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Adverum Edizioni - Anno 2 - n°3 marzo 2011 - www.ladysmagazine.it 3 3 marzo 2011 Bianca Balti Bianca Balti segni particolari: top model intervista Attualità L'Italia in rosa coppia Supremazia di genere Vado a vivere da sola: ce la farò? Moda Novità dalle sfilate Novità dalle sfilate da da Milano Milano a a New York New York

Lady's marzo 2011

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Lady's, il primo magazine al femminile di Pavia e provincia

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33 marzo 2011

Bianca BaltiBianca Baltisegni particolari: top model

intervista

AttualitàL'Italiain rosa

coppiaSupremazia

di genere

Vado a vivere da sola:ce la farò?

ModaNovità dalle sfi lateNovità dalle sfi lateda da MilanoMilanoa a New YorkNew York

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{ Sommario }

Realizzazione EditorialeAdverum s.r.l.Via Defendente Sacchi, 8 - 27100 Paviatel. (+39) 0382.309826 fax (+39) 0382.308672iscrizione al Trib. di Pavia n° 741 del 21.07.2010

Direttore Responsabile: Stefano [email protected]

Art Director: Chiara Bogliani

Redazione:Roberta Tacchinardi, Alessia Benaglio,Daniela Capone, Simona Rapparelli,Chiara Pelizza, Rossana Trespidi

Stampa: Pv Print s.r.l. - Pavia

ANNO 2

N° 3 MARZO 2011

COVER

Bianca Balti

Cover......................................................8Intervista a Bianca Balti

Attualità.................................................12Italia in rosa: uno stato incompiuto

IN coppia................................................16Supremazia di genere: scarsa cultura o inciviltà?

8 Marzo..................................................20"Non sono una donna addomesticabile"

Villa Gaia................................................22A Rea un ostello internazionale per la gioventù

Casa......................................................26Compro o affi tto?

Ristrutturare..........................................30Gusto, soldi, impegno e qualità

Vado a vivere da sola.................................34Ma che fatica!

Arredamento..........................................40Ad ognuna la sua casa

Moda.....................................................44Primavera - Estate 2011

Salute! ...................................................48Il galateo dell'allergico

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DIRITTI: tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati

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40

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la tua sicurezzasicurezzaprima di tutto

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MELITA TONIOLO

STEFANO SPALLADirettore

{ Editoriale }ditdi iale }e }}ele }eto }toto{ Edditoriale }aleoriale }Edi{ dit

Il 19 marzo 1911 oltre un milione di donne celebrò, per la prima volta, la “Giornata internazionale della donna”. Evento nel quale

fu rivendicato il diritto al lavoro, alla formazione professionale nonché la cessazione di ogni discriminazione sul posto di lavoro.

In altre parole il diritto ad un lavoro dignitoso.

L’8 Marzo 2011 segna in molti paesi il centesimo anniversario di quel giorno. Punto di riferimento per le donne al quale,

quest’anno, le Nazioni Unite hanno abbinato un nuovo evento: “la Giornata Internazionale della Donne per le Donne delle

Nazioni Unite".

In tutti questi anni è stata celebrata in tutto il mondo la festa della donna. Momento di particolare rifl essione nel quale ragionare

su anni di lotta femminile per ottenere uguaglianza, giustizia e sviluppo talvolta riscontrabile solo sulla carta o in alcuni slogan.

L’8 marzo non è uno dei trecentosessantacinque giorni del calendario. E’ quella data nella quale, per incanto, si frantumano i

confi ni nazionali e si dissolvono le barriere linguistiche, culturali ed economiche. E’ universalmente riconosciuto come il gior-

no in grado di rappresentare un tangibile riconoscimento per le donne che, nella loro normalità quotidiana, contribuiscono al

progresso civile, educativo e morale nostra società. Ma occorre di più! E’ necessario che la società riconosca il loro ruolo. E’

indispensabile che tutte le nazioni ammettano il loro protagonismo sociale, politico e culturale.

Ma come in tutte le cose bisogna partire dalla base per raggiungere grandi risultati. Quindi: cosa signifi ca essere donna nel

2011? Signifi ca solo svegliarsi presto al mattino per organizzare la colazione, svuotare la lavastoviglie, portare i fi gli a scuola,

affrontare la giornata lavorativa con tutte le sue incognite e, ritornate a casa, lavare, cucinare aiutare i fi gli nei compiti e andare

a letto per ultima perché, prima, c’è una lavatrice da riempire? Certo che no! “Essere donna nel 2011” signifi ca, soprattutto,

che le Donne possano essere libere di pensare, di impegnarsi nel sociale esprimendo con determinazione le proprie idee e i

propri ideali ma che poi, con pari intensità, sanno sciogliersi dietro un “ti voglio bene” del proprio fi glio o un “ti amo” del

proprio compagno. Insomma essere Donna nel 2011 signifi ca essere mamme, mogli, lavoratrici, casalinghe, imprenditrici.

Signifi ca essere donna a 360°. Il tutto condito da una silenziosa quanto invidiosa ammirazione dell’uomo….. vi sembra poco?

La Giornata Internazionale della Donnacompie 100 anni

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{ La copertina }-

{ La copertina }

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BIANCA BALTI

IN TUTTO IL SUO SPLENDORE

NELLA CAMPAGNA PUBBLICITARIA

DI INTIMISSIMI

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di Roberta Tacchinardi

-------------------

Top model

L’affascinante top model internazionale Bianca Balti è più vicina alla gente comune di quanto si pensi. Nata a Lodi il 19 marzo del 1984, la seducente modella ama essere sé stessa: "Spen-ti i rifl ettori so tornare la mamma di mia fi glia Matilde, che ha tre anni e diventare anche una

buona casalinga. Amo molto tenere in ordine la casa di Milano. Un angolo tutto nostro che il lavoro mi ha permesso di com-prare" spiega la ragazza. Oggi Bianca è felicemente fi danzata e sogna l’amore eterno: "Ho alle spalle un divorzio e so benis-simo cosa signifi ca sbagliare. Nessun rimpianto, ma ora cerco soltanto ciò che la vita può offrire di vero. Il mio pensiero è assicurare un futuro alla mia bambina, il resto, pregiudizi della gente compresi, non conta niente. So benissimo che nel mio lavoro è un attimo perdere la notorietà. Quindi vivo le occasio-ni che si presentano di giorno in giorno senza fare troppi pro-grammi". Alla ventiseienne, diplomata al liceo classico e con alle spalle una fulminante carriera nel settore moda iniziata nel 2005, mancano spesso i semplici momenti della vita quotidiana di chi non ha ancora trent’anni: "Sarebbe bello vivere con i miei genitori e sentirmi protetta. Mi piacerebbe anche andare a spas-so con gli amici di vecchia data che abitano a Lodi, come il mio compagno di liceo Angelo Ghidoni e l’inseparabile compare di marachelle Stefano Giulini. Sono infatti convinta che si faccia presto a farsi nuove amicizie ma che, quelle vere, siano in realtà pochissime e abbiano origini lontane". La lodigiana ha capito di aver sfondato quando è stata scelta in esclusiva per la campagna

Segni particolari?Bianca Balti

"Ma resto me stessa"La bellissima lodigiana svela i suoi segreti

pubblicitaria internazionale di Dolce&Gabbana. A se-guire ha sfi lato e posato per Missoni, Rolex, Paul Smith, Revlon, Guess?, Donna Ka-ran, Roberto Cavalli, Arma-ni Jeans e tanti altri stilisti di livello. Ma nonostante sia una delle tre modelle di nuova generazione più pa-gate, Bianca non si è monta-ta la testa: "Ho girato buona parte del mondo abitando, solo per amore e con gran-de tristezza, anche a New York. Eppure mi sono sempre e solo sentita a casa a Lodi dove c’è la famiglia che, durante la mia assenza, accudisce Matilde. Ci torno spesso e appena possibile rimarco le mie origini anche da-vanti a personaggi famosissimi. Lo faccio spiegando la colloca-zione in campagna della mia città, evidenziando tutti i vantaggi di stare vicino alla grande Milano. Tanto da essere conosciuta come Bianca da Lodi benché quasi nessuno sappia nulla del no-stro capoluogo. Io sono italiana e posso vivere solamente in Ita-lia. E poi adoro le corte distanze. Viaggiare non è poi così bello e quello che faccio non è necessariamente divertente. Da ragaz-za giravo tutta la provincia in motorino. Ho vissuto a fondo il territorio: dall’Adda al Belgiardino, ovunque. La top model è

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{ copertina }

stata premiata alcune settimane fa a Lodi con il Fanfullino d’oro (più alto riconoscimento locale consegnato dall’associazione Familia ludesana). Il suo commento: "Un’emozione unica dato che negli anni passati mi hanno preceduto personaggi storici del territorio come i fondatori delle aziende Erbolario e Zuc-chetti. Realtà che sono tutt’ora tra le più importanti esistenti in zona". Sensibilissima, del segno dei pesci, golosa di meringhe, con un metabolismo rapidissimo "che invidiano tutti", amante degli spuntini notturni e dei fornelli, incuriosita dall’atteggia-mento distaccato ma anche coccolone dei gatti e appassionata di album fotografi ci, la ragazza invita le donne a scoraggiare il maschilismo: "Dovremmo cercare di essere sempre noi stes-se come gli uomini. Loro infatti non si fanno tanti problemi a mostrarsi con pregi e difetti. Non si deve sempre dimostrare

curiosità 1

2

"i miei più grandi hobbies sonomettere in ordine, cucinare e fare album delle foto."

" è divertente tornare a Lodi, tutti mi fanno grandi feste. Non so se me lo merito... sono sempre io, la stessa di prima. Ma non posso mentire, mi fa veramente un grande piacere."

su Bianca Balti

qualcosa a qualcuno né prostituirsi per avere una vita agiata alle spalle del compagno. In questo modo senza di lui non si è più nessuno e non è giusto. Si rischia inoltre di distruggere l’im-magine della donna che è già diffi cile da difendere". Gli ultimi impegni della ventiseienne sono stati gli scatti per la campagna Davidoff alle Hawaii: "E presto andrò a Parigi a sfi lare in esclu-siva per Chanel haute couture" conclude. ✽

Dal 6 marzo 2011Bianca è il nuovo volto

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{ donne d'italia }

Parlare di donne e ruoli impegnati a livello pro-fessionale è sempre cosa ardua, soprattutto se l'argomento è affrontato da una donna, che ov-viamente fi nirà per essere spudoratamente di parte. Figuriamoci se poi scrive per una rivista tutta in rosa. Fatto sta che affrontare un argo-

mento tanto delicato non è semplice: innanzi tutto è necessa-rio non scadere nella retorica e nei mitici slogan anni sessanta, che sono serviti tanto in quell'epoca per affermare con orgoglio l'uguaglianza di genere ma che adesso sembrano un po' datati e per certi aspetti forse eccessivi; il fatto certo è che, ancora oggi e forse più che mai, la donna si trova davanti al tremendo dilemma: la carriera (il lavoro) o la famiglia? E in aggiunta: ma se faccio carriera, quanti uomini troverò che mi pestano i calli perché appartengo al gentil sesso? Dettaglio non da poco mie care e noi lo sappiamo bene.Indubbiamente nell'ultimo secolo la condizione della donna ha avuto un'inarrestabile evoluzione, e questo elemento è in-dissolubilmente legato al suo ingresso nel mondo del lavoro. Intendiamoci, si parla di lavoro formalmente riconosciuto e pagato, considerato il piccolo dettaglio che il lavoro femmini-

Il belpaesemaglia nera delle pari opportunità

sia in politicache a livello professionale

le per defi nizione, cioè la cura dei familiari e la riproduzione della specie umana per molto tempo non è stato considerato tale, né tanto meno retribuito. Ed ecco qui la fatidica compre-senza di ruoli, con cui spesso le donne devono fare i conti, a causa della splendida quotidianità del doppio carico, lavorati-vo e familiare.Al tempo stesso, la loro partecipazione al mondo del lavoro, pur in crescita costante, è rimasta a lungo marginale e ancora oggi è purtroppo tristemente lontana da una effettiva parità, quantitativa e qualitativa: le donne occupate sono ovunque meno (e in Italia, molto meno) degli uomini, hanno guadagni

Italia in rosauno stato incompiutoItalia in rosa

46,6%è la percentuale di

donne che risultano occupate, contro il

70,7% degli uomini(ricerca Istat 2007)

di Simona Rapparelli

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Perlomeno desolanti: lo scorso 7 marzo è stata presen-tata a Palazzo Montecitorio, nell'ambito degli incontri della Fondazione della Camera, realizzata da Lorella Cedroni (Professore associato di Filosofi a politica, Dipartimento di Studi Politici, Facoltà di Scienze po-litiche, La Sapienza Università di Roma, Facoltà di Scienze politiche) e Marina Calloni (professore ordina-rio in fi losofi a politica e sociale presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca) una ricerca dal titolo "Le donne nelle istituzioni rappresentative dell’Italia repubblicana: una ricognizione storica e critica", in occa-sione della Giornata internazionale della donna. Ecco le con-clusioni a margine del lavoro: "L’Italia è tra gli ultimi paesi al mondo per quanto riguarda la percentuale di donne presenti in posizioni apicali in campo politico, economico e sociale. La scarsa presenza di donne nelle istituzioni è segno evidente di una crisi generale della rappresentanza politica, crisi che si esprime generalmente attraverso la richiesta di un maggiore e migliore rispecchiamento, ossia di rappresentanza sociologi-ca o descrittiva. Il corto circuito tra rappresentanza politica e rappresentanza sociologica è solo un aspetto di questa dina-mica all’interno della quale non trovano spazio, né espressio-ne, gli interessi generali del paese". "La questione della “presenza” delle donne - sostengono le autrici della ricerca - non esaurisce, però, il problema della rappresentanza, né la discussione sulla rappresentanza delle donne può coincidere con quella della mera autorappresen-tanza. Tale considerazione dovrebbe far rifl ettere su quanto sia fuorviante trattare il problema della rappresentanza di genere come una questione meramente “quantitativa” o peg-gio ancora “formale” di semplice “presenza” e “visibilità”. Ciò che è invece importante rilevare è che la richiesta di una maggiore presenza di donne in politica e di un’adeguata rap-presentanza è indicativa di una “emergenza” sociale. Pertanto, accertare “quante” donne sono presenti nelle istituzioni non è suffi ciente – anche se i dati sono necessari per defi nire l’entità del problema – piuttosto è necessario indicare in quali termi-ni una presenza più consistente delle donne in politica possa “fare” la differenza e far prevalere una diversa “progettualità” politica". "L’asimmetria di potere - concludono - a livello politico è invece un “indicatore simbolico” evidente di come non sia re-alizzata nei fatti l’eguaglianza tra i generi. I sistemi politici nei quali le donne sono sottorapresentate sono da ritenersi, pertanto, sistemi democratici “incompiuti”. ✽

inferiori, ottengono spesso lavori pre-cari e di minore durata, sono maggiori in alcuni settori e praticamente escluse da altri, hanno minore accesso a posi-zioni di responsabilità. Che bel quadretto! Ma, facciamoci an-cora un po' di male dando un'occhiata a qualche cifretta.L’Italia si distingue negativamente rispetto alla maggior parte dei paesi sviluppati, è al di sotto della media europea in quasi tutti gli indicatori ed è divisa in due parti molto differenti tra loro. Il Piemonte, come la maggior parte delle regioni del nord, è in con-dizioni migliori della media naziona-le ed è abbastanza vicino alla media europea: per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile (56%, con possibilità di raggiungere l’obiettivo fi ssato dal Consiglio Europeo di Li-sbona, che è il 60% nel 2010). In una ricerca Istat datata 2007, si scopre che risultano occupate il 46,6% delle donne tra i 15 e i 64 anni contro il 70,7% degli uomini. Anche per la classe di età in cui si raggiun-gono i livelli massimi di occupazione, ovvero per le persone che hanno una

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fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni, le differenze sono notevoli: 61,3% per le donne e 91,2% per gli uomi-ni. Il confronto con gli altri paesi è quasi tragico: dodici punti in meno della media europea, anche inclusi gli stati di recente ingresso, venti in meno degli Stati Uniti, venti-quattro della Svezia. Allo stato attuale sembra impossibile che l’Italia possa raggiungere l’obiettivo del tasso di occu-pazione femminile (cioè la percentuale di donne occupate sul totale delle residenti tra i 16 e i 64 anni) del 60% nel 2010, stabilito per i paesi europei.. Ma all’interno di que-sto risultato deludente, impressiona il divario tra Nord e Sud, superiore ai venti punti, con quattro regioni meridio-nali che hanno un tasso di occupazione inferiore alla metà dell’Emilia Romagna, prima regione italiana con il 62%.Stesso divario per il tasso di disoccupazione, che nel 2005 è pari al 10,1% per le donne, mentre per gli uomini è il 6,2%. Se raffrontata alla situazione del 1995, tuttavia, la disoccupazione femminile è diminuita di oltre un terzo, mentre la diminuzione per gli uomini è stata meno intensa. Insomma, siamo un paese incompiuto democraticamente e quasi fallimentare dal punto di vista delle differenze di genere sul posto di lavoro. Ma consoliamoci, almeno in parte: siamo noi donne la vera forza della famiglia, quelle che non mollano mai, che hanno la capacità di allattare un fi glio, consolare il marito malato (o fi nto malato), termina-re a casa il lavoro dell'uffi cio, stirare e volerci comunque bene, il tutto rigorosamente in contemporanea. ✽

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{ in coppia }

C'è una vignetta, abbastanza ricor-rente in alcuni settimanali o men-sili di svago, che raffi gura il clas-sico uomo dell'età della pietra che, con l'immancabile clava in mano, procede verso la propria caverna

trascinando per i capelli una donna. Di solito l'im-magine è scherzosa, ovvero la rappresentante del sesso femminile accetta “l'attenzione” senza lamen-tarsi, come una cosa fondamentalmente normale. E i lettori ridono dell'esagerazione. D'altronde, come è possibile anche solo immaginare che nel nostro mo-derno ventunesimo secolo esistano situazioni simili?O no?Basta scorrere le pagine di cronaca di molti quo-tidiani nazionali per capire che il rapporto uomo-donna non sempre è alla pari: dell'argomento si è interessata anche la televisione, con trasmissioni ad hoc che hanno raccontato storie tragiche di donne uccise dai loro compagni, vessate, violentate e pic-chiate senza pietà, rese innocue e silenziose a furia di minacce e botte, eternamente al servizio del loro padrone come schiave mute, devote e piene di livi-di nel corpo e nell'anima. Sono situazioni estreme, fatte di ignoranza, assenza di rispetto e senso di su-periorità, di superbia, di indole violenta.

Supremazia di genere:scarsa culturao inciviltà?Il rapporto di superioritàdell'uomo nei confornti della donnanon è solo una questione di ignoranzadi Simona Rapparelli

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Facciamoun passo indietroLa storia d'altronde è tristemente co-stellata di soprusi: si pensi al ratto delle Sabine, alla caccia alle streghe, ai ma-trimoni combinati rinascimentali, ai grandi navigatori che non portavano donne sulle imbarcazioni perchè sem-plicemente si pensava che semplice-mente menassero sfortuna. Poter osservare la storia può esserci uti-le per ricostruire un cammino femmini-le fatto di affermazione della superiorità maschile. Si pensi anche, per esempio, alla storia cinquecentesca di Isabella d'Este, moglie del marchese di Mantova Francesco Gonzaga: giunta sposa nella città del marito con tutti gli onori che si potevano convenire ad una donna ni-pote di re (in questo caso per parte di madre, la napoletana Eleonora d'Ara-gona), è stato chiaro fi n da subito che i ruoli destinati alla giovane marchesa dovevano essere limitati alla femmini-lità. Via libera quindi all'organizzazione di una sala dedicata a trucchi, pomate di bellezza, abiti e sarte, acconciature, cre-scita dei numerosi fi gli, allestimenti di spettacoli teatrali e ricevimenti. Peccato che Isabella fosse una donna davvero unica, che sapeva sposare le sue quali-tà in rosa con un amore spassionato per la vita politica del suo tempo e peccato

anche che suo marito – politicamente poco abile – non solo avesse intuito le capacità isabelliane, ma avesse chiuso in faccia alla moglie la porta della stan-za dei bottoni mantovana. Della serie: sei una donna? Sta al tuo posto, e che diamine! La storia poi, diede ragione alla giovane marchesa (che ancora oggi viene ricordata per il suo acume politi-co): il marito venne rapito in battaglia dai veneziani e rinchiuso nel carcere della città lagunare per quasi tre anni. In quel periodo a Mantova Isabella regnò sul serio, rassicurò il popolo e brigò con tutta l'Italia e con mezza Europa per far liberare il marito. Risultato? Francesco Gonzaga, rientrato a Mantova, riprese in mano le redini del governo senza ne-

anche ringraziarla e ferendola nel suo orgoglio di donna e di governante. Poco male, per fortuna il senno di poi degli storici le attribuì il giusto onore. Resta la domanda un po’ inquietante: se una marchesa (che aveva il potere di ribadire le sue nobili origini) veniva considerata così, che destino potevano avere le popolane?

La storia è costellata di soprusi: si pensi al ratto delle Sabine, alla caccia alle streghe, ai grandi navigatori che non portavano donne sulle imbarcazioniperchè si pensava cheportassero sfortuna.

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{ in coppia }

Solo una creatura femminile sfugge, nella mente dell'uomo medio, alle classifi cazioni di genere: la mamma

Solo una creatnella mente de

Dopo il lungo salto nel passato tornia-mo al nostro presente e ad argomenti più spiccioli, perchè sono tante le ma-nifestazioni della convinzione maschile di stare un paio di gradini sopra la testa del genere femminile. Esistono infatti ancora oggi – e probabilmente non pe-riranno mai - tanti piccoli segni tangi-bili e quotidiani dell'arcaico istinto di supremazia dell'uomo: non vi siete mai sentite dire frasi del tipo: “oggi sei ner-vosa, saranno i tuoi problemi mensili”; oppure “uffa come sei noiosa, continui a parlare”; oppure ancora: “lascia stare non sei capace, non è una cosa da don-ne”, o l'alternativa “non sono capace di far da mangiare perchè è una cosa da donne”. Sembrano dettagli insigni-fi canti, ma sotto sotto non lo sono per nulla. Hanno la forza di sottolineare, infatti, le differenze tra i sessi, metten-

do la donna in quella solita posizione di essere inferiore in cui è stata relegata per millenni, giocando sulla presunta debolezza di genere.

Solo una creatura femminile sfugge, nella mente dell'uomo medio, alle clas-sifi cazioni di genere: la mamma. L'uo-mo infatti distingue con decisione le due fi gure, la donna e la madre: paradossa-le? No, semplicemente maschile, e per

di più italico. I difetti che normalmente vengono attribuiti alle femmine scom-paiono magicamente quando si parla di mammà, fi gura al di sopra di ogni sospetto. Se lei è pedante e chiacchiera all’infi nito con le commesse di un nego-zio, lui se ne starà quieto in un angolino ad aspettare che la genitrice fi nisca arri-vi a scegliergli pantaloni e camicie; se lo facesse la sua fi danzata dopo mezzo secondo inizierebbero a partire sguardi

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dardeggianti del tipo “se non la smetti di parlare ti pianto qui e vado ad inse-guire la prima che passa per il corso”. Insomma, c’è materiale a suffi cienza per farsi qualche domanda e tentare di dare una risposta: i rapporti di confl it-to e superiorità dell’uomo nei confron-ti della donna dipendono da inciviltà oppure da scarsa cultura? La violenza in genere e, in questo caso, di genere non dipende sempre strettamente dal-la mancanza di cultura: ci sono profes-sionisti emeriti con studi mirabolanti alle spalle che hanno usato violenza nei confronti delle donne, per voglia di dominio, paura di essere superati, insicurezza e terrore dell’abbandono femminile. Certo, in ambienti dove la cultura non entra è più facile che “le cose vengano risolte alla vecchia ma-niera”, come si fa con gli animali che non ubbidiscono, ma non sempre è così. E’ semplicemente mancanza di rispetto, una smisurata mancanza di rispetto nei confronti dell’altro, sia esso il vicino di casa, un cane, una collega di lavoro. E’ un orribile mix tra indole violenta, insi-curezza e superbia.

Per concludere: tornando al Ratto delle Sabine, leggenda e non verità storica, qui sotto riportiamo un passo che rite-niamo signifi cativo:

“A tutto questo si aggiungevano poi le attenzioni dei mariti (i quali giusti-fi cavano la cosa con il trasporto della passione), attenzioni che sono l'arma più effi cace nei confronti dell'indole femminile”.

E se già Tito Livio lo aveva capito che le attenzioni sono l’arma più effi cace nei confronti dell’indole femminile, i nostri maschi cosa aspettano a render-sene conto? ✽

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{ 8 MARZO }

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L’8 marzo è il giorno della festa della donna. E’ prassi comune ricevere una mi-mosa, uscire a cena con le amiche e, in certi casi, godersi uno spettacolo di

spogliarello maschile. Ma davvero queste pratiche ci gratifi cano? Davvero trattare gli uomini come oggetti almeno una volta l’anno ci fa sentire bene? Addirittura c’è la leggenda secondo la quale l’8 marzo è il giorno in cui “si aprono le gabbie”, cioè il giorno in cui donne che non escono mai si concedono un’ora d’aria e uomini single vanno a caccia approfi ttando della maggio-re quantità di prede in circolazione. Forse non tutti sono a conoscenza dell’origine, del vero signifi cato dei festeggiamenti ma in una situazione delicata per il ruolo della donna come quella attuale ciò non è am-missibile. Circolano dicerie secondo cui la festività dell’8 marzo venne istituita per

ricordare le operaie uccise da un incendio causato volontariamente dal proprietario della fabbrica in cui lavoravano oppure per ricordare la repressione violenta della manifestazione sindacale di alcuna operai tessili a New York. Storie coinvolgenti e suggestive ma niente di tutto ciò è mai sta-to confermato. E non è vero nemmeno che la mimosa divenne il simbolo della festa delle donne perché accanto alla famosa fabbrica cresceva una pianta di mimose, venne scelta perché è un fi ore semplice ma con un profumo molto forte che fi o-risce proprio e soltanto nei primi giorni di marzo. La nascita della festa della donna risale al lontano 1907 quando durante il Congresso della II° Internazionale Socia-lista a Stoccarda venne posto per la pri-ma volta come tema all’ordine del giorno la questione femminile e il loro diritto al voto. Il 28 febbraio dell’anno successivo venne celebrata negli Stati Uniti la prima

di Alessia Benaglio

ALDA MERINI

“Non sonouna donnaaddomesticabile” Alda Merini

ALDA MERINI

Alda Merini, poetessa e scrittrice milanese, scom-pare nel novembre del 2009 dopo la pubblicazione del suo ultimo libro in prosa “Lettere al Dottor G”.Le opere e la biografi a sul sito www.aldamerini.it

Appartiene alla famigliadelle acacee e originaria

dell'America del Sud,si usava regalarla in occasione

dei fi danzamenti.

LA MIMOSALA M

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e uffi ciale giornata della donna in oc-casione della manifestazione in favore del diritto al voto femminile. A seguito di questi avvenimenti, si sentì forte la necessità di istituire un giorno dedicato alla rivendicazione dei diritti delle don-ne e così fu. In Germania venne scelto il 19 marzo per ricordare la disfatta del Re di Prussia di fronte alla minaccia della rivolta proletaria per non aver mante-nuto la promessa di riconoscere il voto anche alle donne. In Russia fu scelto l’8 marzo per ricordare quella fatidica data del 1917 in cui le donne manifestarono in piazza per la fi ne della guerra e che viene solitamente indicata come l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio. An-che in Italia la scelta cadde sull’8 marzo, proprio per celebrare quelle donne che avevano avuto un ruolo attivo nella ca-duta dello zarismo. Non è tanto impor-tante conoscere la data precisa in cui viene festeggiata la ricorrenza quanto in-vece lo è constatare che coincide sempre

con avvenimenti che hanno infl uenzato (o ci hanno provato) la storia femminile di un paese. E’ un giorno in cui ricordare le conquiste politiche e sociali che hanno ottenuto le nostre antenate senza dimen-ticare le violenze che hanno dovuto subi-re per raggiungere i loro obiettivi. E’ un giorno in cui ricordare e lasciarsi ispirare

da grandi donne che con la loro forza di volontà hanno contribuito a cambiare il mondo. Pensiamo a Marie Curie la prima donna nella storia a ricevere il Premio Nobel e non una ma due volte! Pensia-mo alla politica birmana Aung San Suu Kyi, capo del movimento non-violento,

da anni lotta in difesa dei diritti umani. Anche lei vincitrice di un Premio Nobel per la pace nel 1991 utilizzò i soldi del premio per fi nanziare la costruzione del sistema sanitario e di istruzione birma-no. Pensiamo anche a casa nostra. Penso a Alda Merini, poetessa e scrittrice re-centemente scomparsa. Non vinse mai il Nobel ma la sua ordinaria follia merita anche di più. E’ la festa della donna, ogni donna può celebrarsi come meglio crede. Io voglio festeggiare così, dedicandovi un paio di strofe della poesia “Il regno delle donne” della poetessa milane-se. “Guarda il sole quando scende ed accende d’oro e porpora il mare, lo

splendore è in voi, non svanisce mai perché sapete che può ritornare il sole, dopo il buio ancora il sole. E se passa il temporale, siete le prime a ritrovare la voce, sempre regine voi, luce e inferno poi, anche il male non può farvi male.” Auguri. ✽

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{ noi e la casa }

di Rossana Trespidi

chance in termini di sviluppo economico e culturale. Lo scopo è di raggrupparli come un unico polo di attrazione di una cultura antica e di tradizioni legate al fi u-me. “Qualcuno continua a considerarla un’impresa folle, ma per fortuna molte persone ci hanno creduto sin dall’inizio e hanno deciso di partecipare. Per noi è

L’obiettivo è nobile e ambizioso: recupera-re una vecchia dogana per farne un ostello di accoglienza per la gio-ventu’, un progetto da

1.500.000 di euro senza scopo di lucro che dovrebbe nascere proprio questa pri-mavera. Soltanto la volontà di creare un nuovo spazio sociale pubblico per Pavia e il suo Oltrepo, spe-cifi catamente a Rea Po, in una terra di confi ne sulle rive del nostro grande fi ume. Si chiama Villa Gaia perché intitolato ad una ragazza scom-parsa, Gaia Sant’Agostino. Al proposito infatti è stata creata anche una Fondazio-ne Gaia che si propone di prevenire e ridurre situazioni di disagio delle perso-ne che si vengono a trovare in situazioni di diffi coltà, tramite il fi nanziamento e la realizzazione di ogni attività ritenuta uti-le a tal fi ne, in Italia e all’estero per ono-

rare il ricordo e l’attività svolta di Gaia Santagostino cui è intitolata. La solida-rietà sociale è la principale fi nalità della Fondazione che è particolarmente attiva nel promuovere le pari opportunità, l’as-sistenza sociale e socio-sanitaria, bene-fi cenza, istruzione, formazione, promo-zione della cultura e dell’arte, tutela dei diritti civili e ricerca scientifi ca di parti-colare interesse sociale. Ovviamente le

donne diventano in questo caso inter-locutore privilegia-to. L’ostello della gioventù dovrebbe portare gente da

ogni parte del mondo a conoscere il Po. E’ pensato per accogliere giovani, grup-pi familiari, donne con bambini e pel-legrini. Un ostello con alti standard di accoglienza che offrirà una cucina a chi-lometro zero con i prodotti della terra, e che darà ai piccoli comuni rivieraschi del Po, poco evoluti dal punto di vista tu-ristico e poco attrattivi al momento, una

A Rea, in Oltrepò,una Fondazione che si occupa di creareuno spazio sociale pubblicoe sostenere le donne in diffi coltà

Ostello internazionaleper la gioventù

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un modo per far vivere Gaia” dice Isa Maggi tra i promotori dell’iniziativa. Villa Gaia accoglierà attività culturali e sociali, che si alternano nei vari spa-zi per offrire laboratori, incontri, eventi e altre iniziative rivolte al pubblico e in particolare alle donne. Al momento è già stata aperta la biblioteca che il Comune di Rea ha riconosciuto come biblioteca comunale. Nell’Ostello vero e proprio poi la biblioteca potrà disporre di uno spazio molto più ampio e accogliente. L’obiettivo è creare uno spazio dove non

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soltanto trovare attività o servizi da con-sumare, ma iniziative in grado di offrire nuove forme di socialità rurale e di ac-coglienza per donne e bambini in diffi -coltà. Le donne che ne avranno bisogno potranno contare su un valido sostegno. Per realizzare il “sogno” di Villa Gaia la Fondazione raccoglie libri per la bi-blioteca, mobili, scaffali, letti, piastrelle e materiale di costruzione, persino piatti e vasellame. Ovviamente è anche possi-bile effettuare delle donazioni (sono già stati raccolti 1.800 euro). Su facebook è

stato aperto anche il gruppo. Villa Gaia non è l’unica idea, accanto infatti c’è un Cafè, il mercatino a fi liera corta con possibilità di acquistare i prodotti Slow Food e il forno dove si produce il tra-dizionale Pan del Po. In questo modo vengono raccolti fondi e idee per portare avanti l’intero progetto. C’è in cantiere anche una assemblea pubblica per discu-tere con la comunità pavese delle pro-spettive di Villa Gaia. ✽

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Un must per gli italiani, la casa di proprietà.In attesa però del grande acquisto, si affi tta

Affi ttare o comprare casa: cer-te volte il gioco non vale

la candela. Le belle solu-zioni in centro storico, che qualifi cate agenzie di mediazione offrono, han-no un valore di mercato non all’altezza di tutte le tasche e quindi parrebbe valga la pena di comprare l’immobile, magari chie-dendo un mutuo. Ma è un serpente che si mangia la

coda e questa crisi induce tutti a rifl ettere molto di più

per ogni passo economico che prima poteva sembrare un in-

vestimento, ora potrebbe portare solo ad un salasso. Ma la casa rima-

ne il sogno di tutti e nonostante con la crisi la situazione si avverta bloccata,

soprattutto per quanto riguarda la vendita di case, alcuni prodotti funzionano senza arre-

sti: gli immobili in centro storico, il semi centro storico e la prima cintura di periferia resistono per

gli acquisti importanti dei pavesi, così come i mono e i bilocali in periferia per investimenti. “Per altre formule la situa-zione è piuttosto stagnante” dice Fabio Zavatarelli dell’agenzia immobiliare Gruppo Casa. Bloccando la richiesta di vendita, è fi siologicamente aumentata quella d’affi tto, i cui prezzi sono sostan-zialmente rimasti invariati rispetto a due anni fa senza subire oscillazioni corpo-se nè in ribasso nè in rialzo. Anzi, se di modifi che si può parlare, possiamo far riferimento ad una leggera fl essione dei prezzi, sensibile soprattutto rispetto alla qualità della proposta dell’immobile. Molto più curato e di un livello estetico in netto miglioramento, l’appartamento che si affi tta non ha nulla a che vedere con quei locali poco più di stamberghe che qualche anno fa venivano occupate da studenti o single della prima ora. Di-menticati tavoli e sedie di formica, pavi-menti di linoleum, cucine economiche e altri reperti sopravvissuti dagli anni ’60 ad oggi e reciclati nelle seconde case messe in affi tto, l’arredamento si è raf-fi nato. Contenendo i costi, il buon gusto fa la differenza. Scelta di complementi di maggior pregio anche se basici ha fat-

COMPROcasa disperatamente... anzi no!

AFFITTO

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di Chiara Pelizza

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Volpara - In un piccolo borgo del comune di Volpara, abitazione rustica in sasso, semindipendente, su tre livelli, area di pertinenza e giardino di circa mq 600; completa la proprietà un lotto da mq 1000 circa di terreno a frutteto. € 145.000,00

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to sì che la proposta si affi nasse e anche la richiesta va in quella direzione. Anche le giovani coppie puntano all’af-fi tto. Sempre più diffi cile infatti per i giovani fare un investimento che non può essere tentato ma che una volta in-trapreso deve necessariamente andare a buon fi ne; altrimenti si paga in penali, iscrizione nella lista degli insolventi e in more con tassi in aumento senza pa-racadute. Risultato di ultima analisi di un processo complicato e globale di cui tutti abbiamo sentore direttamente sulla nostra pelle: crisi occupazionale, precarietà contrattuale e contributiva, insomma, diffi coltà a sbarcare il lunario rendono proibitivo quasi ogni tipo di investimento che vada altre una certa soglia economica e temporale. Troppe formalità giustamente richieste dalla burocrazia bancaria, impediscono l’ac-cesso al credito e al mutuo. Secondo i dati offerti dall’Istat riguardanti il primo trimestre del 2010, la situazione è però

Dopo un periodo di brusco rallenta-mento dal 2007 al primo trimestre 2009, nei primi mesi del 2010 le convenzioni relative a compraven-dite di unità immobiliari sono state pari a 190.728, in aumento del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda invece la situazione mutui, Istat mostra che nel primo trimestre 2010 sono stati stipulati quasi 180 mila mutui, di cui il 58,9% con costituzione di ipoteca immobiliare e il 41,1% senza costituzione di ipoteca immobiliare. Il numero tota-le dei mutui è aumentato del 13,7% rispetto al primo trimestre 2009

diamo iNUMERI

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in ripresa. Vutto questo va aggiunto al fatto che in Italia c’è una particolare affezione per la casa. Diversamente dal mercato americano, dove non solo non si costruisce sul mattone ma si tende a cambiare casa molto più spesso che da noi, soprattutto dopo il pensionamento, quello italiano vive di un rapporto stret-to tra acquirente e immobile. La casa è per la vita. Impensabile poi per alcuni buttarsi nel turbine continuo di traslochi e spostamenti: una volta che si sceglie, è fatta. Soprattutto per gli anziani, le-gatissimi alle mura domestiche ed alle abitudini che li circondano.

Se siete In due ❤La coppia sceglie spesso il taglio del bilocale perché contiene le spese, e si è disposti a spendere un po’ di più per trovare una soluzione arredata decorsa; in particolare si punta a trovare casa con termo autonomo e con una cucina dalle linee moderne e pratica per evitare di essere costretti a questa onerosa spe-sa. La situazione però si complica se si esce dalla città; “nelle zone di periferia e nei paesi la situazione è veramente diffi cile” continua Zavatarelli. Chi cer-ca la periferia ma soprattutto chi cerca il paese lo fa per una necessità di indipen-denza. Sono le famiglie a prediligere gli spazi che il centro non offre: giardino, box e balconi sono un must per molti professionisti che hanno vissuto per anni in centro città e, una volta sposati, scelgo no per i loro fi gli qualcosa di di-verso. In generale si sta sviluppando un nuovo fenomeno rappresentato soprat-tutto dai divorziati, che, tornati single, vivono preferibilmente in modo o bi-locali; un mercato oggi molto forte per gli affi tti. Sia quindi nella vendita che nell’affi tto le esigenze sono cambia-te rispetto a qualche anno fa e si pun-ta comunque a cercare tagli di piccole

dimensioni: il bilocale è la scelta che va per la maggiore e il centro storico è scelto soprattutto da professionisti o pendolari per la vicinanza alla stazione. È variata anche la durata della perma-nenza negli appartamenti: ogni due o tre anni può capitare di cambiare cosa. Per quanto riguarda le coppie, questa è una prova di convivenza per conoscersi prima del passo del matrimonioNon è da escludere che l’offerta possa essere satura di nuove proposte. “Dove si è costruito molto nuovo, la situazione è ferma perché non si riesce a vende-

re; chi acquista è soprattutto chi ha una base economica solida da cui partire visti i problemi di accesso al mutuo a cui si faceva riferimento”, ancora Zava-tarelli. La situazione di impaludamento del mercato non si distingue a seconda delle zone: per quanto riguarda la situa-zione pavese, la parte dell’alta collina è sempre stata particolarmente diffi colto-sa e i cantieri hanno sempre faticato a trovare qui terreno fertile di prolifera-zione, mentre la zona della Lomellina risente, anche per quanto riguarda il mercato, della vicinanza di Milano. .✽

È variata anche la durata della permanenza negliappartamenti: ogni due o tre anni può capitare di cambiare casa. Per le coppie, questa è una prova di convivenza perconoscersi prima del passo del matrimonio

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MELITA TONIOLO

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una scelta di gusto,soldi, impegnoe qualitàdi Chiara Pelizza

quello che concerne il risparmio ener-getico e il 36% detraibile per quello che riguarda gli interventi di ristruttu-razione in genere. Gli incentivi quindi riguardano per esempi gli infi ssi, la cui sostituzione può avvenire per limitare la dispersione energetica e ridurre quin-di l’inquinamento. Importantissima la nuova certifi cazione energetica. Molte persone ancora ne ignorano l’esistenza e l’obbligatorietà di compilazione e per questo rischiano di incorrere in sanzio-ni. Le certifi cazione è uno strumento attraverso il quale tecnici specializzati attestano qual è il grado di effi cienza, ovvero quanto calore disperde o man-tiene, di un edifi cio e deve essere ade-guatamente compilataQuest’operazione viene seguita sia da un geometra che si può contattare an-che tramite il mediatore che ha curato la compravendita immobiliare o dall’ar-chitetto che ha incarico dei lavori. Ma ristrutturare affi dandosi ad un profes-sionista in architettura è una scelta da ricchi? “No – dice Luca Gangemi ar-chitetto con all’attivo importanti lavori e collaborazioni per il suo Laboratorio-Viola – per nulla. Si preferisce affi darsi all’impresa pensando di aver maggior controllo sui lavori in corso ma spesso non è così. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi a professionisti del settore che garantiscono maggiore standard di qualità sia nell’aspetto tecnico con la presenza in cantiere sia nella riuscita

Una scelta impegnati-va, non solo mentale ma anche economi-ca. La ristrutturazio-ne della casa che si vuole acquistare o

alla quale si vuole dare una sostanziosa rinfrescata è un momento decisivo attra-verso cui, prima o poi nella vita, si deve passare. Taluni l’attraversano con rilut-tanza per la lungaggine dei lavori che

spesso, trascinandosi nel tempo allunga-no anche i prezzi e gonfi ano i preventivi. Per altri invece un bella occasione per conoscere mode e tendenze del design e dell’architettura, scoprendo mondi pri-ma sconosciuti. Vero è che la ristrutturazione, con-segnate idee e caparre, inizia con un serie di documenti, alcuni dei quali, fortunatamente, prevedono sgravi fi -scali non indifferenti. Fino al 55% per

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armonica tra edifi cio e ambiente cir-costante”. Concorda Fabio Zavatarelli, titolare dell’agenzia immobiliare Grup-po Casa: “Soprattutto nei paesi, sarebbe necessaria più cura nell’estetica esterna per migliorare l’inserimento dell’edifi -cio nell’ambiente”. Spesso il modulo abitativo viene ripe-tuto per azzerare i costi di ingegno e di questo, quando non sono le persone a pagarne in prima persona, è l’mabientae a risentirne fortemente. Insomma, come sempre il gusto non si compra, ma chi sosteneva che ‘brutte costano meno’ ora dovranno ricredersi. Oggi il senti-

re popolare va in tutt’altra direzione: ecocompatibilità anche estetica contro gli ecomostri che hanno a macchia di leopardo popolato il nostro territorio; a costo di mettere mano al portafogli e in-vestire una cifra maggiore, si preferisce alzare il livello estetico. Diffi cile però che questo discorso venga fatto dagli in-vestitori del settore, che puntano invece all’essenzialità e all’uniformità, igno-rando i gusti personali dell’acquirente. Ecco che la possibilità di personaliz-zare in via di costruzione è preziosa e desiderata. “La tendenza è comunque a migliorare l’estetica, diffi cile vendere

Crisi e mercato immobiliare: quali soluzioni?La frenata delle vendite dovuta alla cri-si ha creato una forte richiesta di case in affi tto.Grande richiesta di abitazione piccole, termoautonome, senza o con poche spe-se condominali a causa delle sempre più ristrette famiglie e soprattutto al sempre maggior problema delle separazioni.

Il consiglio dell’esperto,Fabio Zavatarelli Il consiglio agli acquirenti oggi è sicu-ramente l'investimento in Pavia, la crisi è forte soprattutto nei paesi limitrofi dove vi è stato un eccessiva costruzione. Il mercato è ancora vivo in tutto il cento storico, la periferia ha buona richiesta per mono e bilocali che danno una ottima redditività.

Fabio Zavatarelli Titolare dell’agenziaimmobiliare Gruppo Casa

Chiediamo all'esperto

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o affi ttare qualcosa di brutto, il livello quindi si è mediamente alzato”, conti-nua il mediatore. La situazione pavese rispecchia forse quella di altre città; qui c’è un discreto numero di imprendito-ri pronti ad investire nell’immobiliare; la risorsa inesauribile è legata all’Uni-versità che ogni anno attira una popo-lazione di studenti notevole. Anche la vicinanza a Milano città verso la quale c’è un fl usso quotidiano di pendola-ri fa sì che si scelga Pavia come casa. Di tendenza negli ultimi anni anche la scelta della cascina ristrutturata in cui ritrovare uno spazio verde da vivere e l’indipendenza, che rimane sacrifi cata in appartamento. Nel caso della cascina o dei grandi spazi soprattutto consegna-ti ad un’impresa, diffi cilmente si coin-volge un architetto. La ristrutturazione a piccola scala è invece richiesta quo-tidiana per un studio di architettura av-viato come Laboratorio Viola. “La casa è espressione dei desideri di chi la va ad abitare” dice Luca Gangemi. Ricer-ca di qualità e espressione del proprio gusto in forme architettoniche armoni-che è compito dell’architetto, che non solo quindi sbroglia le diverse matas-

domande aLuca GangemiArchitetto e titolaredi Laboratorio Viola

se burocratiche ma guida nella scelta estetica. Non solo. “L’architetto aiuta nella scelta del materiale che al giorno d’oggi non è cosa facile” dice Gange-mi. Ampio il ventaglio di acquisto per quanto riguarda i materiali ma altret-tanta ampia la possibilità di incappare nella bassa qualità. “Diffi cile scegliere per l’utente e soprattutto rischioso”; il professionista ottimizza e razionalizza gli spazi, rendendoli vivibili e si pone a metà strada tra l’impresa che tende a rimpicciolire e il modello del vecchio appartamento che invece non era in gra-do di sfruttare gli spazi a disposizione. Gangemi ha lavorato per tante giovani coppie che si impegnano nella ristruttu-razione di appartamenti mediamente sui 70 mq2 e sottolinea che una ristruttura-zione base non è così economicamen-te impegnativa come si può pensare. Chiude: “Quando c’è crisi emergono le realtà migliori. I momenti diffi cili ser-vono a far cadere i rami secchi e anche ad escludere chi, senza offrire qualità, se ne vuole approfi ttare”. E ora la situa-zione com’è, ci sono segni di ripresa? “Sì, pare che il 2011 sia iniziato con il piede giusto”. ✽

La tendenza è comunquea migliorare l’estetica,diffi cile vendere o affi ttare qualcosa di brutto,il livello quindisi è mediamente alzato

Tendenze 2011, colori:Spopola l’eleganza del grigio in tutte le sue tonalità e sfumature fi no al blu. Per gli esterni, si scelgono toni collegati al colore della propria terra e della tradi-zione locale. Per il centro storico è più diffi cile, infat-ti spesso ci sono vincoli che limitano le scelte personali.

Quali i materiali che vanno per la maggiore?Per gli interni sicuramente le resine per i rivestimenti. Ritornano le pietre naturali per i pavimenti, materiali che si usavano prima dei materiali industriali. Per gli esterni, nelle soluzioni di ristrutturazio-ne di edifi ci storici si cerca soprattutto la trasparenza e materiali neutri come il vetro proposto in tanti parapetti. ✽

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{ noi e la casa }

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Ho deciso: vado a vivere

da sola(ma che fatica!)

di Daniela Capone

Generazione 1000 euro, addio! Benvenuta ge-nerazione 500 euro!Che brutto sentirlo e ancora più brutto è scriverlo; ma la verità, si sa, fa male. Cari giovani, la vita si fa sempre più dura e prima o poi arriva per tutti il momento di

tirasi su le maniche … e faticare!Quante volte sentiamo parlare di uomini mammoni? Sì, davve-ro molti gli uomini che amano vivere sotto il tetto di mamma e papà, ma ultimamente direi più per convenienza che per attac-camento alla cara mamma. Invece per noi donne le cose sono diverse. Noi amiamo e ame-remo sempre stare legate ai nostri genitori ma, crescendo, sen-tiamo il bisogno di indipendenza, di crescita personale e di autonomia.

Ciao mamma, vado a vivere da sola (ce la farò?)Certo, il desiderio di avere una cosa tutta nostra, fare quel che ci pare, gestirci il nostro tempo sono necessità che aumentano sempre più quando si vive con i genitori. Secondo recenti son-daggi, la donna decide di lasciare il focolare a partire dai 25 anni. Ma mille e ancor di più le diffi coltà da affrontare. Purtroppo le nuove generazioni vivono in questi anni caratte-rizzati da una crisi grande, imprevista, diffi coltosa ma, soprat-tutto, interminabile. Questa la prima e maggiore diffi coltà con la quale combattere all’inizio della nostra nuova vita.

Se si esce di casa avendo il benestare di “mami” e “papi”, beh, un buon monolocale in affi tto non sarà certo diffi cile trovarlo, magari anche già ar-redato. Ma se mamma e papà

decidono di “lasciarci camminare con le nostre gambe”… il tutto avrà un sapore leggermente più amaro. La soluzione è una: cercare un coinquilino. Trovata la compagna di casa, si devono stabilire le regole. Punto quest’ultimo certamente inutile se si decide di vivere completamente in autonomia. Certo, ogni scelta ha i suoi pro e i suoi contro ma, purtroppo, sapersi mantenere non è cosa facile. Andare a vivere da soli è un passo molto importante. È uno step che segna la fi ne della nostra vita “facile”, la fi ne delle regole di mamma e papà, la fi ne degli orari stabiliti per cenare, per dormire, per tornare a casa la sera. Vivere da soli ha dav-vero un sacco di risvolti positivi, perché da lì in poi si inizia a costruire il nostro nuovo “essere”, le nostre nuove abitudini, i nostri nuovi orari e ci si mette alla prova continuamente.

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Elena, 28 anni, single, lavora come im-piegata a Pavia e da un anno ha scelto di trasferirsi da casa dei suoi genitori in periferia a un appartamento in città.

Coraggiosa la tua scelta... "Coraggiosa sì, e anche per niente facile, soprat-tutto sotto l'aspetto economico. Il mio stipen-dio da impiegata non mi consente di fare grandi cose..."Come riesci a gestire i tuoi guadagni?"I primi mesi è stato complicato (ride). La gestio-ne delle proprie entrate si impara sulla propria pel-le, soprattutto sbagliando. Ora però ho imparato ad amministrare nel giusto modo il mio stipendio e con qualche accorgimento riesco a togliermi di-versi sfi zi.Ho imparato per esempio che impegnarsi a spe-gnere le luci infl uisce notevolmente sulle bollette e che una spesa basata sulle offerte porta un grosso risparmio!"

I tuoi genitori cosa pensano di questa scelta?"Sono assolutamente orgogliosi di me, e mi ven-gono a trovare spessissimo !"

Quali sono i vantaggi di questa nuova vita?"Ce ne sono davvero tanti! Quello che apprezzo di più è il momento del rientro a casa dopo il lavoro. Finita una giornata stressante in uffi cio, buttarmi sul mio divano e cenare quando mi va (magari con amici) non ha davvero prezzo!

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{ noi e la casa }

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Attenzione, c’è una novità: non si vive di sola pizza! La mam-ma ci ha abituato troppo bene ed eguagliare lei ai fornelli della nostra nuova casa sarà ad ogni pasto sempre più diffi cile.

Ma tranquille. Inutile fare paragoni …. non la supereremo mai! Una volta imparata questa lezione, ecco che si passa al piano B: pasta, uova, riso e bistecca. La semplicità è il segre-to per non patire la fame.

C’è chi adora passare il pro-prio tempo al supermercato (solitamente e ovviamente noi donne), chi odia metterci pie-de. Ma purtroppo la spesa è cosa indispensabile anche con

le fi nanze al minimo. Insomma, organizzare un’intera gior-nata non è cosa semplice. Per chi lavora e vuole prendersi del tempo per se, vivere da soli può aiutare enormemente ma può anche rallentare i nostri progetti. Tornati dall’uffi cio e dalla palestra non troveremo più il piatto caldo ad aspettarci. La casa non la vedremo più pulita ogni volta che ci gireremo, ma saremo noi a doverla lustrare. Alla fi ne del mese diven-teremo abili nel fare i conti e abili nel rinunciare a quella serata di troppo o a quei vizi al supermercato che ci dava la nostra mamma. D’altro canto però il divano sarà solo nostro, il telecomando solo per noi, la sveglia nel weekend nascosta nel frigorifero, gli orari per pranzare e cenare decisi solo ed esclusivamente dal nostro stomaco e il sabato sera, quando torneremo a casa dopo una lunga serata con gli amici non dovremo più cam-minare al buio in punta di piedi. Ciao mamma, vado a vivere da sola, e …. sono sicura, ce la farò! ✽

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{ noi e la casa }

Dalle buie caverne, alle case dei romani con grandi corti e grandi fi nestre per fi ltrare luce. Dalle case di campagna agli attici

di città. Quanti stili, quante grandezze e quante le soluzioni per arredare e perso-

di Daniela Capone

Una casa cucita addosso,quasi un alter ego.

E’ la dimora delle donnedel XXI secolo

nalizzare la propria casa. Molte e sempre più le novità, gli arredi e le tecniche da usare per riempire al meglio gli spazi del nostro focolare.L’uomo ha sempre costruito case con-fortevoli, adatte ad ogni soluzione eco-nomica aggiornandole con tecnologie all’avanguardia, e munite di ogni con-

di Moroni Lorenzo

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fort possibile. Certo è, la casa è come un guanto, deve adattarsi perfettamente a chi la abita. Insomma, casa nostra deve esattamen-te rispecchiare come siamo noi … noi donne certo! In ogni casa che si rispetti, la donna ne è il capitano, ed è quindi lei che si sente in dovere di scegliere arre-

Quando la moda incontra l’arte di arredare

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di, accessori, colori e posizione dei mo-bili. Sono sicura che l’eccezione che conferma la regola esiste! Esiste l’uo-mo che ama arredare i propri spazi, ama ricercare gli oggetti e ama ricoprirsi di vizi ed attenzioni, ma ama soprattutto avere un’ottima donna delle pulizie. Secondo alcuni sondaggi, l’uomo in una famiglia o in una coppia, è “pa-drone” del garage, della cantina, del balcone e della televisione. Sì, lo so, la televisione non è una zona della casa…per noi donne… ma gli uomini quando la guardano sono abituati a viverci den-tro. Ma quali di queste zone in realtà sta devvero IN casa? Ebbene sì, donne, siamo noi che abbia-mo colonizzato ogni parte della dimora, siamo noi che l’abbiamo scelta, la pu-liamo ogni giorno, la sistemiamo e di conseguenza noi ne siamo “padrone”. Chi la sceglie più glamour, chi più clas-sica, chi più pop o più tecnologica, casa nostra è esattamente il nostro “io” più profondo. Gli arredi diventano metafo-re di passerelle virtuali e noi donne le stiliste di questa sfi lata fatta di tessuti, colori e materiali. La donna moderna ama arredare open space, magari con colori uniformi e

neutri: il bianco negli ultimi mesi sta spopolando e le case di-ventano lunghe lenzuola che prendono forma mentre si attraversano le stanze. Uno stile così moderno, così pop, così futurista!La donna che ama il caldo focolare e la famiglia nu-merosa desidera arredare gli spazi in modo più clas-sico, senza però rinunciare al plasma e lampade a led. La donna tecnologica si circonda di confort super mo-derni, da accessori per ascol-tare e ricaricare l’amato IPhone, al plasma in 3D con home theatre, all’idromassaggio, ad accessori com-patti, versatili e perché no, wireless.La appassionata di lettura e cinema sicura-mente sfoggia nella propria casa un’immensa libreria abitata dai classici più letti e da milioni di dvd da guardare la sera sotto una calda co-perta. L’amante della gastronomia non può rinun-ciare ad un’ampia cucina ricca di mille gadget utili per sfornare, impiattare, pulire e mescolare; l’amante dell’arte invece, con orgoglio vanta stampe, quadri e sculture che colorano l’intera casa, dall’in-

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{ noi e la casa }

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gresso, al soggiorno, dalla cucina … al ba-gno.La donna viaggiatrice adora rifugiarsi tra mille ricordi di viaggi in luoghi lontani da casa alla ricerca del particolare tappeto da sfoggiare nel soggiorno, o della lampa-da accesa nella stanza da letto che ricorda quella bancarella dell’altro capo del mon-do. E poi…come scordare la romantica?! Que-sto tipo di donna vive in una casa con pareti fatte di fotografi e dei momenti più belli del-la propria vita. Foto ricordo di famiglia, del marito, dei fi gli, del tempo passato magari al mare con le amiche o all’università con mille libri.E’ giusto stare al passo con i tempi ed avere comodità quando stanchi si ritorna a casa dal lavoro. La nostra casa è fatta per quel-lo, per accogliere noi, la nostra famiglia, i nostri bambini ed è opportuno adattarla se-condo le nostre più intime priorità. Ogni donna ha il suo stile e sceglie di arre-dare i propri spazi e viverci circondandosi del proprio “io” che prende forma in ogni stanza, in mille modi differenti. Farsi trasportare dal proprio gusto come una stilista d’alta moda è l’arte di arredare tutto al femminile. Sappiamo esprimerci al meglio con colori, stoffe, quadri e cornici, e poi c’è chi, come me, ha semplicemen-te scoperto che anche l’ordine è un tipo di arte. ✽

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{ trend }

Quello che ci consigliano le passerelle,da New York a Milano

PRIMAVERA ESTATE

Ogni giornale femminile che si rispetti, nelle setti-mane che succedono alle sfi late milanesi, propongo-no stili, tendenze e regole per sentirsi fashion anche

la prossima primavera. Noi di Lady’s non potevamo non sbirciare le magrissime mo-delle quali muse rappresentatrici delle nuo-ve collezioni.Da New York alla settimana della moda milanese ben poche sono le differenze, ma moltissimi gli stili che ispireranno le nostre scelte fashion e che ci faranno sentire glam come top model poiché, come sappiamo bene, le tendenze nascono proprio da lì, in passerella.Partiamo dalle cose semplici ovvero: conti-nua la tendenza che ha segnato la stagione passata. Ebbene sì, squadra che vince non si cambia, o meglio stagione vincente in tutto il modo continua. Così la donna chic, elegante, raffi nata continua a surclassare la ormai passata di moda donna sexy. Ma capiamoci meglio. Di questi tempi è davve-ro un attimo fraintendere. Non voglio dire che la donna sexy non è più di moda, po-trei mai rischiare di avere i cari maschietti contro? La donna, nella prossima stagione, saprà essere sexy in modi molto più raffi -nati, dettati da bon ton ed eleganza. Capito bene! Nell’era del “bunga bunga” la donna si ribella e l’esibizione continua del corpo, diventata ormai un’ossessione, si trasforma in regola deleteria per la moda…e per la

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"I colori si fanno neutri.Il bianco, il rosa pallidoed il cipria lancianouna nuova femminilità"

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di Daniela Capone

Moda

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donna stessa. Donna vincente è colei che sa rendersi sexy in modo elegante, la vera Lady, secondo le regole della nuova stagione è sicura di se e molto raffi nata. Ecco quindi piccoli accorgimenti per sentirsi top. Gli orli si allungano, i cappottini scendono fi no ai piedi ed i colori si fanno neutri. Gli stilisti propongono la signora upper class, vestita con abiti semplici ma molto raffi nati. Il bianco, il rosa pallido ed il cipria lanciano una nuova femminilità abbinati e combina-

ti in mille modi, in fondo, tutto funziona ed è di moda. Pantaloni molto larghi o pantaloni molto stretti possibilmente in colori bei-ge o bianchi come la neve. Ca-sacche abbondanti, forme morbi-de ed intramontabili zeppe fatte

di legno o di corda ancora più alte rispetto l’estate scorsa. Ma passiamo ora agli stili nuovi, proposti dalle maggiori griffe, quelli stravaganti e

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{ trend }

ben più aggressivi, quel-li che si scontrano con i colori neutri e danno uno schiaffo al neutro.Per la primavera estate 2011, le passerelle propon-gono, in contrapposizione all’eleganza, la bad girl. Frange, bor-chie, colori fl uo e ritorno di punte. Un vero street style veste la donna dark che gioca a fare la dura esibendo pelle bor-chiata e tessuti metal. Un mix di femminilità ed ironia veste così la lady 2011. Un look molto urba-no, e molto deciso ricco di blazer, uni-formi e dettagli che giocano con colori forti. Rosso, giallo (o meglio yellow), oro e verde acido. Un boom di grada-zioni mescolate in stampe spettacolari ricche di toni e fantasie perfetti per un look metropolitano full color. Questa la nuova forma di eleganza. La raffi natezza che privilegia tinte vivaci e ricordi neobarocchi abbinate a gioielli e accessori stravaganti.Proprio in tema di accessori, vediamo un grande ritorno. Molte donne ne sa-ranno felici poiché fi nalmente ritorna la punta. E quante di noi abbiamo conser-vato gelosamente le nostre scarpe usa-tissime qualche stagione fa? Scarpe colorate, alte, altissime con pun-te più o meno lunghe camminano sulle passerelle milanesi. Ma non solo punte! Come già accenna-vo, la zeppa rimane un must per l’esta-te. La donna viene slanciata e le forme prendono un tocco di eleganza in più. La zeppa più sportiva, quella in corda o quella più elegante per abbinarla ad un dolce e morbido abito adatto alle calde sere estive. Ma alle alte scarpe, i nostri stilisti ci propongono un nuovo tipo di borsa. La hand bag, ovvero la borsetta portata comodamente in mano. Ma at-tenzione, non solo (e non più) la sera. La hand bag è abbinata a vestiti vivaci e colorati da usare durante il giorno. Più piccola, più lunga, più o meno colorata, la borsetta tenuta in mano regala alla donna 2011 quel tocco d bon ton che mancava alla donna della scorsa stagio-

ne. Eleganza e raffi natezza sono dunque le parole d’ordine di questa nuova calda stagione. Ma possono mancare i dettagli? MAI! Un’abbondanza di bracciali, anelli e collane. Sì, il dettaglio si trasforma in maestosità. I bracciali diventano lunghi e cilindrici che ricoprono 15 centimetri di polso, gli anelli si moltiplicano, ed entrambe le mani si colorano di gold con tocchi di tonalità forti.Le collane diventano accessori fonda-mentali per adornare il vestito, per dare al look quel tocco fi nale che ci sa rap-presentare al meglio. La Lady 2011 sa quel che vuole, ed è

pronta per la nuova rivoluzione. Dalle passerelle alla vita reale, quella lavora-tiva e famigliare. Non solo moda, recita il nome di una nota trasmissione. Ed è vero! Le passerelle rispecchiano gli stili e le tendenze della stagione che verrà, ispirandosi però ad una donna che vive ora, alla donna di oggi, stanca di essere oggetto, stanca di subire ed essere usa-ta. Stanca di essere ridicolizzata e sot-tovalutata. La donna 2011 è vincente, è sicura di sé, elegante e raffi nata perché stanca di essere rappresentata da quelle ragazzine riprese in televisione mezze nude prive di cultura e impudiche pron-te a svendersi senza vergogna. Ecco quando l’abito… fa il monaco. ✽

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{ salute! }

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Che cosa dice il Galateo a proposito di come comportarsi dopo che una persona starnutisce? Si deve dire “salute” oppure no? C’è che dice che sia maleducazione perché mette in imbarazzo e chi invece sostiene sia un augurio di buona salute. Se con l’arrivo della prima-vera, però, ci ritroviamo a dire o a sentirci dire troppo spesso”salute”, che sia maleducato o no, c’è qualcosa che non va. Se poi abbiamo

anche gli occhi lacrimanti e il naso congestionato, il sospetto diventa quasi una cer-tezza: siamo in presenza di una qualche forma di allergia. Per defi nizione, l’allergia è una malattia del sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive portate da particolari anticorpi nei confronti di sostanze abitualmente innocue come ad esempio pollini. Ma quali sono le sostanze a cui si può essere allergici? Come si cura o si previene un’allergia?

Il Galateodell’allergico

Circa 10.000.000di Italianisoffrono di allergiae 5.000.000 dei quali soffrono di asma.

di Alessia Benaglio

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1ALLERGIEPRIMAVERILIE’ stato riscontrato che le allergie più frequenti sono quelle al polline, agli acari, ai farmaci e agli alimenti (intol-leranze alimentari). Con l’arrivo della primavera, l’allergia ai pollini è la più intollerabile ed è capace di mettere in ginocchio milioni di persone. Non crea solo problemi a livello respiratorio, è necessario evitare anche determinati cibi per scongiurare una reazione aller-gica. Ad esempio, se è stata diagnosti-cata un’allergia alle graminacee è bene non consumare pomodori o kiwi; se si è allergici alle betullacee è meglio stare alla larga dal prezzemolo e dai fi nocchi.

SINTOMILa rinite allergica o “febbre da fi eno” può essere considerata il primo cam-panello d’allarme per una forma aller-gica. I sintomi tipici sono tosse, pruri-to, congestione nasale e aumento della lacrimazione. Purtroppo non è l’unico sintomo che un’allergia porta con sé: congiuntivite, asma, dermatite, disturbi gastrointestinali e gonfi ori sono soltan-to alcuni ulteriori esempi.

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CAUSE SCATENANTINon è facile individuare il motivo per cui un’allergia esce allo scoperto. Pos-sono intervenire fattori ereditari, se i ge-nitori sono allergici a qualche sostanza c’è la possibilità che anche i fi gli abbia-no una qualche sorta di allergia, anche non dello stesso tipo oppure possono intervenire fattori ambientali come lo smog, il fumo e l’aria condizionata. Anche come il sistema immunitario re-agisce all’ambiente esterno può incide-re. Per quanto riguarda le intolleranze alimentari è più facile individuare una causa anche se in realtà è possibile esse-re allergici o sviluppare allergie non ad un alimento in sé ma ai conservanti o ai coloranti contenuti.

3 COMECOMPORTARSIEsistono dei test per verifi care se l’al-lergia effettivamente è presente e, nel caso in cui la risposta fosse afferma-tiva, qual è la sostanza che la scatena. Ovviamente per diagnosticare qualsiasi tipo di allergia è necessario rivolgersi a del personale qualifi cato e competente che ci dirà poi come comportarci. Le cure fai da te non portano mai a niente di buono, anzi, a volte comportano un peggioramento del nostro stato fi sico.

4CURAAnche in questo caso, è assolutamente necessario consultare uno specialista che può indicare la strada più corret-ta da percorrere. In base alla tipologia di allergia riscontrata potreste dover evitare l’esposizione a determinate so-stanze oppure di mangiare dei cibi o indossare certi tessuti. In molti casi è suffi ciente tenere lontana la sostanza nemica per salvarsi, in altri casi il medi-co può consigliare misure terapeutiche anche di tipo farmacologico. Queste sono soltanto indicazioni gene-rali, non hanno la presunzione di avere alcun carattere scientifi co però ci pos-sono aiutare a capire un po’ di più que-sta incontrollabile patologia. Per evitare di dire “salute” in eterno, rischiando un eccesso di cortesia o di maleducazione, non abbiate dubbi: rivolgetevi ad uno specialista! ✽

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