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L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Rapporto ASviS 2017

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile...L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 3 Indice Introduzione 5Executive summary 61.L’impegno della comunità internazionale

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L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2017

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2017

Questo Rapporto è stato realizzato - sotto la supervisione del Portavoce Enrico Giovannini - grazie al contributo degli esperti impegnati nelleorganizzazioni aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, organizzati in gruppi di lavoro tematici. In particolare, si ringraziano:

• i coordinatori dei gruppi di lavoro: Gemma Arpaia, Cesare Avenia, Antonio Sfameli, Laura Baiesi, Fabrizio Barca, Franco Bassanini,Egidio Bernini, Aura Bertoni, Valentino Bobbio, Gianfranco Bologna, Gianni Bottalico, Roberto Cerroni, Gian Paolo Cesaretti, SaraCirone, Gianni Di Cesare, Silvia Di Gaspare, Gennaro Di Genova, Luigi Di Marco, Paolo Dieci, Paola Dubini, Viviana Egidi, ToniFederico, Giordana Francia, Andrea Gavosto, Cinzia Giudici, Filomena Maggino, Marcella Mallen, Marina Migliorato, Stefano Molina,Luciano Monti, Patricia Navarra, Rosanna Oliva de Conciliis, Marisa Parmigiani, Elisa Petrini, Luca Raffaele, Angelo Riccaboni, LianaRicci, Eleonora Rizzuto, Filippo Salone, Laura Savoia, Roberto Sensi, Silvia Stilli, Claudia Tubertini, Walter Vitali;

• i referenti del Segretariato ASviS per i gruppi di lavoro: Martina Alemanno, Flavia Belladonna, Claudia Caputi, Davide Ciferri,Giuliana Coccia, Carla Collicelli, Antonino Costantino, Giulia D’Agata, Chiara Dipierri, Luigi Ferrata, Stefano Furlan, Fadi Hassan,Giulio Lo Iacono, Matteo Mancini, Carlo Maria Martino, Adolfo Morrone, Patricia Navarra, Lucilla Persichetti, Federico Signora, DonatoSperoni, Andrea Stefani, Flavia Terribile, Michele Torsello, Paolo Verdone.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Via Farini 17, 00185 Roma, www.asvis.itPresidente: Pierluigi StefaniniPortavoce: Enrico GiovanniniResponsabile della comunicazione: Claudia CaputiResponsabile della redazione web: Donato SperoniResponsabile delle relazioni con gli stakeholder: Giulio Lo IaconoResponsabile della segreteria: Martina Alemanno

Aderenti all’ASviS Accademia dei Georgofili di Firenze, Acquisti & Sostenibilità non-profit, ActionAid Italia, Agenzia di Ricerche e Legislazione (AREL), AIESECItalia, Alleanza contro la Povertà in Italia, Amref Health Africa – Italia, Anima per il sociale nei valori d’impresa, Animaimpresa, Arci, ARCO lab(Action Research for CO-development), Associazione Civita, Associazione Diplomatici, Associazione ETIClab, Associazione Europea Sostenibilitàe Servizi Finanziari (Assosef), Associazione Isnet, Associazione Italiana Biblioteche (AIB), Associazione Italiana delle Fondazioni ed Enti dellaFilantropia Istituzionale (Assifero), Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (AIDOS), Associazione Italiana per gli Studi sulla Qualità dellaVita (AIQUAV), Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit (AICCON), Associazione Italiana per loSviluppo dell’Economia Circolare (AISEC), Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR), Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI),Associazione Nazionale Direttori Mercati all’Ingrosso (ANDMI), Associazione Nazionale Riccardo Lombardi, Associazione organizzazioni Italianedi cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati Sul Diritto del Lavoro e Sulle RelazioniIndustriali (ADAPT), Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (ADOC), Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicu-rezza (AIAS), Associazione Professionale Italiana dei Consulenti di Management (APCO), Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI), Asso-lavoro – Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, Automated Mapping/Facilities Management/Geographic Information Systems (AM/FMGIS) Italia, Aziende Modenesi per la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), Azione Cattolica, Biblioteca del Bilancio Sociale, CasaClima Network,CBM Italia Onlus, Center for Economic Development and Social Change (CED), Centro di Cultura per lo sviluppo del territorio “G. Lazzati”,Centro di ricerca ASK Bocconi - Laboratorio di economia e gestione delle istituzioni e delle iniziative artistiche e culturali, Centro Nazionaleper il Volontariato (CNV), Centro Sportivo Italiano, Centro Studi ed iniziative Culturali “Pio La Torre”, Cesvi Fondazione Onlus, Cittadinanzattiva,Club dell’Economia, Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua – Onlus, Comitato Italiano per l’UNICEF – Onlus, Confcommercio –Imprese per l’Italia, Confederazione Cooperative Italiane (Confcooperative), Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), Confedera-zione Italiana Agricoltori (CIA), Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccolae Media Impresa (CNA), Confesercenti Nazionale, Confindustria - Confederazione Generale dell’Industria Italiana, Consiglio Italiano del Movi-mento Europeo (CIME), Consorzio Italiano Compostatori (CIC), Consorzio universitario per l’Ingegneria nelle Assicurazioni - Politecnico di Milano(CINEAS), Consumers’ Forum, Coordinamento Italiano NGO Internazionali (CINI), CSR Manager Network, Earth Day Italia, Ecofriends, Enel Foun-dation, Equo Garantito - Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, Fairtrade Italia, Federazione Banche Assicurazioni e Fi-nanza, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH onlus), Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario(FOCSIV), Federturismo Confindustria (Federazione Nazionale dell’Industria dei Viaggi e del Turismo di Confindustria), FIABA, Fondazione Ac-cademia di Comunicazione, Fondazione Aem - Gruppo A2A, Fondazione Astrid (Fondazione per l’Analisi, gli Studi e le Ricerche sulla Riformadelle Istituzioni Democratiche e sulla innovazione nelle amministrazioni pubbliche), Fondazione Aurelio Peccei, Fondazione Barilla Center forFood & Nutrition, Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Bruno Visentini, Fondazione Centro per un Futuro Sostenibile, Fondazione con il Sud,Fondazione Curella, Fondazione Dynamo, Fondazione Ecosistemi, Fondazione ENI Enrico Mattei, Fondazione Ermanno Gorrieri, FondazioneFITS! - Fondazione per l’innovazione del terzo settore, Fondazione Fitzcarraldo, Fondazione ForTeS - Scuola di Alta Formazione per il TerzoSettore, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Giovanni Agnelli, Fondazione Giovanni Lorenzini, Fondazione Giuseppe Di Vittorio,Fondazione Gramsci Emilia Romagna, Fondazione Gramsci Onlus, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, Fondazione Italiana Accenture, Fon-dazione l’Albero della Vita, Fondazione Lars Magnus Ericsson, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Fondazione per l’Educazione Finanziaria eal Risparmio (Feduf), Fondazione per la cittadinanza attiva (FONDACA), Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, Fondazione per losviluppo sostenibile (SUSDEF), Fondazione Pirelli, Fondazione Pubblicità Progresso, Fondazione Simone Cesaretti, Fondazione Sodalitas, Fon-dazione Sorella Natura, Fondazione Terre des Hommes Italia Onlus, Fondazione Triulza, Fondazione Unipolis, Fondazione Universitaria CEIS –Economia Tor Vergata, Fondo Provinciale Milanese per la Cooperazione Internazionale, Forum Italiano per la Sicurezza Urbana (FISU), ForumNazionale del Terzo Settore, Forum per la Finanza Sostenibile, Futuridea, Green Building Council Italia (GBC), Gruppo di studio per la ricercascientifica sul Bilancio Sociale (GBS), Happy Ageing - Alleanza per l’invecchiamento attivo, Human Foundation, Impronta Etica, InterculturaOnlus, International Links and Services for Local Economic Development Agencies (ILS LEDA), Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte(IRES Piemonte), Istituto Europeo di Ricerca sull’Impresa Cooperativa e Sociale (Euricse), Istituto Internazionale Jacques Maritain, Istituto Ita-liano di Tecnologia (IIT), Istituto Luigi Sturzo, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, Italia Decide, ItaliaNostra Onlus, Italian Institute for the Future, Kyoto Club, Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue (Legacoop), Legambiente, Libera, Link2007 – Cooperazione in rete, Mani Tese, Museo delle Scienze di Trento (MuSE), Nuova Economia per Tutti (NeXt), Opera Barolo di Torino, OxfamItalia, Pari o Dispare, Pentapolis Onlus, Percorsi di secondo welfare, Plan International Italia, Planet Life Economy Foundation - Onlus (PLEF),PriorItalia, Rete per la Parità – associazione di promozione sociale, Save the Children Italia, Senior Italia FederAnziani, Società Geografica Ita-liana Onlus, SOS Villaggi dei Bambini Onlus, Stati Generali dell’Innovazione, Sustainable Development Solutions Network (SDSN) – Mediterranean,Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane, The Natural Step, UniCredit Foundations, Unioncamere, Unione Italiana del Lavoro (UIL), Uni-versità degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Università di Bologna, Università di Siena, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Urban@it -Centro nazionale di studi per le politiche urbane, Utilitalia – Federazione delle imprese energetiche idriche ambientali, Venice InternationalUniversity (VIU), Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), WeWorld, World Food Programme Italia (WFP), WWF Italia.

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

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Indice

Introduzione 5

Executive summary 6

1. L’impegno della comunità internazionale per attuarel’Agenda 2030 91.1 L’attuazione dell’Accordo di Parigi e le attività del World Economic Forum,

del G7 e del G20 10Box > L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile 11

1.2 L’High Level Political Forum 2017 e il monitoraggio dei progressi verso gli SDGs 14 Box > Le strategie nazionali per l’attuazione dell’Agenda 2030: una sintesi di alcune buone pratiche 15

1.3 L’impegno delle imprese per l’Agenda 2030 tra opportunità di crescita e nuovi sistemi di rendicontazione 17 Box > La finanza per lo sviluppo sostenibile 20

1.4 L’attività della Santa Sede 21 Box > La mobilitazione della società civile internazionale per l’uguaglianza di genere e l’empowerment di donne e ragazze 22

1.5 Gli impegni e le azioni dell’Unione europea e della società civile per l’attuazione dell’Agenda 2030 23

1.5.1 Le Comunicazioni della Commissione europea 231.5.2 La posizione del Consiglio dell’Unione europea 231.5.3 La posizione del Parlamento europeo 251.5.4 Le iniziative della società civile europea 26

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi 29

2.1 Introduzione 30 Box > I cittadini italiani e l’Agenda 2030 30

2.2 La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile 31

2.3 Gli indicatori di benessere equo e sostenibile nella programmazione economica, il Catalogo dei sussidi dannosi e favorevoli per l’ambiente e il Rapporto sul Capitale Naturale 35

2.3.1 Gli indicatori di benessere equo e sostenibile nel Documento di Economia e Finanza 35

2.3.2 Il Catalogo dei sussidi dannosi e favorevoli per l’ambiente 362.3.3 Il Rapporto sul Capitale Naturale 38

Rapporto ASviS 2017

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2.4 Le attività dell’ASviS 402.4.1 Struttura organizzativa e cooperazione con altri soggetti 402.4.2 Sensibilizzazione e informazione 412.4.3 Educazione allo sviluppo sostenibile 422.4.4 Il Festival dello Sviluppo Sostenibile 42 Box > La “Carta di Milano” e gli impegni delle associazioni imprenditoriali 442.4.5 L’elaborazione di strumenti statistici e analitici 45

2.5 La posizione dell’Italia nei confronti dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile 46

2.5.1 Una visione d’insieme 462.5.2 L’Italia e gli SDGs: progressi e ritardi 55 Box > Il primo Piano nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità 63 Box > La sostenibilità al centro del Piano Strategico del Turismo 70 Box > La leva del Green Procurement per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione 72 Box > L’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile 77 Box > La “territorializzazione” delle politiche per lo sviluppo sostenibile: il caso delle Regioni Basilicata e Lombardia 84

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile 91

3.1 Azioni urgenti da realizzare entro l’attuale legislatura 92

3.2 Scegliere lo sviluppo sostenibile come modello per il futuro dell’Italia 97Box > I meccanismi di funzionamento di un sistema pienamente integrato 98

3.3. Politiche per accelerare la transizione ad uno sviluppo sostenibile 99

3.4 L’impatto delle politiche proposte sul “Sistema Italia” del 2030: una prima valutazione 111

3.4.1 Lo scenario business as usual 1113.4.2 L’effetto di politiche integrate e orientate allo sviluppo sostenibile 112 Box > L’approccio APPS: Assessment, Projection and Policy of Sustainable development goals 114

4. Appendice: Goal e Target 119

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

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Introduzione

L’uscita dalla recessione più grave della storia del nostro Paese si accompagna, anche a causa del calendariopolitico dei prossimi mesi, all’emergere di una domanda di fondo che riguarda il “modello” da seguire permigliorare il benessere della società italiana nel breve e nel medio termine. La pressione migratoria, l’in-novazione tecnologica, la disoccupazione giovanile, l’impatto del cambiamento climatico sui diversi terri-tori, le gravi disguguaglianze socio-economiche e di genere, il terrorismo internazionale sono solo alcunidei problemi che preoccupano gli italiani, per risolvere i quali le diverse forze politiche proporranno, franon molto, agli elettori le proprie piattaforme programmatiche. Proprio l’intrecciarsi di problematiche diordine sociale, economico e ambientale sta facendo crescere la consapevolezza, non solo in Italia ma intutto il mondo, di dover transitare ad un modello di sviluppo sostenibile da tutti i punti di vista, che offraopportunità di migliorare il benessere per tutti, rispettando l’ambiente da cui traiamo la vita.

Come in tanti Paesi di tutti i continenti, anche in Italia si stanno moltiplicando le iniziative che fanno riferimentoesplicito all’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta da 193 Paesi il 25 settembre 2015, e ai 17 ambiziosi Obiettivi disviluppo sostenibile da essa perseguiti. Fin dalla sua nascita, all’inizio del 2016, l’Alleanza Italiana per lo SviluppoSostenibile (ASviS) è impegnata a diffondere i contenuti dell’Agenda 2030 e la cultura della sostenibilità in Italia,nella consapevolezza che solo realizzando una trasformazione culturale profonda sarà possibile adottare unnuovo modello di sviluppo, capace di garantire un futuro alla generazione presente e a quelle che verranno.

A un anno esatto dalla presentazione del suo primo Rapporto, l’ASviS conta oggi ben 175 aderenti e si con-ferma come la più grande rete di organizzazioni della società civile mai costituita in Italia, un punto di ri-ferimento istituzionale autorevole e una fonte di informazione attendibile per le tematiche che afferisconoall’Agenda 2030. Nel corso di quest’anno, l’ASviS ha lavorato a fianco delle istituzioni, delle imprese, delleuniversità, ha avviato iniziative nazionali e internazionali, stimolato il dibattito all’interno della pubblicaamministrazione, fornito, attraverso il suo portale (www.asvis.it), una visione integrata di ciò che si muoveintorno al tema dello sviluppo sostenibile, ha chiamato in causa leader politici, amministratori locali, im-prenditori, scuole, media. Ha organizzato il primo Festival dello Sviluppo Sostenibile. E tanto altro ancora,come documentato nelle pagine che seguono.

Il Rapporto 2017 costituisce un prodotto unico, frutto della professionalità delle centinaia di esperti che la-vorano nei gruppi di lavoro dell’Alleanza. Esso offre non solo un quadro della condizione dell’Italia rispettoalle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, e delle politiche adottate nel corso degli ultimi dodici mesi,ma anche evidenze statistiche e analitiche originali, che consentono di comprendere le tendenze in atto evalutare gli scenari che caratterizzeranno l’Italia da oggi al 2030, in base alle diverse politiche adottate. Unlavoro unico, anche nel panorama internazionale, che si colloca sulla frontiera della ricerca su questi temi.

Nei prossimi mesi l’ASviS stimolerà tutte le forze politiche a confrontarsi con le evidenze contenute nelRapporto, invitandole ad inserire in modo esplicito nei loro programmi le tematiche dello sviluppo sosteni-bile. D’altra parte, incoraggerà il Governo e il Parlamento affinché venga concluso l’iter di provvedimentilegislativi importanti per il raggiungimento degli Obiettivi che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il2020 e a mettere in pratica l’assetto organizzativo previsto dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Soste-nibile presentata all’ONU nel mese di luglio, che assegna alla Presidenza del Consiglio il coordinamentodella sua attuazione. L’ASviS proseguirà il lavoro intrapreso con il Ministero dell’Istruzione dell’Universitàe della Ricerca e con la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile sulla diffusione della cultura dellasostenibilità nelle scuole e nelle università.

Nell’esprimere un sentito ringraziamento a Enrico Giovannini e a tutti quanti hanno contribuito alla reda-zione del Rapporto 2017, ci auguriamo che questo documento rappresenti uno strumento di conoscenza euna fonte di ispirazione per la definizione di politiche innovative, che consentano all’Italia di essere nelgruppo dei Paesi più virtuosi nell’adempiere l’impegno sancito dall’Agenda 2030.

Pierluigi Stefanini, Presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2017

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Executive summary

Il Rapporto ASviS 2017 conferma che, nonostante i progressi compiuti in alcuni campi nel corso degli ultimianni, l’Italia continua a non essere in una condizione di sviluppo sostenibile come definita dall’Agenda2030 per lo sviluppo sostenibile adottata, il 25 settembre del 2015, dai 193 Paesi dell’ONU. E non sarà ingrado di centrare né i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un cam-biamento radicale del proprio modello di sviluppo. In assenza di tale cambiamento, nonostante il ritornodella crescita economica misurata in termini di Prodotto interno lordo, povertà, disuguaglianze e degradoambientale, tanto per citare alcuni fenomeni di maggiore rilievo, non verranno ridotti drasticamente, comeprevisto dall’Agenda 2030.

A livello internazionale, gli ultimi dodici mesi hanno visto il moltiplicarsi di ricerche, impegni formali eazioni concrete da parte di governi, imprese, soggetti della società civile per raggiungere, entro il 2030,i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs - Sustainable Development Goals) previsti dall’Agenda. Tali attività(dalla ratifica dell’Accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, all’impegno per l’Agenda 2030 riba-dito nel G7 a presidenza italiana e nel G20 a presidenza tedesca) hanno fatto sì che gli SDGs stiano diventando,in meno di due anni, un riferimento comune a livello globale, un risultato senza precedenti.

Tra le grandi aree geo-politiche del mondo l’Unione europea, che pure è in una condizione avanzatain termini di benessere e qualità dell’ambiente, sembra non aver ancora realizzato quel cambio dipasso necessario per porre gli SDGs al centro dei propri processi analitici e politici. Per questa ragione,l’ASviS e altre organizzazioni della società civile europea hanno firmato il documento Transforming OurEurope per chiedere un’Europa più democratica, giusta e sostenibile, offrendo un “Sesto scenario” rispettoai cinque contenuti nel libro bianco della Commissione europea, la cui proposta per l’inserimento degliSDGs nella governance delle politiche europee è attesa per la primavera del 2018.

I progressi compiuti dal 2015 verso gli SDGs sono stati discussi, nel luglio scorso, dall’annuale HighLevel Political Forum dell’ONU. Tra i 44 Paesi che hanno descritto come si stiano organizzando per faredell’Agenda 2030 il riferimento di tutte le politiche economiche, sociali e ambientali, c’è stata anche l’Ita-lia, rappresentata dal Governo, che ha presentato la propria Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile,e dall’ASviS, che ha presentato la propria esperienza, unica nell’ambito dei Paesi OCSE per ampiezza di at-tività e numero di aderenti.

Nel corso dell’ultimo anno l’attenzione del nostro Paese all’Agenda 2030 è cresciuta molto, anche gra-zie al lavoro svolto dall’Alleanza e dai suoi oltre 170 aderenti, i quali si stanno impegnando, anche indi-vidualmente, per incorporare gli SDGs nelle proprie attività. La Strategia Nazionale per lo SviluppoSostenibile, ancora troppo generica e da dettagliare in termini di obiettivi e azioni concrete, ha recepito,soprattutto nella dimensione della governance del processo, molte delle raccomandazioni contenute nelRapporto ASviS dello scorso anno, tra cui la scelta, annunciata dal Presidente del Consiglio Paolo GentiloniSilveri nel corso dell’evento di chiusura del primo Festival dello sviluppo sostenibile organizzato dall’Alle-anza, di attribuire proprio alla Presidenza del Consiglio la responsabilità nell’attuazione della Strategia.

Rispetto ai 17 SDGs, la situazione italiana presenta progressi, ma anche gravissimi ritardi, soprattuttonell’adozione di strategie fondamentali per il futuro del Paese, da quella energetica a quella per lalotta ai cambiamenti climatici. Peraltro, molti dei provvedimenti presi negli ultimi dodici mesi, pur an-dando nella giusta direzione, non sembrano in grado di assicurare il raggiungimento degli SDGs e di rispet-tare gli impegni internazionali presi dall’Italia (come quelli sulla povertà, sulla riduzione delle emissioni esulla qualità degli ecosistemi), non essendo inseriti in una visione sistemica, chiaramente comunicata aglioperatori economici e alla società italiana.

Come segnalano gli indicatori compositi calcolati dall’ASviS, presentati per la prima volta in questo Rap-porto, nel corso degli ultimi anni si registra un miglioramento per nove Obiettivi (Fame e alimentazione,Salute e benessere, Educazione di qualità, Uguaglianza di genere, Infrastrutture resilienti, Modelli sostenibilidi consumo, Riduzione dei gas serra per combattere il riscaldamento climatico, Tutela dei mari e Giustiziaper tutti), un sensibile peggioramento per quattro (Povertà, Gestione delle acque, Disuguaglianze ed Eco-

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

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sistema terrestre), mentre la situazione resta statica per i restanti quattro (Energia, Occupazione, Cittàsostenibili e Cooperazione internazionale). Ciononostante, le distanze dagli altri Paesi europei restanomolto ampie, come evidenziato dalle analisi della Fondazione Bertelsmann e di diverse organizzazioni in-ternazionali, per non parlare delle forti disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere presentiin Italia, in evidente contrasto con il motto dell’Agenda 2030 “che nessuno resti indietro”.

I diversi scenari calcolati al 2030 utilizzando un modello di equilibrio economico generale, e presentati perla prima volta in questo Rapporto, indicano chiaramente che:

• politiche business as usual non sono in grado di migliorare in modo significativo il benessere, l’equitàe la sostenibilità del “Sistema Italia”, che, anzi, potrebbe peggiorare il proprio posizionamento rispettoai partner europei;

• adottando un insieme “sistemico” di politiche economiche, sociali e ambientali è possibile miglioraresensibilmente la performance complessiva del Paese, anche se tale insieme deve essere accompagnatoda specifici interventi in settori fondamentali, come quello della qualità dell’acqua e degli ecosistemi,anche per fronteggiare gli effetti negativi del cambiamento climatico.

Il terzo capitolo del Rapporto indica cosa si dovrebbe fare concretamente, nel breve e nel medio ter-mine, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. In particolare, nei prossimi sei mesi,cioè nell’ambito della legislatura in corso, è necessario:

• completare l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque, ecc.) e di stra-tegie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese;

• dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, anche in termini quantitativi, e ren-dere operativa la sua governance, ad esempio con la trasformazione del Comitato Interministerialeper la Programmazione Economica in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile;

• adottare provvedimenti urgenti per accelerare il passo verso il raggiungimento dei 22 Target cheprevedono una scadenza al 2020;

• predisporre “linee guida” per le amministrazioni pubbliche affinché esse applichino standard am-bientali e organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli SDGs.

A partire dalla nuova legislatura, è indispensabile accelerare il cambiamento culturale nelle classi di-rigenti e nell’opinione pubblica a favore di una visione “sistemica” dello sviluppo, in grado di assicurareequità e sostenibilità del benessere, sfruttando le sinergie che l’interazione favorevole di politiche settorialipossono generare. Il terzo capitolo del Rapporto illustra le azioni da intraprendere adottando tale vi-sione, secondo sette “circuiti”: cambiamento climatico ed energia; povertà e disuguaglianze; economiacircolare, innovazione, lavoro; capitale umano, salute ed educazione; capitale naturale e qualità dell’am-biente; città, infrastrutture e capitale sociale; cooperazione internazionale. Inoltre, si ritiene indispensabiledotare il Paese di ulteriori strumenti “sistemici”, come un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo so-stenibile, le cui caratteristiche sono già state elaborate dall’ASviS e da Urban@it, che affianchi quella esi-stente per le aree interne.

Per realizzare tale cambiamento l’ASviS lavorerà nel prossimo futuro affinché le forze politiche incorporinonelle proprie piattaforme elettorali i temi dell’Agenda 2030 e propongano interventi concreti capaci di rag-giungere i 17 Obiettivi. Inoltre, lavorerà con le organizzazioni imprenditoriali che hanno firmato la“Carta di Milano” per aiutare l’intero sistema produttivo italiano a comprendere le opportunità, anchedi business, legate all’attuazione dell’Agenda 2030. Infine, proseguirà l’azione intrapresa, in collabora-zione con il Governo e la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, per realizzare un programmacapillare di educazione allo sviluppo sostenibile.

Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2017

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Glossario

ACP – Africa, Caraibi, PacificoAEEGSI – Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e i Servizi IdriciAgID – Agenzia per l’Italia DigitaleAICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo AIESEC – Association Internationale des Étudiants en SciencesÉconomiques et CommercialesANAC – Autorità Nazionale Anti-CorruzioneANCI – Associazione Nazionale Comuni ItalianiANPAL – Agenzia Nazionale Politiche Attive LavoroAPI – Application Programming Interface APS – Assistenza pubblica allo sviluppoAREU – Azienda Regionale Emergenza UrgenzaASL1 – Alternanza Scuola LavoroASL2 – Azienda Sanitaria LocaleASST – Aziende Socio Sanitarie TerritorialiATO – Ambito Territoriali OttimaliATS- Agenzia di Tutela della SaluteBEI – Banca Europea per gli InvestimentiBES – Benessere Equo e SostenibileBSE –Buono Stato EcologicoCAM – Criteri Ambientali MinimiCATI – Computer-Assisted Telephone InterviewingCBD – Convenzione sulla Biodiversità CDP – Cassa Depositi e PrestitiCEDAW – Convenzione sull’Eliminazione di ogni forma diDiscriminazione nei confronti delle DonneCEE – Comunità Economica EuropeaCESE- Comitato Economico Sociale EuropeoCFL – Consumo Finale LordoCIAE – Comitato Interministeriale per gli Affari EuropeiCIPE – Comitato Interministeriale per la Programmazione EconomicaCIPU – Comitato Interministeriale per le Politiche UrbaneCMA – Conferenza tra gli Stati che hanno aderito agli Accordi diParigi e lo hanno ratificatoCNCS – Consiglio Nazionale della Cooperazione allo SviluppoCONSOB – Commissione Nazionale per le Società e la BorsaCOP 22 – 22esima Conferenza delle Parti dell’Accordo di ParigiCREA – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisidell’Economia AgrariaDEF – Documento di Economia e FinanzaDPCM – Decreto del Presidente del Consiglio dei MinistriECOSOC – Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni UniteEFSD – Fondo europeo per lo Sviluppo SostenibileEFSI – Fondo Europeo per gli Investimenti StrategiciEIGE – Istituto Europeo per l’Uguaglianza di GenereEIP – External Investment PlanEIR – Environmental Implementation Review PackageENEA - Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologia, l’Energia e loSviluppo economico sostenibileESDN – European Sustainable Development NetworkESDW – European Sustainable Development WeekESG – Environemntal, Social, GovernanceETS- Emission Trading SchemeFEEM – Fondazione ENI Enrico MatteiGCSD – Government Council on Sustainable DevelpomentGHG – Greenhouse Gases – Gas serraGRI – Global Reporting InitiativeHLPF – High Level Political ForumIPCC – Intergovernmental Panel on Climate ChangeIRCCS – Istituti di Ricovero e Cura a Carattere ScientificoISEE – Indicatore della Situazione Economica Equivalente

ISMEA – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo AlimentareISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca AmbientaleISS- Istituto Superiore di SanitàIstat - Istituto Nazionale di StatisticaITS – Sistemi Intelligenti di TrasportoJRC – Joint Research CenterLEA – Livelli Essenziali di AssistenzaMAECI – Ministero degli Affari Esteri e della CooperazioneInternazionaleMAI – Mediterranean Adequacy IndexMATTM –Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio edel MareMCNT – Malattie Croniche Non TrasmissibiliMFF – Multiannual Finanncial FrameworkMIUR – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della RicercaScientificaNEET – Not in Education, Employment, or Training – Persone nonimpegnate nello studio né nel lavoro né nella formazioneOCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo EconomicoOMS – Organizzazione Mondiale della SanitàONU – Organizzazione delle Nazioni UnitePA – Pubblica AmministrazionePAC – Politica Agricola ComunitariaPAESC – Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il ClimaPIE – Piano europeo per gli Investimenti EsterniPIL –Prodotto Interno LordoPNACC – Piano Nazionale per l’Adattamento ai CambiamentiClimaticiPNR – Piano Nazionale di RiformaPNR – Programma Nazionale di RiformaPOAS – Piani di Organizzazione Aziendale StrategiciPON – Programma Operativo NazionalePUMS – Piano Urbano della Mobilità SostenibilePwC – PricewaterhouseCoopersReI- Reddito d’InclusioneRPJMN – Rencana Pembangunan Jangka Menengah Nasional(Indonesiano: Piano di Sviluppo Nazionale di Metà Mandato)RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo SostenibileSAD – Sussidi Ambientali DannosiSAF – Sussidi Ambientali FavorevoliSDGs – Sustainable Development GoalsSDSN – Sutainable Development Solutions NetworkSEAN – Strategia Energetica Climatica e AmbientaleSEN – Strategia Energetica NazionaleSIA – Sostegno all’Inclusione AttivaSIC – Siti d’Interesse ComunitarioSNA – Scuola Nazionale di AmministrazioneSNAC – Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti ClimaticiSNSS – Strategia Nazionale per lo Sviluppo SostenibileSRI – Socially Responsible InvestorsSTEM – Science Technology Engineering and MathematicsSVIMEZ – Associazione per lo Sviluppo Industriale del MezzogiornoUE – Unione EuropeaUNFCCC – United Nations Framework Convention on Climate ChangeUNWTO – Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni UniteVIA – Valutazione d’Impatto AmbientaleVIS – Valutazione d’Impatto SanitarioVNR – Voluntary National ReviewWEF – World Economic ForumWMG – Women’s Major GroupWWF – World Wildlife Fund

L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

1.

Rapporto ASviS 2017

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1.1 L’attuazione dell’Accordo diParigi e le attività del WorldEconomic Forum, del G7 e del G20 L’impegno per realizzare l’Agenda 2030 per lo svi-luppo sostenibile, approvata dalle Nazioni Unitenel settembre del 2015, ha visto una netta inten-sificazione nel corso del 2016 e della prima metàdel 2017 in tutte le aree del mondo. Anzi, si puòaffermare che l’impegno degli Stati, delle organiz-zazioni internazionali, del settore privato, dellasocietà civile e degli altri stakeholder per definireazioni concrete e utili a conseguire gli Obiettivi disviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Develop-ment Goals) sia stata senza precedenti.

Se, come documentato dal Rapporto ASviS delloscorso anno, già in vista del primo High Level Po-litical Forum (tenutosi a luglio 2016) molti Paesi eorganizzazioni internazionali avevano avviato ini-ziative volte ad incorporare nei propri programmid’azione le indicazioni dell’Agenda 2030, da set-tembre 2016 si sono susseguiti numerosi incontria livello internazionale nei quali sono stati discussii compiti di ciascun Paese per il conseguimentodegli SDGs e identificati strumenti concreti percreare partnership efficaci, in ciascun Paese e traPaesi, per accelerare il processo di attuazione del-l’Agenda 2030.

In primo luogo, la ratifica dell’Accordo di Parigisulla lotta ai cambiamenti climatici da parte delParlamento europeo (4 ottobre 2016) ha rappre-sentato un passo di portata storica, in quanto neha consentito l’entrata in vigore in tempi moltorapidi rispetto a casi analoghi: otto mesi dalla sot-toscrizione ufficiale dell’accordo, avvenuta il 22aprile dello stesso anno, rispetto agli otto anniche hanno separato la firma dell’Accordo diKyoto, avvenuta nel 1997, dalla sua entrata in vi-gore, che invece è scattata solo nel 2005, con laratifica da parte della Russia.

I traguardi ambiziosi definiti nell’Accordo di Parigisono stati discussi in diverse sedi dalla comunità in-ternazionale e molti sono stati i report prodotti, itavoli di lavoro, gli eventi ai quali i Paesi dell’ONU

hanno preso parte. La COP 22 (cioè la 22esimaConferenza delle Parti), conclusasi a Marrakech il18 novembre 2016, ha rappresentato il primo mo-mento di confronto tra tutti gli Stati che hannoaderito alla Convenzione quadro delle NazioniUnite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sull’at-tuazione dell’Accordo di Parigi. Negli stessi giornisi sono tenute la CMA, cioè la Conferenza fra que-gli Stati che hanno aderito all’accordo di Parigi elo hanno ratificato, e la CMP 12, la Conferenzatra coloro che avevano sottoscritto il Protocollo diKyoto. Nel corso di tali incontri è stato stabilitoche gli impegni assunti in base al Protocollo diKyoto rimarranno vincolanti fino al 2020, mentrel’Accordo di Parigi, entrato in vigore il 5 novembre2016, realizzerà i propri effetti nell’arco tempo-rale che va dal 2020 al 2030.

In questa occasione è stato anche affrontato iltema del climate finance ed è stato confermato,seppur con alcuni dissensi, l’impegno a erogareannualmente 100 miliardi di dollari ai Paesi in viadi sviluppo per sostenerne i costi di adattamentoai cambiamenti climatici. Questa decisione rece-pisce la proposta di roadmap avanzata ad ottobreda un gruppo di 38 Paesi (tra cui l’Italia), con lapartecipazione della Commissione europea, e ba-sata su uno studio realizzato dall’Organizzazioneper la Cooperazione e lo Sviluppo Economico(OCSE). La roadmap si basa su alcuni punti chiavecome il partenariato pubblico-privato, la traccia-bilità della finanza per il clima e la collaborazionecon il Green Climate Fund.

Sono stati anche definiti i meccanismi di revisionee confronto degli impegni assunti per il decennio2020-2030 ed è stata confermata l’irreversibilitàdelle decisioni adottate anche per mantenerel’entusiasmo determinato dalla rapidità dell’en-trata in vigore dell’Accordo di Parigi.

Un’ulteriore accelerazione sui temi del clima edel climate finance è stata fatta dalla stessa pre-sidenza della COP 22 che ha lanciato la “Marra-kech Partnership for Global Climate Action”,definendo un piano d’azione specifico per il trien-nio 2017-2020. In base a quest’ultimo, la COP 23

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

si riunirà a novembre 2017 e proseguirà il lavorodi pianificazione e revisione delle azioni, anchealla luce del prossimo rapporto dell’IPCC (Inter-governmental Panel on Climate Change) che af-fronterà le modalità per tenere il riscaldamentoglobale al di sotto del grado e mezzo.

La riunione annuale del World Economic Forum,(WEF) tenutasi dal 17 al 20 gennaio a Davos, è

stata l’occasione per presentare diversi studi erapporti riguardanti le modalità di attuazione del-l’Agenda 2030, i quali testimoniano l’impegno delsettore privato per il raggiungimento degli SDGs.Oltre al Rapporto Better Business, Better Worlddella Business & Sustainable Development Com-mission, secondo cui il raggiungimento degli SDGsdeterminerebbe un volume d’affari aggiuntivo

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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L’AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILEIl 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile ei relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo in-glese), articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030 (riportati nell’Appendice).

In tale storica occasione, è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modellodi sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. In questo modo,ed è questo il carattere fortemente innovativo dell’Agenda 2030, viene definitivamente superata l’ideache la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata dellediverse dimensioni dello sviluppo.

Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile,senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente leproblematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. Ciò vuol dire cheogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta diraggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dal-l’ONU. Ovviamente, data la sua ampiezza e il suo carattere “trasformativo”, l’attuazione dell’Agenda2030 richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settorepubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli ope-ratori dell’informazione e della cultura.

Il processo di cambiamento del modello di sviluppo viene monitorato attraverso un complesso sistemabasato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. È rispetto a tali parametri che ciascun Paeseviene valutato periodicamente in sede ONU, attraverso l’attività dell’High Level Political Forum (HLPF)e dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali.

SCONFIGGERELA POVERTÀ

ACQUA PULITA E SERVIZIIGIENICO-SANITARI

PARITÀ DI GENEREISTRUZIONEDI QUALITÀ

SALUTE E BENESSERE

SCONFIGGERE LA FAME

ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE

CONSUMO E PRODUZIONERESPONSABILI

CITTÀ E COMUNITÀSOSTENIBILI

RIDURRE LEDISUGUAGLIANZE

INNOVAZIONE EINFRASTRUTTURE

BUONA OCCUPAZIONE E CRESCITA ECONOMICA

LOTTA CONTROIL CAMBIAMENTOCLIMATICO

PARTNERSHIPPER GLI OBIETTIVI

PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE

FLORA E FAUNATERRESTRE

FLORA E FAUNAACQUATICA

pari a 12.000 miliardi di dollari e 380 milioni diposti di lavoro, e il Global Risks Report 2017,dove si analizza l’impatto e la probabilità di 30 ri-schi globali e si evidenzia la priorità di temi qualiil cambiamento climatico e gli eventi meteoriciestremi, la scarsità d’acqua e l’incremento delledisparità economiche e di salute nelle società,vanno segnalati:

• Il Rapporto annuale 2015-2016. L’umanità sitrova davanti ad una sfida cruciale: da unaparte tutte le energie dei leader politici sonodedicate a superare le difficoltà economiche,ma manca l’impegno per lo sviluppo di unnuovo modello sistemico, senza il quale gli in-terventi risultano troppo frammentati. Eccoperché il WEF si candida come luogo per la col-laborazione mondiale, allo scopo di coordi-nare, connettere e comunicare le esperienzee le istanze di tutti gli stakeholder;

• The New Plastics Economy: Catalysing action.Il 20% dei contenitori e involucri di plastica po-trebbe essere riutilizzato con profitto, mentreil 50% potrebbe essere riciclato se solo venis-sero messe a punto delle migliorie nella proget-tazione dell’oggetto e nella intera catena diutilizzo del prodotto, in particolare nel suosmaltimento. Nel Rapporto vengono illustrateproposte, idee e soluzioni per realizzare talecambiamento;

• Shaping the Future of Global Food Systems:A Scenarios Analysis. Il Rapporto, realizzato incollaborazione con Deloitte, presenta quattroscenari sul futuro del sistema globale di pro-duzione e distribuzione di generi alimentari,considerando che nel 2030 8,5 miliardi di cit-tadini popoleranno il Pianeta;

• Shaping the Future of Retail for Consumer In-dustries. La tecnologia giocherà nel prossimodecennio un ruolo fondamentale nel settoredelle vendite ai consumatori: dalle modalità diacquisto alla presenza fisica di negozi. Il Rap-porto prova a definire l’evoluzione del mondodei consumi da qui al 2030;

• The Inclusive Growth and Development Re-port 2017. Lo studio, che ha preso in esame109 economie, mostra come si possano attuarediverse policy per una maggior inclusione epartecipazione dal basso, senza per questo in-fluire negativamente sulla crescita economica;

• Achieving ‘Growth Within’. Il Rapporto, rea-lizzato da SYSTEMIQ in collaborazione con laEllen MacArthur Foundation e sponsorizzata

dalla Foundation for Environmental Economicsand Sustainability, identifica dieci priorità perl’Europa nel campo dell’innovazione e degli in-vestimenti legati all’economia circolare, cheinsieme mobiliterebbero circa 320 miliardi didollari di nuovi investimenti.

Nonostante l’entusiasmo generato dalla rapida at-tuazione dell’Accordo di Parigi, la cooperazioneinternazionale sull’attuazione dell’Agenda 2030ha incontrato e incontra difficoltà e ostacoli.L’elezione di Donald Trump a Presidente degliStati Uniti ha determinato un cambiamento radi-cale della posizione di un Paese fondamentale nel-l’economia e nella politica internazionale, checon la presidenza Obama era stato anche uno deiprincipali sostenitori della lotta al cambiamentoclimatico.

Il progetto di rilancio dell’economia americana at-traverso la produzione dell’energia farà leva, se-condo quanto affermato dall’AmministrazioneTrump, sullo sfruttamento delle riserve inutiliz-zate di shale, petrolio e gas naturale, stimate in50.000 miliardi di dollari. Coerentemente, l’Am-ministrazione Trump ha annunciato l’uscita unila-terale dall’Accordo di Parigi e il ripensamentodelle politiche ambientali allo scopo di ridurre ivincoli allo sviluppo delle attività economiche.

La divergenza tra la posizione degli Stati Uniti equella degli altri principali Paesi del mondo èemersa in modo evidente in occasione delle riu-nioni del G7 e del G20. Nonostante le resistenzeamericane, l’Agenda 2030 è entrata tra le prio-rità del G7 a presidenza italiana, la quale avevaindicato tre temi principali per il summit dei capidi Stato e di Governo tenutosi a Taormina nel mag-gio scorso: Citizen Safety; Economic, Environmen-tal and Social Sustainability and Reduction ofInequalities; Innovation, Skills and Labor in theAge of the Next Production Revolution. Purtroppo,dal punto di vista della promozione, divulgazionee sostegno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile,il risultato del G7 non è stato dei migliori: nel co-municato finale l’Agenda 2030 è citata solo duevolte e in maniera molto parziale (nel preamboloe nel paragrafo sull’Africa).

Negli incontri settoriali, ancora in corso al mo-mento della pubblicazione di questo Rapporto, ilclima di cooperazione con gli Stati Uniti è statomigliore, anche se, in occasione della riunione digiugno dei ministri dell’ambiente, nonostante ladichiarazione finale si sia chiusa all’unanimità, gliStati Uniti non hanno aderito al capitolo sui cam-

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biamenti climatici e sulle banche multilaterali disviluppo. Canada, Francia, Germania, Italia, Giap-pone, Regno Unito e la Commissione UE “riaffer-mano un forte impegno per una rapida edeffettiva implementazione dell’Accordo di Parigi,che rimane lo strumento globale per un efficacee urgente contrasto dei mutamenti climatici e perl’adattamento ai loro effetti”.

Analoghe tensioni sono state registrate in occa-sione dell’incontro di Amburgo dei Capi di Statoe di Governo del G20, i quali hanno aggiornato iltesto del precedente Piano d’azione 2016 con ildocumento Hamburg Update: Taking forward theG20 Action Plan on the 2030 Agenda. Il documentoapprovato punta a rafforzare il coordinamento ela coerenza delle politiche dei diversi Stati per ilraggiungimento degli SDGs. In particolare, i leaderdel G20 hanno dichiarato di impegnarsi a garantireun costante dialogo multi-stakeholder per favorirelo scambio di conoscenze e il coinvolgimento ditutti gli Stati nel processo di implementazionedell’Agenda 2030.

L’aggiornamento di Amburgo riflette le prioritàdella presidenza tedesca (resilienza, sostenibilitàe responsabilità) e declina l’impegno assunto inuna serie di azioni collettive in linea con gliSDGs:

• continuare a promuovere una crescita sosteni-bile, bilanciata e inclusiva attraverso il Pianod’azione di Amburgo (SDG 8);

• assicurarsi che la crescente domanda di cibo,mangimi e risorse rinnovabili non risulti in unaumento insostenibile dell’impiego di acqua daparte del settore agricolo, e avanzare nell’ap-plicazione dell’innovazione tecnologica e in-formatica nel settore agricolo (SDG 2, 6, 9, 12,17);

• promuovere l’educazione, l’occupazione e leopportunità imprenditoriali per le donne e lebambine nell’economia e nella società digi-tale, specialmente nei Paesi a basso reddito ein quelli in via di sviluppo (SDG 4, 5, 8);

• contribuire alla creazione di circa 1,1 milionidi nuovi posti di lavoro per i giovani, anche nel-l’Africa rurale, entro il 2022 (SDG 1, 2, 8);

• organizzare le amministrazioni pubbliche inmaniera da promuovere l’integrità e rendere ilsettore pubblico resiliente di fronte alla cor-ruzione (SDG 16);

• prevenire e ridurre l’inquinamento deglioceani (SDG 6, 12, 14);

• trovare soluzioni per utilizzare le risorse in ma-niera efficiente, promuovendo schemi di con-sumo e produzione sostenibili e sostenendo latransizione verso l’uso sostenibile delle risorsenaturali (SDG 6, 8, 9, 12, 14, 15).

Tuttavia, pur riguardando tutti gli SDGs, la listaconcordata dai leader del G20 appare politica-mente debole, in quanto non specifica le modalitàattraverso le quali si implementeranno le varieazioni, né illustra gli strumenti da utilizzare perla misurazione dei risultati.

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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1.2 L’High Level Political Forum2017 e il monitoraggio deiprogressi verso gli SDGsL’edizione 2017 dell’High Level Political Forum,focalizzato su “Eradicating poverty and promotingprosperity in a changing world”, ha prodottoanche quest’anno diversi documenti e, in partico-lare, ha visto la realizzazione e l’esposizione di 44Voluntary National Review, tra cui quella italiana,cui ha preso parte l’ASviS (vedi Capitolo 2). Con-siderando il biennio 2016-2017, sono 66 i Paesi chehanno presentato le proprie strategie per l’attua-zione dell’Agenda 2030: di questi, 13 fanno partedell’Unione europea.

In occasione dell’HLPF il Segretario Generaledell’ONU ha sottoposto al Consiglio economico esociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite il Rapportonel quale viene offerta una panoramica comples-siva sullo stato delle diverse aree del mondo ri-spetto ai 17 SDGs. Negli otto giorni dell’HLPF2017, il primo ad analizzare in profondità alcunispecifici Goal (1, 2, 3, 5, 9, 14, oltre al 17 cheviene preso in esame ogni anno), si sono svolti 147eventi, che hanno dato voce a stakeholder datutto il mondo.

In preparazione dell’HLPF e per consentire un mo-nitoraggio dei progressi verso gli SDGs dei singoliPaesi membri, la Commissione statistica delle Na-zioni Unite ha lavorato intensamente, conse-guendo alcuni importanti risultati. A marzo del2017 la Commissione ha adottato il documentoThe work of the UN Statistical Commission per-taining to the 2030 Agenda for Sustainable Deve-lopment, che ha poi condotto all’adozione, daparte dell’ECOSOC, del quadro globale per gli in-dicatori statistici chiamati a misurare progressi edistanze verso/da i Goal e i Target. Gli indicatori,che dovranno essere forniti dai singoli Stati mem-bri, saranno perfezionati anno dopo anno e rivistiesaustivamente da parte della Commissione sta-tistica nel 2020 e nel 2025. Il set di indicatori na-zionale sarà poi integrato da indicatori sviluppatisia a livello regionale, sia dai singoli Stati membri.

Il Segretariato dell’ONU, attraverso la Direzionestatistica, gestirà e aggiornerà il database globaledegli indicatori, così da alimentare il Rapporto an-nuale sul progresso verso gli SDGs e assicurare latrasparenza delle statistiche fornite dai Paesi eusate per costruire gli aggregati regionali e globali.

Nel corso della sessione di marzo, la Commissionestatistica ha anche formalmente adottato il

“Piano d’azione globale di Città del Capo per laproduzione dei dati per lo sviluppo sostenibile”,elaborato a gennaio 2017 durante il primo Forummondiale dell’ONU sui dati.

Per quanto riguarda la policy coherence nell’im-plementazione dell’Agenda 2030 (prevista anchedal target 17.14) un importante contributo è arri-vato dall’OCSE. Nel rapporto “Policy Coherencefor Sustainable Development”, presentato nelmaggio 2017, l’OCSE mostra come i diversi Paesistiano lavorando per allineare le strategie nazio-nali, le cornici istituzionali e per orientare le po-litiche verso l’implementazione degli SDGs. Inparticolare, l’OCSE individua otto pilastri neces-sari per assicurare la policy coherence nella rea-lizzazione dell’Agenda 2030: responsabilità eimpegno dei governi e dei leader a livello locale,nazionale e internazionale; approcci che integrinole dimensioni economiche, sociali e ambientalidell’agire politico; scelte di lungo termine, checonsiderino l’impatto sulle generazioni future;analisi che individuino gli effetti potenziali, posi-tivi o negativi, di determinate politiche, anche ri-spetto al benessere dei cittadini di altri Paesi;coordinamento istituzionale, per risolvere con-flitti di interesse o incongruenze tra priorità ef-fettive e scelte politiche; coinvolgimento a livelloregionale e locale, in modo da non lasciare nes-suno indietro; partecipazione degli stakeholder, alfine di massimizzare la mobilitazione delle ri-sorse; monitoraggio e reportistica, per capiredove c’è stato vero progresso, dove no e quali ul-teriori azioni sono necessarie.

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1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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LE STRATEGIE NAZIONALI PER L’ATTUAZIONE DELL’AGENDA 2030: UNA SINTESI DI ALCUNE BUONE PRATICHENel dicembre 2015 in Argentina è stato stabilito che il Consiglio nazionale per il coordinamento dellepolitiche sociali supervisioni l’attuazione dell’Agenda 2030. Questa scelta ha facilitato l’allineamentodegli Obiettivi di sviluppo sostenibile con i piani strategici e settoriali del governo e la loro armoniz-zazione con altre iniziative internazionali. I dipartimenti ministeriali competenti sono stati raggruppatiin team ed è stato istituito un meccanismo di attuazione e follow-up, anche se le sue capacità di mo-nitoraggio devono ancora essere consolidate. I rami legislativo e giudiziario lavorano, in un partenariatostrategico, con il Consiglio al fine di creare un ambiente giuridico favorevole per: attuare l’Agenda2030; garantire che i bilanci pubblici riflettano gli impegni assunti dal ramo esecutivo; mobilitarerisorse per l’attuazione; incoraggiare la partecipazione e la responsabilità dei cittadini.

Il Belgio, fin dal 2007, ha ancorato lo sviluppo sostenibile alla Costituzione nazionale. La regia deglisforzi per l’attuazione degli SDGs è affidata a uno steering committee guidato dal Primo Ministro, ilche facilita il coordinamento dei diversi dicasteri. La società civile, consultata per la Voluntary NationalReview (VNR) presentata a New York, ha richiesto maggior attenzione per temi come l’apprendimentopermanente, la qualità di aria e acqua, le energie rinnovabili e la riduzione delle emissioni, le politicheper le persone a rischio povertà.

In Brasile è stato verificato l’allineamento tra i 169 Target dell’Agenda 2030 e gli strumenti di pianifi-cazione pubblica ed è stata creata una Commissione Nazionale per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile,incaricata anche del dialogo con la società civile, oltre che di assicurare la necessaria trasparenza nelprocesso di implementazione dell’Agenda 2030. La VNR evidenzia i progressi realizzati dal Brasile nellalotta alla povertà, nel miglioramento delle condizioni di salute e dell’uguaglianza di genere, e sotto-linea che il mix energetico brasiliano è uno dei più verdi del mondo. Tra i punti da migliorare ci sonol’efficientamento della pubblica amministrazione e la produzione di indicatori statistici dedicati.

Il governo della Danimarca ha presentato a New York un piano d’azione basato sul noto modello delle5 P (Prosperity, People, Planet, Peace, Partnership), individuando 37 target specifici, per ognuno deiquali ci sono uno o due indicatori. Per ogni nuovo provvedimento legislativo vengono valutate le con-seguenze non solo economiche, ma anche ambientali e sociali. Il governo presenterà annualmente alParlamento un rapporto sui progressi realizzati nell’implementazione dell’Agenda 2030, mentre l’isti-tuto statistico danese invierà ogni anno un report alle Nazioni Unite. Il coordinamento e l’implemen-tazione nazionale degli SDGs sono affidati al Ministero delle Finanze. Il quadro degli interventi dicooperazione internazionale si ispira fortemente all’Agenda 2030, così come si registra una forte mo-bilitazione di società civile, settore privato, città, giovani e mondo accademico.

Nel maggio 2016, il governo del Giappone ha istituito l’SDGs Promotion Headquarter, un organismo compostoda tutti i ministri e guidato dal Primo Ministro, con l’obiettivo di facilitare la collaborazione tra i dicasterie le agenzie governative nell’implementazione dell’Agenda 2030, dialogando con diversi stakeholder (societàcivile, università, imprese e organizzazioni internazionali). Basandosi su tali consultazioni, sono nati i GuidingPrinciples, che definiscono 8 aree prioritarie nell’attuazione degli SDGs rispetto al contesto nazionale giap-ponese: buona salute e longevità, recupero economico delle aree rurali, sviluppo delle energie rinnovabilie riduzione delle emissioni climalteranti, preservazione della biodiversità. È stato inoltre istituito un SDGsAward, per incoraggiare il settore privato a impegnarsi sull’Agenda 2030, mentre sono state progettatecampagne di comunicazione per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica nipponica sui temidello sviluppo sostenibile, oltre a specifiche iniziative destinate a scuole, aziende e comunità locali.

L’India ha giocato un ruolo di primo piano nella definizione degli SDGs, che infatti si rispecchiano negliobiettivi di sviluppo nazionale. Il Parlamento ha organizzato numerosi forum, focalizzandosi in partico-lare su eliminazione della povertà, uguaglianza di genere, cambiamento climatico e mobilitazione dellerisorse necessarie per realizzare l’Agenda 2030. La responsabilità complessiva dell’implementazionedell’Agenda è stata affidata alla National Institution for Transforming India, guidata dal Primo Ministro.

Per assicurare l’attuazione degli SDGs, che sono stati inseriti nell’agenda di sviluppo nazionale, l’Indonesiaha istituito un gruppo di coordinamento, sostenuto dal Segretariato degli SDGs: il National Coordinating Team.

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Per l’Indonesia, l’attuazione degli Obiettivi significa attuare il proprio programma nazionale di sviluppo, vistoche gli SDGs sono in linea con la visione e la missione del Presidente (“Nawacita”) e del RPJMN 2015-2019. Lamaggior parte degli SDGs è allineata con gli obiettivi nazionali e quindi le risorse necessarie per la loro attuazionesono garantite. Gli SDGs rimanenti, cioè quelli che non sono stati integrati nel programma RPJMN 2015-2019,ma sono rilevanti per l’agenda nazionale di sviluppo, saranno comunque inseriti nei piani d’azione del governo.

In Kenya, il Ministero per il Decentramento e Pianificazione ha il compito di coordinare l’implementa-zione e il monitoraggio degli SDGs, affiancato da un comitato tecnico multistakeholder. Il Governo haimpartito direttive affinché tutti i ministeri, dipartimenti e agenzie integrino gli Obiettivi di svilupposostenibile nei rispettivi processi di pianificazione e di budget. Per migliorare la conoscenza dell’Agenda2030 è stato progettato uno specifico kit di training per i diversi sistemi formativi e sono state piani-ficate campagne sui social media per favorire il coinvolgimento dei cittadini.

L’Olanda ha espresso una forte volontà di formare partenariati a livello nazionale e internazionale,mentre il governo ha affermato l’intenzione di rendere gli SDGs il quadro politico di riferimento per iprossimi 15 anni. È stato istituito un gruppo di lavoro SDGs con rappresentanti di ogni ministero, mentrel’Agenzia olandese per gli aiuti internazionali contribuisce a raggiungere l’obiettivo di non lasciarenessuno indietro, concentrandosi su quattro temi prioritari: l’acqua, la sicurezza alimentare, la salutee i diritti sessuali e riproduttivi, la sicurezza e lo Stato di diritto. La relazione Misurazione degli SDGs:un’immagine iniziale per i Paesi Bassi è stata pubblicata nel novembre 2016 a cura dell’Istituto di sta-tistica. A livello decentrato si segnala un esempio concreto di iniziativa bottom-up a sostegno degliSDGs, “Gemeenten4GlobalGoals”, lanciata dall’Associazione dei Comuni dei Paesi Bassi per mostrare icontributi dei governi locali sulla riduzione della disuguaglianza e il miglioramento della gestione deirifiuti, mentre sono molti i partenariati tra settori che promuovono lo sviluppo sostenibile nei campidell’energia, della mobilità, della biodiversità, dell’acqua, delle risorse, del clima e del cibo.

In Portogallo opera un coordinamento interministeriale, guidato dal Ministero degli Affari Esteri e dal Mi-nistero della Pianificazione e delle Infrastrutture. Seguendo il piano di azione indicato nel modello delle5p (Prosperity, People, Planet, Peace, Partnership), il Portogallo individua le sue priorità strategiche perl’attuazione dell’Agenda 2030 negli SDG 4, 5, 9, 10, 13 e 14, mentre per il biennio 2016-2017 ci si con-centrerà sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale, attuando misure specificamente destinate aigruppi più vulnerabili, e sulla riduzione delle disuguaglianze, aumentando ulteriormente i redditi dispo-nibili per la famiglia e promuovendo l’accesso ai beni essenziali e ai servizi pubblici per tutti i cittadini.

Nella Repubblica Ceca, il governo ha adottato un piano che fissa 97 obiettivi specifici divisi in sei areechiave (persone e società, economia, ecosistemi resilienti, regioni e comuni, sviluppo globale e buongoverno). È stato creato il Government Council on Sustainable Development (GCSD), guidato dal PrimoMinistro e supportato dal Dipartimento Sviluppo Sostenibile, coinvolgendo centinaia di esperti e stake-holder attraverso nove comitati tematici. Sono stati individuati gli SDGs più rilevanti per il contestonazionale, analizzando punti di forza e di debolezza del Paese per ogni Goal rispetto alla media OCSE.Tra i punti da migliorare, si segnalano l’uguaglianza di genere, le opportunità di apprendimento per-manente, l’uso diffuso di alcol e tabacco, l’efficienza energetica.

In Svezia la prima Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile è stata adottata dal Governo e dalParlamento nel 2002, anno nel quale è stata anche aggiunta una disposizione nella Costituzione svedesein base alla quale lo sviluppo sostenibile che conduce ad un buon ambiente per le generazioni presentie future deve essere promosso dallo Stato. Per l’attuazione dell’Agenda 2030, la Svezia sta lavorandoper una maggiore cooperazione e nuove partnership tra Paesi, imprese, parti sociali, e organizzazionidella società civile. Le sfide maggiori che la Svezia affronta per garantire il raggiungimento degli Obiet-tivi si concentrano specialmente sull’energia sostenibile, i consumi e la produzione sostenibili e la lottaalle disuguaglianze. Tutti i ministeri hanno prodotto piani d’azione che hanno fornito la base per la co-municazione del Governo del 2016 sulla politica per lo sviluppo globale. Questi piani d’azione sono le-gati agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e i ministeri hanno indicato le azioni volte al lororaggiungimento. Nel marzo 2016, il Governo ha nominato un comitato per sostenere i lavori sull’attua-zione dell’Agenda 2030 a livello nazionale e internazionale, il quale ha presentato a giugno un pianod’azione per l’Agenda 2030, che sarà ora esaminato dal Governo.

1.3 L’impegno delle imprese perl’Agenda 2030 tra opportunità dicrescita e nuovi sistemi direndicontazioneUno degli elementi di maggior rilievo degli ultimi12 mesi è stato senza dubbio l’emergere di nume-rose iniziative della comunità internazionale nel fa-vorire una nuova consapevolezza del settoreprivato sulla convenienza di nuovi modi di fare bu-siness, che, pur tenendo conto delle logiche dimercato,  perseguano la prosperità nell’ottica diuna reale crescita inclusiva e compatibile con laqualità dell’ambiente. Fin dall’approvazione del-l’Agenda 2030, è stato sottolineato il ruolo del set-tore privato come partner fondamentale nellarealizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030, maciò a cui si sta assistendo sembra indicare una pienaconsapevolezza delle imprese e della finanza inter-nazionale che essa costituisca una straordinaria op-portunità di business.

Il Development Cooperation Report 2016 del-l’OCSE ha cercato di capire come inserire, in con-creto, lo sviluppo sostenibile al centro dei modellidi business. Tra le azioni più rilevanti vengono in-dicate le seguenti:

• aumentare gli investimenti diretti esteri neiPaesi più bisognosi, ma anche a maggiore po-tenziale di sviluppo;

• sviluppare nuovi modelli di investimento chefavoriscano anche un uso strategico delle risorsepubbliche per attrarre e favorire gli investimentiesteri privati, al fine di aumentarne il volume;

• monitorare e misurare l’effetto mobilitantedegli interventi pubblici a favore gli investi-menti privati;

• permettere un ulteriore diffusione degli ap-procci innovativi di fare business, complemen-tari a quelli esistenti, in grado di moltiplicare ibenefici per i più poveri o emarginati;

• fare in modo che il settore privato si attengaagli stessi livelli e standard di trasparenza e re-sponsabilità degli altri attori.

Proprio per favorire la rendicontazione e l’accoun-tability delle imprese rispetto allo sviluppo soste-nibile, il 19 ottobre 2016 sono stati presentati inuovi GRI Standards, sviluppati dal gruppo diesperti del Global Sustainability Standards Board.Si tratta dei principali standard di riferimento glo-bali per la rendicontazione della performance disostenibilità di un’impresa.

La Global Reporting Initiative (GRI) è un’organiz-zazione nata proprio con l’obiettivo di aiutare siail pubblico che il privato a comprendere, misuraree comunicare l’impatto che una qualsiasi attivitàpossa avere sulle varie dimensioni della sostenibi-lità (economica, ambientale e sociale) e i loroaspetti più disparati.

Dopo un processo lungo e articolato, le vecchie lineeguida (GRI G4 Guidelines) sono state riformulate eaggiornate dando vita ai nuovi GRI Sustainability Re-porting Standards (GRI Standards). Questo consentiràalla GRI di essere un punto di riferimento per renderecomparabili le performance delle diverse aziende,soprattutto alla luce della nuova direttiva europeain materia di rendicontazione non finanziaria. Va ri-cordato, a questo proposito, il D.Lgs. 254/2016 che,di fatto, introduce tali obblighi di rendicontazione inItalia e si pone come punto di riferimento anche perle piccole e medie imprese. Gli standard GRI po-tranno adattarsi alle diverse necessità, contesti e svi-luppi nel settore del sustainability reporting. Ognistandard ha una struttura simile, articolata tra “Re-porting requirements”, “Recommendations” e “Gui-dance”, per facilitare la comprensione di cosamettere a bilancio e come farlo.

L’applicazione degli standard è senza dubbio con-siderata una best practice per le imprese, ma so-prattutto permette di sviluppare una linguacomune per integrare i temi di sostenibilità nellacatena del valore aziendale.

In aggiunta, Il Rapporto annuale GRI 2015–2016Empowering sustainable decisions ha presentatoi promettenti risultati conseguiti in relazione aiquattro obiettivi strategici dell’organizzazione:

• rendere possibile la formulazione di politiche“smart” grazie all’utilizzo degli strumenti delsustainability reporting. In tal senso ha giocatoun ruolo fondamentale l’organizzazione di unevento collaterale al varo degli SDGs da partedelle Nazioni Unite nel settembre 2015, nelcorso del quale è stato lanciato l’SDG Target12.6 – Live Tracker per permettere ai governi ead altri stakeholder di tracciare lo stato del su-stainability reporting in vari Paesi;

• incrementare il numero dei redattori di sustai-nability report e migliorare la qualità della ren-dicontazione. Questo obiettivo è stato affrontatoattraverso l’organizzazione di corsi di formazionecertificati sulla rendicontazione di sostenibilità,che hanno registrato oltre 3.500 nuovi iscritti da54 Paesi. In aumento del 144% è anche il numerodi sustainability report redatti a livello globale;

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Figura 1 - Alcuni indicatori globali e regionali relativi agli Obiettivi di sviluppo sostenibile

Fonte: ILO Database of Labour Statistics (ILOSTAT), International Labour Organisation (ILO), ILO modelled estimates, November 2016.

Fonte: United Nations Inter-agency Group for Child Mortality Estimation (UN IGME), 2015.

Fonte: The WHO/UNICEF Joint Monitoring Programme (JMP) for Water Supply and Sanitation, 2015.

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Fonte: Global Tracking Framework, 2017.

Fonte: ILO Database of Labour Statistics (ILOSTAT), International Labour Organisation (ILO), ILO modelled estimates, November 2016.

Fonte: IEA/OECD CO2 emissions from fuel combustion, 2016, International Energy Agency (IEA) and United Nations Industrial Development Organisation (UNIDO).

• andare oltre la rendicontazione di sostenibi-lità, ovvero aiutare diversi tipi di utenti ad at-tingere alle informazioni di sostenibilità perpoterle usare in maniera innovativa. Tale obiet-tivo si realizza attraverso la “Gold Community”,un network di rappresentanti della società civile,delle imprese, del mondo accademico, delleagenzie pubbliche e intergovernative che hasvolto un ruolo importante nell’avanzamentodelle discussioni sulle buone pratiche;

• promuovere innovazione e collaborazione.Sono state sviluppate oltre 30 partnership conorganizzazioni internazionali per lanciarenuove iniziative legate alla rendicontazione disostenibilità e oltre 1100 rappresentanti deigoverni, professionisti dal mondo delle im-prese, esperti della società civile (tra cui ilPortavoce dell’ASviS) e del mondo accademicohanno partecipato alla 5a Conferenza Globaledella GRI per esplorare le opportunità di unanuova era di sustainability reporting.

La diffusione di parametri comuni di valutazione,misurazione e rendicontazione di performance eimpatti diventa ancora più significativa quandovengono calati nel contesto dell’Agenda 2030. Aquesto hanno lavorato gli esperti della GRI, del-l’United Nations Global Compact e del World Bu-siness Council for Sustainable Development,pubblicando nel 2015 SDG Compass, un nuovostrumento a supporto delle aziende per sviluppareun approccio strategico agli SDGs, integrandolinelle strategie di business, nonché per misurare egestire il proprio impatto.

In occasione del Private Sector Forum di New York2018, sarà inoltre presentato il Business Reportingon SDGs preparato da UN Global Compact, GRI ePwC, a integrazione dell’approccio avviato conSDG Compass.

Il Bilancio di Sostenibilità rappresenterà quindi unriferimento sempre più valido per raccontare l’im-pegno delle aziende nel raggiungimento degli SDGs.

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LA FINANZA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILELa finanza internazionale sta orientando in modo sempre più chiaro le proprie strategie guardando allasostenibilità, declinata in termini economici, sociali e ambientali. Ad esempio, BlackRock e VanguardGroup, due fra le più grandi società di gestione di fondi al mondo, stanno mettendo sotto pressione ilcolosso petrolifero Exxon Mobile per i rischi collegati ai cambiamenti climatici. I due gruppi di risparmiogestito intendono verificare le conseguenze, sul valore degli asset, provocate dalla regolamentazioneper ridurre i gas serra e dalle nuove tecnologie energetiche. Si tratta solo di uno dei moltissimi casiche mostrano come le preoccupazioni per il cambiamento climatico e lo stato dell’ambiente stiano fa-cendo sentire i loro effetti anche nel mondo della “grande finanza”, al di là di quegli investitori “so-cialmente responsabili” che già guardavano con attenzione a questi temi da molti anni. La Banca Mondiale ha emesso delle obbligazioni il cui rendimento è legato alle performance di quelleimprese che integrano nelle proprie priorità strategiche gli SDGs, includendo eguaglianza di genere,salute e infrastrutture sostenibili. Tale iniziativa, in linea con quanto stabilito dalla Addis Ababa ActionAgenda, sottolinea il ruolo che possono ricoprire i mercati dei capitali nel mettere in collegamento leopportunità di risparmio gestito con le priorità globali dello sviluppo, offrendo ai potenziali investitoriun profilo di investimento attrattivo. Come ha sottolineato Amina J. Mohammed, vice Segretario Ge-nerale delle Nazioni Unite, “si tratta di un momento storico per modificare la struttura degli incentividei mercati finanziari, orientando le preferenze dei consumatori e l’interesse degli investitori in modoche riflettano lo sviluppo sostenibile attraverso soluzioni finanziarie innovative”.In questa direzione va l’incontro che si è tenuto nel luglio 2017 presso la Borsa Italiana tra 17 aziendequotate in Piazza Affari e 30 gestori internazionali SRI (Socially Responsible Investors). Le società, inoltre 80 incontri, hanno avuto l’opportunità di spiegare come applicano i principi ESG (Environmental,Social, Governance) al loro business. Si è trattato del primo evento del genere in Europa e il secondoa livello mondiale, che riflette il crescente interesse degli investitori istituzionali, i quali integranosempre più le considerazioni ESG nelle proprie scelte di portafoglio. A livello mondiale, i firmatari deiPrinciples for Responsible Investment delle Nazioni Unite gestiscono già oggi più di 62.000 miliardi didollari. In base al citato Rapporto Better Business, Better World, prodotto dalla Business & SustainableDevelopment Commission, il raggiungimento degli SDGs potrebbe aprire enormi opportunità di mercato,stimate in 12.000 miliardi di dollari solo considerando quattro sistemi economici: cibo e agricoltura;città; energia e materiali; salute e benessere.

1.4 L’attività della Santa SedeNel corso degli ultimi 12 mesi Papa Francesco e ilVaticano hanno assunto numerose iniziative pub-bliche e diplomatiche per favorire l’assunzione diimpegni a favore dell’attuazione dell’Agenda 2030e il rispetto dell’Accordo di Parigi. È ormai pub-blicamente riconosciuto il ruolo cruciale che ilPapa ha svolto per incoraggiare molti Paesi “diffi-cili” alla firma di quest’ultimo e il contenuto dellaLettera Enciclica “Laudato si’” viene spesso citatoin discorsi pubblici da numerosi leader internazio-nali. L’incontro con il Presidente Trump in occa-sione del vertice dei Paesi G7 aveva acceso lasperanza di molti e i frequenti richiami nei di-scorsi papali al tema delle disuguaglianze testi-moniano l’attenzione all’evoluzione del quadropolitico internazionale.

Da segnalare, a tale proposito, la lettera inviatadalla Santa Sede il 25 settembre 2016 all’Assem-blea Generale dell’ONU nella quale vengono riper-corsi i punti principali toccati dall’Agenda 2030 inrelazione al messaggio e ai princìpi sostenuti dalPapa e dalla Santa Sede:

• comprendere il vero significato di sviluppoumano integrale che include il rispetto assolutoper la vita – in tutti i suoi stadi e le sue dimen-sioni - e per i diritti umani, facendo attenzionead una corretta interpretazione della naturaumana, della persona umana, della dignitàumana e della legge morale;

• riconoscere i poveri come agenti dignitosi delproprio destino, incoraggiando quindi lo sviluppoumano integrale e il pieno esercizio della dignitàumana dei singoli individui e delle loro famiglie;

• offrire strumenti materiali e immateriali, per-mettendo a ciascuno di vivere dignitosamente,creando ognuno la propria famiglia, cellula pri-mordiale di ogni sviluppo sociale, e supportan-dola con ogni mezzo materiale (lavoro, salute,cibo, acqua) e immateriale (libertà di religione);

• rispettare il principio di giustizia sia proteg-gendo e migliorando l’ambiente naturale, cheagendo sull’esclusione sociale ed economica;

• proteggere il diritto a un’educazione integralee di qualità, affinché ognuno possa scoprire ipropri talenti e le proprie potenzialità, contri-buendo così allo sviluppo della società;

• rispettare le regole. Se si vuole un vero sviluppoumano integrale per tutti, è necessario lottareper evitare la nascita di conflitti tra nazioni etra persone, assicurando il rispetto delle regole;

• ricercare soluzioni pacifiche per fermare i con-flitti, attraverso il dialogo, la negoziazione ela mediazione, e accelerando il processo di di-sarmo, interrompendo la vendita di armi e, so-prattutto, proibendone il mercato nelle zonedi guerra;

• servire gli altri e rispettare il bene comune, inmodo disinteressato;

• costruire le basi per una fraternità universalerispettando la natura.

Sottolineando, infine, l’impegno della comunitàinternazionale di “sradicare la povertà in tutte lesue forme e dimensioni” basato sulla “centralitàdella persona umana come soggetto primario re-sponsabile dello sviluppo” e del motto no one leftbehind, la lettera pone l’accento sulla centralitàdell’essere umano apprezzando le “nostre originicomuni, il nostro reciproco senso di appartenenzae il futuro da condividere con tutti”, sul concettodi dignità umana, sulla promozione di ogni uomo,donna, ragazzo e ragazza, sulla salute (pre e postnatale), sui diritti e doveri della famiglia e dei ge-nitori, e sullo sviluppo umano integrale che in-clude le tre dimensioni dello sviluppo sostenibileeconomico, sociale e ambientale.

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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LA MOBILITAZIONE DELLA SOCIETÀ CIVILE INTERNAZIONALE PERL’UGUAGLIANZA DI GENERE E L’EMPOWERMENT DI DONNE E RAGAZZEL’Obiettivo 5 è stato uno degli Obiettivi dell’Agenda 2030 sottoposti all’esame del secondo HLPF du-rante la sessione di luglio 2017. Nel Rapporto del Segretario Generale dell’ONU Progress towards theSustainable Development Goals si sottolinea come le diseguaglianze di genere persistano in tutto ilmondo, privando le donne e le ragazze dei loro diritti e opportunità fondamentali. Pertanto, il rag-giungimento della uguaglianza di genere e dell’empowerment di donne e ragazze richiede sforzi moltopiù vigorosi, inclusi sistemi legislativi che contrastino le discriminazioni di genere, risultato di atteg-giamenti patriarcali e relative norme sociali.

In particolare, il Rapporto evidenzia che:

• sulla base dei dati disponibili (2005-2016) per 87 Paesi, il 19% delle donne tra i 15 e i 49 anni di etàha sperimentato violenza fisica e/o sessuale da parte di un partner intimo nei 12 mesi precedentil’indagine. Nei casi più estremi la violenza ha portato alla morte della donna/ragazza. Nel 2012circa la metà delle donne vittime di omicidi intenzionali in tutto il mondo è stata uccisa da un par-tner intimo o da un membro della famiglia, mentre per gli uomini tale percentuale è del 6%;

• il numero di matrimoni che coinvolgono bambine sta diminuendo, ma non abbastanza velocemente.Nel 2000, circa un terzo delle donne tra i 20 e i 24 anni di età dichiarava di essersi sposata primadei 18 anni di età, mentre nel 2015 il rapporto è sceso al 25%. Particolarmente accentuata è statala diminuzione tra le ragazze al di sotto dei 15 anni di età;

• la pratica delle mutilazioni dei genitali femminili è diminuita di circa il 24% rispetto ai primi anniDuemila, ma resta significativa nei 30 Paesi per i quali si hanno dati rappresentativi. Nel corso degliultimi quindici anni la quota delle ragazze di 15-19 anni di età sottoposta a tale pratica è scesa dal50% al 33%;

• sulla base degli 83 Paesi per cui sono disponibili i dati, il tempo medio non retribuito speso dalledonne nel lavoro domestico e di cura è tre volte superiore a quello speso dagli uomini;

• globalmente la quota delle donne elette nei Parlamenti nazionali ha raggiunto il 24% nel 2017, conun aumento di dieci punti percentuali rispetto al 2000. Questo lento progresso suggerisce la neces-sità di misure più ambiziose, come un sistema di quote obbligatorie;

• le donne sono ancora sotto-rappresentate nelle posizioni manageriali. Nella maggioranza dei 67Paesi con dati disponibili dal 2009 al 2015, le donne occupavano meno di un terzo delle posizionimanageriali, sia a livello alto che medio;

• nei 43 Paesi in via di sviluppo per i quali si hanno dati, solo la metà delle donne tra i 15 e i 49 annidi età sposate o in una unione stabile è in grado di decidere liberamente sulle relazioni sessualiconsensuali e sull’uso di contraccettivi e di servizi per la salute sessuale e riproduttiva.

I lavori dell’HLPF sull’Obiettivo 5 sono stati seguiti soprattutto dal Women’s Major Group (WMG), lacoalizione di più di 600 organizzazioni impegnate nel far progredire l’uguaglianza di genere e i dirittidelle donne nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile. Il documento preparato dal WMG per l’occasioneha identificato cinque aree essenziali per l’azione politica: i diritti delle donne, affermando la ne-cessità di assumere un approccio basato sulla democratizzazione e sul rispetto dei diritti umani; unapartecipazione significativa, non considerando come soluzione una rappresentazione semplicementesimbolica nella vita politica; lo spazio per la società civile, chiedendo agli Stati membri e alla societàcivile di lavorare in stretta connessione, costruendo forza dalla diversità; la finanza, auspicando chele organizzazioni e le reti di donne vengano adeguatamente finanziate; l’accountability, sottolineandoche tutti gli attori, dai governi alle imprese sono responsabili per l’Agenda 2030 e che si devono svi-luppare nuove misure per comprendere la sostenibilità dell’uso e gestione delle risorse naturali, lasostenibilità della produzione e consumo e il livello dell’indice di eguaglianza di genere. Il WMG haanche criticato la Dichiarazione finale dell’HLPF, ritenuta troppo generica sull’Obiettivo 5, posizionecondivisa dai rappresentanti dell’Unione europea, del Canada e dell’Australia.

1.5 Gli impegni e le azionidell’Unione europea e dellasocietà civile per l’attuazionedell’Agenda 2030 Dopo aver contribuito in modo decisivo al pro-cesso che ha condotto alla firma dell’Agenda2030, l’Unione europea sembra non aver realiz-zato quel cambio di passo necessario per incorpo-rare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nei propriprocessi analitici e politici. Ovviamente, il refe-rendum inglese sull’uscita dall’Unione, le perdu-ranti difficoltà economiche e sociali, le sfidederivanti dai flussi migratori, la crescita di movi-menti cosiddetti “populisti” in diversi Paesi euro-pei hanno catturato l’attenzione delle opinionipubbliche e dei leader politici, ponendo in se-condo piano le discussioni sul futuro dell’Unione.

In effetti, il White paper della Commissione euro-pea sui possibili modelli per l’Unione del futuro,insieme alle tante iniziative organizzate in occa-sione delle celebrazioni dei 60 anni dei “Trattatidi Roma”, momento fondativo della storia comuneeuropea, hanno avviato una riflessione su questetematiche i cui frutti dovrebbero vedersi nellaparte conclusiva di quest’anno e nel primo seme-stre del 2018. Per questo, l’ASviS, insieme ad or-ganizzazioni della società civile di molti Paesieuropei, ha organizzato il 23 marzo di quest’announ evento internazionale, che ha rappresentatol’inizio di un percorso (vedi paragrafo 1.5.4.) che,auspicabilmente, assumendo gli SDGs e l’Agenda2030 come riferimento per rilanciare il “sogno eu-ropeo” per il 21esimo secolo, concorrerà alla ri-flessione sulla revisione della Strategia Europa2020 e al dibattito politico in vista delle elezionidel Parlamento europeo del 2019 e della nominadella nuova Commissione europea.

1.5.1 Le Comunicazioni dellaCommissione europea Con un pacchetto di tre Comunicazioni, il 22 no-vembre 2016 la Commissione ha avanzato nume-rose proposte per inglobare l’Agenda 2030 e gliObiettivi di sviluppo sostenibile nelle politiche eu-ropee. La Comunicazione sui “Prossimi passi perun futuro europeo sostenibile” spiega in chemodo le dieci priorità politiche dell’attuale Com-missione europea possono contribuire all’attua-zione dell’Agenda 2030 e come l’UE dovrebbeintegrare gli SDGs all’interno del quadro politico

europeo, in particolare nella prospettiva di unarevisione della strategia di lungo periodo da adot-tare dopo il 2020. La Commissione si impegna autilizzare ogni strumento a sua disposizione pergarantire che le politiche, sia nuove che già esi-stenti, prendano in considerazione le tre dimen-sioni dello sviluppo sostenibile: sociale,ambientale ed economico. La Commissione haanche annunciato il lancio di una piattaformamulti-stakeholder per favorire il partenariato pub-blico-privato e lo scambio di informazioni sullebest practice per il raggiungimento degli SDGs neivari settori.

La seconda Comunicazione sul “Nuovo consensoeuropeo sullo sviluppo” propone la visione futuraper la cooperazione allo sviluppo, allineando lepolitiche dell’UE all’Agenda 2030. La proposta ri-flette un cambiamento di paradigma nella coope-razione allo sviluppo alla luce di quest’ultima,prestando particolare attenzione ai principali fat-tori di sviluppo, come l’uguaglianza di genere, legiovani generazioni, l’energia sostenibile, il cam-biamento climatico e le migrazioni. Il nuovo Con-senso avrà impatto su tutte le attività dicooperazione dell’UE e dei Paesi membri, ponen-dosi l’obiettivo di aumentarne la credibilità, l’ef-ficacia e l’impatto sulla base di una strategiacomune europea.

La terza Comunicazione riguarda il “Partenariatorinnovato con i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e delPacifico (ACP)” e propone una fase nuova nelle re-lazioni UE-ACP rispetto all’accordo di Cotonou, chegiungerà a scadenza nel 2020. L’obiettivo di un par-tenariato rinnovato è quello di stabilire una seriedi accordi con i Paesi ACP per contribuire alla co-struzione di società e stati ai confini dell’UE e oltreche siano pacifici, stabili, ben governati, prosperie resilienti.

1.5.2 La posizione del Consigliodell’Unione europea La prima Comunicazione, maggiormente rilevantesul piano politico, è stata da molti consideratatroppo tiepida per uno dei leader storici delle po-litiche per lo sviluppo sostenibile. In particolare,è stato criticato il fatto che l’Unione esiti a porsicome “il” campione dell’Agenda 2030, acconten-tandosi di essere “un” campione, come dice la Co-municazione. Mentre alcuni Paesi stannoprendendo molto seriamente gli SDGs come occa-sione per imprimere un cambiamento radicale

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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nelle politiche economiche, sociali e ambientaliall’interno di una “visione” del proprio ruolo neiprossimi 15 anni, la Commissione europea ha pre-ferito sottolineare quanto di buono si fa già inquesti campi (e non è poco, certamente), piutto-sto che chiamare i Paesi dell’Unione a ripensareil proprio paradigma di sviluppo alla luce del-l’Agenda 2030. Ovviamente, iniziative come laEnergy Union, il pacchetto sull’economia circo-lare, il piano Juncker per gli investimenti sono im-portanti strumenti per aumentare la sostenibilitàdello sviluppo europeo, ma mancano rispostechiare e adeguate alle istanze di lotta alle disu-guaglianze, alla disoccupazione giovanile, alla for-mazione adeguata alle sfide provenientidall’industria 4.0 e dall’automazione, solo per ci-tarne alcune, che oggi preoccupano i cittadini eu-ropei e agitano i diversi fronti politici, mettendoa rischio le stesse istituzioni europee.

Alcuni riposizionamenti da parte di attori, come gliStati Uniti, che hanno annunciato il ritiro dall’Ac-cordo di Parigi, l’aumento delle spese militari ascapito della cooperazione internazionale, il bloccodel flusso di migranti (compresi quelli a più elevateprofessionalità) rendono molto complessa la situa-zione internazionale ma aprono, potenzialmente,scenari nuovi, nei quali l’Europa potrebbe diven-tare il centro di innovazione e sperimentazione perlo sviluppo sostenibile, attirando quelle risorse fi-nanziarie e umane di qualità che non troverebberopiù negli Stati Uniti un luogo adatto a loro.

Alcuni di questi punti di vista sono emersi nelcorso del dibattito che ha portato il Consiglio pergli Affari Generali ad approvare, il 20 giugno 2017,la replica alla Comunicazione della Commissione.In particolare, forte è stato il richiamo all’impor-tanza di conseguire lo sviluppo sostenibile in tuttee tre le dimensioni (economica, sociale e ambien-tale) in modo equilibrato e integrato. Le racco-mandazioni del Consiglio sono raggruppate inquattro aree principali:

Prossimi passi per implementare l’Agenda 2030a livello europeo:

• invito alla Commissione ad elaborare entro metà2018 una strategia che definisca tempistiche,obiettivi e misure per inserire l’Agenda 2030 intutte le politiche dell’UE, tenendo in considera-zione gli impatti globali di tali politiche;

• richiamo alla Commissione perché identifichi igap esistenti rispetto ai 17 SDGs, in modo chepossa essere valutato cosa deve essere fattoentro il 2030 in termini di politiche, legisla-

zione e strutture di governance per assicurarela coerenza orizzontale e per l’attuazione;

• invito alla Commissione perché avvii valuta-zioni d’impatto delle nuove iniziative legisla-tive utilizzando l’Agenda 2030 e gli SDGs;

• richiesta alla Commissione di definire un chiaropercorso per l’integrazione degli SDGs nellepolitiche post-2020 attraverso una serie di con-sultazioni con gli stakeholder rilevanti.

Partnership e coinvolgimento degli stakeholderper l’Agenda 2030:

• si riafferma il sostegno europeo al multilatera-lismo e alla cooperazione con le istituzioni fi-nanziarie internazionali;

• si approva l’impegno del G20 per implemen-tare l’Agenda 2030 e per dare maggiore visibi-lità alle azioni che vengono poste in essere;

• si richiamano le responsabilità di tutti gli sta-keholder nell’implementare l’Agenda 2030, in-clusi i governi nazionali e locali, il settoreprivato, la comunità scientifica e le organizza-zioni della società civile.

Modalità di implementazione:

• si sottolinea la necessità di raggiungere un mixefficace di risorse finanziarie e non, nazionalie internazionali, private e pubbliche per at-tuare l’Agenda 2030 e si chiede alla Commis-sione di valutare come il prossimo MultiannualFinancial Framework (MFF) possa supportarnel’implementazione;

• in linea anche con l’Agenda di Addis Abeba,l’Unione e gli Stati Membri si devono adoperareper sostenere il raggiungimento degli SDGs deiPaesi in via di sviluppo, mobilitando risorsepubbliche e private nazionali e internazionali;

• si richiamano, in particolare, le politiche dicoesione che hanno l’obiettivo di ridurre le di-sparità tra le varie regioni dell’Unione europea;

• si sottolinea il ruolo del commercio come unodei fattori chiave per una crescita inclusiva eper lo sviluppo sostenibile, evidenziando comel’Unione abbia sempre avuto consapevolezzadel proprio ruolo nel commercio sostenibile so-prattutto a favore dei Paesi in via di sviluppo;

• si approva la proposta di estendere il Fondoeuropeo per gli investimenti strategici (EFSI2.0) con l’obiettivo di mobilitare almeno 500miliardi di euro di investimenti entro il 2020,con una quota di almeno il 40% destinata allalotta al cambiamento climatico;

Rapporto ASviS 2017

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• si ritiene fondamentale la proposta per l’ExternalInvestment Plan (EIP), che incoraggia la mobili-tazione di investimenti, soprattutto dal settoreprivato, per lo sviluppo sostenibile cercando diaggredire alla radice le cause delle migrazioni.

Follow-up, monitoraggio e revisione:

• si riconosce il ruolo chiave degli Stati Membrie della Commissione nel monitoraggio dei pro-gressi compiuti a livello regionale, nazionale eglobale;

• si sottolinea il ruolo centrale dell’High LevelPolitical Forum (HLPF) delle Nazioni Unite nelfollow-up dell’Agenda 2030, a cui tutti gli StatiMembri dovrebbero conformarsi e l’importanzadi garantire la misurazione dei progressi chedevono coprire le tre dimensioni dello svilupposostenibile;

• si invita la Commissione a realizzare un sistemadi monitoraggio e di indicatori in modo daidentificare i gap da colmare, dando al tempostesso indicazioni di tipo strategico per rag-giungere gli SDGs.

Infine, il Consiglio europeo del 22 e 23 giugno haribadito la necessità di dare attuazione all’Ac-cordo di Parigi da parte di tutti gli Stati Membriperché esso costituisce un elemento chiave percontrastare il cambiamento climatico, favorire lacrescita economica e l’occupazione in Europa edare attuazione all’Agenda 2030. In questo senso,il Consiglio ha posto anche l’accento sul dovere diincrementare la cooperazione con gli organismi in-ternazionali soprattutto per aiutare i Paesi piùvulnerabili, dimostrando così la propria solidarietàverso le generazioni future e responsabilità versol’intero pianeta.

In conclusione, il Consiglio sembra intenzionato adutilizzare la propria leadership politica per spin-gere la Commissione a fare più di quanto origina-riamente proposto, fissando scadenze temporaliprecise, come quella relativa a una proposta sucome incorporare l’Agenda 2030 nella futura stra-tegia a lungo termine dell’Unione, che sostituiràl’attuale Strategia Europa 2020.

Va poi segnalato che è stata approvata la propostadi regolamento relativo all’istituzione del Fondoeuropeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD) chedovrebbe contribuire a dare nuovo impulso allapolitica di sviluppo dell’UE, affrontando al tempostesso le cause profonde delle migrazioni nellungo periodo. L’EFSD è lo strumento principaleper l’attuazione del piano europeo per gli investi-

menti esterni (PIE) a sostegno degli investimentiin Africa e nei Paesi del vicinato. Il piano mira es-senzialmente a creare posti di lavoro e affrontarele cause profonde della migrazione e contribuiràall’attuazione dell’Accordo di Parigi sui cambia-menti climatici. Partendo da un bilancio inizialedi 3,35 miliardi di euro, il Fondo è destinato a mo-bilitare investimenti fino a 44 miliardi di euro, chepotrebbero raddoppiare se gli Stati membri e glialtri donatori contribuiranno in misura pari all’UE.Il Parlamento e il Consiglio dovranno ora adottareformalmente il regolamento per consentire al piùpresto la costituzione del Fondo.

1.5.3 La posizione del ParlamentoeuropeoIl 6 luglio 2017 il Parlamento europeo ha appro-vato una Risoluzione che invita la Commissione aspecificare meglio come l’Unione intende integrarei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile nelle propriestrategie. In estrema sintesi, la Risoluzione:

• sottolinea la necessità di una valutazione glo-bale delle lacune e incoerenze, ma anche be-nefici e sinergie, di tutte le politiche e lenormative europee in relazione all’Agenda2030;

• invita la Commissione a elaborare, senza indu-gio, una strategia, coerente, coordinata e ge-nerale di breve, medio e lungo periodosull’attuazione dei 17 Obiettivi di sviluppo so-stenibile e dei 169 Target nell’UE;

• indica la necessità di stabilire un calendariochiaro per la realizzazione degli Obiettivi;

• chiede anche alla Commissione di stabilire cheil contributo di tutte le nuove politiche e nor-mative al raggiungimento degli SDGs sia sem-pre verificato in maniera da garantirne lacoerenza nell’attuazione e invita a considerarelo sviluppo sostenibile come parte integrantedel quadro generale delle valutazioni di im-patto delle politiche;

• dichiara che il Quadro finanziario pluriennalepost-2020 deve riorientare il bilancio dell’UEverso l’attuazione dell’Agenda 2030 con unamaggiore integrazione dei principi dello svi-luppo sostenibile nei singoli meccanismi di fi-nanziamento.

Riconoscendo che per implementare gli SDGs è ne-cessario l’impegno di autorità locali e regionalidegli Stati membri, dei cittadini, delle imprese edella società civile, la Risoluzione chiede alla

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Commissione di garantire che la piattaformamulti-stakeholder in fase di costituzione diventiuno strumento per mobilitare competenze in varisettori, incoraggiare un approccio “dal basso” perpromuovere lo sviluppo sostenibile, condividere lemigliori pratiche, influenzare l’agenda politica efacilitare la pianificazione, l’attuazione e il mo-nitoraggio dell’Agenda 2030.

Per questo, la Commissione viene esortata a svi-luppare strumenti di monitoraggio, controllo e re-visione per l’attuazione degli SDGs, e all’Eurostatè richiesto di definire un insieme di indicatori spe-cifici dei progressi nell’implementazione degliObiettivi in Europa. In merito a questi progressi,la Commissione dovrebbe anche redigere delle re-lazioni annuali.

Da segnalare anche che, nel mese di febbraio 2017,il Parlamento europeo ha approvato la revisionedella direttiva sugli “Emission trading scheme”(ETS) per la riduzione lineare delle quote di emis-sione di gas serra. L’ETS, lanciato nel 2005, è unmeccanismo cap & trade, ispirato al Protocollo diKyoto, per la riduzione obbligatoria delle emissioniprodotte da una parte degli impianti europei, es-senzialmente gli energetici e i più energivori. Re-centemente l’ETS è stato esteso anche al trafficoaereo interno all’UE. A ciascun emettitore viene im-posto un limite per le emissioni, che può essere ri-spettato anche acquistando permessi di emissioneda un mercato ad hoc dove vengono vendute lequote da parte delle industrie più virtuose di quelsettore. Le principali modifiche approvate dal Par-lamento europeo riguardano la riduzione annuadelle quote allocate di un fattore pari al 2,2% (de-correnza 2021), il raddoppio per il 2019 della riservastabilizzatrice per garantire l’assorbimento delleeccedenze e il ritiro dal mercato, dal 2021, di 800milioni di quote immesse nella riserva stessa.

L’approvazione, che però non conclude l'iter dellariforma, ha suscitato reazioni contrastanti da partedi chi reputa i provvedimenti inadeguati e prote-zionistici nei confronti delle industrie che produ-cono CO2 e di chi invece valuta queste modificheimportanti per rispettare l’Accordo di Parigi.

1.5.4 Le iniziative della societàcivile europeaSulla scia della mobilitazione della società civileeuropea, il Comitato economico e sociale euro-peo (CESE), organo consultivo dell’UE, nel corsodella sua conferenza del 22 e 23 maggio ha sotto-

lineato come l’Agenda 2030 possa essere realiz-zata solo se i cittadini saranno parte attiva delcambiamento necessario e la società civile saràcoinvolta nel processo. Per conseguire tale risul-tato quattro elementi appaiono fondamentali:

• gli ambiti economici, sociali e ambientali de-vono essere trattati in maniera interdiscipli-nare e sullo stesso piano di importanza e iprogressi dipenderanno dalla misura in cuiscelte politiche e azioni strategiche riflette-ranno questa interconnessione. Da qui, la ne-cessità di misurare la crescita andando “oltreil PIL” e di passare dagli indicatori alla proget-tazione politica;

• comprendere le opportunità connesse alla rea-lizzazione dell’Agenda 2030, che con i suoiObiettivi appare come la strategia di sviluppoeconomico e sociale più pertinente alla tradi-zione democratica europea, che porta con sédiritti universali e la ricerca di equità sociale;

• rafforzare la comunicazione a proposito dei van-taggi connessi al perseguimento degli SDGs peri singoli individui e la società nel suo complesso;

• coinvolgere in maniera più efficace la societàcivile nella governance e nell’attuazione degliSDGs, a livello nazionale ed europeo.

Anche l’ASviS si è fatta portavoce della necessitàdi rendere l’Europa protagonista dello sviluppo so-stenibile, organizzando (23 marzo 2017) insieme adaltre organizzazioni internazionali, il seminario“Europe Ambition 2030. Europa leader mondialedello sviluppo sostenibile: un’opportunità unica percostruire un’Unione europea più forte”, in occa-sione dei 60 anni dai Trattati di Roma. Il successodell’evento, al quale hanno partecipato, tra glialtri, la Presidente della Camera dei Deputati LauraBoldrini e il Ministro dell’Economia e delle FinanzePier Carlo Padoan, può essere valutato conside-rando che l’hashtag #EuropeAmbition ha raggiuntooltre 1 milione di account (utenti) su Twitter e haregistrato quasi 7 milioni di impression, termineche indica il numero di volte che un messaggio(tweet) viene visualizzato dagli utenti internet.

La coalizione “Europe Ambition 2030”, nata in oc-casione della conferenza di Roma1, punta ad un ri-pensamento della governance e delle politichedell’UE, ponendo il raggiungimento degli SDGs allabase dell’azione dell’Unione, coerentemente conquanto previsto dall’articolo 3 del Trattato di Li-sbona. Per stimolare la riflessione su questi temi,gli organizzatori della conferenza, tra cui l’ASviS,e altre organizzazioni della società civile europea

Rapporto ASviS 2017

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hanno firmato il documento Transforming Our Eu-rope per chiedere un’Europa più democratica,giusta e sostenibile, proponendo un “sesto scena-rio” rispetto ai cinque proposti nel White Paperdella Commissione europea (che fornisce visionialternative di quello che potrebbe essere lo statodell’Unione nel 2025), considerati insoddisfacentida gran parte dei commentatori.

Il “sesto scenario” si concentra sulla governancedell’Unione e su altre innovazioni che potrebberoriconfigurare la struttura dell’UE nel corso del pe-riodo 2017-2019, prima cioè che si tengano le ele-zioni per il Parlamento europeo. Il documento èstato lanciato, dopo una consultazione pubblica, aridosso del vertice del Consiglio europeo del 22-23giugno 2017. L’ASviS e le altre organizzazioni in-ternazionali di “Europe Ambition 2030” hannoanche invitato coloro che credono in questo pro-getto a sottoscrivere una lettera aperta ai Capi diStato e di Governo per promuovere il ruolo dell’Eu-ropa come “leader mondiale degli SDGs”. Sono piùdi 150 i Campioni Europei che hanno già rispostoall’appello. Nel corso dell’evento di Roma, la let-tera con le prime firme è stata consegnata a JosèHerrera, Ministro per lo Sviluppo Sostenibile delgoverno di Malta, presidente di turno del Consiglioeuropeo. Il “sesto scenario” sarà presentato in au-tunno ai leader politici europei.

Europe Ambition ha inoltre recentemente inviatouna lettera aperta al Presidente della Commis-sione Europea Jean-Claude Juncker, in cui sichiede un ripensamento della governance e dellepolitiche dell’UE, che ponga il raggiungimento deiSustainable Development Goals (SDGs) alla basedell’azione dell’Unione.

Va anche segnalato che, in occasione dell’avviodella consultazione sul futuro dell’Europa apertadalla Commissione UE, l’organizzazione SDGWatch Europe (di cui ASviS fa parte) ha presentato

un analogo documento, nel quale si delinea una vi-sione di Europa in cui “la sostenibilità sia salda-mente collocata al centro dei progetti europei”.SDG Watch Europe invita i cittadini a supportarel’iniziativa e a partecipare alla campagna a favoredell’integrazione di indicatori di sviluppo sosteni-bile nei meccanismi di governance dell’Unione eper monitorare i progressi delle politiche verso ilraggiungimento dei 17 SDGs.

Infine, a testimonianza della crescente attenzionea queste tematiche tra i cittadini e la società ci-vile, va segnalato il successo della Settimana Eu-ropea per lo Sviluppo Sostenibile, che si è tenutadal 30 maggio al 5 giugno. Nel complesso, l’ESDW2017 (European Sustainable Development Week)ha visto l’organizzazione di oltre 4.000 attività in30 Paesi europei, grazie all’impegno di un’ampiavarietà di stakeholder.

La ESDW è stata avviata anni fa in Austria, Franciae Germania ed è supportata dall’European Sustai-nable Development Network (ESDN), di cui l’ASviSfa parte. Anche l’Italia ha partecipato attiva-mente, e con successo, alla settimana europeaper lo Sviluppo Sostenibile grazie proprio allascelta dell’ASviS di realizzare il Festival dello Svi-luppo Sostenibile nello stesso periodo (per ulte-riori informazioni sul Festival si veda il Cap. 2).

L’ESDW 2017 ha raggiunto quasi 400.000 persone,che hanno partecipato direttamente agli eventi, esu Twitter l’hashtag #ESDW è stato visualizzato unanalogo numero di volte. Infine, l’ESDW ha ricevutoun forte riconoscimento politico grazie alla parte-cipazione di autorità quali il primo Vice-Presidentedella Commissione europea Frans Timmermans, laCancelliera tedesca Angela Merkel e il Ministrofrancese per la Transizione Ecologica ed Inclusiva,Nicolas Hulot, che ha inaugurato il lancio dell’ESDW2017 con un evento speciale nel quale ha radunato100 stakeholder impegnati sugli SDGs.

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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NOTE

1 Europe Ambition 2030 è una coalizione informale di 14 organizzazioni della società civile europea, che ha l’obiettivo dicontribuire a costruire, intorno agli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Unione europea del futuro, realizzando la transizioneverso una societa] piu] prospera e inclusiva, in grado di salvaguardare la pace, migliorare il benessere dei cittadini e assicurarela qualita] dell’ambiente. Nella visione di Europe Ambition, l’Europa deve riaffermare con coraggio i suoi valori, riconoscerel’urgenza delle sfide economiche, sociali e ambientali e mettere al centro delle proprie politiche il percorso che l’Onu hadisegnato con l’Agenda 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Oltre ad ASviS, le organizzazioni che hanno creato EuropeAmbition 2030 sono: Club France De]veloppement Durable, Comite] 21, European Environment and Sustainable DevelopmentAdvisory Councils (EEAC), European Environmental Bureau, Movimento Europeo Italia, European Partners for the Environment,Fundacio]n Conama, Institut du de]veloppement durable et des relations internationales (IDDRI), Institute for European Envi-ronmental Policy, International Union for Conservation of Nature (IUCN), Finnish NGDO Platform to the European Union (KE-HYSRY), SDG Watch Europe, WWF.

Rapporto ASviS 2017

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L’Italia e l’Agenda 2030:progressi e ritardi

2.

Rapporto ASviS 2017

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2.1 Introduzione Nel corso degli ultimi dodici mesi, anche grazieall’impegno e al lavoro dell’ASviS, l’Agenda 2030ha assunto una maggiore rilevanza nel dibattitopubblico. Alcune parti della società italiana, dalmondo della scuola a quello delle imprese, dallasocietà civile alle amministrazioni locali, hannoposto maggiore attenzione ai temi dello svilupposostenibile, mentre altre, dai media nazionali aileader politici, stentano ad assumere la visioneolistica dello sviluppo dell’Italia proposta dal-l’Agenda 2030. Il Governo e il Parlamento hannofatto importanti passi avanti rispetto agli impegni

assunti con la firma di quest’ultima, anche sel’agenda politica dell’ultimo anno, pur dominatada problemi chiaramente connessi ai temi dellosviluppo sostenibile (dalla lotta alla disoccupa-zione e alla povertà al dramma delle migrazioni,dall’innovazione tecnologica alla sicurezza dei cit-tadini, dallo stato dell’ambiente alla violenza con-tro le donne), non è stata in grado di definire unaprospettiva complessiva e convincente per il fu-turo del nostro Paese.

Analogamente, i media tendono spesso a presen-tare le singole “emergenze” come se fossero to-talmente indipendenti le une dalle altre. Basti

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

I cittadini italiani e l’Agenda 2030L’insostenibilità e l’ingiustizia dell’attuale sistema di sviluppo sono ormai confermate da numerose ri-cerche e studi, molti dei quali sono disponibili sul sito www.asvis.it. Secondo i risultati descritti nel10° Rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza, realizzato da Demos & Pi e Osservatorio diPavia per la Fondazione Unipolis (il sondaggio è stata realizzato con metodo CATI in Italia, Francia,Germania, Gran Bretagna, Spagna su un campione di 5.000 casi, 1.000 per ciascun Paese), le principalipaure dei cittadini italiani riguardano molti dei temi al centro dell’Agenda 2030. Tra le paure generali,il 58% teme “la distruzione dell’ambiente e della natura”, il 55% “l’inquinamento”, mentre tra le in-sicurezze economiche, la paura di “non avere o perdere la pensione” (38%) e “la perdita del lavoro,la disoccupazione” (37%) risultano essere prioritarie.

Parallelamente, il sostegno dei cittadini per politiche orientate allo sviluppo sostenibile sembra piut-tosto ampio, soprattutto tra le nuove generazioni. Un sondaggio realizzato a gennaio 2017 per la Fon-dazione Unipolis su circa 1.600 persone segnala come la stragrande maggioranza degli italiani (85%) sidica favorevole a politiche per lo sviluppo sostenibile, una percentuale che sale ancora tra i giovani:in particolare, il 71% dei giovani di 15-24 anni e il 72% degli adulti di 35-44 anni ritengono prioritariele politiche a favore della protezione dell’ambiente anche a costo di una minore crescita economica,a fronte di una quota del 58% tra gli ultrasessantacinquenni. Un terzo delle persone di 45-54 anniritiene invece che la priorità debba andare alla crescita economica, anche a scapito dell’ambiente,posizione condivisa solo dal 28% dei giovani e da meno di un quarto delle persone che vivono nellegrandi città e dal 22% di quelle con titolo di studio elevato. Da segnalare, infine, che la percentualedi chi, a inizio 2017, si dichiara a favore delle politiche per lo sviluppo sostenibile sia aumentata diotto punti rispetto al 2016, a fronte di una netta riduzione di chi un anno prima non esprimeva un’opi-nione sull’argomento.

Solo pochi italiani, però, conoscono l’Agenda 2030: infatti, la percentuale di chi è informato “poco”e “per niente” si attesta al 77%, un valore decisamente più alto di quello relativo a chi si dichiara “ab-bastanza informato” (17%) e “molto informato” (5%). Un quarto degli ultrasessantacinquenni è infor-mato dell’Agenda 2030 a fronte di un 16% dei giovani di 15-24 anni; inoltre, i maschi sono più informatidelle femmine, così come le persone con titoli di studio più elevati, che svolgono professioni più qua-lificate e quelle che vivono nei grandi comuni.

pensare al modo con cui, nel corso dell’estate2017, sono stati trattati i temi delle elevate tem-perature sperimentate su tutta la Penisola, deicambiamenti climatici, della siccità e del suo im-patto sull’agricoltura, dell’elevato numero di in-cendi, dei rischi per la fornitura di energiaelettrica, del controllo dei flussi migratori dal-l’Africa, per comprendere la difficoltà dell’opi-nione pubblica a concentrare l’attenzione sullecause strutturali di taluni fenomeni, al di là dellacronaca quotidiana.

D’altra parte, va riconosciuto che, negli ultimimesi, alcune istituzioni hanno cominciato ad ab-bracciare i temi dello sviluppo sostenibile. Comevedremo più avanti, progressi significativi sonostati compiuti sui temi dell’educazione allo svi-luppo sostenibile e su alcune politiche economi-che, sociali ed ambientali. La presenza dellemassime cariche dello Stato, dal Presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella al Presidente del Con-siglio dei Ministri Paolo Gentiloni, dalla Presidentedella Camera dei Deputati Laura Boldrini ai presi-denti della Conferenza delle Regioni Stefano Bo-naccini e del Consiglio dell’Associazione deiComuni Italiani Enzo Bianco, agli eventi del primoFestival dello Sviluppo Sostenibile organizzatodall’ASviS e l’elaborazione, da parte del Governo,della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sosteni-bile segnalano un’attenzione crescente a questitemi. Il confronto con partiti e movimenti politicipromosso dall’ASviS a fine gennaio, e introdottodal Presidente del Senato Pietro Grasso, ha segnatoun primo momento di attenzione ai temi della so-stenibilità in vista della preparazione delle piatta-forme programmatiche per le elezioni del 2018.Anche la diffusione di indicatori statistici sugliSDGs da parte dell’Istat ha rappresentato un im-portante passo avanti. Tuttavia, la mancanza di undatabase e di una pubblicazione dedicata (comeinvece avvenuto in Olanda) ha reso di fatto invisi-bile all’opinione pubblica tale base informativa.

Sul piano delle politiche relative ai singoli SDGs,l’ultimo anno ha visto alcuni importanti avanza-menti, anche se, in generale, la distanza tra gliObiettivi da raggiungere entro il 2030 e l’attualeposizione dell’Italia resta molto ampia.

Questo capitolo del Rapporto illustra i passi avanticompiuti dal Paese rispetto all’Agenda 2030 e aisingoli SDGs, proponendo, tra l’altro, evidenzestatistiche originali che consentono di valutare laposizione e il cammino dell’Italia rispetto agliObiettivi sottoscritti a settembre del 2015.

2.2 La Strategia Nazionale per loSviluppo SostenibileSull’onda della pressione esercitata dall’ASviS in nu-merose occasioni pubbliche, fin da febbraio 2016,il Governo ha deciso di effettuare l’aggiornamentodella Strategia di sviluppo sostenibile previsto dallaLegge 221/2015 utilizzando l’Agenda 2030 e gliSDGs come quadro di riferimento, e non limitarsialle dimensioni puramente ambientali, come inizial-mente immaginato. Di conseguenza, il Ministerodell'Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare (MATTM) ha costituito un gruppo di lavoro conrappresentanti di tutti i ministeri per sviluppare labozza di Strategia e predisporre numerosi docu-menti preparatori, sulla cui base definire la Strate-gia. La bozza di quest’ultima è stata presentata amarzo 2017 dal Ministro Gian Luca Galletti adesperti e rappresentanti della società civile, così dapoter raccogliere commenti e contributi.

Nelle settimane successive il Governo ha rivisto labozza di Strategia e, soprattutto, ha concordato glielementi fondamentali (assenti nella bozza dimarzo) della governance di un processo indubbia-mente complesso, non solo in quanto le competenzedelle politiche orientate ai singoli SDGs spettano anumerosi ministeri e anche a diversi livelli di go-verno (Regioni e Comuni), ma anche perché l’otticadella Strategia è necessariamente pluriennale. D’al-tra parte, è emersa la necessità di coordinare meglioprogrammi e target inseriti nella bozza di marzo conquelli derivanti da altri impegni assunti dal nostroPaese a livello internazionale, e specialmente a li-vello di Unione europea, nonché di valutare conmaggiore dettaglio le risorse da associare alle azioniinserite nella Strategia per renderle coerenti con iben noti vincoli di finanza pubblica.

Il risultato finale di tale attività è stato un docu-mento significativamente diverso da quello presen-tato a marzo: ferma restando l’impostazionegenerale basata su cinque aree tematiche derivantidal “modello delle 5P” (Persone, Pianeta, Prospe-rità, Pace, Partnership) ampiamente usato a livellointernazionale, e l’illustrazione degli elementi cru-ciali della governance del processo, dal testo sonostati eliminati i riferimenti ai target quantitativipresenti nella bozza precedente. Tali aspetti, silegge nel testo di luglio, verranno definiti entrofine anno in un secondo documento, il quale con-terrà anche indicazioni più precise sugli strumentiche si intendono utilizzare per conseguire i diversiObiettivi, declinati nei singoli Target.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Il documento è diviso in due sezioni. Nella prima,divisa in sei capitoli introduttivi vengono presen-tati: l’approccio metodologico e il processo diconsultazione multilivello che ha portato alla ver-sione finale, la struttura della Strategia, una sin-tesi schematica delle aree di interesse eprioritarie per la pianificazione delle politiche eazioni, gli indicatori nazionali per gli SDGs e il con-testo internazionale delle Nazioni Unite e infineindividuati gli obiettivi specifici da perseguireadattati al contesto italiano.Nella seconda sezione compare invece l’approcciopiù programmatico e statistico–analitico. Attra-verso il raggruppamento dei 17 Goal e 169 Targetin cinque capitoli che corrispondono alle 5P, ven-gono fotografate le tendenze nei diversi ambitinazionali relative all’ultimo decennio. Concludonola relazione il capitolo sui vettori della sostenibi-lità e quello sul monitoraggio costante e l’imple-mentazione dei Goal.Come si legge nella Strategia, “il documento iden-tifica, inoltre, un sistema di vettori di sostenibilità,definiti come ambiti di azione trasversali e levefondamentali per avviare, guidare, gestire e moni-torare l’integrazione della sostenibilità nelle poli-tiche, piani e progetti nazionali. Questa propostapreliminare alla Strategia promuove una visione dilungo periodo all’Agenda 2030, e potrà fornire unsupporto nelle discussioni dell’Italia nelle sedi eu-ropee in cui si affronteranno le questioni legateallo sviluppo sostenibile. In tale contesto, la ow-nership della Strategia sarà la discriminante per ilsuo successo. Al contempo, la promozione di unmodello di sviluppo equo e sostenibile richiede,inoltre, uno sforzo collettivo volto a ridurre dise-guaglianze, povertà, disoccupazione, e a proteg-gere ambiente, natura e clima”.Un quadro complessivo della Strategia è presentatonella tavola 1 (tratta dal documento del Governo),nella quale le cinque aree tematiche vengono con-nesse ad “obiettivi strategici nazionali”. Come silegge nel documento, “già nel prossimo quinquen-nio, l’obiettivo primario sarà riportare il Paese al-meno nelle condizioni di benessere socio-economicoche lo caratterizzava prima della crisi economica:ridurre povertà, disuguaglianze, discriminazione edisoccupazione (soprattutto femminile e giovanile);assicurare la sostenibilità ambientale; ricreare la fi-ducia nelle istituzioni; rafforzare le opportunità dicrescita professionale, studio, formazione; resti-tuire competitività alle imprese attraverso unaquarta rivoluzione industriale basata su tecnologieinnovative e sostenibili. Il presente documento pro-

pone in modo sintetico una visione per un nuovomodello economico circolare, a basse emissioni diCO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altricambiamenti globali causa di crisi locali come, adesempio, la perdita di biodiversità, la modifica-zione dei cicli biogeochimici fondamentali (carbo-nio, azoto, fosforo) e i cambiamenti nell’utilizzodel suolo”. Sul piano della governance, come spiegato dal Mi-nistro Galletti all’HLPF 2017: “Il Governo assicu-rerà annualmente il monitoraggio e la valutazionedelle azioni intraprese e dei risultati conseguiti.La Presidenza del consiglio dei ministri assumeràun ruolo di coordinamento e gestione della Strate-gia con la collaborazione del Ministero dell’Am-biente per la dimensione interna e del Ministerodegli Affari Esteri e della Cooperazione Internazio-nale per la dimensione esterna. Al Ministero del-l’Economia e delle Finanze spetterà poi il compitodi raccordare l’attuazione della Strategia con i do-cumenti ufficiali di politica economica e di coor-dinare la modellistica necessaria alla definizionedegli obiettivi quantificati. Il Governo stimolerà leRegioni e gli enti locali per declinare le propriestrategie per lo sviluppo sostenibile in accordo conla Strategia nazionale. La partecipazione sarà unelemento fondamentale per assicurare il pieno ri-spetto dei principi dell’Agenda 2030 e un’efficaceattuazione della Strategia. Il Ministero dell’Am-biente coordinerà un forum inerente la dimensioneinterna, aperto alla società civile, a esperti e aesponenti di istituzioni locali, centrali e regionali.Cureranno la dimensione esterna il Ministero degliAffari Esteri e il Consiglio nazionale per la coope-razione allo sviluppo, che coinvolge la società ci-vile in tutti i profili legati alla cooperazione, oggianche nell’attuazione della Strategia. Infine, al si-stema statistico nazionale, in collaborazione conquello europeo, è stato affidato l’incarico di mi-gliorare la copertura e la qualità degli indicatoriutili a descrivere il posizionamento italiano e aidentificare i trend rilevanti rispetto agli SDGs eagli Obiettivi definiti dalla Strategia nazionale perlo sviluppo sostenibile”. Dalle parole del Ministro e dal contenuto del testoappare evidente come il Governo abbia recepitogran parte delle proposte dell’ASviS, specialmenteper ciò che concerne la governance. Mancano,però, all’appello alcune azioni di particolare im-portanza, come la trasformazione del CIPE in Co-mitato per lo sviluppo sostenibile e, soprattutto,un riferimento all’impegno annunciato dal Presi-dente Gentiloni nell’evento finale del Festival, di

Rapporto ASviS 2017

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emanare una direttiva ai Ministeri per incorporaregli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei propri piani per

il triennio 2018-2020. Inoltre, il testo appare an-cora troppo generico rinviando ad un piano

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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I. Azzerare la povertà eridurre l’esclusione socialeeliminando i divari territoriali

II. Garantire le condizioni per lo sviluppo potenzialeumano

III. Promuovere la salute e il benessere

I. Arrestare la perdita dibiodiversità

II. Garantire una gestionesostenibile delle risorsenaturali

III. Creare comunità eterritori resilienti, custodire i paesaggi

AreA SceLTA ObIeTTIvO STrATegIcO NAzIONALe

PERS

ON

EPI

ANET

A

I.1 Abbattere la percentuale di popolazione a rischio povertàI.2 Combattere la deprivazione materiale e alimentareI.3 Ridurre il disagio abitativo

II.1 Ridurre la disoccupazione per le fasce più deboli della popolazioneII.2 Assicurare la piena funzionalità del sistema di protezione sociale eprevidenzialeII.3 Ridurre il tasso di abbandono scolastico e migliorare il sistemadell’istruzione obbligatoriaII.4 Combattere la devianza attraverso prevenzione e integrazionesociale dei soggetti a rischio

III.1 Diminuire l’esposizione della popolazione ai fattori di rischioambientale e antropicoIII.2 Diffondere stili di vita sani e rafforzare i sistemi di prevenzioneIII.3 Garantire l’accesso a servizi sanitari e di cura efficaci, contrastandoi divari territoriali

I.1 Salvaguardare e migliorare lo stato di conservazione di specie ehabitat per gli ecosistemi, terrestri e acquaticiI.2 Arrestare la diffusione delle specie esotiche invasiveI.3 Aumentare la superficie protetta terrestre e marina e assicurarel’efficacia della gestioneI.4 Proteggere e ripristinare le risorse genetiche e gli ecosistemi naturaliconnessi ad agricoltura, silvicoltura e acquacolturaI.5 Integrare il valore del capitale naturale (degli ecosistemi e dellabiodiversità) nei piani, nelle politiche e nei sistemi di contabilità

II.1 Mantenere la vitalità dei mari e prevenire gli impatti sull’ambientemarino e costieroII.2 Arrestare il consumo del suolo e combattere la desertificazioneII.3 Minimizzare i carichi inquinanti nei suoli, nei corpi idrici e nelle faldeacquifere, tenendo in considerazione i livelli di buono stato ecologico deisistemi naturaliII.4 Attuare la gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelliII.5 Massimizzare l’efficienza idrica e commisurare i prelievi alla scarsitàd'acquaII.6 Minimizzare le emissioni e abbattere le concentrazioni inquinanti inatmosferaII.7 Garantire la gestione sostenibile delle foreste e combatternel’abbandono e il degrado

III.1 Prevenire i rischi naturali e antropici e rafforzare le capacità diresilienza di comunità e territoriIII.2 Assicurare elevate prestazioni ambientali e antisismiche di edifici,infrastrutture e spazi apertiIII.3 Assicurare elevate prestazioni ambientali e antisismiche di edifici,infrastrutture e spazi apertiIII.4 Garantire il ripristino e la deframmentazione degli ecosistemi efavorire le connessioni ecologiche urbano/ruraliIII.5 Assicurare lo sviluppo del potenziale delle aree interne, rurali,montane, costiere e la custodia di territori e paesaggi

Tavola 1 - Quadro sintetico di aree, scelte e obiettivi strategici nazionali della Strategia per lo sviluppo sostenibile

d’azione concreto, da realizzare entro dicembre,che includa target quantitativi da raggiungereentro il 2030.

Per ciò che concerne gli altri attori della società,Galletti, concludendo il suo intervento all’HLPF, hanotato che: “Essenziale è la trasformazione dellagovernance complessiva del processo di sviluppoattraverso l’armonizzazione delle relazioni tra i di-versi livelli istituzionali e il rafforzamento della ca-pacità di interazione fra gli attori pubblici e privati;il rafforzamento del ruolo delle tante organizza-

zioni impegnate nei temi legati all’Agenda 2030,attraverso il loro coinvolgimento nel Forum nazio-nale per lo sviluppo sostenibile, che avrò l’onore dicoordinare; la definizione puntuale della pratica-bilità dei traguardi individuati rispetto alle reali di-sponibilità del bilancio, ma anche dei piani diinvestimento privati dei grandi gruppi industriali,soprattutto sul lungo periodo; il consolidamentodel sistema per il monitoraggio del raggiungimentodei traguardi posti e il rafforzamento del suo le-game con gli strumenti di programmazione, piani-

Rapporto ASviS 2017

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I. Finanziare e promuoverericerca e innovazione

II. Garantire piena occupazionee formazione di qualità

III. Affermare modellisostenibili di produzione econsumo

IV. Decarbonizzarel’economia

I. Promuovere una societànon violenta e inclusiva

II. Eliminare ogni forma didiscriminazione

III. Assicurare la legalità e lagiustizia

AreA SceLTA ObIeTTIvO STrATegIcO NAzIONALe

PRO

SPER

ITà

PACE

I.1 Aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppoI.2 Attuare l’agenda digitale e potenziare la diffusione delle retiintelligentiI.3 Innovare processi e prodotti e promuovere il trasferimentotecnologico

II.1 Garantire qualità e continuità della formazioneII.2 Incrementare l’occupazione sostenibile e di qualità

III.1 Dematerializzare l’economia, migliorando l’efficienza dell’uso dellerisorse e promuovendo meccanismi di economia circolareIII.2 Promuovere la fiscalità ambientaleIII.3 Assicurare un equo accesso alle risorse finanziarieIII.4 Promuovere responsabilità sociale e ambientale nelle imprese enelle amministrazioniIII.5 Abbattere la produzione di rifiuti, azzerare il conferimento indiscarica e promuovere il mercato delle materie prime secondeIII.6 Promuovere la domanda e accrescere l’offerta di turismo sostenibileIII.7 Garantire la sostenibilità di agricoltura e silvicoltura lungo l’interafilieraIII.8 Garantire la sostenibilità di acquacoltura e pesca lungo l’interafilieraIII.9 Promuovere le eccellenze italiane

IV.1 Massimizzare la produzione di energia da fonte rinnovabile el’efficienza energeticaIV.2 Aumentare la mobilità sostenibile di persone e merci, eliminando idivari territorialiIV.3 Abbattere le emissioni climalteranti nei settori non-ETS

I.1 Prevenire la violenza su donne e bambini e assicurare adeguataassistenza alle vittimeI.2 Garantire l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo e l’inclusionedelle minoranze etniche e religiose

II.1 Eliminare ogni forma di sfruttamento del lavoro e garantire i dirittidei lavoratoriII.2 Contrastare la discriminazione di genere e garantire la parità didirittiII.3 Combattere ogni discriminazione e promuovere il rispetto delladiversità

III.1 Intensificare la lotta alla criminalitàIII.2 Contrastare corruzione e concussione nel sistema pubblicoIII.3 Garantire l’efficienza e la qualità del sistema giudiziario

ficazione e valutazione nazionali, regionali e lo-cali”. A tale proposito va notato che, nella partededicata al contributo delle oltre 200 ONG e delleuniversità e agenzie di ricerca alla preparazionedella Strategia, venga citata esplicitamente “l’Al-leanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS),composta da oltre 150 organizzazioni - dal mondoaccademico a quello imprenditoriale - che ha lan-ciato nel maggio 2017 il primo Festival dello Svi-luppo Sostenibile, al fine di sensibilizzare sui temidell’Agenda 2030 i cittadini italiani. In collabora-zione con il Ministero per l’Ambiente, la Terra e ilMare, l’ASviS sta lavorando per trasformare la ker-messe in un evento annuale, punto di riferimentoper le iniziative legate agli SDGs”.

2.3 gli indicatori di benessereequo e sostenibile nellaprogrammazione economica, il catalogo dei sussidi dannosi e favorevoli per l’ambiente e il rapporto sul capitaleNaturaleAccanto alla Strategia Nazionale per lo SviluppoSostenibile, gli ultimi dodici mesi hanno visto ilvaro o la conclusione di tre importanti iniziativedi natura “trasversale” connesse ai temi dello svi-luppo sostenibile. Nel primo caso si tratta di unaimportante modifica delle modalità con cui si ef-fettua la programmazione economica, mentre glialtri due si riferiscono alla produzione di impor-tanti basi conoscitive che dovrebbero guidare lepolitiche nei prossimi anni.

2.3.1 gli indicatori di benessereequo e sostenibile nel Documentodi economia e FinanzaLa prima iniziativa riguarda l’attuazione di quantoprevisto dalla Legge di riforma del bilancio (ap-provata nel 2016), e cioè l’inclusione nella pro-grammazione economica, accanto agli obiettivitradizionali (come il PIL, l’occupazione, il deficite il debito pubblico), di una serie di indicatori dibenessere equo e sostenibile.

La norma prevede che il Governo inserisca nel Do-cumento di Economia e Finanza (DEF), redatto adaprile di ogni anno, un allegato che illustri “l’an-damento, nell’ultimo triennio, degli indicatori dibenessere equo e sostenibile ... nonché le previ-sioni sull’evoluzione degli stessi nel periodo di ri-ferimento, anche sulla base delle misure previsteper il raggiungimento degli obiettivi di politicaeconomica di cui al comma 2, lettera f), e deicontenuti dello schema del Programma nazionaledi riforma, di cui al comma 5”. Inoltre, si prevedeche “con apposita relazione, predisposta dal Mi-nistro dell’economia e delle finanze, sulla basedei dati forniti dall’Istat, da presentare alle Ca-mere per la trasmissione alle competenti Commis-sioni parlamentari entro il 15 febbraio di ciascunanno, è evidenziata l’evoluzione dell’andamentodegli indicatori di benessere equo e sostenibile,di cui al comma 10-bis, sulla base degli effetti de-terminati dalla legge di bilancio per il triennio incorso”.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

35

Per selezionare gli indicatori citati dalla norma èstato istituito un apposito Comitato, il quale, agiugno, ha proposto i seguenti dodici:

1. reddito medio disponibile aggiustato pro capite;

2. indice di diseguaglianza del reddito disponibile;

3. indice di povertà assoluta;

4. speranza di vita in buona salute alla nascita;

5. eccesso di peso;

6. uscita precoce dal sistema di istruzione e for-mazione;

7. tasso di mancata partecipazione al lavoro;

8. rapporto tra tasso di occupazione delle donnedi 25-49 anni con figli in età prescolare e delledonne senza figli;

9. indice di criminalità predatoria;

10. indice di efficienza della giustizia civile;

11. emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti;

12. indice di abusivismo edilizio.

In attesa della selezione degli indicatori da partedel Comitato e del previsto parere da parte del Par-lamento (atteso per settembre), il Governo hascelto di inserire, in via provvisoria, quattro indi-catori suggeriti dal Comitato già nel DEF 2017: ilreddito medio disponibile, un indice di disegua-glianza del reddito disponibile, un indicatore dellamancata partecipazione al mercato del lavoro el’andamento delle emissioni di CO2 e altri gas climaalteranti. Per ciascuno dei quattro indicatori, il DEF2017 illustra l’andamento del triennio passato(2014-2016), quello prevedibile secondo uno sce-nario a politiche vigenti e secondo uno scenario cheinclude gli obiettivi programmatici (2017-2020).

Questa importante innovazione pone l’Italia al-l’avanguardia nello scenario internazionale. In-fatti, il nostro è il primo tra i Paesi G7 e OCSE aintrodurre in maniera così diretta misure integra-tive del PIL nella programmazione economica,portando a compimento l’iniziativa avviata nel2010 da Istat e CNEL con l’elaborazione degli in-dicatori di benessere equo e sostenibile (BES), og-getto di una pubblicazione annuale a curadell’Istat. Infatti, già in occasione del lancio ditale processo venne indicato che l’obiettivo finaleera quello di rendere gli indicatori BES oggetto didibattito pubblico e strumento di programmazionee valutazione delle politiche.

La forte sovrapposizione tra le tematiche oggettodegli indicatori BES e quelle incluse negli SDGs rap-presenta una grande occasione per far fare al no-stro Paese uno straordinario salto culturale. Infatti,

per prevedere i 12 indicatori sopra citati e per va-lutare l’impatto delle politiche su di essi il Go-verno si deve dotare di una strumentazioneadeguata, ampliando la modellistica oggi utiliz-zata per effettuare le previsioni economiche econsiderare simultaneamente importanti dimen-sioni sociali ed ambientali. Peraltro, tale strumen-tazione è fondamentale anche per individuare itarget quantitativi della Strategia nazionale perlo sviluppo sostenibile, i quali dovrebbero essereoggetto del documento che il Governo si è impe-gnato a produrre entro la fine di quest’anno.

2.3.2 Il catalogo dei sussidi dannosie favorevoli per l’ambienteLa predisposizione del Catalogo dei Sussidi Am-bientali è stata prevista dalla Legge 221/2015 ela sua prima edizione è stata presentata a feb-braio dal Ministro dell’Ambiente1. Nel Catalogovengono analizzate e valutate le “spese fiscali”,le agevolazioni e gli incentivi esistenti suddivisiper settore di attività economica (agricoltura,energia, trasporti, IVA e altri sussidi) e con riferi-mento agli effetti finanziari per l’anno 2016.

Nel Catalogo “sono state inserite diverse metodo-logie per permettere la rimozione dei SAD (sussidiambientali dannosi) e per promuovere l’adozionedei SAF (sussidi ambientali favorevoli). Si tratta,quindi, di un utile strumento di attuazione di di-verse azioni di tutela ambientale e fiscale comel’individuazione di aree di intervento per una pos-sibile riforma della fiscalità generale, applicandoil principio ‘chi inquina paga’ e l’identificazionedi misure che contribuiscano ad una riforma fi-scale ambientale”.

Nella predisposizione del Catalogo è stata adottatala definizione dell’OCSE di sussidio: “Un sussidio èuna misura che mantiene i prezzi per i consumatorial di sotto dei livelli di mercato, o mantiene iprezzi per i produttori al di sopra dei livelli di mer-cato o che riduce i costi per i produttori e i consu-matori, tramite sostegno diretto o indiretto”. Isussidi sono suddivisi in “sussidi diretti” (trasferi-menti diretti alle imprese o alle famiglie sottoforma di rimborso dei costi o trasferimenti diretti)e “spese fiscali” (sussidi indiretti), quali qualiesenzioni e agevolazioni (detrazioni, deduzioni,crediti d’imposta), sostegni dati da meccanismi diregolamentazione (per esempio feed-intariff), ac-cesso preferenziale a un determinato mercato(come la riduzione della richiesta di garanzie daparte dello Stato per “appalti verdi”).

Rapporto ASviS 2017

36

La tavola 2 presenta il quadro riassuntivo dei sus-sidi considerati. Si tratta di 16,2 miliardi di eurodi sussidi dannosi per l’ambiente e di 15,7 miliardi

di euro di sussidi favorevoli erogati annualmenteal sistema economico.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

37

TIPO DI SuSSIDIO

Agricoltura

Spese fiscali

Sussidi diretti

Totale (mln €)

energia

Spese fiscali

Sussidi diretti

Totale (mln €)

Trasporto

Spese fiscali

Sussidi diretti

Totale (mln €)

Altri sussidi

Spese fiscali

Sussidi diretti

Totale (mln €)

IvA 4%

Spese fiscali

Totale (mln €)

IvA 10%

Spese fiscali

Totale (mln €)

Totale

Spese fiscali

Sussidi diretti

TOTALe (mln €)

SAD

7,49

146,19

153,68

11.240,48

310,00

11.550,48

202,20

-

202,20

700,10

d.q.

700,10

447,85

447,85

3.113,14

3.113,14

15.711,26

456,19

16.167,45

SAF

3,80

2.227,59

2.231,39

86,65

12.058,00

12.144,65

200,00

200,00

1.070,42

8,10

1.078,52

24,62

24,62

d.q.

d.q.

1.185,49

14.493,69

15.679,18

SAN

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

3.538,00

d.q.

3.538,00

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

3.538,00

d.q.

3.538,00

INcerTO

d.q.

4.067,79

4.067,79

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

65,40

65,40

1.633,60

d.q.

1.633,60

d.q.

d.q.

d.q.

d.q.

1.633,60

4.133,19

5.766,79

TOTALe (min €)

11,29

6.441,57

6.452,86

11.327,13

12.368,00

23.695,13

202,20

265,40

467,60

6.942,12

8,10

6.950,22

472,47

472,47

3.113,14

3.113,14

22.068,35

19.083,07

41.151,42

Tavola 2 - Stima dei sussidi totali annui per settore e tipologia (milioni di euro)

SAD = Sussidi ambientalmente dannosi; SAF = Sussidi favorevoli all’ambiente; SAN = Sussidi neutrali; Incerto = casidi difficile qualificazione* d.q. indica sussidi al momento non ricompresi in questa prima versione del Catalogo, inclusi quelli derivanti daspese fiscali nazionali, regionali e comunali o da altri sussidi diretti comunitari, nazionali, regionali e comunali.

Si tratta di un ammontare molto consistente, chenel Catalogo viene presentato e analizzato in ma-niera molto dettagliata. Peraltro, la stragrandemaggioranza dei sussidi, sia di quelli dannosi siadi quelli favorevoli, riguarda il settore dell’ener-gia, che assorbe oltre il 70% dei 32 miliardi di eurodi sussidi complessivamente censiti.

Tra le numerose conclusioni di policy illustrate neldocumento si segnalano le seguenti:

• rendere obbligatoria la “verifica d’impatto am-bientale dei sussidi” nella fase di predisposi-zione delle misure fiscali o di spesa;

• un allineamento all’aliquota “normale” del-l’IVA per i beni ad alto impatto ambientaledove il sussidio determina una distorsione diparticolare rilievo: fertilizzanti azotati, acquae acque minerali, energia elettrica per gli usidomestici, di imprese agricole e manifattu-riere, nonché per il gas per uso di imprese agri-cole, estrattive e manifatturiere e per tutti igas immessi in reti di distribuzione, per il gasmetano per uso domestico consumato in pic-cole quantità, per gli oli minerali e combusti-bili impiegati in una serie di utilizzi etrasformazioni energetiche, inclusa la produ-zione di elettricità, per i prodotti petroliferiusati per agricoltura e pesca in acque internee per i prodotti fitosanitari inclusi gli insetticidied erbicidi;

• ridisegnare alcuni sussidi giudicati “dannosi”,“neutrali” o “incerti” per renderli maggior-mente favorevoli all’ambiente (ad esempio, leagevolazioni nel settore immobiliare/ediliziache favoriscono il consumo di suolo);

• rivedere le esenzioni dall’accisa sull’energiaelettrica basata su combustibili fossili e sul gasnaturale che vanno a beneficio di determinatisettori economici;

• graduale eliminazione o ridisegno delle esen-zioni sul carburante marittimo e aereo, sul car-burante utilizzato dai servizi passeggeri(definendole in base agli standard veicolari dicontrollo delle emissioni), delle agevolazioni afavore dei lavori agricoli e assimilati, del cre-dito d’imposta utilizzabile dai taxi e delle age-volazioni per gli impieghi delle Forze armate;

• eliminare i sussidi dannosi erogati alle attivitàdi allevamento intensivo indipendentementeda requisiti di buona pratica ambientale, non-ché quelli all’industria per evitare gli aiuti cheutilizzano proprio i proventi dell’ETS (che èuno strumento di fiscalità ambientale) per pre-

venire la delocalizzazione industriale versoPaesi esteri, puntando sugli strumenti di ridu-zione del cuneo fiscale sul lavoro.

2.3.3 Il rapporto sul capitaleNaturale La Legge 221/2015 ha previsto che, al fine di assi-curare il raggiungimento degli obiettivi sociali,economici e ambientali coerenti con l’annuale pro-grammazione finanziaria e di bilancio, entro il 28febbraio di ogni anno il Comitato per il CapitaleNaturale invii al Presidente del Consiglio dei Mini-stri e al Ministro dell’Economia e delle Finanze unRapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Ita-lia. Il Rapporto deve contenere informazioni e datiambientali (espressi in unità fisiche e monetarie),elaborati seguendo le metodologie definite a li-vello internazionale, nonché valutazioni ex-ante edex-post degli effetti delle politiche pubbliche sulCapitale Naturale e sui servizi ecosistemici. Inol-tre, “il Comitato promuove anche l’adozione, daparte degli enti locali, di sistemi di contabilità am-bientale e la predisposizione, da parte dei mede-simi enti, di appositi bilanci ambientali, finalizzatial monitoraggio e alla rendicontazione dell’attua-zione, dell’efficacia e dell’efficienza delle politi-che e delle azioni svolte dall’ente per la tuteladell’ambiente, nonché dello stato dell’ambiente edel capitale naturale”.

Anche in questo caso si tratta di un’occasione perportare l’Italia all’avanguardia tra i Paesi avanzati(solo il Regno Unito ha avviato un’iniziativa diquesto tipo), anche se nella redazione del primoRapporto il Comitato ha incontrato notevoli la-cune nelle basi statistiche disponibili, soprattuttoper ciò che concerne la valutazione monetariadelle diverse componenti del Capitale Naturale.

Seguendo un criterio biologico, il Capitale Naturaleè composto di due categorie: le componenti viventi(biotiche) e le componenti non-viventi (abiotiche).“Tra le componenti biotiche si annoverano tutti ilivelli di biodiversità presenti negli ecosistemi ter-restri e marini, con particolare riferimento allaflora e alla fauna in essi contenuti, mentre sonocomponenti abiotiche il suolo, il sottosuolo (mine-rali, metalli, combustibili fossili), l’acqua e l’at-mosfera”. Analogamente al caso economico, lostock di Capitale Naturale produce un flusso di ser-vizi, oggi e nel futuro, denominati “ecosistemici”,i quali “generano benefici necessari alla vita e con-tribuiscono a migliorare il benessere dei singoli edella società nel suo complesso”2 e possono essere

Rapporto ASviS 2017

38

raggruppati in tre categorie: approvvigionamentoe sostentamento (cibo, materiali ed energia); re-golazione del funzionamento degli ecosistemi; cul-turali, associati al beneficio ottenuto da usiricreativi degli ecosistemi o degli asset naturali.

Il Rapporto fornisce un insieme notevole di infor-mazioni sui diversi aspetti del Capitale Naturale,sulla cui base gli esperti concludono che “anche senon mancano elementi di qualità e miglioramenti,lo stato generale del nostro Capitale Naturale ri-sulta critico per diverse componenti: dalla qualitàdelle acque superficiali a diversi e importanti eco-sistemi in particolare in Pianura Padana e lungo lefasce costiere. Inoltre, “destano preoccupazione irilevanti impatti del cambiamento climatico intutte le Ecoregioni, sugli ecosistemi già in condi-zioni critiche e sulla diversità biologica tipica deinostri territori. Inoltre è l’elevato consumo disuolo che aumenta l’impermeabilizzazione, ag-grava la vulnerabilità idrogeologica e riduce learee coltivabili”.

Sulla base delle evidenze raccolte, il Rapportoavanza alcune raccomandazioni di policy:

• adottare un Piano d’azione per il Capitale Na-turale, elaborato sulla base delle evidenze pre-sentate nel Rapporto;

• sottoporre, in fase di predisposizione del DEF,le nuove misure da inserire nel Programma Na-zionale di Riforma (PNR) ad una valutazione dicoerenza rispetto agli obiettivi riguardanti ilCapitale Naturale rientranti nella Strategia Na-zionale per lo Sviluppo Sostenibile e nel-l’Agenda 2030;

• integrare la contabilità del Capitale Naturalee degli obiettivi di prevenzione, ripristino, ge-stione e valorizzazione del Capitale Naturalenegli strumenti di pianificazione territoriale atutti i livelli, anche attraverso lo strumentodelle procedure di valutazione ambientale exante di piani, programmi e progetti3;

• rafforzare, nel quadro della riforma del Codicedei contratti pubblici, le disposizioni riguar-danti i criteri degli appalti di fornitura per ilGreen Public Procurement, includendo nellevalutazioni di costo (secondo l’approccio diciclo di vita del prodotto) anche i costi per lacollettività associati ai consumi di risorse na-turali e all’inquinamento;

• rafforzare il sistema delle aree protette a terrae a mare, valorizzandone il significativo ruolodi tutela della biodiversità e dei servizi ecosi-stemici, migliorandone le connessioni attra-

verso i sistemi di reti ecologiche e di infrastrut-ture verdi, favorendo le politiche di sistema inparticolare nelle Ecoregioni, nella rete euro-pea Natura 2000 e nella rete dei Parchi nazio-nali e regionali.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

39

2.4 Le attività dell’ASviSL’attenzione della classe politica, dei media edella società italiana all’Agenda 2030 e agli Obiet-tivi di sviluppo sostenibile è indubbiamente cre-sciuta nel corso degli ultimi dodici mesi. Bastipensare a quanto richiamato nelle pagine prece-denti, ma anche alle politiche specifiche che sonodescritte nella seconda parte di questo capitolo,talvolta presentate proprio come una risposta allesfide poste dagli SDGs, ivi compresi gli Accordi diParigi.

A detta di molti, un ruolo non secondario nel de-terminare questo cambiamento è stato svolto dal-l’ASviS. Se, con la pubblicazione del Rapporto2016, l’Alleanza aveva consolidato e presentato ilricco know how dei propri aderenti in un quadroarticolato e coerente (alcuni esperti hanno defi-nito il Rapporto 2016 “l’unico programma politicoa medio termine disponibile per l’Italia”), conl’ampliamento del numero di aderenti e soprat-tutto con le attività svolte nell’utimo anno la vi-sibilità e il ruolo dell’Alleanza sono cresciutisignificativamente, anche a livello internazionale.

2.4.1 Struttura organizzativa ecooperazione con altri soggettiIl primo indicatore del successo dell’ASviS è co-stituito dall’aumento del numero di aderenti,passato, tra marzo 2016 e oggi, da 73 a 175. Adessi si sono aggiunti 37 associati, soggetti che, purnon rientrando nelle categorie previste per gliaderenti, svolgono attività rilevanti per far avan-zare la “causa” dello sviluppo sostenibile nel no-stro Paese e che quindi intendono collaborare conl’Alleanza.

Le attività dell’Alleanza, definite dall’Assembleadegli aderenti attraverso un programma appro-vato annualmente, si svolgono attraverso i suoi 20gruppi di lavoro (sia sui diversi SDGs sia su temitrasversali), cui partecipano circa 300 esperti de-signati dagli aderenti. Il Segretariato supporta larealizzazione delle diverse iniziative, mentre laRedazione ha il compito di gestire il sito web erealizzare le newsletter (pubblicate a cadenzasettimanale e mensile).

In termini di coinvolgimento di attori che hannofatto dello sviluppo sostenibile il centro della pro-pria azione, va segnalata l’attivazione della “retedelle università per lo sviluppo sostenibile”(RUS), istituita dalla Conferenza dei Rettori delle

Università Italiane. La finalità principale della RUSè la diffusione della cultura e delle buone pratichedi sostenibilità, sia all’interno che all’esternodegli Atenei, mettendo in comune competenze edesperienze, in modo da incrementare gli impattipositivi in termini ambientali, etici, sociali ed eco-nomici delle azioni messe in atto dalle singole uni-versità, rafforzando inoltre la riconoscibilità e ilvalore dell’esperienza italiana a livello interna-zionale. Al momento aderiscono alla RUS 51 ate-nei, i quali partecipano ai diversi gruppi di lavoroistituiti sui temi della mobilità, della gestione deirifiuti, dell’efficienza energetica e dei cambia-menti climatici, cui si aggiungerà quello della di-dattica per lo sviluppo sostenibile.

Peraltro, l’impegno delle università a favore dellosviluppo sostenibile va ben al di là dei confini na-zionali. Lo scorso 23 giugno a Villa Mondragone,sede simbolica dell’università di Tor Vergata aRoma (fondatrice dell’ASviS), si è tenuta la "Con-ferenza Internazionale dei Rettori delle Univer-sità”, cui hanno partecipato i rettori delleuniversità di oltre 50 nazioni dell’area euro-me-diterranea, dell’Africa e del Sudest asiatico edell’Europa orientale. Al termine dell’evento èstato approvato un documento che impegna i fir-matari sui temi dello sviluppo sostenibile (pro-muovere l’adozione di modelli sostenibili,stimolare la cooperazione tra gli atenei, formareil personale e investire risorse in progetti sullo svi-luppo sostenibile).

L’ASviS collabora strettamente, oltre che con laruS, anche con la Fondazione global compactItalia e con SDSN-Italia, che fa parte del Sustai-nable Development Solutions Network coordinatoda J. Sachs per conto delle Nazioni Unite. Inoltre,l’ASviS fa parte:

• dell’ESDN (European Sustainable DevelopmentNetwork), la rete informale di soggetti istitu-zionali, associazioni ed esperti che, dal 2003,si occupano di politiche e strategie di svilupposostenibile;

• dell’associazione SDG Watch Europe, l’alleanzaeuropea di organizzazioni della società civilenata per monitorare l’implementazione del-l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nelvecchio continente.

L’ASviS è iscritta al Registro per la Trasparenzadell’Unione europea, gestito congiuntamente dalParlamento e dalla Commissione UE.

Rapporto ASviS 2017

40

2.4.2 Sensibilizzazione einformazioneA partire dalla pubblicazione del Rapporto 2016l’attività di comunicazione e informazione ha su-bito una netta accelerazione. Numerosi sono statigli incontri organizzati con il mondo politico suitemi dello sviluppo sostenibile, sia a livello nazio-nale che europeo.

A dicembre particolarmente significativo è statol’incontro con il Presidente della repubblica,nel corso del quale una delegazione dell’Alleanzaha avuto modo di illustrare le finalità dell’ASviS ele proposte, sia di carattere istituzionale sia rela-tive a specifiche politiche, contenute nel Rap-porto. L’apprezzamento espresso dal Presidente ei suoi suggerimenti hanno rappresentato perl’ASviS un importante stimolo per sviluppare almeglio le proprie attività.

A fine gennaio, presso il Senato, è stato organiz-zato un incontro pubblico in cui i rappresentantidei principali partiti e movimenti politici hannoespresso le loro opinioni sul rapporto e sulle in-dicazioni dell’Agenda 2030. In particolare,hanno partecipato i rappresentanti del M5S, di Si-nistra Italiana, della Lega Nord, del Nuovo Cen-trodestra, di Fratelli d’Italia-An, del PartitoDemocratico e di Scelta Civica. Due elementi sonoemersi chiaramente al di là delle diversità dellesingole posizioni: a) il tono costruttivo di tutti gliinterventi, molto lontano da certi talk show, e lagenerale soddisfazione per la possibilità di “parlard’altro” rispetto ai temi consueti della polemicapolitica, guardando finalmente a prospettive dimedio e lungo termine; b) la generale consapevo-lezza della necessità di cercare percorsi nuoviperché il vecchio modello di sviluppo non è piùpraticabile.

A marzo, in occasione del 60°anniversario dei Trat-tati di Roma, su iniziativa dell’Alleanza e di altreorganizzazioni internazionali che come l’ASviS rap-presentano la società civile, si è tenuto il conve-gno europe Ambition 2030, aperto dagliinterventi di Laura Boldrini e Pier Carlo Padoan.L’incontro ha fatto nascere una nuova coalizionedi forze impegnate a costruire un’Europa diversaattraverso la realizzazione degli Obiettivi del-l’Agenda 2030, la quale ha proposto un “sesto sce-nario” che si contrappone ai cinque delineati dallaCommissione europea nel suo libro bianco. Inoltre,è stata presentata una lettera aperta ai capi diStato e di governo che al termine dell’incontro è

stata simbolicamente consegnata al ministro mal-tese per lo sviluppo sostenibile Josè Herrera, pre-sente all’incontro, in quanto rappresentante dellaPresidenza di turno del Consiglio europeo. In oc-casione dell’evento l’hashtag #europeAmbitionha raggiunto su Twitter oltre un milione di ac-count, con sette milioni di impression.

Sono andate a regime le newsletter mensili e set-timanali, inviate a oltre 6.000 persone. Il sito webè divenuto il punto di riferimento sui temi dellosviluppo sostenibile ed è spesso citato, soprat-tutto da testate on-line. Alcuni giornali (ad esem-pio, “Avvenire”) dedicano periodicamente spaziai temi dell’Agenda 2030 e ai singoli Obiettivi. Lepartnership con “la Repubblica” e la RAI per il Fe-stival dello Sviluppo Sostenibile hanno rappresen-tato importanti momenti della strategia dicomunicazione dell’ASviS. La presenza dell’Alle-anza sui social media (specialmente Twitter e Fa-cebook) è cresciuta, così come il numero deifollowers, specialmente durante il Festival.

A fine novembre 2016 ha avuto avvio la trasmis-sione radiofonica mensile “Alta Sostenibilità”,curata dall’ASviS su Radio Radicale. L’ASviS ha so-stenuto e diffuso la campagna biennale di infor-mazione ed educazione su “Sostenibilità,sobrietà, solidarietà” realizzata dalla FondazionePubblicità Progresso.

Infine, va segnalato che l’ASviS ha promosso nu-merose iniziative nel corso dell’anno e concessopatrocini gratuiti in occasione di diversi eventi,quali la mostra “Estinzioni” organizzata dal MUSEdi Trento. Particolarmente interessante è stato ilconcorso “Youth in Action for Sustainable Deve-lopment goals”, promosso dalle Fondazioni Ac-centure, Eni Enrico Mattei e GiangiacomoFeltrinelli, con il supporto di ASviS, SDSN Youth,AIESEC, RUS e la Fondazione Collegio delle Univer-sità Milanesi, per progetti finalizzati a portare iconcetti di sostenibilità sempre più nelle vite e si-tuazioni concrete. Sugli oltre 180 progetti perve-nuti, sia da atenei italiani sia stranieri, 93 sonostati ammessi alla selezione e 40 sono stati i fina-listi. Le tre fondazioni organizzatrici hanno messoa disposizione di tutti i partecipanti un corso strut-turato in quattro lezioni, in modalità e-learning,sui temi: “Getting to Know the Sustainable Deve-lopment Goals”, “Business & the SDGs”, “Comecostruire un Elevator Pitch efficace”, “Come co-struire un Business Plan efficace”. I 40 finalistihanno potuto frequentare un workshop formativo,con lo scopo di perfezionare la propria proposta in

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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concorso, mentre i 18 vincitori avranno l’opportu-nità di svolgere uno stage retribuito in aziende ri-levanti e realtà legate al mondo del non profit, perrealizzare i progetti proposti.

2.4.3 educazione allo svilupposostenibileIl settore dell’educazione allo sviluppo sostenibileha visto, nel corso degli ultimi dodici mesi, avan-zamenti molto significativi e superiori alle aspet-tative. La collaborazione con il Ministerodell’Istruzione, dell’università e della ricercaScientifica (MIur) è stata estremamente positivae si può dire che, dopo le sperimentazioni realiz-zate nel 2017, a partire dal 2018 il coinvolgimentodelle scuole di ogni ordine e grado nell’educa-zione allo sviluppo sostenibile entrerà a regime.Analoga considerazione vale per le università ade-renti alla RUS e gli studenti degli atenei italiani.

In particolare, all’inizio del 2017 è stato firmato unProtocollo d’intesa tra l’ASviS e il MIUR per collabo-rare sul tema della promozione e divulgazione dellacultura dello sviluppo sostenibile. Nei mesi succes-sivi le attività si sono concentrate su tre aspetti:

• la predisposizione, a cura dell’ASViS, di uncorso e-learning sull’Agenda 2030 e gli SDGs,da offrire ai docenti delle scuole;

• la promozione di attività didattiche nellescuole elementari attraverso l’avvio del Con-corso ASviS-MIUR “Facciamo 17 Goal. Trasfor-mare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per losviluppo sostenibile” (http://www.festivalsvi-lupposostenibile.it/home/46-1868/i-giovani-per-la-sostenibilita-i-progetti-vincitori-del-concorso-miur-asvis), che ha coinvolto nella pro-duzione di elaborati (come video, poesie etesti scritti) su uno o più SDGs, al quale hannopartecipato quasi 110 scuole con 210 prodotti;

• disegno di iniziative dirette alle scuole mediee superiori, da realizzare a partire dall’annoscolastico 2017/2018.

Nel corso dell’estate il rapporto con il MIUR si èintensificato, attraverso la costituzione di unGruppo di lavoro, guidato dal Portavoce del-l’ASviS, cui partecipano rappresentanti delle di-verse aree di attività del Ministero ed espertidell’Alleanza. Il Gruppo ha predisposto il primoPiano nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità(si veda pag. 63), presentato al pubblico il 28 lu-glio dalla Ministra Valeria Fedeli, il quale contiene20 azioni concrete da realizzare nei prossimi mesi.

Inoltre, l’Alleanza ha fornito il proprio contributoalla fondazione di tre Master universitari, il cuiavvio è previsto per l’autunno di quest’anno: ilMaster LUMSA sul Management per gli SDGs, il Ma-ster dell’Università di Bologna in Giornalismo, conspecializzazione in sviluppo sostenibile, e il Masterdell’Università di Venezia Ca’ Foscari in “GlobalEconomics and Social Affairs”.

Grazie alla collaborazione stabilita con la RUS, apartire dall’autunno diverse università italiane av-vieranno corsi sul tema dello sviluppo sostenibilerivolti a tutti gli studenti, così da mostrare la tra-sversalità della tematica ed assicurarsi che ognifuturo laureato sia non solo a conoscenza del-l’Agenda 2030, ma anche comprenda le connes-sioni tra le materie oggetto del suo curriculum ele altre tematiche rilevanti per l’attuazione diquest’utima.

Sono stati avviati contatti con la Scuola Nazionaledi Amministrazione (SNA) per svolgere corsi di for-mazione per i dirigenti pubblici sulla gestionedelle amministrazioni per lo sviluppo sostenibile.

2.4.4 Il Festival dello SviluppoSostenibile Dal 22 maggio al 7 giugno l’ASviS ha organizzato,grazie al prezioso impegno dei suoi aderenti, dellaRUS (Rete delle Università Sostenibili) e delle re-altà interessate ai temi della sostenibilità, il primoFestival dello Sviluppo Sostenibile (www.festivalsvilupposostenibile.it). Un Festival innovativo, daltitolo “Disegniamo il futuro. Cambiamo il pre-sente”, dedicato al confronto e alla condivisionedi esperienze per far crescere la cultura dello svi-luppo sostenibile nel nostro Paese e per raggiun-gere gli SDGs. Un Festival che ha rappresentatouna vera e propria scommessa, vista la formulaadottata, innovativa per l’Italia, ma che è statoaccolto con grande entusiasmo dalle organizza-zioni della società civile e del mondo accademico.

Il Festival è stato un grande successo, andandoben al di là delle aspettative: 221 eventi organiz-zati su tutto il territorio nazionale, un numeronettamente superiore a quello previsto inizial-mente; oltre 2.300 relatori, veri protagonisti deglieventi, che mettendo a disposizione dei parteci-panti il loro sapere, le competenze ed esperienzehanno favorito la diffusione della cultura della so-stenibilità e stimolato il confronto per far nascerenuove idee; oltre 46.000 utenti che, con più di110.000 visualizzazioni, hanno navigato sul sito

Rapporto ASviS 2017

42

del Festival, il quale ha rappresentato lo stru-mento chiave per la diffusione del calendariodegli eventi, di notizie e materiali multimediali(ebook, podcast, video di testimonial, fotogallery,audio interviste); più di quattro milioni le personeraggiunte tramite i social media dell’ASviS, chehanno sia rilanciato incessantemente i messaggidei protagonisti del Festival, sia favorito il dibat-tito sulla rete; infine, decine di migliaia di parte-cipanti, comprese le massime cariche dello Stato,leader del mondo delle imprese, esperti, docenti,cittadini non addetti ai lavori e tantissimi giovani.

Gli eventi del Festival hanno affrontato tematichediverse (dalla protezione del suolo alla tutela dei di-ritti, dal lavoro dignitoso al risparmio energetico) at-traverso una gran varietà di formati: convegni,presentazioni di libri, rassegne cinematografiche,spettacoli, flashmob e molto altro ancora. I giovanisono stati i protagonisti in più occasioni, dai labora-tori per sensibilizzare gli studenti sull’Agenda 2030in cui si sono messi in gioco, al primo concorso MIUR-ASviS “Facciamo 17 Goal. Trasformare il nostromondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”,che li ha coinvolti nella produzione di elaborati(come video, poesie e testi scritti) su uno o più SDGs.

L’evento di apertura di Napoli “Italia 2030. Chenessuno resti indietro!” del 22 maggio ha affron-tato quattro principali tematiche (scuola, im-prese, alimentazione e povertà), favorendo ildibattito tra società civile e istituzioni grazie allasua struttura. Infatti, ciascuna sessione è stata in-trodotta da una provocazione sul tema, è stata se-guita dalla presentazione di esperimenti e storieraccontate dalla società civile e si è conclusa conuna discussione con le istituzioni, tra cui i ministriDario Franceschini, Claudio De Vincenti, MaurizioMartina e Giuliano Poletti.

L’evento al Pavilion di Milano “Aziende e finanza2030: il motore dello sviluppo sostenibile” del 1°giugno, dedicato al contributo del settore privatoper il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda2030, ha dato voce al mondo imprenditoriale, chesi è potuto confrontare con il Ministro dello Svi-luppo Economico Carlo Calenda e con il Ministrodell’Ambiente Gian Luca Galletti. Inoltre, gli stu-denti di alcune business school milanesi hanno di-scusso di come lo sviluppo sostenibile possaassumere un ruolo centrale nei programmi didat-tici. L’evento è stato caratterizzato dalla concre-tezza, con il passaggio dalle parole ai fatti:

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

43

Rapporto ASviS 2017

44

LA “cArTA DI MILANO” e gLI IMPegNI DeLLe ASSOcIAzIONI IMPreNDITOrIALI

Noi, Firmatari della presente dichiarazione di intenti:

• Condividendo la “visione” per un futuro sostenibile contenuta nell’Agenda 2030 ...

• Consapevoli della complessità delle sfide contenute nell’Agenda 2030 ...

• Considerando che le imprese sono chiamate a dare un contributo vitale al raggiungimento di alcuniObiettivi specifici dell’Agenda 2030;

• Riconoscendo che il raggiungimento di molti degli Obiettivi può aumentare la competitività del si-stema produttivo italiano e che impegnarsi in tale sfida offra al mondo delle imprese opportunitàdi sviluppare nuovi mercati e prodotti, nonché di creare nuova occupazione;

• Ritenendo che, accanto alla competitività, debba crescere il ruolo di cittadinanza delle impreseche si qualifica attraverso la riduzione e/o la compensazione delle esternalità negative, non soloeconomiche, su ambiente e società;

• Sottolineando la coerenza tra gli Obiettivi perseguiti dall’Agenda 2030 e la cultura d’impresa diffusanel nostro Paese ...;

• Ritenendo che la promozione di un nuovo ciclo di sviluppo e nuovi modelli di business richieda didisegnare processi decisionali e attuativi aperti, partecipati e democratici ...;

ci impegniamo a:

• Informare le imprese, a cominciare da quelle associate, i singoli soci e le persone che vi lavorano,sulle caratteristiche dell’Agenda 2030 e sugli SDGs, sulle implicazioni e le opportunità ad essi con-nesse, sia con attività svolte attraverso i propri canali, sia promuovendo la campagna informativapromossa dall’ASviS per diffondere presso tutti i cittadini adeguata consapevolezza e responsabilitàsulle tematiche dello sviluppo sostenibile;

• Promuovere l’innovazione dei modelli di business dei nostri associati, supportandoli nello sviluppodi strategie aziendali orientate verso gli SDGs attraverso il coinvolgimento delle nostre strutture diservizio, dei nostri Enti formativi, delle scuole di business e dei luoghi in cui si promuovono le buonepratiche, nonché attraverso il contributo alla diffusione di pratiche volontarie di rendicontazionenon finanziaria disegnate tenendo conto delle diverse caratteristiche delle imprese (settore di at-tività, dimensione, ecc.), capaci di rappresentare l’intera catena del valore e il contributo al rag-giungimento degli SDGs che le nostre imprese esprimono;

• Contribuire a mettere in relazione le imprese italiane con gli altri attori (pubblici, privati e no-profit) che operano nel campo dello sviluppo sostenibile in un’ottica di partnership e collaborazioneverso il raggiungimento degli SDGs;

• Promuovere l’accesso e l’utilizzo di finanza etica e responsabile, che rispetti i criteri ESG (Envi-ronmental, Social, Governance) nello spirito della Carta dell’Investimento Sostenibile e Responsa-bile della finanza italiana firmata il 6 giugno 2012 dalle organizzazioni rappresentative del settorebancario, assicurativo e finanziario.

Per realizzare tutto questo le Organizzazioni firmatarie hanno deciso di avviare un percorso conl’ASviS, aperto anche ad altre associazioni delle imprese, di cui sarà dato costante aggiornamentonegli spazi dedicati alle attività di comunicazione delle nostre organizzazioni, attraverso la costituzionedi un gruppo di lavoro, la definizione di un piano d’azione comune da avviare entro il 2017, la promo-zione di percorsi informativi e formativi nelle nostre organizzazioni e nelle imprese che fanno partedelle nostre associazioni, la valutazione di iniziative orientate a promuovere l’Agenda 2030 a livellolocale.

infatti, i rappresentanti di sei organizzazioni im-prenditoriali hanno sottoscritto la dichiarazionecongiunta “Le imprese italiane insieme per gliObiettivi di sviluppo sostenibile”, un impegno con-diviso per informare le imprese sull’Agenda 2030e promuovere l’innovazione e la finanza necessa-rie per orientare le strategie aziendali verso gliSDGs.

Infine, l’evento conclusivo del 7 giugno alla Cameradei Deputati “Italia 2030: un Paese in via di svilupposostenibile”, alla presenza del Capo dello Stato Ser-gio Mattarella, del Presidente del Consiglio PaoloGentiloni Silveri e della Presidente della CameraLaura Boldrini. “L’Italia farà la sua parte: adotte-remo a livello di governo la Strategia Nazionale perlo Sviluppo Sostenibile e a questo proposito voglioringraziarvi pubblicamente per il contributo straor-dinario dato da questo Festival”, ha detto il Presi-dente del Consiglio. Poi ha aggiunto: “Grazieall’ASviS non soltanto per offrirci una piattaforma,ma per aver stimolato il dialogo, con il coinvolgi-mento di tanti soggetti, su un tema che è al centrodegli interessi dei cittadini”. Inoltre, nel corso delladiscussione la Conferenza delle Regioni ha comuni-cato la volontà di aderire all’ASviS e l’AssociazioneNazionale Comuni Italiani (ANCI) ha manifestatol’impegno a mobilitare nei prossimi mesi tutti i co-muni italiani sul tema dello sviluppo sostenibile at-traverso un’azione coordinata.

Da segnalare anche che il Forum della PubblicaAmministrazione, che si svolge ogni anno a Romacon la partecipazione di migliaia di persone, èstato dedicato quest’anno al ruolo delle pubblicheamministrazioni per lo sviluppo sostenibile e chel’8 giugno i Sindaci delle città metropolitanehanno firmato la “Carta di Bologna”, realizzatacon il contributo dell’ASviS, contenente impegniconcreti sui temi dello sviluppo sostenibile per lenostre città, in linea con la bozza di Agenda ur-bana sostenibile elaborata dal gruppo dell’ASviScoordinato da Urban@it.

Il Festival ha avuto una buona visibilità mediaticaottenendo 468 uscite totali, di cui 68 agenzie, 61sui quotidiani, 6 periodici, 27 servizi radiofonici,34 servizi televisivi e 272 articoli sul web. Su Fa-cebook, durante il Festival, sono state raggiuntequasi 4 milioni di visualizzazioni della pagina ASviSe 25.000 interazioni, mentre sono state circa500.000 le visualizzazioni dei Tweet del profiloASviS e l’hashtag #FestivalSviluppoSostenibile èstato trending topic in Italia durante gli eventi diNapoli, Milano e Roma.

2.4.5 L’elaborazione di strumentistatistici e analiticiNel corso degli ultimi sei mesi l’Alleanza ha effet-tuato un investimento significativo nello sviluppodi strumenti statistici e analitici per monitorare ilcammino dell’Italia verso gli SDGs e valutare l’im-patto delle politiche. In effetti, fin dalle consul-tazioni avviate dal MATTM nell’estate del 2016 inpreparazione della Strategia nazionale, l’ASviS hasviluppato un’approfondita riflessione sulle carat-teristiche degli indicatori statistici selezionati dal-l’ONU, che ha coinvolto tutti i gruppi di lavorotematici, i quali hanno avanzato suggerimenti alMinistero per integrare la lista ONU con indicatorirelativi a problematiche specifiche per il caso ita-liano.

Il Gruppo di lavoro avviato all’inizio dell’annosugli indicatori ha proseguito questo lavoro, anchetenendo conto della diffusione (unicamente attra-verso tabelle Excel e file Pdf) da parte dell’Istatdi un nuovo set di indicatori, comprendente unaparte di quelli concordati in sede ONU e alcuni in-dicatori integrativi e di contesto. A partire da talelista l’ASviS ha sviluppato, grazie alla collabora-zione con FPA (www.forumpa.it), un databaseutilizzabile liberamente sul sito www.asvis.it, ilquale contiene anche ulteriori indicatori (168 intotale)4. Il database, l’unico attualmente accessi-bile come tale per il nostro Paese, consente la vi-sualizzazione, attraverso tavole e grafici, el’estrazione dei vari indicatori, anche a livello ter-ritoriale (regionale) ove disponibili.

Ora, è evidente che l’utilizzazione e l’interpreta-zione di un insieme di più di 150 indicatori non èagevole, soprattutto per il grande pubblico e imedia, per comprendere i progressi e i ritardi del-l’Italia rispetto agli SDGs. Per superare questoproblema è stato avviato un progetto di ricercaper giungere alla produzione di indicatori sinte-tici relativi ai singoli SDGs. Gli indicatori di que-sto tipo sono in grado di sintetizzare un ampioinsieme informativo, ma devono essere utilizzaticon grande cautela per aggregare indici rappre-sentativi di fenomeni molto eterogenei e correlatinegativamente tra di loro.

Di conseguenza, si è preferito evitare la costru-zione di un indicatore singolo che aggregasse leinformazioni relative a tutti i 17 Goal, ma si èpuntato ad elaborare 17 indicatori separati, cia-scuno dei quali mostri le tendenze in atto nelPaese per il relativo Goal su un arco temporale si-

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

45

gnificativo. Il risultato ottenuto è illustrato nel pa-ragrafo 2.5.1, nel quale vengono mostrati gli an-damenti degli indicatori nel periodo 2010-2015,anche se per alcuni è possibile risalire indietro al2004.

Infine, ma non per questo meno importante, èstata avviata una collaborazione con la Fonda-zione ENI Enrico Mattei (FEEM) per l’utilizzo di unmodello per valutare sia la capacità dell’Italia diporsi su un sentiero di sviluppo sostenibile, sial’effetto atteso di politiche economiche, socialie ambientali orientate a raggiungere nel 2030gli SDgs. I primi risultati di tale attività, descrittinel terzo capitolo di questo Rapporto, mostranola fattibilità di un approccio integrato alla valu-tazione delle politiche che consideri, simultanea-mente, dimensioni economiche, sociali eambientali, tenendo anche conto dell’impattodelle diverse scelte sugli aggregati di finanza pub-blica.

2.5 La posizione dell’Italia neiconfronti dell’Agenda 2030 edegli Obiettivi di svilupposostenibile

2.5.1 una visione d’insiemeRispetto ad un anno fa l’Italia ha compiuto nume-rosi passi avanti rispetto agli impegni assunti conla sottoscrizione dell’Agenda 2030. Come ricono-sciuto dal Presidente del Consiglio e da alcuni mi-nistri in varie occasioni, una parte nontrascurabile degli avanzamenti realizzati è meritodella pressione esercitata dall’ASviS sulla politica,del coinvolgimento da essa operata nei confrontidelle diverse componenti della società italiana edell’opinione pubblica.

Rispetto ad un anno fa l’Italia dispone oggi:

• di una Strategia Nazionale per lo Sviluppo So-stenibile, da completare e dettagliare, ma cheabbraccia l’intero spettro degli Obiettivi di svi-luppo sostenibile e verrà realizzata sotto la di-retta responabilità della Presidenza delConsiglio dei Ministri e con un coinvolgimentocontinuo della società civile;

• di un piano serio per fare dell’educazione allosviluppo sostenibile un pezzo fondamentaledella formazione delle nuove generazioni,dalla scuola dell’infanzia alla formazione post-universitaria;

• di uno strumento di sensibilizzazione e mobili-tazione della società civile sul tema, cioè il Fe-stival dello Sviluppo Sostenibile, che non haparagoni in Europa e negli altri Paesi sviluppati;

• di un impegno senza precedenti del mondodelle imprese e della finanza a fare del-l’Agenda 2030 il fulcro delle strategie del set-tore privato, superando barriere ideologiche ecogliendo le opportunità che le politiche perlo sviluppo sostenibile.

• un impegno dei sindaci delle città metropoli-tane per politiche rivolte alla sostenibilità e almiglioramento della qualità di vita dei cittadini.

Nella tavola 3 sono messe a confronto le proposteavanzate nel Rapporto ASviS rispetto agli aspettiistituzionali e trasversali dell’Agenda 2030 e lo“stato dell’arte” un anno dopo. Come si vede, lagovernance con cui negli anni futuri verrà gestital’attuazione della Strategia corrisponde in granparte a quella proposta dall’Alleanza, molto è stato

Rapporto ASviS 2017

46

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

47

Le PrOPOSTe FOrMuLATe A SeTTeMbre 2016

• Svolgere un’approfondita gap analysis basata sugli SDGsrispetto agli obiettivi e alle politiche già in essere

• Definizione della Strategia nazionale e presenta-zione all’HLPF 2017

• Responsabilità della Presidenza del Consiglio dei Mi-nistri nell’attuazione della Strategia

• Pubblicazione da parte del Governo di un “Rapportoannuale sullo sviluppo sostenibile in Italia” che illustriil percorso complessivo dell’Italia verso gli SDGs

• Inserimento nella Legge di Bilancio di interventi ingrado di avviare, da subito, cambiamenti positivi pergli aspetti su cui il nostro Paese è più indietro

• Costituzione di un “Fondo per lo Sviluppo Sostenibile”,per finanziare azioni da definire con la Strategia

• Inserimento all’interno della Costituzione italianadel principio dello sviluppo sostenibile

• Creazione di un Comitato consultivo sull’Agenda2030 e le politiche per lo sviluppo sostenibile

• Trasformazione del “Comitato Interministeriale perla Programmazione Economica” in “Comitato Inter-ministeriale per lo Sviluppo Sostenibile”

• Analisi della distribuzione delle responsabilità tra icomitati interministeriali esistenti per le materiedell’Agenda 2030 e definizione di meccanismi perassicurare il coordinamento rispetto agli SDGs

• Analisi volta ad individuare le responsabilità dei di-versi livelli di governo rispetto agli SDGs

• Attenzione sistematica da parte del Parlamento al-l’Agenda 2030

• Valutazione delle politiche pubbliche utilizzando ilparadigma dello sviluppo sostenibile e gli indicatoridi benessere equo e sostenibile (BES)

• Lancio di una campagna informativa estesa e persi-stente sui temi dello sviluppo sostenibile

• Avvio di un programma nazionale di educazione allosviluppo sostenibile e rafforzamento delle compe-tenze degli insegnanti e di tutti gli agenti educativisull’educazione allo sviluppo sostenibile e della cit-tadinanza globale

• Valutazione da parte del MIUR su come orientare i si-stemi di finanziamento e incentivazione alla ricerca ealla didattica universitaria allo sviluppo sostenibile

• Messa a disposizione da parte dell’Istat di indcatoriper gli SDGs riferiti non solo alle medie nazionali, maanche ai territori (in particolare alle città), ai gruppisocio-economici rilevanti e alla dimensione di genere

LA SITuAzIONe A SeTTeMbre 2017

• Gap analysis realizzata dal Governo

• Elaborazione della Strategia e presentazione all’HLPF.Manca l’adozione formale del CIPE e la declinazionedella Strategia in obiettivi specifici e quantificati

• Responsabilità della Presidenza del Consiglio dei Mi-nistri nell’attuazione della Strategia

• Rendicontazione annuale (a febbraio) sui progressidella Strategia nazionale

• Inserimento nella Legge di Bilancio di alcuni inter-venti significativi su povertà, innovazione, diritti

• Presentazione delle principali misure della Legge diBilancio secondo gli SDGs

• Non è stato costituito un fondo specifico

• Nessuna azione

• Il Ministero dell’Ambiente gestirà una piattaforma diconsultazione con la società civile e gli esperti

• Nessuna azione

• Nessuna azione

• Analisi svolta a cura della Regione Lombardia

• Nessuna azione

• Inserimento di un primo insieme di indicatori BES nelDocumento di economia e finanza (DEF) 2018 e de-finizione degli indicatori definitivi (12)

• Impegno del MIUR per realizzare una campagna in-formativa

• Avvio di un programma di educazione allo svilupposostenibile da parte del MIUR e della Rete delle Uni-versità per lo sviluppo sostenibile

• Formazione ai docenti scolastici a partire dal corsoe-learning realizzato dall’ASviS

• Bando 2016 e 2017 per progetti di educazione allo svi-luppo sostenibile e alla cittadinanza globale finanziatoda realizzare in Italia su fondi del Ministero degli afferiesteri e della cooperazione internazionale

• Concorso annuale nelle scuole di orgni ordine e gradosull’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile

• Piano strategico del MIUR sull’educazione e la ri-cerca per lo sviluppo sostenibile

• Rilascio da parte dell’Istat di tavole statistiche re-lative a oltre 150 indicatori, con disaggregazioni(ove esistenti) per regione

Tavola 3 - Le proposte dell’ASviS sugli aspetti istituzionali: cosa è cambiato negli ultimi dodici mesi?

fatto sul tema dell’educazione allo sviluppo soste-nibile, passi avanti significativi si registrano nelcampo della valutazione delle politiche pubblichee la base statistica prodotta sugli SDGs è oggi net-tamente più ampia di quella disponibile un anno fa.

In questo contesto, l’Alleanza Italiana per lo Svi-luppo Sostenibile rappresenta:

• una coalizione, senza precedenti nella storianazionale e senza paragoni nel panorama in-ternazionali, della società civile per lo svi-luppo sostenibile;

• un osservatorio privilegiato sulle problema-tiche e le possibili soluzioni sui temidello svi-luppo sostenibile, che offre in modo gratuitoinformazioni, segnalazioni e riflessioni appro-fondite riutilizzabili liberamente da tutti;

• un interlocutore altamente qualificato e af-fidabile delle autorità politiche e istituzio-nali, sia a livello centrale che locale, sui temidello sviluppo sostenibile, capace di forniresuggerimenti concreti per migliorare la qualitàdelle politiche pubbliche;

• un luogo unico di elaborazione politica cheguarda alle diverse tematiche in modo integrato;

• un team di ricerca per lo sviluppo di strumentiinnovativi di monitoraggio e analisi della con-dizione dell’Italia rispetto all’Agenda 2030;

• una connessione forte con le organizzazionidella società civile europea e internazionale.

Come sottolineato in precedenza, alcuni di questiavanzamenti vanno consolidati, in certi casi realiz-zati in pratica, ma complessivamente si può affer-mare che l’Agenda 2030 sta gradualmenteentrando nel dibattito pubblico e nella program-mazione delle diverse politiche. Ovviamente, iprossimi sei mesi saranno decisivi sia per comple-tare e dettagliare la Strategia Nazionale per lo Svi-luppo Sostenibile, legandola meglio allaprogrammazione economico-finanziaria in vistadella predisposizione del Documento di Economiae Finanza 2018, e soprattutto per far sì che la pros-sima competizione elettorale sia l’occasione perle forze politiche di elaborare visioni e politiche ingrado di far fare all’Italia, nell’arco del prossimoquinquennio, quel salto necessario a centrare entroil 2030 gli Obiettivi sui quali il nostro Paese si è im-pegnato in sede ONU e di Unione europea.

Infatti, la distanza dell’Italia dal complesso degliSDgs resta molto ampia ed è evidente che un ap-proccio business as usual non appare in grado dichiudere tale gap nel corso dei prossimi 13 anni.

Nel rapporto ASviS di settembre 2016 era giàstato espresso un giudizio chiaro e netto sullanon sostenibilità della condizione dell’Italia allaluce sia delle valutazioni effettuate da alcuni cen-tri internazionali di ricerca, sia dell’analisi degliindicatori disponibili per il caso italiano. In parti-colare, si segnalavano:

• debolezze recuperabili nel breve termine sulpiano giuridico-istituzionale;

• una mancanza di attuazione di strategie e le-gislazioni già definite che consentirebbero direalizzare molti SDGs;

• la carenza di alcune strategie fondamentali;

• l’assenza di una visione sistemica, la qualeconduce a interventi contraddittori e troppofocalizzati sul breve termine.

Le valutazioni effettuate in quell’occasione sonostate confermate dall’analisi svolta dal MATTM inpreparazione della Strategia Nazionale per lo Svi-luppo Sostenibile. L’analisi, pubblicata a fine di-cembre 2016, presenta il posizionamento dell’Italiarispetto ai 17 SDGs e ai 169 Target, utilizzando unampio insieme di indicatori statistici insieme ad in-formazioni di carattere qualitativo.

Al fine di comunicare in modo sintetico la grandemassa di informazioni contenute nel documento,per ciascuno dei 17 Goal viene presentata unatavola nella quale lo stato dei diversi fenomeniviene illustrato usando il ben noto sistema a “se-maforo”, i cui colori sono associati ai seguentisignificati:

• verde: dominano le tendenze al miglioramento.Per lo più sulla buona strada per raggiungere ilTarget;

• rosso: dominano le tendenze al peggioramento.In gran parte non sulla buona strada per rag-giungere il Target;

• giallo: le tendenze mostrano un quadro nonomogeneo (nel caso in cui né la condizione a)né la condizione b) sia rispettata; es. non cisono informazioni di sorta sul trend; non sievince anche in presenza di dati alcun trend);

• grigio: non si è in grado di stimare il Target per-ché: a) esplicitamente riconducibile in via esclu-siva a Paesi in via di sviluppo; b) applicabile invia esclusiva ad indicatori internazionali o sovra-nazionali; c) non si è stati in grado di popolaregli indicatori in base alle informazioni disponibili.

In estrema sintesi la situazione dell’Italia rispettoai 17 Goal appare quella descritta nella tavola 4.

Rapporto ASviS 2017

48

Come si vede, nel 21% dei casi per i quali è stataeffettuata una valutazione significativa la situa-zione è estremamente negativa (colore rosso) enel 48% è insoddisfacente (giallo). Il Ministero pro-pone anche una valutazione complessiva della si-tuazione del nostro Paese per singolo Goal

(attribuendo un punteggio pari a 1 nel caso di va-lutazioni “rosse”, 2 nel caso di valutazioni “gialle”e 3 nel caso di valutazioni “verdi”) espressa in ter-mini di distanza dalla condizione ottimale (tuttevalutazioni “verdi”).

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

49

Tavola 4 - Sintesi delle valutazioni effettuate dal governo sulla condizione dell’Italia rispetto ai 17SDgs, considerando i singoli Target

gOAL

1. Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e unamigliore nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile

3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportu-nità di apprendimento per tutti

5. Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tuttele donne e le ragazze

6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’ac-qua e delle strutture igienico-sanitarie

7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affi-dabili, sostenibili e moderni

8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e soste-nibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitosoper tutti

9. Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innova-zione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile

10. Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni

11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, dura-turi e sostenibili

12. Assicurare modelli di produzione e consumo sostenibili

13. Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento clima-tico e le sue conseguenze

14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e lerisorse marine per uno sviluppo sostenibile

15. Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli eco-sistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, contra-stare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degradodel suolo, e arrestare la perdita di biodiversità

16. Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo so-stenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare istitu-zioni efficienti, responsabili e inclusive a tutti i livelli

17. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mon-diale per lo sviluppo sostenibile

Totale

colore rosso

2

0

1

0

1

1

1

6

3

1

5

2

0

2

3

1

2

30

colore giallo

3

3

10

6

3

2

3

2

3

5

2

6

4

4

4

3

6

69

colore verde

1

5

1

3

5

4

0

3

2

1

2

3

1

0

5

1

7

44

colore grigio

1

0

1

1

0

1

1

1

1

3

1

0

0

4

0

7

4

26

Come si vede nella figura 2, il nostro Paese apparemolto distante dai Goal relativi alla povertà, allasalute, all’energia, alle disuguaglianze, alle per-formance economiche, allo stato delle infrastrut-ture e delle città, nonché allo stato dell’ambientee delle istituzioni.

In estrema sintesi, si riconosce apertamente lostato di insostenibilità della condizione del nostroPaese, confermando la valutazione già espressadall’ASviS in occasione della pubblicazione delRapporto 2016.

L’aggiornamento al 2017 dell’Indice elaborato dalSustainable Development Solutions Network(SDSN) e dalla Fondazione Bertelsmann utiliz-zando 62 indicatori elementari conferma la posi-zione insoddisfacente del nostro Paese, ancherispetto agli altri Paesi OCSE. L’Italia si colloca altrentesimo posto della graduatoria, confermandoche per nessun Goal (figura 3) la condizione ap-pare in linea con gli Obiettivi (valutazione verde),per cinque Goal (8, 12,13,14, e 16) il “semaforo”presenta un colore rosso, per altri cinque un co-lore arancione (2, 4, 7, 9 e 10) e per gli ultimi seiun colore giallo.

Al di là del posizionamento del nostro Paese neiconfronti internazionali, calcolati tipicamente ri-spetto ad un singolo anno di riferimento, è impor-tante comprendere la direzione del cambiamentoche sta avvenendo nel corso del tempo rispettoagli SDGs e la velocità del progresso verso questiultimi. Per questo l’ASviS ha avviato una ricercafinalizzata a costruire, a partire dagli indicatoristatistici selezionati dall’ONU e messi a disposi-zione dall’Istat, indicatori compositi relativi ai sin-goli Goal in una prospettiva temporale.

Questa sperimentazione ha l’obiettivo di fornireagli stakeholder, ai media e al pubblico in gene-rale una misura sintetica, chiara e di facile letturadell’andamento dell’Italia rispetto ai vari Goal.Consapevoli che per conseguire gli Obiettivi del-l’Agenda 2030 bisogna accettare e affrontare la sfidadella complessità, gli indicatori qui proposti non co-stituiscono una semplificazione del problema, mauno strumento che permette un monitoraggio rapidoe sintetico. Ovviamente, il fatto che un indice com-posito migliori non vuol dire che l’Italia, per defini-zione, sia su un sentiero che le consentirà dicentrare gli Obiettivi nel 2030, ma semplicementeche il Paese si sta muovendo nella direzione giusta,almeno guardando agli indicatori finora resi dispo-nibili, e nella media, senza essere in grado di fornireinformazioni utili sulla distribuzione (cioè sugliaspetti legati alle disuguaglianze) del fenomeno.

Con questo obiettivo in mente, per sintetizzare gliindicatori elementari si è deciso di adottare lastessa metodologia adottata dall’Istat per gli in-dicatori compositi del BES5, ossia la metodologiaAMPI6, la quale, pur rispettando le proprietà desi-derabili di un indice composito, mantiene un li-vello di semplicità tale da rendere agevole lacomunicazione dei risultati nei confronti dei nonaddetti ai lavori e del pubblico in generale.

Dati la disponibilità di indicatori elementari e i cri-teri di selezione adottati7 è stato possibile costruireun indicatore composito per 14 Obiettivi su 17,mentre per i goal 13, 15 e 17 si è deciso di utiliz-zare un singolo indicatore headline8.

Rapporto ASviS 2017

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Figura 2 - valutazione sintetica della distanzadell’Italia dalla condizione di sostenibilitàeconomica, sociale, ambientale e istituzionale

Figura 3 – Performance dell’Italia secondol’indice SDSN-bertelsmann

La tavola 5 riassume le scelte effettuate e le seriestoriche disponibili per ciascun composito, mentrela tavola 6 riporta le serie storiche dei 14 compo-siti e dei 3 indicatori headline standardizzati.

Il valore Italia del 2010 rappresenta il valore base(pari a 100) e l’andamento dell’indice va letto ri-

spetto al valore del 2010. In questo modo è possi-bile anche confrontare l’andamento degli indica-tori compositi dei diversi Obiettivi9. Bisogna infineprecisare che questa metodologia non tiene contodegli Obiettivi posti dall’Agenda 2030 e quindi nonmisura la distanza che separa l’Italia dai Target daraggiungere entro il 2030.

Guardando ai risultati, emergono tre gruppi di in-dicatori: quelli che mostrano un netto migliora-mento, quelli che peggiorano sensibilmente equelli con andamento piatto o altalenante.

In particolare la situazione migliora sensibil-mente per:

• l’Obiettivo 2 (Porre fine alla fame, raggiungerela sicurezza alimentare, migliorare la nutri-zione e promuovere un'agricoltura sostenibile),il cui indice passa da 100 del 2010 a 114,2 del2015 anche se nel biennio 2012-2013 avevafatto registrare un calo consistente dovuto so-prattuto ad un aumento dell’eccesso di pesotra i bambini poi rientrato;

• l’Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benes-sere per tutti e per tutte le età), il cui indicepassa dal 76,3 del 2007 al 111,1 del 2015 so-prattutto grazie ad un netto miglioramento deitassi di mortalità e dei comportamenti a ri-schio, come il consumo di alcool. Una nota par-ticolarmente negativa è quella della riduzionedella copertura vaccinale anti-influenzale perle persone di 65 anni e più;

• l’Obiettivo 4 (Fornire un'educazione di qualità,equa ed inclusiva, e opportunità di apprendi-mento per tutti), per il quale l’indice passa da100 del 2010 a 144,3 del 2015. In questo caso

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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goal Tipo Numero Serie di indicatori storica elementari utilizzati

01 Composito 7 2006-2015

02 Composito 5 2010-2015

03 Composito 14 2007-2015

04 Composito 4 2010-2015

05 Composito 3 2010-2015

06 Composito 3 2010-2015

07 Composito 3 2004-2015

08 Composito 8 2004-2015

09 Composito 8 2004-2015

10 Composito 4 2004-2015

11 Composito 7 2004-2015

12 Composito 6 2004-2015

13 Headline 1 2004-2015

14 Composito 3 2007-2015

15 Headline 1 2005-2015

16 Composito 5 2010-2015

17 Headline 1 2004-2015

Tavola 5 - Schema sinottico degli indicatoricompositi

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Tavola 6 - Serie storiche degli indicatori compositi

si riscontra soprattutto un miglioramento dellaquota di persone di 30-34 anni con titolo uni-versitario e una diminuzione dell’uscita pre-coce dal sistema di istruzione e formazione,anche se l’Italia resta ancora molto indietro ri-spetto alla media europea su tutti gli indicatoridi istruzione e formazione;

• l’Obiettivo 5 (Raggiungere l'uguaglianza di ge-nere e l'empowerment di tutte le donne e leragazze), il cui dato aumenta da 100 del 2010a 152 del 2015, grazie ai miglioramenti dellaquota di donne elette nei consigli regionali enei consigli d'amministrazione delle societàquotate in borsa;

• l’Obiettivo 9 (Costruire una infrastruttura re-siliente e promuovere l'innovazione ed una in-dustrializzazione equa, responsabile esostenibile), per il quale l’indice passa dal’81,7del 2004 al 104,3 del 2015. Sono migliorati so-prattutto l’intensità di ricerca, l’incidenza deilavoratori della conoscenza sull’occupazione ela diffusione di banda larga tra le famiglie el’uso di internet. Stagnante appare, invece, ilvalore aggiunto dell’industria manifatturiera ediminuisce il tasso di innovazione del sistemaproduttivo;

• l’Obiettivo 12 (Garantire modelli sostenibili diproduzione e di consumo), per il quale è di-sponibile una serie storica più lunga. L’indica-tore passa dal 67,2 del 2004 al 124,6 del 2015grazie sia alla diminuzione del consumo mate-riale che all’aumento della quota di riciclo edi raccolta differenziata dei rifiuti;

• l’Obiettivo 13 (Adottare misure urgenti percombattere il cambiamento climatico e le sueconseguenze), per cui l’indicatore headline(gas serra totali secondo i conti delle emissioniatmosferiche) migliora sensibilmente, dal 75,5del 2004 al 135,5 del 2014, in gran parte acausa della crisi economica e della riduzionedell’attività produttiva;

• l’Obiettivo 14 (Conservare e utilizzare in mododurevole gli oceani, i mari e le risorse marineper uno sviluppo sostenibile), il cui indice passadal 74,1 del 2007 al 114,4 del 2015 soprattuttoa causa del miglioramento dell’indicatore deglistock ittici in sfruttamento e ad un leggero mi-glioramento delle aree marine protette;

• l’Obiettivo 16 (Promuovere società pacifichee più inclusive per uno sviluppo sostenibile, of-frire l'accesso alla giustizia per tutti e creareorganismi efficienti, responsabili e inclusivi a

tutti i livelli), il cui indice passa da 100 del2010 a 115,5 del 2015, anche se questo Obiet-tivo ha raggiunto un picco nel 2013 a 124,3 perpoi diminuire sensibilmente.

La situazione peggiora sensibilmente per:

• l’Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di po-vertà nel mondo), il cui indice passa da 91,5 del2006 a 68,5 del 2015 a causa di un netto peg-gioramento dei diversi indicatori sulla povertà,sugli individui in famiglie a bassa intensità la-vorativa e sulle persone che hanno rinunciatoa spese mediche perché troppo costose;

• l’Obiettivo 6 (Garantire a tutti la disponibilitàe la gestione sostenibile dell'acqua e dellestrutture igienico-sanitarie). L’indice passa da100 del 2010 al 67,9 del 2015 a causa della di-minuzione della quota di famiglie che non si fi-dano a bere acqua dal rubinetto, di unaleggera diminuzione nella qualità delle acquecostiere marine e una netta diminuzione del-l’aiuto pubblico allo sviluppo nei settori del-l'acqua e della sanitizzazione;

• l’Obiettivo 10 (Ridurre l'ineguaglianza all'in-terno di e fra le Nazioni), per il quale l’indicediminuisce da 86 del 2004 a 68,4 del 2015 acausa della variazione negativa del reddito fa-miliare pro-capite e dall’indice di disugua-glianza del reddito disponibile;

• l’Obiettivo 15 (Proteggere, ripristinare e favo-rire un uso sostenibile dell'ecosistema terre-stre, gestire sostenibilmente le foreste,contrastare la desertificazione, arrestare e farretrocedere il degrado del terreno, e fermarela perdita di diversità biologica). L’indicatoreheadline (indice di abusivismo edilizio) dimi-nuisce nettamente, passando da 101,7 nel2005 a 57,9 nel 2015.

La situazione è statica per gli Obiettivi 7 (Assi-curare a tutti l'accesso a sistemi di energia eco-nomici, affidabili, sostenibili e moderni), 8(Incentivare una crescita economica duratura, in-clusiva e sostenibile, un'occupazione piena e pro-duttiva ed un lavoro dignitoso per tutti), 11(Rendere le città e gli insediamenti umani inclu-sivi, sicuri, duraturi e sostenibili) e 17 (Rafforzareil partenariato mondiale e i mezzi di attuazioneper lo sviluppo sostenibile), per il quale l’indica-tore headline (Quota dell’Aiuto Pubblico allo Svi-luppo sul reddito nazionale lordo) mostra unandamento fortemente altalenante dovuto alla di-sponibilità annuale di fondi.

Rapporto ASviS 2017

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2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Figura 4 - Indicatori compositi relativi all'Italia

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Goal 1- Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

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Goal 2 - Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezzaalimentare, migliorare la nutrizione e promuovereun’agricoltura sostenibile

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Goal 4 - Fornire un’educazione di qualità, equa edinclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti

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Goal 6 - Garantire a tutti la disponibilità e la gestionesostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie

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Goal 8 - Incentivare una crescita economica duratura,inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttivaed un lavoro dignitoso per tutti

Rapporto ASviS 2017

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Goal 9 - Costruire una infrastruttura resiliente epromuovere l’innovazione ed una industrializzazioneequa, responsabile e sostenibile

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Goal 10 - Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni

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Goal 11 - Rendere le città e gli insediamenti umaniinclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

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Goal 12 - Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

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Goal 13 - Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

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Goal 14 - Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno svilupposostenibile

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Goal 15 - Proteggere, ripristinare e favorire un usosostenibile dell’ecosistema terrestre, gestiresostenibilmente le foreste, contrastare ladesertificazione, arrestare e far retrocedere il degradodel terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

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Goal 16 - Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti,responsabili e inclusivi a tutti i livelli

Come già sottolineato, i dati qui presentati sonoil risultato della prima fase del progetto e neiprossimi mesi proseguirà il lavoro per allargare ilnumero, la qualità e la tempestività degli indica-tori elementari su cui vengono costruiti gli indica-tori compositi. Nonostante le limitazionisegnalate, l’evidenza presentata nel prossimo pa-ragrafo relativamente ai singoli Obiettivi con-ferma ciò che gli indici compositi rendono piùfacilmente percepibile, il che rafforza le tendenzeche essi mostrano.

2.5.2 L’Italia e gli SDgs: progressi eritardi

goal 1: Porre fine ad ogni forma dipovertà nel mondoNel 2016 le famiglie in povertà assoluta erano 1,6milioni (il 6,3% delle famiglie residenti) per un to-tale di 4,7 milioni di individui, il livello più altodal 2005. Il Mezzogiorno registrava l’incidenza piùelevata di soggetti in povertà assoluta (8,5% dellefamiglie e il 9,8% di individui). La condizione deiminori è in forte peggioramento; per loro l’inci-denza della povertà assoluta è pari al 12,5% nel2016 ed è triplicata in circa dieci anni, comequella dei giovani tra i 18 e 34 anni (al 10% nel2016 rispetto al 3,1% del 2005).

Con l’approvazione della “Delega recante normerelative al contrasto della povertà, al riordinodelle prestazioni e al sistema degli interventi edei servizi sociali” (Legge 15 marzo 2017, n. 33),per la prima volta è stata prevista in Italia, ultimoPaese nell’Unione europea a dotarsene, una mi-sura universale di sostegno per chi si trova incondizione di povertà assoluta.

In linea con la prima sperimentazione della NuovaCarta Acquisti e con il Sostegno all’inclusione at-tiva (SIA), il Reddito di inclusione (ReI) si artico-lerà in un beneficio economico e in unacomponente di servizi alla persona che devono es-sere garantiti a livello locale. Secondo la Leggedelega, inoltre, l’istituzione del ReI dovrà accom-pagnarsi, in primo luogo, al riordino delle presta-zioni di natura assistenziale finalizzate alcontrasto alla povertà, che saranno riassorbitedalla nuova misura, ad eccezione delle prestazionirivolte alla fascia di popolazione non più in età diattivazione lavorativa, di quelle a sostegno dellagenitorialità e di quelle legate alla condizione didisabilità e invalidità del beneficiario. L’introdu-zione di questa misura si accompagnerà anche alrafforzamento dell’attività di coordinamento deisingoli servizi alla persona o al nucleo familiare,al fine di garantire i “livelli essenziali delle pre-stazioni”, in quanto il ReI si configura come “li-vello essenziale” che deve essere garantitouniformemente sull’intero territorio nazionale.

La parte attiva della misura si concretizzerà nellarealizzazione di un progetto personalizzato di in-clusione predisposto da una équipe multi-discipli-nare costituita dagli ambiti territoriali interessati(in collaborazione con le amministrazioni compe-tenti sul territorio in materia di servizi per l’im-piego, formazione, politiche abitative, tuteladella salute, istruzione) e in linea con principi ge-neralizzati di presa in carico. Tali principi sarannobasati su una valutazione multidimensionale delbisogno, la piena partecipazione dei beneficiarialla predisposizione dei progetti medesimi, un’at-tenta definizione degli obiettivi e un monitoraggiodegli esiti, realizzato periodicamente tramitestrumenti di misurazione dell’impatto sociale.

Il ReI si rivolge alle persone in povertà assoluta,ma, a causa della limitatezza dei fondi allocati,

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Figura 5 - Incidenza della povertà assolutaindividuale (% sul totale della popolazione)

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Goal 17 - Rafforzare il partenariato mondiale e i mezzidi attuazione per lo sviluppo sostenibile

darà inizialmente precedenza alle famiglie conminori, con disabili gravi, con donne in stato digravidanza accertata o persone disoccupate conpiù di 55 anni di età. Per regolare l’accesso al ReIè stato previsto il ricorso all’Indicatore della Si-tuazione Economica Equivalente (ISEE) e nel con-tempo è stata richiamata la necessità di tenerconto anche dell’effettivo reddito disponibile e diindicatori relativi alla capacità di spesa.

Ad aprile 2017 il Presidente del Consiglio dei Mi-nistri, il Ministro del Lavoro e delle Politiche So-ciali e l’Alleanza contro la povertà in Italia(aderente all’ASviS) hanno siglato un Memoran-dum per l’attuazione della delega. Nel com-plesso i contenuti del Memorandum riflettono dueobiettivi di fondo: il primo è che l’accesso al ReIe la definizione dell’importo del beneficio econo-mico corrispondano il più possibile alle effettivecondizioni dei richiedenti; il secondo riguarda lacreazione delle condizioni necessarie a garantirela realizzazione dei percorsi d’inclusione socialenei diversi territori.

Per quanto riguarda i criteri per determinare l’ac-cesso dei beneficiari, il Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali si è impegnato ad affiancare al-l’ISEE una soglia di accesso legata al reddito dispo-nibile, in modo da considerare anche il canone dilocazione, cioè il principale onere per le famigliein povertà, e le differenze territoriali, il che deter-mina un sostegno economico più adeguato per lefamiglie in affitto. Sui criteri per stabilire l’importodel beneficio, per ragioni di equità è stato previstoche l’importo del sostegno monetario sia differen-ziato in base al reddito. Il Ministero del Lavoro edelle Politiche Sociali si è impegnato inoltre a in-trodurre dei meccanismi volti a evitare che la mi-sura diventi un disincentivo alla ricerca diun’occupazione, prevedendo di continuare (almenoin parte) a concedere il sostegno economico anchea seguito di un incremento del reddito che li portia superare le soglie di riferimento. Il Memorandumha previsto poi l’introduzione (nel Fondo per lalotta alla povertà) di una specifica linea di finan-ziamento strutturale per i servizi d’inclusione so-ciale connessi al ReI, che saranno realizzati a livellolocale. Nel documento è stata quindi richiamata lanecessità di istituire una struttura nazionale per-manente che affianchi le amministrazioni territo-riali e offra supporto tecnico, al fine di garantirela piena ed uniforme attuazione del ReI.

Altro impegno assunto dal Ministero è la presen-tazione di un piano operativo per la realizzazione

delle attività di monitoraggio continuo del ReIentro la fine del 2017 (e comunque in tempoutile per garantirne l’utilizzo in sede di ripartodel Fondo povertà per la quota dedicata ai ser-vizi), che definirà le modalità operative per laraccolta dei dati e i soggetti coinvolti, nonché gliindicatori quantitativi e qualitativi da utilizzareper la verifica dell’effettiva realizzazione del li-vello essenziale del ReI. Infine, il Ministero (fattesalve le valutazioni dei competenti livelli terri-toriali di governo) si è impegnato a prevedereche, in tutto il territorio nazionale, la gestionedel ReI spetti ai comuni associati (ambiti sociali).Il Memorandum chiarisce però che la definizionedelle forme di gestione associata resta di com-petenza regionale.

Il Decreto Legislativo è stato approvato in via de-finitiva dal Consiglio dei Ministri ad inizio giugnoe ha ricevuto ad agosto il prescritto parere daparte delle Camere. Lo strumento del reddito diinclusione diventerà, quindi, operativo dal 1°gennaio 2018. Nelle more del completamento delpercorso attuativo della legge delega, tuttavia, ilGoverno ha modificato alcuni criteri di accesso alSostegno all’Inclusione Attiva (SIA) nell’ottica diestendere la platea dei beneficiari, configurandocosì tale strumento come misura "ponte" che an-ticipa alcuni contenuti essenziali del ReI.

Secondo il decreto delegato, il ReI sarà destinatoai cittadini italiani al di sotto di un certo livello direddito secondo i parametri ISEE e disponibili a se-guire programmi di inserimento lavorativo. Al be-neficio potranno accedere anche gli stranieri, macon un periodo minimo di residenza nel territorionazionale. Come già sottolineato, i nuclei fami-liari beneficiari saranno inizialmente individuatinelle famiglie con minori, con disabili gravi, condonne in stato di gravidanza accertata o personedisoccupate con più di 55 anni di età.

Il contributo monetario mensile ammonterà acirca 190 euro per una persona singola fino a unmassimo di 485 euro per i nuclei familiari di 5 opiù componenti. Il ReI sarà cumulabile con redditiderivanti da lavoro, mentre non potrà essere cu-mulato con altre misure di sostegno al reddito (adesempio, la NASPI o altri ammortizzatori socialiper la disoccupazione). Potrà essere fruito per pe-riodi di massimo 18 mesi, con periodi di sospen-sione di 6 mesi prima di una nuova richiesta.

Oltre al beneficio economico è prevista, come giàdetto, anche una componente di servizi alla per-sona stabilita in base ai bisogni del nucleo fami-

Rapporto ASviS 2017

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liare e realizzata attraverso progetti personalizzativolti al superamento della condizione di povertà.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, la Leggedi stabilità per il 2016 ha previsto, a decorrere dal2017, fondi pari a un miliardo all’anno per garan-tire l’attuazione del Piano nazionale per la lottaalla povertà e all’esclusione sociale come disegnatodalla legge delega. Per il 2017 le risorse ammon-tano a circa 1,6 miliardi di euro, a cui si aggiungonocirca 400 milioni tra risparmi e fondi europei delPON inclusione, per una cifra complessiva di quasi2 miliardi. Questi fondi dovrebbero consentire diraggiungere circa 1,8 milioni di poveri assoluti.

Se pienamente attuato e rafforzato sul piano finan-ziario, il ReI potrebbe consentire di raggiungere ilTarget 1.2 che prevede la riduzione di almeno lametà della percentuale di persone che vivono al di-sotto della soglia di povertà assoluta. Peraltro, i datirelativi al 2016 mostrano come, a fronte di una mo-derata ripresa economica, non si verifica automati-camente una riduzione della povertà media, mentrepeggiorano le condizioni di alcune particolari cate-gorie di persone (per esempio quelle che vivononelle regioni del Centro e nei piccoli comuni).

goal 2: Porre fine alla fame,raggiungere la sicurezza alimentare,migliorare la nutrizione e promuovereun’agricoltura sostenibileNel campo della sicurezza alimentare, della nu-trizione e dello sviluppo di un’agricoltura soste-nibile numerosi sono stati gli interventi adottatinel corso degli ultimi dodici mesi. In particolare,la tematica della sicurezza alimentare (Target 2.1)è stata oggetto di alcuni decreti legislativi (D.Lgs10/2/17 n. 29, D.Lgs 7/2/17 n. 27, D.Lgs delibe-rato dal Consiglio dei Ministri in via preliminare il16/06/2017), mentre tre sono stati gli interventiorganici in materia di agricoltura che fanno riferi-mento al Target 2.3, che mira a raddoppiare laproduttività agricola. Il primo è rappresentatodalla Legge n. 154/2016, che contiene una serie dideleghe al governo per la semplificazione dellanormativa in materia di agricoltura, la tutela delreddito, il ricambio generazionale e una più effi-cace riorganizzazione. Il testo prevede anche la ri-duzione dei tempi per aprire un’azienda agricola,l’istituzione del Sistema Informativo per il Biolo-gico (SIB) e alcune misure per l’innovazione dellesingole filiere come il pomodoro, il riso e la birraartigianale. Il secondo intervento (Legge 2 dicem-bre 2016, n. 242) riguarda la regolazione della fi-

liera legata alla coltivazione della canapa, una no-vità interessante in Italia, mentre il terzo (Legge12 dicembre 2016, n. 238) contiene una disciplinaorganica della coltivazione della vite e della pro-duzione e del commercio del vino.

Una importante novità introdotta nell’autunno del2016 (Legge n. 199 del 29/10/2016) è la legge peril contrasto al caporalato e al lavoro nero nelsettore agricolo. Il provvedimento tenta di porreun freno alle infiltrazioni mafiose nella gestionedel mercato del lavoro che attraverso la praticadel caporalato, così come indicato dal terzo Rap-porto Agromafie e Caporalato della FLAI-CGIL,muovono in Italia un’economia illegale e som-mersa che si aggira intorno ai 12,5 miliardi dieuro. La Legge introduce maggiori garanzie per latutela della dignità dei lavoratori agricoli, preve-dendo anche la possibilità di un risarcimento.Oltre agli intermediari illegali, saranno sanziona-bili, anche con la confisca dei beni, i datori di la-voro consapevoli dell’origine dello sfruttamento.

L’assenza di interventi relativi ai Target 2.2, 2.4 e2.5. che riguardano la nutrizione, l’applicazione dipratiche agricole resilienti che aiutino ad aumentarela produttività e la conservazione degli ecosistemi ela diversità genetica di piante e animali, mostracome siano ancora diversi gli ambiti di interventoche necessiterebbero di maggiore attenzione e di al-lineamento al contesto europeo ed internazionale,anche alla luce degli evidenti effetti del cambia-mento climatico in corso sul settore agricolo.

Sul tema della nutrizione va segnalata la pubblica-zione nell’Annuario dell’Agricoltura Italiana (a curadel CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura el’analisi dell’economia agraria) del MediterraneanAdequacy Index (MAI), che fornisce una misura sin-tetica del grado di aderenza di un regime alimen-tare alla Dieta Mediterranea. Un confronto tra iltriennio 1990-1992 e quello 2009-2011 evidenzia unpeggioramento della situazione in Italia, a testimo-nianza di un’evidente e negativa omologazione deiregimi alimentari, agevolata da un più facile ac-cesso a cibi trasformati, zuccheri e grassi raffinati,olii e carni, e degli stili di consumo improntati a unaumento dei pasti fuori casa e all’utilizzazione dicibi pre-confezionati. Queste informazioni mo-strano la necessità di orientare i consumatori a mo-delli alimentari e stili di vita più sani con azioni dieducazione alimentare. In merito a ciò, si ritienemolto positiva l’introduzione del tema “educazionealimentare, cibo e territorio” nell’avviso “Compe-tenze di Cittadinanza Globale” del Programma

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Operativo Nazionale (PON) 2014-2020 del Ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Altra azione che potrà avere riflessi sul comporta-mento dei consumatori (non necessariamente nelsenso della sostenibilità, a meno che non vengano in-dicate anche informazioni sui processi di produzione)è la reintroduzione dell’obbligo di indicare lo stabili-mento di produzione o confezionamento in etichetta,allo scopo di consentire una migliore e immediata rin-tracciabilità degli alimenti e intrinsecamente la va-lorizzazione della distintività dei prodotti italiani.

Per quanto riguarda la performance dell’agricolturaitaliana (Target 2.3), nel 2016 si è avuto un risultatopositivo in termini di valore aggiunto (+5,6% a valoricorrenti), ma con forti disomogeneità in termini diproduttività per dimensione aziendale (a favore dellegrandi aziende) e per area territoriale (a favore delNord). Significativa è stata anche la ripresa dell’oc-cupazione (+3,8%), trainata dall’aumento di quellagiovanile (+11%), a sua volta favorita dagli interventidiretti ad assicurare un ricambio generazionale,come il finanziamento per il primo insediamento diunder 40 in agricoltura o il supporto con prodotti fi-nanziari a tasso zero per facilitare l’accesso alla terra(Bando ISMEA da 65 milioni di euro).

L’inserimento di giovani e donne nel settore, da so-stenere ulteriormente nell’ambito della programma-zione 2014-2020 dei fondi strutturali europei, appareall’origine dello sviluppo delle attività multifunzio-nali dell’agricoltura che rappresentano, ormai,un’opportunità consolidata di integrazione al redditoagricolo e un contributo alla salvaguardia della vita-lità delle aree rurali. Analogamente, vanno sostenutinel tempo gli investimenti strutturali in ricerca e in-novazione messi in campo alla fine del 2016. A taleproposito meritano di essere evidenziati due impegnidel Piano operativo per il settore agricolo e agroali-mentare, approvato dal CIPE, che potranno dare unimpulso positivo anche al raggiungimento degliObiettivi di Agenda 2030: gli interventi per le infra-strutture irrigue finalizzati a garantirne una maggioreefficienza (a cui sono stati destinati 295 milioni dieuro) e la promozione di un nuovo modello di ge-stione delle aree silvo-pastorali di montagna, alloscopo di limitare l’abbandono di questi territori.

Un’ultima riflessione riteniamo debba essere fattasu un aspetto centrale dell’agricoltura sostenibile,concetto da definire meglio, soprattutto sul versantesociale. Se, infatti, dall’Annuario dei dati Ambientali2016 emerge che l’agricoltura italiana continua araggiungere risultati positivi in termini di eco-effi-cienza, che circa 3.000 aziende hanno aderito al Si-

stema di Qualità Nazione di Produzione Integrata inmeno di un anno dalla sua entrata in vigore, che lasuperficie destinata ad agricoltura biologica è au-mentata del 7,5%, permangono i già citati fenomenidi sfruttamento del lavoro e di evasione fiscale, deltutto incompatibili con il concetto di sviluppo soste-nibile a tutto tondo. Con l’insediamento, ad iniziogennaio, dell’Osservatorio nazionale dell’agricolturasociale e la lotta allo spreco lungo l’intera filieraagroalimentare si è avviato un percorso, ma lastrada da compiere è ancora lunga, come ricono-sciuto anche dalla Strategia Nazionale per lo Svi-luppo Sostenibile, che conferma la trasversalità delGoal 2. Infatti, esso considera molteplici aspetti,dalla povertà alimentare alla malnutrizione, dallaredditività degli agricoltori alla agricoltura sosteni-bile e alla biodiversità, tutti temi tra loro interrelati.

goal 3: Assicurare la salute e ilbenessere per tutti e per tutte le etàPer quanto riguarda la salute, fattore fondamen-tale del benessere, della qualità della vita e delprogresso civile di una comunità, nell’ultimo annosi è notata una maggiore consapevolezza della ne-cessità di un cambio di passo e di prospettiva.Come nella maggior parte dei Paesi economica-mente avanzati, di quelli europei in particolare,sta maturando in Italia la convinzione che occorraspostare progressivamente le attenzioni e l’impe-gno dagli obiettivi del passato (lotta alle patologieacute, cure ospedaliere, efficienza economico-fi-nanziaria) a quelli compatibili con il nuovo conte-sto epidemiologico ed ambientale, e dunque versole patologie croniche, la prevenzione, la qualitàdella vita delle persone affette da malattie cro-niche, l’assistenza domiciliare, la sostenibilità dilungo termine, l’uguaglianza di tutte/i e a tuttele età di fronte all’offerta sanitaria, in termini diaccesso e di qualità, la lotta agli sprechi.

In linea con il nuovo approccio si colloca la firma,il 15 settembre 2016, dell’accordo Stato-Regioniche ha dato vita al Piano Nazionale cronicità,che individua le principali criticità rispetto alla as-sistenza dei malati cronici e propone specifichelinee di intervento e strumenti di monitoraggio.Di rilievo è anche il decreto sui nuovi Livelli es-senziali di assistenza (LeA), approvato il 12 gen-naio 2017 (in sostituzione del DPCM 29 novembre2001) sulla base di quanto disposto nel cosiddetto“Patto per la salute 2014-2016”. I nuovi LEA pre-vedono importanti ampliamenti delle cure che leunità sanitarie di tutto il Paese sono tenute ad as-

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sicurare in regime di Servizio sanitario nazionale,specie per quanto riguarda alcune aree che in pre-cedenza erano parzialmente o del tutto scoperte,ed in particolare cronicità, disabilità e preven-zione. Tra le novità più interessanti si segnalano:

• l’inclusione di prestazioni tecnologicamenteavanzate, che nell’ambito dell’assistenza pro-tesica garantiscano l’autonomia dei soggettidisabili;

• la definizione di precise tipologie di assistenzain base alla loro complessità, ed in particolaredei vari livelli di assistenza domiciliare per imalati cronici non autosufficienti;

• l’aggiornamento degli elenchi delle malattiecroniche e delle malattie rare, che danno di-ritto all’esenzione dalla partecipazione allaspesa, favorendo una maggiore attenzione acondizioni molto gravi e migliorando l’appro-priatezza clinica;

• l’inserimento di nuovi vaccini (come l’antipneumococco e l’anti meningococco).

Sussistono, però, alcune incertezze rispetto allerisorse da destinare alle nuove aree di cura indi-cate e, soprattutto, all’attuazione del provvedi-mento in tutte le Regioni, in particolare in quellein cui persistono forti disparità di accesso all’as-sistenza. A tal proposito, con la recente sentenzan. 169 del 2017 la Corte Costituzionale ha identi-ficato come appropriato il modello previsto dal-l’art. 8, comma 1, della l. n. 42 del 2009, in baseal quale le spese per i LEA devono basarsi sul ri-spetto dei costi standard già definiti a livello na-zionale, in “associazione” con i livelli stabiliti dallegislatore con il decreto LEA, e sulla determina-zione conseguente dei “fabbisogni standard”, inpiena collaborazione con gli enti territoriali. LaCorte ha ribadito inoltre la necessità di utilizzarecriteri di efficienza ed appropriatezza omogeneisu tutto il territorio e ha invitato sia lo Stato chele Regioni a distinguere la spesa per i LEA dallealtre componenti della spesa sanitaria.

Allo scopo di rendere più efficienti le strutture sa-nitarie per destinare le risorse risparmiate allenuove priorità, molte Regioni stanno ripensandol’organizzazione attuale. Ad esempio, la regioneToscana si è distinta nel promuovere una riflessioneattenta sulla sostenibilità dei sistemi sanitari regio-nali; la regione Lombardia ha pubblicato ad aprile2016 le linee guida regionali per l’adozione deiPiani di organizzazione aziendale strategici (POAS)delle Agenzie di tutela della salute (ATS), delleAziende sociosanitarie territoriali (ASST), degli Isti-

tuti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico(IRCCS) di diritto pubblico della Regione Lombardiae dell’Azienda Regionale Emergenza Urgenza(AREU). Inoltre, con l’adozione dei nuovi POAS laRegione procede nell’intento di ampliare la coper-tura delle patologie croniche e delle disabilità at-traverso la individuazione di un ruolo più definitoper la medicina di base. La regione emilia roma-gna ha dedicato particolare attenzione alla realiz-zazione delle “Case della salute” sul territorio, siaper garantire un’assistenza il più possibile diffusae integrata rispetto ai bisogni dei cittadini, sia perlimitare l'ospedalizzazione alle situazioni più acute.Inoltre, ha sviluppato politiche mirate a ridurre le“liste d’attesa” per visite ed esami specialistici, ot-tenendo significativi risultati.

relativamente alla salute delle donne, nono-stante le normative esistenti, tra cui i provvedi-menti che introducono per la prima volta nel dirittoitaliano la medicina di genere (2016), la mancataapplicazione di alcune leggi (405/1975 istitutiva deiconsultori familiari e 194/1978 sulla tutela socialedella maternità e interruzione volontaria della gra-vidanza) fa registrare forti carenze nel SSN con unimpatto negativo sulla salute di donne e ragazze.Queste gravi carenze sono state anche oggettodelle raccomandazioni del Comitato per i dirittiumani dell’ONU formulate nel marzo 2017. Sarebbeauspicabile, pertanto, che nel Piano Nazionaledella Prevenzione e nel Patto per la Salute fosseromaggiormente presenti le problematiche emer-genti relative alla salute delle donne.

Un importante traguardo in merito al dilagare deicontenziosi tra utenti e medici e dei relativi costiassicurativi e giudiziari è stato raggiunto con l’ap-provazione della nuova normativa per il rischio cli-nico (Legge 8 marzo 2017, n. 24, recante“Disposizioni in materia di sicurezza delle cure edella persona assistita nonché in materia di respon-sabilità professionale degli esercenti le professionisanitarie”), che intende ridurre i costi del risk ma-nagement, sia monetari che di disfunzionalità edinefficienza, attraverso l’obbligo per ogni ospedaledi dotarsi di strutture di gestione del rischio, la ri-duzione dei tempi per le pratiche di risarcimento,la maggiore tutela dei professionisti coinvolti in te-rapie complesse, nonché quella dei cittadini che in-tendono fare chiarezza sugli eventi avversi.

Per affrontare il problema della corruzione in sa-nità, l’Autorità nazionale anti-corruzione (ANAC)ha pubblicato ad aprile 2017 un Rapporto (Curiamola corruzione: percezione rischi e sprechi in sanità)

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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che analizza la percezione e valutazione dei rischi,gli sprechi e le inefficienze, nonché le misure e lestrategie per contrastare il fenomeno. Secondo ilRapporto, il sistema anticorruzione in sanità hafatto notevoli progressi, ma occorre investire su ri-cerca, formazione, dialogo e nuove tecnologie, so-prattutto per migliorare la quantità e qualità deidati e ridurre le disuguaglianze regionali.

In tema di salute dei/delle migranti, le Lineeguida su “I controlli alla frontiera, la frontiera deicontrolli”, elaborate a giugno 2017 dall’Istitutonazionale per la promozione della salute delle po-polazioni migranti e per il contrasto delle malattiedella povertà, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ela Società Italiana di Medicina delle Migrazioni,mirano a garantire un’assistenza uniforme e ap-propriata ai/alle migranti. Tra le misure, l’anam-nesi clinica, familiare e sociale focalizzatasoprattutto su tubercolosi, malaria, infezioni ses-sualmente trasmissibili, parassitosi, anemia, dia-bete, nonché visite mirate per l’individuazione disegni di violenza, specialmente nei confronti delledonne, e la formazione del personale sanitario incomunicazione interculturale.

Per ciò che concerne la prevenzione, a luglio 2017è stato approvato dopo complesse mediazioni enonostante violente contestazioni il Decreto vac-cini, che tra le novità stabilisce l’obbligatorietàper dieci vaccini per potersi iscrivere a nidi e ma-terne e per non essere sanzionati se si frequentala scuola dell’obbligo. Quattro vaccini, invece,sono stati definiti “fortemente consigliati” dalleASL (quelli contro il meningococco C e B, lo pneu-mococco e il rotavirus), somministrati gratuita-mente come previsto dal Piano nazionale vaccini.

In tema di ruolo degli operatori del territorio, conil nuovo Atto di indirizzo per la Medicina conven-zionata 2014-2016 del 27 luglio 2016 sono statestabilite le priorità per la riorganizzazione dei pro-cessi assistenziali e di accesso alle prestazioni me-diante il coordinamento dell’attività dei mediciconvenzionati e degli altri professionisti sanitari,come ad esempio l’attribuzione dell’attività vac-cinale ai medici, basata su una remunerazione le-gata al risultato anziché alla prestazione. L’Italiacontinua ad avere un tasso di mortalità da inci-denti stradali significativamente superiore a quelloeuropeo : 54,2 vittime per milioni di abitanti, con-tro 50,6, nella media UE. Ancorché nel 2016 si siaregistrato un riduzione dei morti sulle strade (- 145unità e – 4,2%) , risultano in aumento i decessi tragli anziani e i ciclisti, che sono tra le persone più

vulnerabili sulla strada. L’Italia è dunque ancoraben lontana dalle cifre virtuose di Gran Bretagna(28,7) e Spagna (39,5). In aumento risulta il nu-mero degli incidenti (+0,7%) e dei feriti (+0,9%),soprattutto dei feriti più gravi: +9%.

Ancora in corso di approvazione, infine, è la leggesul Testamento biologico, frutto di una complessamediazione tra varie posizioni e purtuttavia an-cora soggetta a critiche. Il cosiddetto “Biotesta-mento” consentirà ai cittadini di esprimere lapropria volontà, attraverso disposizioni anticipatedi trattamento, sulle terapie sanitarie a cui sot-toporsi o da rifiutare in caso di incidente o malat-tia che rendono il paziente non cosciente.

goal 4: Assicurare un’istruzione diqualità, equa ed inclusiva, epromuovere opportunità diapprendimento permanente per tuttiCon riferimento ai temi dell’istruzione e dell’edu-cazione allo sviluppo sostenibile a dodici mesi didistanza si possono sostanzialmente riconfermarele 4+1 priorità indicate dal Rapporto ASviS 2016.La sfida per l’Italia in campo educativo all’oriz-zonte 2030 si sta giocando su: (a) qualità degli ap-prendimenti, con attenzione alle competenze perl’occupabilità e per la vita; (b) contenimento delladispersione; (c) precedenza all’inclusione; (d) ap-prendimento permanente. A queste si può aggiun-gere quella relativa alla diffusione dell’educazionealla sostenibilità e alla cittadinanza globale.Da un’osservazione complessiva dei dati pubblicatitra l’autunno del 2016 e la prima metà del 2017

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Figura 6 - Tasso di completamento degli studiterziari: quota di 30-34 che hanno conseguitoun titolo universitario in Italia e nell’unioneeuropea

emerge un bilancio articolato, con chiari e scuri. Suun versante positivo si possono collocare l’aumentodel tasso di completamento degli studi terziari per i30-34enni, salito al 26,2% dal 25,3% dell’anno pre-cedente, e la diminuzione dal 14,7% al 13,8% dellaquota di uscite precoci dal sistema di istruzione eformazione dei 18-24enni. Le variazioni annualivanno interpretate alla luce del fatto che si riferi-scono a classi di età (rispettivamente di 5 e 7 anni)e non a singole età. L’effettivo cambiamento in attosi rivela pienamente confrontando gli indicatori a 5e 7 anni di distanza (cfr. figure 6 e 7): nel 2011 ilcompletamento degli studi terziari era al 20,4%,mentre nel 2009 gli abbandoni precoci erano al19,1%. Si tratta di progressi confortanti verso gliobiettivi europei del 2020 – coerenti con i Target del-l’Agenda 2030 - da leggere però nella prospettiva diun’Italia ancora distante dalla media continentale.

Risultati meno lusinghieri provengono dalle inda-gini internazionali PISA 2015 e TIMSS 2015: la primarinnova l’allarme circa l’elevata quota (oscillantetra il 15% e il 25% a seconda degli ambiti di com-petenze rilevate) di quindicenni che non raggiungela soglia minima delle competenze giudicate indi-spensabili per potersi orientare negli studi, sul la-voro e più in generale nella vita; la secondasegnala la presenza di crescenti divari di generenelle materie scientifiche e in matematica. Entrambe le questioni sono ormai entrate nel-l’agenda politica, come dimostrano l’enfasi sull’al-ternanza scuola-lavoro (ASL) obbligatoria per tuttigli studenti di tutte le scuole superiori (introdottadalla Legge 107/2015 e in linea con il Target 4.4 sullecompetenze per l’occupazione) e la recente istitu-

zione del “mese delle STEM" da parte del MIUR, incollaborazione con il Dipartimento delle Pari Oppor-tunità, che promuove le discipline STEM (Science,Technology, Engineering e Mathematics) tra le stu-dentesse delle scuole di ogni ordine e grado.

Come sempre capita in campo educativo, dove itempi di maturazione sono lenti, a ridosso dei prov-vedimenti è difficile comprendere se stiano produ-cendo o meno i risultati attesi. I primi monitoraggimostrano che i percorsi di ASL, nonostante alcuneesperienze interessanti e positive, (tra le quali sisegnalano quelle promosse dal Piano Nazionale perl’attuazione del Pact for Youth promosso dallaCommissione europea), non sono ancora inseriti inmodo organico nel curricolo scolastico e sono tal-volta realizzati all’insegna dell’occasionalità.Emergono criticità anche in merito alla loro realiz-zazione sistematica in un Paese che ha poca con-suetudine al dialogo tra le scuole e il mondoproduttivo e si caratterizza per un’ampia diversitàdei tessuti economici locali. Tali criticità possonodiventare ambiti di intervento per l’ASviS e la suarete di aderenti e referenti.

Con il 2017 si è anche completato il quadro normativoprevisto dalla Legge 107 (riforma della “BuonaScuola”) con l’approvazione di otto decreti delegati.Non potendo entrare nel merito di ogni singolo prov-vedimento, ci si limita a segnalare due aspetti. Ilprimo riguarda il decreto presumibilmente più rile-vante, e benvenuto in quanto coerente con il Target4.2, che prevede l’istituzione di un sistema inte-grato per i servizi educativi e di istruzione per ibambini dalla nascita fino a 6 anni. Alla luce dell’at-tuale buona copertura delle scuole dell’infanzia (da4 a 6 anni), l’impegno è di assicurare servizi di qualitàal 33% degli utenti potenziali compresi tra 0 e 3 annie nel 75% dei comuni. Per educare nei nidi servirà unaqualifica universitaria, testimonianza di un’atten-zione alla qualità dei progetti educativi anche per ibambini più piccoli. I nodi, complessi, da affrontarerestano il coordinamento delle molteplici compe-tenze (Enti locali, Regioni, Stato) e un riequilibriodella distribuzione territoriale dei servizi offerti: almomento, intere aree del Paese ne sono ancorasprovviste, nonostante la presenza in altre aree di ec-cellenze riconosciute sulla scena internazionale.

Meno soddisfacente pare invece il provvedimentosull’istruzione professionale, il quale non sembracapace di strutturare un vero e proprio sistema dieducazione professionalizzante, di cui l’Italiaavrebbe bisogno per rispondere ai bisogni e alleaspettative dei tanti giovani alla ricerca di un’of-

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Figura 7 - uscite precoci dal sistema diistruzione e formazione: quota di 18-24ennicon al massimo la licenza media in Italia enell’unione europea

ferta formativa diversa da quella liceale. Il rischioè di non riuscire a contenere la crescita della popo-lazione dei NEET, rispetto ai quali è arduo realizzarea posteriori interventi di recupero, mentre va nellagiusta direzione il tentativo di definire un quadroper il riconoscimento a livello nazionale delle qua-lificazioni regionali e delle relative competenze,nell’ambito di un Repertorio nazionale dei titoli diistruzione e formazione e delle qualificazioni pro-fessionali, dove dovrebbe trovar spazio anche lacertificazione delle competenze acquisite al di fuoridei tradizionali ambiti formali di apprendimento.

Ad aprile è stata approvata la Legge 47/2017, cherafforza i diritti e le tutele a favore dei minorinon accompagnati, e costituisce un tassello nor-mativo doveroso per un Paese meta di imponentiflussi migratori. Il testo ribadisce quanto già pre-visto dal Testo Unico sull’immigrazione: coerente-mente con il Target 4.5, tutti i minori stranieri,anche se privi di titolo di soggiorno, hanno il di-ritto di essere iscritti alle scuole di ogni ordine egrado, e sono soggetti all’obbligo scolastico.

Continua, invece, a essere rimandata l’approva-zione definitiva al Senato di un altro importanteprovvedimento, varato due anni fa dalla Camera,quello di riforma di un codice della cittadinanzafermo al 1992 e molto più restrittivo rispetto, adesempio, a quelli tedesco o inglese. A fare lespese dello stallo legislativo sono le prospettivedi piena integrazione dei bambini stranieri nati inItalia e che stanno attualmente frequentando lascuola italiana.

Sul piano dei finanziamenti, nell’anno scolastico2016-17 è stato reso noto l’avviso quadro delleazioni attivate a valere sul PON “Per la Scuola”2014 – 2020, per complessivi 840 milioni dieuro. Le 10 azioni (che riguardano: Competenzebase degli studenti in chiave innovativa, Compe-tenze di cittadinanza globale, Cittadinanza euro-pea, Patrimonio culturale, artistico epaesaggistico, Cittadinanza e creatività digitale,Integrazione e accoglienza, Educazione all’im-prenditorialità, Orientamento, Alternanza scuola-lavoro, Formazione per adulti) sono state messe apunto e promosse in esplicito raccordo conl’Agenda 2030 e suoi Target all’interno del Goal 4,anche grazie all’interazione avvenuta, all’indo-mani della sua nomina, tra la Ministra Fedeli e ilPortavoce dell’ASviS.

A partire dal 2016, in linea con l’impegno del go-verno contro la povertà educativa, ossia “la pri-vazione da parte dei bambini e degli adolescenti

della possibilità di apprendere, sperimentare, svi-luppare liberamente capacità, talenti e aspira-zioni - a cavallo tra primo e quarto Goaldell’Agenda globale”, stanno muovendo i primipassi i progetti finanziati dal Fondo dedicato alcontrasto della povertà educativa minorile, isti-tuito con la Legge di Bilancio 2016 e dotato di 120milioni di euro all’anno. Sono previsti interventidi rimozione degli ostacoli di natura economica,sociale e culturale che impediscono la piena frui-zione dei processi educativi da parte dei minori.Positivo il ruolo riconosciuto alle associazioni nellagovernance del sistema.

Occorre infine riconoscere che dopo anni di scarsaattenzione istituzionale, oggi da più parti viene ri-conosciuta l’importanza dell’educazione allo svi-luppo sostenibile e alla cittadinanza globale(Target 4.7): tavoli tecnici sono stati attivati alMAECI, al MATTM e al MIUR per la promozione diuna strategia nazionale, la redazione di lineeguida e la realizzazione di attività, in primo luogopresso le scuole. In tale direzione si è mosso l’av-viso sulle “Competenze di cittadinanza globale”nell’ambito dei già citati fondi PON Scuola, dotatodi 120 milioni di euro, attraverso obiettivi forma-tivi legati ai temi del cibo, del benessere e deicorretti stili di vita, dello sport e dell’educazionemotoria; della conoscenza e dell’accessibilità delpatrimonio culturale; della cittadinanza attiva,ambientale, digitale ed economica; della cittadi-nanza europea; dell’integrazione e della coesi-stenza sociale, con particolare riferimento altema dell’integrazione di cittadini di diverse na-zionalità. Uno specifico stanziamento per progettidi Educazione alla Cittadinanza Globale è statoprevisto sia nel 2016 e sia nel 2017 dall’AgenziaItaliana per la Cooperazione allo Sviluppo.

È questa un’attività che l’ASviS sta seguendo conestrema attenzione, data la sua funzione strate-gica nell’architettura complessiva dell’Agenda2030. Tra le iniziative svolte nel primo anno si se-gnalano: un Protocollo di intesa firmato con ilMIUR, che prevede la realizzazione di progettieducativi e formativi rivolti a tutte le compo-nenti del mondo della scuola: studenti, inse-gnanti, famiglie; il concorso nazionale per lescuole italiane sugli SDGs, dal titolo Facciamo 17Goal. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda2030 per lo sviluppo sostenibile, che ha visto lapresentazione di 230 progetti da 108 scuole diogni ordine e grado; il corso e-learning fruibileon line sulla piattaforma Indire della durata com-

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plessiva di 100 minuti circa che illustra l’Agenda2030 e il sistema degli SDGs; la raccolta di ma-teriali didattici prodotti dagli aderenti, organiz-zati per temi/Goal e messi a disposizione dellescuole. Infine, ASviS accompagna il processomesso in moto dal Piano nazionale per la forma-zione dei docenti elaborato dal MIUR e reso pub-blico ad ottobre 2016, in particolare per quantoconcerne lo sviluppo delle competenze di citta-dinanza globale.

goal 5: raggiungere l’uguaglianza digenere e l’empowerment (maggioreforza, autostima e consapevolezza) ditutte le donne e le ragazzeL’insieme dell’Agenda 2030, nelle sue tre dimen-sioni di sviluppo sostenibile (economica, socialee ambientale) è rilevante per le donne e le ra-

gazze di ogni età e la loro condizione è determi-nante anche per il raggiungimento di molti Goal:la parità di genere e l’empowerment delle donnedevono quindi essere considerati temi trasversalia tutti gli altri Obiettivi, i quali vanno declinatie monitorati anche secondo una prospettiva digenere.

Nel corso dell’ultimo anno ci sono state alcunenovità positive quali: la regolamentazione delleunioni civili e delle convivenze (Legge n.76/2016), la dichiarazione d’illegittimità costi-tuzionale della norma implicita che obbliga l’im-posizione del solo cognome paterno10 (anche sefinché il Parlamento non approverà un’appositalegge, l’applicazione di questo importante prin-cipio è subordinata al consenso del padre) e laLegge n. 71/2017 relativa alla prevenzione e alcontrasto del fenomeno del cyber bullismo,mentre è bloccato in Senato il DDL per la tutela

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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IL PrIMO PIANO NAzIONALe Per L’eDucAzIONe ALLA SOSTeNIbILITÀDopo l’avvio del “PON Istruzione”, che ha destinato 840 milioni di euro ad azioni finalizzate a raggiun-gere molti dei Target inclusi nel Goal 4 (cfr. pag. 62), alla fine di luglio la Ministra dell’istruzioneValeria Fedeli ha presentato il primo Piano nazionale per l’educazione allo sviluppo sostenibile, il qualerecepisce gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e li trasforma in azioni concrete. Il Piano, costruito sulla basedelle indicazioni di un gruppo di lavoro coordinato dal Portavoce dell’ASviS, è articolato in 20 azionirelative a 4 macroaree:

• didattica e formazione dei docenti: definizione di “linee guida” per contrastare stereotipi, violenzadi genere e disparità, aggiornamento delle “linee guida” sull’educazione ambientale e quelle sul-l’educazione alimentare; predisposizione di un protocollo con l’Agenzia nazionale per le nuove tec-nologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) per l’alternanza scuola-lavoro sullasostenibilità; hackathon per le scuole superiori sull’Agenda 2030 sui temi dello sviluppo sostenibile;aumento dei fondi per l’accesso alla formazione terziaria delle studentesse e alla formazione supe-riorre per i disabili; formazione dei docenti neoassunti attraverso moduli formativi sull’educazionealla sostenibilità; formazione dei docenti in servizio attraverso la diffusione di una progettazioneformativa nel Piano triennale dell’offerta formativa orientata all’educazione alla sostenibilità;

• università e ricerca: 65 borse di dottorato dedicate ai temi dello sviluppo sostenibile affinché siasempre più accessibile ed estesa la formazione di qualità su questi temi; orientamento dei fondiper la ricerca sui temi dello sviluppo sostenibile;

• informazione e comunicazione: caratterizzazione sul tema dello sviluppo sostenibile deglispazi/stand MIUR organizzati in occasione di eventi pubblici; campagna di educazione informale ri-volta a tutte le cittadine e i cittadini sullo sviluppo sostenibile;

• edilizia scolastica; ambienti/strutture e personale del Ministero; azioni per l’efficientamentoenergetico (compreso l’acquisto di arredi innovativi) e la sostenibilità delle strutture scolasticheprogettati dalle ragazze e dai ragazzi; analoghe iniziative per le sedi del MIUR; piano di formazioneper il personale del Ministero sulle buone pratiche e sullo sviluppo sostenibile.

L’attuazione del Piano verrà curato dal gruppo di lavoro del MIUR “Scuola, università e ricerca perl’Agenda 2030”, composto da rappresentanti delle diverse aree del Ministero e da esperti indicati dal-l’ASviS. Il Gruppo effettuerà anche un monitoraggio trimestrale delle iniziative intraprese.

degli orfani di femminicidio, che si proponel’obiettivo di offrire loro più tutele mediche, le-gali ed economiche e di aumentare le pene per icolpevoli di omicidi in famiglia.

In tema di contrasto alle discriminazioni (Target5.1) il perpetuarsi di stereotipi nei ruoli maschilie femminili nelle famiglie e nella società, accom-pagnato da criteri di selezione non basati sul me-rito, rendono molto difficile rompere il cosiddetto“soffitto di cristallo”, che pone gli uomini in posi-zione dominante nelle imprese e le istituzioni. Atale proposito va segnalato l’aumento delle ri-sorse finanziarie (20 milioni di euro) per il contra-sto alle discriminazioni stabilito dalla Legge diBilancio, mentre con il DPCM 16 giugno 2017 e lasuccessiva circolare (n. 25 del Ministero delle Fi-nanze-Dip.Rag.Gen. dello Stato del 5 luglio 2017)è stata avviata la sperimentazione del “bilanciodi genere”11, previsto dalla riforma della Legge diBilancio. Infine, per quanto concerne il cosiddetto“congedo papà” con le modifiche introdotte conla Legge di Bilancio 2017 i padri hanno due giornidi congedo obbligatorio e due giorni di congedofacoltativo.

Per ciò che concerne l’eliminazione della vio-lenza contro le donne (Target 5.2) i dati più re-centi indicano la stabilità dei femminicidi e deglistupri, anche se aumenta la gravità delle vio-lenze subite dalle donne, il numero di quelle chehanno causato ferite e il numero di donne chehanno temuto per la propria vita. A tale propo-sito si segnala che il Governo ha portato la dota-zione per il “Piano d’azione straordinario controla violenza sessuale e di genere” a 10 milioni dieuro annui per il triennio 2017-2019. Con laLegge n. 47/2017 (“Disposizioni in materia di mi-sure di protezione dei minori stranieri non ac-compagnati”)12 sono stati stanziati 20 milioni peril “Piano Nazionale Anti Tratta” per il contrasto

al fenomeno della tratta di esseri umani ed èstata stabilita un’apposita Cabina di regia. L’8marzo 2017 è stato sottoscritto un accordo na-zionale per il settore bancario riguardante laconcessione di speciali congedi per le donne vit-time di violenza.

Al fine di eliminare le pratiche nocive per ledonne (Target 5.3) i dati internazionali riportanoche il fenomeno dei matrimoni delle bambine,forzato e combinato, e delle mutilazioni genitalifemminili è in diminuzione. Recentemente, èstata firmata una nuova Convenzione tra l’Istat eil Dipartimento per le pari opportunità della Pre-sidenza del Consiglio dei Ministri per la realizza-zione di una terza indagine interamente dedicataal fenomeno della violenza di genere, che includeanche una rilevazione dei dati sulle mutilazionigenitali femminili.

Per assicurare una piena ed effettiva partecipa-zione e pari opportunità di leadership a tutti ilivelli (Target 5.5) negli ultimi anni sono statiraggiunti alcuni risultati positivi sulla rappresen-tanza a livello locale, anche se permane il man-cato rispetto del previsto equilibrio di genere inmolte Giunte comunali. Nell’attuale Governo letitolari di dicasteri sono scese al 27,78% (nel pre-cedente Esecutivo erano il 50%), le viceministresono il 14,29% del totale, mentre tra i sottose-gretari il 31,43% è donna. Queste tendenze di-mostrano la variabilità dei risultati frutto discelte politiche del momento, in assenza di pre-cise disposizioni di legge. Restano poche anchele donne che ricoprono posizioni chiave all’in-terno del Parlamento; se le deputate sono il 31%del totale, solo il 19% degli incarichi di peso è as-segnato a donne13.

Preoccupa la scarsa presenza di donne elette inmolti Consigli regionali, pari al 18% nelle ultimeelezioni del 201514, causata dal rifiuto da partedella maggior parte dei Consigli di introdurrenorme di garanzia di genere. Inoltre, le assessoreregionali sono molto rare nelle tre materie checompongono la quasi totalità dei budget regionali:bilancio (dove sono appena il 15%), urbanistica,infrastrutture e trasporti (24%) e sanità (25%). Sitratta di un problema destinato a riprodursi neifuturi Consigli regionali se non interverrà un’ini-ziativa nazionale che porti a norme elettorali re-gionali rispettose dei principi costituzionali.

La quota delle donne nei consigli di amministra-zione delle imprese quotate in Borsa e a parteci-pazione pubblica è aumentata (grazie alla Legge

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Figura 8 - Donne nei consiglid’amministrazione delle società quotate inborsa (%)

120/2011) dal 4,5% del 2004 al 30,3% del 2016,portando l’Italia sopra la media europea (20,2% ri-ferita alle maggiori imprese quotate). D’altraparte, l’introduzione del principio del passaggioall’amministratore unico per le società a parteci-pazione pubblica riduce il ruolo femminile: peral-tro, nel 2016 le donne che siedono negli organidecisionali non superano il 13,3% del totale, no-nostante l’obbligo di una percentuale minima lorodestinata.

Per quanto riguarda la partecipazione delledonne alla vita economica, il lavoro è il puntopiù dolente della condizione femminile in Italia.Il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa(per le età centrali 20-64 anni è pari al 51,6% ri-spetto a una media UE del 65,3%), con una fortedisparità territoriale e di età. A parità di mansioni,le donne percepiscono ancora stipendi significati-vamente inferiori a quelli degli uomini e si rilevauna elevata incidenza del part time, spesso nonvolontario, il che determina, nel lungo termine,divari pensionistici a sfavore delle donne. La ca-renza dei servizi sociali, soprattutto nel Mezzo-giorno, ed un insufficente sostegno alla maternitàe paternità fanno sì che il 30% delle madri chehanno un lavoro lo interrompe alla nascita del fi-glio. Quelli citati sono tutti fattori che influisconosul bassissimo tasso di natalità che si registra inItalia da molti anni, le cui conseguenze negativesulla dinamica di lungo termine della società ita-liana sono ben note.

Con l’ultima Legge di Bilancio sono stati prorogatiper il 2017 e 2018 i voucher per gli asili nido esono stati istituiti il “Bonus bebè” (1000 euroannui per l’iscrizione in asili pubblici o privati peri nati dall’anno 2016, non detraibile fiscalmente)e il “Bonus mamma domani” (800 euro per le na-scite - o per le adozioni- del 2017, che può esserechiesto dalla mamma al compimento del settimomese di gravidanza).

Anche con le modifiche intervenute con il JobsAct, generalmente l’indennità di disoccupazionenon spetta in caso di dimissioni volontarie o di ri-soluzione consensuale, salvo il caso in cui la lavo-ratrice/lavoratore madre/padre abbia bisogno diassistere il figlio. Nel 201615 il 78% delle dimissionie risoluzioni consensuali convalidate dalle ex-Di-rezioni territoriali del lavoro ha riguardato le la-voratrici madri (27.443, a fronte dei 25.620 casidell’anno 2015) e solo il 22% i lavoratori padri(7.560). Appaiono particolarmente rilevanti, al-tresì, le motivazioni riconducibili alla difficoltà di

conciliare il lavoro e le esigenze di cura dellaprole, alla base di 13.854 dimissioni (+44% rispettoa quelle rilevate nel 2015), nel 98% dei casi riguar-danti le lavoratrici.

Per ciò che concerne la salute sessuale e ripro-duttiva delle donne e i diritti riproduttivi (Target5.6) l’Italia è uno dei fanalini di coda dell’Europa(18 punti percentuali sotto la media europea perl’uso di anticoncezionali moderni). In Italia il17,6% delle donne usa la pillola contraccettiva,contro una media europea del 21,3%, Nel 2014l’Unione europea ha chiesto ai Paesi membri di fa-cilitare l’accesso alla contraccezione di emer-genza: l’Agenzia del farmaco italiana avevainizialmente disposto l’abolizione della ricettasolo per la “pillola dei cinque giorni” e solo per lemaggiorenni, ma dal 2016 tale abolizione ha ri-guardato anche la “pillola del giorno dopo (sem-pre solo per le maggiorenni).

Il numero delle interruzioni volontarie di gravi-danza è andato continuamente diminuendo(87.400 interruzioni nel 2015), mentre dal 1993il numero degli aborti spontanei è aumentatodel 40%: si ritiene che ciò sia dovuto al fatto chele donne acquistano via internet la pillola RU486o il Cytotec e solo in caso di emorragia si rivol-gono al pronto soccorso denunciando un abortospontaneo. I servizi per assicurare il rispettodella interruzione volontaria della gravidanzaprevista dalla Legge 194/78 sono molto carentiin alcune Regioni, soprattutto del Sud, a causadell’obiezione di coscienza del personale me-dico e paramedico, sulla quale lItalia è stata ri-chiamata due volte dal Comitato Europeo per iDiritti Sociali e recentemente dal ComitatoCEDAW nelle Osservazioni sul settimo Rapportoperiodico dell’Italia. La questione è estrema-mente rilevante anche tenuto conto che molterichiedenti asilo arrivate in Italia sono state vio-lentate durante il viaggio e vorrebbero inter-rompere la gravidanza.

Per quanto riguarda la prevenzione delle malattietrasmissibili sessualmente (MTS), da diversi anniil Sistema di Sorveglianza operante presso l’Isti-tuto Superiore di Sanità denuncia il loro continuoaumento. Aumentano le infezioni da HIV e da Cla-midia e sono rilevanti i problemi d’infertilità fem-minile e maschile. Per quest’ultima si riscontranosempre più gli effetti negativi derivanti dal venirmeno della visita medica ai giovani uomini natidopo il 1985 a causa della soppressione dell’ob-bligo di leva.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Le criticità di cui sopra sono state rilevate anchenel Rapporto sull’Italia redatto dal CEDAW delleNazioni Unite, il quale aveva esaminato, oltre aldocumento del Governo italiano, anche 10 “rap-porti ombra” presentati da organizzazioni dellasocietà civile.

goal 6: garantire a tutti ladisponibilità e la gestione sostenibiledell’acqua e delle strutture igienico-sanitarieLa carenza d’acqua sta diventando sempre di piùun’acclarata emergenza nazionale. In particolare,quest’estate ha colpito due terzi dell’Italia spin-gendo dieci Regioni verso la dichiarazione dellostato di calamità16. Il fenomeno è il prodotto dellaconvergenza di diversi e ben noti fattori tra i qualigli effetti dei cambiamenti climatici in corso, bendocumentati anche negli scenari che riguardano ilnostro Paese17, e il perdurare di una grave incapa-cità gestionale delle risorse idriche in diverse re-gioni e aree del nostro territorio.

Se, come ricorda il primo rapporto sullo stato delCapitale Naturale, in Italia la “disponibilità ‘teo-rica’ non coincide con quella ‘effettiva’ a causadella natura irregolare dei deflussi e delle ca-renze del sistema infrastrutturale esistente”18,l’irregolarità dei deflussi e i picchi della domanda,soprattutto per uso agricolo, sono esacerbati acausa dei cambiamenti climatici. Da questo puntodi vista il “Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani”,realizzato dal Comitato Glaciologico Italiano (cheaggiorna il precedente realizzato tra il 1959 e il1962), documenta che in cinquanta anni la super-ficie complessiva dei ghiacciai italiani è diminuitadel 30%19, passando da 527 km2 a 370 km2.20

I dati Istat21 indicano che il volume di acqua ero-gata nel 2015 agli utenti delle reti di distribuzionedell’acqua potabile dei comuni capoluogo di pro-vincia è stato di 1,63 km3, un valore corrispon-dente a un consumo giornaliero di 245 litri perabitante (23 litri in meno rispetto al 2012)22. Nel2015 è andato disperso il 38,2% dell’acqua im-messa nelle reti di distribuzione dell’acqua pota-bile dei comuni capoluogo di provincia, con unacrescita di oltre due punti percentuali rispetto al2012 (35,6%). La perdita giornaliera reale, alnetto degli errori di misurazione e degli allaccia-menti abusivi, ammonta a circa 50 m3 per ciascunkm delle reti di distribuzione, cioè un volume che,stimando un consumo medio di 89 m3 annui per

abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di unanno di 10,4 milioni di persone23. L’Istat fa pre-sente che, per garantire l’attuale livello di con-sumo, il volume immesso in rete è molto piùelevato di quanto effettivamente consumato, paria 2,64 miliardi di m3 di acqua per uso potabile.Per ogni cittadino residente in un comune capo-luogo di provincia è quindi immesso in rete un vo-lume annuo di 145 m3, corrispondenti a 396 litrigiornalieri con una forte variabilità, dai 66 m3 an-nualmente immessi in rete per ogni residente diLanusei ai 280 m3 di Frosinone. Peraltro, sul frontedell’utilizzo pro-capite nella media nazionale, siconferma per l’Italia il record del consumo in Eu-ropa con 159 m3 annui, anche se, per ciò che con-cerne la potabilità dell’acqua, nel 2016 siconferma che il 30% delle famiglie non si fida abere l’acqua del rubinetto.

Il portale web acqua.gov.it gestito dalla Strutturadi missione contro il dissesto idrogeologico e perlo sviluppo delle infrastrutture idriche della Pre-sidenza del Consiglio dei Ministri evidenzia la si-tuazione dei numerosi procedimenti d’infrazionecomunitaria ex Direttiva 91/271/CEE sulla depu-razione delle acque, mettendo in evidenza le forticriticità nella capacità gestionale delle risorseidriche in Italia.

Sul piano delle politiche, l’approvazione del dise-gno di legge in discussione al Senato n. 2343 “Prin-cipi per la tutela, il governo e la gestione pubblicadelle acque”, che deve ancora chiudere il suo iterd’approvazione, potrebbe consentire un avvicina-mento a diversi dei Target del Goal 6. Il provvedi-mento (art. 1) si prefigge “l’obiettivo di favorirela definizione di un governo pubblico e partecipa-tivo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di ga-rantirne un uso sostenibile e solidale, nel quadrodelle politiche complessive di tutela e di gestionedel territorio” e riconosce, nei principi generali,“l’acqua come bene naturale diritto umano uni-versale”, come sancito dell’Assemblea generaledelle Nazioni Unite A/64/ L.63/Rev. 1 del 26 luglio2010.

In particolare, l’art.2 comma 4 introduce un or-dine di priorità alla disponibilità della risorsa chemette in prima posizione il consumo umano, se-condariamente l’uso agricolo e per l’alimenta-zione animale, in terza posizione tutti gli altri usi,mentre l’art.7, introducendo il concetto di “mo-rosità incolpevole”, stabilisce in 50 litri/giorno ilquantitativo necessario al soddisfacimento dei bi-sogni essenziali, che deve essere garantito anche

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in caso di morosità, così consentendo il raggiungi-mento del Target 6.1 sul diritto all’accesso univer-sale all’acqua. L’art.10 dedicato alla trasparenzadella bolletta e l’art.11 dedicato al governo par-tecipativo del servizio idrico integrato risponde alTarget 6.b, mentre l’art.12, introducendo il fondodi solidarietà internazionale finanziato per 1 cen-tesimo di euro per ogni mc di acqua erogata, ri-sponde alle finalità del Target 6.a.

Infine, va notato come l’assicurazione che la ta-riffa garantisca un adeguato recupero dei costi delservizio per mezzo dell’applicazione del criteriodi progressività e dell’incentivazione al risparmiodella risorsa idrica, contribuirebbe al finanzia-mento solidale del servizio e alle necessità di ef-ficienza come richiesto dal Target 6.4.

goal 7: Assicurare a tutti l’accesso asistemi di energia economici,affidabili, sostenibili e moderniIl governo dell’energia in Italia sta per avere unasvolta decisiva con la prossima adozione dellaStrategia energetica Nazionale (SeN), ancora infase di consultazione. La SEN prenderà corpo inuna fase di ripresa economica del Paese, in cui iconsumi energetici danno segni contrastanti do-vuti, da un lato, alla crescita produttiva sul pianocongiunturale, dall’altro, ad una riduzione di ca-rattere strutturale della domanda.

I consumi del 2016 recuperano l’aumento delladomanda registrato nel 2015 con i primi segnidella ripresa economica ma la domanda resta co-munque superiore di 3 Mtep al livello del 2014.Nel documento di consultazione per la nuova SENgli Obiettivi dell’Agenda 2030, SDG7, vengonoacquisiti anche al di là degli impegni europei sot-toscritti dal nostro Paese. La nuova SEN ha, in-fatti, rilievo per la pianificazione della politica

energetica nazionale, ma soprattutto per l’alli-neamento agli obiettivi EU 2030 e 2050 e all’Ac-cordo di Parigi, come dichiara lo stessodocumento che si pone “in continuità con gliobiettivi fissati a livello globale nel settembredel 2015 dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite edeclinati nel nostro Paese dalla Strategia nazio-nale per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030 perl’Italia) in corso di approvazione”. Va notato che,mentre il Target 7.3 dell’Agenda 2030 definiscecon chiarezza che l’obiettivo da raggiungere è il“raddoppio del tasso globale dell’efficienzaenergetica al 2030”, i target europei prevedonouna riduzione dei consumi energetici del 20% al2020 e del 27-30% al 2030 rispetto allo scenariodi riferimento elaborato nel 2007, obsoleto per-ché elaborato prima della recessione economica.Ciò comporta che, anche se il pacchetto CleanEnergy EU 2016 pone il risparmio al primo postonelle politiche energetiche, gli obiettivi di effi-cienza energetica che derivano dall’applicazionedi questa riduzione a scenari ottimistici pre-crisirisultano decisamente inadeguati.

Per l’Italia la SEN stabilisce al 2020 un obiettivodi 158 Mtep in termini di energia primaria e di124 Mtep in quelli di consumi finali, valori già

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Figura 9 – utilizzo di acqua fornita da strutture idriche pubbliche (m3 per abitante), anno 2013

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Figura 10 - consumi di energia coperti da fontirinnovabili (% sul consumo totale finale dienergia)

oggi conseguiti dal Paese (156 e 116 Mtep nel2015). Il nuovo target EU 2030 per l’efficienzaenergetica, pari al 27% e calcolato rispetto auno scenario di riferimento che prevede una ul-teriore crescita dei consumi, per l’Italia si tra-durrebbe, di fatto, in riduzioni minime deiconsumi energetici rispetto ai valori attuali,precisamente a 141 e 109 Mtep: saremmo quindiben lontani dal raddoppio dell’efficienza ener-getica richiesto dal Target 7.3 che, pure appli-cato a una ipotesi ottimistica di crescita annuadel PIL del 1,5-2%, porterebbe i consumi ener-getici nel 2030 a livelli inferiori di circa il 20%rispetto a quelli attuali.

Dal punto di vista delle fonti energetiche, negliultimi decenni in Italia si è verificata una pro-gressiva sostituzione dei prodotti petroliferi conil gas naturale, principalmente nei settori dellaproduzione elettrica e del riscaldamento. Si èpassati, così, da un mix produttivo dominato dalpetrolio, che nei primi anni ‘70 soddisfacevacirca il 75% del consumo interno lordo primariocontro meno del 10% del gas naturale, ad unonel 2016 in cui i due combustibili si equivalgonoal 35%. La crescita delle fonti rinnovabili inenergia primaria ha portato la relativa quota dal6-8% dei primi anni 2000 a poco meno del 20%(33 Mtep) nel 2016. Parallelamente, il contri-buto delle rinnovabili al consumo finale (CFL) èpassato dal 7,9% al 17,6% nel 2016, con una cre-scita lenta negli ultimi anni intorno allo 0,2% an-nuale, il che ha comunque consentito di

superare con cinque anni di anticipo il valoreobiettivo (17%) assegnato all’Italia dalla Strate-gia Europa 2020.

Questa prudenza appare difficilmente com-prensibile, anche considerando che le politichedi efficienza energetica condotte negli ultimianni hanno permesso di sviluppare in Italia in-terventi di tutta eccellenza rispetto al quadroeuropeo, come gli standard sulle autovetture,sui nuovi edifici e sugli elettrodomestici, le de-trazioni fiscali per la riqualificazione degli edi-fici e i certificati bianchi (il più utilizzato che,da solo, contribuisce al 45% del risparmio ener-getico annuale).

La quota di rinnovabili nella produzione elettricaè cresciuta molto velocemente, passando dameno del 20% nel 2007 al 34,2% nel 2016 ed al42% nel primo trimestre 2017. Nel settore elet-trico, la potenza “aggiuntiva”, cioè quella dinuova installazione, è scesa dai 1000 ktep del2011-2012 a 365 nel 2014 e a solo 122 ktep nel2015, un valore analogo a quello degli anni pre-2008. Ciò sinifica che, senza una espansionedelle fonti rinnovabili ad un ritmo almeno triplorispetto a quello degli ultimi anni, l’obiettivodella SEN al 2030 non verrebbe acquisito, inaperto contrasto con il Target 7.2.

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evoluzione degli obiettivi SeN 2017

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goal 8: Incentivare una crescitaeconomica duratura, inclusiva esostenibile, un’occupazione pienae produttiva ed un lavoro dignitosoper tuttiNel corso del 2016 si sono rafforzate le prospet-tive di crescita dell’economia italiana (il FMI harialzato le stime dallo 0,9% del 2016 all’1,3% peril 2017), grazie soprattutto a una ripresa della do-manda interna, trainata dagli investimenti e dallaprogressiva accelerazione dei consumi. La ripresadegli investimenti risulta una novità significativadopo la drastica caduta degli anni della crisi,anche se a fine 2016 il valore degli investimentiera del 25% inferiore rispetto ai livelli del 2008.

Anche il PIL pro-capite ha ripreso a crescere(+1,2%) ad un tasso non lontano da quello mediodell’UE (+1,5%). Ciononostante, nel confronto eu-ropeo l’Italia sconta ancora i forti ritardi accumu-lati negli anni della crisi: nel 2007, infatti, ilprodotto pro-capite italiano era il 105% della cor-rispondente media dell’UE28, mentre oggi rappre-senta poco più del 95%. Inoltre, si sono accentuatii divari territoriali: nel 2015 il PIL pro-capite delMezzogiorno era il 47% di quello registrato nelNord-ovest, un gap aumentato di 2,2 punti per-centuali tra il 2007 e il 2015, che testimonia unapericolosa deriva di un’area rilevante del nostroPaese.

Nel 2016 il tasso di occupazione (il rapporto tra nu-mero di occupati e la popolazione in età di lavoro)si è attestato al 57,2% (+0,9 punti percentuali ri-spetto al 2015, restando su valori ancora inferioria quelli pre-crisi), anche grazie all’andamento po-sitivo dell’occupazione femminile. Con riferimentoalle classi di età, si può notare come la ripresa deilivelli occupazionali riguarda in particolare le per-sone di 50 anni e più, soprattutto in ragione di unaumento della popolazione in questa classe di etàe dell’innalzamento dei requisiti di anzianità perl’accesso alla pensione. In presenza di una crescitaeconomica molto limitata, ciò ha penalizzato l’in-gresso nell’occupazione dei giovani, per i quali iltasso disoccupazione è sceso di 2,5 punti percen-tuali, a fronte di una riduzione di 0,2 punti per ildato totale, pur restando su livelli superiori al 35%.

Nonstante la riduzione, per il terzo anno consecu-tivo, del numero delle persone inattive, l’Italiamostra un numero di NEET (cioè dei giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano) ancorapari a 2,2 milioni. Peraltro, la crisi ha profonda-

mente cambiato anche l’incidenza dei NEET conriferimento al livello di istruzione: se, infatti, nel2008 questi erano maggiormente diffusi fra i gio-vani con solo la licenza media, negli anni dellacrisi la crescita ha riguardato principalmente gio-vani con medio e alto titolo di studio, cosicché oral’incidenza dei NEET è simile sia per i giovani conlicenza media (22,7%) sia per quelli con diplomao laurea (22,9%), mentre è significativamente su-periore per chi ha un diploma di scuola superiore(26,1%). Non soprende dunque che anche l’indicedi divario generazionale sia ancora in crescita24.

Sul fronte della sicurezza sul lavoro, si evidenziacome il numero di infortuni registrato nel 2016(circa 642.000 denunce) appaia sostanzialmentein linea con quello del 2015 (+0,66%), con una ri-duzione molto significativa degli incidenti mortali“sul lavoro” (-12,7%)25.

Dal punto di vista delle politiche relative al Goal 8numerose sono le novità intervenute nel corsodell’ultimo anno26. Con riferimento al Target 8.5(raggiungere piena e produttiva occupazione …anche per i giovani) e 8.6 (ridurre sostanzialmenteil numero di NEET), al fine di “incrementare l’al-ternanza scuola-lavoro nel secondo ciclo di istru-zione”, così come sancito all’art. 1 comma 7lettera o) della Legge n. 107 del 13 luglio 2015, edi promuovere l’occupabilità dei giovani in procintodi uscire dal circuito formativo, la Legge di Bilancio2017 n. 232 dell’11 dicembre 2016 ha previsto mi-sure di sostegno all’occupazione per i soggetti cheabbiano partecipato ai programmi di alternanzascuola-lavoro o svolto un periodo di apprendistato.In particolare, si prevede l’esonero dal versamentodei contributi previdenziali (per un periodo mas-simo di tre anni e nel limite di 3.250 euro all’annoper ciascun lavoratore) per i datori di lavoro chetra l’inizio del 2017 e la fine del 2018 procedanoall’assunzione con contratto a tempo indetermi-nato, entro 6 mesi dall’acquisizione per titolo distudio, di numerose categorie di giovani27.

Sempre con riferimento al Target 8.6 specificata-mente dedicato alla riduzione dei NEET entro il2020, si segnala come, in vista della scadenza deitermini per le assunzioni legate al “Bonus Occu-pazione” della Garanzia Giovani28, l’Agenzia Na-zionale Politiche Attive Lavoro (ANPAL) haprovveduto a istituire il nuovo “Incentivo Occu-pazione giovani” per promuovere l’occupazionedei NEET di età compresa tra i 16 e i 29 anni chehanno aderito al programma. Si tratta di una mi-sura rivolta ai datori di lavoro che effettuino as-

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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sunzioni di giovani da gennaio 2017 a dicembre2018, con contratto a tempo indeterminato(anche part-time), contratto di apprendistato pro-fessionalizzante o contratto a tempo determinatodella durata di almeno 6 mesi. Le risorse stanziateammontano a circa 200 milioni di euro e sono in-dirizzate a tutto il territorio nazionale, ad ecce-zione della Provincia Autonoma di Bolzano. A finegiugno 2017 le domande presentate erano statequasi 50.000, di cui oltre il 60% sono state confer-mate, il che indica come questa misura stia pro-ducendo risultati più positivi rispetto alprecedente Bonus Occupazione del periodo 2015-2016, soprattutto grazie ad una maggior ricorso aicontratti a tempo determinato29.

Con il Decreto 21 novembre 2016, il Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali ha previsto un con-guaglio contributivo per i datori di lavoro che, nelcorso del 2017, senza esservi tenuti, assumano gio-vani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, o alterna-tivamente soggetti di età superiore ai 25 anni prividi impiego regolarmente retribuito da almeno 6mesi. La sede di lavoro deve essere localizzata in

una delle regioni del Sud e il rapporto di lavorodeve necessariamente essere instaurato attraversoun contratto a tempo indeterminato o di appren-distato professionalizzante.

Il tema dell’occupazione giovanile è infine entratoanche nella Legge di Bilancio 2017, che ha istituitouna no tax area (un’esenzione totale dal paga-mento del contributo onnicomprensivo annualealla copertura dei servizi didattici, scientifici eamministrativi delle università) per gli studentiprovenienti da famiglie meno abbienti iscritti aicorsi di laurea presso un’università statale30 e haintrodotto un esonero triennale dagli oneri contri-butivi per i coltivatori diretti e gli imprenditoriagricoli professionali di età inferiore ai 40 anni chesi iscrivano alla previdenza agricola nel 2017.

Infine, ma non per questo meno importante, va se-gnalato come l’approvazione del “Piano NazionaleIndustria 4.0” abbia rappresentato un passo inavanti per favorire l’ammodernamento del sistemaproduttivo e garantire significativi aumenti di pro-duttività e competitività soprattutto al compartoindustriale anche attraverso la digitalizzazione

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LA SOSTeNIbILITÀ AL ceNTrO DeL PIANO STrATegIcO DeL TurISMOL’ONU ha decretato il 2017 come anno del turismo sostenibile, invitando la World Tourism Organiza-tion (UNWTO) a facilitare l’organizzazione e l’implementazione di iniziative con i governi, le organiz-zazioni e gli stakeholder rilevanti. L'intento è di elaborare policy, sviluppare strumenti di gestione,strumenti di advocacy e occasioni di confronto, a partire dalla considerazione che il turismo è unodegli elementi fondamentali per il raggiungimento degli SDGs.

Con riferimento al Target 8.9 (attuare politiche volte a promuovere il turismo sostenibile, che creiposti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali), a febbraio 2017 il Consiglio dei Ministri haapprovato il Piano Strategico del Turismo, che delinea lo sviluppo del settore nei prossimi sei anniper rilanciare la leadership italiana sul mercato turistico mondiale. Il piano considera il turismo unfattore abilitante di competitività per i territori e affronta il rinnovamento profondo dei modelli diofferta per contribuire alla creazione di competenze e nuove opportunità di lavoro, alla nascita dinuove imprese e servizi, alla predisposizione di infrastrutture a supporto, alla tutela e gestione dilungo periodo del patrimonio ambientale e culturale. Tre sono i principi fondamentali del Piano:

• la sostenibilità, del patrimonio naturale e culturale, delle mete, dei flussi e della vita dei resi-denti;

• l’innovazione, organizzativa e tecnologica, dei modelli di business, dei profili professionali, dellaqualità dei servizi e dei prodotti promossa e facilitata dalla progressiva digitalizzazione;

• l’accessibilità, intesa come modalità sostenibile di accesso ai luoghi e connessione con territorimarginali e poco serviti, l’abbattimento delle barriere architettoniche e la possibilità di apprezzarebellezza e unicità del patrimonio visitato.

Opportuno in questa fase concentrarsi sulle criticità che evidenzia l’offerta turistica del nostro Paese,soprattutto se rivolta al comparto culturale, naturalistico ed esperienziale e dunque concentrare glisforzi per promuovere non solo una maggore qualità dei servizi, ma anche una diffusa cultura dell’ac-coglienza sia presso gli operatori sia presso tutti i cittadini.

della filiera grazie all’utilizzo delle nuove tecnolo-gie. Il Piano rappresenta, in chiave strategica, unostrumento ambizioso che potrebbe favorire il pro-gressivo avvicinamento ai Target 8.2 (raggiungerelivelli elevati di produttività economica) e 8.3 (pro-muovere politiche orientate allo sviluppo che sup-portino le attività produttive, la creazione di lavorodignitoso, l’imprenditorialità, la creatività e l’in-novazione). Approvato in via definitiva con la Leggedi Bilancio per il 2017, il Piano prevede: super/iperammortamento per nuovi investimenti innovativi,il credito d’imposta sugli investimenti in R&S edella nuova Sabatini, che si uniscono alle misureper le start-up e le PMI innovative e al rafforza-mento del Fondo Centrale di Garanzia. Il Governoha stanziato risorse per circa 13 miliardi di euro nelperiodo 2017-2024 e stima che solo nel 2017 talimisure possano mobilitare nuovi investimenti pri-vati per circa 10 miliardi di euro.

goal 9: costruire una infrastrutturaresiliente e promuovere l’innovazioneed una industrializzazione equa,responsabile e sostenibileL’Obiettivo 9 è finalizzato a creare infrastrutturedi qualità, affidabili, sostenibili e sicure che sup-portino lo sviluppo economico e dell’essereumano, con l’obiettivo di abbassare i costi e diessere accessibili a tutti, e promuovere un’indu-strializzazione sostenibile, l’innovazione, la ri-cerca scientifica e la capacità tecnologica nelsettore industriale di tutti i Paesi, aumentandoin maniera significativa l’accesso alle informa-zioni e alle comunicazioni tecnologiche attra-verso internet.

con il nuovo “codice degli Appalti” (D. Lgs.50/2016) e con il DEF 2017, con cui è stato appro-vato l’Allegato che individua i fabbisogni infra-strutturali al 2030, si è ufficialmente entrati nellanuova stagione di politiche infrastrutturali. Ilprimo aspetto innovativo del documento è la cen-tralità della pianificazione strategica, cioè l’indi-viduazione delle reti di infrastrutture necessarie,come quelle ferroviarie, stradali, portuali, aero-portuali, per la connessione del Paese. Particolareattenzione viene assegnata agli snodi produttivi eal trasporto merci, ai poli turistici, con l’inclu-sione per la prima volte delle ciclovie turistiche.Inoltre, è diventata fondamentale la valutazioneex-ante delle opere, cioè la considerazione deicosti e dei benefici delle singole infrastrutture.

Se si considera anche l’importante riforma del“Codice degli Appalti” realizzata nel 2016, rive-duta e corretta nell’anno in corso, che dovrebbeaiutare a gestire in modo più trasparente ed effi-ciente gli appalti pubblici, il biennio 2016-2017può essere considerato uno spartiacque per il set-tore delle infrastrutture, soprattutto per il cambiodi paradigma nella loro pianificazione.

Sul piano delle realizzazioni, l’anno trascorso havisto passi in avanti nel settore delle comunica-zioni e delle tecnologie dell’informazione. Dalpunto di vista della copertura, infatti, la dispo-nibilità dei servizi di accesso a reti fisse a velo-cità compresa tra i 2 e i 20 Mbit/s ha ormairaggiunto il 97% delle abitazioni, mentre a fine2016 le linee di rete fissa a banda larga con ve-locità pari o superiore ai 10 Mbit/s hanno supe-rato per la prima volta il 50% del totale. Inoltre,sono stati avviati progetti finanziati dai fondipubblici destinati allo sviluppo della banda ultra-larga e si è registrato un forte slancio degli inve-stimenti privati in innovazione e sviluppo dellereti a banda ultra-larga fissa e mobile. Rilevanteè stato anche il rinnovo della Convenzione Stato-RAI e del dibattito sul futuro dell’impresa di ser-vizio pubblico radiotelevisivo in un contestodigitale e multimediale.

Per sostenere l’innovazione e la ricerca e svi-luppo (r&S), tema portante per il nostro Paese,che vede nel tessuto produttivo (prevalentementeformato da piccole e medie imprese) una strutturapotenzialmente ricettiva di istanze innovative edi avanzamento tecnologico, il Governo ha isti-tuito la fattispecie delle “Startup innovative” epromosso uno “Small Business Act” ed uno “Star-tup Act” in linea con le politiche europee direttea finanziare un’aumentata capacità di innovare eapplicare tecnologie intelligenti.

Altri importanti strumenti sono stati introdotti peraccelerare la ripresa e favorire l’innovazione nelle

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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imprese, quali l’Iper e il Super Ammortamento4.0, l’agevolazione "Nuova Sabatini", il nuovo cre-dito d’imposta R&S, il nuovo “Fondo per la cre-scita sostenibile” ed altri incentivi, che hanno giàiniziato a dare positivi frutti stimolando un piùelevato livello di investimenti.

Per ciò che concerne le infrastrutture fisiche leesigenze sono numerose e richiedono investimentisignificativi. In particolare:

• l’ammodernamento della rete stradale è so-stanzialmente fermo da anni e sono quindi in-dispensabili interventi per l’aumentare lasicurezza stradale attraverso la predisposi-zione di uno specifico piano nazionale. Inoltre,la trasformazione digitale di tali infrastrutture

rappresenta uno dei principali strumenti permigliorarne la qualità, la sicurezza e l’utilizzo,oltre che per generare dati e servizi che age-volino la mobilità di persone e merci, facili-tando e semplificando il trasporto. L’allegatoal DEF 2017 e il Piano Nazionale ITS sembranoaver raccolto questa sfida;

• le più recenti indagini sullo stato delle infra-strutture idriche evidenziano forti criticitàconnesse all’elevata vetustà delle reti. Anchese il servizio idrico da alcuni anni può vantareuna regolazione nazionale che fissa le tariffe evigila sugli investimenti realizzati, solo unnuovo quadro di programmazione può permet-tere l’incremento degli investimenti, attual-

Rapporto ASviS 2017

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LA LevA DeL greeN PrOcureMeNT Per LO SvILuPPO e L’INNOvAzIONeIl nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 50/2016), recentemente rivisto (D.Lgs. 56/2017), ha cer-cato di incorporare nell’attività di procurement alcuni principi e criteri più rispondenti agli obiettividella sostenibilità. Si tratta di un primo passo verso l’approccio sustainable public procurement chesi sta sviluppando a livello di Istituzioni internazionali (dalle Nazioni Unite all’OCSE e all’Unione euro-pea). In particolare, nella versione modificata si rilevano significativi riferimenti al tema della soste-nibilità, tra cui si segnala l’art. 34 (Criteri di sostenibilità energetica e ambientale) in materia diconsumi nel settore della Pubblica Amministrazione, per i quali vengono determinati “criteri ambientaliminimi”, anche a fini premiali dell’aggiudicazione.

Un ruolo centrale nella considerazione di obiettivi di sostenibilità degli appalti è svolto dai criteri diaggiudicazione, soprattutto da quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa (art. 96, comma6) e dall’introduzione dei cosiddetti “Costi del ciclo di vita” (art. 96) nella valutazione delle offerte,che presentano entrambi forti potenzialità di incorporazione di profili rilevanti di tutela dell’ambientee di efficienza energetica nei progetti e nelle prestazioni richieste al mercato. Infine, si può conside-rare tra i profili di sostenibilità del Codice anche quello della qualificazione delle stazioni appaltantie delle centrali di committenza (art. 38), che prevede un elenco degli enti appaltatori sulla base dicriteri di classificazione riguardanti le loro caratteristiche strutturali e organizzative, che compren-dono, tra i criteri “premiali”, la “applicazione di criteri di sostenibilità ambientale e sociale nell'attivitàdi progettazione e affidamento”.

L’effettivo impatto sull’ambiente di questi principi dipenderà dalla reale volontà delle stazioni appal-tanti e delle centrali di committenza di sfruttarli. Esperienze di sustainable public procurement sonostate già maturate da CONSIP e dalle grandi società di utilities e sono attualmente oggetto di gare diforniture nel trasporto pubblico locale. Un contributo decisivo potrebbe essere svolto dalla definizionedi veri e propri standard di sostenibilità da parte delle Pubbliche Amminsitrazioni da inserire nella pro-pria attività gestionale e conseguentemente anche nel ricorso al mercato per soddisfare le proprie esi-genze di approvvigionamento di beni e servizi e di realizzazione di lavori. Per questo l’ASviS ha avviatouna collaborazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica, al fine di definire delle Linee guidaper orientare tutte le amministrazioni verso comportamenti pienamente coerenti con gli SDGs.

Un approccio analogo potrebbe essere applicato alla promozione dell’innovazione attraverso strumenticome i “partenariati” (art. 39). Sotto questo profilo, il Codice presenta un’evidente carenza di proce-dure di procurement a carattere “sperimentale” o “pilota”, come pure di una vera e propria procedurapre-commercial, cioè in grado di definire veri e propri programmi di prestazioni da richiedere al mer-cato basati su innovazioni tecnologiche, tali da poter orientare l’offerta in modo tempestivo agli svi-luppi della domanda pubblica.

mente molto insufficienti, specialmente in al-cune aree del Paese;

• nel campo delle infrastrutture energetichel’aumento dell’efficienza è un pilastro dellapolitica europea e la principale prioritàd’azione all’interno della Strategia EnergeticaNazionale (SEN). Esiste, infatti, un bacino di ri-sparmi di dimensioni considerevoli, ottenibilemediante l’adozione di moderne tecnologie dirisparmio energetico e di generazione rinnova-bile di energia sui beni della Pubblica Ammini-strazione e sui beni privati (per esempio icondomini). Gli investimenti prevedono ritornieconomici rilevanti e certi, ma necessitano diun sistema di finanziamento prevalentementeprivato, dentro a regole certe fissate dallaPubblica Amministrazione;

• circa le infrastrutture aeroportuali, l’Italia ri-sulta essere il Paese europeo con la più bassaconcentrazione del traffico passeggeri negliaeroporti, a causa della maggiore presenza discali con traffico tra i 3 ed i 5 milioni di pas-seggeri, mentre solo il 39% del traffico è gene-rato da aeroporti con più di 10 milioni dipasseggeri all’anno. I livelli di propensione alvolo dell’Italia rimangono molto simili a quellidella Francia e Germania e molto inferiori aquello degli altri Paesi europei parimenti pe-ninsulari, soprattutto per quanto riguarda i voliintercontinentali diretti. Storicamente in af-fanno sul mercato intercontinentale, l’Italiasta comunque registrando tassi di mobilitàextra-europea in crescita, anche grazie agli in-vestimenti di ammodermamento per 4,2 mi-liardi di euro nel quinquennio 2016-2020,finanziati per la quasi totalità dagli stessi ge-stori senza il ricorso a contributi pubblici;

• il trasporto ferroviario di persone evidenziaun certo livello di congestione nell’utilizzodella rete, ma non in quello di merci, per ilquale risulta invece piuttosto chiaro un “sot-toutilizzo” della dotazione rispetto a quantorilevato nella media UE15, anche a causa dellaforte concorrenza del trasporto stradale, perla sua maggiore flessibilità e il minor costo uni-tario. L’attuale livello di rimborso degli au-menti dell’accisa sul gasolio, permette unariduzione del 17,2% sul prezzo finale al con-sumo del gasolio usato dall’autotrasporto, ilche riduce lo stimolo a migliorare l’efficienzadel consumo, con effetti negativi sulle emis-sioni di gas serra.

goal 10: ridurre l’ineguaglianzaall’interno di e fra le NazioniLa lunga recessione e la debole ripresa economicahanno profondamente inciso sul tessuto sociale delPaese, in particolare sulle fasce più deboli della po-polazione. Il divario fra il reddito disponibile equi-valente ricevuto dal 20% della popolazione con piùalto reddito (quintile più ricco) e quello del 20%della popolazione con più basso reddito (quintilepiù povero) è, in Italia, molto elevato ed è aumen-tato nell’ultimo decennio: il rapporto interquinti-lico (figura 12) è passato dal 5,4 del 2006-2007 al5,6 del 2012 al 5,8 del 2015, rispetto a una mediaeuropea che si attesta al 5,2. Alcune regioni (Sici-lia, Sardegna, ma anche Umbria, Lombardia eLazio) registrano negli ultimi tre anni un forte au-mento delle disuguaglianze di reddito.

A livello europeo va ricordato che il 26 aprile 2017la commissione europea ha adottato lo “euro-pean Pillar of Social rights”, una proposta che sta-bilisce 20 principi e diritti per sostenere il buonfunzionamento e l’equità dei mercati del lavoro edei sistemi di protezione sociale. I principi sono ar-ticolati nelle seguenti tre categorie: pari opportu-nità ed accesso al mercato del lavoro; condizionidi lavoro eque; protezione ed inclusione sociale.

Tra i principali interventi adottati negli ultimi do-dici mesi, e illustrati in altre parti di questo capi-tolo, ricordiamo:

• la legge delega approvata nel marzo scorso dalParlamento incentrata su una strategia nazio-nale per il contrasto alla povertà e la ridu-zione delle disuguaglianze (si veda pag. 55);

• la pubblicazione del Decreto riguardante l’ag-giornamento dei LeA, il cui aggiornamento saràeffettuato da un’apposita Commissione, che haanche il compito di monitorare la corretta ero-gazione dei LEA su tutto il territorio nazionale;

• il PON Istruzione, declinato in 10 azioni legateagli SDGs, e l’aumento delle risorse (23,4 mi-lioni) per progetti di scuole che accolgonoalunni con disabilità;

La riduzione delle disuguaglianze nell’accesso aiservizi fondamentali è anche al centro della Stra-tegia Nazionale per le Aree Interne, una politicanazionale oggi estesa a oltre settanta aree lon-tane dai grandi centri di servizio, che coprono unquinto del territorio nazionale, con circa due mi-lioni di abitanti. Per questi cittadini, Stato e Re-gioni stanno sperimentando nuove modalità diofferta dei servizi essenziali (scuola, salute, mo-

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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bilità e rete web), “piegando” l’intervento pub-blico settoriale alle specifiche esigenze dei singoliluoghi, attraverso un processo di condivisione conil territorio di una visione di medio-lungo periodoche si traduce in risultati attesi monitorabili e mi-surabili. La Strategia, strumento potazialmente ri-levante per rendere concreta ed efficace lastrategia basata sugli SDGs, è entrata nella faseoperativa con l’approvazione dei primi Accordi diProgramma Quadro attuativi, che raggiungerannoil numero di 10 entro l’autunno (delle 23 origina-rie aree-pilota).

Va poi segnalato come (secondo quanto previstodalla Legge di riforma del bilancio approvata nel2016) con il DEF 2017 l’Italia abbia incluso per laprima volta nella propria programmazione econo-mica, accanto agli obiettivi tradizionali (come ilPIL, l’occupazione, il deficit e il debito pubblico),quattro indicatori di benessere equo e sosteni-bile. Tra questi è presente un indice di disegua-glianza del reddito disponibile (gli altri indicatorisono l’andamento del reddito medio disponibile,della mancata partecipazione al mercato del la-voro, delle emissioni di CO2 e altri gas clima alte-ranti). Per ciascuno dei quattro indicatori, il DEF2017 illustra l’andamento del triennio passato(2014-2016), quello prevedibile secondo uno sce-nario a politiche vigenti e secondo uno scenarioche include gli obiettivi programmatici (2017-2020). Per il prossimo triennio il Governo si ponel’obiettivo di una graduale riduzione delle disu-guaglianze di reddito, intervenendo anche sullastruttura del prelievo fiscale e contributivo.

Infine, va ricordata la pubblicazione in GazzettaUfficiale di tre decreti attuativi della legge di ri-forma del Terzo Settore (Legge 6 giugno 2016, n.106). In particolare, il 18/07/2017 è stato pubbli-cato il D. Lgs. 111 “Disciplina dell’istituto del cin-que per mille dell’imposta sul reddito delle

persone fisiche”, il 19/07/2017 è stato pubblicatoil D. Lgs. 112 “Revisione della disciplina in materiadi impresa sociale” ed il 02/08/2017 il D. Lgs. 117“Codice del Terzo settore”. La nuova disciplina hal’obiettivo di rafforzare un ambito produttivo dicrescente importanza, sovente essenziale per ilconseguimento degli SDGs e la fornitura di impor-tanti servizi ai cittadini, soprattutto a livello lo-cale, dai quali dipendono spesso le condizioni divita delle persone con maggiori difficoltà econo-miche e sociali.

goal 11: rendere le città e gliinsediamenti umani inclusivi, sicuri,duraturi e sostenibiliIl 2016 è stato caratterizzato da un rilancio, a li-vello globale, dei temi dell’Agenda urbana, men-tre resta il ritardo del nostro Paese che continuaa procedere per politiche settoriali slegate l’unadall’altra. Il “Pact of Amsterdam. Urban Agendafor the EU” del 30 maggio scorso ha individuato12 temi prioritari sui quali si stanno avviando lepartnership formate da rappresentanti degli Statimembri, da autorità urbane ed esperti. La confe-renza Habitat III dell’ONU a Quito (17-20 ottobre2016) ha adottato la “New urban Agenda” e l’Ita-lia ha elaborato un proprio Rapporto nazionale.Da segnalare anche la pubblicazione del Culturaland Creative Cities Monitor 2017 da parte delJoint Research Centre (JRC) della Commissioneeuropea31, strumento pensato per valutare i risul-tati delle città culturali e creative europee (perl’italia sono considerate 17 città) e per facilitareil confronto fra di loro. Il sistema si compone di29 indicatori relativi a nove dimensioni, che riflet-tono tre caratteri chiave della vitalità culturalesociale ed economica delle città: vivacità cultu-rale, economia creativa e contesto.

Nel nostro Paese ha avuto inizio il Programmaoperativo nazionale (PON) “città metropolitane2014 – 2020”, cui afferiscono 892,9 milioni dieuro della politica di coesione. Inoltre, il Governoha firmato i “Patti per il sud” con Napoli, Bari,Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo e Ca-gliari, il “contratto Istituzionale di sviluppo” conTaranto e accordi con Milano, Firenze, Genova eVenezia.

Il documento di ASviS e Urban@it L’Agenda per losviluppo urbano sostenibile. Obiettivi e propostecontiene gli obiettivi che le aree urbane devonoraggiungere per attuare la Strategia Nazionale per

Rapporto ASviS 2017

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Figura 12 - Indice di disuguaglianza del redditodisponibile (rapporto tra il reddito del 20% piùricco e del 20% più povero della popolazione)

lo Sviluppo Sostenibile e le politiche necessarie,che dovranno diventare parte integrante del-l’Agenda urbana nazionale32. Per ciascuno dei 18temi individuati, dei quali i primi 12 corrispon-dono alle priorità del Patto di Amsterdam, il do-cumento presenta gli obiettivi internazionaliriguardanti la dimensione urbana di tutti i Targetdell’Agenda 2030, la posizione dell’Italia, gliobiettivi nazionali e le azioni necessarie per con-seguirli (riportate in corsivo)33. Di seguito si af-frontano i temi che fanno parte del Goal 11,mentre nel riquadro di pagina 77 si fa riferimentoai temi relativi agli altri Goal. Peraltro, la recentepresentazione dei risultati della ricerca sui terri-tori post metropolitani del Prin 2010 – 2011 e l’e-book pubblicato da Istat Forme, livelli edinamiche dell’urbanizzazione in Italia solleci-tano una discussione sulla crisi del concetto tra-dizionale di città fondato su un centro con leperiferie intorno, con la dissoluzione dei suoi con-fini e della creazione di ampie regioni urbane allequali dovrebbe corrispondere una nuova dimen-sione delle politiche.

Politiche abitative e rigenerazione urbana (Tar-get 11.1). Anche nel 2015 il grave disagio abitativoha continuato a mostrare, soprattutto nelle areepiù densamente popolate (DEG1), un andamentopreoccupante, con l’11,3% della popolazione intale situazione su una media del 5,2% nelle cittàdella UE. L’Italia si collocava così al terz’ultimoposto, prima di Ungheria e Lituania, con un au-mento del disagio rispetto al 2013, mentre lamedia europea rimaneva stabile. L’obiettivo indi-viduato da ASviS e Urban@it è la riduzione di dueterzi di tale percentuale, portandola al di sottodel 4% nel 2030.

Nel 2017 è stato approvato, con tre distinti prov-vedimenti, il finanziamento di 2,1 miliardi di europer i 120 progetti del bando del “Programma stra-ordinario di intervento per la riqualificazione ur-bana e la sicurezza nelle periferie” destinato aicomuni capoluogo e alle città metropolitane, a cuisi sommano i 78,5 milioni di euro del bando del-l’anno precedente. Dopo il terremoto nell’Italiacentrale iniziato lo scorso 24 agosto, è stato in-trodotto il sismabonus e attivato il progetto “CasaItalia” per la cura e alla valorizzazione del terri-torio e delle aree urbane nonché del patrimonioabitativo, anche in riferimento alla sicurezza e al-l’efficienza energetica degli edifici, che ha datoluogo ad un nuovo Dipartimento della Presidenzadel Consiglio dei Ministri. È stato altresì approvato

di recente il “Piano di azione nazionale per incre-mentare gli edifici ad energia quasi zero”, resi ob-bligatori da una Direttiva UE a partire dal 1gennaio 2019.

Mobilità urbana (Target 11.2). Rispetto al Rap-porto 2016 la situazione non è cambiata: la popo-lazione, anche quella urbana, ha notevoli difficoltàdi accesso al trasporto pubblico e l’auto e la motoprevalgono ancora di gran lunga come mezzi di tra-sporto prioritari. Secondo il 14° Rapporto sullamobilità in Italia di Isfort (aprile 2017), nel 2016il 68,3% del totale degli spostamenti è avvenutocon queste modalità, un dato stabile rispetto al2008. Per contribuire a raggiungere i traguardi eu-ropei al 2030 e al 2050 l’obiettivo intermedio perle aree urbane è di ridurre ad almeno il 50% il ri-parto modale tra l’auto e le altre forme di tra-sporto e di mobilità entro il 2020.

Tre importanti novità sono intervenute in questocampo:

• il superamento della precedente “Legge Obiet-tivo” del 2001 sulla base di una rinnovata cen-tralità della pianificazione strategica e di unavalutazione ex-ante delle opere;

• l’allegato infrastrutturale al DEF che, nell’am-bito dei 30 miliardi di euro di finanziamenti ag-giuntivi previsti fino al 2030 e dei 19 miliardidestinati dal Fondo infrastrutture fino al 2032,individua la priorità delle metropolitane, tram-vie e sistemi ferroviari metropolitani nellearee urbane;

• il Piano urbano della mobilità sostenibile(PUMS) come condizione per accedere ai finan-ziamenti.

uso sostenibile del suolo e soluzioni basate suiprocessi naturali (Target 11.3, 11.4 e 11.7). I datisulla copertura di suolo artificiale nel 2015 (Italia6,9%, UE 4,4%) confermano la perdurante ten-denza ad un eccessivo consumo di suolo. La spesacomplessiva per la protezione della biodiversità edel paesaggio anche nel 2015 è stata dello 0,2%del PIL, maggiore dello 0,1% medio europeo. Perconseguire l’obiettivo UE di azzerare il consumonetto di suolo al 2050 le aree urbane devono ri-durre del 20% il proprio consumo di suolo (dagliattuali 2 m²/ab l’anno a 1,6 m²/ab l’anno) entroil 2020. Le aree più densamente popolate devonoraggiungere i 50m² di superficie media di verdeurbano per abitante al 2030, 2/3 in più rispettoalla media di 31,1m² nei capoluoghi di provincianel 2014.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Nel 2017 è stato pubblicato il Primo Rapporto sullostato del Capitale Naturale in Italia, con un elencodi raccomandazioni, ed è in corso di elaborazioneil “Piano nazionale per il verde urbano”.

cultura (Target 11.4). I dati Eurostat mostranoche nel 2015 la spesa per servizi culturali in per-centuale sul PIL in Italia è salita allo 0,4% dallo0,3% nel 2014, mentre la media europea è scesaallo 0,4% dallo 0,5% del 2014. L’Italia sarebbe dun-que nella media europea, ma va considerata ladotazione di beni culturali che è una delle più alteal mondo, particolarmente evidente nelle città.L’obiettivo per le aree più densamente popolatedeve essere l’aumento della spesa pubblica nel set-tore per raggiungere gradualmente, entro il 2030,i Paesi simili al nostro che spendono di più come laFrancia (0,7% sul PIL nel 2015), superando i forti di-vari territoriali esistenti tra il Nord e il Sud.

Nel 2017 i siti UNESCO italiani sono passati da 51a 53, con l’inclusione delle Antiche faggete e delleOpere di difesa veneziane. Si conferma, dunque,il primato dell’Italia per numero di siti, mentreTrieste ha vinto la candidatura come Capitale eu-ropea della scienza nel 2020 e sei città si sonocandidate a Città creative dell’UNESCO (Alba, Al-ghero, Massa Carrara, Genova, Milano e Pesaro).Il Comune di Matera e ENEA hanno siglato un ac-cordo per rendere la Capitale Europea della Cul-tura 2019 una città green, con interventiriguardanti la mobilità, le tecnologie, la produ-zione di energia e l’efficienza energetica.

Parallelamente, il Governo ha approvato il disegnodi legge di ratifica della “Convenzione di Faro delConsiglio d’Europa del 2005”, ora all’esame delParlamento, la quale colloca a pieno titolo la co-noscenza e l’uso dell’eredità culturale fra i dirittiumani fondamentali.

economia circolare (Target 11.6). Nel 2015 la rac-colta differenziata dei rifiuti nei comuni capoluo-ghi di provincia ha registrato un significativoincremento (47,5% rispetto al 45,2% del 2014),anche se la loro produzione (486 kg pro capite) èancora maggiore della media UE (476 kg pro ca-pite). Gli obiettivi per le aree urbane sono: la ri-duzione della produzione dei rifiuti portandola aldi sotto della media UE entro il 2020; il rapido re-cupero del ritardo nella raccolta differenziataraggiungendo almeno il 70% nel 2025 e dell’80%nel 2030; l’assunzione degli obiettivi più ambi-ziosi indicati dalla Commissione Ambiente delParlamento europeo per l’economia circolare il24 gennaio 2017, in modo particolare il riutilizzo

e il riciclaggio del 70% dei rifiuti (47,5% nel 2015)e la graduale limitazione al 5% dello smaltimentonelle discariche (34% nel 2015) verso la loro com-pleta dismissione entro il 2030.

Nel 2017 la Commissione europea ha deferitol’Italia alla Corte per l’infrazione alla direttiva del1999, la quale prevedeva che entro il 2009 le di-scariche attive nel 2001 avrebbero dovuto chiu-dere o adeguarsi alle nuove norme europee. Atutt’oggi 44 discariche non sono ancora in regola.

Qualità dell’aria (Target 11.6). I dati confermanol’eccessiva esposizione degli abitanti delle areepiù densamente popolate (20,1% nel 2014) a con-centrazioni eccessive di polveri sottili (Pm 2,5 ePm 10). Gli obiettivi per le aree urbane sono il ri-spetto entro il 2025 dei limiti per il PM 10, supe-rando le procedure di infrazione UE verso l’Italia,e del limite stabilito dall’OMS per il particolatosottile (PM 2,5) di 10 µg/m³, più restrittivo diquello europeo. Il 9 giugno scorso è stato sotto-scritto il nuovo accordo sulla qualità dell’aria frale Regioni del bacino padano ed il Ministero del-l’Ambiente.

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Figura 13 - rifiuti urbani conferiti in discarica(% sul totale dei rifiuti urbani raccolti)

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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L’AgeNDA Per LO SvILuPPO urbANO SOSTeNIbILeIl documento ASviS – Urban@it prende in esame la dimensione urbana di tutti i Goal dell’Agenda 2030. Di seguitosono riportati la posizione dell’Italia e gli obiettivi per i Goal diversi dall’11, che è quello più direttamenteriferito alle città.

Povertà urbana e riduzione dell’ineguaglianza (Goal 1 e 10). Nel 2015 c’erano 2,4 milioni di persone in più rispettoal 2008 in condizione di povertà, una distanza più che doppia rispetto al traguardo europeo. L’obiettivo per le areeurbane al 2025 è quello di una riduzione di 1,8 milioni di poveri rispetto al 2008 (-3,7 milioni rispetto al 2015).

Salute e benessere (Goal 2 e 3). Nel 2015 l’aspettativa di vita alla nascita era di 82,7 anni (80,3 anni per gli uo-mini e 84,9 per le donne), il secondo miglior risultato europeo dopo la Spagna. Gli obiettivi per le aree urbanesono di ridurre: a) del 25% la mortalità precoce dovuta alle malattie croniche non trasmissibili (MCNT) entro il2025; b) del 25% i consumatori di sostanze stupefacenti e gli alcoldipendenti entro il 2025; c) al di sotto dellamedia europea 2016 gli incidenti sul lavoro entro il 2020.

Istruzione e ricerca (Goal 4 e Target 9.5). Nel 2015 la quota di chi ha abbandonato precocemente la scuola eradel 14,7%, come nelle città; i 30–34enni con istruzione universitaria erano il 25,3% (31,7% nelle città), dato checolloca l’Italia all’ultimo posto nell’UE; la spesa in R&S era l’1,33% del PIL (2% nell’UE). Gli obiettivi per le areeurbane sono raggiungere: 1) entro il 2025 i traguardi che l’Europa si era posta per l’istruzione al 2020, cioè la ri-duzione dell’abbandono scolastico a meno del 10% nella fascia di età 18-24 anni e il 40% dei laureati nella fasciadi età 30 – 34 anni; 2) entro il 2030 il traguardo che l’Europa si era posta per la ricerca al 2020 (3% del PIL).

uguaglianza di genere (Goal 5). Nel 2012 l’indice di uguaglianza di genere dell’EIGE (Agenzia autonoma UE)dell’Italia era 41,1 su 100 (UE 52,9) nel 2012, corrispondente al 20° posto nell’UE a 28. L’obiettivo per le areeurbane è portare l’indice al livello 60 su 100 nel 2025.

Transizione energetica (Goal 7). Fatte 100 le emissioni di gas serra nel 1990, nel 2014 la media UE era pari a77,05 e quella italiana a 81,36. Nell’UE il 16% di energia era prodotto da fonti rinnovabili e in Italia il 17,1%. Ilconsumo complessivo di energia primaria nell’UE era 1507,1 Mtep (obiettivo 2020 1483 Mtep) e in Italia 143,8Mtep (obiettivo 2020 158 Mtep), quindi risultava già conseguito. L’obiettivo per le aree urbane è raggiungere nel2025 gli obiettivi europei del 2030 attraverso i i Piani locali del Mayors Adapt europeo del 2015.

Occupazione e competenze per l'economia locale (Goal 8). Nel 2015 il tasso di occupazione pari al 60,5%, benal di sotto della media europea, senza differenze rilevanti per grado di urbanizzazione, come nel resto dell’UE.L’obiettivo per le aree urbane è raggiungere nel 2030 il traguardo che l’Europa si era posta per il 2020, cioè ilconseguimento del tasso di occupazione del 75%.

Transizione digitale (Target 9.c). Nel 2016 la banda larga a 30 Mbps era disponibile per il 35,4% della popolazionee la banda larga a 100 Mbps per l’11%. Gli obiettivi al 2020 per le aree urbane sono: a) raggiungere gli obiettividell’Agenda digitale europea (banda larga a 30 Mbps per tutti e a 100 Mbps per il 50% della popolazione); b) rag-giungere la media europea 2016 delle competenze digitali di base (56% della popolazione, 44% in Italia); c) rag-giungere la media europea 2016 dell’uso di Internet (79% della popolazione, 67% in Italia).

Inclusione di migranti e rifugiati (Target 10.7). La popolazione straniera complessiva a rischio di povertà edesclusione sociale nel 2015 era il 49,8% degli uomini (UE 39,2%) e il 45,8% delle donne (UE 39,8%). L’obiettivoper le aree urbane è dimezzare entro il 2030 il divario esistente tra popolazione straniera e quella autoctona arischio di povertà ed esclusione sociale (22,7 punti per gli uomini e 16,5 per le donne nel 2015), portando la per-centuale della popolazione straniera in questa condizione al di sotto della media europea del 39% nel 2015.

Adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio di disastri (Goal 13). I danni per terremoti e di-sastri naturali nel periodo 1944 – 2012 sono stati pari a 3,5 miliardi di euro l’anno, mentre sono mancati investi-menti adeguati per la prevenzione. L’obiettivo nazionale è aumentare gli investimenti per la prevenzione delrischio e l’adattamento ai cambiamenti climatici (Italia sicura, Casa Italia) con un trend crescente nei primi anni(2–3 miliardi di euro l’anno) e costante anche oltre il 2030 come condizione per ridurre il numero di vittime e dipersone colpite.

Istituzioni e partecipazione per città pacifiche, sicure e inclusive (Goal 16). Nel 2014 si sono registrati 0,78omicidi ogni 100.000 abitanti (1 nell’UE) e l’Italia era in quarta posizione per le rapine e i tassi elevati di furtinelle abitazioni. Nel 2015 si sono registrati dati in flessione su tutti i reati. L’obiettivo per le aree urbane è pro-seguire costantemente il miglioramento degli indicatori fino al 2030.

goal 12: garantire modelli sostenibilidi produzione e di consumoA livello europeo, molte sono state le novità in-tercorse nell’ultimo anno. A gennaio 2017, ad unanno dall’adozione del Pacchetto europeo sul-l’economia circolare, la Commissione riferisce –attraverso il Report on the implementation of theCircular Economy Action Plan – i risultati delleprincipali iniziative del piano d’azione del 2015.Contemporaneamente alla relazione sull’attua-zione del Pacchetto, la Commissione ha:

• adottato ulteriori misure per istituire, di con-certo con la Banca Europea per gli Investimenti(BEI), una piattaforma per il sostegno finanzia-rio all’economia circolare che riunirà investi-tori e innovatori;

• pubblicato orientamenti per gli Stati membrisu come convertire i rifiuti in energia;

• proposto un miglioramento della legislazionerelativa a determinate sostanze pericolose pre-senti nelle apparecchiature elettriche ed elet-troniche.

A febbraio la commissione ha adottato l’“envi-ronmental Implementation review Package”(EIR), ovvero il riesame dell’attuazione delle po-litiche europee in materia di ambiente, dal qualeemerge una prima panoramica su come le politi-che e le leggi ambientali dell’Unione vengono con-cretamente applicate e si evidenziano le lacunedi attuazione rispetto alle politiche di gestione deirifiuti, natura e biodiversità, qualità dell’aria, ru-more, qualità e gestione dell’acqua. L’EIR com-prende 28 rapporti nazionali volti ad identificarei punti di forza, le opportunità e le debolezze diogni Paese e una comunicazione che identifica lesfide comuni e un allegato che suggerisce azionidi miglioramento per tutti gli Stati membri. PerL’Italia, in particolare, si auspicano azioni con-crete per l’attuazione del modello di economiacircolare, come la predisposizione di incentivi fi-scali per buone pratiche di riciclo e forme di tas-sazione per chi non ricicla (soprattutto nel campodelle risorse idriche), la destinazione di aree spe-cifiche per il riciclo in ciascun Comune, lo sviluppodell’eco-design e dei mercati di materie prime-seconde, la cooperazione tra Regioni sul riciclo esull’ottimizzazione dei rifiuti. Anche sulla qualitàdell’aria il nostro Paese è sollecitato a garantireil rispetto dei limiti delle emissioni in vigore ed aridurre le cause di inquinamento, soprattuttonelle metropoli.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha pubblicatoil documento n. 2/2016 Circular Economy in Eu-rope - Developing the knowledge base, definendole modalità applicative per il raggiungimento degliobiettivi dell’economia circolare, mentre l’ENEAha presentato il Piano per l’economia circolare,che prevede anche la creazione di un’Agenzia na-zionale per l’uso efficiente delle risorse.

A tale proposito va segnalato come Il 12 luglio2017, il Ministero dell’Ambiente abbia aperto unaconsultazione pubblica sul Documento di inqua-dramento e posizionamento strategico Verso unmodello di economia circolare per l’Italia.Obiettivo della consultazione è quello di racco-gliere i contributi di tutti gli organi istituzionalicompetenti, delle imprese, degli esperti e dei cit-tadini coinvolti sul tema dell’economia circolareal fine di definire il posizionamento strategico delnostro Paese sul tema, in continuità con gli impe-gni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi suicambiamenti climatici e dell’Agenda 2030 del-l’ONU sullo sviluppo sostenibile, e in sede G7 e diUnione europea. In particolare, allo scopo di de-finire obiettivi sull’uso efficiente delle risorse emodelli di produzione e consumo responsabili, ildocumento esamina 12 tematiche, dall’identifica-zione dei settori merceologici e delle categoriedei prodotti da cui iniziare l’applicazione del mo-dello di economia circolare all’identificazionedelle opportunità per il settore pubblico e perquello privato, dall’analisi delle attuali barriere,sia normative che fiscali, alla richiesta di indica-zioni concrete circa possibili future iniziative le-gislative, programmi di sostegno e campagne disensibilizzazione.

Sul piano legislativo un passo importante è rap-presentato dall’approvazione della Legge 19 ago-sto 2016, n. 166 “Disposizioni concernenti ladonazione e la distribuzione di prodotti alimentarie farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per lalimitazione degli sprechi”, che apre la strada alriutilizzo di tali beni, mentre con la pubblicazionedel “Codice degli appalti” (D.Lgs. del 18/04/2016n°50) sono diventati obbligatori gli acquisti verdida parte della pubblica amministrazione. I “CriteriAmbientali Minimi” (CAM) rappresentano il puntodi riferimento a livello nazionale in materia di ac-quisti pubblici verdi e sono utilizzati dalle stazioniappaltanti, per consentire al Piano d’azione sulGreen Public Procurement di massimizzare i be-nefici ambientali ed economici, in linea con laStrategia europea per l’economia circolare che

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prevede un ruolo fondamentale per le PubblicheAmministrazioni nella promozione dell’eco-inno-vazione di prodotti e servizi e nell’incremento delriutilizzo dei materiali attraverso le pratiche diacquisto pubblico verde.

È entrato poi in vigore il D.Lgs.30 dicembre 2016n. 254 (attuativo della direttiva 2014/95/UE), re-lativo alla comunicazione di informazioni di ca-rattere non finanziario. Il Decreto prevede chela dichiarazione non finanziaria debba riguardarei temi ambientali, sociali, attinenti al personale,al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro lacorruzione attiva e passiva, che sono ritenuti ri-levanti tenuto conto delle attività e delle carat-teristiche dell’impresa.

In particolare, il provvedimento prevede l’obbligodi rendicontazione non finanziaria per le impresedi interesse pubblico che abbiano avuto, durantel’esercizio precedente, un numero di dipendentimediamente superiore a 500 e abbiano superato,alla data di chiusura del bilancio, 20 milioni dieuro di totale dello stato patrimoniale o un valoredi 40 milioni di euro di ricavi netti delle vendite edelle prestazioni. La dichiarazione deve forniretutte le informazioni necessarie a comprendere:il modello aziendale di gestione e organizzazionedelle attività dell’impresa, anche con riferimentoalla gestione dei temi sopra citati; le politichepraticate dall’impresa, comprese quelle di due di-ligence; i risultati conseguiti grazie ad esse ed irelativi Key performance indicator di caratterenon finanziario; i principali rischi, generati o su-biti, connessi ai suddetti temi e che derivano dalleattività dell’impresa, dai suoi prodotti, servizi orapporti commerciali, incluse, le catene di forni-tura e subappalto, laddove vengano consideraterilevanti ai fini della dichiarazione.

Il decreto di cui sopra attribuisce alla Commis-sione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB)un ruolo fondamentale. In particolare, essa èchiamata ad emanare le disposizioni attuative delDecreto in materia di modalità di trasmissionedella dichiarazione di carattere non finanziario.Inoltre, è competenza della stessa CONSOB la di-sciplina, tanto dei termini per il controllo delle di-chiarazioni, quanto dei principi di comportamentoe le modalità di svolgimento dell’incarico di veri-fica circa la conformità delle informazioni daparte dei revisori.

goal 13: Adottare misure urgenti percombattere il cambiamento climatico ele sue conseguenzeL’Agenda 2030, con il Goal 13, e il susseguente Ac-cordo di Parigi, sottoscritto dal mondo intero edentrato in forza il 4 novembre 2016, stabilisconole regole per la lotta al cambiamento climatico peril secolo in corso34. Il contrasto al cambiamento cli-matico ha due capitoli, uno nazionale, l’adatta-mento, ed uno globale, la mitigazione, che sonoregolati dai Target 13.1 e 13.2 del SDG 13.

Sul piano globale, l’Italia si colloca, dopo il G7 diTaormina e il G20 di Amburgo a metà 2017, in primalinea nella lotta ai cambiamenti climatici, avendofirmato con Francia e Germania un documento co-mune contro l’abbandono dell’Accordo di Parigi daparte degli Stati Uniti. L’Accordo di Parigi, secondol’Italia, “non è negoziabile”35, mentre la Cancel-liera tedesca Angela Merkel ha indicato l’intenzionedi “fare da soli”. Nei prossimi mesi, quindi, assiste-remo ad un cambio della geopolitica climatica a li-vello globale e all’interno dei singoli Paesi.

Sul piano nazionale, l’Italia si sta dotando di unPiano nazionale per l’adattamento ai cambiamenticlimatici (PNACC), sottoposto nel mese di luglio2017 alla consultazione pubblica, il quale adotta lelinee guida elaborate dal MATTM con la Strategiaomonima del 2015 (SNAC). Nel nostro Paese lo sforzodi adattamento ai cambiamenti climatici deve farefronte essenzialmente al dissesto idrogeologico, alladesertificazione e all’erosione costiera, aggravatidagli eventi estremi, e alla difesa della biodiversitàa fronte di una anomalia termica italiana superiorealla media globale e stimata in +1,5 °C circa al 2015.Per la mitigazione, nella chiave della COP 21, oc-corre che l’Italia innalzi la propria ambizione messain dubbio dal cattivo risultato del 2015 in termini diconsumo per unita di PIL, parzialmente recuperatonel 2016. Il nostro Paese è soggetto al doppio vincolodel “Quadro per il clima e l’energia 2030” europeo,nell’ambito del quale deve contribuire all’obiettivovincolante di ridurre entro il 2030 le emissioni nelterritorio dell’UE di almeno il 40% rispetto ai livellidel 1990, e dell’Accordo di Parigi per il quale taleobiettivo è insufficiente. È doppio anche il regimedi mitigazione: per gli impianti elettrici, dell’indu-stria pesante e dell’aviazione civile siamo soggettial Sistema cap&trade EU-ETS, gestito sovranazional-mente dalla Commissione, mentre i settori edilizia,trasporti ed altri (non-ETS) sono gestiti nazional-mente con un dispositivo di “effort sharing” europeoancora in fase di definizione.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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In materia di governance ci sono due novità di ri-lievo per l’Italia: la nuova Strategia nazionale perlo sviluppo sostenibile (SNSS) e il Piano NazionaleClima ed Energia, richiesto dal già citato Quadroeuropeo per il 2030. È ancora in corso di defini-zione in Europa la struttura che dovranno avere iPiani nazionali degli Stati membri, ma la scadenzaè fissata per tutti ad inizio 2018 e i Piani, che hannoun impatto diretto sul SDG 13, dovranno essere sot-toposti a consultazione e approvazione da partedella Commissione europea entro gennaio 2019. IlPiano dovrà integrare i temi dell’energia con quelliambientali. Novità del 2017 è anche la StrategiaEnergetica, SEN, che adotta i target EU 2030.

Per quanto riguarda il Target 13.3 il Governo hadato ampia rassicurazione sulla diffusione delleconoscenze climatiche che passerà attraverso unaccordo operativo tra MATTM e MIUR ma, al mo-mento, non si rilevano ancora cambiamenti neiprogrammi delle scuole superiori e delle univer-sità. Ancora ridotti sono invece gli impegni finan-ziari e tecnologici di cui ai Target 13 a e b, checomportano una sinergia tra MATTM, MAECI(esteri-cooperazione) e AICS36. Il Governo dichiarache rispetterà gli impegni di replenishment delGlobal Climate Fund di Copenhagen, ormai vicinialla scadenza dei 100 miliardi di dollari/anno glo-bali al 202037.

Da notare, infine, che tra i 12 indicatori di benes-sere equo e sostenibile che entreranno nella pro-grammazione economica attraverso i futuriDocumenti di Economia e Finanza è compresaanche la misura delle emissioni GHG.

goal 14: conservare e utilizzare inmodo durevole gli oceani, i mari e lerisorse marine per uno svilupposostenibileLa Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia perl’ambiente marino impone il raggiungimento nel2020 del Buono Stato Ecologico (BSE, Good Envi-ronmental Status), che deve seguire 11 descrittorii cui criteri e metodi di monitoraggio e valuta-zione sono stati riveduti con la Decisione2017/848 della Commissione europea del 17 mag-gio 2017 e assicurare che le zone costiere sianogestite in maniera sostenibile. Se l’Italia rispet-tasse gli obblighi della Direttiva recepita conD.Lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010, buona parte deiTarget del Goal 14 sarebbero già di prossimo con-seguimento. E purtroppo, così non è.

Come risulta dal Rapporto presentato dalla Com-missione europea nel febbraio 201738, l’Italia è in-dietro nella tabella di marcia stabilita dallaDirettiva e la maggior parte del programma di mo-nitoraggio per misurare i progressi nella realizza-zione del BSE sarà adeguato soltanto alla fine del2018, data entro la quale dovrà essere presentatala prossima valutazione.

Malgrado il suo carattere geografico di penisolacon un alto rapporto di sviluppo lineare costierorispetto alla sua superficie territoriale, le perfor-mance dell’Italia per il monitoraggio delle misureimposte dalla Direttiva rispetto agli altri Paesi UEinteressati, risultano tra le meno adeguate e peralcune attività di monitoraggio non si prevede ilrispetto della soglia temporale del 2020. In ognicaso, il dato assolutamente allarmante è che lamaggior parte degli stock ittici monitorati si con-ferma in sovrasfruttamento, con una quotadell’88% nel 2014, un risultato molto negativo an-corché di sette punti inferiori al valore registratonel 201339.

La Commissione europea nella sua attività di va-lutazione sull’attuazione della Direttiva quadrosulla strategia per l’ambiente marino, ha fornitoorientamenti per aiutare l’Italia. Inoltre, nel rap-porto sulle politiche ambientali COM (2017) 63 eSWD (2017) 47 mette in evidenza che l’Italia nonha ancora ratificato il protocollo offshore dellaconvenzione di Barcellona40.

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Figura 14 - Stock ittici in sovrasfruttamento (%sul totale)

goal 15: Proteggere, ripristinare efavorire un uso sostenibiledell’ecosistema terrestre, gestiresostenibilmente le foreste, contrastarela desertificazione, arrestare e farretrocedere il degrado del terreno, efermare la perdita di diversità biologicaDiversi Target del Goal 15 della Agenda 2030hanno come scadenza l’anno 2020, indicato dallaConvenzione ONU sulla Diversità Biologica comel’anno nel quale raggiungere il pacchetto dei co-siddetti Aichi Target, indicati nella COP 10 dellaCBD ad Aichi in Giappone nel 201041. Su questi tar-get l’Italia è in forte ritardo. La piena attuazionedelle previsioni della Strategia Nazionale per laBiodiversità 2011-2020 di cui l’Italia si è a suotempo dotata potrebbe ancora consentire il ri-spetto dei target al 2020, ma ciò richiede unaforte accelerazione delle politiche programmatee una stringente coerenza con tutte le politicheche incidono e influenzano la gestione del terri-torio e della biodiversità.

Il catalogo degli incentivi dannosi e favorevoliper l’ambiente, finalmente pubblicato nel dicem-bre 2016 dal MATTM in ossequio alla Legge221/2015, mette nero su bianco l’incoerenza dideterminate politiche economiche rispetto agliobiettivi di qualità ambientale e il loro effetto intermini di riduzione del capitale naturale nazio-nale e del relativo flusso derivante dai servizi eco-sistemici. D’altra parte, con il Primo Rapporto sulCapitale Naturale in Italia (previsto dalla Legge221/2015) pubblicato dal MATTM nel maggio 2017è stato fatto un altro importante passo avanti nel-l’evidenziare il valore e l’utilità dei sistemi natu-rali per la prosperità economica nazionale e perla sicurezza, salute e benessere sociale.

Per produrre gli effetti auspicati, questi due im-portanti lavori devono urgentemente determinareil varo di un programma per il phase-out degli in-centivi dannosi all’ambiente e la coerenza dellepolitiche necessarie a garantire, entro il 2020, “laconservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degliecosistemi” (come previsto dal Target 15.1) e “in-tegrare i valori dell’ecosistema e della biodiver-sità nella pianificazione nazionale e locale, neiprocessi di sviluppo, nelle strategie di riduzionedella povertà e nella contabilità” (Target 15.9).

A conferma della scarsa importanza attribuita aquesti temi dalla politica si seganala che ancoranon si è concluso l’iter di approvazione della

Legge sul consumo di suolo (DDL AS 2383), la qualetocca trasversalmente diversi Target del Goal 15,anche se, nell’attuale formulazione, non ne garan-tirebbe il conseguimento. Il Rapporto dell’ISPRA sulconsumo del suolo (pubblicato nel giugno 2017) ri-badisce quanto notato nel Rapporto ASviS del 2016,segnalando che: “nel recente disegno di legge inmateria di contenimento del consumo del suolo eriuso del suolo edificato (Atto Senato n. 2383), ledefinizioni dell’articolo 2, contrariamente a quelleutilizzate dall’Unione europea, appaiono limita-tive, non considerando il consumo di suolo in tuttele sue forme e rappresentando allo stesso tempoun potenziale ostacolo al suo reale contenimento.Le aree che, a causa delle definizioni di consumodi suolo, di superficie agricola, naturale e semina-turale e di impermeabilizzazione, sarebberoescluse dal computo del consumo di suolo sareb-bero le aree destinate a servizi di pubblica utilitàdi livello generale e locale, le infrastrutture e gliinsediamenti prioritari, le aree funzionali all’am-pliamento di attività produttive esistenti, i lotti in-terclusi, le zone di completamento, gli interventiconnessi in qualsiasi modo alle attività agricole. Iltutto considerando che la procedura di definizionedei limiti è estremamente complessa e che nonsono stabilite le percentuali di riduzione da rag-giungere nel corso degli anni”42.

Nel frattempo come riporta ancora il RapportoISPRA, nell’ultimo anno il fenomeno è rallentatoma i dati di consumo sono ancora consistenti: “nelperiodo compreso tra novembre 2015 e maggio2016 le nuove coperture artificiali hanno riguar-dato altri 50 chilometri quadrati di territorio, ov-vero, in media, poco meno di 30 ettari al giorno.Una velocità di trasformazione di più di 3 metriquadrati di suolo che, nell’ultimo periodo, sonostati irreversibilmente persi ogni secondo”43.

Il recente Rapporto del WWF Caring for our soil44,realizzato in collaborazione con il gruppo di ri-cerca di pianificazione territoriale dell’Universitàde L’Aquila, fa presente che se, oltre all’espan-sione urbana, consideriamo le infrastrutture, siscopre che la quota del territorio che si può con-siderare completamente artificializzato nel nostroPaese sale dal 7% al 10% e che aver investito pre-valentemente nella realizzazione di strade ed au-tostrade con il ben noto squilibrio a favore dellamobilità su gomma45 ha favorito la diffusione diuna peculiare patologia nazionale, cioè la cosid-detta “polverizzazione dell’edificato”, a bassadensità, in aree molto vaste.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Tale fenomeno (definito sprinkling) incide sullarete ecologica del nostro Paese e contribuisce aifenomeni di frammentazione e insularizzazione diimportanti e significativi habitat naturali. Nellafascia di 1 km in immediata adiacenza ai Siti di In-teresse Comunitario (SIC) della Rete Europea Na-tura 2000, negli ultimi 50 anni l’urbanizzazione èpassata da 84.000 a 300.000 ettari, con un incre-mento medio su scala nazionale del 260%, con unimpatto devastante sul capitale naturale. Guar-dando agli ultimi 50 anni si scorpre che nei 1.750Comuni della dorsale appenninica localizzati nellearee a maggiori rischio sismico (classificate 1 e 2),che costituiscono il 22% del totale dei Comuni ita-liani, l’espansione urbana è andata avanti ad unritmo del 3% annuo, occupando nuove aree per untotale di circa 2.200 km quadrati.

Al consumo di suolo si aggiungono fenomeni, comequelli avvenuti nel corso dell’estate appena con-clusa, di siccità e incendi che costituiscono delleconcause derivanti dagli effetti dei cambiamenticlimatici e da un’inadeguata capacità preventivae gestionale da parte delle istituzioni a diversi li-velli. Il fenomeno degli incendi, nelle prime quan-tificazioni, risulta in forte aumento rispetto alprecedente anno 2016. Dal dossier di Legam-biente, sulla base dei dati elaborati nel progettoCopernico della Commissione Europea, dalla metàdi giugno 2017 al 12 luglio 2017 “sono andati infumo ben 26.024 ettari di superfici boschive, parial 93,8% del totale della superficie bruciata perdolo o colpa in tutto il 2016”46.

Importanti criticità legate alla corretta tuteladella biodiversità, una delle basi fondamentalidel nostro capitale naturale, sono presenti nellalegge di modifica della “Legge Quadro” sulle areeprotette n-394/1991 (AC 4144-A), ancora in di-scussione al Senato. La proposta di modifica pre-vede l’esclusione dallo status di aree protette aisensi della Legge 394/91 dei siti della rete Natura2000, considera la possibilità di finanziare il parcocon attività estranee agli obiettivi di conserva-zione, quali le concessioni per la produzione ener-getica e attività estrattive in aree contigue alparco, la non necessaria preparazione scientificaspecifica in tema di conservazione della naturaper ricoprire il ruolo di Direttore del Parco.

Ha invece concluso il suo iter la norma (D.Lgs. n.104 del 16 giugno 2017) sulla nuova Valutazioned’Impatto Ambientale (VIA), che recepisce la Di-rettiva 2014/52/UE. Tra le novità di rilievo c’èl’obbligo a carico del proponente dell’opera di

comparare tra le possibili alternative anche una“alternativa zero” (cfr.art.11), ovvero la non rea-lizzazione dell’opera, e comunque di motivare leragioni della scelta. Alla VIA si aggiunge, per taluniprogetti, anche la Valutazione d’Impatto Sanitario(VIS) e le specifiche richieste quali elementi con-tenuti dello studio d’impatto ambientale sono me-glio caratterizzati e dettagliati. Una valutazione dicompatibilità del processo di VIA (adeguatamenteaggiornata con il progresso delle conoscenze scien-tifiche) con i Target del Goal 15 ha la potenzialitàdi contribuire al conseguimento e al manteni-mento degli obiettivi previsti in diversi Target.

goal 16: Promuovere società pacifichee più inclusive per uno svilupposostenibile; offrire l’accesso allagiustizia per tutti e creare organismiefficienti, responsabili e inclusivi atutti i livelliL’Obiettivo 16 assume una connotazione moltoampia per l’eterogeneità dei suoi Target, comeperaltro degli indicatori di riferimento, molti deiquali, specialmente nel contesto italiano, si pos-sono considerare trasversali agli altri Obiettivi

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Figura 15 – variazione percentuale delconsumo di suolo a livello provinciale tra il2015 e il 2016

dell’Agenda 2030. Per tale motivo in questa sedevengono approfonditi alcuni aspetti fondamentaliper rafforzare la governance dei diritti in Italia.

Sul tema del contrasto ad ogni forma di violenzae sfruttamento (Target 16.1 e 16.2) sono da evi-denziare due importanti provvedimenti legislativi:la Legge 110/2017 “Introduzione del delitto di tor-tura nell’ordinamento italiano” e la Legge71/2017, contenente “Disposizioni a tutela dei mi-nori per la prevenzione ed il contrasto del feno-meno del cyberbullismo” che tra le altre coseprevede l’istituzione di un tavolo tecnico pressola Presidenza del Consiglio dei ministri incaricatodi redigere un piano di azione integrato per il con-trasto e la prevenzione del cyberbullismo.

Il Target 16.3, che riguarda la promozione dellostato di diritto a livello nazionale e internazionalee la parità di accesso alla giustizia per tutti, as-sume rilievo nel nostro Paese soprattutto con ri-ferimento alla questione della eccessiva duratadei processi e alla ipertrofia dei contenziosi pen-denti47. Per superare questo stato di criticità ilProcesso civile telematico è stato esteso anuovi ambiti, incrementandone l’utilizzo e quindifavorendo una riduzione dei costi del sistema.Sono state inoltre garantite nuove dotazioni al-l’Ufficio per il Processo e al Tribunale delle Im-prese e va segnalata l’applicazione crescente del“Programma Strasburgo 2” volto a migliorare l’ef-ficienza dei Tribunali e smaltire l’arretrato ultratriennale.

Rispetto ai Target 16.4 e 16.5, riguardanti la lottaa flussi finanziari illeciti, pervasività di organizza-zioni criminali e diffusione di fenomeni corrut-tivi48, si segnala il disegno di legge sulwhistleblowing, prossimo all’approvazione, chetutela chi lavora in aziende pubbliche o private edenuncia casi di corruzione svolgendo un ruolo si-gnificativo in termini di prevenzione e accerta-mento del fenomeno. È stato potenziato ancheil ruolo dell’Autorità nazionale anti corruzione(ANAc) in materia di regolazione di appalti pub-blici, con una serie di linee guida emanate nel2017 e sottoposte a consultazione pubblica, conl’obiettivo di dare trasparente applicazione alladisciplina contenuta nel nuovo Codice degli ap-palti (D.Lgs. 50/2016 e D.Lgs. 56/2017). Ad aprile2017 è stato pubblicato il D.lgs. 38/2017, attua-tivo della decisione quadro 2003/568/GAI sullalotta alla corruzione nel settore privato, mentrenel maggio 2017 è stato approvato il D.lgs.90/2017 di attuazione della Direttiva UE 2015/849

relativa alla prevenzione dell’uso del sistema fi-nanziario a fini di riciclaggio o finanziamento delterrorismo (c.d. IV Direttiva Antiriciclaggio).

Nell’ottica delle azioni e dei comportamenti vir-tuosi per arginare l’insorgenza di fenomeni cor-ruttivi, molto significativo risulta altresì ilprocesso in atto per favorire un progressivo avan-zamento, sia in termini di legislazione che di si-stema istituzionale, amministrativo e civile, inmateria di (i) corruzione, giustizia e terrorismo;(ii) efficacia, accountability e trasparenza delleistituzioni; (iii) partecipazione ai processi decisio-nali. Tale processo può essere considerato affe-rente a pieno titolo ai Target 16.6 (Sviluppareistituzioni efficaci, responsabili e trasparenti atutti i livelli), 16.7 (Assicurare un processo deci-sionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappre-sentativo a tutti i livelli49), 16.10 (Garantirel’accesso del pubblico alle informazioni e proteg-gere le libertà fondamentali, in conformità con lalegislazione nazionale e con gli accordi interna-zionali).

In particolare, vista l’importanza dell’informa-zione come precondizione per la promozione deiTarget dell’Obiettivo 16, si è ritenuto opportunoapprofondire le novità intervenute in termini diOpen data e di accesso al patrimonio informa-tivo dei dati pubblici come base per progettaredinamiche partecipative che non soltanto ripen-sino i rapporti tra la pubblica amministrazione eil cittadino, ma che riconoscano quale loro motorela conoscenza che gli individui possono svilupparegrazie all’accesso e all’utilizzo dei dati prodottidalle Amministrazioni Pubbliche.

In questo ambito un importante strumento di at-tuazione è rappresentato dal cosiddetto FOIA(Freedom of Information Act) che in Italia è statodi recente disciplinato da una legge di rango pri-mario (D.Lgs. 97/2016), anche grazie all’opera disensibilizzazione promossa dalla rete “FOIA4Italy”rappresentativa di circa 30 associazioni e realtàdella società civile. Inoltre:

• nel febbraio 2016 l’Agenzia per l’Italia Digitale(AgID) ha approvato il “Modello strategico dievoluzione del Sistema Informativo della Pub-blica Amministrazione" che include la diffusionedegli open data e l’apertura dei servizi tramiteAPI. Il Modello è volto a creare un contesto (tec-nologico, metodologico e di standard) tale dafavorire lo sviluppo creativo dei servizi le cuiqualità, coerenza e interoperabilità abbianoperò già dei requisiti noti da soddisfare;

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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• nel giugno 2016 è entrato in vigore il D.lgs.97/2016 che ha esteso l’originario “accesso ci-vico” anche alle informazioni non oggetto dipubblicazione obbligatoria al fine di rafforzareil diritto del cittadino alla conoscenza di docu-menti, informazioni e dati ulteriori rispetto aquelli a pubblicazione obbligatoria;

• nel settembre 2016, è stato pubblicato ilTerzo Piano d’Azione Italiano di open gover-nment, da parte del Ministero per la Sempli-ficazione e la Pubblica Amministrazione, avalle di una consultazione pubblica che havisto la costituzione dell’Open GovernmentForum con il coinvolgimento di amministra-

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LA “TerrITOrIALIzzAzIONe” DeLLe POLITIcHe Per LO SvILuPPOSOSTeNIbILe: IL cASO DeLLe regIONI bASILIcATA e LOMbArDIALa Commissione europea con la proposta A new European consensus on development. Our world, ourdignity, our future (novembre 2016) riconosce che il conseguimento della maggior parte degli Obiettividi sviluppo sostenibile dipenderà dal coinvolgimento attivo delle autorità locali, in quanto molte dellepolitiche rilevanti non sono di competenza dei governi centrali, ma degli enti territoriali. Per questol’Unione europea prevede di responsabilizzare questi ultimi e di aiutare le persone a interagire inmodo efficace con essi in tutte le fasi di pianificazione e attuazione delle politiche.

Come indicato da numerose analisi, riflessioni e proposte elaborate a livello internazionale, i territoripossono contribuire alla realizzazione degli SDGs grazie all’attivazione di processi in cui le diversecomponenti della società possano mettere a disposizione le proprie competenze e le proprie risorse inun quadro programmatico organico, declinato tenendo conto delle specificità territoriali. L’Agenda2030 può così rappresentare un quadro concettuale per guidare la programmazione regionale, maanche favorire in modo virtuosi il coinvolgimento di chi abita i territori, in modo da permeare il tessutosociale, economico e culturale e connettere le azioni regionali con quelle relative all’Obiettivo 11,centrato sulla definizione di un’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile.

in effetti, per la realizzazione dell’Agenda 2030 sono necessari:

• una pianificazione territoriale attraverso processi di coordinamento tra i diversi livelli di governoper la definizione di obiettivi e strategie;

• un approccio intersettoriale, in modo da garantire la coerenza tra le diverse politiche pubbliche;

• un orizzonte di pianificazione di breve, medio e lungo periodo, che assicuri l’effettivo coinvolgi-mento dei cittadini.

Il processo di territorializzazione degli SDGs sembra essere stato avviato in due regioni italiane, moltodiverse tra di loro: Basilicata e Lombardia. Con il Rapporto Lombardia 2017, Ecupolis Lombardia - nellasua funzione di supporto alla amministrazione regionale per la definizione, programmazione, attua-zione e valutazione delle politiche regionali - propone lo sviluppo sostenibile nell’accezione del-l’Agenda 2030 come strumento di lettura dello stato della regione e di possibile orientamento delledinamiche di sviluppo sociale, economico, ambientale e istituzionale. L’obiettivo dichiarato è duplice:analizzare e interpretare le trasformazioni del sistema regionale lombardo; individuare se e con qualipolitiche un livello di governo sub-nazionale possa contribuire al conseguimento degli Obiettivi globalidi sviluppo sostenibile sul proprio territorio. Quello di Éupolis è un lavoro approfondito di analisi, con-dotto in collaborazione con le Università lombarde e attraverso il dialogo con la società civile, e rap-presenta il primo passo per la pianificazione e realizzazione di un’Agenda 2030 regionale.

L’Università della Basilicata e la Fondazione Eni Enrico Mattei stanno affiancando la Regione Basilicataper sviluppare un processo di territorializzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. L’obiettivo èquello di costruire l’Agenda 2030 per la Basilicata, a servizio della programmazione regionale intesain senso ampio, ed è previsto il coinvolgimento degli stakeholder e una struttura di governance chetenga in considerazione la condizione sociale, culturale e istituzionale locale.

Il confronto tra le esperienze di Regioni diverse, sia in ambito italiano sia appartenenti ad altri Paesidell’Unione europea potrà consentire - grazie alla conoscenza ed alla condivisione dei dati e dellebuone pratiche - di meglio strutturare i processi, compresi quelli di valutazione e monitoraggio, e didare corpo e pregnanza all’Agenda 2030 a livello nazionale ed europeo.

zioni locali insieme a organizzazioni non go-vernative e della società civile;

• nell’ottobre 2016 il Governo, con decreto delPresidente del Consiglio, ha istituito la figuradel “Commissario straordinario per l’attua-zione dell’Agenda digitale” per supervisionaree coordinare i processi di adeguamento daparte delle pubbliche amministrazioni aquanto previsto dai decreti attuativi della ri-forma delle PA e dell’Agenda digitale;

• nel dicembre 2016 sono state aggiornate le“Linee guida per la valorizzazione del patrimo-nio informativo pubblico”, così da assicurarela piena coerenza tra la cosiddetta DirettivaPSI 2.0 (direttiva 2013/37/UE relativa al riuti-lizzo dell’informazione del settore pubblico,“Public Sector Information”, PSI) e la norma-tiva nazionale di recepimento (D.Lgs.102/2015), e definire una prima architetturadell’informazione del settore pubblico;

• nel marzo 2017 sono state presentate le “Lineeguida sulla consultazione pubblica in Italia”che forniscono i principi generali affinché iprocessi di consultazione pubblica siano ingrado di condurre a decisioni informate e diqualità e siano il più possibile inclusive. Il do-cumento è stato elaborato attraverso un per-corso partecipato che ha coinvolto l’OpenGovernment Forum;

• nell’aprile 2017 è partita la prima edizione delPremio “OpenGov Champion”, un’iniziativapromossa dal Dipartimento della Funzione Pub-blica della Presidenza del Consiglio dei Mini-stri, in collaborazione con l’Open GovernmentForum, che si propone di riconoscere e valoriz-zare l’adozione di pratiche ispirate ai principifondanti dell’amministrazione aperta nelle or-ganizzazioni pubbliche italiane;

• nel maggio 2017 è stato approvato il PianoTriennale per l’Informatica nella PA 2017–2019,realizzato dall’AgID e dal Team per la Trasfor-mazione Digitale. Per la prima volta il Pianodefinisce un quadro di riferimento organico perlo sviluppo dell’informatica pubblica italiana,fornendo un indirizzo strategico ed economicoper pianificare gli investimenti e le attività inmodo coordinato e con obiettivi comuni;

• nell’agosto 2017 è stato fornito l’aggiornamentodelle “Linee guida per la valorizzazione del pa-trimonio informativo pubblico” alla luce delPiano Triennale per l’informatica nella PA, pre-

vedendo, tra le altre, azioni attinenti a: basi didati di interesse nazionale; il rilascio di dati pub-blici secondo il paradigma dell’Open Data e lororiutilizzo; la creazione del “Data & Analytics Fra-mework”, una piattaforma per valorizzare il pa-trimonio informativo pubblico attraverso lasemplificazione dell’interoperabilità dei datipubblici tra amministrazioni e la standardizza-zione e promozione degli open data.

Infine, va segnalato che il Governo intende adot-tare una “Strategia nazionale per la valorizza-zione dei beni e delle aziende confiscati allacriminalità organizzata”, sostenuta da risorse de-rivanti dai fondi comunitari per il periodo 2014-2020 e dal Fondo Sviluppo e Coesione. L'obiettivoè rendere più veloce ed efficace il processo di de-stinazione dei beni confiscati a primarie finalitàpubbliche e sociali e a tal fine risulterebbe oppor-tuna la rapida approvazione definitiva dei corret-tivi al Codice delle leggi antimafia contenuti neldisegno di legge in discussione alla Camera dei De-putati e relativi all'organizzazione ed al funziona-mento dell'Agenzia nazionale, alle procedure digestione dei beni sin dalla fase del sequestro, allatrasparenza e rotazione nella nomina degli ammi-nistratori giudiziari ed alla tutela dei lavoratorinelle aziende sottratte al controllo mafioso cherischiano di chiudere e fallire.

goal 17: rafforzare i mezzi diattuazione e rinnovare il partenariatomondiale per lo sviluppo sostenibileL’Obiettivo 17, sviluppando i mezzi di attuazione erafforzando il partenariato globale per lo svilupposostenibile, risulta trasversale a tutti gli SDGs.Nell’ultimo anno si sono registrati alcuni importantisviluppi in termini di provvedimenti e policy nel-l’ambito della cooperazione internazionale, l’AiutoPubblico allo Sviluppo, il commercio estero, la pro-mozione degli investimenti a favore dei Paesi menosviluppati, la coerenza delle politiche e l’imple-mentazione dei diritti umani legati alla dignitàdella vita umana.

Il “Documento triennale di Programmazione edi Indirizzo 2016-2018” del MAECI è stato appro-vato dal Consiglio dei Ministri con forte ritardo(marzo 2017 invece di maggio 2016), ma è già incorso di approvazione l’aggiornamento 2017-2019.Del Documento va apprezzata, come segnale dicoerenza delle politiche, la strutturazione deldocumento secondo gli SDGs e la sua generale cor-

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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rispondenza con quanto ad ora presente nella“Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”.Naturalmente, la coerenza potrà essere assicuratasoltanto attraverso una forte assunzione di re-sponsabilità nell’attuazione di quest’ultima daparte della Presidenza del Consiglio e, per quantoattiene la dimensione della cooperazione interna-zionale, attraverso l’adozione da parte dell’Agen-zia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo(AICS) di linee guida che definiscano priorità di in-tervento per aree geografiche e tipologie di inter-vento a sostegno degli SDGs, identificando gliindicatori di monitoraggio.

Sulla politica di cooperazione allo sviluppo si èregistrato fino al primo semestre del 2016 un ri-tardo nella effettiva messa in pratica della Legge125/2014 “Disciplina generale sulla cooperazioneinternazionale per lo sviluppo”. La legge ha isti-tuito il Consiglio Nazionale della Cooperazioneallo Sviluppo (CNCS), organo multistakeholdercomposto da istituzioni, società civile e mondodell’impresa, che però non si è riunito per oltreun anno, pur avendo quattro gruppi di lavoromolto attivi nella produzione di posizioni politi-che. A giugno 2017 il CNCS si è finalmente riunitoe ha potuto validare i documenti prodotti neigruppi e dare parere positivo al Documento trien-nale di Programmazione e di Indirizzo 2016-2018del MAECI.

Anche le modalità procedurali per il riconosci-mento ad operare nella cooperazione dei diversiattori della società civile, previsto dalla Legge125, non sono ancora adeguate a garantire l’ef-fettiva attuazione, ma da giugno è attivo un ta-volo tecnico tra l’AICS e i rappresentanti dellasocietà civile e del Terzo Settore che proporràemendamenti ai criteri di iscrizione dei soggettidella società civile all’elenco istituito dall’AICSper la partecipazione ai bandi di cooperazione. IlCNCS ha avviato anche un percorso di comunica-zione e formazione delle associazioni dei migrantiche porterà nel prossimo novembre all’organizza-zione del primo Summit nazionale delle Diaspore.Questa iniziativa mira a rendere le comunità dellediaspore un’importante risorsa in grado di rappre-sentare un ponte tra le diverse società e svolgereun ruolo significativo nello scambio di risorse eco-nomiche, culturali e di conoscenze sociali.

Sull’Assistenza Pubblica allo Sviluppo (APS) trail 2015 e il 2016 si è registrato un leggero au-mento, dallo 0,22% allo 0,26%, della quota ri-spetto al Reddito nazionale lordo. L’impegno al

raggiungimento dello 0,7% entro il 2030 è ribaditonel “Documento triennale di Programmazione e diIndirizzo 2016-2018”, ma non è menzionato nella“Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile”.Da considerare anche che circa il 34% dell’APS del2016 risulta connesso a spese per la gestione deirifugiati e la migrazione (dati OCSE-DAC).

Relativamente agli investimenti per lo sviluppodel settore privato e soluzioni finanziarie inno-vative, da gennaio 2016 la Cassa Depositi e Pre-stiti (CDP) ha iniziato a svolgere il ruolo diIstituzione Finanziaria per la Cooperazione alloSviluppo, soprattutto con la gestione del fondo ro-tativo per i crediti di aiuto. L’AICS ha lanciato, in-vece, un primo bando (“pilota” per la tagliaridotta dei finanziamenti ammissibili) per la “Se-lezione di iniziative imprenditoriali innovative darealizzare nei Paesi partner di Cooperazione”. Ilbando prevede che le risorse veicolate alle im-prese private per attività di cooperazione allo svi-luppo rispettino gli standard ambientali e dellavoro internazionali e seguano linee guida setto-riali specifiche, ma non è prevista una forma dimonitoraggio indipendente, né risorse per at-tuarlo.

È ancora in corso l’iter di approvazione dellalegge sul commercio equo e Solidale, già licen-ziata dalla Camera dei Deputati, la quale costitui-rebbe un grande passo in avanti funzionale allosviluppo sostenibile dei Paesi in via di sviluppo edi quelli meno sviluppati. La nuova legge spinge-rebbe le aziende italiane verso un percorso di in-tegrazione della sostenibilità sociale nelle propriefiliere produttive, trasformandole in attori impor-tanti nel raggiungimento degli SDGs a livello glo-bale.

Nell’aprile del 2016 è stato raggiunto un traguardosignificativo per l’Obiettivo 6 sull’acqua, esempli-ficativo di quanto sia importante assicurare lacongiunzione tra la “dimensione interna” del-l’Agenda 2030 (i primi 16 Obiettivi) e la “dimen-sione esterna” (Obiettivo 17), considerando ancheche molti SDGs necessitano di mezzi di implemen-tazione che sono nell’Obiettivo 17. Si tratta del-l’approvazione da parte della Camera deiDeputati del DDL n. 2343 “Principi per il governoe la gestione pubblica dell’acqua”, il quale pre-vede (oltre al già citato accesso gratuito ad al-meno 50 lt/g/persona per tutti i cittadini)strumenti di solidarietà internazionale attraversol’attivazione di un Fondo per realizzare progettivolti a migliorare l’accesso all’acqua potabile nei

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2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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Paesi più poveri. Il provvedimento legislativo è at-tualmente all’esame nella Commissione Ambientedel Senato e potrebbe essere approvato primadella fine della legislatura.

Permangono alcune criticità rispetto all’imple-mentazione dei diritti legati alla dignità dellavita umana, che costituisce uno degli obiettivi eprincipi di riferimento della Cooperazione italianaai sensi della Legge 125/2006 e uno degli obiettivisui quali l’Italia ha fondato la sua candidatura alConsiglio di sicurezza. Tra questi, il diritto umanoall’acqua che, insieme al tema del cibo e del-l’energia, sono stati al centro delle proposte diEXPO 2015 e successivamente sono stati accoltinelle linee strategiche e di indirizzo della coope-razione per il triennio 2017-2019 come precondi-zione per sconfiggere la povertà.

Infine, il Governo ha istituito il Fondo per l’Africa,principalmente finalizzato alla gestione dei flussimigratori, ma manca un piano che porti a coe-renza le diverse questioni che riguardano questocontinente e sono alla base dei flussi migratori(guerre, commercio delle armi, emergenza am-bientale, ecc.).

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NOTe

1 È previsto l’aggiornamento entro il 30 giugno di ogni anno. 2 Ad esempio, le funzioni svolte dall’aria pulita per respirare, dall’acqua pulita per bere e per coltivare, ecc.3 Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione dei Programmi Comunitari, Analisi costi-Benefici e Valutazione di Impatto

Ambientale.4 I dati sono in gran parte disponibili fino al 2015, con alcuni indicatori riferiti al 2016. I dati delle figure di questo capitolo

sono di fonte Istat, Eurostat, CONSOB e ISPRA. 5 Rapporto BES 2015, Istat, Roma. 6 Mazziotta, Matteo and Adriano Pareto. 2016. “On a Generalized Non-compensatory Composite Index for Measuring Socio-

economic Phenomena”. Social Indicators Research 127 (3): 983-1003.7 La sperimentazione sui compositi è partita dall’analisi degli indicatori elementari disponibili per il monitoraggio di ciascun

goal. Poiché i 17 Goal presentavano situazioni molto eterogenee dal punto di vista della disponibilità di dati elementari, èstato necessario fare delle valutazioni specifiche per ciascun Goal considerando l’importanza di ogni singolo indicatore ele-mentare. Inoltre è stato necessario fare una selezione degli indicatori sulla base della serie storica disponibile in modo chetutti i compositi fossero in grado di monitorare l’andamento del fenomeno almeno dal 2010 al 2015. Questo aspetto è par-ticolarmente importante perché i compositi costruiti con la metodologia AMPI possono essere confrontati direttamente anchein presenza di serie storiche di durata diversa a condizione che utilizzino uno stesso anno base. Con questa accortezza èpossibile analizzare e confrontare per tutti i goal gli scostamenti dall’anno base.

8 Gli indicatori headline sono stati poi standardizzati usando la metodologia AMPI per renderli confrontabili con gli indicatoricompositi costruiti per gli altri Obiettivi.

9 Ad esempio, possiamo dire che dal 2010 la situazione degli Obiettivi 4 e 5 è migliorata, ma il miglioramento conseguito nelprimo caso sia stato superiore al secondo. Bisogna però ricordare che la standardizzazione utilizzata in questo esercizioriduce il livello di variabilità degli indicatori elementari: quindi, il composito di un Obiettivo potrebbe mostrare un forte in-cremento perché gli indicatori elementari di quell’Obiettivo partivano da una situazione particolarmente svantaggiata. Inaltri termini, gli indicatori compositi non forniscono informazioni sui livelli di partenza degli indicatori elementari.

10 Sentenza della Corte costituzionale 8 nov.-21 dic. 2016, n.286.11 Il bilancio di genere è uno strumento che mira a realizzare una maggiore trasparenza sulla destinazione delle risorse del bi-

lancio pubblico e sul loro impatto su uomini e donne. Prevede la riclassificazione contabile delle spese del bilancio in trecategorie: spese neutrali, spese sensibili e spese specificatamente destinate a ridurre le disuguaglianze di genere.

12 Secondo il Rapporto periodico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sui minori stranieri non accompagnati (MSNA),al 30 aprile 2017 erano presenti sul territorio nazionale 15.939 persone, di cui 1.131 di sesso femminile, il 36,8% in piùrispetto all’anno precedente. I minori irreperibili sono 5.271, per lo più provenienti dall’Egitto (20%), dall’Eritrea (17,2%) edalla Somalia (16,8%).

13 Solo quattro delle ventotto commissioni parlamentari permanenti sono presiedute da una donna. Alla Camera i gruppi parlamentarisono interamente presieduti da uomini, mentre al Senato solo tre gruppi sono presieduti da donne (Cfr. http://minidossier.open-polis.it/2017/03/Trova_intrusa.pdf). Al Senato le donne sono il 29,6% dell’Assemblea e ricoprono il 25,6% dei ruoli chiave.

14 Istat: Gli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, maggio 2017. 15 Relazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro del 4 luglio 2017 http://www.lavoro.gov.it/notizie/Pagine/Immigrazione-

dati-sui-minori-stranieri-non-accompagnati.aspx16 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-07-24/a-secco-due-terzi-dell-italia-10-regioni-pronte-chiedere-stato-cala-

mita-081537.shtml?uuid=AEnd1z1B&refresh_ce=1. 17 Vedasi gli scenari curati dall’autorevole Centro EuroMediterraneo per i Cambiamenti climatici http://www.cmcc.it/it/divi-

sions/remhi. 18 Comitato per il Capitale Naturale, 2017 – Primo rapporto sul capitale naturale in Italia, MATTM

http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/CapitaleNaturale/1deg_rapporto_capitale_naturale_in_italia.pdf.

19 Vedasi http://users.unimi.it/glaciol/. 20 Il glacialismo attuale italiano è costituito da 903 apparati glaciali, in gran parte di ridotte dimensioni (l’84% ha superficie

inferiore a 0.5 km2). 21 https://www.istat.it/it/files/2017/03/Focus_acque.pdf?title=Le+statistiche+dell%E2%80%99Istat+sull%E2%80%99acqua+-

+22%2Fmar%2F2017+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf. 22 Il 54,5% della domanda di acqua proviene dal settore agricolo, seguito dal settore industriale (20,7%), da quello civile (19,5%)

e dal settore energetico (5,3%). 23 Giornata mondiale dell’acqua, 22 marzo 2017, le statistiche dell’Istat https://www.istat.it/it/files/2017/03/Focus_acque.pdf?

title=Le+statistiche+dell%E2%80%99Istat+sull%E2%80%99acqua+-+22%2Fmar%2F2017+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf. 24 Vedi il Rapporto 2017 della Fondazione Bruno Visentini sul divario generazionale a cura di Monti L. e Marchetti F.25 Relazione Annuale Inail, luglio 2017.26 Per l’intervento di contrasto al caporalato (Legge n. 199 del 29/10/2016) si veda pag. 57.

2. L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi

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27 Studenti che abbiano svolto presso il medesimo datore di lavoro un’attività rientrante nell’ambito del programma di alter-nanza scuola-lavoro, per un periodo di tempo pari ad almeno il 30% del monte-ore complessivamente previsto dal programmastesso; giovani che abbiano svolto presso il medesimo datore di lavoro periodi di apprendistato in alta formazione, nonchéper la qualifica e il diploma professionale, per il diploma di istruzione secondaria superiore, per il certificato di specializ-zazione tecnica superiore.

28 Il Programma “Garanzia Giovani” è un’iniziativa avviata a livello europeo nell’aprile 2013 avente l’obiettivo di garantire aiNEET under25 un’offerta qualitativamente valida di reinserimento lavorativo o di formazione, proseguimento degli studi,apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dal completamento del ciclo scolastico o universitario). Al 31 dicembre 2016sono 1,1 milioni i giovani che si sono registrati al Programma. Tuttavia, dell’80,1% di giovani presi in carico dai servizi com-petenti (centri per l’impiego o agenzia per il lavoro), soltanto il 47,1% è stato avviato a un intervento di politica attiva, untasso di copertura che si riduce ulteriormente nelle regioni del Mezzogiorno, laddove meno del 40% ha ricevuto un’offertadi inserimento/reinserimento in percorsi di istruzione/formazione o ha condotto un’esperienza di lavoro. Per contro la re-gione Lombardia guida la classifica dei virtuosi: dei 94000 ragazzi presi in carico, è stato avviato al lavoro quasi il 90%.

29 Delle 30.387 istanze presentate, quasi il 25% riguardano direttamente la Lombardia e il 77,2% è concentrato nelle regioni piùsviluppate, a dimostrazione di come, spesso, incentivi di questo tipo finiscano per generare un ulteriore divario tra Nord e Sud.

30 Il nucleo familiare deve avere un Isee non superiore ai 13000 euro, gli studenti devono essere iscritti ai corsi da un numerodi anni accademici inferiore o uguale alla normale durata del corso di studio, aumentata di uno, nel caso di iscrizione al se-condo anno accademico devono aver conseguito almeno 25 crediti formativi entro il 10 agosto del primo anno e nel caso diiscrizione ad anni accademici successivi, devono aver conseguito almeno 25 crediti formativi nei dodici mesi antecedenti ladata del 10 agosto che precede l’iscrizione. Misure ulteriori di agevolazione sono previste a beneficio degli studenti il cuinucleo familiare non integri il requisito Isee. Specificamente, per gli studenti appartenenti ad un nucleo familiare con Iseecompreso tra i 13000 e i 30000 euro è disposto che il contributo onnicomprensivo annuale venga determinato in misura nonsuperiore al 7% della quota Isee che eccede la soglia di 13000 euro.

31 Cfr. https://composite-indicators.jrc.ec.europa.eu/cultural-creative-cities-monitor/#32 Alcuni degli spunti contenuti nel documento si ritrovano nella “Carta di Bologna per l’ambiente”, sottoscritta dai Sindaci

della Città metropolitane l’8 giugno 2017 in occasione del G7 Ambiente. Si veda http://www.asvis.it/home/46-1944/fir-mata-la-carta-di-bologna-per-lambiente-il-ruolo-dellasvis#.Wau75_lJbIU

33 Gli indicatori sono stati scelti tra quelli segnalati da Eurostat e Istat sulla base della lista Onu, dando la priorità al confrontointernazionale e all’articolazione per grado di urbanizzazione (aree più densamente popolate DEG1; aree a densità intermediadi popolazione DEG2; aree rurali DEG3; aree urbane DEG1 + DEG2). Il Rapporto della Commissione e di UN - Habitat TheState of European Cities 2016 dell’ottobre 2016 offre un utile punto di riferimento.

34 Ronchi, 2017, Trump e l’Accordo di Parigi, 3 considerazioni, in: http://www.fondazionesvilupposostenibile.org/edo-ronchi-trump-e-accordo-parigi-3-considerazioni/.

35 Cfr: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-06-01/merkel-macron-gentiloni-intesa-clima-non-rinegoziabile-225815.shtml. 36 Il MATTM e la Cassa depositi e prestiti hanno sottoscritto un accordo quinquennale per la gestione dei fondi per l’attuazione

degli accordi internazionali in campo ambientale e climatico. Il MATTM, nell’ambito dell’accordo di Parigi, ha sottoscrittonumerosi accordi con Paesi in via di sviluppo per la promozione e l’attuazione di attività di adattamento e mitigazione deicambiamenti climatici. Il fondo del MATTM presso la CdP ha come aree prioritarie di intervento le piccole isole e l’Africa efinanzia progetti, programmi e attività di valutazione del rischio, di adattamento e mitigazione. Il MATTM ha inoltre stipulatoun Protocollo d’Intesa multipaese (Repubblica Dominicana, Ghana, Kenya, Panama, Papua Nuova Guinea) per favorire ilcoinvolgimento del settore privato nel supporto alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico promuovendoil programma REDD+ con l'attuazione di strumenti finanziari per attrarre e incrementare gli investimenti privati e il raffor-zamento di public-private partneships.

37 Nel 2014, alla conferenza dei donatori del GCF, l’Italia si è impegnata a contribuire alla prima capitalizzazione del Fondocon 250 milioni di euro e nel 2015 il MATTM ha erogato i primi 50 milioni di euro.

38 Cfr. Commissione europea COM (2017)3 e SWD (2017)1 final.39 Cfr. Dati ISPRA richiamati nel Primo Rapporto sul Capitale Naturale 2017.40 Protocollo per la Protezione del Mediterraneo contro l'inquinamento derivante dall'esplorazione e dallo sfruttamento della

piattaforma continentale, dei fondali e del relativo sottosuolo. Adottato il 14 ottobre 1994 (Madrid, Spagna), ma non ancoraentrato in vigore. Cfr.http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/biodiversita/convenzioni-e-accordi-multilaterali/conven-zione-di-barcellona-convention-for-the-protection-of-the-marine-environment-and-the-coastal-region-of-the-mediterranean.

41 Vedasi https://www.cbd.int/2011-2020/about/goals. 42 ISPRA (2017) “Consumo di suolo dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, pag.2. 43 Ibid, pag.7.44 Vedasi http://www.wwf.it/news/notizie/?31761/Il-nuovo-report-del-WWF-sul-consumo-di-suolo-in-Italia 45 L’Italia è seconda solo al Lussemburgo nella classifica europea della motorizzazione privata, con 608 veicoli ogni 1000 abitanti.46 Legambiente (2017) “Dossier Incendi”, 13 luglio 2017.47 In particolare, la durata e le condizioni di criticità del sistema sono state portate in primo piano nello studio “La performance

del sistema giudiziario italiano, un confronto con i principali sistemi di giustizia europei” realizzato nel gennaio 2017 dal Mi-nistero della Giustizia in collaborazione con Fondazione Italia Decide. Indicatori come quelli di Doing Business altresì evi-denziano come tali criticità rappresentino importanti barriere all’attrattività del Paese per lo svolgimento di attivitàeconomiche.

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48 Ancora alto risulta il volume di flussi finanziari illeciti. In particolare, per quanto riguarda il fenomeno del riciclaggio l’ultimoRapporto UIF-Bancad’Italia stima in circa 100 miliardi l’importo delle operazioni sospette segnalate. In relazione ai fenomenidi corruzione, secondo l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International l’Italia, relativamente al2016, risulta al 60° posto nel mondo, migliorando di una posizione rispetto all’anno precedente. Rispetto all’Europa, però,la situazione per l’Italia non può dirsi ottimale, essendo seguita solo da Grecia e Bulgaria, rispettivamente al 69° e 75°posto della classifica mondiale.

49 Il Target si presta anche a valutare l’aspetto della governance delle grandi aziende private e pubbliche, ed i criteri di coop-tazione all’interno dei consigli di amministrazione (la Legge 120/2011 sulle quote di genere è un benchmark a livello inter-nazionale), la possibilità per le aziende di assumersi volontariamente l’impegno di un comportamento coerente con leindicazioni di sviluppo sostenibile (vedasi la Legge 208/2015 sulle Società Benefit), le forme di partecipazione dal basso allepolitiche di bilancio di enti pubblici a livello locale, le politiche di incentivo alla partecipazione dei privati nella gestionedei beni pubblici (ad esempio, il cosiddetto decreto ArtBonus.

Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

3.

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Dopo aver analizzato la situazione dell’Italia ri-spetto ai diversi SDGs, in questo terzo capitolovengono illustrate proposte concrete per accele-rare il passo verso il raggiungimento dei diversiObiettivi e valutati i possibili impatti che esse pos-sono avere sulle condizioni economiche, sociali eambientali del nostro Paese nei prossimi quindicianni.

In primo luogo, ci si concentrerà sulle azioni darealizzare entro i prossimi sei mesi, cioè entro iltermine naturale dell’attuale legislatura, soprat-tutto al fine di cercare di “centrare” i Target la cuiscadenza è fissata per l’anno 2020. Successiva-mente, nella convinzione che l’impegno per l’at-tuazione dell’Agenda 2030 debba divenire il fulcrodell’azione di Governo fin dall’inizio della pros-sima legislatura, si propone un insieme coerenteed integrato di politiche nei diversi campi. Infine,attraverso l’uso di un modello macroeconomico,verranno mostrati i possibili percorsi di sviluppodel nostro Paese da oggi al 2030 sotto diverse ipo-tesi, confrontando uno scenario business as usual(basato sull’estrapolazione delle tendenze regi-strate per i fenomeni economici, sociali ed am-bientali nel corso degli ultimi anni) con quello incui vengono adottate politiche per lo sviluppo so-stenibile. Si tratta del primo esercizio di questotipo svolto per l’Italia, dal quale emergono pre-ziose indicazioni a favore di un approccio integratodi misure economiche, sociali ed ambientali,l’unico in grado di far compiere al nostro Paese unsalto in termini di benessere dei cittadini rispet-tando la sostenibilità del percorso di sviluppo.

3.1 Azioni urgenti da realizzareentro l’attuale legislatura Nel Capitolo 2 sono state illustrate le numeroseazioni intraprese nell’ultimo anno con riferimentoai diversi temi dell’Agenda 2030. È innegabile chel’Italia, in molti campi, stia muovendosi nella giu-sta direzione. Ma è altrettanto evidente che, inassenza di una forte accelerazione, è pratica-mente impossibile che il nostro Paese centri gliObiettivi sui quali si è impegnato a livello inter-nazionale, ivi compresi quelli previsti dall’Accordodi Parigi contro i cambiamenti climatici, evitandoi costi economici, sociali e ambientali che glishock previsti nel prossimo decennio comporte-ranno, dalla rivoluzione derivante dalla massicciaautomazione all’aumento delle temperature,tanto per citarne solo due.

Guardando ai provvedimenti normativi adottatinell’ultimo anno e alla loro connessione con i sin-goli Target dell’Agenda 2030 emerge un significa-tivo insieme di iniziative, del quale va dato attoal Governo e al Parlamento. Alcune di esse vannoesattamente nella direzione indicata dal Rapportodell’anno scorso. È mancato, però, un quadro diriferimento strategico in grado di dare coerenzaai singoli provvedimenti e di comunicare ai citta-dini e agli operatori economici, ivi compresi quelliinternazionali, la direzione di medio termineverso la quale si intende portare l’Italia.

Un modo per colmare questa lacuna avrebbe dovutoessere la predisposizione della Strategia Nazionaleper lo Sviluppo Sostenibile. La Strategia, descrittanel Capitolo 2, pur apprezzabile specialmente sulpiano della governance, è rimasta ancora a livello dienunciazioni di principio, senza entrare nei dettaglidei provvedimenti e, soprattutto, senza indicare tar-get realistici che mostrino il percorso di avvicina-mento agli SDGs. Di conseguenza, la primaraccomandazione è che il Governo rispetti l’impe-gno di predisporre, entro la fine dell’anno, un do-cumento che declini in pratica la Strategia,indicando target quantitativi e strumenti precisiattraverso cui conseguirli, collegando ad essa glialtri documenti relativi a programmi a lungo termine

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

attualmente sottoposti a consultazione pubblica efondamentali per il futuro del Paese (energia, lottaai cambiamenti climatici, ecc.).

Intervenendo all’evento finale del Festival delloSviluppo Sostenibile, il Presidente del Consiglio siera impegnato a predisporre entro l’estate una di-rettiva ai Ministeri affinché valutassero come in-corporare le azioni necessarie a raggiungere i 17Goal (e soprattutto i singoli Target) nei propri pro-grammi per il triennio 2018-2020, creando una“cabina di regia” presso Palazzo Chigi. Auspi-chiamo, quindi, che la pubblicazione della Di-rettiva del Presidente del Consiglio ai Ministeriavvenga quanto prima.

È evidente che l’avvicinarsi delle elezioni politi-che impedisce l’avvio di iniziative complesse sumaterie nuove. Come lo stesso Presidente delConsiglio ha pubblicamente ricordato, nei pros-simi mesi il Governo sarà impegnato a completareil lavoro svolto nel corso di questa legislatura e adapprovare una Legge di Bilancio che consolidi i ri-sultati di finanza pubblica finora conseguiti, sti-moli la ripresa economica e affronti tematiche dicarattere sociale, dalla disoccupazione giovanilealla povertà. In questo spirito, si segnalano alcuniprovvedimenti attualmente all’esame del Go-verno e del Parlamento la cui approvazione (inalcuni casi con opportuni emendamenti) con-sentirebbe all’Italia di avanzare più spedita-mente verso il conseguimento degli SDGs:

• il disegno di legge in discussione al Senato“Principi per la tutela, il governo e la gestionepubblica delle acque”;

• l’adozione della Strategia Energetica Nazionale(SEN);

• l’adozione del Piano nazionale per l’adatta-mento ai cambiamenti climatici (PNACC);

• l’adozione della Strategia per l’economia cir-colare;

• l’approvazione del disegno di legge sul “con-sumo di suolo”;

• la definizione delle modifiche dell’attuale“Legge quadro sulle aree protette”;

• l’approvazione della “Legge per la promozionee la disciplina del Commercio Equo e Solidale”.

Sul piano della governance della Strategia nazionaleper lo sviluppo sostenibile, il cui coordinamento èstato correttamente assunto dalla Presidenza delConsiglio dei Ministri, suggeriamo alcune azioni chepotrebbero rafforzare la scelta del Paese per lo svi-luppo sostenibile come architrave del proprio futuro:

• la trasformazione del “Comitato Intermini-steriale per la Programmazione Economica”(CIPE) in “Comitato Interministeriale per loSviluppo Sostenibile”, seguendo l’esempio dinumerosi Paesi europei, in occasione dellaprossima Legge di Bilancio. Tale modifica raf-forzerebbe il ruolo di coordinamento del Presi-dente del Consiglio dei Ministri e consentirebbeun migliore orientamento degli investimentipubblici agli Obiettivi dell’Agenda 2030, as-sicurando la massima sinergia tra i singoliinterventi;

• l’analisi della distribuzione delle responsabi-lità tra i comitati interministeriali esistentiper le materie dell’Agenda 2030 e la defini-zione di meccanismi concreti per assicurare ilcoordinamento della loro attività rispetto agliSDGs;

• il coinvolgimento della Conferenza Unificatanella realizzazione della Strategia Nazionaleper lo Sviluppo Sostenibile, così da valoriz-zare le iniziative intraprese da alcune Regionie città, e assicurare una maggiore coerenza trapolitiche nazionali e locali.

A tale proposito riteniamo fondamentale adot-tare quanto prima un’Agenda urbana nazionalebasata sugli SDGs, che si proponga come l’artico-lazione urbana della Strategia Nazionale per loSviluppo Sostenibile e affianchi quella esistenteper le aree interne. Appare, infatti, incomprensi-bile l’asimmetria tra l’attenzione posta a questeultime e quella dedicata alle città, per le quali,tra l’altro, passeranno molte delle innovazioni(come l’e-mobility) che, auspicabilmente, con-sentiranno all’Italia di avvicinarsi a diversi SDGs,migliorando la qualità della vita nei grandi centriurbani. La “Carta di Bologna” firmata dai sindacidelle città metropolitane (alla cui elaborazione hacontributo anche l’ASviS) rappresenta un’eccel-lente opportunità di cambiamento, la cui realiz-zazione non può essere demandata al singolosindaco, ma dev’essere sostenuta dal Governo,anche allo scopo di comunicare chiaramente aglioperatori economici la direzione che si intende se-guire nel medio termine.

Al fine di realizzare tale cambiamento occorredare finalmente piena attuazione alla disposi-zione legislativa del 2012, che prevede l’istitu-zione del Comitato interministeriale per lepolitiche urbane (CIPU), predisponendo un nuovoDPCM che lo renda un’effettiva sede decisionalesull’esempio del Comitato interministeriale per gli

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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affari europei (CIAE), mentre nella prossima legi-slatura si potrebbe nominare un Ministro senzaportafoglio incaricato dello “sviluppo urbano so-stenibile”, che coordini le azioni di competenzadel Governo nazionale relative alle città, special-mente quelle di maggiori dimensioni.

Auspichiamo poi che il Governo predispongaentro il 2017 delle linee guida per le ammini-strazioni statali affinché applichino standardambientali e organizzativi che contribuiscano alraggiungimento degli SDGs.

Nei prossimi mesi sono poi previsti importanti ap-puntamenti che dovrebbero consentire al Paese dimigliorare il dibattito pubblico nell’ottica dellosviluppo sostenibile:

• a dicembre 2017 l’Istat pubblicherà unnuovo set di indicatori del Benessere Equo eSostenibile (BES), nonché l’aggiornamento el’estensione degli indicatori di sviluppo so-stenibile disponibili per l’Italia. In questocaso, l’auspicio è quello di un deciso investi-mento sulla tempestività degli indicatori am-bientali e sociali e sulla loro disaggregazioneterritoriale e di genere;

• secondo quanto previsto dalla Legge di riformadel Bilancio, a febbraio 2018, il Governo pro-durrà, per la prima volta, un rapporto sul-l’impatto atteso della Legge di Bilancio sugliindicatori di Benessere Equo e Sostenibile.Sarebbe un peccato se l’approssimarsi del ter-mine della legislatura facesse “dimenticare”questo importante adempimento;

• analogamente, a febbraio 2018 il Governopubblicherà il secondo Rapporto sul CapitaleNaturale, che dovrebbe non solo fornire infor-mazioni sullo stato del capitale naturale nelnostro Paese, ma anche valutare l’impatto chele politiche attuate nel recente passato pos-sono avere su quest’ultimo, così da orientareun Piano d’azione per il capitale naturale,come proposto nell’edizione 2017 del Rapportostesso.

Sul tema della valutazione delle politiche pubbli-che si può e si deve fare di più, assicurandosi che,anche in questo campo, le diverse dimensionidell’Agenda 2030 divengano il terreno comune dilavoro per chi, a vario titolo, si occupa di questatematica. A partire dalle esperienze fatte in altriPaesi e nelle Istituzioni europee (sia la Commis-sione che il Parlamento europeo si stanno dotandodi strumenti più avanzati per valutare l’impatto alungo termine delle singole politiche), l’ASviS in-

tende promuovere nei prossimi mesi una serie diincontri sugli strumenti per la valutazione dellepolitiche pubbliche alla luce dell’Agenda 2030,così da contribuire a un miglioramento del processodecisionale nel corso della prossima legislatura.

Ovviamente, la Legge di Bilancio potrebbe essereun’occasione per investire su alcune tematichesulle quali l’Italia è più indietro rispetto agli SDGso che hanno visto un peggioramento della situa-zione nel corso degli ultimi anni. A tale proposito,ricordiamo che gli indicatori compositi descritti nelCapitolo 2 mostrano un chiaro trend discendenteper i seguenti quattro Goal, due di carattere so-ciale e due di carattere ambientale: Goal 1 - Porrefine ad ogni forma di povertà nel mondo; Goal 6 -Garantire a tutti la disponibilità e la gestione so-stenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sani-tarie; Goal 10 - Ridurre l’ineguaglianza all’internodi e fra le Nazioni; Goal 15 - Proteggere, ripristi-nare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistematerrestre, gestire sostenibilmente le foreste, con-trastare la desertificazione, arrestare e far retro-cedere il degrado del terreno, e fermare la perditadi diversità biologica.

Inoltre, è importante ricordare che numerosi Tar-get prevedono una scadenza al 2020 e non al2030. Si tratta di 22 Target, riportati nella tavola7, alcuni dei quali si riferiscono a tematiche fre-quentemente citate nel dibattito pubblico, a te-stimonianza della rilevanza dell’Agenda 2030:

• ridurre “sostanzialmente” (rispetto al 2015) ilnumero di giovani che non studiano e non la-vorano (NEET);

• dimezzare (rispetto al 2015) il numero di mortiper incidenti stradali;

• proteggere e ripristinare gli ecosistemi diacqua dolce;

• aumentare “notevolmente” (rispetto al 2015)il numero di città dotate di piani per far fronteai cambiamenti climatici e assicurare la resi-lienza a fronte di disastri;

• avviare processi di economia circolare che con-sentono di ottenere la gestione ecocompatibiledi sostanze antropogeniche e di tutti i rifiutinel loro complessivo ciclo di vita;

• gestire e proteggere in modo sostenibile gliecosistemi marini e costieri, garantire la con-servazione, il ripristino e l’uso sostenibile degliecosistemi di acqua dolce terrestri e nell’en-troterra, e proteggere e prevenire l’estinzionedelle specie minacciate.

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Richiamiamo, quindi, l’attenzione delle forzepolitiche ad operare con urgenza su questiaspetti, utilizzando tutti gli strumenti a dispo-

sizione per cercare di ottenere risultati concretigià a partire dal 2018.

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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Goal 2 - Sconfiggere la fame Target 2.5: Entro il 2020, assicurare la diversità genetica di semi, piante coltivate e animali da alle-vamento e domestici e le loro specie selvatiche affini, anche attraverso banche del seme e delle piantegestite e diversificate a livello nazionale, regionale e internazionale, e promuovere l’accesso e lagiusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e delle cono-scenze tradizionali collegate, come concordato a livello internazionale.

Goal 3 – Salute e benessereTarget 3.6: Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi a livello mondiale e le lesioni da incidentistradali.

Goal 4 – Istruzione di qualitàTarget 4.b: Entro il 2020, espandere sostanzialmente a livello globale il numero di borse di studio a di-sposizione dei Paesi in via di sviluppo, in particolare dei Paesi meno sviluppati, dei piccoli Stati insulariin via di sviluppo e dei Paesi africani, per l’iscrizione all’istruzione superiore, comprendendo programmiper la formazione professionale e della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, tecnici,ingegneristici e scientifici, nei Paesi sviluppati e in altri Paesi in via di sviluppo.

Goal 6 – Acqua pulita e servizi igienico sanitariTarget 6.6: Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne,foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi.

Goal 8 – Buona occupazione e crescita economicaTarget 8.6: Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani disoccupati che non seguanoun corso di studi o che non seguano corsi di formazione;

Target 8.b Entro il 2020, sviluppare e rendere operativa una strategia globale per l’occupazione gio-vanile e l’attuazione del “Patto globale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro”.

Goal 9 – Innovazione e infrastruttureTarget 9.c: Aumentare significativamente l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comuni-cazione e sforzarsi di fornire un accesso universale e a basso costo a Internet nei Paesi meno sviluppatientro il 2020.

Goal 11 – Città e comunità sostenibiliTarget 11.b: Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero di città e di insediamenti umani cheadottino e attuino politiche e piani integrati verso l’inclusione, l’efficienza delle risorse, la mitigazionee l’adattamento ai cambiamenti climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppo e l’implementazione, inlinea con il “Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030”, la gestione comples-siva del rischio di catastrofe a tutti i livelli.

Goal 12 – Consumo e produzioni responsabiliTarget 12.4: Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiutiin tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativa-mente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla saluteumana e l’ambiente.

Tavola 7 – Target che prevedono scadenze entro il 2020

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Goal 13 – Lotta contro il cambiamento climaticoTarget 13.a: Dare attuazione all’impegno assunto nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite suicambiamenti climatici per raggiungere l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entroil 2020 congiuntamente da tutte le fonti, per affrontare le esigenze dei paesi in via di sviluppo nelcontesto delle azioni di mitigazione significative e della trasparenza circa l’attuazione e la piena ope-ratività del “Green Climate Fund” attraverso la sua capitalizzazione nel più breve tempo possibile.

Goal 14 – Flora e fauna acquatica Target 14.2: Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri perevitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendo per illoro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi;

Target 14.4: Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, lapesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive, e metterein atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempopossibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile come determinatodalle loro caratteristiche biologiche;

Target 14.5: Entro il 2020, proteggere almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine, coerenticon il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili;

Target 14.6: Entro il 2020 vietare quelle forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono all’eccesso di ca-pacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e nonregolamentata e astenersi dall’introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, riconoscendo che un trattamentospeciale e differenziato adeguato ed efficace per i paesi in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati dovrebbeessere parte integrante del negoziato sui sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Goal 15 – Flora e fauna terrestreTarget 15.1: Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemidi acqua dolce terrestri e nell’entroterra e dei loro servizi, in particolare le foreste, le zone umide,le montagne e le zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali;

Target 15.2: Entro il 2020, promuovere l’attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste,fermare la deforestazione, promuovere il ripristino delle foreste degradate e aumentare notevolmentel’afforestazione e riforestazione a livello globale;

Target 15.5: Adottare misure urgenti e significative per ridurre il degrado degli habitat naturali, arrestarela perdita di biodiversità e, entro il 2020, proteggere e prevenire l’estinzione delle specie minacciate;

Target 15.8: Entro il 2020, adottare misure per prevenire l’introduzione e ridurre significativamentel’impatto delle specie alloctone (aliene) invasive sulla terra e sugli ecosistemi d’acqua e controllareo eradicare le specie prioritarie;Target 15.9: Entro il 2020, integrare i valori di ecosistema e di biodiversità nella pianificazione nazionalee locale, nei processi di sviluppo, nelle strategie di riduzione della povertà e account nella contabilità.

Goal 17 – Partnership per gli obiettiviTarget 17.8: Rendere la Banca della Tecnologia e i meccanismi di sviluppo delle capacità scientifiche, tec-nologiche e di innovazione completamente operativi per i Paesi meno sviluppati entro il 2017, nonché mi-gliorare l’uso delle tecnologie abilitanti, in particolare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione;

Target 17.11: Aumentare in modo significativo le esportazioni dei paesi in via di sviluppo, in particolareal fine di raddoppiare la quota delle esportazioni mondiali dei paesi meno sviluppati entro il 2020;

Target 17.18: Entro il 2020, rafforzare il meccanismo di supporto delle capacità per i paesi in via disviluppo, anche per i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, per aumentarein modo significativo la disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e affidabili disaggregati in baseal reddito, sesso, età, razza, etnia, status migratorio, disabilità, posizione geografica e altre caratte-ristiche rilevanti in contesti nazionali.

3.2 Scegliere lo svilupposostenibile come modello per il futuro dell’ItaliaAl di là di ciò che dev’essere realizzato nell’ultimoscorcio della presente legislatura, il tema crucialesu cui si devono esprimere l’opinione pubblica, glioperatori economici e le forze politiche riguardala “visione” da privilegiare per il futuro dell’Italia.Da questo punto di vista, l’ondata migratoria diquesti anni, i timori per l’impatto dell’innova-zione tecnologica sul lavoro del futuro, e quindisul sistema di sicurezza sociale, il percepibile au-mento della temperatura e la siccità, con le evi-denti conseguenze per l’agricoltura e i territori,gli attentati nelle città europee e i timori per ilterrorismo, le discussioni sul futuro della gover-nance economica dell’Eurozona hanno accresciutonell’opinione pubblica la domanda di soluzioni nonsolo efficaci nel breve termine, ma anche basatesu una prospettiva di più ampio respiro.

Per stimolare una discussione su tali aspetti e ri-chiamare l’attenzione di tutte le forze politichesulla prospettiva dello sviluppo sostenibile e sul-l’attuazione dell’Agenda 2030, l’ASviS intende, apartire dal mese di ottobre:

• incontrare i leader dei partiti e dei movi-menti politici per illustrare loro le propostecontenute nel presente Rapporto;

• organizzare trasmissioni radiofoniche setti-manali alle quali invitare i responsabili deipartiti e dei movimenti politici per confron-tarsi sulle diverse tematiche oggetto del-l’Agenda 2030;

• proporre ai direttori dei principali giornaliitaliani di invitare congiuntamente i partiti ei movimenti politici a presentare (in analogiacon quanto avviene in Olanda) i loro pro-grammi elettorali secondo una griglia co-mune, così da poter effettuare, attraversostrumenti di modellizzazione economica, unasimulazione del loro impatto sulle principali di-mensioni dello sviluppo sostenibile. È evidenteche il valore politico-culturale di una iniziativacongiunta delle principali testate nazionali sa-rebbe molto significativo.

Ovviamente, l’Alleanza ritiene che tutte le forzepolitiche dovrebbero dichiarare apertamentel’impegno a operare per realizzare l’Agenda2030, a partire dal raggiungimento dei Target fis-sati al 2020, e adottare lo schema logico-concet-tuale dello sviluppo sostenibile, al cui interno si

riconoscono in modo esplicito le interazioni esi-stenti tra le varie componenti del “sistema” (siveda il box seguente). È evidente come, in un taleschema, politiche economiche, sociali, ambientalie istituzionali abbiano tutte pari dignità e impor-tanza. Inoltre, si supera l’idea che una dimensione(quella economica) venga “prima” delle altre,scelta culturale e politica che ha generato straor-dinari avanzamenti in alcune dimensioni del be-nessere, ma anche enormi, e in alcuni casiirreparabili, danni su altri aspetti, altrettanto fon-damentali per la sostenibilità del sistema1.I diversi Goal possono essere inseriti all’interno ditale schema, il che consente di mostrare come essicontribuiscano al miglioramento delle condizionidelle singole componenti e del sistema nel suo com-plesso. Ecco allora che si comprende meglio l’enfasiche sia il Rapporto dell’anno scorso che quello diquest’anno pongono sui “circuiti” riguardanti il ca-pitale naturale, il capitale umano e quello sociale,il cui depauperamento sistematico e persistente neltempo rende insostenibile la condizione delle so-cietà, così come il continuo depauperamento delcapitale fisico rende instostenibile il funzionamentodi un sistema economico. Ecco che diventa chiaroil ruolo che l’innovazione svolge per modificare inprofondità i processi produttivi e le relazioni sociali,ad esempio riducendo la generazione di “scarti” (siafisici che umani, per usare il linguaggio dell’Enci-clica Laudato si’ di Papa Francesco) delle attivitàdi produzione e consentendo di organizzare la vitaeconomica e sociale in modo da massimizzare il be-nessere delle persone e non solo il PIL. Ecco perchéil ruolo delle politiche ambientali e di quelle rela-tive al cambiamento climatico non è solo quello dipreservare il capitale naturale, ma anche di massi-mizzare i servizi ecosistemici, visto il loro effettobenefico sul benessere delle persone. Ecco che sievidenzia il ruolo svolto da una crescente disugua-gianza nel peggiorare i servizi ecosistemici, comela fiducia reciproca e nelle istituzioni. Ecco, infine,perché è importante misurare i risultati ottenuti ele condizioni del sistema usando indicatori statisticiche facciano riferimento al concetto di BenessereEquo e Sostenibile. Per quest’ultima ragione rite-niamo fondamentale riconoscere, anche sul pianostatistico, la centralità del capitale naturale (bio-diversità ed ecosistemi), del capitale umano e delcapitale sociale come base essenziale del nostrosviluppo e del nostro benessere. Pertanto, propo-niamo al Governo e all’Istat di:• investire sull’estensione dei conti nazionali

ambientali, così da giungere ad una valutazione

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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Rapporto ASviS 2017

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I meccanismi di funzionamento di un sistema pienamente integrato Nella figura 16 è descritto uno schema concettuale, derivato da alcuni studi internazionali sullo svi-luppo sostenibile, in cui sono riportate le principali connessioni tra il funzionamento dell’economia,della società, dell’ambiente e delle istituzioni. Tale schema parte dalla considerazione delle quattroforme di capitale (naturale, economico, sociale e umano), dal cui uso scaturiscono tutte le attività fi-nalizzate ad aumentare il benessere della società, sia nelle sue componenti materiali (cioè i beni eservizi prodotti e successivamente consumati o investiti), sia nelle componenti immateriali.

Seguendo lo schema, si vede come i processi produttivi che utilizzano le diverse forme di capitale de-terminano il Prodotto interno lordo (PIL), una parte del quale, in base alle scelte politiche e degli ope-ratori economici, viene consumata, generando benessere, e una parte viene reinvestita al fine diricostituire il capitale utilizzato nel processo produttivo. In realtà, anche il modo con il quale i processiproduttivi sono organizzati ha un effetto diretto sul benessere (basti pensare ai modelli organizzativiadottati dalle imprese, alla distribuzione del tempo tra lavoro ed altre attività, ecc.).

D’altra parte, a seconda del modello di produzione e di consumo adottato vengono generate diversequantità di “scarti”, sia fisici (spazzatura, sostanze inquinanti, ecc.) sia umani (disoccupati, poveri, ecc.).Ovviamente, la generazione di scarti ha un effetto negativo sul livello di benessere delle singole personee della società nel suo complesso.

Infine, i modelli di produzione, di consumo e di distribuzione della ricchezza, unitamente alla quantitàdi scarti fisici e umani generati, hanno un impatto sui cosiddetti “servizi ecosistemici”, cioè quelli chegenerano benefici necessari alla vita, e sui “servizi sociosistemici”, cioè quelli che generano beneficinecessari alla vita economica e sociale, come la fiducia tra le persone, tra gli operatori economici enelle istituzioni. Sia i servizi ecosistemici che quelli sociosistemici esercitano, a loro volta, un impor-tante effetto sul benessere delle persone, il quale influenza il capitale umano e sociale, analogamentea quanto avviene per gli investimenti con riferimento al capitale fisico e naturale.

Inserendo in tale schema gli Obiettivi di sviluppo sostenibile è possibile cogliere il ruolo di questi ultimiper migliorare il funzionamento del sistema e aumentare o diminuire il benessere della società nelbreve e nel lungo termine.

Figura 16 – Schema di funzionamento di un sistema integrato economico-sociale-ambientale e ruolo degli SDGs

esaustiva del capitale naturale, e sulla lorotempestività, in modo che le principali variabiliin essi contenute siano pubblicate insieme al PILe alle altre grandezze macroeconomiche;

• realizzare conti satellite dell’istruzione e delcapitale umano, così da poter valutare anche intermini monetari gli effetti delle politiche edu-cative, assicurare la disaggregazione territo-riale dell’indagine PISA 2018 dell’OCSE sullecompetenze degli studenti e giungere ad unamisura accurata della povertà educativa, feno-meno particolarmente grave nel nostro Paese;

• accelerare le sperimentazioni in corso per il“Bilancio di genere” e assicurare che gli in-dicatori statistici associati ai diversi Targetvengano prodotti con una maggiore tempe-stività e con la disaggregazione territoriale edi genere necessaria per valutare la condi-zione delle diverse sottopopolazioni, coeren-temente con il principio base dell’Agenda 2030“che nessuno resti indietro”;

• sviluppare indicatori condivisi e tempestividei divari intergenerazionali e della mobilitàsociale, disaggregate per genere e territorio,da portare all’attenzione del Governo e delParlamento affinchè siano adottate le politichenecessarie per ridurre le disuguaglianze e fa-vorire la mobilità.

Infine, è necessario assicurare l’inserimento del-l’educazione allo sviluppo sostenibile nell’istru-zione formale. Per questo l’ASviS è impegnata adattuare l’accordo formato con il MIUR tramite:

• l’accompagnamento al processo avviato con ilPiano nazionale per la formazione dei docenti,con particolare riferimento alle competenze dicittadinanza globale;

• il supporto alle Università per la formazionedegli studenti di ogni facoltà (tra cui rientranoanche i futuri insegnanti) sul tema dello svi-luppo sostenibile;

• lo svolgimento di progetti formativi nei con-fronti dei dirigenti pubblici, attraverso una col-laborazione con la Scuola nazionale diamministrazione (SNA) e gli enti che eroganoformazione agli enti locali;

• l’elaborazione e l’attuazione di linee guida na-zionali sull’educazione alla cittadinanza glo-bale e allo sviluppo sostenibile, assicurando laconsonanza tra le proposte attualmente in di-scussione presso diversi ministeri.

3.3. Politiche per accelerare la transizione ad uno svilupposostenibileCoerentemente con lo schema concettuale sopraillustrato, presentiamo di seguito le proposte ela-borate dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Soste-nibile per realizzare politiche in grado diconsentire all’Italia di migliorare il benessere deipropri cittadini e di centrare gli Obiettivi fissati al2030. Le proposte sono articolate, come nel Rap-porto dell’anno scorso, in sette aree tematiche de-rivanti da sette “circuiti” impliciti nella figura 16.Riteniamo che esse possano diventare un impor-tante riferimento per l’attività politica nel corsodella prossima legislatura, anche perchè una partecrescente del mondo imprenditoriale sta abbrac-ciando la sostenibilità come paradigma del futurosviluppo, visti i consistenti vantaggi conseguiti,anche in termini di redditività, da chi si è già in-camminato in questa direzione.

Per questo, prima di illustrare le proposte sullesingole politiche, vorremmo ribadire quella (giàavanzata l’anno scorso) di introdurre nella Costi-tuzione italiana il principio dello sviluppo soste-nibile, come già fatto recentemente da Franciae Svizzera. Questo inserimento (concettualmentesimile a quello operato con riferimento al pareg-gio del bilancio pubblico) garantirebbe più tutelaper il futuro dell’attuale e delle prossime gene-razioni dato che le leggi dovranno rispettarlo, in-dipendentemente dagli orientamenti culturali delGoverno in carica. Peraltro, il principio è già in-serito nell’art. 3 del Trattato dell’Unione europeae da esso dovrebbe derivare un forte impegnodelle Istituzioni europee e delle forze politiche autilizzare l’Agenda 2030 come schema di riferi-mento per il futuro dell’Unione, come indicato nel“Sesto scenario” descritto nel Capitolo 1.

Cambiamento climatico e energiaGli obiettivi che l’Italia si deve porre per onorarel’Accordo di Parigi, più impegnativi di quelli dellaStrategia europea, sono già stati scanditi nel Rap-porto ASviS 2016 e richiamati nel Capitolo 2, cosìda raggiungere, a partire dal 2050, la cosiddetta“equità climatica”, cioè la convergenza delleemissioni pro-capite in tutto il mondo su valoricompatibili con lo scenario di aumento della tem-peratura compreso tra 2° e 1,5°C2.

Per realizzare tale obiettivi3 è necessaria e nonpiù rimandabile, una riforma fiscale ecologica

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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che includa i canali di finanziamento EmissionTrade Scheme (ETS) europeo e Carbon Tax per ilfinanziamento delle tecnologie low carbon e perla promozione dell’occupazione e della competi-tività. Inoltre, occorre aggiornare e potenziare imeccanismi di sostegno all’efficienza energeticae alle fonti rinnovabili a partire dalla considera-zione dello scarso progresso italiano in fatto di ef-ficienza, inferiore alle altre grandi economieeuropee, e dal grave rallentamento della crescitadelle fonti rinnovabili. La più volte rinviata riformadell’ETS europeo, attualmente bloccata per l’ec-cessivo accreditamento di permessi di emissionealle imprese del settore energetico e industriale,effettuati prima dell’innesco della crisi economicadel 2008. Si ritiene, però, che la mitigazione richie-sta dall’Accordo non si potrà raggiungere senza in-terventi mirati come i seguenti:

• sui settori energetici ed energivori vi è biso-gno di un potenziamento del meccanismo diriserva di stabilità del sistema, dell’introdu-zione di un limite inferiore (floor) al prezzodel carbonio, e di una riduzione marcata del“cap”;

• sugli altri settori (in particolare riscaldamentoe trasporti) è indispensabile, tenendo pre-sente i necessari accordi in sede europea,una seria riforma fiscale mediante l’adozionedi una carbon tax, capace di portare il costodi mercato della tonnellata di GHG (green-house gas – gas serra) rapidamente al di sopradei 50€ (attualmente è di dieci volte infe-riore), con contestuale riduzione della pres-sione fiscale sul lavoro. Non sono rimandabili,inoltre, interventi drastici quantomeno neisettori dell’edilizia e dei trasporti. Qui si pon-gono problemi tecnologici per sostenere il pro-cesso di decarbonizzazione, al 2050, dellostock edilizio esistente, come già previsto dalpacchetto Clean Energy UE del 2016, e la ridu-zione di oltre il 60% delle emissioni del settoredei trasporti, a fronte di una previsione di do-manda crescente.

È superfluo dire che in tutti questi ambiti c’è unchiaro bisogno di investimenti e di governance,anche per superare le forti e ben note resistenze atali cambiamenti da parte dei settori più arretrati.

La bozza della Strategia Energetica Nazionale,(SEN, focalizzata sui temi energetici) non è ade-guata agli obiettivi di Parigi ed è costruita su unorizzonte troppo breve: andrebbe adeguata al-meno al 2050, anche in vista delle roadmap in fase

di elaborazione da parte dell’IPCC per l’obiettivodi +1,5 °C a fine secolo. La bozza della SEN nontratta il phase out dei sussidi alle fonti fossili senon brevemente per la parte delle accise sui car-buranti. Di conseguenza, si propone che essavenga integrata con il Piano energia-clima at-teso per l’inizio del 2018 e diventi una Strategiaenergetica, climatica ed ambientale (SEAN),unificando le politiche del Paese, sostenendolecon adeguati investimenti per la transizioneecologica e una nuova fiscalità, capace di spo-stare progressivamente il carico dal reddito allerisorse ed alle esternalità ambientali negative.

Si tratta di attuare, in primo luogo, le raccoman-dazioni contenute nel Catalogo dei sussidi perl’ambiente redatto dal Governo, utilizzando glioltre 16 miliardi di euro all’anno di sussidi dannosi(di cui 11 miliardi per l’energia) per sostenere latransizione, senza aumentare la dimensione e isaldi del bilancio pubblico. Peraltro, già la Road-map to a Resource Efficient Europe ha indicatonel 2020 il termine temporale per l’abbandonodelle sovvenzioni dannose per l’ambiente, impe-gno ribadito al G7 del 2016, in coerenza con il tar-get 12.c dell’Agenda 2030 (che fissa il termine pertale abbandono “entro il 2025”).

Povertà e disuguaglianzeIn gran parte del mondo industrializzato la disatten-zione per le disuguaglianze nella fruizione dei dirittidi cittadinanza è all’origine dello scollamento traclassi dirigenti e ampie fasce della popolazione.Come si legge nel DEF 2017 la lotta alle disugua-glianze è “sempre più un obiettivo ineludibile poi-ché una crescita senza inclusione limita la mobilitàsociale, danneggia la crescita stessa e crea instabi-lità politica”. Restano forti anche le disuguaglianzedi genere, le quali richiedono non solo interventipolitici, ma anche un profondo cambiamento dimentalità nelle imprese e nella società.

Al fine di riconoscere a ogni cittadino e a ogni fa-miglia piena dignità personale e sociale riteniamoche la prima azione da intraprendere all’iniziodella nuova legislatura sia quella di potenziareil Reddito di Inclusione, investendo risorse mag-giori sia sulla componente monetaria della misura,sia su quella che riguarda i servizi ai beneficiari.Parallelamente, è indispensabile sviluppare unpiano di contrasto alla povertà capace di affron-tare simultaneamente i suoi diversi aspetti erealizzarlo con urgenza.

Rapporto ASviS 2017

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Come già evidenziato nel Rapporto ASviS 2016, peraccrescere la libertà sostanziale dei cittadini italianinei diversi luoghi, secondo l’indirizzo dell’articolo 3della nostra Costituzione, sono necessari interventipre-redistributivi in grado di incidere sull’effettivaparità di accesso alle opportunità e sulla forma-zione dei redditi primari. Di seguito ribadiamo lelinee di azione prioritarie che, rispetto all’annoscorso, non hanno mostrato progressi significativi:

• per l’istruzione e la salute, dove assai forterimane l’influenza delle condizioni familiarisulla capacità di accedere a servizi di qualità,è indispensabile costruire un’azione pubblicache riduca i divari derivanti da tale influenza.Si tratta di fissare obiettivi di accesso ai ser-vizi, definiti nei singoli territori con i soggettiche li forniscono e con la società civile, le-gando a questi obiettivi risorse finanziarie evalutando con continuità gli esiti degli inter-venti. Un prototipo operativo di questo ap-proccio è costituito dagli obiettivi diadeguamento dei servizi di istruzione e saluteperseguiti nell’ambito della Strategia Nazio-nale per le Aree Interne, che occorrerà inte-grare con l’Agenda urbana nazionale;

• l’accesso di persone con competenze impren-ditoriali al governo delle imprese e ai risultatidella ricerca, nonché la partecipazione e ilcontributo autonomo dei lavoratori alle im-prese costituiscono dimensioni fondamentalidell’uguaglianza di opportunità. Su questopiano sono possibili:

> una maggiore partecipazione in azienda dimanager esterni e misure per favorire il tra-sferimento dell’azienda in caso operazioni diworkers buyout;

> una rimodulazione delle norme riguardanti leimposte di successione, al fine di favorire iltrasferimento della proprietà dell'aziendanelle mani di soggetti ritenuti di maggiorecapacità imprenditoriale, anche nei casi ditrasferimenti ad ascendenti e/o collaterali dipartecipazioni non di controllo;

> l’introduzione di forme di democrazia eco-nomica e la promozione di modelli di im-presa socialmente responsabile, come leSocietà Benefit;

> il riesame della normativa e degli accordiinternazionali in merito alla proprietà in-tellettuale, che possono scoraggiare le inno-vazioni adattive così importanti per il nostro

Paese, la semplificazione del sistema di re-gistrazione e tutela dei brevetti, che oggi ap-pare troppo costoso e complesso, soprattuttoper le piccole e medie imprese;

> la valorizzazione delle esperienze di “mani-fattura collaborativa” che esistono nel Paese.

L’arcaicità della Pubblica Amministrazione, la fra-gilità delle “associazioni partito” e la rarefazionedei luoghi di socializzazione in molte aree urbanefrappongono ostacoli all’accesso dei cittadini or-ganizzati ai processi decisionali secondo formenuove di deliberazione che segnano ovunquel’evoluzione della democrazia. Oltre a richiedereuna riforma dei partiti, questa forma di esclusionesociale richiede tre tipi di intervento:

• un rinnovamento coraggioso dei funzionari edirigenti della Pubblica Amministrazione, se-condo una vera e propria “staffetta generazio-nale”, per assicurare un rapido ricambio dellacultura amministrativa;

• una radicale e tempestiva apertura dei si-stemi informativi relativi a obiettivi, processie risultati delle azioni pubbliche, secondo ilmodello avviato con OpenCoesione, per assicu-rare alle organizzazioni di cittadinanza attivae agli intermediari tradizionali un monitoraggioeffettivo in itinere;

• la costruzione, per ogni azione pubblica, dispazi di pubblico confronto sia con i soggetti“rappresentativi” sia con quelli “rilevanti”, se-condo il modello del Codice Europeo di Con-dotta del Partenariato.

A livello europeo occorrerà ridare slancio allepolitiche per la crescita e l’inclusione sociale,introducendo strumenti di condivisione dei rischitra Paesi membri, per aumentare la capacità diaggiustamento (resilienza) agli shock. Da questopunto di vista segnaliamo che:

• l’imminente approvazione dello EuropeanPillar of Social rights solleciterà l’Unione afornire risorse e sostegno politico al persegui-mento di questi obiettivi;

• l’aumento dei flussi di migranti e richiedentiasilo verso i Paesi dell’Unione richiede una rispo-sta comune a livello europeo sul piano delle poli-tiche per l’accoglienza e l’integrazione, ma anchesu quello della sicurezza dei cittadini europei;

• il disegno della Politica di Coesione per gli anni2014-2020 rappresenta l’occasione per raffor-zare la riforma realizzata nel 2013, per orientarecon più forza gli interventi a favore dell’inclu-

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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sione sociale, combinando una crescente delegadi programmazione strategica ai livelli locali digoverno (aree metropolitane e aggregazioni dicomuni adeguatamente supportate) con un piùforte attivismo della Commissione europea.

Vanno poi prese in considerazione: misure redi-stributive “a valle”, tali da invertire la tendenzaall’aumento delle disuguaglianze nella parte altadella distribuzione e assicurare l’effettiva pro-gressività del sistema fiscale, come previsto dallaCostituzione, anche tenuto conto degli accerta-menti della ricchezza oggi sommersa; una pro-gressiva riduzione del regime fiscale di favoreconcesso alle rendite finanziarie; l’introduzionedi una politica universale di sostegno al costo deifigli minorenni, a prescindere dalla posizione deigenitori nel mercato del lavoro.

Per ciò che concerne la lotta alle disuguaglianze digenere, tema che attraversa gran parte degli SDGs,nonostante nel complesso esistano buone leggi inmateria di uguaglianza di genere e di empowermentdelle donne, alcune dotate anche di risorse finan-ziarie adeguate, è indispensabile assumere un ap-proccio sistemico al tema. Per questo la primaproposta riguarda l’istituzione, nell’ambito dellaPresidenza del Consiglio, di un nuovo soggettoper la consultazione e la concertazione perma-nente per la parità (analogo all’Haut Conseil al’egalitè entre les femmes et les hommes fran-cese), dotato di risorse umane e finanziarie ade-guate e presieduto da una personalità esperta eindipendente dal Governo. Il nuovo soggetto do-vrebbe contribuire al disegno e all’attuazione dellepolitiche pubbliche sulla parità, assicurare la valu-tazione dell’impatto di genere della normativa, pro-muovere le buone pratiche e formulare proposteper migliorare la condizione delle donne in Italia.

Per superare gli stereotipi di genere, che sono allabase delle discriminazioni, si suggerisce di condurreampie campagne di sensibilizzazione rivolte alla cit-tadinanza, ai media, alle agenzie pubblicitarie e alleimprese, mentre per contrastare la violenza controle donne e il traffico di esseri umani è necessario:

• assicurare il coordinamento delle misure caute-lari, pre-cautelari e gli obblighi di protezioneadottabili in sede civile e penale, assicurando unpieno coordinamento tra il Giudice penale e ilGiudice civile anche nel campo dei diritti di visitae custodia dei figli, in modo tale da garantire con-testualmente la sicurezza dei soggetti a rischio;

• adottare un nuovo Piano d’azione contro la vio-lenza come strumento ordinario e continuativo;

• modificare la Legge 25 giugno 1993 n. 205, in-troducendo i reati collegati al sessismo, cosìda contrastare le crescenti violenze esercitateattraverso i social media;

• potenziare il ruolo dei Centri Antiviolenza edelle Case Rifugio.

Particolare attenzione va posta alla questionedella tratta di esseri umani, soprattutto donnee minori. Di conseguenza va:

• adottata una legislazione anti-tratta onnicom-prensiva con un approccio di genere;

• rafforzato il contrasto e la repressione di tuttii casi di tratta di esseri umani, in particolaredi donne e ragazze, garantendo che le penecomminate ai responsabili siano adeguate allagravità del loro crimine;

• accelerata e migliorata la procedura per la ra-pida identificazione e lo smistamento delle vit-time di tratta in strutture adeguate, affinchéricevano protezione e assistenza dopo losbarco in Italia e nel corso di tutta la proce-dura per la richiesta di asilo;

• aumentato l’ammontare di risorse dedicate allaprotezione delle vittime di tratta e delle donnemigranti, rifugiate e richiedenti asilo che sonoad alto rischio di diventare oggetto di tratta.

In tema d’interruzione volontaria di gravidanzae contraccezione di emergenza va garantita lapiena applicazione della Legge n. 194/78 su tuttoil territorio italiano, individuando gli ostacoli esi-stenti e adottando una procedura comune in tuttele Regioni allo scopo di garantire che l’eserciziodell’obiezione di coscienza da parte del personalesanitario non costituisca un ostacolo per le donneche desiderano interrompere una gravidanza.

In termini di parità nel campo del lavoro si se-gnala la necessità di:

• dare piena attuazione alla Convenzione diIstanbul, ratificata dall’Italia, e in particolareall’Art. 50-b del codice per le Pari opportunità,il quale stabilisce che la contrattazione collet-tiva possa prevedere specifiche misure perprevenire tutte le discriminazioni di genere ri-guardanti le condizioni di lavoro, la formazioneprofessionale, l’avanzamento di carriera e lemolestie sessuali sul luogo di lavoro;

• modificare l’anacronistica Legge n. 91/1981,che relega tutte le atlete italiane a un "dilettan-tismo forzato", nel quale non hanno alcun dirittoe alcuna tutela, anche in caso di maternità.

Rapporto ASviS 2017

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Economia circolare, innovazione,lavoroNel corso dell’ultimo anno è cresciuta nella so-cietà e nell’imprenditoria italiana la consapevo-lezza che solo un’innovazione che guardisimultaneamente alla dimensione tecnologica,all’aumento di produttività e alla riduzione delconsumo di risorse naturali è in grado di rimetterein moto uno sviluppo economico di dimensioniadeguate. D’altra parte, è cresciuta anche la fre-quenza con cui si sottolinea la necessità che talesviluppo debba essere inclusivo, cioè in grado digenerare lavoro e reddito adeguato per un’ampiafascia della popolazione, pena il rischio di una in-sostenibilità sociale a sua volta generatrice di ten-sioni che non favoriscono la redditività e gliinvestimenti.

In questa prospettiva, tre appaiono le tendenzedominanti, strettamente connesse tra loro, chesembrano essere state finalmente comprese dalmondo produttivo, o almeno dai suoi segmenti piùavanzati:

• l’innovazione basata sulle tecnologie digitali;

• il passaggio all’economia circolare;

• lo sviluppo di una nuova generazione di infra-strutture adeguate al 21esimo secolo.

La prima consente di aumentare produttività, svi-luppare nuovi prodotti e servizi, stabilire originaliconnessioni tra produttori e con i clienti; la se-conda riduce i costi di produzione, assicura la so-stenibilità dei processi produttivi e favorisce losviluppo di nuovi prodotti, maggiormente in lineacon la sensibilità ambientale delle nuove genera-zioni; la terza permette non solo di guadagnareefficienza e competitività, ma anche di coglierenuove opportunità di business coerenti con i ca-noni dello sviluppo sostenibile.

In questa prospettiva, i piani relativi ad Industria4.0 e all’Agenda Digitale vanno ulteriormenterafforzati, individuando più efficaci forme di col-laborazione tra centri di ricerca e imprese, nonsolo quelle medio-grandi. D’altra parte, stenta an-cora a essere compresa la centralità della qualitàdel “lavoro” e della formazione delle nuove pro-fessionalità necessarie per la trasformazione tec-nologica che si sta realizzando e che accelererànel prossimo futuro. Ad esempio, procede a ri-lento il lancio dei Competence Center previsti dalPiano Industria 4.0 e va rafforzata la connessionetra formazione professionale/universitaria e leesigenze del futuro mondo digitale. Analoga-

mente, deve essere affrontato in maniera più ri-soluta il tema dei divari regionali che il saltoverso l’industria 4.0 può determinare (sia in ter-mini di potenziale di crescita che di mercato dellavoro), al fine di garantire uno sviluppo più ar-monico ed equilibrato per il nostro Paese.

Secondo le stime dell’Associazione per lo SviluppoIndustriale del Mezzogiorno (SVIMEZ), l’attualePiano Industria 4.0 avrà ricadute fortemente ete-rogenee e a netto favore delle regioni del Nord.La tenuta dell’intero apparato del Piano Industria4.0 nel Mezzogiorno, infatti, è subordinata alla ri-mozione o quantomeno alla riduzione delle prin-cipali cause di ritardo infrastrutturale immaterialee materiale che ancora caratterizzano molte re-gioni del Sud. Perciò sarebbe necessario dise-gnare interventi specificatamente dedicati adaccrescere le dimensioni del sistema industrialedel Mezzogiorno e a potenziare le sue connes-sioni con le imprese fornitrici di servizi ad altaintensità di tecnologie e innovazione, partendoda tre pilastri: l’autonomia territoriale, una regianazionale e uno strumento di perequazione, inter-regionale e intraregionale, tale da consentire allerealtà locali meno sviluppate e/o interne di potercrescere (anche con strumenti di aggregazione),progredire e realizzare una compiuta autonomiaeconomico-finanziaria.

Va realizzato il Piano Triennale per il Turismo,che pone la sostenibilità come uno dei tre pilastriper il futuro sviluppo del settore. Ovviamente,tale attività passa anche attraverso l’approva-zione di adeguati piani paesaggistici, finora adot-tati soltanto in quattro Regioni, il cui obiettivo èuna maggiore integrazione tra tutela e promo-zione a favore dello sviluppo sostenibile dei terri-tori. Per conseguire questo obiettivo èfondamentale che tutte le Regioni finora inat-tive procedano a sviluppare i piani paesaggistici.

Andrebbe maggiormente promossa e incentivatal’open-innovation come modalità di R&S delleimprese, che in questo modo si aprirebbero a col-laborazioni con piccole e medie imprese, univer-sità e centri di ricerca, generando una complessivacrescita del livello di competenze. Il sostegno al-l’innovazione e alla ricerca e sviluppo, quindi, do-vrebbe continuare almeno con la stessa forzadell’ultimo periodo, anche grazie alle partnershippubblico-privato, sfruttando al meglio le risorseeconomiche disponibili attraverso i bandi europei.

Lo sviluppo dell’economia circolare è ormai basatonon tanto su un atteggiamento “ambientalista”

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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delle imprese, quanto su precisi calcoli economicie profonde innovazioni nella scienza dei materialie delle nanotecnologie, che permettono, al ter-mine del ciclo produttivo, quando si sta per creareil potenziale rifiuto, di gestire la fine vita di ciascunprodotto con la raccolta, scomposizione e recuperodei materiali, in modo che possano essere rigene-rati e riutilizzati in nuovi cicli produttivi.

Per favorire lo sviluppo dell’economia circolare econsentire a un numero crescente di imprese di co-glierne i molteplici vantaggi, occorre, oltre a inte-grare la SEN con azioni dirette a ridurre quanto primale emissioni climalteranti e l’uso delle fonti fossili:

• incentivare adeguatamente l’uso efficientedelle risorse esistenti, la domanda e l’offertadi materie prime-secondarie, ovvero quelle giàutilizzate in cicli produttivi precedenti, recu-perate e rigenerate per essere reimmesse in unnuovo ciclo di produzione;

• favorire condizioni di sostenibilità economicaper le aziende che decidano di ripensare iprodotti riducendo l’impatto ambientale sindalla fase del design per gestirne il ciclo di vita;

• condurre campagne mediatiche e di forma-zione destinate a tutti i cittadini/consuma-tori, per favorire pratiche di consumoresponsabile (che privilegino le imprese che siimpegnano in un reale percorso di sostenibilità- non solo ambientale ma anche sociale), conl’obiettivo dell’eliminazione sistematica deglisprechi e la diffusione della cultura del riuso,anche in funzione della solidarietà sociale.

Nel campo delle infrastrutture digitali, le politichedell’innovazione hanno tradizionalmente pensatopiù a digitalizzare processi esistenti che ad utiliz-zare il digitale come leva di trasformazione econo-mica e sociale. In futuro, tanto maggiore sarà lacapacità di integrare le nuove politiche del la-voro e sociali con quelle dello sviluppo connessoagli investimenti nel digitale, tanto più ampiopotrà essere il relativo beneficio. L’adozione deisensori always-on, ad esempio, è già considerata lasoluzione d’eccellenza per il monitoraggio di opereinfrastrutturali quali viadotti, dighe, gallerie, pontie altre opere "critiche" per la resilienza e, di con-seguenza, per la sostenibilità del Paese. Sarebbequindi utile prevedere una leva premiale in tuttigli appalti pubblici in cui il servizio digitale vieneinserito nella progettualità di infrastruttura-zione, cogliendo in tutti i settori le potenzialità de-rivanti dall’emergente tecnologia dellacomunicazione di rete Internet of Things (IoT).

Sono sempre più fondamentali nuove e impor-tanti opere aeroportuali e ferroviarie che uti-lizzino al meglio gli investimenti già fatti e leinfrastrutture esistenti, puntando all’integra-zione delle diverse modalità di trasporto, allamodernizzazione dei servizi e a più stretti edarmonici rapporti con il territorio. Indispensabilesarà la specializzazione degli scali aeroportuali,ancora largamente sottoutilizzati nel trasportodelle merci, che per un Paese come il nostro, conproduzioni ad alto valore aggiunto, possono rap-presentare uno strumento essenziale a supportodel commercio estero.

Ai fini del trasferimento modale e della riduzionedell’impatto ambientale del trasporto stradaleemerge l’esigenza di una politica a supporto delcargo merci a media-lunga distanza, non neces-sariamente basata su incentivi, quanto su investi-menti infrastrutturali dedicati (terminal, peresempio) e migliori regole di accesso alla rete pergli operatori del settore.

Infine, il sistema idrico nazionale necessita di in-vestimenti consistenti per recuperare il ritardo finqui accumulato e fronteggiare gli effetti del cam-biamento climatico in atto. Nel 2017 la crescitadegli investimenti nel settore è un dato rilevanteper valutare gli effetti benefici della regolazionetecnica nei servizi idrici affidata all’Autorità perl’energia elettrica, il gas e i servizi idrici (AEEGSI),ma non può che segnare l’inizio di una nuova fasedi innovazioni infrastrutturali importanti.

Ovviamente, un contributo decisivo nella dire-zione della sostenibilità può essere svolto dall’uti-lizzo di standard di sostenibilità per lepubbliche amministrazioni sia nell’attività cor-rente (gestione rifiuti, risparmio energetico,ecc.), sia quando si ricorre al mercato (si veda ilnuovo Codice degli Appalti) per la realizzazione dinuove infrastrutture.

Capitale umano, salute ededucazioneI cambiamenti tecnologici e organizzativi che in-vestiranno l’economia italiana nei prossimi annirichiedono un consistente impegno di formazionelungo tutto il ciclo di vita delle persone, nonchéun deciso rafforzamento delle politiche attivedel lavoro. In ambedue i casi l’obiettivo è quellodi stimolare la resilienza delle persone e dellasocietà in presenza di possibili shock ripetuti esistemici.

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Di seguito sono indicati alcuni dei settori nei quali ilnostro Paese necessita di specifici investimenti e in-terventi, non solo normativi ma soprattutto organiz-zativi, al fine di assicurare una qualità adeguata dellaforza lavoro e tutele adatte alla “società digitale”:

• incentivare gli studi nelle discipline STEM(Science, Technology, Engineering, Mathema-tics), anche sull’esempio di altri Paesi europei;

• dotarsi finalmente di un programma nazionaledi lifelong learning rivolto, per alcuni aspetti,a tutta la popolazione, compresa quella an-ziana, per renderla in grado di beneficiare deinuovi prodotti e servizi che la rivoluzione tec-nologica metterà a loro disposizione;

• investire nelle politiche attive del lavoro enel sostegno alle start-up innovative e allenuove imprese under-35 “tradizionali”. Stru-menti innovativi vanno sviluppati, in partico-lare, a beneficio delle donne e dei giovani,ponendosi l’obiettivo di ridurre significativa-mente entro il 2020 il numero dei NEET, comeindicato dall’Agenda 2030;

• portare a regime il sistema di alternanzascuola-lavoro e di orientamento per aiutarele giovani generazioni a scegliere con maggioreconsapevolezza il proprio futuro, guardando adun ampio ventaglio di offerte, assicurando unaffiancamento nel corso del processo (alla sco-perta di talenti e potenzialità) e, creando unpartenariato tra il mondo produttivo, le uni-versità e le scuole senza che questo voglia direla rinuncia alla finalità educativa generale chequeste ultime devono svolgere.

Ma il cambio culturale, di paradigma, necessarioper portare l’Italia su un sentiero di sviluppo so-stenibile riguarda anche il mondo delle imprese,comprese quelle finanziarie. La cultura della re-sponsabilità sociale d’impresa, che ha ottenuto ri-sultati significativi in tante grandi e medieimprese, deve evolvere verso la trasformazioneintegrale degli assetti aziendali per conseguireun vero sviluppo sostenibile attraverso: il ri-spetto delle persone, siano esse consumatori, la-voratori, fornitori o collaboratori all’internodell’intera catena di fornitura, assicurando forma-zione continua e sviluppo professionale; il rispettodell’ambiente e la riduzione dell’’impronta eco-logica, così come la scelta dei settori e i Paesi incui investire in funzione dell’impegno concreto afavore dello sviluppo sostenibile; l’intensifica-zione della partnership pubblico-privato nelle at-tività che coinvolgono Paesi in via di sviluppo

destinatari delle politiche di cooperazione inter-nazionale; la trasparenza verso gli stakeholder euna rendicontazione delle attività e dei risultatid’impresa basata sul contributo fornito al raggiun-gimento degli SDGs, sono solo alcuni degli ele-menti che devono caratterizzare l’intero insiemedelle imprese italiane. Peraltro, molte delle pra-tiche suggerite dagli organismi internazionalisono, di fatto, praticate da tante imprese ita-liane, e non da oggi.

In tale prospettiva si pone anche il tema del“consumo responsabile”, cioè delle scelte chedeterminano modelli sostenibili di produzione e diconsumo, dal lato sia dei consumatori che delleimprese (sostenibilità consumeristica). Per questol’ASviS lavorerà nei prossimi mesi:

• con le associazioni imprenditoriali e dei consu-matori per comprendere come stimolare le im-prese non solo a promuovere stili di vita e diconsumo sostenibili, ma anche a fornire al con-sumatore informazioni veritiere e completeper permettere scelte consapevoli, contra-stando le pratiche commerciali scorrette e lapubblicità ingannevole;

• con la Rete delle università per lo sviluppo so-stenibile (RUS) e con il MIUR per realizzare unampio programma di sensibilizzazione e di edu-cazione dei cittadini, a partire dai giovani,coinvolgendo scuole ed università.

Per quanto riguarda l’aspetto del consumo e dellanutrizione, si ritiene molto positiva l’introduzionedel tema “educazione alimentare, cibo e territo-rio” nell’avviso “Competenze di Cittadinanza Glo-bale” del Programma Operativo Nazionale (PON)2014-2020 del MIUR.

Il legame tra nutrizione, sicurezza alimentare esalute va affrontato su due piani: interno e in-ternazionale. Per quanto riguarda la situazioneinterna del Paese (per il piano internazionale siveda la parte relativa al Goal 17) sono necessariinterventi che:

• promuovano strategie aziendali sempre piùorientate alla qualità e alla riduzione dell’im-patto sul capitale naturale, in grado di gene-rare effetti positivi sulla redditività aziendale,sulla sicurezza alimentare e sulla qualità del-l’ambiente;

• lavorando sulla limitazione degli sprechilungo tutta la filiera alimentare, riducano icosti degli strumenti di aiuto alle persone indifficoltà.

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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Rispetto al primo punto, andrebbe incentivatol’uso di sistemi di certificazione ambientale,quali il Carbon Footprint (UNI ISO 14064) e quellopiù recente del Water Footprint (UNI ISO 14046),diffondendo la conoscenza delle buone pratiche,informando le imprese sugli effetti che le tecnichea basso impatto ambientale possono avere sulleloro strategie competitive (minori costi, maggioreefficienza, accesso a nuovi segmenti di mercato,ecc.) e stimolandole a considerare il valore am-bientale come elemento utile per l’attivazione diiniziative economiche legate alla multifunziona-lità dell’agricoltura. Peraltro, la Politica AgricolaComunitaria (PAC) ha da tempo inserito le preoc-cupazioni per i cambiamenti climatici tra i suoiobiettivi, fornendo alcuni strumenti per orientarele attività agricole in questa direzione: di conse-guenza, rinunciare a realizzare tale trasforma-zione rappresenterebbe un fattore negativo dicompetitività per l’intera agricoltura italiana.

Va anche favorita l’integrazione tra contesti ur-bani e agricoltura di prossimità, attraverso lo svi-luppo di partnership fra imprenditori agricoli,attori delle politiche territoriali e rurali, operatoridel tessuto sociale della città. Ciò potrà rafforzareil legame fra cittadini e agricoltori, determinandoun rapporto di reciproca conoscenza e interazioneche ricostruisce relazioni di rete e avvia processidi innovazione sociale.

Nel campo della salute le disuguaglianze in terminidi accesso ai servizi restano molto ampie. L’ado-zione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) rap-presenta un passo avanti importante, mainsufficiente per risolvere questo problema. Unaprima proposta di intervento riguarda la definizionedi criteri e parametri per la realizzazione di unapiena uguaglianza di tutti di fronte alla malattiae alla prevenzione, alla quale potrebbe essere as-sociato un trasferimento di alcune competenzedalle Regioni allo Stato, tema che richiederebbe unapprofondimento urgente. Analogamente, si ritienenecessario ridefinire i confini del rapporto tra at-tuazione dei diritti e vincoli di bilancio, rivedendogli attuali criteri di bilanciamento tra disponibilitàfinanziarie e garanzie dei diritti fondamentali, chetanti danni hanno provocato soprattutto nelle Re-gioni sottoposte ai cosiddetti “Piani di rientro”.

Molto rilevante è la definizione di piani precisi ecogenti di prevenzione delle patologie emergenti,sin dai primi anni di vita. In particolare, perquanto riguarda gli stili di vita, la sindrome me-tabolica, il rischio di obesità e l’attività fisica

occorre abbracciare un approccio culturale ededucativo, rafforzando i percorsi di educazionealimentare nelle scuole sin dalla primissima età,affiancandoli con interventi dedicati ai genitori,e coinvolgendo le imprese nella promozione distili di vita salutari sul posto di lavoro.

In merito alle patologie croniche, un aspetto fon-damentale riguarda i rapporti tra soggetti pub-blici e privati nella gestione dei servizi. Unacorretta e funzionale integrazione tra di essi nonè ulteriormente procrastinabile, pena il persisteredi sovrapposizioni, sprechi e lacune varie. E que-sto riguarda anche la questione della regolamen-tazione della sanità integrativa, che contribuiscealla copertura di numerosi bisogni, a volte sco-perti dal servizio pubblico (come l’odontoiatria) avolte già coperti, ma con disagi e ritardi. Vannoconsiderate attentamente le ipotesi formulate peruna riorganizzazione delle competenze e dei com-piti dei vari soggetti operanti nella sanità integra-tiva in forma collaborativa e proficua per tutti, apartire da quanto fatto con l’istituzione di unaAnagrafe dei fondi e delle mutue sanitarie pressoil Ministero della salute e attivando progetti dipartnership pubblico-privato.

Occorre poi vigilare sulle forme di offerta privataincontrollata di servizi a domicilio o “su strada”offerti da una miriade di soggetti, alcuni dei qualiscarsamente qualificati. Sistemi di controllo e cer-tificazione vanno introdotti nell’ambito di nuovi mo-delli di collaborazione tra soggetti pubblici e privati,nella linea del cosiddetto “welfare territoriale”.

È evidente che trasformazioni come quelle indi-cate necessitano di una più capillare digitalizza-zione della sanità (dalla cartella clinica alteleconsulto), il che richiede l’adeguamento degliinvestimenti in sanità digitale a quelli dei Paesipiù avanzati. Analogamente, andrebbero dedicaterisorse maggiori alla ricerca biomedica e bio-tec-nologica, che vede l’Italia particolarmente capacee produttiva. A ciò si aggiunge la necessità di ga-rantire a tutti l’accesso appropriato ai prodottidella innovazione tecnologica, farmacologica eorganizzativa, come nel caso dei farmaci di nuovagenerazione. La trafila burocratica cui un nuovomedicinale, dopo l’approvazione da parte del-l’Agenzia Europea del Farmaco, viene sottopostoa livello nazionale e regionale deve essere assolu-tamente semplificata e resa più scorrevole.

Infine, un’attenzione particolare va posta alla sa-lute sessuale e riproduttiva, e ai diritti delledonne durante tutto l’arco della vita riproduttiva,

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specialmente in termini di contraccezione e pre-venzione delle malattie a trasmissione sessuale.In aggiunta a quanto già notato sulla parziale at-tuazione dellaLegge 194/78, si segnalano come ri-levanti il potenziamento dei consultori familiarisu tutto il territorio nazionale, l’accompagna-mento al parto-nascita (anche allo scopo di ri-durre il ricorso al taglio cesareo), l’aumento deipunti di ascolto per fronteggiare la violenza intra-familiare, un’attenzione particolare per le esi-genze della comunità LGBT (Lesbiche, Gay,Bisessuali, Transgender e Intersex) dal punto divista della tutela della salute.

Per quanto concerne l’educazione di qualità (Goal4) vanno potenziate le iniziative dirette:

• al rafforzamento delle competenze di base,non solo per i giovani impegnati in percorsi for-mativi iniziali, ma anche per gli adulti che nesono usciti;

• a contrastare la dispersione e l’abbandono pre-coce degli studi (compresi quelli universitari);

• ad accrescere l’inclusione sociale in tutti ipercorsi di istruzione e di formazione.

In questa prospettiva, si ritiene che l’esiguità deifondi oggi destinati a garantire il diritto allo studio(borse di studio, ecc.) costituisca un persistenteelemento di debolezza del sistema e una gravecausa di iniquità.

Capitale naturale e qualitàdell’ambienteI recenti dati pubblicati dall’Istituto Superiore perla Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) di-mostrano che l’Italia sperimenta un incremento ditemperatura superiore a quello medio mondiale, ilche comporta un possibile aggravamento dei feno-meni locali estremi, della siccità, della desertifi-cazione e della dislocazione della biodiversità. Inquesto quadro, la disponibilità di acqua costitui-sce una priorità che non può ammettere deroghee rinvii: la carenza di acqua è una seria minacciaper la salute pubblica e la continuità di settori pro-duttivi essenziali quali il sistema agro-alimentare.La siccità dell’estate 2017 non è un fenomeno ca-suale e transitorio, ma è probabile che si verifi-cherà con maggior frequenza e con effetti ancorapiù severi nell’immediato futuro.

Considerando in modo integrato le problematiche re-lative ai Goal 6 (acqua), 13 (cambiamenti climatici),2 (cibo, considerando che l’agricoltura è il settore

che incide per oltre il 50% sul consumo di acqua), 15(biodiversità e lotta alla desertificazione) e 11 (ge-stione del territorio), riteniamo urgente procedere a:

• approvare al Senato il disegno di legge (AS n.2343) che prevede il riconoscimento e laquantificazione del diritto umano all’acquacon un livello di minimo vitale gratuito pertutti e l’attivazione di un Fondo internazionaledi solidarietà per progetti di cooperazione in-ternazionale volti a garantire l’accesso all’ac-qua nei Paesi più poveri;

• attuare una corretta salvaguardia e tuteladegli ecosistemi di acqua dolce (laghi, fiumi,torrenti, zone umide, ecc.), evitando gli inter-venti di cementificazione e distruzione dei ba-cini idrici, base essenziale del nostro capitalenaturale ed erogatori di fondamentali serviziecosistemici;

• realizzare interventi straordinari per arginarele perdite di rete e l’inadeguata depurazioneassicurando il coordinamento territoriale delleAutorità di Bacino, delle Regioni e degli AmbitiTerritoriali Ottimali (ATO), e definendo piani in-dustriali che obblighino i gestori dei servizi adassicurare standard adeguati ed effettuare in-vestimenti correlati agli utili, alle nuove tariffee alle risorse derivanti dall’approvazione del ci-tato disegno di legge AS n. 2343, da integrareeventualmente con risorse straordinarie, comequelle derivanti dall’eliminazione degli incentividannosi per l’ambiente;

• prevenire l’emergenza siccità accelerando lapianificazione per l’adattamento ai cambia-menti climatici a tutti i livelli (regionale, lo-cale, settoriale) e varando quanto prima ilPiano nazionale di adattamento ai cambia-menti climatici, integrandolo con la propostadi Agenda Urbana per lo sviluppo sostenibile;

• ridurre il fabbisogno d’acqua del settoreagricolo attuando pratiche agronomiche resi-lienti ai cambiamenti climatici e sostenibili,varando un piano straordinario per l’agricol-tura sostenibile, integrativo della PAC europea,in grado di attuare l’impegno già assunto conla Convenzione sulla Biodiversità e la Strategiaeuropea per la Biodiversità;

• rafforzare il ruolo primario di tutela e correttagestione della biodiversità del sistema dellearee protette terrestri e marine.

Per gli ecosistemi marini l’Italia deve adottare gliobiettivi specifici indicati dal Rapporto sul Capi-

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

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tale Naturale e tutte le misure previste dalla Di-rettiva europea sulla Strategia marina, garantendoche le risorse umane e materiali impegnate a tal finesiano adeguate e commisurate all’interesse ambien-tale, economico e sociale che l’ambiente marino ri-veste per il nostro Paese. Inoltre, bisogna assicurarel’immediata implementazione del programma dimonitoraggio previsto dalla Direttiva (e la cui sca-denza era già prevista al 2014), in linea con quantoprevedono anche i Target dell’Obiettivo 14.

Infine, va ratificato il Protocollo offshore per laprotezione del Mediterraneo contro l’inquina-mento derivante dall’esplorazione e dallo sfrutta-mento della piattaforma continentale, dei fondalie del relativo sottosuolo, adottato nel 1994 nel-l’ambito della Convenzione di Barcellona.

Nel campo degli ecosistemi terrestri (Goal 15)occorre che il Governo adotti urgentemente unaroadmap basata anche sulle raccomandazionicontenute nel citato Rapporto sul Capitale Na-turale, che assicuri la coerenza delle politichesettoriali attraverso:

• la definizione di una procedura di valutazioneex-ante di sostenibilità alla luce dell’Agenda2030 del Documento di Economia e Finanza(DEF) e del Piano Nazionale di Riforma (PNR);

• l’integrazione del capitale naturale nelle vi-genti procedure di valutazione preventiva dipiani, programmi e progetti (Valutazione deiprogrammi comunitari, Valutazione AmbientaleStrategica, Analisi Costi-Benefici di progetto eValutazione d’Impatto Ambientale), verifi-cando la loro compatibilità con il consegui-mento dei singoli Target dell’Agenda 2030;

• la formalizzazione di un piano per la fuoriuscitadagli incentivi dannosi per l’ambiente e la ri-forma della fiscalità ambientale5 (solo l’1% delleimposte ambientali è oggi soggetto a un vincolodi destinazione a favore del capitale naturale);

• rafforzamento delle competenze della pubblicaamministrazione con riferimento alla gestionedel capitale naturale e dei servizi ecosistemici,attraverso la predisposizione e l’adozione diLinee guida per la quantificazione preventivadegli impatti e dei danni attesi, nonché dei be-nefici derivanti da interventi di ripristino, ge-stione e valorizzazione ambientale.

Va poi definito un piano specifico per combatterela desertificazione, ripristinare i terreni degradatie sforzarsi di evitare futuri degradi, come richiestodalla Convenzione per la lotta alla desertificazione.

Per questo vanno coordinate le misure di preven-zione della siccità e gestione dell’acqua, l’agricol-tura sostenibile, le misure di mitigazione eadattamento ai cambiamenti climatici e la preven-zione degli incendi per la tutela delle foreste.

Vanno anche finalizzati gli accordi internazionalisulla protezione ambientale e adottati gli atti pre-visti dal Protocollo di Göteborg (relativo all’ab-battimento dei processi di acidificazione,dell’eutrofizzazione e dell’ozono troposferico),dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinantiorganici persistenti e dal Protocollo sui registridelle emissioni e dei trasferimenti di sostanze in-quinanti. Va, infine, ratificato il Protocollo di Na-goya della Convenzione sulla diversità biologica.

Città, infrastrutture e capitalesocialeVisto che le aree urbane – per la concentrazionedi popolazione, di attività, di problemi e di risorseper affrontarle – sono i luoghi cruciali per il con-seguimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, ri-teniamo necessario che esse diventino unapriorità per gli investimenti pubblici a livello na-zionale ed europeo, anche attraverso la collabo-razione con gli attori finanziari per la messa apunto di strumenti e modelli innovativi afferential comparto della finanza sostenibile. Gli ele-menti centrali di questa “Agenda per lo sviluppourbano sostenibile” dovrebbero essere:

• l’istruzione, con interventi precoci per preve-nire situazioni di abbandono scolastico e larealizzazione di nuovi campus universitari ur-bani con adeguati servizi per gli studenti;

• l’uguaglianza di genere, con lo sviluppo deiservizi per la prima infanzia, il miglioramentodell’equilibrio di genere negli organi decisionalipubblici e privati e l’incremento delle azionicontro ogni forma di violenza di genere, ancheattraverso misure di sostegno alle vittime;

• la transizione digitale, con lo sviluppo dellesmart city per l’attuazione della Strategia perla crescita digitale 2014–2020 e per la Bandaultralarga, nonché con facilitazioni agli opera-tori, dove esiste una domanda di mercato, perraggiungere gli edifici con la fibra ottica e in-terventi pubblici nelle zone dove non c’è unasufficiente domanda di mercato;

• le politiche per i migranti e i rifugiati, inte-grate con adeguate politiche sociali che, salva-guardando i diritti di asilo e alla protezione per

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i rifugiati politici, realizzino un mix abitativoche eviti la nascita di quartieri ghetto e pro-muovano l’integrazione nell’interesse dei mi-granti, dei rifugiati e di tutti i cittadini italiani;

• la rigenerazione urbana e la sicurezza delterritorio, mettendo in relazione il progetto“Casa Italia” con una “Strategia per la rigene-razione urbana” fondata su altri tre pilastriprincipali: gli interventi sociali (welfare, la-voro, contrasto alla povertà) e culturali sulleperiferie, intese come le zone maggiormentevulnerabili del territorio urbanizzato; le poli-tiche abitative, anche con un adeguato rifinan-ziamento della Legge n. 80 del 2014 (Pianocasa); le politiche di riqualificazione innanzi-tutto energetica del patrimonio edilizio;

• la mobilità, con un piano di azione nazionaleper sostenere anche finanziariamente le cittànel perseguimento dei tre obiettivi fondamen-tali della UE al 2030 e al 2050, cioè l’elimina-zione dell’uso delle auto alimentate con icarburanti tradizionali, la riduzione drasticadel numero delle vittime su strada verso il suoazzeramento e la realizzazione di sistemi di lo-gistica urbana a zero emissioni di carbonio;

• il contenimento del consumo di suolo e l’usodi soluzioni basate sui processi naturali, appro-vando la legge in discussione al Senato (AS2383) e incrementando la dotazione di verdeurbano anche in base alle raccomandazioni delRapporto sul Capitale Naturale;

• la valorizzazione della cultura e del patrimo-nio naturale come fattori centrali per l’econo-mia urbana ed il turismo, con l’obiettivo dimigliorare efficacia ed efficienza della spesapubblica e di incrementarla per raggiungere ilivelli di altri Paesi simili al nostro come, adesempio, la Francia;

• il miglioramento della qualità dell’aria, fa-cendo leva sulla concertazione interistituzio-nale, come nel caso dell’accordo tra Regionidel bacino padano e MATTM;

• l’economia circolare, con l’introduzione diobiettivi di riduzione quantitativa della produ-zione dei rifiuti nei diversi comparti, a partiredalla Pubblica Amministrazione, azioni controlo spreco alimentare, un nuovo sistema di ta-riffazione rapportato al servizio in sostituzionedella Tari (ad impostazione patrimoniale) e lasemplificazione dei diversi livelli di pianifica-zione e gestione dei servizi;

• l’adattamento ai cambiamenti climatici, conl’entrata in funzione entro il 2020 in tutte lecittà di Piani locali integrati (Mayors adapt) diprevenzione dei rischi di disastri;

• la sicurezza dei cittadini, con una piena at-tuazione della Legge n. 48 del 2017 sulla sicu-rezza nelle città, la riforma della poliziamunicipale e la realizzazione di un sistema in-tegrato di sicurezza urbana fondato su strate-gie di prevenzione, contrasto all’esclusionesociale, miglioramento della vivibilità e parte-cipazione civica.

Al fine di promuovere l’innovazione sociale nellecittà, ma non solo, è fondamentale accelerarel’utilizzo ampio ed integrato dei dati pubblici. Perquesto suggeriamo le seguenti linee di intervento:

• formazione, per accrescere le competenze di-gitali delle persone, in particolare degli adulti,ridurre il disallineamento tra domanda e of-ferta di lavoro, realizzare una Pubblica Ammi-nistrazione più efficiente, efficace ed inclusiva,stimolare nuove iniziative imprenditoriali;

• riuso dei dati aperti come pratica sostenibile,attraverso progetti pilota che promuovano retitra soggetti pubblici e privati, identifichino ediffondano buone pratiche, individuino fattoridi successo ed elementi critici;

• accessibilità, in quanto i dati devono essereresi disponibili nel loro complesso, evitando di-scriminazioni e coinvolgendo i potenziali uti-lizzatori;

• standard qualitativi elevati e omogenei a li-vello nazionale, per il cui rispetto si suggeriscedi sostenere le pubbliche amministrazioni cen-trali e locali che non dispongano di risorse (fi-nanziarie ed umane) adeguate;

• riutilizzabilità, per la quale serve assicurarel’interoperabilità dei sistemi di gestione dellebasi dati e una governance in grado di realiz-zare l’integrazione dei diversi portali conquello nazionale (dati.gov.it).

Cooperazione internazionaleIl contributo italiano per rafforzare i mezzi di at-tuazione e il partenariato mondiale per il raggiun-gimento degli SDGs è definito attraverso ilDocumento triennale di Programmazione e di In-dirizzo 2016-2018 del MAECI, il quale confermal’obiettivo di raggiungere, entro il 2030, un am-montare di fondi per l’Assistenza Pubblica allo Svi-luppo (APS) pari allo 0,7% del Reddito Nazionale

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Lordo (0,26% nel 2016). L’articolazione del Docu-mento triennale secondo gli SDGs, raccoman-data nel Rapporto ASviS 2016, rappresentaun’importante innovazione e pone le basi affin-ché l’aggiornamento 2017-2019 (in fase di elabo-razione) definisca le priorità della cooperazioneitaliana in modo coerente nel tempo.

In particolare, rispetto ai temi scelti come prioritari(governance, diritti e lotta alle disuguaglianze, mi-grazione e sviluppo, salute e istruzione), associati ai17 Obiettivi e ai relativi Target, si registrano alcunecriticità per superare le quali proponiamo di:

• stabilire meglio le azioni da svolgere per raf-forzare gli Obiettivi più direttamente con-nessi con le finalità della Cooperazioneindividuate dalla Legge 125/2014;

• definire governance, diritti, equità e ugua-glianza (anche di genere) come “priorità tra-sversali” e orientare le azioni ad esseconnesse al contrasto di alcune cause struttu-rali del sottosviluppo, soprattutto nelle areerurali del continente africano da cui proven-gono masse consistenti di migranti;

• definire azioni di intervento specifiche per al-cuni Obiettivi centrali dell’Agenda 2030, quali:

> l’accesso all’acqua e ai servizi igienici dibase, che non andrebbe considerato solo inriferimento alle aree della sicurezza alimen-tare e della salute, ma anche come dirittoumano autonomo, specifico e precondizioneper tutelare altri diritti;

> il sostegno alla conversione a un’agricol-tura sostenibile per la riduzione della po-vertà alimentare e della malnutrizione,tenendo conto dell’importante ruolo delledonne in questo campo, specialmente neiPaesi dell’Africa Sub-Sahariana;

> il supporto allo sviluppo dei sistemi sanitari(compresa la formazione del personale),un’azione che tutela e promuove i diritti fon-damentali e, in particolare, l’uguaglianza digenere e il ruolo delle comunità come agentidi sviluppo;

> l’educazione alla salute sessuale e ripro-duttiva e alla maternità responsabile, non-ché il sostegno all’empowerment dellacomponente femminile;

• inserire tra le aree prioritarie dell’Africa edell’America Latina i Paesi colpiti da processidi desertificazione e crisi idrica a causaanche dei cambiamenti climatici;

• rafforzare i partenariati pubblici-pubblici peril raggiungimento degli SDGs, specialmente nelcampo dei servizi pubblici, tra istituzioni pubbli-che e/o delle organizzazioni della società civile;

• impostare il partenariato pubblico-privato inmaniera coordinata e coerente con un approc-cio allo sviluppo locale che delinei i ruoli e leresponsabilità dei partner, nonché la distribu-zione dei benefici finanziari e non finanziari.Inoltre, sarebbe utile agevolare l’accesso pub-blico ai dati relativi ai progetti finanziati e adaltri strumenti finanziari eventualmente dispo-nibili presso la Cassa Depositi e Prestiti (CDP),che da gennaio 2016 ha iniziato a svolgere ilruolo di Istituzione Finanziaria per la Coopera-zione allo Sviluppo.

Infine, l’Italia potrebbe avanzare al Consiglio di Si-curezza dell’ONU o al Consiglio per i diritti umanila proposta di avvio di un gruppo di lavoro perl’adozione di un Protocollo internazionale vinco-lante per assicurare il diritto umano all’acqua,sancito da una risoluzione dell’ONU mai attuata.

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3.4 L’impatto delle politicheproposte sul “Sistema Italia” del 2030: una prima valutazione Come più volte sottolineato, un disegno appro-priato di politiche rivolte allo sviluppo sostenibilesi scontra necessariamente con la complessitàdell’Agenda 2030 e i diversi gradi di interrela-zione tra le dimensioni degli SDGs. I singoli inter-venti, infatti, possono essere efficaci nelmigliorare un Goal, ma in alcuni casi potrebberodeterminare un peggioramento di altri Goal. Lavalutazione dei potenziali tradeoff è quindi rile-vante per migliorare il disegno delle politiche perlo sviluppo sostenibile.

Al fine di offrire una primissima analisi del grado diefficacia di una strategia complessiva basata sulleproposte sopra formulate, in questo paragrafo ven-gono presentati, per la prima volta, i risultati di al-cuni esercizi modellistici realizzati dallaFondazione ENI Enrico Mattei (FEEM), aderenteall’ASviS. L’impatto delle diverse politiche vienemisurato utilizzando un indicatore composito (in-dice “APPS”) che offre una misura del benessereattuale e della sostenibilità futura ottenuta sinte-tizzando 28 indicatori, a loro volta rappresentatividi 16 dei 17 SDGs. Rimane escluso l’Obiettivo 5- Pa-rità di genere, anche se alcuni indicatori degli altriObiettivi (in particolare 1, 4, 8,10 e 17) riguardanoanche la condizione delle donne.

L’impatto delle politiche sull’indice APPS viene va-lutato utilizzando un modello macro-economico,integrato con componenti sociali e ambientali, ingrado di generare proiezioni degli indicatori fino al2030 per 45 diverse aree geo-politiche (singoli Paesio macroregioni) in base alle diverse ipotesi adot-tate6. La performance dei singoli Paesi viene sia va-lutata per ogni Obiettivo in base alla distanza traquest’ultimo e il valore simulato dal modello, siaattraverso l’indice sintetico APPS, che offre una mi-sura complessiva del divario di ciascun Paese ri-spetto al raggiungimento di tutti gli SDGs7.

3.4.1 Lo scenario business as usualSulla base dei 28 indicatori selezionati (i quali rap-presentano un sottoinsieme di quelli individuatidall’ONU), attualmente l’Italia si attesta al quin-dicesimo posto tra le quarantacinque regioni con-siderate. All’interno dell’Unione europea, laperformance italiana è migliore solo rispetto aquella di Repubblica Ceca, Spagna e Grecia.

Nel complesso, confermando quanto rilevatodall’analisi della Fondazione Bertelsmann citatanel Capitolo 2, l’Italia è molto distante dalla cimadella classifica, occupata dai Paesi scandinavi. Adesempio, rispetto alla Svezia, che si colloca alprimo posto della classifica mondiale dell’indiceAPPS, l’Italia è fortemente in ritardo nella dimen-sione economica, moderatamente in ritardo perquella sociale, mentre quella ambientale risentenegativamente dell’uso inefficiente delle risorseidriche e dell’alto inquinamento derivante dal set-tore residenziale e da quello dei trasporti.

Per valutare il percorso probabile che l’Italia, in as-senza di un profondo cambiamento nelle politicheperseguite attualmente, compirà nei prossimi 15anni, è stato adottato uno scenario che considera leproiezioni di crescita del PIL del Fondo Monetario In-ternazionale e di Oxford Economics, mentre per lapopolazione si utilizzano quelle dell’Aging Reportdella Commissione europea del 20158. Tale scenarioè caratterizzato da tassi di sviluppo per le principali

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UE28 Indice APPS Economia Società Ambiente

Svezia 80,3 57,9 89,5 80,3 Finlandia 73,2 43,3 93,4 64,9 Germania 71,2 51,6 92,6 67,8 Altri Paesi UE 64,6 37,6 79,3 65,6 Benelux 63,7 38,3 89,8 50,1 Francia 63,4 24,5 83,5 60,9 GB 62,1 35,2 74,6 59,5 Polonia 57,7 38,0 69,0 59,2 Italia 56,9 26,2 75,5 61,5 Repubblica Ceca 56,3 43,7 77,4 54,7 Spagna 49,5 32,8 75,2 47,4 Grecia 44,8 18,3 66,0 50,8

Tavola 8 - Benessere attuale: indice APPS e pilastrieconomico, sociale e ambientale per i paesi UE

-

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100 APPS Index

SDG 1

SDG 2

SDG 3

SDG 4

SDG 6

SDG 7

SDG 8SDG 9SDG 10

SDG 11

SDG 12

SDG 13

SDG 14

SDG 15

SDG 16

SDG 17

Italy Sweden

Figura 17 - Distanza dal raggiungimento degliSDGs: un confronto tra Italia e Svezia

variabili socio-economiche simili a quelli osservatinell’ultimo decennio. La crescita di popolazione ePIL è quindi considerata “moderata”, così come losviluppo tecnologico, che prevede un leggero au-mento dell’efficienza nell’uso delle risorse naturali.

In tale scenario, nel 2030 l’Italia continuerebbea non essere in grado di raggiungere gran partedegli SDGs e perderebbe anche un posto nellaclassifica dei Paesi: infatti, nonostante un leggeroaumento del benessere complessivo (+5% in 15anni rispetto ai livelli del 2015), da attribuirsi almiglioramento dei “pilastri” economico e sociale,la sfera ambientale registrerebbe un netto peg-gioramento. Come mostrato nella figura 18, afronte di una posizione più favorevole rispetto agliObiettivi 8 (PIL pro capite e per occupato), 1 (po-vertà) e 2 (malnutrizione), 3 (aspettativa di vita)e 10 (disuguaglianza), le emissioni di gas serra el’intensità energetica aumenterebbero (Obiettivo13), peggiorando la qualità dell’ambiente e allon-tanando l’Italia dagli obiettivi sottoscritti a Parigi.

3.4.2 L’effetto di politicheintegrate e orientate allo svilupposostenibileAl fine di mostrare come un insieme di politichemirate a raggiungere gli SDGs potrebbe migliorarele diverse dimensioni del benessere rispetto alloscenario business as usual, al modello è stato for-nito un diverso insieme di valori definiti sulla basedi alcune delle raccomandazioni descritte in que-sto Capitolo del Rapporto. Ovviamente, la sceltadegli interventi è stata fatta principalmente in

funzione della capacità del modello stesso dipoter incorporare gli effetti attesi di tali misure9.

La tavola 9 elenca le politiche selezionate e le as-sunzioni adottate in termini sia di strumenti, sia dicosti per la finanza pubblica. Come si vede, le mi-sure introdotte sono principalmente di carattereeconomico e ambientale, vista la limitata capacitàdel modello di simulare l’impatto di politiche so-ciali specifiche, come quelle orientate alla ridu-zione delle disuguaglianze di reddito. Le singolepolitiche sono state valutate sia indipendente-mente le une dalle altre, sia congiuntamente, cosìda identificare i “canali di trasmissione” ad esseassociate e l’effetto differenziale attribuibile al-l’adozione di un approccio sistemico10.

Considerando le singole misure, è interessante no-tare come il pieno soddisfacimento degli Accordi diParigi determinerebbe un sensibile miglioramentodel pilastro ambientale senza penalizzare quelloeconomico, che migliora anch’esso. L’investimentopubblico in istruzione migliora significativamenteil pilastro economico, spinto da una maggior pro-duttività, e leggermente quello sociale, al costoperò di un significativo peggioramento del pilastroambientale. Analogo risultato si ottiene simulandounicamente una politica orientata ad aumentarel’occupazione, mentre nel caso delle politiche perl’innovazione tecnologica si ottiene un forte miglio-ramento nella sfera economica (sempre grazie aduna dinamica accelerata della produttività), un ef-fetto solo leggermente positivo sul pilastro sociale,ma un netto peggioramento delle variabili ambien-

Rapporto ASviS 2017

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100 APPS Index

SDG 1

SDG 2

SDG 3

SDG 4

SDG 6

SDG 7

SDG 8SDG 9SDG 10

SDG 11

SDG 12

SDG 13

SDG 14

SDG 15

SDG 16

SDG 17

2015 2030

Figura 18 - Distanza dal raggiungimento degliSDGs nel 2015 e nel 2030

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100 APPS Index

SDG 1

SDG 2

SDG 3

SDG 4

SDG 6

SDG 7

SDG 8SDG 9SDG 10

SDG 11

SDG 12

SDG 13

SDG 14

SDG 15

SDG 16

SDG 17

2030 Baseline 2030 Politica complessiva

Figura 19 - Distanza dal raggiungimento degli SDGs nel 2030: scenario business as usuale scenario alternativo

tali a causa dell’aumento del PIL non accompa-gnato da significativi aumenti dell’efficienza ener-getica e da riduzioni delle emissioni.

Se, invece, le politiche vengono messe in praticasimultaneamente, il quadro che emerge è net-tamente più positivo, con un miglioramento con-siderevole della sostenibilità complessiva(+17%), un incremento notevole della perfor-mance del Paese nel pilastro economico, e limi-tati miglioramenti dei pilastri sociale eambientale. La performance economica non sor-prende essendo sospinta dal balzo tecnologico e diproduttività stimolato dall’effetto congiunto di po-

litica Industria 4.0 e degli investimenti sulla BandaLarga, dal sostegno all’istruzione di qualità, dalpiù alto tasso di occupazione giovanile e femmi-nile. Il tutto determina una crescita sostenutadell’SDG8 (+101,1%), che a sua volta induce unamarcata riduzione dell’incidenza della povertà(l’SDG 1 migliora del 17,1%) e un incremento del-l’aspettativa di vita alla nascita (+1,7% per SDG 3).

Al tempo stesso, grazie ad innovative politiche ener-getiche, la forte crescita del PIL avviene con una ri-dotta intensità emissiva, che si traduce in unincremento dell’8,3% della performance nell’SDG 9.La riduzione dell’intensità di carbonio del sistema

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

113

La politica prevede il rispetto degliimpegni nazionali di riduzione delleemissioni dei gas serra (INDC – IntendedNationally Determined Contribution),proposti nell’ambito dell’Accordo diParigi.

La politica prevede il rispetto degliobiettivi europei sulla riduzione delleemissioni dei gas serra sottoscrittinell’Accordo di Parigi, il raggiungimentodel target europeo del 30% dei consumienergetici da rinnovabili, la riduzione del 20% dei consumi energetici (periodo2010-2020) e del 30% (periodo 2021-2030).

Il programma “Garanzia Giovani” è volto aridurre il numero dei giovani che nonstudiano, non sono in formazione e nonlavorano (NEET). Le politiche tese adaumentare l’occupazione femminile sonobasate sulla fornitura di servizi socialiadeguati, su misure fiscali ad hoc, sulsostegno all’imprenditoria femminile, ecc.

Il Piano Industria 4.0 è volto a stimolareefficaci forme di collaborazione tracentri di ricerca e imprese. L’AgendaDigitale per la diffusione della bandalarga ha come obiettivo la messa adisposizione della “banda larga veloce”(superiore a 100 Mbps) al 100% dellapopolazione entro il 2030.

Questa politica prevede un investimentosignificativo in capitale umano attraversol’educazione puntando su qualità degliapprendimenti, contenimento delladispersione e apprendimento permanente.

Accordo di Parigi(Politica NDC_COND)

Strategia EnergeticaNazionale 2017(Politica SEN 2017)

Garanzia Giovani +Aumentodell’occupazionefemminile(Politica OCC_FG)

Industria 4.0 + BandaLarga (PoliticaIND4.0&BL)

Istruzione di qualità(Politica QIST)

POLITICA DESCRIZIONE MODELLIZZAZIONE

Per l’UE l’obiettivo condizionale implicauna riduzione delle emissioni di gas serradel 40% (rispetto al 1990) entro il 2030,tramite il Sistema Europeo di Scambio diQuote di Emissione (EU ETS). Nel resto delmondo gli obiettivi sono raggiunti attraversola tassazione delle emissioni di CO2.

Investimento del governo di 2,35 miliardidi euro annui dal 2017 al 2030 perraggiungere il target di efficienzaenergetica al 2030; aumento del 4%annuo del sussidio a supporto dellaproduzione di energia rinnovabile.

Aumento dell’occupazione giovanile:429.000 occupati. Aumentodell’occupazione femminile: 1,5 milionioccupati. L’aumento dell’occupazione èdi 148.000 unità l’anno tra il 2018 e il2030 (+0,8% medio annuo). GaranziaGiovani è finanziata con fondi europei.La politica sull’occupazione femminileprevede un investimento di 11 miliardi dieuro tra il 2017 e il 2022.

Aumento dell1,5% del progressotecnologico nel settore industriale e dello0,5% nel resto dell economia ad operadell’Agenda Digitale. Investimento di 4miliardi di euro annui dal 2017 al 2030.

Aumento dello 0,5% annuo dellaproduttività totale dei fattori in tutti isettori economici dal 2020 in poi.Aumento della spesa pubblica inistruzione dell’1% annuo dal 2017 al 2030.

Tavola 9 - Politiche ipotizzate per l’Italia e adottate nelle simulazioni

produttivo avviene insieme a uno sviluppo delle rin-novabili che consente di raggiungere la sostenibilitànell’SDG 7. Questi fattori più che compensano il peg-gioramento dell’SDG 13 dovuto all’aumento delleemissioni indotte dalla crescita sostenuta (tavola 10),migliorando la performance ambientale complessiva.

È importante sottolineare come in questa simula-zione si imponga comunque all’Italia di ottempe-

rare ai suoi obblighi nel contesto dell’Accordo diParigi. Ciò avviene, necessariamente, attraversola partecipazione ad un sistema di scambio di per-messi di emissione (l’EU-ETS): in questo contesto,infatti, per l’Italia risulta più conveniente ricor-rere a massicci acquisti di permessi d’inquina-mento e non penalizzare l’espansione produttiva,piuttosto che ridurre direttamente le emissioni.

Rapporto ASviS 2017

114

Tavola 10 - Effetto dell’insieme delle politiche ipotizzate sui diversi Obiettivi rispetto allo scenariobusiness as usual)

L’APPROCCIO APPS: ASSESSMENT, PROJECTION AND POLICY OFSUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALSNell’approccio seguito, il livello di benessere presente viene quantificato per 137 Paesi utilizzando ipiù recenti dati disponibili per il set di indicatori selezionati. Il prospetto della sostenibilità futuraviene invece definito per 45 diverse aree geo-politiche (singoli Paesi o macro-regioni) e misura l’evo-luzione di 28 indicatori collegati a 16 dei 17 SDGs fino al 2030, in diversi scenari di sviluppo socio-eco-nomico e contesti di politiche sociali ed economiche. L’analisi si basa sui risultati prodotti da un modellodinamico-ricorsivo di Equilibrio Economico Generale (EEG), multi-Paese e multi-settore.

I modelli EEG sono particolarmente appropriati per descrivere i meccanismi attraverso i quali le decisionidi politica economica si propagano nel sistema economico grazie alla modellizzazione esplicita dei flussi dicommercio nazionale e internazionale. Il modello Intertemporal Computable Equilibrium System (ICES)*consente di calcolare sia indicatori economici, sia indicatori relativi alla dimensione ambientale e socialedella sostenibilità. Gli indicatori (tavola 11) sono stati selezionati tenendo conto della loro rilevanza, delcollegamento con espliciti target quantitativi di sviluppo sostenibile, della copertura geografica e di evi-denze empiriche che colleghino l’indicatore a una o più variabili endogene nel modello EEG.

A ciascun indicatore vengono poi associati dei valori soglia, massimi e minimi, che definiscono una scaladi riferimento per la misurazione della performance di sostenibilità. Per garantire la comparabilitànella performance dei diversi Paesi rispetto ciascun Obiettivo di sviluppo sostenibile e per procederealla costruzione di indici sintetici, ogni indicatore è infine sottoposto ad un processo di normalizza-zione che lo riconduce ad una scala comune [0,100].

L’approccio APPS fornisce informazioni sulla sostenibilità con diversi gradi di sintesi: i) performance inogni SDG (valore medio degli indicatori selezionati per quel goal); ii) Indice APPS (valore medio dellaperformance in tutti e 16 gli SDG considerati); iii) performance rispetto a ciascun “pilastro della soste-nibilità”: economico, sociale, ambientale (valore medio degli indicatori afferenti ai tre pilastri).

* Si veda Delpiazzo et al. (2017); Eboli et al. (2010)

Un effetto positivo molto marcato caratterizzaanche l’SDG 17: in particolare, il rapporto de-bito/PIL si riduce significativamente nonostante ilfatto che tutte le politiche ipotizzate implichinouna maggior spesa pubblica, più che compensatadalle entrate generate dalla crescita economica11.

Questi risultati, che evidenziano le interazioni e itradeoff esistenti tra i vari obiettivi dello svilupposostenibile, mostrano la necessità di un’attentapianificazione e di coordinamento dei diversi in-terventi. Le politiche non sono semplicementesommabili e possono sia influenzarsi negativa-mente, come accade, ad esempio, quando si per-segue la crescita economica tout court (che puòpeggiorare le performance ambientali), sia svilup-pare importanti sinergie, quando, ad esempio, unapolitica di tassazione ambientale riduce le emis-sioni e produce un gettito che, opportunamenteimpiegato, porta a miglioramenti in alcuni indica-tori economici. In contesti di questa complessità èquindi necessario mantenere una visione il più pos-sibile olistica e considerare le politiche come “pac-chetti” che devono integrarsi coerentemente inmodo da aumentarne l’efficacia e l’efficienza.

D’altra parte, è interessante notare come le misureconsiderate nelle simulazioni lascino immutati gliindicatori relativi a SDG 6 (acqua), SDG 11 (inten-sità emissiva nel settore residenziale e dei tra-sporti), SDG 15 (tutela delle aree e specie terrestri)e SDG 16 (corruzione). In altri termini, l’esercizioqui presentato mostra che raggiungere il complessodegli SDGs richiede, oltre che politiche “di si-stema” (come quelle ipotizzate), anche interventispecifici, come quelli descritti nel paragrafo 3.2,non introdotti nelle simulazioni illustrate.

Come già rilevato, i risultati qui commentati12 rap-presentano solo il primo esempio di applicazionedi un modello macroeconomico all’obiettivo diconseguire, per l’Italia, gli SDGs. Nei prossimimesi si continuerà a lavorare per migliorare laqualità del modello (ad esempio, per cogliere leeterogeneità territoriali che caratterizzano il no-stro Paese e inglobare meglio gli aspetti sociali edistributivi, compresa quella di genere) e le mo-dalità con cui le politiche proposte in questo Rap-porto vengono tradotte in misure simulabili.

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

115

Popolazione sotto la linea dipovertà ($1.25 al giorno espressi inPPP2005, % popolazione)

Percentuale di persone malnutrite(% popolazione)

Densità di presenza di medici (ogni1.000 persone)

Aspettativa di vita sana (HALE) allanascita (anni)

Tasso di alfabetizzazione giovanile(% della popolazione 15-24 anni)

1.1 Entro il 2030, eliminare la povertàestrema per tutte le persone in tutto ilmondo, attualmente misurata comepersone che vivono con meno di $1,25al giorno

2.1 Entro il 2030, eliminare la fame eassicurare a tutte le persone, inparticolare i poveri e le persone insituazioni vulnerabili, tra cui i bambini,l’accesso a un’alimentazione sicura,nutriente e sufficiente per tutto l’anno

3.c Aumentare sostanzialmente ilfinanziamento della sanità e ilreclutamento, lo sviluppo, la formazionee il mantenimento del personale sanitarionei paesi in via di sviluppo, soprattuttonei paesi meno sviluppati e nei piccoliStati insulari in via di sviluppo.

n/a

4.6 Entro il 2030, assicurarsi che tutti igiovani e una parte sostanziale diadulti, uomini e donne, raggiunganol’alfabetizzazione e l’abilità di calcolo

SDG1 Sconfiggerela povertà

SDG2 Sconfiggerela fame

SDG3 Salute ebenessere

SDG4 Istruzionedi qualità

5

7

2

60

90

UN SDG Indicatori APPS SDG Target Soglia Soglia insoste- soste- nibile nibile

Tavola 11 - Indicatori presi in considerazione nell’approccio APPS (n/a = non disponibile)

0

0

3

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100

Rapporto ASviS 2017

116

Tasso di crescita del PIL pro-capite(%)

Produttività del lavoro (PIL espressoin$PPP2011 per persona occupata)

Tasso di occupazione (%)

Valore aggiunto industriale (% PIL)

Intensità emissive di gas serra neisettori energetici e nell’industria(tonnellate di CO2 / PIL espresso in$PPP2011)

Spesa in Ricerca e Sviluppo (% PIL)

Palma Ratio (rapporto tra la quotadel Reddito Nazionale Lordo lorodetenuto dal 10% della popolazionepiù ricca su quello detenuto dal 40%più povero)

8.1 Sostenere la crescita economicapro-capite a seconda delle circostanzenazionali e, in particolare, almeno il 7per cento di crescita annua del prodottointerno lordo nei paesi meno sviluppati

8.5 Entro il 2030, raggiungere la piena eproduttiva occupazione e un lavorodignitoso per tutte le donne e gliuomini, anche per i giovani e le personecon disabilità, e la parità di retribuzioneper lavoro di pari valore

n/a

9.2 Promuovere l’industrializzazioneinclusiva e sostenibile e, entro il 2030,aumentare in modo significativo laquota del settore di occupazione e ilprodotto interno lordo, in linea con lasituazione nazionale, e raddoppiare lasua quota nei paesi meno sviluppati

9.4 Entro il 2030, aggiornare leinfrastrutture e ammodernare le industrieper renderle sostenibili, con maggioreefficienza delle risorse da utilizzare e unamaggiore adozione di tecnologie pulite erispettose dell’ambiente e dei processiindustriali, in modo che tutti i paesiintraprendano azioni in accordo con leloro rispettive capacità

10. Entro il 2030, raggiungere esostenere progressivamente la crescitadel reddito del 40 per cento più poverodella popolazione ad un tasso superiorerispetto alla media nazionale

SDG8 Buona occupazionee crescitaeconomica

SDG9 Innovazionee infra-strutture

SDG10 Ridurre ledisugua-glianze

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40

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2

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2

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1

n/a

Consumi annui di acqua (% dellerisorse idriche domestiche)

Numero di persone con accesso aservizi elettrici (% popolazione)

Percentuale di generazioneelettrica da fonti rinnovabili (%generazione elettrica totale)

Intensità energetica primaria (MJ /PIL espresso in $PPP2011)

n/a

6.4 Entro il 2030, aumentaresostanzialmente l’efficienza idrica dautilizzare in tutti i settori e assicurareprelievi e fornitura di acqua dolce peraffrontare la scarsità d’acqua e ridurrein modo sostanziale il numero dellepersone che soffrono di scarsità d’acqua

7.1 Entro il 2030, garantire l’accessouniversale ai servizi energetici a prezziaccessibili, affidabili e moderni

7.2 Entro il 2030, aumentarenotevolmente la quota di energierinnovabili nel mix energetico globale

7.3 Entro il 2030, raddoppiare il tassoglobale di miglioramento dell’efficienzaenergetica

SDG5 Parità digenere

SDG6 Acquapulita eserviziigienico-sanitari

SDG7 Energiapulita eaccessibile

30

90

5

10

5

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3

3. Alcune proposte per portare rapidamente l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile

117

Intensità di CO2 nei settoriresidenziali e dei trasporti(tonnellate di CO2 / tonnellate dienergia equivalente da fonti fossili)

Produttività delle risorse estrattive(escluse quelle fossili, $PPP2011/kg)

Emissioni nette di gas serra neisettori dell’agricoltura, foreste ealtri usi della terra (AFOLU) permetro quadro di foreste e terreagricole (tonnellate di CO2 / m2)

Gap emissive rispetto agli INDCs

Gap dalle emissioni equo esostenibili pro capite al 2030 2030(tonnellate CO2eq)

n/a

12.2 Entro il 2030, raggiungere lagestione sostenibile e l’uso efficientedelle risorse naturali

n/a

13.2 Integrare nelle politiche, nellestrategie e nei piani nazionali le misuredi contrasto ai cambiamenti climatici

15.5 Adottare misure urgenti e significativeper ridurre il degrado degli habitatnaturali, arrestare la perdita di biodiversitàe, entro il 2020, proteggere e prevenirel’estinzione delle specie minacciate

SDG11 Città ecomunitàsostenibili

SDG12 Consumo eproduzioneresponsabile

SDG13Lotta controil cambia-mento climatico

2.5

0.5

100

15

0.5

2

0

0

Aree marine protette (% areemarine)

Aree terrestri protette (% of areeterrestri)

Foreste (% terra)

Numero di specie in via diestinzione e vulnerabili (animali epiante, % specie totali)

Indice di percezione dellacorruzione

14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il10 per cento delle zone costiere emarine, coerenti con il diritto nazionalee internazionale e sulla base dellemigliori informazioni scientifichedisponibili

15.1 Entro il 2020, garantire laconservazione, il ripristino e l’usosostenibile degli ecosistemi di acquadolce terrestri e nell’entroterra e deiloro servizi, in particolare le foreste, lezone umide, le montagne e le zonearide, in linea con gli obblighi derivantidagli accordi internazionali

15.2 Entro il 2020, promuoverel’attuazione di una gestione sostenibiledi tutti i tipi di foreste, fermare ladeforestazione, promuovere il ripristinodelle foreste degradate e aumentarenotevolmente l’afforestazione eriforestazione a livello globale

15.5 Adottare misure urgenti esignificative per ridurre il degrado deglihabitat naturali, arrestare la perdita dibiodiversità e, entro il 2020, proteggeree prevenire l’estinzione delle specieminacciate

16.5 Ridurre sostanzialmente lacorruzione e la concussione in tutte leloro forme

SDG14 Flora efaunaacquatica

SDG15 Flora efaunaterrestre

SDG16 Pace,giustizia eistituzionisolide

5

10

5

20

2.7

20

50

60

5

8

Rapporto ASviS 2017

118

BIBLIOGRAFIA

Delpiazzo E., Parrado R., and Standardi G. (2017). Extending the public sector in ICES with an explicit government institution.FEEM Nota di Lavoro 11.2017, Fondazione Eni Enrico Mattei.

Eboli F., Parrado R., Roson R. (2010). Climate Change Feedback on Economic Growth: Explorations with a Dynamic GeneralEquilibrium Model. Environment and Development Economics, Volume 15 (5), pp 515 -533.

O’Neill B. C., Kriegler E., Ebi K. L., Kemp-Benedict E., Riahi K., Rothman D. S., van Ruijven B. J., van Vuuren D. P., BirkmannJ., Kok K., Levy M., Solecki W. (2017). The roads ahead: Narratives for shared socioeconomic pathways describing world futuresin the 21st century. Global Environmental Change, Volume 42, 2017, Pages 169-180, ISSN 0959-3780,http://dx.doi.org/10.1016/j.gloenvcha.2015.01.004.

Debito pubblico (% PIL) 17.4 Aiutare i Paesi in via di sviluppo araggiungere la sostenibilità del debito alungo termine attraverso politichecoordinate volte a favorire ilfinanziamento del debito, la riduzionedel debito e la ristrutturazione deldebito, se del caso, e affrontare ildebito estero dei paesi poverifortemente indebitati in modo daridurre l’emergenza del debito

SGDG17Partnership

100 20

NOTE

1 Tale schema è coerente con recenti elaborazioni teoriche, come quella sulla necessità che il mondo progredisca all’internodi uno “Spazio Operativo e Sicuro”, compreso tra una sorta di “tetto”, oltre il quale il degrado ambientale diventa inaccet-tabile e pericoloso per l’intera umanità, e una sorta di “pavimento”, al disotto del quale la deprivazione umana diventainaccettabile e insostenibile. Si vedano Costanza, R. et al. (1997) “The value of the world’s ecosystem services and naturalcapital”, in Nature, n. 387; K. Raworth (2017) “L’economia della ciambella”, Edizioni Ambiente e J. Rockstrom e M. Klum(2016) “Grande mondo piccolo pianeta”, Edizioni Ambiente.

2 In termini quantitativi si dovrà scendere a quasi 3t CO2eq pro-capite nel 2030, ben al di sotto di 1t nel 2050 e, ovviamente,a zero entro il 2070, realizzando una completa decarbonizzazione.

3 -40% di consumi energetici rispetto allo scenario tendenziale, pari a oltre 20 Mtep finali in meno rispetto ai valori attuali (il doppiodell’impegno registrato negli ultimi anni), un valore realizzabile con un passaggio dal 17,6% al 35% della quota del consumo finalelordo (CFL) da fonti rinnovabili, coerente con tassi di crescita analoghi a quelli sperimentati nel periodo 2010-12. A più lungo ter-mine, nel 2050, i consumi di energia dovranno essere meno della metà rispetto a quelli previsti nello scenario di riferimento e ilcontributo delle fonti rinnovabili dovrà superare il 70% del CFL, con una quota di oltre il 95% nel solo comparto elettrico.

4 Di fatto, l’AICHI target 7 adottato dalla COP 10 del 2010 della Convezione sulla Biodiversità già prevedeva che “al 2020 learee utilizzate per attività agricole, acquacoltura e foreste sono gestite in maniera sostenibile”.

5 Come raccomandato anche dalla Commissione europea nell’analisi delle politiche ambientali nazionali. Cfr. Commissioneeuropea – SWD (2017) 47 final – pag.27.

6 Ovviamente, i risultati ottenuti attraverso il modello vanno interpretati nella loro valenza esemplificativa di tendenze econnessioni, piuttosto che in termini direttamente quantitativi.

7 Gli indicatori sono anche aggregati in indici sintetici per la dimensione economica, per quella sociale e per quella ambientale.8 Per gli altri paesi è stato utilizzato lo Shared Social Economic Pathway n°2 (SSP2, O’Neill et al. 2015) usato dal Panel Intergovernativo

sui Cambiamenti Cliamtici (IPCC) per la valutazione dei costi e dei benefici delle politiche climatiche da attuare da oggi a fine secolo.9 Non tutte le policy infatti possono essere direttamente “tradotte” in rappresentazioni empiriche utilizzabili nel modello di simulazione.10 Ovviamente non va dimenticato che i risultati ottenuti derivano dall’impiego di un modello che, per quanto raffinato, offre una

rappresentazione necessariamente semplificata del sistema socio-economico-ambientale e stilizzata degli interventi di policy.11 Il PIL cresce aumentando il denominatore del rapporto, così come le entrate fiscali, le quali riducono il numeratore. Ovvia-

mente, sarebbe stato possibile introdurre ipotesi diverse sulla dimensione e composizione del bilancio pubblico, ma in questasede si è preferito non rendere ancora più complesso il quadro delle simulazioni.

12 Un’illustrazione più dettagliata del modello e dei risultati ottenuti è disponibile sul sito www.asvis.it.

Appendice:Goal e Target

4.

Rapporto ASviS 2017

120

Goal 1: SCONFIGGERE LA POVERTÀPorre fine ad ogni forma di povertànel mondo

Target

1.1 Entro il 2030, eliminare la povertà estrema pertutte le persone in tutto il mondo, attualmentemisurata come persone che vivono con meno di1,25 dollari al giorno

1.2 Entro il 2030, ridurre almeno della metà la per-centuale di uomini, donne e bambini di ogni etàche vivono in povertà in tutte le sue dimensioniin base alle definizioni nazionali

1.3 Applicare a livello nazionale sistemi adeguati emisure di protezione sociale per tutti, inclu-dendo i livelli minimi, ed entro il 2030 raggiun-gere sostanziale copertura dei poveri e deivulnerabili

1.4 Entro il 2030, assicurare che tutti gli uomini ele donne, in particolare i poveri e i vulnerabili,abbiano uguali diritti riguardo alle risorse eco-nomiche, così come l’accesso ai servizi di base,la proprietà e il controllo sulla terra e altre

forme di proprietà, eredità, ri-sorse naturali, adeguate nuovetecnologie e servizi finanziari, tracui la microfinanza

1.5 Entro il 2030, costruire la resilienza dei poverie di quelli in situazioni vulnerabili e ridurre laloro esposizione e vulnerabilità ad eventiestremi legati al clima e ad altri shock e disastrieconomici, sociali e ambientali

1.a Garantire una significativa mobilitazione di ri-sorse da una varietà di fonti, anche attraversola cooperazione allo sviluppo rafforzata, al finedi fornire mezzi adeguati e prevedibili per iPaesi in via di sviluppo, in particolare per i Paesimeno sviluppati, ad attuare programmi e poli-tiche per porre fine alla povertà in tutte le suedimensioni

1.b Creare solidi quadri di riferimento politici a li-vello nazionale, regionale e internazionale, ba-sati su strategie di sviluppo a favore dei poverie attenti alla parità di genere, per sostenere in-vestimenti accelerati nelle azioni di lotta allapovertà

Goal 2: SCONFIGGERE LA FAME Porre fine alla fame, raggiungere lasicurezza alimentare, migliorare lanutrizione e promuovereun’agricoltura sostenibile

Target

2.1 Entro il 2030, eliminare la fame e assicurare atutte le persone, in particolare i poveri e le per-sone in situazioni vulnerabili, tra cui i bambini,l’accesso a un’alimentazione sicura, nutrientee sufficiente per tutto l’anno

2.2 Entro il 2030, eliminare tutte le forme di malnu-trizione, incluso il raggiungimento, entro il 2025,degli obiettivi concordati a livello internazionalesull’arresto della crescita e il deperimento deibambini sotto i 5 anni di età, e soddisfare le esi-genze nutrizionali di ragazze adolescenti, in gra-vidanza, in allattamento e delle persone anziane

2.3 Entro il 2030, raddoppiare la produttività agri-cola e il reddito dei produttori di alimenti su pic-cola scala, in particolare le donne, le popolazioniindigene, le famiglie di agricoltori, pastori e pe-

scatori, anche attraverso l’ac-cesso sicuro e giusto alla terra, adaltre risorse e stimoli produttivi,alla conoscenza, ai servizi finanziari, aimercati e alle opportunità che creino valore ag-giunto e occupazione non agricola

2.4 Entro il 2030, garantire sistemi di produzionealimentare sostenibili e applicare pratiche agri-cole resilienti che aumentino la produttività ela produzione, che aiutino a conservare gli eco-sistemi, che rafforzino la capacità di adatta-mento ai cambiamenti climatici, alle condizionimeteorologiche estreme, alla siccità, alle inon-dazioni e agli altri disastri, e che migliorino pro-gressivamente il terreno e la qualità del suolo

2.5 Entro il 2020, assicurare la diversità genetica disemi, piante coltivate e animali da allevamentoe domestici e le loro specie selvatiche affini,anche attraverso banche del seme e dellepiante gestite e diversificate a livello nazionale,regionale e internazionale, e promuovere l’ac-cesso e la giusta ed equa condivisione dei bene-fici derivanti dall’utilizzo delle risorsegenetiche e delle conoscenze tradizionali colle-gate, come concordato a livello internazionale

4. Appendice: Goal e Target

121

2.a Aumentare gli investimenti, anche attraversouna cooperazione internazionale rafforzata, ininfrastrutture rurali, servizi di ricerca e di di-vulgazione agricola, nello sviluppo tecnologicoe nelle banche genetiche di piante e bestiame,al fine di migliorare la capacità produttiva agri-cola nei Paesi in via di sviluppo, in particolarenei Paesi meno sviluppati

2.b Correggere e prevenire restrizioni commercialie distorsioni nei mercati agricoli mondiali,anche attraverso l’eliminazione parallela di

tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioniagricole e tutte le misure di esportazione coneffetto equivalente, conformemente al man-dato del “Doha Development Round”

2.c Adottare misure per garantire il corretto fun-zionamento dei mercati delle materie prime ali-mentari e dei loro derivati e facilitare l’accessotempestivo alle informazioni di mercato, ancheper quanto riguarda le riserve di cibo, al fine dicontribuire a limitare l’estrema volatilità deiprezzi alimentari

Goal 3: SALUTE E BENESSERE Assicurare la salute e il benessereper tutti e per tutte le età

Target

3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità ma-terna globale a meno di 70 per 100.000 nati vivi

3.2 Entro il 2030, mettere fine alle morti evitabilidi neonati e bambini sotto i 5 anni di età, conl’obiettivo per tutti i Paesi di ridurre la morta-lità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivie, per i bambini al di sotto dei 5 anni, ridurre lamortalità a non più di 25 su 1.000 nati vivi

3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS,tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascu-rate e combattere l’epatite, le malattie legateall’uso dell’acqua e altre malattie trasmissibili

3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalitàprematura da malattie non trasmissibili attra-verso la prevenzione e la cura e promuovere lasalute mentale e il benessere

3.5 Rafforzare la prevenzione e il trattamento diabuso di sostanze, tra cui abuso di stupefacentie l’uso nocivo di alcool

3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi alivello mondiale e le lesioni da incidenti stradali

3.7 Entro il 2030, garantire l’accesso universale aiservizi di assistenza sanitaria sessuale e ripro-duttiva, compresi quelli per la pianificazione fa-miliare, l’informazione e l’educazione, el’integrazione della salute riproduttiva nellestrategie e nei programmi nazionali

3.8 Conseguire una copertura sanitaria universale, com-presa la protezione dai rischi finanziari, l’accesso aservizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità el’accesso a farmaci essenziali sicuri, efficaci, diqualità e a prezzi accessibili e vaccini per tutti

3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzial-mente il numero di decessi e ma-lattie da sostanze chimichepericolose e da inquinamento e conta-minazione di aria, acqua e suolo

3.a Rafforzare l’attuazione della “Convenzione qua-dro dell’Organizzazione Mondiale della Sa-nità”[1] sul controllo del tabacco in tutti i Paesi,a seconda dei casi

3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini efarmaci per le malattie trasmissibili e non tra-smissibili che colpiscono soprattutto i Paesi invia di sviluppo, fornire l’accesso ai farmaci es-senziali e ai vaccini a prezzi accessibili, in con-formità con la Dichiarazione di Dohasull’Accordo TRIPS[2] e la salute pubblica , cheafferma il diritto dei Paesi in via di sviluppo adutilizzare appieno le disposizioni dell’accordosugli aspetti commerciali dei diritti di proprietàintellettuale in materia di flessibilità per pro-teggere la salute pubblica e, in particolare, difornire l’accesso ai farmaci per tutti

3.c Aumentare sostanzialmente il finanziamentodella sanità e il reclutamento, lo sviluppo, laformazione e il mantenimento del personale sa-nitario nei Paesi in via di sviluppo, soprattuttonei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati in-sulari in via di sviluppo

3.d Rafforzare la capacità di tutti i Paesi, in parti-colare i Paesi in via di sviluppo, per la preven-zione, la riduzione e la gestione dei rischi perla salute nazionale e globale

[1] “World Health Organization Framework Convention onTobacco Control”[2] “Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights.”

Rapporto ASviS 2017

122

Goal 4: ISTRUZIONE DI QUALITÀPER TUTTI Assicurare un’istruzione di qualità,equa ed inclusiva, e promuovereopportunità di apprendimentopermanente per tutti

Target

4.1 Entro il 2030, assicurarsi che tutti i ragazzi ele ragazze completino una istruzione primariae secondaria libera, equa e di qualità che portia rilevanti ed efficaci risultati di apprendi-mento

4.2 Entro il 2030, assicurarsi che tutte le ragazze ei ragazzi abbiano accesso a uno sviluppo infan-tile precoce di qualità, alle cure necessarie eall’accesso alla scuola dell’infanzia, in modoche siano pronti per l’istruzione primaria

4.3 Entro il 2030, garantire la parità di accesso pertutte le donne e gli uomini ad una istruzione acosti accessibili e di qualità tecnica, ad unaistruzione professionale e di terzo livello, com-presa l’Università

4.4 Entro il 2030, aumentare sostanzialmente ilnumero di giovani e adulti che abbiano le com-petenze necessarie, incluse le competenzetecniche e professionali, per l’occupazione,per lavori dignitosi e per la capacità impren-ditoriale

4.5 Entro il 2030, eliminare le disparità di generenell’istruzione e garantire la parità di accessoa tutti i livelli di istruzione e formazione pro-fessionale per i più vulnerabili, comprese le per-sone con disabilità, le popolazioni indigene e ibambini in situazioni vulnerabili

4.6 Entro il 2030, assicurarsi che tuttii giovani e una parte sostanziale diadulti, uomini e donne, raggiunganol’alfabetizzazione e l’abilità di calcolo

4.7 Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studentiacquisiscano le conoscenze e le competenzenecessarie per promuovere lo sviluppo sosteni-bile attraverso, tra l’altro, l’educazione per losviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, idiritti umani, l’uguaglianza di genere, la pro-mozione di una cultura di pace e di non vio-lenza, la cittadinanza globale e lavalorizzazione della diversità culturale e delcontributo della cultura allo sviluppo sosteni-bile

4.a Costruire e adeguare le strutture scolastiche inmodo che siano adatte alle esigenze dei bam-bini, alla disabilità e alle differenze di generee fornire ambienti di apprendimento sicuri,non violenti, inclusivi ed efficaci per tutti

4.b Entro il 2020, espandere sostanzialmente a li-vello globale il numero di borse di studio a di-sposizione dei Paesi in via di sviluppo, inparticolare dei Paesi meno sviluppati, dei pic-coli Stati insulari in via di sviluppo e dei Paesiafricani, per l’iscrizione all’istruzione supe-riore, comprendendo programmi per la forma-zione professionale e della tecnologiadell’informazione e della comunicazione, tec-nici, ingegneristici e scientifici, nei Paesi svi-luppati e in altri Paesi in via di sviluppo

4.c Entro il 2030, aumentare notevolmente l’of-ferta di insegnanti qualificati, anche attra-verso la cooperazione internazionale per laformazione degli insegnanti nei Paesi in via disviluppo, in particolare nei Paesi meno svilup-pati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo

Goal 5: PARITÀ DI GENERE Raggiungere l’uguaglianza di generee l’empowerment (maggiore forza,autostima e consapevolezza) di tuttele donne e le ragazze

Target

5.1 Porre fine a ogni forma di discriminazione neiconfronti di tutte le donne, bambine e ragazzein ogni parte del mondo

5.2 Eliminare ogni forma di violenzacontro tutte le donne, bambine eragazze nella sfera pubblica e pri-vata, incluso il traffico a fini di prosti-tuzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi disfruttamento

5.3 Eliminare tutte le pratiche nocive, come il ma-trimonio delle bambine, forzato e combinato, ele mutilazioni dei genitali femminili

5.4 Riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e illavoro domestico non retribuiti tramite la for-

4. Appendice: Goal e Target

123

nitura di servizi pubblici, infrastrutture e poli-tiche di protezione sociale e la promozionedella responsabilità condivisa all’interno delnucleo familiare, secondo le caratteristichenazionali

5.5 Garantire alle donne la piena ed effettiva par-tecipazione e pari opportunità di leadership atutti i livelli del processo decisionale nella vitapolitica, economica e pubblica

5.6 Garantire l’accesso universale alla salute ses-suale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi,come concordato in base al “Programmad’azione della Conferenza Internazionale sullaPopolazione e lo Sviluppo”[1] e la “Piattaformadi Azione di Pechino”[2] ed ai documenti finalidelle conferenze di revisione

5.a Avviare riforme per dare alle donne pari dirittidi accesso alle risorse economiche, come l’ac-cesso alla proprietà e al controllo della terra ealtre forme di proprietà, servizi finanziari, ere-dità e risorse naturali, in accordo con le legginazionali

5.b Migliorare l’uso della tecnologia che può aiu-tare il lavoro delle donne, in particolare latecnologia dell’informazione e della comuni-cazione, per promuovere l’empowerment,ossia la forza, l’autostima, la consapevolezzadelle donne

5.c Adottare e rafforzare politiche concrete e leggiapplicabili per la promozione dell’eguaglianzadi genere e l’empowerment, ossia la forza, l’au-tostima, la consapevolezza, di tutte le donne,bambine e ragazze a tutti i livelli

[1] “Programme of Action of the International Conference onPopulation and Development”[2] “Beijing Platform for Action”

Goal 6: ACQUA PULITA E SERVIZIIGIENICO-SANITARI Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie

Target

6.1 Entro il 2030, conseguire l’accesso universaleed equo all’acqua potabile sicura e alla portatadi tutti

6.2 Entro il 2030, raggiungere un adeguato ed equoaccesso ai servizi igienico-sanitari e di igieneper tutti ed eliminare la defecazione all’aperto,con particolare attenzione ai bisogni delledonne e delle ragazze e di coloro che si trovanoin situazioni vulnerabili

6.3 Entro il 2030, migliorare la qualità dell’acquariducendo l’inquinamento, eliminando le prati-che di scarico non controllato e riducendo al mi-nimo il rilascio di sostanze chimiche e materialipericolosi, dimezzare la percentuale di acquereflue non trattate e aumentare sostanzial-mente il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livelloglobale

6.4 Entro il 2030, aumentare sostan-zialmente l’efficienza idrica dautilizzare in tutti i settori e assicu-rare prelievi e fornitura di acqua dolceper affrontare la scarsità d’acqua e ridurre inmodo sostanziale il numero delle persone chesoffrono di scarsità d’acqua

6.5 Entro il 2030, attuare la gestione integrata dellerisorse idriche a tutti i livelli, anche attraversola cooperazione transfrontaliera a seconda deicasi

6.6 Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli eco-sistemi legati all’acqua, tra cui montagne, fo-reste, zone umide, fiumi, falde acquifere elaghi

6.a Entro il 2030, ampliare la cooperazione inter-nazionale e la creazione di capacità di supportoa sostegno dei Paesi in via di sviluppo in mate-ria di acqua e servizi igienico-sanitari legati,tra cui i sistemi di raccolta dell’acqua, la de-salinizzazione, l’efficienza idrica, il tratta-mento delle acque reflue, le tecnologie per ilriciclo e il riutilizzo

6.b Sostenere e rafforzare la partecipazione dellecomunità locali nel miglioramento della ge-stione idrica e fognaria

Rapporto ASviS 2017

124

Goal 7: ENERGIA PULITA EACCESSIBILE Assicurare a tutti l’accesso a sistemidi energia economici, affidabili,sostenibili e moderni

Target

7.1 Entro il 2030, garantire l’accesso universale aiservizi energetici a prezzi accessibili, affidabilie moderni

7.2 Entro il 2030, aumentare notevolmente la quotadi energie rinnovabili nel mix energetico globale

7.3 Entro il 2030, raddoppiare il tasso globale di mi-glioramento dell’efficienza energetica

7.a Entro il 2030, rafforzare la coo-perazione internazionale per fa-cilitare l’accesso alla tecnologia ealla ricerca di energia pulita, com-prese le energie rinnovabili, all’efficienza ener-getica e alla tecnologia avanzata e alla piùpulita tecnologia derivante dai combustibili fos-sili, e promuovere gli investimenti nelle infra-strutture energetiche e nelle tecnologie perl’energia pulita

7.b Entro il 2030, espandere l’infrastruttura e ag-giornare la tecnologia per la fornitura di servizienergetici moderni e sostenibili per tutti i Paesiin via di sviluppo, in particolare per i Paesi menosviluppati, i piccoli Stati insulari, e per i Paesi invia di sviluppo senza sbocco sul mare, in accordocon i loro rispettivi programmi di sostegno

Goal 8: BUONA OCCUPAZIONE ECRESCITA ECONOMICA Incentivare una crescita economicaduratura, inclusiva e sostenibile,un’occupazione piena e produttivaed un lavoro dignitoso per tutti

Target

8.1 Sostenere la crescita economica pro-capitea seconda delle circostanze nazionali e, inparticolare, almeno il 7% di crescita annuadel prodotto interno lordo nei Paesi meno

sviluppati

8.2 Raggiungere livelli più elevati di produttivitàeconomica attraverso la diversificazione, l’ag-giornamento tecnologico e l’innovazione,anche attraverso un focus su settori ad altovalore aggiunto e settori ad alta intensità dimanodopera

8.3 Promuovere politiche orientate allo sviluppoche supportino le attività produttive, la crea-zione di lavoro dignitoso, l’imprenditorialità, lacreatività e l’innovazione, e favorire la forma-lizzazione e la crescita delle micro, piccole emedie imprese, anche attraverso l’accesso aiservizi finanziari

8.4 Migliorare progressivamente, fino al 2030, l’ef-ficienza delle risorse globali nel consumo e nellaproduzione nel tentativo di scindere la crescitaeconomica dal degrado ambientale, in confor-

mità con il quadro decennale diprogrammi sul consumo e la pro-duzione sostenibili, con i Paesi svi-luppati che prendono l’iniziativa

8.5 Entro il 2030, raggiungere la piena e produttivaoccupazione e un lavoro dignitoso per tutte ledonne e gli uomini, anche per i giovani e le per-sone con disabilità, e la parità di retribuzioneper lavoro di pari valore

8.6 Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la per-centuale di giovani disoccupati che non seguanoun corso di studi o che non seguano corsi di for-mazione

8.7 Adottare misure immediate ed efficaci per eli-minare il lavoro forzato, porre fine alla schia-vitù moderna e al traffico di esseri umani eassicurare la proibizione e l’eliminazione dellepeggiori forme di lavoro minorile, incluso il re-clutamento e l’impiego di bambini-soldato, e,entro il 2025, porre fine al lavoro minorile intutte le sue forme

8.8 Proteggere i diritti del lavoro e promuovere unambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti ilavoratori, compresi i lavoratori migranti, inparticolare le donne migranti, e quelli in lavoroprecario

8.9 Entro il 2030, elaborare e attuare politichevolte a promuovere il turismo sostenibile, checrei posti di lavoro e promuova la cultura e iprodotti locali

4. Appendice: Goal e Target

125

Goal 9: INNOVAZIONE EINFRASTRUTTURE Costruire una infrastrutturaresiliente e promuoverel’innovazione ed unaindustrializzazione equa,responsabile e sostenibile

Target

9.1 Sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili,sostenibili e resilienti, comprese le infrastrut-ture regionali e transfrontaliere, per sostenerelo sviluppo economico e il benessere umano,con particolare attenzione alla possibilità diaccesso equo per tutti

9.2 Promuovere l’industrializzazione inclusiva e so-stenibile e, entro il 2030, aumentare in modosignificativo la quota del settore di occupa-zione e il prodotto interno lordo, in linea conla situazione nazionale, e raddoppiare la suaquota nei Paesi meno sviluppati

9.3 Aumentare l’accesso dei piccoli industriali e dialtre imprese, in particolare nei Paesi in via disviluppo, ai servizi finanziari, compreso il cre-dito a prezzi accessibili, e la loro integrazionenelle catene e nei mercati di valore

9.4 Entro il 2030, aggiornare le infrastrutture eammodernare le industrie per renderle soste-nibili, con maggiore efficienza delle risorse dautilizzare e una maggiore adozione di tecnolo-gie pulite e rispettose dell’ambiente e dei pro-cessi industriali, in modo che tutti i Paesiintraprendano azioni in accordo con le loro ri-spettive capacità

9.5 Potenziare la ricerca scienti-fica, promuovere le capacitàtecnologiche dei settori industrialiin tutti i Paesi, in particolare neiPaesi in via di sviluppo, anche incoraggiando,entro il 2030, l’innovazione e aumentando inmodo sostanziale il numero dei lavoratori deisettori ricerca e sviluppo ogni milione di per-sone e la spesa pubblica e privata per ricercae sviluppo

9.a Facilitare lo sviluppo sostenibile e resilientedelle infrastrutture nei Paesi in via di sviluppoattraverso un maggiore sostegno finanziario,tecnologico e tecnico ai Paesi africani, ai Paesimeno sviluppati, ai Paesi in via di svilupposenza sbocco sul mare e ai piccoli Stati insulariin via di sviluppo

9.b Sostenere lo sviluppo della tecnologia dome-stica, la ricerca e l’innovazione nei Paesi in viadi sviluppo, anche assicurando un ambiente po-litico favorevole, tra le altre cose, alla diver-sificazione industriale e a conferire valoreaggiunto alle materie prime

9.c Aumentare significativamente l’accesso alletecnologie dell’informazione e della comunica-zione e sforzarsi di fornire un accesso univer-sale e a basso costo a Internet nei Paesi menosviluppati entro il 2020

8.10 Rafforzare la capacità delle istituzioni finanzia-rie nazionali per incoraggiare e ampliare l’ac-cesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziariper tutti

8.a Aumentare gli aiuti per il sostegno al commer-cio per i Paesi in via di sviluppo, in particolarei Paesi meno sviluppati, anche attraverso il“Quadro Integrato Rafforzato per gli ScambiCommerciali di Assistenza Tecnica ai Paesi MenoSviluppati”[1]

8.b Entro il 2020, sviluppare e rendere operativauna strategia globale per l’occupazione giova-nile e l’attuazione del “Patto globale dell’Orga-nizzazione Internazionale del Lavoro”[2]

[1] “Enhanced Integrated Framework for Trade-Related Te-chnical Assistance to Least Developed Countries”[2] “Global Jobs Pact of the International Labour Organization”

Rapporto ASviS 2017

126

Goal 10: RIDURRE LEDISUGUAGLIANZERidurre l’ineguaglianza all’interno die fra le Nazioni

Target

10.1 Entro il 2030, raggiungere e sostenere progres-sivamente la crescita del reddito del 40% piùpovero della popolazione ad un tasso superiorerispetto alla media nazionale

10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’in-clusione sociale, economica e politica di tutti,a prescindere da età, sesso, disabilità, razza,etnia, origine, religione, status economico oaltro

10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre ledisuguaglianze di risultato, anche attraversol’eliminazione di leggi, di politiche e di prati-che discriminatorie, e la promozione di ade-guate leggi, politiche e azioni in questo senso

10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, e po-litiche salariali e di protezione sociale, e rag-giungere progressivamente una maggioreuguaglianza

10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllodei mercati e delle istituzioni finanziarie glo-bali e rafforzarne l’applicazione

10.6 Assicurare maggiore rappresen-tanza e voce per i Paesi in via disviluppo nel processo decisionaledelle istituzioni economiche e finan-ziarie internazionali a livello mondiale al finedi fornire istituzioni più efficaci, credibili, re-sponsabili e legittime

10.7 Facilitare la migrazione ordinata, sicura, re-golare e responsabile e la mobilità delle per-sone, anche attraverso l’attuazione dipolitiche migratorie programmate e ben ge-stite

10.a Attuare il principio del trattamento speciale edifferenziato per i Paesi in via di sviluppo, inparticolare per i Paesi meno sviluppati, in con-formità con gli accordi dell’OrganizzazioneMondiale del Commercio

10.b Promuovere l’aiuto pubblico allo sviluppo e irelativi flussi finanziari, compresi gli investi-menti esteri diretti, agli Stati dove il bisognoè maggiore, in particolare i Paesi meno svilup-pati, i Paesi africani, i piccoli Stati insulari invia di sviluppo e i Paesi senza sbocco sul marein via di sviluppo, in accordo con i loro piani eprogrammi nazionali

10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi ditransazione delle rimesse dei migranti ed eli-minare i corridoi di rimesse con costi più altidel 5%

Goal 11: CITTÀ E COMUNITÀSOSTENIBILI Rendere le città e gli insediamentiumani inclusivi, sicuri, duraturi esostenibili

Target

11.1 Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad unalloggio e a servizi di base adeguati, sicuri econvenienti e l’ammodernamento dei quar-tieri poveri

11.2 Entro il 2030, fornire l’accesso a sistemi di tra-sporto sicuri, sostenibili, e convenienti pertutti, migliorare la sicurezza stradale, in par-ticolare ampliando i mezzi pubblici, con par-ticolare attenzione alle esigenze di chi è insituazioni vulnerabili, alle donne, ai bambini,alle persone con disabilità e agli anziani

11.3 Entro il 2030, aumentare l’ur-banizzazione inclusiva e sosteni-bile e la capacità di pianificazionee gestione partecipata e integratadell’insediamento umano in tutti i Paesi

11.4 Rafforzare gli impegni per proteggere e salva-guardare il patrimonio culturale e naturale delmondo

11.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo ilnumero di morti e il numero di persone colpiteda calamità, compresi i disastri provocatidall’acqua, e ridurre sostanzialmente le per-dite economiche dirette rispetto al prodottointerno lordo globale, con una particolare at-tenzione alla protezione dei poveri e dellepersone in situazioni di vulnerabilità

11.6 Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale ne-gativo pro capite delle città, in particolare ri-guardo alla qualità dell’aria e alla gestione deirifiuti

4. Appendice: Goal e Target

127

Goal 12: CONSUMO E PRODUZIONERESPONSABILI Garantire modelli sostenibili diproduzione e di consumo

Target

12.1 Dare attuazione al quadro decennale di pro-grammi sul consumo e la produzione sosteni-bile, con la collaborazione di tutti i Paesi e conl’iniziativa dei Paesi sviluppati, tenendo contodel grado di sviluppo e delle capacità dei Paesiin via di sviluppo

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sosteni-bile e l’uso efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capiteglobale di rifiuti alimentari nella vendita aldettaglio e dei consumatori e ridurre le per-dite di cibo lungo le filiere di produzione e for-nitura, comprese le perdite post-raccolto

12.4 Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompa-tibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti intutto il loro ciclo di vita, in accordo con i qua-dri internazionali concordati, e ridurre signi-ficativamente il loro rilascio in aria, acqua esuolo, al fine di minimizzare i loro effetti ne-gativi sulla salute umana e l’ambiente

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale laproduzione di rifiuti attraverso la preven-zione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo

12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto leaziende di grandi dimensioni e transnazionali,ad adottare pratiche sostenibili e integrare leinformazioni sulla sostenibilità nelle loro rela-zioni periodiche

12.7 Promuovere pratiche in mate-ria di appalti pubblici che sianosostenibili, in accordo con le po-litiche e le priorità nazionali

12.8 Entro il 2030, fare in modo che le persone ab-biano in tutto il mondo le informazioni rile-vanti e la consapevolezza in tema di svilupposostenibile e stili di vita in armonia con la na-tura

12.a Sostenere i Paesi in via di sviluppo a rafforzarela loro capacità scientifica e tecnologica inmodo da andare verso modelli più sostenibilidi consumo e di produzione

12.b Sviluppare e applicare strumenti per monito-rare gli impatti di sviluppo sostenibile per ilturismo sostenibile, che crei posti di lavoro epromuova la cultura e i prodotti locali

12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossiliinefficienti che incoraggiano lo spreco, elimi-nando le distorsioni del mercato, a secondadelle circostanze nazionali, anche attraversola ristrutturazione fiscale e la graduale elimi-nazione di quelle sovvenzioni dannose, oveesistenti, in modo da riflettere il loro impattoambientale, tenendo pienamente conto delleesigenze specifiche e delle condizioni deiPaesi in via di sviluppo e riducendo al minimoi possibili effetti negativi sul loro sviluppo inun modo che protegga le comunità povere equelle colpite

11.7 Entro il 2030, fornire l’accesso universale aspazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessi-bili, in particolare per le donne e i bambini,gli anziani e le persone con disabilità

11.a Sostenere rapporti economici, sociali e am-bientali positivi tra le zone urbane, periurbanee rurali, rafforzando la pianificazione dellosviluppo nazionale e regionale

11.b Entro il 2020, aumentare notevolmente il nu-mero di città e di insediamenti umani cheadottino e attuino politiche e piani integrativerso l’inclusione, l’efficienza delle risorse, lamitigazione e l’adattamento ai cambiamenti

climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppoe l’implementazione, in linea con il “Quadrodi Sendai per la Riduzione del Rischio di Disa-stri 2015-2030”[1], la gestione complessiva delrischio di catastrofe a tutti i livelli

11.c Sostenere i Paesi meno sviluppati, anche at-traverso l’assistenza tecnica e finanziaria,nella costruzione di edifici sostenibili e resi-lienti che utilizzino materiali locali

[1] “Sendai Framework for Disaster Risk Reduction”

Rapporto ASviS 2017

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Goal 13: LOTTA CONTRO ILCAMBIAMENTO CLIMATICO Adottare misure urgenti percombattere il cambiamento climaticoe le sue conseguenze

Target

13.1 Rafforzare la resilienza e la capacità di adat-tamento ai rischi legati al clima e ai disastri na-turali in tutti i Paesi

13.2 Integrare nelle politiche, nelle strategie e neipiani nazionali le misure di contrasto ai cam-biamenti climatici

13.3 Migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e lacapacità umana e istituzionale riguardo ai cam-biamenti climatici in materia di mitigazione,adattamento, riduzione dell’impatto e di al-lerta precoce

13.a Dare attuazione all’impegno assunto nella Con-venzione quadro delle Nazioni Unite sui cam-

biamenti climatici* per raggiun-gere l’obiettivo di mobilitare100 miliardi di dollari all’annoentro il 2020 congiuntamente datutte le fonti, per affrontare le esigenze deiPaesi in via di sviluppo nel contesto delle azionidi mitigazione significative e della trasparenzacirca l’attuazione e la piena operatività del“Green Climate Fund” attraverso la sua capi-talizzazione nel più breve tempo possibile

13.b Promuovere meccanismi per aumentare la capa-cità di una efficace pianificazione e gestione con-nesse al cambiamento climatico nei Paesi menosviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di svi-luppo concentrandosi, tra l’altro, sulle donne, igiovani e le comunità locali ed emarginate

* Riconoscendo che la Convenzione quadro delle NazioniUnite sui cambiamenti climatici è il principale forum inter-governativo per negoziare la risposta globale ai cambia-menti climatici

Goal 14: FLORA E FAUNA ACQUATICAConservare e utilizzare in mododurevole gli oceani, i mari e lerisorse marine per uno svilupposostenibile

Target

14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo si-gnificativo l’inquinamento marino di tutti i tipi,in particolare quello proveniente dalle attivitàterrestri, compresi i rifiuti marini e l’inquina-mento delle acque da parte dei nutrienti

14.2 Entro il 2020 gestire e proteggere in modo so-stenibile gli ecosistemi marini e costieri perevitare impatti negativi significativi, anche raf-forzando la loro capacità di recupero e agendoper il loro ripristino, al fine di ottenere oceanisani e produttivi

14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti del-l’acidificazione degli oceani anche attraversouna maggiore cooperazione scientifica a tutti ilivelli

14.4 Entro il 2020, regolare efficacemente la rac-colta e porre fine alla pesca eccessiva, la pescaillegale, quella non dichiarata e non regola-

mentata e alle pratiche dipesca distruttive, e mettere inatto i piani di gestione su basescientifica, al fine di ricostituire glistock ittici nel più breve tempo possibile, al-meno a livelli in grado di produrre il rendi-mento massimo sostenibile come determinatodalle loro caratteristiche biologiche

14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il 10% dellezone costiere e marine, coerenti con il dirittonazionale e internazionale e sulla base dellemigliori informazioni scientifiche disponibili

14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sovven-zioni alla pesca che contribuiscono all’eccessodi capacità e alla pesca eccessiva, eliminare isussidi che contribuiscono alla pesca illegale,non dichiarata e non regolamentata e astenersidall’introdurre nuove sovvenzioni di questotipo, riconoscendo che un trattamento specialee differenziato adeguato ed efficace per i Paesiin via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati do-vrebbe essere parte integrante del negoziatosui sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mon-diale del Commercio[1]

14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economiciderivanti dall’uso sostenibile delle risorse ma-rine per i piccoli Stati insulari e i Paesi meno svi-

4. Appendice: Goal e Target

129

luppati, anche mediante la gestione sostenibiledella pesca, dell’acquacoltura e del turismo

14.a Aumentare le conoscenze scientifiche, svilup-pare la capacità di ricerca e di trasferimento ditecnologia marina, tenendo conto dei criteri edelle linee guida della Commissione Oceanogra-fica Intergovernativa sul trasferimento di tec-nologia marina, al fine di migliorare la salutedegli oceani e migliorare il contributo della bio-diversità marina per lo sviluppo dei Paesi in viadi sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulariin via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati

14.b Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’ac-cesso alle risorse e ai mercati marini

14.c Migliorare la conservazione e l’uso sostenibiledegli oceani e delle loro risorse tramite l’appli-cazione del diritto internazionale, che si riflettenell’UNCLOS[2], che fornisce il quadro giuridicoper l’utilizzo e la conservazione sostenibiledegli oceani e delle loro risorse, come ricordatoal punto 158 de “Il futuro che vogliamo”

[1] “World Trade Organization”[2] The “United Nations Convention on the Law of the Sea”

Goal 15: FLORA E FAUNA TERRESTREProteggere, ripristinare e favorireun uso sostenibile dell’ecosistematerrestre, gestire sostenibilmentele foreste, contrastarela desertificazione, arrestare e farretrocedere il degrado del terreno, efermare la perdita di diversità biologica

Target

15.1 Entro il 2020, garantire la conservazione, il ri-pristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi diacqua dolce terrestri e nell’entroterra e dei loroservizi, in particolare le foreste, le zone umide,le montagne e le zone aride, in linea con gli ob-blighi derivanti dagli accordi internazionali

15.2 Entro il 2020, promuovere l’attuazione di unagestione sostenibile di tutti i tipi di foreste,fermare la deforestazione, promuovere il ripri-stino delle foreste degradate e aumentare no-tevolmente l’afforestazione e riforestazione alivello globale

15.3 Entro il 2030, combattere la desertificazione,ripristinare i terreni degradati ed il suolo, com-presi i terreni colpiti da desertificazione, sic-cità e inondazioni, e sforzarsi di realizzare unmondo senza degrado del terreno

15.4 Entro il 2030, garantire la conservazione degliecosistemi montani, compresa la loro biodiver-sità, al fine di migliorare la loro capacità di for-nire prestazioni che sono essenziali per losviluppo sostenibile

15.5 Adottare misure urgenti e significative per ri-durre il degrado degli habitat naturali, arrestare

la perdita di biodiversità e, entroil 2020, proteggere e prevenirel’estinzione delle specie minacciate

15.6 Promuovere la condivisione giusta edequa dei benefici derivanti dall’utilizzo dellerisorse genetiche e promuovere l’accesso ade-guato a tali risorse, come concordato a livellointernazionale

15.7 Adottare misure urgenti per porre fine al brac-conaggio ed al traffico di specie di flora e faunaprotette e affrontare sia la domanda che l’of-ferta di prodotti della fauna selvatica illegali

15.8 Entro il 2020, adottare misure per prevenirel’introduzione e ridurre significativamentel’impatto delle specie alloctone (aliene) inva-sive sulla terra e sugli ecosistemi d’acqua econtrollare o eradicare le specie prioritarie

15.9 Entro il 2020, integrare i valori di ecosistema e dibiodiversità nella pianificazione nazionale e lo-cale, nei processi di sviluppo, nelle strategie di ri-duzione della povertà e account nella contabilità

15.a Mobilitare ed aumentare sensibilmente le ri-sorse finanziarie da tutte le fonti per conser-vare e utilizzare in modo durevole biodiversitàed ecosistemi

15.b Mobilitare risorse significative da tutte le fontie a tutti i livelli per finanziare la gestione so-stenibile delle foreste e fornire adeguati incen-tivi ai Paesi in via di sviluppo per far progrediretale gestione, anche per quanto riguarda laconservazione e la riforestazione

15.c Migliorare il sostegno globale per gli sforzi acombattere il bracconaggio e il traffico di spe-cie protette, anche aumentando la capacitàdelle comunità locali di perseguire opportunitàdi sostentamento sostenibili

Rapporto ASviS 2017

130

Goal 16: PACE, GIUSTIZIA EISTITUZIONI SOLIDEPromuovere società pacifiche e piùinclusive per uno svilupposostenibile; offrire l’accesso allagiustizia per tutti e creare organismiefficienti, responsabili e inclusivi atutti i livelli

Target

16.1 Ridurre significativamente in ogni dove tutte leforme di violenza e i tassi di mortalità connessi

16.2 Eliminare l’abuso, lo sfruttamento, il trafficoe tutte le forme di violenza e tortura contro ibambini

16.3 Promuovere lo stato di diritto a livello nazio-nale e internazionale e garantire parità di ac-cesso alla giustizia per tutti

16.4 Entro il 2030, ridurre in modo significativo iflussi finanziari e di armi illeciti, rafforzare ilrecupero e la restituzione dei beni rubati e com-battere tutte le forme di criminalità organizzata

16.5 Ridurre sostanzialmente la corruzione e laconcussione in tutte le loro forme

16.6 Sviluppare istituzioni efficaci,responsabili e trasparenti a tuttii livelli

16.7 Assicurare un processo decisionale re-attivo, inclusivo, partecipativo e rappresenta-tivo a tutti i livelli

16.8 Allargare e rafforzare la partecipazione deiPaesi in via di sviluppo nelle istituzioni dellagovernance globale

16.9 Entro il 2030, fornire l’identità giuridica pertutti, compresa la registrazione delle nascite

16.10 Garantire l’accesso del pubblico alle informa-zioni e proteggere le libertà fondamentali, inconformità con la legislazione nazionale e congli accordi internazionali

16.a Rafforzare le istituzioni nazionali, anche at-traverso la cooperazione internazionale, percostruire maggiore capacità a tutti i livelli, inparticolare nei Paesi in via di sviluppo, perprevenire la violenza e combattere il terrori-smo e la criminalità

16.b Promuovere e far rispettare le leggi e le poli-tiche non discriminatorie per lo sviluppo so-stenibile

Goal 17: PARTNERSHIP PER GLIOBIETTIVI Rafforzare i mezzi di attuazione erinnovare il partenariato mondialeper lo sviluppo sostenibile

Target

Finanza17.1 Rafforzare la mobilitazione delle risorse in-

terne, anche attraverso il sostegno interna-zionale ai Paesi in via di sviluppo, permigliorare la capacità interna di riscossionedi imposte e altre forme di entrate

17.2 I Paesi sviluppati adempiano pienamente ailoro obblighi di aiuto pubblico allo sviluppo,tra cui l’impegno da parte di molti Paesi svi-luppati di raggiungere l’obiettivo dello 0,7%di APS/PIL[1] per i Paesi in via di sviluppo e da0,15 a 0,20% di APS/PIL per i Paesi meno svi-

luppati; i donatori di APS sonoincoraggiati a prendere in con-siderazione la fissazione del-l’obiettivo di fornire almeno 0,20%di APS/PIL per i Paesi meno sviluppati

17.3 Mobilitare ulteriori risorse finanziarie per iPaesi in via di sviluppo da più fonti

17.4 Aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungerela sostenibilità del debito a lungo termine at-traverso politiche coordinate volte a favorireil finanziamento del debito, la riduzione deldebito e la ristrutturazione del debito, se delcaso, e affrontare il debito estero dei Paesipoveri fortemente indebitati in modo da ri-durre l’emergenza del debito

17.5 Adottare e applicare i regimi di promozionedegli investimenti a favore dei Paesi menosviluppati

4. Appendice: Goal e Target

131

Tecnologia17.6 Migliorare la cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud

e quella triangolare in ambito regionale ed in-ternazionale e l’accesso alla scienza, alla tec-nologia e all’innovazione e migliorare lacondivisione delle conoscenze sulle condizionireciprocamente concordate, anche attraversoun maggiore coordinamento tra i meccanismiesistenti, in particolare a livello delle NazioniUnite, e attraverso un meccanismo di facili-tazione globale per la tecnologia

17.7 Promuovere lo sviluppo, il trasferimento, ladisseminazione e la diffusione di tecnologieecocompatibili ai Paesi in via di sviluppo acondizioni favorevoli, anche a condizioni age-volate e preferenziali, come reciprocamenteconcordato

17.8 Rendere la Banca della Tecnologia e i mecca-nismi di sviluppo delle capacità scientifiche,tecnologiche e di innovazione completamenteoperativi per i Paesi meno sviluppati entro il2017, nonché migliorare l’uso delle tecnolo-gie abilitanti, in particolare le tecnologie del-l’informazione e della comunicazione

Costruzione di competenze e capacità17.9 Rafforzare il sostegno internazionale per l’at-

tuazione di un sistema di costruzione dellecapacità efficace e mirato nei Paesi in via disviluppo per sostenere i piani nazionali di at-tuazione di tutti gli Obiettivi di sviluppo so-stenibile, anche attraverso la cooperazioneNord-Sud, Sud-Sud e triangolare

Commercio17.10 Promuovere un sistema commerciale multila-

terale universale, basato su regole, aperto,non discriminatorio ed equo nell’ambitodell’Organizzazione mondiale del commercio,anche attraverso la conclusione dei negoziatidell’Agenda di Doha per lo sviluppo

17.11 Aumentare in modo significativo le esporta-zioni dei Paesi in via di sviluppo, in partico-lare al fine di raddoppiare la quota delleesportazioni mondiali dei Paesi meno svilup-pati entro il 2020

17.12 Realizzare una tempestiva attuazione di unmercato senza dazi e l’accesso al mercatosenza contingenti di importazione su base du-ratura per tutti i Paesi meno sviluppati, inlinea con le decisioni dell’Organizzazionemondiale del commercio, anche assicurandoche le regole di origine preferenziale applica-bili alle importazioni dai Paesi meno svilup-pati siano trasparenti e semplici, econtribuire a facilitare l’accesso al mercato

Questioni sistemiche

Coerenza politica e istituzionale

17.13 Migliorare la stabilità macro-economica glo-bale, anche attraverso il coordinamento e lacoerenza delle politiche

17.14 Migliorare la coerenza delle politiche per losviluppo sostenibile

17.15 Rispettare lo spazio politico di ciascun paesee la leadership per stabilire e attuare politi-che per l’eliminazione della povertà e per losviluppo sostenibile

Partenariati multilaterali

17.16 Migliorare il partenariato globale per lo svi-luppo sostenibile, integrato da partenariatimultilaterali che mobilitino e condividano leconoscenze, le competenze, le tecnologie ele risorse finanziarie, per sostenere il raggiun-gimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibilein tutti i Paesi, in particolare i Paesi in via disviluppo

17.17 Incoraggiare e promuovere efficaci partena-riati tra soggetti pubblici, pubblico-privati enella società civile, basandosi sull’esperienzae sulle strategie di accumulazione di risorsedei partenariati

I dati, il monitoraggio e la responsabilità

17.18 Entro il 2020, rafforzare il meccanismo di sup-porto delle capacità per i Paesi in via di svi-luppo, anche per i Paesi meno sviluppati e ipiccoli Stati insulari in via di sviluppo, per au-mentare in modo significativo la disponibilitàdi dati di alta qualità, tempestivi e affidabilidisaggregati in base al reddito, sesso, età,razza, etnia, status migratorio, disabilità, po-sizione geografica e altre caratteristiche rile-vanti in contesti nazionali

17.19 Entro il 2030, costruire, sulle base delle ini-ziative esistenti, sistemi di misurazione del-l’avanzamento verso lo sviluppo sostenibileche siano complementari alla misurazione delPIL e sostenere la creazione di capacità stati-stiche nei Paesi in via di sviluppo

[1] APS: Aiuti Per lo Sviluppo (ODA: Official developmentassistance)

Finito di stampare nel mese di settembre 2017

presso La Buona Stampa s.r.l. - Napoli

Progetto grafico e impaginazione

NOWLEDGE USINESS

Il Rapporto dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), giunto alla sua seconda edizione, valuta l’avanzamento del nostro Paese verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta dai governi di 193 Paesi il 25 settembre del 2015, e gli ambiti in cui bisogna intervenire per assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro modello di sviluppo.

Il Rapporto 2017, realizzato grazie agli esperti delle oltre 170 organizzazioni aderenti all’Alleanza, utilizzando strumenti statistici e analitici innovativi, offre un’ampia panoramica della situazione dell’Italia rispetto alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile e avanza proposte concrete per realizzare politiche in grado di migliorare il benessere delle persone, ridurre le disuguaglianze e aumentare la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Per la prima volta vengono anche presentati diversi scenari per lo sviluppo del Paese da oggi al 2030.

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) è nata il 3 febbraio del 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Oggi rappresenta la più grande rete di organizzazioni che si occupano di sostenibilità in Italia, è punto di riferimento italiano di istituzioni nazionali e internazionali, nonché fonte di informazione qualificata sui temi dello sviluppo sostenibile, distribuita gratuitamente sul portale www.asvis.it e attraverso i social media. L’ASviS è impegnata a far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030, a favorire lo sviluppo di una cultura della sostenibilità a tutti i livelli e ad attuare politiche economiche, sociali e ambientali capaci di conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.