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PUBBLICAZIONI DELL'«ISTITUTO PER L'EUROPA ORIENTALE» ROMA PRIMA SERIE LETTERATURA - ARTE FILOSOFIA XXII NICOLA IORGA litettore Univ... di Buctireat L'ARTE POPOLARE IN ROMANIA (TRADUZIONE DI A. SILVESTRI - GIORGI) ANONIMA ROMANA EDITORIALE - ROMA Full 0 . dell' It

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PUBBLICAZIONI DELL'«ISTITUTOPER L'EUROPA ORIENTALE» ROMA

PRIMA SERIE

LETTERATURA - ARTE FILOSOFIA

XXII

NICOLA IORGAlitettore Univ... di Buctireat

L'ARTE POPOLARE IN ROMANIA

(TRADUZIONE DI A. SILVESTRI - GIORGI)

ANONIMA ROMANA EDITORIALE - ROMA

Full 0.

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It

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PUBBLICAZIONI DELL' «ISTITUTOPER L'EUROPA ORIENTALE» ROMA

PRIMA SERIE

LETTERATURA - ARTE - FILOSOFIAXXII

NICOLA IORGARettore dell' 'Universal' di Buoarest

L'ARTE POPOLARE IN ROMANIA

(TRADUZIONE DI A. SILVESTRI - GIORGI)

ANONIMA ROMANA EDITORIALE - ROMA.

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PROPRIETA LRTTERARIA RISERVATA

STAB. TIP. R. GARRom - Via Francesco De Sanctis, 9 - Roma, 1930.

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PREFAZIONE

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L'arte popolare romena, non e, in genere, un'arte a po-polarizzata », come avviene per molte delle manifestazioni ar-tistiche che ci vengono dalle masse. Qualche influenza di Cor-te e di Chiesa derivata da Bisanzio si pub solo riconoscere nelvestiario di alcune regioni o in certi ornamenti esterni dellaCasa.

Se ricerchiamo queste forme nel vestiario stesso, nel si-sterna di costruire, nella decorazione scolpita o dipinta (p. es.sulle nova di Pasqua) ne vediamo subito ii carattere comune,che a la stilizzazione geometrica, completamente astratta, ditutti i modelli off erti dalla natura. Ma appena questi modellisono riprodotti al naturale, ci troviamo di fronte a un'in-fluenza estranea.

Ora, queste forme si trovano anche presso i popoli vicini,della Ucraina e dai Carpazi polacchi fino in Grecia, con in-filtrazioni nella Svezia, dovute a un'antica vicinanza: eviden-temente, alla loro base c'e un'arte commie.

E quest' arte non pub essere che l'arte degli antichi Tra-ci, dei quali si scopre sempre pia l'irnportanza sotto tutti irap port!.

Essa esercitb senza dubbio la sua influenza sulla fase del-l'arte greca di cui son documento i vasi di Dipylon, e gli an-tichi Dori ai quali e dovuta altro non sono che i pia antichiTraci.

Definire quest' carte, ricercarne le varie manifestazioni di-pendenti da tecniche varie e da varia destinazione, mostrarneii significato e ii valore, tale e lo scopo di queste pagine.

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INTRODUZIONE

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LE ORIGINI DELL'ARTE POPOLARE ROMENA

Comunicazione fatta ai Congresso Storico di Bruxelles

I.

Prima di determinare le linee caratteristiche dell'artepopolare romena nei vari campi che la compongono, unaquestione s'impone, particolarmente interessante per que-st'arte, date le condizioni speciali del suo sviluppo: qualee la definizione dell'arte popolare?

In una casa rustica poiche quasi ogni arte popolarearte di contadini si vedono delle colonne di legno soste-nere II tetto, e queste colonne hanno dei capitelli scolpiti;l'intonaco che copre il muro della facciata porta l'improntadi stampi di legno con rappresentazioni di foglie, fiori, uc-celli, linee intrecciate. Le donne che escono dalla porta con-tornata da questa decorazione, hanno vestiti d'un gusto finis-sirno, talvolta squisito, nel cui tessuto il rosso e l'oro si mi-schiano in una trionfante policromia; un lungo velo copreloro la testa ricadendo sulle spalle.

Tutto questo 6 opera dell'agricoltore proprietario dellacasa, 6 opera di sua moglie, che impiega le lunghe veglie in-vernali a quei delicati lavori, destinati a passare da una ge-nerazione all'altra, per formare la gloria delle feste sacre,delle gale riunioni di famiglia.

Si pre dire che è un'arte popolare, o meglio: un'arte corn-pletamente popolare?

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Chiunque conosca ii passato dei Ronieni, chiunque abbiatraversato ii loro paese per studiare ed ammirare le centinaiadi chiese che ne sono l'ornamento principale, veri musei diun'arte piena d'originalith, si rende conto che quei capitellidi legno imitano nelle loro sculture i bei capitelli di pietracite caratterizzano le chiese valacche della fine del XVII edi gran parte del XVIII secolo; quelle impronte sull'intonacofresco tendono a riprodurre umilmente le sculture che orna-no le faceiate delle stesse chiese e che formano una corniceoTaziosa a tutte le finestre laterali. Ii confronto, facile a farsiper il gran numero di modelli, è concludente. E anzi, sic-come un poco prima e un poco dopo il 1700 invalse l'uso,importato da Costantinopoli e dall'Oriente musulmano, tur-co e persiano, di dare ai inuri interni dei palazzi principe-schi, delle case dei boiari, e ai muri esterni di q-ualchechiesa, come a Fundenii Doamnei presso Bucarest, una de-corazione di rami, di fiori, di rose aperte, di tulipani, dilampade sospese, di pavoni affrontati, impressi sullo stucco,quest'esempio fu seguito dale imitazioni faue in campagna.

I costumi fernininili caratterizzati dallo splendore delrosso e dalla pompa abbondante degli ori, appartengono auna sola regione, quella del clistretto valacco montuoso diArges e delle vicine vallate del Muscel. Ora ivi appunto perquasi un secolo ebbe la sua capitale quella dinastia che me-scolO per II suo prestigio i ricordi bizantini agli influssi oc-cidentali e della quale si sono trovate recenternente le tombe,in attaccati ai corpi, restavano lembi di porpora e gioiellid'oro. Bisogna ammettere che i contadini si siano ispirati aquel lusso che si spiegava sotto i loro occhi e cite ne abbianoattinLi alcuni caratteri. Ho constatato da poco che nel pic-colo villaggio di Valea Danului, a monte d'Arges, le donneportano ancora, ai due lati della testa, delle strisce di finetela bianca che coprono gli orecchi e corrispondono a quelleche si osservano nella Chiesa principesca di Arges e in qual-

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che ritratto di principesse appartenenti al XV secolo e alprincipio del XVI.

Noi qui ci troviamo di fronte a un'arte popolarizzata, ri-dotta alle proporzioni che possono dark le masse rurali, ot-tenuta coi semplici mezzi di cui dispongono: arte interes-santissima, e che merita di essere studiata. L' già stato pub-blicato un album contenente le case della regione di Sali-sburgo e del Voralberg, si .annuncia in Po Ionia una raccoltadi incisioni popolari che presentano espressioni, atteggia-menti, e talora eombinazioni originali, corrispondenti al-l'anima popolare, ma che sono opera di contadini cheavevano in mente o davanti agli occhi dei quadri sacridella citta o dalla citta importati. Ma quello che merita unaspeciale attenzione sono le manifestazioni di quest'animapopolare: le manifestazioni primitive, originali, non influen-zate, dalle quali spesso deriva l'arte elaborata, che spessohanno influito su di essa, che per secoli hanno resistito allaconcorrenza dei prodotti di una tecnica superiore. Poiche,astrazion fatta dal loro fascino originale, solo queste mani-festazioni possono darci informazioni preziose sulle origininazionali e sui rapporti pia antichi fra le vatic civilta po-polari. Esse, quindi, possono servire a risolvere i piii arduiproblemi delle epoche pin oscure: grandi capitoli di storiaignota altrimenti, o appena rischiarata da ipotesi etnografi-che, divengono intelligibili in queste ingenue formule arti-stiche.

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II.

I Romeni, senza distinzione di provincia, ma soprattuttoquelli della riva sinistra del Danubio, in quello che si chia.ma il Regno Antico (Moldavia e Valacchia), come pure inTransilvania, nel Banato, nelle regioni verso il Tibisco (Theiss),nella Bucovina e nella Bessarabia, parti staccate dall'anticaMoldavia integrale, ed anche nella Dobrugia, fra il bassoDanubio e il Mar Nero, presentano la loro arte popolare,la loro antica arte popolare, arcaica, iniziale, originale, neicamp i seguenti:

Nel vestiario, specie in quello femminile: camicie rica.mate, grembiuli formati da pill strisce policrome, ornati divari disegni a rilievo, giacchette di cuoio con ornamenti cu.citi (per uomini e per donne), larghe cinture di cuoio, de-corate nello stesso modo, asciugamani, tessuti destinati asostenere e a eircondare le sacre immagini, lenzuola coibordi guarniti, fazzoletti da portare alla cintola e che lefanciulle danno al giovane prediletto;

(Nel viaggio fatto attraverso la Moldavia verso la fine delXVI secolo da Francois Pavie, barone di Fourquevaulx (1),se ne parla a proposito del costume femminile; delle tavoledisegnate in Transilvania nel XVII secolo lo presentano perquesta provincia; un viaggiatore straniero del principio delXIX secolo, l'ungherese Karaczay, ne da degli esempi perla Moldavia montagnosa. Albums come quelli delle signoreMinerva Cosma, Cornescu e BrAtianu, del signor Com§a peri tessuti e i ricami ne abbiamo un altro dello stesso Com§aper le sculture in legno ne danno molte riproduzioni, erecentemente G. Oprescu ha cercato di fissarne le categorie).

c 1) V. il nostro Acte si fragmente. I, p. 34 e sgg,

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Nei pizzi, che richiedono ancora un attento studio deimotivi e dei procedimenti;

Nei tappeti, tanto in quelli the si tengono in terra quantoin quelli attaccati al muro;

Nella decorazione delle nova di Pasqua, sulle quali maniesperte ed agilissime disegnano rapidamente con un pennellointinto nella cera fusa delle figure che poi, quando l'uovoSara tinto di rosso, di turchino, di verde, di viola, di giallo,saranno messe in luce togliendo quella copertura provvisoria;

Nelle proporzioni delle case coi tetti di assicelle, con lebalaustrate di legno, con le scale oblique;

Nella scultura dale croci nelle strade, dei portoni, delleporte, delle colonne della veranda, delle barriere e dei recinti,delle sedie, dei cucchiai, degli scaffali per il vasellame, dellerocche, dei vincastri, delle forme per il burro;

(Manca la scultura in pietra; per le chiese (colonne,incorniciatura delle porte e delle finestre, scale) ci si valeva ta-lora di stranieri, Cechi del XV secolo, Dahnati forse del XVI,maestri transilvani e balcanici si trovano nel XVIII secolo ac-canto agli indigeni. Quanto al lavoro dei metalli, si ricorseai Sassoni della Transilvania, quando ebbe fine la grandescuola monacale in Moldm ia; non sara inutile ricordare che,mille amii prima, la Vita di S. Severino ci indica nel Norico,dove i Romani non erano ammessi a esercitare quel mestiere,degli aurifices barbari die lavoravano per i re germanici deidintorni);

Nella ceramica popolare, invasa ben presto, specie inTransilvania, dallo stile occidentale.

In tutti questi campi, per le due prime categorie non si hasempre lo atesso cromatismo. Accanto alla regione del rosso edegli ori, si trova nel distretto di Valcea c in quello di Sibiiuin Transilvania il bianco e il nero, pin lungi verso occidentesi hanno colori misti a macchioline e a punti, e i1 Banato,sotto l'infiuenza dei Turchi d'Or,ova e della vicina Serbia, ri-

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torna alla profusione dell'oro sui grembiuli che sotto la riccastriscia della vita hanno delle lunghe frange rosse ricadentisul bianeo della sottana, o, primitivalnente, della camicia. Tdistretti dell'Oriente valacco mettono della discrezione nei co-lori vivi; e anche nelle parti montuose della Moldavia si os-serva lo stesso carattere di misura nella tonalita. I tappeti,invece del rosso dell'Oltenia, o del distretto di Arge§, presen-tano dei gialli chiari, dei verdi smorti, Un po' di rosa sbiaditoin Moldavia, e nella Bucovina e in Bessarabia il nero mette unanota cupa e risalta ii turchino, d'una tonalita bassa e severa.

Varia anche la scelta delle cose rappresentate di prefe-renza. In alcuni gruppi di vallate si ha solo la foglia o ii fiore,sopra tutto certe foglie, certi fiori; la spiga di un distretto sicontrappone agli aghi di pino di un altro; solo in alcune pro-vince appare l'uccello, l'animale o la stessa figura umana, ta-lora coi capricci della moda, resi in maniera assai curiosa.

Aggiungiamo ancora che il grembiule sfrangiato del Ba-nato, 1a corta sottana rotonda e pieghettata del distretto diMehedinti, i due grembiuli, uno davanti e l'ahro dietro, dellaValacchia, ii grembiule unico che fascia strettamente il corpoin Moldavia, rappresentano pure forme diverse del vestiario.

Ma in tutti questi prodotti dell'arte popolare c'e quakosache Ii unifica, ossia, nella decorazione, la riduzione a costru-zioni lineari, a notazioni astratte di tutto quanto tali figureschematiche pretendono rappresentare. Triangoli, rombi, lineeoblique parallele, croci, servono a riprodurre tutto quello chesi presenta allo sguardo dell'ingenuo artista.

Queste forme, masshne per le donne die tessono o cheornano le nova, hanno nomi poetici, che riconducono la figuraall'oggetto tipo della natura vegetale o all'esemplare dellavita animale coi quali sembra avere maggior somiglianza. Lasignorina Miller-Verghi, nella sua sCollezione di disegni an-cestrali D (molto misti e talora colorati erroneamente), G.

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Costumi valacchi dei distretti di Argo e Muscel

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Casa moldava della Bessarabia

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Oprescu, nel suo libro, destinato all'iniziazione nel vastocampo dell'arte popolare, in cui tenta stabilire delle divi-sioni e delle caratteristiche, o nell'opera recente, pubblicatain inglese dalla rivista di arte The Studio, possono dare in-formazioni in proposito. Si trovano: la croce, la via smar-rita, la foglia di ciiegio, I chiodi di garofano, le ghiande,le stelle, la libellula, che per il Romeno 6 a il cavallo deldiavolo (Miller-Verghi, p. 41 e sgg.), ii ferro dell'aratro,la ranocchia, le zampe dell'oca, le chiocciole, la scala del gat-to, l'ala dell'avvoltoio, ii braccio dello stroppio, il pastorale,la cintura del pastore, la lampadina, la bisaccia del pastore,l'amo, la slitta, l'altalena, etc.

Se questo stile unico, die arriva a riprodurre con lastessa combinazione di quadrati e di rombi un ucceflo, uncane, un cavallo, un boiaro del XVII secolo, col suo lungo abi-to alla turca, una donna moderna col parasole, si paragonacon altri stili popolari, si pub certo giungere a constatare dellesomiglianze, reali o immaginarie, con la maniera con cui i Ca-raibi, i Polinesi, certi Africani, ornano i loro vestiti e i loroutensil'. Dire anzi che qualche tessuto trovato negli ipogeiegiziani o nelle tombe che racchiudono le bizzarre mummiedel Messico antico, somiglia sotto certi aspetti, visibilissimi acolpo d'occhio, ai prodotti analoghi dell'arte popolare romena.Ma naturalmente non si tratta che del caso delle creazionisp ontanee.

Peri) la somiglianza è sorprendente quando si consideral'arte dei villaggi nei paesi vicini al territorio romeno. R co-stume del Banato si ritrova nell'antica nib turca della Serbia;ii grembiule di Mehedinti si spinge ohre il Danubio ben avanti

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nel regno vicino, e si ricollega con quello dell'Albania e dellaMacedonia; non tenendo conto delle raffinatezze del gusto, chetalvolta mancano oltre ii Danubio, è difficile distinguere uncostume della pianura valacea da quello della Bulgaria fino aiBalcani. Anche le Grecia, che ha gli stessi sandali, la stessacamicia svolazzante, e nel fez una variante di panno rosso delberretto di pelo bianco, grigio o nero dei paesi slavi, albanesie romeni, non 6 estranea a quest'arte.

D'altra parte, il contadino sziculo della Transilvania siveste come ii suo vicino romeno, e in parte come gli stessi Bal-canici; il vestito del « Sassone », venuto da una « Fiandra »che è sulla Mosella, ha alcuni elementi di ugual carattere. LeUngheresi delle colonic stabilite nelle montagne moldave han-no conservato il costume dai lunghi veli, disposti sopra unaimpalcatura speciale, che le Romene hanno abbandonato, eche si ritrova pure presso le Rutene della Bucovina e delleprossime regioni ucraine.

La decorazione, nelle sue linee essenziali, si conserva lastessa dall'una all'altra delle regioni suddette. Lo studio com-parativo del tappeto è specialmente istruttivo; salvo il cro-matismo e alcuni dettagli che permettono di riconoscere laprovincia, è lo stesso in Romania, in Ucraina la commis-sione austriaca funzionante in Bucovina pote appena faredelle distinzioni basate sul graclo di gusto di cui facesseroprova le due nazioni; e lo stesso dicasi della Bessarabia, oveprima della guerra fu pubblicato un album corrispondente ;uguale è il carattere dei disegni: schematizzato, lineare, geo-metrico, astratto.

Quale conclusione puô trarsene?Ecco quella che s'impone: uno .stato d'anirno identico in

un gruppo di popolazioni appartenenti alla stessa razza potecreare ii tipo che i secoli non son valsi a cambiare ne le fron-tiere a differenziare essenzialmente.

Ora, questa razza 6 ben conosciuta.

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Moho anteriore alle infiltrazioni slave o magiare, ed an-che alla colonizzazione e alla signoria romana, essa dominadal fondo dei Carpazi fin nelle vallate dell'Anatolia e nellegole del Caucaso.

Sono i Traco-Illiri, e soprattutto i Traci, pia numerosi,pia capaci di resistere, meglio dotati per produrre e svilup-pare una eivilti.

11 loro carattere si riconosce fin da un'epoca lontanissimadell'antichita. Gli Eraclidi della leggenda, i Dori dei filologie degli archeologi, provenienti dal nord, dovettero parteciparealmeno alle influenze di questa razza, se anche non si vuolconfonderli, nelle origini, con essa. Al loro arrivo, una eiviltaartistica di libera esecuzione, di gaia imitazione di tutta la na-tura nell'infinita delle sue linee e nello splendore dei suoi co-lori, quella civilta di Creta, di un « modernismo » cosi espres-sivo, che era passata dallo smalto dei palazzi alla terra cottadei vasi, è sostituita momentaneamente, e su quei dati territo-ri, da formule astratte, da riduzioni lineari, quali si vedono suivasi del cimitero ateniese di Dipylon. Metter le a riscontro conl'arte popolare di cui abbiamo dato uno schizzo signifies farvedere la loro uniti d'ispirazione, la loro colnune origine dallapsicologia popolare. Quando l'arte grec.a ebbe oltrepassato que-st° stadio, qualcosa ne rimase per mettere un freno all'anticaimmaginazione largamente creatrice (1)..

Ma lo scopo di questa comunicazione ha qui un termine,con questa ipotesi che non ha cercato i fatti per farsene un so-stegno, ma che, per quanto ardita possa sembrare, non è cheil riflesso naturale di fatti debitamente osservati e ravvicinatiperchè trovino in se steasi la loro spiegazione.

(1) Certi elementi della stessa arte si vedono all'Est fino ai monn-menti ittiti dell'Anatolia, all'Ovest fino al froro portoghese.

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L' ARTE POPOLARE IN ROMANIA

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CAPITOLO I.

CARATTERI DA ELIMINARE.

Sotto l'indicazione di arte popolare dei Carpazi e deiBalcani non vogliamo intendere tutto quanto si puô trovare infatto di prodotti d'una tecnica antica, immemorabile, esercitatada contadini o anche da operai dei sobborghi che lavoravano,secondo tradizioni pin volte secolari, dalla Rutenia e anche dacerte regioni della Po Ionia fino al capo Matapan e a Greta,dalla steppa ungherese dell'ovest alla steppa russa dell'est. Nu-merose influenze agirono in epoca storica sul modo di con-cepire e di lavorare di questi artigiani, che continuavano inquel campo, e con procedirnenti semplici, una civilta pin voltemillenaria.

Nella lavorazione dei metalli in Dalmazia, nella Bosnia-Erzegovina, nella Macedonia e in vari altri punti della peni-sola balcanica, si prese evidentemente molto dall'Italia conle filigrane d'argento veneziane, i vasi di rame, gli ornamentidie incastrano la pietra preziosa o imitata nella cornice dimetallo, come nei gioielli scito-ellenici e, per derivazione,merovingi. E' questo un cambiamento essenziale introdottonella tradizione, e non bisogna occuparsene se non a fine didimostrare in qual modo e in qual senso s sia manifestata lacontaminazione dell'antico fondo perfettamente unitario, for-matosi in condizioni naturali ben determinate, e psicologica-mente ben riconoscibili, di una sola razza. CR) pia) avere uninteresse dal punto di vista tecnico, ma non è in questo senso

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che noi abbiamo inteso un argomento il quale, svolto logica-mente, pm!, fornire tanti nuovi materiali alla conoseenza deiprodotti artistici dello spirito umano. L'artefice, anche se in-digeno del sud-est europeo, non segue per6 la tradizione delsuoi paesi d'origine; il suo lavoro 6 una copia goffa, talora mo-struosa, di opere occidentali o di modelli asiatici.

Noi crediamo di poter provare in seguito che l'arte dei« barbari » del nord, l'arte geometrica diciamolo subito ,l'arte della natura stilizzata, ha influito in un certo momentosu quella della Grecia antica, che nell'epoca cretese, sottoforti influssi orientali, e sopra tutto egiziani, osO riprodurrela natura sotto tutti i suoi aspetti, con tutti i suoi colori, intutti i suoi movimenti e atteggiamenti. Sposando alla ci-viltà asiatica dell'Oriente millenario un'altra civiltà moltopill antica, di un'età per cosi dire geologica, arte delle nazioniaborigene, a partire dai Celti e dai Baschi fino ai Traci e agliIlliri i meglio dotati dei suoi rappresentanti, si giunse acreare quell'arte ellenica di verita e di formula, di realti e diastrazione, di realismo e di idealismo al tempo stesso, che 6ancora, per la maggior parte dell'umaniti civile, l'immaginestessa, insuperabile, della bellezza.

Ma nessuna influenza fu esercitata da tale arte mista, corn-plessa, estremamente delicata e manifestamente artificiosanella sua composizione, sull'arte stessa dei barbari iniziatori,capaci, sia per razza che per costumi e attitudini, di renderela bellezza a modo loro. Sugli stessi Sciti della steppa, che siestendevano nelle loro peregrinazioni pastorali e guerreschedagli Altai ai Carpazi (e nessuna parte ebbero essi nel-l'arte di cui ho parlato, arte che non ebbero bisogno di pren-dere dagli altri, poiche potevano vantarne una superiore, cliimitazione), la civiltà ellenica non fece presa in tale cam-po. In quella che si chiama arte scito-ellenica dopo averfatto omaggio della sua invenzione alle razze germaniche, iFranchi merovingi e i Goti di Spagna, se la tecnica fu quasi

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Costume popolare valacco dei distretti di Argo e di Mused

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Casa valacca dalla regione delle colline

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sempre quella degli artisti del Ponto superiore greco, i tipi:animali selvaggi, scene di caccia, lotte, vengono senza dubbioda quel mondo dell'estremo Oriente asiatico, col quale con-finava a est II dominio degli Sciti e dei Sarmati.

Quest'arte dell'Oriente lontanissimo, o anche solo dell'Asiacentrale, soggetta agli stessi impulsi provenienti dai marl ci-nesi, penetrii parecchie volte in Europa, per vie diverse, m.asempre con lo stesso carattere di ricchezza abbagliante, di con-fusione dei mezzi pin varl, di squilibrio da un lato, e dall'altrodi ardore ad afferrare la natura stessa nelle sue linee perma-nenti o nei suoi aspetti pin mutevoli, pin fuggitivi.

L'arte « bizantina », venuta da Alessandria non meno cheda Antiochia, dalle profonclitI della Sogdiana e della Battriana,dalla lontana Persia di Alessandro il Grande, fu una delle for-me di queste infiuenze orientali. Le genti del Danubio, deiBalcani, del Pindo, del Rodope, della Morea, non andaronoa prendere lezioni egusto a Costantinopoli. Ma basta consta-tare i risultati ottenuti in fatto di monete da scavi occa.sionaliper rendersi conto che per secoli e secoli, senza interruzione,mercanti « bizantini », greco-orientali, greci, slavo-greci, tra-versarono la penisola e i suoi annessi settentrionali, offrendomerci di fabbricazione « urbana » in massa, secondo tipi in-variabili, negli « emporia » di frontiera e nelle fiere dell'in-terno. Quanto Arturo Haberlandt presenta nd suo libro su« l'Arte popolare della penisola balcanica » (1) come appar-tenente pin o meno alla fabbricazione contadinesca in fattodi orecchini, frontali, parietali, spine, collane, fibbie da cin-tura, braccialetti, anelli, in Dabnazia, nella Bosnia-Erzego-vina, e fors'anche fino agli Uzuli, pastori dei Carpazi setten-trionali, galiziani, e ai Ruteni, appartiene tutto e solo aquesto contingente straniero, di una forma sconosciuta nellalunga vita storica popolare di quelle regioni, ed anche, fino a

(1) FlaneacaNDT, Volkskunst der Bdkanländer, Vienna (1919).

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una certa epoca, alla tecnica semplice dei suoi primi artefici,dai Pirusti dell'epoca classica agli zingari invasori, al XIIIsecolo, al seguito dei Mongoli. La scuola dei metallurgici bal-canici rappresentata dai Romeni della Macedonia non feceche applicare i procedimenti bizantini fino al XIX secolo, du-rante il quale dei Serbi e degli Albanesi praticarono tale me-stiere (1). Fanno eccezione i pochi lavori dei contadini Uzulinei Carpazi galiziani.

Ma c'e di pia. L'influenza bizantina invase anche dei do-mini ove non pote affermarsi completamente. II costume dicorte delle imperatrici, del loro seguito e della ricca societadi Costantinopoli fu imitato ovunque si stabill una nuova mo-narchia cristiana, presso quei primi clienti che furono gli Sla-vi, « Bulgari » e Serbi, e gli Albanesi di razza illirica, e pressoquegli ultirni venni che forse solo nel XIII secolo indoraronodel prestigio di Bisanzio la loro energia di contadini, cioe iRomeni. Se non furono adottate le forme del costume, gli an-tichi colori discreti furono perir soppiantati dal rosso porpora,dall'oro e dall'argento (vedi specialmente il costume romeno(l'Arge, e di Mused, in Valacchia).

11 dominio turco in questo campo, come nella maggiorparte degli altri, non fece die rinnovare sotto un nuovo nomeetnico e con una nuova dinastia musulmana la Bisanzio con-quistata da Maornetto II. Su lle stesse strade e seguemlo lestesse tradizioni, i mercanti trasportavano oggetti, in granparte di metallo, die avevano lo stesso carattere ed erano im-prontati alla stessa tecnica. leri ancora nelle piii anguste valliperdute della Valacchia si vedevano i mercanti ambulanti deiBalcani, Turchi, Albanesi o Greci, offrire alla curiosita fem-minile dei villaggi mode d'una esotica attrattiva: ma l'im-

(1) HABERLANDT, op. cit., pp. 17-18.

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pronta esclusivamente orientale era qui pin uniforme (1). Lepiccole monete turche sospese alle fini catenelle con eui ter-minano le collane d'oro e d'argento nella penisola mostranoche cosa rappresenti questa nuova fase d'una infiltrazione pinvolte secolare, che pote impedire ii formarsi d'un'arte deimetalli in re0oni dove, da Novobrdo in Bosnia ad Abrud inTransilvania, i metalli preziosi non mancano; ma non fu ca-pace di influire sui proeedimenti antichi e di acclimatarsiproducendo nuove cose, adatte al gusto di altre nazioni e allecondizioni di altri climi.

L'eresia dei bogomili o patarini, dei « catari », di deriva-zione manichea, penetrando dai suoi antichi centri asiatici inTracia, dalla parte di Filippopoli, e fino in Bosnia, dove persecoli ebbe il suo centro principale, aveva prodotto un altroinflusso d'arte asiatica di penetrazione puramente religioea.Su Ile pietre tornbali dei fedeli del « died » e del a gost »,i capi del loro scisma, erano state scolpite delle stelle, dellemezze lune, delle figure ricordanti la Persia, culla di questafede dissidente del cristianesimo.

Ma ,questo influsso turco ebbe un dominio pin vasto diquelli che l'avevano preceduto. Dei Turchi dell'Anatolia fu-rono colonizzati fra i cristiani aborigeni, tanto nella Mace-donia che sulle sponde del mar Nero e sulla riva destra delDanubio e, dopo la conquista delle teste di ponte opposte,anche sulk riva sinistra. Per la prima volta il contadino del-l'Oriente fece sent;re la sua influenza su quell'altro conta-dino, fedele da millenni ai suoi costumi e alle sue pratiche.I suoi lavori d'ago e i suoi tappeti tessuti s'imposero all'at-tenzione, all'interesse, all'ammirazione dei vicini e dei coa-bitanti, che erano del sudditi. I fiori della Persia compar-

(1) Spesso Arturo Haberlandt deve segnahre delle analogie nel Tur-cliestan cinese, rell'India (pag. 13), nel Tibet (p. 23) nell'Altai (P. 21),in Cina (p. 26), etc.

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vero sulle caniicie e sui grembiuli, fiorirono sulle scorze n(scoar(e in romeno) che tappezzavano ii suolo e le paretidelle case dei contadini, e insieme con questi fiori dai colorivivaci, trionfanti, uccelli, anirnali, figure umane rivestite delcostume idelrepoca, furono sparsi nel disegno complicato e va-riopinto di quegli stessi tappeti. Invece delle linee precisedella geometria artistica, si ebbero tutte le varianti di quellostile che fu pretenziosamente chiamato filomorfo » e a zoo-morfo ». Mentre la Caramania e l'Asia Minore in generale

nella quale « Greci » e « Turchi » discendevano dagli an-tenati « brigi », frigi, parenti dei Traco-Illiri o piuttosto mem-bri della grande famiglia trace, rioca di tribit dai nomi di-versi si contentavano della « stilizzazione » usata dagli an-tenati, la moda della Persia e dell'Asia centrale, con le suecopie dell'Estremo Oriente, dalle forme d'una varieth infinita,giungeva nella Macedonia, nella Serbia comprese la Bosniae l'Erzegovina e conquistava la Piccola Valacchia, l'Olte-nia romena. Nello stesso tempo il filo d'oro, invece di tra-versare discretamente ii ricamo delicato dell'arte antica, comesi conserNO soprattutto nelle regioni romene, ed anche, malin-conicamente aristocratico, nella Bulgaria dei Balcani propria-mente detti (costume di Orkhanieh e dei dintorni) si estese sututto ii tessuto, lavorato pure con filo d'argento, ovunque vifu un Pascià, un bei, una guarnigione turca in paese occu-pato e dominato, lungo II Danubio e auraverso tutto ii Ba-nato, come pure da un capo all'altro della penisola balca-nica (1).

(1) In tutto qume regioni le collane e anche i berretti di moneted'oro e d'argento sono, di regola, un'altra importazione della modaturca. Cfr. HABERLANDT, op. cit., p. 16, cho ignora l'impiego non menoricco di queste monete nelle collane dello donne del Banato, romend eserbo. In Valacchia e in Moldavia quena esibizione della dote come og-getto d'ornamento e tutt'altro che comnne.

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Ii lavoro artistico delle armi, cosi perfezionato e capacedi filiziative tanto ardite in Oriente, non fu mai intradottonei paesi romeni, ove la sciabola, la pistola, la cartuccera, iifucile, abbelliti di ornamenti, sono merce turca. Non si sacome si fabbricassero i sigilli; c'erano degli Zingari che nedavano, in condizioni sfavorevoli, esemplari infelicissimi (1);non è il caso di pensare a una importazione (2), ma le cittn,fors'anco j monasteri, dovevano avere degli esperti artefici,perch& tali oggetti, che del resto appartengono all'arte popo-lare, sono talvolta di una finezza rara.

Qualche cosa, molto anzi, di quest'artc carpato-balcanica,traco-illirica, passO, grazie ai Goti che vi soggiornarono sinoall'invasione unna, nei territori del Dnieper, in paese trace,in Svezia e in Norvegia. Ma l'occidente, ii mezzogiorno e iisettentrione non mancarono di falsare tale arte o ahneno dimescolarvi elementi evidentemente eterogenei.

La pin osservata e citata tra le forme con cui si manifestal'influenza occidentale viene ossia quasi eselusiva-mente da Venezia, attraverso quella Dalmazia che fu per se-coli una provincia della Repubblica di San Marco. L'orefice-ria, la fabbricazione delle pietre false, fornirono vantaggiosa-mente nierci a tutto l'occidente della penisola; in uno dei la-vori pubblicati da Haberlandt si vede anzi l'alato leone diVenezia accanto alle aquae bicipiti. richieste dalle abitudinipolitiche, dalle tradizioni e dalle aspirazioni dei Balcanici.La filigrana di Venezia entrO nel programma del lusso, eccle-siastico o profano, dei Greci, degli Slavi, dei Romeni. Mafu tutto.

(1) V. i nostri Studii qi documente, III, p.(2) Circa la Fpada ordinata da Stefano il Grande, principe di Molda-

via, a Genova, v. i nostri Acta qi tragmente, III, p. 43. Cfr. IORGA BAL$ :

Ilistoire de l'art roumain, Paris 1920.1.

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L'altra di queste forme d'infiltrazione artistica occiden-tale nella vita rurale dei Balcani e dei Carpazi viene dalmondo germanico, e non pia per il tramite dei mercanti neiporti e nelle fiere, come per i Veneziani, ma per quello deinuovi abitanti, stabilitisi dapprima nei villaggi, accanto agliindigeni. I « Sassoni impiegati nelle miniere della Bosnia edella Serbia, furono troppo numerosi e troppo specializzati perpoter rappresentare una parte simile; ma ben diversamenteandarono le cose con quei Mosellesi del XII e XIII secolo,stabiliti dalla politica fiscale e colonizzatrice dei re d'Unghe-ria in paese transilvano accanto ai Romeni, e che, divenutimolto misti e avendo subito perdite importand in seguito a unalenta snazionalizzazione, formano per& ancora pia di 200.000abitanti di quel paese, oggi unito alla Romania. Se in gran par-te adottarono le forme di vestiario di coloro fra i quali venivanoa stabilirsi, serbarono la casa renana, di carattere tutto diverso.Ii Romeno non prese dal suo vicino, che in alcuni luoghi erasuo padrone in nome del re, nuove mode per cucire, per tes-sere, per scolpire il legno; ma ben presto i tipi tradizionalidella ceramica popolare, semplici e discreti, furono vittorio-samente soppiantati da un nuovo sistema proveniente daiPaesi Bassi, forse già in epoca assai antica, ma certo, in unanuova ondata, nei secoli XVII e XVIII. Le grandi figure tur-chine su fondo bianco, rappresentanti fiori e foglie, o anchetulipani largamente aperti, e animali, uccelli, cervi, merli,e soldati, e campanili, non hanno nulla in comune con tmaarte else in ogni campo ignora l'imitazione, anche la piaabile, e rifugge da quella linea curva che domina nell'arteclassica e nei suoi imitatori moderni.

Nel mobilio, le « came di Bralov » in Transilvania, chefacevano pane di tutte le dod rurali e avevano dei grandifiori sbocciati, penetrarono tanto presso i Romeni di tutti ipaesi quanto presso gli Sziculi della marca ungherese nei

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Carpazi: ne conosco un esemplare che porta la data della se-conda meta del XVII secolo (1).

SA tali influssi si fossero fusi col fondo primitivo in unanuova sintesi, questa meriterebbe d'essere considerata comeun nuovo capitolo nello sviluppo della nostra arte. Ma questaarte 6 assolutamente conservatrice, e non puô che variare qual.che elemento suo proprio. Quanto prende dagli ahri resta ase, e non e possibile preoccuparsene come di cosa fondamen-tale e durevole.

Segnalati cosi gli elementi che bisogna eliminare, ci saripia facile studiare, su una base nettamente circoscritta, quantoeffettivamente appartiene all'arte popolare dei Carpazi e deiBalcani. E questo esame faremo nei suoi tre grandi domini:la casa, le vesti, gli utensili.

(1) Si trovava nelle dipendenze della chiesa principesca di Tfirgov4tein Valacchia.

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CAPITOLO II.

LA CASA ROMENA

La forma pia elementare della casa carpato-balcanica equella del ricovero temporaneo del pastore.

Si e spesso parlato dei pastori di queste regioni, e, perquanto concerne i Romeni, tanto di quella parte della razzache abita la penisola, quanto di quella che si trova a norddel Danubio. Per trovare una spiegazione facile di certe situa-zioni storiche, si e preteso che i discendenti degli antichi con-tadini e coloni romani, venuti spontaneamente o stabiliti suquesta terra dacica dall'imperatore Traiano, mescolatisiintimamente con la popolazione indigena traco-illirica e for-manti un sol corpo con quegli abitanti pia antichi della stessaterra, fossero ridotti, dopo che le legioni e i funzionari ebberoabbandonata la Dacia, a lasciare l'agricoltura per dedicarsiesclusivamente alla vita del pastore migratore, transumante.

Fra le molte e varie ragioni che si possono invocare perrespingere tale opinione, una ve n'ha che procede dal campodei nostri studi. La casa del contadino stabilito nelle vallistesse della montagna, nella regione collinosa, nelle anticheradure della grande foresta sulle piane del Danubio, non euna semplice derivazione da questo ricovero pastorale. Nonostanti le evidenti somiglianze nelle linee generali, essa havisibilmente un carattere &verso. Entrano, nella sua compo-sizione, degli elementi che non possono derivare da quell'ab-

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Chiesetta di legno della Moldavia settentrionale (Bucovina)

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bozzo di abitazione, antichissimo, che e la steina, ii cui nomepuô essere ricollegato col termine greco trreveiv, significantestretta, gola di monti, che i pastori dovevano preferire permettervi al sicuro le loro pecore.

Vi furono tuttavia molti transumanti nei Balcani. 11 loromodo di condurre le mandrie da una regione all'altra, secondoid corso delle stagioni e le facilith offerte dalla vegetazione, elo stesso cui accenna un passo di Verrone, classico per que-ste condizioni economiche, e cui si riferiscono alcune iscri-zioni, sistema che, del resto, si conservO a lungo durante iiMedio Evo (1). Nella penisola iberica, da secoli i pastoriseguono attraverso le sierras la stessa via della a mesta », allaquale si connette tutta una legislazione, destinata a proteg-gere l'agricoltura e a salvaguardare i diritti dei proprietari.Gerte regioni dell'Asia, dalla parte dell'Iran, conoscono purequesto costume della transumanza, e sui pianori della Per-sia ci si ritrae con timore al passaggio delle nere genti sel-vagge che si conducono dietro tutto un piccolo mondo di es-seri umani e di animali (2).

Nella penisola balcanica non in tutte le catene di mon-tagne vi sono dei transumanti: i Balcani, II Rodope, ai tempinostri non sembrano conoscere tale sistema, cbe è invece Ca-ratteristico del Pindo, la montagna parallela all'Appennino,che con la sua liuea orientata da nord a sua separa l'occi-

(1) Vedi: Mélanges d'archéologie e d'histoire de l'ecole de Rome,1905, p. 293 e sgg.: La transhumance des troupeaux en Italie et son roledans l'histoire romaine. In modo speeiale questo passo: a I pastori, figlidi pastori, si mettono in cammino alla stessa epoca in cui soleva farlo iiloro padre. Essi spingono innanzi le loro mandrie attraverso gli stessi sen-tieri pei quali egli aveva guidato le sue. Questa ritmo dell'attività pasto-rale è fissato da secoli. Lo si trova, sempre identico, in tutti i periodidella storia d'Italia; si continua forse ininterrottamente nelle invasioniprimitive della triba nomadi che popolarono l'Europa centrale.

(2) cfr. LOTI, Vers lspahan.

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dente balcanico, adriatico, dai paesi rivolti a oriente, versole rive del Ponto Eusino. In questo Pindo vi sono dei Romeni,degli Slavi, Bulgari e Serbi, e degli Albanesi, senza contarei Greci delle citta e i Turchi colonizzati. L'Albanese 6 ingran parte guerriero; lo Slavo, per essere stato colonizzato,come servo, a questo scopo, si consacra volentieri all'agricol-tura; il Romeno solo pratica in maggioranza l'allevamentodel bestiame, e, andando in cerca dei mutevoli pascoli, e tran-sumante, o, per servirci del termine da lui stesso impiegato,« cambia dimora I) (a se mute, mutare).

Se ne pu6 trarre questa conclusione sicura: die la transu-manza, in quanto non 6 d'origine asiatica, iranica o turanica,appartiene alle nazioni romane. Si direbbe anzi e una teo-ria filologica magiara, tendente a spiegare l'origine dei Ro-meni, lo ha affermato in un certo senso che sia un feno-meno puramente italico, e, aggiungiamo, antichissimamentetalico. Ma siccome è cosa certa che la comunita traco-illirica

sta alla base delle istituzioni e di quanto si conosce dell'artedi tali paesi, bisogna ammettere che quei lontanissimi antenatibarbari, partecipanti a una civilta popolare arcaica che siestendeva almeno alle tre penisole meridionali dell'Europa,fossero gia stati dei transumanti. Varrone, del resto, lo dice,quando descrive le fora donne, vigili e prolifiche, prima an-cora del matrimonio, che si aggirano insieme coi pastori perle montagne illiriche (1).

La vita pastorale tanto dei Balcani quanto dei Carpaziappartiene dunque alla sola razza romena: essa sola l'ha dif-

(1) VARRONE, : « Eas mulieres esse oportet firmas, non turpes, quuein opere, ut in minis regionibus, non cedant viris, ut in Illyrico passimvidere licet quod vel pascere pecus vel ad locum afierre ligna ac cibumcoquere vel ad cases instrumentum servare possunt D. «Necnon etiamhoc: quas virgines ibi appellant, nonnunquarn annorurn XX, quibus moscorunt non denegavit ante nuprias ut succumberent quibus vellent etincomitatis ut vagari liceret et filios habere D.

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fusa lungo i Carpazi da un lato e dall'altro fino alle loro piülontane ramificazioni a occidente. 1Ve deriva il pastore dellaGalizia, fino alla regione cracoviana, ove ii «gorano», il a mon-tanaro », ancora nel XVII secolo era chiamato valacco (1).L'Uzulo, cui nome deve venire da un soprannomeromeno hu( (cfr. i MO della Transilvania occidentale, i Cuzo-Valacchi, da cut, nel Pindo), in una regione interna, dai duelati della frontiera della Bucovina a nord, partecipa della stes-sa vita, e, nonostante ii suo attuale dialetto slavo, senza dubbiofa parte anehe della stessa razza. Questo pastore, con lo stessocostume e gli elementi della stessa lingua speciale si trova finoin Moravia, a occidente di Brno-Briinn; senza parlare dellasua sporadica estensione nell'Asia Minore ove, in mezzo agliiurucchi turchi, simili a quelli che furono trasportati in Ma-cedonia ove sussistevano ancora qualche anno fa, si trovanopure i pastori cristiani dell'Anatolia, discendenti da quell thevi furono un tempo trasportati dall'amministrazione bizan-tina, durante le guerre e le rivoluzioni, e che conservano ungran numero di caratteri distintivi del gruppo pastorale ro-meno nella pratica del mestiere e nella

Se si volessero ricercare materiali presso altre nazionibalcaniche, ii lavoro sarebbe particolarmente difficile. Per laSeibia si ha tutta una serie di volumi, frutto d'un lungo epaziente lavoro, sulle « abitazioni del popolo serbo D (2), mala vita dei pastori non e perô mai descritta sotto tutti suoiaspetti, ne quindi sotto quello dell'arte prodotta da questacategoria sociale. Tanto meno si possono trovare delle

(1) Lettres de Pierre de Noyers, Berlino 1859, pp. 59-60. Cfr. le notedi M. P. Deffontaines in La Vie, XII, p. 236: a nei Beschidi son tali iBoiki, di origine valacca, che fin dal XIV secolo si infiltrarono aura-verso le montagne: le loro abitazioni sono raggruppate in piccoli aggro.gati da dieci a venti case e ii I egno e di nuovo ii loro materiale di costra-zione, tanto per le pareti di tronchi d'albero, quanta per i tetti di assicelles.

(2) Naselia srpskago naroda, edizione dell'Accadomia di Belgrado.

lingua.

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mazioni precise sul modo di vivere, di costruire, di deco-rare di quei pastori della Grecia la cui origine è indubbia-mente romena, unicamente romena, dai Vlachi, che nel Medic,Evo nutrivano col loro formaggio i monaci del Monte Athos,fino a quelli che, usando i loro fucili contro nemici diversidai lupi, contribuirono essenzialmente alla guerra di libera-zione della nazione greca (1). Per la vita pastorale dei Ro-meni, invece, noi possiamo valerci, oltre che dei nostri ri-cordi, delle informazioni date da varie pubblicazioni (2).

11 pastore si costruisce senza l'aiuto di nessuno e iisuo vicino, l'abitante del villaggio, compie anch'egli da solo lefunzioni di tutti i diversi artigiani la sua stánt, o meglio, inquella a stân.D che comprende anche II chiuso delle pecoree l'apparecchio di legto che serve a mungerle, si costruisceIa strungii, la sua capanna, quella coiibá ii cui nome s'incon-tra da un capo all'altro del territorio carpato-balcanico.

Nel recinto formato da verghe intrecciate o da rami ap-poggiati a tronchi fissati in terra, si piantano quattro di que-sti tronchi, pari (da palus latino, da cui: palizzata), sopra iquali ii tetto, coperemiint, coperil (da cooperire) forma unfrontone triangolare come quello del tempio greco al di sopradella a cella » quadrata. Siccome in questa impalcatura primi-tiva di legno, coperta di scorza di pino o di piccole assicelleformanti corazza, i impossibile introdurre un focolare (in ro-meno vatra) di muratura, e siccome è inutile avere un massic-cio cuptor (dal coctorium del latino volgare) per ii pane, cisi contenta della polenta di granturco, che si prepara facendobollire la farina dorata in una « caldaia » (ctildare in romeno)attaccata a un pezzo di legno congiunto a uno di quei a pali »,

(1) YENIENIZ: La Grece moderne, Paris, 1862.(2) DENSUSIANU: Viata peistoreascei in poesia noastrd popularei, Buca-

rest 1922; D. DAN, nella Junimea literarci di Cernaust, anno 1923; un arti-colo recente nella rivista di DENSUSIANU, Grai i suflet (1930).

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iJ « cavallo » (cal in romeno). Introducendo un altro pezzo dilegno, ii nticlad, si impedisce al fuoco di incendiare le paretifacilmente infiammabili della capanna. Gli unici utensili sonoquelli contenuti in una bisaccia appesa alle pareti, e dei vasidi legno, (il cui nome, gleatd, dev'essere antichissimo), percontener il latte e per preparare ii formaggio.

molto raro che si usino dei procedimenti artistici perornare questa dimora passeggera che sara abbandonata o an-che distrutta a una nuova emigrazione del gmppo pastorale.Ma le cose varmo altrimenti per i bastoni, cate, hate, le mazzedi legno resistente di « caprifoiu » (lanicera caprifolia) (1)die formano lo « seettro » permanente di questi conduttori digreggi. I flauti, di cui alcuni regolano la marcia della piccolatruppa, portano degli ornamenti dello stesso genere, e cosipure i cucchiai, i coltelli e altri elementi di questo sbrigativoimpianto domestico. Ma, siccome appartengono alla categoriadegli utensili, saranno studiati insieme con quelli, molto pinnumerosi, che si trovano nella casa del contadino.

Nella regione collinosa, da cui pin d'una volta partila colonizzazione della pianura traversata dalle invasioni, lacas.a romena, che corrisponde a quella di tutta la regione dellapenisola balcanica fedele alle tradizioni traco-illirichediverse, come presto vedremo, da quelk mediterraneeha il suo carattere pin completo e la pin ricca ornamenta-zione. Ma bisogna dire che fra ii sistema ornamentale delpastore e quello del contadino non vi è akuna differenza es.senziale. CR) non significa che noi vogliamo attribuireal pastore in questi paesi un'antichita pin grande che al con-tadino suo vicino e suo parente perche II primo incerti momenti si stacca dall'ambiente del secondo per mon-

(1) DAN, toe. cif., rag. 105.

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tare verso gli altipiani elevati o per discendere nella largapianura.

Vi sono molti tipi di case, talora anche diversi secondole vallate che formano le divisioni naturali della terra ro-mena, in quella regione montagnosa. ove, se i villaggi nonsono molto abitati, si ha come una continuith di case, daun aggruppamento all'altro, da un villaggio al villaggio vi-eino. Ma, tranne per i magazzini di grantureo, fatti di verghedi salcio intrecciate, e solo in certi distretti, non si trovamai altra forma che quella d'un quadrato o piuttosto d'unparallelogramma, piü largo dal lato della faceiata che, speciese sostiene dei vasi di fiori su assicelle o sul davanzale delbaloone, sembra sorridere al passeggero e invitarlo a ripo-sare un momento sotto il suo tetto.

Per questa costruzione si possono adoperare dei tronchisquadrad le cui estremith si incastrano le une nelle altre, etagliare in queste masse di legno le porte e le finestre. Disolito, e specialmente al tempo nostro, ii procedimento 6diverso e somiglia a quello della capanna pastorale. Ma l'abi-tazione non è aperta a tutti i vend: i « pall » non si trovanosolo agli angoli, e fra i loro sostegni è intercalato un tessutodi verghe molto fitto che vien poi coperto d'argilla mistaagli escremend del bestiame, o anche di palle fatte di verghee di questo miscuglio attaccaticcio.

La parte inferiore delle pareti cosi formate sporge inavanti, sia, come nella regione collinosa valacca, con labase, fatta di pietre rotonde prese nel ruscello vicino e chefa le veci di fondamenta, sia con quella che nell a Moldaviamontagnosa si chiama la prispa e che è fatta di semplice terrabattuta. Spesso si dorme su questo letto all'aria aperta evi si passa la serata a chiacchierare sotto la chiara luce lu-nare o sotto l'incerto scintillio delle stelle. Su questa partedi basamento si appoggiano delle colonnette disposte su una

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sola fila o che possono anche sporgere come un bastione so-pra l'ingresso della cantina, come avviene in Valacchia, ovele fondamenta, di natura speciale, si elevano al di sopra delsuolo tanto da permettere di praticarvi una porta d'entrata.Talvolta il legno e ricoperto d'intonaco, e nelle case pinricche pub anche comparire la colonna in muratura o persinoil sostegno quadrangolare dello stesso materiale. Da lle partidi Varciorova si vedono pure degli archi in muratura checongiungono le sommiti delle colonne di legno, le quali al-lora mancano del capitello.

Tali colonnette, mentre forniscono alla casa, che in Molda-via ricingono su tre lati se non tutt'attorno, una stanza all'ariaaperta propizia alle sieste e corrispondente in pari tempo aun corridoio e a un mirador spagnuolo, servono anche a so-stenere il tetto. Questo, coperto di traversine o di assicelle, ein seguito, secondo l'uso sassone della Transilvania, di tegole

II nome romeno tig lei viene da ziegel germanico e di so-lito molto alto e imbutiforme per permettere senza pericolol'accumularsi delle grandi nevi o per riversare lungi dallefondamenta gli acquazzoni frequenti, talora torrenziali. Alleclue estremitb, le guglie fiancheggiano la cresta sottile delvertice.

Prima d'imparare a conoscere quanto l'ornamentazionepossa offrire alla bellezza delle linee sobrie e armoniose tro-Tate per istinto dal costruttore rurale, vediamo come si pre-senti l'interno.

La scala non esiste affatto in Moldavia; si accede allacasa dalla parte di mezzo, al livello stesso della corte, e unasola pietra pub sostituirla. In Valacchia, quando al centroc'e l'inp-esso della cantina, la scala si trova di fianco, quasisempre a sinistra, ed e formata da pochi gradini di legno.Si giunge cosi a quel balcone aperto che ricorda il peristiliodei templi di marmo, le cui origini, in parte almeno, vanno

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ricercate nella semplicità di questa abitazioni d'origine male-naria.

Appena entrati, si trova, non la stanza centrale, conte-nente ii focolare, come avviene in pianura, ma uno scom-partimento oblungo, talora illuminato da una finestra cheal fondo o da una specie di spiraglio al di sopra della porta.A destra e a sinistra si apre una stanza d'abitazione: primache si introducesse ii terrnine turco odaie, indicante la ea-merata dei giannizzeri o un ridotto per il bestiame, questestanza si chiamavano case, come la casa stessa: la grande ca-mera a destra, casa mare, solo per gli ospiti; la piccola asinistra per tutti gli abitanti e per tutte le occupazioni (1).Vi sono casi frequenti in cui la linea molto clastica, la dor-sale cascante del tetto discende a destra e a sinistra, massi-me in fondo, in modo da riparare un rispostiglio o una en-

aggiunti alle altre parti della casa..Ii portone (vedi pin oltre), da un capo all'altro del ter-

ritorio romeno, è spessissimo una cosa indipendcnte, di gran-de importanza. Certe volte non ei sono che le due assi cui

attaccata la porta propriamente detta, la porta grande, ela portila, la porticina. Ma assai spesso sono riunite da unatettoia speciale, coperta di tavola e di assicelle, e si ha alloracome un arco di trionfo per questa cavalleria rusticana. Hovisto delle stanzette di legno, yeti posti d'osservazione stabi-liti sopra la porta, o ricovero per i colombi. Forme di tetti si-mill a queste coprono le fontane e le croci innalzate lungo lastrada, per ricordare fatti storici, omicidi, o anche per ma-nifestare la religiositit di persone i cui redditi non consenti-vano di costruire una chiesa.

Questo tipo di casa rurale s'incontra ovunque nei Car-

(1) Lo Jiinecke, Das Bauer.und Bojarenhaus, osserva con ragione cheda tale distribuziono deriva la locuzione popolare: 0 pareche de caso, « unpail) di case ».

eina,

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Costume dell'Oltenia (di,tretto di Gorj)

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Casa valacea signorile: Vdlenii-de-Munte

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pazi e nella regione collinosa che ii fiancheggia, tanto nelterritorio romeno quanto nei luoghi ove altre razze preseroe conservarono l'eredita degli antichi Traci. La Po Ionia, aparte anche le sue isole rutene, ne presenta numerosi esem-plari, con varianti beau. Gli Sziculi della Transilvania, an-tichi custodi delle marche, ivi stabiliti da quei colonizzatoriche furono i Cavalieri Teutoni all'inizio del XIII seeolo,adottarono, al loro stanziarsi in quell'ambiente millenario, iimetodo di costruire, se non quello di ornamentare, dei Ro-meni: le loro case di legno nell'angolo sud-est della provincia,non si differenziano in nulla, come linea, dall'abitazione rome-na; II che perb non avviene cola dove si trovano mescolatiai Sassoni, la cui abitazione è quella di tutti Renani (1).Da questo lato tale sistema di costruzione ha come frontiere,a est il tipo di casa russa, di carattere finno-asiatico, l'izba;a ovest, la casa germanica dei coloni stabiliti dai re d'Un-gheria nel « deserto » dell'avida loro fiscalita.

A sud, fino alla regione costiera, nella direzione dei tremari, l'Adriatico, l'Arcipelago e il Mar Nero, la tradizionearehitettonica è la stessa; la si ritrova tanto nelle vallatedella Serbia montuosa e in quelle della Bosnia-Erzegovina,quanta presso i Bulgari dei Balcani e del Rodope; e con icasali all'illiriea, alla « vlaca », copre ii versante orientaledel Pindo.

Da queste regioni marittime e soprattutto da quelle delMar d'Oceidente e del Mar del Sud la riva del Mar Neroe il suo territorio interno albergano una popolazione coloniz-zata per online amministrativo o per migrazione popolare, rin-novatasi pareeehie volte proviene un altro sistema, di

(1) V. lo studio di Sabin Opreanu, nell'« Annuario dellIstituto geo-grafico di Cluj » (Transilvania), Cluj 1928; Teodoro Chindea, Contributiila isteria Rorniinilor din Giurgeul-Ciucului, Gheorgheni 1930.

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cui vedremo fra poco ii raggio di estensione: quello dellacasa adriatica.

Ma prima di presentare alcuni dei suoi caratteri alta-mente interessanti e tali da peter influire sull'antico sistemadi costruzione traco-illirico, provocando delle aintesi nuove,bisogna esaminare la forma che la casa della montagna edella collina deve, degenerando, adottare in pianura, formache riproduce l'aspetto della capanna dacica sulla colonnadi Traiano.

II lepiame spesso manca, sebbene le grandi foreste sifossero conservate in epoca anteriore fino al Danubio;cosi, nella re0one meridionale di quella Moldavia orien-tale che dal 1812 al 1918 costitui la Bessarabia russa, glialberi sono raH, e si presentano solo a gruppi nella cintadel villaggio. Tuttavia neppure in tal caso se ne fece un usopin largo: e forse bisogna ricercarne la ragione nelle con-dizioni sociali, ben diverse da quelle della regione carpaticae subcarpatica, perche ivi il contadino non e pin libero, al-meno a. partire da una certa data, verso il 1600, ma appar-tiene al proprietario, al boiaro, che possiede in genere lasuperficie alberata. A ogni modo, se per determinare il qua-drato della casa si adoperano le stesse pertiche appena sgros-sate, se per sostenere ii tetto si piantano le colonnette nellaprispa che e di terra semplice, manca pert') la parte infe-riore comprendente la cantina, il magazzino. Tale modifica-ziOne pub anche auribuirsi al fatto che questi abitanti dellapianura non hanno da conservare ne vino ne liquore di pru-gne (la zuica): apicoltori, essi vivono del prodotto del lorocampo e accanto alla casetta si innalza il Corr, la costruzionerotonda di verghe strettamente intrecciate, che non ha labase di legno come presso i montanaH, viticultori, coltiva-tori di susini; quel co§ar dove si mette a seccare ii granturcoe che rappresenta nella loro economia domestica tma partepili importante che altrove.

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Nel distretto di Do lj, in Oltenia, paese di ricca culturae di contadini agiati, .almeno dopo la liberazione e la distri-buzione delle terre, il legname scompare anzi del tutto. 11modo di costruire è curioso, e conduce a inattesi risultati diresistenza. Si batte la terra, argillosa, attaccaticcia, facile aindurirsi, in mezzo alle tavole, e cosi si innalza la paretesotto ripetuti colpi di mazza; ma, appena il sole ha fattol'opera sua, si levano le tavole, e la costruzione resiste, seb-bene priva di ossatura.

Anche nelle altre parti della pianura l'ufficio dell'into-naco è molto pin importante, rispetto al legname e al gra-ticcio, il quale ultimo sostituisce in gran parte il legname.Lo ,strato è tanto spesso da permettere, per via di certi pro-cedimenti meccanici, una decorazione complicata e varia, diottimo gusto, sulla quale torneremo in quest'altro capitolo.

Se la foresta non sempre si trova nelle vieinanze, sespesso non è libera, ii campo di grantuco o lo stagno offre diche sostituire II tetto di assicelle, la cui forma vien conser-vata per quanto è possibile, ma in condizioni che, nonostantele piogge assai frequenti e anche furiose, non offrono la stessafacilità di seolo. La sommith è tracciata con delle per-ticbe e guardata, anche qui, dalle due guglie piii o menoricche di ornamenti. Ma l'orlo inferiore non ha pin la corn-plicata dentellatura dell'altra regione; anzi non la si distin-gue nemmeno, perehe lo scheletro di legno è coperto dagiunchi o da aambi di granturco, sopra i quail si son gettatedelle pertiche per tenerli fermi. Talora vi è mescolata dellaterra vegetale, e allora un vero giardino aereo di erbe selva-tiche si eleva sopra il modesto riparo dell'antico servo. Que.sta maniera di coprire la casa s'incontra in Russia e in Po-Ionia, e anche nell'antico Veneto, ma non che io sappia neiBalcani, pin riechi di boschi, pin generalmente montagnosida un capo all'altro; e se da un'aria di poverth, ehe nonsempre corrisponde alla vera condizione dei contadini in una

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regione tanto fertile, suscita tuttavia la nostra ammirazioneper l'arte delitata con cui i fasci di gambi son disposti inmodo da formare parecchi strati sporgenti gli uni sugli altri,e legati insieme in modo abilissimo e durevole. E siccome lecase, su quei grandi spazi liberi, sono separate da verzieri,c'è assai poco pericolo di incendio per la comunità.

L'interno conserva l.a distribuzione in due camere, salvonelle capanne pin umili; talora la camera piccola pub ridursia una stanza d'ingresso, la tincici. La prispti sostituisce la basedi pietra del balcone, propria ,delle regioni montagnose: essasembra prolungarsi all'interno per diventare ii letto ununico letto per tutti, attorno alla camera (lavi(a). Ma inmezzo c'e ii focolare, quid focolare cosi caratteristico delleantiche civiltb preelleniche. Esso occupa quasi tutta la stanzadi mezzo, e serve a cuocere il pane pill che ai bisogni d'unacueina romena che d'estate si fa in un forno esterno, mentreha anche l'ufficio dl riscaldare i membri della famiglia nellerigide notti d'inverno. Ii mantenersi di questa vatrii, di que,sto cuptor in pianura, allorche le colline non conoscono chela stufa: cuptor, la quale nelle sue modeste dimensioni nonpub avere questa seconda funzione, prova che questa popola-zione danubiana non ha mai abbandonato un territorio incui l'abitazione umana fin dall'epoca neolitica lasciO nelle vi-scere della terra tracce cosi numerose e importanti a testimo-niare una ricca civilth preistorica.

La casa mediterranea, nei Balcani come altrove, corn-prende due piani di una costruzione di pietra, che quivicoperta di tegole convesse. In alcune regioni si ha al pian-terreno la bottega o un magazzino; in altre questa parte,conservando il solo carattere di luogo di deposito, non e maiabitata, tranne nelle case di capi potenti, ove le guardie sonoallogate in questo piano dell'edificio. Dall'alto, dal balcone

(1) ENFCKE, op. cit. tavola XXIII, figura 90.

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appoggiato su brevi colonne tozze di pietra, si spia l'avan-zare del nemico, contro il quale si spara da feritoie. E unavera cittadella senza cinta che s'innalza isolata sopra unacima o in luogo donde si possano sorvegliare le strade. I Tur-chi l'hanno chiamata « cula », mentre il nome greco, a pyr-gos », e passato in quasi tutte le lirwtie balcaniche. Questotermine s'e poi esteso in Albania a costruzioni di difesa che,con mura appena forate da strette aperture, riuniscono dellestanze laterali in continuazione della « torre » propriamentedetta.

Tale variante della casa mediterranea trovasi, accanto alcastello gotico, nei paesi greci, in Epiro, in Albania, ingran parte del territorio serbo, insieme con l'altro tipo so-pra descritto. In nessuno di questi paesi si trovano formemiste, n6 si constata la fusione con l'abitazione trace o traco-illirica.

Diversamente stanno le cose presso i Romeni. Dapprima,in paese libero, non sottomesso ai re d'Ungheria, fra il Ba-nato soggetto allo straniero e la linea dell'Olt, dotato di unclima specialissimo, e orientato verso l'Adriatico, si continuainalterata la « cula » serbo-albanese. Ma, siccome la ricchezzae maggiore, la potenza del principe assicura la pace e ci siptth difendere altrimenti che in una a torre D contro l'inva-sione straniera (dei Turchi a sud, degli Ungheresi a nord, ta-lora dei Tatari della sleppa), si respira piii liberamente nellacasa, che si spoglia presto del suo aspetto cupo e minaccioso.La parte inferiore, che resta, beninteso, la pill importante,6 forata non solo da feritoie oblunghe, ma spesso da vere fi-nestre, corrispondenti a quelle del piano superiore. Questosi eleva elegante, con sul davanti una fila di colonne deli-catamente ornate; alle quali, a Curtipara (Gorj), 6 unito unbalconcino, appoggiato su due colonnette e sormontato daun piccolo froutone triangolare; a Brabova (Dolj) sui fianchivi sono degli archi senza colonne. Come in Albania, alla « tor-

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re » propriamente detta possono annettersi delle costruzionisecondarie formanti un'ala (Wildarqti, Valcea). In certicasi come a Pojogeni (Gorj) la parte superiore non ethe un posto d'osservazione, di legno, sotto il tetto, mentrei due piani di pietra si susseguono al di sopra della cantina.La decorazione in pietra compare qua e là alle finestre, allesemplici aperture; all'interno, vi sono delle volte dai profiligotici, dagli ornamenti di stucco. Talora sotto i due piani,destinati all'abitazione, c'e la cantina la cui porta 6 al disopra del livello della corte. In confronto all'altezza dell'edi-fizio, the presso questi Romeni d'Oltenia conserva II suo no-me turco, serbo-turco (culei), ii tetto, di solito formato daassicelle, sembra assai basso.

una casa di boiari, grandi e piccoli, una curte (corte).II tipo mediterraneo, opera di mnili artigiani ambulanti,o anche di contadini indigeni o di schiavi zingari, non edisceso al livello delle masse rurali, non e entrato nel patri-monio di quei semplici compositori di armonie elementari.Essi non hanno bisogno di « torri » per difendere la loromagra. fortuna: la foresta vicina con le sue inscrutabili pro-fondith è pronta ad accoglierli. Non hanno modo di procu-rarsi ne pietre ne mattoni, non hanno tempo di scolpire nellapietra quei capitelli ornati che appartengono all'arte supe-riore dei fondatori di chiese, di monasteri, dei costruttori dipalazzi.

Tuttavia, tranne forse dove il contadino, generalmentepovero, non si eleva al di sopra delle proporzioni meschinedell'abitazione comune, dell'uno o dell'altro tipo, un adat-tamento rurale si ha al di la dell'Olt, hi una regione bendeterminata, che comprende, di fronte alla Oltenia amantepiuttosto della semplice « cula », le « giudicature D (jUde(e),i distretti di Arge§, di Muscel, di Dilmbovia, di Prahova euna parte di quello di Buzgu. Quest'adattamento non derivasolo, come fu affermato, dalla necessità di costruire sopra

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un terreno ineguale, ascendente verso gli altipiani o versole cime, cosi che la parete anteriore deve avere un'altezzapiii grande. I Ronieni, nel loro passato minacciato, costrui-rono nelle valli o su punti difficili a scoprire; essi non sca-glionarono le loro case sul declivio stesso delle colline comein Toscana e in altri paesi occidentali. Questa forma haun'altra origine, è presa da un'altra nazione, per II tramitedi un'altra classe romena: è una semplificazione e una dimi-nuzione.

Su questo territorio, che vide sorgere e crescere la a si-guoria di tutto ii paese romeno » chiamata ordinariamente:pincipato di Valacchia, in terra quindi di principi, di guer-rieri, di nobili, sempre in agguato e percin sotto l'influenzadelle loro grandi e belle costruzioni, si avranno dunque dellecase di mattoni, o anche miste di mattoni e di legno, a duepiani. 11 pin basso è abitabile, pur restando di solito consa-crato alla cantina, al deposito di bevande da vendere, e oc-cupa generalmente la parte pin importante della casa. 11 pianodi sopra, sorridente dalle sue molte finestre, munite per altrod'inferriate per precauzione, si appoggia su delicate colon-nette di legno dai capitelli lavorati, secondo modern vistinelle chiese do che rimanda a un'altra arte oppuresecondo la stessa fantasia popolare, ii che rientra nell'am-bito dei nostri studi. Se nella regione della pianura la casabassa a un piano, copiata su quella dei Turchi, connessa asua volta con l'antico tipo trace, ammette un tetto di tegoleconvesse separate da scanalature longitudinali, qui invece siconserva il tetto alto di assicelle. La casa dei signori è dive-nuta quella dei contadini pin ricchi e pin fieri. E una formacompletamente naturalizzata, come lo provano le numerosevarianti che se ne hanno. Una ve n'ha, particolarmente eu-riosa, a Cartieni, nel distretto di Gorj. Ai due piani vi sonodue balconi e quello del secondo piano continua a destra, men-tre dalla stessa parte si vede al primo piano tutta una nuova

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costruzione in muratura, con archi aperti, doppi di altez-za. In queste a.bitazioni di solito non c'e ii focolare-cucina,ma c'è invece la stufa in muratura, di forme monumentali,con la sua facciata di colorine che rappresenta un vero si-sterna di architettura (1).

Per porre un termine allo studio di tutte queste formedell'abitazione popolare, bisognerebbe dire due parole diquella dei pescatori, i pescatori del Danubio, i soli che ab-biano un carattere deterrninato sotto tutti i rapporti, tantosulla riva romena che su quella bulgara. Avendo a fianeo larudimentale fabbrica di pesce salato, essa è pens) costruitain modo assolutamente primitivo, che esclude ogni possibi-lita sia di fornire una linea che di ricevere degli abbellimenti.Del resto, lit niaggior parte di questa popolazione vive invillaggi come tutti gli altri ehe partecipano delle stesse con-dizioni dei loro vicini e connazionall (2).

(1) V. riNECKE, Op. cit., p. 18 e sg.(2) Lo Jänecke cerca una origine sassone per la dimora del Romeno,

che egli ovrebbe voluto gratificare solo delPoriginalita del bordeiu, latans sottecranea. rarissimi a solo in pianura, sulla via delle invasioni.Invece si trovano, come a Prejmer (Tardau) vicino a Broov, nella e chiesacastello a, delle costruzioni di tipo romeno. V. SWEAT. JS, SiebenbürgischeBurgen-und Kirchen-Kastelle.

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AlrItLXI"Sala del Museo etnografico transilvano a Cluj

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CAPITOLO III.

GLI ORNAMENTI DELLA CASA RURALE.

La casa dl contadino romeno o .balcanico, e massimequella del primo, ben difficilmente e del tutto priva di or-narnenti. Ognuno degli elementi che la compongono ne hala sua parte.

Siccome II legname rappresenta l'elemento principaledella costruzione, specie nelle regioni in cui si ha pia agiodi pensare all'arte, la massima parte di tali ornamenti sondovuti alla scultura nella quercia dura, nel fragile abete, ta-lora nel noce prezioso, o nel tenero tiglio.

Avvicinandosi alla corte, quando la cinta non e chiusadal graticcio di rami o da semplici tavole non lavorate, posteoriazontalmente fra i pioli piantati in terra, si scopre subitoil disegno accurato del ricinto. Le foglie, i fiori, sono imitatiin modo strettamente schematico nell'intaglio delle tavole (1).Spesso si consacra una cura speciale al portone, trattando congrande abilith dei disegni molto vari, di puro carattere geo-nietrico: talora tuttavia si ha l'impressione che quelle stelleinscritte o no in un circolo, quegli zig-zag, quelle croci, nonsiano dovuti alla sola imitazione delle porte d'ingresso dellechiese, in pietra scolpita (2); ne è da escludersi che anche

(1) JXNECKE, O. cit.. p. 29.(2) In Transilvania, una porta del paese abitato dagli Sziculi, a Mi-

kháza, « la casa di Mike, », di Micu, porta la data 1626 (v. SICERtis: DinTransilvania e le nostre figure). Non vi è alcuna differenza essenzialeIra la porta degli Sziculi e quella dei Romeni.

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esse abbiano derivato qualcosa dall'arte rustica. Al di sopradelle porte, scolpite anch'esse, s'innalza talora tutto un de-licato merletto di legno, come a Biae§ti (Gorj).

Un lavoro perfettamente simile scolpisce la base di legnodelle colonnette, gli orli del tetto, in breve tutto (panto entranella composizione del balcone. Certi fregi sono d'una corn-plicazione e d'una delicatezza estreme. Spesso ii parapettoscolpito del balcone si curva in fuori per sostenere i fiori pian-tau in piccole casse oblunghe di legno. La dorsale del tetto

spesso irta di tavole piantate obliquamente nel senso dellaaltezza; ma tutta l'ingegnosita dell'artefice si esplica nel darele forme piü svariate alle due guglie o frecce, bolduri, thgeti,che non solo hanno una linea finemente dentellata, ma cheportano alla loro superficie dei disegni assai complicati di-versi da una casa all'altra: ve ne sono a fiori di giglio, a bot-toni appena schiusi, etc. Le guglie possono essere sostituiteda banderuole di latta recanti una insegna su cui è talvoltaincisa la data della costruzione. Spesso ii camino esterno e dilegno ricoperto di assicelle, e, senza avere ornamenti, è inte-ressante per la sua forma generale, come il camino veneto dimattoni. La porta e anche fatta in un altro modo, spessissimoa losanghe o a rombi. Non ho mai visto una decorazione si-mile attorno alle finestre: ma nelle case ricche in mezzo allecommessure si trovano delle scuhure in rilievo.

Le colonnette non hanno solo dei eapitelli copiati talorasu quell delle chiese, che sono di forme svariatissime, corn-prese quelle a coma di ariete uscenti da foglie ricurve d'a-canto. Alla base, e fino a una certa distanza, scendendo daquesto capitello c'e tutta mut serie di linee axoa croce dirilievi paralleli, che fanno un notevole effetto. Non ho mairiseontrato il caso di colonnette scannellate: la superficie re-sta assolutamente liscia. Si trova spesso piü comodo annetterealla eima della eolonna delle sottili tavolette di legno lavoratea parte.

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11 mobilio presso i Romeni non offre che ben poche oc-casioni alla ornamentazione. Su Ila lavita cui si è gihparlato, a un tempo letto e sedia, si accumulano fino al sof-fitto delle « scorze », delle a paretare », che ho trovate inliste dotali dell'antico regime, dei tappeti, delle camicie, ladote insieme dell'ava, della madre, delle figlie.

11 soffitto, tavan o bagdadie (due termini turchi e di ori-gine assai recente; prima pare che si dicesse ceria, cielo, co-me nella casetta del pastore), puô esser coperto da un into-naco suscettibile di assumere forme derivate evidentemente daquelk che si vedono nelle chiese (come l'aquila bicipite chericorda Bisanzio, e in Valacchia la famiglia regnante dei Can-tacuzeni, d'origine costantinopolitana). Ma phi spesso, nellecase dei contadini, presenta dei travi sporgenti separati datavole rientranti, che offrono un motivo alla decorazione, co-me avviene di tutto quanto forma una parte in rilievo dellacostruzione.

La tavola piccola, rotonda, con tre piedi corti, cinie, serveunicamente ai pasti della famiglia, e non 6 mai decorata. Visi siede attorno su semplici sgabelli a tre piedi else partonoda uno stesso punto, di lavoro comune. Essi continuano latradizione dello scanznum romano, di cui si è conservato iinome: scaun, con molti derivati (sca'unel, scduief, deriva-zione semasiologica: Scaunul Domniei, la sede del princi-pato). Sebbene la lavita faccia le veci di letto, esiste ancora,specialmente nelle case di montagna, dove occupa le parti la-terali del balcone, il letto separato, ii cui nome attuale, pat,fu ricondotto al bizantino « patos » (1), ma che dapprima sichiamava strat, da stratum (il senso si è conservato nello

( 1) V. BOGREA propone Fetirnologia pavatum; cfr. II doppio signi-ficato di strat.

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c strat » dei fiori, l'aiola, ii letto del fiori », nello u strat »del fucile, 11 calcio) (1).

Non ci sono armadi, salvo nelle case di costruzione mo-derna o in quelle delle iegioni che subirono l'influsso occi-dentale, dei Sassoni della Transilvania, dei Tedeschi colonizza-ti nella Bucovina e nel Banato, ed anche nella Bessarabia. 11nome solito, turco, di dulap, significa in realtà semplicementelegno d'una certa specie (in Transilvania c'e pure il nometedesco di « coastiin », Kasten; variante romena dialettaleartar (2). 11 vero armadio (in francese la parola viene dalmobile the eontkne le armi) si trova nello spessore deI muro,se questo 'e in muratura, e i ripiani son formati da tavolequalsiasi. Questo sistema si trova pure nelle case degli an-tichi boiari. Non offre quindi motivo alcuno di ornamenta-zione.

Cli oggetti chc non sono esposti specie i capi di ve-stiario o che non sono posati i « bibelots » sul da-vanzale interno della finestra, fra i vasi di fiori e i fruui pinheW o sotto la nuvola diafana delle tende finemente tessutevengon riposti in una cassa, lada (diminutivo: WO). Ab-biamo già parlato di quelle che si vendono sui mercati, pro-venienti dalla Transilvania,da Bra§ov, con quei larghi fioriche son riusciti a placere a una nazione amante, per tradizio-ne, degli oggetti stilizzati. La forma pill antica non è dipinta,e tanto meno colorita nel modo che ricorda l'Occidente e dicui i Magiari, col tulipano ancestrale, vollero fare il princi-pale motivo della loro arte popolare nella pittura. Formatada quattro tavole verticali nelle quali se ne incastrano una odue orizzontali e chiusa da un coperchio che abbraccia le due

(1) L'identità di significato è rappresentata dalla variante: patulpustii.

(2) Segnalato da V. BOCREA, che conosce mate, in Transilvania,armor.

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estremith, essa è ornata, sopra un legno secco ma facile a la-vorarsi, di linee tracciate con un chiodo: circoli concentrici,semicerchi, un grande fiore in mezzo; sui lati delle striscecombinate che possono o no formare delle altre stelle. iitron, ii trono, ii cui nome proviene senza dubbio dalla piüremota antichith.

Per le stoviglie si dice ancora vas, e il termine è generico;ma il nome specifico del yasellame di cucina, derivato dalloslavone, e: blide, singolare= bud (il fabbricante che lavoravanelle radure dei boschi si chiama anch'egli blidar) si usa unmobile speciale, su cui converge tutta la preoccupazione ar-tistica dell'artista contadino: ii blidar. Le semplici tavolelaterall, poste nel senso della larghezza, senza rivestimentonella parte posteriore, perch& si appoggia sunk' parete, sonodecorate nel modo pin ricco. Traforate, ornate di foglie stiliz-zate, lavorate col chiodo in modo complicatissimo, esse pre-sentano talora delle specie di scudi! con cerchi, e poi croci,formule d serpenti protettori, quadrati punteggiati. Gli stessiartigiani innalzano le croci delle strade maestre, che talvoltafurono altari campestri, le cruci o tro4e, le « triniti n (1), for-mate da una o da due branche parallele collegate da una fa-scia trasversale, o da tre che divergono dalla base, ornate didisegni dall'ingenua eolorazione, che talora rappresentano inincavo Adamo ed Eva, la Vergine, il Cristo sulla croce,santi, etc., percorse da linee trasversali di colore, come igrembiuli delle contadine, e talora coperte da un tetto similea quello che s'innalza al disopra dei portoni. Possono ancheavere un uccello sulla cima, e in fatto di sculture hanno sopratutto quei circoli, quelle stelle, che sono, come dicemmo, l'uni-ca decorazione dei etroni», accanto a degli zig-zag, a delle pun-teggiature. Talora vi sono parecchie croci riunite, chiuse come

(1) Le croci di pietra, piü semplici, &ono opera dei oostruttori di

chiese.

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in un quadro da un c.h-colo. Le forme sono cosi svariate cheimpossibile teller loro dietro con una descrizione metodica.

L'album Voinescu ha sulla copertina un curioso esempio dicroce che porta sopra ii tetto ii sostegno d'un pozzo. Piet sem-plici, le croci dei cimiteri, fatte dagli stessi cruceri rurali,finiscono talora con le estremità scolpite nello stesso mododelle guglie », delle « frecce » dei tetti. E si potrebbe ag-giungere ancora tutto un gruppo di oggetti per la chiesa, dicui tratteremo a parte in un altro capitolo.

Se si aggiunge l'immagine santa, la kona, che gli ar-tisti popolari copiano sul vetro, grossolanamente, in Transil-vania, specie nel villaggio di Nicula, ma che in Moldavia efatta all'encaustico secondo procedimenti arcaici e su mo-dell presi nei libri, e forse anche in vecchi quaderni dipittori di chiese (1), abbiamo tutto cplanto la casa dei con-tadini romeni presenta in fatto di lavorazione del legno.

Tutti i Balcani usano lo stesso fondo primitivo. Gliesempi romeni caratteristici s'incontrano in Serbia, in Bul-garia e nella Macedonia.

Accanto all'ornamentazione del legno (2) ce n'e un'altrache si applica mediante forme sull'intonaco fresco.

Nella regione montuosa, ove l'intonaco stesso ha solo unoscopo pratico, questa ornamentazione si trova soltanto inesemplari isolati. Ho già parlato delle figure che appaionoqua e là nel soffitto. In un caso, nel distretto di DAmbovita,due circoli concentrici sono tracciati al di sopra della can-tina, sugli sporti del balcone aperto. In una casa del distretto

(1) V. la nostra comunicazione al Congresso di Storia dell'Arte, nel1920. Fu ritrovato da Transilvani stabiliti in America un bel prototipo diS. Giorgio su vetro, che data dal XVIII secolo..

(2) Tutta una vallata valacca, quella del Teleajen, riproduce nei bal-ooni dei contadini in forme divenute astratte il sole tra leoni dello stemmadei Filipescu.

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di Prahova vi sono cornici circolari che contengono figure do-vute all'immaginazione popolare, pin o meno prive di senso,somiglianti, in forma pin semplice e pin rozza, ai tipi rap-presentati sui dischi di smalto che ornano le chiese di Stefanoil Grande in Moldavia.

L'Oltenia non conosce affatto questi ornamenti. In Va-lacchia si trovano solo in certi distretti: Ilfov, Prahova, Dam-bovita, ove io stesso ho potuto osservarli. Attorno alle portee alle finestre o in larghe linee lungo i muri, presentano inrilievo accentuato « soli », intrecci di losanghe, croci ornate,talora anche, per degenerazione frequentissima, vasi di fiorisbocciati, uccelli e persino animali e figure umane. r mo-delli, che peraltro nessuno si limita mai a copiare soltanto,dovettero esser presi uegli elementi della scultura, di carat-tere perO pin orientale, riproducente direttamente rami difoglie, fiori non stilizzati, ma anche, alla base, quelle stesseruote contenenti la croce o i rag0 solari delle chiese del XVIIe XVIII secolo.

Nelle case pin ricche dei boiari o dei semi-boiari dicamp agna anche le belle e grandi colonne che formano l'in-gresso della corte sono ornate di rilievi, e talora vi si aggiun-gono delle smerlettature di latta, massime dopo che la latta,verso la metâ del XIX secolo, fu adoperata per i tetti.

II colore non viene usato per ornare la casa del conta-dino o quella quasi rustica, mentre forma il principale ele-mento della decorazione delle chiese, col a tappeto di af-fresciii in Moldavia nel XVI secolo, e in Valacchia fin versoil 1850. I muri sono semplicemente imbiancati a calce, IIche permette di dar loro parecchie volte all'anno un serenoaspetto di freschezza. Da qualche tempo il turchino si me-scola alla tinta generale dalle parti di Valcea nell'Olteniae in fondo alla Moldavia. La policromia è in uso soltantosulle capanne degli zingari, che sono i soli a offrire delleingenue rappresentazioni colorate sulle pareti della loro abi-tazione.

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CAPITOLO IV.

IL VESTIARIO E LA SUA DECORAZIONE.

Fin dove l'antico costume (in romeno =port) s'e conger-vato e non si son presi dagli usi cittadini elementi di 00031-plicazione, la chase rurale della Romania e della penisolabalcanica veste la camicia, ii cui nome latino è stato con-servato dai Romeni: cämai, ctime0. Per le sue origini, Ar-turo Haberlandt (1) rimanda alla « dalmatica conservatanell'uso della chiesa cristiana, e per i suoi ornamenti ricordala menzione fatta nelle antiche fonti del lavoro frigio z.

Vien tessuta sopra uno strumento che ha quasi identicaforma a nord e a sud del Danubio e il cui nome slavo diraboiu non deve indurci a credere che le nazioni slave,iniziate piü tardi all'arte antica di queste regioni, l'abbianoscoperta e trasmessa agli abitanti indigeni che ne hanno avutobisogno principalmente come capo essenziale del loro ve-stiario (in romeno velmcint, lat. yestimentum).

Ii materiale impiegato e il lino e la canapa, i cui nomilatini si sono conservati in romeno: in (2) e ciinepa.

La forma della camicia varia secondo 11 sesso. Quelladella donna, che e coperta dalle parti inferiori del vestiario,ha sempre lo stesso tipo, scendente fin verso i ginocchi; quella

(1) op. cit., pag. 40.(23 Derivato, per contraffazione industriale:

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inipor.

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Costuiri popolari moldavi

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dell'uomo e di forma diversa secondo le regioni, o, per es-sere pia precisi, talora anche secondo le vallate.

La camicia del contadino della Transilvania è lunga elarga nelle regioni oecidentali die sono in pianura e suM-rono una lunga e dolorosa servita; non e quella d'un lotta-tore pronto a montare a cavallo e a combattere: somigliaaJla camicia dei coabitanti magiari. Nene montagne transil-vane e corta, sgonfiante, spesso ad artistici cannoncini. La sitrova pure nelle regioni dell'Oltenia, della Valacchia, di tuttala Moldavia fino al Dniester a bessarabo Nelle pianureriappare la forma larga senza cannoncini.

Fra questa camicia e quella dei Balcanici non corre al-cuna differenza, eompresa la piccola camicia degli Albanesisempre in cerca di avventure, che hanno trasmessa in parte laloro fogOa di. vestire ai Greci di schiatta ellenica, facendolirinunziare alle ben diverse tradizioni dell'ampia veste anticadalle pieghe d'una euritmia individuale.

Una cintura di lana colorata rossa o verde circonda lavita e serve in pari tempo di tasca (col a seno stesso dellacamicia), massime per il coltello. Quando è sostituita dallacintola di cuoio bruno o nero con placche di metallo gialleoffre un largo eampo alla fantasia creatrice.

I pantaloni, qari (da i(e, fili da tessere), o striirNari (« chestringe ») e presso i Transilvani anche niiclragi, di canapa odi lana, hanno forme diverse secondo le regioni. Nella Tran-silvania occidentale sono larghissimi, scampanati in basso,come presso gli Ungheresi: pare che sia un costume sarmata,venuto dagli antichi Iazigi. Sulla Colonna Traiana non si ve-dono che i pantaloni aderenti molto pieghettati, ii che ri-chiede doppia lunghezza: si trovano nella montagna e nellamaggior parte del territorio dell'Antico Regno. Potrebbetrattarsi dell'antica bracca, la braca celta, perche in romenovestirsi ai dice a se imbreica (cfr. bracinar). Nella regione da-nubiana, i larghi pantaloni bulgari, legati al ginocchio, fin

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dove salgono le corregge dei sandali, sono i phi usati. Nellapenisola balcanica, presso i Romeni di Macedonia, gli Alba..nesi, i Greci, i pantaloni aderenti sono pill diffusi di quelliche noi attribuiamo ai Sarmati.

Sopra la camicia il contadino romeno si getta un mantello(il termine manta e turco; mantle e un neologismo; vi e purela §ubii the di solito e foderata di pelliccia). E' di lana (lana)bianca a disegni neri in Oltenia, tanto in montagna che inpianura; la stoffa e lavorata secondo antichi sistemi nellostesso ambiente rurale, e fin nelle radure delle foreste le piveo piue (singolare piud o pied, dal latino plbda) (1) si tro-vano lungo i corsi d'acqua e fanno sentire nella none il loromonotono ritmo. Questo prodotto, assai spesso ma fine allasuperficie, si chiama con termine turco aba, e fu senza dubbionaturalizzato dai mercanti d'oltre Danubio, antichi fabbri-canti di questo panno orientale, a buon mercato. C'erano degliabadgi (in romeno=abagii: la loro fabbrica e il loro corn-mercio si chiamano abagerie). L'equivalente di questo tenninee dimie, d'origine slava. II costume dell'Albania e della mag-gior parte dei distretti serbi e fatto di questa stoffa e di questocolore.

L' « OA » non penetra oltre l'Olt, ma l'Oltenia eonoscepure altri mantelli the le sono particolari: sopra un fondobruno si staccano dei fiori dei pill svariati colori, di un bd.-l'aspetto d'intarsio policromo, rosso, turchino, verde, giallo.Nella Valacchia il hmgo mantello non e mai bianco nè ha letrecce nere cosi complicate, benche sia fabbricato con glistessi metodi da artigiani che sono pure a abagii ».

La Moldavia conosce due forme di mantelli, the benin-teso s'incontrano pure nelle province che gia ne furono stac-

(1) V. DAmi: Incercare de terminalagie populard rooming. Bncareat,1901, p. 167 e sgg. Cf. piit recentemente TACHE PAPAHAGI, Images d'ethno-graphie roumaine, II, Bucarest, 1930.

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cate e anche presso i vicini, Sziculi o Ucraini, nonche pressocerti Polacchi, gli Slovacchi e i lontani Cechi: ii suman osucman, detto anche ghebei, e ii cojoc.

Li primo e di lana, d'un tessuto rozzo ma solido, brunodi colore, senza ornamenti alla superficie, ma terminato dauna specie di passamanteria di grosse palle rotonde. Quandoe pin corto, ii suman si chiama bonditei. Ambedue questimantelli sono chiusi davanti con bottoni di panno grosso presidentro cappi di filo nero. Nella vicina Transilvania il su-man » non e igtoto.

Ii cojoc sostituisce ii mantello d'inverno, nella maggiorparte delle regioni romene, per non dire in tutte. E' di cuoiobianco su cui, come si vedrà, risaltano degli ornamenti cu-citi con lana, dei pin vari colori, che rappresentano tipidi cui parleremo in seguito, quando cercheremo di determi-nare le forme generali della decorazione. Le dimensioni e IItaglio di questa giacchetta di pelle, variano: vi sono in Tran-silvania dei cojoc » pin corti, senza maniche. In Valacchiasi tagliano e si guarniscono pin semplicemente, e in generalein questa parte del territorio romeno si vedono molto meno.La Moldavia in genere, ma in ispecie i distretti settentrionalie la Bucovina, presentano le mode pin belle: il mantello dicuoio è lungo, scende oltre la vita e la segna, ha un collettoche si pun rialzare, e le inaniche'lunghe, rese necessarie dalclima pin rigido. I sarti che fanno questo lavoro abbondanodi dettagli ornamentali pin che nell'Oltenia; a Craiova unastrada intera e riservata a questa antica industria rustica (1).Ii pastore porta una krga giacchetta di pelle con la lana fuo-ri; e la burcd.

Spesso, ma non in tutte le regioni, ii contadino romeno

(1) I vecchi norni turchi di ipingea, mantello nero senza maniche,imurluc (mantello corto) si conservano ancora qua e là. V. DAMi, op.cit., p. 169, nota 1.

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calzato di sandali, o piuttosto d'un pezzo di cuoio fermatoper mezzo di lacci o altrimenti: gli opinci. Questa e l'unicacalzatura del pastore, eccellente per le strade di montagna;non ferisce mai il piede, e i soldati in guerra la reclamavanoinvece di quel tremendo strumento di tortura che è lo stiva-letto austriaco. E' una calzatura conosciuta in tutta la peni-sola balcanica, fino alle regioni albanesi e greche, ove la puntasi solleva a forma di becco e pub portare un fiore di lana.Non le si applica mai alcuna ornamentazione. Nelle regionipin ricche o pin raffinate, come nella Moldavia superiore,gli opinci sono sostituiti da ford stivali che salgono oltre iiginoochio, e possono essere abbelliti da icpunti » cuciti sullaparte pin larga che copre Ii polpaccio.

Chi porta i sandali, lascia vedere le calze: cilltuni, col-tura in Moldavia (un tempo si diceva cal(e; cfr. il verbo aincelta, il sostantivo incillOminte, calzatura, donde provieneII cognome di Cilltaru), ciorapi, dal turco, in Valacchia. Sonodi lana grossa, e soltanto nella valle del Danubio, e soprat-tutto nei distretti di Ilfov, Vlaca, Ialomita e nel Banato,hanno una decorazione a colori, corrispondente a quella delvestiario e dei guanti (manu§i, da m4nt, mano) di lana.

La testa, d'inverno e per mold contadini romeni an-che d'estate e coperta dal berretto di pelo, la eciciuld (cfr.la cucula romana), che corrisponde al berretto frigio

copri-capo dei Traci, che era il distintivo dei Dacipileati e contrastava colic teste nude dei semplici comati.La forma varia molto secondo le regioni: ve ne sono di di-ritti, come in Moldavia, altri hanno la punta piegata a de-stra, come lo portano i cacciatori delle montagne moldave, ealtri ancora hanno la punta schiacciata, ii che da al berrettouna forma quadrata e massiccia. L'origine d'un pastore, d'uncontadino, si riconosce al suo modo di trattare la « cciul ».

Questo berretto, questa a tiara » difficilmente e di lana bian-ca, spesso e di lana grigia.

dell'an-tichità, ii

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noto nella penisola balcanica, senza differenze nel ca-rattere generale, presso tutti gli Slavi. Gli Albanesi invece,seguendo forse una tradizione illirica, usano la corta berrettarotonda di pelle bianca. Il fez popolare dei Greci, diverso daquello che Mahmud II rese obbligatorio in Turchia solo versoil 1830, è un berretto albanese di lana, con fiocco di frange.

11 cappello, pálizrie (nella Transilvania settentrionale:clop, dal magiaro), è eerto di origine transilvana. Figura nellepiit antithe tariffe doganali dei Principi romeni, verso il prin-cipio del XV secolo. Talvolta, come in Moldavia, ha i bordilarghi, un po' rialzati; talora la parte rialzata arriva sino allalinea del fondo, come in certe parti della Bucovina, nellaTrasilvania occidentale e nel Maramurk. E circondato daun nastro che si presta a svariate guarnizioni, per le pennedi pavone, die vi sono inflate dentro, o le perle di cuicosparso.

Abbiamo già parlato della camicia die portano le donne(ie; diminutivo: iitet; che l'origine sia inie, tela d'in, di li-no?): la parte inferiore è coperta dal grembiule che fa da ve-stito o dal vestito intero che avvolge strettamente ii corpo, eche, se la donna e maritata, ha un'apertura laterale che mo-stra una piega fatta esteriormente nella camicia (1).

Quest'ultima forma si trova nella Bucovina, nella Bessa-rabia settentrionale, nella regione montuosa della Moldavia,e, come tutto II resto del vestiario, dà un aspetto particolar-mente semplice, svelto ed elegante alla contadina romena,non meno che alla Piccola Russa della Bucovina, della Bes-sarabia settentrionale (regione di Hotin) ed anche dei paesivicini. Con termine slavo è chiamata catrintd, ma, lit dove laterra valacca tocea la Moldavia, si ha l'antica espressione ro-mena di streinglitoare, quella che stringe ».

(1) Allo stesso modo (v. OPRESCU, Arta (draneasca la Romani, Biwa-rest, 1923, tav. III) un triangolo non ricamato sulla spalla di una carpi.cia mostra die e destinata ad una £danzata.

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In Valacchia la sottana e, per cosi dire, formata da duepezzi di stofia fissati dalla cintura (brtiu); 6 la Iota, di cuimostreremo l'ornamentazione insieme con quella della « ca-trintl-strangrnoare ».

L'Oltenia, sottomessa ad altre influen.ze, e che forse rap-presenta on altro antico strato barbaro, ha neI suo valnic(nome slavo) una strangatoare tutta d'un pezzo, con ornamentiesclusivamente cuciti nella stoffa, e distinta dal fatto di esserepin corta, molto larga e fittamente pieghettata. Se la « fot5 »fa pane anche del vestiario della donna bulgara, fino a quellaregione dei Balcani ove le dorme portano solo un semplicevestito, nero come U velo che copre la loro testa, il viihrie asua volta si trova presso i Serbi e presso tutti gli abitanti, dirazza diversa, della Macedonia.

Nel Banato infine, come in alcune regioni del Pindo, lapane tessuta della « fotä », lavorata molto riccamente conoro ed argento, è estremamente corta, e serve di semplice basefiammante a dei lunghi fili rossi che, con la loro criniera, co-prono la camicia. Queste frange danno un carattere di parti-colare eleganza al vestito, che si trasforma in un semplice or-namento, e che quasi, sempre, invece di posare direttamentesulla camicia, posa sopra una sottana. Spesso la « fotii sitrova solo di fronte o di fianco, e dall'altro lato è sostituitada un grembiule qualsiasi.

La Transilvania conosce le forme della pane corrispon-dente dell'Antico Regno: la parola pr( (Schurze), di importa-ziOne sassone, serve a indicare ii grembiule.

Ii suman e ii cojoc servono di mantello anche alle donne,identici di forma, di colore, ornati nello stesso modo. Sichiama cataveicii (l'origine della parola 6 slava, ma si trovaperaltro U nome proprio (ataveiu) un corto mantello fode-rato di pelliccia.

Le donne, come gli uomini, portano gli « opinci » che sitrovano anche talvolta nelle regioni a.sai ricche della monta-

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gna, a meno the, come nella Moldavia orientale, non prefe-riscano gli stivali che salgono fino al di sopra del ginocchio.Le pantofole, papuci, cip:ci, tárá4i, e eon un neologismo:pantofi con o senza tacco sono la specialiti delle donnedel sobborgo.

Le donne hanno di speciale ii copricapo. Diverso di tes-suto e di forma, esso serve presso i Romeni, come presso iFrancesi delle varie regioni, a far conoscere Forigine pin pre-cisa delle persone. Quando non e sostituito da un brutto tut-pan a fiori, d'importazione turca, comperato ogg,I, come nellamaggior parte della Moldavia, nelle botteghe degli Ebrei, essarappresenta un ramo importante del lavoro del paese, e, beninteso, dell'arte popolare.

Talora è una leggera rnararnii (il greco moderno ha la for-ma « rnachramas », plurale « machramades ») o cdrp, d'unfine tessuto di lino o di seta, che ricopre discretamente i ca-pelli spartiti in trecce, spesso rialzate e combinate in mododa formare un'acconciatura pin o meno complicata. Essa puOtalvolta prolungarsi sulle spalle e ricadere anche oltre lacintura; e ricinge, strettamente e delicatamente, quale apparein Occidente, durante ii Medio Evo, dalle tele dei maestri delXVI secolo, II contorno del viso, spesso di un fine ovale ari-stocratico. In questo caso nei distretti di Argq, e special-mente nelle vallate che partono dall'antica citta » capitale,e per imitazione anche di Muscel è un uso imitato dallamoda di Corte, d'origine bizantina, come si pito osservarlanegli affreschi delle chiese rappresentanti principesse del XIV,XV e XVI secolo.

Nei dintorni di Brapv, ove i « sette villaggi D costitui-scono dei raggruppamenti importantissimi, quasi urbani, iivelo prende all'incirca la forma di quello che continuano ausare le donne sassoni.

Un modo speciale di portarlo e quello cli Sal4te, il Gross-dorf, già dipendenza sassone, vicino a Sibiiu-Hermannstadt:

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un largo nodo, che copre con la sua neve bianca solo la parteinferiore della pettinatura. Ii suo nome è pachiol, che signi-fica fachiol, termine greco, phakiolon, parente del fazzoletto

Siccome gli abitanti di Sali§te sono anch'essi pa-stori transumanti, l'ambito di migrazione del pachiol si esten-de fino in Russia, e, poiche frequentano le fiere, l'imitazione<Pun nome straniero è spiegabile. Nelle vicinanze, pia in sitnella montagna, a Poiana, dove questo velo, nero di colore,e disposto con minore ricercatezza, ii nome è sconosciuto.

Dacico è senza dubbio l'antico costume che consiste nelmettere questo velo, di cui presto descriveremo l'ornamenta-zione a linee verticali, sopra una montatura di legno, di fildi ferro, di paglia intrecciata, di verghe, che si chiama il con-cat o la ceapsii. Tale « diadema » si trova tanto nel vecchiocentro della vita dei Daci, l'antica Sarmisagetusa di quei bar-bari straordinari, presso ad Hateg, quanto nelle regioni vi-eine, a occidente sino in fondo alla stretta valle che conduceal Banato, a oriente fino a Diinsul e in tutto il paese dell'Olt,attorno alla fortezza di l'agrira,. Oltrepassando la parte orien-tale della Transilvania, o meglio la parte Sud-Est che i Ro-meni dividono con gli Sziculi simili di costumi e di abitu-dini, lo si trova pure presso le Ungheresi dei distretti moldavidi Bacau e di Roman, le sole che lo conservino, accanto alleRomene che portano dei tulpan, neri o gialli, di fabbrica.Presso queste straniere, come nelle regioni montuose dellaValacchia di cui s'e parlato, ii velo discende imperialmentesino ai calcagni, e poggia sulla testa ad angolo retto, mentrele donne di F5gira§ lo avvolgono senza alcuna influenzaturca attorno alla testa, con parecchi giri in modo da for-mare un turbante. Anche la Bucovina si conserva fedele a que-sta 'nada della mararner, ma senza ii sostegno. Le Moldave delnord l'hanno trasmessa alle Picco le Russe, loro vicine, e nellaBessarabia, abitata anticamente dai Romeni, sono le sole aportarla, dalle parti di Hotin. Nessuna acconciatura femmi-

italiano.

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Altra casa valacca di V5lenii-de-Munte

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Costume popolare dello montagne moldave

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nile put!) accoppiare tanta maesta a tanta grazia. Una granparte della penisola baleanica conosce questa eredita dei Traco-Illiri: la si ritrova in Serbia, anche fuori della valle del Ti-moc, abitata solo da Romeni; in Macedonia, ove la Romenasi circonda la testa con una semplice sciarpa di lana nera, av-volta con grazia; in alcune regioni bulgare e specialmente,con tutta la pura bellezza d'un'ampia nube bianca, nella pa-tria albanese, su suolo illirico, dalle parti di Scutari (1).

Questi popoli della Balcania hanno spesso derivato dailoro padroni turchi i larghi pantaloni e le pantofole anche perle donne. Le Romene non hanno accettato le mode del Sudche in alcuni distretti vicini al Danubio, e solo per quantoriguarda ii copricapo. Nell'antica raii di Braila, le donne,passando rapide nelle succinte vesti aderenti al eorpo, portanosopra una speciale acconciatura, simile al cappello quadrato,basso, coperto da un velo nero, delle monadic orientali, unastoffa scura che incornicia strettamente II viso. E gli stessi ca-ratteri all'incirca si trovano presso quelle che, nelle antichecitta turche della Bessarabia, come Ismail, lo Smil moldavo,continuano, nei costumi, la vita dell'Oriente. A monte delfiume, la maramd bianca a righe e a fiori, talora di tradizioneesotica, copre uno chapelet » di fattura analoga (p. es. di-stretto di Romanati). II lusso della Turchia dominatrice, erededella pompa orientale, si spiega nel Banato, un tempo otto-mann (fino al 1718); ivi, invece del velo bianco, si ha una spe-cie di casco riecamente tessuto di seta o di filo d'oro e d'ar-gento, destinato a sostenere la scintillante, abbagliante corazzadei ducati d'oro e dei vecchi talleri d'argento di Maria Teresa.

Questi vari modi di coprirsi la testa appartegono solo alledonne maritate. Quasi ovunque, io credo, l'uso esige che lefanciulle vadano a capo scoperto, e forse per questo son chia-

(1) HABERLANDT, op. cit., tavola XVI, N. 2.

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mate codane, da coada (lat: cauda; treccia). Per ornare al-meno la fronte, completamente scoperta, si usa nella Buco-vina e prima, senza dubbio, si usb nella Moldavia settentrio-nale, una striscia intessuta di perle a diversi disegni geome-trici: la gd(ii. Essa e di prammatica ai balli, nei quali le don-ne e le fanciulle del Banato appaiono raggianti nel loro ca-sco d'oro e d'argento. Del resto, presso altri Ungheresi oltrequelli del paese degli Sziculi, sono stati adottati il velo bian-co e le parti principali del costume: la camicia degli uomini,pin larga pert!) e pieghettata, il mantello per i due sessi, iigrembiule per le donne.

Veniamo ora alle vaHe categorie che si potrebbero stabi-lire per l'ornamentazione dei costumi.

Cominciamo dal materiale. Ii cotone e penetrato un po'dappertutto, ma solo dopo il XVIII secolo, al pin dopo ilXVII: l'arniciu, che, salvo per la Bucovina e la parte mon-tuosa della Moldavia, ha invaso ii terreno. L'aristocratico linos'e rifugiato in poche regioni. La seta, che rappresenta ungran lusso, non è comune. I ricami d'ogni genere si fecerodapprima specialmente con filo di lana, filato alla lured e alfuso (fus), spesso camminando, e lavorato con l'ago (ac: dallatino).

Bisogna quindi considerare la decorazione della Bucovinacome la pin antica sotto il rapporto del materiale; essa nonammette l'innovazione del cotone e non raggiunge la raffina-tezza della seta; tanto meno poi entrano nella sua composi-zione II filo d'oro e d'argento. Cosi pure non conosce quellestelle di metallo, quei piccoli dischi rotondi con un foro cheserve a cucirli sul ricamo, e che sono le « farfalle », i fluturiche ornano spesso il costume valacco e che s'impongono nelcostume misto adottato dalle signore di cittii (1).

Inoltre ogui regione si distingue per II colore o i colori

(1) In OPRESCIJ, op. cit., tav. II, si parla di ornamenti di polo di cora.

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che predilige. Si potrebbe dire the U Banato, relativamenteorientalizzato, ha II uo trionfo nell'oro e nell'argento. Laparte vicina dell'Oltenia mescola nel « vfilnic ii maggior nu-mero di colori, formando quasi' una di quelle policromie datappeto di cui presto parleremo. Un certo splendore non man-ca negli ii e negli oprege della valle di Jiiu, che taglia a metaquesta parte del territorio romeno. Invece, se a sud della valledell'Olt l'influenza turca si fa sentire anche nel colore, a nord,dalla parte oltena, si ha una semplice e sobria armonia dibianco e nero, che, unita a qualche tennissimo filo d'oro pro-veniente dal Banato o dal lato di Arge§, trova la sua pia deli-cata espressione nei dintorni di Sibiiu (Sgligte, Poiana,Rod, etc.), ove ii grembiule di colore molto scuro è legger-mente spruzzato di riflessi aurei. Appena passato l'Olt, lasplendida vita principesca si rispecchia nel distretto d'Argele nel vicino Muscel, sposando l'oro al rosso purpureo che for-ma la base. Siccome dej boiari valacchi hanno dominato e co-lonizzato, dal lato di FilgAras, ii distretto transilvano dell'Olt,ii cui principe valaeco era l'herteg (unglierese: herezeg, daltedesco herzog), ii duca, in tutti questi bei villaggi ai piedidelle montagne si trova, in mezzo a pochissimo oro, questaossessione del rosso fianunante. Procedendo verso oriente, icolori non hanno pia la stessa vivacith; sono smorti, rani, gatnella Prahova. La pianura non ha carattere cromatico.

Pia si risale in Moldavia, pia si scopre II carattere domi-nante, quanto a colon, di questo antico principato moldavo,coinpresevi la Bucovina e la Bessarabia. Con una linea pinampia e un lavoro piii fitto di lana, con una maggior varietae molti meno interstizi bianchi, con o senza II ricamo privodi colore che, nella Valacchia, separa al di sotto della spallaregistri del fondo senza ornamentazione, si hanno delle combi-nazioni nuove, talora inattese, in cui si accumulano varie sfu-mature d'azzurro, il verde pallido o intenso, ii rosa, ii viola,ii bruno chiaro, il giallo sbiadito, in breve tutta la sinfonia

a

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dei pascoli fioriti. Si accumulano e quasi si sovrappongono,non senza una certa malinconica pesantezza che non permettea nessuna tonalità di prorompere, e preferisce invece fon-dere tutto in un'armonia triste come la. canzone stessa di que-ste regioni di lungo e doloroso eroismo, ai confini della razza,dinanzi al nemico. Qualche volta, per introdurvi ml raggiodi gioia (1), vi si mescola il filo d'oro piatto con cui si fal'acconciatura delle fidanzate, la petealii o betealti, il cui nomeviene da bete, il nastro tessuto die pub ornare la cintura.

La direzione dell'ornamento e determinata dalle neces-sita del vestito non meno che da un'antica tradizione: lestrisce di colore si alternano nel senso della lunghezza sulla« fotá » di Mehedinti, nel setts° della larghezza opreg »dell'Oltenia (come sul grembiule svedese) e sulla catrinta diMoldavia. Sulla camicia, il scno è ornate di « riviere (rciuri;singolare ran, lat. rivus) longitudinali, che talora bordano, di-scretamente e solo sugli orli, la schiena; delle «riviere » nelsenso della larghezza corrono dalla spalla al poise, in parec-chic linee parallele, sulla manica. Soltanto in Croazia ho visto,insieme con molti elementi comuni al costume romeno e bal-canico, delle strisce ornamentali molto strette sotto la vita, at-traverso la camicia larghissima. In Bucovina le linee sono tra-sversali, diagonali, come sulle colonne scanalate. Le perlehanno una parte importante solo nel lavoro delle donne dellaBucovina.

La tecnica non sembra che vari troppo da una regione al-l'altra (2). Due sono le categorie dei tipi che figurano tantosulla camicia quanto sui grembiuli e sui vestiti-grembiuli, suimantelli di tutte le fogge e sui veli di tutte le forme, e anchesulle calze, là dove se ne portano di guarnite, sulle bende

(1) Se ne hanno casi nel distretto di Mehedinti, v. OPRESCU, op.cit., tav. V.

(2) OPRESCU distingue ii punto semplice, ii punto a catenella, ii puntoquadrato, ii punto di Holbein (op. cit.).

sull'«

o

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di perle delle giovanette e sui nastri di perle dei giovani,sugli ornamenti di metallo delle cinture di pelle e, comepresto vedremo, su tutti I tessuti che fanno parte degli acces-sori d'una casa di contadini, della sua. O. dote » (zestre). 11primo è II tipo a figura geometrica pura, l'altro ii tipo cheriduce a certe linee geometriche tutti gli elementi della na-tura vegetale o aniniale, fino al corpo umano stesso.

Quanto a figure geometriche, accanto alla croce, sempli-ce o « a zig-zag », isolata o fiancheggiata da quattro punti aiquattro angoli rientranti, si ha il rombo, soprattutto il rom-bo, semplice anch'esso o doppio, con o senza annessi in lineeparallele, esso pure assai spesso dentellato tutto attorno, apunte; la stella, cosi frequente nella scultura in legno, com-pare pin di rado nell'ornamentazione degli abiti. Qualchevolta essa si trova in fondo al rombo. Spesso si ha pureuna linea a zigzag, a spina di pesce. Le figure s'inquadranoe si mescolano, tendendo a confondersi. Di solito, sulla spallae sul polso delle camicie da donna, vi sono delle semplicistrisce parallele di colore, e nelle « riviere » delle braccia sihanno delle aerie di' punti o di piccole stelle, dei quadratinitalvolta punteggiati in catena. Si presenta pure quel fregio ahmghi zig-zag che contraddistingue cosi frequentemente il la-voro in legno. Dei circoli possono intercalarsi in disegni diquadri appuntiti. Aggiungiamo le forme a x, talora compli-cate nei particolari, i triangoli con le punte che si toccano, gliornamenti circolari riuniti lateralmente, i meandri, i ganciisolati, gli angoli a circonflesso, le serpentine. Spesso i mo-tivi geometrici sono riuniti a forma di laccio. Nell'Oltenia,poiche la sottana si impone soprattutto per l'abile miscugliodei colori, le linee divergenti che servono di ornamento par-tendo dalla base hamio una decorazione semplicissima e mi-nuta.

La natura vegetale, naturalmente, e la prima ad essereimitata da un capo all'altro della terra romena. Ovunque si

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vede la foglia a pin lobi, l'ago dell'abete, il trifoglio, ii ramo,lo stelo coperto di bottoni o di fiori, l'albero non perà

l'albero della vita » simbolico dell'arte musulmana cnon mono spesso la spiga, che corona il lungo e faticoso la-voro dei campi, la palma della vittoria in questo annuo corn-battimento cOn la terra die si rifiuta e preferisce nutrire ifigli delle macchie. 11 fiore è imitato in Moldavia, in Buco-vina e in Bessarabia, come pure nel Banato, talora con per-fetta somiglianza, cosi da poter distinguere la rosa, ii giglio,le carnpanule dei campi, ii papavero, la a bocca di leone », efors'anco la margheritina (1). Sopra un « casco » del Banato,in mezzo a dei rombi, si vede anche ii fiore sullo stelo (2).Se la riproduzione è d'ima esattezza troppo brutale, come sucerte stoffe moldave o della Bessarabia, ciô è frutto di unarecente influenza straniera, che parte dalle regioni germani-che e arriva per il tramite dei Sassoni della Transilvania,dei Tedeschi della Bucovina o dei Polacchi.

L'influsso del Mezzogiorno turco si fa sentire semprequando si cerca di riprodurre uccelli, animali per esempioleoni tipi umani, sia generici che appartenenti a un'epocadeterminata, eleganti del XVIII secolo in larghi abit; orien-tali o « sioori » e « dame » moderne col parasole in mano.Queseinflusso ha prevalso specialmente nell'Oltenia, anchesui grembiuli. L'operazione di « stilizzare » consiste nel ren-dere la testa e la base con un semplice rombo, le braccia ei piedi con un triangolo orientato in basso e due campanelliche sono i piedi: tre figure geometriche di diverse propor-zioni, di cui la pin alta si continua con l'ala di un cappello;forse un'altra figura, fra due stelle che fanno una linea spez-zata, ornata nel centro da un rombo, ha lo stesso significato.Accanto alle foglie, si hanno dei fiori, senza alcun lavoro di

(1) OPRESCU, op. cit., tav. XIX.bis.(2) OPRESCU, op. cit., tav. XXVI.

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riduzione schematica, quail suole presentarli l'arte persiana,l'arte, non tracia, dell'Asia Centrale, orientata verso la Cinae ii Giappone. Se anche non si distingue nettamente l'og-getto die si e voluto copiare, la grande complicazione deldisegno mostra evidente l'intenzione di riprodurre la natura.I pia complicati tipi dell'Oltenia si presentano in un altrolavoro, quello dei tappeti; ma questi, trasmessi col commer-cio da un Tpaese all'altro, e dapprima in case di boiari e diinercanti, hanno aggiunto alle vere tradizioni antiche Vele-mento preso a prestito che proviene da un'arte di tutt'altraispirazione. Aggiungerb che le forme orientali caratteristi-the non si trovano che nei distretti dell'Oltenia meridio-pale, confinanti col Danubio, un tempo dominio turco. Tut-tavia in certi tessuti provenienti dal Nord si potrebbe rico-noscere ii tentativo di riprodurre una chiesa, allo stesso modothe Parte musulmana cerca di presentare una moschea (1).Quando in un tessuto di filo d'oro gli oggetti rappresentati,per esempio una spiga, hanno un rilievo troppo accentuatoe linee troppo grosse, si deve arnmettere la stessa causa dideviazione.

Ii lavoro non differisce sotto alcun rispetto negli articolitessuti e decorati che servono ad abbellire la casa o che deb-bono accompagnare le quotidiane occupazioni della vita. Vie la tenda (perdea, dal turco), la salvietta (fervet, stessa ori-gine), l'asciugamani (qtergar, radar, fterg), ii fazzoletto, la rid-

che del resto non serve per soffiarsi ii naso, ma perornare la ciUtura la moda si e rinnovata nei fazzolettiguerniti che si portano nella tasca piIi alta della giacchettae anche per testimoniare a cputicuno l'inizio di un desideriod'amore, l'invito a una corrispondenza di sentimento, usouuesto comune ai popoli della penisola balcanica. In tuttiquesti casi la decorazione, semplicissima, segue solo gli orli

(1) Cfr. OPRESCU, op. cit., tav. VII.

framii,

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dell'oggetto. Accanto al fazzoletto o anche alla a maramil n-velo, c'e un altro tessuto, destinato ad altro scopo: servea ornare un'innnagine sacra, o si lega con negligenza affet-tata all'angolo di un mobile. Altri pezzi di stoffa servono acoprire le sedie nelle case, dove ce ne sono. In una parola,il loro uso e molto vario, ma il carattere generale e semprelo stesso, e non si differenzia dai tessuti di cui abbiamo par-lato prima. .

Invece, la decorazione &Ile borse che formano il baga-glio delle donne quando si recano in citth e di un lavoro piasolido, pia compatto, aopra una traina assai piii resistente.L'uso e stato rinnovato nelle grandi borse riccamente ornatedel tempo nostro. La stessa foggia hanno le bisacce degliuomini, che (lel resto quando viaggiano portano al fianco laborsa, la merindeata (da merinde, provvista, dal latino me-renda); e lo stesso dicasi dei grandi sacchi appesi alla. sella,i doppi desagi, le traiste. Se le cinture non sono decorate,lo sono invece con delicatezza e con grazia le piccole strisce(bete e betelii) che se ne staccano nel costume femminile.

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Costume popolare valaceo(distretto di Argo)

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Costume moldavo della regione delle montagne

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CAPITOLO V.

a SCORZE » E TAPPETI.

Per la qualita dei materiali, la maniera di fabbricarb, el'uso al quale son destinati, i tappeti, che il Romeno chiamascorze (scoarte), veliMe (termine slavo) o covoare (singolare:covor) si stacc.ano dai tessuti di cui s'e parlato, salvo i cerge(sing. cerga) dei pastori romeni, che, fatti di lana, hannocome unico ornament° il colore, e corrispondono alle plocadedella Valaccbia.

Non e possibile assegnar loro ne eta nè origine diversada quella degli altri rami di quest'arte la cui sorgente siperde nei tempi. Il tappeto turco, destinato a ornare la mo-schea, a stare sotto i ginocchi dei fedeli oranti, a essere in-viato in dono ai santuari famosi, non e affatto il loro modello,sebbene, come presto vedremo, abbia influito sulle a scorze adell'Oltenia. Il tappeto turco di Caramania si basa piuttostosull'antico tappeto dei Traci, dagli ornamenti geometrici, edessendo stilizzato si distingue in modo assoluto dal tappetopersiano, che riproduce semplicemente i modelli offerti dallanatura. Ma il prodotto dell'industria persiana ha lasciato trac-cia sul tappeto turco di Costantinopoli, della Rumelia e dellaMacedonia, e per via di queste trasformazioni il lontanissimoOriente pote imporre la sua imitazione ai Romeni dell'Olte-nia, ben inteso dopo aver conquistato le altre nazioni cri-stiane sulla destra del Danubio. In forma piii volgare e menoricca gli corrisponde il tappeto bulgaro-serbo di Pirota.

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Se dunque si vuol conoscere la forma originaria di que-sta « scorza », astraendo dalle salviette » e dalle tintureche ornano i muri di certe case nella montagna valacca (1),bisogna ancora una volta rolgersi alla Moldavia integrale,prima degli smembramenti oggi riparati, ma sopra tutto aidistretti montuosi della Valacchia.

Ho sott'occhio uno dei pin belli di questi tappeti, pro-veniente dal distretto di Prahova. Vdiviso in pareccbie striscelongitudinali d'un'ammirabile colorazione vegetale: giallochiarissimo, colore di burro fresco, nero, arancione, azzurrod'una dolcezza infinita, rosso sangue di bue, verde. Vi sonorappresentati rombi di un crornatismo interessantissimo;e sul primo fondo giallo vi sono pure delle figure biancheorlate di nero, con in mezzo un triplice rombo verde, orlatodi nero, e poi una figura rosso-cupa coi contorni verdi e iidisegno interno rosso pallido orlato di rosa; una terza figura

verde, orlata di rosa, con un disegno interno giallo orlatodi rosso cupo. Nelle altre strisce si ha una combinazioneassolutamente nuova fra questi colori cosi diversi, senza chemai un tono stridente ne turbi la perfetta armonia.

II tappeto della Bessarabia ha colori pin smorti e menovariati, fra i quail domina spessissimo, sul giallo della fogliamorta, sul pallido verde, sul rosa sbiadito, U potente fondonero o un fondo turchino, d'una intensità, d'una solidithstraordinarie. 11 tessuto è pin fitto di quello della Bucovina,che è anche notevolmente piü vivace e assai pin fedele all'an-tico schematismo di quello della Moldavia restata liberasull'arte popolare di questa regione si è troppo spesso eser-citata l'influenza del prodotto di fabbrica, dal quale proven-gono fiori inverosimili e uccelli impossibili. 11 tappeto dellaBessarabia non puô essere considerato come il vero tipo di

(1) Orttescu, up. cit., p. 39.

dei

a a s

e

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quest'arte presso i Romeni; esso infatti presenta talvolta deifiori imperfettamente schematizzati (1), dei ciuffi di fogliesopra uno stelo oscillante, della linee che tendono ad arroton-darsi. Tuttavia possiede una grande varietb, individuale, nonlocale, e una nobilissima discrezione di toni.

Un effetto molto pin potente è prodotto dai grandi tap-peti dell'Oltenia e un bellissimo esemplare ne fu regalatoal Museo del Trocadero di Parigi. Quando diciamo: del-l'Oltenia, non intendiamo parlare delle forme della mon-tagna, poiche vi si incontrano (2), piU o meno regolarmentedisseminati, i disegni geometrici gib noti. Ma nello Jiiu in-feriore o Do lj si ha dapprima una schematizzazione moltoprogredita di motivi presi dalla natura: sugli orli, in lineaininterrotta, e una serie di grandi fiori separati da foglie lan-ceolate; tin secondo orb è fatto di piccole figure geometri-che; in mezzo sembra che si sia tentato di rappresentare deibusti umani con dei triangoli, riuniti a forma di M main-scola (3). Eccone ora un altro in cui sono largamentepenetrate le infinenze del lontano Oriente, facendone uninestricabile miscuglio di elementi vari, non geometrici, iicui co/ore, sparpaghato qua e lb, clà l'impressione d'unodi quei prati, fioriti d'una infinita ricchezza di fiori, che labreve primavera della vallata danubiana presenta quando siavvicina alla fine. Accanto al fiore semplificato vi Bono deigrandi tulipani, riprodotti fedelmente, poi degli steli flessi-bill, pieni di larghe foglie; qua e là si puô riconoscere la pan.nocchia pienamente sviluppata del granturco in mezzo afoglie che, curvandosi, l'una dietro l'altra, sembrano inse-guirsi in una corsa folle. E sorgono degli alberi dai moltirami frondosi, e vasi alla moda persiana lasciano sfuggire ii

(1) Come in quell°, ripmclotto da OPREECU, op. cit., tav. XLI.(2) Ibid., tav. XL.(3) Ibid., tav. XXXIX.

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loro ricco contenuto di fiori, e delle anatre, simili a quelleche ornano i templi e gli ipogei dell'Egitto, sembrano volerbeccare i fiori sbocciati. Inoltre vi si possono mescolare deglianimali, dei pesci, e acne bizzarre, comiche rappresentazionidell'essere umano; caso unico in quest'arte, salvo un esempiodel lontano Maramur4§, in cui si vedono delle donne che sitengono per la mano movendosi lentamente al ritmo antic&della hora.

Non conosco nella penisola balcanica nessun esempio diquesti tentativi arditi che cercavano di creare un'arte nuova,.scostandosi dalle tradizioni.

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CAPITOLO VI.

L'ARTE POPOLARE NEGLI ARNESI E NEGLI UTENSILI.

In fatto di arnesi e di utensili, bisogna cominciare daquelli semplicissimi, ma spesso decorati con gran cura, operadel pastore quando è a a munte », sulla montagna, e disponedi molto tempo libero.

Prima di tutto, ii pastore copre di ornamenti molto vari,d'un carattere individualmente originale, il suo vincastro, Jabdtd (boa(d) o cei pcel, la maciucd (n2azza). 11 vincastrocosi decorato si dice a scritto » (scrisd), a screziato » (impe-stri(atd, impestritd), « inciso » (crestatd, increstatd), Impuitatiirnpuiatd (« che ha degli ornamenti da pulcino ») « dipinto »(zugravitd), « formato » (informatd), ornato a serpentinapuitd), « piumato » (impanatd), « ornato D (chindisitä). Quan-do ha delle incrostazioni di metallo, il vincastro è aferrato(ferecatd).

Su tutto il vasto territorio percorso dal pastore transu-mante, i disegni incisi entro il legno, preparato o no, taloracolorato o semplicemente annerito, spalmato di grasso o espo-sto al fumo (1), hanno tutti lo stesso carattere, assolutamentegeometrico. Ii cromatismo, alternando del rosso, del turchino(in Transilvania), raramente interviene: tutto si riduce a unlungo lavoro ostinato, minuziosissimo, che cerca di riempiretutto lo spazio disponibile e vi riesce.

(1) D. ConA: Album de crestdturi in lemn, Sibiiu, 1909, p. 4.

(§er-

D

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Nu lla manca, in questa lavoro d'amore profondo, diraccoglimento quasi religioso, degli ornamenti che abbiamodescritti nel capitolo della casa e del vestiario. Ii pastore ar-tista raccoglie tutto quanto ha visto e vi aggiunge, nel campostesso della geometria di stile arcaico, le raffinatezze della pro-pria inamaginazione particolarmente spontanea.

L'oggetto è clapprima tutto coperto da un lavoro delic.atodi punteggiature, di tratteggi, di zig-zag angolosi, su cui ri-saltano fortemente le decorazioni pin nette e originali. Si hala croce e ii rombo, la stella, la serpentina, la rosetta, lefoglie lanceolate, e anche degli ornamenti in linea curva chericordano le « cinture », gli astragali di mezzo delle paretiesterne delle chiese. Mai, neppure sulla parte curva del pomo,che pure vi si presterebbe, si ha il tentativo di riprodurre unatesta di animale o d'uomo, come nelle pipe di lavorazioneoriginariamente popolare dell'Occidente. Parti chiare contra-stano con quelle annerite dall'accumularsi di tratti minutis-simi; si hanno anche i quadrati bianchi e neri come negliscacchieri. Spesso, un'incisione pin profonda crea una speciedi sporti di finestre nella lunghezza del legno. Dei fogli dimetallo inehiodati sono sottoposti a un'analoga elaborazione.Qualche rara volta ii materiale è intagliato in modo da creareparecchi registri nel senso della larghezza, con dei rigonfi edegli angoli rientranti.

Ii flauto del pastore, che ha lo stesso nome, fluier, chepresso gli Albanesi, eredi dei Traci per una buona meth, al-meno, della loro lingua, pub essere decorato nello stessomodo. Negli esemplari pin semplici, che i mercanti ambulantioffrono agli acquirenti, appaiono anzi delle linee cl'un lavoropin facile.

Ma nella cintura del custode di mandrie si trovano degliutensili che spesso, per il suo paziente lavoro, raggiungonole pin ricche forme di ornamentazione, come la scatola checontiene ii rasoio, l'astuccio di legno del coltello, la tasca »a

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(pungii) per il tabacco e la berbintti o berbenitii, che serve acontenere ogni accessorio e che un tempo era la misura dicapacith per il formaggio. Aggiungiamo ancora tutta la partedi legno della frusta, la sua « coda » (codorcive, o codirigte,da coadá « coda », col suo suffisso slavo). Le pipe spesso sicomprano al mercato, e raramente offrono quella varieth diforme che si osserva in alcuni paesi dell'Occidente. Certi pe-scatori scolpiscono i loro remi (lopeti).

Solo in pianura, qua e là, dei musicisti popolari fannorisonare ii cimpoiu, la vecchia zampogna italiana degli avilatini, di cui si ascoltano, con speciale curiosità, i suoni pro-lungati o rapidi. Nell'album transilvano pubblicato da D.Comp, non esiste aleuna raccolta analoga ne per l'AnticoRegno, ne per la Bucovina, ne per la Bessarabia si tro-vano delle « code » di cornamusa, delle direibite (probabil-mente significa « piccole navi »), delle clipote, nelle quali si

sfogata l'immaginazione creatrice del proprietario. Essecorrispondono alle code » di guzle, piu rozzamente lavo-rate, che presentano la Bosnia e il Montenegro (1).

Nella casa stessa del contadino si trova un limitatissimonumero di utensili. Alcuni ricettacoli, come le scatole,die talvolta in eerie regioni hanno nomi speciali, per esem-pio la turturu§d transilvana, che prende nome dalla tortorella,

le saliere e le pepaiole da sare, latino sal; nellalingua cittadina si usa ii termine slavone solni(e, pipernite,da piper = pepe) sono talvolta finemente lavorati col col-tello degli uomini.

Ma .gli oggetti meglio scolpiti sono i vasi da cucina, ibicchieri di legno e i cucchiai col lungo manico ornate. Fraqueste cauce (singolare cane, il cui nome significa pure: pic-colo cappello quadrate degli uomini), queste dipcele (sin-golare dipcel; ii nome non viene da cap, testa, ma probabil-

(1) HABERLANDT, OP, cit., tav. XXI.

ea

cutii,

(stirdrite,

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mente da cupa, coppa, originariamente cupsel) vi sono degliesemplari del massimo valore, che riuniscono i piIi svariatielementi del disegno geometrieo; le code specialmente, coiloro angoli rientranti e sporgenti, Bono di una meravigliosa« filigrana » di legno, del pin bell'effetto. I biochieri oblunghipresentati da Arturo Haberlandt, che ebbe a sua disposizionele ricche collezioni balcaniche di Vienna, sono evidentementeinferiori come ricchezza e anche come delicatezza di lavoro (1).

I cucchiai (linguri, dal latino volgare lingula, provenientedal verbo che significa: leccare), con la loro « coda » allun-

gata, che suggerisce dei raffronti con gli uecelli, consentonoa questa ingenua scultura forme complicate e nuove. Accantoalle rosette, alle croci d'ogni sorta, ai circoli vuoti percheii lavoro oltre l'intaglio si serve di spazi bianchi agli an-goli, alle punteggiature, si hanno dei galli con la cresta or-nata di disegni geometrici, degli uccelli bizzarri ravvolti aspirale come serpenti, o almeno delle code di volatili.

II burro, il formaggio, escono da forme il cui lavoro,pia rozzo, non manca per6 di originaliti: è il phpurr, nomederivante da pcipu.2a, bambola. Vi si distinguono pannocchiedi granturco, animali, etc.: senza dubbio si ha un'imitazionedelle usuali forme germaniche. 11 pezzo di legno su cui siserve la polenta di grantureo (miimaligii) 6 pure talvolta scol-pito .In Moldavia specialmente si fanno col ferro arroventatodei disegni simili a quell delle camicie sull'orlo dei secchi(cop, cofite) o sulle botti o sulle zampogne.

Non c'è nulla per6, in fatto di scultura e talora anche dicromatismo, che uguagli la bellezza degli strumenti che servonoalle donne per tessere le meraviglie di cui abbiamo a lungoparlato. II fuso (fus) ha le forme graziosamente ornate della« guglia » dei tetti; si prodigano le stelle, le rosette, sulle pri-stene, le prisnele (talora si dice: prisnel-boboc, a causa, credo,

(1) HABERLANDT, op. cit., lay. XX ha delle « coppe n simili, moltomeno riccamente ornate.

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Costume di pastore transilvano

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della somiglianza con un bottone di fiore), ossia i piccoli go-mitoli che corrono da un capo all'altro durante il lavoro deltelaio. Ma il maggiore sforzo di decorazione, fatto dagli uo-mini, si esplica nelle rocche, che fan parte della dote dellefidanzate, regalo di valore per la nuova famiglia, e che spes-so, nelle riunioni serali, le rzittori (da a pdea, sedersi; la-voro seduto), sono un mezzo per rivaleggiare con le altre don-ne, e sono anche, secondo una pessima abitudine, almeno inTransilvania, l'oggetto su cui si sfogano gli scherzi dettatidalla mania di distruzione dei giovani, quando le veglie vol-uono al termine.

Per rendere piü bella questa « forca », furc'd, cosi dettadalla estremith forcuta che le sta sopra, l'artista si rivolge atutti i campi della decorazione. Sul corpo, rettilineo o spez-zato, rigonfio qua e M, o rotto in parecchi pezzi, di questo or-digno essenziale, che e come lo scettro rispettato delle donneavvezze a filare anche mentre camminano, con un gesto di so-vrana imponenza, quasi in un riflesso di odissea, si trovanola punteggiatura, la stella, la croce semplice, ii crocifisso dichiesa, la croce con le estremità ad anello, le foglie lanceo-late, le braccia incrociate dell'X, gli angoli, le linee parallele,i rombi, i circoli bianchi e neri alternati, la serpentina,la foglia di trifoglio, la spiga di grano. Da ogni parte si rac-colgono i particolari; questo ricorda la serie delle tavolescolpite del chiuso, un altro i « ruscelli » della camicia, unterzo la campanella dei fiori montanini; e v'e anche l'iml-tazione del tetto, della « guglia » che gli sta in cima, dellecroci sulla strada maestra, delle ruote del carro, delle comadel bue; certe linee son quelle dei manoscritti ornati, e dellelettere d'ogni forma vengon fuori per indicare ii diritto diproprieth della donna che conserva questo documento dellasimpatia ispirata, del lavoro fatto con infinita discrezione.

(1) D. COMM 10 dice nella sua prefazione alla racoolta di sculture inlegno (v. la bibliografia).

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In nessuno dei paesi cui l'antica Tracia trasmise i tesoridelle sue attitudini artistiche, e, fra le altre, lo stesso modo didecorare le rocche (1), si trova questo trionfo della sculturarustica. E certo che questi elementi hanno guadagnato colsistema « turco », adottato dagli artefici che vivono in cittàdi ornare con incrostazioni di madreperla secchie, tavole,scrivanie, cornici, bastoni, e persino porte di moschee o dipalazzi. Anche i Principati romeni son pieni di lavori di que-sto genere, dovuti probabilmente a indigeni (quadri di ma-dreperla al monastero di Cernica, presso Bucarest, al Museodi Sinaia; scrivanie un po' dappertutto).

Oltre i semplici pastori e contadini capaci di fissare sullegno intagliato i graziosi capricci della loro immaginazione,v'è stata presso i Romeni tutta una classe di artefici di cam-pagna, che hanno lavorato per i boiari, per I mercanti e perle chiese.

A queste ultime specialmente hanno dato le pia svariateforme di candelieri (2), coperti di pitture rosse, turchine,che finora non sono state ne raccolte ne studiate. Nei piccolisantuari non e raro vedere dei candelabri sospesi d'un bel la-voro paesano. Accanto ai crocifissi fabbricati second() la fog-gia del Monte Athos, con tutto un intrico di santi in rilievominutissimo, gli stessi contadini danno alle chiese poveredelle croci semplicemente lavorate, portanti attorno alle lorobraccia il circolo delle « troite » che si trovano sulle strademaestre o nei cimiteri. E questi rustici « maestri » nte§teri,talora si sono anche arditamente cimentati nel gran& compitodi dare delle porte all'iconostasi, scolpita con una pazienzasenza esempio, spiegabile solo con la profonda pica, da mo-naci specializzati in questa professione piuttosto che da ar-tefici cittadini.

(1) V. HABEPLANDT, op, cit., pp. XVII, XVIII.(2) V. ZAGOBIt, in &delimit comisiunii monumentelor istorice, VII.

p. 16 a sgg.

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CAPITOLO VII.

CERAMICA E ORNAMENTAZIONE DELLE UOVA.

La ceramica popolare di queste regioni merita uno studioparticolare, tanto pin che i materiali dispersi, raccolti a ca-saccio e in fretta, talora di banale fabbricazione urbana, odi tipo evidentemente degenerato, non sono stati classificatiin modo neppur decente, e tale da permettere uno studio ap-pena scientific°.

Essa senza dubbio si riconnette coi vasi dell'epoca neoli-tica, di cui si trovano ovunque frammenti in Romania: inun villaggio della Bessarabia, a Cucuteni, nelle immediatevicinanze di lassy, nelle montagne del distretto di Neamt e so-prattutto nella pianura del Danubio, in Oltenia. Sono gli stessizigzag, le stesse spirali. Cosi pure, non si pun non riconoscereche i disegni che ornano la ceramica dei Romeni e dei lorovicini nei Balcani non si differenziano punto da quelli che,fra lo splendore naturalistico della ceramica di Creta e l' « eu-prepeia » disciplinata dell'epoca classica, eccitano la nostracuriosith per la loro estrema stilizzazione geometrica (vasi delcimitero di Dipylon ad Atene).

Sono stati presentati per la penisola dei vasi di forma an-tica, con un sottopiede pin o meno panciuto, a un solo colloo con un'apertura laterale e un'ansa, suscettibile di essere de-corata a corda ritorta; altri, col centro incavato, fiaschette daviaggio appiattite, forme capricciose, con numerosi colli, ar-chiteuure complicate, creazioni bizzarre con aperture lateralicome quelle dei candelabri e chiuse da un pipistrello pronto

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a volar via, il che probabilmente ci richiama agli usi ritualidi antichissime religioni scomparse. L'ornamento dipinto ri-produce tutte le forme dello stile lineare, astratto; un altro,in rilievo, presenta delle stelle, dei fiori, delle conchiglie:modo questo assolutamente originale, ma che sembra presonella sua essenza dalla ceramica d'Oecidente.

Noi abbiamo, per i paesi romeni, sufficiente materiale,pubblicato o inedito, per tentare una sistemazione basata suantichi esemplari.

Scartiamo subito quanto di solito e presentato come cera-mica popolare romena in Transilvania, quei vasi affilati conuna sola ansa o senza, e un collo leggermente svasato, che so-pra un fondo generalmente bianco hanno dello figure turehine,verdi, gialle, brune, riproducenti spesso dei grandi fiori aperti,uscenti da un ricco fogliame, e talora uccelli, o anche animaliisolati, come il cervo dei cacciatori occidentali. E impossibilenon vedervi l'antica moda germanica, quale sussiste ancoranelle stoviglie rustiche, o alla rustica, dell'Alsazia. Sebbene de-rivino alcuni elementi stilizzati dalla tradizione traco-illirica,

foglie, spighe, queste ultime specialmente, punteggiate ,pure sono di fabbricazione sassone, come lo mostra del restoanche l'uso di iscrivervi la data. Fatti apposta per questi vil-laggi romeni, erano venduti dagli Zingari, piuttosto the neimercati o nelle botteghe. Da anni non se ne fabbricano piii,perche l'industria ha vinto questa modesta concorrenza, cheha dato degli esemplari interessantissimi come forma, coloree disegno, ma specialmente come tentativo di mescolare duediverse civiltà artistiche. Aggiungiamo che questo tipo tran-silvano e penetrato anche, com'era facile avvenisse, in alcunidistretti montuosi della vicina Valacchia. De lle fiasche, ana-loghe di forma a quelle dei Balcani, hanno una decorazionesimile e appartengono alla stessa corrente.

I veri prodotti del vasellame romeno si trovano qua e la

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nell'Oltenia, distretto di Vãlcea, presso l'Olt, e nella montagnavalacca dalle parti di Ruck- e pia in basso (1), in regioni ovel'influenza sassone non e penetrata, neppure nella forma mistadi cui già abbiamo parlato. Ma dalle forme che presenta bi-sogna detrarre quelle dovute all'influenza della Corte anticaresidente nella (mini » di Argq.

Ad Arge c'e ancora un intero sobborgo di vasai (olari, daoald, latino olla, vaso), che lavorano seguendo gli antichi si-stemi. La tecnica stessa deve essere quella dei loro antenati chepreparavano per il palazzo dei principi gli oggetti di ceramicai cui vaghi frammenti, d'un bellissimo smalto, Bono stati sco-perti negli scavi intrapresi da Virgilio DrAghiceanu (2).

Ho trovato, in questa prima capitale del Principato diValacchia, uno di quei vasi complicati di cui abbiamo par-lato: fuori, delle ruote in rilievo, delle specie di catene edi ghirlande, assai pesanti; dell'animale alato che tutto do-minava, ora spezzato, rimane sulla pancia un'aquila con le aliaperte, simile a (plena dell'emblema del paese al principiodel secolo XIX. L', lo ripeto, ipiuttosto an prodotto di innta-zione. Fiori a rilievo di questa foggia non si trovano che incasi isolati, nel distretto di Mehedinti nell'Oltenia (3); e unamoda quasi scomparsa.

Pia a Oriente, nel distretto di Prahova, si fabbrieano urnedi una bella forma antica, panciute, II cui manico ha un'aper-tura laterale e il collo si ristringe, sottile. Mancano pen!) gliornamenti. Per trovare lo stesso tipo del distretto di Muscelbisogna entrare in Moldavia, nella reone montagnosa e colli-nosa; ho scoperto tutta una serie di piatti bellissimi (forlorn;il termine significa dapprima unicamente: porcellana), Della

(1) OPRESCU, op. cit., tav. LIII, LIV.(2) Cfr. Commissione dei monumenti storiei della Romania, Curtea

Donzneascd din Argo, Bucarest, 1923.(3) OPRESCU, op. cit., tay. LV, prima riga. V. HABERLANDI, op. cit., ta-

vola VIII, n. 7: la somiglianza e evidente.

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torre della Chiesa di Dolje§ti presso Roman, quasi nella re-gione di quella Baia la cui terra, in una lettera del sovrano,del XVI secolo, è indicata come particolarmente adatta a que-sto lavoro. Si fabbricavano e si fabbricano ancora, con mezzipie ridotti e sotto l'influenza delle forme degenerate che oggigli stessi contadini preferiscono, a Harlan, nel distretto di Bo-to§ani, che fu due volte residenza di principi, poiche anche quila ceramica sembra connettersi coi centri di vita politica. LaTransilvania non offre che prodotti molto inferiori e diversa-mente mescolati; per avere dei tipi antichi bisogna penetrarenelle vallate solitarie, come quella che si stacca a occidente diCluj-Kolozsvir, verso Huedin (Banffy-Hunyad), come a Cala-tele, o in qualche angolo del Maramuras, a nord (1). Pere aBargau, vicino a Bistrita, a fianco d'una assai umile ceramicamoderna, si trovano ancora dei belli esemplari di un lavoropie antico, con ornamenti in profondita attorno alla pandadel vaso, II che è un caso unico.

Ii carattere generale di questo vasellame, eui nulla s'e mi-schiato di straniero, e che è anche d'una qualith assolutamentesuperiore, perche lo smalto in Moldavia ha dei toni rosei, deiriflessi iridati e la decorazione è sovrapposta con tonalita in ri-lievo, e geometrico. Qualche rara volta, specie dalle parti diPutna, a sud, attorno alla scodella sul bordo c'e una linea ser-pentina; ma, di solito, l'unico ornamento e la riproduzionedella spiga stilizzata, non contando la punteggiatura, le grossemacchie rotonde, le linee isolate e qualche stella. La spiga sifa d'un azzurro cupo, d'una tinta rossastra scura, oppure ver-de; il fondo è sempre bianco.

La pianura valacca, che ha intieri villaggi fatti solo di casedi vasai che si distribuiscono il lavoro per specialita, comequello di Potigraf, vicino alla stazione di Crivina, nei dintornidi Bucarest, predilige un'altra ceramica, alla quale si lavora

(I) OPRESCU, op. cit., tav. L VI, LVII-bis.

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un po' dappertutto, ma con poca diligenza per quanto riguardala decorazione. Le belle forme antiche delle urne si conservanoovuncple, con varianti che possono interessare; ma lo smalto,che negli ultimi tempi e diventato di qualita inferiore, viengettato a placche o a macchie brune, a casaecio. De Ile lineegiallastre corrono a serpentina. Su lle scodelle ii motivo pià fre-quente è quello arcaico della spirale, che per6 ha perso la suaprimitiva eleganza (1).

Del resto, questa ceramica dell'Antieo Regno, incastratanei pali in mezzo alla corte, nonostante le sue lunghe

e in piena decadenza. Alcune fabbriche, come quella, giamenzionata, di Hiir 15u in Moldavia, o quella di Colentina allai)eriferia di Bucarest, riproducono, specie la prima, i tipi an-tichi.

Anche i contadini la preferiscono, perche costa poco, allamerce d'importazione, e la si vede in tutte le botteghe deimercati (in Transilvania soprattutto nelle piazze), e si tornadalle fiere con le etoviglie nuove, l'urna (ulcior, da odd, vedisopra) accanto al bicchiere prodotto dalla fabbrica. A Perig,nelle vicinanze della capitale, per uso degli acquirenti citta-dini, ghiotti di contraffazioni rurali, si cuociono oggetti dilavoro piü complicato (2) e piü variopinti, mentre II vasel-lame moldavo non ha die qualche rara macchia gettata quae lii con gusto squisito.

Un uso antichissimo, che si ritrova in molti paesi dell'O-riente ed anche dell'Occidente, è quello di tingere di rosso,di turchino, di violetto, di giallo, le uova di Pasqua inRomania si chiamano comunemente « nova rosse » (outt roqii)

per regalarle ai parenti, agli amici, o per tenersele. Pressoi Romeni, questo lavoro delicato, fatto solo dalle donne, che

(1) Vedi anche la magOor parte degli esempi dati da OPazscu, op.cit. tavole.

(2) Ibid., tav. LVI.

tradizio-ni,

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si servono di un pennello intinto nella cera bollente e ma-neggiato con straordinaria rapidità (questa parte resta biancaquando l'uovo è immerso nel colore) costituisce imo dei pinimportanti capitoli dell'arte popolare.

Gli cc artisti », a indicare i disegni del ricamo, usanotermini pin poetici, talvolta anche satirici, per esprimereqnanto hanno voluto riprodurre della natura ambiente. Sihanno quindi, fra gli strumenti e gli utensili: il frustino (gar-baciu), la sedia, ii tavolino, ii bicchierino, lo sprone, ii ferroda cavallo, ii rastrello, la lancetta, II candeliere, il martel-lino, la piccola navetta, la chiave del mulino; nel regno ve-getale: la a foglia nella vigna B, U « grappolino il fioredella scala », abetino », accanto alla spitga, al ramo, allarosa, al basilic°, aI fiore di fragola, al « fiore dei principi a,al a fiore d'Alessio » (probabilmente = Alessandro Magnodella leggenda); nel mondo animale: II polo, il cc pollo ma-lato a (steircit), ii bruco, il serpente, ii piede e l'occhio dellaiana, il corno del montone, l'unghia della capra e quella delgatto, la lingua pure del gatto, la gazza (pupiijoaia), II gallo,lo scarabeo (rikla§ca), la pulce, il ragno. La poesia non man-ca nella « donna infuriata » (meinioasii), la a mazza del mo-naco », ii « cammino della morte », le cc straniere » o « lestelle ». « Scrivendo a (a scrie, a incondeia), variegando a lenova nel modo pin individuale, cosi che raramente due esem-plari si somigliano, allo stesso modo the sulk forche con lequali l'uovo decorato ha spesso in comune la infinita compli-cazione del disegno, si cerca di riprodurre la croce », cc il pa-storale », « la cintura del pastore )), la « piccola lampada »,la « bisaccia del pastore », la slitta, l'altalena, l'amo, II ferrodell'aratro, la gabbia, la foglia di ciliegio, i chiodi di garofano,le ghiande, le zampe d'oca, l'ala dell'avvoltoio, la chiocciola,la ranocchia, la libellula, ii formicolio delle stelle (1).

(1) V. la Prefazione.

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CONCLUSIONE.

Attraverso l'Europa neolitica ed eneolitica si è avutatutta un'arte primitiva, dovuta a nazioni 411 alta potenzacreatrice, di ricchissima immaginazione, ma severamente di-sciplinate, e inclini alle formule semplici e nette. Quest'artes'incontra soprattutto nei Carpazi, nei Balcani e nel Rodope,nel Pindo e nelle pianure che si estendono ai loro piedi, sututto ii territorio che dal lato del mare occidentale apparte-neva agli miri ed era in tutte le altre parti dominio dellagrande nazione dei Traci. Ma elementi di arte geometrica sitrovano pure presso i Baschi arcaici dei Pirenei e lo sivisto dalle prove che ne furono date al congress° storico diBruxelles ed anche, a quanto nil si assicura, nella Bretagnacatica.

L'origine della vita e della civilth ellenica si attribuisceagli Eraclidi i sapienti del tempo nostro dicono etnografi-camente ai Dori venuti dal Nord. Ora, è impossibile im-maginare in quel settentrione balcanico, danubiano, una po-polazione anteriore ai Traco-Illiri, che sono aborigeni enon cedettero II posto a un altro gruppo di nazioni; nesegue quindi che nonostante gli argomenti tratti da ipo-tesi non verificate fu questa massa traco-illirica che mandôle sue avanguardie nella Grecia, abitata da a proto-Elleni Di quali erano sotto l'influenza dell'arte figurata, material-mente figurata, dell'Asia, dell'Egitto e di Creta. Si ebbe dun-que dapprima una fase astratta dell'arte greca, quale apparenei vasi di Dipylon che si direbbero fabbricati in epoca mo-

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derna sul Danubio, e poi una disciplina dell'ellenismo, nelcampo artistico non meno che negli altri, per effetto di quellospirito settentrionale, severo, freddo e un poco secco.

Le masse del popolo ancestrale, pur mischiandosi conLatini e Slavi, e arrivando a parlare lingue esotiche, conserva-rono questa ereditâ, che nella sua ieratica semplicith ha unalto valore.

Ma le influenze di altre civiltà, urbane, molto progre-dite nella tecnica, innovatrici nella ispirazione, oltrepassaronola tradizione antica e la trasformarono, se pur non giunseroa sostituirla. E quindi, come centri di irradiamento un'al-tra ispirazione, proveniente dalla Grecia e da Roma, sua con-tinuatrice, nonche dai Germani loro imitatori, si ebbero l'em-porium, ii mercato, il bazar turco nei Balcani, la piazza delmercato germanico in Transilvania.

Ora, sul territorio carpatico-danubiano dei Romeni, cheforma i principati di Valacchia e di Moldavia, non si ebbene anuninistrazione bizantina e occupazione turca, ne colo-nizzazione sassone. L'antico fondo si conservO dunque finverso il 1800 nei villaggi, senza cambiamento alcuno, mentresolo le valli isolate della Transilvania poterono serbarne iideposito integrale.

I lavori su quest'arte a tempo nostro Bono partiti daIlaRomania, ignorando i Balcani; dall'Ungheria, confondendoper partito preso the che e romeno con quanto e sziculo emagiaro; dalla Bucovina e dalla Bessarabia, attribuendo aiRuteni, come creatori, quello che hanno evidentemente presodai loro vicini Romeni; infine da Vienna, sulla base delleinformazioni balcaniche, disdegnando o trascurando la for-ma romena, che non e solo la piA ricca, ma la sola autentica.

Questa forma stessa tende a corrompersi, non tanto per-che gli usi antichi vengano lasciati ai piU poveri e pia umili,quanto per uno snobismo che vuol fame l'ornamento delleclassi superiori. Quanto appartiene all'ornamentazione del

di

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vestiario è stato trasportato sui mobili, e se n'e fatto per-sino ii fondo della pittura sacra, in Transilvania; i vari tipidi vestiario sono stati mescolati per fame uno solo, carico ditutti gli attributi, di tutte le varianti; si son fabbricati deimobili con modelli presi alle rocche e al cucchiai; la sen-plice ceramica del passato si 6 trasformata in un labirinto dimeandri e di spirali su un fondo di colori violenti. Ramo-gliendo oggi dei materiali, questi prodotti spurii son quelliche pin attirano l'attenzione, ed è possibilissimo che soprav-vivano ai modelli pun l. d'un tempo.

Prendere come base i soli oggeui di incontestabile au-tenticith, spiegarli nel loro uso e nel loro nome, trovare icaratteri veri e comuni della loro decorazione, confrontarele forme romene fra loro e vederne II rapporto con le formebalcaniche, serbe, bulgare, albanesi, ed anche greche, ricor-rere all'etnografia per trovarne l'origine comune, contribuen-do cosi a mettere in luce la p-ande civilth artistica di unanumerosa e antica nazione misconosciuta tale 6 stato loscopo che ci siamo prefisso in questo lavoro.

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INDICE

PREFAZIONE .

INTRODUZIONE

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L'ARTE POPOLARE IN ROMAMA » 21

CAPITOLO I. Caratteri da eliminare ll 23

CAPITOLO II. La casa romena » 32

CAPITOLO III. Gli ornamenti della casa rustica. o 49

CAPITOLO IV. Il 1, estiario e la sua decorazione. » 56

CAPITOLO V. « Scorze » e tappeti » 73

CAPITOLO VI. L'arte popolare negli strurnenti enegli utensili » 77

CAPITOLO VIL Ceramica e decorazione delle uova a 83

CONCLUSIONE » 89

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PREZZO LIRE DIECI