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1 www.ilcrocevia.it L’amore

L’amore - ilcrocevia.it · è per te solo, il solo che io amo. Elizabeth Barrett Browning . 3 Milano Corso Venezia rombava e cantava ... Mi univo alle ombre dei boschi che venivano

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L’amore

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***

È vero, il grande amore che è mio vanto,

dal petto risalendomi alla fronte,

con un tale rubino mi incorona,

che gli occhi degli uomini cattura,

e misura l'intimo valore. Questo amore,

unico mio pregio, non avrei, se l'esempio

tu non mi avessi dato, insegnandomi

come: quando il tuo schietto sguardo

il mio ebbe incrociato e amore dall'amore

ha chiamato. Non posso quindi dire che

amore sia cosa mia; l'anima stanca e fragile

hai rapita, posandola con te su un trono

d'oro. E se amo, (oh, anima, umili siamo!)

è per te solo, il solo che io amo.

Elizabeth Barrett Browning

3

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Milano

Corso Venezia rombava e cantava

come un giovane fiume a primavera.

Noi due, sperduti, s’andava s’andava,

tra la folla ubriaca della sera.

Ti guardavo nel viso a quando a quando:

eri un aperto luminoso fiore.

Poi ti prendevo la mano tremando;

e mi pareva di prenderti il cuore.

Diego Valeri

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***

Guarda là quella vezzosa,

guarda là quella smorfiosa.

Si restringe nelle spalle,

tiene il viso nello scialle.

O qual mai castigo ha avuto?

Nulla: Un bacio ha ricevuto.

Umberto Saba

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Prima del nostro incontro

Sottraggo i giorni ad uno, ad uno, li sigillo

e metto via, quando sono compiuti,

benedicendo il loro sole, la loro pioggia

o qualunque sia stato il loro dono;

benedicendo soprattutto la notte

che, seppur lenta, li accolse alla fine.

E prego quelli che ancora rimangono

prima del nostro incontro (ed a contarli

bastano ormai le dita di una mano)

di non smarrirsi in cielo, ma procedere

come i loro fratelli: un po’ più in fretta,

se possono, ritmandosi sul vivo

battito del mio cuore.

E tuttavia, neppure troppo in fretta -

perché ancora non so comprendere, adattarmi:

temo il momento in cui sarò chiamata

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alla quasi insostenibile gioia.

Margherita Guidacci

Abbraccio

Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.

Così vicino a me, tanto da non vederti.

Oltre la tua spalla guardavo in lontananza un monte oscuro.

Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.

Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.

Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.

Mi univo alle ombre dei boschi che venivano incontro

e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.

La lontananza inspiravo in un sorso enorme.

Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.

E nel cerchio stretto di un abbraccio

ho rinchiuso l'infinito intero del mondo.

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Blaga Dimitrova - 1957

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Senza amore

Da questo momento vivrò senza amore.

Libera dal telefono e dal caso.

Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio.

Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.

Non pallida per la notte insonne -

ma non più ardente il mio volto.

Non immersa in abissi di dolore -

ma non più verso il cielo in volo.

Non più cattiverie - ma nemmeno

gesti di apertura infinita.

Non più tenebre negli occhi, ma lontano

per me non s'aprirà l'orizzonte intero.

Non aspetterò più, sfinita, la sera -

ma l'alba non sorgerà per me.

Non mi inchioderà, gelida, una parola -

ma il fuoco lento non mi arderà.

Non piangerò sulla crudele spalla -

ma non riderò più a cuore aperto.

Non morrò solo per uno sguardo -

ma non vivrò realmente mai più.

(Blaga Dimitrova - 1958)

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Notti bianche

Fonte ignota di luce

imbeve graniti e giardini.

La Neva ha riversato in cielo rossori,

il cielo nel fiume fremiti d'azzurro.

E spalla a spalla due giovani

vanno con passo cauto e lento -

per non disperdere questa luce

che da cuore a cuore trabocca.

Blaga Dimitrova - 1947

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Mattino

Era necessario un addio, perché capissi,

che non c'è un addio per noi.

Per sempre porterò in me quest'alba

come segno di bruciatura.

Alzàti sul far del giorno,

partimmo verso l'aeroporto grigio

ed eravamo contenti, perché era così lontano.

La mia ultima parola fu un sorriso.

E sopra di noi sorgeva con l'addio

l'incontro vero e l'amore.

Blaga Dimitrova - 1961

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il fuoco

bruciasse almeno la mia vita

accesa da faville di passione

o da un rossore appena...

in silenzio senza brividi di fuoco

lenta mi consumo e ancora viva

Gabriella Sica

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***

Deh, s’io potessi vivere fin d’oggi,

domani e sempre, tra le sole braccia

dell’uomo amato, e s’egli mi dicesse

stringendomi al suo petto: O amica cara,

amiamoci fra noi, ben soddisfatti

l’uno dell’altra, senza che più nulla

possa in vita dividerci ; se, al colmo

del possesso tra noi, mentre lo tengo

stretto al pari dell’edera e del fusto,

la morte invidiosa ci strappasse

l’uno all’altra per sempre, allora, al colmo

dei nostri amplessi, esalerei lo spirito

mio sulle labbra sue, fino a morirne

d’una felicità che non ha nome.

Louise Labé (1524-1566)

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E’ come una mancanza di respiro.

E’ come una mancanza

di respiro ed un senso di morire,

quando mi stringe improvviso

il desiderio di te tanto lontano

e nulla può calmarlo, altro pensiero

non può occuparmi, tranne il Paradiso

che sarebbe per me lo starti accanto.

Ma poichè ciò m’è negato, più cara,

molto più cara d’una fredda pace

mi è la stretta indicibile

quasi marchio di fuoco che proclami

ancora e sempre quanto sono tua.

A nessun costo vorrei separarmi da questo mio dolore.

Margherita Guidacci

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* * *

Un dio mi sembra l’uomo che seduto

di fronte a te t’ascolta già rapito

mentre tu parli dolcemente, e ridi

d’ugual dolcezza.

Questo mi fa balzare in petto il cuore;

così ogni volta che ti vedo , voce

alle labbra non sale, ma la lingua

ecco si spezza

ed un fuoco sottile per la pelle

serpeggia e d’improvviso più non vedo

nulla cogli occhi, e paiono le orecchie

sorde rombare,

sudore freddo avvolge le mie membra,

un tremito mi scuote, e più dell’erba

verde divento, e non lungi da morte

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esser mi pare...

Saffo

***

L’empio tuo strale, amore,

è più crudo e più forte

assai che quel di Morte;

chè per Morte una volta sol si muore,

e tu col tuo colpire

uccidi mille, e non si può morire.

Dunque, Amore, è men male

la morte che ‘l tuo strale.

S’io credessi por fine al mio martire,

certo vorrei morire;

perchè una morte sola

non uccide, consola.

Ma temo, lassa me, che dopo morte

l’amoroso martìr prema più forte;

e questo posso dirlo, perchè io

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moro più volte, e pur cresce il disio.

Dunque per men tormento

di vivere e penar, lassa, consento.

Gaspara Stampa

In te la terra

Piccola

rosa,

rosa piccolina,

a volte, minuta e nuda,

sembra

che tu mi stia in una mano,

che possa rinchiuderti in essa

e portarti alla bocca,

ma

d'improvviso

i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca

le tue labbra,

sei cresciuta,

le tue spalle salgono come due colline,

i tuoi seni si muovono sul mio petto,

il mio braccio riesce appena a circondare

la sottile linea di luna nuova

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che ha la tua cintura:

nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:

misuro appena gli occhi più ampi del cielo

e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.

Pablo Neruda

Dolore

Ritorno senza incontrarlo.

Fonda notte nel cuore.

Forse splende la luna,

ma non vedo la strada.

Canto popolare giapponese

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La signorina Felicita ovvero la Felicità

Signorina Felicita, a quest'ora

scende la sera nel giardino antico

della tua casa. Nel mio cuore amico

scende il ricordo. E ti rivedo ancora,

e Ivrea rivedo e la cerulea Dora

e quel dolce paese che non dico.

Signorina Felicita, è il tuo giorno!

A quest'ora che fai? Tosti il caffè:

e il buon aroma si diffonde intorno?

O cuci i lini e canti e pensi a me,

all'avvocato che non fa ritorno?

E l'avvocato è qui: che pensa a te.

Pensa i bei giorni d'un autunno addietro,

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vill'Amarena a sommo dell'ascesa

coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa

dannata, e l'orto dal profumo tetro

di busso e i cocci innumeri di vetro

sulla cinta vetusta, alla difesa...

Vill’Amarena! Dolce la tua casa

in quella grande pace settembrina!

La tua casa che veste una cortina

di granoturco fino alla cimasa:

come una dama secentista, invasa

dal Tempo, che vestì da contadina.

……………………………………………....

Tu mi fissavi... Nei begli occhi fissi

leggevo uno sgomento indefinito;

le mani ti cercai, sopra il cucito,

e te le strinsi lungamente, e dissi:

«Mia cara Signorina, se guarissi

ancora, mi vorrebbe per marito?».

«Perché mi fa tali discorsi vani?

Sposare, Lei, me brutta e poveretta!...»

E ti piegasti sulla tua panchetta

facendo al viso coppa delle mani,

simulando singhiozzi acuti e strani

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per celia, come fa la scolaretta.

Ma, nel chinarmi su di te, m'accorsi

che sussultavi come chi singhiozza

veramente, né sa più ricomporsi:

mi parve udire la tua voce mozza

da gli ultimi singulti nella strozza:

«Non mi ten...ga ga mai più... taliadís ... corsi! ».

«Piange?» E tentai di sollevarti il viso

inutilmente. Poi, colto un fuscello,

ti vellicai l'orecchio, il collo snello...

Già tutta luminosa nel sorriso

ti sollevasti vinta d'improvviso,

trillando un trillo gaio di fringuello.

Donna: mistero senza fine bello!

………………………………………………

Nel mestissimo giorno degli addii

mi piacque rivedere la tua villa.

La morte dell'estate era tranquilla

in quel mattino chiaro che salii

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tra i vigneti già spogli, tra i pendii

già trapunti di bei colchici lilla.

Forse vedendo il bel fiore malvagio

che i fiori uccide e semina le brume,

le rondini addestravano le piume

al primo volo, timido, randagio;

e a me randagio parve buon presagio

accompagnarmi loro nel costume.

«Viaggio con le rondini stamane...»

«Dove andrà?»-«Dove andrò?Non so ...Viaggio,

viaggio, per fuggire altro viaggio...

Oltre Marocco, ad isolette strane,

ricche in essenze, in datteri, in banane,

perdute nell'Atlantico selvaggio...

Signorina, s'io torni d'oltremare,

non sarà d'altri già? Sono sicuro

di ritrovarla ancora? Questo puro

amore nostro salirà l'altare?»

E vidi la tua bocca sillabare

a poco a poco le sillabe: giuro.

Giurasti e disegnasti una ghirlanda

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sul muro, di viole e di saette,

coi nomi e con la data memoranda:

trenta settembre novecentosette...

Io non sorrisi. L’animo godette

quel romantico gesto d’educanda.

Le rondini garrivano assordanti,

garrivano garrivano parole

d'addio, guizzando ratte come spole,

incitando le piccole migranti...

Tu seguivi gli stormi lontananti

ad uno ad uno per le vie del sole...

«Un altro stormo s'alza!...» - «Ecco s'avvia!»

«Sono partite...» - «E non le salutò!...»

«Lei devo salutare, quelle no:

quelle terranno la mia stessa via:

in un palmeto della Barberia

tra pochi giorni le ritroverò...»

Giunse il distacco, amaro senza fine,

e fu il distacco d'altri tempi, quando

le amate in bande lisce e in crinoline,

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protese da un giardino venerando,

singhiozzavano forte, salutando

diligenze che andavano al confine...

M'apparisti così come in un cantico

del Prati, lacrimante l'abbandono

per l'isole perdute nell’Atlantico;

ed io fui l'uomo d'altri tempi, un buono

sentimentale giovine romantico...

Quello che fingo d'essere e non sono!

Guido Gozzano

Anello nuziale

Mentre lavoro, con l'anello d'oro puro

tu mi stringi nel sangue del mio dito,

che poi si fa con te,

piacere per tutta la mia carne.

Che felicità! Come le mie forti vene

vanno, dolci, ubriacandosi di te,

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come di un celeste miele

nella luce degli eterni calici!

Il mio cuore intero passa,

fiume impetuoso e nobile,

sotto il soave anello che, per contenerlo,

s'apre in infiniti circoli d'amore.

Natura morta

Sulla tovaglia bianca

hai posato una tazza verde;

una mela rossa e, in mezzo,

un vaso con un fiore.

Sulla tovaglia bianca

non oso posare le mie mani.

Non è morta questa natura

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se le hai dato vita e sentimento.

Oltre la bianca tovaglia

vedo il colore dei tuoi occhi

e, attorno, aleggiare le tue mani.

Non oso mordere quella mela,

vuotare quella tazza,

toccare quel fiore:

non vorrei sciupare

questa viva composizione

del tuo amore.

Pino Ruffo

Risplendi maestoso

Per sentieri montani

ritorno al paese natale.

Sui bordi del fiume

magnolie stellate;

più in basso,

tra verdi foglie lucenti,

camelie fiorite.

Risplendi come questi fiori, mio caro;

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sii pieno di vita

come queste foglie!

Antica poesia giapponese

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Compianto funebre

Non andrò più alla caccia né alla pesca,

non coglierò

dell'alta palma i grappoli,

non cercherò miele nel bosco

perché tu mi hai lasciata.

Poiché non ci sei più

non mangerò più carne

né miele né radici o pesce.

Ma perché sei scomparso,

caro che amavo tanto?

Voglio morire anch'io

perché non ci sei più.

Canto di una donna pigmea defl'Africa Centrale