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p e r i o d i c o d e l l i c e o e n r i c o m e d i d i v i l l a f r a n c aN U M E R O 1 6 - F e b b r a i o 2 0 1 7
L’ARTE di essere fragili
L
32
Coltivare la conoscenzae la solidarietà
pag 4
pag 6
pag 8
pag 11
pag 12
pag 15
pag 18
Solidaretà spesa bene La giornata di Lucavolontario all’Emporio della solidarietà
L’Emporio anticrisi funziona cosìUn progetto al Liceo Medi per far fronteall’emergenza alimentare dovuta alla crisi
La salute non è una moda“Senza olio di palma”. Manifesto salutistao trovata commerciale?
Comunicazione e informazioneIntervista con il giornalista Luigi Grimaldi: l’importanza di farsi un’opinione.
L’arte di essere fragili Intervista con l’avvocata Federica Panizzo
La Terza Guerra di Indipendenzaal Liceo Medi
Notizie Flash
EDITORIALE
Coordinare la redazione di un gior-
nale scolastico è una sfida culturale
interessante che ti avvicina a ragaz-
zi appassionati e curiosi. Quella del
Medi@vox è una redazione varia, con
studenti dalla prima alla quinta liceo,
provenienti dai diversi indirizzi dell’i-
stituto, ma accomunati dalla stessa
passione per il giornalismo.
Le difficoltà non sono poche: i tem-
pi sono sempre stretti e i nostri redat-
tori devono fare i conti anche con le
esigenze imposte dagli impegni scola-
stici ed extrascolastici. A sostenere il
delicato ma affascinante lavoro della
redazione, come negli anni passati, è
il giornalista Giorgio Montolli, al quale
NU
ME
RO
15
- G
iug
no
20
16
all’avvocata Federica Panizzo che
ci ha conquistati con la sua carica di
umanità, entusiasmo e professiona-
lità.
Non mancano le voci degli studenti
del Medi che giungeranno attraverso
un video e in chiusura alcuni flash su
momenti particolari della vita del no-
stro liceo.
Un grazie doveroso ai comuni di “Car-
tagiovani” che anche quest’anno ci
sostengono finanziariamente.
A tutti, una buona lettura!
Simonetta [email protected]
Vi invitiamo a collaborare,
a fornirci idee e suggerimenti.
Con il contributo di:
Periodico del Liceo Enrico Medi di Villafranca
Coordinatori Simonetta Fortuna, Ileo Riki Mirandola
Redazione Anselmi Francesca, Caceffo Clara, Chiaramonte Matteo, Fecchio
Elena, Freddo Alberto, Lazareviċ Gaia, Polettti Elisa, Tebaldi Agata, Tebaldi Matilde, Tiziani Nicole, Turrini Irene
CollaboratoriAdriana Cochior, Aziza Farooq, Giulia Gatti
Il giornale è il risultato del Corso pratico di giornalismo svolto dallo Studio Editoriale Giorgio Montolli di Verona (Tel. 320.4209663)
Numero 16 - febbraio 2017www.liceomedivr.gov.com
va il nostro grazie per la sperimenta-
ta professionalità e generosità.
In questo numero abbiamo focaliz-
zato l’attenzione su vari temi. La mo-
stra della battaglia di Custoza, alle-
stita a dicembre nei locali del nostro
liceo, ha offerto lo spunto per un ap-
profondimento di storia locale con le
interviste allo storico Carlo Saletti e
al direttore artistico della mostra Ro-berto Solieri. L’articolo sull’olio di palma propone
agli studenti una lettura critica delle
mode alimentari veicolate dalla pub-
blicità. Ampio spazio è stato riserva-
to anche alla questione dell’emanci-
pazione della donna con un’intervista
La redazione di Medi@vox
5
Tanti si chiedono perché Luca faccia tutto ciò. Beh, forse non lo sa nem-meno lui. Pensa soltanto che poteva succedere a tutti di perdere il lavoro e si sente in dovere di aiutare.
Un pranzo leggero e via: il martedì po-
meriggio di Luca inizia come tutte le
settimane. Qualche auto di troppo per
la strada come al solito, ma serve per
imparare ad essere pazienti. Luca sa
già che ci sarà molta gente all’Empo-
rio della solidarietà e questo fatto gli
mette una certa fretta.
Vorrebbe essere già lì a sistemare i
suoi scaffali, a spazzare per terra: tut-
to deve essere perfetto prima dell’arri-
vo delle famiglie.
Vuole arrivare in anticipo, ha tante
cose da fare: deve registrare sul com-
puter gli ultimi alimenti ricevuti e si-
stemare il magazzino anche se, alla
fine, le donazioni sono quelle che
sono e nel magazzino di alimenti da si-
stemare non ce ne sono poi così tanti.
Finalmente arriva all’Emporio e con
un sonoro giro di chiave apre la por-
ta. La sua giornata sarà faticosa, 35
famiglie da sostenere non sono po-
che, ma alla fine il tempo passerà in
fretta, tra un pacco di pasta e l’altro.
In una realtà non facile come quel-
la dell’Emporio, c’è qualcosa in fon-
do di veramente speciale: un signo-
re che ogni settimana porta della frut-
ta, un ragazzo che decide di fare il vo-
lontario e la consapevolezza di es-
sere al servizio degli altri sono tut-
te cose che ti danno la possibilità di
poter donare ciò che di buono hai a
chi in quel momento ne ha bisogno.
Tanti si chiedono perché Luca faccia
tutto ciò. Beh, forse non lo sa nemme-
no lui. Pensa soltanto che poteva suc-
cedere a tutti di perdere il lavoro e si
sente in dovere di aiutare. D’altronde
questa è la sua realtà e la cosa vera-
mente speciale che Luca ha fatto è sta-
ta quella di credere in se stesso e negli
altri, pensando che ognuno di noi po-
tesse dare il proprio contributo e po-
tesse essere in grado di cambiare le
cose.
Non è semplice avere fiducia, né in se
stessi né tantomeno negli altri, ma po-
trebbe essere la chiave per poter fare
qualcosa di grande.
Una volta un volontario disse a Luca:
«Fa bene far del bene». Ecco, lui e tut-
ti gli altri volontari ci hanno creduto: e
hanno fatto una cosa bellissima.
Un Emporio, perché insieme ce la possiamo fare
SOLIDARIETà SPESA BENE
La giornata di Luca
Al Liceo Medi si sta cercando di far
partire un progetto che prevede una
raccolta di alimenti. Un’assemblea di
istituto servirà a spiegare cosa significa essere
volontario
76
Nel 2009 viene costituita dalla Caritas
di Verona la Rete Talenti, ovvero il co-
ordinamento per gli aiuti alimentari,
con l’obiettivo di unire il contributo di
più realtà come associazioni, scuole,
parrocchie.
Il risultato di questa nuova istituzio-
ne è la nascita nel 2015 dei primi due
Empori della solidarietà: uno a Vero-
na e uno alla stazione di Villafranca.
L’Emporio della Solidarietà aiuta le
famiglie in cui non c’è nessuno che
lavora. Per poter aiutare quante più
persone è possibile, si sono voluti cre-
are luoghi d’incontro più accessibili
delle parrocchie o delle associazioni.
Oggi per fortuna tutto questo c’è e
deve essere solo potenziato e valoriz-
zato tramite il coinvolgimento di tutta
la comunità.
Al Liceo Medi si sta cercando di far
partire un progetto che prevede una
raccolta di alimenti e un’assemblea
di istituto in cui si spiegherà a tutti gli
studenti cosa significa essere volon-
tario e perché farlo.
Non è comunque necessario diven-
tare un volontario per aiutare, tutti
noi possiamo dare una mano. Basta
donare anche solo un pacco di pasta.
L’Emporio della solidarietà è un pro-
getto a cui hanno partecipato 6 di-
versi enti che hanno voluto offrire
assistenza alla persona con un con-
I DATI CARITAS SULLA POvERTà
IL PROGETTO
L’Emporio anticrisi funziona così
Dal rapporto sulla povertà presentato dalla Cari-tas nel 2016 è emerso che dal 2007 al 2015 la po-polazione italiana in condizione di povertà asso-luta è aumentata dal 3,1% al 7,6% e che in Veneto le persone a rischio povertà o disagio economico sono il 16,9%. Dall’indagine effettuata risulta an-
che che a Villafranca il numero di italiani tra gli utenti dei CdA (Centri di Ascolto) nel 2016 fosse pari al 42,9%.Sono attualmente più di 3 milioni i disoccupati in Italia, ma il dato allarmante è la disoccupazione giovanile: ha raggiunto il 37,9%.
L’Emporio della solidarietà è un
progetto a cui hanno partecipato 6 diversi
enti che hanno voluto offrire assistenza
alla persona con un contributo alimentare
tributo alimentare, ma soprattutto
assicurando un accompagnamen-
to qualificato che possa permettere
l’acquisizione da parte delle famiglie
di stili di vita migliori, evitando così
che una situazione di povertà tem-
poranea possa trasformarsi in situa-
zioni croniche o di esclusione sociale.
Grazie allo spazio dato dal Comune,
oggi l’Emporio è un piccolo supermer-
cato in cui è possibile fare la spesa
senza spendere soldi. Infatti ’Emporio
ha una lista nella quale il Comune, te-
nendo conto dell’ISEE, ha inserito gli
utenti che possono accedere a questo
servizio.
Ma come si fa a fare la spesa senza
spendere soldi? Funziona così: tutti
gli alimenti vengono registrati e, in
seguito, viene dato loro un valore in
punti. Tutte le famiglie, in base al nu-
mero e all’età dei componenti, hanno
a disposizione una certa quantità di
punti al mese. L’utente che vuole fare
la spesa deve presentare il tesserino
sanitario che permette ai volontari di
trovare la scheda utente sul compu-
ter. Dopo aver finito di fare la spesa,
i volontari rilasciano all’utente una
ricevuta in cui sono segnati i punti
spesi e quelli che ancora si possono
spendere.
Elena Fecchio
Lo scaffale dell’Emporio della
Solidarietà nell’atrio del Liceo Medi
98
Quante volte ci è capitato di leggere
sulle etichette di un prodotto alimen-
tare la frase “Senza olio di palma”?
Oppure di sentir pronunciare queste
parole in spot pubblicitari?
Siccome l’olio di palma è stato addita-
to e condannato non da molto tempo,
verrebbe da chiedersi se questo acca-
nimento nei suoi confronti sia derivato
da studi che ne hanno dimostrato gli
effetti negativi sul nostro organismo o
se sia l’ennesima trovata commerciale.
Nonostante questo prodotto goda di
numerose proprietà, si è diffusa l’idea
che non sia idoneo dal punto di vista
salutista.
Anna villarini, biologa nutrizionista
presso l’Istituto nazionale dei tumori
di Milano afferma: «Una raccolta di stu-
di condotta dai ricercatori e nutrizio-
nisti italiani evidenzia che il consumo
abituale di olio di palma fa aumentare
in modo significativo la concentrazio-
ne di grassi nel sangue, dal colestero-
lo ai trigliceridi, provocando stati di
infiammazione cronica che favori-
scono lo sviluppo di patologie come
arteriosclerosi, problemi cardiovasco-
lari, diabete e anche alcuni tumori».
Altri invece difendono l’olio di palma,
definendo la sempre più diffusa con-
vinzione della pericolosità di questo
prodotto come un “tranello mediatico
internazionale”.
Piercamillo Falasca, direttore di Stra-
de afferma con decisione: «In un’Italia
che da qualche anno si sta ammalan-
do di complottismo, adesso è necessa-
ria una battaglia di razionalità».
Ricerche scientifiche portate avanti
dall’AIRC (Associazione Italiana per
la Ricerca sul Cancro) hanno infatti
dimostrato che l’olio di palma non è il
grasso più salubre che esista, ma nem-
meno il peggiore. Prima di bandirlo è
necessario verificare con cosa lo si so-
stituirebbe: molti prodotti che mostra-
no sulla confezione la scritta “Senza
olio di palma” contengono infatti olio
di cocco o burro di cacao, sui quali i pa-
reri degli esperti si dividono.
La salutenon è una moda“Senza olio di palma”. Manifesto salutista o trovata commerciale?
La parola all’espertaPerchè ci aiuti a capire, abbiamo intervistato la professoressa Alessia Caprini, docente di Scienze nel nostro liceo
‒ Professoressa Caprini, da quali sostanze è composto l’olio di pal-ma?«L’olio di palma come tutti i grassi e gli
oli alimentari contiene, in percentuali
diverse, gli stessi acidi grassi, normali
costituenti della frazione grassa degli
alimenti, sotto forma di trigliceridi.
L’olio di palma presenta un contenu-
to di acidi grassi saturi superiore alla
maggior parte degli altri grassi usati
in alimentazione ma molto simile a
quello del burro».
‒ Quali sono le proprietà che ne hanno permesso un così largo uso in campo alimentare?«Ha un sapore neutro, consistenza
solida a temperatura ambiente, re-
siste all’ossidazione, all’idrolisi, alle
alte temperature, ha un alto punto di
fumo e permette di conservare meglio
il prodotto alimentare senza alterarne
le caratteristiche organolettiche, anzi
esalta i sapori e mantiene la struttura
dei cibi. Il basso costo di produzione ha deter-
minato un ulteriore aumento del suo
utilizzo, dal momento che la resa per
ettaro è da 5 a 10 volte superiore agli
altri oli vegetali».
‒ Quali sono invece le sostanze che potrebbero risultare nocive per il nostro organismo?«La letteratura scientifica non riporta
l’esistenza di componenti specifiche
L’olio di palma presenta un contenuto di acidi grassi saturi
superiore alla maggior parte degli altri grassi usati in alimentazione ma molto simile a quello del burro
1110
dell’olio di palma capaci di determi-
nare effetti negativi sulla salute, ma
riconduce questi ultimi all’elevato
contenuto di acidi grassi saturi.
Il problema è nel consumo abituale
ed eccessivo dell’olio di palma, che
viene sommato a tutti gli altri grassi
saturi normalmente introdotti con
la dieta. Inoltre, recentemente L’EF-
SA (European Food Safety Authority
– Autorità europee per la sicurezza
alimentare) ha valutato i rischi per la
salute pubblica causati dalle sostan-
ze prodotte durante le lavorazioni ali-
mentari, in particolare quando gli oli
vegetali (tutti i tipi) vengono raffinati
ad alte temperature».
‒ Le suddette sostanze sono pre-senti anche negli altri oli vegetali?«Tutti gli oli vegetali contengono gli
stessi acidi grassi saturi e insaturi, ma
in quantità diversa. Per esempio l’olio
extra-vergine d’oliva ha l’80% di acido
oleico, mentre i grassi vegetali come
olio di palma, cocco, colza hanno un
contenuto estremamente elevato di
acidi grassi saturi pari ai grassi ani-
mali».
Elisa Poletti, Clara Caceffo
Comunicazione e infomarzioneIntervista con il giornalista Luigi Grimaldi
Abbiamo intervistato il giornalista Lui-gi Grimaldi, che ha chiarito il ruolo dei
mezzi di informazione nella diffusione
dell’opinione comune negativa sull’o-
lio di palma.
‒ Il “senza olio di palma” sta diven-tando sempre più una delle tante mode alimentari. Che ruolo ricopro-no i media nella diffusione di queste mode?«È necessario distinguere fra “comu-
nicazione” e “informazione”. La prima
è condotta da industrie private, asso-
ciazioni ambientaliste che diffondono
notizie che poi devono essere verifica-
te dalle testate giornalistiche che si oc-
cupano di “informazione”. Nonostante
le pressioni degli azionisti, che pos-
sono insistere affinché venga diffusa
una determinata notizia, il giornalista
dovrebbe lottare per il diritto all’infor-
mazione ».
‒ La campagna contro l’olio di palma viene portata avanti anche per moti-vi speculativi?«Sicuramente. Una campagna pubbli-
citaria nasce nel momento in cui i po-
tentati, muniti di strumenti finanziari
importanti, hanno degli interessi. Ciò
è accaduto con i noti fenomeni, ecces-
sivamente pubblicizzati, della “mucca
pazza” e dell’ “aviaria”, che hanno de-
stato scalpore e paura portando a un
arricchimento dei colossi farmaceutici
attraverso la vendita di vaccini e medi-
cinali. Allo stesso modo la campagna
contro l’olio di palma ha come fine
maggiori introiti per le aziende che uti-
lizzano altri tipi di oli».
‒ La diffusione di queste mode ali-mentari deriva anche dalla tenden-za delle persone a “credere a tutto”? Il problema è anche una scarsa in-formazione personale?«Certo, in un contesto favorevole
alla diffusione di notizie come quello
odierno è molto facile che una persona
consideri delle pillole di informazione
come certezze. Un lettore ha il diritto
di essere informato ma anche il dovere
di verificare che questo genere di dati
sia veritiero. Sempre più le persone
per mancanza di tempo e per pigrizia
recepiscono passivamente le notizie
e per questo poi le loro idee vengono
“manipolate” dai potentati.
Quindi in una società dove il consu-
mismo fa da padrone e la speculazio-
ne è all’ordine del giorno, abbiamo la
responsabilità di informarci per farci
un’idea che nasca da una base critica.
Quindi non dobbiamo soffermarci, per
inerzia, all’apparenza».
Evitare il glutine è dannoso
se non siete celiaciUn’altra sostanza evitata dagli allergici è il glutine, unica scelta possi-
bile per i celiaci, diventata negli ultimi anni sempre più una moda ali-
mentare anche per chi non è intollerante. Infatti il mercato dei prodotti
senza glutine è cresciuto a dismisura negli ultimi anni e la maggior par-
te dei consumatori sono persone perfettamente sane che scelgono di
comprare questi prodotti perché presumono siano più genuini e per la
loro ipotetica sostenibilità ambientale. Ma in realtà gli studiosi indicano
che in molti casi l’uso di prodotti senza glutine potrebbe rappresentare
un rischio, dal momento che il glutine è una sostanza necessaria all’or-
ganismo.
Chi si informa dovrebbe distinguere tra ciò che viene pubblicato a scopi pubblicitari e ciò che invece aiuta a farsi un’opinione
Stiamo cercando il nome di Federi-ca Panizzo sui campanelli dello stu-
dio legale, quando lo sguardo cade
su una targa diversa dalle altre. Ci
guardiamo e, con un sorriso, capiamo
che è proprio quello della persona
da intervistare. Una certa curiosità
e sorpresa nasce in noi, tanto che,
dopo esserci sedute, non esitiamo a
chiederle: «Perché preferisce essere
chiamata avvocata?» E lei risponde:
«“Avvocato” toglierebbe respiro alla
mia femminilità e alla femminilità
che desidero portare nella mia pro-
fessione. Avvocatessa invece sarebbe
13
la rappresentazione sminuita di una
professione prettamente maschile».
Ma è stata veramente raggiunta l’e-
mancipazione femminile nel ventu-
nesimo secolo? Perché da un lato si
riscontrano sempre più casi di donne
emancipate, dall’altro le discrimina-
zioni nei loro confronti sembrano non
aver fine. Infatti, la cronaca nera non
ci dà pace: aggressioni, stupri, mob-
bing, stalking sembrano essere all’or-
dine del giorno per poi sfociare nei
casi più gravi nel femminicidio.
Secondo l’avvocata Panizzo «i casi di
femminicidio nascono da un retag-
gio patriarcale presente ancora nel-
la cultura e nella società italiana: la
vittima viene colpita perché non si
è adeguata, col suo comportamento,
al modello sociale androgino pensato
per lei, in cui si deve dedicare esclusi-
vamente alla cura dei genitori anzia-
ni, ai figli piccoli o a fare la casalinga
ecc... In una coppia eterosessuale, o
omosessuale, c’è sempre un soggetto
che fa da fulcro, dominando quindi
sull’altro. I casi di violenza si genera-
no anche da relazioni malate in cui la
donna è costretta per necessità, o da
una scelta sbagliata di partner che si
rivela un narcisista perverso».
Riguardo alle discriminazioni di ge-
nere, un esempio non molto lontano
da noi è quello della Svizzera, dove
le disparità salariali sono in continuo
aumento perché, nonostante l’artico-
lo 8 della Costituzione di quel Paese
sancisca l’uguaglianza fra uomini e
donne, queste ultime percepiscono in
media il 30 per cento in meno di sti-
pendio. «Le leggi in Italia ovviamente
ci sono – spiega l’avvocata Panizzo –
ma riflettono una miopia nella loro
applicazione. Infatti, in un codice penale dell’epoca fascista ancora in vigore (Codice Rocco del 1930) si
trova l’espressione “chiunque cagio-
na la morte di un uomo”, ora però an-
drebbe corretta in “chiunque cagiona
la morte di una persona”. La mentalità
sembra faccia fatica ad evolversi, ma
può cambiare attraverso la sensibi-
lizzazione, l’educazione nelle scuole
e una discussione più matura e con-
sapevole, indirizzata ad un approccio
culturale».
Anche lo sport è sempre stato carat-
terizzato dalla predominanza degli
L’arte diESSERE FRAGILI
Ma è stata veramente raggiunta
l’emancipazione femminile nel
ventunesimo secolo? Perché da un lato si riscontrano sempre
più casi di donne emancipate, dall’altro
le discriminazioni nei loro confronti
sembrano non aver fine
12
1514
LA TERzA GUERRADI INDIpENDENzA
al Liceo Medi
uomini e questo segna profonde dif-
ferenze di genere. Anche oggi, infatti,
gli sport maschili sono più rilevanti
sia economicamente che socialmen-
te. Ciò deriva da concezioni basate
sulle caratteristiche fisiche dei sessi:
l’uomo risulta forte, competitivo, at-
tivo e quindi sportivo, la donna invece
più esile e debole, remissiva, passiva
e quindi più sedentaria.
Riguardo alla scuola, nel nostro li-
ceo il livello di presenza femminile è
molto alto. Infatti, dei 1020 studenti
presenti, 627 sono ragazze e solo 393
sono maschi. Nonostante questi dati
sorprendenti – a favore dell’emanci-
pazione femminile visto che un tempo
frequentare il liceo era una prerogati-
va maschile – a volte si percepisce il
fenomeno del “maschilismo striscian-
te” che si insinua nella società e an-
che nella scuola. Succede infatti che
in presenza di ragazze, alcuni ragazzi
facciano affermazioni o “frecciatine”
maschiliste e alcune volte offensive,
talvolta per scherzare, ma altre vol-
te credendo veramente a quello che
dicono. Quando alla domanda «Cosa
vuoi fare all’università?» una ragazza
risponde: «ingegneria!», piovono su-
bito su di lei commenti del tipo «Una
donna ingegnere? Di solito lo fanno i
maschi!». Si può dedurre che una par-
te della società è ancora convinta che
le donne non debbano essere prota-
goniste della propria vita e allo stesso
tempo ha paura che riescano a realiz-
zare i propri sogni e quindi affermarsi.
Ma allora come vivere l’emancipazio-
ne femminile oggi? Secondo l’avvo-
cata Panizzo «una donna sceglie di
essere emancipata decidendo per se
stessa a livello sentimentale, lavora-
tivo e relazionale e dicendo “io sono
solo mia”». E conclude: «Una donna
emancipata, secondo me, è una don-
na potente, non nel senso che ha tan-
to successo, ma resiliente, ovvero ca-
pace di resistere agli urti della vita. Io,
nonostante sembri una donna eman-
cipata esteriormente, mi sento inte-
riormente molto fragile, in quanto ho
dovuto, devo e dovrò combattere con
tanti pregiudizi. Bisognerebbe colti-
vare più umanità in questo mondo».
Francesca Anselmi e Nicole Tiziani
Federica Panizzo, avvocata penalista del
Foro di Verona.
È lo storico Cesare Farinelli che ci spiega in sintesi la battaglia che diede inizio alla Terza Guerra di Indipendenza. All’alba del 23 giugno 1866, i primi reparti militari, appartenenti al Regio Esercito Italiano valicarono il Mincio per dare inizio alla guerra per la liberazione del Veneto. Il conflitto vedeva contrapposte le forze italo - prussiane contro quelle austriache. La disastrosa sconfitta di Custoza maturò nel pomeriggio del 24
giugno 1866, quando i reparti italiani, mal diretti dai propri comandanti, cedettero di fronte agli attacchi degli austriaci e si ritirarono precipitosamente verso le rive del Mincio. Tutto sembrava perduto. Seguirono giorni di profondo sconforto e d’incertezza anche a causa della sconfitta italiana nella battaglia navale di Lissa. Grazie però alla vittoria dell’esercito prussiano, l’Austria alla fine cedette il Veneto al Regno d’Italia.
Matteo Chiaramonte
16 17
La storia di Luigina SartoriEra domenica 24 giugno del 1866 e le campane del borgo di Custoza, che avevano il compito di segnalare alla popolazione l’inizio dello scontro, suonavano furiosamente. Con questa battaglia cominciava la Terza Guerra d’Indipendenza con le truppe austriache da una parte e l’esercito del
neonato Regno d’Italia dall’altra.Tra le persone che cercavano di ripararsi dall’imminente combattimento c’era anche Luigina
Sartori, una ragazza che di lì a qualche giorno avrebbe compiuto 13 anni. Possiamo imma-ginare che provasse paura, ansia, tensione e angoscia. Sentiva i rumori, le grida, i fucili
che sparavano. I due eserciti, italiano ed austriaco, combattevano in condizioni critiche, spossati dal caldo e dalla mancanza d’acqua. I soldati italiani dovettero affrontare gli scontri più accesi, che li videro protagonisti fra Oliosi, nel comune di Castelnuovo, e
Villafranca, dove nonostante lo zelo e il sacrificio uscirono sconfitti. Quando il generale italiano Alfonso Della Mormora ordinò la ritirata la battaglia
finì, portandosi via le storie, i nomi e i volti dei soldati e della gente comune. Anche Luigina oggi sarebbe una “senza nome” se il parroco del borgo, Luigi
Pigozzi, non avesse registrato il suo decesso proprio quella domenica del 24 giugno 1866. Perché, come ha detto il filosofo Walter Benjamin, «è più faticoso onorare la memoria di chi non ha nome che non di chi è conosciuto».
Intervista al direttore artistico della mostra Roberto Solieri
Il curatore della mostraLo storico Carlo Saletti– Cosa è stato il 1866 per l’Italia?«Il 1866 per l’Italia è l’anno della terza
campagna militare condotta contro gli
austriaci. Custoza è la prima battaglia
in cui si misura il nuovo esercito del
Regno d’Italia, perchè le campagne
precedenti erano state condotte sotto
il Regno Sardo-Piemontese, e quindi a
misurarsi sul campo era stato l’eserci-
to sabaudo».
Con lo scopo di informare gli studenti sullo scontro avvenuto nel nostro terri-torio nel 1866, è stata allestita al Liceo Medi la mostra “Il giorno della grande battaglia” dove, assieme alle informa-zioni di carattere storico, sono stati in-seriti pannelli che raccontano le vicen-de dei personaggi che hanno vissuto in prima persona lo scontro, sia soldati sia civili. Roberto Solieri, direttore artistico della mostra, ci ha illustrato come è strutturata.– Come è raccontata la battaglia di Custoza?«La battaglia di Custoza sostanzial-mente è raccontata attraverso un grande pannello che ripercorre le ore salienti della giornata. Il 24 giugno 1866 è stato teatro di combattimenti in due settori: quello occidentale e quello orientale, da Monzambano e Oliosi fino a Custoza e Villafranca. La battaglia è
raccontata attraverso le ore che van-no dalle ore 1 del mattino fino alle 23. Questo pannello permette di avere una visione d’insieme di tutta la giornata e di capire quali sono stati gli scontri o le offensive di entrambi gli schieramen-ti».– Quali sono i punti focali della mo-stra?«I punti focali sono innanzitutto uno sguardo sul campo di battaglia che ci fa
capire il dislocamento dei personaggi e delle forze militari nelle zone di com-battimento ed è molto significativo perché si entra a diretto contatto con gli ufficiali artefici della battaglia. Un altro punto molto importante è sicura-mente una vista attraverso gli oggetti parlanti che raccontano la storia delle battaglie. Ogni oggetto è un racconto a se stante e ripercorre varie tematiche della giornata. Un ultimo aspetto è un parallelo tra i luoghi della battaglia del 1866 e gli stessi scorci oggi. Abbiamo messo in relazione i disegni di Quinto Cenni, illustratore militare dell’epoca, e le foto di Fernando Zanetti che è riuscito a ricostruire gli stessi punti di vista».
Poletti Elisa, Fecchio Elena
– Come si sono svolti gli scontri più importanti?«Gli scontri della battaglia di Custoza
si sono svolti sostanzialmente dalle 5
del mattino fino alle 6 di sera, per cui
i soldati alla fine erano sfiancati. È sta-
ta complessivamente una somma di
scontri isolati, poco coordinati da par-
te italiana, soprattutto perché il nostro
esercito riteneva che gli austriaci non
fossero lì ma da tutt’altra parte. Scon-
tri molto violenti si sono accesi tra
Oliosi, nel comune di Castelnuovo, e a
Villafranca».
– Com’era l’equipaggiamento milita-re degli italiani e degli austriaci?«Gli armamenti individuali erano pres-
soché identici. Custoza è considerata
l’ultima grande battaglia combattuta
con i fucili, seppur a canna rigata, con
Il video / Interviste
Interviste di Alberto Freddo e Matteo Chiaramonte
un sistema di caricamento ad avanca-
rica. Questo spiega la famosa bacchet-
ta che doveva comprimere il proiettile
nella sua canna di lancio rallentando
la cadenza di tiro. E spiega anche il nu-
mero non eccessivamente elevato di
morti e feriti sul campo di battaglia».
– Quale fu l’esito della battaglia per l’esercito italiano? «La battaglia finì con una ritirata ita-
liana che avrebbe potuto essere tran-
quillamente recuperata se il generale
Alfonso Della Marmora, Capo di stato
maggiore, non avesse perso la testa.
Gli italiani avevano ancora 40 mila uo-
mini a disposizione e avrebbero quin-
di potuto muovere battaglia il giorno
successivo. Quando qualche settima-
na dopo la flotta italiana fu battuta a
Lissa dalla flotta austriaca la somma
di queste due sconfitte fu un disastro».
– E la popolazione come visse questo momento?«La popolazione all’epoca non era di-
rettamente coinvolta. La battaglia fu
combattuta di domenica, quindi im-
maginiamo che le campane di tutti i
paesini e villaggi suonassero mentre la
popolazione trovava rifugio nelle case
che non avevano cantine per nascon-
dersi.
Sono stati comunque accertati casi di
civili uccisi, come la piccola Luigina Sartori, tredicenne all’epoca, colpita
da un colpo di fucile». – Perché è importante ricordare queste date e questi episodi?«Determinati avvenimenti storici pos-
sono far capire tante cose anche sul
presente. Io faccio lo storico e quindi
naturalmente mi nutro di date e al-
cune di esse sono importanti e vanno
ricordate».
1918
Il giorno 19 gennaio anche il Liceo Medi ha avuto il piacere di ospitare e intervistare l’autore del libro Mio fratello rincorre i disonosauri. Gia-como ha sottolineato che «la diver-sità è bellezza» e la bellezza si può cogliere in tutte le cose della vita, anche in quelle che capitano e che non si possono controllare.
«Gio era tutto, ma più di ogni altra
cosa era libertà. Lui era libero in tutti
i modi in cui avrei voluto esserlo io».
È così che Giacomo Mazzariol, un
ragazzo ventenne di Castelfranco Ve-
neto, descrive suo fratello Giovanni, un bambino con un cromosoma in
più, dai mitici poteri speciali. All’inizio
quando i suoi genitori gli annunciano
la bella notizia dell’arrivo di un nuovo
fratellino, Giacomo, tutto contento,
immagina la sua nuova vita con lui.
Col passare del tempo però scopre
che i poteri di Giovanni non sono spe-
Venerdì 25 novembre 2016 noi, ragaz-
zi delle classi quinte del liceo Medi,
abbiamo partecipato all’incontro
sull’educazione alla sicurezza stra-
dale tenuto dai Poliziotti della Stra-
dale, dagli infermieri del SUEM 118
Servizio Urgenza Emergenza Medica)
e dai Vigili del Fuoco. Grazie alle te-
stimonianze di alcune persone, tra
Una carellata tra gli studenti del Li-ceo Medi per capire cosa piace della scuola. Una cosa sembra condivisa dalla maggior parte degli intervi-stati: tutti si danno un gran da fare per rendere l’Istituto attivo e inte-ressante. Non è il posto per chi non ha voglia di impegnarsi. Gli altri certo non si annoiano, anche grazie alle molteplici attività extrascola-stiche che accorciano le distanze tra scuola e società.
Il video / Interviste
Interviste di Nicole Tiziani, Gaia Lazareviċ, Agata Tebaldi
Solo un cromosoma in più
Accendi il cervello, poi il motore
Cosa penso io del Medi?
ciali come credeva. Ha così inizio un
lungo percorso che vede Giacomo alle
prese con il mondo della sindrome
di Down. Nonostante l’iniziale diso-
rientamento causato dalla “stranez-
za” di Giovanni, Giacomo alla fine
scopre che quello del fratello è un
mondo semplice e libero che rapi-
sce tutti quelli che, anche se per
poco, ne fanno parte.
«Giacomo ha catturato l’attenzio-
ne degli studenti come raramen-
te è capitato in altre assemblee
– spiega la professoressa Giulia
Ottoboni – e non solo perchè
è giovane e ha parlato nella
lingua dei ragazzi. Ha comu-
nicato messaggi profondi e
autentici, nati dalla potenza
dell’esperienza e non dagli
artifici del pensiero. E questo
è arrivato dritto al cuore!».
Aziza Farooq
Adriana Cochior
cui gli atleti del GSC Giambenini e i fa-
miliari di alcune vittime della strada,
è emerso non solo l’aspetto tecnico
ma anche quello umano. Le parole
delle persone che hanno voluto rac-
contare la loro storia ci hanno toccato
interiormente tanto che in noi è nato
un desiderio forte di non rassegnazio-
ne e di non silenzio di fronte a queste
tragedie. Spesso oltre a dare la colpa
all’alcol, alla droga, a una distrazione
o a un colpo di sonno, non scaviamo
veramente nel profondo per cercare
la vera causa del problema: la manca-
ta educazione alla sicurezza stradale.
Bisogna partire proprio da lì!
Anselmi Francesca
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