapparecchi disollevamentofunzionanti conmotori a scoppio

Gru suautocarroAutogrù

Fare spegnere il motorequando non si utilizza lamacchinaDPI: Occhiali, Mascherina

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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Rischi inerenti le attività di verifica del settore apparecchi di sollevamento finalizzataalla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

Rischi del tecnico verificatoreA cura di: Ing. Vincenzo Nastasi, Ing. Maurilio Bellissimo e Ing. Pietro Amodeo del Dipartimento di Palermo

TIPO DIRISCHIO

IN CHESITUAZIONI

ATTREZZATURE ESOSTANZE

PROTEZIONE

Danniall'udito

Se e in quanto siesegue la verifica diattrezzaturerumorose o ci sitrova in luoghi dilavoro moltorumorosi

Apparecchi disollevamento

Se e in quanto possibileevitare la sovrapposizione dirumoriDPI: Otoprotettori(cuffie antirumore, tappiauricolari)

Danni percontattocon organiinmovimento

Se e in quanto siesegue la verifica diattrezzature conorgani meccanici inmovimento(rotazione,oscillazione)

Apparecchi disollevamento(gru a torregirevoli, gru suautocarro, gruradiocomandate,ecc.)

Verificare che non sianomanomesse le protezionidegli organi in movimentoTogliere la tensionedell'attrezzatura se si deveverificare gli organi inmovimentoDPI: Guanti,Abbigliamento aderente

Urti con ilcapo e/oaltre partidel corpocontrooggettisporgenti

Se e in quantosono presenti neiluoghi di verifica

Oggettisporgenti(tavole di legno,elementi diopereprovvisionali,infissi, ecc.)

Attenzione neglispostamenti nei luoghi dilavoroVerificare che non sianopresenti oggetti sporgentipericolosi e non segnalatiDPI: Elmetto

Cadutadall’alto

Verifica dispositividi sicurezzaattrezzature

Apparecchi disollevamento(gru a torre,piattaforme dilavoro elevabili,ecc.)

Attenzione nelle fasi disalita, diescesa estazionamento in quota.Verificare l’idoneità delpunto di aggancio.DPI: Cintura di sicurezza

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Capitolo 2

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Rischi inerenti le attività di verifica del settore attrezzature a pressione finalizzataalla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

Rischi del tecnico verificatore

TIPO DIRISCHIO

IN CHESITUAZIONI

ATTREZZATURE ESOSTANZE

PROTEZIONE

Cadutamaterialedall'alto

Durante le verifichein luoghi di lavorodove sono presenti,sopra o inprossimità,impalcature o incaso di posti dilavoro sopraelevati

Materialegenerico

Accertarsi che non ci sianolavorazioni estraneeall’attività di verifiche sopra oin prossimità di ponteggiVerificare la presenza diostacoli nel raggio di azionedell’attrezzatura/e apressioneoggetto di verifica/eDPI: Elmetto

Inciampo ecadutapersone

Negli spostamentiall’interno deiluoghi di lavoro edin presenza diimpalcature nelcorso della verifica

Materialegenerico

Attenzione negli spostamentinei luoghi di lavoroDPI: Scarpeantinfortunistiche disicurezza con suolaimperforabile

Abrasioni,tagli eschiaccia-menti dellemani e deipiedi

Nelle fasi diaggancio e sganciodel materiale c/oditte di costruzionediattrezzature apressione ostabilimentiindustriali

MaterialegenericoElementi emembrature diattrezzature apressioneNastritrasportatori dibidoni

Attenzione nelle fasi di carico escarico e negli spostamenti perl’effettuazione delle verificheManipolazione e punzonaturedi oggetti metallici (lamiere,tubi, ecc.) con spigoli viviDPI: Scarpeantinfortunistiche disicurezza con suolaimperforabile; guantiantinfortunistici

Irritazioneagli occhi ealle vie respiratorie

Quando si eseguela qualifica diprocedimenti disaldatura o laqualifica disaldatori

Lamiere, tubi Fare azionare l’aspiratore nelcorso dell’esecuzione delsaggio di saldatura DPI: Occhiali Schermo persaldatura con filtroautoscurante; Mascherinafacciale filtrante

Irritazioneo lesioniagli occhi

Quando vengonoeseguite molaturesu saldature ocomponenti diattrezzature apressione inprossimità diattrezzatureoggetto di verifica

Saldature,lamiere, tubiProiezione discintilleincandescenti oframmenti dimetallo

Proiezione di scintilleincandescenti o frammenti dimetalloFare interrompere,se possibile, l’attività dimolatura e/o saldatura. DPI: Occhiali protettivi

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Rischi inerenti le attività di verifica del settore attrezzature a pressione finalizzataalla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

Rischi del tecnico verificatore

TIPO DIRISCHIO

IN CHESITUAZIONI

ATTREZZATURE ESOSTANZE

PROTEZIONE

Danni all'udito

Se e in quanto si eseguel’attività di revisione dibombole e/o bidoni e nelcorso dell’apposizione dipunzonature a seguito diverifiche su membrature diricambio di attrezzature apressione, nel corsodell’apposizione dipunzonature a seguito direvisione di bombole obidoni o ci si trova in luoghidi lavoro molto rumorosi

Verifiche diriparazione diattrezzature apressione

Revisionebombole obidoni

Se e in quanto possibileevitare la sovrapposizionedi rumoriDPI: Otoprotettori (cuffie antirumore, tappi auricolari)

Urti conil capoe/o altreparti delcorpocontrooggettisporgenti

Se e in quanto sonopresenti nei luoghi diverifica

Oggettisporgenti(elementi diopereprovvisionali,tubazioni diimpianti, ecc.)

Attenzione negli sposta-menti nei luoghi di lavoroVerificare che non sianopresenti oggetti sporgentipericolosi e non segnalatiDPI: Elmetto diprotezione; Scarpeantinfortunistiche disicurezza con suolaimperforabile; guantiantinfortunistici;indumenti protettivi (tuta)

Dannipercontattoconmassecalde oesposi-zione alcalore

Se e in quanto si eseguela verifica di attrezzaturein prossimità di tubazionied altre attrezzature inesercizio a temperaturasuperiore allatemperatura ambiente

Tubazioni,Recipienti eGeneratori divapore

Verificare che risultino coi-bentate le attrezzature enel caso in cui non lo sianoprendere le necessarie pre-cauzioni affinché le partidel corpo non vengano acontatto con parti a tem-perature elevate DPI: Elmetto diprotezione; Scarpeantinfortunistiche disicurezza con suolaimperforabile; guantiantinfortunistici;indumenti protettivi (tuta)

Intem-perie

Attività di verificaall’aperto in presenza diclima piovoso e freddo

Condizioniambientali

Se e in quanto possibileevitare le attività di verifica in dette condizioniDPI: Giubotto e tuta diprotezione contro leintemperie; Scarpe antinfortunistiche

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Procedura operativa preliminare

Prima dell’effettuazione delle verifiche eprove accertarsi visivamente che siano ri-spettati i requisiti minimi di sicurezza pre-visti per lo specifico luogo di lavoro. Incaso di esito negativo non procedere al-l’effettuazione della verifica e rilasciareverbale di sopralluogo a vuoto per fattodell’utente.

Procedura operativa preliminareall’effettuazione di verifiche di visitainterna di attrezzature a pressione[ambienti confinati in cui possonoessere presenti o si possono formareaccidentalmente atmosfere pericolose(asfissianti, tossiche, infiammabili oesplosive).

Qualora si renda necessario eseguiredette attività, prima dell’effettuazionedelle verifiche e prove, accertarsi visiva-mente che siano rispettati i requisiti mi-nimi di sicurezza previsti per lo specificoluogo di lavoro e che il Datore di Lavoroabbia messo in atto idonee procedure epermessi di lavoro comprendenti misure

tecniche ed organizzative, in relazionealla tipologia di lavoro, e che sia previstala presenza, oltre a quella degli addettialle lavorazioni, di un responsabile checontrolli e coordini le operazioni.Accertarsi che da parte del Datore di La-voro o dal responsabile dell’impianto de-legato sia predisposto il permesso/auto-rizzazione scritto di entrare e/o lavorarein spazi confinati per il funzionario e pergli addetti alle lavorazioni. Prima dell’in-gresso all’interno dell’attrezzatura è ne-cessario fare verificare da un esperto, me-diante idonea apparecchiatura, che l’at-trezzatura sia stata bonificata/risanata eche l’aria sia libera da agenti chimici asfis-sianti, tossici ed infiammabili e che siaadatta alla respirazione.Accertarsi che siano presenti idonei si-stemi o mezzi di illuminazione e che ven-gano messi a disposizione gli eventualiDPI specifici per detta attività in relazionealle caratteristiche dell’ambiente e alla ti-pologia di intervento da effettuare.In caso di esito negativo non procedereall’effettuazione della verifica e rilasciareverbale di sopralluogo a vuoto per fattodell’utente.

Capitolo 2

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Rischi inerenti le attività di verifica del settore impianti di terra e scariche atmosferichefinalizzata alla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

Rischi del tecnico verificatore

TIPO DIRISCHIO

IN CHESITUAZIONI

ATTREZZATURE ESOSTANZE

PROTEZIONE

Elettrocu-zione percontattodiretto e/oindiretto

In prossimità diparti attive,in contatto conmasse oadoperandostrumenti di misura

Componentidell’impiantoelettrico, partidegli strumentidi misura

Eseguire le procedurepreviste dalla Norma CEI 11-27 e dalla Norma CEI EN50110-1DPI: Elmetto isolante, scarpedi sicurezza con suolaisolante o tronchettiisolanti, guanti isolanti perBT e per MT

Arcoelettrico

In prossimità diparti attive oadoperandostrumenti di misura

Componentidell’impiantoelettrico, partidegli strumentidi misura

Eseguire le procedure previstedalla Norma CEI 11-27 e dallaNorma CEI EN 50110-1DPI: Elmetto isolante evisiera a prova di arcoelettrico, guanti isolanti perBT e per MT abbigliamentoignifugo a prova di arcoelettrico

Cadutamaterialedall'alto

Durante leverifiche,accedendo negliambienti dipertinenza delleditte utenti

Materialegenerico

Attenzione durante le fasi dimovimentazione di materialeControllare il bilanciamento el’aggancio di materiale postoin altoVerificare la presenza diostacoli nel raggio di azioneControllare la portatamassima di eventualiapparecchi di sollevamentoon uso. DPI: Elmetto

Inciampo ecadutapersone

Negli spostamentiall’interno deiluoghi di lavoro nelcorso della verifica

Materialegenerico

Attenzione negli spostamentinei luoghi di lavoro

Abrasioni,tagli eschiaccia-menti dellemani e deipiedi

Negli spostamentiall’interno deiluoghi di lavoro nelcorso della verifica

Materialegenerico

Attenzione nelle fasi dicontrollo a vista dell’impiantoDPI: Scarpe di sicurezza, conpuntale e suolaantiperforazione

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Capitolo 2

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TIPO DIRISCHIO

IN CHESITUAZIONI

ATTREZZATURE ESOSTANZE

PROTEZIONE

Irritazioneagli occhi ealle vierespiratorie

Quando si eseguela verifica durante ilfunzionamento digruppi elettrogenicon motori ascoppio

Locale gruppoelettrogeno

Fare spegnere il motorequando non si adopera ilgruppo elettrogeno.DPI: Occhiali, Mascherina

Danniall'udito

Se e in quanto siesegue la verifica diattrezzaturerumorose o ci sitrova in luoghi dilavoro moltorumorosi

Apparecchiaturedi pertinenzadelle ditteutenti

Se e in quanto possibileevitare la sovrapposizionedi rumoriDPI: Otoprotettori(cuffie antirumore, tappiauricolari)

Danni percontattocon organiin movi-mento

Se ed in quanto siesegue la verifica inprossimità diattrezzature conorgani meccanici inmovimento

Attrezzaturecon organimeccanici inmovimento

Verificare che non sianomanomesse le protezionidegli organi in movimentoTogliere eventualmentetensione, se possibile,all'attrezzatura prima dieffettuare il controlloDPI: Guanti da lavoro,Abbigliamento aderente

Urti con ilcapo e/oaltre partidel corpocontrooggettisporgenti

Se ed in quantosono presenti neiluoghi di verificaoggetti sporgenti

Oggettisporgenti(tavole di legno,elementi diopereprovvisionali,infissi, ecc.)

Attenzione negli spostamentinei luoghi di lavoro.Verificare che non sianopresenti oggetti sporgentipericolosi e non segnalatiDPI: Elmetto

Cadutadall’alto

Verifica di partidell’impiantoelettrico, dicomponenti o diutilizzatori ubicati inposizione particolare

Partidell’impiantoelettrico,componenti outilizzatori

Attenzione nelle fasi di salita,discesa e stazionamento inquota. Verificare l’idoneitàdel punto di aggancioDPI: Cintura di sicurezza

Rischi inerenti le attività di verifica del settore impianti di terra e scariche atmosferichefinalizzata alla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

Rischi del tecnico verificatore

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Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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Analisi dei Rischi inerenti le attività di verifica del settore apparecchi a pressione finalizzata alla scelta dei DPI da fornire ai tecnici addetti all’espletamento del servizio

di Controllo di serbatoi interrati per GPL con tecnica basata sul metodo di E.A.(Emissione Acustica)

A cura dell'ing. Domenico Di Fonzo del Dipartimento di Palermo

Sicurezza durante l’esecuzione della prova EA: la gestione dell’emergenza

I Rischi del tecnico verificatore*

*il Tecnico, durante la fase di verifica e controllo della prova EA, è esposto a pericoli derivantidal contesto, vuoi per le caratteristiche di pericolosità intrinseche del fluido altamente infiam-

mabile, vuoi per i rischi connessi alla effettuazione della prova EA.

Tutti i DPI devono essere idonei per l’impiego in Atmosfera potenzialmente Esplosiva

TIPO DI RISCHIO IN CHE SITUAZIONI PROTEZIONE

Fughe accidentali di GPL Durante il controllo dellaprova EA

Rilevatore di fughe di gasin custodia antideflagrante(esplosimetro)

Inciampo neglispostamenti all’internodell’area di lavoro,folgorazioni, abrasioni,tagli e schiacciamenti,delle mani e dei piedi

Durante il controllo dellaprova EA

Scarpe di Sicurezza,Guanti di SicurezzaTuta da lavoro

Irritazioni agli occhi e allevie respiratorie, dovuti afughe accidentali di GPL

Durante il controllo dellaprova EA

Occhiali, Mascherine,Apparecchi di respirazione

Danni all’udito Durante la fase dipressurizzazione del serbatoio,prevista nella prova EA

Otoprotettori (cuffie antirumore, tappi auricolari)

Fughe di gas e/oIncendio, esplosioneSuperamento delle sogliedi allarme

Durante il controllo dellaprova EA

Tuta antitermica diavvicinamento, cappuccioe guanti termoriflettenti,coperte antifiamma,schermi protettiviEstintore portatile apolvere chimica concapacità estinguente noninferiore a 13A 89B-C

Fughe di gas e/o Incendio,esplosioneSuperamento delle sogliedi allarmeEmergenze di varia natura

Durante il controllo dellaprova EA

Cassetta diPronto soccorso,Radio ricetrasmittente otelefono portatileLampada alimentatain bassa tensione

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PROCEDURE DI SICUREZZA PER LEVERIFICHE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI

L’art. 36 del D. Lgs. 81/08 impone al da-tore di lavoro di assicurarsi che ciascunlavoratore riceva una formazione ade-guata e sufficiente in materia di sicurezzae salute, con particolare riferimento alproprio posto di lavoro ed alle propriemansioni. In particolare le norme CEIEN50110-1 e 2 definiscono le regole perl’esecuzione di lavori nei quali l’opera-tore può essere esposto a rischi elettricie le CEI 11-27 del 2005 impongono unaspecifica qualificazione al personale ad-detto all’esercizio ed ai lavori sugli im-pianti elettrici con l’obiettivo di indivi-duare i soggetti coinvolti, la loro forma-zione e addestramento per lavorare in si-curezza.Con l’entrata in vigore del D. Lgs. 81/08diviene obbligatorio nel caso di lavorielettrici in tensione, riconoscere l’ido-neità dei lavoratori secondo le indicazionidella norma. Nel caso specifico la normadi riferimento è la CEI 11-27, 3° edi-zione, che fornisce gli elementi essenzialiper la formazione degli addetti ai lavorielettrici. La norma prevede che il datoredi lavoro attribuisca per iscritto il livellodi qualifica ad operare sugli impianti elet-trici, che può essere di persona esperta(PES), persona avvertita (PAV) o idonea ailavori elettrici sotto tensione. La normafornisce prescrizioni e linee guida per in-dividuare i requisiti minimi di formazionein termini di conoscenze tecniche, nor-mative e di sicurezza, nonché di capacitàorganizzative ed esecuzione pratica, checonsentono di acquisire, sviluppare emantenere la capacità delle personeesperte (PES), avvertite (PAV) o idonee.

Anche nel caso di lavori elettrici in pros-simità di parti attive (art. 83) è necessario

adottare disposizioni organizzative e pro-cedurali idonee a proteggere gli “addettiai lavori elettrici” dai rischi.Alcune prove strumentali che si effet-tuano durante le verifiche degli impiantielettrici possono presentare dei rischi perl’incolumità sia del verificatore sia, in al-cuni casi, per le persone comuni che sivengono a trovare inavvertitamente neiluoghi interessati dalle prove. Le situa-zioni di maggior rischio si presentanoquando queste vengono effettuate ri-muovendo gli involucri di protezione delleapparecchiature, trovandosi, così, in pros-simità di parti attive non adeguatamenteprotette, o quando s’iniettano correnti diprova elevate e per questo pericolose sucircuiti di misura che si preparano sulcampo. Di seguito si forniranno una seriedi suggerimenti per ridurre i rischi durantele prove ritenute più pericolose.

Durante l’effettuazione delle verifichedegli impianti elettrici è necessario effet-tuare alcune prove e misure. Secondo lenorme di buona tecnica, per prove s’in-tendono quelle attività destinate a con-trollare il funzionamento e lo stato di unimpianto elettrico attraverso, anche, dellemisure, intese come quelle operazionicompiute per conoscere il valore di datifisici inerenti agli impianti elettrici.Quest’ultime possono essere semplici esenza rischi, come leggere uno stru-mento da quadro, o complesse e richie-dere azioni per contenere o eliminare ilrischio. Con riferimento alle norme CEI648 e CEI 111 per la verifica degli im-pianti elettrici si ritiene che meritino par-ticolare attenzione, per eventuali rischid’infortuni elettrici le seguenti prove emisure:

• misura dell’impedenza dell’anello diguasto nei circuiti TN;

Capitolo 2

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• prova di funzionamento dei dispositividi protezione a corrente differenziale;

• misura della resistenza di terra con ilmetodo della resistenza globale;

• misura della tensione di passo e con-tatto;

• misura della resistenza di terra con ilmetodo voltamperometrico con ali-mentazione da rete tramite trasfor-matore.

Prove strumentali a contatto o in prossimità di parti attive

Se non effettuate mediante connessionecon prese a spina (in tal caso non esisterischio da lavoro elettrico), le prove stru-mentali che comportano rischi di con-tatto con parti attive, che possono essereeffettuate, quindi, rimuovendo l’involu-cro di protezione principale delle appa-recchiature, sono:

• misura dell’impedenza dell’anello diguasto nei circuiti TN;

• prova di funzionamento dei dispositividi protezione a corrente differenziale;

• misura della resistenza di terra con ilmetodo della resistenza globale.

Per la misura della impedenza dell’anellodi guasto nei sistemi TN e la prova di fun-zionamento dei dispositivi a corrente dif-ferenziale, il verificatore si trova a effet-tuare lavori elettrici, sotto tensione, acontatto o in prossimità di parti attive. Lastessa cosa avviene per la misura della re-sistenza di terra con il metodo della resi-stenza globale quando si preleva la ten-sione di prova all’interno di quadri o diapparecchiature elettriche. Infatti, il veri-ficatore per effettuare queste prove devecollegare gli strumenti di misura con al-cune parti attive all’interno di apparec-chiature elettriche, esponendosi, così, auna serie di rischi elettrici dovuti sia apossibili contatti diretti sia a procedure dilavoro errate. In modo specifico, in questicasi, i rischi maggiori sono quelli deter-minati dallo shock elettrico e dall’arcoelettrico.Per la riduzione di questi rischi è neces-sario adottare le procedure di sicurezzapreviste dalle norme CEI 1127, «Lavori suimpianti elettrici», e CEI 1148 (EN50110), «Esercizio degli impianti elettrici», riguardanti i lavori elettrici sotto ten-sione, in prossimità o fuori tensione a se-conda dei casi. In genere non è possibilemettere fuori tensione l’impianto o unasua parte per problematiche legate allacontinuità di servizio, per questo la mag-gior parte delle volte il verificatore si trovaa effettuare dei lavori sotto tensione o inprossimità. In questi casi, per ridurre i ri-schi elettrici, si deve fare uso di dispositividi protezione individuale, quali guantiisolanti, tronchetti o tappeti isolanti perla protezione dallo shock elettrico e/o vi-siere di protezione e abiti ignifughi per laprotezione dall’arco elettrico. Per la ridu-zione del rischio di cortocircuito è neces-sario utilizzare morsetti a coccodrillo re-trattili e attrezzature con un adeguato li-vello d’isolamento e in buono stato di

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conservazione. Inoltre, non si devono in-dossare anelli, orologi metallici, bracciali,collane ecc. Comunque, non va dimenti-cato che una prima barriera di protezionecontro questi rischi è già creata dallo stru-mento di prova che, se idoneo e tenuto inbuone condizioni, garantisce già il raggiun-gimento dei minimi requisiti di sicurezza.

Prove strumentali con elevate correntidi prova

Le prove strumentali con iniezione di ele-vate correnti di prova riguardano, in ge-nere:

• misura della tensione di passo e con-tatto;

• misura della resistenza di terra con ilmetodo voltamperometrico con ali-mentazione da rete tramite trasfor-matore.

Per queste misure, in particolare per lamisura delle tensioni di passo e contatto,è raccomandato un valore della correntedi prova non inferiore all’1% di quella diterra, con un minimo di 5 A per sistemi aneutro isolato (II categoria) e a 50 A persistemi con neutro a terra (III categoria).Questo può determinare, specie nei casid’impianti di III categoria, tensioni di con-tatto pericolose in prossimità del disper-sore ausiliario che può essere accessibileanche a persone comuni (PEC), in quantopuò essere disposto in aree estese e noncontrollate. Il rischio è maggiore durantele misure di passo e contatto in quanto,richiedendo un tempo maggiore di svol-gimento, il dispersore ausiliario si viene atrovare ripetutamente in tensione perlunghi periodi.Per ottenere tensioni non pericolose nor-malmente si aumentano il numero di di-spersori ausiliari in modo da fare aumen-tare la resistenza di terra fino a contenere

il valore della tensione di contatto entro ivalori ammessi dalla norma (25 V).Tuttavia, quest’operazione non è semprepossibile; in tal caso si devono adottaredelle precauzioni di sicurezza che consi-stono nel delimitare e recintare l’area re-lativa al dispersore ausiliario segnalandolacon cartelli monitori e, nel caso in cui ildispersore venga posizionato in una zonamolto frequentata, predisponendo unasorveglianza continua.

Procedure relative alla sicurezza

Gli interventi di accertamento, nella mag-gior parte dei casi, vengono effettuati di-rettamente dal verificatore coadiuvatodal rappresentante della ditta, con le fun-zioni di preposto ai lavori.Quest’ultimo ha le funzioni di aprire iquadri quando necessario, accompa-gnare il verificatore in tutti gli ambienti dilavoro e controllare che gli interventi ope-rativi siano compatibili con la sicurezza ela funzionalità dell’impianto.In tal caso il preposto ai lavori assorbeanche la funzione di responsabile dell’im-pianto, con la conseguente necessità diavere una qualifica di persona esperta(PES). In alcuni casi può essere necessariala presenza anche di una persona, in ge-nere persona avvertita (PAV) o comune,per svolgere operazioni non elettriche,quali, per esempio, il trasporto delle stru-mentazioni e/o degli attrezzi, la stesura deicavi, lo spostamento di macchinari ecc. Sequeste operazioni comportano la possibi-lità di rischi elettrici, è necessario che que-sta persona, in quanto PEC, venga sorve-gliata dal preposto ai lavori o, almeno, glivengano date delle limitazioni di sposta-mento in aree sicure. Per alcune verifichepiù complesse, quali, per esempio, le mi-sure delle tensioni di passo e contatto negliimpianti di III categoria, che richiedono

Capitolo 2

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l’utilizzo di più persone, attrezzature di la-voro ecc., può essere necessaria la predi-sposizione di un piano di lavoro. In questicasi è necessario coinvolgere tutta unaserie di figure responsabili, come previstodalle norme CEI 1127, CEI 1148 e CEI 014.

Procedure di sicurezza durantel'effettuazione delle verifiche degliimpianti di terra e scaricheatmosferiche

La verifica deve essere eseguita con lacollaborazione e la presenza di una per-sona responsabile, esperta delle caratte-ristiche dell'impianto, degli ambienti edelle procedure per l'effettuazione in si-curezza delle prove. Le richieste necessa-rie alla effettuazione della verifica devonoessere date dal verificatore direttamentealla persona responsabile che deve stabi-lire le forme d’intervento. Se durante l'ef-fettuazione delle prove si presentano ri-schi per la presenza di parti attive, si de-vono adottare le procedure per effettua-zione dei lavori elettrici (EN 50110 - CEI11-48 Esercizio degli impianti elettrici eCEI 11-27) e devono essere utilizzati, ovenecessario, i dispositivi di protezione in-dividuali. Si ricorda che per lavoro elet-trico s’intende "Lavoro su, con od inprossimità di un impianto elettrico qualeprove e misure, riparazioni, sostituzioni,modifiche, ampliamenti, montaggi eispezioni". È compito e responsabilità deldatore di lavoro stabilire se il personaleelettrico assegnato per l'assistenza al ve-rificatore abbia i requisiti professionali esia in grado di effettuare le operazioni ri-chieste, essendo inoltre opportunamentedotato di attrezzature e dispositivi di pro-tezione individuali idonei. In via del tuttogenerale, non esistono rischi per la pre-senza di parti attive, se le misure vannoeffettuate senza rimuovere la protezione

degli involucri. A solo titolo di esempio,e in via del tutto generale, non compor-tano rischi per la presenza di parti attive:

• le prove di continuità; • la misura della resistenza dei collega-

menti equipotenziali; • la misura della resistenza di terra col

metodo voltamperometrico con stru-mento di misura autoalimentato;

• la misura della resistenza di terra conil metodo della resistenza globale; sela tensione viene prelevata da un’ap-parecchiatura come ad esempio unapresa a spina;

• la prova di funzionamento dell'inter-ruttore differenziale, se la tensioneviene prelevata da un’apparecchiaturacome ad esempio una presa a spina;ecc.

Possono comportare rischi per la pre-senza di parti attive, in quanto le misurevanno in genere effettuate, aprendo iquadri elettrici, su o in prossimità di partiattive non adeguatamente protette:

• la misura dell'impedenza di guasto neicircuiti TN

• la misura della resistenza di terra conil metodo della resistenza globale sela tensione viene prelevata all'internodi un quadro elettrico o altra apparec-chiatura con rimozione dell'involucro.

In tal caso le prove devono essere effet-tuate con tutte le precauzioni del caso eadottando tutte le procedure di sicurezzanecessarie. Per la presenza delle parti at-tive bisogna tenere presente anche i ri-schi dovuti all'arco, come indicato nellesopra citate norme tecniche EN 50110CEI 11-48 e CEI 11-27, per eventuali cor-tocircuiti o guasti a terra durante leprove. Si ricorda che il rischio dovuto al-l'arco è maggiore nei punti d’impianto

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dove maggiore è la corrente di corto cir-cuito, (es. le misure d’impedenza di gua-sto in prossimità del quadro generale), epertanto viene raccomandato un conti-nuo controllo sullo stato e requisiti di si-curezza dei puntali della strumentazionee della cavetteria di misura. (CEI EN61010 - 2 - 031) Possono presentare ri-schi per la presenza di parti attive anchei circuiti di misura che si preparano "incampo", come ad esempio le misure ditensione di passo e di contatto o la mi-sura della resistenza di terra con metodovoltamperometrico quando s’iniettanocorrenti di prova elevate mediante tra-sformatore. In tal caso devono essereadottate delle misure precauzionali per-ché non si verifichino situazioni perico-lose durante le misure, delimitando i pas-saggi e recintando il dispersore ausiliariose questo può raggiungere tensioni peri-colose durante l'effettuazione delle mi-sure. Si vedano le schede allegate.

PROCEDURE DI SICUREZZA PER LEVERIFICHE DEGLI IMPIANTI TERMICI

I verificatori sono tenuti ad operare nel ri-goroso rispetto delle norme vigenti ed inparticolare delle norme UNI 10389.I verificatori devono rifiutarsi di procederealle operazioni sull’impianto nel caso ac-certino situazioni che possono compor-tare per se e per gli altri rischi specifici. Inparticolare i verificatori dovranno tute-larsi:

• dal rischio di scoppio, verificando pre-ventivamente ad es. che non vi sianobombole GPL esposte a sorgenti di ca-lore;

• dal rischio di esplosione, verificando ades. che non si manifestino odori di gas;

• da scosse elettriche: negli impiantioggetto di “verifica” sono impiegatediverse apparecchiature elettriche(cavi elettrici unipolari-mutlipolari,motori elettrici monofasi o trifasi, relè,reostati avviamento, trasformatori,condensatori elettrici, schede elettro-niche, ecc.). Date le possibili condi-zioni tecnologiche “estreme” di fun-zionamento, per surriscaldamenti lo-calizzati, sbalzi termici, formazioni dighiaccio, nebbie, vapori, le possibilitàche i materiali isolanti possono ”ce-dere” e quindi andare in contatto conparti in tensione e provocare contattiindiretti sono reali. Per la protezionecontro i contatti con parti in tensione(contatti diretti e contatti indiretti) oc-corre impiegare guanti isolanti e inogni caso prima di operare metterefuori tensione le parti d’impianto in-teressate e comunque verificare chetutti i dispositivi fissi di protezione (in-terruttori differenziali ad alta sensibi-lità installati sui quadri elettrici di di-stribuzione e/o di comando prote-

Capitolo 2

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zione) contro la scossa elettrica sianoefficacemente in opera.

• dal rischio di folgorazione, verificando“a vista” che siano state adottate lenecessarie misure di protezione con-tro i contatti diretti ed indiretti e ri-chiedendo, ove sia il caso, di prenderevisione del progetto e della dichiara-zione di conformità degli impianti.

• da cadute, traumi per inciampo, sci-volamento su superfici sdrucciolevoli:bisogna individuare percorsi di tran-sito adeguati, segnalarli e dotarli dibuona illuminazione; gli addetti de-vono fare uso di scarpe antinfortuni-stiche con suola antiscivolo.

• nella movimentazione manuale deicarichi: occorre specifica formazionedegli addetti, che nei casi più rischiosidevono essere dotati di dispositivi sol-levatori/agevolatori. Per gli addetti chedovessero affrontare movimentazionedi carichi gravosi e ripetitivi occorre laverifica medica periodica, ovvero la sorveglianza sanitaria.

• da lesioni per contatto con superficiacuminate, taglienti e/o calde: devonoessere impiegati DPI (Dispositivo diProtezione Individuale) appropriati,guanti resistenti alla temperatura, alcalore e al taglio.

Sia nel caso che siano stati impossibilitatiad effettuare le misurazioni che nel casoin cui abbiano ritenuto di effettuarleugualmente, ma con procedure difformida quelle previste, i verificatori dovrannosegnarlo sul rapporto di prova unita-mente ai motivi.I verificatori saranno ritenuti responsabili:

• nel caso d’inosservanza del presente re-golamento, delle norme UNI 10389 edelle altre norme che hanno attinenza;

• nel caso di rotture o guasti causati aglianalizzatori loro consegnati.

Dovranno infine essere rigorosamente evi-tati apprezzamenti di ogni genere su in-stallatori, manutentori, case costruttrici,aziende e su tutto quanto possa esserepregiudiziale alla serietà dei rapporti conl'utenza.Si vedano le schede allegate.

PROCEDURE PER ILCAMPIONAMENTO AMIANTO

È buona norma, in ogni caso nell’esecu-zione di campionamenti, e nell’eventua-lità d’ispezioni ove si sospetti la pre-senza di amianto in matrice friabile odebolmente legata, dotarsi preventiva-mente di mezzi di protezione indivi-duale idonei, quali tuta in Tyvek eguanti monouso con mascherina fac-ciale avente coefficiente di protezionealmeno 3 (FFP3). Eseguite le verifichepreliminari, ove necessario si può pro-cedere al campionamento, mettendo inatto criteri e procedure atte a garantireuna sufficiente rappresentatività deicampioni, ed evitando, oltre che l’espo-sizione dell’operatore, la contamina-zione dell'ambiente circostante me-diante l’adozione delle seguenti proce-dure operative:

• umidificazione dei materiali da prele-vare con acqua nebulizzata, anche amezzo di semplice spruzzatore porta-tile;

• impiego di strumenti adeguati chenon permettano dispersione di pol-vere o di fibre nell’ambiente circo-stante, e che consentano il minimogrado d’intervento distruttivo. Sonoindicati pinze, tenaglie, piccoli scal-pelli, forbici, e controindicati trapani,frese, raspe;

• prelievo di piccole aliquote di mate-riale, sufficientemente rappresenta-

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tive e che non comportino altera-zioni significative del materiale insito;

• inserimento immediato dei campioniin doppio sacchetto o contenitore diplastica ermeticamente sigillabile;

• riparazione con adeguati sigillantidel punto di prelievo e pulizia accu-rata con panni umidi di eventuali re-sidui sottostanti;

• trasmissione del campione, accom-pagnato dal relativo verbale, al labo-ratorio d’analisi;

• al laboratorio sarà richiesta la con-ferma analitica della presenza diamianto, la tipologia del medesimo,nonché il dato quantitativo (percen-tuale) sul contenuto.

È opportuno rammentare che i materialicontenenti amianto possono essereomogenei o eterogenei. Omogeneisono i prodotti in cemento/amianto, lepannellature isolanti per pareti o soffitti,i manufatti tessili. Per i materiali omogenei è sufficienteprelevare campioni rappresentativi dicirca 3 cm in estensione. I materiali fria-bili spruzzati sono in genere omogenei,ma possono anche essere costituiti dastrati di diversa composizione, perciòoccorre prelevare i campioni con l’ausi-lio di un “carotatore”. I rivestimenti isolanti di tubi e caldaiesono spesso eterogenei, e quindi ne-cessitano di prelievo tramite carota-tura.

PROCEDURE PER LA PROTEZIONEDALLE RADIAZIONI IONIZZANTI

Le procedure devono essere applicateda tutti coloro che, per conto dell’Isti-tuto, dirigono o effettuano attività a ri-schio radiogeno. Qualsiasi attività chepossa comportare esposizione alle ra-diazioni ionizzanti, indipendentementedall'entità dell'esposizione stessa, puòessere intrapresa solo dopo che sia statavalutata dall'esperto qualificato. Il lavo-ratore è tenuto ad indicare la frequenzaalle zone classificate (controllate e/osorvegliate) presso I'impianto ove sideve recare. Preso atto che l'esposi-zione può avvenire presso enti pubblicio privati esterni è necessario che il Di-rettore del Dipartimento interessato, inqualità di dirigente, ed il lavoratore,prima di iniziare le attività, attuino loscambio d’informazioni con i Responsa-bili dell'impianto ospitante, per l'attua-zione coordinamento della protezione esicurezza, previsto dal titolo VIII del D.Lgs. 230/95 e dall'art. 26 del D. Lgs.81/08. Nel momento in cui lavoratorifossero classificati di categoria A, l’isti-tuto si configurerebbe come "impresaesterna" (art. 4, comma 2, lett. n) delD. Lgs. 230/95). Di conseguenza, adessa spetteranno vari obblighi che do-vranno essere analizzati e predispostipreventivamente all'esposizione, com-presa l’eventuale revisione delle proce-dure di radioprotezione.

Capitolo 2

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A) SCHEDE TIPO SULLEMISURE DI PREVENZIONEE PROTEZIONEE VALUTAZIONE DEI RISCHIDI NATURA ELETTRICA

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Capitolo 2

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ATTIVITÀ DANNO/IPOTENZIALE/I

CAUSE CONSEGUENZE

Interventielettricifuoritensione

Verifiche diimpianti diterra escaricheatmosferiche

Interventielettricisottotensione susistemi dicategoria0 e I

Verifiche diimpianti diterra escaricheatmosferiche

Elettrocuzione,ustioni, traumi indiretti

Elettrocuzione,ustioni, traumiindiretti

Cadute o movimentiincontrollati

Cadute o movimentiincontrollati

Tetanizzazione, dannineurologici, spasmi, arrestorespiratorio, asfissia, fibrillazioneventricolare, arresto cardiaco,decesso

Tetanizzazione, dannineurologici, spasmi, arrestorespiratorio, asfissia, fibrillazioneventricolare, arresto cardiaco,decesso

A) MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE E

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MISURE DI PREVENZIONEE PROTEZIONE

VALUTAZIONEDEL RISCHIO TIPO

- Individuazione del Responsabile dell’Impianto e del Preposto ai Lavori, con riferimento alla norma CEI 11-27

- Esecuzione dei lavori effettuata da lavoratori formati e qualificati ai sensi dellanorma CEI 11-27

- Formazione specifica per addetti ai lavori elettrici con particolare riferimentoalla norma CEI 11-27

- Formazione in materia di primo soccorso degli addetti ai lavori elettrici- Individuazione dei punti di sezionamento, di tutte le possibili sorgenti di ali-

mentazione, della presenza nelle vicinanze del luogo di lavoro di altri impiantiin tensione o meno

- Sezionamento completo della parte di impianto interessata dal lavoro epredisposizione di tutti gli accorgimenti tecnico-organizzativi necessari adevitare una richiusura non autorizzata dei circuiti, in conformità a quantoprevisto dalla norma CEI 11-27

- Verifica dell’assenza di tensione nell’impianto oggetto dell’intervento- Installazione, quando richiesto, sulla parte d’impianto sezionata, in prossimità

del luogo di lavoro o comunque visibile chiaramente da esso, di dispositiviidonei a conseguire elettricamente la messa a terra ed il cortocircuito di tutte lefasi e dell’eventuale neutro se è una parte attiva

- Realizzazione, se necessario, di misure di protezione delle parti attive adiacenti,come previsto per i lavori elettrici in prossimità

- Al termine dei lavori, rimessa in tensione dell’impianto rispettando le indicazioni presenti al punto 11.6 della norma CEI 11-27

- Individuazione del Responsabile dell’Impianto e del Preposto ai Lavori,con riferimento alla norma CEI 11-27

- Esecuzione dei lavori effettuata da lavoratori formati e autorizzati al lavoro aisensi della norma CEI 11-27, in possesso di idoneità ai lavori sotto tensione(qualifica scritta)

- Formazione specifica per addetti ai lavori elettrici con particolare riferimentoalla norma CEI 11-27

- Utilizzo di idonei DPI, con riferimento alla norma CEI 11-27- Utilizzo di attrezzi isolanti e/o isolati e/o di un idoneo isolamento verso terra,

conformi alle norme tecniche applicabili- Delimitazione della zona di lavoro pericolosa in quanto contiene la parte attiva

su cui si deve intervenire, anche con apposizione di cartelli monitori che vietinol’accesso alle persone non autorizzate: nella zona di lavoro è ammessa lapresenza presenza del solo Preposto ai Lavori e dei lavoratori incaricati dieffettuare l’intervento

- Divieto di effettuare lavori, sia all’aperto che all’interno, in condizioniambientali sfavorevoli, come indicato nella norma CEI 11-27

- Esecuzione di lavori sotto tensione a contatto e/o sotto tensione a distanza e/oa potenziale nel rispetto delle disposizioni rintracciabili nella norma CEI 11-27

- Esecuzione di lavori su impianti a bassissima tensione nel rispetto delleindicazioni riportate nella norma CEI 11-27

- Esecuzione di lavori sotto tensione comportanti il taglio o la sconnessionediconduttori nel rispetto della norma CEI 11-27

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VALUTAZIONE DEI RISCHI DI NATURA ELETTRICA

segue

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Capitolo 2

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ATTIVITÀ DANNO/IPOTENZIALE/I

CAUSE CONSEGUENZE

Contattidiretti

Contatti indiretti

Elettrocuzione,ustioni, traumi indiretti

Elettrocuzione,ustioni, traumiindiretti

Cadute o movimentiincontrollati

Cadute o movimentiincontrollati

Tetanizzazione, dannineurologici, spasmi, arrestorespiratorio, asfissia, fibrillazioneventricolare, arresto cardiaco,decesso

Tetanizzazione, dannineurologici, spasmi, arrestorespiratorio, asfissia, fibrillazioneventricolare, arresto cardiaco,decesso

A) MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE E

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MISURE DI PREVENZIONEE PROTEZIONE

VALUTAZIONEDEL RISCHIO TIPO

Impianti realizzati a regola d’arte, con particolare riferimento alla normaCEI 64-8.Nello specifico sono state adottate le seguenti misure di sicurezza:- protezione mediante isolamento delle parti attive;- protezione mediante involucri o barriere;- protezione addizionale mediante interruttori differenziali;- protezione mediante componenti elettrici di Classe II o con isolamento

equivalente;- utilizzo di sistemi elettrici a bassissima tensione.

Informazione ai lavoratori sul rischio elettrico e sul corretto utilizzo degliapparecchi elettrici, conformemente alle indicazioni del costruttore

Divieto di manomissione dell’impianto o degli apparecchi

Verifica dell’integrità dell’isolamento dei cavi di alimentazione degliapparecchi elettrici

Manutenzione degli impianti elettrici con particolare riferimento allanorma CEI 0-10(luoghi ordinari)

Divieto di accesso alle cabine elettriche al personale non autorizzato

Verifica dell’integrità dell’isolamento dei cavi di alimentazione (comprese leprolunghe) degli apparecchi e degli apparecchi stessi prima e durante il loroutilizzo: in caso si rilevino danneggiamenti, non intervenire sull’apparecchio echiamare la manutenzione

Impianti realizzati a regola d’arte, con particolare riferimento alla normaCEI 64-8. Nello specifico sono state adottate le seguenti misure di sicurezza:

- interruzione dell’alimentazione mediante utilizzo di impianto disperdente eidonei dispositivi di protezione;

- protezione mediante componenti elettrici di Classe II o con isolamento equivalente;

Divieto di utilizzo di spine prive di messa a terra

Divieto di realizzare connessioni mediante adattatori che non garantiscono lamessa a terra

Manutenzione degli impianti elettrici con particolare riferimentoalla norma CEI 0-10(luoghi ordinari)

2 9 18

2 9 18

VALUTAZIONE DEI RISCHI DI NATURA ELETTRICA

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B) SCHEDE TIPO SULLEMISURE DI PREVENZIONEE PROTEZIONEE VALUTAZIONE DEI RISCHIPER ATTIVITÁ SUATTREZZATURE A PRESSIONE

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Capitolo 2

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ATTIVITÀ DANNO/IPOTENZIALE/I

CAUSE

Verifiche diattrezzaturea pressione;

collaudi inpressione

Esposizione diretta a flusso diliquido criogenico

Contatto conrilascio di gas in pressione

Caduta bombole

Scoppio serbatoio, recipiente o tubazione in pressione

Elettrocuzione, folgorazione

Rottura o apertura intempestiva delleguarnizioni o delle valvoleMancato utilizzo DPI(guanti, occhiali, indumenti protettivi)

Caduta bombole, rottura/apertura valvola dierogazioneRilascio di gas dalle apparecchiature a seguitocedimento o rottura recipienti, impianti otubazioni, errata o intempestiva apertura valvole

Errore operativo:Errata manipolazione del caricoMancato/errato utilizzo mezzi disollevamento/trasporto manualiMancato/errato uso dei sistemi di fissaggioMancato utilizzo DPI (guanti)

Guasto accidentale sistemi di regolazionepressione o dispositivi di sicurezzaErrore operativo durante i collaudiPosizionamento del recipiente tale dacomportare contatto prolungato con fonti dicalore, con conseguente aumento di pressionedel gas nel recipiente

Contatto accidentale o indiretto conutenze/ parti di impianti elettrici in tensione,per guasto o errato posizionamento deidispositivi, che divengono parte di un circuitoelettricoPresenza di utenze/parti di impianti elettrici nonprotette/isolateEnergizzazione intempestiva degli impianti

B) MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE E VALUTAZIONE

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CONSEGUENZE MISURE DI PREVENZIONEE PROTEZIONE

VALUTAZIONEDEL RISCHIO TIPO

Contatto con rilascio diliquidi / gas criogenici conconseguenti crioscottatureFormazione di atmosfera sottos-sigenata, sovra ossigenata (incaso di rilascio in ambiente confi-nato) o esposizione a gas nocivi

Danni fisici alla persona investitada rilascio di gas in pressione

Danni fisici alle persone colpiteda bombola in cadutaTraumi apparatomuscolo-scheletricoFerite lacero-contuseContatto con rilascio di gas inpressione (rottura/apertura valvola di erogazione)Formazione di atmosferasottossigenata (in caso di rilascioin ambiente confinato)

Ferite lacero-contuse,amputazioni, traumi daproiezione frammenti e partimeccaniche di dimensioni ancherilevanti

Fibrillazione, tetanizzazione,ustioniBlocco muscolare, arrestorespiratorio/cardiaco

Prima dell’effettuazione delle verifiche eprove accertarsi visivamente che sianorispettati i requisiti minimi di sicurezzaprevisti per lo specifico luogo di lavoro.In caso di esito negativo non procedereall’effettuazione della verifica e rilasciareverbale di sopralluogo a vuoto per fattodell'utente

- Individuazione del Responsabile dell’Impianto e del Preposto ai Lavori

- Esecuzione degli interventi effettuatada lavoratori formati e qualificati

- Formazione specifica per gli addetti- Formazione in materia di primo

soccorso degli addetti- Uso dei DPI consegnati- Divieto di manomissione

dell’impianto o degli apparecchi

Qualora si tratti di un’attività di tipoparticolare - per la quale sono richiestispeciali DPI - i tecnici, acquisita ancheverbalmente la valutazione del rischiodell’Azienda ospitante, provvederanno a farsi dotare, da quest’ultima, didispositivi di protezione relativi a taliparticolari rischi specifici; in mancanza ditale fornitura oppure in presenzadiun’evidente situazione di rischio itecnici, come previsto per legge, sonodispensati dall’effettuare il servizio

- Verifica dell’assenza di tensionenell’impianto oggetto dell’intervento

- Installazione, quando richiesto, sullaparte d’impianto sezionata, in prossi-mità del luogo di lavoro o comunquevisibile chiaramente da esso, didispositivi idonei a conseguireelettricamente la messa a terra ed ilcortocircuito di tutte le fasi e del -l’eventuale neutro se è una parte attiva

- Realizzazione, se necessario, di misuredi protezione delle parti attiveadiacenti, come previsto per i lavorielettrici in prossimità

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segue

DEI RISCHI PER ATTIVITÀ SU ATTREZZATURE A PRESSIONE

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Capitolo 2

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ATTIVITÀ DANNO/IPOTENZIALE/I

CAUSE

Verifiche diattrezzaturea pressione;

collaudi inpressione

Esposizione ad atmosferasottossigenata, sovraossigenata,vapori o gas nocivi

Incendio (getto incendiato /incendio di nube) per rilascio digas infiammabile in aria coninnesco immediato

Esplosione per rilascio di gasinfiammabile in ariacon innesco ritardato

Caduta dall’altoCaduta oggetti

Mancata protezione valvola erogatricebomboleSvuotamento accidentale bombole causamancata chiusura valvoleRilascio di gas comburenti / asfissianti /tossiconocivi dalle apparecchiature a seguitocaduta bombole, cedimento o rotturarecipienti, impianti o tubazioni, errata ointempestiva apertura valvole

c.s

c.s

Mancata attenzioneUtilizzo attrezzature (scale, impalcature oponteggi mobili) non idonee per i lavori inquota o in stato fisico-manutentivo inadeguatoMancato utilizzo DPI(imbracatura, cintura, elmetto)Mancato fissaggio attrezzature e oggetti

B) MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE E VALUTAZIONE

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CONSEGUENZE MISURE DI PREVENZIONEE PROTEZIONE

VALUTAZIONEDEL RISCHIO TIPO

Principio di asfissiaDanni da ipossia (in funzionedella concentrazione di O2 inaria): sensazione di fatica,perdita di cognizione, vertigini,mal di stomaco, svenimento,danni cerebraliEffetti da iperossia:Alterazioni fisiologiche reversibili(riduzione della ventilazione,riduzione della gittata cardiaca,vasodilatazione arteriorale)Lesioni polmonariEffetti da intossicazione:emicrania, vertigini, sonnolenzaIrritazioni cutanee / oculariEdemi polmonariAlterazioni delle funzionipolmonari: bronchite, asma,enfisema

Ustioni, scottature, incendi allestrutture

Ferite lacero-contuse,menomazioni / amputazioni daproiezione frammenti bombola ostrutture coinvolte

Traumi di natura localizzata oestesa, fratture singole omultipleDanni fisici alle persone colpiteda oggetti in caduta

Prima dell’effettuazione delle verifiche eprove accertarsi visivamente che sianorispettati i requisiti minimi di sicurezzaprevisti per lo specifico luogo di lavoro.In caso di esito negativo non procedereall’effettuazione della verifica e rilasciareverbale di sopralluogo a vuoto per fattodell'utente

- Individuazione del Responsabiledell’Impianto e del Preposto ai Lavori

- Esecuzione degli interventi effettuatada lavoratori formati e qualificati

- Formazione specifica per gli addetti- Formazione in materia di primo

soccorso degli addetti- Uso dei DPI consegnati- Divieto di manomissione

dell’impianto o degli apparecchi

Qualora si tratti di un’attività di tipoparticolare - per la quale sono richiestispeciali DPI - i tecnici, acquisita ancheverbalmente la valutazione del rischiodell’Azienda ospitante, provvederanno afarsi dotare, da quest’ultima, didispositivi di protezione relativi a taliparticolari rischi specifici; in mancanza ditale fornitura oppure in presenzadiun’evidente situazione di rischio i tecnici, come previsto per legge, sonodispensati dall’effettuare il servizio

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DEI RISCHI PER ATTIVITÀ SU ATTREZZATURE A PRESSIONE

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IL RISCHIO INCENDIO

Si esaminano di seguito lemisure necessarie, negliambienti di lavoro, per lasicurezza e la salute deidipendenti che il datore dilavoro, il dirigente ed ilpreposto devono adot-tare, nell'ambito delle ri-spettive competenze, inrelazione ai rischi d'incen-dio. Prima però vediamoche cosa è un incendio,come si può sviluppare equali sono le norme diprevenzione incendi chehanno preceduto il decre -to ministeriale 10 marzo1998 ossia la nuova nor -ma fondamentale in ma-teria.

Il pericolo d'incendio equello d'esplosione na-scono dalla contempora-nea presenza di due con-dizioni:

• la presenza nell'atmo-sfera di sostanze peri-colose come una mi-

scela aeriforme infiam-mabile o come un ac -cu mulo di materialecombustibile;

• la presenza di una sor-gente d’innesco.

L'esistenza o meno nel-l'atmosfera di sostanzepericolose, agli effetti del-l'incendio, è normalmenteconnessa (ma non sem-pre) al processo produtti -vo così come lo è la pre-senza di un quantitativodi materiale combustibile;l’esistenza di sorgentid'innesco è in parte lega -ta a tale processo, comead esempio l'uso di at-trezzature per la saldaturao per il taglio di metalli, lapresenza di superfici man-tenute ad elevata tempe-ratura per motivi tecnolo-gici, la produzione discintille di origine mecca-nica ed in parte alla ne-cessità di avere nell'a -zienda impianti tecnici disupporto come quelli ditermoventilazione ma so-prattutto come quelli elet-trici.Particolarmente impor-tante è il fenomeno dellaesplosione che in un vo-lume chiuso e limitatoraggiunge pressioni altis-

sime e che può assumereaspetti diversi in relazionealla propria velocità di rea-zione: si parla di defla-grazione quando la velo-cità è di pochi metri ilsecondo e la variazionedella pressione dei gas ègraduale mentre si consi-dera detonazione quan -do la compressione e lavelocità sono elevatissimee quindi la reazione èquasi istantanea.Una sostanza infiamma-bile ed esplosiva può es-sere, come detto, di duetipi:

a. una miscela d'ariacon un gas o vaporeinfiammabile;

b. una miscela d'ariacon una polvereinfiammabile.

Delle due il comporta-mento delle polveri in-fiammabili è certamentemeno prevedibile diquello dei gas o vapori;ciò in quanto una polvereimmessa in un ambienteha la particolarità di di-sperdersi nell'atmosferacome una "nube" più omeno pesante dell'ariache, potendo essere tra-sportata ovunque dall'ariastessa, può generare delle

Capitolo 3

La Prevenzione degli Incendi

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sacche di pericolo nei luo-ghi più impensati.Il fenomeno della combu-stione (a pressione atmo-sferica), ossia la reazionechimica tra un corpo com-bustibile ed un corpo com-burente, avviene quandosi verificano contempora-neamente le seguenti con-dizioni:

- la concentrazione dellamiscela è tale da risul-tare compresa nei limiti(superiore ed inferiore)d’infiammabilità;

- vi è una sorgente di ca-lore tale sia da innalzarela temperatura della mi-scela sino a farle rag-giungere la temperaturaminima di accensione”sia da fornirle una“energia di accensione”superiore alla minima(propria della miscela)che possa consentire allamiscela stessa di accen-dersi spontaneamente edi continuare la combu-stione senza più la ne-cessità di apporto di ca-lore dall'esterno.

Ad esempio, per una mi-scela di gas infiammabileed aria, la stessa può es-sere accesa e bruciare

sempre che sia innescatada una temperatura chesuperi il suo limite infe-riore d’infiammabilità.Qualora la velocità di pro-pagazione della reazionechimica sia elevatissima siha l'esplosione.Come si è detto una mi-scela di polvere infiamma-bile ed aria può avere de-gli effetti assai complessidipendenti dai numerosiparametri che la contrad-distinguono; questi sono:il tipo di polvere, la suastabilità termica, la con-temporanea presenza diadditivi o solventi infiam-mabili, la miscelazione dipolveri diverse ed infine lasua finezza e distribu-zione nell'ambiente.

Teniamo presente che, ingenere, una concentra-zione in aria superiore al“limite inferiore d’infiam-mabilità” - che può corri-spondere ad una quantitàcompresa tra le decine ele centinaia di grammi permc - si presenta come unanebbia densa e ben visi-bile ed è quindi facilmen -te individuabile quando èall'aperto. Diverso è il ri-schio quando tale con-centrazione viene rag-giunta, ad esempio,all'interno di apparecchidi processo o di trasportoove ci può essere la for-mazione di cariche elet-trostatiche, la presenza diuna zona ad alta tempe-ratura o la esistenza di

un'altra sorgente d'inne-sco; in tal caso non c'è al-cun segno visibile el'esplosione arriva ina-spettata e può produrreeffetti disastrosi.Abbiamo infine le sor-genti d'innesco; poiché,come detto, il fenomenodi accensione si manifestasolo se la miscela rag-giunge una temperaturache supera quella di ac-censione della sostanzacombustibile presente - ese vi è una certa energia -è evidente allora qualisiano le caratteristiche chedefiniscono una sorgented’innesco.Tra le sorgenti possiamocitare: le fiamme libere, gliarchi elettrici, le scintille,le cariche elettrostatiche, icampi elettro-magnetici(onde radio), le sorgentiluminose, le superfici atemperatura elevata e gliimpianti.Quando s’inizia a trattareil settore relativo alla pre-venzione incendi la primaimportante disposizionenormativa che bisogna te-ner presente è la se-guente: "in tutte leaziende o lavorazionidevono essere sempreadottate idonee misureper prevenire l'incendioe per tutelare l'incolu-mità dei lavoratori incaso d’incendio ". Alcune attività sonosoggette esclusivamentealle norme generali di tu-tela le altre anche alla

Capitolo 3

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sorveglianza ed alle dispo-sizioni del Ministero del-l'Interno che opera attra-verso il Corpo Nazionaledei Vigili del fuoco.La determinazione delleaziende o attività soggetteal controllo dei Vigili delFuoco è stabilita per de-creto; attualmente sonocontenute nel citato D.M.27.3.1985.

Stabilita questa importan -te suddivisione tra le atti-vità passiamo ad esamina -re il contenuto, in ordinedi tempo, delle norme suesposte.La prima caratteristica ditali normative, che balzaagli occhi in modo evi-dente, è che il concettodi sicurezza legato allaprevenzione incendi hasubito, nel corso deglianni, importanti modifi-che. Vediamo, infatti, chegià nel D.P.R. n. 577/82sono privilegiati, per laprima volta, i concettidella prevenzione rispettoalle disposizioni specificheed inoltre che compaionole definizioni nonché iprincipi informatori dellosviluppo futuro dellenorme di sicurezza.

Nell'art. 2 si ha, infatti, laprima definizione di pre-venzione incendi:

“Per prevenzione in-cendi s'intende la mate-ria di rilevanza interdi-sciplinare nel cui ambitovengono promossi, stu-diati, predisposti e spe-rimentati misure, prov-vedimenti, accorgimentie modi di azione intesiad evitare, secondo lenor me emanate dagliorgani competenti, l'in-sorgenza di un incendioed a limitarne le conse-guenze;" mentre nell'art.3 vengono riportati i prin-cipi informatori:...omissis...

Le predette norme, fon-date su presupposti tec-nico scientifici generali inrelazione alle situazioni dirischio tipiche da preve-nire, dovranno specificare:

• misure, provvedimentie accorgimenti opera-tivi intesi a ridurre laprobabilità dell'insor-gere dell'incendio qualidispositivi, sistemi, im-pianti, procedure disvolgimento di deter-minate operazioni attiad influire sulle sor-genti d'ignizione, sulmateriale combustibilee sull'agente ossidan -te;

• misure, provvedimentie accorgimenti opera-tivi atti a limitare le

conseguenze dell'in-cendio quali sistemi,dispositivi e caratteri-stiche costruttive, si-stemi per le vie d'eso-do d'emergenza, di-spositivi, impianti, di-stanziamenti, compar-timentazioni e simili;

• apprestamenti e mi-sure antincendio predi-sposti a cura di titolaridi attività comportantinotevoli livelli di ri-schio... omissis.

Con la stessa imposta-zione, ma ormai sonopassati dieci anni, vieneemanato il D.P.R. n.246/93 che però non po-teva esse re concepito al-trimenti visto che è il rece-pimento di una Direttivadell'Unione Europea.

In tale decreto sono evi-denziati gli obiettivi pri-mari della sicurezza an-tincendio che devonoessere presi in considera-zione nella progettazionedelle opere di costruzionee che sono finalizzati a:

• diminuire al massimole occasioni d’incen-dio;

• assicurare la stabilitàdelle strutture portantiper un tempo utile aconsentire il soccorsodegli occupanti;

• limitare per quantopossibile lo sviluppo ela propagazione del-l'incendio prima all'in-

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terno dell'opera equindi agli ambienti li-mitrofi;

• permettere agli occu-panti di lasciare l'am-biente senza dannooppure prevedere chesiano soccorsi in mododiverso;

• permettere alle squa-dre di soccorso di ope-rare in condizioni sicu -re.

Certamente tali principiinformatori non dannopuntuali indicazioni dellemisure e degli appresta-menti antincendio, ched'altra parte sono neces-sari per i datori di lavoro eper gli addetti alla vigilan -za ed al controllo, e per-tanto, per superare taleproblema, il Ministerodell'Interno, tramite l’e -manazione di propri de-creti, è stato delegato aprodurre norme applica-tive specifiche. Comeesempi di norme giàeman ate si possono citarequelle relative ai "depositidi esplosivi, ai gruppi elet-trogeni, alle autorimesse,ai depositi infiammabili,alle scuole, ai depositi digas combustibile, agli im-pianti termici alimentati agas, ai locali d’intratteni-mento e pubblico spetta-colo".Quanto detto finora rap-presenta la situazione le-gislativa esistente nel set-tore della prevenzione in -cendi.

In merito al D. Lgs. 81/08la prima considerazione dafare è evidenziare unaspetto di carattere gene-rale che si ritiene impor-tante: la sicurezza contro irischi da incendio è dive-nuta parte integrante dellasicurezza generale dell'am-biente di lavoro; la sicu-rezza antincendio viene edovrà essere trattata daldatore di lavoro congiun-tamente alla prevenzioneinfortuni, all'igiene del la-voro ed alla sorveglianzasanitaria.

Se leggiamo, infatti, l'art.15 del nostro decreto,relativ o alle misure gene-rali di tutela, vediamoche vi sono incluse lemisu re d'emergenza daattuare in caso di prontosoccorso, di lotta antin-cendio, di evacuazionedei lavoratori e di pericolograve ed immediato, edanalogamente, tra i com-piti del datore di lavoro dicui all'art. 18, comma 1-t,vediamo che è previstol'obbligo di adottare lemisure necessarie ai finidella prevenzione incendi.

Non vi sono innovazioniriguardanti l'Autorità divigilanza e di controllo odil campo di applicazionené modifiche della legisla-zione preesistente ma,come per la prevenzioneinfortuni, è diverso ilmodo di affrontare e trat-tare il problema della sicu-rezza antincendio nei luo-ghi di lavoro.L'argomento della Preven-zione incendi è conte-nuto, in particolare, nelCapo III del Titolo I, Se-zione VI, (artt. 43 e 46) in-sieme ai Diritti dei lavora-tori in caso di pericolograve ed immediato (art.44) ed al Pronto soccorso(art. 45).

L'art. 43 detta, infatti, di-sposizioni particolari con-tro i rischi d'incendio aifini degli adempimenti dicui al citato art. 18,comma 1, lettera t); ossiail datore di lavoro:

• organizza i necessarirapporti con i servizipubblici competenti inmateria di prontosoccor so, salvataggio,lotta antincendio e ge-stione dell'emergenza;

• designa preventiva-mente i lavoratori inca-ricati di attuare le mi-sure di cui all'art. 18,comma 1, lettera b);

• informa tutti i lavora-tori che possono essereesposti ad un pericologr ave ed immediato

Capitolo 3

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circa le misure predi-sposte ed i comporta-menti da adottare;

• programma gli inter-venti, prende i provve-dimenti e dà istruzioniaffinché i lavoratoripossano, in caso di pe-ricolo grave ed imme-diato che non possaessere evitato, cessarela loro attività, ovveromettersi al sicuro, ab-bandonando immedia-tamente il luogo di la-voro;

• prende i provvedimentinecessari affinché qual-siasi lavoratore, in casodi pericolo grave ed im-mediato per la propriasicurezza ovvero perquella di altre personee nell'impossibilità dicontattare il compe-tente superiore gerar-chico, possa prenderele misure adeguate perevitare le conseguenzedi tale pericolo, te-nendo conto delle sueconoscenze e dei mezzitecnici disponibili.

Ai fini delle designazionidei lavoratori incaricati digestire l'emergenza, il da-tore di lavoro tiene contodelle dimensioni del-l'azienda ovvero dei rischispecifici dell'azienda ov-vero dell'unità produttiva.I lavoratori non possono,se non per giustificatomotivo, rifiutare la desi-gnazione. Essi devonoesse re formati, essere in

numero sufficiente e di-sporre di attrezzature a -de guate, tenuto contodelle dimensioni ovverodei rischi specifici del-l'azienda ovvero dell'unitàproduttiva.

Il datore di lavoro deve,salvo eccezioni debita-mente motivate, astenersidal chiedere ai lavoratoridi riprendere la loro atti-vità in una situazione dilavoro in cui persiste unpericolo grave ed imme-diato. È bene precisare che, oltreai suddetti obblighi speci-fici per prevenire gli in-cendi, il datore di lavorodeve soddisfare a tutti glialtri adempimenti, oveapplicabili, previsti dal ba-silare art. 18; di questi sirichiamano:

• la valutazione, nellascelta delle attrezza-ture di lavoro e dellesostanze o preparatichimici impiegati non-ché nella sistemazionedei luoghi di lavoro, inrelazione ai rischi d'in-cendio;

• l'elaborazione di un

do cumento contenen -te una relazione sullavalutazione dei ris chi ela specificazione dei cri-teri adottati nella valu-tazione stessa, l'indivi-duazione delle misuredi prevenzione e prote-zione conseguen ti, in-cluse le attrezzature diprotezione, ed infine ilprogramma di attua-zione delle misure indi-viduate.

Obiettivo centrale dellavalutazione è quello diprendere in considera-zione i luoghi di lavoro, lemacchine e le sostanze arischio d'incendio e di sti-marli in funzione deldanno che possono pro-vocare, in caso d'incen-dio, nei confronti dellepersone; questo dovràconsentire al datore di la-voro di attuare, di conse-guenza, quelle misure in-tese ad eliminare od aridurre la probabilità di unincendio anche in basealle misure generali di tu-tela di cui al citato art. 15del D. Lgs. n. 81/08. Atale proposito di fonda-mentale importanza sa-ranno i provvedimenti in-tesi a prevenire i rischi, aformare ed informare i la-voratori ed ad attuare lemisure tecniche ed orga-nizzative previste (squadredi pronto intervento, pia -no di emergenza, ecc.).Nella valutazione si dovràpertanto tener conto, dal

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punto di vista strutturaleed organizzativo:

• del tipo d'attività; • dei materiali manipo-

lati e di quelli imma-gazzinati;

• delle attrezzature e de-gli arredi presenti;

• delle caratteristiche deimateriali da costru-zione utilizzati;

• delle dimensioni edella articolazione delluogo di lavoro;

• del numero di personepresenti (anche nonlavoratori) e delle lorocapacità di allonta-narsi in caso di emer-genza;

e dovrà essere posta par-ticolare attenzione ad al-cuni aspetti significativiquali:

• deposito ed utilizzo dimateriali infiammabilie facilmente combu-stibili;

• utilizzo di fonti di ca-lore;

• impianti ed attrezza-ture elettriche;

• apparecchi individualio portatili di riscalda-mento;

• presenza di fumatori; • lavori di manutenzione

e di ristrutturazione; • rifiuti e scarti di lavora-

zione combustibili; • aree non frequentate;

controllo del mante ni-mento delle misure an-tincendio.

Determinazione deifattori di pericolo

In questa prima fasesaran no indicati i fattori dipericolo ossia quei mate-riali, sostanze, attrezza-ture di lavoro, metodolo-gie di lavoro, condizioniambientali esterne od al-tro che possono provo-care e far sviluppare unincendio.Detti fattori possono es-sere suddivisi secondo letre tipologie che se-guono:

a. materiali e sostanzecombustibili odinfiammabili:

• grandi quantitativi dicarta e materiali simili;

• materie plastiche e de-rivati dalla lavorazionedel petrolio;

• grandi quantità dimanufat ti, arredi e ri-vestimenti infiamma-bili;

• liquidi e vapori infiam-mabili;

• gas infiammabili; • polveri infiammabili; • sostanze esplodenti;• prodotti chimici in-

fiammabili anche in

combinazione con al-tre sostanze che pos-sono essere presenti;

• materiali e sostanzepreviste nell’Allegato Bal D.M. 27.3.1985 an-che se in quantità infe-riori purché rilevanti(vedasi allegato)

b. sorgenti d'innesco:

• fiamme libere; • scintille; • scintille; • archi elettrici; • superfici a tempera-

tura elevata; • cariche elettrostatiche; • campi elettromagne-

tici; • sorgenti luminose; • macchine, impianti ed

attrezzature obsolete odifformi dalle norme dibuona tecnica.

c. fattori trasversali:

• territorio ad alta sismi-cità;

• vicinanza con altre at-tività ad alto rischiod'incendio;

• metodologia di lavoronon corretta;

• carenza di manuten-zione.

Capitolo 3

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Individuazione dellemisure di prevenzionee protezione

Al fine di migliorare lecondizioni di sicurezza e disalute nei luoghi di lavoroil Datore di lavoro dovrà:

• ridurre la probabilitàd’insorgenza di un in-cendio;

• realizzare le vie e leuscite di emergenzapreviste dall'art. 13 delD.P.R. n. 547/1955, cosìcome modificato dal-l'art. 64 del D. Lgs.81/08, per garantirel'esodo delle personein sicurezza in caso diincendio;

• realizzare le misure peruna rapida segnala-zione dell'incendio alfine di garantire l'atti-vazione dei sistemi diallarme e delle proce-dure d’intervento;

• assicurare l'estinzionedi un incendio;

• garantire l'efficienzadei sistemi di protezio -ne antincendio;

• fornire ai lavoratoriun’adeguata informa-zione e formazione suirischi d’incendio.

In base a siffatti principi èpossibile suddividere neiseguenti gruppi i criteri ele misure di prevenzione eprotezione:

• criteri per eliminare oridurre i pericoli causatida materiali e sostanze

infiammabili e/o com-bustibili;

• misure per eliminare oridurre i pericoli causatida sorgenti di calore;

• misure intese a ridurrela probabilità d'insor-genza degli incendi;

• misure di tipo com-pensativo.

Criteri per eliminare oridurre i pericolicausati da materiali esostanze infiammabilie/o combustibili.

I criteri possono compor-tare l'adozione di una opiù delle seguenti misure:

• rimozione o significa-tiva riduzione dei ma-teriali facilmente com-bustibili ed altamenteinfiammabili ad unquantitativo richiestoper la normale condu-zione della attività;

• sostituzione dei mate-riali pericolosi con altrimeno pericolosi;

• immagazzinamentodei materiali infiam-mabili in locali realiz-zati con strutture resi-stenti al fuoco, e, dovepraticabile, conserva-zione della scorta perl'uso giornaliero incontenitori appositi;

• rimozione o sostituzio -ne dei materiali di rive-stimento che favori-scono la propagazionedell'incendio;

• riparazione dei rivesti-

menti degli arredi im-bottiti in modo da evi-tare l'innesco direttodell'imbottitura;

• miglioramento delcontrollo del luogo dilavoro e provvedimentiper l’eliminazione deirifiuti e degli scarti.

Misure per eliminare oridurre i pericolicausati da sorgenti dicalore.

Le misure possono com-por-tare l'adozione di unoo più dei seguenti provve-dimenti:

• rimozione delle sor-genti di calore non ne-cessarie;

• sostituzione delle sor-genti di calore con al-tre più sicure;

• controllo dell'utilizzodei generatori di caloresecondo le istruzionidei costruttori;

• schermaggio delle sor-genti di calore valutatepericolose tramite ele-menti resistenti alfuoco;

• installazione e mante-nimento in efficienzadei dispositivi di prote-zione;

• controllo della confor-mità degli impiantielettrici alle normativetecniche vigenti;

• controllo relativo allacorretta manutenzionedi apparecchiature elet-triche e meccaniche;

• riparazione e sostitu-

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zione delle apparec-chiature danneggiate;

• pulizia e riparazionedei condotti di ventila-zione e canne fumarie;

• adozione, dove appro-priato, d'un sistema dipermessi per i lavori daeffettuarsi con fiammalibera nei confronti de-gli addetti alla manu-tenzione od appalta-tori;

• identificazione dellearee dove è proibitofumare e regolamen-tazione sul fumo nellealtre aree;

• divieto dell'uso difiamme libere nellearee ad alto rischio.

Misure intese a ridurre laprobabilità d'insorgenzadegli incendi

a. misure di tipo tecnico:

• realizzazione d’impiantielettrici realizzati a re-gola d'arte;

• messa a terra d’im-pianti, strutture e massemetalliche, al fine di evi-tare la formazione dicariche elettrostatiche;

• realizzazione d’impiantidi protezione contro lescariche atmosfericheconformemente alla re-gola d'arte;

• ventilazione degli am-bienti in presenza divapori, gas o polveriinfiammabili;

• adozione di dispositividi sicurezza.

b. misure di tipoorganizzativo egestionale:

• rispetto dell'ordine edella pulizia;

• controlli sulle misure disicurezza;

• predisposizione di unregolamento internosulle misure di sicu-rezza da osservare;

• informazione e forma-zione dei lavoratori.

Misure di tipocompensativo

a. vie di esodo

• riduzione del percorsodi esodo;

• protezione delle vie diesodo;

• realizzazione di ulte-riori percorsi di esodoe di uscite;

• installazione di ulte-riore segnaletica;

• potenziamento della il-luminazione di emer-genza;

• messa in atto di misurespecifiche per personedisabili;

• Incremento del perso-nale addetto alla ge-stione dell’emergenzaed all’attuazione dellemisure per l’evacua-zione;

• Limitazione dello affol-lamento.

b. mezzi ed impianti dispegnimento

• realizzazione di ulte-riori approntamenti, te -nendo conto dei peri-coli specifici esistenti;

• installazione d'impiantidi spegnimento auto-matico.

c. rivelazione ed allarmeantincendio

• installazione di un si-stema d'allarme più ef-ficiente (ad esempiosostituendo un allarmeazionato manualmen tecon uno di tipo auto-matico);

• riduzione della distanzatra i dispositivi di se-gnalazione manualed’in cendio;

• installazione di un im-pianto automatico di ri-velazione incendio;

• miglioramento del tipodi allertamento in casod’incendio (ad esempiocon segnali ottici in ag-giunta a quelli sonori,con sistemi di diffu-sione messaggi tramiteun altoparlante, ecc.);

• per i piccoli luoghi dilavoro, risistemazione

Capitolo 3

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delle attività in modoche un qualsiasi princi-pio d’incendio possaessere individuato im-mediatamente dallepersone presenti.

d. informazione eformazione

• predisposizione di unprogramma di control -lo e di regolare manu-tenzione dei luoghi dilavoro;

• emanazione di specifi-che disposizioni per as-sicurare la necessariain formazione sulla sicu-rezza antincendio agliappaltatori esterni ed alpersonale dei servizi dipulizia e manuten-zione;

• svolgimento di specificicorsi di aggiornamentoper il personale che usamateriali facilmentecombustibili, sostanzeinfiammabili o sorgentidi calore in aree ad ele-vato rischio d’incendio;

• addestramento antin-cendio esteso a tutti ilavoratori.

IL PIANO DIEMERGENZA

Cosa è il piano di emergenza

Il piano di emergenzaconsiste in un insieme dimisure tecnico-organizza-tive, preparate per fron-teggiare il verificarsi di

un’emergenza su di un luo -go di lavoro.

Finalita’ del piano di emergenza

Il piano di emergenza hail fine di fornire ai lavora-tori (ovvero agli addetti)idonee istruzioni compor-tamentali in una qualsiasisituazione di pericolo.

Il piano di emergenza

Il piano di emergenza ècostituito:

a) dalle misure che devonoessere adottate, dalle at-trezzature, dagli impianti edai dispositivi di sicurezzache devono essere installatipresso i luoghi di lavoro,dal datore di lavoro; (pianodi emergenza passivo).

b) dagli interventi e dalleazioni che devono essereattuati dal personale inca-ricato della gestione delleemergenze e dai compor-tamenti che devono es-sere adottati da ciascunlavoratore al verificarsi diun’emergenza sui luoghidi lavoro; (piano di emer-genza attivo).

A. Il piano diemergenza passivo

Il piano di emergenza pas-sivo è composto:

• dalla segnaletica di si-curezza;

• dalle istruzioni esposteper il personale (even-tuali);

• dalle uscite di emer-genza;

• dai dispositivi di allar -me;

• dai mezzi di comunica-zione con gli Entiesterni;

• dall’interruttore gene-rale dell’alimentazioneelettrica;

• dalle attrezzature e gliimpianti per fronteg-giare un incendio, come:

• gli impianti automaticidi rilevazione incendio;

• gli impianti automaticidi spegnimento d’in-cendio;

• le attrezzature mobilidi estinzione incendi(estintori portatili o car-rellati) e fisse di estin-zione incendi (idranti).

1. segnaletica di sicurezza

Ogni luogo di lavoro devedisporre di un’idonea se-gnaletica di sicurezza, con -forme al dettato del D.Lgs. 81.08 (allegato XXV),che indichi in relazionealle esigenze:

• i divieti (cartelli di divieto);

• le avvertenze (cartelli diavvertimento);

Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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• le prescrizioni (cartelli diprescrizioni);

•le direzioni da prendereper raggiungere unavia di uscita ovvero unluogo sicuro (cartelli disalvataggio);

• l’ubicazione delle at-trezzature antincendio(cartelli per attrezza-ture antincendio);

• gli ostacoli e/o i puntidi pericolo (segnala-zioni di ostacoli o puntidi pericolo).

2. istruzioni esposte per ilpersonale (eventuali)

Ove necessario i luoghi dilavoro saranno muniti diopportuni cartelli ove po-tranno essere riportate leplanimetrie dei luoghi dilavoro ove risulti in modochiaro:

• il punto ove il cartello èinstallato, e quindi illuogo ove si trova lapersona che lo osserva;

• il percorso più breve perraggiungere un’uscitadi emergenza ovveroun luogo sicuro;

• l’ubicazione delle at-

trezzature per la lottaagli incendi (come adesempio gli idranti, gliestintori, ecc.);

• le raccomandazioni com -portamentali funzionedi particolari luoghi dilavoro.

3. uscite di emergenza

Le vie e le uscite di emer-genza devono garantireche i lavoratori (ovvero lepersone), presenti sui luo-ghi di lavoro, possano,senza assistenza esterna,fruire di un opportunopercorso privo di ostacoli,chiaramente riconoscibileed individuabile fino alraggiungimento di un luo -go sicuro. Le vie di uscitadevono essere:

• in numero e dimen-sioni funzione del mas-simo affollamento ipo-tizzabile nell'area in te- ressata;

• opportunamente ubi-cate e munite (ovenecess ario) d’illumina-zione di sicurezza adinserimento automa-tico per interruzione

del l 'a l imentaz ioneelettrica;

• munite di:

- segnaletica di emer-genza, conforme al det-tato del D. Lgs. 81.08 al-legato XXV;

- porte facilmente apribili,di dimensioni e numeroproporzionate al mas-simo affoll amento ipo-tizzabile in uno stessolocale ovvero:- fino a 25 lavoratori:

1 porta di larghezzaminima di 0.80 m.;

- da 26 a 50 lavoratori:1 porta di larghezza mi-nima di 1.20 m., che siapre nel verso della viadi esodo;

- da 50 a 100 lavoratori:2 porte di larghezza mi-nima rispettivamente di1.20 e 0.80 m., che siaprono nel verso dellavia di esodo;

- oltre i 100 lavoratori:oltre alle porte previsteal punto precedente (ecioè 1 porta da 1.20 m.ed una da 0.80 m.), al-meno 1 porta da 1.20m. ogni 50 lavoratori (o

Capitolo 3

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frazione compresa fra10 e 50), apribile nelverso della via di esodo.

4. dispositivi di allarme(acustici e/o ottici)

I luoghi di lavoro devonoessere muniti d’idonei di-spositivi di allarme acusti -co e/o ottico che segna-lino il verificarsi di un’e- mergenza. Tali dispositivi,che dovranno essere av-vertibili in tutti i luoghi dilavoro, saranno attivabilimanualmente, tramiteidonei dispositivi di co-mando a pulsante. I di-spositivi di allarme po-tranno essere anche adinserimento automatico,quando collegati ad op -portu ni rilevatori d'incen-dio, in questo caso avver-tiranno solo sull'emergen-za incendio.

5. mezzi dicomunicazione

I luoghi di lavoro devonoessere muniti di almenouna opportuna linea tele-fonica preferenziale, per

le comunicazioni con gliEnti esterni (VV.F., CRI, Po-lizia ecc.), funzionante an-che in mancanza di ener-gia elettrica.

6. interruttore generaledell'alimentazioneelettrica

I luoghi di lavoro devonodisporre di un idoneo in-terruttore generale, dalquale sia possibile esclu-dere l'alimentazione elet-trica a tutte le utenze del-l'impianto, ad eccezionedi quelle (eventuali) dellepompe antincendio.

7. attrezzature, dispositivied impianti per fronteggiare leemergenze

Dispositivi ed impianti au-tomatici di rilevazioned'incendi, dispositivi odinsieme di dispositivi de-stinati a rilevare, segnalaree localizzare automatica-mente un principio d'in-cendio. Questi sono defi-niti in base al fenomenorilevato, e possono essere:

Rilevatori di:

• calore sensibili ad un au-mento di temperatura:

• fumo (a ionizzazioneovvero del tipo ottico)sensibili alle particelleprodotte dalla combu-stione e/o dalla pirolisisospese nell’atmosfera(aerosol di combusti -one);

• gas sensibili ai prodottigassosi della combu-stione e/o della de-composizione termica;

• fiamma rispondenti al -la radiazione dellafiam ma di un incendio;

Dispositivi (ovvero im-pianti) di spegnimentoautomatico d'incendio;Sono quei dispositivi an-tincendio (ovvero gli im-pianti) nei quali l'inter-vento avviene automa-ticamente, in quanto col-legati ad opportuni rileva-tori d'incendio.Quando questi prevedonol'utilizzo di estinguenti pe-ricolosi per l'uomo, la sca-rica dell'estinguente vieneritardata di un tempo pre-stabilito e preceduta dauna segnalazione acusticae/o ottica, per consentireal personale presente nel-l'area interessata, di ab-bandonarla.Dispositivi mobili e fissi diestinzione d'incendio.Ogni luogo di lavoro deveessere munito di un ido-neo numero di dispositividi estinzione d'incendio.

Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

93

LANCIA

MANOMETROVALVOLA DI

INTERCETTAZIONE

TUBO PESCANTE

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Questi, com’è noto, si di-stinguono in dispositivi:

1. mobili di estinzioneincendi estintori por-tatili o carrellati;

2. fissi di estinzione in-cendi idranti.

I primi devono essere:

• omologati dal Mini-stero degli Interni;

• di capacità adeguataall'area da proteggere;

• controllati semestral-mente da opportunaditta di manutenzioneed installati in posizio -ne chiaramente visi-bile, facilmente acces-sibile e muniti diopportuna segnale-tica, conforme allanorma, che ne eviden -zi la presenza;

• in numero adeguatoalle esigenze dei luo-ghi di lavoro;

• installati in prossimità diaccessi, vani scale,ascensori ed in generein tutte le aree a rischio;

• utilizzati solo nei luo-ghi ove il prodottoestinguente è compa-tibile con le sostanze,le apparecchiature e lelavorazioni presenti intali luoghi;

• scelti in modo tale cheil loro peso non ne pre-giudichi l'uso (estintoriportatili);

• installati a muro me-diante idonee staffe(estintori portatili).

I secondi devono essere:

• utilizzati solo in queiluoghi ove l'estin-guente (quasi semprel'acqua), sia compati-bile con le sostanze, lelavorazioni e le appa-recchiature presenti intali luoghi (fuoco diclasse A),

• controllati, anche pe-riodicamente, al fine digarantire una suffi-ciente pressione nellecondizioni più sfavore-voli (piani più alti);

• posti in posizione visi-bile, facilmente acces-sibile e muniti di op-portuna segnaleticaconforme all’allegatoXXIV del D. Lgs. 81/08,che ne evidenzi la pre-senza.

B. Il piano diemergenza attivo

Il piano di emergenza at-tivo è composto:

1. dagli interventi del per-sonale incaricato per lagestione delle emer-genze;

2. dalle modalità di com-portamento di tutti ilavoratori.

Interventi del personale in-caricato per la gestionedelle emergenze:ogni soggetto appartenen -te al personale incaricatoper la gestione delle emer-genze, deve essere a co-

noscenza di quali sono lemansioni che gli compe-tono al verificarsi di unaemergenza sui luoghi dilavoro a loro assegnati eche comprendono:

• l'accertamento dell'-en-tità del sinistro;

• la segnalazione a tuttoil personale del verifi-carsi di una situazionedi pericolo, mediante idispositivi di comando(pulsanti) collegati ai si-stemi di allarme acusticie/o ottici, posti a sua di-sposizione (od in man-canza di questi local-mente);

• l'esclusione dell'alimen-tazione elettrica a tuttele utenze dell'impianto,ad eccezione di quellecollegate alle eventualipompe antincendio;

• la richiesta d’inter-vento degli Enti prepo-sti alla gestione delleemergenze (VV.F., CRI,Protezione Civile, Poli-zia ecc.);

• un eventuale primo in-tervento sulle fiamme,(emergenza incendio),utilizzando tutte le at-trezzature ed i disposi-tivi per la lotta agli in-cendi, installati presso iluoghi di lavoro;

• l'assistenza alle personecon mobilità, vista odudito limitato (e quinditutti i portatori di han-dicap), ma anche allepersone anziane,donne in stato di gravi

Capitolo 3

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danza, persone con artifratturati ecc.;

• il coordinamento delpersonale, nelle deli-cate fasi di evacua-zione dai luoghi di la-voro, ponendo parti -colare attenzione senell’area è presentepubblico occasionale,ovvero persone chenon hanno familiaritàcon i luoghi di lavoro econ le relative vie eduscite di emergenza;

• il controllo dell'avve-nuto abbandono ditutte le persone pre-senti dai luoghi di la-voro, e successivamen -te verificando (quandonecessario) una voltafuori dall'edificio, lepersone presenti, tra-mite l'ausilio di appo-siti elenchi del perso-nale.

Gli addetti al pronto soc-corso, designati ai sensidell’articolo 18, comma 1,lettera b), del D. Lgs.81/08, devono essere for-mati con istruzione teoricae pratica per l’attuazionedelle misure di primo inter-vento interno e per l’atti-vazione degli interventi dipronto soccorso.I requisiti del personale ad-detto e la sua formazione,individuati secondo la na-tura dell’attività, al numerodei lavoratori e ai fattori dirischio, sono individuati daldecreto ministeriale 15 lu-glio 2003, n. 388 (art. 45comma 2).

La formazione dei lavora-tori designati è svolta dapersonale medico, in colla-borazione, ove possibile,con il sistema di emergen -za del Servizio SanitarioNazionale.Sono validi i corsi di forma-zione per gli addetti alpronto soccorso ultimatientro i primi di agosto del2004.La durata e i contenuti deicorsi pronto soccorso ven-gono definiti in base allacategoria di appartenenzadefinita dal decreto n. 388.

Modalità di comporta-mento di tutti i lavoratori:

Ogni lavoratore deve esserea conoscenza sulle moda-lità di comportamento daadottare al verificarsi di unaemergen za sui luoghi di la-voro. Questo quindi dovràessere in grado di compren-dere con immediatezza il si-gnificato delle segnalazioniacustiche (ovvero ottiche ovocali), che lo informano sudi una emergenza in atto,in relazione alle quali, dovràprovvedere:

• ad abbandonare il pro-prio posto di lavoro,avendo cura ove ne-cessario di mettere leattrezzature delle qualiè responsabile in con-dizioni di sicurezza;

• ad abbandonare l'areasenza indugi, in ma-niera ordinata ed evi-tando di:

- correre; - creare allarmismi e

panico; - portare con sé og-

getti pericolosi e con-tundenti (come ba-stoni, ombrelli ecc.);

- oggetti pesanti od in-gombranti;

- tornare indietro (in-tralciando l'esodo del -le altre persone);

- ostruire le uscite dellastruttura edilizia, so-stando in prossimitàdi queste dopo l'eso -do;

- intralciare la movi-mentazione dei mez -zi di soccorso (VV.F.,CRI ecc.); e proteg-gendosi.

a. in presenza di fumo ofiamme le vie respirato-rie con fazzoletti possi-bilmente molto umidi,per filtrare quanto pos-sibile l'aria respirata; inpresenza di calore;

b. in presenza di caloreanche il capo con indu-menti pesanti di lana ocotone, possibilmentebagnati, evitando i tes-suti di origine sintetica,ed a tornare ordinata-mente dopo un pe-riodo sufficiente, pressopunti prefissati di rac-colta, per procedere(quando necessario), adun appello nominale ditutti i presenti, e rice-vere eventua li istruzionicomportamentali.

Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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PRINCIPALI NORMEDI PREVENZIONEINCENDI

D.M. 19/8/1996 preven-zione incendi locali di pub-blico spettacolo: "Rego latecnica di prevenzione in-cendi per la progettazione,costruzione ed eserciziodei locali d’intrattenimentoe di pubblico spettacolo";

D.M. 18/5/2007 preven-zione incendi spettacoliviaggianti: "Norme di si-curezza per le attività dispettacolo viaggiante" eCircolare 1/12/2009 n.114 di "Chiarimenti e in-dirizzi applicativi";

D.M. 18/3/1996 preven-zione incendi impiantisportivi: "Norme di sicu-rezza per la costruzione el'esercizio d’impianti spor-tivi" coordinato con lemodifiche e le integra-zioni introdotte dal D.M.6/6/2005;

D.M. 26/8/1992 preven-zione incendi scuole:"Norme di prevenzioneincendi per l'edilizia scola-stica";

D.M. 9/4/1994 preven-zione incendi alberghi:"Regola tecnica di pre-venzione incendi per lacostruzione e l'eserciziodelle attività ricettive turi-stico - alberghiere" eD.M. 6/10/2003 (per le at-tività ricettive esistenti);

D.M. 18/9/2002 preven-zione incendi ospedali:"Regola tecnica di pre-venzione incendi relativaalle strutture sanitariepubbliche e private";

D.M. 1/2/1986 prevenzio -ne incendi autorimesse:"Norme di sicurezza an-tincendi per la costru-zione l'esercizio di autori-messe e simili";

D.M. 16/5/1987 n. 246prevenzione incendi edi-fici di civile abitazione:"Norme di sicurezza an-tincendi per gli edifici dicivile abitazione";

Bozza attività commercialiprevenzione incendi atti-vità commerciali: "Bozzadi regola tecnica di pre-venzione incendi per laprogettazione, costru-zione ed esercizio delle at-tività commerciali";

R.D. 6/5/1940, n. 635 pre-venzione incendi esplosivi:"Regolamento per l'ese-cuzione del testo unico18/6/1931, n. 773 delleleggi di pubblica sicu-rezza";

D.M. Beni Culturali e Am-bientali n. 569 del20/05/1992 "Norme di si-curezza antincendio pergli edifici storici e artisticidestinati a musei, gallerie,esposizioni e mostre";

D.P.R. 30/6/1995 n. 418

"Regolamento conte-nente norme di sicurezzaantincendio per gli edificid’interesse storico-arti-stico destinati a bibliote-che ed archivi";

D.M. 22/2/2006 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per la progetta-zione, la costruzione el'esercizio di edifici e/o lo-cali destinati ad uffici";

D.M. 12/4/1996 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per impianti termicialimentati da combustibiligassosi";

D.M. 28/4/2005 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per la progetta-zione, la costruzione el'esercizio degli impiantitermici alimentati da com-bustibili liquidi"; D.M. 14/5/2004 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per l'installazione el'esercizio dei depositi diGPL con capacità non su-periore a 13 mc";

D.P.R. 12/4/2006 n. 214"Regolamento recantesemplificazione delle pro-cedure di prevenzioned’incendi relative ai depo-siti di G.P.L. in serbatoi fissidi capacità complessivanon superiore a 5 mc";

D.M. 13/10/1994 n. 265"Regola tecnica di pre-venzione incendi per laprogettazione l'installa-

Capitolo 3

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zione e l'esercizio dei de-positi di G.P.L. in serbatoifissi di capacità comples-siva superiore a 5 mc e/oin recipienti mobili di ca-pacità complessiva supe-riore a 5.000 kg";

Circ. M.I. n. 74 del20/9/1956 "Norme di si-curezza per la costruzionee l'esercizio di depositi diG.P.L. contenuti in reci-pienti portatili e delle ri-vendite"; D.M. 22/10/2007 "Re-gola tecnica di preven-zione incendi per la instal-lazione di motori acombustione interna ac-coppiati a macchina ge-neratrice elettrica o amacchina operatrice aservizio di attività civili, in-dustri li, agricole, artigia-nali, commerciali e di ser-vizi (gruppi elettrogeni)"; Circ. M.I. n. 10 del10/2/1969 "Distributoristradali di carburanti";

D.M. 29/11/2002 "Requi-siti tecnici per la costru-zione, l'installazione el'esercizio dei serbatoi in-terrati destinati allo stoc-caggio di carburanti li-quidi per autotrazione,presso gli impianti di di-stribuzione";

D.P.R. 24/10/2003 n. 340"Regolamento recante di-sciplina per la sicurezza de-gli impianti di distribuzionestradale di G.P.L. per auto-trazione";

D.M. 28/6/2002 (rettificadell'allegato al D.M.24/5/2002) "Norme diprevenzione incendi per laprogettazione, costruzioneed esercizio degli impiantidi distribuzione stradale digas naturale per

D.M. 31/08/2006 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per la progettazione,costruzione ed eserciziodegli impianti di distribu-zione di idrogeno per au-totrazione;

D.M. 19/03/1990 "Normeper il rifornimento di car-buranti, a mezzo di conte-nitori-distributori mobili,per macchine in usopresso aziende agricole,cave e cantieri" e L.C.P322/4113 sott. 170 del9/3/1998 (estensione allealtre attività);

D.M. 12/09/2003 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per l'installazione el'esercizio di depositi digasolio per autotrazionead uso privato, di capacitàgeometrica non superiorea 9 mc, in contenitori di-stributori rimovibili per ilrifornimento di automezzidestinati all'attività di au-totrasporto";

D.M. 16/4/2008 "Regolatecnica per la progetta-zione, costruzione, col-laudo, esercizio e sorve-glianza delle opere e deisistemi di distribuzione e

di linee dirette del gas na-turale con densità non su-periore a 0,8";

D.M. 17/4/2008"Regola tecnica per la pro-gettazione, costruzione,collaudo, esercizio e sorve-glianza delle opere e degliimpianti di trasporto di gasnaturale con densità nonsuperiore a 0,8";

D.M. 24/11/1984 (stral-cio) "Parte seconda - De-positi per l'accumulo digas naturale";

D.M. 31/07/1934 "Normedi sicurezza per lalavorazio ne, l'immagazzi-namento, l'impiego o lavendita di oli minerali eper il trasporto degli olistessi" e s.m.i.; D.M. 18/05/1995 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per la progetta-zione, costruzione edesercizio dei depositi disoluzioni idroalcoliche";

D.M. 15/9/2005 "Regolatecnica di prevenzione in-cendi per i vani degli im-pianti di sollevamentoubicati nelle attività sog-gette ai controlli di pre-venzione incendi";

Circ. M.I. n. 99 del15/10/1964 "Contenitoridi ossigeno liquido. Tanked evaporatori freddi peruso industriale"; Lett. Circ. n. P324/4147del 07/03/2003 "Impianti

Lavorare in sicurezza Manuale Informativo per i lavoratori dell’Istituto

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di verniciatura utilizzantivernici infiammabili ocombustibili. Normativa diprevenzione incendi appli-cabile";

D. Lgs. 17/8/1999 n. 334coordinato con D. Lgs. n.238-05 "Controllo dei pe-ricoli di incidenti rilevanticonnessi con determinatesostanze pericolose (Se-veso III)";

D. Lgs. 9/4/2008, n. 81"Testo unico in materia ditutela della salute e dellasicurezza nei luoghi di la-voro";

D.M. 10/3/1998 "Criterigenerali di sicurezza an-tincendio e per la ge-stione dell'emergenza neiluoghi di lavoro"; D.M. 3/11/2004 "Disposi-zioni relative all'installa-zione ed alla manuten-zione dei dispositivi perl'apertura delle porte in-stallate lungo le vied'esodo, relativamentealla sicurezza in caso d'in-cendio";

D.M. 16/2/2007 "Classifi-cazione di resistenza alfuoco di prodotti ed ele-menti costruttivi di opereda costruzione";

D.M. 9/3/2007 "Presta-zioni di resistenza al fuocodelle costruzioni nelle at-tività soggette al controllodel Corpo nazionale deivigili del fuoco" e LC

P414-4122 del 28/3/2008di chiarimenti;

D.M. 10/3/2005 modifi-cato dal D.M. 25/10/2007"Classi di reazione alfuoco per i prodotti da co-struzione da impiegarsinelle opere per le quali èprescritto il requisito dellasicurezza in caso d'incen-dio"; D.M. 15/3/2005 "Requi-siti di reazione al fuocodei prodotti da costru-zione installati in attivitàdisciplinate da specifichedisposizioni tecniche diprevenzione incendi inbase al sistema di classifi-cazione europeo";

D.M. 9/5/2007 "Direttiveper l'attuazione dell'ap-proccio ingegneristico allasicurezza antincendio";

D.M. 22/1/2008 n. 37"Riordino delle disposizioniin materia di attività d’in-

stallazione degli impiantiall'interno degli edifici";

D.M. 30/11/1983 "Ter-mini, definizioni generalie simboli grafici di preven-zione incendi;

D.M. 16/2/1982 "Elencodelle attività soggette allevisite ed ai controlli di pre-venzione incendi";

D.M. 3/2/2006 "Aggior-namento delle tariffe do-vute per i servizi a paga-mento resi dal Corponazionale dei vigili delfuoco, ai sensi della legge26 luglio 1965, n. 966";

D.M. 14/1/2008 "Nuovenorme tecniche per le co-struzioni";

D.P.R. 6/6/2001, n. 380 es.m.i. Testo unico delle di-sposizioni legislative e re-golamentari in materiaedilizia.

Capitolo 3

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