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La vera storia della Streghetta del bagolaro raccontata da Marina Pettini, 2003 C’era una volta una piccolissima e vecchissima strega. Era piccola veramente, ma proprio piccina picciò, una Streghetta insomma. Da molti anni viveva vagabondando di nuvola in nuvola e osservando la vita nei diversi regni e mondi dell’esistenza, senza riuscire a trovare un posto giusto dove abitare. Era nata nel mondo delle streghe e dei maghi in un tempo perso nel buio del cielo, ed era fuggita da giovane a cavallo di un sottile raggio di luce splendente, chiaro e trasparente come l’acqua lucida di un lago di montagna. Il mondo della stregoneria era soffocato dalle torbide lotte per il potere scatenate dall’avidità dei suoi abitanti e dalla forza dei loro poteri occulti. A lei quella vita non interessava proprio, anzi ne era disgustata. Di indole pacifica e anche un po’ timida e schiva, la Streghetta amava la quiete, incantarsi ad osservare il brillio del colore dei fiori nell’aria fresca del mattino e seguire le bizze matte della sua fantasia. Spesso sostava in un cantuccio del cielo e si perdeva nelle forme e nelle trame delle storie che le nuvole bianche e nere le disegnavano negli occhi. Solitaria per natura, questa piccola creatura aveva vissuto tante e tante stagioni da sola, talmente tante che anche i suoi capelli di strega erano ormai irrimediabilmente imbiancati.

La vera storia della streghetta Marina2 - vera storia della streghetta... · La vera storia della ... trasparente come l’acqua lucida di un lago di montagna. Il mondo della stregoneria

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La vera storia della Streghetta del bagolaro raccontata da Marina Pettini, 2003

C’era una volta una piccolissima e

vecchissima strega. Era piccola veramente,

ma proprio piccina picciò, una Streghetta

insomma.

Da molti anni viveva vagabondando di

nuvola in nuvola e osservando la vita nei

diversi regni e mondi dell’esistenza, senza

riuscire a trovare un posto giusto dove

abitare.

Era nata nel mondo delle streghe e dei maghi

in un tempo perso nel buio del cielo, ed era

fuggita da giovane a cavallo di un sottile raggio di luce splendente, chiaro e

trasparente come l’acqua lucida di un lago di montagna.

Il mondo della stregoneria era soffocato dalle torbide lotte per il potere scatenate

dall’avidità dei suoi abitanti e dalla forza dei loro poteri occulti. A lei quella vita non

interessava proprio, anzi ne era disgustata.

Di indole pacifica e anche un po’ timida e schiva, la Streghetta amava la quiete,

incantarsi ad osservare il brillio del colore dei fiori nell’aria fresca del mattino e

seguire le bizze matte della sua fantasia.

Spesso sostava in un cantuccio del cielo e si perdeva nelle forme e nelle trame delle

storie che le nuvole bianche e nere le disegnavano negli occhi. Solitaria per natura,

questa piccola creatura aveva vissuto tante e tante stagioni da sola, talmente tante che

anche i suoi capelli di strega erano ormai irrimediabilmente imbiancati.

Con il correre degli anni però cominciò ad avvertire la solitudine, e una malinconia

sottile piano piano le appesantì il cuore e le offuscò gli occhi. Anche i bizzarri giochi

delle nuvole la incuriosivano sempre meno, le apparivano sconclusionati e vuoti,

finché la malinconia divenne cupa tristezza. Non avere una mondo da abitare era

come essere in un’ interminabile notte senza luna. Così un giorno finì col sentirsi

terribilmente sola e le venne un gran freddo.

Fu allora che prese la decisione di cominciare a viaggiare senza sosta per il cielo

finché non avesse trovato un posto dove poter vivere felice. Visitò un gran numero di

pianeti, curiosò negli oceani, con la sua magia frugò perfino nelle pieghe già chiuse

del tempo, ma non riuscì a trovare niente di speciale. Cercava uno spazio pulito e

colorato che riuscisse a riaccendere le scintille della sua fantasia, facendola

nuovamente divertire e incantare, scaldandole il cuore, insomma. Ma niente.

In ogni angolo dell’universo la vivacità le sembrava strangolata da qualche indelebile

inchiostro di colore triste o vomitevole, e ovunque la confusione in cui vivevano gli

esseri le risultava insopportabile e incomprensibile.

Finché un giorno avvenne un miracolo. La Streghetta udì uno strano e magico fruscio

di tante foglie insieme provenire dalla chioma di un albero, senza che vi fosse il

minimo alito di vento, e un gran caldo la invase. Vide spuntare nei suoi occhi una

moltitudine di piccoli fuochi casuali di colore, e li vide comporre una grande figura

fantastica, che visse per un attimo e poi si dileguò insieme al suono delle foglie.

Cos’era successo? Che strano albero era quello?

Scese velocemente ad osservarlo, sperando che si ripetesse il miracolo e cercando di

capirne il segreto. Era un grande bagolaro molto vecchio e malato. Avvinghiato

dall’edera, aveva il tronco cavo e pieno di funghi enormi. Era una pianta ormai stanca

e sofferente, ma ancora allegra e le sue foglie, ricche di linfa, ospitavano una gran

quantità di nidi. Era bello sì, però sembrava un albero come tanti altri … .

Ma ecco che di nuovo ogni più piccola foglia della chioma urlò insieme nel cielo la

sua nota. Non fu confusione, ma musica e meraviglia. E di nuovo gli occhi della

strega si riempirono di colori. Questa volta, però, prima che la figura si dileguasse,

poté notare che nei suoi sentieri camminavano tante strane forme, disegni di bambini.

Quando la chioma si fermò, si alzò un vento leggero che salì verso il cielo gonfiando

un’infinità di nuvole.

Dai morbidi e stravaganti cuscini veleggiarono nell’aria storie incredibili di torri

rubate, principesse ignoranti, zombi sanguinari, lavatrici e fili d’erba parlanti.

Davanti agli occhi incantati della Streghetta si distese una marea di fantasie belle e

appassionanti, dense o leggere, ma anche buffe e esagerate. Qualche avventura era un

po’ tronca oppure mal cominciata, o ancora un po’ sgrammaticata. Tutte però erano

ricche di sogni , dettati, copiati, inventati, scritti con matite di tutti i colori, a lettere

grandi o minuscole… . ma tutte composte da mani bambine.

Poi tutto si fermò e il cielo si distese nuovamente in un azzurro compatto. Anche la

Streghetta, rapita e frastornata da quell’esplosione, sostò. Sedette stanca e felice ai

piedi del grande albero.

Sì era sicura di aver finalmente trovato la sua vera casa. Entrò nella cavità del

bagolaro, si accovacciò sotto un grande fungo e si addormentò.

La mattina dopo il trillo allegro di un campanello svegliò la Streghetta di soprassalto.

Un buffo signore in bicicletta entrò scampanellando nel giardino del bagolaro, carico

di profumate e succulente pietanze, e immediatamente da ogni angolo del parco una

festa di gatti miagolanti e impazienti si riunì in attesa di ricevere la propria ciotola di

cibo. La Streghetta intimorita si era prontamente nascosta nella chioma dell’albero e

dall’alto osservava incuriosita le abitudini degli abitanti di quel piccolo bosco. Era

molto felice di trovarsi in un luogo pieno di vita, ma preferiva tenersi in disparte e,

come sempre, incantarsi a guardare.

Volgendo intorno lo sguardo si accorse che poco lontano dal suo albero c’era una

casetta con le luci ancora addormentate e decise di volarci dentro a curiosare. Era un

posto buffo e grazioso, parecchio in disordine, stracolmo di libri pieni di figure

colorate e di parole prese da tutte le lingue del mondo. Ma in uno scaffale in alto in

alto, nella sezione ‘Manoscritti’ trovò i libri più belli che avesse mai visto. Erano

grandi e spessi, composti da fogli rosa, verdi, gialli e celesti, pagine scritte e

disegnate da mani bambine e regalate alla Streghetta del Bagolaro. Allora capì di

essere lì per esser stata a lungo chiamata dalla generosa fantasia dei bambini.