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Zhero LA SPADA E LA ROSA Elda Lenzi - Monica Tonzanu - Ermanna Ragonese - Paolo Scatragli Maggio 2011

La Spada e la Rosa

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La spada e la rosa

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Page 1: La Spada e la Rosa

Zhero

LA SPADA E LA ROSA

Elda Lenzi - Monica Tonzanu - Ermanna Ragonese - Paolo Scatragli

Maggio 2011

Page 2: La Spada e la Rosa

Al Tremore, al suo Dono

All’Amore

Ai Cavalieri dei Draghi

Al Leone che abita nel nostro Cuore

Page 3: La Spada e la Rosa

Zhero

LA SPADA E LA ROSA

(Storia vera ed onirica di amicizia, amore e tremore)

Genesi di una Piramide

Genesi di una poetessa

Testamento di un poeta fallito

Personaggi e Interpreti:

ELDA LENZI – Delta- Poetessa

ERMANNA RAGONESE – Omega- Poetessa

MONICA TONZANU- Beta- Poesia

PAOLO SCATRAGLI – Alfa- Autore del libro

Maggio 2011

Page 4: La Spada e la Rosa

INTRODUZIONE

di Paolo Scatragli

Page 5: La Spada e la Rosa

LA SPADA E LA ROSA

parte 1

Sognai una notte

spine rosse di sangue,

respirai piano

il profumo dei petali.

Vidi corvi nel cielo

e la lama lucente

del domani.

Su quella spada

stava tremando

il Sole.

Page 6: La Spada e la Rosa

Capitolo 1

ALLA LUCE DELLA PIOGGIA - 1

Parte prima, seconda e terza

Alfa Beta e Delta: la Dama in Nero

Page 7: La Spada e la Rosa

ALLA LUCE DELLA PIOGGIA

Parte Prima

Un uomo e due donne: Alfa, Beta e Delta

Alfa

Tirò una boccata di fumo contro il monitor, come a svegliarlo

dal sonno. Passò in rassegna l’e-mail rapidamente, quasi

cercando lì la novità che cercava ormai di continuo, da ogni

parte, per sbloccare la sua vita congelata nel vuoto. Non aveva

chiuso nessuna porta, ma non aveva più fede che nessuna porta

conducesse verso l’aria, fuori da quell’incubo. Continuando a

fumare accese il cellulare, distrattamente, controllando la

carica. L’odore del caffè ormai uscito, in cucina, lo distolse da

una foto che lo aveva incantato: una mano protesa attraverso un

filo spinato, in bianco e nero, di un autore ignoto.

Si alzò e si avviò verso la cucina; sorseggiò da seduto il caffè

forte del mattino, ascoltando attraverso la finestra i suoni della

campagna all’alba. Poi tornò al computer. Aprì la cartella dei

suoi documenti privati, poi un’altra cartella, criptata. Rilesse

alcune pagine, scritte proprio in quella stagione, due anni

prima. La tazza del caffè in mano cominciò a tremare, proprio

come allora, ma non era più l’umiliazione, il deperimento

fisico, l’alcool per riuscire a dormire o i farmaci, stavolta: era

solo la rabbia acerba e impotente di un ricordo, qualcosa che

era presente nella distruzione attuale in cui viveva, che da lì

Page 8: La Spada e la Rosa

aveva avuto origine e da li aveva trascinato la sua vita

nell’abisso.

Accese un’altra sigaretta.

Si versò dell’altro caffè.

Tirò una boccata, fece un sorriso beffardo e scrollò il capo.

Poi, come la lama della scure sul ceppo, premette il tasto

“canc”, distruggendolo per sempre.

Spense il computer, uscì di casa e mise in moto la macchina;

“Piove di nuovo, maledetto tempo”

Prese l’autostrada per Roma.

Presso l’incrocio, la Dama in Nero guardò l’auto che aspettava

da tutta la notte partire verso il viaggio. Con un sorriso

l’assassina mise in moto, si raccolse i capelli e mise gli occhiali

neri.

Poi, lo seguì sull’autostrada, senza mai perderlo di vista.

Aspettando il suo momento.

Beta

Una donna , un mattino diverso, deve tenerselo caro. Una

donna non ha molta varietà di scelte nell’inizio della sua

giornata, può solo sperare che cambi in seguito.

Page 9: La Spada e la Rosa

Guardò la luce attraverso la finestra. La pioggia, la pioggia

intrusa di quel Giugno assurdo, sperando che cadesse dritta,

verticale, ferma. Era così, per ora. Una donna che si alza in un

mattino diverso dagli altri spera che si mantenga diverso in

tutto, che “qualcosa” che non vuole non guasti la magia di quel

piccolo Natale, riportandola nel quotidiano di una prigione

invisibile, una maledizione incomprensibile agli altri e dagli

altri sottovalutata ma vitale per lei, come una spina sottile in un

piede. “Cadi dritta, pioggia, non tremare. Cadi a scroscio ma

stai ferma, ti prego, ferma, non ti muovere….”

Guardò nell’armadio, muovendosi velocemente per non dar

tempo al suo corpo di muoversi da solo, scelse un vestito. Un

vestito che fosse da festa, ma non visibile agli altri, come il suo

dolore. Quello, pensò, quello. Le ricordava una serata

importante, un ballo che nella sua vita aveva gettato un raggio

di sole. Per gli altri era un normale, elegantissimo tailleur.

Perfetto.

Poco trucco sul suo viso, un accenno di sorriso mentre si

metteva il rossetto. Sorrideva a quella donna dello specchio, al

suo sguardo, ai suoi artigli necessari a sopravvivere sopra le

dita vellutate.

Si strizzo l’occhiolino, sorrise a piene labbra, e prese le chiavi

in fretta. Avrebbe fatto colazione per strada, non importava

dove, ma in viaggio. In quel viaggio che era impaziente di

cominciare.

Chiuse la porta e si avviò verso la stazione. La pioggia fitta

faceva tremare l’asfalto della strada, mentre proseguiva veloce

Page 10: La Spada e la Rosa

. Scese dall’auto, chiuse e si diresse verso i binari, nella

stagione sempre grigia che vive dentro le stazioni.

Ogni treno che giungeva la faceva sussultare: la terra che

tremava, il vibrare del mondo intorno a lei. Poi la voce

nell’altoparlante le sollevò il cuore: “Intercity per Roma

Termini in arrivo sul quarto binario”.

L’assassina, dalla panchina di pietra, si sollevò e gettò il

giornale. Seguì Beta salire sul treno, poi salì sul vagone

seguente. Per le scale, il biglietto le scivolò di mano. Un

giovane, alto e prestante, si chinò e lo raccolse, poi lo porse

alla donna. Come la vide negli occhi, divenne pallido in viso.

“Il suo biglietto, Signora..” balbettò tremante. Senza nessuna

espressione, lo prese e si mise gli occhiali scuri. “Grazie

infinite”, rispose freddamente la Dama in nero.

Poi, scomparve tra la gente.

Delta

Si liberò delle lenzuola lentamente, stiracchiandosi sul letto.

Non aveva dormito che nelle ultime ore, ormai era un rito

quello di svegliarsi tra sonni leggeri, per sentire interrompere

dalla sveglia l’unico sonno profondo, quello del mattino,

quando ormai i fantasmi della notte sono andati a dormire. Si

guardò le mani e sorrise, scorrendone con lo sguardo le dita

affusolate. La luce lambiva la sua pelle perlacea, mentre

strizzava gli occhi al mattino luminoso della finestra

spalancata. Alcune gocce di pioggia penetrarono nella stanza,

bagnando la sua pelle profumata ancora di notte.

Page 11: La Spada e la Rosa

Aprì la doccia e chiuse gli occhi. Lasciò scorrere per lunghi

minuti l’acqua su di lei, abbandonandosi al massaggio della

doccia, assaporando il profumo intenso del suo sapone

preferito.

Si guardò ancora le mani, e ancora sorrise: no, non erano quelle

della sera prima. La doccia aveva lavato via la stanchezza dei

muscoli che per troppe ore si erano mossi fuori di ogni

controllo, adesso era ferma e presente nel mattino.

Assaporò il profumo del suo the, mettendo lentamente nella

borsa le sue cose. Gettò via i mozziconi della sera prima, poi si

scelse con cura la sua collana. Nuda, davanti allo specchio, aprì

il suo scrigno provandone alcune, finché quella “giusta” le

restò incollata addosso: sarebbe stato innaturale toglierla,

adesso.

Si vestì danzando, cantando si avvicinò alla porta, senza

smettere di danzare girò la chiave e si allontanò, con Roma già

chiusa dentro gli occhi prima ancora del viaggio.

Per strada la Dama in Nero le sembrò un viso conosciuto, e

sorrise frettolosamente. L’assassina rispose beffarda al sorriso,

seguendola con la coda dell’occhio “Non mi sfuggirai, Delta”,

sibilò,”non c’è nascondiglio dove ti possa rifugiare. Sono io

che ho creato i nascondigli, ogni tana sicura è la mia casa. Non

sfuggirai”

E divenne la sua ombra. Per tutto il viaggio.

Page 12: La Spada e la Rosa

Parte seconda

Roma

Alfa aveva lasciato l’auto in un garage, ed era tutto il

pomeriggio che si godeva a piedi le pietre antiche e misteriose

di quella città magica. Davanti alla statua dell’Estasi di Santa

Teresa, dove il Dolore diviene piacere supremo, aveva pregato

il Dio del Dolore, quello che aveva incontrato mille volte. Poi,

senza voler perdere nemmeno un fotogramma di quel film che

stava vivendo, si diresse verso il centro. “Roma, affascinante

sorella”, pensava,” poche volte ci sono stato ma ogni volta ha

segnato un momento importante nella mia vita. Qui la mia

gioventù spesa nell’arte ha trovato il suo frutto, qui ho scritto

un libro di poesie in due giorni, quasi vent’anni fa. Fiorivano

da sole, non avevo fatto nessuno sforzo. Roma, che scopri

l’anima e la metti a vivo”

I palazzi di travertino iniziarono ad imbrunirsi, e il cielo,

sgombrate alcune nuvole, scoprì la sua veste di indaco. Guardò

l’orologio e si diresse verso Piazza Navona.

***

Beta scherzò con la piccola zingara, mentre pagava la rosa

rossa che le aveva comperato. Aveva cercato il compagno di

Beta con lo sguardo, la piccola dalla pelle scura- generalmente

fanno così- e quando aveva veduto che il giovane che le

camminava quasi accanto era in compagnia di un’altra donna si

Page 13: La Spada e la Rosa

era ritirata. Beta l’aveva richiamata, ed aveva preso la rosa

dicendo “questa è per la donna che amo, la donna più bella e

viva del mondo, stasera”, sorridendo e mettendosi la rosa tra i

capelli raccolti. La piccola ricambiò il sorriso, e si allontano

correndo dietro la coppia di fidanzati. Beta si specchiò in una

vetrina, guardandosi con la rosa a incorniciare il suo viso. Ma

non era la rosa, resa ancora più rossa dalla luce del tramonto, la

sola cosa che rendeva il suo viso fiorito.

Erano i suoi occhi, davanti alla Fontana del Bernini. Mille

riflessi tremanti di attesa.

***

Delta dipingeva con lo sguardo il Giudizio, come se il colore

scaturisse dai suoi occhi sui disegni in bianco e nero di

Michelangelo. Il Dito di Dio che crea l’Uomo a sua immagine.

“Ma Dio non ha il dolore, la paura, la vergogna: l’uomo è solo

con sé stesso, in questo”, pensò. “La Donna, poi, non è forte

come l’uomo, tantomeno come Dio”. Questo pensiero le velò

gli occhi con poco pianto: poco, ma sempre troppo, per “quel”

giorno. Le mani accennarono a tremare. Rapidamente,

correndo, si riportò alla luce, fuori. Aveva bisogno di spazio

intorno a lei: il Colonnato di S.Pietro.

Dall’alto vide dietro di se la porta aperta. Stranamente non

c’era nessuno nella cattedrale, ed entrò. Seguì la luce rovente

del tramonto che la portò dritta davanti alla Pietà di

Michelangelo. La guardò, incantata.

Page 14: La Spada e la Rosa

“No, Delta, non è vero”, si disse.” Dio non ha abbandonato

l’Uomo al dolore, si è fatto Uomo proprio per condividerne il

dolore. E la Donna non è più debole dell’Uomo, e neppure di

Dio: la Donna è tanto forte da aver generato Dio, averlo portato

in grembo averlo veduto prima nascere e poi morire. Questa è

la donna: Dio l’Uomo lo ha creato. Dalla Donna, Dio si è fatto

creare”

A questo pensiero sentì la natura, il creato ed il creatore vivere

dentro di lei, pulsare, sbocciare. Si affrettò verso Piazza

Navona, alla Fontana del Bernini.

Il luogo dell’appuntamento con Alfa e Beta.

Parte terza

La Dama in Nero

Era calata la prima notte, quando Alfa, Beta e Delta, per la

prima volta, si incontrarono. Si riconobbero subito. La loro era

un’amicizia nata in rete, nel mondo virtuale, ma nessuno dei tre

erano tipi da lasciare chiuso in una scatola il calore che li aveva

uniti. La luce dei lampioni brillava sull’acqua della fontana,

frastagliando la notte con mille perle, quando i tre si

riconobbero e si abbracciarono.

Nell’angolo, l’assassina li vide. Li riconobbe. Appagata,

soddisfatta del suo lavoro si apprestò ad aggredirli: “Siete miei,

adesso. Non mi siete scappati, non fuggirete. Adesso siete in

mio potere, finalmente”.

Page 15: La Spada e la Rosa

Decisa, lentamente, si diresse verso di loro. Ad ogni suo passo,

la gente si allontanava. Scappando chi di fretta, chi lentamente

per darsi dignità, la piazza restò vuota. Solo lei ed i tre amici.

I tre amici videro la donna avvicinarsi, ma non le dettero peso.

Lei si insinuò in mezzo a loro, di nuovo loro si appartarono un

po’ più distanti, emozionati e felici per il loro incontro. La

Dama in Nero andò di nuovo presso di loro.

Tra una risata e l’altra, si voltarono a guardarla senza smettere

di ridere: “Ci conosciamo?” chiese uno dei tre, serenamente.

L’assassina restò gelata, incredula “Certo, che ci conosciamo,

cosa credevate?” disse beffarda. Sempre con il sorriso sulle

labbra, i tre la guardarono incuriositi.

A quel punto la Dama in Nero allibì: per tutta la vita li aveva

braccati, e loro non l’avevano neppure riconosciuta. Sgomenta,

balbettò una scusa: “No, scusate, devo essermi sbagliata. Credo

che stavo cercando qualcun altro. Scusatemi.”. E si allontanò

rapidamente.

Nel lungotevere, l’assassina camminava veloce. Tutto lo scopo

della sua vita era andato in frantumi. Già, si disse, se la Paura

nemmeno la riconoscono non può avere nessun potere. E se

non si trema davanti alla Paura, non ha nessun senso tremare.

Si trema quando si è soli, chi non è solo non trema”

La luna si specchiava sulle onde, mentre il buio della notte si

prese di nuovo sua figlia, la Paura, tra le sue braccia dentro il

silenzio del fiume. Per sempre.

Page 16: La Spada e la Rosa

Epilogo

Alla luce della pioggia

Con le mani strette tra di loro, nella luce che esiste solo a Roma

e nei sogni, Alfa Beta e Delta continuavano a condividere la

loro vita, con stupore e meraviglia. Poi come fosse la cosa più

naturale del mondo, iniziarono a danzare. Trascorse la notte,

fino alle ore tarde in cui il freddo si fa sentire anche d’estate,

ancora di più in questa estate che stenta ad arrivare. Non è

freddo, si dissero, forse ancora non c’è il sole che scalda la

terra, ma l’inverno non può più tornare, oramai.

“Ma ci siamo davvero, qui?” chiese una dei tre, “Non è tutto un

sogno?”

“Fa differenza?” rispose l’altro, “non siamo forse qui, a

condividere insieme la nostra vita? No, probabilmente è un

sogno, ma lo stiamo facendo tutti e tre insieme. Se non siamo

potuti venire a Roma, ciascuno di noi ha portato Roma e gli

altri due nel suo cuore, nella sua vita, nei suoi sogni. E se ci

siamo davvero, in fondo, è quel sogno-o ricordo- che resterà

dentro di noi a renderci vivi, uniti, grandi. Non dove lo viviamo

– a Roma o dentro di noi- ma il presente, questo tempo che

viviamo, è quello che resterà tra noi, che porteremo con noi

nella realtà. Noi esistiamo, noi siamo reali, adesso”

L’aurora li trovò ancora a parlare, ad unire la loro vita, sotto la

Fontana lucente. “Come stiamo bene, così, alla luce del

Page 17: La Spada e la Rosa

sole”..sorrise un amico “Forse direi alla luce della pioggia,

vista la stagione” scherzò l’altra. Non erano più soltanto amici,

adesso, ma tre arterie di un unico Cuore.

Tornò a piovere, ma nessuno aveva freddo. Nella luce che

filtrava la pioggia, l’arcobaleno si scompose nell’iride,

splendido e vibrante nell’acqua della fontana.

No, non tremava, quell’arcobaleno.

Danzava.

Paolo Scatragli, Giugno 2010.

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Capitolo 2

LA SPADA E LA ROSA- Parte 1

Poesie di Paolo Scatragli

Page 19: La Spada e la Rosa

1

Pane di pietra, amore maledetto

che nutri gli occhi graffiandoli di sole

che vaghi come il lupo nella nebbia

sbranando gli attimi

e sputandone le ossa

nell’aurora

che fai germogliare il sonno

oltre la notte,

e rendi notte ogni attimo

mancato:

io sono qui, ti aspetto,

vieni ora, vieni a scuotere

il mio corpo.

Le mie labbra non si aprono

troppo sale le chiude

Page 20: La Spada e la Rosa

sale amaro,

l’illusione di raccontarsi

al vento che passa sui capelli,

come passa la gente

senza traccia.

Tra le mie mani

scorrono le perle misteriose

di una collana tremante

di immenso pane,

dell’Amore

che fa vivere e morire.

Page 21: La Spada e la Rosa

2

Sei violino nel Cielo

farfalla che vibri,

suoni la tua tristezza.

Attenta ai corvi, attenta,

non fermare il tuo volo

trema veloce.

Ho la tua mano, lo sai?

Stanotte ascolto

la musica di ali

lontanissime

chiusa tra le mie dita.

Page 22: La Spada e la Rosa

3

Lampi nella notte.

Fulmini di assenza aspra

ci ricoprono,

il silenzio è calato.

Dietro il sipario

di questo silenzio lurido

lo sciacallo divorava l’usignolo,

lentamente, con calma feroce,

ne assaporava il sangue.

Sognai la spada

che in un angolo da sempre

mi aspettava.

Mi risvegliai dal sogno

col sangue fresco già

nelle mie mani

sulla tagliente lama

Page 23: La Spada e la Rosa

dipinta dall’oro

dell’amore.

Page 24: La Spada e la Rosa

4

Il calice

di miele e di cicuta

era appoggiato oramai

alle tue labbra,

la tua mano tremante

ne stringeva lo stelo.

Bussando alle porte

della notte,

riempiendo le tue venerdì con il vento

ti risvegliasti.

Mille lucciole avvolsero

la farfalla

la notte d’estate ti rapì

nella tua mano

Page 25: La Spada e la Rosa

rossa di sangue, intrisa

di veleno,

brillò sotto la Luna

la tua Spada.

Lontano, nella notte,

dietro quel calice

oramai spezzato,

il mio sorriso

si addormentò cullato

dalla quiete.

Page 26: La Spada e la Rosa

5

Navighi l’azzurro

finalmente,

l’Airone e l’Aquila

vibrano con ali

di farfalla,

e il mare è un gioco,

il respiro del Passero

sorride.

Cielo e perle d’Amore

scorrono adesso

sul filo della Luce:

la tua collana

è Sposa e Regina

finalmente

al tuo Cuore che vive

al tuo Cuore che sogna

Page 27: La Spada e la Rosa

al tuo Cuore

che scrive a me, stanotte,

il tremante diario

della tua Vita ferma

come il sole.

Page 28: La Spada e la Rosa

Capitolo 3

ALLA LUCE DELLA PIOGGIA- 2

Parte Quarta

Omega: la Signora dai capelli d’oro

Page 29: La Spada e la Rosa

OMEGA

Scese dall’auto e cercò riparo dalla pioggia posandosi sulla

testa la rivista che aveva in mano. Omega raccolse la sua borsa,

chiusa in una giacca fuori stagione per quella stagione, e si

avviò verso l’ufficio.

Delta la incontrò e le sorrise come sempre, ma ogni volta

leggeva in quel sorriso qualcosa che le somigliava: era come se

avesse riconosciuto sul negozio di un rigattiere un vecchio

anello prezioso perduto tanti anni prima e oramai dimenticato,

e l’averlo visto adesso le riportava prepotente nella mente un

mondo che oramai credeva di avere sepolto nel passato per

sempre. Una sensazione che da un po’ di tempo si faceva ogni

volta più forte.

Aveva un appuntamento con lei quel fine settimana, una cena

come tante, in cui avrebbe conosciuto altre persone. Mentre

Omega pensava a quello, non sapeva perché ma le difficoltà le

sembravano vaghe, secondarie.

Il fine settimana arrivò, finalmente, una sera preparata e

spontanea, spontanea perché tra amici e preparata proprio

perché tra amici.

L’auto si fermò lungo la strada, Alfa scese dalla macchina e si

fece incontro nella festa, con una strana donna accanto. Una

signora, capelli raccolti, di età indefinibile. Delta spiegò ad

Omega che Alfa non si muoveva mai senza quella strana donna

al fianco.

Page 30: La Spada e la Rosa

La donna, capelli biondissimi, quasi impalpabili, aveva il viso

coperto di cicatrici, ma stranamente le cicatrici la rendevano

bella. Sorridente, senza parole, si sedette lentamente.

Omega esordì: “tu sei….” Delta fece le presentazioni,

precedendola: “Alfa, il mio amico Alfa”.

La donna strinse la mano a Delta, lei la accolse, “Noi ci

conosciamo già vero?”

“Certo carissima, come stai?” sorrise la donna. Delta non pensò

neppure di ricordare come dove e quando l’aveva conosciuta,

ebbe la precisa sensazione di conoscersi da sempre.

Per tutta la sera parlarono. La luce calò, il tramonto si spense e

infine si spensero pure i fuochi della festa, in quel piccolo

prezioso giardino. Alfa e Delta avevano parlato a lungo,

quando la notte era calata, tra gli altri, e Omega non aveva

perso un filo, una virgola, neppure un alito di quelle parole. Tra

di loro la Signora bionda era sempre stata presente,

sorridendo,come fosse la padrona, la vera padrona di casa.

Al termine della sera, nessuno si accorse che Alfa se n’era già

andato. Aveva salutato distrattamente, come al suo solito, ed

era sparito nella notte.

Ma la signora bionda era restata.

“Ti riaccompagno io” disse Omega, “Alfa…che testa matta!!!”

Page 31: La Spada e la Rosa

“ Alfa è una testa matta, ma non per questo, ha fatto solo quello

che gli ho chiesto” disse la donna sorridendo. “Andiamo,

Omega, ti do un passaggio io. Noi ci conosciamo vero, tanto”

“A dire il vero” rispose Omega“ si, da sempre ma non ricordo

come ti ho incontrata”

“Vedremo!”, disse la Signora, “andiamo, Omega?”

salirono sull’auto e partirono.

2- Le lettere di Alfa

Tra le sue carte, scorreva le mani nervosamente. Imprecando ad

alta voce, sbattendo le porte e cercando disperatamente una

sigaretta, Alfa nel suo studio stava cercando una vecchia

lettera. Poi trovò una cartella, finalmente, in un angolo dove

neppure lui si ricordava. Aprì la busta, sigillata con nastro

adesivo, pvc industriale color marrone,ventennale oramai. Da

dentro ne vennero fuori alcuno oggetti: un piccolo diario di tipo

artigianale, che gli ricordò il libretto dei debiti per la spesa di

sua madre; alcune lettere; una fotografia di una donna con i

sandali a Topolino, e un vecchio libro di poesie, scritto a

macchina, una macchina da scrivere che negli anni 90 era una

Ferrari, adesso solo un fossile del paleolitico. Ne scorse il titolo

come una preghiera, sillabando ogni lettera :

“l’-a-m-o-r-e c-o-m-e- g-l-i- a-i-r-o-n-i”

Lentamente, rilesse quel libro di vecchie poesie.

Lentamente, uscì di casa e mise in moto l’auto

Page 32: La Spada e la Rosa

Lentamente, comperò le sue sigarette al distributore

automatico.

Lentamente, guardò la luna piena, come venti anni prima.

Lentamente sorrise alla farfalla che si posò sul suo parabrezza.

Alfa entrò in casa, richiuse la busta, la baciò con tutto l’amore

che aveva nel cuore.

la chiuse per sempre

Poi, andò a letto, mentre la donna bionda sorridendo lo

osservava.

Alfa spense la luce, e sorrise al suo cuore ferito: “non ho

rimpianti. non rinnegherò mai di avere amato”

Lentamente, piangendo, si addormentò.

La donna bionda lo accarezzò nei capelli, oramai i capelli

semigrigi ma bianchissimi per lui, i capelli di chi si sente

vecchio e finito, e gli sussurrò, senza che lui potesse sentirlo: “

Dormi sereno, io sarò con te fino alla fine dei tuoi giorni”

Poi,uscì.

Per andare a casa di Omega.

3- La Signora dai capelli d’oro

Omega stava fumando, incazzatissima, sul piazzale davanti

casa sua: “ma come,” si diceva,”ha detto – torno solo tra un

attimo - e son due ore che mi lascia qui ad aspettare?!?”

Page 33: La Spada e la Rosa

Omega è una donna forte, concreta, con i piedi ben piantati a

terra: non le piacciono i giochetti.

“Eccomi” disse apparendo dalla strada la donna bionda,”

scusami tanto ma Alfa questa notte aveva bisogno di me, ci ha

messo più tempo del previsto”

Omega era allibita, pareva le avesse letto nel pensiero, quindi

rimediò con cordialità: “vieni dentro” le disse,”ti faccio vedere

la mia casa; scusami ma mi ero preoccupata”.Omega le mostrò

le stanze, poi ad un certo punto notò una cosa ed essendo una

donna molto diretta, glie la chiese appunto direttamente:

“Senti, io è come ti conoscessi da sempre, ma la cosa strana è

che mentre ti mostro la mia casa, ti presento la mia famiglia

eccetera tu ti comporti come se vivessi qui da dieci anni. Mi

sbaglio?”

“ Ti sbagli” disse la donna bionda, “in effetti non è da dieci

anni che io non conosco ma vivo qui, con te. E tu non l’hai mai

saputo”

Omega impallidì: “questa è pazza” pensò, “ma non è

pericolosa, vediamo dove vuole arrivare. Alfa, stramaledetta

testa matta, domani ti chiamo e mi senti! Perdio se mi senti!!!

Delta, idem, ma chi mi avete presentato, vi siete innamorati di

una matta?!?’”

La Donna bionda la prese per mano: “andiamo nel tuo studio:

prendi un foglio ed una penna”

Omega si lasciò prendere per mano. Entrarono nello studio.

Page 34: La Spada e la Rosa

Omega ubbidì.

Spense la luce e si sedette alla scrivania.

Guardò davanti a lei mentre la donna bionda le accarezzava i

corti capelli, e gli occhi di smeraldo scuro.

Vide nell’oscurità Delta che sorrideva

Prese la penna in mano.

Mentre la Donna Bionda le accarezzava il viso ed il

TREMORE oramai si era impossessato della sua mano, una

farfalla azzurra si posò sul suo foglio.

Il Dono era compiuto.

La Signora dai capelli d’oro accarezzava sul suo viso

bellissimo la sua nuova cicatrice, mentre Omega scriveva in

quel foglio di carta la sua prima Poesia.

Una lacrima caduta in quel foglio sciolse, per sempre,

l’inchiostro della parola “ieri”

Su quella prima Poesia che ricorderà per sempre.

E che per sempre cambierà ogni virgola della sua Vita.

Fuori dalla finestra, la luna piena sorride, accoglie, tace.

Paolo Scatragli, Maggio 2011

Page 35: La Spada e la Rosa

Capitolo 4

LA SPADA E LA ROSA- Parte 2

Poesie di Elda Lenzi e Ermanna Ragonese

Page 36: La Spada e la Rosa

LA VOCE DEL TREMORE

Vibrazione metallica è la tua voce.

Catturo la farfalla che porti sulle labbra.

Dalle tue alle mie

si rinnova il patto

si ricongiunge il tempo.

Linguaggio remoto ci possiede.

Chi eravamo. Chi siamo.

Liquido amniotico inghiotte le parole

sceglie la carne per sentiero.

Carne tremula espugnata.

Mi fermo a guardarmi vorrei ascoltarti.

Sangue pulsante di troppe domande

di troppe notti senza risposte.

Imprigionati assieme

in venature di ali ignote a molti.

Nei loro occhi interroganti e curiosi

Page 37: La Spada e la Rosa

intravedo ancora una sconfitta.

Domani

lo so

vedrò il nostro amore.

Elda

Page 38: La Spada e la Rosa

DOVE

Luna che mi guardi in questa notte di primavera

riesci a leggere i miei pensieri?

Riesci a passare attraverso le loro ombre

intricate e spinose senza ferirti?

Riesci a tracciare quella strada

a trovare quella via d’uscita

invisibile ai mie occhi

ormai stanchi di cercare?

Luna raccogli i pezzi che ho perso

bagnati di lacrime amare

giacciono inermi perduti

non c’è dolore che non ricordino

non c’è silenzio che non ascoltino

non c’è solitudine che non abbiano vissuto.

Portali via con te … lontano

dove niente è come prima

dove tutto è già stato

dove tutto deve ancora accadere.

Ermanna

Page 39: La Spada e la Rosa

AMATEVI

Nascondere la propria debolezza

tra parole cattive da dire a qualcuno

qualcuno che ama

ma l’amore è rispetto non dispetto

è gioire della gioia dell’altro

è sostenerlo e non sfiancarlo

è incoraggiarlo e non manipolarlo.

Allontanate dalle vostre vite

chi si comporta con la vostra così.

Trattenerlo è solo il vostro rifiuto alla Vita.

Amatevi

Elda

Page 40: La Spada e la Rosa

PASSATO E PRESENTE

Il mare di notte è come un nome astratto

solo il suono ripetitivo delle onde

che si muovono lente

ne rivelano la presenza.

Una leggera brezza si alza

mentre brividi di freddo si confondono

con la stanchezza di lunghe notti insonni.

Seduta sulla sabbia umida

corro con la mente indietro nel tempo

e rivedo con lentezza percorsi tortuosi

dove le orme dei miei passi

restano indelebili perché non dimentichi.

Il verso di un gabbiano mi distoglie dai pensieri

e ritorno ad oggi al mio presente

ancora legato a quel passato da cui voglio staccarmi.

Come le onde del mare

il passato e il presente si rincorrono uniti

in un legame che solo il tempo può sciogliere

ed io mi aggrappo per non ricadere

in quell’abisso da cui piano piano sto risalendo.

Ermanna

Page 41: La Spada e la Rosa

ZINGARI

Il mio viaggio non finirà

riesci a sentirlo nel cuore nella tua mano

tu non fai domande rimani al mio fianco

sfiori le mie solitudini gli incubi

sapendo di non dovere né potere far altro

presenza costante d’amore e sostegno

la vita è un soffio un dono

altro non sappiamo né cerchiamo

andando incontro al mistero al respiro alla luce

fianco a fianco

nel tempo e nel silenzio

liberi di appartenerci senza catene

tra le parole che dita tra le dita

pronunciano nel vento

nel tempo della Vita.

Elda

Page 42: La Spada e la Rosa

VOLO

Sono qui in questo angolo di cielo ascolto sensazioni nuove emozioni vere in un caldo abbraccio mi avvolgono. Così lontano sembra il mio ieri le mie ali chiuse aspettavano sapevano che c’era un momento che senza fretta sarebbe arrivato. Volo eterea vento leggero mi sospinge verso orizzonti invisibili ieri infiniti e palpabili oggi apro le ali … libera per andare là dove il tempo non esiste dove senza confini posso finalmente essere.

Ermanna

Page 43: La Spada e la Rosa

EPILOGO

Poesie di Paolo Scatragli

Page 44: La Spada e la Rosa

IL CANTO DI BETA

L’acqua del fiume scorre su di te

finalmente ti copre, sei lontana

delirante nera pantera assassina

sei lontana, Paura

Dama in Nero,

hai perduto.

Non sono più il tuo pasto

adesso è neve vera, ti raccoglie,

il pelo del fiume su di te

scinde la luna in mille

riflesse stelle,

sopra il tuo corpo inerme.

Mi chiudesti nel bozzolo,

quel giorno, mi chiudesti

in una oscura tremante

prigione. Respirai

la muffa dell’oblio

e del dolore.

Con le mie lacrime

ho bagnato ogni angolo,

con le mie unghie ho graffiato

ogni pietra.

Mi baciasti la bocca,

bestemmiandolo amore

Page 45: La Spada e la Rosa

ogni momento.

Alfa , Delta, Omega,

la pioggia danza ancora

nei nostri occhi: io vengo.

Adesso la mia carne è calda

finalmente pulsano le mie mani

di vivo sole.

Due lucciole riflesse

sui miei occhi

questa notte saranno

Vega e Antares,

le mie mani tremanti

spezzeranno questo bozzolo

al sogno di un’estate che verrà,

che chiusa nel mio petto già

respira,

tesseranno con la seta

di quel filo

le mie ali, ricamandole d’estate,

tremanti di musica, tremanti

dall’Amore

e nell’indaco misterioso

racchiuso dentro gli occhi

volerò .

Page 46: La Spada e la Rosa

LA SPADA E LA ROSA

parte 2

Piantai al mattino

la Spada e la Rosa

per chi un bacio

lo credeva Amore,

per chi credeva

non lo fosse

e chiuse gli occhi.

Per me

che amai

scappando via

lontano

***************

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Page 48: La Spada e la Rosa

Le poesie di questo libro sono protette dalle vigenti leggi sul Copyright

Grazie a voi che avete reso Viva la mia Vita

Paolo “zhero”, eroe del nulla

Castiglion Fiorentino, Maggio 2011