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22 gennaio 2009 Anno 2 - Numero 3 Foglio di informazione a cura del Partito democratico di Rignano Flaminio Stampato in proprio Distribuzione gratuita L’America a una svolta: la vittoria di Obama C on l’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti, il mondo intero ha tira- to un sospiro di sollievo, e gli ame- ricani si sono accorti - quasi con stupore - di aver eletto un uomo di colore a capo del paese. La scelta del popolo americano è caduta su un candidato estremamente quali- ficato, intelligente ed equilibrato, in un momento storico in cui tali qualità potrebbero rivelarsi essen- ziali. Finalmente, gli Stati Uniti sembrano essersi gettati alle spalle il loro passato razzista. Ma è veramente così? Di fatto, la comprensione di questo evento epocale non può prescindere da quella della storia dei neri in Ame- rica, come cercherò di chiarire nei paragrafi che seguono. La schiavitù negli Stati Uniti ini- zia ufficialmente nel 1654, quando (Continua a pagina 9) L a decisione del Governo di portare in approvazione, con i collegati alla Finanziaria 2009, alcuni provvedimenti decisi- vi per il futuro assetto territoriale, rafforza l’interesse attorno alla questione della riforma istituziona- le dello Stato, che torna ad essere uno dei principali argomenti di di- scussione fra le parti politiche, fa- cendolo oggetto di una insistente e martellante propaganda, senza che questo però riduca la confusione sull’argomento. Può essere utile quindi cercare di chiarire alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda le ricadute che tali scelte avranno sul nostro terri- torio e sui cittadini. E che dovreb- bero vedere le amministrazioni lo- cali più attente e partecipi nel di- battito (cosa sta facendo, in que- sto senso, l’amministrazione di Rignano?), anche perché il percor- so di riforma è complesso e le solu- zioni possono essere molteplici. (Continua a pagina 3) E ro ancora ventenne quando, rispondendo all’automobilista di passaggio che mi chiedeva indi- cazioni per raggiungere la Rignano -Capena, risposi che la strada non esisteva e che da Rignano per arri- vare a Capena avrebbe dovuto ne- cessariamente dirigersi verso Mor- lupo. Solo molti anni dopo scoprii che quella che chiamiamo abitual- mente la “strada di Vallelungaaltro non è che il tracciato che l’automobilista cercava di raggiun- gere. Per lui sarebbe cambiato poco visto che, allora come oggi, essa è una strada fantasma dal tracciato interrotto e passare per Morlupo è assolutamente necessario. I due paesi distano in linea d’aria solo pochi chilometri, ma il percorso (Continua a pagina 4)

La Voce - anno 2 n. 3

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Giornalino PD Rignano

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22 gennaio 2009

Anno 2 - Numero 3

Foglio di informazione a cura del Partito democratico

di Rignano Flaminio Stampato in proprio

Distribuzione gratuita

L’America a una

svolta: la vittoria

di Obama

C on l’elezione di Barack Obama a Presidente degli

Stati Uniti, il mondo intero ha tira-to un sospiro di sollievo, e gli ame-ricani si sono accorti - quasi con stupore - di aver eletto un uomo di colore a capo del paese. La scelta del popolo americano è caduta su un candidato estremamente quali-ficato, intelligente ed equilibrato, in un momento storico in cui tali qualità potrebbero rivelarsi essen-ziali. Finalmente, gli Stati Uniti sembrano essersi gettati alle spalle il loro passato razzista.

Ma è veramente così? Di fatto, la comprensione di questo evento epocale non può prescindere da quella della storia dei neri in Ame-rica, come cercherò di chiarire nei paragrafi che seguono.

La schiavitù negli Stati Uniti ini-zia ufficialmente nel 1654, quando

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L a decisione del Governo di portare in approvazione,

con i collegati alla Finanziaria 2009, alcuni provvedimenti decisi-vi per il futuro assetto territoriale, rafforza l’interesse attorno alla questione della riforma istituziona-le dello Stato, che torna ad essere uno dei principali argomenti di di-scussione fra le parti politiche, fa-cendolo oggetto di una insistente e martellante propaganda, senza che questo però riduca la confusione

sull’argomento. Può essere utile quindi cercare di

chiarire alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda le ricadute che tali scelte avranno sul nostro terri-torio e sui cittadini. E che dovreb-bero vedere le amministrazioni lo-cali più attente e partecipi nel di-battito (cosa sta facendo, in que-sto senso, l’amministrazione di Rignano?), anche perché il percor-so di riforma è complesso e le solu-zioni possono essere molteplici.

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E ro ancora ventenne quando, rispondendo all’automobilista

di passaggio che mi chiedeva indi-cazioni per raggiungere la Rignano-Capena, risposi che la strada non esisteva e che da Rignano per arri-vare a Capena avrebbe dovuto ne-cessariamente dirigersi verso Mor-lupo. Solo molti anni dopo scoprii che quella che chiamiamo abitual-

mente la “strada di Vallelunga” altro non è che il tracciato che l’automobilista cercava di raggiun-gere. Per lui sarebbe cambiato poco visto che, allora come oggi, essa è una strada fantasma dal tracciato interrotto e passare per Morlupo è assolutamente necessario. I due paesi distano in linea d’aria solo pochi chilometri, ma il percorso

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Q uelli che stiamo vivendo non sono giorni facili e neanche

le festività natalizie sono riuscite a dissipare il senso delle difficoltà in cui viviamo, anche se osservare e commentare il presente è sempre difficile, perché non si riesce ad avere il necessario distacco e quindi una visione non legata alla stretta contingenza.

Per trovare un percorso e organiz-zare e definire una riflessione, uso due immagini che ci sono state pro-poste da tutti i mezzi di informa-zione: il sindaco di Firenze che, per affermare la propria innocenza, si lega a un palo e la corsa gioiosa di Berlusconi durante la visita a Pe-scara. Queste immagini fanno ri-flettere sui passaggi che hanno con-dotto l’Italia a considerare proprio Berlusconi come “il piccolo nonno della grande madre Italia”, per cita-re una vignetta di Altan.

Nonostante la crisi economica che spinge ai tagli dei consumi, proliferano le soluzioni di propa-ganda che nascondono ulteriori problemi: con la crisi Alitalia sono a carico degli italiani 3 miliardi di euro di debiti (che nel caso di ac-cordo si sarebbe accollata l’Air France), permane la pervicace osti-nazione a proporre progetti quali il Ponte sullo stretto in realtà quali la Calabria e la Sicilia dove ancora non ci sono nemmeno trasporti de-centi su strade o ferrovie, l’alto costo della sanità, la disparità di trattamento tra scuole pubbliche, con i falsi tagli alle private (ai ve-scovi è bastato protestare per riotte-nere i finanziamenti che il governo ipotizzava di eliminare)…

Ebbene in questo panorama nel quale spesso la fantasia e la propa-ganda si sostituiscono alla raziona-le analisi dei problemi, delle risorse disponibili e della corretta riparti-zione tra i ceti sociali, come mai l’opposizione non riesce ad inter-cettare il malcontento che dovrebbe colpire chi è al governo?

Pensando a casa nostra, come mai il PD non decolla e non rie-sce a mostrarsi come una forza di governo realmente alternativa alla destra ed in grado di ottene-re la fiducia degli italiani?

Potremmo aprire una lunga di-scussione, ma riflettendo su alcune inchieste giudiziarie che stanno coinvolgendo amministrazioni rette dal PD si comincia a capire: non riusciamo a dare la sensazione e la convinzione di essere diversi da chi pratica il conflitto di intereressi, da chi considera la politica uno stru-mento per il proprio tornaconto personale, da chi premia la sua cor-te e così via, in una degenerazione che coinvolge tutto il ceto politico come dimostra la scarsa stima che complessivamente gli italiani nu-trono verso i loro rappresentanti.

Tangentopoli è stata non solo un’occasione persa per bonificare il rapporto tra politica ed affarismo, ma ha addirittura peggiorato la si-tuazione perché ha vis to l’arroccamento delle forze politiche a difesa dei propri privilegi e la rinascita dalle ceneri dei vecchi partiti di tante individualità che hanno ampliato quanto diceva Rino Formica del suo PSI: “il convento è povero ma i frati sono ricchi”.

A questo punto tutti noi do-vremmo interrogarci, per evitare che dalla somma dei piccoli inte-ressi di ciascuno derivi un danno per tutti e dovremmo partire proprio da casa nostra, dal nostro PD per trovare la forza di dare spa-zio a quanti vorrebbero un rinnova-mento basato sul riconoscimento del merito, sull’analisi delle neces-sità collettive, sull’uso oculato del-le risorse: in poche parole dovrem-mo trovare il modo per usare la politica come mezzo per affrontare le esigenze di tutti e non quale stru-mento per soddisfare gli egoismi personali.

Raffaele Caputo

Rignano e la Città metropolitana di Roma di Vincenzo Marcorelli 1/3

Una strada verso il domani di Stefano Pucci 1/4

L’America a una svolta: la vittoria di Obama di Brendan Jones 1/9

Il dovere di interrogarci di Raffaele Caputo 2

Ciao... di Stefano Pucci 2

La Asl Rm F di Vincenzo Marcorelli 5

Ammodernamento della ferrovia di Stefano Pucci 5

Così diversi, così uguali di Vincenzo Marcorelli 5

Le strade di Rignano di Ugo Colonna 6

Montelarco: i disagi non finiscono mai di Enrico D’Ottavi 6

Vivere a Montelarco - parte III di Enrico D’Ottavi 7

Differenziare… aiuta! di Raffaella Rojatti 8

La pagina dello Sport - La palla di Angelo Paterniani 10

La scuola che cambia - parte II di Angelo Tarragoni 11-12

IN QUESTO NUMERO:

Ciao... Era un’istituzione, Romeo. Perché essere istituzione in una qualun-que comunità significa essere un punto di riferimento per le attività che riguardano la cosa pubblica. E Romeo Papini lo era eccome un riferimento, nel partito, nella ban-da musicale, al centro anziani, in mille altri momenti della sua gior-nata, sempre mosso da impegno e passione. Appartengo ad una generazione che forse per motivazioni storiche ha spesso visto la politica con un’accezione negativa ed anche chi come me alla politica ha deci-so di prestarsi, seppure tardiva-mente, fa fatica a scrollarsi di dos-so quell’impressione. Ci riesce grazie all’esempio di figure come quella di Romeo e di altri amici come Maurizio Tulli , anche lui scomparso a fine novembre e di Salvatore Mauri che è venuto a mancare da poco più di un anno, proprio alla vigilia della fase co-stituente del PD, persone che fino a che hanno avuto forza hanno creduto nella politica e le hanno dedicato le loro migliori energie. Dalle quali dobbiamo conservare l’esempio per dare il nostro con-tributo per un paese migliore. S.P.

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Ad occupare l’agenda politica sono, infatti, diverse proposte di legge che riguardano direttamente il sistema degli enti locali e in par-ticolar modo Roma e la sua provin-cia: da quelle su Roma Capitale e la Città metropolitana al disegno di legge delega sul federalismo fiscale e l’emendamento all’art. 13 riguar-dante proprio nello specifico l’ordinamento di Roma; al disegno di legge delega sulla Carta delle Autonomie, dal cui testo si evince che lo Stato e le Regioni dovranno svolgere funzioni eminentemente legislative, mentre il complesso delle funzioni amministrative si sposta verso le istituzioni più vicine ai cittadini e al territorio.

A grandi linee, per quanto riguar-da Roma, a contrapporsi sono prin-cipalmente non solo due diverse posizioni politiche, ma due diffe-renti idee di riordino istituzionale e territoriale : un assetto di “governance” per l’area vasta della Provincia di Roma centrato su una Città metropolitana costituita da 139 comuni, ossia gli attuali 120 comuni della Provincia e i 19 muni-cipi di Roma (portato avanti dal centrosinistra), in alternativa all’impianto distrettuale invocato dalla maggioranza di centrodestra che siede al Campidoglio.

Nella situazione in cui si trova

oggi Rignano (simile a quella di tutti i paesi dell’hinterland romano) esistono problemi che non posso-no più essere fronteggiati in un ambito circoscritto come quello comunale. I flussi demografici hanno creato un nuovo riequilibrio territoriale dando origine a interdi-pendenze funzionali che rafforzano il legame tra la Capitale e gli altri comuni, con conseguenti ed elevati livelli di mobilità (per motivi di lavoro, studio e fruizione di servizi) che, oltre al loro impatto sull’ambiente, rendono ancora più grave la carenza di infrastrutture adeguate. Ormai le questioni aperte hanno scala metropolitana: dal di-ritto all’abitare alla viabilità e tra-sporti, dallo smaltimento dei rifiuti alle questioni legate ai “campi Rom”.

Da qui la necessità di promuo-vere la Città metropolitana di Roma (che valorizza non tanto il “grande centro” quanto i comuni circostanti ed i municipi interni al capoluogo, analogamente a quanto accaduto in altre grandi città euro-pee quali Londra, Parigi, Barcello-na , Amsterdam, Ber l ino) , all’interno però di una visione regionale di sviluppo integrato, capace di far fronte anche alla scar-sità di risorse economiche e non solo: occorre costruire una rete strategica, economica e sociale tra i maggiori attori coinvolti che non

può prescindere dall’azione di pro-grammazione e coordinamento del-la Regione, ridisegnando funzioni e compiti degli enti locali in maniera definita, evitando una eccessiva genericità delle attribuzioni e tale da non creare sovrapposizioni. I soli criteri che dovranno guidare tale riorganizzazione sono quelli dell’efficienza, della semplifica-zione e del risparmio .

La Città metropolitana si occupe-rebbe degli indirizzi e dei servizi di carattere strategico e di area vasta (vedi mobilità, servizio idrico, ciclo rifiuti), mentre i Comuni metropoli-tani si occuperebbero dei servizi alla persona e di quelli a carattere locale all’interno del territorio di competenza.

È ora di superare impostazioni come quella “romacentrica” rivolta esclusivamente a sostenere la cre-scita di Roma o quella localistica rivolta esclusivamente a difendere il proprio particolare; si deve inve-ce salvaguardare l ’integrità dell’intero territorio laziale, preve-dendo con una eventuale riforma costituzionale, la sua trasformazio-ne come Regione a statuto speciale.

L’istituzione della Città metropo-litana di Roma, importante per ave-re istituzioni più efficienti e real-mente vicine ai cittadini e ai biso-gni del nostro territorio, diventa così un’opportunità per l’intero Lazio, se coniugata con una politica di sviluppo che veda protagonisti, in un quadro unitario, tutti gli attori in campo: Regione, Città metropo-litana di Roma e le altre province laziali.

Vincenzo Marcorelli

Capogruppo del PD Rignano Fl. http://vmarcorelli.blogspot.com

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Roma - Palazzo Valentini

Rignano - Municipio

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che li collega compie un largo giro, con evidente dispendio di tempo e carburante per chi deve percorrerli.

Per decenni l’impossibilità di un collegamento diretto ha rappresen-tato solo un lieve disagio, poiché i collegamenti che interessavano il nostro paese avvenivano prevalentemente lungo l’asse Flaminia. Da circa un decennio, però, non è più così poiché lo svi-luppo dell’area tiberina compresa tra Fiano Ro-mano e Capena ha reso quel territorio un impor-tante catalizzatore di mobilità commerciale e logistica; l’assenza di un collegamento diretto costituisce oggi un grave deficit, ed ancor di più lo sarà nei prossimi anni, dopo l’apertura del casello autostradale di Castelnuovo di Porto e l’imminente apertura della bretella che collegherà la via Tiberina con l’area industriale di Monterotondo e la via Salaria.

Al termine della passata consi-gliatura provinciale è stato final-mente sciolto il nodo della questio-ne, trovando una soluzione alla querelle che ostacolava l’apertura del tracciato, legata alla presenza sul percorso di siti archeologici nel territorio di Capena.

Alla luce delle necessità sopra evidenziate questo potrebbe appari-re come una benedizione per Ri-gnano, ma i molti decenni trascor-si da quando la strada fu proget-tata e parzialmente realizzata ci obbligano a rivederne gli aspetti viari che più interessano il nostro paese.

La parte centrale del tracciato spacca in due l’ampia area destina-ta ad uso civico, che oltre ad essere l’unica area tutelata in un paese circondato da parchi naturali ma fuori da ognuno di essi, rappresenta una importante risorsa economica

ed occupazionale, se destinata ad uno sviluppo secondo logiche mo-derne e sostenibili.

Mi riferisco alle potenzialità dell’economia rurale e biologica, finalizzate alla filiera corta tra pro-duttore e consumatore, a quelle tipiche del turismo ambientale e della produzione dei beni tipici del-

la cultura rurale. Settori oggi di forte interesse ed attualità, anche per le mutate valutazioni legate alla sana alimentazione e che potrebbe-ro beneficiare di un mercato molto ampio e facilmente raggiungibile come quello romano.

A queste si affiancano le opportu-nità, legate alle attività sportive esistenti, mai appieno realizzate anzi sottodimensionate rispetto alle loro reali possibilità. Le une e le altre potrebbero essere legate in un quadro di sviluppo d’insieme in modo che possano fare sistema e rappresentare quell’opportunità di sviluppo economico che Rignano oggi non ha.

Lo spostamento della parte cen-trale del tracciato peraltro avrebbe anche il vantaggio di rendere più breve e diretto il collegamento, da-to che l’attuale percorso all’interno del “quarto Comunale” è costellato di curve e ghirigori.

Altre valutazioni, legate alla sicu-rezza, s’impongono sul tratto ini-ziale, che parte dalla via Flaminia all’altezza della casa cantoniera. Ieri esso rappresentava poco più di una strada di campagna mentre og-

gi, viste le numerose abitazioni sor-te, è una strada urbana che attraver-sa un quartiere molto popoloso ed è quantomeno inadeguato immagi-narlo come una strada camionabile.

Sarebbe quindi opportuno lasciare il tratto esistente come collegamen-to urbano, mentre andrebbe identi-ficato uno sbocco sulla Flaminia

più adeguato e sicuro, ma-gari ubicandolo in uno dei tratti in cui entrambi i trac-ciati si avvicinano, in mo-do che la variante possa essere realizzata senza no-tevoli aggravi di costo. Se invece si volesse seria-mente inserire questa stra-da in un efficiente quadro di mobilità, andrebbe ri-pensato completamente lo sbocco sulla SS3, localiz-zandolo verso nord, andan-do a sfociare nei pressi

dell’area artigianale ed in quel trat-to che sarà presto raddoppiato per favorirne il collegamento con l’altra bretella autostradale, quella verso il casello Ponzano-Soratte. In questo modo il nostro paese e quel-la che almeno sulla carta oggi rap-presenta la sua area produttiva futu-ra saranno efficacemente collegate a ben due bretelle autostradali.

Credo che un’amministrazione comunale che guardi al futuro dei cittadini non possa ignorare certe opportunità, ma non mi ri-sulta che da parte della giunta Co-letta siano state inoltrate richieste o istanze all’assessore provinciale competente, nonostante più di un anno fa il consigliere Giordani ab-bia posto la questione in sede di Commissione Urbanistica e Am-biente.

Pensare oggi di non aver bisogno di affrontare temi come quelli of-ferti da questa strada, fino a ieri dimenticata, è un lusso che il nostro paese non si può permettere, perché significa togliersi molte opportunità per il domani.

Stefano Pucci Coordinatore Pd di Rignano Fl.

(Continua da pagina 1)

Rignano - La zona destinata ad area artigianale

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Ammoderna-

mento della

ferrovia

I n occasione della 1a Festa De-mocratica di Rignano è stato

presentato in anteprima il progetto di ammodernamento e potenzia-mento della linea ferroviaria nel-la tratta Riano-S.Oreste, che va ad affiancarsi a quella già in fase di progettazione definitiva che va da Montebello a Riano. Il progetto è stato illustrato dal Direttore dell’AREMOL, l’Agenzia Regio-nale per la Mobilità, ing. Antonio Mallamo, alla presenza del’on. Michele Meta, membro della Commissione Trasporti della Ca-mera dei Deputati. Esso prevede una rettifica del tracciato con mo-difiche del tragitto in vari punti per aggirare i centri abitati e l’eliminazione di passaggi a livello con la creazione di sottovia e pas-saggi pedonali, in modo da rendere finalmente accettabili i tempi di percorrenza che “da Rignano a p.le Flaminio” saranno di 30 minuti. Per quanto riguarda il nostro paese è previsto che i binari saranno spo-stati all’altezza del 38° km della Flaminia per immettersi in galleria subito dopo ed uscirne all’altezza del campo sportivo dove sarà ubi-cata la nuova stazione con par-cheggio di scambio. Dalla stazione una seconda galleria alloggerà il tracciato fino a S. Sisinio per con-tinuare ancora sul nuovo percorso fino a dopo la stazione di S. Ore-ste, in modo da eliminare il ponte ferroviario ed il passaggio a livello di Cantalamessa. L’inizio dei la-vori è previsto per il 2010. S.P.

G iacomo Sandri, Sindaco di Formello e Presidente

de l l ’ Assoc iaz ione IL 17(l’associazione territoriale costitui-ta dai 17 paesi di Veio e della Valle del Tevere), sostiene che: “L’accorpamento della Asl Rm F alla Asl Rm E è un’ipotesi soste-nuta ormai da anni dal nostro distretto. È un’azione concertata che potrà migliorare l’offerta sani-taria nel nostro territorio”.

L’ipotesi di una rivisitazione del-la struttura delle Asl con un accor-pamento della Asl Rm F alla Asl Rm E, prevista nella proposta del Piano Sanitario Regionale 2008-2010, sarebbe accolta con grande soddisfazione dai residenti del no-stro territorio, che, per molti anni, hanno dovuto scontrarsi con pro-blemi logistici legati alla particola-re conformazione geografica e so-ciale della nostra attuale azienda sanitaria.

La proposta, tra l’altro, scaturisce da un ordine del giorno proposto dal Sindaco di Sant’Oreste, Mario Segoni, già nel 2006 e poi approva-

to dalla stragrande maggioranza dei 17 Consigli Comunali.

“La distanza - dichiara il Presi-dente dell’Associazione, Giacomo Sandri - dalle strutture ospedaliere di Bracciano e Civitavecchia e le non funzionali vie di comunicazio-ne, sono state e sono le difficoltà più tangibili per tutti quei pazienti dell’area compresa tra Veio e la Valle del Tevere che necessitano del servizio sanitario regionale. Ne discende, di conseguenza, che la proposta del Piano Sanitario Regio-nale servirà sia a riequilibrare l’offerta sanitaria per i residenti di questo territorio sia ad evitare il problema della mobilità verso le strutture extra Asl Rm F”. V.M.

Rignano - La sede locale della Asl Rm F

Un particolare del nuovo tracciato ferroviario

N el giro di pochi giorni l’uno dall’altro ci hanno

lasciato due nostri carissimi amici e compagni di viaggio: Romeo Pa-pini e Maurizio Tulli . La loro scomparsa ha lasciato ai famiglia-ri, ma anche a tutti noi che li ab-biamo conosciuti, un incredibile vuoto, difficilmente colmabile.

Per questo motivo, ricordandoli, vorrei poter fare un pensiero “ad alta voce”, non con parole di cir-costanza ma che possa in qualche modo rendere ancora “viva” la loro presenza.

Romeo e Maurizio… così diversi, così uguali… diversi nell’età, di-

versi nella provenienza (l’uno ri-gnanese doc, l’altro tra i tanti ro-mani da noi “emigrati”), diversi nel carattere e negli interessi… uguali però nella loro partecipa-zione costante ed attiva alla vita sociale di Rignano.

È così che voglio continuare a pensarli, accomunandoli nel ricor-do, come esempio da proporre ai rignanesi di origine e per quelli venuti da poco a viverci. V.M.

Romeo Maurizio

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L ’amministrazione comuna-le di Rignano Flaminio

offre una varietà di contraddizioni che si manifestano, anche, nelle condizioni delle sue strade.

Certamente, e da sempre, l’assetto, la conformazione e lo sviluppo delle nostre strade sem-brano aver seguito più l’interesse di chi edificava che quello degli abitanti , senza riflettere una qual-che idea di urbanistica. Parlare di concezione urbana è un eufemismo; su questo punto si è trattato più se-riamente nello scorso numero di questo giornalino.

Forse i cosiddetti “vicoli” del Centro storico rispondevano alle esigenze degli abitanti, per le con-cezioni dell’epoca e l’uso del so-maro più che delle auto. Oggi, sa-rebbero una zona da preservare e rivalutare, migliorando il cosiddetto decoro urbano, promuovendo ade-guati restauri e - nella misura del possibile - limitando l’accesso delle automobili.

Se facciamo poi quattro passi qua e là, troviamo: strettoie, dislivelli incredibili, buche e qualche rattop-

po. Non citiamo le condizioni dell’ampio tratto di basolato roma-no tra via Bernini e via Cellini, che quando piove si trasforma in pisci-na. Avevo - tempo addietro - sug-gerito alla Sovraintendenza di farlo reinterrare per preservarlo per i “posteri”, forse più sensibili al fa-scino antico e meno al soldo.

Ci sono poi tre questioni che affa-scinano:

- in fondo a via Bernini l’Ente elettrico nazionale sta realizzando una nuova sottostazione; a parte i tempi biblici incomprensibili per un manufatto prefabbricato, sono stati realizzati degli scavi, in varie ripre-se - anche senza alcuna protezione - e dopo il reinterro dei cavi, i trecen-tocinquanta metri della strada sono stati asfaltati per metà della lar-

ghezza, probabilmente il Comune non c’entra, ma chi è che ha dato il benestare per il ripristino?

- Corso Umberto è stato pavimen-tato con cubetti di porfido (o pseu-do tale), a Roma si chiamano “sampietrini”, quasi a far invidia a via Nazionale della Capitale, è mi-gliorato il decoro urbano?

- al 40° km circa è stata allargata la via consolare Flaminia, creato un bello svincolo, con tanto di segna-letica orizzontale, per raggiungere la zona artigianale, dove non sem-bra ci siano ancora “adepti”.

Dimenticavamo un bello spirito che aveva reso non transitabile, per senso unico, la via Mazzini… nome importante per un vicoletto, che costeggiando sulla destra la stazio-ne ferroviaria permette d’inserirsi sulla via Flaminia. Ora è di nuovo percorribile nei due sensi.

Molte altre questioni sussistono, ma non vogliamo tediarvi più di tanto, solo ricordare che è necessa-rio un piano strade che riaggiusti e dove possibile migliori l’esistente.

Ugo Colonna

C hissà cosa deve aver pensa-to la signora Oriella Tarsi

quando ha capito che l’autobus che collega Montelarco a Rignano Fla-minio quella mattina non sarebbe più passato.

In realtà l’autobus era passato, ma a circa un chilometro dalla rotonda di via dell’Orsa Maggiore dove la signora lo attendeva e dove era pre-vista una fermata. Alla richiesta di chiarimenti della signora, le autori-tà comunali hanno precisato che, viste le condizioni del manto stra-

dale, la società che fornisce il servi-zio ha deciso di ridurre il percorso nel territorio di Montelarco.

Fare una passeggiata di un chilo-metro, senza pesi e in una tiepida e soleggiata giornata, non solo è pia-cevole, ma è anche raccomandato dai medici.

Viceversa, costringere una perso-na che non guida a percorrere tanta strada carica di buste della spesa, che spesso superano i dieci chili di peso, sotto un sole cocente o una pioggia torrenziale o con un vento gelido di tramontana che toglie il

respiro, non è da paese che ama definirsi civile.

Da un mio sopralluogo ho potuto verificare che il manto stradale di via dell’Orsa Maggiore non è in condizioni peggiori di quello inizia-le di via delle Costellazioni, dove regolarmente transita l’autobus. È perciò auspicabile che il nostro Sin-daco, di solito attento al benessere dei suoi concittadini, si faccia cari-co anche di questo problema e in-tervenga per convincere il respon-sabile della suddetta società a ripri-stinare il vecchio percorso. E.D’O.

Le “buche” delle strade

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D opo le dimissioni del dott. Tartaro i rapporti tra i pro-

prietari del CRM sono ulteriormen-te peggiorati. L’assenza di un lega-le rappresentante del nostro centro residenziale e quindi la difficoltà di eseguire la manutenzione delle stra-de e dell’acquedotto ha reso tutti particolarmente nervosi. In due riu-nioni recenti, avvenute nel locale attiguo alla chiesa, si sono sentite urla e minacce che, per fortuna, non si sono ancora trasformate in duelli rusticani.

Sulla litigiosità condominiale so-no stati scritti interi tomi ed è pro-babile che ovunque si determinino situazioni analoghe alla nostra dove gli elementi più attivi dei due grup-pi che in questo momento si fron-teggiano sono costituiti dagli estre-misti di cui ho parlato nel prece-dente articolo. Si tratta di una pre-potente ed esigua minoranza che mostra, però, di aver letto poco e frettolosamente il Codice Civile.

Uno dei motivi di discordia sem-bra essere la proposta di una con-venzione tra il CRM e il Comune di Rignano Flaminio che potrebbe essere la panacea di tutti i mali di Montelarco. Gli estremisti del gruppo che vorrebbe risolvere i nostri problemi esclusivamente per via giudiziaria sono contrari a qua-lunque intervento del Comune nel comprensorio del CRM e perciò non intendono sottoscrivere alcuna convenzione. L’altro gruppo, in questo momento maggiorita-rio, è a sua volta diviso in due fazioni. La prima vorrebbe una convenzione firmata sia dal Sindaco che dal nostro legale rappresentante, come facemmo per le fognature, mentre la seconda vorrebbe eliminare definitivamente la figura del nostro legale rap-presentante e ritiene che la trattativa e l’eventuale firma

della convenzione dovrebbero esse-re fatte dal Sindaco, da una parte, e da tutti i proprietari favorevoli all’accordo dall’altra (che per legge dovrebbero essere più di 200 do-vendo rappresentare la maggioran-za assoluta dei proprietari).

Appare evidente che l’obiettivo reale della suddetta seconda fazione è quello di creare caos nella speran-za di indurre il Sindaco di Rignano Flaminio ad intervenire d’autorità, per trasformare il CRM in un quar-tiere di Rignano Flaminio. Si tratta di un vecchio disegno che ottiene adesioni tra quei proprietari stufi delle beghe condominiali e quelli che hanno seri problemi economici.

Una sentenza della Corte Su-prema di Cassazione ha sancito che il CRM è una comunione di fatto, dove non si può alienare nulla senza il consenso di tutti i comunisti. Ciò significa che, se un solo proprietario si opponesse, tutto ciò che risulta in comunio-ne, cioè le strade e l’acquedotto, non potrà mai essere venduto o regalato.

Per migliorare la situazione oc-correrebbe un altro miracolo simile a quello che avvenne quando rea-lizzammo l’impianto di fognatura. L’autore del miracolo fu l’ex am-ministratore dott. Marcello Domi-nici che, con un capolavoro d’arte politica ed amministrativa, riuscì a convincere i proprietari a versare nelle casse del Comune di Rignano Flaminio più di un miliardo e mez-

zo di vecchie lire per realizzare il progetto, a superare tutti gli ostaco-li per la sua realizzazione e a firma-re la convenzione con il Comune, approvata al l ’unanimità da un’assemblea appositamente con-vocata. Dopo quasi quattro anni di sterili battaglie, durante i quali il CRM è stato gestito da estranei, non ho dubbi che la migliore solu-zione sarebbe quella che proposi circa due anni fa e che, tra i punti salienti, prevedeva un consiglio di amministrazione formato da sei proprietari e una ripartizione delle spese condominiali eguale per tutti. Con una quota condominiale di soli 50 euro al mese potremmo disporre di oltre 240.000 euro l’anno, suffi-cienti a trasformare Montelarco, che attualmente sembra una borgata abusiva, in un piccolo paradiso ter-restre.

La mia proposta ebbe scarso suc-cesso e non mi risulta che altre pro-poste abbiano avuto sorte migliore per cui per uscire dalla situazione di stallo in cui ci troviamo, fino quando non troveremo un accordo condiviso almeno dalla maggioran-za assoluta dei proprietari, il male minore è quello di coinvolgere il Comune e, come ha proposto il Sindaco Coletta, sottoscrivere una convenzione per il ripristino e la manutenzione delle strade del CRM.

Per quanto concerne l’acquedotto, leggendo un articolo sul quotidiano “la Repubblica” ho saputo dell’idea

del ministro Tremonti di priva-tizzare tutti gli acquedotti co-munali, con conseguenze eco-nomiche facili da immaginare; perciò non facciamo scioc-chezze, teniamocelo il nostro acquedotto che ci fornisce ac-qua al prezzo di costo.

(Continua nel prossimo numero)

Enrico D’Ottavi

Veduta di Montelarco

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N on è un caso se la raccolta differenziata occupa un

posto prioritario in tutte le moderne strategie di gestione dei rifiuti. I suoi vantaggi sono infatti numerosi.

Se organizzata correttamente, la differenziazione dei rifiuti faci-lita il recupero di materie prime per l’industria . Cosa spesso meno nota, la separazione della frazione organica (il cosiddetto “umido”) da quella secca riduce notevol-mente la pericolosità dei rifiuti. È infatti dal degrado in discarica dei rifiuti organici che nasce il “percolato”, la sostanza colpevole di attentare gravemente alla salubri-tà delle acque di falda (e quindi dell’acqua che prima o poi finiremo per consumare anche noi). La dif-ferenziazione dei rifiuti, infine, riduce considerevolmente i costi di smaltimento. Basta pensare che una tonnellata di rifiuto non diffe-renziato costa, in termini di smalti-mento, due volte quanto una ton-nellata di rifiuto differenziato.

Eppure l’organizzazione corretta di tale processo richiede uno sforzo considerevole da parte dei decisori locali. In primo luogo si impone una scelta fra le diverse modalità di raccolta (“porta a porta”, in conte-nitori dislocati su tutto il territorio abitato, in campane concentrate in pochi luoghi di raccolta, o una so-luzione mista tra queste) tenendo conto delle caratteristiche del terri-torio. Si tratta di scelte a volte im-popolari perché impattano sullo stile di vita dei cittadini, ma che un’amministrazione seria non può esimersi dall’assumere, come di-mostra l’esperienza di molti comu-ni italiani (al nord come al sud).

È poi necessario predisporre un regolamento che indichi in modo chiaro ai cittadini come sarà or-ganizzata la raccolta, con che fre-quenza e con quali modalità. Un elemento fondamentale è anche la definizione e l’applicazione di mi-

sure correttive (sanzioni) nei con-fronti dei cittadini che, pur avendo preso conoscenza delle regole, pre-feriscono non rispettarle per inerzia o mancanza di motivazione.

Le informazioni da trasmettere ai cittadini sono tante. Al di là degli aspetti organizzativi specifici di ogni comune, la buona riuscita del progetto richiede imperativamente che la popolazione venga coinvolta e motivata. E per questo è necessa-rio dare una risposta a molte do-mande: perché fare la raccolta? Do-ve finiranno i rifiuti differenziati? Quale plastica è riciclabile e quale no? Come va conferito il vetro?

Un ulteriore elemento di motiva-zione potrebbe inoltre provenire dalla decisione di trasferire al citta-dino (in modo trasparente) una par-te dei risparmi che la vendita dei rifiuti differenziati al Conai procura al Comune tramite, per esempio, una riduzione delle tariffe comunali (o almeno dalla decisione di utiliz-zare tale risparmio in modo noto e positivo per l’intera comunità). Il Comune di Roma, per esempio, prevede già uno sconto sulla parte variabile della Tarsu per i cittadini che praticano il compostaggio do-mestico e non si tratta di un caso isolato.

I problemi di Rignano su questo fronte sono sotto gli occhi di tutti. Non esiste, a quanto ne sappia-mo, una comunicazione ufficiale

del Comune sulla politica am-bientale e dei rifiuti. Le campane (concentrate in due o tre punti del paese) sono spesso stracolme. Mol-ti contenitori sono ormai rotti e to-talmente assente è l’azione di con-trollo e sanzione dei comportamenti errati. Un’occhiata alle campane del vetro rivela che spesso tale ma-teriale è conferito insieme a buste di plastica, tappi metallici o sostan-ze organiche che rendono meno redditizio il suo recupero. Spesso, trovandole piene, i cittadini si ve-dono costretti a lasciare il vetro o la carta accanto alle campane, con conseguenze nefaste tanto dal pun-to di vista della sicurezza che dell’efficienza economica della raccolta stessa e (perché no) dell’estetica.

Come indicato all’inizio, il pro-blema è certamente complesso e richiede la messa in campo di capa-cità, competenze ed energie impor-tanti. Senza polemizzare quindi, ci piacerebbe che su questo argomen-to ci fosse una maggior disponibili-tà del Comune a farsi parte attiva del processo e a comunicare in mo-do sistematico e chiaro con i citta-dini. L’accumulo di materiali in prossimità delle campane è chiara-mente un segnale di interesse da parte di tutti noi. È però importante che questo interesse riceva una ri-sposta adeguata.

Raffaella Rojatti

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John Casor, un africano portato in America negli anni 1640, viene dichiarato da un tribunale “proprietà per la vita” del suo pa-drone. La schiavitù nel Nord Ame-rica continuerà ad essere legale fino al 1865.

Nel 1808 la tratta degli schiavi dall’Africa viene abolita, ma il nu-mero di schiavi continua ad aumen-tare per effetto della crescita demo-grafica naturale. Mentre il numero di schiavi nati in Africa scende gra-dualmente a zero, l’istituzione della schiavitù resta vitale e si trasforma in un fenomeno interamente endo-geno.

Il 22 gennaio del 1862 Abraham Lincoln proclama l’emancipazione degli schiavi, offrendo così la liber-tà ai neri negli Stati secessionisti. Ciò avrà un impatto pratico minore sulla vita degli schiavi stessi, ma farà sì che la questione della schia-vitù acquisisca una posizione cen-trale in un conflitto che fino ad al-lora si era incentrato sui “diritti degli Stati”. Tale trasformazione diventa più chiara con il profilarsi della vittoria degli Stati nordisti, e l’introduzione nel 1865 del XIII emendamento alla Costituzione statunitense, in cui si afferma che: “La schiavitù o altra forma di co-strizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione”.

Tuttavia, l’emancipazione non ha segnato l’inizio di un’epoca di op-portunità per i neri d’America; al contrario è stata accompagnata dai continui sforzi dei bianchi negli Stati del sud di mantenere la popo-lazione nera, di fatto se non per legge, in uno stato di sottomissione. Né la situazione poteva dirsi molto migliore nel nord del paese: il raz-zismo era diffuso in tale area, dove i neri erano meno presenti e la comprensione culturale fra le razze

limitata. Gli anni Cinquanta segnano

l’inizio del movimento per i diritti civili. Nel 1954, la Corte Suprema riconosce l’incostituzionalità della segregazione nella scuola pubblica. L’anno successivo, Rosa Parks ri-fiuta di cedere il proprio posto a sedere sull’autobus a un uomo bianco. Il suo arresto sarà seguito dal boicottaggio degli autobus da parte dei neri, sotto la guida di Martin Luther King. A questo e-vento ne seguiranno molti altri ana-loghi, oltre che una escalation della violenza: nel 1963, viene ucciso uno dei leader del movimento dei diritti civili, Medgar Evers. Nel 1965, viene assassinato Malcom X; infine nel 1968 l’uccisione di Mar-tin Luther King segna il culmine di decenni di opposizione violenta all’emancipazione razziale, alla fine della segregazione e al ricono-scimento dei diritti dei neri, soprat-tutto negli Stati del sud.

Questa è l’amara eredità storica in cui si iscrive la vittoria elettorale di Barack Obama. Una vittoria che ha fatto scoppiare in lacrime molti dei suoi sostenitori, ma anche molti avversari politici. Quelle lacrime non esprimevano solo la gioia della vittoria, ma anche la soddisfazione degli elettori per l’elezione di un

uomo nero, lo stupore di essere riu-sciti in tale impresa, nonostante il peso oppressivo di oltre tre secoli di relazioni razziali spesso violente.

Sul piano personale Obama ha bruciato molte tappe nel processo di integrazione. Anche se i neri so-no entrati da qualche decennio in diversi settori della società ameri-cana, assurgendo a posizioni in-fluenti nel modo degli affari e del governo, colpisce come Obama fosse il primo e unico senatore nero nel Congresso. Ironicamente, Obama è figlio di un keniota e di un’americana (bianca), una condi-zione che lo rende “nero” ma nel contempo lo separa dall’esperienza degli afro-americani che discendo-no direttamente dagli schiavi im-portati dall’Africa. Come tutti i neri d’America, Obama ha indubbia-mente dovuto fare i conti con le conseguenze del passato schiavista degli Stati Uniti, ma le sue origini africane lo collegano direttamente alla terra di origine degli schiavi, saltando l’esperienza intermedia della schiavitù.

L’America non si è liberata dalle tensioni razziali ereditate dal suo passato. Negli Stati che hanno vota-to per McCain, molti bianchi hanno espresso il timore che la vittoria di Obama possa indurre i neri ad a-vanzare ancora nuove richieste, rispolverando un tema da tempo caro alla cultura sudista. Quanti ancora credono nella supremazia della razza bianca si sono addirittu-ra compiaciuti del fatto che le ele-zioni di un nero faranno affluire nuove forze tra i loro ranghi, uno sconfortante richiamo alla forza dell'odio razziale in un momento in cui i sostenitori di Obama, negli Stati Uniti e altrove, ripongono le proprie speranze nella capacità del nuovo presidente di far fronte alle gravissime sfide che ci attendono.

Brendan Jones Da leggere: Barack Obama, Sulla Razza, Rizzoli (Piccoli saggi).

(Continua da pagina 1)

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L o sport, inteso come stru-m e n t o e d u c a t i v o -

formativo e di aggregazione, svol-ge nell’attività di base una fonda-mentale azione di integrazione so-ciale.

“ Il gioco collettivo è il momento di massima socializzazione”; è importante però che tutta l’attività didattica venga organizzata e piani-ficata basandosi sulle conoscenza evolutiva del bambino da parte d e l l ’ i s t r u t t o re -a l l ena t o re -educatore, seguendo il modello di prestazione sportiva (calcio, basket, volley, calcio a 5, rugby, ecc…), il cui obiettivo primario è di dare continuità al lavoro, dove l’attività dei bambini ad esempio di 6-8 anni sia propedeutica alla successiva dagli 8-10 anni e così via.

Lavorare accanto ai bambini com-porta gioia e soddisfazione ma an-che grosse responsabilità.

Ora vorremmo riflettere intorno ad una vecchia, simbolica amicizia, quella del bambino con la palla. Già dalla primissima infanzia il bambino è attratto ed al tempo stes-so affascinato da quest’attrezzo così difficile da “domare” e per questo irresistibilmente desiderato.

Tra il bambino e la palla si instau-ra un rapporto di amicizia. Il bam-bino la vede come un oggetto che suscita interesse e meraviglia poi-ché essa sembra abbia vita autono-ma, in quanto rimbalza e rotola ad ogni minimo urto. Tale oggetto sembra veramente qualcosa di vivo, si muove, scappa, gira, invita, chia-ma al gioco.

La palla procura sensazioni sem-pre diverse, e pian piano diventa un gioco attraverso il quale il bambino amplia la conoscenza del proprio io corporeo, impara a conoscere l’ambiente circostante e si pone in relazione con gli altri.

La palla è capace di produrre ru-more, suoni, ritmi. Quindi diviene il mezzo per attivare le realtà sen-soriali del bambino che ne percepi-

sce la forma, i colori, la grandezza, la leggerezza, la predisposizione all’essere calciata e manipolata.

Froeber (1782-1852), spirito ro-mantico influenzato da Kant, espri-me il significato simbolico che la palla, oggetto sferico, rappresenta come “dono” educativo: “… è il simbolo dell’infinito, dell’unità e del movimento… se la forza si svi-luppa e si svolge in tutte le direzio-ni, libera e senza impedimenti, il fenomeno spaziale corporeo che ne risulta è una sfera. E così la forma sferica, o in generale la forma ro-tonda, appare quasi sempre nella natura come prima forma generale e come ultima; … così i grandi cor-pi celesti: i soli, i pianeti, le lune; così l’acqua e tutto ciò che è gasso-so, e la polvere stessa (tutto ciò che è solido fino alle più piccole for-me): tutto nella sua manifestazione singola”.

Palla, oggetto senza forma e oggetto dalla forma più perfetta. Tutto ciò affascina Froeber e affa-scina e stimola il bambino.

La palla rappresenta la comunica-zione tra l’io e il mondo. Giocare con la palla significa aumentare progressivamente la padronanza del proprio corpo, apprendere progres-sivamente a comunicare mediante il piacere di manipolare, calciare, sentirla con la faccia ed il dorso, schiacciare, abbracciare, stringere a sé, allontanare e cercare.

La scoperta dell’ambiente circo-stante mediante il lancio della palla con le mani o con i piedi rappresen-ta una prima forma di indagine tri-d imensionale del lo spazio (larghezza, altezza, profondità). Tutto ciò porterà il bambino ad am-

pliare l’organizzazione percettiva dello spazio ed in seguito gli rende-rà possibile migliorare il rapporto con sé e con gli altri.

Il bambino a 6-7 anni manifesta ancora un comportamento egocen-trico e per questo difficilmente è portato a concedere la possibilità ad altri di giocare con la sua palla. Tuttavia quando questo gesto di donazione avverrà, sarà in maniera naturale e spontanea.

Non a caso il bambino è portato a scrivere il proprio nome sulla palla. Questo atto d’identificazione di se stesso nell’oggetto gli trasmette maggiore sicurezza, lo fa sentire un privilegiato rispetto a chi non ha questa opportunità.

Il fatto poi che anche l’adulto sia attratto dalla palla facilita il rappor-to tra grandi e piccoli, tra genitori e figli, tra insegnanti e alunni, tra allenatori e piccoli calciatori. L’adulto che gioca con i bambini rappresenta l’avvicinamento di due mondi diversi che si ritrovano a rincorrere o a calciare, spinti dal medesimo piacere, lo stesso ogget-to: la palla.

Inizialmente il bambino esprime la propria personalità medianti lin-guaggi non verbali che in seguito associa ed integra con espressioni della comunicazione verbale. Nel rapporto con la palla, il bambino scarica le sue pulsioni interne ester-nando quello che è il suo stato e-motivo del momento. Egli tratterà la palla con delicatezza, con estre-ma cura, oppure con rabbia e ag-gressività. Quasi mai con indiffe-renza.

Quindi un bambino che gioca con la palla è un bambino che esprime se stesso ed il suo modo di essere.

Un detto inglese recita: “sui no-stri campi di gioco è stato formato il carattere del nostro popolo; poi-ché chi si esercita in modo giusto nel gioco con la palla, non divente-rà mai una palla da gioco”.

Angelo Paterniani

Un pallone da calcio

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C i eravamo lasciati dicendo di tenere il dibattito acceso

e augurandoci degli interventi mini-steriali in merito al maestro unico. Degli interventi ci sono stati, seb-bene non quelli auspicati. Cerchia-mo di valutare i cambiamenti visto che siamo giunti ad un momento molto significativo per le famiglie e per gli alunni: le iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado, riguardanti l’anno scolastico 2009/2010. Il 28 febbraio 2009 è il termine di sca-denza di tale adempimento. Scuola dell’infanzia

Possono essere iscritti alla scuola dell’infanzia le bambine e i bambi-ni che abbiano compiuto o compia-no, entro il 31 dicembre 2009, il terzo anno di età. Possono, inoltre, chiedere l’iscrizione alla scuola dell’infanzia le famiglie le cui bam-bine o bambini compiano tre anni dopo il 31 dicembre 2009 e non oltre il 30 aprile 2010. Per questi ultimi, l’ammissione alla frequenza può essere disposta alle seguenti condizioni: - disponibilità di posti; - accertamento dell’esaurimento di eventuali liste d’attesa; - disponibilità dei locali idonei.

Nel caso in cui il numero delle domande di iscrizione risulti supe-riore al numero dei posti disponibili si accolgono per prime le domande di coloro che compiono i tre anni di età entro il 31 dicembre 2009. Nor-malmente le scuole dell’infanzia funzionano per 40 ore settimanali (mediamente otto ore giornaliere) e con assegnazione di due docenti per sezione. Scuola primaria

Debbono essere iscritti alla prima classe della scuola primaria le bam-bine e i bambini che compiono i sei anni di età entro il 31 dicembre 2009. Si ha la facoltà di iscrivere anticipatamente anche le bambine e i bambini che compiono i sei anni

di età entro il 30 aprile 2010. È del-la massima importanza che i geni-tori prima di compiere questa scelta “in anticipo”, che dovrà essere me-ditata e consapevole, si avvalgano delle indicazioni e degli orienta-menti dei docenti della scuola dell’infanzia frequentata dai propri figli.

L’iscrizione può essere effettuata presso la scuola del comune di ap-partenenza o altro; è imperativo però che venga presentata ad una sola scuola.

La Circolare, dopo aver citato i riferimenti di legge, dice che viene superato il precedente assetto orga-nizzativo con differenti articolazio-ni dell’orario scolastico a 24, 27, sino a 30 ore a condizione che si rientri nei limiti dell’organico asse-gnato. Giova r ibadire che l’organico è costituito dal numero di docenti assegnati ad un istituto. Pertanto potrebbero essere “virtuali” le richieste sul tempo scuola che i genitori presenteranno entro il 28 febbraio. Bisognerà at-tendere il 31 marzo, quando con decreto ci sarà l’assegnazione del personale, per valutare se il Mini-stero avrà cercato di soddisfare, come faceva una volta, le richieste provenienti dai vari istituti oppure avrà prevalso la legge dei tagli dell’organico.

Le classi prime possono essere formate con le seguenti articolazio-ni orarie settimanali: a) classi funzionanti con 24 ore; b) classi funzionanti con 27 ore, vale a dire con una più ampia arti-colazione del tempo scuola; c) classi funzionanti con orario sino a 30 ore, comprensive di attività opzionali facoltative in aggiunta alle 27 ore di cui alla lettera b); d) classi funzionanti a tempo pieno, con 40 ore e con due docenti, senza le compresenze, assicurando co-munque l’assistenza alla mensa.

Le classi successive alla prima continuano a funzionare nell’anno

scolastico 2009/2010, secondo gli orari in atto a suo tempo scelti dalle famiglie. Tuttavia, in seguito si leg-ge che, anche in queste classi, sono abolite tutte le compresenze.

La Circolare continua dicendo che, sulla base delle preferenze e-spresse dai genitori rispetto alle possibili articolazioni di orario, le istituzioni scolastiche organizzano, per le classi prime, le attività didat-tiche con un tempo scuola di 24 o di 27 ore settimanali e, se i servizi e le consistenze di organico lo con-sentono, con il tempo scuola arric-chito (sino a 30 ore), o con il tempo pieno (40 ore).

Come si può constatare incombe sempre la “consistenza di organico” e un altro aspetto non ci è dato sapere: la differenza degli assetti pedagogici, didattici ed organizzati-vi fra le 24 e le 27 ore.

In un comunicato del Ministro Gelmini in data 11 dicembre 2008 si legge: “Questo modello didattico che supera l’organizzazione del modulo può essere declinato con l’opzione a 24 ore nel caso in cui il docente sia in grado di insegnare tutte le materie previste e quindi anche l’inglese, oppure a 27 ore con l’utilizzo di tre ore aggiuntive per l’insegnante di inglese e di reli-gione e in ogni caso non ci sarà compresenza in classe.”

C’è di che sbalordirsi: la scelta dei genitori è subordinata alla tipo-logia di docente che viene nomina-to; oltre all’inglese bisogna lasciare spazio anche alla religione; di con-seguenza dal punto di vista didatti-co alle 24 ore ne vengono sottratte 3; nell’altro modulo alle 24 piene, ne vengono aggiunte altre 3 (=27).

Un bel criterio di ripartizione, non c’è che dire. Non invidio i genitori che devono operare la scelta. Scuola secondaria di I grado

Sono soggetti all’obbligo di iscri-zione alla scuola secondaria di I grado, per l’anno scolastico

(Continua a pagina 12)

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2009/2010, gli alunni che termina-no nel 2008/2009 la scuola prima-ria con esito positivo.

Coloro che scelgono una scuola diversa dal Comune di residenza dovranno presentare la domanda tramite la scuola primaria di appar-tenenza, la quale provvederà alla dovuta trasmissione.

Le famiglie possono esprimere la propria preferenza tra i seguenti modelli di orario: a) classi funzionanti con tempo scuola ordinario, corrispondente a 30 ore settimanali (29 ore di inse-gnamenti curricolari più 1 ora di approfondimento di italiano); b) classi funzionanti con tempo prolungato - 36 ore settimanali, prolungabili eccezionalmente fino a 40 ore settimanali previa autoriz-zazione degli Uffici competenti.

In sede di iscrizione alla prima classe - e con il vincolo di non va-riare tale scelta per l’intero corso della scuola secondaria di I grado - le famiglie possono chiedere che il complessivo orario settimanale riservato all’insegnamento delle lingue comunitarie, per un totale di cinque ore, sia interamente riserva-to all’insegnamento della lingua inglese, compatibilmente con le disponibilità di organico (“inglese potenziato”). Non è questo il modo di dare un monte ore maggiore alla lingua straniera; è il caso che il Mi-nistero ristrutturi lo studio delle lingue comunitarie e non vada con-tro tendenza rispetto alle scuole europee dove in tutte minimo si studiano due lingue. Anche gli Uffici della Comunità Europea han-no rimarcato questo concetto. Scuola secondaria di II grado

Tenuto conto che i nuovi assetti ordinamentali dei licei, degli istitu-ti tecnici e degli istituti professio-nali andranno in vigore dall’anno scolastico 2010/2011, sono confer-mati per l ’anno scolastico 2009/2010 i percorsi liceali,

dell’istruzione tecnica e artistica, dell’istruzione professionale previ-sti dagli attuali ordinamenti.

Gli studenti che nel presente anno scolastico concluderanno con esito positivo il percorso del primo ciclo d’istruzione, per effetto della nor-ma che ha disposto l’innalzamento dell’obbligo di istruzione, devono iscriversi alla prima classe di un istituto secondario di II grado o a percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale.

Questa scelta, data la sua rilevan-za, va decisa con l’alunno valutan-do i suoi desiderata e le sue capaci-tà che emergeranno con chiarezza anche attraverso il Consiglio Orien-tativo elaborato dal Consiglio di Classe.

Le domande vanno consegnate

all’istituto di appartenenza, che curerà l’inoltro all’istituto richiesto. È opportuno indicare nella doman-da, in ordine di preferenza, non più di altri due istituti di proprio gradi-mento per far fronte ad eventuali situazioni di eccedenza; se ciò do-vesse avvenire sarà la scuola ad informare le famiglie.

Le iscrizioni degli alunni con di-sabilità avvengono con la presenta-zione, da parte della famiglia, della certificazione rilasciata dalla Asl di competenza, a seguito degli apposi-ti accertamenti.

I moduli per effettuare le iscrizio-ni saranno forniti dalle scuole.

Angelo Tarragoni

Ex preside Istituto comprensivo di Rignano Flaminio

(Continua da pagina 11)

GIORNATE del TESSERAMENTO

Vieni a iscriverti

presso il Circolo PD di Rignano Flaminio (via Garibaldi, 63)

nei seguenti giorni e orari:

SABATO 24 E 31 GENNAIO

dalle ore 10,30 alle 12,30; dalle ore 17,00 alle 19,00

Realizzazione a cura del Circolo Pd di Rignano Flaminio - Sede: Via Garibaldi, 63. Chiuso il 20 gennaio 2009 - Edizione in attesa di registrazione.

Per il prossimo numero: domande, articoli e foto in redazione entro il 14 marzo 2009. Sito web: http://www.pdrignano.it - Indirizzo email: [email protected]