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Inchiesta di Sofia Leonardi, 7 anni, di Livorno, per Giornalisti nell'Erba 7
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Sofia Leonardi – N 0404095416
Circa 7 anni fa ero un pesciolino che
nuotava nella pancia della mia
mamma, non avevo le pinne ma
riuscivo a vivere completamente
immersa nell’acqua, in un’acqua
speciale chiamata liquido amniotico.
Sono nata immergendomi
completamente nell’acqua. Sono
andata a fondo e risalita senza
piangere, mi sa che mi sentivo un
pesce vero.
Ora vivo in una città di mare. Quando vado a scuola lo vedo tutti i giorni, sento il vento portare il
suo odore.
In inverno gioco a scappare dalle onde che
si abbattono sulla riva, e penso ai granchi
nascosti tra gli scogli e ai pesci che
nuotano. In estate ci faccio il bagno fino a
quando le mie dita diventano ruvide. Mi
piace soprattutto mettere la testa sotto
l’acqua e vedere i pesci… tuffarmi,
immaginare i delfini che ci nuotano mentre
io nuoto con loro...
Mi piace stare immersa nell’acqua, mi fa
pensare che sono un pesce vero, a volte
nuoto così veloce che devo frenare se no
vado a sbattere contro gli scogli.
Il mare è un posto magico, con tantissimi pesci colorati: è un posto vivo.
Il mare visto da fuori è azzurro o verde, ma con la testa sotto l’acqua è di tanti colori: il marrone
degli scogli, le alghe verdi, i pomodori di mare rossi, le salpe hanno le strisce gialle, ci sono pesci
neri e grigi, altri color argento...Il mare quando è in burrasca è forte, le onde alte fanno paura ma
altre volte il mare mi sembra fragile e da proteggere dall’uomo.
Il mio mare: lo scoglio della ballerina
CODICE DI CONDOTTA per la PESCA RESPONSABILE
La FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, è formata da delle
persone che si occupano di combattere contro la fame nel mondo.
• PERCHE’ SI E’ OCCUPATA ANCHE DELLA PESCA?
Perché fin dall’antichità gli uomini
pescavano per procurarsi il cibo o
venderlo, e soprattutto nei paesi più
poveri le persone non sono costrette ad
usare i soldi per poter mangiare perché
basta loro il pesce.
• MA SE DOVESSE FINIRE IL PESCE QUESTE PERSONE COSA
MANGEREBBERO?
Molte di loro morirebbero di fame
La Fao, nel 1995, ha scritto un Codice di Condotta per la pesca responsabile, cioè ha proposto
alcune regole da rispettare perché la pesca non faccia sparire dal mare i pesci, e i pescatori vengano
trattati bene dai proprietari delle loro barche.
Il Codice dice tante cose giuste, ma è non è obbligatorio rispettarlo, purtroppo.
Ecco qualche regola:
1. Gli Stati dovrebbero impedire che si peschino troppi pesci e dovrebbero scegliere attrezzi da
pesca sicuri per il mare e gli uomini.
2. Tutto il mare e le acque dolci dovrebbero essere protette dalla distruzione e
dall’inquinamento che minacciano gli animali e gli uomini.
3. Gli Stati dovrebbero controllare le attività dei pescherecci e delle imbarcazioni per evitare
che non rispettino queste regole.
4. Gli Stati dovrebbero adeguatamente proteggere i diritti dei pescatori.
MA LO STIAMO FACENDO?
Non sembra leggendo le notizie e ascoltando le parole di chi si occupa di proteggere il mare. Gli
Stati dovrebbero impedire che si peschino troppi pesci, ma non ci stiamo impegnando troppo a
rispettare questa regola.
Gli esperti hanno detto che tra le specie a rischio di estinzione ci sono alcune
specie di pesci tra cui 14 tipi di squalo, il tonno rosso e le cernie. Vicino al
rischio estinzione ci sono la spigola e la passera di mare. Anche i delfini e le
tartarughe sono considerati una specie protetta, perché capita spesso che questi
animali finiscano nelle reti da pesca e non riescano a sopravvivere.
Questo accade perché si pesca troppo ed il mare è inquinato.
MA PERCHE’ CONTINUIAMO A PESCARE TROPPI PESCI SAPEN DO
CHE SONO A RISCHIO DI ESTINZIONE?
Facciamo l’esempio del Tonno Rosso.
Sta scomparendo perchè qualcuno vuole guadagnare tanti soldi e chi mangia i pesci magari non sa
che si stanno estinguendo. In Giappone, dove fanno cose belle come i cartoni animati ma si
uccidono ancora le balene, sono molto golosi di sushi , un cibo a base di riso mangiato insieme al
tonno. Il problema è che il sushi piace così tanto che tutti lo vogliono mangiare, e così Giappone
consuma l’80% del tonno rosso catturato nel mondo.
Un tonno rosso, nel 2011, è stato venduto a quasi 300.000 euro
al mercato del pesce di Tsukiji a Tokyo. L'esemplare di 342 kg, è
stato acquistato da due proprietari di un ristorante di sushi. Nel
2013, alla prima asta del pesce sempre a Tsukiji, hanno
venduto un tonno rosso del peso di 222 kg a circa 1,3 milioni di
euro, che non so quanti sono ma mi hanno detto che ci si
possono comprare molte case.
GLI STATI STANNO FACENDO QUALCOSA PER SALVARE IL TO NNO ROSSO?
Dicono di sì, ma i governi che hanno formato un’associazione per proteggere i pesci chiamata
Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) hanno
rifiutato, nel marzo 2010, la proposta di vietare la vendita del tonno rosso dell'Atlantico per dare a
questa specie il tempo di riprodursi. Su 129 Paesi, 72 hanno votato contro il divieto del
commercio, 43 hanno votato a favore e 14 si sono astenuti. E’ stato chiesto che la votazione
fosse segreta.
A VOI SEMBRA CHE SI COMPORTINO BENE? NOOOO!
Il tonno costa tanto ma i soldi non vanno sempre ai pescatori, perché non sono i padroni delle
barche. I proprietari spesso li trattano molto male e li pagano poco.
Un po’ di tempo fa io e i miei fratelli abbiamo dato dei soldi, come tanti altri, a Greenpeace, per
costruire la Rainbow Warrior III, una barca che sarebbe servita ad andare a cercare i nemici del
mare e a proteggere i pesci. La Rainbow Warrior quest’anno è andata in Mozzambico, uno stato
molto povero dell’Africa, e i suoi uomini sono saliti su alcuni pescherecci. Hanno trovato un filo di
nailon con cui pescavano lungo 80 Km (come da Livorno a Firenze) con 1200 esche attaccate.
Immaginate quanti animali possano essere uccisi anche per caso!
Sui pescherecci in cui sono saliti hanno incontrano uomini che lavorano 14 ore al giorno, per anni
non rivedono le famiglie e ogni sei mesi (più di quanto dura la scuola che è davvero lunga)
scendono 1 solo giorno in un porto.
Anche altre persone che vogliono proteggere il mare, che fanno parte dell’Environmental Justice
Foundation (EJF), hanno incontrato uomini che lavorano sui pescherecci costretti a lavorare per
mesi, anche per anni, in ambienti malsani e pericolosi. In Africa pescano gamberi, aragoste e tonni,
che sono a rischio di estinzione,e che poi vendono in Europa.
Hanno trovato una barca in cui gli uomini lavoravano nella stiva senza aria né ventilazione, a
temperature di 40-45 gradi. Come cibo davano loro lo scarto del pesce e per lavarsi usavano una
pompa che aspirava acqua dal mare. Se qualcuno osava lamentarsi veniva abbandonato sulla
spiaggia più vicina.
Chi è uno schiavo? Lo schiavo è uno che lavora per dei signori che non lo fanno riposare
mai, lo pagano poco e non può decidere niente. E se si lamenta potrebbero ucciderlo e
picchiarlo. E’ per questo che questi pescatori sono degli schiavi
Per fortuna ci sono alcune BUONE NOTIZIE!
Nel Regno Unito la maggior parte di aziende si sono impegnate a usare solo tonno pescato senza
FAD (sistema di aggregazione per i pesci). Anche in Italia alcune aziende dichiarano sui barattoli di
non usare questi metodi di pesca, quindi cerchiamo di comprare quel tonno.
Il FAD è un metodo di pesca che dovrebbe essere eliminato perché uccide troppi animali. Consiste
nel lasciare al largo degli “oggetti galleggianti” che trasmettono un segnale per essere facilmente
ritrovati. I tonni in mare aperto sono attratti da queste specie di boe perché vi si annidano anche
alghe, polpi, piccoli pesci di cui si nutrono i pesci più grossi. In poche settimane attorno ad un
FAD si possono radunare tanti animali che purtroppo vengono tutti uccisi quando arrivano i
pescherecci. Il FAD oltre a provocare la cattura di molti esemplari giovani, uccide squali e
tartarughe.
Uccidendo i pesci giovani quella specie andrà incontro a seri problemi di estinzione, perché non ha
il tempo di riprodursi . Una delle specie a rischio è proprio il tonno della varietà pinnagialla,
quello che mangiamo nelle scatolette del supermercato.
Purtroppo ci sono altri metodi di pesca che andrebbero vietati
come la “longline” che uccide troppi tonni e che uccide
molte tartarughe e uccelli marini . Consiste in un enorme
rete attaccata a due pescherecci, sorretta nel mezzo dalle boe
e lunga a volte anche per chilometri. E’ gettata in mare aperto
ed è percorsa, ogni decina di metri ,da un lungo filo che
termina con un amo e l’esca.
La rete, trascinata da pescherecci, al momento della raccolta contiene non solo tonni. Oltre il 30%
è costituito pesci che non sono commerciabili ma che vengono comunque pescati. Questa tecnica è
una delle maggiori cause di morte anche per le tartarughe, che rimangono impigliate e non riescono
a ritornare a galla per respirare, e per gli albatros e altri uccelli marini, che si tuffano pensando di
poter pescare del cibo, rimangono intrappolati.
A QUESTO PUNTO VORREI DIRE ALCUNE COSE:
• Smettete di pescare troppi pesci perché non ce ne saranno più e non
guadagnerete più soldi.
• Non pescate troppi pesci se no i pesci non ancora estinti non avranno più cibo.
• Senza pesci molte persone moriranno di fame.
• Non obbligate i pescatori a separarsi per troppo tempo dalle loro famiglie per poter
lavorare.
• I pescatori non vanno sgridati se provano a chiedere di essere trattati meglio e di
avere più cibo.
• Non è giusto trattare i pescatori come schiavi.
…e io sono d’accordo!!!
Il mare se potesse parlare direbbe: “Io voglio vivere, smettetela di togliermi
questi colori! I pesci sono i colori ma voi uomini me li state togliendo.
A voi uomini piacerebbe tuffarvi in un mare vuoto, senza pesci né
granchi, e tutti gli animali che vi piacciono di più? Penso che non vi
piacerebbe perciò smettete di mangiare troppi pesci e invece tuffatevi
nel mare. Guardate i pesci come nuotano, come sono belli e se siete
fortunati vedrete dei cuccioli!”
Il mio mare: Sicilia
NON TOGLIETEMI I COLORI!
BIBLIOGRAFIA
• Il tonno rosso rischia l’estinzione, WWF,14\11\2011, documento on line.
• Mari saccheggiati, pesci verso l'estinzione, Corriere della Sera, M.G. Faggiani, 10\2\2010.
• Codice di condotta per la pesca responsabile, FAO Dipartimento Pesca, 1995.
• Emergenza Mari cosi possiamo salvare i pesci, video La Stampa on line, 27-10-2010.
• L’inferno in alto mare dei pescatori schiavi. Storie di lavoratori clandestini senza diritti,
Repubblica, Emanuela Stella, 19\10\2010.
• Morire per il pesce:i nuovi schiavi del mare, Il fatto, 24\10\2010, Alessio Pisanò.
• Missione Pesca, Greenpeace, n.107.