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ANTOLOGIA DI ARTICOLI E STUDI A CURA DEL BALIATO DAI COI

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La storia straordinaria di Christopher Thomas Knight 1

Da: Kennebec Journal

Per quelli di noi abituati a una vita moderna, gli inconvenienti quotidiani possono disturbarci ma non sopraffarci. Non è il caso di Christopher Thomas Knight, che per quasi trent’anni non ha incontrato anima vivente. Knight aveva lasciato la frenesia della vita moderna e si era ritirato nei boschi del Maine e la sua esistenza era stata segnalata solo da pettegolezzi e avvistamenti locali. Come era riuscito a sopravvivere, a procurarsi il cibo, a trovare riparo e, soprattutto, come è stato poi preso? Leggi la storia dell’ultimo grande eremita.

Capelli scuri e grossi occhiali, la personalità di Christopher Knight era ri-flessa dalla sua postura. Spesso cercava di apparire il più piccolo possibile. Non era mai stato la persona più estroversa o carismatica del suo gruppo e la cosa, sinceramente, gli stava bene. Preferiva stare da solo e tenersi occupato con le co-se che per lui erano più importanti. Le persone lo intrigavano. Cercava di rela-zionarsi con loro ad un livello che andasse oltre la mera superficialità ma, per quanto strano sembrasse agli altri, nessuno si sarebbe mai aspettato che avesse fatto quello che stava per fare.

1 Articolo da: http://www.buzzcatchers.it .

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Da: Kennebec Journal

Come si diventa eremiti?

La parola eremita evoca molte immagini suggestive, dal criceto sulla ruota al vecchio che vive in una caverna, sempre pronto a impartire una lezione di saggezza al viandante di passaggio. Un eremita. In due parole, è una persona che ha scelto una vita solitaria, spesso recluso dal mondo esterno. Alcune perso-ne scelgono la via dell’eremitaggio per motivi religiosi, altri invece per la sua in-trinseca semplicità. Nel caso di Christopher Knight, non sono stati motivi reli-giosi a spingerlo, né un altro motivo esistenziale; è semplicemente successo.

Da: Fred Ramage/Keystone Features / Hulton Archive/Getty Immagines

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Una vita semplice ma solida

Nel 1986, il ventenne Christopher Knight viveva e lavorava vicino a Bo-ston, Massachusetts. Pratico ed efficiente, lavorava nel campo della sicurezza, installando allarmi di ultima generazione in case e auto. Nessuno si sarebbe a-spettato che Knight un giorno, semplicemente, se ne sarebbe andato, allonta-nandosi dal mondo. Neanche lui pensava che una cosa simile fosse possibile. Knight lasciò il suo lavoro, intento a comprarsi un’auto. Riuscì a prendere una Subaru, anche se la cosa ha avuto un prezzo. Ha chiesto un prestito, con i fratelli come garanti. Ancora non sapeva che quel debito lo avrebbe perseguitato per anni. Ancora oggi, Knight ammette di dovere dei soldi al fratello.

Da: Cartype

L’impulso di fuggire

Forse la cosa più straordinaria della decisione di Knight di diventare ere-mita è che era qualcosa che lui non aveva mai coltivato. Come altre persone avrà senz’altro pensati di vivere una vita all’insegna della semplicità, silenzio e soli-tudine; ma per quella transizione non si è preparato per intere settimane o mesi. Non aveva mai neanche passato una notte sotto le stelle. Nessuno sapeva che stava per andarsene. Non ha salutato né amici né famiglia, né aveva dato un preavviso di licenziamento a lavoro. È semplicemente scomparso. In un’ intervi-sta ha ricordato: «Quando me ne sono andato, non avevo piani, non pensavo a niente. L’ho fatto e basta».

Da: A Greater Town

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La fuga

Non si è allontanato tanto da casa, a circa due ore da dove era cresciuto. La fitta boscaglia che l’ha inghiottito sembrava separarlo dal mondo, quel mon-do che fino al giorno prima conosceva benissimo. Preso da questo viaggio, Knight si è avventurato per strade incerte in una parte tranquilla del Maine, ampiamente dominata dalla natura, interrotta da qualche capanna isolata. Per molti, questo luogo costituiva un rifugio dal tran tran quotidiano, una destina-zione sperduta per le vacanze. Un luogo che, presto, sarebbe diventato la casa di Knight.

Da: John Moore/Getty Immagines

Prima del viaggio tra i boschi

È forse inesatto dire che Christopher Knight si è nascosto subito nella bo-scaglia. Prima di farlo, ha in qualche modo messo alla prova i suoi confini e i propri limiti. Il mezzo con il quale è fuggito è stata, ovviamente, la sua Subaru. Ha vagato tra stato e stato, non prestando attenzione a strade o confini. Le acque della Virginia gli si sono parate davanti. La Georgia gli è scorsa davanti sull’ au-tostrada come una grande macchia indistinta piena di sole. Ha percorso a gran-de velocità il Nord e Sud Carolina. Nuovamente diretto verso nord, è stato allo-ra che ha preso la decisione finale di puntare verso le zone selvagge. Improvvi-samente, si è trovato diretto verso il Maine e i suoi brillanti panorami.

Nonostante l’intenzione iniziale di Knight non fosse quella di vivere nei boschi, in quel momento aveva un desiderio: andare senza una meta e perdersi. Privo di bussola o mappa, Knight ha seguito il sole estivo dirigendosi verso sud.

È proceduto con lentezza fin quando la sua Subaru era solo un puntino metallico lontano. Lasciava addirittura le chiavi nel cruscotto.

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Da: Lago Moosehead Region Chamber of Commerce

Il Lago Moosehead

La vita di Christopher Knight stava per ricominciare lungo le sponde del Lago Moosehead. Moosehead, il più grande lago del Maine, si trova nelle Mon-tagne Longfellow Mountains e alimenta il fiume Kennebec. Il Lago Moosehead è immenso e di un blu profondo. Gli alberi in fiore si piegano fino alla superficie dell’acqua, saturandola del loro riflesso. Il grande lago ha la tranquillità di un piccolo stagno e il misticismo tipico del mare, con ben 80 isole di varie dimen-sioni. La più grande, Sugar Island, è spesso sede di campeggiatori estivi. Per Christopher, il lago sarebbe diventato una fonte di tranquillità e consolazione.

Da: Albion Maine

Abituato al Maine

Christopher Knight è cresciuto ad Albion, Maine, una cittadina di poco più di 2000 abitanti che ben descrive lo charme tipico della vita in New England. Nonostante le sue ridotte dimensioni e l’atmosfera bucolica, Albion non rag-giungeva il livello di isolamento a cui aspirava Knight con le sue ambizioni da eremita. Voleva di più.

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Da: Topical Press Agency/Hulton Ar-chive / Getty Immagines

Partire dalle basi

Nonostante Knight non avesse molta esperienza con la vita all’aperto, l’isolamento lo fece crescere rapidamente. La vita della sua famiglia non era par-ticolarmente infelice o turbolenta, solo riluttante a condividere il proprio privato con il resto del mondo. Aveva quattro fratelli, quindi la rivalità fra fratelli era una cosa normale. Anche se non particolarmente ricchi, i genitori di Knight a-mavano l’arte e la conoscenza. Ogni sera radunavano i loro figli per discutere una poesia. Amavano anche la scienza, in particolare la fisica. La loro sete di co-noscenza e di miglioramento nutriva un desiderio di scoprire come funzionano le cose, come esaminarle, pezzo per pezzo.

Da: Flickr / UnitedSoybeanBoard

Iniziare da giovane

Come risultato della sua crescita, Knight apprese molte nozioni ed abilità pratiche fin da ragazzo. Gli bastava sentire il rumore del motore per capire quale problema avesse un’auto. La cosa più rilevante era che la famiglia Knight era largamente autosufficiente. Producevano quello che bastava per il proprio ri-scaldamento e raffreddamento, avevano una serra dove coltivavano il cibo ed

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avevano anche una sorgente nei loro terreni. La cosa più rimarchevole era che mai avevano pagato per l’elettricità. Il modo in cui Knight era cresciuto gli sa-rebbe tornato utile molti anni dopo.

Organizzare un campo e procurarsi il cibo

Nonostante Knight non avesse un piano di ritirarsi nella natura, vi trovò presto casa. Portò poche cose con sé, tranne una tenda e un po’ di cibo. Sistemò la tenda in poco tempo. La sua nova casa era pronta. Non ci volle molto tempo a Knight per rendersi conto che le sue dotazioni non sarebbero bastate. Questa consapevolezza lo raggiunse in un brutto momento: quando aveva fame. Mentre camminava, trovò nel bosco un uccello morto, che consumò crudo. Questo fu il suo primo pasto della sua nuova vita. Ma la cosa non finisce qui.

Iniziare a piccoli passi

Knight sapeva fin da subito che non era certo una buona idea occupare le case di villeggiatura isolate delle persone. Cominciò dagli orti e dai giardini, prendendo un pomodoro qua e una pannocchia là. A volte trovava il coraggio di scavare per assicurarsi altri tipi di verdure, niente che un coniglio non avrebbe potuto fare e al quale la gente facilmente avrebbe dato la colpa.

Dammi un riparo

Quando Knight raggiunse questa parte isolata del Maine, decidendovi di rimanere, doveva navigare a vista. Questo significava non solo trovare del cibo ma anche un rifugio sicuro. Aveva una tenda, ma cosa sarebbe successo in caso di pioggia e fango? Una notte decise di entrare in un piccolo chalet.

Da: Northern Outdoors

Un estraneo, non certo il benvenuto

Accamparsi in una baracca può essere già di per sé un’esperienza, se è la tua baracca. Ma quando si entra in casa di qualcun altro senza aver scelto con

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cura la cosa, la faccenda può essere stressante. Knight restò al buio, sicuro che gli occupanti legittimi sarebbero arrivati in qualsiasi momento, trovandolo en-trato lì. Quando arrivò il mattino, era molto inquieto. Da quel momento decise che, non importa quanto inclementi fossero gli elementi, non avrebbe più dormi-to al chiuso.

Da: Kennebec Land Trust

Trovare la casa perfetta

Occorse un po’ di tempo a Knight per trovare il posto giusto. Cavità pro-fonde, che anche i più esperti camminatori avrebbero avuto difficoltà a trovare, erano delle ottime alternative. In fin dei conti, chi ha voglia di addentrarsi trop-po nei boschi, col rischio di imbattersi in un orso o in un uomo burbero? Cercò di sistemarsi vicino alla sponda del fiume, ma la cosa non si rivelò la scelta giu-sta. Quando trovò la casa dei suoi sogni, se ne rese subito conto.

Da: The Portland Press Herald

In una zona non battuta

Piena di vegetazione, con un forte odore. Per arrivarci, era necessario passare per un sentiero al termine del quale bisognava traversare una parte piena di polvere e rocce. l’area era piena di massi che impedivano al sole di entrare, ecce-zion fatta per pochi raggi. Una soluzione perfetta.

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Da: Bangor Daily News

I boschi. La mia casa

Knight abbracciò totalmente questo suo nuovo stile di vita. Doveva ar-rampicarsi sulle rocce e sulla terra umida, facendo affidamento su ciò che la na-tura poteva fornirgli anche in tempi duri. Quello che poi lui stesso fece quando si presentò il bisogno. Capitalizzando le risorse naturali, spesso lasciava scio-gliere la neve nelle mani per poi berla. La carta che aveva sistemato come pavi-mento era anche ottima per assorbire l’acqua, aiutandolo anche in caso di sete. Ovviamente, alcune cose non potevano essere fornite dalla natura.

Da: The Portland Press Herald

Casa dolce casa

La sua nuova casa era un miracolo di ingenuità. Stretto in mezzo a grandi massi e costoni, Knight viveva in mezzo a numeri abbandonati del National Ge-ographic. Le pagine formavano un collage sul pavimento. La domanda è: dove era riuscito a ottenere così tante riviste da farne una parte importante della ar-chitettura della sua nuova casa? Occorreva furbizia e rapidità.

Mimetizzarsi

Knight racconta che aveva paura anche di starnutire. Doveva fare atten-zione anche a dove andava, attento a non lasciare tracce sulla neve. Dopo tutto, impronte umane vicino ad una casa sono ancora più interessanti di quelle di un coniglio o un procione. Come un procione, Knight riusciva ad avvicinarsi a cu-cine e altre stanze senza destare il benché minimo sospetto, almeno per un po’. Le intenzioni di Knight non sono mai state cattive. Non è mai stato troppo avi-do, bramoso o avventuroso. Amava la sua indipendenza e non accettava mai a-iuto di nessun tipo. Ma quando la fame si faceva sentire, la disperazione cresce-va. In momenti disperati, a mali estremi...

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Affinare l’arte dell’irruzione

Per un uomo come Knight, abituato a rendere la vita delle persone più si-cura, anche i sistemi di sicurezza più all’avanguardia erano facilmente aggirabi-li. Era anche poco disposto ad agire rapidamente. Prima di entrare in qualsiasi capanna, osservava le persone che l’abitavano così come uno scienziato osserva uno stormo di uccelli migratori o un branco di animali selvaggi, prendendo ap-punti delle loro abitudini. Appena sicuro di non essere preso, lavorava sulle te-lecamere per essere sicuro di non essere preso.

Da: FaveThing.com

Abbandonato a se stesso

Spesso, le capanne gli chalet sono estremamente poco sicuri: porte non chiuse, finestre aperte. In un posto isolato, oltre a uno scoiattolo o a un uccellino, quali altri pericoli potrebbero esistere? Knight considerava questo raid abba-stanza semplici. Entrava nella baracca come se fosse stato il proprietario e poi semplicemente spariva di nuovo nei boschi.

Da: sugarbar.info

Neanche una traccia

Knight cercava di entrare in questi chalet nel corso della settimana, quan-do era più facile che non ci fossero villeggianti. Voleva lasciare quanto meno

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tracce possibile della sua presenza. Se trovava delle chiavi di riserva, le nascon-deva in un luogo sicuro in modo da potervi accedere facilmente ed entrare nella baracca in un altro momento.

Da: Pinterest

A volte si trattava solo di prendere qualcosa in prestito

Knight faceva molta attenzione a non destare alcun sospetto, non ripor-tando mai le cose a casaccio. Faceva molta attenzione affinché le cose che pren-deva in prestito fossero rimesse esattamente dove le aveva prese. Una volta, nell’intento di accedere a una baracca via acqua, prese anche una canoa. Una volta usata, anziché lasciarla alla deriva, la sistemò in modo che il proprietario pensasse che un evento naturale l’avesse spostata.

Da: The Guardian

Cosa succedeva alle cose che prendeva?

Durante una delle sue rischiose avventure, Knight faceva attenzione a prendere solo quello che strettamente gli necessitava. A volte il necessario erano

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molte cose, soprattutto quando si trattava di cibo. Snack dolci erano una delle cose che l’eremita preferiva. Barrette al cioccolato, torte e altri stuzzichini confe-zionati lo tenevano arzillo e gli evitavano di soffrire il freddo. Amava anche le bibite gasate, in particolare Mountain Dew. Quando ne vedeva una confezione, la prendeva senza pensarci troppo.

Da: GQ Magazine

Le cose che non poteva mangiare

Non bastava avere lo stomaco pieno, doveva prendersi cura anche della sua casa e trovare un modo creativo per riscaldarsi. Piano piano si procurò qual-cosa da mettere sui massi, qualche coperta, una giacca. Riviste e libri erano cose che gli facevano passare il tempo e gli tenevano sveglia e attiva la mente le sue vittime ne erano piene. Le sue riviste preferite erano National Geographic e Pla-yboy.

Da: gq.com

E per entrare?

Knight era sempre molto attento nelle sue irruzioni. Non ha mai rotto una finestra o scassinato una porta. Il suo approccio era molto più gentile e rivelava anche un profondo rispetto per la proprietà altrui. Spesso toglieva una porta partendo dai cardini, risistemandola una volta finito. Per un po’, nessuno ha mai sospettato di niente. Una rivista fuori posto non era certo una cosa che destava

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sospetti; la colpa spesso andava ai figli adolescenti, come nel caso di mancanza di cibo. Purtroppo però queste cose cominciarono a capitare un po’ troppo spes-so per essere considerate delle semplici coincidenze.

Da: The Portland Press Herald

Una comunità in allarme

Quando però gli abitanti del luogo cominciarono a capire che si trattava di effrazioni, diventarono più attenti e sospettosi, nonché spaventati. Chi era que-sto misterioso scassinatore? Come sceglieva le sue vittime? E, cosa peggiore, cer-cava qualcosa di più che non qualcosa da mangiare?

Da: City-Data.com

Ancora là fuori

Questa notizia, e l’energia da essa generata nella comunità non ha impedi-to a Knight di continuare. Infatti, non aveva la benché minima idea della leg-genda che sarebbe presto diventato. Le persone e i media locali hanno dato a Knight molti nomignoli: il Mostro di Loch Ness del Maine, uno Yeti furtivo, un Calamaro gigante che emerge dall’oceano per poi ritirarsi negli abissi e molto al-tro.

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Da: gq.com

La risposta della polizia

Nonostante non potesse fare molto di più che raccogliere le varie denunce, la polizia aveva cominciato a chiamare Knight Hermit Hermit, cioè l’Eremita. Da lì, i nomignoli per Knight aumentavano sempre più.

Da: Bangor Daily News

Una precisione insolita

Le stesse vittime non potevano fare a meno di notare la cura dei raid di Knight. «Il livello di disciplina mostrato nell’introdursi nella case è molto più al-to di quanto non si possa lontanamente immaginare», ha sottolineato il sergente Terry Hughes. «Il lavoro, la conoscenza delle serrature, l’abilità di entrare e usci-re senza essere visto».

Da: Kennebec Journal

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La dubbia eredità

Si ritiene che in 27 anni Knight abbia commesso circa 1000 effrazioni. Al-cuni hanno considerato Knight il protagonista di uno dei «casi di furto più grande nella storia del Maine». Ma anche con tutti i beni che egli contrabbandò, Knight doveva ancora superare le avversità del tempo. Quando si vive nei bo-schi, le stagioni non arrivano gradualmente. Si rovesciano su di te, aggredendoti e mordendoti.

Da: Worldwide Elevation Finder

L’estate in arrivo

Quando Knight raggiunse la sua destinazione era ancora estate, con le lunghe notti e il sole sempre alto. Anche con il lago vicino, però, il paesaggio a prima vista non era certo un paradiso estivo. Le strade procedevano segrete sot-to le guaine soffocanti di rovi e alberi. Il terreno visibile senza un gesto della mano affondava senza troppi complimenti nell’acqua piovana melmosa e torbi-da. Non era certo una località balneare. Una cosa che Knight poteva gestire. Sa-rebbe stato l’inverno a rivelarsi ingestibile.

Da: www.wilsonsonmooseheadlake.com

Nel ghiaccio

Quando fuori fa un freddo cane, la cosa migliore da fare è continuare a muoversi. Ed è esattamente quello che Knight ha fatto per sopravvivere ai bruta-li inverni del Maine. Ogni sera andava a dormire verso le 19:30, svegliandosi alle 2 del mattino, pronto per una nuova giornata. Temeva di morire assiderato e sa-peva che le probabilità erano contro; inoltre, di accendere un fuoco non se ne

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parlava. Il solo eccessivo sudore avrebbe potuto chiuderlo in una capsula di ghiaccio.

Da: Gray Ghost Camps

Abbracciare il freddo

Allo stesso tempo, Knight non ha mai permesso all’inverno di buttarlo troppo giù. Quando una corrente d’aria si avvicinava al suo corpo, ci si rigirava come se si fosse trattato di una coperta di lana. A volte il freddo era così intenso da entrargli sotto la pelle fino nelle ossa. Knight comunque tirava avanti, con so-lo piccoli segni di congelamento. La cosa buona dell'inverno è che pochi cam-peggiatori erano in giro, rendendo meno rischioso il muoversi. Allo stesso tem-po, non poteva negare la soddisfazione dell’estate, specialmente quando un in-tero campo estivo si stabilì nelle vicinanze.

Da: Maine Summer Camps

Il campo estivo del pino

La situazione era perfetta. Bastava solo entrare e prendere quello che ser-viva. Con così tanto cibo, non avrebbero certamente fatto caso a qualche piccola mancanza. Quello che Knight non poteva sapere è che i suoi precedenti colpi avevano lasciato il segno. Porte, finestre adesso erano più sicure e le persone prendevano decisamente più precauzioni. Le telecamere si fecero sempre più comuni, almeno nel caso del Pine Tree Summer Camp, gestito dal sergente Terry Hughes, tanto brillante da superare in furbizia l’uomo della montagna. Hughes

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perfezionò il sistema, installando sensori di movimento e luci. Adesso neanche un cervo poteva passare inosservato.

Da: Bangor Daily News

Da: The Portland Press Herald

L’impavido Uomo della montagna

Ciononostante, Knight osò anche là dove non era certo il benvenuto. Un po’ più di attenzione ed era sicuro che ce l’avrebbe fatta. Non poteva però sape-re cosa c’era in serbo per lui una volta entrato nella proprietà di Hughes. Il si-stema di sicurezza era ancora più complesso di quanto non apparisse a prima vista. Una mossa sbagliata e Hughes l’avrebbe saputo, anche se si fosse trovato a chilometri di distanza.

Da: Kennebec Journal

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Preso!

Una primavera, il sergente Terry Hughes vide l’impensabile: Christopher Knight, la leggenda, vulnerabile sotto i suoi occhi. Si aspettava di trovarsi da-vanti a un vagabondo la cui mente a volte perdeva colpi. Nel peggiore dei casi, era disposto a combattere un sociopatico che poteva fargli saltare il collo solo con un gesto del polso. Ma Hughes non si trovò davanti a una persona simile, ma ad un uomo molto simile a lui, ragionevolmente alto e con un’espressione vi-tale. l’uomo della montagna non era così ultramondano: indossava occhiali, una bella giacca, e un paio di jeans consunti ma passabili.

Nel 2013, Christopher Knight fu avvistato. La sua vita nei boschi stava per giungere al termine. Avrebbe dovuto abbandonare la sua casa tra i massi e pa-gare le conseguenze delle sue azioni. Il 28 ottobre 2013, Knight fu condannato a sette mesi di carcere, pena che scontò. Avrebbe dovuto pagare anche 1500 dolla-ri di danni alle sue vittime, seguire un programma per problemi mentali e pas-sare tre anni in libertà vigilata.

Da: GQ Magazine

Da: The New York Times

Un giudice pietoso

Il giudice che si è occupato del caso, Nancy Mills, sembrava avere un de-bole per l’Uomo della montagna. Pensò che non fosse capace di fare del male a nessuno e che neanche fosse incline a commettere altri crimini. Molti ritennero che non meritasse di starsene in prigione per così tanto tempo; per molti, un pa-io di mesi e una multa sarebbero bastati.

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Da: Wild About Trial

Da: Kennebec Journal

Il ritorno

Dopo essere uscito di prigione, Knight acconsentì di incontrare il giudice Nancy Mills e promise di astenersi dal consumare alcol. Inoltre, la sua vita ripre-se forma. Suo fratello gli offrì un lavoro, che accettò.

Da: The Portland Press Herald

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Una parola dalla sua famiglia

Al momento della sua scomparsa, nessuno aveva penato che Knight sa-rebbe scomparso per così tanto tempo. I genitori infatti non ne denunciarono mai la scomparsa. Pensavano che sarebbe tornato quando si fosse sentito pronto. Semplicemente, era partito per un’avventura. Quando invece fu chiaro che se ne era andato, si rifiutarono di pensare al peggio. Era da qualche parte, sano e sal-vo. Di quello erano sicuri. E avevano ragione.

L’impatto su Knight

Quando si vive isolati, l’unica cosa che si ha è la propria mente e i propri pensieri. Ci si abitua così tanto al silenzio che quando arriva il momento di par-lare si balbetta. Non si riesce a immaginare le proprie parole che riempiono l’aria. Infatti, nei 27 anni di isolamento, Knight non aveva mai parlato con nes-suno, eccezion fatta per una rara occasione, nella quale aveva salutato un escur-sionista. Naturalmente, imparare a conversare non fu facile per Knight.

Da: Penguin Random House

Una possibilità da ascoltare

A Knight è stata fortunatamente data la possibilità di dire la sua. quest’anno, il giornalista americano Michael Finkel ha pubblicato il libro «Lo straniero nei boschi». Per scriverlo, Finkel ha dovuto incontrare Knight in pri-gione nove volte.

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Da: Alchetron

Le riflessioni di Knight

Christopher Knight ha dichiarato più volte di non essere orgoglioso di ciò che ha fatto. Non pensa di essere uno scassinatore professionista ed è sincera-mente dispiaciuto dei danni che ha provocato. Riguardo la sua vita da eremita, Knight ha avuto qualcosa da dire anche su questo punto. Ha parlato delle pres-sioni collegate al divenire un personaggio pubblico e uno dei più famosi eremiti di sempre. Molte persone lo avvicinano aspettandosi perle di saggezza da lui. Da qualche punto di vista, Knight potrebbe dispensarne.

Da: www.keywordsking.com

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Da: JSTOR Daily

Knight su Thoreau

Knight è stato spesso paragonato al grande Henry David Thoreau. Knight non può certo essere paragonato a Thoureau. Si è immerso nella natura e ne ha scritto, ma non ha mai dato l’impressione che la cosa fosse stata fatta per stare a contatto con la natura quanto piuttosto per scappare via dal mondo.

Da: 121clicks.com

Knight a proposito della solitudine

Artisti, poeti e sognatori amano la solitudine. La sola parola, con tutte le sue sillabe, evoca un senso di grandezza e di scopo. William Wordsworth, nella sua famosa «me ne andavo solo come una nuvola», aveva scritto: «Lampeggiano su quell’occhio interiore, che è la grande gioia della solitudine». Per Knight, la solitudine non era sempre così tanto poetica. A volte persino il silenzio è assor-dante. «La solitudine aumenta qualcosa di prezioso», ha pensato. «Non posso respingere quella idea. La solitudine ha aumentato le mie percezioni. Ma ecco la cosa complicata: quando ho applicato la mia aumentata percezione su me stesso, ho perso la mia identità. Non c'era un pubblico, nessuno per cui recitare. Non c'era bisogno di definirmi. Sono diventato irrilevante».

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Da: Maine Vacations

Knight sul sé

«Non sono mai stato davvero solo», ha detto Knight. «Se ti piace la solitu-dine, non sei mai solo». Knight non aveva neanche uno specchio. Si vedeva ri-flesso soltanto nell’acqua; ma per sapere chi era non aveva bisogno di conoscere il suo aspetto, anche se aveva scolpito il suo nome e la sua identità nei boschi molto tempo prima, come una pelle pruriginosa.

Da: Acadia Magic

Knight sull’identità

«I miei desideri sono scomparsi. Non desideravo più niente. Non avevo più neanche un nome. In termini romantici, ero completamente libero». Man mano che le persone gli affibbiavano dei soprannomi – l’Uomo affamato, l’Uomo della montagna, l’Eremita – Knight perse sempre più la familiarità con il suo nome. Non era più Christopher Thomas Knight. Era terra, era roccia. Era la-go. Era cielo. Era la sua ombra e l’ombra del suo vecchio io.

Fonti: GQ, National Geographic,The Guardian, The Atlantic, Outside Online

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