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LA SICILIA SA RACCONTARE, ATTRAVERSO SAPORI INTRIGANTI E MAI SCONTATI , IL FASCINO DEL TERRITORIO, DI UNA NATURA CHE RESPIRA SOLE E VENTO, NELL ABBRACCIO DEL MARE sapori di I n Sicilia la storia del prodotto si confonde con quella degli uomini che hanno vissuto, da sempre, in sintonia con la loro isola, nel ri- spetto dei luoghi, senza dimenticare l’attenzione verso tecniche di produzione sostenibili e non impattanti. Sicilia TESTI DI DOMENICO CACIOPPO, ANTONINO FILIPPI, VINCENZO ROMEO, CLAUDIO SCALETTA, GIOVANNI ANTONIO SCROFANI FOTO DI ENRICO BOTTINO, D.CACIOPPO, A.FILIPPI, A.GAROZZO, V.ROMEO, A.SAFINA, C. SCALETTA, A.SCROFANI, ARCHIVIO IAT TRAPANI SPECIALE lo scalo nuovo di Marettimo, tra il borgo di case bianche e le piccole imbarcazioni da pesca. Pagina a lato: dalle cassate ai dolci a base di pasta di mandorle, la pasticceria siciliana è indubbiamente una delle più golose della Penisola. A destra: gli agrumi sono protagonisti nei frutteti della Sicilia.

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LA SICILIA SA RACCONTARE,ATTRAVERSO SAPORIINTRIGANTI E MAI SCONTATI,IL FASCINO DEL TERRITORIO,DI UNA NATURA CHERESPIRA SOLE E VENTO,NELL’ABBRACCIO DEL MARE

sapori di

I n Sicilia la storia del prodotto si confonde conquella degli uomini che hanno vissuto, dasempre, in sintonia con la loro isola, nel ri-

spetto dei luoghi, senza dimenticare l’attenzioneverso tecniche di produzione sostenibili e nonimpattanti.

Sicilia

TESTI DI DOMENICO CACIOPPO,ANTONINO FILIPPI, VINCENZOROMEO, CLAUDIO SCALETTA, GIOVANNI ANTONIO SCROFANIFOTO DI ENRICO BOTTINO, D.CACIOPPO, A.FILIPPI, A.GAROZZO, V.ROMEO, A.SAFINA, C. SCALETTA, A.SCROFANI, ARCHIVIO IAT TRAPANI

SPEC

IALElo scalo nuovo di Marettimo, tra il borgo di case bianche

e le piccole imbarcazioni da pesca.

Pagina a lato: dalle cassate ai dolci a base di pasta di mandorle, la pasticceria siciliana è indubbiamente una delle più golose della Penisola.

A destra: gli agrumi sono protagonisti nei frutteti della Sicilia.

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Storie di tonnareLa Sicilia è terra di mare, di porti, di pescae di tonni. Nel tempo, l’isola, non è statasolo il crocevia delle rotte di navigazione ditutti i popoli che nell’antichità hanno solca-to il mare nostrum, ma ha rappresentatoanche il fulcro delle rotte migratorie di ton-ni e di cetacei che da ponente a levante attra-versano il Mediterraneo. Centro di tutte leattività legate alla pesca del tonno è la ton-nara, un luogo mitico, dove i tonnaroti, per-sonaggi quasi leggendari per forza, coraggioe vigore fisico, lavoravano un intero anno inattesa della grande pesca: la mattanza, attivi-tà che si compiva generalmente tra maggio egiugno. Nella Sicilia Nord-occidentale, piùche in altri luoghi del Mediterraneo, le ton-nare sono ancora ben conservate, seppureinattive oramai da decenni. Sono esempieccezionali di archeologia industriale, maanche, talvolta, veri e propri monumentiarchitettonici medievali e moderni. Qui iltonno veniva lavorato in ogni sua parte e tra-sformato in un’infinità di prodotti. Da Mar-sala a Cefalù, seguendo la costa, si trovanoun numero impressionante di queste strut-ture o di luoghi che hanno nel nome le paro-le “tonnara” e “tonnarella”, che un tempoospitavano. I luoghi delle tonnare sicilianesovente conservano ancora testimonianzearcheologiche di più antica memoria; sonole vasche per la produzione del garum, unasalsa di pesce e altri intrugli che si lasciavanomacerare al sole, lontano dai centri urbani acausa del fetore che emanavano. I punici e iromani, che del garum facevano grande usocome condimento, trasportandolo in appo-site anfore, edificarono queste vasche in que-gli stessi siti che nel corso dei secoli successi-vi diverranno le sedi delle più importantitonnare: a Favignana nelle Egadi, a Cofano,a San Vito lo Capo e ancora in moltialtri luoghi. Alcune di queste ton-nare sono, anco-

ra oggi, lontane dai centri abitati, immersein scenari naturali di incomparabile bellezza.Riscoprirle significa conoscere un frammen-to della storia più profonda e intima di que-sta terra.

I carrubi, memoria contadina“Le strade dove il carrubo trema nel fumodelle stoppie”, così Quasimodo parla dellasua Sicilia con i maestosi carrubi dissemina-ti tra ragnatele di muri a secco sugli altipianiincisi dai torrenti. Oltre a quelle di Quasi-modo anche le opere di scrittori comeGesualdo Bufalino ed Elio Vittorini, di pit-tori come Salvatore Fratantonio e PieroGuccione o del fotografo Giuseppe Leonehanno avuto per soggetto il carrubo, prezio-so albero portato in Sicilia dai greci e poi dif-fuso dagli arabi. D’estate nelle ore più caldedel giorno si vedono spesso uomini e ani-mali sostare per ripararsi dal sole sotto le sueaccoglienti e fittissime chiome attorno altronco massiccio e sinuoso. Oggi il 90%degli alberi di carrubo italiani si trovano trale province di Ragusa e Siracusa dove si pos-sono ammirare esemplari monumentali vec-chi anche 500 anni e di altezza fino a 12metri che hanno accompagnato nei secoli,silenziosamente e benevolmente, la vita digenerazioni di contadini accanto alla “mas-saria” o nelle “ciuse”, i campi recintati damuri a secco. Il nome del suo seme “carato”ha origine dall’arabo “khirat” e il suo pesosempre pressoché uguale (0,2 grammi) è uti-lizzato quale unità di misura per il peso deidiamanti. La carruba, frutto simile ad unagrande fava di colore marrone scuro e dol-ciastra con i suoi piccoli semi, ha innumere-voli proprietà ed utilizzi sia per la produzio-ne di mangimi sia, e soprattutto, per lamedicina naturale e la cucina tradizionale:

dalla carruba si ricava un sosti-tuto del cacao detto

Per l’occasione, i nostri Laboratori delCamminare siciliani, hanno scelto di lavo-rare assieme al servizio con il desiderio diproporvi, ciascuno, un prodotto che appar-tiene intimamente all’area in cui operano edi cui sono esperti conoscitori. Dopo averletto i loro coinvolgenti racconti, non man-cheranno i suggerimenti per incamminarsisulle tracce di sapori unici; a questo propo-sito suggeriamo di rivolgersi al singoloLaboratorio del Camminare di riferimentoper ogni itinerario, in modo da ricevereulteriori informazioni o essere accompa-gnati direttamente dalle guide.

Il ficodindia, un concentrato di energiaNell’immaginario comune, molto spesso, ilficodindia è associato alla splendida isolasiciliana nonostante, questo frutto gustoso,non sia affatto autoctono delle regionimediterranee ma provenga dal lontanoMessico. Solo in seguito alla scoperta del-l’America è stato importato dagli spagnolinel Mediterraneo dove, oggi, è spontanea-mente diffuso. Ovale, “corazzato”, colora-to, carnoso. Ecco il ritratto di un fruttogustoso, tutto siciliano e dalle numerosequalità. Apprezzato perché nutriente, riccodi proprietà terapeutiche e medicinali, tan-to da essere battezzato da numerosi ricerca-tori “il frutto della salute”. L’alto contenu-to in fibre, sali minerali come il potassio, ilmagnesio, il calcio, il ferro, insieme a vita-mine dalle proprietà antiossidanti, come lavitamina A (sotto forma di betacarotene) ela vitamina C, ne fanno un frutto dalleeccellenti caratteristiche organolettiche,indicato per la cura di diverse disfunzionidell’organismo umano. Contiene pochecalorie e viene consigliato dai dietologi nel-le diete alimentari come integratore nella“dieta mediterranea”. Al frutto del ficodin-dia, sono attribuite numerose virtù tera-peutiche, tra queste un’azione positiva chefacilita l’eliminazione e l’espulsione dei cal-coli renali. Attraverso ricerche e studi delCNR di Milano, condotte dal biochimicoPiergiorgio Pietta, è stato accertato che lefibre solubili (pectina) contenute nel frut-to, sono in grado di diminuire le concen-trazioni di colesterolo nel sangue. Ancora,la Professoressa Maria Livrea della Facoltàdi Farmacia di Palermo, in collaborazionecon l’Assessorato delle Risorse Agricole eAlimentari della Regione Sicilia, ha dimo-strato come betanina e indicaxantina, sianoin grado di fornire una marcata protezionedelle cellule e delle lipoproteine LDL uma-ne con azione antiossidante. Per chi deside-ra approfondire e assaggiare questo straor-

dinario frutto si segnala la “Sagra del Fico-dindia e dei Prodotti Tipici”, che avrà luo-go a Santa Margherita di Belice, tra l’8 e il10 ottobre 2010, grazie al supporto del-l’Assessorato allo Sviluppo Economico del-la città, in collaborazione con l’AssessoratoRegionale delle Risorse Agricole e Alimen-tari e l’Istituto Mediterraneo.

La manna, dono del frassinoIl Fraxinus ornus, è chiamato comunemen-te frassino da manna o albero della manna,per il prezioso ricavato della sua corteccia.Frequente nei boschi misti è presente intutta la Penisola ed è coltivato sia comealbero ornamentale, sia per la produzionedella manna, che si ottiene appunto inci-dendone la corteccia. Ama terreni asciutti,aridi, calcarei. Lo si riconosce per un tron-co abbastanza tortuoso, una corteccia lisciae di colore grigio-verdastro che diventa piùscura con l’età. La chioma, nelle piante iso-late, è arrotondata. Dalla corteccia del fras-sino, a causa della puntura di insetti o diincisioni praticate dall’uomo, fuoriesce unalinfa biancastra che si rapprende veloce-mente e si può spezzare, succhiare, discio-gliere nelle bevande o impiegare per faresciroppi e dolci. In Sicilia, sono rimaste

davvero circoscritte le zone in cui è possibi-le coltivare i frassini da manna in quantoquesti necessitano scarse escursioni termi-che e bassa umidità dell’aria. Queste condi-zioni si verificano nei territori di Pollina eCastelbuono. Qui tra l’ultima decade digiugno e la prima decade di luglio si ripuli-sce il tronco dai getti dell’anno e si eseguela scalzatura (“squasatura”) che consiste nel-l’asportare la terra attorno al tronco perpreparare la superficie dove saranno posti icladodi di ficodindia o le foglie di agave alfine di raccogliere la linfa che non riesce asolidificare sul tronco o che gocciola. Leincisioni vengono effettuate con l’utilizzodi un particolare coltello detto “mannaruo-lu” a partire da 5 centimetri dal suolo, nel-l’estrazione tradizionale, mentre per l’estra-zione di manna da filo (nuova tecnica), leincisioni hanno inizio da 1 metro da terra.La tecnica d’estrazione tradizionale prevedetre tipologie di prodotti: manna da canno-lo, manna raschiata – ottenuta con unaparticolare spatola detta “rasula” – e mannain sorte, raccolta in cladodi di fico d’indiaposti alla base del tronco. I migliori pro-duttori di manna fanno parte del presidioSlow Food sostenuto dalla Regione Sicilia edal Parco delle Madonie.

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Pagina a lato: i frutti dei fichidindia assumono colorazioni differenti a seconda delle varietà: la sulfarina è gialla-arancione, il rosso porporacaratterizza la varietà sanguigna mentre la muscaredda è molto più chiara, quasi tendente al bianco.

Sopra: la Riserva Naturale Orientata dello Zingaroospita il museo della manna; numerosi itinerari sull’isola consentono di camminare in mezzo alle grosse piante di fichidindia; colori e frutti di Sicilia.

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1° itinerario / Provincia di AgrigentoDa Palermo, SS624 Palermo – Sciacca, uscitasvincolo Santa Margherita di Belìce.2° itinerario / Provincia di AgrigentoDa Palermo SS624 a scorrimento veloce Palermo– Sciacca, da qui proseguire sulla SS115 fino albivio Sant’Anna, svoltare a destra e proseguire indirezione di Lucca Sicula seguendo le indicazioniper l’azienda agricola. 3° itinerario / Provincia di PalermoA20 Messina – Palermo, uscita Castelbuono. Da qui in direzione della borgata di San Giacomo, seguendo la SP23, dopo circa 15 chilometri si raggiunge un rifugio del Club Alpino Siciliano, sito nel pianoro di Piano Sempria.4° itinerario / Provincia di TrapaniIn auto. A29 Palermo-Mazara del Vallo, uscita Castellammare, seguire SS187fino al bivio per Scopello. In treno. Da Palermo, fermata a Castellammare delGolfo.5° itinerario / Provincia di RagusaPercorrere la A18 Messina – Catania. Una volta a Catania proseguire su SS114fino a Siracusa, da qui si arriva a Giarratana seguendo SP14, SS267, SP23 eSP57. Con SS194 procedere fino a Ragusa. Subito dopo l’uscita del paese siincontra una stradina a destra immediatamente prima di una curva e di un ponte sul fiume Irminio, imboccarla e seguire le indicazioni per il ristorante “Le due palme” seguendo una strada che dapprima asfaltata diventa poi sterrata e che termina proprio presso il Feudo Calaforno sede del ristorante da dove parte l’escursione.

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Itinerariô sicurezza sui sentieri con

1° itinerario / Provincia di Agrigento

Nelle terre del GattopardoLocalità di partenzaPiazza Matteotti, Santa Margherita di BeliceLocalità di arrivo“Café House” Villa ComunaleDifficoltàTDislivelloassenteTempo di percorrenza2 ore circa

Si parte da Piazza Matteotti dove è possibile am-mirare il Palazzo Filangeri di Cutò, che presentaun’ampia facciata sulla quale si aprono elegantiportali, tribune e finestre, un tempo prestigiosaresidenza estiva della famiglia di Giuseppe Toma-si di Lampedusa. Si prosegue per arrivare alla Vil-la del Gattopardo, si entra nel giardino, inseritonel contesto urbano, collocato su un piano piùbasso del complesso monumentale del Palazzo Fi-langeri di Cutò di Santa Margherita di Belìce. Al-

l’interno incontriamo quattro fontane, prive dellesculture, due a forma di quadrifoglio, di cui unaposta all’incrocio dei due viali centrali e l’altracollocata vicino alla scala di Leopoldo, che unisceil palazzo al giardino, una grande di forma circo-lare con al centro un isolotto ricco di piante in un

ampio piazzale su cui confluiscono i viali secon-dari ed una piccola fontana di forma rettangolaredefinita dei “bambù” per la vicinanza di tali pian-te. Successivamente troviamo una voliera ed unanicchia, incorniciata con pietra arenaria, ricavatanel muro del viale. Da un rilievo redatto dal Di-partimento di Scienze Botaniche dell’Universitàdi Palermo sono state individuate 86 tipi di pian-te di cui 15 specie rare. Uno dei luoghi più sin-golari ed interessanti è il “giardino delle yucche”,così chiamato per la presenza delle yucche ele-phantipes, che formano un’area a forma trapezoi-dale situata a Sud del Palazzo. Usciti dal giardinosi raggiunge il Parco della Rimembranza. Que-st’area faceva parte di un vasto appezzamento pri-ma appartenente alla Chiesa e al Convento deiPadri Riformati (XVIII sec.). Questo sito man-tiene il nome originario “Selva”, che presupponela sua appartenenza a quella vasta zona “del boscodella baronia”. Il percorso continua per raggiun-gere l’ingresso del paese fino ad arrivare alla VillaComunale, che si sviluppa su un’area a forma al-lungata con un viale che la percorre interamentee alla cui estremità si trova il tempietto a piantacircolare del “Cafè House”. A Santa Margheritadi Belice è possibile degustare le fantastiche spe-cialità locali preparate con cura dai ristoratori lo-cali (La Bandiera 1, Tel. 0925.31144 – Il Cena-colo del Gattopardo, Cell. 349.4252427 –Hypsa, Tel. 0925.31001 Cell. 338.9788337 –Opuntia, Cell. 339.2717380) o fermarsi a sog-giornare per affrontare con più calma la visita deil u o g h i ( B e d & B r e a k f a s t G e n c o , Te l .0925.31144 – Bed & Breakfast da Patrizia, Cell.333.6762915 – Bed & Breakfast di Mauro Goi-si, Tel. 0925.33238, Cell. 338.8325805)

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”carcao” molto simile al cacao per il gustoma povero di grassi e privo di effetti stimo-lanti. Oltre al paesaggio, il carrubo caratte-rizza quindi anche la cucina della Siciliasudorientale con le farine di polpa o di semidi carruba utilizzate per produrre gnocchi etagliatelle, con il filetto al profumo di carru-ba e con gli squisiti biscotti, amaretti, cara-melle, sciroppi, creme e rosoli a base di car-ruba senza dimenticare il decotto che esaltameravigliosamente arrosti e dolci.

Arancia, la Sicilia in un fruttoL’origine e la diffusione dell’arancio (Citrussinensis) è molto dibattuta: si hanno notiziedella sua presenza già intorno al 2400 a.C. inCina. Sembra certo che siano stati gli Arabi aintrodurre, nel corso del VII secolo, l’arancioamaro in Europa. L’arancio dolce, invece,arriva soltanto diversi secoli dopo ad operadei Genovesi e dei Portoghesi. Alcuni testiromani, però, ne parlano già nel I secolo:veniva coltivato in Sicilia e si chiamava mela-

rancia. Un mosaico della villa del Casale dipiazza Armerina testimonia che nel periodotardo-imperiale romano erano già presenti inSicilia il cedro ed il limone. In Sicilia, duran-te la dominazione araba, vennero realizzati ifamosi “giardini”, la cui accezione evocava lafunzione prevalentemente ornamentale degliagrumeti nell’isola che, tra gli altri, costitui-vano la Conca d’Oro di Palermo, così chia-mata proprio per la presenza degli aranci.Alcuni termini, ancora oggi utilizzati nel dia-letto siciliano, quali lumìe (limoni), arengie(arance) e jardinum (giardino, agrumeto)sono stati introdotti dai normanni. La mito-logia greca raffigura le arance come le favolo-se “mele d’oro” del giardino delle Esperidi,ninfe che custodivano l’albero dei frutti d’o-ro generato in occasione delle nozze tra Zeused Era. L’arancio con i suoi fiori e frutti tro-va utilizzi svariati in cucina, e in ambito far-maceutico, cosmetico ed ornamentale. Inol-tre nell’industria profumiera viene utilizzatal’essenza di zagara o neroli, ottenuta da soli

fiori dell’arancio amaro (zagara deriva dall’a-rabo zahra che significa “fiore”). Con i fiorid’arancio si realizzano composizioni florealiin occasione di matrimoni per indicare lacastità della sposa, e rappresentare così il sim-bolo della fecondità e dell’amore. L’aranciaha avuto una così vasta diffusione e una cosìgrande importanza per l’economia siciliana,almeno fino agli anni Ottanta, tanto da dive-nire l’emblema del sole ed il frutto-simbolodella Sicilia. Oggi le arance vengono coltiva-te prevalentemente nella Piana di Catania:quelle a polpa rossa, nella zona di Scillato allefalde delle Madonie, men-tre nell’area di Ribera(Ag) maturano le aran-ce bionde (Navelinee Washingtonnavel).

Spesso le arance aromatizzano i dessert Un particolare del bianco fiore d’arancio

il tempietto a pianta circolare della “Cafè House”

Il pistacchio verde di Bronte DOP

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fiction di successo e location di importanti cam-pagne pubblicitarie: la tonnara di Scopello. I fara-glioni con la torre medievale, le grandi ancoreutilizzate per calare le reti, l’antica chiesetta dovei tonnaroti andavano a pregare prima di ogni pe-sca, rendono unico questo luogo. Da Scopello sipercorre la provinciale in direzione Castellamma-re e si svolta a destra per il bivio che, con una se-rie di tornanti in salita e un tratto in falso piano,asfaltati, conduce al Castello di Baida, anticastruttura baronale a dominio dei feudi dell’entro-terra. Si continua a salire lungo lo sterrato checinge le pendici del Monte Sparagio fino alla sel-la di Marcato della Ficara. Da qui, riprende lastrada asfaltata in discesa fino al bivio (a destra)per San Vito lo Capo e, attraversata Castelluzzo,si scende giù al mare fino alla Calazza. Uno ster-rato a sinistra segue la costa con un alternarsi con-tinuo di calette fino alla tonnara di Cofano, do-minata dall’imponente torre cinquecentesca. Siritorna indietro e si riprende la strada per San Vi-to lo Capo, attraversato il quale si segue la pro-vinciale per la Tonnara del Secco, posta in ecce-zionale posizione al vertice del golfo di Castel-lammare. Nei fondali del mare antistante si con-servano ancora i resti di una nave che trasportavacorani. Segno evidente che, mai come in questiluoghi, le due sponde del Mediterraneo si sonosempre incontrate.

5° itinerario / Provincia di RagusaA cavallo tra i carrubie la macchiaLocalità di partenza e arrivofeudo Calaforno DifficoltàfacileDislivelloññòò250 metriTempo di percorrenza2 ore circa

L’itinerario, in compagnia del cavallo o dell’asino,parte dall’antico feudo Calaforno nei pressi di Giar-ratana in provincia di Ragusa. Si tratta di una splen-dida passeggiata in una delle zone più suggestive deiMonti Iblei tra boschi di pino comune e d’aleppo,di querce e di lecci, uliveti, carrubeti, mandorleti emacchia mediterranea. Il punto di partenza è unosplendido caseggiato del diciottesimo secolo rico-struito su uno precedente distrutto dal terremotodel 1693. In questo feudo, fin dal 1723, si produceun olio extravergine di oliva di altissima qualità re-centemente premiato in varie esposizioni interna-zionali. Il percorso può essere effettuato sia a caval-lo che a dorso d’asino, a disposizione grazie all’a-zienda agricola presente in loco. Salendo in mezzoal bosco, un comodo e panoramico sterrato condu-ce fino alle Case Stizzitti, una tipica masseria recen-temente ristrutturata ed abbellita dalla azienda fo-restale regionale dove è possibile sostare per disse-tarsi alla fontana, fare bere gli animali e, se si vuole,assaggiare alcuni prodotti tipici. Dalla fattoria si ri-prende la via del ritorno su un altro sterrato che ri-conduce al punto di partenza dove, lasciati i cavalli,sarà possibile assaggiare i sapori della Sicilia sudo-rientale nei piatti sapientemente e fantasiosamentecreati dallo Chef Gaetano Angelica (Locanda An-gelica, le due palme, località Calaforno - 15 postiletto – Tel. 0932.976446) utilizzando gli ingredien-ti tipici degli iblei quali in primis le carrube ma an-che il finocchio selvatico, la menta, i pomodori sec-chi, il paté di olive, il rosmarino, la cipolla tipica diGiarratana, il ragusano dop, la ricotta al forno, lasalsiccia secca e le mandorle.

2° itinerario / Provincia di Agrigento

Da Piana di Ribera a Caltabellotta inmountain-bikeLocalità di partenza Piana di Ribera (m 220)Località di arrivo Caltabellotta (m 950)DifficoltàmediaLunghezza del percorso 12 chilometriDislivelloññ700 metri circaTempo di percorrenza2 ore circa

L’itinerario proposto si sviluppa nell’area di Ribera,considerata un’“oasi agrumicola” la cui particolareconformazione del territorio e, soprattutto, gli ef-fetti della presenza del mare, determinano condi-zioni termiche e igrometriche che ben si coniuga-no con le esigenze ecofisiologiche dell’arancio. L’i-tinerario ha inizio dall’azienda agricola biologicaPiscione presso la quale, è possibile assaggiare iprodotti tipici a base di arance, dalle spremute al-l’insalata di arance, cipolle e aringhe. L’itinerarioprosegue, quindi, in direzione del paese di Burgio,dove si incontrano botteghe artigiane di cerami-ca, tra le più antiche della Sicilia, che produconole ceramiche dai tipici colori blu cobalto , turchi-no e verde , spesso decorate con fiori e frutti sim-bolo della Sicilia. Inoltre è possibile visitare la“fonderia delle campane” della famiglia Virgada-mo dal 1500, in cui tramanda di padre in figlio lapassione per quest’arte. La visita prosegue al Mu-seo delle Mummie conservato presso il conventodei Cappuccini, recentemente restaurato. Termi-nata la visita si seguono le indicazioni per Calta-bellotta, deliziosa cittadina incastonata ai piedidel Pizzo Kratas, dal quale si può godere dello

splendido panorama che si apre sulla campagnadi agrumeti e oliveti da Ribera a Lucca Sicula aBurgio e non di rado, nelle giornate limpide diprimavera, si può osservare in lontananza il profi-lo di Pantelleria.

3° itinerario / Provincia di Palermo

Castelbuono e ilCastello dei VentimigliaLocalità di partenza e arrivoCastelbuonoDifficoltàTDislivelloññòò400 metriTempo di percorrenza4 ore circa

Lungo un facile sentiero, chiaramente segnato, subi-to a destra del piccolo parcheggio dove si lascia l’au-to, inizia l’escursione. Tra vegetazione, pascoli epanorami si possono ammirare dei veri e proprimonumenti della natura. Il primo, è una roverellavecchia di 800 anni, che fa capolino tra la vegeta-zione, ben evidenziata per il cartello che ne narrastoria e caratteristiche botaniche. Superato il mae-stoso esemplare, si continua in leggera salita sinoad un punto panoramico, il “Balzo del Gatto”.Continuando ancora all’interno del bosco, in esta-te punteggiato di ginestra del cupani, tipica dellazona, si giunge, nuovamente, alla carrareccia dellaforestale che, tenendo la sinistra e superando unpiccolo cancello in legno, in breve, conduce ad unaltro pianoro e nostra meta: Piano Pomo. Il nomenon dipende dalla presenza di piante di melo,bensì, dall’abbondante presenza delle bacche rossedegli agrifogli che ricordano piccole mele. Il pre-gio naturalistico del sito risiede nella presenza diun consistente popolamento di agrifogli, unico almondo per longevità e dimensioni. Ripreso ilcammino, ancora in salita e sullo stesso evidente

sentiero, in prossimità del boschetto di agrifogli, siritrova un’altra magnifica pianta, un esemplare diacero montano, anch’esso secolare. In circa mez-z’ora si giunge a Cozzo Luminario. Si tratta di unpiccolo pianoro che consente di dominare Castel-buono e la sua valle. La via del ritorno non è lastessa. Infatti, superato Cozzo Luminario, si pro-cede, in discesa, lungo un’ampia scarpata, versoPiano Sempria, immettendosi su una carrarecciamolto evidente da seguire verso destra. Proseguen-do per circa 10 minuti, si incontrerà la stessa pistaforestale lasciata qualche ora prima da seguire, indiscesa, deviando a sinistra. Ancora 20 minuti è sigiunge alla meta. Qui, l’escursione ha fine e si ri-prende l’auto. Rientrati a Castelbuono, è d’obbli-go una visita alle sue pasticcerie, dove si preparanoprelibati dolci e panettoni ricoperti di manna e alsuo Castello dei Ventimiglia che si erge sulle cam-pagne madonite.

4° itinerario / Provincia di TrapaniAlla scoperta dellatonnara del SeccoLocalità di partenzaScopello, Castellamare del Golfo (m 106)Località di arrivoTonnare del Secco, San Vito lo Capo(m 16)DifficoltàT/EDislivelloññ400 metri circaòò500 metri circaTempo di percorrenza4 ore circa comprese le soste

L’itinerario ha inizio dalla più suggestiva delle ton-nare siciliane, un monumento di straordinaria bel-lezza per lo scenografico paesaggio, set recente di

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Itinerari sicurezza sui sentieri con

Laboratorio del Camminare LE TERRE DEL GATTOPARDO

Tel. 0925.33707Cell. 333.8066163 (Domenico Cacioppo)Cell. 333.9515122 (Vita Di Campo)[email protected]

Laboratorio del Camminare RIPORTIAMO ALLA LUCE

Tel. 091.6884417Cell. 346.6778346 (Claudio Scaletta)[email protected]

Laboratorio del Camminare CAMMINASICILIA

Tel. 095.7890656Cell. 340.6006591 (Vincenzo Romeo)Cell. 328.9381471 [email protected]

Laboratorio del Camminare GRUPPO ARCHEOLOGICO DREPANON

Tel. 0923.966958Cell. 339.2433729 (Antonino Filippi)[email protected]

Laboratorio del Camminare WONDERFUL SICILY

Cell. 333.3160488 e 329.0275688 (Giovanni Antonio Scrofani)[email protected]

notizie utili

Pagina a lato in alto: muovendosi a piedi è anche possibile fermarsi ad osservare gli artigiani al lavoro.

In alto: Trapani, uno dei tanti piatti a base di pesce.

Sotto: scoprire la macchia mediterranea in sella al cavallo è un’esperienza unica.

Scopello, uno dei luoghi più affascinanti del Mediterraneo