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La STRATEGIA EUROPEA PER L’OCCUPAZIONE e l’obbiettivo della FLEXICURITY

La STRATEGIA EUROPEA PER LOCCUPAZIONE e lobbiettivo della FLEXICURITY

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La STRATEGIA EUROPEA PER L’OCCUPAZIONE e l’obbiettivo della

FLEXICURITY

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La strategia europea per l’occupazione

Processo di coordinamento delle politiche del lavoro perseguite dagli stati membri attorno a comuni orientamenti di policy definiti a livello europeo

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METODI

1. Il coordinamento aperto (MAC) implica: definizione di linee-guida per le politiche da parte

di comitati che si rapportano alla commissione; valutazione delle politiche da parte di peer review,

sulla base di alcuni principi:• sussidiarietà• convergenza• apprendimento reciproco• approccio integrato• gestione per obiettivi

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METODI

2. Governance multilivello e decentramento valorizzazione della dimensione locale approccio bottom up pluralità degli attori responsabili

3. Integrazione delle politiche e personalizzazione degli interventi

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Procedureprocesso di Lussemburgo 1997

Relazione congiunta annuale del Consiglio e della Commissione sulla situazione occupazionale e gli orientamenti

Elaborazione di linee-guida per i paesi membri, adottate a maggioranza qualificata su proposta della commissione e previa consultazione del Parlamento, del comitato economico e sociale, del comitato delle regioni e del comitato per l’occupazione

Elaborazione dei Piani nazionale per l’occupazione e trasmissione al Consiglio e alla Commissione

Deliberazioni del Consiglio con eventuali raccomandazioni agli stati membri

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Le tappe della costruzione

Vertice straordinario di Lussemburgo del 1997 (definizione dei quattro pilastri; processo di Lussemburgo)

Consiglio di Lisbona del 2000 (obiettivi quantitativi e qualitativi in materia di mdl)

Consiglio di Barcellona del 2002 (riorganizzazione delle priorità e degli obiettivi)

Rapporto KOK 2003 Consiglio di Bruxelles, 2005 (rilancio della strategia di

Lisbona e flexicurity) Libro verde 2006 Consiglio di Bruxelles,2007(Principi comuni di flexicurity)

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Indirizzi complessivi 1997-2000

Disoccupazione del Sud e politiche del Nord

• Obbiettivi trasversali (4 pilastri)• Primato delle politiche attive • Scarsa attenzione agli squilibri territoriali e alla

disoccupazione strutturale• Mancata integrazione fra politiche del lavoro e

politiche economiche (ad es. per lo sviluppo locale).

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I QUATTRO PILASTRI

occupabilità, (servizi per l’impiego, formazione, rete con le altre strutture di intervento sociale)

imprenditorialità (ridurre i costi burocratici e fiscali, culture imprenditoriali, rafforzare l’economia sociale, favorire l’emersione)

adattabilità/flessibilità (strategie di innovazione nell’organizzazione dell’impresa e nell’utilizzo del lavoro attraverso la concertazione fra imprese e lavoratori)

pari opportunità (conciliazione, consulenza, formazione, accompagnamento). Questo obiettivo viene poi eliminato perché considerato parte integrante degli altri (mainstreaming)

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Obbiettivi di Lisbona 2000

Occupazione per tuttientro il 2010:• tasso di occupazione complessivo al 70%;• tasso di occupazione femminile al 60%;• tasso di occupazione di anziani (55-64 anni) al 50%.

Attraverso l'ampliamento della occupazione ci si propone di rafforzare la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale.

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La svolta del Consiglio europeo di Barcellona (2002)

Fine strategico: fare dell'Unione europea l' economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro.

Semplificazione delle linee guida con la definizione di 10 priorità intorno a tre obiettivi primari;

Semplificazione degli indicatori da prendere in considerazione;

Definizione di un ciclo temporale di tre anni per la valutazione dei risultati

Raccordo con gli indirizzi di massima delle politiche economiche

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I tre obbiettivi primari

piena occupazionemiglioramento della qualità e della

produttività dell’occupazionerafforzamento della coesione e

dell’inserimento sociale

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La stagione della

Flexicurity (2005-2007)

Obiettivo generale: conciliare sicurezza e flessibilità, un’elevata produttività del lavoro con un

buon livello di retribuzione e protezione sociale

Stakeholder Conference April 20th, 2007, Brussels

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La costruzione del concetto

Il concetto di flexicurity• appartiene al dibattito politico più che a quello

scientifico• Nasce nell’ambito della discussione sulle politiche di

riforma del m. d. l., per rispondere all’esigenza degli attori politici europei di superare le prospettive neoliberiste di de-regolazione, in contrasto col modello sociale europeo

• Si sviluppa attraverso un confronto serrato fra mondo accademico e istituzioni europee (da Supiot a Wiltagen)

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“A policy strategy that attempts, synchronically and in a deliberate way, to enhance the flexibility of labour markets, work organization and labour relations- on the one hand- and to enhance security (employment security and social security) notably for weaker groups in and outside the labour market- on the other hand”

Wilthagen, Tros, 2004

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Le ragioni della strategia e la rilevanza dei contributi scientifici

• Lo scenario di sfondo: Le nuove forme di regolazione del lavoro in Europa degli

anni ’90 hanno accentuato il trade-off fra flessibilità e sicurezza

• Le ragioni della strategia: L’invenzione della flexicurity deriva dal riconoscimento del

trade-off fra flessibilità e sicurezza e dal tentativo di sottrarsi ad esso ampliando le opzioni a disposizione del “regolatore nazionale” che derivano dalla possibilità di calibrare diversamente le molteplici dimen-sioni di flessibilità e sicurezza

• La Flexicurity rappresenta la sfida del modello sociale europeo al modello liberista statunitense

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Flexicurity: le dimensioni della sicurezza

1. dell’occupazione: tutela del lavoratore sul mercato e non del “posto”, favorendo la mobilità job to job, con interventi volti a migliorare l’occupabilità del lavoratore (orientamento/formazione) e la fluidità del mdl (servizi per l’impiego, politiche attive);

2. del reddito: sussidi adeguati, non particola-ristici;

3. della conciliazione fra lavoro e altre dimensioni di vita ( servizi e prassi di concilia-zione)

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Flexicurity: le dimensioni della flessibilità

1. Flessibilità numerica esterna

1. Flessibilità numerica interna (orario)

1. Flessibilità salariale

1. Flessibilità funzionale

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Lo strumentario delle strategie di Flexicurity• Modelli contrattuali flessibili (per soddisfare le esigenze sia

delle imprese sia dei lavoratori): riforma del Diritto del lavoro e innovazione organizzativa;

• Politiche attive del lavoro (ALMP) per aiutare i lavoratori ad affrontare i cambiamenti rapidi, i periodi di disoccupazione e le transizioni ai nuovi lavori;

• Un sistema di apprendimento lungo l’intero arco della vita

(lifelong learning (LLL) systems) che assicuri la continua adattabilità e occupabilità

• Un moderno sistema di sicurezza sociale che assicuri un adeguato supporto del reddito e faciliti la mobilità nel mercato del lavoro e la conciliazione del lavoro con altre sfere di vita (responsabilità di cura, formazione, attività socialmente utili).

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La flexicurity nel lessico comunitario

Da …• idea guida per le politiche dell’occupazione che

coniuga

- la sincronia fra pol.di flessibilità e pol. per la sicurezza;

- la riduzione della segmentazione;

- il partenariato sociale.• Flessibilità e sicurezza restano disgiunte,

presuppongono politiche diverse da condurre “simultaneamente”.

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La flexicurity nel lessico comunitario

A…

• Ricetta generale di riforme olistiche dei mercati e di modernizzazione dei sistemi nazionali di diritto del lavoro (Libro verde sulla modernizzazione del diritto del lavoro- 2006; Stakeolder Conference on Flexicurity- 2007; Adozione dei “Principi comuni di Flexicurity).

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Regolazione del lavoro e formazione

Enfasi all'interno del dibattito comunitario sulla rilevanza delle politiche formative, la formazione come fulcro della strategia di flessicurezza

la formazione assorbe la % maggiore della spesa in politiche attive in tutti i paesi europei ed è l'oggetto privilegiato dei più recenti tentativi di riforma nei vari contesti nazionali, oltre che del dialogo sociale

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PAESE (anno 2005) POLITICHE DEL LAVORO % sul totale degli investimenti

Danimarca Formazione 35,5

Job Rotation 0

Incentivi all'impiego 31,1

Integrazione disabili 33,4

Job creation 0

Incentivi allo start-up 0

Totale come % del PIL 1,43

Francia Formazione 43,4

Job Rotation 0

Incentivi all'impiego 19

Integrazione disabili 9,9

Job creation 27,3

Incentivi allo start-up 0,6

Totale come % del PIL 0,66

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Italia Formazione 43,2

Job Rotation 0,4

Incentivi all'impiego 43,8

Integrazione disabili 0

Job creation 2,2

Incentivi allo start-up 10

Totale come % del PIL 0,46

Regno Unito Formazione 75

Job Rotation 0

Incentivi all'impiego 12

Integrazione disabili 7,8

Job creation 4,3

Incentivi allo start-up 0,9

Totale come % del PIL 0,12

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Il “posto” della formazione continua Lifelong learning e lifewide learning

Obiettivi:

-strumento di protezione dal rischio di disoccupazione

-strumento di valorizzazione della persona

Competenze (tecnico-professionali/traversali/trasferibili)

Capacità (formazione come fattore di empowerment individuale)

Diversi modelli di regolazione (attori e canali di finanziamento):

-statale

-di mercato

-associativo

Diversi livelli di partecipazione e distribuzione delle opportunità: disuguaglianze per età, genere, livello di istruzione, posizione occupazionale

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Modelli nazionali di regolazione del lavoro

ed esperienze di Flessibilità e Sicurezza

in Europa

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…fra differenziazione e convergenza

Il profilo delle strategie nazionali di flexicurity dipende:

- dalle direttive comunitarie- dalle caratteristiche istituzionali e dal profilo

economico di ciascun paese- dal metodo del coordinamento aperto che

consente ai policy maker nazionali di calibrare diversamente le molteplici dimensioni di flessibilità e sicurezza

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Il modello liberale di regolazione del lavoro nel Regno Unito

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Il workfare britannico:assunti

il mercato è il principale meccanismo di integrazione sociale, funzione residuale dello Stato (assistenza svantaggiati)

il lavoro è l'unico mezzo di inclusione nella società e di protezione, in quanto fonte di reddito

la conquista ed il mantenimento dell'occupazione sono una responsabilità individuale

stgmatizzazione del disoccupato/assistito "work first”

Declinazione workfarista del welfare to work (modello americano)

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Politiche del lavoro

mercato del lavoro flessibile e scarsamente regolato

"in work benefits" (impieghi sussidiati) sistemi di indennità e tutele per i disoccupati

restrittivi (lo scopo è ridurre la spesa sociale e "costringere" il disoccupato ad accettare un lavoro qualsiasi) workfare

scarsa attenzione alle politiche di attivazione: importanza dell'accesso al lavoro in tempi brevi

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Tendenze più recenti: la svolta laburista New Deal: piano di interventi di attivazione (formazione, politiche di

conciliazione) individualizzati, con focus sui soggetti più deboli potenziamento dei servizi per l'impiego (Job Centre Plus, patto di

servizio, inserimento lavorativo "soggettivamente accettabile”, diverso timing dell’attivazione per varie categorie)

Fasi: gateway (formazione breve/orientamento/ricerca), attivazione (lavoro sussid; formazione full time; volontariato; LSU o LPU)

TUTTAVIA: orientamento esclusivo ai fattori da offerta, individualizzazione* e impostazione coercitiva rimangono i tratti dominanti

risultati deludenti: inclusione nel lavoro temporanea, spirale della dipendenza

*personalizzazione: discriminazione tra i beneficiari delle misure di assistenza e discrezionalità degli operatori

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L'approccio "funzionalistico" alla formazione alti investimenti pubblici e privati (anche dei lavoratori) in formazione gestita da enti/agenzie (privati o statali, influenza della parte

datoriale), in raccordo con i Job Centresfenomeni di creaming e parking

formazione per l'occupabilità, di breve periodo, finalizzata al rapido inserimento nel lavoro

Formazione nell’ottica dell’adattabilitàcontrasto allo skills mismatch promozione dell'accesso alla formazione continua attraverso

incentivi/prestiti (sistema market-oriented). ILA Attenzione alla certificazione delle competenze (sector skills

councils)

alti livelli di partecipazione al lifelong learning forte attenzione allo sviluppo delle opportunità formative, seppur

sempre all'interno di un sistema di mercato che fa perno sulle responsabilità individuali

CONSEGUENZE: DISUGUAGLIANZE E SUBORDINAZIONE DELLA FORMAZIONE ALLA CRESCITA DELL'OCCUPAZIONE

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La regolazione del lavoro in Danimarca, tra flessibilità e tutele

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Il learnfare del "triangolo d'oro" danese: assunti

flessibilità del lavoro, tutela dei lavoratori ed efficienza dello Stato devono andare di pari passo e sono una responsabilità congiunta di Stato, parti sociali,imprese, lavoratori (flessibilità negoziata)

il lavoro è il principale mezzo di inclusione e di integrazione, in quanto strumento di empowerment individuale

esso, insieme all'assistenza, rappresenta un diritto di cittadinanza che deve essere garantito dallo Stato

la formazione deve essere finalizzata all'incremento delle capabilities individuali, oltre che all'accesso al lavoro

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Il “triangolo d’oro” danese

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Politiche del lavoro

flessibilità negoziata del mercato del lavoro (non deregolazione, ma controllo e concertazione di flessibilità interna ed esterna)

generosi schemi di disoccupazione, alta protezione del reddito, attraverso i due pilastri assicurativo e assistenziale. Alta inclusività, bassa condizionalità

efficienti servizi per l'impiego pubblici sistema di politiche attive ampio, incentrato sul

lifelong learning e sulla promozione sociale attraverso l'accrescimento del capitale umano

learnfare

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Tendenze più recenti: la "linea attiva" obiettivo:riduzione della spesa pubblica non viene meno il carattere "attivante" delle politiche

ma si coniuga con la prospettiva del work first schemi di sussidi per la disoccupazione "a due

tempi" (periodo passivo+periodo di attivazione) e più selettivi

individualizzazione dei servizi e loro riduzione e separazione (es.:prima la formazione era integrata ai sussidi di disoccupazione). Priorità all'accompagnamento al lavoro e non più alla formazione

decentramento dei servizi per l'impiego e loro privatizzazione

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Learnfare danese: centralità del lifelong learning e apprendimento finalizzato all'inclusione formazione=principale politica di inclusione sociale, alta spesa e

coordinamento con misure di sostegno al reddito sistema prevalentemente pubblico e gratuito (sia per l'EDA che per

la formazione per disoccupati e per la formazione continua) valorizzazione dell'informal learning importante partecipazione delle parti sociali nella programmazione e

nella gestione delle politiche formative (Organismo tripartito finanziato con i contributi delle imprese- 8% e Fondi settoriali)

congedi retribuiti e job rotation centralità degli individui (destinatari diretti delle risorse, diritto

soggettivo alla formazione)

DI RECENTE:minore impegno nella formazione per disoccupati e maggiore enfasi sulla produttività dei lavoratori occupati

MIGLIORI PERFORMANCES A LIVELLO EUROPEO, in termini di investimenti, livelli di partecipazione, diffusione del senso di sicurezza dell'occupazione

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La regolazione del lavoro in Francia, tra interventismo statale e

flessibilità negoziata

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L'insertionfare francese: assunti

la regolazione del lavoro è compito dello Stato, che può delegare alle parti sociali ("stato provvidenza" e "partitarisme") e servirsi delle rappresentanze della società civile per promuovere l’inclusione

la disoccupazione è un rischio ed una responsabilità sociale, di cui lo Stato deve farsi carico

il diritto al lavoro deve essere garantito anche attraverso la creazione diretta di posti di lavoro nel settore dell'economia sociale

l'inserimento lavorativo non ha solo una funzione economica, ma anche sociale e politica

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Politiche del lavoro

mercato del lavoro regolato e approccio garantista

(es. Rivolta delle banlieuesCPE) politiche passive tradizionali (prepensionamenti, sussidi

disoccupaz) e innovative (riduzione orario di lavoro, RMI) pilastro assicurativo fondato sul paritarisme + pilastro

assistenziale articolato a livello locale strumenti d'insertion: programmi integrati di formazione,

sostegno al reddito ed assistenza sociale volti a ridurre le difficoltà d'inserimento dei soggetti svantaggiati; creazione di posti di lavoro (sussidiati) negli organismi del terzo settore (reti di servizio locali); Contrats Aidés

Diritto individuale alla formazione continua

insertionfare

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Dispositivi di sostegno al reddito attivanti

•(assicurativo) Assurance chomage: aide de retour à l’emploi :criteri poco restrittivi (4 mesi di anzianità contributiva) e buoni tassi di rimpiazzo

•(assistenziale) Revenu minimum d’insertion revenu de solidarieté active

•(principio risarcitorio) Contrat de securisation professionnel (indennità per il reinserimento occupazionale pagata dal datore di lavoro in caso di licenziamenti economici, legata ad un piano di reinserimento)

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POLITICHE SOCIALI

CREAZIONE DIRETTA DI POSTI DI LAVORO

ATTIVAZIONE

Creazione di posti di lavoro (sussidiati) negli organismi del terzo settore

Terzo settore e amministrazioni pubbliche locali

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Contrats Aidés (Contratti sussidiati)

• contrat initiative emploi

• contrat d’accompagnement dans l’emploi

• contrat jeune en entreprise,

• contrat emploi solidarité,

• contrat emploi consolidé

• contrat d’insertion dans la vie sociale

C.U.I (imprese pubbliche e private/lavoratori svantaggiati):

1)Convenzione tra impresa, Pole Emploi, lavoratore che regola: contenuti e condizioni di lavoro; misure di accompagnamento, orientamento, formazione preliminari; entità degli aiuti all’impresa

2)Contratto di lavoro (a tempo determinato o indeterminato)

Revoca degli aiuti concessi in caso di violazione della convenzione e recesso ingiustificato

Dal 2010 sostituiti dal CONTRATUNIQUED’INSERTION+Emploi d’avenir

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Tendenze più recenti

collegamento di sussidi ed indennità a varie forme di attivazione (welfare to work) allocation d’aide au retour à l’emploi (à la creation d’entreprise)

minore coercitività e condizionalità rispetto al modello anglosassone, carattere negoziato dei dispositivi d'insertion, comunque inseriti nell'orizzonte della libertà delle scelte individuali e della responsabilità collettiva rispetto alla creazione di lavori accettabili

circolo virtuoso tra insertion, crescita occupazionale e sviluppo del welfare (job creation nei servizi sociali)

D'ALTRA PARTE: segmentazione tra mercato del lavoro "protetto" e "libero", segregazione occupazionale dei soggetti svantaggiati, confinati in lavori di basso profilo in un settore che offre scarse prospettive di sviluppo

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La formazione continua come diritto individuale sistema di lifelong learning tra i più sviluppati in EU, alti

investimenti pubblici e obbligo di investimento in formazione continua per tutte le imprese

sistema di f.c. gestito da organismi paritetici; formazione per disoccupati e giovani gestita dallo Stato

la formazione è un diritto individuale di tutti i cittadini (CIF,DIF): da un'impostazione che privilegiava i lavoratori standard si sta passando ad una maggiore attenzione a tutte le categorie (atipici, soggetti svantaggiati) tramite l'estensione dei dispositivi (riforma del 2009) e la "trasferibilità" degli stessi

VAE: riconoscimento delle esperienze lavorative attraverso l'accesso a qualifiche formali (anche laurea), superando l'impostazione formalista tipicamente francese

PERMANGONO TUTTAVIA FORTI DISUGUAGLIANZE NELL'ACCESSO ALLA FORMAZIONE E PENALIZZAZIONE SUL M.D.L. DEI SOGGETTI CON BASSO "CAPITALE UMANO"

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Conclusioni: è possibile parlare di convergenza?

IN TUTTI I CASI STUDIATI SONO STATE REALIZZATE RIFORME ALL'INSEGNA DELL'ATTIVAZIONE, SEBBENE CON INTENSITA' E RISVOLTI DIVERSI.

Nei paesi con modelli "forti" e definiti di regolazione del mercato del lavoro e di Stato sociale, le spinte all'attivazione sono state declinate conformemente alle tradizioni regolative.

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SEBBENE DANIMARCA E REGNO UNITO SEMBRINO CONVERGERE RISPETTO ALL'ADOZIONE DI UNA LOGICA DI "WORK FIRST", PERMANGONO DIFFERENZE CRUCIALI LEGATE:

- Alla definizione dei DIRITTI INDIVIDUALI E COLLETTIVI IN MATERIA DI LAVORO

- Al ruolo dello STATO e delle PARTI SOCIALI

- Al SIGNIFICATO stesso del LAVORO (strumento di accesso al reddito in UK, mezzo di promozione sociale e diritto esigibile dallo Stato in DK) -E della FORMAZIONE (funzionale all'occupazione in UK, fulcro dei processi di inclusione sociale in DK) .

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ALLO STESSO MODO (nonostante i risultati divergano in termini di investimenti in formazione e partecipazione al lifelong learning)

EMERGONO SIMILARITA' TRA IL CASO ITALIANO E QUELLO FRANCESE, IN PARTICOLARE L'EVOLUZIONE VERSO IL PARADIGMA DELL'ATTIVAZIONE E LA CENTRALITA' DELLA FORMAZIONE CONTINUA NEL SISTEMA DI LIFELONG LEARNING, A SCAPITO DELLA FORMAZIONE PER DISOCCUPATI.

TUTTAVIA

IL MODELLO FRANCESE PRESENTA TRATTI DI ORIGINALITA' (SUL VERSANTE DELLA CREAZIONE D'IMPIEGO NEL TERZO SETTORE, DELLA VALORIZZAZIONE DELLA GESTIONE PARITETICA DELLA F.C. E DELLA CENTRALITA' DI QUEST'ULTIMA ALL'INTERNO DELLE POLITICHE DEL LAVORO),

NEL CASO ITALIANO NON SI PUO' ANCORA PARLARE DI UN

MODELLO COMPIUTO (RIFORMA INCOMPLETA DELLE POLITICHE PASSIVE ED ATTIVE, RIFORMA "MANCATA" DEL SISTEMA DI FORMAZIONE CONTINUA

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La regolazione del lavoro in Italia: Flessibilità al margine e deficit di sicurezza

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I vincoli strutturali e istituzionali alla strategia di flexicurity in Italia

• Vincoli strutturali:

- Gravi squilibri del mercato del lavoro e disoccupazione strutturale

- Eccesso di manodopera a bassa istruzione

- Discriminazione di genere e per età

- Dualismo territoriale

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I vincoli strutturali e istituzionali alla strategia di flexicurity in Italia

• Vincoli istituzionali:

l’eredità del modello originario di Welfare State e di regolazione del lavoro

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Vincolo istituzionali Il modello di Welfare State

I tratti originari riconducibili al modello

corporativo dell’Europa meridionale:

- Distorsione distributiva (disuguaglianze fra garantiti, semigarantiti, non garantiti)

- Distorsione funzionale (incidenza prevalente della spesa pensionistica)

- Familismo

- Particolarismo

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Vincolo istituzionali Il modello di regolazione del lavoro

I tratti originari:- Regolazione rigida, burocratica, centralizzata affidata a

controlli amministrativi e normative rigide e vincolistiche (monopolio pubblico del collocamento con chiamata numerica, norme sul licenziamento…)

- Sistema di protezione del lavoratore incentrato sulla tutela dai rischi di licenziamento e squilibrato (tutela del posto)

- Sistema di garanzia del reddito di tipo assicurativo ipertrofico e con forti squilibri distributivi

- Scarso sviluppo di politiche attive del lavoro e totale assenza di servizi per l’impiego efficienti

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Le riforme “parziali” degli anni novanta

• Politica dei redditi: nuove misure “concertate” per il contenimento delle dinamiche salariali

• Riforma del collocamento, abolizione del monopolio pubblico e della chiamata numerica, riconoscimento di agenzie private di intermediazione

• Decentramento, trasferimento alle Regioni e agli Enti locali delle funzioni di regolazione del mercato del lavoro (collocamento e politiche attive del lavoro) 1997

• Istituzione di “nuovi servizi per l’impiego” per l’implementazione di politiche attive del lavoro

• Accordi collettivi che gettano le basi per la costruzione di un sistema nazionale di formazione continua

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Il nuovo corso delle politiche del lavoro negli anni duemila

La liberalizzazione “dall’alto” del mercato del lavoro

• Cambia il rapporto fra Governo e Parti sociali:

- finisce la stagione della concertazione, il dialogo sociale come strumento discrezionale delle politiche di governo

- Si rompe l’unità sindacale sui temi della liberalizzazione del mercato del lavoro (Patto per l’Italia)

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Riforma Biagi

Nuovi tipi di contratti di lavoro e modifica della disciplina di alcuni contratti già esistenti.

LAVORO INTERMITTENTE (soggetti tra i 25 ed i 45 anni)

Il lavoratore si mette a disposizione del datore di lavoro per prestazioni di carattere discontinuo o intermittente.

Può essere a tempo determinato o indeterminato.

Il datore può obbligare il lavoratore a rispondere alla chiamata per tutta la durata del contratto, dandogli in cambio una indennità di disponibilità (20% delle retribuzioni previste dal Contratto Collettivo Nazionale).

LAVORO RIPARTITO (JOB SHARING)Due lavoratori si obbligano al compimento di un’unica prestazione. Ognuno di essi è quindi responsabile per l’adempimento dell’intero lavoro. I lavoratori si dividono l’orario di lavoro. La retribuzione è proporzionata.

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LAVORO A TEMPO PARZIALEE’ lavoro a tempo parziale quello in cui la prestazione è svolta con un orario ridotto rispetto a quello normale di lavoro, fissato dalla legge in 40 ore settimanali. Il part-time può essere orizzontale, verticale o misto. Lavoro supplementare (non straordinario) e clausole flessibili.

APPRENDISTATOLa nuova disciplina prevede 3 tipologie di apprendistato: •apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione;•apprendistato professionalizzante per il conseguimento di una qualificazione attraverso una formazione sul lavoro e un apprendimento tecnico-professionale;•apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione.

CONTRATTO DI INSERIMENTOÈ un contratto a termine, di durata non inferiore a 9 mesi e non superiore a 18 (solo nel caso di soggetti portatori di handicap può arrivare fino a 36 mesi). È finalizzato a favorire l’integrazione o la reintegrazione dei lavoratori mediante un percorso di adattamento delle competenze professionali (segue)

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Riguarda i seguenti soggetti:

1) giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni;

2) disoccupati di lunga durata (cioè coloro che dopo aver perso il posto di lavoro o cessato un’attività autonoma, siano alla ricerca di un lavoro da più di 12 mesi, o di 6 mesi se hanno 29 anni e sono laureati) di età compresa fra i 29 e i 32 anni;

3) ultracinquantenni che siano privi di un posto di lavoro o che stiano per perderlo;

4) lavoratori che desiderino riprendere un’attività lavorativa e che non abbiano lavorato per almeno 2 anni;

5) donne residenti in un’area geografica in cui il tasso di occupazione sia inferiore almeno del 20% di quello maschile o in cui il tasso di disoccupazione superi del 10% quello maschile;

6) persone affette da grave handicap fisico, mentale o psichico.

Sono previste agevolazioni contributive, determinate in misura differente a seconda del settore produttivo e dell’ubicazione territoriale

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LAVORO A PROGETTO E LAVORO OCCASIONALE

A partire dal 24 ottobre 2003 le collaborazioni coordinate e continuative, per essere considerate tali, dovranno essere inquadrate in un progetto, programma o per fasi di essi.

Sono escluse dalla disciplina del lavoro a progetto le prestazioni occasionali, cioè quelle di durata inferiore a 30 giorni in un anno, a meno che il compenso percepito superi i 5.000 euro complessivi.

Sono anche escluse dalla nuova disciplina •le professioni intellettuali per le quali sia prevista l’iscrizione in un albo, •le prestazioni di amministratori e sindaci e •quelle dei pensionati di vecchiaia, •cui continuano ad essere applicate le precedenti regole sulla collaborazione coordinata e continuativa.•Il lavoratore può svolgere la sua attività a favore di più committenti.

Gravidanza, malattia ed infortunio del lavoratore non comportano la cessazione del rapporto, che rimane sospeso.

In caso di gravidanza, il contratto è prorogato di 180 giorni.

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ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE Dal 1° gennaio 2004 coloro che, concludendo contratti di associazione in partecipazione, si impegnano per l’apporto di solo lavoro, devono iscriversi ad una apposita gestione separata istituita presso l’Inps.

L’obbligo non riguarda gli associati già iscritti ad albi professionali.

La tutela previdenziale per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti è garantita per mezzo di un versamento pari a quello dei commercianti, ripartito in misura pari al 55% per l’associante e al 45% per il lavoratore associato.

SOMMINISTRAZIONE

La somministrazione di lavoro a tempo determinato è ammessa anche nell'ambito dell'attività ordinaria dell'utilizzatore, a condizione che sia giustificata da motivi effettivi e comprovabili di carattere tecnico, produttivo, organizzativo e sostitutivo

Staff leasingLa somministrazione di lavoro a tempo indeterminato è ammessa solamente per ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo legate ad attività predeterminate

Obbligo di formazione

Deroga alla parità di trattamento per l’inserimento di soggetti svantaggiati

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La riforma incompiuta dei sistemi di sicurezza

Sistema degli ammortizzatori lacunoso e poco generoso

Legge 181/2000: si introduce la condizionalità dei sussidi all'accettazione di offerte "congrue", discrezionalità degli operatori ed assenza di patti di servizio (Workfare)

Tuttavia, condizionalità poco stringente e inattuazione delle disposizioni legislative

Ripetuti tentativi di riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, rimasti inevasi (anche la legge 2/2009 amplia gli ammortizzatori in deroga senza riformare definitivamente il sistema)

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La rivoluzione incompiuta della formazione continua strategia di lifelong learning sbilanciata sulla formazione continua funzionale

all'occupabilità enfasi e grande produzione legislativa e di accordi in materia di formazione

continua, con ricadute pratiche limitate il diritto individuale alla formazione professionale iniziale e continua,

formalmente sancito dalla Costituzione, rimane inattuato diversi sistemi di formazione (classificabili per fonte e destinatari) scollegati

tra di loro e non sempre in sintonia con il mercato. Differenze territoriali. Attuazione incompleta e disomogenea del sistema bilaterale per la formazione continua (Fondi Interprofessionali)

disuguaglianze: si forma di più chi ne ha meno bisogno, difficoltà di accesso per gli atipici

GIOVANI: penalizzazione dell’istruzione tecnica/prof.; scarsa diffusione ed inefficienza del sistema pubblico di formazione professionale, scarsa diffusione dei nuovi percorsi professionalizzanti (apprendistato), utilizzo abusivo dei tirocini

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Gli esiti delle riforme- un nuovo modello di regolazione del lavoro più

flessibile, promozionale e preventivo- un sistema dualistico di Flessibilità al margine- configurazione di "welfare regionali" ed integrazione delle

politiche a livello locale, nel quadro però di una debole regia statale e nell'assenza di standard nazionali di riferimento, si accentuano le disuguaglianze territoriali

- permanenza dell’inadeguatezza del sistema di ammortizzatori sociali

- costruzione incompiuta di un sistema di lifelong learning (promozione della formazione continua aziendale ed individuale, congedi formativi) con il coinvolgimento delle parti sociali

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Le possibili strade verso la flexicurity in ItaliaContrastare la segmentazioneDue obbiettivi:1. Superare il dualismo contrattuale 1.1 mantenere la distinzione tra contratti temporanei e

permanenti, ma… ridurre le disparità di costo controllare i comportamenti elusivi delle imprese favorire la rapidità delle transizioni (servizi e politche

attive), 1.2 Contratto unico di lavoro dipendente a tempo

indeterminato, ma a tutele ridotte

2. Costruire un sistema di sicurezze “ampio” tutela dell’occupazione sul mercato e non del posto:• Sussidio unico e generoso per chi perde il lavoro• Tassa a carico delle imprese che licenziano• Libertà di licenziamento per motivi economici